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Facolta di Ingegneria
Dipartimento di Aersopaziale e Astronautica
Praticamente FEMAP
Dispense per il Corso di Laboratorio di Cacolo Strutture
Indice
Indice
iii
Introduzione
1
2
3
2 Il programma FEMAP
2.1 La finestra di dialogo principale . . . . .
2.2 Comandi di gestione del piano di lavoro
2.3 Il file di InPut . . . . . . . . . . . . . .
2.4 Il file di OutPut . . . . . . . . . . . . . .
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38
ii
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INDICE
4 FEMAP 2-D: la piastra
4.1 Le generalit del problema . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4.2 La soluzione analitica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4.3 La modellizzazione con il FEMAP . . . . . . . . . . . . .
4.3.1 La geometria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4.3.2 Definizione degli elementi . . . . . . . . . . . . . .
4.3.3 Individuazione della mesh e creazione del modello
4.3.4 Condizioni di vincolo . . . . . . . . . . . . . . . . .
4.3.5 Imposizione del carico uniformemente distribuito .
4.3.6 Esportazione del modello e sua analisi . . . . . . .
4.3.7 Visualizzazione dei risultati dellanalisi statica . . .
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5 Opzioni di analisi
5.1 Lanalisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5.2 Le richieste di default . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5.3 Impostazioni per analisi con massa concentrata o distribuita
5.4 Impostazioni per analisi modale . . . . . . . . . . . . . . . .
5.5 Visualizzazione delle opzioni di default . . . . . . . . . . . .
5.6 Imposizione di carichi non convenzionali . . . . . . . . . . .
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56
57
57
59
61
63
6 Materiali compositi
64
6.1 Breve introduzione ai materiali compositi . . . . . . . . . . . 64
6.2 Progettazione del materiale composito . . . . . . . . . . . . . 66
6.3 Creazione del materiale composito con FEMAP . . . . . . . . 68
A Elementi finiti
A.1 Elementi monodimensionali
A.2 Elementi bidimensionali . .
A.3 Elementi tridimensionali . .
A.4 Altri tipi di elementi . . . .
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73
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75
75
B Vincoli strutturali
77
B.1 Classiche condizioni di vincolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79
C Definizione del numero di elementi
81
C.1 Metodo di convergenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 82
D Vettore proiezione
86
E I materiali compositi
E.1 Inquadramento del problema . . . . . . . .
E.2 Caratterizzazione microscopica dei materiali
E.3 Percorso metodologico . . . . . . . . . . . .
E.4 Regola delle miscele . . . . . . . . . . . . .
E.5 Applicazione numerica . . . . . . . . . . . .
89
89
90
91
92
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iii
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compositi
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2.1
2.2
2.3
2.4
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13
3.1
3.2
3.3
3.4
3.5
3.6
3.7
3.8
3.9
3.10
3.11
3.12
3.13
3.14
3.15
3.16
3.17
3.18
3.19
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iv
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4.11
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5.2
5.3
5.4
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6.3
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Introduzione
Quello che mi sto accingendo a redigere altro non vuole essere che un diario
di bordo da consultare qualora ve ne fosse bisogno per ritrovare la retta via
in momenti di improvvisa mancanza di orientamento.
Il programma che sto per illustrare altro non `e che un minuscolo pezzo di
un ben pi`
u ampio puzzle che ha nome di Calcolo Strutturale le cui leggi, essendo ben codificate, ci aiutano nella soluzione dei problemi che a noi tutti
si presentano una volta addentrati in questo campo.
Un punto che intendo sottolineare fin da subito `e quello riguardante le competenze di colui che `e seduto di fronte al calcolatore. Utilizzare questo
programma sicuramente non rientra nelle esperienze difficili della vita, anzi
comprese le poche regole che lo governano non ci vuole uno specialista a
svolgere la mera operazione di inserimento dati.
La parte delicata del tutto `e la valutazione dei risultati che il sistema produce, dare un senso a dei numeri, saperli giustificare, valutare la bont`
a e le
patologie di un modello sono imprese che invece implicano una preparazione
che nella fattispecie `e richiesta ad un ingegnere.
Ci`o significa che la seconda parte, quella di analisi dei risultati, `e quello che
gli anglosassoni definiscono il core, il cuore del problema.
Sempre in via del tutto generale intendo puntualizzare che questo non vuole
essere un manuale duso ma semplicemente una serie di note applicative per
mettere ognuno dei lettori nella condizione di muoversi da solo. Verranno
quindi forniti esempi di modellizzazione 1-D e 2-D dato che con elementi
monodimensionali e bidimensionali sono descrivibili la maggior parte delle
strutture di nostro interesse come ad esempio una trave, una piastra e unendo questi due elementi possiamo condurre lo studio di una semi-ala.
Qualora si rasentasse la necessit`a di nozioni teoriche verranno fatti dei brevi
incisi in cui si cercher di dare esclusivamente le informazioni necessarie al
lettore.
Il programma utilizzato sar`a il Femap 8.x sinonimo di Finite Element Method
Aplication dato il metodo numerico adottato; mentre il codice di calcolo sar`a
il Nastran il cui nome `e sinonimo di NASA Structural Analisys essendo stato
sviluppato negli anni Settanta dallo stesso Ente.
Ritengo che siano state date tutte le informazioni necessarie ad inquadrare
lambito in cui ci muoveremo `e giunto il momento di addentrarsi nel vivo
della questione.
Auguro a tutti buon lavoro!
Capitolo 1
1.1
1.2
(1.1)
1
(1.2)
dove [(x, y, z)] sono funzioni continue e [N i (x, y, z)]1 sono funzioni
continue calcolate in ogni nodo dellelemento, con sente di esprimere in
ogni punto lo spostamento allinterno dellelemento in funzione degli
spostamenti nodali. Viene perci`o definita come matrice di interpolazione degli spostamenti nodali (operazione del calcolatore);
1
Si ricorda allattento lettore che questa matrice deve godere delle propriet`
a di Completezza e Compatibilit`
a. Nel caso in cui entrambi questi due requisiti fossero presenti si
direbbe che la matrice e quindi lelemento da essa descritto sarebbero Conformi.
(1.3)
(1.4)
L =
{}T {}dV
(1.5)
L = {}T
ma sapendo che
si ottiene quindi che
(1.6)
L = {}T {R}
(1.7)
(1.8)
Capitolo 2
Il programma FEMAP
2.1
Introduciamo il preprocessore FEMAP dai rudimenti in modo che vi sia confidenza con lo strumento e ci si possa dedicare unicamente allapprendimento
e allutilizzo dello stesso relativamente agli scopi del corso.
