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Enrico Grandesso
"Come disse il gatto al sorcio" di Enrico Grandesso distribuito con Licenza Creative
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Scena I.
Si ascolta, per circa un minuto, una versione disco remixata di Il cielo sempre pi blu di Rino
Gaetano. In scena, seduto su una sedia accanto ad un scrivania, un ragazzo sui 25 anni, in camicia
leggera e giacca aperta, capelli corti ed occhiali spessi.
Cerca per un paio di volte di telefonare col cellulare a qualcuno. Alla terza volta becca la linea
libera.
PAOLO BONAFIDE: S, signorina, sono Bonafide, buongiorno. Cerco un attimo il
caporedattore Lorenzi. Come dice? Ah, oggi in corta, s. Beh allora, se possibile, giusto un
attimo non di pi, il Direttore. (Dopo qualche secondo si sente, in vivavoce, il Direttore. La sua
voce possente, ma gli manca la erre).
DIRETTORE: Bonafide, carissimo, come sta?
BONAFIDE: Bene, Direttore, grazie. E lei?
DIRETTORE: Benissimo, il combattimento sempre aspro ma siamo sempre vivi. Allora, che
mi racconta?
BONAFIDE: Ecco, avrei perfezionato l'idea per quelle interviste.
DIRETTORE: Eeehh, voi giovani, avete sempre molte idee...
BONAFIDE: Beh, adesso veramente lo potrei definire...un progetto.
DIRETTORE: Mi dica, caro.
BONAFIDE: Ecco, come le avevo accennato, pensavo a cinque grandi personalit della nostra
cultura: una puntata a testa.
DIRETTORE: Addirittura?
BONAFIDE: Beh...si pu comunque...diminuire...
DIRETTORE: Diciamo una pagina. Tutti insieme.
BONAFIDE (un po' deluso): Certo...e avrei pensato al Maestro, poi a..., candidato due volte al
premio Nobel, alla scrittrice..., che ancora una fondamentale testimone dei valori e delle
problematiche del femminismo.
DIRETTORE: Guardi Bonafide, la fermo subito. Lei ha molta buona volont, ma noi siamo un
giornale, non una rassegna di vecchie glorie.
BONAFIDE: Ma il Maestro...
DIRETTORE: Non sia ansioso, Bonafide, mi faccia finire. I lettori vogliono volti noti, che
vedono in TV, che possono riconoscere per strada; per cui sentano, quella volta che li incontrano in
Galleria, a Cortina o ad Alassio, l'emozione di andar da loro a chiedere l'autografo...e poi ci
vogliono personalit contemporanee, su! Lo vogliamo svecchiare questo paese o no?
BONAFIDE: S, direttore...ha...ha ragione, mi scusi.
DIRETTORE: E allora cosa mi propone?
BONAFIDE: Beh, allora penserei a... allo storico...., allievo della migliore scuola italiana,
Maestro degli studi sul Mezzogiorno.
DIRETTORE: Lasci stare un po' i suoi maestri, sono cos noiosi...quello per va bene, si
ricordano tutti la sua scenata in TV col sottosegretario, che poi l'ha querelato chiedendo 10 milioni
di euro di risarcimento danni. Sa, arrivata un'ANSA dieci minuti fa, il sottosegretario ha vinto il
processo; adesso il suo professore dovr ricorrere in appello, poveretto. Va bene, va bene, questo ci
porta lettori. E poi?
BONAFIDE: Poi, pensavo a..., stato uno degli scrittori giovani pi letti da fine anni Novanta
fino al 2010...poeta, romanziere, autore per l'infanzia, sceneggiatore
DIRETTORE: S, mi ricordo. Oggi un po' in silenzio.
BONAFIDE: Appunto. Potrebbe essere anche un modo per fargli dire cosa pensa, cosa sta
preparando.
Scena II
Paolo Bonafide in piedi in un soggiorno e sta terminando una email nel suo Blackberry. La
rilegge a voce alta: Carissima Stefania, sono arrivato a Napoli, per intervistare il prof.....sono
contento, la prima delle cinque interviste del mio tour culturale. E dopo due anni di giornalismo...
solo in parte culturale, la prima grande personalit che arrivo ad incontrare... Ti scrivo il resto
dopo, ciao amore, tuo Pa.
Entra in scena la moglie del Professore, Nunzia, una signora minuta, coi capelli bianchi,
gentile e ossequiosa.
NUNZIA: Buongiorno Dottore. Che piacere grandissimo conoscerla....non vediamo l'ora di
leggere la sua intervista!
BONAFIDE: Piacere mio. (Si alza in piedi e le fa il baciamano). :
NUNZIA (molto emozionata): Lei un vero galantuomo, d'altri tempi... un onore averla a casa
nostra. Abbia solo un attimo di pazienza, ho appena fatto l'iniezione a mio marito, si sta vestendo.
Lei di Milano, vero?
BONAFIDE: S.
NUNZIA (con curiosit): La grande Milano...che si dice al Nord?
BONAFIDE: C' crisi, anche da noi. (Nunzia lo guarda stupita). La voglia di fare tante cose c'
sempre, la gente si d da fare ma i tempi...non sono dei migliori.
NUNZIA: Cosa vuole, dottore, nonostante l'apparenza viviamo anni difficili. Almeno al Nord
state bene...qui a Napoli ci mancano tante cose...ma una cosa non manca mai quella proprio la
teniamo sempre: i problemi! (Pausa). Aspetti che chiamo mio marito. Francesco! Arriva arriva,
vedr. Lei laureato in cosa?
BONAFIDE: In lingue e letterature straniere.
NUNZIA: Lingue...che bellezza! (pausa).
BONAFIDE: S.
