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Simone Aliprandi Un'introduzione al diritto d'autore e all'open licensing

Un'introduzione
al diritto d'autore e all'open licensing1
Simone Aliprandi
avvocato, Array.eu e Copyleft-Italia.it

1. L'acquisizione dei diritti e paternit dell'opera 2


1.1. La nascita "automatica" dei diritti e la prova della paternit
Generalmente, la prima domanda che si pone chi vuole tutelare un
prodotto della sua creativit : come faccio ad ottenere i diritti
dautore sulla mia opera?. Purtroppo questo uno degli aspetti su cui
si crea facilmente confusione, dato che nellimmaginario comune
lacquisizione dei diritti dautore si perfeziona attraverso una non ben
specificata formalit, come pu essere il deposito dellopera alla SIAE
o il deposito presso un notaio. In realt la questione va posta in termini
abbastanza diversi. Il diritto dautore, a differenza del brevetto (che
appunto richiede una registrazione presso appositi uffici per
lacquisizione del titolo), per cos dire automatico: lautore
acquisisce il complesso dei diritti sullopera con la semplice creazione
della stessa. Ci cristallizzato nellart. 6 della legge sul diritto
d'autore (legge n. 633 del 1941, d'ora in poi LDA) che ripreso
pedissequamente dallart. 2576 del Codice Civile: Il titolo originario
1

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cui testo integrale disponibile al sito http://creativecommons.org/licenses/bysa/3.0/. Questa versione del capitolo presenta alcuni miglioramenti di
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esempio corregge alcuni errori a livello di numerazione dei paragrafi), ma non
presenta alcuna sostanziale differenza a livello di contenuto.
Paragrafo liberamente tratto dal libro Aliprandi, S., Capire il copyright.
Percorso guidato nel diritto d'autore, Milano, Ledizioni/Copyleft-Italia.it, 2013.

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dellacquisto del diritto di autore costituito dalla creazione


dellopera, quale particolare espressione del lavoro intellettuale. A
nulla rileva dunque lintervento della SIAE, del notaio o di altri
fantomatici organi certificatori. Unopera dellingegno che mostra
alcuni requisiti minimi per essere considerata tale, soggetta fin da
subito alla tutela prevista dal diritto dautore; e il suo creatore
acquisisce su di essa tutti i diritti-poteri previsti dalla legge.
La legge italiana cerca di rendere la questione pi semplice
compiendo quella che nel gergo giuridico chiamata presunzione e
facendo leva su un criterio di pubblica fede. Leggiamo lart. 8 per
capire meglio: reputato autore dellopera, salvo prova contraria,
chi in essa indicato come tale, nelle forme duso, ovvero
annunciato come tale nella recitazione, esecuzione, rappresentazione
o radiodiffusione, dellopera stessa.
Questo comma ci dice in sostanza che, se sulla copertina di un
libro, o sulla locandina di uno spettacolo teatrale, o nei titoli di testa di
un film, indicato che Tizio lautore, per il diritto quella indicazione
di per s sufficiente affinch Tizio possa essere legittimamente
ritenuto lautore.
Questo meccanismo presuntivo, rafforzato dallinciso salvo prova
contraria, ha anche effetti sullonere della prova in materia di
paternit e titolarit dei diritti. Ipotizziamo infatti che venga diffuso un
libro con il nome di Tizio indicato in copertina, ma che quellopera sia
stata usurpata a Caio (vero autore); a quel punto sar Caio a dover
dimostrare di essere lui il vero autore e quindi a dover fornire una
prova sufficientemente solida per poter sbugiardare Tizio.
Dobbiamo infatti aver sempre chiaro che questioni come la
titolarit dei diritti sono di squisita natura civilistica, dunque
accertamenti come questi verrebbero effettuati solo ed esclusivamente
in una eventuale causa di fronte ad un giudice civile. E capire su chi
grava lonere della prova appunto uno dei principi cardine del diritto
processuale civile.
Da ci consegue che, se Tizio sicuro che lopera creata
effettivamente farina del suo sacco, egli non dovrebbe avere alcun
timore (quantomeno a livello di principio); nel momento in cui lopera
verr pubblicata a nome di Tizio, ci sar sufficiente a porre Tizio in

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una posizione probatoria favorevole (per effetto della presunzione


dellart. 8 LDA).
Tuttavia, sappiamo che lopera, prima della sua effettiva
produzione e pubblicazione, normalmente circola allinterno di un
certo numero di persone (editor, correttori di bozze, grafici, produttori,
promotori, agenti, fonici...); e in questa fase pu nascondersi qualche
falla che espone lautore al rischio che la sua opera finisca in mani
sbagliate prima della sua pubblicazione ufficiale. Dunque, siccome il
mondo pieno di furbastri, sempre buona abitudine prevenire
qualsivoglia tiro mancino e munirsi di una prova sufficientemente
solida da sfoderare nelleventualit che qualcuno si metta in testa di
insinuare dubbi sulla nostra paternit dellopera.
qui che entrano gioco alcuni accorgimenti formali di
registrazione dellopera o di semplice attribuzione di una data certa;
accorgimenti che per rimangono sempre e comunque sul piano della
prova e non hanno a che fare con lacquisizione dei diritti. Si tratta
cio di mere precauzioni e non di formalit con una valenza
costitutiva dei diritti dautore (per il principio gi illustrato per cui i
diritti nascono automaticamente con il semplice atto della
creazione).
1.2. Come attribuire una data certa alle opere
Per entrare maggiormente nel dettaglio di questi che abbiamo
chiamato accorgimenti e precauzioni, innanzitutto importante
sottolineare che la loro funzione pi essenziale non quella di
certificare leffettiva paternit ma pi che altro quella di dimostrare
lesistenza di unopera ad una data certa.
Per la giurisprudenza in materia di diritto dautore, colui che riesce
a dimostrare di essere in possesso di una copia dellopera prima di
altri viene riconosciuto come il primo effettivo autore.
abbastanza intuitivo, in fondo: se Tizio pubblica un libro in data
30 luglio ma Caio dimostra di essere in possesso di una copia della
stessa opera con data 20 gennaio, la posizione di Tizio non molto
limpida.
I metodi per provare lesistenza di unopera in una data certa sono
vari: depositarla presso enti pubblici tenuti a protocollare e registrare

