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Modulo di Fluidodinamica II

Corso di Laurea Specialistica in Ingegneria Meccanica


A.A. 2005/2006
Ing. Paola CINNELLA

FLUSSI SUPERSONICI
Prefazione
Questo documento rappresenta unintegrazione (NON UNALTERNATIVA!!!!) alle dispense di Gasdinamica
utilizzate nel corso di Fluidodinamica II. Esso contiene da una parte, una sintesi delle principali equazioni
utilizzate per lo studio di flussi supersonici uni- e bi-dimensionali. Dallaltra, esso fornisce una descrizione
fenomenologia di alcuni aspetti caratterizzanti i flussi supersonici, nonch una serie di applicazioni, destinate a
facilitare la comprensione delle nozioni fornite durante il corso.

1. INTRODUZIONE
Il primo volo supersonico ufficialmente riconosciuto come tale risale al 14 ottobre 1947. Quel
giorno, laeroplano Bell XS1 pilotato da Chuck Yeager raggiungeva la condizione M=1.06,
aprendo la strada ad un nuovo regime di volo, nel quale il flusso dominato dalla presenza di
onde durto. A M=1.06 laereo, profilato come un proiettile, creava un urto curvo a monte del
suo naso, staccato dalla fusoliera; lanno seguente lo stesso pilota riusciva a raggiungere
M=1.45. In questa configurazione di volo il flusso era caratterizzato da un urto obliquo
attaccato al naso dellaereo (si veda la figura 1).
Il corso di Fluidodinamica II ha lo scopo di fornirvi le nozioni necessarie alla comprensione
delle caratteristiche essenziali di questo tipo di flussi.
2. FLUSSI UNI-DIMENSIONALI
2.1 Velocit del suono e numero di Mach
a. Fenomenologia
Consideriamo laria a condizioni ambiente. Essa formata di molecole in moto.
Supponiamo ora di introdurre una piccola perturbazione, sotto forma di un apporto
puntuale di energia. Questa energia assorbita dalle molecole vicine alla sorgente, che si
sposteranno perci con maggior velocit; queste molecole un po pi rapide interagiscono
con delle molecole pi lontane dalla sorgente della perturbazione iniziale e modificano la
loro velocit; il fenomeno si propaga di molecola in molecola, e in questo modo lenergia
introdotta si propaga nello spazio.
Questonda di energia si sposta ad una velocit che pu essere correlata matematicamente
con la velocit di agitazione molecolare; questo tipo di approccio rientra nella branca della
fisica nota come cinetica dei gas (approccio microscopico).
In questo corso noi utilizziamo un approccio pi macroscopico e ci interessiamo piuttosto
agli effetti di questonda. E chiaro infatti che la variazione di energia creata dal passaggio
dellonda comporta anche una variazione della pressione, della densit e della temperatura
del mezzo in cui si propaga; queste variazioni, per, rimangono di piccola entit fintanto
che lapporto di energia costituisce una perturbazione (cio non si tratta di un picco di
energia dovuto, per esempio, ad unesplosione). Un osservatore posizionato allinterno del
mezzo di propagazione percepir in particolare la piccola variazione di pressione sotto
forma di un suono, da cui il nome di onda sonora o onda acustica attribuito a questa
debole onda e il nome di velocit del suono assegnato alla sua velocit di propagazione.

M=1.06

M=1.45

Fig. 1: Tipologie di onde durto in flussi supersonici attorno ad un aereo.

b. Espressione della velocit del suono


Vedere dispense, Cap. 1.
Formula generale valida per tutti i tipi di fluidi :
p

a =
s
p

Si noti che a 2 = = 1 / = / s , dove s la comprimibilit a entropia


s
p s
costante del fluido. Questo vuol dire che, in fluidi poco comprimibili (nonch di
densit elevata!), come i liquidi, la velocit del suono estremamente elevata, tanto
che ai fini pratici, nelle correnti applicazioni ingegneristiche essa pu essere
considerata infinita, ovvero una perturbazione della pressione si propaga
instantaneamente (grazie allincomprimibilit del fluido) in tutto il campo di moto.
Nel caso dei fluidi fortemente comprimibili, come i gas, la velocit del suono assume
un valore finito; in pratica, se si applica una perturbazione in un punto del campo di
moto, essa non viene avvertita istantaneamente in un altro punto ad una distanza data,
2

in quanto il fluido intermedio, comprimendosi, funge in qualche modo da


ammortizzatore, ritardando la trasmissione del segnale.

Formule valide solo per i gas termicamente e caloricamente perfetti:


a=

p
= RT

Nota: Un gas si dice termicamente perfetto se esso soddisfa lequazione di stato


termica:
p

= RT ,

R = cost

Esso si dice caloricamente perfetto se esso soddista lequazione di stato calorica:


e = c v T , c v = cost

Questo implica che il rapporto dei calori specifici, = c p / c v anchesso una costante.
c. Numero di Mach
Vedere dispense, Cap. 1.