Nella seguente Fig. 2.1 si ha la schermata iniziale del FEMAP con i relativi
comandi distribuiti perimetralmente rispetto al piano virtuale di lavoro.
2.2
Per migliorare le caratteristiche di visualizzazione durante la fase di lavoro sul modello `e utile inserire il comando di rendering dellimmagine
in modo tale da poter posizionare loggetto in qualsiasi orientazione
dellimmagine senza dover eseguire nessun comando. Per fare ci`o si
esegue tale procedura:
1. Sulla 1barra dei comandi principali cliccare su View e selezionare Select;
2. Nel box Model Style selezionare o verificare che sia presente
lopzione rendering;
3. Scegliere Ok per confermare le impostazioni date e per uscire dal
box di dialogo;
` possibile snellire la procedura esposta premendo il tasto F5 e
E E
arrivare direttamente al punto 2.
8
2.3
Il file di InPut
Una volta creato il modello in tutte le sue parti e deciso quale sar`a il tipo di
analisi da condurre avremo bisogno di creare il file di InPut contraddistinto
dalle possibili estensioni .nas, .dat, .bdf che verr`
a fornito al NASTRAN per
eseguire la fase di calcolo.
` quindi importantissimo gestire tale file perche allinterno di esso vi `e riporE
tato tutto quello che `e il modello in tutte le sue caratteristiche strutturali,
di materiali etc...
Per meglio comprendere ci`o di cui stiamo parlando andiamo a introdurre un
tipico esempio di file .nas relativo ad un problema di una trave incastrata
ad una estremit`a sottoposta ad un carico concentrato trasversale applicato
allestremo libero, il cui listato viene riportato in Fig. 2.2.
Si ricorda al lettore che esistono due fondamentali tipi di problema, quello di autovalori, che prende in considerazione caratteristiche intrinseche del sistema come ad esempio
unanalisi modale; e problemi di risposta che valutano la risposta della struttura in particolari condizioni di carico.
10
2.4
Il file di OutPut
Wx
{W } =
Questa definizione porta in campo modale ad una sovrastima delle frequenze e ci`
o `e dovuto
al metodo di discretizzazione adottato. Un esempio di ci`
o potrebbe essere quello espresso
da
156 22l
54
13l
2
2
Al 22l
4l
13l
3l
[M ] =
(2.2)
54
13l
156 22l
420
2
2
13l 3l
22l
4l
Massa concentrata: si presenta come un metodo assai semplice ripartendo in parti uguali
la massa rispetto ai nodi presenti nel modello strutturale, tenendo anche conto dei termini
legati allinerzia rotatoria. Tale metodo porta ad una sottostima delle frequenze in campo
modale e ci`
o `e ovviamente dovuto al tipo di approssimazione che viene introdotta. Un
esempio di tale matrice potrebbe essere il seguente
1
Al 0
[M ] =
0
2
0
11
0
l
12
0
0
0
0
1
0
0
0
0
l
12
(2.3)
punto 5.
Si `e gi`a ribadito pi`
u e pi`
u volte limportanza del saper leggere le informazioni
che vengono prodotte dal codice di calcolo NASTRAN, in quanto esse ci permettono di conoscere le caratteristiche della nostra struttura sia in termini
di risposta al campo di sollecitazioni, sia di risposta modale sia in termini
di caratteristiche intrinseche alla struttura stessa.
Relativamente a questultimo aspetto mi vorrei soffermare ad analizzare una
parte molto importante del file di OutPut ovvero quella che viene indicato
come OUTPUT FROM GRID POINT WEIGHT GENERATOR.
Prima di iniziare a commentare e discutere questa sezione del file contenenti
i risultati dellanalisi preferisco introdurre immediatamente un estratto dei
risultati, riportato in Fig. 2.4, in modo da avere sotto gli occhi ci`o di cui si
sta parlando.
La descrizione di questo estratto del file di OutPut verr`
a effettuata spiega-
Iij =
Aij
l2 dAij
i, j = x, y, z
(2.4)
13
riportato
(2.5)
i termini sulla diagonale principale si ricorda che afferiscono ai momenti di inerzia principali; mentre i termini fuori diagonale sono detti
prodotti di inerzia. Questa matrice gode della propriet`a di simmetria
e in base a ci`o si deduce che nel caso pi`
u generale essa annovera solo
sei coefficienti incogniti, i tre della diagonale principale e i tre termini
sottostanti o sovrastanti ad essa.
Come si pu`o osservare nella matrice riportata vi sono casi in cui essa ha
come unici termini diversi da zero i coefficienti della diagonale principale, ci`o significa che essa non solo `e la matrice inerziale, ma `e la
matrice dei momenti principali di inerzia, essi sono i massimi valori di
inerzia della struttura.
Se si pensa alle caratteristiche della struttura sottoforma di autovalori,
considerando quindi il problema det([A] [I]) = 0 , i tre momenti
Ixx , Iyy ed Izz rappresentano proprio i tre autovalori della struttura
essendo i coefficienti del polinomio caratteristico
p() = ( Ixx ) ( Iyy ) ( Izz )
(2.6)
Sij =
Aij
ldAij
i, j = x, y, z
(2.7)
Si ricorda che condizione per cui una matrice `e definita positiva `e che rispetti il Criterio
di Sylvester ovvero det([Dk ]) > 0con k = 1, 2, ..., n dove i Dk sono i minori di testa della
matrice [D] .
14
Wx
{W } =
(2.8)
16
Capitolo 3
Impostazioni generali
17
Iy =
z 2 dA =
b h3
= 31.25 1012 m4
12
(3.1)
w(0) = 0
dw(x)
dx = 0
(3.2)
d2 w(x)
dx2
d3 w(x)
dx3
=0
= P
(3.3)
Per completare il quadro della situazione manca ora da definire il materiale che intendiamo utilizzare nella progettazione della nostra trave. Essendo aeronautici utilizzeremo una classica lega leggera aeronautica le cui
propriet`a meccaniche sono riportate nella seguente Tab. 3.1 Si presti attenCaratteristica
Denominazione
Tipo materiale
Modulo di Young E (GP a)
Coefficiente di Poisson
Densit`a (kg/m3 )
Valore
AA 2024-T4
Isotropo
72.4
0.33
2770
prendere in considerazione.
A fini del tutto accademici introduciamo ora la risoluzione del problema
proposto prima con il metodo analitico e poi con il metodo FEM.