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alcuni tipi di documenti (si veda lesempio di una tesi di laurea che
viene conservata per un certo numero di anni negli archivi
delluniversit); depositarla presso un apposito ufficio della SIAE o
presso altri enti specializzati; depositarla presso un notaio; fare in
modo che vi venga apposto un timbro postale; aggiungere una
marcatura temporale digitale, etc.
Un esempio sempre efficace quello delle tesi di laurea. Qualche
settimana prima del giorno prefissato per la seduta di laurea,
normalmente luniversit chiede il deposito di una copia della tesi (sia
essa in versione cartacea o digitale) e la segreteria studenti ci rilascia
una ricevuta del deposito. Da quel momento, luniversit (specie se si
tratta di ununiversit pubblica) ha lobbligo di protocollare e tenere in
deposito per un certo numero di anni la tesi. Questa costituisce una
prova solida dellesistenza in una data certa della tesi (che appunto
unopera dellingegno a tutti gli effetti e che potrebbe essere passibile
di pubblicazione).
Chiarito il concetto, bisogna ora sottolineare che su questo
specifico aspetto lavanzamento delle tecnologie digitali ha portato
forti cambiamenti, soprattutto grazie ai sistemi di firma digitale e di
posta elettronica certificata (PEC) che permettono di attribuire ai file
digitali una datazione certa.
Questi sistemi non fanno altro che inserire nei file e nei messaggi di
posta elettronica dei meta-dati (cio dati nascosti) con informazioni
dettagliate sulla provenienza del file e sul momento della sua
creazione (o dellultimo salvataggio). La legge attribuisce un forte
valore probatorio a questi sistemi di marcatura temporale poich
lapplicazione di tali meta-dati passa per il tramite di enti pubblici
preposti a questo servizio e che hanno appunto una funzione di
certificazione (sono infatti detti enti certificatori).
Di conseguenza basta munirsi della firma digitale (cos come
descritta nel Codice dellamministrazione digitale) per essere in grado
di firmare ed apporre marche temporali su qualsiasi file, in totale
autonomia, senza bisogno dellintervento di altri soggetti. Qualsiasi
opera dellingegno che non sia gi nata in versione digitale pu essere
digitalizzata, marcata temporalmente e conservata come precauzione e
come prova da produrre contro eventuali pretese di terzi relative alla
paternit.

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A ben vedere, un effetto equiparabile pu essere raggiunto con il


semplice uso della PEC, la quale non richiede lattivazione della firma
digitale su smart-card o chiavetta USB ma la semplice apertura di
account di PEC presso uno dei numerosi fornitori certificati. Si sente
spesso dire che la PEC la versione digitale della raccomandata con
ricevuta di ritorno, e che addirittura fornisce qualche garanzia in pi.
Infatti oltre a far prova dellinvio e del ricevimento del messaggio, il
sistema di PEC attribuisce data certa al messaggio e garantisce
sullintegrit di eventuali allegati. dunque possibile allegare il file
della nostra opera creativa e autoinviarcelo a mezzo di PEC. La
conservazione del messaggio PEC integrale una prova gi sufficiente
a provare lesistenza di quellopera ad una data certa.
Infine, in rete ci sono vari servizi che si occupano di fornire una
forma di marcatura temporale online. In sostanza lautore dellopera
invia ai gestori di questi servizi il file, essi vi appongono la loro firma
digitale con marcatura temporale e a seconda dei casi lo
restituiscono allautore o lo prendono in deposito.
2. Requisiti e contenuto della tutela di diritto d'autore 3
2.1. Il requisito del carattere creativo
Abbiamo dunque chiarito che il diritto dautore sorge
automaticamente e abbiamo intanto fatto cenno ad alcuni requisiti
minimi che le opere dellingegno devono possedere affinch possano
essere oggetto della tutela giuridica.
Iniziamo il ragionamento con una riflessione sul testo del primo
articolo della legge (art. 1, comma 1): Sono protette ai sensi di
questa legge le opere dellingegno di carattere creativo che
appartengono alla letteratura, alla musica, alle arti figurative,
allarchitettura, al teatro ed alla cinematografia, qualunque ne sia il
modo o la forma di espressione.

Paragrafo liberamente tratto dal libro Aliprandi, S., Capire il copyright.


Percorso guidato nel diritto d'autore, Milano, Ledizioni/Copyleft-Italia.it, 2013.

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Concentriamo la nostra attenzione sul concetto di carattere


creativo, che appunto stato individuato dalla scienza giuridica come
requisito base per lapplicazione della tutela di diritto dautore.
Tradizionalmente la dottrina giuridica articola il carattere creativo
in due componenti fondamentali: loriginalit e la novit. 4
Alla base del requisito delloriginalit sta lidea che lopera
devessere frutto di un particolare lavoro intellettuale e deve riflettere
limpronta della personalit dellautore. Si tratta di un concetto
abbastanza etereo e difficilmente definibile a priori.
Un dato di fatto che la giurisprudenza tende sempre di pi a
riconoscere la tutela anche ad opere in cui il contributo intellettuale
piuttosto modesto5: si pensi ad esempio ad alcune forme di musica
elettronica che consistono unicamente nella ripetizione in sequenza di
una base musicale preconfezionata; o anche alla veste grafica di
alcuni siti web riprodotta automaticamente da appositi programmi
Riguardo alla novit, invece, la dottrina giuridica pi accreditata (e
riscontrata anche in giurisprudenza) differenzia il concetto in novit
soggettiva e novit oggettiva. La prima strettamente connessa (o
addirittura sovrapposta) alloriginalit: in sostanza si richiede che
lopera rispecchi lindividualit culturale e creativa di un soggetto
specifico (lautore). Pi determinante dal punto di vista giuridico la
novit oggettiva, intesa come novit di elementi essenziali e
caratterizzanti che oggettivamente distinguano unopera da altre
dello stesso genere. Questo requisito diventa particolarmente
importante in sede giudiziale per la decisione di controversie in fatto
di plagio (cio limitazione servile o addirittura lusurpazione della
paternit di unopera altrui) e di incontro fortuito (cio la somiglianza
4

Nellordinamento inglese, oltre al requisito delloriginalit, si richiede che


lopera testimoni skill, judgment and labour, che cio lopera abbia richiesto
abilit, giudizio e lavoro. Si veda Auteri, Diritto dautore, parte VI di Diritto
industriale. Propriet intellettuale e concorrenza, Giappichelli, 2005, II ediz., p.
498.
Si veda in tal senso come si espressa la Corte di Cassazione nella Sent. n. 175
del 23/01/69: Perch unopera dellingegno possa ricevere protezione ai sensi
della Legge sul diritto di autore, sufficiente che il requisito della creativit
sussista in misura modesta, non essendo richiesto un particolare grado del
requisito stesso.

