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Anno XXXI
20.01.2010
Numero
553
PERIODICO DI ATTUALITÀ DEI COMUNI DI ALANO DI PIAVE, QUERO, VAS, SEGUSINO
Specialità:
Grigliate, Spiedi,
Selvaggina,
Porchette,
Pasta, Gnocchi,
Dolci fatti in casa.
Riposiamo il Lunedì
di De Paoli Cinzia & C. s.n.c. È gradita la prenotazione
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Cell. 335-7604181
il tornado Sede: Via J. Kennedy - 32031 FENER (Belluno). direttore responsabile: Mauro Mazzocco. redattori: Sandro Curto, Silvio Forcellini. collaboratori:
Alessandro Bagatella, Francesco Dal Canton, Ivan Dal Toè, Gianni De Girardi, Antonio Deon, Foto Comaron, Fotocolor Resegati, Silverio Frassetto, Ermanno Geronazzo, Cristiano
Mazzoni, Sergio Melchiori, Antonio Spada, Andrea Tolaini.
abbonamenti: italia Abbonamento annuale (18 numeri) 20,00 ESTERO Abbonamento annuale (18 numeri) 40,00.
L’abbonamento può essere sottoscritto o rinnovato nei seguenti modi: 1- versando la quota sul c/c postale n. 10153328 intestato alla pro LOCO di FENER; 2- pa-
gando direttamente ad uno dei nostri seguenti recapiti: NEGOZIO “DA MILIO” - Alano; pasticceria “dolci pensieri” - Fener - BAR JOLE - Fener; MAURO MAZZOCCO - Quero;
ALESSANDRO BAGATELLA - Quero; BAR “PIAVE” Carpen - LOCANDA SOLAGNA - Vas; ANTONIO DEON - Vas; BAR “BOLLICINE” - Scalon; bazar di A. Verri - Segusino.
disopercolatura, ovvero con la rimozione degli “opercoli”, sorta di tappi che le api applicano quando le cellette sono
piene di miele. Quest’operazione viene effettuata manualmente, con l’ausilio di un’apposita forchetta, oppure con
un procedimento meccanizzato grazie alla macchina disopercolatrice. Una volta disopercolate le celle, i telai ven-
gono posti nello smielatore che, grazie alla forza centrifuga,1 fa fuoriuscire il miele, che, una volta fatto cronaca
filtrare e ripu-
lito, viene convogliato nei maturatori. Nella fase di smielatura, il miele è esposto all’aria, che viene eliminata attra-
verso la fase di decantazione, in cui il miele viene messo all’interno di un maturatore: l’aria, così come le impurità,
vengono a galla, formando una schiuma in superficie, che viene poi rimossa. Dopo la decantazione, il miele appari-
rà più limpido e, prima che inizi la cristallizzazione, viene invasettato per la vendita al dettaglio.
L’attività della signora Follador non si limita alla produzione del miele ma, grazie alla sua passione, anche della
pappa reale e del propoli. La produzione della pappa reale risulta molto complessa e delicata e prevede una cura
giornaliera dell’alveare. La signora Michela è associata, per quanto riguarda la produzione di pappa reale,
all’associazione CO.PA.IT per la produzione e la valorizzazione della pappa reale fresca italiana.
L’attività dell’apicoltore non è semplice come potrebbe sembrare, dato che, oltre alle complicate fasi di cura e di
produzione del miele, che devono essere puntuali e precise, va affrontato anche il problema della morìa delle api,
che negli ultimi tempi non ha risparmiato nemmeno le nostre zone. Questa morìa è causata soprattutto dal Varroa,
un acaro parassita che, attaccandosi alle api, può trasmettere dei virus mortali per l’intera colonia. A questo pro-
blema dobbiamo aggiungere la mancanza di applicazione, da parte degli organi autorizzati, della legge regionale n.
23 del 18.04.1994 per la tutela, lo sviluppo e la valorizzazione dell’apicoltura, che regolamenta il nomadismo, cioè il
trasferimento delle arnie in Comuni diversi da quello di residenza dell’apicoltore, per poter effettuare la raccolta di
miele per le diverse fioriture. La mancanza di attuazione di questa legge fa sì che il nostro territorio sia meta di api-
coltori provenienti della pianura i quali, senza presentare le richieste di trasferimento delle proprie arnie da presen-
tare obbligatoriamente all’Ulss e agli organi competenti, occupano il nostro territorio, con il rischio di portare anche
malattie. Sarebbe opportuno infatti che, se si vuol far in modo che certe figure professionali importanti per la nostra
cultura, non solo eno-gastronomica, possano continuare la loro attività e magari trasmetterla ad altre persone ap-
passionate, sia necessario che le autorità locali agiscano tempestivamente quando si parla di legalità e applicazio-
ne della legge.
Chi fosse interessato ad acquistare il miele della signora Michela, può telefonare al numero 0439-779727
o recarsi direttamente presso l’abitazione in via Ugo Bartolomei 13 ad Alano di Piave.
*Chi fosse invece interessato a far conoscere i propri prodotti sul Tornado, può contattare Antonio Miotto
all’indirizzo mail antoniomi8@alice.it o al numero 347-9640262 in ore serali.
trasporto solidale
SERVIZIO DI TRASPORTO GRATUITO
PER PERSONE CON DIFFICOLTÀ MOTORIE
EFFETTUATO DAI VOLONTARI AUSER IN CONVENZIONE
CON I COMUNI DI ALANO DI PIAVE, QUERO E VAS.
GRAZIE AI CONTRIBUTI DELLA FONDAZIONE CARIVERONA, DELL’AMMINISTRAZIONE REGIONALE,
DI ALTRI ENTI, DEL SINDACATO PENSIONATI ITALIANI E DEI SOCI AUSER.
Per tutti coloro che possono muoversi solo con un mezzo
di trasporto adeguato viene messo a disposizione
UN PULMINO ATTREZZATO
con cui potersi recare al Centro Prelievi di Fener,
a visite mediche e a controlli ospedalieri,
o svolgere atti amministrativi presso uffici pubblici, poste, Ulss ecc.
Il pulmino è a disposizione anche di tutti i cittadini anziani
sia per motivi sanitari che per le attività ricreative dell'Auser.
TUTTI I SERVIZI DI TRASPORTO A SCOPO SANITARIO SONO GRATUITI
CHI VOLESSE UGUALMENTE CONTRIBUIRE AL FONDO GESTIONE DEL PULMINO, POTRA' FARLO
A TITOLO STRETTAMENTE PERSONALE E VOLONTARIO. L'AUSER RILASCERA' REGOLARE RICEVUTA.
TUTTI I GIOVEDI
MATTINA
PARTENZE PER IL CENTRO PRELIEVI DI FENER:
da QUERO ore 7,30 - da VAS ore 7,35
da CAMPO ore 7,50 - da COLMIRANO ore 7,55 - da ALANO ore 8,00
PARTENZE PER IL RIENTRO DAL CENTRO PRELIEVI DI FENER:
per QUERO e VAS ore 8,30 circa
per CAMPO, COLMIRANO e ALANO ore 9,00 circa
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A CURA DEL CIRCOLO AUSER ONLUS "AL CAMINETTO" DI ALANO QUERO VAS - VIA ROMA 29 32030 QUERO TEL 0439.787861
Poarét
Avevano giorni e orari fissi e venivano per lo più dai paesi vicini: da Quero, da Vas, dal Canalét, da Pederobba. Di tanto in tanto
ne capitava uno di nuovo che, magari, poi non si vedeva più.
<<Da onde vegnzu, vu, parón?». Suonava strana quella parola: parón, padrone. Padrone di che?
Oh, no! Non parón nel senso di proprietario, ma nell'antica accezione di PATRONUS, protettore, inviato dalla benevolenza degli
dei ad onorare la tua casa, per cui il mendico è sacro ed accolto come il più caro degli ospiti.
Oh, se si leggesse ancora Omero! Avrebbe molto da direi: anche sul razzismo e sull' antirazzismo e sulla tolleranza ...
Venivano, quindi, alla porta ed intonavano con voce lamentosa una cantilena monotona ed inespressiva che ripetevano alla
porta successiva e poi all' altra ancora:
<<Ave Maria ... Requiem aeternam ... », spesso storpiando le parole, vuoi per ignoranza, vuoi per suggerimento (scherzoso?):
«O, qua nó ghe n e gnent, parón, ghe ól che ndéve da ... : quei si che i a i schèi»; e così Tiziano (da Vas?) Recitava:
Rechiemeterna, Tecla e Ciani va l marcà, ciapa tanti schèi pace ame.