3.2
d2
d2 w(x)
E(x)I
(x)
= p(x)
y
dx2
dx2
(3.4)
=
=
=
w(x) =
1
EIy
2
1
x+
EIy
EIy
1 x2
2
3
+
x+
EIy 2
EIy
EIy
1 x3
2 x 2
3
4
+
x+
EIy 6
EIy 2
EIy
EIy
(3.6)
(3.7)
(3.8)
(3.9)
(3.10)
2 = P L
(3.11)
3 = 0
(3.12)
4 = 0
(3.13)
Se andiamo a sostituire i coefficienti nelle Eqq. 3.6, 3.7, 3.8 e 3.9 avremo a
disposizione la soluzione analitica completa che ci permetter`a di valutare i
risultati ottenuti con il metodo FEM valutandone anche le caratteristiche
19
di calcolo.
d3 w(x)
dx3
d2 w(x)
dx2
dw(x)
dx
P
EIy
P
PL
=
x+
EIy
EIy
2
x
P
PL
x
=
+
EIy 2
EIy
x3
P
P L x2
w(x) =
+
EIy 6
EIy 2
=
(3.14)
(3.15)
(3.16)
(3.17)
Al fine di completare il nostro studio andiamo a valutare spostamenti e rotazioni in tre punti della nostra trave, i valori relativi sono stati riportati
nella seguente Tab. 3.2 In campo ingegneristico si sa che i numeri convinGrandezza
Spostamenti (m)
Rotazioni (deg)
Momento (N m)
Taglio (N )
x=0
0
0
-0.44199
0.44199
x = 0.5L
-0.046041
9.4965
-0.22099
0.44199
x=L
-0.14733
12.662
0
0.44199
Taglio
Forza N
2
1
0
1
0.1
0.2
0.3
0.4
0.5
Luce . m
Momento
0.6
0.7
0.8
0.9
0.1
0.2
0.3
0.4
0.5
Luce . m
Rotazione
0.6
0.7
0.8
0.9
0.1
0.2
0.3
0.4
0.5
Luce . m
Spostamento
0.6
0.7
0.8
0.9
0.1
0.2
0.3
0.4
0.5
Luce . m
0.6
0.7
0.8
0.9
Momento Nm
0.5
Angolo
15
10
5
Spostamento m
0
0.05
0.1
0.15
0.2
3.3
Digitally FEMAP
Dopo aver dato una soluzione analitica del problema proposto cerchiamo di
risolverlo utilizzando programmi che ci siamo riproposti di imparare ad utilizzare, ovvero il FEMAP in un primo ed ultimo momento ed il NASTRAN,
tralasciando come gi`a accebnnato i problemi di ordine teorico che hanno
avuto ampio spazio di espressione poche righe prima.
3.3.1
21
1. Aprendo il men`
u File della 1Barra di Comando, vede Cap. 2,
2.1, scegliere Salva con nome o semplicemente premere il tasto F4
e salvare il file nella cartella precedentemente predisposta ad accogliere
i file di lavoro. Tale file avr`
a come estensione .mod, nel nostro caso il
file sar`a trave.mod;
2. Dopo aver fatto tale operazione confermare il comando dato cliccando
sul pulsante Save, come mostrato in Fig. 3.3;
3.3.2
22
1. Dal men`
u Geometry scegliere lopzione Curve-Line;
2. Dal men`
u a tendina selezionare Projects Points. Tale scelta `e basata
su un metodo del tutto generale dato che lo stesso risultato potremmo
ottenerlo utilizzando anche il comando Horizontal...;
3. Nel box di dialogo Locate - Enter First Location for Projected
Line inserire le coordinate del punto A e confermare le impostazioni
date cliccando sul pulsante OK;
4. Ripetere le operazioni fatte al punto 2 per linserimento del punto B
allinterno del box Locate - Enter First Location for Projected
Line, come mostrato in Fig. 3.4;
3.3.3
Il materiale usato
3.3.4
Siamo cos` giunti alla determinazione del tipo di elementi che dovranno rappresentare la nostra struttura. Sicuramente questa `e una delle fasi che pi`
u
24
26
3.3.5
3.4
Abbiamo raccolto tutti gli elementi per la creazione del modello che ci eravamo prefissi di realizzare allinizio del paragrafo. Dobbiamo adesso mettere insieme le diverse tessere che costituiscono il mosaico nella sua interezza.
27
28
3.4.1
3.4.2
2. Inserire il nome del set di carico che si sta per inserire nello spazio
contraddistinto dalla sigla Title, nel nostro caso il nome sar`a Carico
Concentrato;
3. Immesso il nome del set scegliere OK per proseguire oltre;
4. Selezionare con il puntatore del mouse il nodo delle estremit`a destra
della trave, posizione in cui si vuole applicare il carico concentrato (se
tutto stato fatto correttamente questo nodo dovrebbe essere il numero
26);
5. Scelto tale nodo cliccare su OK per continuare;
6. Nella lista delle possibili applicazioni di carico individuare e selezionare
lopzione relativa alle forze denominata Force;
7. Avendo scelto la modalit`a di individuazione del vettore di carico come
Componets allinterno della sezione Direction vi `e la possibilit`a di
immettere le componenti del vettore Force lungo x, y e z allinterno
dello spazio denominato Load . Nel nostro caso lunica ad interessarci
sar quella lungo y di modulo |F~y | perche diretta verso il basso, come
del resto `e osservabile in Fig. 3.12;
32
3.5
Avendo completato la descrizione del modello siamo ora pronti per affrontare
la vera fase di analisi. Secondo lo schema di massima seguito fin dal principio si deve creare il file di inPut, il file .nas, o .dat che verr`
a letto dal codice
NASTRAN per essere poi elaborato e da cui sar`a originato il file di OutPut
.f06.
Poniamo in evidenza le nostre richieste relativamente al modello ed in particolare si ricercano tutte le componenti di spostamento, rotazione, stress
dellintero modello con unanalisi di tipo statico.
Vediamo ora come arrivare ad ottenere tali risultati.
