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quanto pratica
di Alessandro Volpone
0. Prologo
Pratica della filosofia, al volgere del nuovo millennio, anche quella delle pratiche filosofiche, definibili come percorsi e metodi dellindagine razionale con orientamento filosofico1. A scuola, sul posto di lavoro, in
luoghi ricreativi o altrove (dalle istituzioni pubbliche alle aziende, dalle
aule universitarie ai caff in piazza, dagli enti locali alle strutture turistiche, dai presidi sanitari e ospedalieri ai centri di bellezza e fitness, ecc.)
sempre pi spesso si frequenta oggi la filosofia, o, meglio, il filosofare nella sua dimensione di attivit sociale e culturale umana, badando
non tanto ai contenuti, quanto pi alla correttezza dellargomentazione
e alla collegialit della riflessione. Generalmente, si tratta della ricerca
comune di una soddisfacente risposta filosofica, almeno in via presuntiva, a problemi e interrogativi, portati dai partecipanti alla discussione,
sufficientemente interessanti da poter essere assunti a oggetto dindagine
da parte del gruppo di lavoro.
Snodi storici importanti di questa variegata tradizione duso, che,
senza alcun progetto unitario, s venuta frammentariamente e indipendentemente costituendo lungo il corso del XX secolo, sono almeno tre o
quattro: la nascita del Sokratisches Gsprach di Nelson, la Philosophy for
children di Lipman, la Philosophische Praxis di Achenbach, o la Philosophische Organisationsberatung, il Caf philo e la Consultation philosophique di
Sautet, ecc. Ciascuno di questi eventi apre la strada ai diversi filoni di
sviluppo della costellazione attuale delle pratiche filosofiche.
Il metodo del dialogo socratico (Sokratisches Gsprach) viene ideato e
messo a punto inizialmente, negli anni Venti, da Leonard Nelson
(1882-1927), un post-kantiano tedesco, che, cercando di riabilitare la
metafisica, a livello teorico, pens di utilizzare, a livello pratico, il metodo dialogico filosofico nellinsegnamento di tipo attivo, della pe1 Cfr. A. Volpone, Pratiche filosofiche, forme di razionalit, modi del filosofare contemporaneo, in Kykion, 8, 2002, pp. 17-36. Analogamente, metodi filosofici con orientamento pratico li definisce Paul Wouters, direttore della Scuola Internazionale di Filosofia di Leida (cfr. Denkgereedschap. Een filosofische onderhoudsbeurt, 1999; trad. it. La bottega del
filosofo, Carocci, Roma, 2001, p. 9.)
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dagogia coeva, convinto che i bisogni educativi di bambini e adolescenti non fossero solo materiali e prestando attenzione alla loro individualit, nonch alle abilit sociali e al senso della comunit. Nelson
si occupa di Fhrerschaft e questo pu anche piacere al Terzo Reich, ma
le sue vedute libertarie e socialiste portano ben presto alla chiusura
della Landeserziehungsheim Walkemuehle, la scuola sperimentale da lui
fondata2. Nel secondo dopoguerra, Gustav Heckmann, Minna Specht
e altri discepoli rielaborano ed estendono lapplicazione del metodo di
Nelson soprattutto allet adulta, in Germania, Inghilterra e Olanda, e
come tale oggi conosciuto, diffuso sotto svariate forme e modalit di
realizzazione. La Philosophy for children deriva invece da tuttaltra parte,
sia dal punto di vista geografico-culturale che da quello dei presupposti
teorici di base: nasce negli anni Settanta in USA, ad opera di Matthew
C. Lipman. Egli, deweyano, attento alle problematiche pedagogiche
non solo in materia di didattica della filosofia, ma nelleducazione e
nella formazione in generale, pensa di adoperare il metodo dellindagine filosofica di gruppo per migliorare le abilit logiche a livello metadisciplinare. Successivamente estende il programma e approfondisce
il concetto di community of inquiry, che fu di Peirce e, soprattutto,
di Dewey. Con Ann M. Sharp e altri collaboratori della Montclair State University (NJ), Lipman costituisce un vero e proprio curricolo, con
materiale stimolo-strutturato (racconti, sotto forma dialogica) comprendente la maggior parte dei grandi temi della logica, della metafisica, delletica, dellestetica, ecc., messi in forma narrativa e organizzati
a spirale, per fasce det (vedi figura alla pagina seguente). Lidea
quella che la riflessione su un medesimo argomento possa esser affrontata, nel corso della vita, con un grado crescente di complessit, senza
limiti anagrafici, di sesso, di razza, di credo politico o religioso, ecc., l
dove se ne senta semplicemente lesigenza e sotto la supervisione, magari, di un facilitatore esperto delle dinamiche dialogiche di stampo
filosofico.
Negli anni Ottanta e Novanta, in Francia e ancora in Germania e negli Stati Uniti, emergono nuove frontiere duso della pratica della filoso2 Anche in Italia, in cui rarissime menzioni coeve vi sono dellopera del filosofo tedesco,
Antonino Pane trova nella sua attenzione alla Fhrerschaft uno dei tanti accenni a risolvere
quel problema che ormai simpone a tutti gli spiriti pi eccelsi, intendiamo il problema
dellautorit, ma giudicava discutibilissime le idee dellAutore (A. Pane, Recensione alla
Educazione del duce di Leonard Nelson, in Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto, 6,
1926, p. 454). La discussione concernente una relazione di Nelson Sulla impossibilit di
una teoria della conoscenza si trova invece negli Atti del IV Congresso internazionale di
filosofia di Bologna, del 5-11 aprile 1911 (Formiggini, Bologna, 1912, 3 voll.; 1, pp. 277286). Altri due riferimenti, in italiano, sono rinvenibili nella manualistica di storia della
filosofia degli anni Cinquanta: A. Aliotta, Pensatori tedeschi dellOttocento, Libreria Scientifica
Editrice, Napoli, 1950, pp. 125-140; V. Mathieu, Nelson, Leonard, in Enciclopedia della
Filosofia, Centro Studi Filosofici di Gallarate, Milano, 1957, 3, pp. 846-847. Per il resto,
Nelson pu dirsi pressoch sconosciuto qui da noi.
