1. Il movimento delle paci di Dio e la nascita della cavalleria:
a. dinamismo economico e necessit di sicurezza; b. continuo stato di guerra; c. problema dei nobili cadetti; d. il movimento delle paci di Dio: i. nascita in Aquitania nel X secolo; ii. partecipazione di vescovi e popolo, ma anche di signori contrari alla violenza; iii. mobilitazione collettiva in difesa dellordine pubblico; iv. primo obbiettivo: protezione di determinate categorie di persone e delle chiese dalle violenze; v. evoluzione del movimento: proibizione delle attivit belliche in determinati giorni; vi. rispetto solo parziale dei divieti; vii. contributo alla legittimazione dellopera, attuata dal potere sovrano, di coordinamento dei poteri locali e di repressione dei disordini; e. i bellatores: i. ideale diffuso dalla Chiesa del cavaliere al servizio dei deboli e della fede cristiana; ii. differenze allinterno del ceto dei bellatores; f. la nobilt: i. presa di coscienza: ceto chiuso, cui si accede per diritto di nascita o volont regia; ii. poteri di comando e privilegi (esenzione, immunit giurisdizionale); iii. tradizione ereditaria di questi caratteri; g. la cavalleria: i. modello comportamentale cavalleresco elaborato in ambiente ecclesiastico; ii. investitura: da rito militare a cerimonia religiosa; iii. adesione allideale cavalleresco di giovani cadetti non sposati; iv. ideale di una vita gioiosa e avventurosa: letteratura cortese; v. fascino dellideologia cavalleresca sulle altre classi sociali e attrazione della borghesia per lo stile di vita nobiliare; vi. permanenza di uno stile di vita violento: milites Christi e indirizzamento della violenza contro gli infedeli in Spagna, Sicilia e Terrasanta. 2. I rapporti feudo-vassallatici come rinnovato strumento di governo: a. tentativo di coordinamento dei poteri locali attraverso le strutture feudali: i. secoli IX-X: feudalesimo e organizzazione militare; ii. secolo XI: strumenti di governo e coordinazione politica; iii. nuove esigenze della societ europea; b. pieno riconoscimento dellereditariet: Constitutio de feudis (Corrado II il Salico, 1037); c. allentamento del legame personale: i. cerimonia dellinvestitura puramente formale; ii. intreccio di rapporti feudali senza alcune riduzione del potere del vassallo; d. esportazione del feudalesimo e sua massima diffusione nei secoli XI-XIII; e. gli aspetti giuridici: i. contributo degli studi sul diritto: Stato come fonde di ogni diritto e di ogni potere; ii. realt politica frammentata; iii. soluzione: feudo oblato (il proprietario dona le sue terre al signore, e le riottiene in feudo, gravate da un limitato obbligo di servizio militare); f. il servizio militare: i. limitazione a un massimo di quaranta giorni; ii. esistenza di feudi sine servitio; iii. sostituzione del servizio militare con una tassa in denaro: feudalesimo da istituzione militare a istituzione politica con vantaggi reciproci (vassallo: rapporto con un potere superiore senza particolari costi; signore: potere non effettivo ma affermazione di superiorit);
g. coordinamento progressivo di tutte le signorie feudali attorno a sovrani, principi o citt:
i. nascita della piramide feudale; ii. presupposto teorico della ricostruzione dello Stato attorno al potere sovrano. 3. Le origini dei Comuni italiani: a. lorganizzazione delle citt: i. presenza di mercanti, artigiani, nobili medi e piccoli titolari di terre vescovili nel contado, spesso con poteri giurisdizionali; ii. vicinanza della nobilt al vescovo e collaborazione nellespletamento delle funzioni pubbliche (giustizia, riscossione delle imposte, manutenzione delle mura e difesa militare); iii. soggetti politici attivi: vescovo, conte, capitolo cattedrale, monasteri urbani; iv. protagonismo della comunit cittadina, b. fattori di mutamento: i. inadeguatezza dellassetto politico al disciplinamento di tensioni sociali e contrasti familiari; ii. incremento quantitativo: crescita demografica; iii. incremento qualitativo: diversificazione delle attivit; iv. immigrazione dalla campagna di contadini e nobili; v. tensioni religiose e politiche legate al movimento di riforma della Chiesa; c. la nascita dei Comuni: i. indebolimento del potere vescovile contestato dai riformatori; ii. desiderio di pacificazione interna; iii. formazione della coniuratio per apporto dei membri del ceto eminente; iv. elezione di una magistratura collegiale, denominata Consolato e formata da esponenti dellaristocrazia feudale, ma anche, in minoranza, da mercanti e professionisti; v. esclusione del popolo; vi. gestione del potere in rappresentanza dellintera citt, non di gruppi ristretti. 