E c'era la fémena de l vendre, quel cèo bon che non si lamentava mai e ringraziava anche quando lo si rimandava a mani vuote;
e quel catìu insistente e mai contento, e quel grant, e quel zòt: tutti col loro giorno e col loro orario.
Quando la mamma andava giù al formisèl a lavar le robe: «Téndeghe a la casa e co vien quel de l ... Daghe na mèda pala de farina;
mèda, nò de pì; che ghe n é poca».
Ecco: mezza paletta di farina, un tozzo di pane e sul mezzodì una fetta di polenta calda, appena saltata dal pajolo sul tajér; a
volte anche un pezzetto di formaggio; nei giorni fortunati, tra Natale e Sant'Antonio, perché "Befanìa tute le feste porta via, ma la
bonaman de i galantomi la dura fin da Santantoni", quando si aveva ammazzato il maiale, anche mèdo buranèl de luganega,·raramente
una palanca, che non c'era nemmeno per sé stessi.
«Grazie, che Dio ve la rende». E qualche volta niente: «O me despias, paron, ma anco no o gnent da darve». «Grazie in stes, parona, che l
Signor ve jute; Avemaria ... ».
Qualche anno più tardi, quando ormai i poarét stavano sparendo, la maestra ci aveva fatto imparare il sonetto “Il Mendico" di G.
Zanella:
È mezzodì. Sotto l'ombroso noce / che il gran fusto contende alla vecchiaia / siede il mendico e leva la sua voce / querula, a cui d'incontro il
cane abbaia.
La mia cara maestra, la "rossa da Feltre", Teresa Bertolini.
Erano gli anni duri della guerra e della confusione del dopoguerra, quando si parlava per la prima volta di libertà, di democrazia,
di referendum, di Costituente, di repubblica o monarchia.
Poi tu, cara maestra, seguisti con apprensione i miei studi e ti dolesti quando ti dissi che mi ero iscritto alle magistrali. Proprio
non volevi che facessi il maestro anch'io:
«No, Martino, questo torto non me lo dovevi fare!».
Ma quando mi diplomai non eri più ad Alano: ti rividi di tanto in tanto al seggio elettorale perché tornavi per le votazioni; e poi a
Treviso, ospite di un pensionato per anziani.
Un giorno, avvisato dalla "carità" di altra collega comune amica, potei partecipare al tuo funerale in quel freddo pomeriggio (freddo
non per la temperatura) al cimitero di Foen: una decina di persone che lanciavano occhiate curiose a quel forestiero. E il prete:
«E lei, chi è?».
«Un vecchio scolaro». «Ma chi?»
«il nome non importa: un vecchio scolaro, uno dei tanti ... ».
Cara maestra, poaréta anche tu, se al tuo funerale non potesti racimolare che una manciata di persone e uno scolaro tra i mille
da te educati. Tu mi insegnasti anche quello che non c'è nei libri, quello che nessuno ha mai scritto, che nessuno scriverà mai. Oh,
potessi anch'io dire altrettanto almeno per uno, uno solo dei miei tanti scolari ...
È mezzodì. Sotto l'ombroso noce ...
Ed io, recitando la poesia, rivedevo Pošno, pien de pulz e de pedoci, seduto sulle travi appoggiate al muro della stalla di Jacomo
Pànpano, bagnato di piscio, tremante di freddo e di febbre.
La mamma gli portò una scodella di minestra di fagioli calda. Se ne andò senza finirla. Il giorno dopo lo trovarono moribondo
sotto il portico di Nani Pilato, laggiù al Bardigón e morì poche ore più tardi nella cucina di Mario de i can, appoggiato alla fornela.
«Póro vecio, avrebbe avuto bisogno di una scudeléta de brodo - disse mia madre - ma saverlo ... ».
O forse dell' ospedale; o forse nemmeno di quello.
Quello di cui "avrebbe avuto bisogno" avrebbe dovuto averlo prima: ora era giunto alla fine del viaggio e il piatto di pasta e fagioli
era anche troppo, tanto che ne aveva avanzata.
Incredibile? Le strutture sociali del tempo non permettevano nient' altro: emarginavano questi derelitti. O forse non si trattava di
emarginazione; era semplicemente impossibilità. E si rimediava come si poteva, dividendo con loro quel poco che c'era, con amore,
sottraendolo dal necessario, togliendoselo di bocca.
Era l'obolo della vedova: la Carità, amore del prossimo (e di sé stessi); pietà del loro "grido", che l'orfano, la vedova, lo straniero
e il povero "gridano" a Dio. Il povero grida e Dio l'ascolta:
Egli ha pietà del povero che grida e del misero che non trova aiuto ...
Altro che togliere Dante e Manzoni dalla scuola per far posto alla letteratura dell' antirazzismo!
È mezzodì...
Il cane abbaia ancora al suono della campana di mezzogiorno, il cane che lecca le piaghe di Lazzaro, il cane che riconosce
Ulisse mendico alla sua stessa porta, il cane che distingue il passo di colui che viene a chiedere senza vergogna, perché "per
l'uomo in bisogno non è buono il pudore".
Il cane abbaia ancora, ma, fortunatamente, non c'è più il mendico che "leva la sua voce querula" davanti alla nostra porta. (Né
c'è più l'ombroso noce ... ).
E il pane avanza sulla mensa e va ai conigli, alle galline, alle immondizie.
Ma il povero c'è ancora; e oggi diamo di più, molto di più del tozzo di pane. Molto di più: tutto ciò che ci avanza (che è tanto). In
realtà diamo quello che "abbiamo in più", non di più, strombazzandolo ai quattro venti sui giornali, alla televisione, magari
"scaricando" dalle tasse, salvo poi rifiutare l'alloggio all'extracomunitario. Anche noi, ma eravamo ragazzini, rincorrevamo lo
straccione motteggiandolo e lo prendevamo magari a sassate, ma un portico, una stalla, un fienile non veniva rifiutato ad alcuno.
Invero tanta generosità odierna a ... Pagamento mi fa inorridire.
Materialmente utile, certo, a loro, ma non a noi; né questo dare risolve il problema, che non è qualcosa di "nostro": è senza
partecipazione. Mi farebbe perfino paura tanta generosità senza "carità", se non fosse che c'è anche il rovescio della medaglia: chi
silenziosamente dà di suo e di sé con "Carità". Giovani, per lo più, che operano senza squilli di tromba, non solo per il croato,
l'albanese o l'etiope, ma per il povero vicino, che magari non è povero di denaro, ma di qualcosa di più, cui manca la carità,
appunto (carità = caro), l'affetto dei suoi simili.
Dio mi perdoni: io invidio questa gente. La invidio perché non so fare altrettanto, io, che non so dare se non quello che ho "in
più". La invidio e la ringrazio.
E la prego di perdonarmi.
6 girogustando
Girogustando in Feltrino:
il miele del Grappa di Michela Follador
di Antonio Miotto *
Questa settimana il giro eno-gastronomico nel nostro territorio ci porta in centro ad Alano di Piave, dalla signora Mi-
chela Follador, apicoltrice da circa dieci anni che aderisce all’associazione “Apicoltori del Grappa”. Questa associa-
zione, che raggruppa circa 160 apicoltori, garantisce il miele attraverso dei sigilli numerati che vengono consegnati
all’apicoltore socio quando viene rispettato lo specifico disciplinare. Questo disciplinare, oltre a delimitare un deter-
minato territorio di produzione, che nel caso specifico è quello del comprensorio del monte Grappa, prevede soprat-
tutto il rispetto di un’agricoltura biologica e delle leggi regionali e nazionali in tale materia.
Il miele, un prodotto antico
La produzione del miele ha origini antichissime, dato che sono state trovate tracce di arnie risalenti al 4° millennio
a.C.: per secoli ha rappresentato, infatti, l’unico alimento zuccherino concentrato disponibile ed era utilizzato, a par-
tire dalla civiltà egizia, anche per scopi curativi, tant’è vero che nelle tombe di alcuni faraoni sono stati rinvenuti vasi
di miele ermeticamente chiusi, il cui contenuto si è perfettamente conservato. I Greci lo consideravano addirittura
“cibo degli dèi”, offrendolo in voto in grandi quantità, e attribuivano a questo alimento la proprietà di allungare la vi-
ta. I Romani ne importavano grandi quantitativi, specie da Malta, dalla quale, pare, derivi il nome originale “Meliat”,
appunto “terra del miele”. I Maltesi lo utilizzavano, oltre che come dolcificante, anche per produrre la birra e per
conservare alcuni cibi.