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indipendenza di alcune iniziative, che farebbero retrodatare questo o
quel fenomeno descritto. Tutto sommato la tendenza attuale, di cui anche lItalia stata investita, quella di aprire nuove nicchie alla pratica
della filosofia, mediante modalit alternative desercizio. Tutti gli autori
menzionati e altri possibili, cultori a vario titolo della filosofia come
attivit, prerogativa esistenziale o stile di vita (ad es., Peter Kstenbaum e
la sua Philosophy in business, Pierre Grimes e la Philosophical Midwifery,
Lawrence Kohlberg e la Moral education fondata sulla justice community, ecc.)6, poco hanno in comune se non lidea, variamente sostenuta, formalizzata, direttamente o indirettamente espressa, che la filosofia, sotto forma del con-filosofare, almeno duale, possa essere praticata in
luoghi, situazioni e contesti altri rispetto a quelli tradizionalmente deputati alla produzione-riproduzione disciplinare. Questo comune denominatore di certo un buon motivo per inquadrare, completamente o in
parte, le diverse iniziative descritte entro un unico orizzonte tematico,
come da me sostenuto in pi sedi, ferma restante la genesi storica molteplice ed eteroclita del fenomeno nella sua globalit.
In prima approssimazione, si pu dire che si tratta generalmente di
un tempo e di uno spazio dedicati alla filosofia come esercizio dialogico,
paritario e democratico fondato sullargomentazione e il contraddittorio,
il dissenso, il rispetto, la tolleranza. Ci presuppone un coinvolgimento
in prima persona, nellattivit, senza deleghe a terzi, seguendo regole,
obiettivi e metodi condivisi, che la comunit riconosce come i propri,
mutuandoli dallesterno o definendoli ex novo per se stessa. Il principio
pi generale il medesimo di ogni altro processo umano dinterazione
gruppale su base auto-regolativa (il gruppo possiede una gestione autonoma) e auto-correttiva (il gruppo cresce, sia dal punto di vista delle abilit sociali, della comunicazione, dellaffiatamento, e sia dal punto di
vista del miglioramento dei prodotti della propria attivit precipua), come pu esserlo ad esempio anche una semplice partita di calcetto, o
suonare in un complesso musicale. Non necessario chiamarsi Pel per
giocare a pallone, o Jimi Hendrix per fare esperienza della musica. Basta
avere motivazione, desiderio e disponibilit allimpegno, nonch una
qualche competenza calcistica, in un caso, musicale nellaltro. Se non
6 Per una disamina meglio articolata dello sviluppo storico delle diverse pratiche si veda:
A. Volpone, Pratiche filosofiche, forme di razionalit, cit., pp. 18-25. Nel lavoro non
viene menzionata (e me ne scuso) la Autobiografia filosofica, di Romano Madera e Luigi
Vero Tarca, alquanto interessante e certamente meritevole dattenzione. Si tratta di una
delle pochissime pratiche filosofiche originali italiane, nata intorno alla fine degli anni
Settanta, autonoma e indipendente rispetto al contesto internazionale. (Per informazioni
sullargomento cfr. R. Madera, L. Vero Tarca, La filosofia come stile di vita, Bruno Mondadori, Milano, 2003.) Rimando ad altra sede lanalisi delle sue caratteristiche fondamentali e la
discussione delle ragioni intellettuali per cui possibile inserire a pieno titolo la medesima
nel panorama pi esteso delle pratiche filosofiche. Altro caso italiano quello delle Vacanze filosofiche, ma anche su questo, al momento, si preferisce sorvolare.
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Per un paragone analogo, cfr. M. De Pasquale, Al caff con Socrate, Stilo, Bari, 1999, p. 9.
Su questo precipuo significato dellopera di Aristotele, si veda in particolare: E. Berti,
Le ragioni di Aristotele, Laterza, Roma-Bari, 1989.
9 In proposito, cfr. ad esempio: A. Cosentino, Tra oralit e scrittura in filosofia: il modello della Philosophy for Children, in M. De Pasquale, a cura di, Filosofia per tutti, Angeli,
Milano, 1998, pp. 134-155.
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completamente inopportuno quando si fa qualcosa in prima persona,
sia perch non siamo lautorit evocata (a meno che queste parole non
le stiano leggendo proprio Maradona o Ronaldo) e sia perch, se vi
fosse lautorit in questione, avrebbe un bel da fare a misurarsi con gli
altri, proprio come ciascun giocatore, qui ed ora, pu e deve fare. Stessa cosa nel caso della musica: parlare delle scale musicali di B. B. King
o Eddy Van Halen, ad esempio, o far ascoltare i loro assoli registrati,
non serve a niente quando si suona, qui ed ora. Tuttal pi, si pu dimostrare di essere altrettanto virtuosi, ma questo pu e deve avvenire
di fatto e non in astratto. Una chitarra che non suona solo una chitarra che non suona. Un chitarrista pu conoscere anche tutti i pezzi del
suo idolo, ma quando suona con altri si misura innanzitutto con se
stesso. Fuor di metafora: fare esperienza di filosofia presuppone il diritto-dovere allargomentazione, sempre e comunque. Non v ipse dixit
che tenga e, come nello sport o nella musica di gruppo, praticati in
prima persona, non v conoscenza n competenza che valga, se non
sia consolidata, messa a frutto, esercitata, sentita, condivisa e opportuna, qualunque sia il nostro nome, nello spazio e nel tempo della pratica comunitaria.
