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TEORIA SPETTRALE
In questo capitolo affrontiamo la teoria spettrale nelle C -algebre: questa `e
una profonda generalizzazione della teoria spettrale delle matrici (lalgebra delle
matrici complesse `e una C -algebra), che consente di trattare gli elementi di una
C -algebra come dei numeri: possiamo cio`e calcolare su di essi classi di funzioni
sempre pi`
u generali. Cominceremo con le funzioni analitiche, per passare a quelle
continue ed infine a quelle boreliane: questo rende in grado, nelle applicazioni,
di dare senso a leggi fisiche in cui gli osservabili siano operatori in uno spazio
di Hilbert piuttosto che valori assunti da funzioni differenziabili, come nel caso
classico. Discuteremo come esempi alcuni classici tipi di operatori: gli operatori
compatti, gli operatori di HilbertSchmidt e gli operatori nucleari.
10.1
||A||1 ||A||2
||(A)|| ||A||
Dimostrazione: Se A A:
||(A)||2 = ||(A) (A)|| = ||(A A)|| = spr((A A))
343
344
B (A) A (A)
7 {(A1 )}
`e (per definizione delle topologie su (A) e sul prodotto) continua, sebbene in generale non sia suriettiva. Limmagine
dello spettro di A per tramite della mappa
Q
`e quindi un compatto in (A).
10.1.3 Definizione Limmagine ((A)) si dice spettro congiunto di A e si
denota con j({Ai }).
Dato che gli {Ai } generano A, la mappa
: (A) j(A)
`e iniettiva: infatti da 1 = 2 sugli {Ai } allora 1 = 2 sullalgebra generata
dagli {Ai } (cio`e i polinomi nelle {Ai }) e quindi, la chiusura di questa algebra
345
!n+1
X
X Ak
1
=
( 0 )n
k k
Ma, per definizione di A:
1
2
1 X Ak
A
k k
346
/ PA (A).
Per assurdo sia PA (A), i.e. (AI)1 A cio`e esistano i polinomi complessi
pn C[z] tali che
||pn (A) (A I)1 || 0
347
HH
HH
#
A HH
C((A))
348
c n n
n=0
cn An
n=0
349
f (w)
dw
wz
cn An
n=0
Dimostrazione: La mappa f
7 f (A) `e ovviamente lineare e limitata, dato
che
1
||f (A)||
|| max ||R()|| ||f ||A()
2
350
f1 (A)f2 (A) =
1
2i
1
2i
2 I
I
f1 (1 )R(1 )d1
f2 (2 )R(2 )d2 =
2
2 I
f1 (1 )f2 (2 )
1
R(1 ) R(2 )
d1 d2
1 2
R(1 ) R(2 )
1 2
2 I
I
1
R(1 ) R(2 )
f1 (A)f2 (A) =
d2 d1
f1 (1 )
f2 (2 )
2i
1 2
1
2
2 I
I
1
f2 (2 )R(2 )
=
f1 (1 )
d2 d1
2i
1 2
1
2
I
I
1
f1 (1 )
1
f2 (2 )R(2 )
d1 d2
=
2i 2
2i 1 1 2
I
1
=
f2 (2 )f1 (2 )R(2 )d2
2i 2
= f1 f2 (A)
Ora la (3) del teorema `e immediata. La (2) `e un facile calcolo:
1
f (A) =
2i
1
R()d = A +
2i
I
(A I)R()d = A
351
1
I
1 R()d
||f (A) I|| =
d
1
2
I
1
R()
+
=
2
1
!
I
1
1
d
A
=
I 1
I
2
I
1
1
A
1
max I 1
I
d
2 ||
||A||
max
|| ||A||
che tende a zero per || .
qed
Questo teorema si estende immediatamente al caso in cui (A) sia sconnesso: infatti se (A) = 1 (A) 2 (A) sono le componenti connesse, possiamo
considerare lintegrale di Dunford
I
1
f (A) =
f ()R()d
2i
ove `e una curva regolare chiusa, che delimiti3 un dominio regolare contenente
1 (A) e il cui complementare (illimitato) contenga 2 (A), e lalgebra A() `e
quella delle funzioni olomorfe in continue in . In questo caso, se f = 1, allora
f (A) `e un proiettore (continuo), cio`e f (A)2 = f (A) che commuta con A e tale
che Af (A) = f (A).
