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Vitolo, capitolo XVI

1. Il movimento delle paci di Dio e la nascita della cavalleria:


a. dinamismo economico e necessit di sicurezza;
b. continuo stato di guerra;
c. problema dei nobili cadetti;
d. il movimento delle paci di Dio:
i. nascita in Aquitania nel X secolo;
ii. partecipazione di vescovi e popolo, ma anche di signori contrari alla violenza;
iii. mobilitazione collettiva in difesa dellordine pubblico;
iv. primo obbiettivo: protezione di determinate categorie di persone e delle chiese dalle
violenze;
v. evoluzione del movimento: proibizione delle attivit belliche in determinati giorni;
vi. rispetto solo parziale dei divieti;
vii. contributo alla legittimazione dellopera, attuata dal potere sovrano, di
coordinamento dei poteri locali e di repressione dei disordini;
e. i bellatores:
i. ideale diffuso dalla Chiesa del cavaliere al servizio dei deboli e della fede cristiana;
ii. differenze allinterno del ceto dei bellatores;
f. la nobilt:
i. presa di coscienza: ceto chiuso, cui si accede per diritto di nascita o volont regia;
ii. poteri di comando e privilegi (esenzione, immunit giurisdizionale);
iii. tradizione ereditaria di questi caratteri;
g. la cavalleria:
i. modello comportamentale cavalleresco elaborato in ambiente ecclesiastico;
ii. investitura: da rito militare a cerimonia religiosa;
iii. adesione allideale cavalleresco di giovani cadetti non sposati;
iv. ideale di una vita gioiosa e avventurosa: letteratura cortese;
v. fascino dellideologia cavalleresca sulle altre classi sociali e attrazione della
borghesia per lo stile di vita nobiliare;
vi. permanenza di uno stile di vita violento: milites Christi e indirizzamento della
violenza contro gli infedeli in Spagna, Sicilia e Terrasanta.
2. I rapporti feudo-vassallatici come rinnovato strumento di governo:
a. tentativo di coordinamento dei poteri locali attraverso le strutture feudali:
i. secoli IX-X: feudalesimo e organizzazione militare;
ii. secolo XI: strumenti di governo e coordinazione politica;
iii. nuove esigenze della societ europea;
b. pieno riconoscimento dellereditariet: Constitutio de feudis (Corrado II il Salico, 1037);
c. allentamento del legame personale:
i. cerimonia dellinvestitura puramente formale;
ii. intreccio di rapporti feudali senza alcune riduzione del potere del vassallo;
d. esportazione del feudalesimo e sua massima diffusione nei secoli XI-XIII;
e. gli aspetti giuridici:
i. contributo degli studi sul diritto: Stato come fonde di ogni diritto e di ogni potere;
ii. realt politica frammentata;
iii. soluzione: feudo oblato (il proprietario dona le sue terre al signore, e le riottiene in
feudo, gravate da un limitato obbligo di servizio militare);
f. il servizio militare:
i. limitazione a un massimo di quaranta giorni;
ii. esistenza di feudi sine servitio;
iii. sostituzione del servizio militare con una tassa in denaro: feudalesimo da istituzione
militare a istituzione politica con vantaggi reciproci (vassallo: rapporto con un
potere superiore senza particolari costi; signore: potere non effettivo ma
affermazione di superiorit);

g. coordinamento progressivo di tutte le signorie feudali attorno a sovrani, principi o citt:


i. nascita della piramide feudale;
ii. presupposto teorico della ricostruzione dello Stato attorno al potere sovrano.
3. Le origini dei Comuni italiani:
a. lorganizzazione delle citt:
i. presenza di mercanti, artigiani, nobili medi e piccoli titolari di terre vescovili nel
contado, spesso con poteri giurisdizionali;
ii. vicinanza della nobilt al vescovo e collaborazione nellespletamento delle funzioni
pubbliche (giustizia, riscossione delle imposte, manutenzione delle mura e difesa
militare);
iii. soggetti politici attivi: vescovo, conte, capitolo cattedrale, monasteri urbani;
iv. protagonismo della comunit cittadina,
b. fattori di mutamento:
i. inadeguatezza dellassetto politico al disciplinamento di tensioni sociali e contrasti
familiari;
ii. incremento quantitativo: crescita demografica;
iii. incremento qualitativo: diversificazione delle attivit;
iv. immigrazione dalla campagna di contadini e nobili;
v. tensioni religiose e politiche legate al movimento di riforma della Chiesa;
c. la nascita dei Comuni:
i. indebolimento del potere vescovile contestato dai riformatori;
ii. desiderio di pacificazione interna;
iii. formazione della coniuratio per apporto dei membri del ceto eminente;
iv. elezione di una magistratura collegiale, denominata Consolato e formata da
esponenti dellaristocrazia feudale, ma anche, in minoranza, da mercanti e
professionisti;
v. esclusione del popolo;
vi. gestione del potere in rappresentanza dellintera citt, non di gruppi ristretti.
4. Il Comune consolare (1080-1180 ca.):
a. comparsa della magistratura consolare: 1080-1120;
b. iniziativa del ceto aristocratico o, talora, di commercianti e imprenditori;
c. denominazione di consulares per famiglie aristocratiche e borghesi: la chiusura dei secoli
XII-XIII;
d. cura degli interessi di tutta la citt;
e. organi di governo:
i. Arengo: assemblea generale dei cittadini per i problemi di interesse generale;
ii. Collegio dei consoli: potere esecutivo;
f. elezione dei consoli:
i. durata annuale o semestrale della carica;
ii. elezione per acclamazione, poi per due o tre gradi intermedi;
g. evoluzione degli organi di governo:
i. scomparsa dellassemblea generale;
ii. Consiglio maggiore: potere deliberativo;
iii. Consiglio minore affiancato ai consoli, a garanzia del predominio dei notabili;
h. modalit della nascita dei Comuni:
i. definizione parziale delle competenze di Comuni e vescovi o conti;
ii. non rivoluzione violenta;
iii. ridimensionamento dei poteri vescovili in citt, difesa dei poteri vescovili nel
contado;
i. i rapporti con il contado:
i. possesso di beni nel contado e titolarit di diritti giurisdizionali;
ii. spinta del Comune verso il controllo del contado;
iii. interessi nel contado di mercanti e artigiani: rimozione degli ostacoli alla
circolazione delle merci;
iv. proiezione del Comune sullintero territorio diocesano;
v. sistematica sottomissione del contado alla fine del XII secolo.

5. Federico Barbarossa (1152-90) e i Comuni italiani:


a. lImpero dopo il concordato (1122):
i. perdita del carattere sacro;
ii. nuove basi nel diritto romano;
iii. definizione dei rapporti feudali;
b. i successori di Enrico V (1106-25):
i. Lotario di Supplimburgo, della casa di Baviera (1125-37);
ii. Corrado III di Hohenstaufen (1137-52);
iii. contrapposizione tra guelfi e ghibellini;
c. Federico I:
i. elezione nel 1152;
ii. aiuto dello zio Ottone di Frisinga;
iii. progetto di restaurazione dellautorit imperiale;
iv. dieta di Costanza (1153): affermazione della necessit della collaborazione tra
Impero e Chiesa;
v. inviati di Lodi chiedono giustizia contro Milano (1153);
vi. progetto di adoperare i legami feudali per disciplinare e coordinare i poteri esistenti,
e di recuperare le regalie (giustizia, difesa, imposte);
vii. sostegno della cultura giuridica bolognese;
viii. prima dieta di Roncaglia (1154): bando contro Milano;
ix. incoronazione imperiale e abbattimento del regime riformatore di Arnaldo da
Brescia a Roma (1155).
6. Dalla rottura con il papato alla pace di Costanza:
a. seconda dieta di Roncaglia (1158):
i. partecipazione dei quattro dottori di Bologna;
ii. Constitutio de regali bus: battere moneta, nominare magistrati, imporre tasse,
pedaggi imposte, riscuotere multe, incamerare patrimoni e difendere propriet
pubbliche sono diritti regi;
iii. Constitutio pacis: proibizione delle leghe tra citt e delle guerre private;
iv. rivendicazione della dipendenza dal re dei distretti pubblici, e necessit del
beneplacito dellimperatore per lesercizio di giurisdizioni signorili;
b. invio di funzionari imperiali per esigere lomaggio vassallatico dei signori e i tributi dalle
citt;
c. creazione di un movimento antimperiale:
i. adesione di Alessandro III (1159-81) ed elezione da parte di Federico di un antipapa;
ii. assedio e distruzione di Milano (1162);
iii. nascita di una Lega veronese e di una Lega cremonese;
iv. nascita della Lega lombarda a Pontida (1167);
v. fondazione di Alessandria;
d. rivolta dei feudatari in Germania sotto la guida del guelfo Enrico il Leone;
e. lo scontro in Italia:
i. sconfitta di Legnano (1176);
ii. accordo con Alessandro III: restituzione dei territori e delle regalie alla Chiesa,
approvazione degli atti ecclesiastici compiuti in Germania;
iii. tregua di Venezia (1177);
f. pace di Costanza (1183):
i. principio della discendenza dallimperatore di tutti i diritti pubblici;
ii. garanzie dellautonomia dei Comuni e riconoscimento delle regalie;
iii. indennit una tantum e fodrum da corrispondere allimperatore;
iv. possibilit del ricorso al tribunale imperiale contro le sentenze dei tribunali cittadini;
v. libera elezione dei magistrati e investitura formale ogni cinque anni.
7. Levoluzione sociale e istituzionale dei Comuni:
a. concessioni di Costanza valide solo per i Comuni della Lega, ma presto considerate tali per
tutti;
b. legittimazione delle autonomie politiche e amministrative;
c. impero di Enrico VI (1190-97) e successiva crisi del potere imperiale;