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inconsapevole di unopera dellingegno con quella creata in


precedenza da un altro autore).
2.2. L'attenzione per la forma espressiva
Per comprendere appieno la riflessione sui requisiti di originalit e
novit necessario richiamare brevemente un altro principio classico
del diritto dautore: cio quello per cui giuridicamente rilevante (e
quindi tutelabile con il diritto dautore) solo la forma espressiva
dellopera; quindi non lidea creativa in s, ma come tale idea stata
estrinsecata dallautore.
Al fine di far maggiore luce su questo principio il caso di citare
una differenziazione concettuale acquisita dalla scienza giuridica in
merito alle opere dellingegno, secondo cui si distinguono forma
esterna, forma interna e contenuto.
Tale impostazione dottrinale stata proposta originariamente dal
giurista tedesco Kohler e ripresa poi dagli studiosi di molti paesi (fra
cui per lItalia Paolo Auteri). La riportiamo nella formulazione
semplice e chiara che si trova sul sito www.dirittodautore.it:
La forma esterna la forma con cui lopera appare nella sua versione
originaria (insieme di parole e frasi nelle opere letterarie, nella melodia,
ritmo e armonia nellopera musica, ecc.), la forma interna la struttura
espositiva dellopera (lorganizzazione del discorso, la scelta e la sequenza
degli argomenti nellopera letteraria, i passaggi essenziali del discorso
musicale e nelle note determinanti la linea melodica nellopera musicale,
ecc.). Il contenuto largomento trattato, le informazioni, i fatti, le idee, le
opinioni, le teorie in quanto tali, cio a prescindere dal modo in cui essi
sono scelti, coordinati e presentati.
Secondo tale teoria, la tutela ha per oggetto sia la forma esterna che
interna, ma non il contenuto. Quindi il diritto dautore protegge la forma
espressiva dellopera, e non si estende al contenuto.6

Questo principio codificato anche nellart. 9, n. 2 dei TRIPs, dove


si legge la protezione del diritto dautore copre le espressioni e non le
6

Cfr. www.dirittodautore.it/page.asp?mode=Page&idpagina=63.

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idee, i procedimenti, i metodi di funzionamento o i concetti


matematici in quanto tali, e segna il confine ideale fra diritto dautore
e tutela brevettuale. Il brevetto infatti mira a tutelare una soluzione
innovativa (purch passibile di applicazione industriale) al contrario
del diritto dautore che come si appena visto tutela la forma
espressiva dellopera.
2.3. L'elencazione dell'art. 2 LDA
Allart. 2 della legge sul diritto dautore si riporta la seguente
elencazione delle opere oggetto di tutela giuridica:
1) le opere letterarie, drammatiche, scientifiche, didattiche,
religiose, tanto se in forma scritta quanto se orale;
2) le opere e le composizioni musicali, con o senza parole, le opere
drammatico-musicali e le variazioni musicali costituenti di per s
opera originale;
3) le opere coreografiche e pantomimiche;
4) le opere della scultura, della pittura, dellarte del disegno, della
incisione e delle arti figurative similari, compresa la scenografia;
5) i disegni e le opere dellarchitettura;
6) le opere dellarte cinematografica, muta o sonora;
7) le opere fotografiche e quelle espresse con procedimento
analogo a quello della fotografia;
8) i programmi per elaboratore, in qualsiasi forma espressi purch
originali quale risultato di creazione intellettuale dellautore;
9) le banche di dati intese come raccolte di opere, dati o altri elementi
indipendenti sistematicamente o metodicamente disposti ed
individualmente accessibili mediante mezzi elettronici o in altro modo;
10) le opere del disegno industriale che presentino di per s
carattere creativo e valore artistico.
Sia ben inteso che questa elencazione non intende fornire un
numerus clausus di categorie e che il diritto dautore applicabile a
tutte le forme di creativit assimilabili a quelle prese espressamente in
considerazione.7
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Si pensi alle tipologie di opere non facilmente definibili poich presentano


contemporaneamente gli aspetti peculiari di varie categorie (come ad esempio le
cosiddette opere multimediali).

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2.4. Quali diritti ha l'autore?


Una volta individuato con questo elenco il campo d'azione del
diritto d'autore, importante comprendere quale sia la portata di
questa tutela, ossia quali siano effettivamente i poteri di controllo che
l'autore pu esercitare sulla sua opera. E' difficile trattare in poche
righe questo tema, ma si cercher comunque di fornire una
panoramica complessiva.
Innanzitutto importante distinguere tra due macro-categorie
diritti: quella dei diritti di utilizzazione economica e quella dei diritti
morali d'autore.
Secondo gli articoli da 12 a 19 LDA (dedicati ai diritti di
utilizzazione economica) l'autore (o in sua vece il soggetto a cui
l'autore ha ceduto i diritti) ha il diritto esclusivo di riprodurre l'opera,
di trascrivere l'opera, di eseguire, rappresentare, recitare in pubblico
l'opera, di comunicare al pubblico l'opera, di distribuire e mettere a
disposizione del pubblico l'opera, di tradurre, rielaborare e riadattare
ad altri contesti l'opera, di noleggiare e dare in prestito l'opera.
Ci implica che tutte queste attivit sono di competenza esclusiva
dell'autore o in sua vece del soggetto a cui l'autore ha ceduto i diritti.
Qualsiasi utente che intenda svolgere sull'opera attivit di questo tipo
necessita di una specifica autorizzazione; diversamente, si trover in
violazione del diritto d'autore.
Come stabilito dallart. 25 LDA, i diritti di utilizzazione economica
dellopera durano tutta la vita dellautore e sino al termine del
settantesimo anno solare dopo la sua morte.
Per quanto riguarda i diritti morali, la questione un po' pi
complessa dato che innanzitutto si tratta di diritti presenti non in tutti i
paesi del mondo e tra l'altro inestinguibili; tra l'altro, sono diritti
strettamente legati alla sfera personale dell'autore, per cui risultano
anche incedibili e indisponibili (al contrario di quanto normalmente
avviene per i diritti di utilizzazione economica).
A titolo di mera sintesi (e rinviando ad altra sede per un
approfondimento) essi consistono nel diritto di rivendicare la paternit
dell'opera (art. 20 LDA), nel diritto di impedire modifiche all'opera