Definizione:
M =V / a ,

con V una velocit. Si puo dimostrare che il numero di Mach rappresenta la radice
quadrata del rapporto tra le forze dinerzia agenti sul fluido e le forze elastiche dovute
alla comprimibilit dello stesso. Infatti, ragionando in termini dimensionali:
V
L
L3
V
2
2
Fi m | a |
t
t =V =V =M2
=
=
=
E
Fe
EL
E
EL2
a2

Dove a rappresenta laccelerazione di una particella fluida, E = 1 / s = a 2 rappresenta


il modulo elastico del fluido (definito come linverso della compriminilit), mentre V,
L e t rappresentano rispettivamente delle opportune scale di velocit, lunghezza e
tempo caratteristiche del moto del fluido. Per fluidi poco comprimibili (liquidi) il
modulo elastico estremamente elevato e dunque le forze dinerzia saranno dominanti
rispetto a quelle dinerzia. In questo caso, gruppi di particelle fluide adiacenti si
comporteranno come delle sfere elastiche (ricordare Fisica I) a contatto luna con
laltra e messe in fila: grazie alla perfetta elasticit, limpulso impresso alla prima
particella della fila si trasmetter istantaneamente allultima. Nel caso di fluidi
comprimibili (gas), le particelle fluide si comporano invece come corpi anelastici o
meglio, non perfettamente elastici, e funzioneranno come tanti piccoli ammortizzatori,
introducendo un tempo di ritardo nella trasmissione delle informazioni.

Da quanto detto sopra, risulta naturale classificare i flussi in base al loro numero di
Mach caratteristico:
o M<0.3: effetti di comprimibilit trascurabili; lecito trattare il flusso come
incomprimibile.
o 0.3<M<1: flussi comprimibili subsonici le onde acustiche possono
propagarsi in tutte le direzioni.
o 0.9<M<1.2: flussi transonici, caratterizzati dalla presenza simultanea nel
campo di moto di regioni subsoniche e supersoniche.
o M>1: flussi comprimibili supersonici le perturbazioni possono propagarsi
solo allinterno del cono di Mach.
o M>5: flussi ipersonici le velocit in gioco e le variazioni di pressione,
temperatura e densit sono talmente elevate che pu risultare messa in
3

discussione la validit del modello di gas perfetto (fenomeni di


dissociazione e ionizzazione del gas). Esempio: problemi di rientro di
navette spaziali nellatmosfera.
1.2 Urto retto
a. Equazioni dellurto retto
Vedere dispense, Cap. 2.
Valide solo per gas perfetti !!

Relazione di Prandtl:
M 2* =

1
M 1*

Per il secondo principio della Termodinamica, lunico caso ammissibile :


M 1 1 M 1* 1

Questo implica che il Mach e il Mach critico a valle di un urto retto sono
sempre minori di 1.
Numero di Mach a valle:
1+

M 22

M 12
2
=
M 12 ( 1) / 2

Variazione di velocit/densit attraverso lurto:

( + 1)M 12
u1 2
=
=
u 2 1 2 + ( 1)M 12

Dato che M1>1, risulta che u1/u2>1. Dunque attraverso un urto retto la velocit
diminuisce, mentre la densit aumenta.
Variazione di pressione:

p2
2
= 1+
M 12 1
+1
p1

Da questa relazione facile vedere che la pressione aumenta attraverso un urto


retto.
Per laria (=1.4), queste relazioni sono tabulate, assieme ad altre che danno la variazione
della temperatura e della pressione totale attraverso lurto (la temperatura totale resta
costante!!), nelle cosiddette tabelle dellurto retto. Dalle relazioni si deduce che,
attraverso un urto retto, la temperatura aumenta mentre la pressione totale diminuisce.
Grandezza fisica
Mach
Mach critico
Velocit
Pressione
Densit
Temperatura
Velocit del suono
Pressione totale
Temperatura totale
Area critica

Variazione attraverso lurto


Diminuisce
Diminuisce
Diminuisce
Aumenta
Aumenta
Aumenta
Aumenta
Diminuisce
Costante
Aumenta

Tab. 1: Variazione delle principali grandezze fisiche attraverso un urto retto.

b. Spiegazione fenomenologica
Immaginiamo un ostacolo collocato in un flusso supersonico (vedere fig. 2 a). Se
riprendiamo la nostra spiegazione iniziale sullonda acustica, possiamo descrivere il
fenomeno come segue: le prime particelle fluide che incontrano lostacolo subiscono una
modifica della loro velocit; questa modifica/perturbazione si trasmette in modo isotropo
in tutto il fluido e in particolare verso monte; poich la velocit di questa informazione,
cio la velocit del suono, superiore a quella del flusso linformazione pu risalire e
cos il fluido a monte viene avvisato della presenza dellostacolo in modo che le linee di
corrente si modifichino come rappresentato in Fig. 2 b.

M<1

(a)
(b)
Fig. 2: Flusso subsonico attorno ad un ostacolo.
Consideriamo adesso un flusso supersonico. Dato che a < u, le onde acustiche destinate
ad informare il flusso a monte della presenza dellostacolo non possono pi risalire il
flusso; esse tendono dunque a formare unonda durto leggermente a monte dellostacolo:
a monte dellonda durto il flusso uniforme e conserva le condizioni allinfinito a monte,
a valle, il flusso subsonico (non necessariamente dappertutto, come vedremo pi avanti,
ma perlomeno sulla linea di corrente che va al punto di ristagno, dove londa durto
pressoch retta) per cui le linee di corrente possono adeguarsi alla presenza dellostacolo
(vedere Fig. 3).

M>1

M<1

Fig. 3: Flusso supersonico attorno ad un ostacolo.