NUNZIA (con un gran sorriso): Sa, anch'io, quand'ero giovane, mi ero laureata in lingue. Ho
pure insegnato due anni, poi mi sono sposata, c'era la famiglia, una casa da mandare avanti. Poi sa,
un marito che uno studioso di fama internazionale, non faccio per dire, ma richiede energia...poi,
che vuole, coi primi due figli tutto andato bene; nostra figlia oggi ricercatrice alla facolt di
Matematica e l ha conosciuto nostro genero, si sono sposati e ci hanno dato due nipoti. Il figlio
grande, quello guardava tutti i film di guerra da piccino, teneva il poster di Rambo in camera e mo'
capitano dei carabinieri. Me l'hanno mandato lontano, Ges, a Gorizia! ma quando pu torna a
casa. L'ultimo invece...
NUNZIA: Mo' vi lascio, perch dovete lavorare. Dottore, per noi sar sempre un piacere! Venga
a trovarci quando vuole!
BONAFIDE: Grazie, signora. Grazie. (Rivolto al Professore): Lei non lo prende?
PROF.: No, no, ho gi preso, grazie. E poi, dopo quello che mi successo, avrei bisogno di una
overdose di camomilla....lei ha saputo, vero?
BONAFIDE (imbarazzato): S...(Mescola lo zucchero e inizia a bere il suo caff).
PROF.: Guardi, io le giuro che se le cose stanno cos, finir come Cincinnato, in campagna ad
Afragola, da dove vengo, a coltivare i campi dei miei nonni...perch se l'Italia questa, meglio
andare a zappare....adoperare la vanga e non dover adoperare la lingua....mi dica lei: io, allievo del
Grande Maestro a sua volta allievo di Benedetto Croce; io, lo storico che ha detto la parola
definitiva prima sull'antifascismo napoletano, poi sul sindacalismo meridionale da Di Vittorio ad
oggi; io, professore ordinario in una delle cattedre pi prestigiose della nazione, venire insultato in
televisione da un politicante figli'e'n'trocchia e sentirmi dire: terrone!
E che gli dovevo rispondere? Quello che gli ho detto: lei un semianalfabeta, che non ha ancora
imparato l'educazione! E gentilmente mi sono fermato qui....mi avevano avvisato, fai attenzione alla
televisione, il Moloch dei nostri giorni. Ma io ho pensato: e che pu essere, vado l a presentare un
libro, il conduttore un giornalista di grande esperienza, se mi ha invitato conosce il rilievo dei miei
studi. Mai, mai avrei immaginato...quando mi arrivata a casa la querela ho pensato a uno scherzo.
Dieci milioni di euro per offesa alle istituzioni attraverso un loro notissimo elemento
rappresentativo che poi lo era nel governo precedente, 'mo stiamo al 2012...(breve pausa).
BONAFIDE: Ma gli italiani onesti sono tutti con lei.
PROF: Eeehh, gli italiani onesti...si sono nascosti bene. E tra loro pure tanti meridionali,
comm'a'mme.
Bonafide lo guarda stupito.
PROF.: Sapesse poi i sorrisini ironici all'Universit, i silenzi...solo qualcuno mi ha dimostrato
solidariet, ma a parole. Perfino il mio avvocato pensa che ho sbagliato, che ho fatto come Zidane
con Materazzi. Nu sfizio nun tiene prezzo, mi ha detto, ma davanti a milioni di telespettatori te ne
dovevi stare zitto. E che , dovevo finire cornuto e mazziato?!?
Pensi che sono pure andato a parlare con il capocomitiva...a Roma, un'ora e un quarto mi ha
fatto attendere prima di ricevermi. Ma che stronzata hai fatto? mi ha detto. Proprio mo' che
dobbiamo preparare le prossime elezioni, tu offendi un avversario? Ma lo sai quanti problemi ci hai
creato? Io non mi faccio insultare da nessuno, gli ho risposto. Se sei cos intelligente dovresti essere
meno permaloso e non comportarti come 'na creatura, mi ha detto. Ah s?! gli ho ribattuto. Per
quando mi avete voluto come senatore perch vi portavo i voti degli studenti, e mi telefonavate
sempre che dovevo stare in Senato perch ci stavano tre voti soli di maggioranza e anche il mio era
fondamentale, allora s che vi andavo bene...e adesso che sono ritornato alla docenza, bench io sia
uno degli storici pi affermati e stimati d'Italia e d'Europa, mi lasciate alla mia sorte! A 59 anni, con
una vita di sacrifici, di studi e di riconoscimenti accademici alle mie spalle, io questo non lo
accetto!
E sa cosa ha avuto l'impudenza di rispondermi, Sua Maest - che poi manco laureato? E'
proprio perch hai quell'et che non dovresti pi comportarti da Masaniello. Ho pensato: stai a
vedere che qua lo scemo songh'io! Allora gliel'ho rispedita al mittente, bella come il tramonto a
Capri: meglio un esperto di Masaniello che dei fratelli Vanzina. 'Isso...s' messo a url, m'ha
cacciato via, per poco nun m'abbuffav'e pacchere....Che vergogna... (fa un sospiro profondo).
Eeehh, se non fosse per l'ultimo figlio mio che devo sistemare, me ne tornerei davvero nei
campi...ma oggi purtroppo c' la crisi, stiamo tutti 'nguaiati...a proposito (gli si avvicina col viso e
abbassa il tono della voce): lei, che lavora in un giornale cos prestigioso, sa se per caso assumono?
Mio figlio un laureato bravo eh, per carit...110 e lode, storico pure lui, ma nel settore
economico...
BONAFIDE: A dire il vero, io...
PROF: Ho capito, ho capito. (Sorride un po' dimesso). Non si preoccupi.
Nunzia torna in scena e porta via la tazzina e la zuccheriera.
BONAFIDE: Allora, professore, partirei con le domande. Mentre lei parla la registro col
cellulare.
PROF: Quante domande sono?
BONAFIDE: Due.
PROFESSORE (ridendo): E lei venuto da Milano fino a Napoli solo per farmi due domande?
BONAFIDE: Beh...no...s...ho diversi impegni qui...e cos ho approfittato per conoscerla di
persona.
PROF: Grazie, caro, grazie. Mi dica pure, anche perch tra un po' arriva mia figlia e la dovr
congedare.
