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Contenuto della lezione ed esercizi (22/09/2014)

Durante la lezione `e stato descritto il contenuto del corso e sono state


introdotte alcune notazioni che saranno ripetutamente utilizzate.
Notazioni: Il simbolo N denota linsieme dei numeri naturali
{1, 2, 3, . . . }.
Dato n N si ha che n + 1 N.
Il simbolo Z denota linsieme dei numeri interi
{. . . , 3, 2, 1, 0, 1, 2, 3, . . . }.
Linsieme Q `e linsieme dei numeri razionali
p
q
con p, q Z e q 6= 0.
Linsieme R `e linsieme dei numeri reali. Linsieme R si identifica
con una retta orientata.
Sono stati richiamati alcuni fatti di base: equazioni e disequazioni
di primo e secondo grado, la definizione del numero i (i2 = 1) e le
disequazioni razionali.

ESERCIZI:
Esercizio 1) Risolvere le seguenti equazioni:
(1) x2 + 2x + 3 = 0,
(2) x2 + 2x + 3 = 0,
(3) x2 + 2x 3 = 0,
(4) 2x2 + 6x = 0,
(5) 2x2 + 8 = 0,
(6) 3x2 + 2x 1 = 0,
(7) 3x2 + 2x + 1 = 0.
Esercizio 2) Risolvere le seguenti disequazioni:
(1) x2 + 2x + 3 0,
(2) x2 + 2x + 3 < 0,
(3) x2 + 2x 3 0,
(4) 2x2 + 6x 0,
(5) 2x2 + 8 < 0,
(6) 3x2 + 2x 1 0,
(7) 3x2 + 2x + 1 < 0.
Esercizio 3) Risolvere le seguenti disequazioni:
(1) (x2 + 2x + 3)/(x2 + 2x + 3) > 0,
(2) (x2 + 2x 3)/(2x2 + 6x) 0,
(3) (3x2 + 2x 1)/(2x2 + 6x) 0,
(4) (3x2 + 2x + 1)/(2x2 8) > 0.

Soluzioni:
Esercizio 1)
(1) Lequazione non ha soluzioni
in ambito reale, le soluzioni sono

complesse: x = 1 i 2.
(2) x = 1 e x = 3.
(3) x = 3 e x = 1.
(4) x = 3 e x = 0.
(5) Lequazione non ha soluzioni in ambito reale, le soluzioni sono
complesse x = 2i.
(6) x = 1 e x = 31 .
(7) x = 13 e x = 1.
Esercizio 2)
(1) R.
(2) x < 1 oppure x > 3.
(3) x 3 oppure x 1.
(4) [3, 0].
(5) .
(6) x 1 oppure x 1/3.
(7) x < 1/3 oppure x > 1.
Esercizio 3)
(1) ] 1, 3[.
(2) ]0, 1].
(3) x < 3 oppure x [1, 0[ oppure x 1/3.
(4) ] 2, 1/3[]1, 2[.

Contenuto della lezione ed esercizi (23/09/2014)


Lezione sui numeri complessi.
Una delle motivazioni per lintroduzione dei numeri complessi `e la
seguente: non tutte le equazioni algebriche ammettono soluzione in
ambito reale. Per questa ragione, si introduce lunit`a immaginaria i
definita dalla propriet`a i2 = 1.
Un numero complesso `e un numero della forma a + ib con a, b R.
Il numero a `e detto la parte reale di z mentre b `e la parte immaginaria.
I numeri complessi si possono sommare e moltiplicare tra loro dando
luogo a numeri complessi: sia z = a + ib e z 0 = a0 + ib0 allora
z + z 0 = (a + a0 ) + i(b + b0 ) e zz 0 = (aa0 bb0 ) + i(ab0 + ba0 ).
Dato un numero complesso z = a+ib il coniugato di z `e, per definizione
il numero complesso
z = a ib.
Identificando il numero complesso z = a + ib con il punto del piano
(a, b) le operazioni sui numeri complessi possono essere interpretate da
un punto di vista geometrico come segue: la somma `e la somma tra due
vettori del piano secondo la regola del parallelogramma, il prodotto
zz 0 pu`o essere interpretato come una rotazione ed una dilatazione del
vettore z e per finire, dato z, z `e limmagine speculare di z (rispetto
allasse orizzontale). Dato z = a + ib si definisce il modulo di z come

|z| = a2 + b2
(rappresentando il punto z nel piano cartesiano il modulo di z `e la
distanza di z dal punto (0, 0), lorigine degli assi).
Dato un numero complesso z diverso da 0 esiste linverso z 0 (ossia
un numero tale che zz 0 = 1). Tale numero `e dato da
z0 =

z
.
|z|2

Sono state introdotte le coordinate polari nel piano e quindi la rappresentazione polare di un numero complesso: dato z = a + ib si pone
a + ib = r(cos + i sin )
e si deduce r = |z| mentre `e determinato dal sistema

,
cos =
|z|
b

sin =
.
|z|

Sono state ricordate le formula di addizione per il seno e coseno e


quindi, dati z = cos + i sin e z 0 = cos + i sin si `e dedotta la
formula
zz 0 = cos( + ) + i sin( + ).
Il principio di induzione: supponiamo di voler verificare una certa
identit`a (o disequazione) per tutti gli n naturali. Ad esempio supponiamo di voler mostrare che, per ogni numero naturale n,
n(n + 1)
.
1 + 2 + ... + n =
2
La verifica pu`o essere fatta in due passi. Basta verificare lidentit`a per
n = 1 (nellesempio si ha 1 = 1). Quindi supponendo che laffermazione
valga per n verificare che vale per n + 1 (nellesempio
n(n + 1)
(n + 1)(n + 2)
1 + 2 + . . . + n + (n + 1) =
+ (n + 1) =
.
2
2
Il principio dinduzione pu`o essere usato per verificare che dato un
numero complesso z = cos + i sin allora
z n = cos(n) + i sin(n).
ESERCIZI:
Scrivere i seguenti numeri complessi in forma cartesiana e polare:
(1) (1 + i)2 (1 i)2 ,
(2) (1 + i 3)3 ,
(3) 1i13 ,
(4) (1 + 2i)4 (1 2i)4 ,

3
(5) 1+3i
,
1+2i



2
3
.
(6) 2+2i
1+i 3

Soluzioni:
(1) 4i, r = 4, = 2 .
(2) 8, r
= 8 e = .
(3) (1 + i 3)/4, r = 1/2 e = /3.
(4) 48i, r = 48 e = 3/2.
(5) 2 + 2i,
r = 2 2 e = 3/4.
(6) 2 + 2 3i, r = 4 e = 2/3.