La produzione del miele e l’attività della signora Michela Follador
L’attività della signora Michela nasce dalla sua grande
passione per le api ed attualmente la sua produzione si
attesta a circa sette-otto quintali di produzione annua,
utilizzando venticinque arnie (le casette delle api, nella foto
a fianco) che, a seconda del periodo e del tipo di fioritura,
vengono spostate nel territorio del Comune di Alano di Pia-
ve.
La stagione della produzione del miele è breve e varia in
base alla tipologia di fioritura che l’apicoltore decide di
sfruttare. La signora Follador effettua il “nomadismo”, una
pratica comune tra gli apicoltori, che prevede lo sposta-
mento delle arnie in zone dove fioriscono piante diverse. In
questo modo, la nostra apicoltrice produce in primavera il
miele “Millefiori” durante la fioritura del tarassaco, succes-
sivamente sposta le arnie nella zona del Piave, per ottene-
re il miele di acacia, mentre durante la tarda primavera le
sposta in zona Marche per ottenere il miele di castagno e in zona Massiccio del Grappa per avere il miele di mon-
tagna (nella foto sotto, due confezioni di miele di acacia e di castagno prodotto dalla signora Michela Follador).
La produzione del miele prevede una serie di operazioni
molto delicate, che determinano la qualità del prodotto.
Esso viene prodotto dall’ape sulla base di sostanze
zuccherine raccolte in natura, in particolare il nettare,
ottenuto dalle piante da fiori, e la melata, che è un derivato
della linfa degli alberi. La produzione del miele inizia già
nel gozzo dell’ape operaia, o ape bottinatrice, durante il
suo ritorno verso l’alveare, attraverso una reazione
chimica, che permette la creazione di fruttosio e glucosio,
che si aggiungono al nettare succhiato dall’insetto. Giunta
all’alveare, l’ape rigurgita il nettare, ricco d’acqua, depo-
nendolo in strati sottili sulle pareti delle celle dell’alveare.
E’ poi compito delle api ventilatrici mantenere nell’alveare
una corrente d’aria, che consenta l’evaporazione
dell’acqua ancora presente nel miele. Quando la percen-
tuale di acqua si riduce dal 17 al 22%, il miele può esser
considerato maturo e a quel punto le api lo
immagazzinano in altre cellette che, una volta piene, vengono opercolate, ovvero sigillate. Si pensi che in un alvea-
re in ottima salute si possono trovare dalle 70.000 alle 80.000 api e che l’equilibrio di questo piccolo microcosmo
viene mantenuto dalla sola ape regina!
La lavorazione dell’uomo inizia dove finisce quella dell’ape, ovvero alla fine delle fioriture, dopo che le api hanno
immagazzinato il miele nei favi. Per poter estrarre il miele, l’apicoltore ha bisogno innanzitutto di togliere le api pre-
senti nel melario: per quest’operazione, si ricorre al soffiatore, un metodo rapido, che consente l’evacuazione delle
7 girogustando
api in pochi secondi, e agli apiscampi. Una volta tolti dall’arnia, i melari vengono portati in laboratorio ed accatastati:
in questa fase, viene anche controllato il livello di umidità presente nel miele. Se c’è un’eccessiva quantità di acqua,
si deve procedere alla fase di deumidificazione. Quando il miele è sufficientemente deumidificato, si procede con la
disopercolatura, ovvero con la rimozione degli “opercoli”, sorta di tappi che le api applicano quando le cellette sono
piene di miele. Quest’operazione viene effettuata manualmente, con l’ausilio di un’apposita forchetta, oppure con
un procedimento meccanizzato grazie alla macchina disopercolatrice. Una volta disopercolate le celle, i telai ven-
gono posti nello smielatore che, grazie alla forza centrifuga, fa fuoriuscire il miele, che, una volta fatto filtrare e ripu-
lito, viene convogliato nei maturatori. Nella fase di smielatura, il miele è esposto all’aria, che viene eliminata attra-
verso la fase di decantazione, in cui il miele viene messo all’interno di un maturatore: l’aria, così come le impurità,
vengono a galla, formando una schiuma in superficie, che viene poi rimossa. Dopo la decantazione, il miele appari-
rà più limpido e, prima che inizi la cristallizzazione, viene invasettato per la vendita al dettaglio.
L’attività della signora Follador non si limita alla produzione del miele ma, grazie alla sua passione, anche della
pappa reale e del propoli. La produzione della pappa reale risulta molto complessa e delicata e prevede una cura
giornaliera dell’alveare. La signora Michela è associata, per quanto riguarda la produzione di pappa reale,
all’associazione CO.PA.IT per la produzione e la valorizzazione della pappa reale fresca italiana.
L’attività dell’apicoltore non è semplice come potrebbe sembrare, dato che, oltre alle complicate fasi di cura e di
produzione del miele, che devono essere puntuali e precise, va affrontato anche il problema della morìa delle api,
che negli ultimi tempi non ha risparmiato nemmeno le nostre zone. Questa morìa è causata soprattutto dal Varroa,
un acaro parassita che, attaccandosi alle api, può trasmettere dei virus mortali per l’intera colonia. A questo pro-
blema dobbiamo aggiungere la mancanza di applicazione, da parte degli organi autorizzati, della legge regionale n.
23 del 18.04.1994 per la tutela, lo sviluppo e la valorizzazione dell’apicoltura, che regolamenta il nomadismo, cioè il
trasferimento delle arnie in Comuni diversi da quello di residenza dell’apicoltore, per poter effettuare la raccolta di
miele per le diverse fioriture. La mancanza di attuazione di questa legge fa sì che il nostro territorio sia meta di api-
coltori provenienti della pianura i quali, senza presentare le richieste di trasferimento delle proprie arnie da presen-
tare obbligatoriamente all’Ulss e agli organi competenti, occupano il nostro territorio, con il rischio di portare anche
malattie. Sarebbe opportuno infatti che, se si vuol far in modo che certe figure professionali importanti per la nostra
cultura, non solo eno-gastronomica, possano continuare la loro attività e magari trasmetterla ad altre persone ap-
passionate, sia necessario che le autorità locali agiscano tempestivamente quando si parla di legalità e applicazio-
ne della legge.
Chi fosse interessato ad acquistare il miele della signora Michela, può telefonare al numero 0439-779727
o recarsi direttamente presso l’abitazione in via Ugo Bartolomei 13 ad Alano di Piave.
*Chi fosse invece interessato a far conoscere i propri prodotti sul Tornado, può contattare Antonio Miotto
all’indirizzo mail antoniomi8@alice.it o al numero 347-9640262 in ore serali.
cronaca
Tre appuntamenti
Miky da non
Pizza ha riaperto perdere
a Segusino
Domenica
(s.for.) Lo scorso 14 13 febbraio:
novembre - dopo il Carnevale alanese
la breve parentesi fenerese,con la sfilata
conclusasi qualche dei carri
mese fa, e il decennio di
permanenza al “900” di Vidor - Michele & Marika (nella foto) hanno riaperto a Segusino, in viale Italia a fianco del
Organizzata una
distributore, Pro Loco
dallepizzeria con di Alano e di
un’ottantina di Fener,
posti a in collaborazione
sedere. con l’Amministrazione
Qui i buongustai, Comunale
che già conoscono di Alano, la
e apprezzano la
tradizionale sfilata dei carri allegorici si svolgerà quest’anno domenica 14 febbraio. Ritrovo e partenza
bontà del loro lavoro, avranno a disposizione una ricca scelta di pizze tradizionali, ma anche tranci di pizza soffice e da Cuniol,
premiazioni
teglie a Campo,
famiglia. con pizzeria
Miky Pizza, il programma
anchecompleto
da asporto(tappe intermedie e orari)
(tel.0423-979943), cheilverrà
osserva pubblicato
seguente orario:sul prossimo
dalle nu-
11.00 alle
mero del Tornado. Per le iscrizioni dei carri rivolgersi, entro il 7 febbraio, ai presidenti delle Pro Loco
14.00 e dalle 17.00 alle 23.00. Chiuso il lunedì sera e la domenica a pranzo. Michele, Marika e il loro staff (di cui fa organizzatrici.
In caso
parte di maltempo,
anche la sfilata
la “fenerese” sarà rinviata
Alessandra Fabris)alla
vi domenica
aspettanosuccessiva.
numerosi. Dal Tornado, ovviamente, tanti auguri di buon
lavoro.