BONAFIDE (armeggia col cellulare, poi): Dunque, la prima domanda : cosa contraddistingue
la cultura italiana...
Copre le voci, che si alternano per una trentina di secondi, l'inizio de Il grande Baboomba di
Zucchero.
Professore, la ringrazio moltissimo. L'avviser per email il giorno in cui esce l'intervista.
PROF: Grazie, mio caro come si chiama?
BONAFIDE: Paolo Bonafide.
PROF: Carissimo Bonafide, grazie mille a lei, di cuore. (I due si salutano e il Professore si alza
in piedi, gli va incontro camminando col bastone e gli d una pacca amichevole sulla spalla). Tanti
cari auguri, anche a nome di mia moglie....serve che l'accompagniamo?
BONAFIDE: No, no, grazie...arrivederci.
PROF: Addio.
Bonafide esce.
Scena III
Si sente ancora il rumore del treno. Poi le prime note di Festa di Alex Britti. Bonafide appena
entrato in un ampio soggiorno, con un divano, un tavolino, un mobile a muro con dei cassetti e
sopra uno specchio, fogli vari sparsi qua e l, tre coppe e alcune foto incorniciate sulla parete.
Appena pi in alto, attaccato col nastro adesivo un grande poster di Che Guevara, con la scritta in
pennarello rosso: REVOLUCION. Poco dopo esce un uomo, con la barba incolta, la camicia
slacciata, l'aria trasandata e stanca, come se si fosse svegliato da poco.
IL CONTE: E' lei il giornalista?
BONAFIDE: S, mi presento. Paolo Bonafide (gli d la mano), piacere.
IL CONTE: Piacere mio. Ma, te pensavo un vecchiaccio con la barba, co' tre denti de meno,
invece ciai meno anni de' me...sedete, dai. Damose der tu.
BONAFIDE: Grazie. Come...come ti dicevo...
IL CONTE: Aspetta, finch stai ancora in piedi, guarda qua: 'sta coppa (la prende in mano) l'ho
vinta a diciott'anni, cor mio primo racconto, c'ha fatto innamor la pi bella der Liceo... stato allora
che i compagni di classe m'hanno soprannominato Er Conte. Questa der premio di poesia, che
c'avevo ventidu'anni; e questa l'ho presa a Padova. Me so' dovuto fa' cinque ore de treno, e lo stesso
pe' torn, ma se magnava bene...ho magnato i bigoli. Pensa che c'hanno creduto che ero conte
davero e ce l'hanno pure scritto nella dedica, guarda qua...Poi questa la foto, che c'avevo tre anni,
co' mi padre e Enrico Berlinguer, e questa due anni dopo co' mi zio e Papa Woityla. Ero grazioso,
vero? Corevo che facevo gir la testa a tutti...manco Mennea!...sedete, nun fa comprimenti. Che te
offro?
BONAFIDE: Un...crodino.
IL CONTE: Eh... che nun c'ho pronto er gorilla....ah ah ah! (ride di gusto e gli d una pacca
sulla spalla). Che fico che sei! Dai, cio'o facemo un whisky? Un invecchiato cinqu'anni?
BONAFIDE: Beh...grazie...appena un dito.
IL CONTE: Ok boss! For you and for me...
Apre il mobile bar, prende una bottiglia di whisky e versa mezza dose per Bonafide e una dose
doppia per lui.
Allora, dimmi: de che te devo parl?
BONAFIDE: Premetto che quest'intervista si inserisce su una pi generale, sullo stato attuale
della cultura italiana. Prima di lei c' il prof..., poi tre esperti, di diritto, di filosofia e letterature
straniere.
IL CONTE: Beh, c'ho 'na responsabilit. Te ringrazio d'aver scelto me (lo invita al brindisi e si
scola mezzo bicchiere subito), sai, un po' de tempo che nun me chiama pi nessuno. Ogni tanto
me penso vecchio, solo, incazzato...a trentatre anni co 'sta solitudine intorno me gira un po' er
cazzo, capirai.
BONAFIDE: Io ho letto molte tue opere, soprattutto a scuola e...in una Italia culturalmente
invecchiata come oggi, ho pensato fosse interessante inserire nel mio articolo nel mio collage
culturale, diciamo cos un autore giovane.
IL CONTE: Nel tuo cocktail... bono er whisky?
BONAFIDE: S, s. (pausa). Lo gusto con calma.
IL CONTE: Bravo. E intanto sei venuto a Roma.
BONAFIDE: S, non ho molte opportunit di farlo perch, come immaginerai, il lavoro mi tiene
sempre a Milano. Ma vengo sempre qui volentieri.
IL CONTE: Roma...la pi bella citt der monno...ma er gesto che ce piace de pi a noi romani
ancora, dumila anni dopo, quello dell'imperatore ar circo: pollice alto o pollice verso. E se te capita
il pollice verso, nun te ripiji pi. Guarda me: ho iniziato a scrivere al Liceo, prima della maturit
avevo gi pubblicato un romanzo, erano vivi mi' padre e mi' zio allora. Poi ho scritto de tutto:
poesie, fiabe, testi per un cantautore gran fijo de mignotta, lassamo perde ho scritto de tutto,
quando volevo avevo anche delle recensioni, e scrivevo pure articoli su riviste, giornali, qua e l,
sui giovani d'oggi. Me pagavano pure bene.
Poi du' cose mie so annate in televisione, e allora so' cominciate le invidie...me ricordo che uno
der giornale dove scrivevo m'ha chiesto se volevo ann pure a cucin gli gnocchi in TV, 'sto
stronzo! Me stai a cojon? A' morto de fame! Te manco le formiche arrosto te magni, e j'ho scritto
'na poesia. Senti qua, la so a memoria: Brutto verme, ma che ridi? / Ma che fai, pure me sfidi? / Io
so scrivere tu no, / E per questo rodi mo! / Ma coi sordi che guadagni, / Poveretto, manco magni, /
E allora senti qua, / Statte zitto e va a cac! Je l'ho spedita ar giornale. venuto fori un casino,
insomma il giorno dopo ha telefonato mi' padre. In ventiquattro ore m' arivata 'na lettera per
espresso de scuse da parte der verme, che l'hanno spostato in quattro e quattrotto a fa' la cronaca a
Ostia e j' annata bbene, credeme. (Silenzio. Il Conte finisce il suo whisky).