1. Dopo aver salvato il documento ed essersi assicurati il lavoro fin qui
svolto selezionare Export dal men`
u File;
2. Una volta aperto il men`
u Export selezionare Analysis Model...;
3. Nella finestra che si apre cliccare sul pulsante Manually Create
Analysis Model;
4. Allinterno del box di dialogo selezionare Static nel campo relativo a
Type ed individuare il nucleo di calcolo di cui si dispone nellambito
del NASTRAN, noi prenderemo in considerazione lMSC.NASTRAN,
di aiuto pu`o essere la seguente Fig. 3.13;
5. Effettuare questa ulteriore scelta confermare cliccando su OK;
6. A questo punto occorre individuare un nome da attribuire al file .nas,
che nel nostro caso sar`a TraveStat e confermare con OK;
7. Nella finestra Nastran Analysis Control si deve selezionare lopzione
2. Displacement and Stresses allinterno della regione dedicata alle
Output Requests nella sezione Output Types;
8. Una volta fatto ci`o cliccare sul pulsante Advanced;
9. Selezionare la versione del NASTRAN di cui si dispone nel campo
relativo ad Nastran Version e poi cliccare su OK;
10. Allinterno della successiva finestra che si apre selezionare lopzione 2.
Print and PostProcess allinterno del campo Output Requests,
come mostrato in Fig. 3.14;
33
34
11. Avendo seguito tutte le istruzioni fin qui date selezionare OK e allapertura
della successiva finestra confermare con OK;
12. Se tutto ha funzionato correttamente devono apparire le scritte: 1
Constrain Set(s) Translated - 0 Constrain Equation(s) Translated
- 1 Property(s) Translated element - 1 Material(s) Translated 26 Node(s) Translated - 25 Element(s) Translated allinterno della
Barra dei comandi (identificata con il numero 4 nel Cap. 2, 2.1).
Abbiamo cos` creato il file TtraveStat.nas che se aperto con il blocco note
avr`a la struttura descritta nel Cap. 2, 2.3.
Loperazione che segue `e quella dellanalisi da parte del processore NASTRAN.
Eseguire il processore e ricercare il file TraveStat.nas allinterno della
cartella in cui risiede il file .mod, ricordando si selezionare come tipo di
file All files.
Una volta individuato tale file fare click su Apri e successivamente su Run.
Una volta che il processore avr`
a terminato lanalisi si udir`a un caratteristico
Beep emesso dallunit`a centrale del calcolatore, che avvertir`
a dellavvenuto
completamento della fase di calcolo.
La prima operazione che si deve aver cura di eseguire `e il controllo degli
errori. A tale proposito aprire il file TraveStat.f06 con un opportuno
programma, ad esempio il Blocco Note e ricercare le parole FATAL MESSAGE . Nel caso esse non siano presenti si pu continuare nellanalisi dei
risultati.
3.6
35
3.7
3.8
Analisi modale
Nel caso in cui si voglia eseguire un tipo di analisi che sia di tipo modale,
tipicamente rivolta alla determinazione delle frequenze proprie di vibrazione
e alle deformate modali, dovremo richiedere al processore una differente
analisi.
Per quanto riguarda il modello non ci sono cambiamenti di sorta.
Se pensiamo a come `e definito un problema di autovalori nella sua accezione pi`
u generale
+ [D]{}
+ [K]{} = 0
[M ]{}
(3.18)
EI4
AL4
(3.19)
dove i coefficienti sono ottenuti come autovalori del polinomio caratteristico associata allequazione della dinamica e risultano essere pari a Grazie
n
1
2
3
4
5
>5
1.87510407
4.69409113
7.85478744
10.99554073
14.13716839
(2n 1) /2
1.8751
4.6941
7.8548
10.996
14.137
17.279
20.42
23.562
26.704
29.845
n (rad/s)
25.945
162.6
455.28
892.16
1474.8
2203.1
3077.1
4096.7
5261.9
6572.9
T (s)
0.24217
0.038643
0.013801
0.0070427
0.0042604
0.002852
0.0020419
0.0015337
0.0011941
0.00095593
fn (Hz)
4.1293
25.878
72.459
141.99
234.72
350.63
489.73
652.01
837.46
1046.1
sinh() sin()
(sinh()sin()) (3.20)
cosh() + cos()
Nella seguente Fig. 3.18 sono riportate le deformate modali dei primi cinque
modi fuori del piano in termini adimensionali ovvero non per lo specifico
problema ma come autofunzione del problema generale. Una volta compiuta
Deformate modali analitiche della trave INCASTROLIBERA
2.5
2
1.5
1
0.5
0
0.5
1
1st mode
2nd mode
3rd mode
4th mode
5th mode
1.5
2
2.5
0.2
0.4
0.6
0.8
Ascissa non dimensionale della trave
Capitolo 4
Lobiettivo che ci eravamo preposti di raggiungere con laiuto di questo libercolo era quello gettare le basi per lutilizzo del programma FEMAP sia
riguardo a problemi monodimensionali che a problemi bidimensionali.
Il caso monodimensionale ha ricevuto ampia trattazione nellambito del Cap.
3, `e venuto ora il momento di trattare il caso in cui le dimensioni caratteristiche del problema in esame siano due.
Introduciamo le caratteristiche del problema in modo che le parole siano
messe da parte dai fatti.
Loggetto del nostro studio sar`a una piastra che rispetta le ipotesi di Kirchhoff relativamente allo spessore e al valore delle deformazioni registrate,
vediamo quindi concretamente quanto rappresentato nella seguente Fig. 4.1
Come si pu`o intuire dalla rappresentazione la piastra ha caratteristiche vin-
x = 0, a
(4.2)
y = 0, b
(4.3)
4.2
La soluzione analitica
Grazie alla particolare caratterizzazione vincolare e al tipo di carico applicato `e possibile risolvere il problema generale della piastra di equazione
D4 w(x, y) = p(x, y)
(4.4)
Et3
12(1 2 )
(4.5)
amn sin
m=1 n=1
ny
mx
sin
a
b
(4.6)
sin ny
16p0 X
1 sin mx
a
b
w(x, y) =
h
2 i2
D 6 m=1 n=1 mn
m2
n
+
a2
43
b2
(4.9)
n
X
16p0 X
1 sin m
2a sin 2b
(4.10)
w(x, y) =
h i
D 6 m=1 n=1 mn m2 + n2 2
a2
b2
n
16 X
1 sin m
2a sin 2b
w(x, y) =
D 6 m=1 n=1 mn [(m2 ) + (n2 )]2
(4.11)
n
1
3
1
3
w (105 m)
7.6814
7.5790
7.4766
7.4801
44
4.3
4.3.1
La geometria
La creazione della geometria `e una operazione assai semplice che porta alla
costruzione del piano medio rapprepresentativo della nostra piastra. Per
eseguire tale operazione vi sono differenti strade che sono equipollenti come
risultato, ma non sono equivalenti dal punto di vista della pulizia mentale
che implicano.
Per limitare al massimo la confusione che si potrebbe creare il testa al lettore
seguir`o la strada che a mio personale avviso `e la migliore, il lettore in seguito
con laumentare dellesperienza scoprir`a e sceglier`a quella a lui pi`
u consona
vedendo e verificando lequivalenza delle strade possibili.