Contenuto della lezione ed esercizi (25/09/2014)


Il teorema fondamentale dellalgebra Si considera lequazione
an xn + an1 xn1 + . . . + a1 x + a0 = 0

(1)

con a0 , . . . , an coefficienti complessi.


Si ha il
Teorema: Se an 6= 0, lequazione (1) ammette n radici complesse (non
necessariamente distinte).
Consideriamo il caso particolare an1 = . . . = a1 = 0, lequazione si
riduce quindi a
an xn + a0 = 0,
ossia
a0
xn = .
(2)
an
Le soluzioni di (2) sono le radici n-esime del numero (complesso) a0 /an .
Quindi, il problema (2) pu`o essere riformulato nel modo seguente: dato
un numero complesso w trovare tutti i numeri complessi z tali che
z n = w.

(3)

Per risolvere (3) si rappresenta w in coordinate polari:


w = (cos + i sin ).
Quindi il problema si riduce a trovare r ed tali che, posto
z = r(cos + i sin )
si abbia
z n = rn (cos(n) + i sin(n)) = (cos + i sin )
ossia si ha

cos(n) = cos ,
sin(n) = sin .
Il sistema ammette n soluzioni k , k = 0, 1, . . . , n1, date dalla formula
+ 2k
k =
.
n
1
n

r= e

ELEMENTI DI ANALISI COMBINATORIA


Permutazioni: in quanti modi si possono mettere n oggetti (distinti) in n cassetti numerati? (in modo che ogni cassetto contenga
almeno un oggetto).
Per il primo cassetto si hanno n possibili scelte. Fatta una scelta si
ha a disposizione un oggetto (ed un cassetto) in meno. Quindi si hanno
a disposizione n 1 oggetti da mettere nel secondo cassetto. In altre
parole per ciascuna delle n scelte possibili al primo passo vi sono n 1
scelte possibili al secondo. Ripetendo il ragionamento, si conclude che
vi sono
pn = n!
possibili permutazioni di n oggetti. Il simbolo n! (si legge enne fattoriale) `e, per definizione, il prodotto dei primi n numeri naturali minori
o uguali di n, n(n 1) . . . 3 2 1. Si pone
0! = 1.
Disposizioni: supponendo di avere sempre n oggetti ma k cassetti,
con k N e k n, un ragionamento analogo al precedente mostra che
vi sono
n!
Dn,k =
(n k)!
modi di disporre gli oggetti.
Combinazioni: stessa situazione descritta nel caso delle disposizioni
tranne che per il fatto che i cassetti non sono numerati. Associando ad
ogni combinazione le k! disposizioni corrispondenti si ha
Dn,k = Cn,k k!
ossia il numero di combinazioni possibili `e
n!
Dn,k
=
.
Cn.k =
k!
(n k)!k!
Tale numero `e detto coefficiente binomiale e si denota con il simbolo
 
n
k
(si legge enne su kappa).

ESERCIZI:
Risolvere lequazione z n = w con :
(1) n = 3 e w = 1 + i.
(2) n = 4 e 1+i
.
i

(3) n = 2 e w = 2 + i2 3.
(4) n = 5 e w = i.

(5) n = 3 e w = 3 i.
(6) n = 4 e w = 2.

Soluzioni:
(1) r = 21/6 , 0
(2) r = 21/8 , 0
(3) r = 2, 0 =
(4) r = 1, 0 =
(5) r = 21/3 , 0
(6) r = 21/4 , 0

1 = 3
, 2 = 17
.
4
12
15
23
1 = 16 , 2 = 16 e 3 = 31
.
16

4
e 1 = 3 .
3
3
, 1 = 7
, 2 = 11
, 3 = 3
e 4 =
10
10
10
2
19
31
,

=
e

=
.
= 7
1
2
18
18
18
5
= 4 , 1 = 3
,

=
e
3 = 7
.
2
4
4
4

=
=

,
12
7
,
16

19
.
10

Contenuto della lezione ed esercizi (29/09/2014)


Successioni: La successione an tende ad ` R, in simboli
lim an = `,

se per ogni  > 0 esiste N R (N dipende da ) tale che


`  < an < ` + 
per ogni n maggiore di N . ` si dice il limite della successione e la
successione si dice convergente.
La definizione si estende ai casi ` = + oppure ` = nel modo
seguente:
lim an = +
n

se per ogni M > 0 esiste N R (N dipende da M ) tale che


M < an
per ogni n maggiore di N . Analogamente si ha
lim an =

se per ogni M > 0 esiste N N (N dipende da M ) tale che


an < M
per ogni n maggiore di N . Nel caso ` = si dice che la successione `e
divergente. Se una successione non converge e non diverge si dice che il
limite non esiste. Dalla definizione segue che se il limite esiste `e unico.
Algebra dei limiti: Supponiamo che
lim an = ` e lim bn = m,

con `, m [, +].
Allora, qualora le espressioni a destra delluguale abbiano senso1, si
ha
an
`
lim (an bn ) = ` m, lim an bn = `m e lim
= .
n
n
n bn
m
Teorema della permanenza del segno: Supponiamo che limn an =
` ]0, +]. Allora esiste N tale che, per ogni n > N , an > 0.
Osservazione: Nel caso ` [, 0[ vale lanaloga conclusione con
an > 0 sostituito da an < 0.
1Non

sono definiti simboli come + , 0, 0/0 oppure / .

Teorema del confronto: Siano date tre successioni tali che


an b n c n

(1)

per ogni n N (tranne al pi`


u un numero finito). Supponiamo che
esista l [, +] tale che
lim an = lim cn = `.

Allora
lim bn = `.

Osservazione: Nel caso ` = si ha che se


lim cn =

bn c n

allora
lim bn = .

Nel caso ` = +, se limn an = + e an bn allora limn bn =


+.

