You are on page 1of 2

Comunicato stampa

Un libro e il revisionismo che ha paura della verit


Apprendiamo della presentazione, presso la biblioteca comunale di Oggiono, di un libro che non esitiamo a definire
revisionista e offensivo nei confronti della memoria di una citt, Lecco che tanto ha dato alla Resistenza e alla causa
della libert dal nazifascismo.
Un libro come "Le braccia del padre" rappresenta, con il suo vile tentativo di riscrivere una pagina tragica e fatti
accertati, quanto di pi lontano da quegli obiettivi di pacificazione che, come minimo dovrebbero partire dal
riconoscimento delle verit storiche.
Reputiamo inoltre quantomeno superficiale e non condivisibile la scelta di alcuni rappresentanti istituzionali di avallare
e sostenere questa operazione; a loro competerebbe infatti tutta la responsabilit e la cautela di garanti nei confronti
della memoria di una citt medaglia d'argento della Resistenza.
Come anche giudichiamo inopportuno il sostegno fornito dalla Provincia (precedente mandato) all'iniziativa addirittura
fornendo copia del libro a tutte le biblioteche.
Riguardo ai fatti citati in versione romanzata e omettendo gli antefatti, fu fucilata nello stadio di Lecco, a seguito di
pronuncia di una condanna e non sull'onda dell'emotivit del momento, solo una piccola parte dei brigatisti neri che
erano asserragliati nel palazzo dell'allora via Como: ovvero i 16 componenti della brigata Leonessa che si erano
macchiati di gravi crimini e che avevano violato la legge di guerra aprendo il fuoco dopo aver alzato bandiera bianca.
Anche dopo settant'anni occorre vigilare. Essere antifascisti impone infatti un'attenzione che da parte dei sottoscrittori di
questo comunicato non verr mai meno.
A questo proposito riportiamo sotto due passaggi presi da testi che autorevolmente ricostruiscono i tragici giorni della
primavera 45 e il ruolo che giocarono i repubblichini che il libro "Le braccia del padre" maldestramente tenta di
riabilitare.
--Cos il mattino del 27 sono solo i fascisti che impegnano i partigiani. Ma alle sette del mattino sono arrivati nella zona
delle case Panzeri in via Como e di via Previati altri gruppi della Rosselli" con Piero, Al, Redi, reparti GAP e gli
uomini di Cassin. Ora pi tardi il comando-piazza del CVL intima per telefono la resa alle brigate nere. Ma il
comandante fascista e di quelli che non si arrendono, e verso le nove la battaglia riprende con estrema violenza.
Unautoblinda imbocco di via Como, un cannoncino mimetizzato all'angolo tra via Previati e via Corti, altre
mitragliatrici pesanti tengono ancora distanti partigiani. [] A mezzogiorno i partigiani hanno anche un carro armato
leggero, quello abbandonato dalla colonna fascista la sera prima Civate. Alle 14 a Pescarenico, dietro i partigiani che
combattono c' molta gente. Le scie dei proiettili si incrociano, i colpi si schiantano sul selciato della strada e sulle
facciate delle case. Tutte le forze partigiane partecipano all'assedio, ogni possibilit di ritirata stata tolta ai fascisti
perch i bazooka hanno distrutto l'autoblinda e tutti gli altri automezzi. Adesso i fascisti si devono per forza arrendere.
La bandiera bianca sventola da una finestra, Giovanni Giudici, Silvano Rigamonti, Antonio Polvara, Ettore Riva vanno
allo scoperto verso l'edificio. Una raffica sola parte da una delle tante finestre: i quattro partigiani cadono, due sono
morti, due sono feriti. Allora il combattimento riprende. pi violento, i partigiani si battono quasi allo scoperto perch
adesso una sorda rabbia li anima. Li protegge il bazooka di Cassin. Quando due ufficiali fascisti escono dalla casa per
trattare la resa, si alza la bandiera bianca, una resa definitiva. La gente viene avanti e vuole vedere: dei 153 militi e
ufficiali delle brigate nere molti vengono legati agli alberi []. Verso sera i fascisti che si sono arresi vengono
sistemati, insieme a tutti gli altri, nelle scuole di via Ghislanzoni.
Il 28 aprile, sedici militi della Leonessa, colpevoli di aver violato la legge di guerra, venivano caricati su un camion e
portati al campo sportivo. [] I fascisti caddero quattro alla volta con estrema dignit, vicino a una porta.
da Puccio, S. (1995) Una resistenza, Casa Editrice Stefanoni, Lecco
[] Attacchiamo il treno, con un fuoco intenso che li costringe a cercare riparo alcuni edifici di via Como di via
Previati. Per sloggiare i cecchini annidati ai piani alti c' una sparatoria, durante la quale cade un altro partigiano. I
fascisti espongono una bandiera bianca, in segno di resa. Ma appena alcuni di noi escono allo scoperto li abbattono a
raffiche di mitra. Vengono colpiti in quattro: due morti e due feriti. La battaglia si riaccende e solo dopo alcune ore i
fascisti vengono fatti prigionieri e chiusi nelle scuole di via Ghislanzoni. [] Dalle scuole vengono prelevati, dopo
qualche giorno, i brigatisti della Leonessa responsabili di aver violato la legge di guerra. Vengono portati al campo
sportivo e fucilati. Io non faccio parte del plotone di esecuzione. Penso, per, che l'esecuzione sia giusta. Non per il
fascista in quanto tale ma per chi responsabile dei delitti, delle deportazioni, delle fucilazioni di Fiumelatte, della finta
resa per poter uccidere ancora quando tutto perduto. Tutto questo non pu essere dimenticato.

da Galli, P. (1997) Da una parte sola, Manifestolibri, Roma


F.to Il Presidente ANPI Lecco
Enrico Avagnina

Sottoscrivono il comunicato:
Davide Ronzoni, Presidente provinciale ARCI Lecco
Isabella Lavelli
Anselmo Brambilla
Alberto Magni
E' possibile sottoscrivere il comunicato da parte di associazioni e singoli cittadini all'indirizzo
http://www.activism.com/it_IT/petizione/un-libro-e-il-revisionismo-che-ha-paura-della-verit/65200

You might also like