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Estrazione : 28/01/2015 21:25:26
Categoria : Attualit
File : piwi-9-12-282973-20150128-1884421943.pdf
Audience :
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di
Francesca
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senso e comprensione del presente per l'avvio di un radicale disegno di modernizzazione del nostro
Paese.
Questi sono gli stimoli per chi vuole intraprendere questo percorso sapendo che formarsi su opere
d'arte in una connessione tra arte, scienza e innovazione un impegno non solo di salvaguardia
delle nostra maggiore ricchezza e bellezza, ma anche di un'identit culturale, facendo emergere le
potenzialit del settore con la creativit e l'energia che possono contraddistinguere le nuove
generazioni.
Un impegno, dunque, imprescindibile per la tutela del nostro patrimonio culturale.
I restauratori, attraverso il loro operato, sono chiamati alla corretta e responsabile conservazione
del patrimonio storico-artistico in Italia e nel mondo, assumendosi una responsabilit particolare nei
confronti della societ e delle future generazioni.
Come funziona la professione del restauratore? La professione del restauratore deve puntare a
sottoporre il bene culturale ad un accurato esame per accertarne la tecnica di esecuzione,
riconoscerne i materiali costituenti e verificarne lo stato di conservazione al fine di valutare meglio il
tipo di trattamento cui sottoporlo.
Esiste un Albo dei restauratori? Purtroppo, se pur avviata la riforma della formazione, che permette
ai nuovi laureati di essere direttamente inseriti nell'albo degli esperti del MiBACT, a livello
professionale o meglio per i "vecchi" restauratori il riconoscimento della qualifica ancora in alto
mare.
Il MiBACT ha approvato a maggio 2014 le linee guida applicative dell'articolo 182 del Codice dei
Beni Culturali e del Paesaggio riguardante la disciplina transitoria per il conseguimento delle
qualifiche di restauratore e di collaboratore restauratore di beni culturali.
L'articolo 182 del Codice prevede che la qualifica di restauratore e di collaboratore restauratore di
beni culturali si acquisisca mediante un'apposita procedura di selezione pubblica, da concludersi
entro il 30 giugno 2015.
Le linee guida, adottate, come previsto sentite le organizzazioni imprenditoriali e sindacali pi
rappresentative, costituiscono l'indirizzo interpretativo per la valutazione dei requisiti in possesso
degli operatori interessati, in particolare: dei titoli di studio, delle attivit di restauro svolte e delle
competenze autocertificate.
La procedura per la qualifica di collaboratore restauratore stata avviata nell'ottobre scorso ed
nella fase di selezione, ma quella per la qualifica di restauratore non si sa ancora quando verr
svolta.
Queste selezioni dovrebbero portare alla creazione di un albo di esperti ai quali dovrebbero
rivolgersi in futuro gli enti pubblici per tutti gli interventi di restauro.
Chi si forma nel corso di studi in Conservazione e Restauro ad Urbino ha un collegamento con il
"mondo del lavoro"? Il nostro progetto formativo entra direttamente nel mondo del lavoro ed
sviluppato in collaborazione con le istituzioni religiose, le amministrazioni comunali e la
Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici delle Marche.
Nel progetto di didattica promosso dall'Universit di Urbino con le altre istituzioni, infatti, gli studenti
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devono poter lavorare su opere che per l'80% risultino essere beni culturali.
Questo dimostra che la collaborazione tra istituzioni diverse possibile sviluppando delle azioni
concertate "in economia" per tutelare i beni culturali, in cui anche l'imprenditoria pu esserne parte
attiva.
Quali sono stati i progetti di ricerca pi importanti sostenuti dall'Universit di Urbino? La Scuola di
Urbino ha portato avanti alcuni progetti di ricerca su importanti opere d'arte, fra cui Crivelli, Barocci,
Bosch, Pagani, Mastroianni, Lotto in collaborazione con diverse istituzioni pubbliche e private,
cogliendo appieno la lezione di Giovanni Urbani che intendeva "le strutture di tutela come enti di
ricerca, fondendo le pratiche conservative con la dimensione conoscitiva del patrimonio, con la
pianificazione urbana e del territorio, con lo sviluppo civile".
Il Corso, quindi, si delinea, come una struttura in grado di elaborare strategie di ricerca e di
conservazione programmata del patrimonio culturale e dell'ambiente.
La Scuola prevede la possibilit per gli studenti di partecipare al programma Erasmus? Si e proprio
all'interno del programma Erasmus abbiamo svolto alcune iniziative internazionali.
Questo programma stato sviluppato con le Scuole di restauro a Malta, in Belgio, Portogallo e
Spagna.
Si vedano i progetti COOPERLINK "Un percorso di formazione sulle tecnologie per la
conservazione, il restauro, la valorizzazione e gestione dei beni culturali" in collaborazione con
l'Universit di Beirut in Libano e recentemente il progetto TEMPUS "L'innovation dans la formation
pour les biens culturels : un nouveau curriculum euro-mditerranen pour la prservation de biens
culturels - INFOBC - rforme des programmes d'enseignement" in collaborazione con sette
Universit della Tunisia, con la Francia e la Spagna; progetti che rientrano nell'ottica di questa
riflessione sulla formazione in un ambito euro-mediterraneo dove il nostro "modello" pu essere
messo a confronto con altre realt e in qualche modo "esportato".
Si prospetta per Urbino un ruolo sempre pi centrale nel restauro nazionale e internazionale...
Questa la nostra piccola grande sfida, piccola perch parte da una piccola realt sia territoriale
che universitaria, ma grande perch Urbino si confrontata nel passato con le corti europee e deve
riconfermare questo suo carattere cosmopolita nel panorama internazionale.
Pu raccontarci in cosa consiste il corso in Conservazione e Restauro? Come strutturato? Il corso
si concentra sulle tele e gli apparati lignei o comprende anche dipinti murali e mosaici? L'Universit
degli studi di Urbino aveva gi attivato nel 2001 prima la laurea triennale e poi nel 2004 quella
specialistica per la formazione dei restauratori.
Fin dall'inizio i corsi sono stati caratterizzati da una consistente attivit di laboratorio (circa 50%) per
garantire una formazione in sintonia con le Scuole del MiBAC e secondo un modello poi recepito nel
decreto interministeriale.
Da qui la scelta a trasferire il proprio percorso formativo, finora perseguito, nella nuova tabella del
ciclo unico quinquennale, potenziando le strutture tecnico-didattiche esistenti ed estendendo la
collaborazione con le istituzioni presenti sul territorio, Soprintendenze, Musei, Enti locali.
Il Corso di Studi in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali, attivato nella sua nuova
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