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che siano lesive per la reputazione dell'autore (art. 20 LDA), nel


diritto di rivelarsi e far riconoscere giudizialmente la qualit di autore
nel caso di opere pubblicate con pseudonimo o anonimamente (art. 21
LDA), e infine nel diritto di ritirare le copie dell'opera dal commercio
per gravi ragioni morali (art. 142 LDA).
3. Il pubblico dominio
3.1. Quando un'opera in pubblico domino?
Un'opera in pubblico dominio quando non esiste pi alcun diritto
di privativa su di essa e dunque nessun soggetto pu sentirsi titolato a
controllarne e restringerne gli usi da parte di altri. Ne consegue che
l'opera diventa libera da qualsiasi vincolo giuridico e pu essere
ripubblicata, rielaborato e riutilizzata da chiunque.
Il pubblico dominio pu dunque essere di tre tipi: 1) per scadenza
naturale dei diritti; 2) ex lege; 3) volontario (o artificiale).
Il primo si verifica quando i diritti su un'opera scadono, come nel
caso dei classici 70 anni dopo la morte dell'autore per i diritti d'autore,
i 50 anni dall'incisione per i diritti connessi del produttore fonografico,
i 20 anni dallo scatto per le fotografie.
Il secondo invece si verifica in tutti quei casi in cui vi una norma
di legge che espressamente esclude l'applicazione del diritto d'autore.
Ad esempio, nell'ordinamento statunitense, il Title 17, Chapter 1,
Section 105 dell'US Code prevede che le opere prodotte dal governo
federale (ma non quelle dei singoli stati e delle altre pubbliche
amministrazioni americane) non siano sottoposte a diritto d'autore e
siano quindi in pubblico dominio ex lege.
Il terzo infine si verifica quando il titolare dei diritti a scegliere di
donare la sua opera al pubblico dominio anche se non sono ancora
scaduti i termini per la sua caduta naturale nel pubblico dominio.
Ci possibile con un artificio giuridico: una dichiarazione pubblica
(da accompagnare all'opera come una licenza) con cui il titolare dei
diritti dichiara solennemente e irrevocabilmente di rinunciare
all'esercizio di tutti i suoi diritti sull'opera. Il pi diffuso tra questi

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strumenti di rinuncia (detti appunto waiver) quello offerto da


Creative Commons e chiamato CC0 (CC zero).
3.2. E' facile capire se un'opera in pubblico domino?
Tranne il caso in cui l'opera sia stata diligentemente contrassegnata
con un disclaimer che conferma la sua entrata nel pubblico dominio
(come appunto CC0 o altri strumenti simili), non facile avere la
certezza che tutti i diritti su un'opera siano effettivamente scaduti. Il
diritto d'autore una materia complessa e molto specialistica; e i diritti
in gioco sono numerosi e spesso variano tra le diverse legislazioni.
Non solo: ci sono casi di autori sotto pseudonimo o anonimi, o
comunque non particolarmente famosi, di cui non facile conoscere la
data di morte; casi eccezionali in cui il termine dei 70 anni stato
allungato; casi in cui non sono solo i diritti d'autore in senso puro a
tutelare un'opera ma anche i diritti connessi (pensiamo alle incisioni
fonografiche di opere musicali, alle opere cinematografiche...).
Per fortuna la rete internet ci viene incontro. Ci sono infatti diversi
archivi online di opere in pubblico dominio: basti pensare a siti come
www.europeana.eu, www.archive.org o come i vastissimi progetti
della Wikimedia Foundation (principalmente Wikimedia Commons e
Wikisource).
Per superare questa nebbia informativa e rendere quindi pi
semplice l'individuazione dello status di pubblico dominio per le opere
sono stati creati appositi siti chiamati public domain calculators: siti
con impostati vari parametri (la legislazione di riferimento, il tipo di
opera, etc.) che forniscono un'indicazione abbastanza attendibile. Il
pi raffinato e performante si trova al sito www.outofcopyright.eu ed
stato realizzato da Europeana; un altro si trova al sito
www.publicdomainworks.net ed promosso dalla Open Knowledge
Foundation.

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3.3. La public sector information e il principio open by default?


3.3.1. La public sector information in Italia
Per public sector information (PSI) si intende tutto il patrimonio di
informazioni (dati, atti, normative, documenti) prodotti, pubblicati e
mantenuti dallo Stato, dagli enti territoriali e in generale dalla
pubblica amministrazione.
In un mondo come quello attuale in cui tutto viene condiviso in rete
e anche gli enti pubblici diventano parte attiva della condivisione,
importante capire bene entro quali limiti la PSI liberamente
riutilizzabile o meno.
In Italia non esiste una norma come quella presente negli USA e
citata poco fa che a priori libera dal diritto d'autore tutti i contenuti
prodotti dal governo federale. In compenso esiste il laconico articolo 5
della legge sul diritto d'autore che stabilisce: Le disposizioni di
questa legge non si applicano ai testi degli atti ufficiali dello stato e
delle amministrazioni pubbliche, sia italiane che straniere.
La dottrina giuridica italiana ha per sempre frenato gli entusiasmi
degli utilizzatori, sottolineando che la norma da interpretare in senso
restrittivo, visto il dettato del successivo articolo 11: Alle
amministrazioni dello stato, alle provincie ed ai comuni spetta il
diritto di autore sulle opere create e pubblicate sotto il loro nome ed a
loro conto e spese.
Ne consegue che, salvo modifiche alle norme o importanti
decisioni giurisprudenziali che aprano ad una interpretazione pi
elastica, escono dall'ambito del diritto d'autore unicamente i testi (ad
esclusione quindi di altri elementi annessi al testo) e rigorosamente
solo quelli degli atti ufficiali, ovvero gli atti istituzionali delle
pubbliche amministrazioni (normative, disciplinari, delibere, carte dei
servizi, sentenze, ordinanze...).
Vedremo nei prossimi paragrafi che, nonostante la qui illustrata
situazione a livello di legge sul diritto d'autore (che si auspica venga
chiarita con una riformulazione dei citati articoli), il legislatore
italiano ha introdotto in altri testi normativi alcuni principi che
liberano i dati e documenti della pubblica amministrazione italiana.

