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impegno
Diaz: fu tortura.
I numeri di Renzi
e la realt del Paese
1915/2015
AUGURI PIETRO!
aprile 2015
...e la Proletaria
non ha pi memoria.
Recidere la memoria destina alla sconfitta e a
divenire come gli altri. Corto
circuito dei
valori.
Patrizio Andreoli
Comitato Centrale Partito Comunista dItalia
Questanno insieme al 70 anniversario della Liberazione Nazionale, cade anche quello della fondazione de la
Proletaria poi divenuta UniCoop Tirreno .Dal bisogno e dallo spirito di solidariet nacque uno spaccio costruito
sulle macerie della guerra allinterno di una fabbrica siderurgica. E il 1945 e la Cooperativa popolare di consumo
iniziava il suo cammino. E quanto si legge sul numero 243 della rivista Nuovo Consumo distribuita mensilmente in
migliaia di copie in ogni supermercato. Gi, perch pare che spaccio non vada da tempo pi di moda. Cos come
alla fine degli anni settanta, si decise che non era pi consona ai tempi limmagine di una contadina tenente sotto il
braccio un fascio di grano (la Proletaria, appunto!) accanto al marchio Coop. Eppure i simboli e le parole hanno (o
dovrebbero) avere un senso, raccontare una storia, sempre che quella storia si voglia difendere ed offrire come cifra di
chi siamo e da dove veniamo. Il fatto che in nome del rinnovamento (stimolo in s necessario) si pi volte operato
altrimenti, cancellando irresponsabilmente identit, resettando memoria storica, lotte e conquiste. Quel 25 aprile che
davvero fu festa di popolo, di quel popolo che per la prima volta irrompeva da protagonista e in massa nella storia
dItalia come mai prima era accaduto (un carattere unico che ancor pi la dovrebbe rendere cara e preziosa al cuore e
alla nostra ragione politica di uomini e donne dellantifascismo e di sinistra) oggi viene derubricata a giornata patria
del passato, a quadretto inerte depotenziato della propria attualit e vitalit, cui si pu anteporre la conta dellincasso a
fine giornata. Ben triste prezzo per una pagina di noi ancora cos feconda! Come una volta, con un aforisma
fulminante mi disse un vecchio compagno, la Chiesa ricorda ogni giorno i suoi santi e martiri e dopo duemila anni
ancora qui. La sinistra smantella e dimentica s stessa fin nei suoi simboli e nomi e poi diciamo che si vuol vincere.
Ma dove vogliamo andare! E infatti a forza di picconare la Storia e le storie di molti e molte, allineando linguaggi e
segni dellagire al nuovismo berlusconiano-renziano, mai la sinistra nel suo insieme intesa, stata cos debole e
balbettante in Italia. Mai! Naturalmente una sinistra che ancora aspiri a cambiare sul serio lo stato di cose presenti e
non si accodi, aggiornandoli, ad antichi vizi e pratiche trasformistiche. Quanto di pi lontano da noi che continuiamo
invece a pensare testardamente come le ragioni stesse della crisi dovrebbero spingere pi di ieri verso il mutamento
mentre si riafferma il nostro cammino su cui -per restare al tema- il 25 aprile resta festivit necessaria a questo Paese!
Se smantelli la tua storia, sei destinato alla sconfitta o a divenire come gli altri. Se decidi di svilire la pi alta
ricorrenza civile del calendario nazionale, significa che siamo al corto circuito di memoria e valori, alla
relativizzazione e allappannamento di tratti essenziali di cui oggi non ti priva lavversario, ma che dimostri di essere
tu stesso disposto a perdere; nel caso, forse perch lavversario in questi ultimi ventanni ha nel frattempo imposto i
suoi canoni e valori anche in quello che una volta era il tuo campo politico e sociale di riferimento. Intanto lUnicoop
Tirreno che da quelle macerie morali e materiali sorse svolgendo un ruolo prezioso, oggi rischia suo malgrado di
esserne parte, contribuendo alla demolizione del valore storico di una stagione formidabile di conquiste e speranze
(suggellate nella data del 25 aprile) nel momento della pi grave crisi economica e valoriale della storia italiana degli
ultimi cento anni. Ma davvero tagliare le radici una buona politica? Forse qualcuno dovrebbe fermarsi e riflettere, o
forse -chiss- anche in Coop qualcuno cha pensato bene ed esattamente quello che si vuole. Se i tempi sono opachi,
si sappia almeno che limpida resta la nostra indignazione di comunisti.