BONAFIDE: E poi...?
IL CONTE: Poi, sai, ho voluto vedere come mettevano questa cosa mia in televisione e non mi
piaceva un'attrice dello sceneggiato...(fa un gesto indicativo con le mani), 'na gnappetta. Porella,
nun era scema, ma...niente, non quajava. L stata pi dura perch, dietro, questa c'aveva er
manico. Allora dopo mi' padre intervenuto mi' zio, che s' incazzato: e l'hanno cacciata.
Entra una ragazza molto giovane, formosa, discinta, che va dal Conte strusciandosi su di lui e
gli dice:
SAMANTHA: Ascoltami, quando mi aiuti con la filosofia? Domani la prof mi interroga...
IL CONTE: Aspetta 'na mezzora, cio' 'n'intervista. Saluta il signore, su.
SAMANTHA: Salve!
BONAFIDE: Buongiorno.
SAMANTHA: Ok...intanto sto in cucina a lav i piatti.
IL CONTE: Ecco, brava.
Samantha esce.
BONAFIDE: Sua figlia?
IL CONTE: No, la mia compagna. Ma non mi chiama papi! Ah ah ah (risata fragorosa). Sta
facendo la maturit. Mi fija c'ha tredici anni, vive con la madre. (Silenzio). Te dicevo, me so' dato da
fa' perch 'sta cosa televisiva venisse fori decente: e che cazzo, il testo era mio! E l ho visto che me
guardavano storto, il regista me sembrava tanto un fregnacciaro, tra me e me lo chiamavo: Er
popcorn sulla monnezza. Ma l, m'hanno rispettato.
Poi, nel 2009 morto mi' padre, e tre mesi dopo morto mi' zio. E allora iniziata la catastrofe.
Che vi, io ero ingenuo, ero ancora un po' er pupo de famijia. E nun capivo che tutt'attorno
giocaveno come er gatto cor sorcio, che me stava a d: Godi, bello, finch dormo.
BONAFIDE: Trilussa?
IL CONTE: No, no, pure questi so' versi mia. (Pausa). Allora, te dico: morto mi' padre, co mi'
zio in coma, stavano a gir n'altro sceneggiato dar mio ultimo romanzo. Solo che avevano tagliato
troppo, il protagonista era un cane, il mio eroe delle borgate, il mio Che Guevara de Roma l'ha fatto
uno che aveva girato la pubblicit del dentifricio du' ore prima, allora me so' incazzato e ho detto:
No! Grazie ar cazzo! La rivoluzione non 'na trombata in macchina! E 'sto stronzo, 'sto fighetto dai
denti bianchi, me risponne: E allora vattelo a pij ner culo sul camion, conte de merda!
J'ho sputato in faccia! Ma poi in quel posto l'ho preso io. In due giorni il giornale m'ha vortato le
spalle, il regista e gli attori se so'mposti e non ho pi potuto ved le prove, ann per avvocati stato
mejo de no e da allora in poi ho trovato tutte le porte chiuse e non ho pi fatto un cazzo...scusa sa,
se parlo come un borgataro. Ma la ferita brucia ancora, eccome! Un talento come er mio...nessuno
oggi me pubblica pi; e io il piccolo editore nun lo vojo, io c'ho un nome. E poi, Che Guevara nun
lo abbandono. Mai. (Pausa). E intanto a trentatr anni sto 'qqua, che faccio paura ai dinosauri....vi
'na sigaretta?
BONAFIDE: No grazie (imbarazzato).
IL CONTE: Ma il whisky finito. Samantha, ci porti una bottiglia nuova di whisky?
SAMANTHA (dalla cucina, all'interno): 'Sti cazzi!
IL CONTE: Scusa, sa, ma qua ce sta quarcuno che sbrocca...
Si alza e va in cucina. Si sente crescere fino ad alto volume un alterco tra i due, con un
crescendo di insulti come burina, vaffanculo, sbevazzone, analfabeta, finch si sente,
perentorio, il suono di uno schiaffo.
Dopo alcuni secondi il Conte ritorna, senza whisky. Si siede, lentamente. Bonafide si prepara
per l'intervista; suona per il telefono, dall'altra parte della stanza.
IL CONTE: Scusa, sa. Dev'esse' mi' sorella. Abbi pazienza, du' minuti. Va al telefono.
Torna in scena Samantha, ondeggiando, e va a sedersi dove era seduto prima il Conte. Fissa per
qualche secondo Bonafide, poi:
SAMANTHA: Allora te sei giornalista.
BONAFIDE: S, da un paio d'anni.
SAMANTHA: Cos giovane...quanti anni c'hai?
BONAFIDE: Venticinque.
BONAFIDE: Grazie, grazie davvero, ma ho il treno tra meno di un'ora e...devo tornare a Milano.
IL CONTE: Te perdono, milanese!...er milanese deve laur...per devi torn a trovacce, eh...
BONAFIDE: Certamente. Ora...farei l'intervista.
IL CONTE: S, senz'altro. Samantha, ci lasci soli?
SAMANTHA: Vabb!
BONAFIDE (si alza e, rivolto a Samantha): Ti saluto qui perch tra poco devo andare. In bocca
al lupo per l'interrogazione di filosofia, domani.
SAMANTHA (facendo le corna): Crepi! Ah, ciao (e se ne torna in cucina).
IL CONTE: Eccomi, sono pronto.
BONAFIDE (risedendosi): S, due domande....Si sente nuovamente l'inizio di Festa di Alex
Britti, per una ventina di secondi, mentre intervista il Conte. Bene, ti ringrazio.
IL CONTE: Grazie a te! Quanno se pubblica l'intervista?
BONAFIDE: Nei prossimi giorni...se vuoi ti avviso.
