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Oggi affronteremo degli argomenti molto importanti per la societ contemporanea e per lo sport.

Ho intervistato Andrea
Frangioni, gay, grande amico e atleta dalle capacit indiscusse. Parleremo con lui di argomenti molto forti come
lomosessualit, machismo e outing. Voglio ricordare che lomosessualit non mai da considerarsi patologica, cos
come non lo leterosessualit. Quindi affermare che lomosessualit possa essere curata o che si debba modificare
lorientamento sessuale di un individuo unaffermazione priva di fondamento scientifico e portatrice di un pericoloso
sostegno al pregiudizio sociale cos fortemente radicato nella nostra societ obsoleta e dai mass media. Molti studi
dimostrano che mettendo a confronto bambini cresciuti in famiglie composte da lesbiche o da gay con figli di coppie
eterosessuali, non sono emerse differenze per quanto riguarda il funzionamento sociale, emotivo e intellettuale dei
piccoli. Inoltre in studi di follow-up condotti quando quei bambini avevano raggiunto let adulta, non emerso che la loro
identit o il loro orientamento sessuale fossero stati in alcun modo influenzati dal fatto che i genitori appartenessero allo
stesso sesso. Da un punto di vista psicologico, lavversione o la diffidenza nei confronti di gay e lesbiche
deriva dalla preoccupazione per un disordine, qualcosa di fuori posto rispetto allidentit e ai ruoli di
genere, una sorta di disagio allidea che vi sia qualcosa di femminile in un uomo e di maschile in una
donna. Da qui il bisogno di darsi una rassicurazione riguardo alla propria mascolinit o femminilit. Un
fondamento dellomofobia, infatti, consiste in una sorta di polarizzazione difensiva dei ruoli di genere, che
porta a temere o disprezzare i fantasmi di passivit e dipendenza nelluomo e di attivit e autosufficienza
nella donna. Si tratta di una difesa abbastanza primitiva, ancorata a unidea ingenua e concreta
dellanatomia e della scena dellaccoppiamento ma terribilmente efficace nel lasciare le cose al loro
posto.
Dopo questa breve premessa diamo ampio spazio in modo completamente integrale alle parole di Andrea.

-Cosa ne pensi del machismo come status sociale dello sportivo maschio?
Parto dal presupposto che il machismo un problema non solo in campo sportivo.......anzi........il problema principale
che ci sono tantissimi maschi e pochi uomini, se si capisce la differenza fra i due termini il gioco fatto. Viviamo in una
societ fondamentalmente maschilista dove a mio avviso il concetto di mascolinit, oltre ad essere un tantino travisato, fa
molto rima con maschio ma assai distante dal termine uomo! L'essere umano ha bisogno di sentirsi appartenente ad
un gruppo riconosciuto, a conformarsi, ad appartenere ad usi e consumi che lo facciano sentire conforme a quello che la
massa riconosce come normale, fortunatamente il concetto di normalit in continua evoluzione e questo fa ben sperare
per l'evoluzione dell'essere umano stesso.Come in tutti i gruppi di appartenenza, anche quello sportivo ha le sue regole,
usi e abitudini quindi vige la solita regola di vita, apparire "normali. Nel mondo sportivo pieno di maschi il che lascia
immaginare l'ambiente. L'ostentazione sempre negativa perch quasi sempre sinonimo di insicurezza e di richiamo
d'attenzione, ostento la mia caratteristica (qualsiasi essa sia) in maniera che l'attenzione altrui mi confermi o meno quello
che in realt non sono sicuro di essere, ecco perch cerco il riscontro altrui, per le mie conferme personali ma se sono
sicuro di me e di chi sono, ho bisogno di chiedere agli altri? Un modello ufficialmente riconosciuto elimina in parte il
problema di conoscersi ed affrontarsi, recitare sempre pi facile di scoprire, almeno in apparenza.

-Che idea hai verso l'outing che attualmente necessit di chiarezza, coraggio e liberazione?
Ho una posizione particolare sul cosiddetto outing. Il termine mi sembra abbia preso una connotazione dittatoriale. Sei
gay, ci si aspetta che tu faccia outing ........ma perch?........Un conto mentire e nascondere volutamente la propria vita
(parlo di vita non di attitudini sessuali) un conto sentirsi costretti a presentarsi stringendo la mano a qualcuno e dopo il
nome aggiungere il termine gay. Piacere Andrea......gay........ma tu mi specifichi etero quando ti presenti? E soprattutto
siamo sicuri che mi interessi la cosa? Allora, perch dovrei farlo io? E se me lo chiedi, posso risponderti, scusa vuoi
saperlo perch vuoi provarci? La curiosit morbosa delle attitudini sessuali del prossimo aberrante. Ancora pi
aberrante chi non capisce che non si ferma tutto al sesso e che ci sono i sentimenti verso il prossimo e non solo le
pulsioni sessuali. Il termine LIBERAZIONE lo detesto ma lo capisco. Nessuno ti imprigiona, se ti senti prigioniero hai
qualcosa con te stesso che devi rivedere, per quanto possono puntarti il dito contro, in ogni campo, se ti guardi allo
specchio e ti sorridi nulla ti render mai prigioniero. Ho sempre pensato che l'originalit di un singolo essere umano
quella cosa che ti rende speciale, e se si cerca ne profondo, si scava, ci si conosce e si vive pienamente quello che si
scoperto, impossibile non essere speciali
-Come hai vissuto il tuo orientamento nel mondo dello sport?