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3.3.2. Il principio open by default introdotto nel 2012


Come abbiamo visto nei primi paragrafi, il diritto d'autore una
tutela che si applica pienamente e automaticamente all'opera (sempre
che abbia carattere creativo) anche senza che l'autore svolga
particolari formalit di deposito o registrazione. Ci implica che, salvo
indicazione specifica di un permesso d'uso dell'opera (ad esempio
attraverso una liberatoria, una licenza), ogni opera non ancora caduta
nel pubblico dominio debba essere considerata come sotto copyright
(il famoso tutti i diritti riservati). In gergo tecnico-informatico si
direbbe che le opere dell'ingegno sono closed by default, ovvero
chiuse per natura, intendendo chiuse in senso giuridico, cio non
aperte e quindi non libere dai vincoli del diritto d'autore.
Da qualche anno a questa parte tuttavia in Europa e in altre parti
del mondo si aperto un dibattito scientifico e politico sull'importanza
che il libero accesso alla public sector information pu avere nella
gestione della cosa pubblica, specie nella cosiddetta societ
dell'informazione in cui stiamo vivendo da ormai pi di un decennio.
Tale dibattito ha portato all'approvazione di una serie di norme sia
di livello europeo che nazionale e regionale nella direzione di una
maggiore apertura. La prima pietra miliare la direttiva europea
2003/98/EC (nota appunto come direttiva PSI); ad essa sono seguite
le varie leggi di recepimento e di dettaglio.
L'Italia su questo fronte, dopo una legge di recepimento poco
coraggiosa (il d. lgs. 36/2006), ha fatto un passo ben pi determinante
con le riforme del Governo Monti, grazie alle quali stato introdotto
anche il principio open by default sui dati e i documenti della
pubblica amministrazione. In sostanza, grazie alla riformulazione
degli articoli 52 e 68 del Codice dell'amministrazione digitale, gli enti
pubblici italiani che pubblicano dati e documenti evitando o
dimenticandosi di indicare specifici termini d'uso, li fanno ricadere
automaticamente in una sorta di regime di pubblico dominio. E' un
modo, forse un po' all'italiana, per sfruttare l'inerzia della PA a favore
dei cittadini e - perch no - anche delle imprese, le quali potranno
escogitare nuovi modelli di business basati sul riuso, la rielaborazione,
la ridistribuzione di quelle informazioni.

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Si badi per che ci non intacca quando definito dall'art. 11 LDA,


dato che comunque si applica unicamente a dati e documenti e non
tout court alle opere dell'ingegno prodotte dagli enti pubblici. In attesa
di una riforma che modifichi anche la legge sul diritto d'autore, questo
si configura come un primo importante spiraglio verso un regime di
open PSI.
4. Fair use, fair dealing e libere utilizzazioni
Alcuni ordinamenti giuridici contemplano il principio secondo cui
il diritto d'autore debba in un certo senso farsi da parte in quei casi in
cui le opere tutelate vengano utilizzate in contesti che non possono
creare un concreto danno agli interessi commerciali dell'autore e dei
suoi aventi causa; o pi in generale in quei casi in cui l'interesse
pubblico alla diffusione dell'informazione e della conoscenza debba
prevalere sull'interesse privato alla tutela esclusiva di un'opera. In
alcuni ordinamenti si parla di fair use, in altri di fair dealing, in
altri ancora di libere utilizzazioni o eccezioni al diritto d'autore.
4.1. Il fair use statunitense8
Il fair use (in italiano, uso o utilizzo leale, equo o corretto) una
disposizione legislativa presente nel Titolo 17, 107, del Copyright
Act (la legge sul copyright statunitense). La clausola stabilisce, sotto
alcune condizioni, la liceit della citazione non autorizzata, o
l'incorporazione non autorizzata, di materiale protetto da copyright
nell'opera di un altro autore.
Il principio del fair use rende le opere protette da copyright
disponibili al pubblico come materiale grezzo senza la necessit di
autorizzazione, a condizione che tale libero utilizzo soddisfi le finalit
della legge sul copyright, che la costituzione degli Stati Uniti
d'America definisce come promozione del progresso della scienza e
delle arti utili.

http://it.wikipedia.org/wiki/Fair_use.

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La dottrina tenta con ci di equilibrare gli interessi dei titolari di


diritti esclusivi con i benefici sociali o culturali che derivano dalla
creazione e dalla distribuzione delle opere derivate.
Nella misura in cui questa dottrina protegge forme di espressione
che potrebbero diversamente venire a configurarsi come infrazioni del
copyright, stata posta in relazione con la protezione della libert di
parola sancita dal primo emendamento della costituzione statunitense.
La giurisprudenza statunitense ha elaborato quattro fattori, da
valutare congiuntamente, per determinare un fair use, con l'avvertenza
che un solo fattore non da solo sufficiente per ammettere o escludere
a priori gli altri:
l'oggetto e la natura dell'uso, in particolare se ha natura
commerciale oppure didattica e senza scopo lucrativo;
la natura dell'opera protetta;
la quantit e l'importanza della parte utilizzata in rapporto
all'insieme dell'opera protetta;
le conseguenze di questo uso sul mercato potenziale o sul valore
dell'opera protetta.
4.2. Il fair dealing9
Il fair dealing (in italiano, trattamento corretto o leale o equo) una
teoria delle limitazioni e delle eccezioni nell'ambito di applicazione
delle leggi sul copyright.
presente all'interno di molte giurisdizioni consuetudinarie del
Commonwealth delle Nazioni. Il fair dealing un insieme enumerato
delle possibili difese contro un'azione per l'infrazione del diritto
esclusivo di copyright. Diversamente dall'istituto del fair use (proprio
degli Stati Uniti), il fair dealing non pu applicarsi ad alcun atto che
non rientri in una di queste categorie espressamente indicate. In
pratica, il giudice del caso concreto potrebbe decidere che gli utilizzi
dell'opera effettuati (specie se a scopo commerciale) costituiscono
infrazioni del copyright, in quanto il fair dealing non un concetto
flessibile come il concetto del fair use americano.

http://it.wikipedia.org/wiki/Fair_dealing.

