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Banca condannata a maxi-risarcimento per i

bond argentini
Intesa San Paolo dovr rimborsare quasi 200mila euro a un portiere dalbergo che aveva investito
nei titoli truffa di Matteo Tuccini
13 luglio 2013
VIAREGGIO. Aveva visto andare in fumo 150mila euro di uneredit di famiglia, investiti in titoli
argentini poco prima del crack del Paese sudamericano. I famosi tango bond, che nel 2001 hanno
incenerito migliaia di patrimoni. E come tanti altri risparmiatori beffati, luomo - un portiere
dalbergo originario di Firenze ma che da tempo vive e lavora a Viareggio - ha fatto causa alla sua
banca per ottenere la restituzione della somma.
Oltre dieci anni dopo il tribunale gli ha dato ragione. Condannando listituto di credito che gli aveva
venduto il prodotto, la banca Intesa San Paolo, a un maxi-risarcimento da 200mila euro: la somma
investita pi gli interessi.
La vicenda. il 2000, la crisi economica ancora lontana (almeno in Europa). Luomo, addetto alla
receptionist di un hotel, attirato dallidea di poter far fruttare uneredit di cui appena entrato in
possesso. Dopo qualche investimento in Bot, Cct e simili, arriva lopportunit targata Argentina.
Obbligazioni che offrono tassi dinteresse alti, e per questo vengono sponsorizzati da troppe banche
come investimenti sicuri. Luomo firma due acquisti di titoli, il primo da 43mila euro e il secondo
da 100mila. Ma come sanno tutti coloro che hanno un minimo di conoscenza sulla Borsa,
investimenti e guadagni sicuri non ce ne sono. O meglio: solo i pescicani sanno come guadagnarci.
E luomo, un pescecane della finanza non lo di certo. Pochi mesi dopo, infatti, lArgentina va
gambe allaria e i tango bond diventano carta straccia. Cos il portiere si affida agli avvocati
Roberto Polloni e Antonio Ricci Armani per ottenere il rimborso in tribunale.
La difesa della banca. Listituto di credito sostiene che linvestitore era tuttaltro che inesperto, visto
che aveva gi acquistato in Borsa dei titoli simili ai titoli obbligazionari argentini. E comunque era
stato informato con il documento generale sui rischi degli investimenti, che viene sottoposto ai
clienti che vogliono giocare in borsa assieme al contratto-quadro. Inoltre, la banca - cos sta
scritto nella sentenza - sostiene che il collasso economico dellArgentina non era prevedibile.
Le motivazioni dei giudici. La difesa dellistituto di credito stata respinta dai giudici del tribunale
di Firenze. Che non hanno creduto alla versione dei funzionari, e cio che stato il cliente a
chiedere con insistenza di acquistare i titoli tossici. Inoltre, spetta alla banca valutare il profilo di
rischio dellinvestitore: un portiere dalbergo non rientra nelle categorie che possono essere
considerate esperte, e quindi la banca avrebbe dovuto mettere per iscritto che gli sconsigliava
lacquisto. questo un vero e proprio obbligo che, se non mantenuto, porta quasi in via diretta alla
restituzione della somma investita. Quanto alla prevedibilit del crack dellArgentina, i giudici
hanno citato una nota della Consob (la commissione di vigilanza sulla Borsa) del 1999 che parlava
dei rischi evidenti dei titoli argentini per via della recessione economica in corso. Perci il tribunale
ha condannato la banca a rimborsare il cliente.
''La tutela dei cittadini resta affidata solo alla magistratura" sottolinea l'avvocato Roberto Vassalle

