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7.1
Uno spazio di Hilbert, come ogni spazio vettoriale, possiede delle basi, che
tuttavia si dimostrano inadatte a descriverne la geometria, dato che ignorano
lesistenza del prodotto hilbertiano; il concetto giusto di base per uno spazio
di Hilbert `e quello di sistema ortonormale completo.
7.1.1 Definizione Un sistema ortonormale in uno spazio di Hilbert H `e una
famiglia {e }A di elementi di H di norma 1 ( A ||e || = 1) tali che
, A
(e , e ) =
211
e
||x||2 =
|(e , x)|2
(ove le somme sono estese ad un numero finito di termini non nulli). Consideriamo
ora il sottospazio N0 denso in l2 (A) definito come
N0 := {f : A C | Card{ A | f () 6= 0} < }
Lapplicazione
: N0 M0
X
f 7
f ()e
A
`e una isometria lineare e suriettiva. Ma sia L2 (A) che H sono completi e quindi
si estende per continuit`a ad una funzione
e : l2 (A) H
212
213
A e =
(f , e )f
Ma linsieme
G := { B | (f , e ) 6= 0}
S
`e numerabile, quindi lunione B = A G `e una unione di insiemi numerabili
indicizzata da A:
Card(B) Card(A) 0 = Card(A)
(stiamo supponendo Card(A) infinita, i.e. 0 ).
Viceversa, scrivendo gli elementi f in termini della base {e }A otteniamo
Card(A) Card(B)
e quindi, per il teorema di CantorBernstein: Card(A) = Card(B).
qed
7.1.9 Teorema Gli spazi di Hilbert di dimensione hilbertiana numerabile (o
finita) sono tutti e soli quelli separabili1 .
Dimostrazione: Il caso di dimensione finita segue ovviamente da quello di
dimensione numerabile.
1
214
Sia la dimensione hilbertiana di H numerabile: allora esiste una base ortonormale {en }nN ed, evidentemente, il sottospazio
X
(Q + iQ)en
P
nN
2 : H2 l2 (A)
215
7.2
216
217
M M
P
allora lo spazio
M pu`o non essere affatto chiuso. Bisogna considerare esplicitamente la sua chiusura in H.
Ad esempio, si noti che se {Ei }iN sono idempotenti autoaggiunti (non nulli!)
e tali che
i 6= j Ei Eh = 0
P
allora iN Ei non converge in norma. Se cos` non fosse si avrebbe infatti, per
ogni > 0 e per n, m > n :
n
X
Ei || <
i=1
P
il che `e assurdo, visto che lidempotente autoaggiunto
Ei ha norma 1.
Questo esempio mostra come sia necessario considerare topologie alternative
sullo spazio degli operatori lineari.
7.2.3 Definizione Se X `e uno spazio di Banach e {An } B(X) allora si dice
che la successione {An } converge fortemente a A, e si scrive
An
se per ogni x X: limn An x = Ax.
/A
218
P
A
E .
E =: E
219
0
Dato che M `e chiuso
P deve esistere x
0
norma) i.e. x = A E x. Dunque
E x = x
E Ea(x x0 ) +
||x
E x0 = x x0 + F (x x0 )
i.e.
P
per ||x x0 || 0. Dunque, se x M allora x = A E x.
Se ora x H `e qualsiasi, Ex M e quindi, applicando il ragionamento
precedente (tenendo conto che E Ex = E x, avendosi M M ) si trova
X
X
Ex =
E Ex =
E x
A
qed
Osserviamo che, se A (con Card() < ), allora
X
2 X
E x2
E x =
A M = H.
H = M.
P
220
e un sottoinsieme totale in H.
A M `
S
( A M ) = 0 (S `e totale se e solo se S = 0).
Non appena una di esse sia verificata allora ha luogo lisomorfismo di spazi
di Hilbert
M
H
M
=
A
221
7.2.7 Proposizione M N EM EN = EM EM EN .
Dimostrazione: Dato che N = M + (M N ) si ha EN = EM + EM N e
quindi:
(x, EN x) = (x, EM x) + (x, EM N x)
quindi, dato che il secondo addendo del secondo membro `e 0, troviamo (x, EN x)
(x, EM x).