Dunque, se (A) `e sconnesso, A possiede un idempotente e quindi una propriet`a topologica dello spettro ne implica una algebrica dellalgebra.
10.1.9 Teorema della Mappa Spettrale Olomorfo Se A `e unalgebra di Banach con unit`a, A A e una curva regolare che delimiti un dominio regolare
tale che A (A) , allora per ogni funzione f A():
A (f (A)) = f (A (A))
Dimostrazione: Se A `e commutativa, allora, per ogni (A):
I
I
1
1
f ()
(f (A)) =
f ()R()d =
d = f ((A))
2i
2i (A)
3
In tutti questi ragionamenti si assume il teorema di Jordan secondo il quale una curva
siffatta divide in piano in due parti: una limitata ed una illimitata.
352
10.2
353
354
Osserviamo che se A `e autoaggiunto, dato che (x, Ax) R, per la disuguaglianza di Schwartz:
(x, Ax) ||A||(x, x)
Ma vale ovviamente anche la disugualianza opposta. Quindi `e naturale chiedersi
quali a e b possano scegliersi in modo che
a(x, x) (x, Ax) b(x, x)
10.2.2 Proposizione Se A B(H) `e autoaggiunto allora una coppia di numeri
reali (a, b) soddisfa alla
x H
|A| := A A A
Dato che ker |A| = ker A (infatti (|A|x, |A|x) = 0 (x, |A|2 x) = 0
(x, A Ax) = 0) si ha il
10.2.4 Teorema Se A `e una C*-sottoalgebra di B(H) esiste ununica isometria
parziale V in H tale che ker V = ker A e
A = |A|V
Il seguente teorema `e una generalizzazione della decomposizione polare delle
matrici:
10.2.5 Teorema Se A B(H) esiste ununica coppia (V, H) di operatori in H,
ove V `e unisometria parziale e H un operatore autoaggiunto positivo tali che
ker A = ker V = ker H e
A=VH
355
|A|x2 = ||Ax||2
si ha quindi che la corrispondenza |A|x Ax `e una isometria e
(im |A|) = ker |A| = ker A
Ai Ak = Ak Ai
A = C hI, A1 , ..., An i
HH
HH
#
C((A))
(dove (f )() = f ( )) in pi`
u variabili:
f 7 f (A1 , ..., An )
come lunico *-isomorfismo isometrico C(j(A1 , ..., An ))
= A tale che
356
cn xn
n=0
(ove x `e laP
misura di Dirac concentrata in {x} e i cn sono positivi e normalizzati in
modo che n cn = 1). Per il teorema di RieszMarkov 9.2.2, esiste un funzionale
Fn associato alla misura xn tale che
Z
Fn (f ) =
f (x)dxn (x)
X
357
Ai Ak = Ak Ai
Ai Ak = Ak Ai
||(Ak k )B||
n
(1 , ..., n ) C | > 0 B A \ 0
<
||B||
Dimostrazione: Se = (1 , ..., n ) Cn non appartiene a j(A1 , ..., An ) deve
aversi
d(j(A1 , ..., An ), ) = > 0
Per z j(A1 , ..., An ) consideriamo la funzione
f (z) :=
1
1
=
|| z||
d(, z)
n
X
|i zi |2
n
X
|(i zi )f (z)|2 = 1
i=1
i=1
i=1
Dunque, se B A:
n
X
(CB) (Ai i I) (Ai i I)CB
B B=
i=1
n
X
i=1
n
X
i=1
n
X
i=1
||(Ai i I)B||2
n
X
i=1
||(Ai i I)B||2
358
Ai Ak = Ak Ai
Ai Ak = Ak Ai
lim ||Ak xn k xn || = 0
Bx
||Bx ||
359
<
||Bx ||
1
ovvero
j(A1 , ..., An ) > 0 ||(Ak k )x||
Per ogni n possiamo quindi scegliere un xn che soddisfi la relazione precedente
per un n arbitrario.