ESERCIZIO:
Usando la definizione ed il teorema del confronto verificare che, per
ogni k N,
n!
= +,
n nk
lim

2n
= +,
n nk
lim

n!
= +.
n 2n
lim

Contenuto della lezione ed esercizi (30/09/2014)


La definizione del numero e: Per definire il numero e occorre una
propriet`a dei numeri reali: la completezza.
L insieme A R si dice superiormente (rispettivamente inferiormente) limitato se esiste un numero M (rispettivamente m) tale che
a M (rispettivamente m a) per tutti gli elementi a A.
Il numero R `e lestremo superiore di A (in simboli si indica con
sup A se valgono le due propriet`a per ogni a A
a
e per ogni 0 < esiste a A tale che
0 < a.
Osserviamo che non `e richiesto che sia un elemento di A, se cos` fosse
si direbbe che `e il massimo di A. Il massimo di A (qualora esista) si
denota con il simbolo max A.
Analogamente, il numero R `e lestremo inferiore di A (in simboli
si indica con inf A se valgono le due propriet`a per ogni a A
a
e per ogni 0 > esiste a A tale che
0 > a.
Osserviamo che non `e richiesto che sia un elemento di A, se cos` fosse
si direbbe che `e il minimo di A. Il minimo di A (qualora esista) si
denota con il simbolo min A.
La propriet`a che distingue i numeri reali dai numeri razionali `e la
completezza. Si tratta di un assioma che pu`e essere formulato in diversi
modi (equivalenti).
Assioma di completezza: Ogni sottoinsieme di R superiormente
limitato ammette estremo superiore.
In modo analogo lassioma pu`o essere formulato nel modo seguente:
ogni sottoinsieme di R inferiormente limitato ammette estremo inferiore.

Un successione, {an }, si dice crescente se, per ogni n, an+1 an .


Una successione, {an }, si dice limitata se esiste M > 0 tale che, per
ogni n,
M an M.

Vale il seguente
Teorema: Sia {an } una successione crescente e limitata. Allora
lim an = sup{an | n N}.

Il numero di Nepero `e definito come



1 n
e = lim 1 +
.
(1)
n
n
Il fatto che il limite in (1) sia ben definito segue dal teorema precedente
una volta che si sia verificato, ad esempio, che
an+1 /an 1

an [0, 3],

per ogni n N.
ESERCIZI:
Usando la definizione di estremo superiore ed inferiore calcolare sup A
ed inf A (e specificare quando si tratta di massimi o di minimi) con
(1) A =]0, 1[.
(2) A =]0, 1[]2, 3].
(3) A = {1 + 1/n | n N}.
(4) A = [0, 1[{3}.

Soluzioni:
(1) inf A = 0 (non `e un punto di minimo) e sup A = 1 (non `e un
punto di massimo).
(2) inf A = 0 (non `e un punto di minimo) sup A = max A = 3.
(3) inf A = 1 (non `e un punto di minimo) sup A = max A = 2.
(4) inf A = min A = 0 e sup A = max A = 3.

Contenuto della lezione ed esercizi (2/10/2014)


Esercizi sui limiti di successioni.
Funzioni reali di una variabile reale: Una funzione `e una regola
che associa ad un numero (reale) x un altro numero reale f (x). Data
una funzione f il dominio di f `e, per definizione, linsieme
D(f ) = {x R | f

Ad esempio se f (x) = x allora

`e definita in x}.

D = [0, +[.
Si dice immagine di f , la denoteremo con in simbolo f (D), `nsieme
f (D) = {y R | x D : f (x) = y}.
Una funzione si dice limitata se linsieme f (D) R `e limitato.
Il grafico della funzione f `e il seguente sottoinsieme del piano R2
G = {(x, f (x)) R2 | x D}.
Nello studio di una funzione pu`o essere utile riconoscere se la funzione
presenti delle simmetrie. Diremo che la funzione f : R R `e pari se
f (x) = f (x)

x R.

Un esempio di funzione pari `e f (x) = x2 (o, pi`


u in generale, f (x) = xn
con n pari).
La funzione f : R R `e dispari se
f (x) = f (x)

x R.

Un esempio di funzione dispari `e f (x) = x (o, pi`


u in generale, f (x) = xn
con n dispari).
La funzione f : R R `e periodica di periodo T se
f (x + T ) = f (x),

x R.

Un esempio di funzione periodica, con periodo 2, `e la funzione


f (x) = sin x.

ESERCIZI:
(1) Verificare che, per q ]0, 1[, si ha
lim q n = 0.

(2) Mostrare che, per ogni n naturale,



1 n
2.
1+
n
(3) Usando (2), il teorema del confronto e (1) mostrare che
n!
lim n = 0.
n n

Contenuto della lezione ed esercizi (6/10/2014)


Composizione di funzioni: Consideriamo due funzioni f , con dominio Df , e g, con dominio Dg . Supponiamo che limmagine di f sia
inclusa nel dominio di g, in simboli:
f (Df ) Dg .
Allora `e definita la funzione composta g f : Df R che associa ad
ogni x Df il punto g(f (x)).
Inversione di funzioni: Talvolta `e necessario restringere linsieme
di definizione di una funzione (ossia non considerarla su tutto il suo
dominio di definizione). Data f : Df R e dato un insieme A Df
la restrizione della funzione f allinsieme A, si denota con f |A `e la
funzione che associa ad ogni x A il punto f (x).
Una funzione f : D R si dice invertibile se esiste una funzione
g : f (D) R tale che g(f (x)) = x per ogni x D. La funzione g si
chiama linversa (sinistra) di f e si denota con il simbolo f 1 .
Una funzione f : D R si dice iniettiva se dati x1 , x2 Df
se f (x1 ) = f (x2 ) allora x1 = x2 (ossia ad ogni elemento di f (Df )
corrisponde un unico elemento del dominio).
Si ha il seguente
Teorema: Se f : D R `e iniettiva allora `e invertibile (a sinistra).
Funzioni elementari: Definizioni e propriet`a di
(1) an con a R e n N,
(2) an con a R \ {0} e n Z.
1

Esistenza della radice n-esima, a n , con a [1, +[.

ESERCIZIO: Dimostrare che, dati a ]0, 1[ ed n N, esiste la radice


1
n-esima di a, a n .

Contenuto della lezione ed esercizi (7/10/2014)


Funzioni elementari: Potenze, radici n-esime, esponenziali, logaritmi, seno, coseno, tangente, arcoseno, arcocoseno, arcotangente:
definizioni, grafici e propriet`a.

ESERCIZI: Trovare i domini delle seguenti funzioni


p x
(1) f (x) = x2
,
2
(2) f (x) = log(x
  5x + 6),
(3) f (x) = sin x1 ,
(4) f (x) = log(|x 1|).

Soluzioni:
(1) Df =] , 0]]2, +[.
(2) Df =] , 2[]3, +[.
(3) Df =] , 0[]0, +[.
(4) Df =] , 1[]1, +[.