Pomaia/SS 206: strada Provinciale di Poggiberna
E nessuno interviene!
Si fanno le strisce gialle di cantiere ma degli interventi non vi traccia. Intanto per
viaggiare si devono fare veri e propri slalom! Si muova lAmministrazione Comunale.
Una strada Provinciale, senza pi un ente Provincia in grado di sostenere e provvedere adeguatamente ai suoi
quattromila chilometri di viabilit. Tratti che franano ed una storia molto italiana: invece di provvedere sul serio si
mettono cartelli (che cadono col vento o vengono urtati) e si appronta una segnaletica (talvolta priva nella notte di
sorgenti luminose salvavita!) dichiarando al mondo che l vi un problema. Il problema i cittadini lo vedono eccome!
E soprattutto lo avvertono quando sono in marcia sulla carreggiata. Buche, avallamenti e dossi inattesi a ripetizione.
Toppe di asfalto che creano denti sul manto stradale si susseguono ad asfalto talmente consumato da risultare dun
grigio smorto. Uno stato dabbandono che dura da anni con transenne che ormai fanno parte del paesaggio in via
stabile. Ma resta il pericolo su una strada -per tipologia di trasporto- pi trafficata di unautostrada: mezzi agricoli,
ape, camion pesanti (dinverno e destate ad ogni ora diretti alla Knauff), auto, motocicli, camper e pullman, fino ai
ciclisti. Caro sindaco, non basta annunciare incontri! Bisogna presentare un progetto e pretendere sicurezza. Serve
uniniziativa che dia (o almeno avvii) risposte ed una viabilit pi civile per i cittadini. Intanto tutto deperisce
70
Comunista
notiziario dei comunisti del territorio di santa luce
Giacomo Luppichini
Presidente Anpi (Associazione Nazionale Partigiani dItalia), Rosignano Marittimo
Sono trascorsi 70 anni anni da quel 25 Aprile del 1945 quando, in concomitanza con loffensiva alleata, scatt linsurrezione che port nei giorni successivi, alla liberazione di tutto il
Nord Italia ancora sotto il tallone delloccupazione nazifascista. Decisivo il contributo delle formazioni partigiane che dai monti calarono su tutte le citt del Nord , insieme alla forze
armate del ricostituito Esercito Italiano che risalivano la penisola combattendo insieme agli Alleati. Genova, in particolare, si liber da sola e i signori della guerra nazisti che avevano
fatto tremare il mondo con le loro conquiste, rimettevano la resa della citt nelle mani del partigiano comunista Remo Scappini. In questi anni una polemica, oggi fortunatamente un
po sopita, talora sguaiata e assordante, talora subdola e insidiosa ha cercato di sminuire, di ridurre, di contestare il ruolo della Resistenza nello svolgimento dei fatti bellici. A questi
avversari rispondiamo con i fatti e tra essi gli oltre 60.000 caduti partigiani. Quelli ci sono tutti, documentati e rintracciabili e sono tanti per un anno e mezzo di guerra. Il ricordo del
loro sacrificio un dovere morale per tutti coloro che hanno a cuore la libert, tanto pi necessario oggi che il Paese attraversato da una crisi economica, morale e sociale dalla quale
riemergono preoccupanti segnali del passato. La Lega che legittima il neofascismo di Casa Pound, la Le Pen che rischia di diventare il prossimo presidente della Francia, il successo
dei neonazisti di Alba Dorata in Grecia con il loro sedici per cento e laffermarsi elettorale di formazioni neofasciste e neonaziste in Europa indicano come lAntifascismo, lungi da
essere un vecchio arnese ormai superato dalla storia recente, sia pienamente valido e attuale anche nei nostri tempi. LAnpi da anni impegnata nella costruzione di una grande
moderna, libera associazione antifascista di massa. Ad essa si aderisce, non su basi partitiche o ideologiche, ma nella piena convinzione di impegnarsi a mantenere vive le aspirazioni,
gli ideali, i contenuti dellAntifascismo e della Resistenza armata nelle mutate condizioni politiche sociali del Paese. In primo luogo con una difesa attenta delle caratteristiche della
nostra democrazia e della Costituzione che, nata dalla Resistenza, ne costituisce il patto fondante. Per questo esprimiamo tutta la nostra preoccupazione per il recente progetto di