qed
Osserviamo che, se esiste x H \ 0 tale che, per ogni k, (Ak k I)x = 0,
allora
\
K :=
ker(Ak k I) 6= 0
k
Se la dimensione di H non `e finita, possiamo scegliere gli {xn } del teorema precedente in modo che formino una base ortonormale; nella costruzione si considerano
le n (tendenti a zero) e le gn : [0, ) R tali che
z
gn (0) = 1
360
10.3
(A) P = I.
Se 6= 0 : P P0 = 0.
P
A = (A) P .
Questo non `e che un altro modo di esprimere la nota propriet`a di diagonalizzazione delle matrici hermitiane. Il calcolo delle funzioni su tali matrici si riduce
a quello sui suoi autovalori:
X
p C[z] p(A) =
p()P
361
C((A)) A = C hA, Ii
Ora osserviamo che, per il teorema di Tietze 2.3.4, gli elementi di C((A)) si
ottengono da quelli di Co (C) (funzioni continue e limitate su C) per restrizione
a (A), e quindi che il calcolo funzionale continuo induce una mappa (che non `e
un isomorfismo):
Co (C) A
al solito ponendo f 7 f (A). Quindi, dare un operatore normale `e equivalente ad
assegnare un morfismo di C*-algebre (un tale morfismo verr`a in s`eguito chiamato
rappresentazione della C*-algebra A)
: A B(H)
(con A := Co (C)) il cui nucleo `e
ker = {f Co (C) | f |(A) = 0}
Infatti, data , se f0 Co (C) `e tale che f0 () = su (A), e se
A := (f0 )
362
U A2 U 1 = A1
363
F C(X) F (f ) =
f (t)d(t)
X
ove `e una misura boreliana complessa regolare e limitata (cio`e `e una combinazione lineare finita di misure regolari di probabilit`a).
Quindi
Z
(x, (f )y) =
f (t)dx,y (t)
X
e : B(X) B(H)
4
Se {fn } sono boreliane ed equilimitate e convergenti puntualmente in X il loro limite `e
una funzione boreliana limitata.
364
(tale che
e|C(X) = ). Infatti, se `e la misura che corrisponde al funzionale F
per mezzo del teorema di RieszMarkov, allora lintegrale
Z
f (t)d(t)
X
`e definito sugli elementi di B(X) e quindi per ogni funzione boreliana f ed ogni
misura spettrale x,y ha senso lespressione
Z
f (t)dx,y (t)
X
Dato che, per definizione, ||| := ||F ||, questa forma sesquilineare `e limitata
(|||| ||x|| ||y||), deve esistere
e tale che
Z
f (t)dx,y (t) = (x,
e(f )y)
X
Questa
e `e ovviamente lineare in f , ed `e uno *-morfismo, dato che
Z
Z
(x,
e(f )y) =
e(f )x)
f (t)dx,y (t) =
f (t)dy,x (t) = (y,
X
e(f g) =
e(f )(g)
365
(x,
e(f )e
(g)y) = (e
(f ) x, (g)y) =
X
Ne concludiamo che
Z
Z
f (t)g(t)dx,y (t) =
X
e quindi e(f ) x,y = f x,y . Di nuovo integrando sulle boreliane queste misure si
ottiene
e(f g) =
e(f )e
(g)
stavolta con f, g B(X).
Questo conclude la verifica che
e `e una rappresentazione della C*-algebra
B(X): si noti che ||e
(f )| ||f ||.
10.3.3 Teorema Se {fn } `e una successione in B(X) equilimitata e convergente
puntualmente, allora la successione
e(fn ) converge fortemente.