Contenuto della lezione ed esercizi (9/10/2014)


Limiti di Funzioni: Siano x0 , ` [, +] e sia la funzione f
definita in un intorno del punto x0 (eventualmente privato del punto
x0 ). Allora si dice che ` `e il limite di f per x che tende ad x0 , in simboli
lim f (x) = `,

xx0

se per ogni successione (reale), {an }, tale che


lim an = x0

si ha che
lim f (an ) = `.

Dalle propriet`a algebriche dei limiti di successioni si deducono le analoghe


propriet`a algebriche per i limiti di funzioni.

Funzioni continue: Data una funzione f : Df R ed un punto


x0 Df si dice che f `e continua nel punto x0 se
lim f (x) = f (x0 ).

xx0

Si dice semplicemente che f `e continua se `e continua in tutti i punti


del suo dominio di definizione. Se f e g sono continue lo sono anche
f g, f g e, qualora sia definita f /g. Elevamento a potenza, radice,
seno, coseno e tangente sono funzioni continue.
Alcuni teoremi sulle funzioni continue:
Linsieme [a, b] si dice anche intervallo chiuso mentre nel caso dellinsieme
]a, b[ si parla di intervallo aperto.
(1) Teorema della permanenza del segno: Sia f una funzione
continua definita su un intervallo I e supponiamo che esista
un punto x0 tale che f (x0 ) > 0 (rispettivamente f (x0 ) < 0).
Allora esiste un intervallo J I tale che x0 J e f (x) > 0
(rispettivamente f (x) < 0) per ogni x J.
(2) Teorema degli zeri: Sia f : [a, b] R una funzione continua
e supponiamo f (a)f (b) < 0. Allora esiste c ]a, b[ tale che
f (c) = 0.

Esercizio: Usando il teorema degli zeri, calcolare


sulla seconda cifra decimale.

Soluzione:

h
4
1
4
2 i
+
,1 +
+
.
2 1+
10 100
10 100

2 con un errore

Contenuto della lezione ed esercizi (13/10/2014)


Un insieme K R si dice compatto se soddisfa le due propriet`a
seguenti
(1) K `e limitato (ossia esiste M R tale che |k| < M per ogni
k K);
(2) sia {an } unarbitraria successione convergente di elementi di K
allora limn an K (ossia K `e chiuso).
Esempi di insiemi compatti sono i seguenti:
(1) dati a, b R con a < b,
K = [a, b];
(2) dati a, b, c, d R con a < b < c < d,
K = [a, b] [c, d].
Linsieme [a, b] si dice anche intervallo chiuso. Linsieme ]a, b[ si dice
anche intervallo aperto.
Un punto x0 Df si chiama punto di massimo (assoluto) per f se
f (x) f (x0 )

x Df

(1).

Analogamente, x0 Df si chiama punto di minimo (assoluto) per f se


f (x) f (x0 )

x Df

(2).

Si dice invece che x0 `e un massimo (o minimo) relativo se esiste un


intorno di x0 , I, tale che (1) (rispettivamente (2)) sia soddisfatta in I.

Teorema di Weierstrass: Una funzione continua definita su un


compatto ammette massimo e minimo.

Continuit`a di f (x) = ex , f (x) = tan x, f (x) = log x, f (x) = arcsin x,


f (x) = arccos x e f (x) = arctan x.

Esercizio: Quali dei seguenti insiemi sono compatti?


(1) A1 = [0, 3[.
(2) A2 = [0, 3[{4}.
(3) A3 = {1,
n 2, 3, 4}. o
(4) A4 = n1 | n N {0}.

Soluzioni: A1 ed A2 non sono compatti, A3 ed A4 sono compatti.

Contenuto della lezione ed esercizi (14/10/2014)


Derivazione: Sia f una funzione definita nellintorno di un punto
x0 , il rapporto incrementale della funzione f nel punto x0 `e dato dalla
formula
f
f (x) f (x0 )
(x; x0 ) =
x
x x0
(`e il coefficiente angolare della retta passante per i punti (x0 , f (x0 )) e
(x, f (x))).
La funzione f si dice derivabile nel punto x0 se esiste finito il limite,
per x che tende ad x0 , del rapporto incrementale di f in x0 , in tal caso
si pone
f
f (x) f (x0 )
f 0 (x0 ) = lim
(x; x0 ) = lim
.
xx0 x
xx0
x x0
f 0 (x0 ) `e la derivata di f in x0 .
Da un punto di vista geometrico la derivata rappresenta il coefficiente angolare della retta tangente al grafico della funzione f nel
punto (x0 , f (x0 )).
LA derivata si denota anche con i simboli
df
(x), Df (x), f (1) (x).
dx
Una funzione si dice derivabile se `e derivabile in tutti i punti del suo
dominio di definizione.
Se una funzione `e derivabile `e continua.
Si ha
(1) D sin x = cos x,
(2) D cos x = sin x,
(3) Dex = ex .
Regole di derivazione:
(1) D(f g) = Df Dg,
(2) D(f g) = (Df )g + f Dg,
Dg
(3) D fg = gDfgf
,
2
(4) Df (g(x)) = Df (g(x))Dg(x),
(5) Df 1 (y) = (Df )(f11 (y)) .

Esercizio:
(1) Calcolare, iterando la formula (2) della pagina precedente, D(xn ),
per n N.
(2) Calcolare, usando la formula (3) della pagina precedente, D tan x.
(3) Calcolare, usando la formula (5) della pagina precedente, D log x.
(4) Calcolare, usando la formula (5) della pagina precedente, D arctan x.

Soluzioni:
(1) D(xn ) = nxn1 , per n N.
(2) D tan x = 1 + (tan x)2 .
(3) D log x = x1 .
1
(4) D arctan x = 1+x
2.

Contenuto della lezione ed esercizi (16/10/2014)


Teoremi sulla derivazione:
(1) Teorema di Rolle: Siano a, b R con a < b e sia f :
[a, b] R una funzione continua sullintervallo chiuso e derivabile (nellintervallo aperto). Se f (a) = f (b) allora esiste un
punto c ]a, b[ tale che f 0 (c) = 0.
(2) Teorema di Lagrange: Siano a, b R con a < b e sia f :
[a, b] R una funzione continua sullintervallo chiuso e derivabile (nellintervallo aperto). Allora esiste un punto c ]a, b[
tale che
f (b) f (a)
= f 0 (c).
ba
Un punto x0 tale che f 0 (x0 ) = 0 si dice punto critico. Un punto di
massimo (o minimo) relativo `e un punto critico ma non tutti i punti
critici sono punti di massimo o di minimo (si pensi al punto 0 per la
funzione f (x) = x3 ). Dal teorema di Lagrange seguono i seguenti fatti:
sia f :]a, b[ R (a, b [, +] e a < b) derivabile allora
(1) se f 0 (x) = 0 per ogni x ]a, b[ allora f `e costante su ]a, b[;
(2) se f 0 (x) > 0 per ogni x ]a, b[ allora f `e crescente su ]a, b[;
(3) se f 0 (x) < 0 per ogni x ]a, b[ allora f `e decrescente su ]a, b[.
Uso delle derivata per il calcolo dei limiti: teorema di De LHopital.