IL CONTE: S, me fai un piacere...su internet ce sta il mio indirizzo mail.
BONAFIDE: Bene.
IL CONTE (sottovoce): E scusa....se Samantha un po' coatta, che voi fa'! L nata...
BONAFIDE: Al contrario, stata molto gentile.
IL CONTE: Davero? So' contento... ciao allora (si danno la mano e si abbracciano). E se passi
per Roma, t'aspetto. Dai che te faccio ved er romanzo che sto a scrive!
BONAFIDE: Certo. Grazie ancora.
Esce, alle note di Il cielo sempre pi blu si sovrappone progressivamente il rumore del treno.
Scena IV
Paolo Bonafide seduto su una poltrona, nel salottino di un hotel di lusso. Ha appoggiato la sua
cartella e un album per gli appunti sulla poltrona alla sua sinistra, e il cellulare sul tavolino a
destra. La poltrona di fronte alla sua per la prossima personalit intervistata; poco pi in l ci
sono altre due poltrone vuote. Un uomo in giacca blu e camicia azzurra, con i rayban, appare e d
un'occhiata veloce. Il cellulare del giornalista vibra e Bonafide risponde alla telefonata.
BONAFIDE: Pap, che bello sentirti! Come va? ...Non benissimo...mi dispiace, ma cos'hai? Hai
appetito? Riesci ad andare di corpo? Oh, mamma mia...guarda, stasera sono impegnatissimo, sono
qui all'Hilton, ho due interviste una di seguito all'altra, ora che finisco l'orario delle visite sar gi
concluso. Senti, domani per vedo di spostare l'altra intervista, cos vengo a trovarti nel pomeriggio.
Dai, stai su pi che puoi....come...s, s, non ti preoccupare, non dir niente al Direttore. Pap, stai
tranquillo, adesso sono nell'organico di redazione, non sono pi n precario n praticante, non
possono licenziarmi.....senti: con tutto il rispetto per la tua esperienza, io non posso credere che
l'Italia sia come dici tu, che senza le conoscenze giuste non arrivi da nessuna parte. E tu lo sai
quanto ho studiato...e anche al mio giornale lo sanno! Qui ho incontrato persone buone, lo
sai...comunque, pa', non ti preoccupare, ciao. Ti bacio.
Bonafide inizia a scrivere una mail col Blackberry alla sua fidanzata. Legge a voce alta: Ciao
Stefi, come va? Qui, non so che dire, dopo le prime due interviste mi sembra di essere in un film
surrealista...a dopo, ciao amore, P.
Si sente del rumore, riappare l' uomo in giacca blu. E' la guardia del corpo della Signora. Parla
con un forte accento milanese.
con quella roba qui. Me, mi hanno bocciato due anni in scuola superiore, perch non volevo
scrivere io ho con l'acca. Se non si pronuncia io non la scrivo, ci ho detto a quel fanatico del
professore. Io o, e basta. E poi, a me mica me ne fregava della scuola, io volevo fare i dan per
comprarmi il motorino. Ho lavorato due estati, poi sono andato in fonderia la s ti arrostiscono i
coglioni...con tutto il rispetto - e appena ho avuto la grana, vai! E a 18 anni mi son fatto la moto che
sognavo, la Kawasaki 450.E tutti i sabati mattina ero davanti alla scuola a impennarmi, perch
sapevo che ci dava fastidio. Era quello che si meritavano.
BONAFIDE (tra lo stupito e l'irritato): Ma... lei non legge mai?
BODYGUARD: Beh, s, con gli anni ho capito che anche un po' di conoscenza ci vuole. Una
volta, leggevo solo il Tex. Poi, con gli anni si matura, e adesso leggo l' Oggi, quando vado dal
mio barbiere. Bello, completo, ti fa capire come vanno le cose e chi c'hai davanti, in 'sto mondo che
appena ti giri ti inchiappettano.
BONAFIDE: Se lo dice lei...
BODYGUARD: Ah, s s, non c'han mica paura che son grande e grosso, sa. Un passo falso e te
saludi...Comunque, le dicevo, poi da due-tre anni leggo il Dan Brown. Ma chel l l' un genio, n!
Mi...mi cava il respiro n...poi sa, con questo lar sono sempre in giro, devo fare anche le mie due
ore di palestra al giorno, stare aggiornato professionalmente, sei sempre in servizio...lei, la pagano
bene?
BONAFIDE: Sulla media.
BODYGUARD: Ma lei scrive su un grande giornale...
BONAFIDE: S.
BODYGUARD (avvicinandosi, sottovoce): Senta qui, prima che torni Sua Eccellenza. Io le do il
mio biglietto da visita, ci sta anche il numero di cellulare. Se ci serve qualche informazione
riservata...massima discrezione per! (lo fissa). Ma lei uno serio, l'ho capito io. Se vuole...Gli d il
biglietto da visita. Bonafide lo fissa. Sa, io prendo mille e qualcosa euro al mese, c'ho moglie e due
figli...mi capisce n, oggi con questa crisi di merda, se non arrotondo...se ha bisogno, mi chiami.
N? (gli sorride).
BONAFIDE (tentennando): S, va bene.
Il Bodyguard si guarda intorno ed esce. Entra poco dopo e depone i due caff sul tavolino, poi
esce di nuovo. Bonafide si versa lo zucchero e beve il caff. Rientra la Signora, che va a sedersi con
aplomb olimpico e sorseggia il suo caff.
LA SIGNORA: Questo caff freddo. Giovanni!
Riappare il BODYGUARD: S, Eccellenza.
LA SIGNORA: Mi ordini un altro caff, grazie.
BODYGUARD: Il solito?
LA SIGNORA: Certo!
BONAFIDE: Mi spiace...il caff glielo offro io.
LA SIGNORA (improvvisamente alterata): E ci mancherebbe! Ma come si permette?
BONAFIDE: (imbarazzatissimo): Mi scusi...
LA SIGNORA: Questa poi!?!...
BONAFIDE: Allora...il suo cellulare vibra. Mi scusi. Guarda e legge l'sms che gli arrivato.