Dimostrazione: Si tratta di applicare il teorema della convergenza dominata
di Lebesgue 4.3.12: basta infatti dimostrare che, per ogni x X:
||e
(fn )(x)
e(f )(x)||2 0
ove f = lim fn . Ora notiamo che
||e
(fn )(x)
e(f )(x)||2 = ||e
(fn f )(x)||2 = (e
(fn g)(x),
e(fn f )(x))
= (x,
e((fn f ) (fn f ))(x)) = (x,
e(|fn f |2 )(x))
Ma |fn f |2 `e equilimitata per ipotesi e tende a zero puntualmente: quindi il
teorema della convergenza dominata implica che
Z
Z
2
|(fn f )(t)| dx,y (t) =
lim
lim |(fn f )(t)|2 dx,y (t) = 0
n
qed
Consideriamo di nuovo la rappresentazione associata alloperatore normale
A; sappiamo che
(C(X)) = A
`e naturale chiedersi cosa sia (B(X)): vedremo che questo insieme `e contenuto
nella chiusura forte dellalgebra A e per dimostrarlo ci occorrer`a un notevole
risultato, il teorema di densit`a di von Neumann, che verr`a dimostrato in seguito.
366
T A = AT }
(xi , Axi )
px1,...,xn (A) :=
i
Torniamo ora alla dimostrazione della proposizione: T S 0 se e solo se, per ogni
A S, AT = T A, cio`e
x, y XA S
367
Ax = 0 = x = 0
Evidentemente
A `e non degenere (AH) = 0
Ovviamente se I A allora A `e non degenere.
10.3.8 Proposizione Se A B(H) `e una *-sottoalgebra e N := {x H | Ax =
0} allora A|N `e non degenere.
Dimostrazione: Basta osservare che A(N ) N , dato che
(Ax, y) = (x, A y) = 0 AxN
qed
Possiamo ora enunciare il
10.3.9 Teorema di Densit`
a (von Neumann) Se A B(H) `e una *-sottoalgebra
non degenere allora
f
A = A00
(la chiusura forte di A `e il doppio commutante di A stesso).
La dimostrazione verr`a data in seguito (cfr. teorema 11.4.1: qui osserviamo
semplicemente che, con questo risultato a disposizione, possiamo dimostrare che
f
(B(X)) A
e(f )T = T
e(f )
Dimostrazione: Per ogni T A0 :
(f )T = T (f ) = (y, (f )T x) = (y, T (f )x) = (T y, (f )x)
cio`e y,T x = T y,x .
qed
00
368
A =A
A A
10.4
Misure spettrali
369
E
E = E
A
AE = E A, da cui segue che AH H ; quindi, dato che H = H H
si decompone in somma diretta di operatori.
Osserviamo tre propriet`a interessanti, anche se immediate, della mappa 7
E :
EC = I (dato che C = 1).
Se 1 , 2 sono boreliani in C allora E12 = E1 E2 .
Se {n } `e una famiglia numerabile di boreliani disgiunti allora
X
ESn n =
En
n
370
1
n
e quindi le
fn (z) = gn (|z |)
che sono equilimitate su (A) e tendenti a zero per z 6= , mentre sono ovviamente identicamente 1 se z = . Dunque la successione {fn } converge a {} ,
i.e.
fn (A) E{}
Ma fn (A)x = x e quindi E{} x = x:
ker(A I) H{}
Inoltre (z ){} (z) = 0: allora applicando il calcolo boreliano si trova che
(A I)E{} = 0
ovvero
H{} ker(A I)
qed
Dunque il calcolo funzionale boreliano in un punto fornisce gli operatori
E{x | Ax=x}
e pertanto una funzione f che si annulli su A deve essere della forma
X
f=
cn {n }
n
(con n
/ p (A)).