Esercizio 1: Calcolare f 0 (x) con


(1) f (x) = sin(x2 ),
(2) f (x) = e2x ,
e3x
(3) f (x) = 2x+1
,
(4) f (x) = tan(xn ),
con n N,
(5) f (x) = arcsin( x).

Esercizio 2: Calcolare
2
(1) limx0 cos x2x1 ,
(2) limx0 tanx x ,
x
(3) limx+ e x1 ,
x
(4) limx exx
2 ,
x
(5) limx+ log x .

Soluzioni: Esercizio 1:
(1) f 0 (x) = 2x cos(x2 ),
(2) f 0 (x) = 2e2x ,
3x
(3) f 0 (x) = (6x+1)e
,
(2x+1)2
0
n1
(4) f (x) = nx (1 + tan2 (xn )),
1
(5) f 0 (x) = 2xx
2.

Esercizio 2:
2
(1) limx0 cos x2x1 = 1,
(2) limx0 tanx x = 1,
x
(3) limx+ e x1 = +,
x
(4) limx exx
= 0,
2
x
(5) limx+ log x = +.

Contenuto della lezione ed esercizi (20/10/2014)


Derivata seconda di una funzione: definizione ed interpretazione
geometrica.
Definizione di asintoto.
Studio di funzione:
(1) dominio della funzione;
(2) limiti agli estremi del dominio (ed eventuali asintoti);
(3) calcolo della derivate prima e studio del segno;
(4) calcolo della derivate seconda e studio del segno.
Esercizio: Studiare le seguenti funzioni e disegnarne il grafico
(1) f (x) = x.
(2) f (x) = xn , (n N pari).
(3) f (x) =
xn , (n N dispari e n 3).
(4) f (x) = x.
(5) f (x) = ex .
(6) f (x) = log x.
(7) f (x) = sin x.
(8) f (x) = cos x.
(9) f (x) = tan x.
(10) f (x) = arcsin x.
(11) f (x) = arccos x.
(12) f (x) = arctan x.

Contenuto della lezione ed esercizi (21/10/2014)


Studi di funzione.
Formula di Taylor: sia f C k (]a, b[), k N, e sia x0 ]a, b[.
Allora
f (x) = f (x0 ) + f (1) (x0 )(x x0 ) +

f (2) (x0 )
+ ...+
2!

f (k) (x0 )
(x x0 )k + o((x x0 )k ),
k!

per x x0 .

Esercizio 1: Scrivere la formula di Taylor al terzo ordine (k = 3) nel


punto x0 = 0 delle seguenti funzioni
(1) f (x) =
xn , (n N pari).
(2) f (x) = 1 + x.
(3) f (x) = ex .
(4) f (x) = log(1 + x).
(5) f (x) = sin x.
(6) f (x) = cos x.
(7) f (x) = tan x.
(8) f (x) = arcsin x.
(9) f (x) = arccos x.
(10) f (x) = arctan x.

Esercizio 2: Usando la formula di Taylor calcolare i seguenti limiti


2 cos x+sin(x2 )2
.
log(1+x4 )
1+log(1+x)sin xcos x
.
limx0
tan(x3 )

(1) limx0
(2)

Soluzioni esercizio 1:
(1) Se n = 2: f (x) = x2 , se n 4 (n N pari) f (x) = xn = o(x3 )
per
x 0.
2
3
(2) 1 + x = 1 + x2 x8 + x16 + o(x3 ), per x 0.
2
3
(3) ex = 1 + x + x2 + x6 + o(x3 ), per x 0.
2
3
(4) log(1 + x) = x x2 + x3 + o(x3 ), per x 0.
3
(5) sin x = x x6 + o(x3 ), per x 0.
2
(6) cos x = 1 x2 + o(x3 ), per x 0.
3
(7) tan x = x + x3 + o(x3 ), per x 0.
3
(8) arcsin x = x + x6 + o(x3 ), per x 0.
3
(9) arccos x = 2 x x6 + o(x3 ), per x 0.
3
(10) arctan x = x x3 + o(x3 ), per x 0.

Soluzioni esercizio 2:
x+sin(x2 )2
(1) limx0 2 coslog(1+x
=
4)
(2)

1
.
12
1+log(1+x)sin xcos x
= 12 .
limx0
tan(x3 )

Contenuto della lezione ed esercizi (23/10/2014)


Esercizi sul calcolo dei limiti usando il teorema di De LHopital o la
formula di Taylor.
Studi di funzione.

Esercizio 1: calcolare


1
1
(1) limx1 log x x1 ;
 
(2) limx1 (1 x) tan x
;
2
(3) limx0+ xx ;
1
(4) limx1 x 1x .

Esercizio 2: Studiare i grafici delle seguenti funzioni


(1) f (x) = x2x1 .
(2) f (x) = x2 5x+ 4x 5.
(3) f (x) = q
3x + 4 1 x2 .
(4) f (x) =

x3 1
.
x


x
(5) f (x) = 1x
2 .

Soluzioni esercizio
1:

1
1
(1) limx1 log x x1 = 12 .
 
(2) limx1 (1 x) tan x
= 2 .
2
(3) limx0+ xx = 1.
1
(4) limx1 x 1x = 1.

Contenuto della lezione ed esercizi (27/10/2014)


Esercizi sul calcolo dei limiti usando il teorema di De LHopital o la
formula di Taylor.
Integrazione indefinita: Data f : ]a, b[ R is consideri lequazione
(differenziale)
F 0 (x) = f (x)

x ]a, b[.

(1)

Una soluzione dellequazione si dice una primitiva della funzione f e si


denota con il simbolo
Z
F (x) = f dx.
Data una soluzione dellequazione (1), F1 , tutte le altre soluzioni di (1)
differiscono da F1 per una costante, ossia sono della forma
F1 (x) + c
con c R.
La risolubilit`a dellequazione (1) richiede qualche ipotesi su f , assumeremo f C(]a, b[).
Propriet`
a: siano f, g C(]a, b[) e sia c R allora
R
R
R
(1) R (f + g) dxR= f dx + g dx,
(2) cf dx = c f dx.