Come si vede, le pratiche filosofiche pongono il problema della natura stessa della filosofia, nel senso del con-filosofare, ed per questo che si
rivela di fondamentale importanza la loro epistemologia, che, in tal caso, diviene unindagine sui presupposti di base della filosofia in quanto
pratica.
1. Il Quid
Lavorare ad una epistemologia delle pratiche filosofiche vuol dire discutere dellorizzonte di significato entro cui collocare gli oggetti concettuali di riferimento. un lavoro teorico che non tradisce per niente la
natura eminentemente operativa delle pratiche filosofiche, perch generalmente sconveniente che teoria e pratica restino divise, nelle diverse
occupazioni umane, mentre pi sensato che ciascuna svolga il proprio
ufficio, nelleconomia del tutto. Il meccanismo il medesimo, ad esempio, di quello che esiste nel rapporto tra filosofia e scienza. La scienza si
costituisce come processo autonomo di organizzazione razionale di dati
sperimentali, mentre la filosofia si attribuisce il compito di fondare la
scienza, cio quello di chiarirne i presupposti, le condizioni e le finalit.
Lepistemologia una filosofia della scienza, nel caso della scienza, e
analogamente si potr parlare, nel caso che qui interessa, di una vera e
propria filosofia delle pratiche filosofiche.
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10 Cfr. A. Volpone, Oltre le pratiche filosofiche, in Pratiche Filosofiche/ Philosophy Practice, 3, 2004, pp. 1-40: 13.
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2.1. Pratiche filosofiche come fenomeno storico e culturale
Le pratiche filosofiche sono molteplici, come illustrato in precedenza.
Metodo e tematiche filosofiche, secondo lambito in cui la filosofia si fa
pratica, sono adoperati (attenzione: non applicati) a partire dalle specificit degli interessi, reali o presunti, di coloro con cui sinteragisce
(bambini, adulti, anziani, maschi, femmine, bianchi, neri, immigrati,
ecc.), tenendo conto generalmente del livello di competenza disciplinare
posseduto dai diversi interlocutori (iniziale, intermedio, avanzato, ecc.) e
nel rispetto delle condizioni al contorno della situazione dialogica (struttura scolastico-educativa, posto di lavoro, ambiente ricreativo, ecc.).
Lambito delle pratiche filosofiche vasto, e negli ultimi anni continua
ad estendersi ulteriormente, come, ad esempio, nel caso dei servizi con
diverse finalit offerti, anche in Italia, da enti locali, altre strutture pubbliche o associazioni private.
Chiunque ritenga che vi sia un modo unico di fare filosofia, nei differenti ambiti socio-culturali in cui possibile, commette senzaltro un
errore di giudizio e mostra pressappochismo, ignorando levoluzione
storica reale dei vari approcci in uso e rischiando di far passare un mal
celato ideale di filosofizzazione dellintera societ nelle sue diverse
forme e manifestazioni attuali. Tuttaltro. Occuparsi seriamente di questa o di quella pratica filosofica, invece, significa agire mediante discernimento metodologico specifico e, allinterno di ciascun campo
dazione, svolgere un lavoro di sottile alchimia, a seconda dei soggetti,
delle situazioni e dei contesti, per riuscire a fare buona filosofia sul
breve, medio o lungo periodo. Filosofare, in genere, non cos naturale come superficialmente si pu supporre: mettere semplicemente in
moto il cervello non significa fare filosofia. Pensare una cosa, esercitarsi nel pensiero filosofico unaltra. Questo vale per la filosofia in generale, ma ancor pi vero nel caso delle pratiche filosofiche: la produzione-riproduzione disciplinare di ciascuna di esse necessita di apprendistato operativo. Non si pu re-inventare pi volte la stessa cosa. Il rischio che si corre, altrimenti, che per ogni cento diversi cultori di una
certa pratica vengano a generarsi cento nuove differenti versioni della
stessa. Ci pu essere anche interessante, a livello di comparazioni, ma
sicuramente poco professionale.
2.2. Pratiche filosofiche come fenomeno filosofico
Nel testo del 2000 in cui per la prima volta viene introdotto il termine pratiche filosofiche11, ho sostenuto lidea che la filosofia contempo11 A. Volpone, Crisi della razionalit e ritorno alla pratica filosofica, relazione al 1
Seminario dellAssociazione Italiana Counseling Filosofico (AICF), Castello di Caselette,
Torino, 30/04-01/05/2000; on-line agli indirizzi: http://utenti.lycos.it/alessandrovolpone/
relCaselette/relazione.htm, in versione italiana, e http://utenti.lycos.it/alessandrovolpone/
relCaselette/Crisis_of_Rationality.htm, in versione inglese; su cartaceo, il testo integrale
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tura siracusana, la creazione dellAccademia dovette essere intesa in
maniera del tutto diversa rispetto a quella di altre scuole filosofiche
che lavevano preceduta. Essa volle offrire garanzie istituzionali per
uno spazio autonomo artificiale (contrapposto a quello naturale
della polis), in cui esercitare la propria attivit speculativa e salvaguardare la ricerca. Gli Accademici, osserva la Arendt, dovevano essere
liberati dalla politica nel senso greco, n pi n meno di quanto i cittadini dovevano essere affrancati dallo stato di necessit della vita per
rendersi disponibili per la politica. E per poter accedere allo spazio
accademico dovevano abbandonare lo spazio del vero politico [das
Politische], proprio come i cittadini dovevano lasciare la sfera privata
della loro casa per recarsi nella piazza del mercato. Come laffrancamento dal lavoro e dalle cure della vita era un presupposto necessario della libert del politico, cos laffrancamento dalla politica
divenne il necessario presupposto della libert dellAccademia [das Akademische]14. Il discorso della Arendt continua. Nel corso dei secoli
latteggiamento menzionato andato consolidandosi, e come tale lo si
ritrova, ad esempio, nella libertas philosophandi spinoziana, o nel processo di secolarizzazione culturale e religiosa alla base della nascita
dello Stato moderno, tendente a separare filosofia, scienza e religione
dalla politica e dallamministrazione15.