Per creare la geometria in questione facciamo un attimo il punto su quelle
che sono le caratteristiche geoemtriche ovvero individuiamo i vertici della
piastra. Facendo questa semplice operazione otteniamo che
A A(0; 0)
B B(1; 0)
C C(1; 1)
D D(0; 1)
le co-ordinate cos` trovate saranno quelle necessarie per individuare i vertici della piastra all interno delsoftware FEMAP. La procedura che si divr`a
seguire `e quella qui di seguito riportata:
1. Dal men`
u Geometry selezionare il comando Surface e successivamente dal sottomen`
u scegliere il comando Corners;
2. Seguendo le richieste del box di immissione dati Locate - Enter First
Corner of Surface immettere progressivamente i quattro vertici A,
B, C e D;
3. Al termine dellinserimento la superficie verr`
a creata sul piano di lavoro e selezionerete Cancel per abbandonare il comando. Avrete cos`
ottenuto lo stesso risultato mostrato in Fig. 4.2.
45
4.3.2
46
4.3.3
Migliorare la visualizzazione:
1. Premere il tasto F6 e selezionare Labels, Entities and Color
nel sotto-spazio Category;
48
49
4.3.4
Condizioni di vincolo
50
che segue;
7. Confermare le impostazioni cliccando su OK e abbandonare il comando con Cancel.
4.3.5
52
4.3.6
53
4.3.7
Una volte eseguita lanalisi del modello ed aver controllato che tutto sia
in ordine, importare il file dei risultati PIASTRA STAT.f06 secondo la
procedura gi`a spiegata nel Cap. 3, 3.5 e procedere alla visualizzazione dei
risultati secondo la procedura illustrata nel Cap. 3, 3.6.
Ci`o che otterremo `e il seguente stato di deformazione, visibile in Fig. 4.10.
La cosa molto importante `e quella di andare a leggere il massimo spostamento registrato e confrontarlo con quello trovato per via analitica.
Se andiamo a leggere il wmax (x, y) vediamo che esso `e registrato al cen-
55
Capitolo 5
Opzioni di analisi
5.1
Lanalisi
56
Queste richieste sono gi`a inserite nel file di InPut al NASTRAN che noi
creiamo, basta semplicemente richiederne la visualizzazione.
Vi sono richieste e fasi di calcolo che invece devono essere impostate dalloperatore
e solo una volta che sono state esplicitamente codificate possono essere ottenute dallutente.
Questo capitolo quindi si ripropone di illuminare in merito a tutte queste
potenzialit`a in modo che esse possano essere gestire facilitando il compito
di analisi del progettista.
5.2
Le richieste di default
5.3
58
5.4
59
un punto di vista di modifica delle informazioni contenute. Talvolta modificare delle propriet`a del modello agendo sul software FEMAP pu`o essere
unoperazione complessa e dispendiosa da un punto di vista di tempo, si
ricorda infatti che si possono realizzare modelli di elevata complessit`a.
Agire sul file di analisi pu`o essere un metodo rapido e veloce per ottenere
gli stessi risultati in modo sicuro controllando in modo attento ci che si sta
` possibile modificare non solo le impostazioni dellanalisi richiesta
facendo. E
ma anche il modello, basta agire nel modo giusto, nel posto giusto. Invitiamo pertanto a saper dominare in maniera agevole tale file in previsione di
applicazioni future.
5.5
62
Quanto visibile in Fig. 5.4 sar`a quello che avrete ottenuto e potrete leggere
gli sforzi sulla scala cromatica posta alla sinistra dello schermo.
5.6
63
Capitolo 6
Materiali compositi
6.1
64
fetta continuit`a materica tra la fibra e la matrice; non essendo cos ed essendo
presente quella che viene indicata come interfaccia si vengono a creare problemi legati a questa discontinuit`
a come ad esempio il pull-out delle fibre o la
presenza di campi tensionali che tendono a far separare la fibra dalla matrice
portando al collasso il componente.
Detto ci`o e inquadrato brevemente alcune delle principali problematiche correlate allutilizzo dei materiali compositi, mi sembra interessante andare a
considerare il metodo di studio degli stessi.
Data la multifasicit`a del composto materico `e intuibile che si deve parlare
di materiali che sono ben lontani dal comportamento isotropico. In realt`a
`e difficile parlare anche di materiali ortotropo 2-D o 3-D si dovrebbe parlare quindi di materiali anisotropi. Ricorrere a questo tipo di trattazione
sarebbe molto dispendioso e poco proficuo, si formula dunque una ipotesi
che semplifica enormemente la trattazione.
Lipotesi che viene fatta `e quella di considerare la singola fibra come cilindrica (in realt`a non lo `e poiche si tratta di un migliaio di filamenti ritorti che
non danno una sezione regolare) avvolta da uno strato uniforme di matrice
che bagna completamente la fibra (in realt`a data la irregolarit`a della sezione
di fibra la resina bagna solo una parte del rinforzo). In tal modo si `e ottenuto
un elemento rappresentativo di volume che se preso come elemento base permette di formulare delle approssimazioni e delle equazioni che descrivono il
materiale come se esso fosse ortotropo 2-D. Le due direzioni preferenziali
che si individuano sono quelle parallele allasse del cilindro di fibra e quella
trasversale al suddetto asse.
Si ottiene quindi quanto `e di seguito rappresentato in Fig. 6.1.
Con queste ipotesi si pu`o impostare lo studio delle caratteristiche mecca-
6.2
Per poter definire un esempio la cui comprensibilit`a sia semplice e al contempo sia significativo ai nostri fini si deve cercare di scegliere un caso le
cui caratteristiche siano note a priori. A tale scopo prender`o come sistema
strutturale il caso della struttura bidimensionale trattato in precedenza in
modo tale che si possano confrontare a posteriori i risultati e giudicarne con
cognizione la bont`a di soluzione.
Ricordando brevemente i dati del problema avremo che la piastra possiede
le seguente caratteristiche geometriche:
a=1 m
b=1 m
66
t = 0.002 m
Una volta ricordate tali caratteristiche possiamo passare alla fase modellistica ricordando che del problema di cui al Cap. 4 stiamo trattando la
descrizione del materiale costitutivo di cui al paragrafo 4.3.2.
Prima operazione che si deve effettuare per descrivere un laminato composito `e quella di decidere in modo razionale i materiali costituenti.
La piastra in materiale composito che si vuole creare sar`a costituita da una
matrice epossidica e fibra di carbonio. Una volta individuato il materiale a
livello di classe di appartenenza bisogna decidere con precisione quale, tra i
tanti disponibili in commercio, si dovr utilizzare.