4. Il Comune consolare (1080-1180 ca.): a. comparsa della magistratura consolare: 1080-1120; b. iniziativa del ceto aristocratico o, talora, di commercianti e imprenditori; c. denominazione di consulares per famiglie aristocratiche e borghesi: la chiusura dei secoli XII-XIII; d. cura degli interessi di tutta la citt; e. organi di governo: i. Arengo: assemblea generale dei cittadini per i problemi di interesse generale; ii. Collegio dei consoli: potere esecutivo; f. elezione dei consoli: i. durata annuale o semestrale della carica; ii. elezione per acclamazione, poi per due o tre gradi intermedi; g. evoluzione degli organi di governo: i. scomparsa dellassemblea generale; ii. Consiglio maggiore: potere deliberativo; iii. Consiglio minore affiancato ai consoli, a garanzia del predominio dei notabili; h. modalit della nascita dei Comuni: i. definizione parziale delle competenze di Comuni e vescovi o conti; ii. non rivoluzione violenta; iii. ridimensionamento dei poteri vescovili in citt, difesa dei poteri vescovili nel contado; i. i rapporti con il contado: i. possesso di beni nel contado e titolarit di diritti giurisdizionali; ii. spinta del Comune verso il controllo del contado; iii. interessi nel contado di mercanti e artigiani: rimozione degli ostacoli alla circolazione delle merci; iv. proiezione del Comune sullintero territorio diocesano; v. sistematica sottomissione del contado alla fine del XII secolo.
5. Federico Barbarossa (1152-90) e i Comuni italiani:
a. lImpero dopo il concordato (1122): i. perdita del carattere sacro; ii. nuove basi nel diritto romano; iii. definizione dei rapporti feudali; b. i successori di Enrico V (1106-25): i. Lotario di Supplimburgo, della casa di Baviera (1125-37); ii. Corrado III di Hohenstaufen (1137-52); iii. contrapposizione tra guelfi e ghibellini; c. Federico I: i. elezione nel 1152; ii. aiuto dello zio Ottone di Frisinga; iii. progetto di restaurazione dellautorit imperiale; iv. dieta di Costanza (1153): affermazione della necessit della collaborazione tra Impero e Chiesa; v. inviati di Lodi chiedono giustizia contro Milano (1153); vi. progetto di adoperare i legami feudali per disciplinare e coordinare i poteri esistenti, e di recuperare le regalie (giustizia, difesa, imposte); vii. sostegno della cultura giuridica bolognese; viii. prima dieta di Roncaglia (1154): bando contro Milano; ix. incoronazione imperiale e abbattimento del regime riformatore di Arnaldo da Brescia a Roma (1155). 6. Dalla rottura con il papato alla pace di Costanza: a. seconda dieta di Roncaglia (1158): i. partecipazione dei quattro dottori di Bologna; ii. Constitutio de regali bus: battere moneta, nominare magistrati, imporre tasse, pedaggi imposte, riscuotere multe, incamerare patrimoni e difendere propriet pubbliche sono diritti regi; iii. Constitutio pacis: proibizione delle leghe tra citt e delle guerre private; iv. rivendicazione della dipendenza dal re dei distretti pubblici, e necessit del beneplacito dellimperatore per lesercizio di giurisdizioni signorili; b. invio di funzionari imperiali per esigere lomaggio vassallatico dei signori e i tributi dalle citt; c. creazione di un movimento antimperiale: i. adesione di Alessandro III (1159-81) ed elezione da parte di Federico di un antipapa; ii. assedio e distruzione di Milano (1162); iii. nascita di una Lega veronese e di una Lega cremonese; iv. nascita della Lega lombarda a Pontida (1167); v. fondazione di Alessandria; d. rivolta dei feudatari in Germania sotto la guida del