Negli ultimi decenni, tuttavia, occorre registrare un cambiamento
nellatteggiamento dei cultori della filosofia, coinvolti in maniera crescente nelle vicissitudini socio-politiche; e la moda dei filosofi-opinionisti presenti sui mass media, probabilmente, non che la punta di un iceberg. Pi concretamente, la filosofia sta cercando di recuperare quello
spazio naturale, di cui diceva la Arendt, che un tempo ha dovuto lasciare. E non si tratta di vetero-marxismo. Le ideologie hanno fatto il
loro tempo. Si tratta invece dellidea che il prezzo della libert e dellaffrancamento dalla politica non sia poi cos conveniente per la filosofia,
non tanto per gli addetti ai lavori, quanto per la societ stessa da cui essa
si estranea. Torneremo tra poco su questo punto.
Il secondo limite di cui si diceva, variamente connesso col precedente, risiede nella riduzione della filosofia ad esercizio storicoletterario ed esegetico, trascurando tutta la complessit posseduta da
questa occupazione umana fin dalle origini della civilt occidentale.
Lo storico della filosofia antica greca e romana Pierre Hadot ha riflet14 H. Arendt, Was ist Politik? (1993), trad. it. Che cos la politica, Edizioni di Comunit,
Milano, 1995, p. 43.
15 Cfr. ivi, pp. 46-49. Per un approfondimento dellindagine della Arendt sulla spoliticizzazione della filosofia, cfr. ad esempio: H. Jonas, Agire, conoscere, pensare: spigolature
dallopera filosofica di Hannah Arendt, in Aut-Aut, 238, 1990, pp. 47-63; R. Esposito,
Lorigine della politica. Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma, 1996; F. Fistetti,
Hannah Arendt e Martin Heidegger. Alle origini della filosofia occidentale, Editori Riuniti, Roma,
1998.
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fia intesa come attivit, o, meglio ancora, come unattitudine, una maniera di vivere: in questo caso, il filosofare non pu dirsi affatto concluso una volta raggiunto un qualche risultato.
Molte difficolt che incontriamo quando cerchiamo di comprendere le opere
filosofiche degli antichi spesso derivano dal fatto che, interpretandole, commettiamo un duplice anacronismo: crediamo che, come molte opere moderne, siano destinate a comunicare informazioni intorno a un contenuto concettuale dato, e che noi ne possiamo anche trarre direttamente chiare informazioni sul pensiero e sulla psicologia del loro autore. Ma, di fatto, sono assai spesso esercizi spirituali che lautore pratica egli stesso, e fa praticare al suo
lettore. Sono destinate a formare le anime18.
Linversione del processo di spoliticizzazione della filosofia e il recupero della dimensione del modus vivendi in seno ad essa sono chiari segni
di un cambio datteggiamento delluomo verso la disciplina. Lesistenza
della filosofia riscopre o assume un senso nuovo (per luomo). ormai
matura per poterlo fare e i tempi lo richiedono. Ci non vuol dire che il
filosofo di professione debba pi frequentemente comunicare il distillato dei suoi pensieri al volgo, agevolarne la comprensione in vario
modo, o che debba fare lopinionista o debba competere con consiglieri
e consulenti di varia schiatta. Si tratta piuttosto di diffondere e animare
piccole-grandi comunit di ricerca filosofica, luogo di costruzione di
democrazia autentica, da una parte, e laboratorio dautonomia di pensiero, dallaltra, senza la tutela di nessun maestro, pregiudizio, opinione ed
emozione.
3. Il punto di vista formale
Lepistemologia delle pratiche filosofiche non pu e non deve legarsi
ad alcuna particolare teoria o sistema filosofico. Pensare il contrario, in
realt, un po come ritenere ad esempio che la Logica, lEtica o altri
ambiti di riflessione della grande famiglia delle scienze filosofiche debbano essere ancorati alla singola filosofia di questo o di quellautore (per
quanto complessa possa essere). Le pratiche filosofiche rappresentano
probabilmente un ramo della grande famiglia in questione, e come tali
dovrebbero essere considerate. Quando siano citati autori, come avviene
pure in queste pagine, semplicemente si discute un concetto giovandosi
dellopinione di qualcun altro in proposito, cercando solo di tesaurizzare riflessioni gi svolte, per quanto possibile. del tutto sconveniente
cercare precursori, padri, padrini e simili. Il pericolo principale, altrimenti, consiste in un doppio riduzionismo, a discapito della complessit
del pensiero dei filosofi coinvolti, da una parte, e della stessa portata
teorica delle pratiche filosofiche, dallaltra.
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ti altrettanti paradigmi di risoluzione della insecuritas esistenziale, che riducono comunque la riduzione avvenga a mondo apparente, che il
mondo vero dunque, assolutamente certo e sicuro sovrasta in ogni
senso e direzione, sua Garanzia (o Fondamento, Grund) da sempre e per
sempre data, anche se ignorata o obliata o occultata. Che la Garanzia metafisica si chiami Essere o Logo o Natura o Dio o Coscienza o Sostanza o Io
o Spirito o Ragione o Storia, ecc. [] Il secondo la Filosofia, che si costituisce a legittimazione e autoriflessione (critica) delle altre tecniche di rassicuramento (Scienza, Politica, Religione, ecc.) in rapporto alle finalit proprie
di ciascuna. Qui la filosofia funge da rassicuramento di secondo grado, tecnica di rassicuramento teorico della pratica delle tecniche di primo grado
(Scienza, Politica, Religione, ecc.). [] Nel terzo genere [rientrano] le confutazioni e le distruzioni, che la Filosofia fa delle false sicurezze e delle false
certezze, in vista di sicurezze e certezze pi affidabili dal punto di vista della insecuritas esistenziale delluomo, anche pi contenute e limitate. Anche
la descrizione di una Gtterdammerung, di un crepuscolo degli idoli in corso
pu essere un modo di praticare la Filosofia quale tecnica di rassicuramento23.