riforma costituzionale che il Governo sta portando avanti. Ci preoccupa in particolare labolizione dellelettivit del Senato, un organismo che continuer ad avere funzioni
importantissime ma che sar costituito da senatori non eletti, ma scelti dalle segreterie di partito. Se a ci si aggiunge che con la proposta di riforma della legge elettorale, anche i
componenti della Camera saranno eletti senza poter esprimere una preferenza, ma in base allordine di lista, si capisce come da un lato ne venga alterato lequilibrio dei poteri a tutto
vantaggio del Governo, e dallaltro come un partito magari con un successo del 25-30 % venga a concentrare nelle sue mani tutto il potere. E uno squilibrio troppo forte e lesivo dei
caratteri della democrazia italiana che i costituenti, di tutte le parti politiche vollero basata sulla rappresentanza popolare eletta su base proporzionale e sulla partecipazione
democratica. LAnpi si batter perch queste proposte non passino fino al referendum confermativo. Per questo c bisogno di tutta la forza di coloro che credono in questi valori; per
questo bisogna aderire alla nostra Associazione che oggi rappresenta il muro che bisogna erigere per contrastare quelle forze che hanno sempre mal sopportato una Costituzione
antifascista e che ancora lavorano per demolirla. Ricordando quanti dettero la vita per ridare allItalia dignit, speranza e libert, ancora e sempre: W il 25 aprile, W la Resistenza!
W la Lotta di Liberazione!
aprile 2015
Pietro Secchia (1903-1973) stato dirigente del PCI ed uno dei capi della Resistenza.
Arrestato e confinato dal fascismo, liberato nel 1943 divenne Commissario Generale
delle Brigate Garibaldi. Ha scritto: Storia della Resistenza, La Resistenza accusa.
Da sinistra: G. B. Stucchi (Psi), F. Parri (PdA), R. Cadorna (Comandante CVL), L. Longo (Pci), E. Mattei
(Dc). Nelloccasione la bandiera del C.V.L. fu decorata dagli alleati con Medaglia dOro V. M.
ALDO DICE 26 x 1
Testo del telegramma diffuso dal CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia)
indicante il giorno [26] e l'ora [1 di notte] in cui dare inizio all'insurrezione. A tutti i comandi
zona Comunicasi il seguente telegramma: ALDO DICE 26 x1 Stop Nemico in crisi finale Stop
Applicate piano E 27 Stop Capi nemici et dirigenti fascisti in fuga Stop Fermate tutte
macchine et controllate rigorosamente passeggeri trattenendo persone sospette Stop Comandi
zona interessati abbiano massima cura assicurare viabilit forze alleate su strade
Genova-Torino et Piacenza-Torino Stop 24 aprile 1945
Motivazione della
Medaglia dOro al Valor Militare
Docente universitario, sicura promessa della scienza italiana fu vecchio combattente, seppur giovane d'et, nella lotta per la libert del popolo.
Chiam a raccolta, per primo, tutti i giovani d'Italia contro il nemico nazifascista. Attratta dalla sua fede, dal suo entusiasmo e dal suo esempio, la
parte migliore della giovent italiana rispose all'appello ed egli seppe guidarla nell'eroica lotta ed organizzarla in quel potente strumento di
liberazione che fu il Fronte della Giovent. Animatore impareggiabile sempre laddove c' da organizzare, da combattere, da incoraggiare. Spiato,
braccato dallinsidioso nemico che vedeva in lui il pi pericoloso avversario, mai desisteva dalla lotta. Alla vigilia della conclusione vittoriosa degli
immensi sforzi del popolo italiano cadeva in un proditorio agguato tesogli dai sicari nazifascisti. Capo ideale e glorioso esempio a tutta la giovent
italiana di eroismo, di amore per la Patria e per la Libert. Milano, 8 settembre 1943- 24 febbraio 1945
Settanta anni fa, il 24 febbraio 1945 a poco pi di trentadue anni, Eugenio Curiel , partigiano e fisico italiano nonch capo della Giovent Comunista e animatore instancabile del
Fronte della Giovent (tra i maggiori teorici della democrazia progressiva) veniva ucciso dai fascisti a Milano. Eccolo, nelle parole e nel ricordo del dirigente comunista Arturo
Colombi e in quelle di Quinto Bonazzola (da poco scomparso) che del Fronte della Giovent di Curiel fece parte.