5

2. FLUSSI BIDIMENSIONALI
2.1 Urti obliqui
a. Posizione del problema
Consideriamo il flusso bidimensionale rappresentato nella figura 4, in cui due condizioni
del flusso, contrassegnate con gli indici 1 e 2 sono separate da unonda durto obliqua.
Le variabili e rappresentano rispettivamente linclinazione dellurto rispetto alla
direzione del flusso incidente e langolo di deflessione del flusso. In un riferimento (n, t)
legato allurto, il vettore velocit del flusso a monte e valle dello stesso si scrive:
V1 = u1n + w1t
V2 = u 2 n + w 2 t

u2
w1

Condizione 1:
1, p1, T1,
M1=|V1|/a1

w2

Condizione 2:
2, p2, T2,
M2=|V2|/a2

u1

Fig. 4: Configurazione di urto obliquo.


b. Relazioni durto
Tenuto conto della geometria del problema:
u1
= M 1 sin
a1

M n1 =

Per le seguenti quantit:


M n2 ,

u1 2
=
,
u 2 1

p2
,
p1

p 01
p 02

continuano a valere le equazioni dellurto retto, a patto di sostituire il Mach 1


con il Mach normale 1.
Come gi osservato nel caso 1D, possibile la formazione di un urto solo se il
Mach a monte (in questo caso il Mach normale) superiore ad 1, ovvero:
1
=
M n1 = M 1 sin 1 sin 1
M1

dove di indicato con langolo di Mach. In altri termini, linclinazione


minima di un urto obliquo pari allangolo di Mach.
Linclinazione massima, invece, corrisponde allurto normale o retto:
6

sin = 1 =

Dato che M n1 1 , dalle relazioni dellurto risulta anche che u1 / u 2 > 1 . Mentre

sappiamo che w1 = w2 . Questo comporta che la deflessione del flusso sempre


come in figura 4 (verso lalto) per unurto con inclinazione positiva. Ne
deduciamo inoltre che, come per gli urti retti, attraverso un urto obliquo si ha
un aumento della pressione, densit e temperatura, mentre diminuisce la
pressione totale.
Relazione inclinazione/deflessione:
( 1)M 12 sin 2 + 2
tan ( ) = tan

2
2
( + 1)M 1 sin

La precedente relazione anche nota con il nome di relazione --M, poich


essa lega langolo di deflessione del flusso , langolo di inclinazione dellurto
, e il numero di Mach incidente M1; essa essenziale per lo studio degli urti
obliqui e fortunatamente si trova diagrammata in un abaco per permettere un
pi facile utilizzo.
c. Interpretazione fisica
La configurazione di flusso attraverso un urto obliquo richiamata nella figura 5a. Per un
flusso di fluido non viscoso una linea di corrente pu essere sostituita con una parete (dato
che la condizione al contorno alla parete , per un flusso non viscoso, che la velocit sia
tangente alla parete stessa); perci la stessa configurazione pu essere interpretata
mediante la rappresentazione della figura 5b, che ci permette di spiegare meglio come
usare labaco inclinazione/deflessione.

M2

M1

M2
M1

(a)

(b)

Fig. 5: Configurazione di urto obliquo e configurazione equivalente.


Supponiamo di conoscere e M1. Utilizzando labaco (cfr. dispense Cap. 4) possiamo
allora calcolare e dunque il numero di Mach normale. A questo punto, utilizzando le
tabelle dellurto retto, siamo in grado di calcolare tutti i rapporti fra le quantit a monte e a
valle dellurto.
Supponiamo di tracciare la relazione --M per un numero di Mach M1 fissato.
Tipicamente, ottiniamo una curva simile a quella rappresentata nella figura 6.
7

Deflessione

max

Inclinazione

/2

max

Fig. 6: Curva - per un numero di Mach a monte M1 fissato.


La curva rappresentata in figura 6 merita alcuni commenti:
Per ogni valore dellangolo di deflessione inferiore allangolo di deflessione
massimo max esistono due possibili valori di : 1< 2. Nellintervallo compreso

tra il valore massimo e minimo dell inclinazione per un dato valore di M1, , ,

il seno di una funzione strettamente crescente. Ci significa che anche


M n1 cresce con e cos pure il rapporto p 2 / p1 , che caratterizza lintensit
dellurto. Per questo motivo, la soluzione che corrisponde a 2 indentificata
come urto forte, mentre la soluzione corrispondente a 1 denominata urto
debole (Fig. 7). Nel caso di urto debole, si ha tipicamente M2>1, eccetto per dei
valori di molto vicini a max. Come regola generale, lesperienza mostra che in
natura si formano generalmente urti deboli; possibile ottenere degli urti forti in
alcuni casi particolare nei quali possibile ad esempio variare opportunamente la
pressione a valle dellurto (Fig. 7b). Se non vi sono indicazioni particolari, dunque,
verr sempre scelta la radice pi piccola 1.

M2, p2

M1

M2, p2*

M1

(a) Urto debole


(b) Urto forte
Fig. 7: Configurazione di urto debole e di urto forte.
8

Per > max non esiste nessuna soluzione fisicamente ammissibile sotto forma di
urto obliquo; in realt quello che si forma un urto curvo staccato dallo spigolo.

M1>1

>max

Fig. 8: configurazione di urto curvo staccato.

Se = 0, allora la soluzione di urto debole = = sin-1(1/M1). In altri termini,


lurto obliquo pi debole possibile (perturbazione infinitesima) unonda di
Mach.Viceversa, la soluzione di urto forte corrisponde a =/2, valore per il quale
si ritrova la configurazione di urto retto.

2.2 Flussi di Prandtl-Meyer


a. Compressione supersonica
Abbiamo considerato finora il caso di un cuneo a partire dal quale si forma un urto
obliquo che comprime il flusso (in modo adiabatico ma assolutamente non isentropico!)
(vedasi figura 9a). Se adesso sostituiamo questo cuneo con una successione di segmenti
inclinati di poco ( ) gli uni rispetto agli altri osserviamo, ad ogni cambiamento di
pendenza, la formazione di un urto debole, attraverso il quale si hanno piccole variazione
della velocit e pressione del flusso. Ogni urto debole separa due regioni del campo di
moto nelle quali le propriet del flusso sono uniformi. Le condizioni del flusso nella
regione a monte permettono di determinare univocamente le condizioni di flusso nella
regione a valle, che a sua volta permette di calcolare lo stato a valle dellurto successivo
(Fig. 9b). Osserviamo che, Se ora spingiamo questo ragionamente al limite, facendo
tendere a zero la pendenza dei segmentini e allinfinito il numero degli stessi, gli urti
deboli si trasformano in una successione infinita di onde di Mach e coincidono con le
regioni di flusso uniforme precedentemente descritte, che dunque si riducono a linee di
Mach lungo le quali per propriet del flusso si mantengono costanti, mentre attraverso il
fascio di onde di Mach si passa con continuit dalla condizione 1 alla condizione 2.
Trattandosi di perturbazioni infinitesime, questo processo isentropico (Fig. 9c).