371
0 (x, T x) (x, x)
allora T `e autoaggiunto e 0 T I, il suo spettro `e quindi contenuto nellintervallo [0, 1] e si ha la convergenza forte:
f
T n Eker(IT )
Dimostrazione: Se t [0, 1], {tn } `e equilimitata e convergente a zero, per cui
tn {1} (t).
qed
10.4.4 Teorema Se definiamo
E F := EEHF H
allora
E F = s-lim (EF )n = s-lim (F E)n
n
(EF E)n
/EF
372
N
1 z N +1
1
1 X n
z =
fN (z) :=
N + 1 n=0
1z
N +1
Allora, per z 6= 1:
1 X n
z = lim
lim fN (z) = lim
N
N
N N +1
n=0
N
dato che
1 z N +1
1z
1
=0
N +1
1 X
n
1
N + 1
n=0
e, essendo fN (1) = 1:
fN (z)
1
2
N + 1 |1 z|
Analogamente
N
1 X n
U = Eker(IU ) = E0
s-lim
N
N n=0
Quindi
!
N
N
1
1 X n
1 1 X n
U +
U
(E0 + E0 ) = E0 = s-lim
N
2
2 N n=0
N n=0
!
N
1 X n
1
= s-lim
U
N
2N 2N n=
N
qed
373
10.4.6 Corollario Se G `e un sottogruppo del gruppo U(H) degli operatori unitari, allora
f
E0 := E{x | U G U x=x} Conv(G)
(chiusura forte dellinviluppo convesso di G).
Dimostrazione: Si ha che
^
E0 =
E{x | U x=x}
U G
N
1 X n
U
=
s-lim
N N
n=0
U G
1
2N1 2N2 n
N2
X
U1n1 U2n2
1 =N1
n2 =N2
U G
f (A) = E()
Osserviamo che
E() = 0 se < a.
E() = I se b.
Se 1 2 allora scrivendo (, 2 ] = (, 1 ] (1 , 2 ] otteniamo
E(2 ) = E(1 ) + E(2 ,1 ]
In particolare:
E(1 ) E(2 )
374
10.4.7 Definizione Una famiglia spettrale sullo spazio di Hilbert H `e una funzione
E : R {Operatori autoaggiunti di H}
tale che
E sia fortemente continua superiormente.
E sia monotona non decrescente.
s-lim E() = 0.
s-lim+ E() = I.
Ad esempio, dato un operatore continuo A B(H) autoaggiunto, la funzione
E() := (,] (A)
definisce una famiglia spettrale.
Osserviamo che le (1)(3) sono le propriet`a che caratterizzano le funzioni
di distribuzione associate alle misure di Radon (teorema 4.5.8: possiamo cio`e
considerare lintegrale di Stieltjes di una funzione boreliana (limitata) f :
Z
f ()dE()
375
uniformemente
f (i )(i1 ,i ] f
sup |i i1 |0
f (i )(i1 ,i ] ()
sup f ()
converge a f (A):
0
f (A)
)
(E(
)
))
f
(
i
i1
i
5
Per ogni > 0 esiste un > 0 tale che per x non dipendente da con |x x0 | < si ha
|f (x) f (x0 )| < (continuit`
a uniforme delle funzioni continue in un compatto).
376
cio`e
Z
f (A) =
f ()dE()
(si noti che questo `e lintegrale di una funzione continua, quindi definito alla
Riemann).
Passiamo ora al caso di una funzione boreliana limitata qualsiasi: f B(R).
Per la limitatezza di f , f () D||f || (disco di raggio ||f ||); certamente possiamo
scrivere
D||f ||
Dj
come unione disgiunta finita di boreliani Dj tali che diam Dj (ad esempio
possono prendersi Dj = (z1 , z10 ] (z2 , z20 ]).