Martedì 16 febbraio: “Oggi trippa…” alla Trattoria “Alla Posta” di Fener
Martedì 16 febbraio invece, consueto appuntamento con “Oggi trippa…”, cena su prenotazione proposta dalla Pro
Loco di Fener che quest’anno si terrà presso la Trattoria “Alla Posta” di Fener con inizio alle ore 19.30. Iscrizioni
presso la Trattoria “Alla Posta” (tel. 0439-779437) o ai consiglieri della Pro Loco di Fener.
Comune di Alano
LETTERE AL TORNADO
L’annosa questione…
di Maria Grazia Licini
Nel leggere il commento di Ivan Dal Toè sui punti esposti durante il Consiglio Comunale di Alano del 30 ottobre
(vedi “Tornado” n. 550, pag. 2), mi ha colpito la definizione: la “casa dei gatti” di Campo. Mi domando e doman-
do: come si può disprezzare una casa, che non è da considerare quattro mura, ma un universo nell’universo che
ha racchiuso gioie, dolori, sentimenti, lavoro e tanti tanti pensieri. Quest’ “annosa questione” è una casetta in mez-
zo ad un incrocio, una volta aveva un giardino piccolissimo dove, alla sua destra, c’era un albero sempreverde che
sembrava proteggere con i suoi rami quella fragile dimora e, alla sua sinistra, un triangolino di terra dove d’estate
sbocciavano gli iris.
Qui viveva la cara Signora Gigetta. Rivedo il suo sorriso sempre dolcissimo, le sue rughe poste quasi per
sbaglio in quel viso, i suoi capelli ricci, stranamente neri malgrado l’età, il suo passo zoppicante, il suo corpo con-
torto come un albero dopo tante tempeste ma nonostante tutto fiera e dignitosa. Non racconto la sua infanzia sof-
ferta. Si era sposata con un pittore, uno dei suoi lavori fu dipingere il monumento ai Caduti di Campo; dai suoi qua-
dri spicca la particolarità dell’artista e della persona, è difficile essere se stessi ai nostri tempi, allora doveva essere
un’impresa. Quando il vino sopraffaceva la sua persona, umiliava sua moglie davanti a tutti, e lei rispondeva col si-
lenzio rifugiandosi nella lettura. Lui morì e lasciò sola la Signora Gigetta a continuare il suo percorso di vita; quante
volte la ricordo ferma davanti al monumento dei Caduti ad ammirare il dipinto del marito, testimone che amore e ar-
te vivono oltre la morte. A quei tempi, la sua cultura era rara, quasi tutte le donne di allora si rivolgevano a lei per-
ché scrivesse per loro lettere ai figli, ai mariti o ad altri: era la mano che traduceva in parole scritte un universo di
sentimenti e segreti di un paese. Col passare degli anni i suoi amici più cari divennero gli animali, i cani e i gatti, lo-
ro le davano affetto disinteressato senza ipocrisia.
Gli anni passavano, un giorno fu ricoverata in ospedale, furono fatti dei cambiamenti per rendere più como-
da la sua dimora, lei però, ritornata a casa, non trovava più le sue cose, il suo piccolo grande mondo non era dove
l’aveva lasciato lei. Questo aveva aggravato il suo disorientamento tempo-spaziale. Alle volte le persone anziane
racchiudono i ricordi negli oggetti, questi diventano importanti perché sono delle chiavi per aprire le porte del loro
vissuto, se queste non si trovano più ci si può perdere nel passato e nel presente. Non si può descrivere lo smar-
rimento di chi ha la consapevolezza di non essere più padrone della mente. Non voglio ricordare le ultime tappe
della sua vita, ma ricordarla quando mi accoglieva nella sua casa sommersa dai libri e dai gatti; mi offriva il caffé
nel servizio più bello, quello con i manici color oro e con le stampe cinesi. Al mio compleanno, mi regalava imman-
cabilmente una scatola di cioccolatini, incartata con tanta cura, e nel porgermela faceva un gesto con la mano co-
me se mi desse il suo cuore.
Sono trascorsi diversi anni dalla sua morte, un balcone della sua casa, rimasto aperto per tanto tempo,
sbatteva sul muro ad intervalli regolari: sembrava scandire il tempo che scorre, ma lei, quella casa, è ancora lì for-
se a testimoniare “UNA “GRANDE VITA SILENZIOSA”.
9 cronaca
LETTERE AL TORNADO
orario negozio:
mattino ore 8,30-12,30
pomeriggio ore 16,00-19,00
chiuso il lunedì
e mercoledì pomeriggio
mercati:
martedì - Feltre
mercoledì - Agordo
giovedì - Sedico
venerdì - Feltre
sabato - Belluno
Via Nazionale - Quero (BL) - Cell. 392 6969516
10 LETTERE AL TORNADO
Ricordando
Federico Benato
E’ già passato un anno dalla scomparsa del
nostro Socio ed Alfiere Federico Benato. Con
queste righe i Fanti della Sezione Alano-
Quero lo ricordano con affetto e riconoscenza,
a circa un anno dalla sua prematura ed ina-
spettata scomparsa e nel mese in cui compiva
gli anni. Con la sua mancanza sono venute
meno la vivacità, l’allegria e la disinteressata
disponibilità di Federico, non solo tra i Fanti
ma anche nella collettività. Egli ha lasciato un
palpabile vuoto tra noi e tra quanti ne
condividevano l’amicizia. Nel ricordarlo ci
sentiamo vicini ai familiari.
(Nella foto, Federico Benato al raduno di Pia-
cenza).
11 attualità
Qual è la causa?
Nell'uomo, come nell'animale, la rabbia è una malattia mortale causata da un virus
(Iyssavirus). Il virus si colloca nel sistema nervoso. Già prima della comparsa dei
sintomi esso è presente nella saliva dell'animale infetto e si può trasmettere all'uomo
attraverso la morsicatura, la leccatura di pelle non integra o attraverso il contatto con
le mucose.
Quali animali possono infettarsi?
Solo i mammiferi possono infettarsi e sviluppare la rabbia. Uccelli, pesci, rettili non si
ammalano. In Europa la maggior parte dei casi sono segnalati nella volpe rossa e, in
misura molto minore, in altri animali selvatici (procioni, mustelidi come per esempio il
tasso, erbivori selvatici, pipistrelli, ecc.) e domestici (cani, gatti, furetti, bovini, ecc.).
Le specie animali maggiormente colpite da rabbia variano anche in funzione del
territorio interessato.
Quali sono i segni negli animali infetti?
Un animale con la rabbia presenta modificazioni del comportamento: l'animale
selvatico perde la naturale diffidenza verso l'uomo, mentre gli animali normalmente
mansueti presentano fenomeni di aggressività. Si possono osservare difficoltà nei
movimenti, paralisi e infine morte. Tuttavia, va sottolineato che un animale che
contrae l'infezione può manifestare i sintomi a distanza di settimane o mesi. Per
questo motivo, non sempre si può risalire all'esatto momento in cui è avvenuta
l'infezione.
Quali precauzioni prendere per evitare il rischio?
Evitare qualsiasi contatto con gli animali selvatici e con qualunque animale
sconosciuto, anche se si mostra socievole. Non adottare animali selvatici come
animali da compagnia. Se un animale selvatico si comporta in modo strano, va
segnalato ai veterinari delle Aziende sanitarie, alla polizia municipale o alla guardia
forestale. Si devono vaccinare gli animali domestici (nelle zone a rischio la
vaccinazione è obbligatoria per i cani, consigliabile per gatti e furetti) e segnalare al
veterinario ogni comportamento anomalo o inusuale osservato negli animali da
compagnia. Gli animali domestici, anche se vaccinati, non devono essere condotti nei
boschi o al di fuori dei centri abitati. Il movimento di animali domestici e uomini
nell'habitat silvestre può spingere gli animali infetti a muoversi verso nuove aree e
questo facilita la diffusione della malattia. Si ricordi che gli animali che andranno
all'alpeggio nel periodo primaverile, o che pascolano sul territorio provinciale, vanno
sottoposti a vaccinazione seguendo le indicazioni fornite dal Servizio veterinario.
Cosa fare se si è morsicati?
Lavare la ferita con abbondanti acqua e sapone per almeno 15 minuti: questo riduce il rischio di infezione. Recarsi in qualsiasi caso
al pronto soccorso per le cure del caso e spiegare come si è verificata la morsicatura. Il medico, se necessario, somministrerà il
trattamento vaccinale antirabbico post -esposizione. Nel caso di morsicatura da parte di un animale domestico è importante riuscire
a identificarlo (l'animale può essere sottoposto a una sorveglianza per 10
giorni).