Viceversa, x M (x, EM x) = (x, x). Ma se EM EN allora
(x, x) = (x, EM x) (x, EN x) = (EN x, EN x) ||x||2 = (x, x)
(dato che EN `e un proiettore). Quindi, per la proposizione precedente:
M N
qed
7.2.8 Teorema Se E e F sono idempotenti autoaggiunti in B(H) (e quindi esistono i sottospazi chiusi M e N in modo che E = EM e F = EN ) allora le
seguenti proposizioni sono equivalenti:
EF = F E.
EF = EM N .
N = (N N ) + (N M ).
Dimostrazione: (3) (1) `e gi`a stato dimostrato.
(1) (2): EF = F E EF = (EF ) e (EF )2 = E 2 F 2 = EF . Quindi
EF `e un proiettore se EF = F E.
Ma, se x M N allora Ex = x = F x e quindi EF x = x, cio`e M N
im(EF ). Inoltre, se x im(EF ) allora x = EF x e Ex = E(EF )x = E 2 F x = x.
Scambiando il ruolo di E e F si ottiene anche F x = x e quindi M N = im(EF ).
(2) (1) `e banale.
(2) (3): Se EF = EM N allora:
F = (F EF ) + EF = F (I E) + EF
Ma vale (1) (perche vale (2)) e quindi F e I E commutano:
F (I E) = EN M
e EF = EN M , sicche
F = EN M + EN M N = M N + M N
qed
Possiamo formulare quanto fin qui ottenuto dicendo che il reticolo dei sottospazi chiusi (o equivalentemente degli idempotenti autoaggiunti) di uno spazio di
Hilbert `e unalgebra di Boole.
222
7.3
Serie di Fourier
(una tale funzione si dice polinomio trigonometrico). I coefficienti an del polinomio sono tutto ci`o che dobbiamo conoscere per determinarlo completamente;
inoltre si possono ricavare dal polinomio stesso, per mezzo della formula
Z
1
an =
p(t)eint dt
2 T
Questa formula segue direttamente dalle relazioni di ortogonalit`a
Z
1
eint dt = n0
2 T
5
Si tratta degli esempi che storicamente hanno dato impulso sia alla teoria della misura di
Lebesgue che alla teoria degli spazi di Hilbert.
223
an eint
n=
con an C.
Notiamo che si tratta di una serie formale, nel senso che pu`o benissimo
non convergere; tuttavia, motivati dallesempio dei polinomi trigonometrici, ci
chiediamo se una tale serie non possa rappresentare una funzione.
Sia f L1 (T) e definiamo ln-simo coefficiente di Fourier di f come
Z
1
b
f (n) :=
f (t)eint dt
2 T
Se f `e un polinomio otteniamo esattamente il suo coefficiente in grado n; in
generale abbiamo non un polinomio ma una serie trigonometrica
Sf :=
fb(n)eint
n=
che si dice serie di Fourier associata alla funzione f . Si verificano immediatamente le seguenti propriet`a:
7.3.2 Proposizione Siano f, g L1 (T);
f[
+ g(n) = fb(n) + gb(n).
c (n) = z fb(n).
z C zf
Se la traslata di t T della funzione f `e la funzione
ft (s) := f (s t)
allora fbt (n) = fb(n)eint .
Z
Z
1
1
int
b
|f (n)| =
f (t)e
dt
|f (t)|dt = ||f ||1
2 T
2 T
(ricordiamo che eit `e un numero complesso di modulo 1, se tR). Evidentemente,
se {fn } `e una successione convergente in L1 (T) allora fbn converge uniformemente.
Definiamo ora una operazione sullo spazio L1 (T) che riflette il fatto che T `e
un gruppo rispetto alla somma (modulo 2).
224
Z
Z
1
1
|f g(s)|ds =
|f (t)g(s t)|dtds
2
2
ZZ
1
2
|f (t)g(s t)dt ds = ||f ||1 ||g||1
4
7.3.4 Proposizione f[
g(n) = fb(n)b
g (n)
Dimostrazione: Si tratta di un semplice cambiamento di variabile nellintegrale
combinato col teorema di Fubini:
ZZ
Z
1
1
ins
[
f (t)eint g(s t)ein(st) dsdt
f g(n) =
f g(s)e
ds = 2
2
4
Z
Z
1
1
int
=
f (t)e
dt
g(s)eins ds = fb(n)b
g (n)
2
2
qed
A questo punto, usando calcoli analoghi a quelli fin qui svolti, `e un facile
esercizio dimostrare la
225
7.3.5 Proposizione Rispetto alla convoluzione, lo spazio L1 (T) diviene unalgebra associativa e commutativa.
7.3.6 Esempio Calcoliamo la convoluzione di una funzione f L1 (G) con un
polinomio trigonometrico p:
1
f p(t) =
2
=
Z
f (s)
N
X
i(ts)n
an e
N
X
ds =
n=N
N
X
int
an e
n=N
1
2
f (s)eins ds
an fb(n)eint
n=N
N
X
KN (t) :=
n=N
|n|
1
N +1
eint
1
2
KN (t)dt = 1
1
2
Se 0 < < :
|KN (t)|dt c
Z
|KN (t)|dt = 0
lim
KN (t) 0.