Dato che f `e boreliana, gli insiemi j := f 1 (Dj ) sono boreliani e quindi lo
`e la funzione
X
f (j )j
j
Ma
f ()
f (j )j
f (A)
f
(
)E
j
f ()dE()
377
e, per x F ()H otteniamo d(x, F ()x) `e una misura sulla retta reale):
Z
Z
0
(x, Ax) =
d(x, F ()x) =
d(x, F ()x) = (x, F ()x) = (x, x)
Dunque
Z
(x, Ax)
378
Se x (I F ())H allora
(x, Ax) =
cio`e
se < a
se b
2 dE(); A2 `e approssimato da
P
j
j Pj ove
Pj := F (j ) F (j1 )
e quindi Pj Pk = jk Pj , quindi
!2
X
X
X
=
j Pj
0j 2 Pj2 =
0j 2 Pj
j
P
Per induzione, An `e quindi approssimato da j 0j n Pj e quindi, per ogni polinomio p R[x]:
Z
Z
p(A) = p()dE() = p()dF ()
Z
i.e.
(x, p(A)x) =
Z
p()d(x, E()x) =
p()d(x, F ()x)
379
380
10.5
381
||An zk An zh || <
e quindi
||A(zh zk )|| ||(A An )(yh yk )|| + ||An (yh yk )||
||An (yh yk )|| 2 + =
3 3
Perci`o A `e compatto.
qed
10.5.3 Proposizione K(X, Y ) `e un B(X)-modulo a destra e un B(Y )-modulo
a sinistra.
Dimostrazione: Basta osservare che, se A : X 0 X e B : Y Y 0 sono
continui e T : X Y `e compatto allora loperatore
X0
/X
/Y
/Y0
382
383
A A = |A|
`e compatto. Abbiamo quindi dimostrato che se A `e compatto lo `e anche |A|
e quindi, considerando la decomposizione polare A = |A|V di A , di nuovo
essendo K(H) C B(H), deve aversi
A = |A|V K(H)
qed
Osserviamo che se A `e autoaggiunto allora
Z
A = A = dE()
A|E
H
(,]
Quindi, se A = A K(H):
||.||
A|(IE())H (, ) =
Cio`e 0 sta nel risolvente di A|(IE())H che risulta perci`o essere invertibile.
Si noti che se A `e compatto, la sua restrizione ad un sottospazio pure `e un
operatore compatto; quindi A|(IE(,] )H `e invertibile ed `e compatto, il che pu`o
solo avvenire (essendo K C B) se dim H = dim(I E(,] )H < .
384
A|H
A
A|E
P
H
(,]
e quindi, per 0:
10.5.8 Teorema Se A `e un operatore compatto autoaggiunto:
X
A=
P
(A)
Questa `e la forma del teorema spettrale per un operatore compatto: osserviamo che sussiste quindi la decomposizione
M
H=
ker(A I)
(A)
385
e, derivando,
Z
K(s, s)x(s) +
0
K(s, t)x(t)dt = 0
s
386
A2 =
n P2
(1)
Se {en } `e la base ortonormale di H formata con i vettori che generano gli spazi
ker(A1 I) al variare di (A1 ) (ed analogamente per A2 ) allora possiamo
definire
(2)
U e(1)
n = en
Si tratta di un operatore unitario e quindi
(1)
(2)
(2)
(1)
U A1 e(1)
n = U n en = n en = A2 en = A2 U en
(1)
da cui 1 = 2 .
qed
10.5.16 Definizione Se A K(H) `e autoaggiunto e se, per ogni (A) si ha
() {0, n} (con n N costante fissata), allora si dice che A ha molteplicit`a
uniforme n. Se n = 1 allora A si dice privo di molteplicit`a.
Ad esempio, si pu`o verificare che A ha molteplicit`a uniforme n se e solo
se esiste un operatore B K(H) autoaggiunto privo di molteplicit`a e tale che
A = B ... B.
Osserviamo ora che, per ogni x H, dal teorema di StoneWeierstrass 9.2.9,
segue che:
{An x}nN = {f (A)x}f Cc (R)
10.5.17 Definizione Se A B(H), un vettore x H si dice ciclico per A se
Ax = H.