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diante lesercizio del pensiero critico, argomentativo, creativo e valoriale stimola un certo tipo dinterazione sociale e culturale, e non altre.
questa la vera educazione alla democrazia cui la filosofia pu contribuire, e non quella di costruire un singolo sistema filosofico e diffonderlo (i.e., fornire contenuti specifici). In un caso si diffonde un certo
tipo di cultura, nellaltro semplicemente si costruisce unideologia27.
Questo tipo di filosofare comunitario, collegiale, distribuito, compartecipativo, paritario, tollerante, ecc. e non solitario, interiore, estatico,
isolato, autarchico, assolutistico, ecc. Non daltronde didascalico,
impostato, nozionistico, didattico, ma spontaneo, discorsivo, autonomo. In ogni caso, non mai fine a se stesso, ma di una qualche utilit
reale pi o meno immediata, almeno in linea di principio, nellambito
della dimensione pubblica o di quella privata, nella vita del singolo.
Ed per questo che il filosofare delle pratiche filosofiche pu definirsi
strumentale, cio funzionale a qualcosa di diverso rispetto al circolo
della produzione-riproduzione disciplinare28.
Riprendiamo un attimo le fila del discorso. S detto che la filosofia,
in quanto produzione della Civilt (occidentale), pu esser vista come
tecnica di salvezza e rassicuramento, nel senso semerariano, presidio, secondo le modalit sue proprie, contro linsecuritas, matrice fondamentale della condizione umana, base tanto dellaffanno, dellirrequietezza, dello sgomento, ecc., quanto dello stupore, della meraviglia,
ecc., dunque costituzionalmente ambivalente (Summum ius, summa
iniuria). S detto che vi sono diverse modalit con cui il filosofare,
cos inteso, stato esercitato nel corso dei secoli, sedimentando nel
patrimonio culturale collettivo, il che corrisponde, in qualche senso,
ad una classificazione generale delle filosofie che la storia finora ha
prodotto (sistemi, analisi logico-linguistiche e decostruzioni). S detto
che le pratiche filosofiche rappresentano un elemento di novit, rispetto a tutto ci, sia perch la loro natura filosofica temporale e caduca
e sia perch il loro valore duso soprattutto politico, in senso ampio (culturale, sociale, educativo, formativo, ecc.). Queste e altre caratteristiche fanno letteralmente saltare tassonomie come quella di Semerari, fin troppo classiche, poich le pratiche socio-culturali in oggetto
scompaginano nel profondo lassetto classico della filosofia. A questo
punto vi sono almeno due punti da approfondire, isomorfi rispetto
alle differenze espresse, consistenti nei due seguenti binomi: sincatego27 Non un caso che in alcuni Paesi neolatini (Messico, Chiapas, Brasile) la Philosophy for
Children sia stata valorizzata proprio nel senso indicato, cio anche e soprattutto come
educazione al pensiero critico e democratico delle nuove generazioni. Sullargomento vi
sono alcuni interessanti lavori di Walter O. Kohan, della Universidade do Estado do Rio
de Janeiro.
28 Cfr. in proposito A. Volpone, Questioni epistemologiche concernenti le pratiche filosofiche, in Atti del Convegno Philosophy for Children: un curricolo per imparare a pensare
(Universit di Padova, 2-3 settembre 2003), Liguori, Napoli, 2004 (in corso di stampa).
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sofia), tratta delle loro nozioni fondamentali (contenuti, metodi, ecc.
dei diversi filosofi riconosciuti) oppure discute di essere, verit,
conoscenza, virt, giustizia, ecc. (i grandi temi della filosofia),
sappiamo con ci di trovarci nel mezzo di un discorso filosofico,
concernente la produzione disciplinare (teoretica, speculativa, militante, ecc.) oppure la sua riproduzione, diretta o indiretta (codificazione
della disciplina, insegnamento, diffusione, divulgazione, ecc.). Il discorso disciplinare filosofico, in qualunque forma si manifesti, ipso
facto filosofico, appunto, altrimenti non sarebbe tale29. Un esempio
pu servire a chiarire il concetto. Se supponiamo per ipotesi che
laffermazione A vera (oppure giusta, bella, ecc.), la prima conseguenza logica che se ne pu trarre, ovviamente, proprio che A
vera (oppure giusta, bella, ecc.). In questo caso, non si fa altro che applicare il principio didentit. Analogamente, la filosofia, in quanto
campo dindagine cos e cos concepito, definito, riconosciuto, articolato, sedimentato nel corso del tempo, ecc., non pu essere altri che se
stessa, e tutto ci che si abbevera alla sua fonte non pu essere che
filosofico. Qualunque tipo desercizio disciplinare cos compiuto (a
prescindere dalla qualit specifica del singolo esercizio, dalle doti di chi
lo compie, ecc.) di per se stesso filosofico: necessariamente tale, a
meno che, per assurdo, la filosofia non cambi, come entit disciplinare. La filosofia praticata, frequentata, discussa, estesa, affinata, ecc. in
questo modo per forza di cose filosofica, lo a priori, a prescindere
da tutto e da tutti, lo in s; pena: linvalidamento, limplosione di
tutto quanto fino ad oggi si racchiuso e si racchiude sotto la denominazione appunto di filosofia. Da tuttaltra parte risiedono invece
le pratiche filosofiche, che giungono a lambire temi, metodi, contenuti, ecc. filosofici solo mediante uno sforzo auto-correttivo e autoregolativo di gruppo, cio mediante un processo concreto di sviluppo
(temporale, mondano, ecc.), per gradi successivi, che pu esser definito
filosofico solo a posteriori; e seppure sia divenuto tale, nel corso di
una sessione di lavoro, la sua compiutezza non affatto importante,
poich lobiettivo principale del processo in questione altro rispetto
a ci.