M1

M1

M1

(a)
(b)
Fig. 9: Dallurto obliquo alla compressione supersonica.

(c)

b. Espansione supersonica
Nel caso di una parete concava, abbiamo visto che a seconda che la variazione di
pendenza sia pi o meno continua di forma unonda durto oppure un fascio di
compressione supersonica. Nel caso di una parete convessa, la formazione di un urto
obliquo fisicamente impossibile. Invece, si produce un meccanismo simile a quello
appena descritto per la compressione supersonica ma che porta invece ad una espansione
del flusso. Attraverso ciascuna linea di Mach, abbiamo una variazione infinitesima delle
propriet del flusso: un piccolissimo aumento della velocit, una piccolissima
diminuzione di pressione, densit e temperatura (il flusso si espande). Globalmente
avremo dunque M2>M1 e p2<p1. Il processo nel suo insieme pu essere considerato
isentropico (successione di variazioni infinitesime). Nel caso limite di uno spigolo
convesso, si ha un ventaglio di espansione centrato sullo spigolo stesso (Fig. 10).

1
1
2
2

2
Fig. 10: espansione supersonica su una parete convessa e ventaglio di espansione
centrato su uno spigolo convesso.

c. Funzione di Prandtl-Meyer
La condizione 2 il risultato della sovrapposizione della successione di variazioni
infinitesime associate a ciascuna linea di Mach. Per tali variazioni, la variazione relativa di
velocit legata a alla variazione di inclinazione e al Mach a monte della linea dalla
relazione (vedere dispense Cap.4):
d = M 2 1

dV
V

Scrivendo dV/V in funzione del numero di Mach M e di dM (vedere dispense, Cap. 4), si
ricava la relazione:
d =

M 2 1 dM
1 2 M
1+
M
2

Che, integrata tra lo stato 1 e lo stato 2 da il seguente risultato:


(M 2 ) = + (M 1 )

dove rappresenta la varazione complessiva dellangolo del flusso e dove la funzione:


(M ) =

M 2 1 dM
1 2 M
M
1+
2

detta funzione di Prandtl-Meyer. La funzione di Prandtl-Meyer, che ha unespressione


analitica reperibile nelle dispense, anchessa usualmente tabulata (almeno per laria,
10

=1.4). Noto che sia M1, si trova (M1) dalle tabelle; conoscendo langolo , possiamo
calcolare (M2); infine, conoscendo (M2), si pu calcolare M2 sempre dalle tabelle.
A questo punto, possibile determinare completamente la condizione 2:
1. la temperatura totale costante in tutto il flusso, per cui si ha (vedere dispense,
Cap. 1):
T0
1 2
M1 ;
= 1+
T1
2

da questa si ricava:
T2
=
T1

1+

T0
1 2
M2
= 1+
T2
2

M 12
2
1 2
M2
1+
2

Osserviamo che, poich M2>M1, si ha T2<T1, ovvero, la temperatura diminuisce


durante unespansione.
2. dato che lespansione un fenomeno isentropico, dalla legge delle
trasformazioni isentropiche ricaviamo:
1 2
1+
M1
p 2
2
=
p1 1 2
M2
1+
2

Osserviamo che p1>p2.


3. FLUSSO NEGLI UGELLI
3.1 Relazioni fondamentali
Consideriamo un flusso isentropico in un condotto di sezione variabile come quello
rappresentato nella figura 11.

A(x)

Fig. 11: Schema di flusso quasi 1D.


11

Supponiamo per semplificare lanalisi che le propriet del flusso siano uniformi in ogni
generica sezione. Le equazioni del flusso si ricavano imponendo la conservazione della
massa, della quantit di moto e dellenergia per un generico volume di controllo compreso tra
due sezione x e x+dx. In forma differenziale, queste equazioni si scrivono:
d (uA) =

dp = udu
dh + udu = 0

Dove ricordiamo che lentalpia h definita come h=e+p/ dove e lenergia specifica
interna. Combinando le equazioni differenziali (cfr. dispense, Cap.2), otteniamo una relazione
di grande utilit per lanalisi dei flussi nei condotti.
3.2 Relazione area-velocit
La relazione d(uA)=0 pu anche essere scritta come:
d

du dA
+
=0
u
A

Per un flusso isentropico, la velocit del suono data da: a 2 = dp / d . Usando la relazione
dp = udu ,

si ottiene

u 2 du
a2 u

, dalla quale si ricava finalmente la relazione area-velocit:

dA
du
= M 2 1
A
u

Questa relazione pu essere interpretata nel modo seguente:


a) Flusso subsonico (M<1)
Le quantit dA/A e du/u sono di segno opposto: una diminuzione di sezione produce dunque
un aumento di velocit e viceversa.
b) Flusso supersonico (M>1)
In questo caso dA/A e du/u sono di segno uguale: dunque la velocit aumenta quando la
sezione aumenta, e viceversa.
c) Flusso sonico (M=1)
Se M=1, allora dA/A=0. Ci significa che per Mach uguale ad 1 la sezione A raggiunge un
punto di estremo: in altri termini, la sezione in cui M=1 quella massima o minima. Tenuto
conto dei punti (a) e (b) precedenti, lunico caso possibile quello in cui larea A minima.
Pertanto, se si ha M=1 in un qualche punto di un flusso in un condotto di sezione variabile,
tale valore deve essere raggiuno necessariamente nella sezione minima, o sezione di gola del
condotto.
Attenzione!! Non si ha necessariamente M=1 nella sezione di gola di un condotto!! Se per
esempio il flusso resta subsonico i tutto il condotto, nella sezione di gola si ha semplicemente
un punto di estremo (in questo caso un massimo) per la velocit del flusso.
Da quanto detto, possiamo dedurre che per espandere in modo isentropico un gaz,
accelerandolo da una velocit subsonica ad una velocit supersonica, occorre necessariamente
trovarsi nella situazione schematizzata nella figura 12.

12

u aumenta

M<1

M>1
Sezione di gola
M=1

Fig. 12: espansione isentropica di un gas in un ugello convergente-divergente.

Analogamente, per comprimere isentropicamente un gas, decelerandolo da regime


supersonico a regime subsonico, occorre utilizzare necessariamente un ugello convergentedivergente (anche detto ugello De Laval, dal nome di un ingegnere svedese del 19 secolo).
3.3 Analisi del flusso isentropico in un ugello
Consideriamo il flusso isentropico in un ugello. Abbiamo visto a lezione che, in ogni punto
del flusso, larea della sezione del condotto legata al numero di Mach raggiunto nella stessa
sezione dalla relazione:
+1

1 2 1 2 2( 1)
A
M
,
=
1 +

2
A* M + 1

dove A* rappresenta larea critica, ovvero larea che in cui il flusso raggiungerebbe
isentropicamente la condizione sonica. Questa relazione essenziale per lo studio dei flussi
negli ugelli. La relazione diagrammata in figura 13. Essa si trova tabulata sulle tabelle
isentropiche.
Dato che il flusso per ipotesi isentropico, la pressione e il numero di Mach sono legati fra
loro dalla relazione:

p 0 1 2 1
M
= 1 +
p
2

Sostituendo questultima relazione nela precedente, otteniamo una relazione che lega larea
alla pressione vigente nella stessa:
+1

1 2 ( 1)

A
1 2 p0

=
A* M + 1 p

Osserviamo coerentemente con quanto prima affermato, che la sezione critica la sezione di
area minima per un flusso isentropico. Se nel flusso esiste lo statosonico (o critico), allora
esso si verifica necessariamente nella sezione di gola dellugello, ovvero si ha A*=Ag.
13

Fig. 13: Relazione sezione/numero di Mach.

Notiamo che per ogni valore di A/A*, esistono due valori del numero di Mach: uno subsonico
e laltro supersonico. Si sceglie luna o laltra soluzione a seconda delle condizioni al
contorno dellugello, come vedremo nel seguito.
3.4 Analisi dei possibili regimi di flusso in un ugello
Consideriamo un ugello convergente-divergente del tipo indicato in figura 14.
Supponiamo inizialmente che la pressione di scarico sia uguale a quella del serbatoio che
alimenta lugello: pb=p0 (lindice b sta per back pressure). In questo caso, nellugello non vi
flusso, e il fluido rimane in quiete ( dp = udu = 0 du = 0 ).
Supponiamo adesso di diminuire leggermente pb.
La piccola differenza di pressione imposta genera un flusso a bassa velocit nellugello. Nel
convergente il fluido accelera a partire dalle condizioni di ristagno che vigono nel serbatoio; il
flusso si espande e raggiunge la velocit massima nella sezione di gola, ma il flusso rimane
subsonico anche in questa sezione; superata la sezione ristretta, il flusso decelera nel
convergente, ricomprimendosi fino alla pressione di scarico.
Possiamo visualizzare questo comportamento considerando la curva rappresentativa della
relazione aerea/numero di Mach: lo stato rappresentativo del flusso si trova inizialmente sul
ramo subsonico ( M 0 nel serbatoio, dove vigono le condizioni di ristagno); man mano che ci
si sposta verso valle dellugello, si scende lungo il ramo subsonico (vedasi Fig. 13); il punto
di ascissa massima (ovvero il Mach massimo) corrisponde alle condizioni nella sezione di
gola. Osserviamo che larea della sezione di gola in questo caso superiore allarea critica, in
14

quanto in questa configurazione di flusso il rapporto A/A* resta sempre strettamente superiore
a 1. Una volta superata la sezione di gola, si torna a risalire lungo il ramo subsonico fino a
raggiungere la condizione di scarico. Indichiamo con Me1 il Mach nella sezione di uscita
(exit).
Il ragionamento appena fatto con il numero di Mach pu naturalmente essere ripetuto con la
pressione: la pressione statica p diminuisce a partire dal valore di ristagno p0 fino a
raggiungere un minimo nella sezione di gola, dopodich, a valle di questa, aumenta fino a
raggiungere il valore di scarico (indicato con pb1).

Pressione
di scarico
pb

p0, T0

Ag

Fig. 14: Flusso in un ugello De Laval.