guelfo Enrico il Leone; e. lo scontro in Italia: i. sconfitta di Legnano (1176); ii. accordo con Alessandro III: restituzione dei territori e delle regalie alla Chiesa, approvazione degli atti ecclesiastici compiuti in Germania; iii. tregua di Venezia (1177); f. pace di Costanza (1183): i. principio della discendenza dallimperatore di tutti i diritti pubblici; ii. garanzie dellautonomia dei Comuni e riconoscimento delle regalie; iii. indennit una tantum e fodrum da corrispondere allimperatore; iv. possibilit del ricorso al tribunale imperiale contro le sentenze dei tribunali cittadini; v. libera elezione dei magistrati e investitura formale ogni cinque anni. 7. Levoluzione sociale e istituzionale dei Comuni: a. concessioni di Costanza valide solo per i Comuni della Lega, ma presto considerate tali per tutti; b. legittimazione delle autonomie politiche e amministrative; c. impero di Enrico VI (1190-97) e successiva crisi del potere imperiale;
d. regolamentazione dellassetto politico:
i. estromissione del vescovo da ogni giurisdizione civile; ii. dotazione della citt di edifici pubblici a sostituzione di quelli religiosi come centri della politica e dellamministrazione; iii. redazione di Statuti con lapporto di esperti di diritto; iv. sottomissione del contado (fine del XII secolo); v. i detentori di fortezze e giurisdizioni signorili si riconoscono vassalli del Comune; vi. eliminazione con la forza, alleanza o ingaggio militare dei signori riottosi; vii. creazione di borghi franchi e insediamenti fortificati come strumento di controllo di zone di confine con altri Comuni e signorie fondiarie; e. diffusione dei Comuni rurali; f. il podest: i. ascesa delle classi artigianali e mercantili e chiusura del gruppo consolare: contrasti tra nobilt e popolo; ii. presenza di nobili da poco immigrati nel popolo e di mercanti ricchi nella nobilt: conflitto tra detentori del potere e non detentori del potere; iii. lacerazioni allinterno del collegio consolare; iv. scelta di un podest, prima locale e poi forestiero, con potere esecutivo, giudiziario e amministrativo. 8. Le lotte tra nobilt e popolo: a. contrapposizione tra classe di potere e classe in ascesa; b. la nobilt: i. stile di vita aggressivo e violento: le case-torri e le consorterie aristocratiche; ii. riunione dei clan in societates militum; iii. contrapposizione tra guelfi e ghibellini: lotta di potere, non contrapposizione ideologica; c. il popolo: i. presenza di nobili di recente immigrazione o di esponenti della vecchia aristocrazia in contrasto con il proprio ceto o dalla parte del popolo per opportunismo politico; ii. scarsa comunanza di interesse tra mercanti e artigiani; iii. formazione della societas populi sul modello del Comune: coesistenza in citt di pi centri di potere. 9. Il Comune popolare e laffrancazione dei servi: a. fenomeno del fuoriuscitismo e collegamento dei fuoriusciti con Comuni rivali e partigiani rimasti in citt; b. esito delle lotte: presa di potere del popolo e affiancamento della societas populi al Comune; c. assetto politico: i. sistema bicamerale: approvazione dei provvedimenti da parte del Comune e della societas populi; ii. ripartizione del potere esecutivo tra podest e capi del popolo (Priori, espressi dalle Arti maggiori e medie); iii. potere militare ceduto dal podest al capitano del popolo; d. mancata tutela delle classi inferiori: rivolte e loro alleanza con la nobilt; e. leggi antimagnatizie (fine del XIII secolo): i. ordinamenti di giustizia di Giano della Bella a Firenze (1293); f. democrazia comunale: i. mancanza di un grande apparato burocratico e concorso dei cittadini alla gestione del potere; ii. durata bimestrale, semestrale o annuale delle cariche; iii. mancata tutela delle classi povere; iv. potere effettivo nelle mani dei membri delle Arti maggiori e medie; g. laffrancazione dei servi della gleba: i. motivazioni di natura fiscale: aumento del numero dei contribuenti; ii. divieto dellimmigrazione in citt per i servi affrancati; iii. sfruttamento intenso dei contadini liberi da parte dei borghesi.