459

Simone Aliprandi Un'introduzione al diritto d'autore e all'open licensing

Ad esempio, nel Regno Unito il fair dealing sempre stato un


concetto molto controverso in quanto la legge non definisce in alcun
modo l'esatto numero di copie permesse e la quantit di materiale
originale che possibile usare.
Ai sensi del Copyright, Designs and Patents Act 1988 (CDPA)
britannico, il fair dealing viene definito come lo studio personale, la
critica, la recensione e il riportare notizie (s. 29, 30).
La dottrina del fair dealing, in sostanza, consente a privati di fare
una copia singola di una parte ragionevole di opere d'arte, opere
letterarie, drammatiche, musicali, per ragioni di ricerca e studio
personale e critica, revisione e diritto di cronaca ai sensi del diritto di
fair dealing. I limiti di queste ragionevoli quantit non sono tuttavia
definiti dalla legge bens sono lasciati alla giurisprudenza.
In Australia, gli ambiti di applicazione del fair dealing sono: a)
ricerca e studio; b) rassegna e critica; c) rassegna stampa; d) consigli
legali.
In Canada il concetto di fair dealing simile quello in vigore nel
Regno Unito e in Australia. Le clausole del fair dealing nel Copyright
Act Canadese permettono agli utenti di fare copie singole di parti di
opere per ricerca e studio personale. Come nella dottrina statunitense
d e l fair use nell'ambito delle leggi sul copyright, il fair dealing
canadese non affatto considerato una infrazione delle regole del
copyright.
4.3. Il caso italiano: libere utilizzazioni ed eccezioni al diritto
d'autore
Nel sistema giuridico italiano non esiste una dottrina simile a quelle
del fair use e fair dealing; ciononostante la legge e la giurisprudenza
riconoscono l'esistenza di alcune zone franche a cui il diritto
d'autore non arriva.
Normalmente si parla di libere utilizzazioni anche se il capo della
legge 633 del 1941 che se ne occupa attualmente parla di eccezioni al
diritto d'autore (con un'accezione quindi pi restrittiva). Si tratta
degli articoli dal 65 al 71 quinquies che appunto definiscono in modo
abbastanza tassativo quali siano questi casi.
Vediamo tra questi gli articoli pi significativi.

460

Simone Aliprandi Un'introduzione al diritto d'autore e all'open licensing

L'art. 65 stabilisce al comma 1 che:


Gli articoli di attualit di carattere economico, politico o religioso,
pubblicati nelle riviste o nei giornali, oppure radiodiffusi o messi a
disposizione del pubblico, e gli altri materiali dello stesso carattere possono
essere liberamente riprodotti o comunicati al pubblico in altre riviste o
giornali, anche radiotelevisivi, se la riproduzione o l'utilizzazione non
stata espressamente riservata, purch si indichino la fonte da cui sono tratti,
la data e il nome dell'autore, se riportato.

I primi tre commi dell'art. 68 stabiliscono invece che:


E' libera la riproduzione di singole opere o brani di opere per uso
personale dei lettori, fatta a mano o con mezzi di riproduzione non idonei a
spaccio o diffusione dell'opera nel pubblico.
E' libera la fotocopia di opere esistenti nelle biblioteche accessibili al
pubblico o in quelle scolastiche, nei musei pubblici o negli archivi pubblici,
effettuata dai predetti organismi per i propri servizi, senza alcun vantaggio
economico o commerciale diretto o indiretto.
Fermo restando il divieto di riproduzione di spartiti e partiture musicali,
consentita, nei limiti del quindici per cento di ciascun volume o fascicolo
di periodico, escluse le pagine di pubblicit, la riproduzione per uso
personale di opere dell'ingegno effettuata mediante fotocopia, xerocopia o
sistema analogo.

L'art. 69 invece riferito al prestito da parte di biblioteche e


mediateche e stabilisce che, a determinate condizioni,
il prestito eseguito dalle biblioteche e discoteche dello Stato e degli enti
pubblici, ai fini esclusivi di promozione culturale e studio personale, non
soggetto ad autorizzazione da parte del titolare del relativo diritto, al quale
non dovuta alcuna remunerazione [].

Tuttavia, la norma che pi di tutte realizza qualcosa di simile al fair


use e al fair dealing l'art. 70, al quale nel 2008 stato aggiunto un
nuovo comma 1bis appositamente pensato per le nuove frontiere della
comunicazione digitale e telematica. Visto l'importanza della norma,
il caso di riportarla integralmente:

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Simone Aliprandi Un'introduzione al diritto d'autore e all'open licensing

1. Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera


e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di
critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purch non
costituiscano concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera; se
effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l'utilizzo deve inoltre
avvenire per finalit illustrative e per fini non commerciali.
1-bis. consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a
titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per
uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo
di lucro. Con decreto del Ministro per i beni e le attivit culturali, sentiti il
Ministro della pubblica istruzione e il Ministro delluniversit e della
ricerca, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti, sono
definiti i limiti alluso didattico o scientifico di cui al presente comma.
2. Nelle antologie ad uso scolastico la riproduzione non pu superare la
misura determinata dal regolamento, il quale fissa la modalit per la
determinazione dell'equo compenso.
3. Il riassunto, la citazione o la riproduzione debbono essere sempre
accompagnati dalla menzione del titolo dell'opera, dei nomi dell'autore,
dell'editore e, se si tratti di traduzione, del traduttore, qualora tali
indicazioni figurino sull'opera riprodotta.

L'articolo 71-bis si rivolge invece alla possibilit di aggirare il


diritto d'autore per andare incontro alle particolari esigenze dovute ad
un handicap. Al comma 1 la norma stabilisce:
Ai portatori di particolari handicap sono consentite, per uso personale,
la riproduzione di opere e materiali protetti o l'utilizzazione della
comunicazione al pubblico degli stessi, purch siano direttamente collegate
all'handicap, non abbiano carattere commerciale e si limitino a quanto
richiesto dall'handicap.

Infine gli articoli 71-ter e 71-quater si riferiscono rispettivamente


alle utilizzazioni effettuate tramite i terminali delle biblioteche, degli
istituti di istruzione e dei musei e alle utilizzazioni effettuate negli
ospedali pubblici e negli istituti di pena e prevenzione.

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Simone Aliprandi Un'introduzione al diritto d'autore e all'open licensing