Alla luce delle considerazioni fatte ho scelto il seguente materiale HS/Ep. Si
tratta di una fibra ad alta resistenza Hight Strenght in matrice epossidica. Di
questi due elementi si conoscono dalla letteratura le caratteristiche meccaniche riferite ai due componenti isolati, si devono perci`o calcolare le caratteristiche del materiale finale che verr`
a utilizzato per comporre le singole
lamine di cui si comporr`a la piastra in studio.
Riportiamo qui a seguire le caratteristiche meccaniche per ognuno dei due
materiali introdotti.
Fibra di carbonio
- Denominazione: T500 (HS)
- Modulo di Young E11 : 235 GP a
- Modulo di Young E22 : 15 GP a
- Coefficiente di Poisson 12 : 0.29
- Coefficiente di Poisson 21 : 0.49
- Modulo di Taglio G12 : 24 GP a
- Modulo di Taglio G21 : 5 GP a
- Densit`a : 1744 kg/m3
Matrice epossidica
- Denominazione: Courtaulds 3501
- Modulo di Young E: 4.1 GP a
- Coefficiente di Poisson : 0.39
- Modulo di taglio G: 1.6 GP a
- Densit`a : 1280 kg/m3
Si noter`a immediatamente come per la fibra di rinforzo ci sia una maggiore ricchezza di dati, ci`o si deve attribuire al fatto che la matrice `e stata
modellizzata come materiale di per se isotropo; mentre il rinforzo `e stato
modellizzato come materiale ortotropo 2-D. Lunione di queste due fasi dar
luogo ad un materiale bifasico ortotropo 2-D.
67
6.3
Senza soffermarsi ulteriormente sulle procedure che precedono la determinazione del materiale iniziamo a creare il nostro materiale composito seguendo
la qui descritta procedura.
1. Dal box di dialogo Model scegliere lopzione Material;
68
70
72
Appendice A
Elementi finiti
Come `e stato gi`a detto nei precedenti capitoli la scelta del tipo di elemento
opportuno nella descrizione del modello utilizzato per condurre lanalisi
pregiudica la correttezza della descrizione. Una volta individuato la classe
dellelemento, monodimensionale o bidimensionale o tridimensionale, `e auspicabile scegliere anche il pi`
u adeguato elemento al fine di raffinare sempre
pi`
u la capacit`a rappresentativa della realt`a.
Ogni singolo tipo di elemento ha delle sue peculiarit`a ben precise che minimamente lanalista deve conoscere per poter operare una scelta cosciente e
quindi corretta. A tal proposito riporto qui di seguito i diversi tipi di elemento suddivisi in base alle loro caratteristiche geometriche di appartenenza.
A.1
Elementi monodimensionali
` il pi`
ROD: E
u semplice elemento 1-D che si possa avere. Esso ha
la capacit`a di descrivere fenomeni legati alle sollecitazioni assiali e
torsionali quindi tipicamente utilizzato per descrivere strutture di tipo
reticolare;
TUBE : Elemento con caratteristiche affini a quelle del ROD caratterizzato da una sezione chiaramente di tipo circolare che condiziona il
calcolo delle rigidezze assiali e torsionali in quanto computate in base
a diametro e spessore;
BAR: Tale tipologia di elemento `e quello che risponde in pieno alle
ipotesi della teoria classica delle travi, le sue caratteristiche di mantengono costanti e ha come caratteristica la coincidenza dellasse elastico con lasse neutro. Presenta capacit`a descrittiva di fenomeni sollecitazionali assiali, torsionali e flessionali oltre alla possibilit`a di risentire dei fenomeni legati alle forze di taglio lungo due direzioni reciprocamente normali. Non presenta per`o capacit`a descrittiva rispetto ai
73
A.2
Elementi bidimensionali
74
SHEAR: Ultimo degli elementi bidimensionali concentra la sua capacit`a descrittiva nellambito delle forze di taglio allinterno dellelemento.
Gli elementi SHEAR sono tipicamente adottati in campo aeronautico
perche ideali per descrivere comportamenti a piastra o a guscio rinforzato.
A.3
Elementi tridimensionali
A.4
CONM2 : Se si necessita inserire momenti e prodotti di inerzia concentrati relativi a particolari nodi allora `e il caso di utilizzare questo
ultimo tipo di elemento che il codice NASTRAN mette a disposizione.
76
Appendice B
Vincoli strutturali
Quando si parla di vincolo strutturale abbiamo gi`a ricordato che vogliamo
riferirci ad un dispositivo meccanico in grado di limitare i gradi di libert`a
della nostra struttura. Quando si parla di gradi di libert`a intendiamo riferirci
agli spostamenti e alle rotazioni che il corpo pu`o compiere nello spazio tridimensionale.
Riferendoci ad un corpo in uno spazio 3-D avremo 6 gradi di libert`a di questo
corpo, tre relativi allo spostamento e 3 relativi alle rotazioni. Avremo quindi
relativamente agli spostamenti
u(x)
{s} =
v(y)
w(z)
(B.1)
(x)
{r} =
(y)
(z)
(B.2)
77
Sigla
1
2
3
4
5
6
Descrizione
vincolo alla
vincolo alla
vincolo alla
vincolo alla
vincolo alla
vincolo alla
78
Descrizione
Translation along axis 1
Translation along axis 2
Translation along axis 3
Rotation about axis 1
Rotation about axis 2
Rotation about axis 3
DOF corrispondente
1
2
3
4
5
6
B.1
In questo paragrafo sono riportate le condizioni classiche di vincolo che comunemente possono essere individuate in un problema strutturale. Al fine
di facilitare la gestione e la padronanza del programma riporto qui di seguito le diverse possibilit`a di vincolo e le relative indicazioni che devono
79
80
Appendice C
(C.1)
nN
(C.2)
nN
(C.3)
81
C.1
Metodo di convergenza
La strada per la risoluzione della questione precedentemente posta in evidenza `e indicata dal cosiddetto Metodo di convergenza. Questo metodo pu`o
avere sia un approccio di tipo statico, basato sulla risposta ad una certa sollecitazione, sia un approccio di tipo modale, basato quindi sulle frequenze di
vibrazione propria della struttura, che ricordiamo essere una caratteristica
intrinseca.
Pensando a strutture di medio alta complessit`a il Metodo di convergenza
statico implica una molteplicit`a di operazioni che accrescono la complessit`a
realizzativa del modello. Ad esempio si potrebbe avere a che fare con distribuzioni di carico complesse.
Per semplificare il problema si ricorre al Metodo di convergenza modale.
Essendo un approccio in frequenza non vi `e necessit`a di imposizione delle
condizioni di carico per cui una volta creata la geometria ed il modello, ed
imposti i vincoli saremo pronti per eseguire lanalisi di convergenza modale.