Intanto ritorna il Bodyguard e serve alla Signora il caff. La Signora lo beve e depone la tazzina,
che il Bodyguard riporta, con la zuccheriera e il vassoio, al bar. Mi scusi...mi era arrivato un
messaggio da un carissimo amico e collega, da Como.
LA SIGNORA: Como! Conosco e amo quella citt. Mi ci sono fermata...dodici anni fa, venti
minuti, a bere un caff con mia figlia all'Imbarcadero...
BONAFIDE: Una...bella zona, non c' che dire. Dunque, se possiamo iniziare l'intervista...
Ma a furia di studiare l'uomo, mi sono detto: oggi non esiste pi l'umanesimo, tutto cos
retorico, cos vecchio...e un giorno che camminavo per l'antica Roma ho pensato: vecchia civilt,
ma fatti mandare dalla mamma a prendere il latte! E allora, con alcuni amici ricchi di coraggio e di
volont, ci siamo detti: c' chi dice no! C'-chi-di-ce-No! E abbiamo fondato un movimento per
l'umanesimo del XXI secolo. Alla vecchia cultura abbiamo detto: Non ti sopporto pi! Davvero!
Noi vogliamo conoscere il volto della vita! E vedere il successo che questa scelta frutto della
passione culturale mi ha dato, proprio tra la gente, tra chi vive e respira ogni giorno, questa mia
scelta che ha unito profondit e genuinit, mi ha confermato che ero e sono sulla retta via....
BONAFIDE: Lei insegna anche all'Universit?
IL SAGGIO: S, mi hanno fatto avere dei contratti per la cattedra di Filosofia Morale...ma, sa,
vuole mettere quei gruppetti di studentelli annoiati, generazione di Giusy Ferreri, con il contatto con
la gente? Lo sa lei, che i miei commenti ai reality shows sono stati tradotti perfino in Giappone?
BONAFIDE: Per...
IL SAGGIO (sorridendo a trentadue denti): Eh gi...anche questo esportare cultura. Quando
avevo scritto il libro sulle buone maniere, un critico mi ha perfino paragonato a un moderno
Cortegiano, n? Con la differenza che non siamo pi nella piccola corte di Urbino, ma nel Gran
Milan, una delle capitali mondiali della produzione, della moda, dello sport...oggi se pensi a un
signore del Rinascimento ti chiedi (fa l 'aria preoccupata): chi l'ha visto?
BONAFIDE: Per vorrei....Squilla nuovamente il cellulare del Saggio, che risponde.
IL SAGGIO: S. S. Sono io. (Molto seriamente): Mi dica. S, s, come le ho gi detto, si pu
fare. Naturalmente al prezzo concordato, pi ospitalit in hotel a cinque stelle con cena, colazione la
mattina con il sindaco e i fotografi. E, la cosa pi importante: la met della cifra in nero. Come deve
fare, ma lo veda lei! Ma lo so anch'io che adesso non si pu ritirare pi di mille euro al giorno in
contanti dalla banca, son mica pirla! Fatelo, in qualche modo. E il conto con me va saldato subito,
prima della conferenza! Prima dare poi avere! S, va bene. E non si scordi che con me, avete il
Signor Evento degli ultimi dieci anni laggi da voi! Salve, saluti. Chiude il cellulare e lo rimette
nella tasca della tuta. Cazzoni rottinculo! (Rivolto a Bonafide). Mi dica?
BONAFIDE: Veniamo a noi....
IL SAGGIO: S, le dicevo. Per concludere...le buone maniere, il cibo, gli odori, le posture, sono
tutti elementi fondamentali della cultura che il popolo non deve perdere...poi i professori delle
superiori, poveretti, e anche i miei colleghi universitari, quel branco di cila, insegnano ai ragazzi
che devono passare il loro tempo a leggere, a fare analisi filologiche obsolete, approfondimenti
comparativi tra le diverse scuole filosofiche...
BONAFIDE: L'hanno insegnato anche a me...
IL SAGGIO (divertito): Lo immagino! E poi, quando vai fuori, come vivi?
BONAFIDE: Beh...la dimensione di studio...del pensiero...
IL SAGGIO: Del menga! Vivere! Senza malinconia...sa chi sono, ad esempio, quelli che
insegnano a studiare, ad approfondire e tutte quelle menate? I docenti di giurisprudenza, quelli che
formano i giudici. Lei li ha visti i nostri giudici? Curvi, con le occhiaie, con dei brutti denti...no, mi
creda, questo immorale! l'Italia che dobbiamo far emergere nel mondo per le sue eccellenze non
certo questa me lo diceva anche mio padre buonanima: un milanese doc, ingegnere civile ma a
vent'anni gi campione di mezzofondo: nella vita contano la competitivit e il cervello! Non l'aria
fritta...e si figuri cosa avrebbe detto delle patatine fritte, aaahhh...lo vede, n, che il cerchio si
chiude?
Bonafide finisce il suo Campari. Subito dopo il Saggio termina la sua spremuta di arance.
BONAFIDE: Ora, se vuole, potremmo partire con l'intervista.
IL SAGGIO: Ok. Ma mi dica prima quando esce, con chi, perch c'era dentro anche la Crudelia
De Mon di prima...voglio sapere!
Scena V
Bonafide entra, un po' stancamente, in una sala, la hall di un albergo termale. Al banco un
uomo sulla sessantina, coi capelli grigi.
BONAFIDE: Buonasera.
IL PORTIERE: Buonasera a lei.
BONAFIDE: Ho un appuntamento con la professoressa...
PORTIERE: Chi devo dire?
BONAFIDE: Il giornalista Paolo Bonafide, del...
PORTIERE: Per. Complimenti!
BONAFIDE: Grazie.
Il portiere la chiama al telefono.
nonostante fossi una giovane madre bruciai le tappe, a ventisei anni ero gi ricercatrice e a trenta
professore associato.