Banche, arrivano le prime condanne per bond


argentini, Parmalat e Finmek

ultimo aggiornamento: 15 settembre, ore 17:39


Milano, 15 set. - (Adnkronos) - In sette sentenze, sei di primo grado e una non definitiva,
condannati Banco di Brescia, Bcc, Unicredit, Banca Toscana e Intesa SanPaolo. I giudici
stabiliscono i primi risarcimenti
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Milano, 15 set. - (Adnkronos) - E' stata una calda estate nei Tribunali per le banche italiane. Ad anni
di distanza dai default della Repubblica Argentina, della Finmek e della Parmalat, nelle aule di
giustizia le cause giungono a conclusione.
Sono sette le sentenze piu' recenti, sei di primo grado e una non definitiva, di cui l'ADNKRONOS e'
venuta a conoscenza, che vedono protagonisti alcuni istituti bancari italiani, grandi e piccoli: si
tratta del Banco di Brescia (gruppo Ubi Banca), della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, della
Cariparo (gruppo Intesa SanPaolo) e della stessa Intesa SanPaolo, di Unicredit Banca (gruppo
Unicredit) e di Banca Toscana (gruppo Mps).
I vincitori, tutti difesi dall'avvocato mantovano Roberto Vassalle, sono comuni risparmiatori: un
ristoratore della provincia di Milano, un pensionato anch'egli del Milanese, una coppia di
pensionati padovani, un pensionato di Forli', una coppia di imprenditori di Firenze, una donna di
Desenzano del Garda e due donne di Milano.
La prima sentenza, depositata il 3 agosto scorso, e' del Tribunale di Milano, che ha condannato il
Banco di Brescia (gruppo Ubi Banca) a restituire ad un ristoratore del Milanese la somma di
300mila euro, comprensiva di capitale, interessi, rivalutazioni e spese, a fronte di un investimento
effettuato nel maggio 2000 in obbligazioni Argentina, con spesa di 240mila euro. La decisione del
giudice e' fondata sulla mancanza di un documento fondamentale, il contratto di intermediazione
individuale, che deve essere stipulato per iscritto prima di qualsiasi investimento. Nel corso del
procedimento e' stato infatti accertato, mediante perizia grafologica, che il contratto prodotto dalla
banca recava una firma del cliente falsa.
"La banca - commenta il gruppo Ubi - non ha ancora potuto prendere visione della sentenza ne' la
stessa risulta ancora notificata. E' stato comunque possibile individuare ugualmente la posizione cui
si fa riferimento. Da quanto segnalato la condanna della banca parrebbe discendere principalmente
dall'esito della perizia grafologica nel corso di causa: al riguardo la banca precisa che le conclusioni

cui e' giunta la Ctu hanno gia' formato oggetto nel corso del giudizio di articolate obiezioni e
puntuali critiche in ordine ai principi metodologici adottati. Non appena la sentenza sara'
disponibile ci si riserva di effettuare le opportune valutazioni per le conseguenti determinazioni da
assumere".
Un'altra sentenza del Tribunale di Milano e' datata 19 maggio 2009, ma e' stata comunicata solo il
primo settembre. Il giudice ha condannato la Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate a risarcire ad un
pensionato della provincia di Milano 230mila euro, per investimenti effettuati nel settembre 2000
per obbligazioni Buenos Aires, con spesa di 210mila euro. In questo caso la sentenza e' fondata
sull'inadempimento della banca ad obblighi comportamentali. La banca, in sostanza, avrebbe
dovuto informare i clienti della natura dei rischi e delle implicazioni degli investimenti e
sconsigliare l'operazione, perche' inadeguata al profilo di rischio dei clienti.
La Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, interpellata sulla vicenda, precisa tra l'altro che "quei titoli
sono stati espressamente acquistati sul mercato per volonta' e richiesta del cliente. Riprova ne sia il
fatto che il giudice non ha rilevato alcun conflitto di interessi (quindi ha confermato che i titoli
acquistati dal cliente non erano di proprieta' della Bcc). La condanna e' dovuta al fatto che per quei
titoli mancava la documentazione di assunzione del rischio da parte del cliente. Cliente che ha
acquistato i 240mila euro in due tranche, il 7 e l'11 settembre 2000, acquistando poi altri 130mila
euro degli stessi titoli nel marzo 2001".
"Anche di questi titoli acquistati nel marzo 2001 - continua la Bcc - si e' discusso nella causa, ma
siccome in questo caso c'era la firma del cliente sul documento di assunzione del rischio, il giudice
ha stabilito come non accoglibile la richiesta di rimborso". Nel 2006, continua la banca, "il
consiglio di amministrazione ha deliberato che presso i nostri sportelli non e' possibile acquistare
titoli al di sotto della soglia BBB, che e' il rating minimo posto dal mondo finanziario sotto al quale
l'investimento e' considerato ad alto rischio. La vicenda risale al 2000 quindi non e' in alcun modo
riconducibile ne' al consiglio di amministrazione attuale ne' alla direzione generale. Gli errori non si
rinnegano. La vicenda in questione fu un errore della struttura che non fece firmare il documento di
assunzione del rischio. E per questo la Bcc non presentera' alcun ricorso".
Il Tribunale di Padova, invece, ha emesso una sentenza non definitiva nei confronti della Cassa di
Risparmio di Padova e Rovigo (gruppo Intesa SanPaolo), con la quale ha dichiarato nulli quattro
investimenti in bond argentini effettuati, per complessivi 255mila euro, da una coppia di padovani,
entrambi pensionati. Anche in questo caso, la sentenza e' fondata sulla mancanza del contratto di
negoziazione, non prodotto in causa dalla banca. Dopo aver emesso la sentenza che ha dichiarato la
nullita' dell'investimento, il Tribunale ha disposto una consulenza tecnica per la quantificazione del
danno. Quantificazione che dovra' tenere conto anche dell'eventuale ricavato dai clienti
dall'eventuale vendita dei titoli medesimi.
Il Tribunale di Forli', inoltre, ha condannato Unicredit Banca a restituire circa 278mila euro, oltre
agli interessi, ad un pensionato forlivese, per acquisti di obbligazioni Ford e Parmalat, posti in
essere, anche in questo caso, senza preventiva stipulazione di un valido contratto di negoziazione, in
quanto il documento prodotto in causa non era sottoscritto dal funzionario della banca, ma solo dal
cliente.
Interpellata sulla vicenda, UniCredit Banca precisa che "il Tribunale di Forli' ha dichiarato la nullita'
delle operazioni contestate in quanto eseguite in forza di un contratto quadro che e' stato ritenuto
nullo perche' stipulato prima dell'entrata in vigore del Testo Unico della Finanza e successivamente
non aggiornato. Nelle motivazioni della sentenza, non si individua invece alcun riferimento
all'invalida' degli ordini di acquisto riconducibile alla presenza o meno delle firme dei funzionari
della banca. La sentenza del Tribunale di Forli' si basa su un orientamento giurisprudenziale non
univoco ne' consolidato. Per questo la banca sta valutando se interporre appello. Quanto all'entita'
della condanna, dall'importo di circa 279mila euro deve essere detratto il valore dei titoli, per cui la
quantificazione economica e' stimabile in circa 140mila euro''.
Il Tribunale di Firenze, con sentenza depositata il 14 agosto scorso, ha condannato la Banca Toscana
(gruppo Mps) al pagamento di 119mila euro per capitale, interessi e spese, in favore di due coniugi