int
Dimostrazione:
R int La (2) e la (4) sono ovvie, dato che |e | = 1. La (1) segue
dal fatto che e = n0 :
1
2
Z
KM (t)dt =
N
X
n=N
|n|
1
1+N
1
2
Z
int
N
X
n=N
|n|
1
1+N
n0 = 1
226
sin N 2+1 t
sin 2t
!2
|n|
1 it 1 1 it X
eint =
1
e + e
4
2 4
1+N
n=N
1
1 i(N +1)t 1 1 i(N +1)t
=
e
+ e
1+N
4
2 4
ed utilizzando lidentit`a trigonometrica
sin2
t
1 cos2 t
1
1 1
=
= eit + eit
2
2
4
2 4
qed
Una successione di funzioni che verifichi queste propriet`a si dice nucleo (positivo) di sommabilit`a . Notiamo che, per la ():
f KN (t) =
N
X
n=N
|n|
1
N +1
fb(n)eint
Infatti
1
||f ||1 =
2
1
|f (t)|dt
2
Z
||f ||0 dt =
1 ||f ||0
= ||f ||0
2 2
6
Questo teorema seguir`
a immediatamente da un risultato generale, il teorema di Stone
Weierstrass 9.2.9, che daremo in seguito: ci sembra interessante darne comunque una
dimostrazione particolare in questa sede.
227
()
Z
k(t)ft dt = f k
()
Z
KN (t)ft dt
Z
k(t)ft dt =
X
1
lim
(tn+1 tn )k(tn )ftn
2
n
1
k(t)ft t f k =
2
Z
k(t)(f g)t dt (f g) k
2 k(t)ft dt f k 2||k||1
1
228
Z
1
1
|f KN (s) f (s)| =
Kn (t)f (t s)dt
f (s)KN (t)dt
2
2
Z
1
|f (t s) f (s)|KN (t)dt
2
Z
1
|f (t s) f (s)|KN (t)dt+
=
2
0
Z 2
+
|f (t s) f (s)|KN (t)dt+
!
Z
2
|f (t s) f (s)|KN (t)dt
+
1
<
2
|f (t s) f (s)|KN (t)dt+
KN (t)dt +
Z
KN (t)dt
2
Z 2
1
2c +
Ms KN (t)dt
<
2
<C
(ove Ms = maxtT |f (t s) f (s)| e
229
|n|
fb(n)eitn
n=
converge se converge (in norma ||.||1 ) la successione delle sue ridotte N -sime
SN (f ) =
N
X
fb(n)eitn
n=N
N
X
fb(n)
n=N
230
|f (n)| =
|f (t)|2 dt
2
n
||f SN (f )||1 0
Se {an }nZ `e una successione in l2 (Z) (i.e.
ununica f L2 (T) tale che an = fb(n).
Se g L2 (T):
1
(f, g) =
2
In altri termini, loperatore
f (t)g(t)dt =
fb(n)b
g (n)
n=
U : L2 (T) l2 (Z)
che ad una funzione f fa corrispondere la successione dei suoi coefficienti di
Fourier (si noti che U (f ) l2 (Z) per lidentit`a di Parceval) `e unitario.
Osserviamo inoltre che loperatore di shift Sen := en+1 `e unitario su l2 (Z) e
che
1
U SU (f ) (z) = zf (z)
7.4
Integrale di Fourier
per ogni s R.