Riportiamo di seguito un esempio di analisi legato ad una trave con condizioni destremit`a di incastro-libera discretizzata dapprima con 5 elementi,
poi con 10, 15, 20, 25 ed infine 100.
Creato il modello si `e richiesto al codice NASTRAN di estrarre le prime
20 frequenze in tutti e 6 i casi. Avendo sotto mano i file di OutPut si `e
andati a confrontare le frequenze e si `e calcolata la variazione e la variazione
percentuale. I risultati ottenuti sono i seguenti esposte in Tab. C.1.
N
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
6 nd.
2,438E+00
4,058E+00
1,464E+01
2,437E+01
3,951E+01
6,575E+01
7,374E+01
1,080E+02
1,227E+02
1,797E+02
1,273E+03
3,694E+03
5,754E+03
7,250E+03
8,037E+03
*********
*********
*********
*********
*********
11 nd
2,47E+00
4,11E+00
1,53E+01
2,55E+01
4,25E+01
7,07E+01
8,23E+01
1,35E+02
1,37E+02
1,98E+02
2,24E+02
2,71E+02
3,30E+02
3,49E+02
4,20E+02
4,51E+02
4,70E+02
5,79E+02
6,97E+02
7,81E+02
16 nd.
2,478E+00
4,124E+00
1,545E+01
2,571E+01
4,307E+01
7,167E+01
8,399E+01
1,382E+02
1,397E+02
2,053E+02
2,298E+02
2,851E+02
3,415E+02
3,769E+02
4,740E+02
4,797E+02
5,915E+02
6,264E+02
7,088E+02
7,969E+02
21 nd.
2,480E+00
4,128E+00
1,550E+01
2,579E+01
4,328E+01
7,203E+01
8,459E+01
1,394E+02
1,407E+02
2,077E+02
2,320E+02
2,892E+02
3,454E+02
3,838E+02
4,809E+02
4,911E+02
6,106E+02
6,378E+02
7,418E+02
8,158E+02
26 nd.
2,481E+00
4,130E+00
1,552E+01
2,583E+01
4,339E+01
7,220E+01
8,487E+01
1,400E+02
1,412E+02
2,088E+02
2,330E+02
2,911E+02
3,473E+02
3,867E+02
4,840E+02
4,956E+02
6,176E+02
6,428E+02
7,523E+02
8,235E+02
82
101 nd.
2,483E+00
4,132E+00
1,556E+01
2,589E+01
4,356E+01
7,248E+01
8,534E+01
1,410E+02
1,420E+02
2,106E+02
2,346E+02
2,941E+02
3,503E+02
3,915E+02
4,891E+02
5,027E+02
6,277E+02
6,507E+02
7,666E+02
8,353E+02
10
12
14
16
18
20
14
16
18
20
14
16
18
20
14
16
18
20
14
16
18
20
10
12
10
12
10
12
10
12
10
12
14
16
18
20
16
18
20
16
18
20
16
18
20
16
18
20
10
12
14
10
12
14
10
12
14
10
12
14
2o frequenza propria
1 frequenza propria
2.5
4.14
4.13
2.49
4.12
frequenza Hz
frequenza Hz
2.48
2.47
2.46
4.11
4.1
4.09
4.08
2.45
4.07
2.44
2.43
4.06
0
0.05
0.1
1/n
0.15
4.05
0.2
0.05
0.1
1/n
0.15
0.2
0.15
0.2
4o frequenza propria
3o frequenza propria
15.6
26
15.4
frequenza Hz
frequenza Hz
25.5
15.2
15
25
24.5
14.8
14.6
0.05
0.1
1/n
0.15
0.2
24
0.05
0.1
1/n
Fig. C.3: Andamento delle prime quattro frequenze proprie del sistema
85
Appendice D
Vettore proiezione
Nellassegnazione della propriet`a prescelta in ambito monodimensionale, quindi
elementi di tipo BAR e BEAM il preprocessore richiede linserimento di
quello che viene definito come Vector Locate - Define Element Orientation
Vector.
Tale richiesta corrisponde allassegnazione di un vettore, va bene anche un
versore, di orientazione dellelemento monodimensionale. Sembrerebbe che
avendo N elementi orientare nello spazio si debbano esprimere N vettori o
versori che orientino tale elemento.
Iniziamo con il dire che non `e una richiesta del preprocessore FEMAP, bens`
`e una richiesta del tipo sine qua non fatta dal codice di calcolo NASTRAN.
Ovviamente stando cos` le cose qualunque preprocessore usassimo che abbia
come codice di calcolo il NASTRAN ci richiederebbe tale informazione.
La richiesta viene fatta solo nel caso degli elementi BAR o BEAM perche
sono quelli che possono lavorare in tutte le direzioni. Un elemento ROD
lavorando solo in direzione assiale viene posizionato seguendo la traccia geometrica elaborata durante la modellizzazione geometrica.
Chiariti tutti questi punti andiamo a dar risposta alla domanda presentata
dal nucleo di calcolo.
La necessit`a di immettere tale vettore nasce dal fatto che a priori non si
conosce la relazione che intercorre tra il sistema riferimento del sistema
strutturale che chiameremo STRUTTURA e il sistema di riferimento proprio delle elemento che potremmo definire come riferimento BODY.
Il piano su cui giace la sezione della trave viene indicato come piano generico
yz che deve essere messo in relazione con lopportuno piano della struttura
che si sta progettando. In tutti i casi lasse x del sistema BODY coincide
con lasse della trave pur essendo questultimo non orientato come lasse x
del sistema di riferimento STRUTTURA.
Il versore ha quindi il compito di determinare la corretta orientazione della
sezione facendo si che il la normale al piano trasversale della trave coincida
con lasse della stessa.
86
xi =
xf =
88
Appendice E
I materiali compositi
E.1
89
E.2
in Fig. E.2, si presenta in modo non prevedibile e quindi non costante; ecco
quindi lorigine della maggiorazione dei coefficienti di sicurezza.
E.3
Percorso metodologico
Uno dei percorsi che pu`o essere seguito per caratterizzare i materiali compositi `e quello per cui i parte dal metodo pi`
u semplice e con minor variabili,
che quindi fornir`a risultati di primo approccio con pochi conti per poi affinare il modello rendendolo sempre pi`
u complesso in moto tale da elevare il
grado di descrizione della realt`a.
Il mondo dei compositi `e assai vantaggioso per il progettista per una ragione
fondamentale: permette di adottare il materiale cos` come il progettista
stesso lo ha concepito, massimizzando cos` i risultati.