387
f ()P x; dunque
X
X
2
c E = 1
|c | = 1
p (A)
p (A)
388
Kyi Kx
il che contraddice la (*). Dunque {Kxn } `e convergente e la (2) `e dimostrata.
Passiamo ora al teorema: se {en } `e un sistema ortonormale, ovviamente converge debolmente a zero (gli elementi (x, en ) sono i coefficienti di Fourier di x,
che sono a quadrato sommabile); quindi, per la (2):
||.||
Ken 0
Ma ess (A) ||Aen en || 0 e quindi
||(A + K)en en || = ||Aen en + Ken || ||Aen en || + ||Ken ||
Ma ||Aen en || 0 e ||Ken || 0 (per compattezza di K), quindi
ess (A + K) (viceversa, se ess (A + K), posto A0 = A + K e K 0 = K lo stesso
ragionamento mostra che ess (A)).
qed
389
10.5.20 Teorema (von Neumann) Se A, B B(H) sono operatori autoaggiunti e ess (A) = ess (B) allora esiste un operatore compatto K K(H) tale
che
> 0 tr(K K) < 2
e tale che A + K
= B.
Gli operatori come il K coinvolto nel teorema di von Neumann rientrano in
una classe notevole:
10.5.21 Definizione Un A si dice operatore di HilbertSchmidt se esiste un
sistema completo ortonormale {e } in H tale che la serie
X
||Ae ||2
converga.
Notiamo che la definizione implica che solo una quantit`a numerabile di ||T e ||2
pu`o essere diversa da zero.
Se A `e di HilbertSchmidt allora il valore
s
X
||A||HS :=
||Ae ||2
non dipende dalla scelta della base: infatti se {f } `e unaltra base, possiamo
scrivere
X
XX
XX
X
||Af ||2 =
|(Af , e )|2 =
|(f , A e )|2 =
||A e ||2
sX
,
|(Ae , e )|2 .
|(Ae , e )|2
390
=||A||HS + ||B||HS
Dimostriamo che la ||.||HS `e una norma di Banach: se {An } `e una successione di
Cauchy allora
||An Am || ||An Am ||HS 0
e quindi {An } converge a A B(H): dimostriamo che A `e di HilbertSchmidt.
Basta notare che
X
||A||HS
||Ae ||2 sup ||An ||HS <
n
e quindi anche ||AB||HS = ||(AB) ||HS = ||B A ||HS ||B|| ||A||HS . In particolare, se B `e di HilbertSchmidt allora ||B|| ||B||HS e quindi gli operatori di
HilbertSchmidt formano unalgebra di Banach.
qed
Dalla dimostrazione segue che gli operatori di HilbertSchmidt sono un ideale
bilatero (ovviamente non chiuso) in B(H): la chiusura di questo ideale `e ovviamente ancora un ideale di B(H), e deve quindi coincidere con B(H) oppure con
K(H); vale questo secondo caso: intanto
10.5.23 Proposizione Un operatore di HilbertSchmidt `e compatto.
Dimostrazione: Basta mostrare che si approssima con operatori di rango finito:
sia {e } un sistema ortonormale completo in H e A un operatore di Hilbert
Schmidt. Allora ||Ae ||2 6= 0 al pi`
u per una famiglia numerabile di indici e, se
n N allora esiste un insieme di indici finito An tale che
X
A
/ n
1
n2
(
Ae
An e =
0
391
se An
se
/ An
sX
A
/ n
1
n
qed
392
|(Ce , f )(B e , f )|
sX
s
|(Ce , f
)|2
s
||Ce ||2
sX
|(B e , f )|2
||B e ||2
(Bf , C f )
Di nuovo lindipendenza dalle basi segue usando questa formula prima con e =
f e poi nel caso generale.
qed
Il numero
tr A =
X
(Ce , B e )
tr AA = ||A||2HS
393
Dimostrazione: Per vedere che si tratta di una norma di Banach, notiamo che
||A||N = sup | tr U AV |
U,V
X
X