Esercizio: Risolvere lequazione F 0 = f con


(1)
(2)
(3)
(4)
(5)

f (x) = xn ;
1
f (x) = 1+x
2;
1
f (x) = 1x
2;
f (x) = x1 , x > 0;
f (x) = 1x .

Soluzioni esercizio:
n+1
(1) F (x) = xn+1 + c, con c R.
(2) F (x) = arctan x + c, con c R.
(3) F (x) = arcsin x + c, con c R.
(4) F (x) = log
x + c, con c R.
(5) F (x) = 2 x + c, con c R.

Contenuto della lezione ed esercizi (28/10/2014)


Integrazione definita: Si vuole definire lintegrale di una funzione
limitata f : [a, b] R.
Una funzione h : [a, b] R si dice semplice se
(1) `e costante a tratti;
(2) ha un numero finito di punti di discontinuit`a.
In altre parole lintervallo [a, b] `e lunione disgiunta di un numero finito
di intervalli, I1 , . . . , In , n N,
[a, b] = I1 I2 . . . In
ed h(x) su ogni intervallo Ik , k = 1, . . . , n, `e costante (uguale ad un
certo valore hk R). Per le funzioni semplici lintegrale si definisce nel
modo seguente
Z b
h(x) dx = mis(I1 ) h1 + mis(I2 ) h2 + . . . + mis(In ) hn ,
a

il simbolo mis(Ik ) denota la misura (ossia la lunghezza) dellintervallo


Ik (se Ik =]ak , bk [ allora mis(Ik ) = bk ak ).
Data f : [a, b] R limitata si definisce lintegrale superiore di f su
[a, b] come
Z

f (x) dx =

Z b
inf
h(x) dx | con h : [a, b] R semplice e f h in [a, b] .
a

Analogamente, lintegrale inferiore di f su [a, b] `e dato dalla formula


Z

f (x) dx =
a

Z
sup


h(x) dx | con h : [a, b] R semplice e f h in [a, b] .

La funzione f `e integrabile (secondo Riemann) se


Z

f (x) dx =
a

f (x) dx
a

e in tal caso si pone


Z b
Z b
 Z b

f (x) dx =
f (x) dx
=
f (x) dx .
a

Non tutte le funzioni sono integrabili, le funzioni continue su [a, b] sono


integrabili. Le verifica di questo fatto si poggia sulla nozione di continuit`a uniforme.
Continuit`
a uniforme: una funzione f : [a, b] R `e uniformemente continua se
 > 0 > 0 :

|f (x) f (y)|  se x, y [a, b] e |x y| < .

Teorema: Sia f C([a, b]) allora f `e uniformemente continua.

Esercizi: studi di funzione.

Esercizio: Calcolare i seguenti limiti


log(1+(x1)2 )
;
sin(x1)2
x2 sin x
limx+ 3x2 +x1 ;

2
4
limx0+ cos x xx2 +1+x .

(1) limx1
(2)
(3)

Soluzioni:
(1) limx1
(2)
(3)

log(1+(x1)2 )
= limx0+ log(1+x)
= 1.
sin(x1)2
sin x
2
sin x
limx+ 3xx2 +x1
= limx+ sin3 x non esiste.

2
4
limx0+ cos x xx2 +1+x = 12 .

Contenuto della lezione ed esercizi (30/10/2014)


Esercizi di riepilogo: radice nesima di un numeri complesso, calcolo
di limiti, studio di funzione.

Esercizio 1: calcolare i seguenti limiti




1
1
(1) limx0 (sin x)2 x2 ;
3

x2 ;
(2) limx0 (cos(2x))


1
1
(3) limx1 x1 log x ;
 tanx
(4) limx0+ x1
.

Esercizio 2: studiare le funzioni


(1) f (x) = logx x ;
(2) f (x) = log(1 + ex );
(3) f (x) = log(sin x).

Soluzioni esercizio
1:

1
(1) limx0 (sin x)2
3

1
x2

= 13 .

6
x2 = e
(2) limx0 (cos(2x))
.


1
1
(3) limx1 x1 log x = 12 .
 tanx
(4) limx0+ x1
= 1.

Contenuto della lezione ed esercizi (3/11/2014)


Teorema Sia f C([a, b]). Allora f `e integrabile secondo Riemann.

Teorema (della media) Sia f C([a, b]). Allora esiste c [a, b]


tale che
Rb
f (x) dx
a
= f (c).
ba

Teorema Sia f C([a, b]) e sia


Z x
F (x) =
f (t) dt,

x [a, b].

Allora F `e derivabile in ]a, b[ e


F 0 (x) = f (x)

x ]a, b[.

Dal precedente teorema segue il seguente fatto: sia G una primitiva


di f (ossia una soluzione dellequazione G0 (x) = f (x) in ]a, b[) allora
Z b
f (x) dx = G(b) G(a)
(1).
a

Esercizio: usando la formula (1) calcolare i seguenti integrali

(1)
(2)
(3)
(4)
(5)

R2
x dx;
R03 2
x dx;
R12 3
x dx;
R2

sin x dx;
R02
cos x dx.
0

Soluzioni esercizio:
R2
(1) 0 x dx = 2.
R3
(2) 1 x2 dx = 26
;
3
R2 3
(3) 2 x dx = 0;
R
(4) 0 sin x dx = 2;
R 2
(5) 0 cos x dx = 0.

Contenuto della lezione ed esercizi (4/11/2014)


Metodi di integrazione:
Decomposizione: siano f, g C([a, b]) allora
Z
Z
Z
(f + g) dx = f dx + g dx.
Integrazione per parti: siano f, g C([a, b]) ed F, G tali che F 0 = f
e G0 = g in ]a, b[. Allora
Z
Z
F g dx = F G f G dx.
Integrazione per sostituzione:
Z
f (g(x))g 0 (x) dx = F (g(x)) + C
con C R e F 0 = f .
Nel caso di integrali definiti le precedenti formule si riscrivono nel
modo seguente
Rb
Rb
Rb
(1) a [f (x) + g(x)] dx = a f (x) dx + a g(x) dx,
Rb
Rb
(2) a F (x)g(x) dx = F (b)G(b) F (a)G(a) a f (x)G(x) dx,
Rb
R g(b)
(3) a f (g(x))g 0 (x) dx = g(a) f (t) dt = F (g(b)) F (g(a)).