Lesercizio della filosofia che parte dalla filosofia e ad essa ritorna
non importa per quali strade pu esser detto categorematico, poich
esso in s significante, compiuto, autonomo, ecc. addirittura ancor
prima di cominciare, secondo il ragionamento espresso. Quello invece
che parte dal vissuto concreto, comunque interrogato (esperito direttamente, oppure riportato sotto forma narrativa, iconica, ecc.), e giunge
alla filosofia se, come e quando giunge di tipo sincategorematico,
29 Cos come se parliamo di secondo principio della termodinamica, ad esempio, di
campi gravitazionali, oppure di massa, energia, velocit, accelerazione, ecc., sappiamo di
trovarci nel campo della fisica; e cos via per altre discipline.
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bilmente, lunico risultato sar quello di una apertura alla riflessione filosofica, che, in s, gi qualcosa, in confronto alla chiusura.
Giova a questo punto ricordare quanto da me gi espresso altrove31,
trattando della nozione di chiacchiera (das Gerede) in Heidegger.
Ci-che--stato detto si diffonde in cerchie sempre pi larghe e ne trae autorit. Le cose stanno cos perch cos si dice. [] La totale infondatezza della
chiacchiera non un impedimento per la sua diffusione pubblica, ma un fattore determinante. La chiacchiera la possibilit di comprendere tutto senza
alcuna appropriazione preliminare della cosa da comprendere. La chiacchiera
garantisce gi in partenza dal pericolo di fallire in questa appropriazione32.
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un passaggio al filosofare, cos come il dialogo un passaggio al dialogo. Entrambe le cose sono perfettibili, mai perfette. La loro natura
asintotica, appunto. Lo scarto ineliminabile il medesimo di quello fra
lastrazione (o lipostasi), da una parte, e la realt concreta, dallaltra:
nessun triangolo reale, infatti, corrisponder mai completamente alla
nostra idea di triangolo.
3.3. Un passo oltre il circolo della produzione-riproduzione disciplinare
La produzione-riproduzione della filosofia come disciplina autonoma (in ambito universitario, scolastico, associazionistico, ricreativo,
ecc.), nella ricerca come nella diffusione in genere, impone costrizioni
ben precise nella trasmissione di temi, metodi e conoscenze nello spazio e nel tempo. Pena: il deterioramento del corpus disciplinare, il dissolvimento della filosofia stessa. Tuttavia, v qualcosa della filosofia
che sembra non potersi risolvere in questi soli meccanismi. per questo che, a mio parere, si sente oggi il bisogno di un doppio binario
daccesso alla filosofia, o, il che lo stesso, lesigenza di un suo doppio
utilizzo: uno per la disciplina, laltro per la vita. Per chiarire questo
punto occorre chiedersi: cosa farne di unesperienza di filosofia?35 Non
sintende con ci il problema delle modalit operative, comunicative,
didattiche, ecc. con cui eseguire lesperienza. Tali aspetti riguardano il
ricercatore, linsegnante o leducatore, non lepistemologo. In discussione qui invece il valore duso di unesperienza filosofica, cio il suo
orientamento pratico. In unesperienza filosofica gruppale (almeno
diadica) sono almeno due gli interessi di cui tener conto: quelli (1)
della disciplina, dellistituzione, ecc., da una parte, e quelli (2) del
gruppo o dei singoli individui, dallaltra. Se prevale linteresse (1) siamo nel circolo della produzione-riproduzione disciplinare, se prevale
linteresse (2) entriamo invece nellambito delle pratiche filosofiche. Lo
spartiacque teorico fra luna e laltra dimensione della filosofia, quindi, risiede
anche nel valore duso socio-culturale dellesperienza filosofica. In un caso chi
se ne giova la filosofia stessa in quanto oggetto o entit culturale
da perpetuare nel corso del tempo, nellaltro caso la filosofia, prescindendo dalla sua perpetuazione disciplinare, assume una connotazione
meramente strumentale, funzionale e tecnica (nel senso della
tchne dei greci o dellinstrumentum dei latini) nellambito di dubbi,
questioni, interrogativi o quantaltro possa concernere lindividuo concreto, che la (ri)utilizza per proprio diretto tornaconto nella sfera pubblica o in quella privata.
Fra luna e laltra frequentazione della filosofia, per, v almeno un
grado intermedio, secondo il criterio indicato. Si tratta della filosofia
cosiddetta applicata (oppure sociale, sebbene questa denominazione
35 Sulla questione del doppio binario daccesso alla filosofia cfr. A. Volpone, Questioni
epistemologiche, cit.
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Alessandro Volpone
di un atteggiamento, un cambiamento intellettuale o una qualche sensazione di migliore comprensione. In una sessione pratico-filosofica il risultato della produzione non pre-esiste rispetto agli interlocutori e al
contesto reale, poich non si formulano ipotesi di soluzione (problemsolving) se non v un problema, e loggetto di cui si discorre prende corpo allinterno del dialogo stesso, assumendo una certa forma e non
unaltra (problem-posing o problem-creating). Questioni, dubbi, interrogativi, curiosit, ecc. e cos pure analisi, conclusioni e tentativi di risposta
hanno natura eminentemente discorsiva.