Ho cominciato a giocare da professionista a 16 anni e mezzo in B2, titolare, quindi la mia carriera giovanile, parlo dei vari
campionati under e selezioni varie non sono stati molti. Ero molto piccolo, incosciente, inesperto ma gi con delle
esperienze emotive importanti alle spalle che ad oggi posso dire che mi hanno aiutato parecchio nella mia crescita
personale. Diciamo che il mio "outing" c' stato subito, nel senso che non mi sono mai posto il problema, io volevo
giocare a pallavolo e ci giocavo, il problema era altrui. Si parla degli anni 90, non proprio anni "aperti" per l'argomento in
questione. Ricordo che a quei tempi, le 2 societ romane pi importanti, pallavolisticamente parlando, erano gestite da 2
personaggi non proprio, come dire, user il termine politicamente corretto, gay friendly, quindi fin da subito e forse prima,
la mia carriera sempre stata condizionata. Fortunatamente il mio allenatore dell'epoca che allenava in una piccola
societ di quartiere non era un maschio bens un uomo che era andato oltre, guardando le potenzialit e non le stupide
apparenze. Ovviamente a livello regionale e provinciale sempre scartato, poi il destino ci mette lo zampino, scusate la
rima. Giochiamo un'amichevole contro la grande societ romana, in cui i 2 pupilli di turno dovevano essere selezionati
dall'allora allenatore della nazionale juniores venuto apposta per loro; beh, dopo quell'amichevole i pupilli erano diventati
3! Convocato per le selezioni nazionali sono stato poi preso nel gruppo dei collegiali della nazionale juniores, strano per
un ragazzo che era sempre stato scartato dai selezionatori locali no? Fino a quel momento, con soli 15/16 anni di vita su
di me gi giravano voci sconcertanti ed ero visto come destabilizzatore del gruppo difficile da gestire. Dopo la nazionale
parto titolare in B2, 16 anni e mezzo, e devo ringraziare il mio presidente dell'epoca e l'allenatore arrivato per la fiducia
datami. Quarto posto in classifica e l'esperienza di un campionato nazionale con il gruppo e i suoi equilibri. Ovviamente
ero un pupillo e non mi rendevo conto dell'attenzione che attiravo, la frase classica che sentivo su di me era :" Si forte
MA frocio". A 17 anni avevo gi collezionato insulti da tutti i palazzetti italiani, un record pure questo no?
Ahahhahahaha Nel mio caso la cosa mi ha rafforzato fino a quando non mi si accesa la classica lampadina. Presa
consapevolezza del mio valore atletico mi sono cominciato a divertire, ostentando, ebbene si anche io ho ostentato,
godevo del fatto che i machi rosicavano quando venivano presi a pallonate dal "frocetto" e la cosa li mandava in bestia, il
loro punto di forza diventava il loro punto debole, pubblico compreso. Non dico che sia stato facile, affatto, la pace arriva
dopo, con gli anni, quando maturi ma se hai le palle e sei UOMO e non maschio appunto, esci sempre vincente
Nel mio caso il mio valore come giocatore mi ha aiutato a supplire le dicerie sul mio conto, ne sono girate a milioni, ho
sentito di tutto ma sono sempre stato una persona forte. Gli insulti sono sempre stati una costante della mia carriera da
nord a sud, ho sempre risposto con i fatti. Detto questo ho incontrato anche persone splendide e fortunatamente il
mondo vario, l'intelligenza esiste e molti ne sono muniti.

-Andrea dammi le tue ultime impressioni sullargomento, sentiti libero


Ho fatto la mia scelta da subito, ma pi che una scelta stato semplicemente vivere chi ero nel momento in cui stavo
vivendo qualcosa, sempre nell'onest di me stesso. Facendo cos la selezione delle persone che ho avuto accanto
stata naturale e quelle che non volevano starmi accanto dovevano fare pippa per indiscusso valore atletico.
L'omosessualit sempre stata un problema grande per la mia carriera, si. Il caso pi eclatante quando mi arriv una
richiesta da una seria A all'estero che avrei accettato, fino a quando la mia procuratrice adorata mi chiam e mi disse che
avevano cambiato allenatore e che era omofobico e mi sconsigli di andare. Concludo dicendo che, la soddisfazione pi
grande conquistarsi sul campo il rispetto di chi prima ti derideva e che poi alla fine tutto secondario.
Per i mie "colleghi" di oggi, che vivono la stessa situazione se posso permettermi un consiglio. Vivete voi stessi nelle
metodiche che meglio credete ma sempre e solo con l'onest verso se stessi e non fate che un problema altrui diventi o
sia un problema vostro.
Siate Uomini non maschi.

L'omofobia razzismo, indispensabile fare un passo ulteriore per tutelare tutti gli
aspetti dell'autodeterminazione degli individui, sportivi compresi.(Cesare Prandelli)

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