Il 24 febbraio del 1945 pranzammo in ufficio: Curiel, io, la sua giovane compagna e due altre nostre collaboratrici. Subito dopo discutemmo il piano del numero de lUnit che
doveva uscire nei giorni seguenti; ci ripartimmo i compiti, poi ci salut, salut la sua compagna e usc. Non dovevamo pi rivederlo vivo. Mezzora dopo, a poca distanza da noi, egli
era freddato a colpi di mitra dagli sgherri fascisti. Sapemmo poi che lo aveva denunciato un miserabile traditore, ex confinato a Ventotene. Curiel ci aveva detto di aver fatto un
incontro spiacevole. Un individuo che a Ventotene faceva il delatore lo aveva incontrato salutandolo cordialmente: buongiorno professore! Non demmo limportanza dovuta alla cosa e
le conseguenze furono tragiche. [] Mentre [Curiel] transitava per piazzale Baracca una squadra fascista lo raggiungeva e il triste delatore gridava: lui!Resosi conto del pericolo,
Curiel, che era prestante anche nel fisico, si mise a correre. Una prima scarica di mitra lo colpiva, cadeva ma si rialzava prontamente, una seconda raffica lo inchiodava al suolo. Noi
eravamo ignari di quanto era avvenuto. Il mattino seguente stavamo leggendo la notizia delluccisione di uno sconosciuto quando entr in ufficio la commpagna di Curiel con il volto
sconvolto dallo sgomento: Giorgio non rientrato, ci disse. Un triste presentimento, che non osavamo esprimere, ci diceva che lassassinato di Piazzale Baracca era lui, il nostro
Curiel. La sua compagna era come impietrita dal dolore; noi non sapevamo che dire: che cosa si pu dire in simili casi? [] Non tardammo ad avere conferma dei nostri tristi
presentimenti: il nostro caro compagno, lamico, il fratello di lotta era stato barbaramente e freddamente trucidato sulla pubblica strada dagli assassini fascisti. [] era stata uccisa una
delle pi belle figure di patriota, una delle giovani forze pi promettenti della scienza italiana, un forte combattente, un capo della classe operaia, il capo della giovent italiana. La
costernazione era scesa nei nostri cuori ma il combattimento continuava; stringemmo i denti e dicemmo ai nostri giovani, ai nostri partigiani, gappisti e sappisti, ai nostri operai delle
fabbriche: colpite, colpite pi forte, fate s che questo regime di criminali affondi al pi presto nellignominia e non possa fare altro male allItalia e agli italiani! Arturo Colombi
(A.Colombi, Eugenio Curiel capo combattente e martire della giovent italiana, Edizioni Giovent Nuova).
Curiel [] svolse una funzione decisiva verso di noi: ci insegn la fiducia. Fiducia nel popolo italiano [] Ci
insegn [] ad essere insomma i giovani della nuova Italia: uomini e non automi. [] Nei confronti dei soldati
di Graziani, che noi disprezzavamo, Curiel insisteva sempre al fine di spingerci a compiere unazione di
propaganda; a non considerarli in nessun caso perduti per sempre. Ci spiegava in quali condizioni essi
probabilmente avevano dovuto piegarsi ai bandi e alle minacce poste in atto per arruolarli. Ci invitava ad un
lavoro serio per organizzare la disgregazione tra essi. Vedeva insomma anche in loro delle forze viventi in
sviluppo e non solo delle divise. Ed anche in ci era profondamente umano, cio politico Quinto
Bonazzola (lUnit, 21 febbraio 1951)