Esiste una cura per la rabbia?
No! Non esiste una cura per la rabbia, ma molto può essere fatto per
prevenirla. La prevenzione si basa sulla vaccinazione preventiva (pre-
esposizione) per evitare lo sviluppo della malattia (si applica a chi svolge
attività professionali Ha rischio specifico", come veterinari, guardie forestali,
cinovigili, guardie venatorie, ecc.) e sul trattamento antirabbico post -
esposizione, da effettuare subito dopo il presunto contagio, come in caso di
morsicatura da parte di un animale sospetto.
La rabbia è presente nella regione del Veneto?
L'ultimo caso di rabbia nella volpe diagnosticato in Veneto risaliva al 1983, in
provincia di Belluno. Da novembre 2009 la rabbia è ricomparsa nella provincia
di Belluno a seguito dell'evoluzione dell'epidemia che, originatasi in Slovenia,
ha interessato la regione Friuli Venezia Giulia a partire dal 2008. Attualmente, i
casi segnalati in Slovenia sono prevalentemente localizzati lungo il confine
sud-orientale con la Croazia, anche se alcuni casi sono registrati al confine
con la provincia di Trieste. L'Austria è invece indenne da rabbia.
La foto di copertina
(M.M.) Lo scatto ce lo diede anni fa il nostro amico ed abbonato Aldo Felici, appassionato fotografo e co-fondatore
dell’associazione “Il Fotogruppo”, cittadino di Vas. Tiriamo fuori dal cassetto, per questa prima copertina del 2010,
questa fotografia che ci sembra ben rappresentare il tema che dovrà essere al centro dell’attenzione del corso del
nuovo anno e la cui urgenza è ribadita anche dai recenti fatti: la solidarietà. Questo l’ingrediente principale richiamato
anche dalle massime autorità laiche e religiose e di seguito proponiamo stralci del discorso del nostro Presidente della
Repubblica, che ha sottolineato proprio questa necessità. Il testo completo si trova a questo indirizzo web:
http://www.quirinale.it
Brani tratti dal messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Palazzo del Quirinale, 31/12/2009
"Buona sera a voi che siete in ascolto.
Nel rivolgervi, mentre sta per concludersi il 2009, il più cordiale e affettuoso augurio, vorrei provarmi a condividere con
voi qualche riflessione sul difficile periodo che abbiamo vissuto e su quel che ci attende. Un anno fa, molto forte era la
nostra preoccupazione per la crisi finanziaria ed economica da cui tutto il mondo era stato investito. La questione non
riguardava solo l'Italia, ma avevamo motivi particolari di inquietudine per il nostro paese. Oggi, a un anno di distanza,
possiamo dire che un grande sforzo è stato compiuto e che risultati importanti sono stati raggiunti al livello mondiale:
non era mai accaduto nel passato, in situazioni simili, che i rappresentanti degli Stati più importanti, di tutti i continenti,
si incontrassero così di frequente, discutessero e lavorassero insieme per cercare delle vie d'uscita nel comune inte-
resse, e per concordare le decisioni necessarie. Proprio questo è invece accaduto nel corso dell'ultimo anno. L'Italia -
sempre restando ancorata all'Europa - ha dato il suo apprezzato contributo, con il grande incontro del luglio scorso a
L'Aquila, e ha per suo conto compiuto un serio sforzo.
….
Perciò guardiamo con fiducia, con più fiducia del 31 dicembre scorso, al nuovo anno.
…
Dissi da questi schermi un anno fa: affrontiamo la crisi come grande prova e occasione per aprire al Paese nuove pro-
spettive di sviluppo, facendo i conti con le insufficienze e i problemi che ci portiamo dietro da troppo tempo - dalla crisi
deve e può uscire un'Italia più giusta. Ebbene, questo è il discorso che resta ancora interamente aperto, questo è l'im-
pegno di fondo che dobbiamo assumere insieme noi italiani. Ma come riuscirvi? Guardando con coraggio alla realtà nei
suoi aspetti più critici, ponendo mano a quelle riforme e a quelle scelte che non possono più essere rinviate, e
facendoci guidare da grandi valori: solidarietà umana, coesione sociale, unità nazionale.
…
C'è una cosa che non ci possiamo permettere: correre il rischio che i giovani si scoraggino, non vedano la possibilità di
realizzarsi, di avere un'occupazione e una vita degna nel loro, nel nostro paese. Ci sono nelle nuove generazioni riser-
ve magnifiche di energia, di talento, di volontà : ci credo non retoricamente, ma perché ho visto di persona come si
manifestino in concreto quando se ne creino le condizioni.
…
Il nuovo slancio di cui ha bisogno l'Italia, per andare oltre la crisi, verso un futuro più sicuro, richiede riforme,
richiede convinzione e partecipazione diffuse in tutte le sfere sociali, richiede recupero di valori condivisi. Va-
lori di solidarietà: e il paese, in effetti, se ne è mostrato ricco in quest'anno segnato da eventi tragici e dolorosi, da ul-
timo sconvolgenti alluvioni. Se ne è mostrato ricco stringendosi con animo fraterno alle popolazioni dell'Aquila e dell'A-
bruzzo colpite dal terremoto, o raccogliendosi commosso attorno alle famiglie dei caduti in Afganistan, e come sempre
impegnandosi generosamente in molte buone cause, quelle del volontariato, della fattiva e affettuosa vicinanza ai por-
tatori di handicap, ai più poveri, agli anziani soli, e del sostegno alla lotta contro le malattie più insidiose di cui soffrono
anche tanti bambini.
…
Solidarietà significa anche comprensione e accoglienza verso gli stranieri che vengono in Italia, nei modi e nei limiti
stabiliti, per svolgere un onesto lavoro o per trovare rifugio da guerre e da persecuzioni: le politiche volte ad affermare
la legalità, e a garantire la sicurezza, pur nella loro severità, non possono far abbassare la guardia contro razzismo e
xenofobia, non possono essere fraintese e prese a pretesto da chi nega ogni spirito di accoglienza con odiose preclu-
sioni. Anche su questo versante va tutelata la coesione, e la qualità civile, della società italiana. Qualità civile, qualità
della vita: aspetti, questi, da considerare essenziali per valutare la condizione di una società, il benessere e il
progresso umano. Contano sempre di più fattori non solo di ordine materiale ma di ordine morale, che danno senso
alla vita delle persone e della collettività e ne costituiscono il tessuto connettivo. E' necessario che si riscoprano e si
riaffermino valori troppo largamente ignorati e negati negli ultimi tempi. Più rispetto dei propri doveri verso la co-
munità, più sobrietà negli stili di vita, più attenzione e fraternità nei rapporti con gli altri, rifiuto intransigente
della violenza e di ogni altra suggestione fatale che si insinua tra i giovani. Considero importante il fatto che nel
richiamo alla solidarietà e ai valori morali incontriamo la voce e l'impegno di religiosi e di laici, della Chiesa e del mondo
cattolico.
…
Serenità e speranza sento di potervi trasmettere oggi. Speranza guardando all'Italia che ha mostrato di volere e saper
reagire alle difficoltà. Speranza guardando al mondo, per quanto turbato e sconvolto da conflitti e minacce, tra le quali
si rinnova, sempre inquietante, quella del terrorismo. Speranza perché nuove luci per il nostro comune futuro sono ve-
nute dall'America e dal suo giovane Presidente, sono venute da tutti i paesi che si sono impegnati in un grande pro-
cesso di cooperazione e riconciliazione, sono venute dalla nostra Europa, che ha scelto di rafforzare, con nuove istitu-
zioni, la sua unità e rilanciare il suo ruolo, offrendo l'esempio della nostra pace nella libertà.
Questo è il mio messaggio e il mio augurio per il 2010, a voi italiane e italiani di ogni generazione e provenienza che
salutate il nuovo anno con coloro che vi sono cari o lo salutate lontano dall'Italia ma con l'Italia nel cuore.
Ancora buon anno a tutti".
13 LETTERE AL TORNADO
Grazie a tutti coloro che hanno in qualsiasi forma contribuito alla realizza-
zione e alla messa in opera del presepio.
Grazie a quelle brave persone che, in occasione di un imprevedibile
black-out, hanno restituito la luce al presepio con tempestività e lodevole
perizia.