5. L'open licensing e le open educational resources (OER)


5.1. Introduzione
Dalla fine degli anni 80 nel mondo dell'informatica indipendente
inizi a radicarsi un nuovo modello di gestione dei diritti d'autore
basato su licenze d'uso pi libere e permissive rispetto al modello
proprietario e chiuso tipico dell'industria commerciale del software.
Questo nuovo modello, che genericamente possiamo chiamare open
licensing, con la diffusione delle reti telematiche e con la crescente
possibilit di diffondere e cercare opere creative attraverso Internet ha
iniziato ad essere sperimentato non pi solo sul software ma anche
sugli altri vari tipi di opere tutelati da diritto d'autore.
Dalla fine degli anni Novanta in poi si attivarono alcuni progetti di
promozione della libera circolazione delle opere creative secondo
questo modello open. Ogni progetto propose la propria ricetta per
sdoganare i principi dell'openness anche in quell'ambito non pi
strettamente informatico: nacquero cos alcune licenze come la Open
Publication License (del progetto OpenContent), la OpenAudio
License (della Electronic Frontier Foundation), la OpenMusic License
(del progetto tedesco OpenMusic), la Licence Art Libre (del progetto
francese Art Libre). Nel 2000 la Free Software Foundation (che aveva
promosso le prime e pi diffuse licenze open per il mondo software)
rilasci la GNU Free Documentation License (GFDL), licenza
appositamente pensate per la documentazione informatica e utilizzata
per i primi anni di vita da Wikipedia (poi passata ad una licenza
Creative Commons).
5.2. Le licenze Creative Commons
Fu per un gruppo di ricercatori prima basato a Cambridge in
Massachuttes e poi in California nella Bay Area e capitanato dal
professor Lawrence Lessig a fare il passo pi determinante in questo
senso, con l'avviamento del progetto Creative Commons e la
diffusione nel 2002 delle relative licenze. Si tratta di licenze pensate
per poter funzionare con tutti i tipi di opere creative e in modo da
poter essere tradotte e adattate ai vari ordinamenti giuridici; inoltre la

463

Simone Aliprandi Un'introduzione al diritto d'autore e all'open licensing

loro struttura si articola in clausole modulari che permettono all'autore


di decidere quali usi consentire per la sua opera, a quali condizioni e
in quali contesti: in poche parole, consentono all'autore di graduare la
libert di utilizzo dell'opera, chiarendone le condizioni.
Attualmente le licenze Creative Commons sono sei e prendono il
nome dalle clausole in esse contenute. In un ordine dalla pi
permissiva alla pi restrittiva esse sono:
1) Attribuzione;
2) Attribuzione - Condividi allo stesso modo;
3) Attribuzione - Non opere derivate;
4) Attribuzione - Non commerciale;
5) Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo;
6) Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate.
Le licenze Creative Commons (come per altro gran parte delle
licenze sul modello open) si strutturano idealmente in due parti: una
prima parte in cui si indicano quali sono le libert che lautore vuole
concedere sulla sua opera; e una seconda parte che chiarisce a quali
condizioni possibile utilizzare lopera.
Riguardo alla prima parte (le libert), tutte le licenze consentono la
copia e la distribuzione dellopera:
Tu sei libero di riprodurre, distribuire, comunicare al
pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e
recitare quest'opera.

Solo alcune invece consentono anche la modifica dellopera:


Tu sei libero di modificare questopera.

Riguardo alla seconda parte (condizioni), bisogna notare che le


licenze Creative Commons si articolano in quattro clausole base, che
lautore pu scegliere e combinare a seconda delle sue esigenze.
Vediamole nel dettaglio.

464

Simone Aliprandi Un'introduzione al diritto d'autore e all'open licensing

Attribuzione - Devi attribuire la paternit dell'opera nei


modi indicati dall'autore o da chi ti ha dato l'opera in
licenza e in modo tale da non suggerire che essi avallino
te o il modo in cui tu usi l'opera.

Questa clausola presente di default in tutte le licenze. Essa indica


che, ogni volta che utilizziamo lopera, dobbiamo segnalare in modo
chiaro chi lautore cos da evitarne usi distorti.
Non commerciale - Non puoi utilizzare questopera per
scopi commerciali.

Significa che, se distribuiamo copie dellopera, non possiamo farlo


in una maniera tale che sia prevalentemente intesa o diretta al
perseguimento di un vantaggio commerciale o di un compenso
monetario privato. Per farne tali usi, necessario chiedere uno
specifico permesso allautore.
Non opere derivate - Non puoi alterare o trasformare
quest'opera, ne' usarla per crearne un'altra.

Quindi se vogliamo modificare, correggere, tradurre, remixare


lopera, dobbiamo chiedere uno specifico permesso allautore
originario.
Condividi allo stesso modo - Se alteri, trasformi o
sviluppi questopera, puoi distribuire lopera risultante solo
per mezzo di una licenza identica o equivalente a questa.

Questa clausola (un po come succede nellambito del software


libero) garantisce che le libert concesse dallautore si mantengano
anche su opere derivate da essa (e su quelle derivate dalle derivate,
con un effetto a cascata).

465

Simone Aliprandi Un'introduzione al diritto d'autore e all'open licensing

Altra peculiarit di queste licenze quella di essere disponibili in


tre diverse forme. La licenza vera e propria detta Legal Code: un
testo piuttosto denso di concetti giuridici, abbastanza lungo e
tendenzialmente comprensibile a coloro che hanno una formazione di
tipo giuridico. E questa la licenza che verr esaminata dal giudice
qualora emergesse una controversia legale sulluso dellopera
licenziata. Tuttavia, Creative Commons ha pensato anche di
riassumere i concetti essenziali delle licenze in versioni sintetiche (i
cosiddetti Commons Deed) facili da capire anche per i semplici utenti
e contraddistinti da efficaci visuals. Inoltre, ogni licenza
contraddistinta da alcune righe di linguaggio informatico (il cosiddetto
Digital Code) che fungono da metadati, ovvero da informazioni
digitali che permettono ai motori di ricerca di individuare e
riconoscere correttamente lopera che li contiene.
Nonostante le licenze per contenuti liberi siano numerose, le
licenze Creative Commons si stanno imponendo come il modello pi
conosciuto e diffuso, tant' che molti progetti dediti alla promozione
della cultura aperta sfruttano proprio queste licenze (Wikipedia,
Jamendo, Flickr, OpenStreetMap...).
5.3. Il rilascio in pubblico dominio con CC0
Oltre alle succitate sei licenze, Creative Commons mette a
disposizione un apposito tool utilizzabile per rilasciare opere creative
in un regime di pubblico dominio (pubblico dominio volontario o
artificiale). Sappiamo infatti che normalmente un'opera dell'ingegno
diventa di pubblico dominio quando sono scaduti i 70 anni dalla morte
dell'autore o quando la legge prevede che il diritto d'autore non sia
applicabile. Con lo strumento chiamato CC0 (CC Zero) l'autore di
un'opera pu decidere di rilasciarla fin da subito in una condizione di
pubblico dominio; ci avviene allegando all'opera il testo o il link (al
pari di quanto avviene per le licenze) di un waiver con cui il detentore
dei diritti d'autore si impegna pubblicamente e irrevocabilmente a non
esercitarli.