Supponiamo adesso di diminuire ulteriormente la pressione pb (indichiamo con Me2 e pb2 il
numero di Mach nella sezione di uscita e la pressione di scarico in questo caso). Abbiamo
pb2< pb1 e Me2> Me1. Dato che il rapporto di pressione p0/ pb maggiore, il flusso potr
accelerare maggiormente e dunque si raggiunger un ascissa maggiore lungo in ramo
subsonico della curva di figura 13. Di consequenza, anche il numero di Mach di gola
(rispettivamente, la pressione) sar pi elevato (rispettivamente, pi bassa).
Osserviamo che esistono infinite soluzioni subsoniche isentropiche per il flusso nellugello;
esso dipendono dalla condizione al contorno p0/ pb e dal dato geometrico Ae/Ag.
La figura 15 mostra landamento del numero di Mach e della pressione in un ugello
convergente-divergente per i casi appena descritti.
E chiaro che continuando a diminuire la pressione di scarico, si raggiungera una condizione
tale (indichiamo con Me3 e pb3 il numero di Mach nella sezione di uscita e la pressione di
scarico in questo caso) che il flusso diventa sonico nella sezione di gola; in questo caso la
sezione di gola coincide con quella critica: Ag=A*. Calcoliamo lo stato critico.
Sappiamo che per un flusso isentropico:
T0 + 1
=
.
T*
2

T0
1 2
M ,
= 1+
T
2

dunque in particolare, per M=1:

Sappiamo dunque che, nella sezione di gola:

T g = T* =

+1
2

T0 = 0.833T0

(questultimo valore vale per un gas perfetto diatomico, =1.4). Analogamente, per la

15

pressione:

p 0 + 1 1
=
,
p* 2

+1
p g = p* =

per cui si ha:

p 0 = 0.528 p 0 .

Il valore della

pressione di scarico per il quale si raggiungono le condizioni critiche in gola puo essere
calcolato nel modo seguente. Dato che il flusso strozzato, sappiamo che Ag=A*. Allora, se
conosciamo la forma dellugello, e in particolare larea della sezione di uscita, Ae, possiamo
formare il rapporto Ae/Ag=Ae/A*. Con questo valore, risolvendo iterativamente lequazione
area-numero di Mach oppure usando le tabelle isentropiche possiamo determinare il numero
di Mach nella sezione di uscita. Ovviamente, per quanto detto sopra dovremo prendere la
soluzione subsonica. Noto che sia il numero di Mach, possiamo calcolarci la pressione di
scarico in funzione di questultimo e della pressione totale, che poi coincide con la pressione
di serbatoio, essendo il flusso isentropico. Questo pu essere fatto sia usando le formule che
usando le tabelle isentropiche.
Passando dal caso 1 al caso 2 e poi al 3 la portata smaltita dallugello aumenta:
m& 1 < m& 2 < m& 3

dove la portata legata allarea critica del flusso e alle condizioni di serbatoio dalla relazione:

+1

+ 1 2( 1)
m& =

p0
RT0

A*

Nei tre casi precedenti il Mach della sezione di gola aumenta gradualmente fino a diventare 1
nel caso critico. A parit di area di gola, quindi, questo vuol dire che anche larea critica per le
tre condizioni di flusso aumenta progressivamente fino a diventare uguale allarea della
sezione di gola nel caso 3. Di conseguenza, a parit di condizioni di serbatorio, anche la
portata aumenta nei tre casi.
Una volta raggiunta la condizione critica in gola (si dice che lugello strozzato), per quanto
si continui ad abbassare la pressione di scarico al di sotto di pb3, la portata resta costante e pari
a:

+1

+ 1 2( 1)
m& =

p0
RT0

Ag

In pratica, una volta che lugello strozzato, il flusso nel convergente non varia pi; in
cambio, il flusso nel divergente continua ad evolvere in accordo con le condizioni di scarico.
M