Poi, sa, dopo otto anni di convivenza con lui, ad un convegno a Torino conobbi ., e ne restai
incantata. Che strano, insegnava a meno di un kilometro da me e non lo avevo mai visto prima. Era
alto, incantevole; era Preside di Facolt. Allora lasciai il mio primo amore, cambiai facolt ed andai
a vivere con lui, in una bifamiliare in collina; due anni dopo vinsi l'ordinariato e un anno pi tardi
nato Francesco, il mio secondogenito. L nella nuova facolt stavo bene, ma vicino avevo tutte
queste angliste, tutte innamorate (con un tono malizioso) e mi capisce... di Virginia
Woolf...certo, a livello di nevrosi, se la Woolf fosse stata viva, che bella competizione! Nessuna di
loro aveva letto una riga del mio genio, il mio Marcel. La Recherche era per loro sconosciuta! Il
test lo feci una volta, quando con una scusa qualunque invitai due di loro al bar e, d'accordo col
barista, chiesi: Una madeleine! E una delle due mi disse: Cos'? Oca! Oca badessa! Ma grazie
al mio compagno, tutti quei finanziamenti per i loro convegnucci e le loro pastette non li hanno pi
avuti: e vadano a farseli negli Stati Uniti!
Poi andata che la vita si ripeteva, il mio compagno era spesso assente per cose accademiche e
io mi sono chiesta: ma perch un uomo deve sacrificare una donna come me al lavoro? Eehh? Me lo
dica lei ...E allora mi sono guardata attorno e ho conosciuto ... , che ha il fratello ordinario mentre
lui invece primario cardiologo. Mi sono fatta trasferire in una sede periferica e mi sono unita a
lui, in una mansarda di lusso in centro citt. E sette anni fa sono nati i due gemelli, Jacques e
Brigitte, i nomi stavolta li ho decisi io... Ma nonostante i quattro figli io ho sempre, sempre! fatto il
mio dovere (riprende una certa agitazione), le lezioni, gli esami, seguito le tesi. E ho sempre
studiato: non a caso, quando uscita L'infanzia di Proust mi hanno subito intervistato
dappertutto: Giletti, la D'Urso, la Bignardi, poi La Zanzara, Radio105; e sabato 23 (si calma un
po'), questo lo scriva nel suo articolo, ricever un premio all'ambasciata francese a Roma! E ho gi
dodici presentazioni del libro prenotate per l'estate, da Taormina a Rimini, poi a Nizza il 18 luglio...
BONAFIDE: Complimenti...
LA DOCENTE: A lei, piaciuto il mio libro?
BONAFIDE: S, l'ho letto con molta attenzione. Poi ho ripreso a leggere la Recherche.
LA DOCENTE: Ma lei legge in francese!
BONAFIDE: A dire il vero, conosco tre lingue straniere. E sto iniziando a studiare il russo...
LA DOCENTE: Ma che volonteroso...e all'Universit non ha nessuno che pu farle vincere un
dottorato?
BONAFIDE: Sa, da due anni lavoro al giornale...ora sono professionista...
LA DOCENTE: Peccato, l'avrei vista bene come giovane ricercatore...sa, l'ambiente quello che
; ma potersi specchiare prima dei quarant'anni davanti a una vetrina e pensare: ecco, io sono
professore ordinario!...
BONAFIDE: Ormai, ho scelto un'altra strada.
LA DOCENTE: Ha fatto bene, tutto sommato. Nel nostro ambiente c' anche, in fin dei conti,
una certa dose di follia...(pausa).
BONAFIDE: Ricordo una frase di La Rochefoucauld.
LA DOCENTE: Lar...?
BONAFIDE: La Rochefoucauld.
LA DOCENTE: Non l'ho presente...che ha detto costui?
BONAFIDE: Ci sono follie che si propagano come le malattie contagiose.
LA DOCENTE: Ma io non ho detto questo.
BONAFIDE: No, no...era solo una citazione. Del resto, parlando di tempi pi vicini a noi, anche
Amlie Nothomb aveva scritto qualcosa a riguardo.
LA DOCENTE: Chi?
Scena VI
La scena illuminata solo per met. A sinistra, c' l'anticamera e, a met sala, la porta per
entrare nella stanza del Direttore, che al momento buia. Nell'anticamera c' Paolo Bonafide, che
dapprima seduto, poi si alza e cammina su e gi a piccoli passi, inquieto. Si sentono, per circa un
minuto, le note iniziali di Come un cammello in una grondaia di Franco Battiato. Poi, vibra il
cellulare di Bonafide.
BONAFIDE: Ciao pap. Oh...sono contento, stai meglio! Allora ti dimettono? Comunque stasera
passo in ospedale, se ti dimettono prima chiamami, che vengo a prenderti. Al lavoro? No, sono in
ferie! Adesso sono per caso in sede, devo vedere giusto cinque minuti il Direttore poi, no, un po' di
ferie me le prendo. Ti assicuro che me le merito...
Come sono andate le interviste? Sono delusissimo! Ma come non mi devo arrabbiare? Ho
intervistato, a sentire il Direttore, cinque mostri sacri della nostra cultura, (inizia ad alterarsi) gente
che pubblica per le pi importanti case editrici, che con le loro facce di merda hanno anche le foto
nella vetrine delle librerie, che vanno in televisione, in radio, tra un po' daranno anche la
comunione! E tre di loro me li ha imposti quel bauscia del Direttore e io mi trovo a sdoganare il
loro marciume con una intervista a tutta pagina, che sar letta in tutta Italia! Mi hanno citato
Zucchero e Renato Zero e mai una volta Pavese, Sartre, Eliot, mi hanno trattato da idiota perch
leggo Goethe in tedesco, non mi hanno dato un minimo di simpatia e questo paese scivola senza
rimorso nel peggiore analfabetismo di ritorno, mentre loro non sono colpevoli di niente! E glielo
voglio dire al Direttore, che se lo ricordi! Ma cosa, il posto di lavoro? Ma che cazzo dici?
S...scusa... (abbassa la voce) lo so, non devo gridare...pap, non volevo farti star male ancora...ti
venuta la tachicardia...scusami, che oggi non sto bene io. Ciao, ti richiamo dopo.