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Simone Aliprandi Un'introduzione al diritto d'autore e all'open licensing

5.4. Le open educational resources10


Con la locuzione Open Educational Resources (OER), in italiano
Risorse Didattiche Aperte, ci si riferisce ai materiali didattici in
formato digitale resi disponibili con licenze che ne permettono il
riutilizzo, la modifica e la distribuzione. 11
Le OER includono:
contenuti didattici: corsi completi, moduli, unit didattiche,
collezioni e pubblicazioni;
strumenti: software per la creazione, la distribuzione, l'utilizzo e
il miglioramento di contenuti didattici aperti, inclusi ricerca e
organizzazione di contenuti, sistemi per la gestione dei contenuti e
dell'apprendimento, strumenti per lo sviluppo di contenuti e comunit
di apprendimento online;
risorse per l'operativit: licenze per la propriet intellettuale per la
promozione dell'editoria aperta di materiali, principi di progettazione e
localizzazione dei contenuti.
Dal punto di vista dei requisiti essenziali, per essere aperta una
risorsa didattica deve da un lato essere aperta dal punto di vista della
licenza, cio rilasciata con una licenza aperta tipo Creative Commons
o GNU Free Documentation License; dall'altro lato dev'essere aperta
dal punto di vista tecnico, cio deve essere possibile accedere al
relativo file sorgente cos che possa essere facilmente modificabile e
riadattabile (per esempio, per una risorsa prodotta con il software
eXelearning, deve essere permesso accedere al file elp; per una
prodotta con Hot Potatoes ai file jcw, jqz).

10
11

http://it.wikipedia.org/wiki/Risorse_didattiche_aperte.
Il termine "Open Educational Resources" stato adottato la prima volta al forum
UNESCO del 2002 sull'Impatto dei Contenuti Didattici Aperti per l'Istruzione
Superiore nei Paesi in Via di Sviluppo, finanziato dalla William and Flora
Hewlett Foundation.

467

Simone Aliprandi Un'introduzione al diritto d'autore e all'open licensing

6. Conclusioni. Internet come terra del libero utilizzo?


Da quanto esposto in questi paragrafi, dunque, emerge un quadro di
diritto d'autore che prevede un meccanismo di tutela automatico delle
opere creative, al di l della loro forma di espressione e del contesto in
cui essere vengono diffuse (commerciale, amatoriale, didattico...).
Internet non fa eccezione di per s, perci il materiale presente in
rete rientrante nella definizione di opera dell'ingegno di carattere
creativo sopra illustrata da considerarsi sempre e comunque tutelato
da diritto d'autore; a meno che il titolare dei diritti abbia
espressamente indicato di voler consentire alcuni usi liberi sull'opera,
ad esempio attraverso una licenza open.
Risulta quindi infondata la credenza secondo cui, se un contenuto
in rete, significa che di libero utilizzo se non accompagnato da
specifiche indicazioni contrarie. Poi vi sono alcuni casi in cui il diritto
d'autore si fa eccezionalmente da parte, in virt di un interesse
pubblico alla diffusione delle informazioni; ma questi vanno valutati
con la dovuta attenzione caso per caso. Al di fuori di queste eccezioni,
il diritto d'autore si applica con gli stessi parametri anche in rete.
Se ci sicuramente vero in linea di principio, c' per anche da
sottolineare come, nei fatti, l'evanescenza tipica del digitale renda le
regole del diritto d'autore sicuramente meno implementabili nel
mondo della rete. Inoltre, l'evoluzione vertiginosa dei servizi web e in
generale delle tecnologie che permettono l'accesso alla rete
(smartphone, tablet, navigatori GPS, smartTV...) non fa altro che
moltiplicare giorno per giorno le possibilit di condivisione di
contenuti creativi da parte degli utenti, portando cos internet a
diventare sempre pi un esauribile serbatoio di opere dell'ingegno da
fruire con la massima velocit e semplicit e da ridistribuire altrettanto
facilmente. Operazioni come copia e incolla, condividi, retwitta
sono ormai diventate comunissime e a portata di tutti; ma pochissimi
utenti riflettono su come esse possano spesso toccare il campo
d'azione del diritto d'autore.
Questa situazione crea una sorta di nevrotizzazione del sistema
giuridico, dato che agli occhi degli utenti i precetti normativi risultano
sempre pi lontani dalla realt e delle comuni prassi ormai radicate
negli individui. Tale rimarr la situazione fino a quando (anche in

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Simone Aliprandi Un'introduzione al diritto d'autore e all'open licensing

un'ottica internazionale) i legislatori non decideranno di rivisitare


pesantemente i principi di diritto d'autore descritti in queste pagine.
Ma nel frattempo dovremo fare i conti con un sistema di diritto
d'autore pensato per un mondo analogico e applicato anche al digitale,
con le prevedibili distorsioni da ci derivanti.
7. Riferimenti bibliografici
Aliprandi, S. 2013. Creative Commons: manuale operativo. Milano.
Ledizioni/Copyleft-Italia; disponibile al sito
www.aliprandi.org/manuale-cc.
Aliprandi, S. 2012. Capire il copyright. Percorso guidato nel diritto
d'autore. Milano. Ledizioni/Copyleft-Italia; disponibile al sito
www.aliprandi.org/capire-copyright.
Aliprandi, S. 2006. Teoria e pratica del copyleft. Guida all'uso delle licenze
opencontent. Rimini. NDApress.
Caswell, T.; Henson, S.; Jensen, M.; Wiley, D. 2008. Open Educational
Resources: Enabling universal education, in The International
Review of Research in Open and Distance Learning; disponibile al
sito www.irrodl.org/index.php/irrodl/article/view/469/1001.
Dirittodautore.it. Sito di informazione e divulgazione sul tema del diritto
d'autore: www.dirittodautore.it.
Legge italiana sul diritto d'autore. Legge n. 633 del 22 aprile 1941;
disponibile online sul sito www.copyright-italia.it/lda.
Progetto Copyleft-Italia.it. Sito di informazione e divulgazione sul tema del
copyleft e dei nuovi modelli per il diritto d'autore: www.copyleftitalia.it.
Wiki.openarchives.it. Wiki italiano sull'open access:
http://wiki.openarchives.it.

_________________________________
Questo capitolo stato terminato dall'autore nel settembre del 2013 ed stato
pubblicato per la prima volta nell'ottobre 2014 all'interno del libro Guida alla
formazione del docente di lingue alluso delle TIC. Le lingue straniere e
litaliano L2, a cura di Ivana Fratter ed Elisabetta Jafrancesco (Aracne Editrice,
ISBN 978-88-548-7675-0).

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