Lobiettivo principale, alla luce dellultima affermazione, `e quella di individuare un componente atomico, in modo che aggregando tutti i componenti
91
E.4
(E.1)
(E.5)
(E.7)
(E.8)
Ef Em
Ef Vf + Em Vm
(E.9)
Calcolo di G12 .
Il modulo di taglio, grandezza assai difficile da determinare sperimentalmente, si pu`o facilmente determinare seguendo la formulazione
adottata per la determinazione del modulo di Young E2 , tanto che
esso risulta essere
Gf Gm
G12 =
(E.10)
Gf Vf + Gm Vm
Si mette in evidenza che gli scorrimenti a carico della fibra e a carico
della matrice sono differenti f 6= m considerando invece uguali
gli sforzi tangenziali in completa analogia al caso del modulo E2 .
Calcolo di 12 .
La determinazione di questa grandezza viene determinata seguendo
lespressione formale adottata per determinare il Modulo E1 . In base
a ci`o avremo quindi che
12 = f Vf + m Vm
(E.11)
Calcolo di 21 .
Ultima grandezza ad essere determinata `e il secondo coefficiente di
Poisson. Esso viene calcolato in maniera differente basandosi sulla
relazione
E11
E22
=
(E.12)
12
21
che quindi fornisce immediatamente lespressione di 21 come
21 = 12
94
E22
E22
(E.13)
Avendo oramai determinato tutte le grandezze meccaniche relative al problema esposto in Fig. E.3 possiamo riscrivere tutti i risultati in forma di
matrice di flessibilita
[C] = [K]1
1
E1
E121
E131
0
0
0
E212
1
E2
E232
0
0
0
E313
E323
0
0
0
0
0
0
1
G23
1
E2
0
0
0
0
0
0
1
G13
0
0
0
0
0
(E.14)
1
E12
e togliendo tutti i termini con indice pari a 3, in quanto si sta trattando una
geometria bidimensionale, si ottiene la matrice che descrive lo stato delle
cose
1
E212
0
E1
1
0
[C] = [K]1 E121
(E.15)
E2
1
0
0
E12
E.5
Applicazione numerica
Per meglio comprendere quelli che sono stati i ragionamenti fatti sinora `e
opportuno reificare i concetti puramente teorici in pratici calcoli di interesse
ingegneristico.
A tal proposito si considerano una fibra di rinforzo di Carbonio ad alto modulo e un matrice epossidica con le seguenti caratteristiche riportate in Tab.
E.1
Applicando le formule prima dedotte e ricavate si giunge a semplici risulCaratteristica
Modulo di Young (GP a)
Modulo di Taglio (GP a)
Coef. Poisson
Volume di fibra
Fibra di Carbonio
490
163
0.32
0.6
Matrice Epossidica
3.5
1.6
0.38
0.4
Caratteristica
Modulo di Young E11 (GP a)
Modulo di Young E22 (GP a)
Modulo di Taglio G12 (GP a)
Coef. Poisson
Valore
295.4
8.66
3.94
0.344
96
Index
.bdf, 9
.dat, 9, 33
.dball, 1
.f04, 1
.f06, 1, 11, 33
.log, 1
.master, 1
.mod, 22, 35
.nas, 1, 9, 33, 56, 59
.op2, 1
anisotropi, 65
appoggio, 80
asse di ortotropia, 94
autofunzione, 40
BAR, 25, 73, 86
barra di stato, 7
barra principale dei comandi N1, 7
barra principale dei comandi N2, 7
BEAM, 74, 86
BEND, 74
bifasico, 67
carrello, 80
Coefficiente di Poisson, 18
compatibilit`a, 3
completezza, 3
CONM2, 76
Constrain, 79
coupled, 58
Criterio di Sylvester, 14
default, 57, 61
deformte modali, 53
delamination, 91
delaminazione, 72
DISPLACEMENT, 10
DISPLACEMENT VECTOR, 15, 38
DMIG, 75
DOF, 15, 77
ELAS, 75
EPSILON, 2
equazione dinamica, 39
FATAL MESSAGE, 35
FEM, 50
fibra, 93
fibra di carbonio, 67
fixed, 30, 80
force, 32
FORCE IN BAR ELEMENTS, 16
FORCE OF SINGLE POINT COSTRAINT, 16
Fourier, 43, 54, 63
frazione volumetrica, 93
frequenza di vibrazione, 39
Galerkin, 43
GdL, 77
GENEL, 75
glifo, 80
HEXA, 75
HEXA20, 75
incastro, 80
InPut, 60
Input, 33
isotropico, 65
isotropo, 67
Kirchhoff, 42
97
INDEX
Legge di Hooke, 4
LOAD VECTOR, 16
lumped, 58
pull out, 91
pull-out, 65
pulsazione popria, 39
massa concentrata, 11
massa consistente, 11
MAT8, 71
matrice, 93
matrice epossidica, 67
mesh, 27, 47
Metodo di convergenza, 82
Metodo di convergenza modale, 82
Metodo di convergenza statico, 82
Modulo di elasticit`a, 18
Modulo di Taglio, 18
Modulo di Young, 18, 64
momenti di inerzia, 13
momenti statici, 14
momento di inerzia, 18
multifasico, 90
QUAD4, 46, 74
QUAD8, 74
Navier, 43
OLAOD RESULTANT, 15
origine, 7
ortotropo, 65, 67
OutPut, 33, 35
pay load, 59
PCOMP, 66, 71, 95
PENTA, 75
periodo, 39
piano di lavoro, 7
pinned, 50, 80
polinomio caratteristico, 39
post-postecessore, 36
post-processing, 7
post-processore, 35
pre-processing, 7
pre-processore, 44
prepreg, 66
problema di autovalori, 10, 38
problema di risposta, 10
processing, 20, 53
prodotti di inerzia, 13
reazioni vincolari, 15
Regola delle miscele, 66, 68, 92
rendering, 8
righello, 7
rigidezza flessionale, 43
Rimozione del Righello, 22
rimozione del righello, 8
rimozione griglia Surface, 48
ROD, 73, 86
Rotazione della sezione, 88
rotazioni, 18, 31
SESTATIC, 10
sforzi interlaminari, 72
SHEAR, 75
sistema di riferimento, 7
SOL 101, 10
SPC, 15
SPCFORCE RESULTANT, 15
spostamenti, 18, 31
spostamenti generalizzati, 18
STRESSES IN BAR ELEMENTS, 16
Teoria Classica della Trave, 19
TETRA, 75
TRIA3, 74
TRIA6, 74
TRIAX6, 75
TUBE, 73
variazione della visuale, 8
visualizzazione della sezione resistente,
29
Von Mises, 61
warping, 74
98