p/p0

pb1
Me1

pb2
pb3

0.528
Me2
Me3
Entrata

Gola

Uscita

Entrata

Gola

Uscita

Fig. 15: Flussi subsonici isentropici in un ugello


16

Continuando ad abbassare la pressione di scarico al di sotto del valore critico, in genere non
esiste una soluzione isentropica per il flusso nel divergente dellugello. Riconsiderando la
curva area-Mach di figura 14, con A*=Ag, visto che lugello strozzato, ci rendiamo conto
che, superata la sezione di gola, nel divergente tende ad instaurarsi un flusso supersonico,
dato che A/Ag>1; se il flusso resta isentropico, esso evolve lungo il ramo supersonico della
curva fino a raggiungere il valore Ae/Ag associato alla pressione pe che regna nella sezione di
uscita. Questo valore pu essere calcolato facilmente usando le tabelle isentropiche. Come
prima, conosciamo il rapporto Ae/Ag=Ae/A*: possiamo dunque calcolare il numero di Mach di
uscita, scegliendo stavolta la soluzione supersonica. Noto il numero di Mach, e nota la
pressione totale (sempre uguale a quella del serbatoio) possiamo calcolare la pressione,
usando le formule o le tabelle. Si noti che questa soluzione isentropica supersonica unica, in
quanto per un flusso supersonico, le condizioni di un punto a valle della sezione di uscita non
sono influenzate dalle condizioni che vigono nellambiente di scarico (le informazioni non
possono propagarsi a monte).
Tuttavia, in generale, la pressione dellambiente di scarico ha un valore diverso da quello
previsto per la soluzione isentropica. In questo caso, non pi possibile avere una soluzione
isentropica per il flusso nel divergente, nel quale si forma un urto retto. Fra la sezione di gola
e la sezione in cui si posiziona lurto il flusso rimane isentropico e la soluzione identica a
quella precedente, che unica. A valle dellurto, invece, il flusso ritorna subsonico e decelera
nel divergente. Lurto si posiziona in modo che laumento di pressione attraverso lurto pi
laumento di pressione a valle dello stesso permettano di avere in uscita allugello un valore
di pressione identico a quello dellambiente di scarico. Pi alta la pressione di scarico, pi a
monte nel divergente sar la posizione dellurto, in modo da dare al flusso pi tempo per
ricomprimersi. Viceversa, pi la pressione di scarico si abbassa, avvicinandosi a quella di
adattamento, pi lurto si sporta verso luscita del divergente, fino a raggiungere una
condizione limite per la quale lurto si posiziona esattamente nella sezione di uscita.
Calcoliamo questa pressione limite. Se lurto nella sezione di uscita, a monte di questa il
flusso rimane isentropico. Pi esattamente, il flusso avr esattamente le stesse propriet che
avrebbe in condizioni di adattamento. Supponendo al solito nota larea della sezione si uscita,
dato che il flusso supersonico e isentropico immediatamente a monte dellurto, risulta
A*=cost=Ag dappertutto a monte dellurto per cui, noto il rapporto Ae/Ag, possiamo calcolare
M1 dalle tabelle isentropiche. Sempre dalle tabelle isentropiche possiamo calcolare il rapporto
p1/p01 a monte dellurto, con p01 uguale a quella del serbatoio. Invece, noto M1, possiamo
calcolare, dalle tabelle dellurto retto, il rapporto p2/p1, dove p2=pb. A questo punto, nota la
pressione di serbatoio, il calcolo della pressione di scarico in questa condizione limite
immediato.
Se la pressione di scarico inferiore alla pressione limite per cui si ha un urto retto nella
sezione di uscita, ma superiore alla pressione di adattamento, il flusso dovr sempre
ricomprimersi, ma lo far attraverso urti pi deboli. Pi esattamente, si formeranno degli urti
obliqui attaccati alla sezione di uscita. Questi urti si rifletteranno sullasse di simmetria dove,
appunto per simmetria, la componente normale della velocit deve essere nulla. Per valori
abbastanza alti della pressione di scarico, gli urti obliqui, per comprimere efficacemente il
flusso, saranno pi forti. Ad essi dunque sanno associati valori dellangolo di inclinazione e
dellangolo di deflessione del flusso pi elevati. Pi elevato , maggiore la deflessione
subita dal flusso e maggiore la seconda deflessione che il flusso dovr subire per rispettare
le condizioni di simmetria. Dato che, ad urti pi forti associato un maggior abbassamento
del numero di Mach, pu succedere che il Mach (supersonico) a valle del primo urto obliquo
sia cos basso che, per la deflessione corrispondente, non sia possibile una riflessione
regolare sullasse di simmetria. In questo caso, si verificher un fenomeno analogo a quello
17

della Mach reflection visto a lezione, che prende il nome di Mach disk. Maggiori dettagli
sui fenomeni di riflessione degli urti alluscita di ugelli sovraespansi sono forniti nelle
dispense. Laggettivo sovraespanso legato al fatto che la pressione che si viene a creare
nella sezione di uscita dellugello, che dipende solo dalle condizioni di serbatoio e dalla
geometria dellugello stesso, eccessivamente bassa rispetto a quella di scarico.
Se, infine la pressione di scarico inferiore a quella di adattamente, il flusso continuer ad
espandersi allesterno dellugello, mediante dei fasci di espansione attaccati alla sezione di
uscita. Anche in questo caso (ugello sottoespanso), per simmetria si hanno dei fenomeni di
riflessione, tarttati in dettaglio nelle dispense. In figura 16 sono ricapitolate tutte le possibili
condizioni di flusso in un ugello supersonico.

Flusso subsonico

Urto retto nel divergente

Urto retto in sezione di uscita

Ugello sovraespanso (Mach disk)

<

Ugello sovraespanso (riflessione)

Condizioni di adattamento

Ugello sottoespanso

Fig. 16: Configurazioni di flusso per un ugello convergente-divergente.

3.5 Alcuni esempi


a. Flusso insentropico in un ugello convergente-divergente
Consideriamo un ugello convergente-divergente collegato ad un serbatoio nel quale
regnano le condizioni di ristagno: p0=10 atm e T0=300K. Nellugello, esistono due sezioni
per le quali si ha A/A*=6 (ovviamente, una di queste sezioni sar nel convergente, laltra
nel divergente). Vogliamo calcolare il numero di Mach, la pressione, la temperatura e la
velocit nelle due sezioni.

18

Consideriamo dapprima la sezione situata nel convergente, per la quale il flusso


subsonico. Utilizzando la parte subsonica delle tabelle isentropiche e interpolando
linearmente ricaviamo che per A/A* si ha approssimativamente M=0.097.
Per calcolare la temperatura, possiamo usare ancora le tabelle, interpolando,
oppure le formule:
T0
1 2
= 1+
M
2
T

p 0 1 2 1
= 1 +
M
2
p

Da queste ricaviamo T=299.4 K e p=9.93 atm.


Conoscendo la temperatura, possiamo calcolare la velocit del suono:
a = RT = 346.86 m/s

E dunque la velocit del fluido :

u = Ma = 33.6 m/s .
Per il calcolo nel divergente, supponiamo che il flusso resti isentropico (non
abbiamo dati sulla pressione di scarico che ci permettano di sapere esattamente che
condizioni di flusso regnano nel divergente). Sotto questa ipotesi, utilizzando ora
la parte supersonica delle tabelle isentropiche, mediante interpolazione lineare
calcoliamo il numero di Mach, corrispondente a A/A*=6. Si ottiene M=3.368.
Dopodich, procedendo come nel caso precedente, otteniamo: T=91.77 K, p=0.158
atm, a=192 m/s e u=646.7 m/s.

b. Flusso in un ugello strozzato


Consideriamo un ugello dalle caratteristiche rappresentate in figura 17.

Ae=11.71 cm2
pb=1bar

p0=5bar

Ag=1
cm2

Fig. 17: Caratteristiche dellugello convergente-divergente studiato.