Esercizio: calcolare i seguenti integrali (definiti)


R 1 2 +2x+1
dx;
(1) 0 3x 1+x
2
R 2
2
(2) 0 (cos x) dx;
R1
2
(3) 0 xex dx;
R2
(4) 1 log x dx.

Soluzioni
R 1 2 +2x+1
(1) 0 3x 1+x
dx = 3 2 + log 2.
2
R 2
R 2
(2) 0 (cos x)2 dx = 0 (sin x)2 dx = .
R1
1
2
(3) 0 xex dx = 1e2 .
R2
(4) 1 log x dx = log 4 1.

Contenuto della lezione ed esercizi (6/11/2014)


Esercizi su numeri complessi, studio di funzione, integrazione.

Esercizio: calcolare i seguenti integrali indefiniti


R x
(1) ee2x+1
dx;
+1
R
1
(2) x(1+x2 ) dx;
R
2
(3) x3 ex dx.

Soluzioni:
R x
(1) ee2x+1
dx = arctan(ex ) + 12 log(1 + e2x ) + C.
+1


R
|x|
1

(2) x(1+x
+ C.
2 ) dx = log
1+x2
R 3 x2
2
2
(3) x e
dx = x 2+1 ex + C.

Contenuto della lezione ed esercizi (10/11/2014)


Applicazione degli integrali alla geometria:

Calcolo della lunghezza di una curva: sia f : [a, b] R una


funzione derivabile con derivata prima continua in un intervallo contenente [a, b]. Allora la lunghezza del grafico di f `e data dalla formula
Z bp
L=
1 + [f 0 (x)]2 dx.
a

Motivazione: lespressione precedente si deduce definendo la lunghezza


di una curva come il limite delle lunghezze di una successione di curve
poligonali approssimanti la curva data.

Calcolo dellarea di una figura piana: siano f, g : [a, b] R


due funzioni continue e si consideri la figura piana compresa tra le rette
(verticali) x = a, x = b ed i grafici di f e di g. Allora larea di tale
figura `e data dalla formula

|f (x) g(x)| dx.


a

Motivazione: linterpretazione geometrica dellintegrale di una funzione


positiva.

Volume di un solido di rotazione: sia f : [a, b] R una


funzione continua e positiva e si consideri il solido ottenuto ruotando
di 2 il grafico di f intorno allasse orizzontale. Allora il volume di tale
solido `e dato dalla formula
Z

[f (x)]2 dx.

Per oggi nessun esercizio.

Contenuto della lezione ed esercizi 11/11/2014)


Equazioni differenziali ordinarie del primo ordine:

Equazioni differenziali a variabili separabili: siano f, g C(]a, b[)


e si consideri lequazione
y 0 (x) = f (x)g(y(x)).
La soluzione generale `e data (in forma implicita) dalla formula
Z
Z
dy
= f (x) dx
g(y)
(dalla quale, talvolta, si pu`o ricavare y in funzione di x).

Si consideri ora il problema di Cauchy


y 0 (x) = f (x)g(y(x)),

y(x0 ) = y0 .

(1)

I numeri x0 , y0 R sono dati. Supponendo che g(y0 ) 6= 0, la soluzione


di (1) `e data (in forma implicita) dalla formula
Z y
Z x
ds
=
f (s) ds.
y0 g(s)
x0

Equazioni differenziali lineari: siano a, b C(]a, b[) e si consideri


lequazione
y 0 (x) = a(x)y(x) + b(x).
Supponiamo prima che sia b 0. In tal caso lequazione `e a variabili
separabili e
R
y(x) = e a(x) dx C
(2)
C `e una costante arbitraria. Per trovare la soluzione generale (b 6 0)
si usa il metodo di variazioni delle costanti: si cerca una soluzione della

forma

y(x) = e a(x) dx C(x)


essendo C(x) una funzione da determinare. Allora si ha
y 0 (x) = a(x)y(x) + e

a(x) dx

C 0 (x)

ed imponendo che y risolva (2) si deduce


C 0 (x) = e

a(x) dx

b(x)

ossia, integrando,
Z
C(x) = C0 +

a(x) dx

b(x) dx,

C0 `e una costante arbitraria. In definitiva, la soluzione generale `e data


dalla formula
Z


R
R
a(x) dx
y(x) = e
C0 + e a(x) dx b(x) dx
C0 `e una costante arbitraria.

Si consideri ora il problema di Cauchy


y 0 (x) = a(x)y(x) + b(x),

y(x0 ) = y0 .

(3)

I numeri x0 , y0 R sono dati. La soluzione di (3) `e data allora dalla


formula
Z x R


Rx
a(s)
ds
s a(t) dt
y(x) = e x0
y0 +
e x0
b(s) ds .
x0

Esercizio: risolvere i seguenti problemi di Cauchy


(1) y 0 = xy + x sin x e y() = 0.
(2) y 0 = 2xy + x3 e y(0) = 0.
xy
(3) y 0 + 1x
2 = x e y(0) = 1

Soluzioni:
(1) y(x) = x(1 + cos x).
x2
2
(2) y(x) = e 1x
.
2

1x2 1
(3) y(x) = e
+ 1 + 1 x2 .

Esercizi (13/11/2014)

Esercizio: risolvere i seguenti problemi di Cauchy


(1) y 0 = y(2
p y) e y(0) = 1.
0
(2) y = |y| e y(0) = 1.
(3) y 0 = y sin x e y(0) = 2 .
p
(4) trovare due soluzioni dellequazione y 0 = |y| con y(0) = 0.

Soluzioni:
(1) y(x) =
(2) y(x) =

2e2x
.
1+e2x

2
x+2
.
2
1cos x
e
.
2

(3) y(x) =
(4) Lequazione in esame `e un celebre esempio che presenta un
difetto
di unicit`a (dovuto alla bassa regolarit`a della funzione
p
|y|, tale funzione non `e neanche lipschitziana nel punto 0).
y(x) 0 `e una soluzione dellequazione. Unaltra soluzione `e,
2
ad esempio, la funzione definita a tratti y(x) = x4 per x 0
2
e y(x) = x4 per x > 0 (esistono altre possibili soluzioni).

Lezione ed esercizi (17/11/2014)


Equazioni differenziali lineari del II ordine a coefficienti
costanti:
Equazioni omogenee: dati a, b R si consideri lequazione (in y())
y 00 (t) + ay 0 (t) + by(t) = 0.