La classificazione delle filosofie in base al criterio del dualismo disciplina-individuo, finora considerato e definito, radicato nel discrimine di
quale sia lunit di vantaggio immediato dellesercizio filosofico, pu
essere dunque la seguente:
Filosofia ad disciplinam
Filosofia ad hoc
Filosofia ad hominem
(obiettivi disciplinari)
(obiettivi disciplinari ed extra-disciplinari)
(obiettivi extra-disciplinari)
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Alessandro Volpone
t occidentale evitando sia gli eccessi del fondazionismo o, alternativamente, della mera analisi logica, da un lato, e sia quello della distruzione
teorica di tutto quanto, dallaltro, badando invece solo ed insistentemente al tlos dei Greci39. Un po tutta la sua produzione intellettuale
percorre in realt una strada terza rispetto a ci che egli definiva il narcisismo o, allopposto, il masochismo della ragione, entro cui, direttamente o meno, la filosofia tradizionale, secondo la tassonomia menzionata, sera venuta a suo parere articolando40. Dunque, anche lui ha
scandagliato variamente lambito del probabile antagonista rispetto a
quello del necessario , lo ha delineato, approfondito in vario grado,
come buona parte della filosofia della seconda met del 900, ma, al
contrario di Perelman, non ha conferito ad esso alcuna chiara collocazione nel proprio schema classificatorio, oppure forse, sullargomento
specifico, stato solo troppo generico.
Ma anche qualora si sia stabilito che autori come Perelman o Semerari, in fondo, direttamente o meno, parlavano delle stesse cose, si potr
ancora sostenere che la loro tassonomia, o, meglio, la loro visione delluniverso filosofia comunque datata, come si diceva. Il razionalismo
filosofico delluno e dellaltro, infatti, per quanto sia aperto e soddisfi,
per strade diverse, la concretezza dellesistenza, nasce dalla filosofia in
quanto filosofia, entit significante intellettuale e materiale fra altre entit
analoghe, oggetto fra gli oggetti, e ad essa ritorna semplicemente passando, questa volta, per il mondo dellopinabile, della contingenza, della
mutevolezza, ecc., anzich per lipostasi antica o moderna. Sostituire il
possibile (il mai falso a priori) al necessario (il sempre vero a priori), per, non vuol dire, in s, andare in filosofia oltre il circolo della produzione-riproduzione disciplinare, tant vero che di Semerari e Perelman
qui ne sto parlando, mentre di questo o quello degli interlocutori della
mia ultima sessione pratica filosofica (di Philosophy for children, dialogo
socratico, caff filosofico, ecc.) non ne faccio la minima menzione. In
questo momento siamo io e chiunque stia leggendo queste pagine
completamente allinterno del circolo in questione, senza alcuna speranza duscirne, se non facendo altrimenti: partire, direttamente o meno, da
uno spunto interno alla vita presente, al mondo dei significati che su di
essa edifichiamo, continuamente, per portarsi, mediante razionalizzazione e riflessione, verso la filosofia, o il filosofare, per approssimazioni,
cio in maniera asintotica, per poi tornare, eventualmente, nel mondo
della vita, da cui si era partiti. Il processo dialettico, proprio come
laltro menzionato, ed entrambi si esplicano attraverso una tensione tra
filosofia e realt, ma la meta diametralmente opposta.
39 Su questo argomento e su quello precedente della metafisica rinnovata, si consiglia la
raccolta di saggi: G. Semerari, Civilt dei mezzi, civilt dei fini. Per un razionalismo filosoficopolitico, Bertani, Verona, 1979.
40 Cfr. G. Semerari, Narcisismo e masochismo della ragione, ivi, pp. 23-32.
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Modello 1
(Filosofia ad disciplinam)
1.a
realt
filosofia
1.b
filosofia
realt
Modello 2
filosofia
(Filosofia ad hominem)
2.a
filosofia
realt
2.b
realt
filosofia
realt
(Filosofia ad hoc)
3.a
filosofia
realt
3.b
filosofia
realt
filosofia
realt
3.a
filosofia
filosofia
realt
realt
filosofia
La meta della realt, nel Modello 2 (filosofia ad hominem) pu consistere, ad esempio, in una ricaduta di quanto elaborato a livello teorico
41 proprio e soltanto questo ci che intendo per valore strumentale della filosofia
nelle pratiche filosofiche (cfr. A. Volpone, Questioni epistemologiche e Oltre le pratiche filosofiche, cit.).
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Alessandro Volpone
nellagire presente, oppure solo in una modificazione di atteggiamenti,
una crescita intellettuale, morale e simili.
Attenzione, per, con ci non siamo ancora nel mondo delle pratiche
filosofiche. La filosofia ad hominem non rappresenta tout court le pratiche
filosofiche (!), e la differenza la medesima che pu esserci tra un insieme dato e uno qualunque dei suoi sottoinsiemi propri e non vuoti42.
(come illustrato nella figura qui sotto). La caratteristica fondamentale,
irrinunciabile, di cui non s tenuto conto finora la presenza di interlocutori, cio la dimensione comunitaria del filosofare, senza la quale nessuna pratica filosofica, fra quelle definibili tali, pu esistere. Detto tra parentesi, soprattutto per tale motivo che meglio definire i membri dei
gruppi di lavoro delle pratiche filosofiche ragionatori, anzich pensatori o altro43.
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(Pratiche filosofiche):
con-filosofare
realt
realt
con-filosofare
realt
Il con-filosofare pu abbeverarsi alla filosofia o al filosofare, comunque si vogliano intendere, ma questo non rilevante rispetto a quanto
si sta qui sostenendo. Pu accadere, ad esempio, che il concetto di epoch di Husserl venga perfettamente snocciolato nei suoi vari punti, nel
corso di un dialogo, con o senza esplicito riferimento al filosofo tedesco44. Ma questo non rilevante, o, almeno, lo relativamente, perch
ci che pi importa, nel caso delle pratiche filosofiche, il fatto che
qui ed ora si stia filosofando insieme, cio, appunto, si stia con-filosofando. Seppure Husserl in persona partecipasse al dialogo, sarebbe la
stessa cosa, perch, come Jacques Derrida ha magnificamente espresso,
mediante il concetto di droit-devoir largumentation, coloro che si
raccolgono nel nome e sotto il titolo della filosofia devono ambire ad
essere giustificati, in ogni istante, e a ri-discutere non solo ogni sapere
determinato, ma anche il valore stesso del sapere e ciascun presupposto racchiuso sotto il nome di filosofia45.