Grazie a quanti continuano a gettare le loro monetine nei salvadanai posti
in tutti gli esercizi commerciali della piazza a favore dei bambini
dell’Unicef.
gli amici della fontana
14 LETTERE AL TORNADO
Di seguito l’articolo della lista di minoranza “Insieme per Quero” non pubblicato su “Quero Informa”
anni d’attesa, ricevere un contributo pari al 50% del costo dei libri è a dir poco una presa in giro, ritenendo che
l’Amministrazione comunale abbia le risorse per riconoscere un tale diritto costituzionale.
Stampa locandine inaugurazione cinema 876,00 Stampa libro sul cinema 3.640,00
Contributi alle associazioni 58.600,00 Regalo di 350 ciotole per “4 passi in amicizia” 777,00
Acquisti spazi per “Palio Sette Ville” 3.529,12 Stampa libro “La Stretta Finale” (circa) 16.000,00
Noi di minoranza non intendiamo discutere la validità di queste spese, ma sottolineare che in questi anni si è data
precedenza ad alcune iniziative, a discapito del diritto alla gratuità dei libri di testo come sancisce la nostra Costitu-
zione.
Crisi Economica
Ormai da più di un anno, a più riprese, abbiamo portato in Consiglio comunale la necessità si sostenere le famiglie
e le attività produttive. Alla nostra ulteriore richiesta, nel Consiglio comunale del 30 settembre, sui “reali interventi”
che saranno fatti dall’Amministrazione, la risposta della maggioranza è stata lapidaria: 1. Quale sostegno ai cittadini
che hanno perso il lavoro e alle famiglie in difficoltà? Nessun sostegno da parte del Comune; 2. Quale sostegno
alle attività produttive? Nessun sostegno da parte del Comune; 3. Quale sostegno al commercio? Nessun so-
stegno da parte del Comune; 4. Quale sostegno all’artigianato? Nessun sostegno da parte del Comune.
Centralina Idroelettrica sul Torrente Tegorzo
Il progetto è stato presentato dall’ennesima ditta del Trevigiano, l’8 febbraio in Provincia di Belluno, firmato
dall’ingegnere Roberto Bizzotto e dall’ingegnere Fabio Tempesta. La prima notizia certa è arrivata al Comune di
Quero ed all’Ufficio Urbanistica il 12 giugno, comunicata dall’assessore Bruno Zanolla, il quale s’è ben guardato di
comunicarla nei consigli comunali del 23 giugno, 26 giugno e 30 settembre. Perché l’Amministrazione di Quero
ha taciuto tutti questi mesi e cosa vuole o vorrebbe nascondere? Perché i cittadini e le loro organizzazioni non
devono essere informati di ciò che succede nel nostro Comune? Perché quando si parla di valle di Schievenin c’è
sempre qualche azienda che vorrebbe sfruttarne le risorse? Tutto è solo pura coincidenza?
Rifiuti – Riciclaggio – Inceneritori
Come tutti voi sapete, l’Amministrazione di Quero non si è mai realmente impegnata sul riciclaggio dei rifiuti, tanto
che siamo fermi sotto il 45%, mentre Comuni virtuosi hanno superato l’85% con la conseguente capacità di
ridurre la tassa per l’asporto rifiuti. La politica della precedente Amministrazione e dell’attuale assessore della
Provincia di Belluno, ingegnere edile Bruno Zanolla, è sempre stata quella di riciclare poco per sostenere la neces-
sità d’un inceneritore in provincia di Belluno. Noi riteniamo che prima d’esprimere un parere, dobbiamo sapere e
conoscere come stanno le cose.
Inceneritore e Tumori
Tra i più recenti studi, possiamo citare lo studio effettuato nel 2007, in provincia di Venezia, dal Registro Tumori
dell’Istituto Oncologico Veneto, il quale è stato la più convincente dimostrazione di un aumento di rischio di
cancro associato alla residenza vicino a inceneritori: esso evidenzia come il rischio aumenti di 3,3 volte fra i
soggetti con più lungo periodo e più alto livello di esposizione. Sempre nel 2007, lo studio “Enhance Health Report”,
finanziato dalla Comunità Europea e condotto per l’Italia nel Comune di Forlì, dove operano due inceneritori, ha
portato a evidenze significative rispetto al sesso femminile: in particolare, si è registrato un aumento della mortalità
tra il +17% e il +54% per tutti i tumori, proporzionale all’aumento dell’esposizione; e questa stima appare partico-
larmente drammatica perché si basa su un ampio numero di casi - 358 decessi per cancro tra le donne esposte e
166 tra le non esposte - osservati solo nel periodo 1990-2003 e solo tra le donne residenti per almeno 5 anni
nell’area inquinata. Nel 2008, poi, uno studio francese condotto dall’Institute de Veille Sanitarie ha rilevato un au-
mento di tumori di tutte le sedi nelle donne e, in entrambi i sessi, dei linfomi maligni, dei tumori del fegato e dei sar-
comi dei tessuti molli. Per finire una domanda: perché dobbiamo morire di cancro perché alcuni imprenditori posso-
no fare i soldi?
Queste dimissioni, per come sono maturate, pongono anche altre questioni. La legge attribuisce ai sindaci la possi-
bilità di essere eletti per due mandati consecutivi (10 anni), poi si sospende. Noi, di questa sospensione voluta dal
legislatore, ne facciamo una lettura che porta inequivocabilmente nella direzione del ricambio degli uomini nei luo-
ghi di potere, necessario per evitare il formarsi di veri e propri sistemi di potere tesi a favorire interessi personali e di
piccoli gruppi a discapito del bene comune, opinione, questa, che si dimostra tanto più convincente e necessaria
quanto più si verificano vicende come questa capitata nel Comune di Vas. Pertanto, se anche a Vas si fosse rispet-
tato lo spirito della legge e persone come Sereno Solagna, che per tanti anni ha occupato posti di potere dominanti,
fosse ritornato alla vita civile, si sarebbe fatto un buon servizio alla trasparenza e alla credibilità delle Istituzioni. In
definitiva,come si dice dalle nostre parti, morto un Papa se ne fa un altro, ed il mondo ha sempre camminato in a-
vanti e non si è mai fermato.
Motobabbi e Solidarietà
a cura del Moto Club “Moto in Moto” di Alano di Piave
cronaca
cronaca
IL COMANDANTE
(Luogotenente
Francesco Mottola)
cronaca
Rocco e Dorinda:
uniti da 60 anni
Rocco Zucchetto e Dorinda Vettor hanno
festeggiato il loro 60° anniversario di
matrimonio il 31.12.2009 (doppia festa per la
coincidenza della fine del 2009) circondati dal
figlio Nicola, dalla nuora Roberta ed i loro tre
nipoti: Gianni, Dominic e Gioia.
Con loro numerosi amici e mancavano,
purtroppo, i parenti di Dorinda (anche se
numerosi), dato che vivono sparsi per l’Italia e
all’estero.
Anche Rocco e Dorinda sono stati all’estero
per lavoro, trascorrendo 40 anni di vita in
Inghilterra, da dove sono rientrati nel 1987
stabilendosi a Quero, dove tuttora vivono.
22 cronaca
Da Chipilo a Cilladon
Eduardo Montagner Anguiano ce l’ha fatta! Dal Messico ha raccontato la storia di Giuseppe Roman, partito da Cilladon
per Chipilo e tornato in terra, dopo la morte, per verificare i cambiamenti intervenuti nella società. Premiato al convegno
Soraimar di Asolo, il 28 novembre, Eduardo ha voluto visitare i luoghi dai quali ha mosso i suoi passi il personaggio del
racconto ed è stato ricevuto anche dalla giunta comunale querese. Accompagnato da Gianluigi Secco, Daria De Rui e I-
vana Bizzotto ha visitato il Balech, spargendo anche terra raccolta in Messico, sulla tomba di Giuseppe Roman, attorno al
Balech. Eduardo ha visitato anche gli uffici demografici del Comune che, tramite Ivana, lo hanno assistito nelle ricerche
dei dati anagrafici e l’azienda agricola di Monica Miuzzi, in quel di Cilladon. L’emozione della visita lo accompagnerà nella
sua vita e noi gli auguriamo di poter pubblicare quanto prima il suo libro di racconti, ora tradotto da Gianluigi Secco, quel-
lo dei Belumat, e reperibile, al momento, per capitoli sul sito dell’Associazione “Soraimar”: www.soraimar.it, nella sezione
“Archivio delle tradizioni”. Nelle foto, di Daria De Rui, per
colonna, dall’alto: Eduardo con il sindaco di Quero Sante
Curto e l’assessore Alberto Coppe; Consulta i documenti
storici con Ivana Bizzotto; In compagnia di Monica e Luigi
Miuzzi; Ancora con Ivana Bizzotto e Mauro Mazzocco in
anagrafe; In visita al Balech; Con Gianluigi Secco nei locali
di produzione formaggi della ditta di Monica Miuzzi.