(1)

Si osservi che se y0 () ed y1 () risolvono lequazione (1) anche la combinazione lineare


C0 y 0 + C1 y 1
(con C0 , C1 R scelti ad arbitrio) `e soluzione dellequazione (1).
Si associ allequazione (1) il polinomio (caratteristico)
p() = 2 + a + b.
Si possono verificare tre possibilit`a:
(1) il polinomio caratteristico ammette due radici reali distinte,
0 , 1 ;
(2) il polinomio caratteristico ammette due radici complesse, i;
(3) il polinomio caratteristico ha uno zero (reale) doppio, .
Nel primo caso (due radici reali semplici) la soluzione generale di (1) `e
data dalla formula
y(t) = C0 e0 t + C1 e1 t ,
(con C0 , C1 costanti scelte in modo arbitrario).
Nel secondo caso (due radici complesse coniugate) la soluzione generale
di (1) `e data dalla formula


t
y(t) = e C0 cos(t) + C1 sin(t) ,
(con C0 , C1 costanti scelte in modo arbitrario).
Nel terzo caso (uno zero reale doppio) si ha
y(t) = et (C0 + C1 t),
(con C0 , C1 costanti scelte in modo arbitrario).

Esercizio: trovare le soluzioni (generali) delle seguenti equazioni


(1) y 00 3y 0 + 2y = 0;
(2) y 00 + y 0 + y = 0;
(3) y 00 6y 0 + 9 = 0.

Soluzioni:
(1) y(t) = C0 et+ C1 e2t, con C0 , C1 arbitrarie.
 

t
(2) y(t) = e 2 C0 cos t 2 3 + C1 sin t 2 3 , con C0 , C1 arbitrarie.
(3) y(t) = e3t (C0 + C1 t), con C0 , C1 arbitrarie.

Lezione ed esercizi (18/11/2014)


Equazioni differenziali lineari del II ordine a coefficienti
costanti:
Equazioni non omogenee: dati a, b R ed una funzione f (t) si consideri
lequazione (in y())
y 00 (t) + ay 0 (t) + by(t) = f (t).

(1)

Supponiamo, per semplicit`a, che il polinomio caratteristico ammetta


due radici reali distinte. Vogliamo trovare la soluzione generale dellequazione (1). La soluzione generale dellequazione (1) `e la somma della
soluzione generale dellequazione omogenea (f 0), ygo (), con una
soluzione particolare dellequazione (1), yp (), ossia
y(t) = ygo (t) + yp (t).
Una soluzione particolare dellequazione (1) `e data dalla formula
Z
Z

1
1 t
(0 1 )t
yp (t) =
f (t) = e
e
e0 t f (t) dt dt.
(D 0 )(D 1 )
Quindi, la soluzione generale dellequazione (1) `e data dalla formula
Z
Z

0 t
1 t
1 t
(0 1 )t
y(t) = C0 e + C1 e + e
e
e0 t f (t) dt dt,
(con C0 , C1 costanti scelte in modo arbitrario).

Esercizio: risolvere i seguenti problemi di Cauchy


(1) y 00 + 3y 0 4y = 4t2 + 6t + 2, y(0) = 2, y 0 (0) = 3.
(2) y 00 + 4y 0 + 5y = 0, y() = 1, y 0 () = 0.
(3) y 00 14y 0 + 49y = 0, y(0) = 1, y 0 (0) = 10.

Soluzioni:
(1) y(t) = et + e4t + t2 .
(2) y(t) = e2(t) (cos t + 2 sin t).
(3) y(t) = e7t (3t + 1).

Sintesi della lezione (24/11/2014)


Funzioni di pi`
u variabili:

Limiti: sia f : Rn R, con n = 2 oppure n = 3, sia P0 Rn


(ossia P0 = (x0 , y0 ) se n = 2 oppure P0 = (x0 , y0 , z0 ) se n = 3) e sia `
un numero reale. Con il simbolo
lim f (P ) = `

P P0

si intende che per ogni  > 0 esiste > 0 tale che per ogni P
B (P0 ) \ {P0 } si abbia
`  < f (P ) < ` + .
Il simbolo B (P0 ) \ {P0 } denota la palla con centro in P0 e raggio
privata del punto P0 .
Continuit`
a: una funzione f : Rn R si dice continua nel punto
P0 se
lim f (P ) = f (P0 ).
P P0

Derivate parziali: sia f : R3 R allora la derivata parziale di f


rispetto alla variabile x `e data dalla formula
f (x + h, y, z) f (x, y, z)
.
h0
h
Si definiscono in modo analogo le derivate parziali rispetto alla variabile
y e alla variabile z.
Mentre nel caso di funzioni di una variabile reale la derivabilit`a in
un dato punto implica lesistenza della retta tangente al grafico della
funzione nel punto corrispondente al punto dato nel caso di funzioni, ad
esempio, di due variabili lesistenza delle derivate parziali non implica
lesistenza del piano tangente al grafico della funzione nel punto dato.
Si pensi, ad esempio, al comportamento della funzione

1,
xy = 0
f (x, y) =
0,
xy 6= 0,
Dx f (x, y, z) = x f (x, y, z) = lim

vicino al punto (0, 0). La nozione analoga alla derivabilit`a `e, nel caso
di funzioni di pi`
u variabili la differenziabilit`a.

Differenziabilit`
a: sia f : R3 R e sia (x0 , y0 , z0 ) R3 . f `e
differenziabile in (x0 , y0 , z0 ) se esistono a, b, c R tali che
f (x, y, z) = f (x0 , y0 , z0 ) + a(x x0 ) + b(y y0 ) + c(z z0 )+
o(k(x x0 , y y0 , z z0 )k)
per k(x x0 , y y0 , z z0 )k 0. Il simbolo
p
k(x x0 , y y0 , z z0 )k = (x x0 )2 + (y y0 )2 + (z z0 )2
denota la distanza di (x, y, z) da (x0 , y0 , z0 ). Se f `e differenziabile in
(x0 , y0 , z0 ) allora
x f (x0 , y0 , z0 ) = a,

y f (x0 , y0 , z0 ) = b,

z f (x0 , y0 , z0 ) = c.

Il gradiente della funzione f `e il vettore


f (x, y, z) = (x f (x, y, z), y f (x, y, z), z f (x, y, z)).

Nessun esercizio assegnato su questa parte di programma.

Nelle lezioni dei giorni 27/11, 1/12, 2/12, 4/12, 9/12, 11/12, 15/12
e 16/12 sono stati svolti esercizi in preparazione allesame.

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