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Del perch la mancata trascrizione-intavolazione del vincolo di destinazione sul

patrimonio personale del socio in favore del ceto creditorio sociale non configura
ipotesi di inammissibilit o non omologabilit del piano di concordato

a cura di Nicola Filippi

Ci si chiede se sia ammissibile prima, ed omologabile poi, il piano concordatario che preveda un apporto
esterno costituito dal patrimonio personale del socio, sul quale non sia per possibile (o sia dubbio se sia
possibile) istituire un vincolo ex art. 2645-ter c.c. tale per cui tali beni siano sottratti al regime ordinario di
responsabilit del debitore ex art. 2740 cod. civ. per essere destinati alla (sola) soddisfazione del ceto
creditorio dellimpresa concordataria. In tale ipotesi si potrebbe infatti opinare che reggendosi la proposta su
un presupposto dubbio la destinazione dei beni personali del socio alla soddisfazione del ceto creditorio
sociale- venga meno il requisito della fattibilit del piano, e che pertanto lo stesso non possa essere ritenuto
ammissibile ex artt. 160 e ss. LF.
Sul punto, va rilevato come la pi recente giurisprudenza di legittimit abbia chiarito che il profilo della
fattibilit del piano vada valutato dal Giudice:
-

Con riferimento alla fattibilit giuridica della proposta, non essendovi dubbio che spetti al
Giudice.. esprimere un giudizio negativo quando [le] modalit attuative [del piano] risultino
incompatibili con norme inderogabili (Cass. 1521/2013): si ha quindi un ipotesi di non fattibilit
giuridica, rilevabile ex ufficio dal Giudice, qualora la realizzazione del piano preveda il compimento
di atti che comportino la violazione di norme inderogabili (per assurdo: la vendita di un rene del
socio, contraria alla norma inderogabile per cui indisponibile il diritto allintegrit fisica);

Con riferimento alla fattibilit economica della proposta, ma nei limiti della verifica della
sussistenza o meno di una assoluta, manifesta non attitudine del piano a raggiungere gli obiettivi
prefissati (Cass. 24970/2013).

Non rientrerebbe invece nel perimetro del sindacato del Giudice la valutazione della fattibilit economica
generale del piano la quale fisiologicamente presenta margini di opinabilit ed implica possibilit di
errore, che a sua volta si traduce in un fattore[di] rischio per gli interessati: ed pertanto ragionevole
che di tale rischio si facciano esclusivo carico i creditori, una volta che vi sia stata corretta informazione sul
punto (Cass. 1521/2013).
Ci posto, si potrebbe affermare che laddove il piano preveda listituzione di un vincolo che (asseritamente)
si pone in contrasto con una norma inderogabile (quella di cui allart. 2740 Cod. Civ.), ci configuri un
ipotesi in cui, venendo meno il requisito della fattibilit giuridica, il piano possa essere soggetto al sindacato
negativo del Giudice.

Va per sottolineato come nei casi ora descritti il vincolo ex art. 2645-ter non rappresenti di per s un
elemento essenziale della proposta, ma costituisca una mera garanzia per i creditori sociali con riferimento
ad un elemento centrale il quale rappresentato non gi dal vincolo in s, ma dalla presenza di un apporto
esterno costituito dai beni del socio! in altri termini quindi la proposta prevede:
a) La messa a disposizione dei creditori di beni ulteriori rispetto al patrimonio sociale;
b) Listituzione di un vincolo volto a rafforzare la credibilit di tale proposta;
Pertanto l impossibilit o lasserita contrariet a norme imperative del vincolo in parola non comporta certo
che debba ritenersi impossibile o contrario a norme imperative lapporto esterno in quanto tale:
semplicemente tale parte della proposta risulter gravata da un alea maggiore di quanto non sarebbe stato in
presenza del vincolo. E dato che la mancanza di idonee garanzie non comporta necessariamente
lesclusione dellapporto la stessa Cassazione 24970/2013 ha chiarito che la mancanza di impegni
cogenti, o la mancanza di garanzie dellapporto della nuova finanza si traducano nella necessit di un
giudizio di carattere valutativo evidente, il quale non pu essere rimesso al Giudice ma va lasciato
necessariamente a carico dei creditori, una volta che essi siano stati puntualmente informati dellalea cui
soggetta la proposta.
In conclusione, alla luce della giurisprudenza esaminata pare potersi affermare che:
-

La mancata trascrizione del vincolo di destinazione ex art. 2645-ter non configuri un ipotesi in cui
viene meno il requisito della fattibilit giuridica della proposta, ma comporti soltanto un incremento
dellincertezza cui la proposta stessa soggiace, e pertanto si ripercuote sul profilo della fattibilit
economica del piano;

La valutazione degli effetti di tale maggiore incertezza per demandata:


a) alla relazione del professionista attestatore, il quale deve esprimere un giudizio circa la veridicit
dei dati aziendali e circa la fattibilit (qui s economica, ed in tal senso si veda Cass. 1521/2013)
della proposta, evidenziando i fattori di rischio in essa presenti;
b) alla valutazione dei creditori i quali, in coerenza con limpianto generale prevalentemente
contrattualistico dellistituto del concordato

debbono essere considerati i soli arbitri

relativamente a tutte le questioni che comportano valutazioni prognostiche fisiologicamente


opinabili e comportanti un margine di errore. Ci, naturalmente, a patto che dei fattori di
rischio e dei margini di errore essi siano stati adeguatamente informati dagli organi della
procedura (professionista attestatore e commissario giudiziale).

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