LETTERE AL TORNADO
CORRERE È BELLO
di Serena Schievenin
La corsa è l’attività fisica da sempre praticata dall’uomo ed è l’attività sulla quale si basa la
maggior parte delle attività sportive; è il primo gesto naturale e spontaneo di un bambino dopo
che ha mosso i primi passi. La corsa è anche idee che leggere volano in piena libertà.
Correre è bello, perché ti fa sentire efficiente, correre perché ti lascia una sensazione
inevitabile di star bene. Correre perché nella corsa senti la tua anima e la tua mente che si
liberano in piena libertà e autonomia. Correre perché con il suo saldo pulsare ti dà il ritmo
dell’esistenza. Correre è bello perché ti da delle belle sensazioni.
Correre, inoltre, è salutare e ti permette di esorcizzare gli acciacchi legati al sedentarismo, e ti
libera dagli stress accumulati durante la giornata. Correre ti fa sentire e pensare positivo.
La corsa ti permette di vivere, conoscere la natura nella quale ci muoviamo in tutta la sua
bellezza e la fa sentire un tutt’uno con la tua persona.
È una pratica sportiva semplice che consente di mantenere e di sviluppare una buona forma
fisica migliorando l’efficienza cardiocircolatoria. Ma è anche un’attività piacevole. Sembra infatti che abbia un’attività ri-
lassante e migliori il tono dell’umore.
Con queste righe, credo di riassumere tutte le sensazioni provate da chiunque pratichi o abbia praticato in passato,
l’attività della corsa. Passeggiando per le vie di Quero o per i comuni limitrofi, ci si può accorgere di quante persone,
soprattutto negli ultimi tempi, si siano avvicinate al mondo della corsa. Chi venti minuti, chi un’ora, ma sempre di corsa
si tratta. Si inizia con un giro della campagna, e passo dopo passo, chilometro dopo chilometro, si arriva a correre una
dell’esistenza. Correre è bello perché ti da delle belle sensazioni.
Correre, inoltre, è salutare e ti permette di esorcizzare gli acciacchi legati al sedentarismo, e ti
libera dagli stress accumulati durante la giornata. Correre ti fa sentire e pensare positivo.
La corsa ti permette di vivere, conoscere la natura nella quale ci muoviamo in tutta la sua
bellezza e la fa sentire un tutt’uno 23
con la tua persona. LETTERE AL TORNADO
È una pratica sportiva semplice che consente di mantenere e di sviluppare una buona forma
fisica migliorando l’efficienza cardiocircolatoria. Ma è anche un’attività piacevole. Sembra infatti che abbia un’attività ri-
lassante e migliori il tono dell’umore.
Con queste righe, credo di riassumere tutte le sensazioni provate da chiunque pratichi o abbia praticato in passato,
l’attività della corsa. Passeggiando per le vie di Quero o per i comuni limitrofi, ci si può accorgere di quante persone,
soprattutto negli ultimi tempi, si siano avvicinate al mondo della corsa. Chi venti minuti, chi un’ora, ma sempre di corsa
si tratta. Si inizia con un giro della campagna, e passo dopo passo, chilometro dopo chilometro, si arriva a correre una
maratona. Anch’io, appassionata della corsa, ho iniziato proprio in questo modo, anche se l’emozione di correre una
maratona non l’ho ancora provata. Si inizia un po’ per caso, per tenersi in forma, per perdere quel chilo di troppo e poi
si arriva al punto di non riuscire a farne più a meno. Diventa quasi una necessità, un bisogno.
Chi guarda da fuori, vede noi appassionati della corsa come dei “matti”, perché secondo alcuni non c’è niente di bello a
correre così a lungo senza uno scopo o un motivo preciso. Con la pioggia o con il sole, con il caldo o con il freddo,
niente ti ferma più. È proprio per questa serie di motivi che ho voluto approfondire l’argomento attraverso una ricerca,
raccogliendo informazioni sulla vita del maratoneta, se segue una dieta specifica, se fa uso di integratori, come e quan-
to si allena, ma soprattutto capire quali sono i motivi che spingono una comune persona a percorrere quei famosi 42km
e 195m. Dall’analisi dei dati raccolti emerge che il maratoneta medio è un uomo con un’età compresa tra 46 e 50 anni
e svolge la professione di impiegato. Ha avuto un passato da sportivo, e nella maggior parte dei casi ha praticato lo sci
di fondo, il ciclismo e le discipline dell’atletica, in particolare del mezzofondo. Si tratta per lo più di sport di endurance,
in cui la componente aerobica è predominante. La maggior parte dei maratoneti, e precisamente il 32% di loro, si dedi-
ca alla disciplina da circa 3 anni, il 25% da 15 anni, il 14% da più di 20 anni e un significativo 10% da un anno. Questo
sta dimostrare come da qualche anno, il fenomeno della corsa abbia subìto un grande incremento e abbia suscitato un
forte interesse sulle masse. Nell’arco della settimana, il maratoneta, percorre dai 30 ai 40 km e nel proprio program-
ma annuale è prevista una sola maratona che prepara nell’arco di 3-4 mesi.
In seguito ad una competizione è previsto un periodo di recupero e/o scarico, durante il quale si sottopone prevalente-
mente a sedute di stretching. Nella maggior parte dei casi ha iniziato a correre per piacere. Non è un fumatore e non
segue una dieta specifica. È stato poi chiesto agli atleti di descrivere quali sensazioni provano quando tagliano il tra-
guardo, e quasi tutti sono concordi nel dire che si tratta di un’emozione unica e indescrivibile.
Allenatori vari, atleti vincitori di medaglie olimpiche o vincitori di maratone importanti sono concordi nel dire che
<<…correre è bello..., …che la corsa ti fa stare bene, con il corpo e con la mente, con la psiche e con gli altri…>>.
Correre dice Baldini, <<…è una grande palestra interiore, che ti insegna a conoscerti e a rispettarti, nel fisico e nella
mente…>>.
Sull’argomento corsa ci sarebbe ancora tanto da dire, da raccontare e da approfondire. Spero, in futuro, di averne
l’opportunità, magari con altri articoli, così da poter condividere con i lettori del Tornado la mia passione per l’attività
sportiva e in particolare per la corsa.
Tengo a precisare che in questo articolo si è parlato della corsa, ma è l’attività sportiva in generale che fa be-
ne, sia al corpo che allo spirito, qualunque essa sia.
cronaca
Martina
presenta Mattia
di Alessandro Bagatella
Una riflessione sui primi sei mesi di gestione del Comune di Vas
FOTOGRAFIA DI UN SEMESTRE
di Elisa Corrà - capogruppo “Lista per Vas-Scalon-Caorera-Marziai”
Dalle scorse Elezioni Comunali sono trascorsi sei mesi circa, e nel frattempo numerosi avvenimenti, che hanno co-
involto il gruppo di maggioranza attualmente in carica, si sono succeduti. Rispetto a questi avvenimenti il nostro
gruppo di minoranza ha fatto il compito che gli spetta, come previsto dal decreto legislativo rispetto al quale ci si as-
sume la responsabilità dell’incarico nel momento in cui si viene eletti, e cioè ha vigilato, sempre in termini collabora-
tivi, su come veniva amministrato il Comune.
Svolgendo questo compito, a più riprese, ci siamo trovati di fronte ad evidenti problemi di gestione del Comune che
hanno evidenziato, molto spesso, incompatibilità tra gli incarichi affidati nella Giunta Comunale e le persone stesse
cui questi ruoli sono stati dati.
Ricordo, in questo senso, che due degli assessori nominati dal sindaco Biasiotto, sono stati, proprio per questo
problema, l’uno dimesso (Sereno Solagna, che è stato sostituito attualmente da Primo Corrà, a cui facciamo i mi-
gliori auguri di buon lavoro, e speriamo segni un cambiamento in positivo rispetto al suo predecessore) e l’altro
(Cristian Corrà) destituito in parte dei suoi mandati per problemi di incompatibilità tra alcuni incarichi e la professio-
ne privata che riveste. Ricordo ai lettori che la Giunta nel Comune di Vas è composta da tre persone, quindi il fatto
che si sia dovuto intervenire e correggere su due dei tre componenti rende evidente la debolezza politica di cui ri-
sponde il sindaco nelle scelte che ha operato dal momento del suo incarico.