fiorentini imprenditori che avevano acquistato obbligazioni Argentina. La sentenza e' fondata
sull'inadempimento della banca agli obblighi comportamentali in tema di informazioni sulla natura,
il ruolo e le implicazioni dell'investimento. Il gruppo senese, interpellato sulla vicenda, ha preferito
non commentare, non disponendo ancora delle motivazioni della sentenza.
Il Tribunale di Crema, con sentenza depositata il 3 settembre 2009, ha condannato Intesa SanPaolo
a risarcire a due signore milanesi, madre e figlia, 180mila euro tra capitale, interessi e spese, per
il danno derivato dall'acquisto di obbligazioni Argentina, anche in questo caso vendute dalla banca
senza che fossero adempiuti gli obblighi di informazione specifica. ''La banca, preso atto della
sentenza - informa Intesa SanPaolo - sta valutando la proposizione dell'appello''.
Il Tribunale di Brescia, infine, ha condannato Banca Intesa, oggi Intesa SanPaolo, a restituire ad una
signora di Desenzano del Garda la somma di 51.493 euro di capitali, oltre a interessi e spese,
investita nel gennaio 2002 in obbligazioni Finmek. La sentenza e' fondata sulla mancanza del
contratto di intermediazione finanziaria, in quanto il relativo modulo prodotto dalla banca recava la
sottoscrizione solo della cliente e non della banca.
"La pioggia di sentenze che sta continuando con severe condanne - commenta Vassalle, avvocato
che ha vinto un gran numero di cause nei confronti delle banche - nei confronti degli istituti di
credito, per una serie innumerevole di illeciti dagli stessi commessi, e' la prova piu' evidente di
quanto grave sia la situazione del sistema bancario italiano, in ordine alla tutela del risparmiatore e
all'assenza di trasparenza".
"Le riforme e gli interventi fino ad oggi effettuati dalle competenti autorita' - prosegue l'avvocato non sono servite a niente e, anzi, tuttora permettono il reiterarsi di comportamenti gravemente
illeciti, in relazione ai quali la Banca d'Italia e il Governo nulla vedono. E la tutela dei cittadini conclude - resta affidata solo alla magistratura".

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