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Vitolo, capitolo XX

1. Il rallentamento dello sviluppo economico e la crisi demografica:


a. rallentamento del processo di crescita demografica ed economica:
i. diradamento delle opere di dissodamento;
ii. rallentamento del ritmo della fondazione di nuovi insediamenti;
b. cause:
i. esaurimento della fertilit delle terre marginali messe a produzione;
ii. riduzione delle rese per la mancanza di concime seguita allestensione delle
coltivazioni a danno del maggese;
c. crisi di sussistenza e carestie generali;
d. aumento dei prezzi;
e. aumento generale del tasso di mortalit e calo del tasso di natalit;
f. peggioramento del clima: Trecento freddo e piovoso;
g. il crollo:
i. crisi di sussistenza e frenata dellincremento demografico;
ii. debilitazione delle difese immunitarie;
iii. particolare difficolt dellequilibrio tra risorse e popolazione nelle citt;
iv. peggioramento delle condizioni igieniche;
h. la peste nera del 1348-50:
i. provenienza orientale;
ii. vuoti non facilmente colmabili nella popolazione;
iii. stabilimento endemico della peste in Europa;
iv. debilitazione delle popolazioni ed effetti catastrofici delle epidemie.
2. La guerra e le compagnie di ventura:
a. nellAlto Medioevo: incursioni di Vichinghi, Ungari e Saraceni e contrasti locali tra signori;
b. guerre di lunga durata:
i. guerra del Vespro;
ii. guerra dei Cento anni;
c. nuovo tipo di guerra:
i. impiego di milizie mercenarie;
ii. annientamento dellavversario attraverso la distruzione delle sue risorse: guerra
economica;
d. gli eserciti feudali:
i. servizio militare come corrispettivo del feudo ricevuto;
ii. regolazione del servizio militare;
iii. aggregazione disorganica di gruppi armati: ogni gruppo risponde solo al suo
comandante, non al comandante dellintero esercito;
iv. mentalit cavalleresca: guerra come avventura ed esibizione di destrezza;
e. gli eserciti comunali delle citt italiane:
i. recupero della tradizione germanica del popolo in armi,
ii. restringimento degli spazi di partecipazione politica e crisi degli eserciti comunali;
iii. disarmo del popolo e smantellamento delle societates armorum;
f. gli eserciti mercenari:
i. prodotto della societ feudale: bande armate capeggiate da esponenti della piccola
nobilt;
ii. superamento della societ feudale: professionalizzazione della guerra in senso
tecnico;
iii. affermazione di Stati territorialmente estesi;
iv. limitazione dei centri di potere locale;
v. necessit di far fronte a grandi spese militari e aumento della pressione fiscale;
vi. precariet finanziaria e mancata razionalizzazione dellapparato fiscale: frequente
non corresponsione dello stipendio ai mercenari e conseguenti saccheggi;
g. le compagnie straniere in Italia:

i. Giovanni di Montreal;
ii. Guarnieri di Urslingen;
iii. Giovanni lAcuto (Giovanni Hawkwookd);
h. compagnie italiane:
i. Alberico da Barbiano;
ii. Muzio Attendolo Sforza e la scuola sforzesca: abilit e coordinamento delle
manovre;
iii. Andrea Braccio da Montone, detto Fortebraccio, e scuola braccesca: rapidit e forza
degli assalti;
iv. Erasmo Gattamelata;
v. Francesco Bussone, poi conte di Carmagnola,
vi. Federico di Montefeltro;
vii. Pandolfo Malatesta.
3. Rivolte contadine e tensioni sociali:
a. incidenza di guerre e carestie sulle popolazioni rurali e urbane;
b. interpretazioni:
i. rivolte come fatti accidentali legati a eventi puntuali (carestie, imposizioni fiscali,
etc.);
ii. rivolte come frutto della situazione socioeconomica dei ceti rurali, per la quale
guerre, carestie, etc. rappresentano solo elementi aggravanti;
c. alcune rivolte:
i. jacquerie francese (1358): rivolta dei contadini dellIle-de-France con lappoggio
del ceto mercantile parigino, guidato da Etienne Marcel, al fine di ridurre i privilegi
e il potere politico della nobilt;
ii. rivolta inglese (1381) di contadini, salariati e artigiani contro i vizi del clero e
legoismo dei ricci, a seguito della triplicazione del testatico per far fronte alle spese
di guerra;
iii. revuelta general della Catalogna, ancora segnata dal servaggio della gleba, sostenuta
dalla monarchia e rivolta contro la bassa nobilt e il patriziato generale;
iv. movimento dei Tuchini, in Linguadoca e Piemonte, indirizzato contro la feudalit, la
pressione fiscale e le requisizioni, con la solidariet delle popolazioni locali;
d. rivolte occasionali contro signori laici ed ecclesiastici e diffusione endemica del
brigantaggio.
4. Le rivolte degli operai dellindustria tessile:
a. fioritura urbana e incremento dellartigianato;
b. cambiamenti nellorganizzazione produttiva:
i. riduzione del numero delle botteghe artigiane;
ii. emergere della figura del mercante imprenditore;
c. mancanza di ogni forma di tutela sindacale;
d. sottomissione dei salariati ai tribunali delle Arti;
e. rivolta di Ciuto Brandini a Firenze (1345);
f. organizzazione industriale volta alla produzione di grosse quantit di panni per
lesportazione: contraccolpi del mercato sullattivit produttiva;
g. crisi di sovrapproduzione e rivolte:
i. rivolta di Perugia (1371);
ii. sommossa del Bruco a Siena (1371) e adozione di provvedimenti volti a limitare
larbitrio dei padroni;
h. rivolta dei Ciompi a Firenze (1378):
i. richiesta radicale: creazione di unarte degli operai tessili e partecipazione al
governo;
ii. alleanza con le arti minori, discriminate sebbene formalmente ammesse al governo
cittadino;
iii. situazione economica e finanziaria di crisi per via della guerra contro la Santa Sede
(1375-78);
iv. creazione di tre nuove arti e presenza paritetica di tutte le arti nel Priorato;
v. non risoluzione, ma trasferimento dei contrasti sociali nella struttura di governo;

vi. richieste politiche: abolizione delle gabelle sui cereali e abbassamento dei prezzi dei
generi di prima necessit, limitazione della libert di iniziativa dei mercanti,
programmazione economica;
vii. risposta dei datori: serrata e riduzione della produzione;
viii. rottura dellalleanza tra Compi e arti minori: soppressione delle nuove arti.
5. Depressione economica o riconversione?
a. affermazione di nuovi settori:
i. crescita della produzione di tessuti meno costosi in Fiandre, Linguadoca, Catalogna,
Lombardia, Toscana;
ii. incremento dellindustria serica: Lucca;
iii. incremento dellindustria metallurgica a Milano e Lombardia per far fronte alle
esigenze militari, cantieristiche, armatoriali;
b. crollo demografico: riduzione della disponibilit di manodopera e aumento dei salari;
c. spostamento dei centri economici:
i. declino di Genova, Barcellona e Marsiglia, crescita di Venezia e Valencia;
ii. crisi delle fiere di Champagne e ascesa di Ginevra;
iii. crisi di Bruges e ascesa di Anversa;
iv. crisi della Lega anseatica e affermazione dei mercanti olandesi;
d. mutamenti nella gerarchia dei centri abitati;
e. la trasformazione della borghesia:
i. abbandono del commercio per la propriet fondiaria da parte di non pochi mercanti;
ii. non uscita dal circuito capitalistico: investimenti nella terra per attuare processi di
ricomposizione fondiaria e miglioramento colturale;
f. scarsit di moneta circolante:
i. povert delle miniere europee;
ii. uso non monetario dei metalli preziosi;
iii. provvedimenti per impedire lesportazione e favorire limportazione di metalli
preziosi;
iv. situazione non congiunturale ma strutturale: soluzione con larrivo delloro
americano.

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