A questo si aggiunge un elemento, non trascurabile, che ha contribuito a porre in evidenza queste contraddizioni, e
cioè quello di aver continuato a scegliere persone e gestire la cosa pubblica in modo pressoché identico da oltre
quindici anni e, se ci riferiamo al sindaco in carica (che comunque è in naturale continuità con le precedenti ammi-
nistrazioni in cui era sindaco Solagna), anche nel precedente mandato le persone in Giunta erano proprio le stesse
nominate nel suo secondo mandato.
I problemi che sono emersi nell’ultimo periodo erano quelli già presenti e conosciuti in passato; se si voleva davve-
ro, si sarebbe potuto segnare un cambiamento già dall’inizio di questo nuovo mandato. Cosa che avrebbe evitato i
problemi che poi si sono verificati e che sono esattamente quelli che noi abbiamo sottolineato con le nostre azioni e
con le nostre dichiarazioni nel corso di questi mesi.
Se il Comune vuole essere di esempio ai cittadini, lo deve essere in primis con la coerenza e la trasparenza delle
azioni che i suoi amministratori compiono ogni giorno. Questo è il minimo comune denominatore che anche noi,
come gruppo di minoranza, ci aspettiamo per dialogare in modo serio e costruttivo, confidando, inoltre, che vi sia un
maggior coinvolgimento dei cittadini alla vita del Comune, cosa che troppo spesso viene dimenticata e che è fon-
damentale per infondere senso civico nella comunità, facendo sentire il Comune stesso come la casa di tutti noi.
Il Mercatino
CASA INDIPENDENTE, situata in centro urbano (Alano di Piave) su tre livelli:
cucina, ingresso, soggiorno, lavanderia, 3 camere, studio, 3 bagni, mansarda abitabile.
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(s.for.) Addirittura “la Repubblica”, nell’articolo che proponiamo di seguito, si è occupata della vicenda di Mar-
co Pizzolotto e Roberto Squeri che, da operai metalmeccanici all’Acme di Valdobbiadene, sono diventati im-
prenditori di successo aprendo recentemente a Treviso il quarto sexy shop della catena “Le Tentazioni”, dopo
quelli di Pederobba, Bassano del Grappa e San Vendemiano. Entrambi sono molto conosciuti nella nostra zo-
na: Marco, originario di Ron di Valdobbiadene, risiede da anni a Fener, mentre sempre a Fener è facile incon-
trare Roberto, di San Vito di Valdobbiadene, con la moglie Tiziana.
La svolta di due operai trevigiani. «Abbiamo assunto anche tre ragazze che erano rimaste senza lavo-
ro, tutte donne normali, vestite in modo normale, nulla di appariscente, vogliamo un clima semplice,
cordiale, familiare». «Gli oggetti più richiesti? Bambole gonfiabili, video, oggetti, lingerie maliziosa».
Chiuso il 2009 con la sconfitta interna ad opera del Valdosport (la trasferta della 14a contro il Fiori Barp Sospirolo
rinviata causa maltempo verrà recuperata domenica 21 febbraio) la Piave Tegorzo inizia male anche il 2010
perdendo di misura con la Ztll Sx Piave. Due sconfitte che la relegano al terz’ultimo posto in piena zona play-out
ma anche a soli due punti dal pericoloso ultimo posto che vuol dire retrocessione diretta. Una situazione difficile
per la squadra di Giuseppe Prosdocimo in piena crisi di risultati e che non riesce a trovare il bandolo della
matassa per tirarsi fuori dai bassifondi della classifica. I prossimi impegni vedranno la Piave Tegorzo impegnata
domenica 24 gennaio a Caerano, in quella successiva ospitare l’Eagles Pedemontana mentre domenica 7
febbraio (ore 15:00) farà visita al Fossalunga.
Car. Edil
di Ferdinando Carraro
PITTORE RESTAURATORE
Via Roma - Quero (BL)
Cell. 339.2242637
Car.Edil esegue opere murarie, rivestimenti interni in acciaio di camini (canne fumarie),
strutture in cartongesso, opere di ristrutturazione in genere, copertura/scopertura tetti
esistenti (risanamenti). E' disponibile anche per preventivi senza alcun impegno.
29 cronaca
cronaca
Il 1955
di
Alano
di
Piave
(S.C.) Dal nostro
abbonato Claudio
Lasta riceviamo e
pubblichiamo la
foto dei coscritti
del 1955 di Alano
riunitisi per un
incontro
conviviale il 7
novembre scorso
alla trattoria "da
Cialt" di Curogna.
30 CALCIO
ASTERISCO
Riceviamo dal nostro lettore Meneghin Neirotti Gilberto un altro spunto di riflessione:
31 LETTERE AL TORNADO
Anche quest’anno sono arrivate le festività e come l’anno scorso io e mio zio Fortunato abbiamo realizzato il presepe,
sempre con il solito impegno e la solita passione. Ringrazio mio nonno, che come l’anno scorso, ci ha reso disponibile
una stanza dove abbiamo allestito il presepe, che vogliamo illustrare a tutti i lettori de “Il Tornado”, e colgo l’occasione
per augurare loro Buone Feste! Mauro Morandin
cronaca
Premiato l’ISISS Verdi Valdobbiadene per il progetto “LA TEMPRA”
Nel corso della manifestazione Orientainsegnanti 2009, tenuta lunedì scorso a Treviso, si tenuta la premiazione dei
progetti vincitori del concordo “ Didattica della scienza 2009”. Il premio, promosso da Confindustria e dal Ministero
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha come obiettivo Innovare la didattica della scienza per promuovere e
rafforzare l’apprendimento in area tecnico – scientifica ed accrescere l’occupabilità sostenibile dei giovani. Affermare
la cultura della sperimentazione attraverso il potenziamento della didattica laboratoriale. Favorire l’integrazione delle
scienze per superare la frammentazione delle discipline. Promuovere l’orientamento non solo come pratica di
informazione e convinzione, ma anche come strumento di formazione, privilegiando l’orientamento di genere. Coltivare
i talenti e promuovere il merito nell’apprendimento delle discipline scientifiche e tecnologiche. I premi sono suddivisi in
tre sezioni:
tipologia istituzione scolastica tematica
scuola secondaria di primo grado Orientamento verso la scienza e la tecnologia
Istituti tecnici e professionali Scienza e tecnologia
licei Scienza e tecnologia
Per i vincitori sono previsti stage in una impresa o in un centro di ricerca del Veneto della durata di tre giorni.
pubblicazione del progetto vincitore sul numero speciale Sole 24 ore scuola e sugli Annali della Pubblica Istruzione. La
giuria del premio prevede un comitato tecnico scientifico composto da esperti di didattica della scienza, dirigenti tecnici
e amministrativi del MIUR, rappresentanti del mondo imprenditoriale, del Piano Insegnare Scienze Sperimentale e del
Progetto Lauree Scientifiche presieduto dall’on. Luigi Berlinguer, Presidente Commissione Sviluppo della Cultura
Scientifica e Tecnologica. Al premio hanno partecipato circa 160 scuole italiane, e per la sezione istituti tecnici e
professionali il premio è stato assegnato all’ISISS Verdi Valdobbiadene per il progetto “LA TEMPRA”. Per l’istituto
Verdi di Valdobbiadene hanno ritirato il premio la Dirigente Scolastica prof. Maria Chiara Bazan e i proff. Paolo Forin,
Carmelo Leone e Alessandro Sartor dalle mani del presidente UNINDUSTRIA ing. Vardanega e dal Vicepresidente di
Confindustria ing. Gianfelice Rocca e dal dr. Giovanni Biondi, capo dipartimento del MIUR. Il progetto è stato
sviluppato da una classe dell’Istituto Verdi di Valdobbiadene, che conta 550 allievi, e ha permesso di associare
concetti teorici a fenomeni della quotidiana attività dei ragazzi. Un video riassuntivo del progetto stesso
permette di diffondere in modo semplice concetti di natura scientifica, con un linguaggio e una codifica adatti
a studenti di scuola superiore. Le attività svolte hanno visto attività laboratoriale interna all’istituto che l’aggancio con
le aziende del territorio; alcune attività si sono svolte presso i laboratori metrologici di aziende del territorio dotate di
attrezzature adeguate.
Si può visionare un video esplicativo su: http://www.youtube.com/watch?v=W6Yy2bMQYo0
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