Non sempre, tuttavia, alla dimensione comunitaria attribuita limportanza che merita, anche da parte degli addetti ai lavori, sicuramente
per lassenza attuale di una corretta epistemologia delle pratiche filosofiche. Gerd Achenbach, ad esempio, iniziatore della consulenza filosofica,
scrive in uno dei suoi principali lavori: Die konkrete Gestalt der Philosophie ist der Philosoph: und er, der Philosoph als Institution in einem
Fall, ist die Philosophische Praxis46. Che il filosofo, o, meglio, il filosofo
praticante rappresenti in s, hic et nunc, la Philosophische Praxis, cio, nella
44 Nelle pratiche filosofiche, sarebbe opportuno non fare mai riferimenti espliciti a
questo o quel filosofo della tradizione disciplinare, perch, in qualche senso, come
fare entrare nel gruppo un nuovo ragionatore, che, per, non pu usufruire del dirittodovere allargomentazione se non per interposta persona. Questo scorretto: nei confronti di se stessi, dei propri interlocutori e dello stesso filosofo menzionato. Lintroduzione in oggetto altera il dialogo, che si va svolgendo, e incurva la trama delle relazioni comunicative, che si va strutturando, ma nessuno potr mai sostituirsi completamente al filosofo richiamato, a meno di non essere proprio lui, in quel momento e in
quel contesto.
45 J. Derrida, Du droit la philosophie, Galile, Paris, 1990, p. 33 (mia traduzione).
46 G. B. Achenbach, Philosophische Praxis, Dinter, Kln, 1984, p. 14. La figura in cui la
filosofia si concretizza il filosofo: ed egli, in quanto istituzione della filosofia nel caso
specifico, la pratica filosofica (mia traduzione).
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Alessandro Volpone
terminologia achenbachiana, la consulenza filosofica, pu anche andar
bene, nel senso di una sovrapposizione tra loperatore e la funzione da
esso svolta47. Ma che la filosofia si concretizzi nella figura del filosofo,
cio, nella fattispecie, del consulente filosofico, o, peggio ancora, che il
consulente filosofico sia listituzione della filosofia nel caso specifico,
non affatto sostenibile, poich si tratta di unipostasi bella e buona,
almeno per due motivi. In primo luogo, in una sessione praticofilosofica la filosofia non pre-esiste in alcun modo, n come disciplina
n come entit incarnata. La sua natura, s detto, sincategorematica.
Lavvio di una sessione di pratica filosofica, in s, non ha alcunch di
filosofico: la filosofia semplicemente non c, non esiste, n sotto
forma di cose n di persone. La filosoficit, se e quando emerge, si
sviluppa in corso dopera, in maniera discorsiva e temporale, e come tale
permane costantemente caduca, limitata, finita, vivente, reale, ecc. Essa
il risultato di un processo, non il suo presupposto; lomega, non lalfa.
In secondo luogo, il filosofare pratico filosofico in realt un confilosofare, cio imprescindibile dal dialogo. La filosofia, in esso, una
co-costruzione di conoscenza, collettiva, distribuita, paritaria, argomentativa, ecc. Il dialogo ci in cui la filosofia si concretizza; esso che
pu divenire filosofico, cio che pu essere considerato listituzione
della filosofia nel caso specifico, ma non le persone. Questo vale anche
se gli interlocutori si chiamino Immanuel Kant e Friedrich Hegel, redivivi.
Non chiara limportanza attribuita da Achenbach al filosofo, nella
sua definizione, anzich allinterazione dialogica. Il suo un anticostruttivismo in piena regola, un solipsismo, un individualismo, un
primato del singolo rispetto al processo eminentemente comunitario che
lo vede coinvolto. Il consulente filosofico non la filosofia, affatto, perch la filosofia delle pratiche filosofiche, che eminentemente un confilosofare, in realt, pu nascere solo ed esclusivamente con laiuto di
almeno un interlocutore.
La dimensione comunitaria di cruciale importanza nelle pratiche filosofiche, cos e cos definite. E anchessa contribuisce a scompaginare
lassetto della filosofia rispecchiato nelle tassonomie classiche di cui si
diceva. Ogni ragionatore, infatti, anche un pensatore, come tradizione vuole, qualunque sia il tipo di filosofia cui egli pensi (edificata sulle
rocce del necessario o persa fra le sabbie del probabile), ma non vale
linverso. Luno semplicemente costruisce significati, laltro, soprattutto, li negozia. La differenza la medesima esistente fra luno e il molteplice, la parte e il tutto. Un sistema di parti manifesta propriet, cosiddette emergenti, in alcun modo riconducibili alla somma dei suoi
47 Nella logica matematica questo abbastanza comune. Lespressione f(x), ad esempio,
rappresenta una certa funzione, cos e cos articolata, ma pu rappresentare anche lo strumento per svolgerla (e.g., una calcolatrice), oppure loperatore che la svolge.
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A questo punto chiaro perch tassonomie come quella di Semerari
o Perelman, o qualunque altra possibile, come ad esempio la ben nota
distinzione tra filosofia analitica, filosofia ermeneutica e materialismo
storico-dialettico, non vanno per niente bene al fine di comprendere il
fenomeno delle pratiche filosofiche. Non sono sbagliate, ma semplicemente fuori luogo. Pensare di farsene qualcosa, nel caso specifico, un
po come voler ramazzare il deserto del Sahara con una scopa. Il fatto
che le pratiche filosofiche pongono il problema di dover riflettere sulla
Filosofia come non mai stato fatto prima: non si tratta pi di dover
distinguere fra approcci, sistemi e gruppi di sistemi filosofici, ma di (tornare a) discutere della natura stessa della filosofia. Il resto conseguenza48.
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