Spegne il cellulare e cammina su e gi; sempre pi infuriato. Pezzi di merda! Dio li fulmini! E
io che mi sto rodendo l'anima per questa gente. Porca puttana!
Partono, ad alto volume, le note del Dies irae di Wolfgang Amadeus Mozart. Dopo una trentina
di secondi terminano. Bonafide si siede. Passano pochi secondi ed entra il Direttore. E' un uomo di
media altezza, un po' rotondo, con un gran naso, gli occhiali, i capelli tinti di un rosso forte.
IL DIRETTORE: Bonafide, salve! E' molto che aspettava?
BONAFIDE: Solo cinque minuti.
IL DIRETTORE: Niente, in sostanza. Venga, entriamo nel mio studio. Estrae di tasca una
tessera magnetica e la porta del suo studio si apre; contemporaneamente si accende la luce. Il
Direttore va a sedersi dietro la scrivania, dove spicca una foto di Alberto Sordi. Bonafide si siede
sulla sedia di fronte a lui.
Allora, mi dica, com' andata?
BONAFIDE: Beh, ecco, diciamo che...non lo rifarei.
IL DIRETTORE: Eeehhh, che mi dice? Che successo, ha litigato con qualcuno? Problemi nel
viaggio? Le hanno rubato qualcosa?
BONAFIDE: No, no. Lei lo sa, io sono un gentiluomo, non litigo con nessuno.
IL DIRETTORE: Lei un uomo dell'Ottocento! La sua famiglia le ha dato un'educazione
impeccabile...a proposito, si ricordi sempre di salutarmi suo padre, con amicizia e affetto.
BONAFIDE: Non mancher. Ma vede, Direttore...come dire, pensavo di incontrare cinque
personalit della cultura. Invece mi sembra di aver incontrato...non lo so chi. Mi sono chiesto cosa
avevano a che fare con la cultura...Mi veniva in mente quella vecchia canzone (canticchia) Tutto
va ben, Madama la Marchesa / va tutto ben, va tutto ben!.
IL DIRETTORE: Eh, su, Bonafide! Non sia cos drammatico! Lei giovane, sognatore,
idealista, ancora un po' inesperto...io potrei essere suo padre.
BONAFIDE: Me ne basta uno, grazie.
IL DIRETTORE: Eh, non dovrebbe dire cos. Sapesse quante ne ho viste io....lei si aspettava di
trovare dei nuovi Heidegger, dei nuovi Keynes, dei nuovi Moravia! Ma i tempi cambiano, oggi tutti
hanno fretta, corrono di pi, c' anche questa maledetta crisi...e allora pensano di meno.
BONAFIDE: Ma noi giornalisti culturali IL DIRETTORE (interrompendolo): Diamo l'informazione adatta ai lettori della nostra epoca.
Bonafide lo guarda dubbioso. Non sia cos serio, su! Sa qual la frase che meglio descrive il nostro
paese? Quella del grande Ennio Flaiano: La situazione grave, ma non seria. Eehhh. Eh su, rida
anche lei! Che lei giovane...Ghe pias minga rider? A proposito, senta: ci sarebbe quell'intervista a
Nizza, il 18 luglio, ci andrebbe lei?
BONAFIDE (rapidissimo): Non posso...ho...ho un matrimonio.
IL DIRETTORE (guardando il calendario): Un matrimonio? Ma se un mercoled? Vabb, ho
capito, ci mander il Lorenzi. Intanto il suo paginone con le interviste un bel lavoro, ma non ne
dubitavo, sa! - lo faccio uscire domenica. E per quando torna dalle ferie ho qui due libri, di quelli
che piacciono a lei, per le recensioni. Guardi un po', uno di un tedesco dell'Ottocento...Coleridge.
BONAFIDE: Coleridge a dire il vero inglese. Fond nel suo paese il movimento romantico,
con Wordsworth.
IL DIRETTORE (sorridendo divertito): Cosa vuole...come diceva il grande Giuann Trapattoni:
inglese o tedesco, purch ci faccia vincere. A proposito, come la vede la partita di luned agli
Europei, contro l'Irlanda?
BONAFIDE: 1-0.
IL DIRETTORE: Io 2-1. Reti di?
BONAFIDE (pensandoci un attimo): Balotelli, direi.
IL DIRETTORE: Io, Balotelli il primo tempo, Di Natale il secondo. E che Dio ce la mandi
buona....allora, Bonafide: vada un po' al mare, stacchi un po' la spina! Prenda il sole, si faccia due
nuotate, mangi del buon pesce, vada un paio di sere in discoteca. Ascolti i miei consigli, si rilasser.
BONAFIDE (sospirando): Va bene...
IL DIRETTORE: Su, su! Che poi, al rientro, c'abbiamo tutto un anno di cultura davanti! Si alza
in piedi e gli porge la mano. Arrivederci e buone ferie!
BONAFIDE (gli d la mano): Buon lavoro, Direttore.
Il Direttore si siede e fa una chiamata al cellulare. Bonafide esce, si ferma un momento e, come
spaesato, si guarda intorno. Intanto ripartono le note di Ninna nanna di Loredana Bert. Con aria
accigliata e con l'espressione poco convinta Bonafide lentamente esce. Terminato il ritornello, dopo
alcuni secondi di silenzio lentamente cala il
SIPARIO
FINE
(La didascalia che segue va proiettata o fatta leggere da un attore o da unattrice prima che si
alzino le luci e gli attori escano per gli applausi).
Questo testo teatrale dedicato alle protagoniste e ai protagonisti di una nuova emigrazione
italiana, purtroppo in voga negli ultimi anni: quei ricercatori, studiosi, esperti, docenti che
emigrano all'estero perch nel nostro paese, oggi ultimo nell'Unione Europea per gli
investimenti nella scuola e nell'Universit,* non c' spazio n considerazione per la loro
eccellenza.
* dato del TG 3 RAI edizione nazionale delle ore 19.00, 6 aprile 2013