Consideriamo sullo spazio L1 (T) la norma di Banach
Z
||f ||1 =
|f (t)|dt
R
231
f (t + 2n)
n=
X
1
int
int
(n)
b
=
(t)e
dt =
f (t + 2m)e
dt =
f (x)einx dx
2 T
R
m= T
S
(infatti R =
m= [m, m + 2)). Osserviamo che in questa formula, n agisce
su x per moltiplicazione: possiamo allora definire, per ogni R (ovviamente
R
= R non appena si fissi un numero reale non nullo), la trasformata di Fourier
di f L1 (R):
Z
b
f () =
f (x)ei(x) dx
R
Quindi
b `e semplicemente la restrizione agli interi di fb. Analizziamo meglio il
legame che esiste fra trasformata di Fourier e coefficienti di Fourier: se L1 (T)
associata a f `e definita come sopra, consideriamo la
y (t) = 2
yf (ty + 2y)
n=
n
b
cy (n) = f
y
cy (n)
n=
X
n
b
2y
f (2ny) =
f
y
n=
Come nel caso delle serie di Fourier valgono le seguenti propriet`a della trasformata di Fourier:
232
c () = z fb().
zf
i(+)(x)
i(x)
b
b
e
)dx
|f ( + ) f ()| = f (x)(e
Z
|f (x)||ei(x) | |ei(x) |dx
e |ei(x) | = 1, sicche lintegrando |f (x)||ei(x) | tende a zero per 0 (|f (x)|
`e limitato).
Definiamo ora una convoluzione sullo spazio L1 (R). Esattamente come nel
caso di L1 (T) si dimostra il seguente
7.4.2 Lemma Se f, g L1 (R) allora, per quasi ogni y R, la funzione x 7
f (x)g(y x) `e integrabile.
Possiamo quindi, per ogni f, gL1 (R) definire la loro convoluzione f gL1 (R)
come
Z
f g(y) =
f (x)g(y x)dx
R
233
Z 1
1 sin x2
1
K(x) =
=
(1 ||)ei(x) d
x
2
2
1
2
La famiglia di funzioni
Ky (x) = yK(xy)
(y R) si dice nucleo di Fejer .
7.4.5 Proposizione Il nucleo di Fejer soddisfa alle propriet`
a seguenti:
1
2
Z
Ky (x)dx = 1
7
Osserviamo che R gioca il ruolo che Z ha nelle serie di Fourier: le variabili continue
sostituiscono quelle discrete n, gli integrali su R sostituiscono le somme su Z e cos` via. Esistono comunque polinomi trigonometrici anche nel caso delle funzioni reali: vengono considerati nellapprossimazione delle funzioni quasi-periodiche, importanti ad esempio in Meccanica
Celeste.
234
Per y :
Z
lim
|x|>
|Ky (x)|dx = 0
Dimostrazione: Calcoliamo la norma ||.||1 di K(x), usando la nostra conoscenza del nucleo di Fejer per le serie trigonometriche: sappiamo che
!
Z
(n+1)x 2
sin
1
1
2
lim
dx = 1
x
N 2 N + 1
sin 2
R
R
R
R
Dato che Ky (x)dx = yK(yx)dx = K(yx)d(yx) = K(x)dx possiamo
prendere y = N + 1, ottenendo
!2
sin (n+1)x
1
2
Ky (x) =
x
2(N + 1)
2
e quindi
sin
1
2
1
N +1
!2
Z
sin (n+1)x
2
dx <
Ky (x)dx
sin x2
!2
Z
sin (n+1)x
1
1
2
dx
<
2 N + 1
sin x2
R
R
Per 0 il numero K(x) = limy Ky (x)dx `e compreso fra sin2 / 2 e
R
1. Quindi, per arbitrariet`a di , K(x)dx = 1.
Questo calcolo implica le (1)(3).
qed
A questo punto, come nel caso delle serie di Fourier, si trova che
lim ||f Ky (x) f ||1 = 0
e si dimostra il
7.4.6 Teorema Se f L1 (R) allora
Z y
1
|| b
f = lim
1
f ()ei(x) d
y0 2 y
y
(in norma ||.||1 ).
da cui si deduce un teorema di unicit`a:
235
||
cy () = max 1 , 0
K
y
e, dato che f[
g = fbgb:
f\
Ky () =
||
y
fb()
se || y
se || > y
||
Ma |b
g ()| 0 per || avendo supporto compatto, quindi anche fb `e nulla
allinfinito.
qed
Sia A(R ) lo spazio delle funzioni che sono trasformate di Fourier di funzioni
1
L (R).
236
x2
2
Ovviamente f h L1 (R) e quindi anche ea1 |x| f h L2 (R) per ogni a1 < a. Ora sia
g() := fch
237
q.o.