19

Vogliamo sapere se, nelle condizioni indicate, la condizione di flusso ugello strozzato e
flusso isentropico fino alla sezione di uscita possibile. Questo vuol dire che la pressione
di scarico sufficiente bassa da avere, al massimo, un urto esattamente nella sezione di
uscita. Per pressioni pi alte, infatti, si formerebbe un urto nel divergente e il flusso non
sarebbe pi isentropico.
Se lugello strozzato, allora M=1 nella sezione di gola e larea critica del flusso uguale
allarea della sezione di gola: A*=Ag=1 cm2. Possiamo dunque calcolare il rapporto tra
larea della sezione di uscita e larea critica: Ae/A*=11.71. Poich vogliamo avere flusso
isentropico fino alla sezione di uscita, allora il Mach associato al suddetto rapporto pu
essere ricavato usando la parte supersonica delle tabelle isentropiche. Si ottiene Me=4.10.
A questo punto possibile calcolare la pressione nella sezione di uscita (non
necessariamente uguale a quella di scarico, come sappiamo):
1 2
p e = p 0 1 +
Me
2

= 0.028845 bar ,

dove, nellipotesi di flusso isentropico, p0 pari a quella di serbatoio.


Affinch il flusso sia fisicamente possibile, occorre che esista un fenomeno fisico che
permetta di passare dalla pressione di 0.028845 bar alla pressione dellambiente di
scarico, pari ad 1 bar. In altri termini, ci chiediamo se esista una trasformazione fisica che
permetta di ricomprimere il flusso della quantit richiesta alluscita dellugello. Il
fenomeno pi forte (quello che permette la ricompressione pi energica) un urto retto
collocato nella sezione duscita dellugello. Le condizioni immediatamente a monte di un
tale urto sono quelle appena calcolate, cio M1=Me=4.10 e p1=pe=0.028845 bar.
Utilizzando le tabelle dellurto retto, otteniamo p2/p1=19.455, dalla quale ricaviamo:
p2=0.56 bar. Questo rappresenta il valore che ha la pressione di scarico quando c un urto
retto in uscita. Dato che questo valore inferiore ad 1 bar (pressione di scarico), vuol dire
che la compressione prodotta insufficiente, e dunque non esiste un fenomeno fisico che
permetta di realizzare la ricompressione necessaria lasciando il flusso nellugello
isentropico. In realt dunque, per le condizioni indicate si dovr necessariamente formare
un urto nel divergente.
c. Flusso in un divergente
Consideriamo un flusso nel divergente rappresentato in figura 18, caratterizzato dalla
presenza di un urto.

M1=3
A1

Aurto=2A1

Ae=3A1

Fig. 18: Caratteristiche del divergente studiato.

20

Vogliamo determinare i numeri di Mach M2 e M3 immediatamente a monte e


immediatamente a valle dellurto, il numero di Mach Me in uscita e il rapporto tra la
pressione nella sezione di uscita pe e quella di ingresso p1, ovvero il rapporto di
compressione del divergente.
Il flusso a monte dellurto supersonico e isentropico. Esso accelera dalla sezione di
ingresso fino alla sezione 2, immediatamente a monte dellurto. A queste condizioni di
flusso associamo il valore (A*)2, che non si trova veramente nel flusso. Esso si mantiene
costante in tutta la porzione di flusso a monte dellurto.
Anche il flusso a valle dellurto isentropico, ma subsonico. Esso decelera dunque dalla
sezione immediatamente a valle dellurto fino alluscita. Anche a queste condizioni di
flusso associamo il valore critico (A*)3, puramente virtuale, che vale per tutte le sezioni a
valle dellurto.
La posizione dellurto nel divergente dipende dalle condizioni di pressione in uscita.
Sappiamo che per calcolare M2 ci serve il rapporto A2/(A*)2= Aurto/(A*)2. Ovviamente, non
siamo in grado di calcolare (A*)2, ma possiamo procedere nel modo seguente:
A2
A
A1
= 2
( A* )2 A1 ( A* )2

dove il primo rapporto noto dallenunciato, ed il secondo pu essere calcolato dalle


tabelle isentropiche, dato che conosciamo il numero di Mach in ingresso. In particolare
risulta A1/(A*)2=4.235, da cui ricaviamo A2/(A*)2=8.47. Con questo risultato, sempre dalle
tabelle, possiamo calcolare M2=3.738.
Il Mach a valle dellurto pu ora essere calcolato dalle tabelle dellurto retto: M3=0.4427.
Per determinare il Mach in uscita procediamo ancora allo stesso modo:
Ae
A A3
= e
( A* )3 A3 ( A* )3

dove il primo rapporto, pari a 3/2, si pu ricavare dallenunciato, e il secondo si pu


ottenere dalle tabelle isentropiche (parte subsonica), dato che conosciamo M3. Noto il
rapporto area/area critica in uscita, dalle tabelle isentropiche (parte subsonica) calcoliamo
Me=0.275.
Per calcolare il rapporto di pressione pe/p1, possiamo procedere come segue. Scriviamo:
pe
p p p
= e 03 02
p1
p 03 p 02 p1

dove p02 e p03 rappresentano rispettivamente la pressione totale nel tratto di condotto a
monte dellurto e la pressione totale nel tratto di condotto a valle. Il primo rapporto e
lultimo rapporto possono essere calcolati dalle tabelle isentropiche, essendo noti i Mach
di ingresso e uscita. Il rapporto intermedio si calcola dalle tabelle dellurto retto, essendo
noto il Mach immediatamente a monte dellurto. Si ottiene in definitiva un rapporto di
compressione del divergente pari a 6.045.

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