d. regolamentazione dellassetto politico:


i. estromissione del vescovo da ogni giurisdizione civile;
ii. dotazione della citt di edifici pubblici a sostituzione di quelli religiosi come centri
della politica e dellamministrazione;
iii. redazione di Statuti con lapporto di esperti di diritto;
iv. sottomissione del contado (fine del XII secolo);
v. i detentori di fortezze e giurisdizioni signorili si riconoscono vassalli del Comune;
vi. eliminazione con la forza, alleanza o ingaggio militare dei signori riottosi;
vii. creazione di borghi franchi e insediamenti fortificati come strumento di controllo di
zone di confine con altri Comuni e signorie fondiarie;
e. diffusione dei Comuni rurali;
f. il podest:
i. ascesa delle classi artigianali e mercantili e chiusura del gruppo consolare: contrasti
tra nobilt e popolo;
ii. presenza di nobili da poco immigrati nel popolo e di mercanti ricchi nella nobilt:
conflitto tra detentori del potere e non detentori del potere;
iii. lacerazioni allinterno del collegio consolare;
iv. scelta di un podest, prima locale e poi forestiero, con potere esecutivo, giudiziario e
amministrativo.
8. Le lotte tra nobilt e popolo:
a. contrapposizione tra classe di potere e classe in ascesa;
b. la nobilt:
i. stile di vita aggressivo e violento: le case-torri e le consorterie aristocratiche;
ii. riunione dei clan in societates militum;
iii. contrapposizione tra guelfi e ghibellini: lotta di potere, non contrapposizione
ideologica;
c. il popolo:
i. presenza di nobili di recente immigrazione o di esponenti della vecchia aristocrazia
in contrasto con il proprio ceto o dalla parte del popolo per opportunismo politico;
ii. scarsa comunanza di interesse tra mercanti e artigiani;
iii. formazione della societas populi sul modello del Comune: coesistenza in citt di pi
centri di potere.
9. Il Comune popolare e laffrancazione dei servi:
a. fenomeno del fuoriuscitismo e collegamento dei fuoriusciti con Comuni rivali e partigiani
rimasti in citt;
b. esito delle lotte: presa di potere del popolo e affiancamento della societas populi al Comune;
c. assetto politico:
i. sistema bicamerale: approvazione dei provvedimenti da parte del Comune e della
societas populi;
ii. ripartizione del potere esecutivo tra podest e capi del popolo (Priori, espressi dalle
Arti maggiori e medie);
iii. potere militare ceduto dal podest al capitano del popolo;
d. mancata tutela delle classi inferiori: rivolte e loro alleanza con la nobilt;
e. leggi antimagnatizie (fine del XIII secolo):
i. ordinamenti di giustizia di Giano della Bella a Firenze (1293);
f. democrazia comunale:
i. mancanza di un grande apparato burocratico e concorso dei cittadini alla gestione
del potere;
ii. durata bimestrale, semestrale o annuale delle cariche;
iii. mancata tutela delle classi povere;
iv. potere effettivo nelle mani dei membri delle Arti maggiori e medie;
g. laffrancazione dei servi della gleba:
i. motivazioni di natura fiscale: aumento del numero dei contribuenti;
ii. divieto dellimmigrazione in citt per i servi affrancati;
iii. sfruttamento intenso dei contadini liberi da parte dei borghesi.

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