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Manuale
Di
Diritto Amministrativo
Elio Casetta
Quindicesima edizione
A cura di Fabrizio Fracchia
Capitolo 1
1. La pubblica amministrazione
Amministrazione non di per s un concetto giuridico.
Il termine indica la cura in concreto di interessi ed riferibile, quindi, a un qualsiasi soggetto che svolge
un'attivit rivolta alla soddisfazione di interessi correlati ai fini che il soggetto stesso si propone di
perseguire.
Quello riportato il concetto di amministrazione-attivit ossia il concetto di amministrazione in senso
oggettivo. collegato alla nozione di amministrazione in senso soggettivo, in quanto amministrativa
l'attivit posta in essere dalle persone giuridiche pubbliche e dagli organi che hanno competenza alla cura
degli interessi dei soggetti pubblici. Da osservare anche il fatto, come afferma la costituzione, che l'attivit
amministrativa viene esercitata anche da organi cui istituzionalmente essa non competerebbe;
l'amministrazione in senso soggettivo, a sua volta, esercita anche funzioni diverse da quelle istituzionalmente
proprie. Lo studio dello sviluppo dell'organizzazione e dell'attivit amministrativa compito, in particolare,
delle discipline storiche. Nell'era feudale le funz. amministrative venivano espletate sulla base di un diritto
ereditario e gli interessi privati si intrecciavano perfettamente con quelli pubblici, pertanto non si poteva
ritenere l'esistenza di un'attivit posta al servizio dell'utilit degli amministrati. Successivamente il principio
della separazione dei poteri che nonostante non fosse ancora attuato, risultava percepibile in nuce, ma spesso
"amministrare" si confondeva con "governare" ed era assente una sorta di tutela giurisdizionale nei confronti
dei cittadini. Dopo la rivoluzione francese il fenomeno che pi importa sottolineare quello dell'aumento
delle dimensioni dell'amministrazione e non solo a livello nazionale, in quanto si erano moltiplicate le
esigenze che lo stato doveva soddisfare e le nuove richieste avanzate dalle classi sociali.
Amministrazione in senso soggettivo equivale dunque a dire organizzazione amministrativa. proprio
allorganizzazione che la Costituzione dedica la sua lacunosa disciplina. Lart.97 fa riferimento
allorganizzazione dei pubblici uffici. In tal senso sembrerebbe quasi che sia stata in qualche modo accolta la
concezione cavouriana dellamministrazione facente capo al governo, responsabile di fronte al Parlamento.
Concezione rispondente ad una visione accentratrice, in cui lamministrazione soprattutto amministrazione
dello Stato. Tuttavia questo contraddetto dallaffermazione costituzionale del principio di autonomia e
della sua realizzazione attraverso la possibilit per gli enti territoriali di darsi un indirizzo politicoamministrativo non in sintonia con quello del governo dello Stato. Si comprende come la crescita di centri
dimputazione di interessi pi o meno autonomamente gestiti contribuisse alla formazione di
unamministrazione
pubblica,
che,
tendeva
ad
aumentare
di
dimensioni.
Il legislatore tenta in parte di ridimensionare questa situazione, sia trasformando molti soggetti pubblici in
soggetti privati, sia istituendo soggetti privati con il compito di perseguire finalit pubblicistiche.
Sotto diverso aspetto assai rilevante un ulteriore fenomeno, costituito dalla tendenza dellamministrazione
ad avvalersi dellausilio di soggetti privati preesistenti per lo svolgimento di compiti pubblicistici: ove si
consideri che la giurisprudenza ha in qualche caso qualificato i privati come organi indiretti della PA e che
la legislazione ha talora equiparato i gestori privati incaricati dellesercizio di pubblici servizi alle
amministrazioni.
Si tratta di stabilire se esista una definizione legislativa di amministrazione pubblica. Una disposizione non
pu ricavarsi dalle poche disposizioni della nostra Carta Costituzionale. Frequente negli ultimi tempi il
tentativo di dilatare il significato della normativa costituzionale in materia di PA. In pratica non si dovrebbe
parlare di PA, bens di pubbliche amministrazioni, in quanto il concetto dovrebbe diversificarsi a seconda
dei fini in vista dei quali esso dovrebbe essere utilizzato. Per pubbliche amministrazioni si intendono tutte le
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amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative,
le aziende e amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le regioni, le province, i comuni, le
comunit montane e loro consorzi associazioni, le istituzioni universitarie, gli istituti autonomi case popolari,
le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni tutti gli enti pubblici non
economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende degli enti del servizio sanitario
nazionale, l'agenzia per la rappresentanza nazionale delle pubbliche amministrazioni e agenzie di cui al d.lgs
300/1999.
Comunque la nozione pi ampia attendibile appare quella riportata dall'articolo uno co. due del decreto
legislativo 165/2001 che tuttavia non ricomprende gli enti pubblici economici tra le amministrazioni
pubbliche, per la semplice ragione che il rapporto di lavoro dei loro dipendenti era gi sottoposto a una
disciplina privatistica.
2. La PA dopo lentrata in vigore della Costituzione, i suoi mali recenti e i rimedi posti in atto. In
particolare: il problema della riforma della PA
Il numero degli enti pubblici mutevole nel tempo, inoltre anche allinterno della stessa amministrazione si
verificano mutamenti di grande rilievo. Per risalire alle cause occorre riportarsi allentrata in vigore della
Costituzione. La brevit della durata in carica dei governi succedutisi alla guida dello Stato e lampliamento
del numero degli uffici e degli organi delle amministraz. ministeriali, in conseguenza degli accresciuti
compiti a esse affidati, avevano inizialmente provocato una presa di distanza dellapparato burocratico dai
vertici politici dei vari dicasteri: fu reso possibile, da un lato dallapplicazione dei principi costituzionali
concernenti lattivit amministrativa; dal lato opposto dalla sottrazione, pur modesta, di competenze gi
appartenenti ai singoli ministri che vennero attribuite al neo-istituito ruolo della dirigenza.
Fu attuato il cosiddetto addomesticamento mediante la collocazione, almeno nei posti di maggiore
importanza dellamministrazione dello Stato e degli enti da questo controllati, di persone politicamente
legate ai partiti.
La riforma dellamministrazione pertanto questione costantemente oggetto di analisi e preoccupazioni.
Innanzitutto il legislatore si mosso nella direzione dellattuazione di norme e principi costituzionali in
materia amministrativa: legge sul proc. amministrativo e sulle autonomie locali, correlate rispettivamente
agli artt. 97 e 128 della Cost.. Inoltre il legislatore ha introdotto una distinzione marcata tra indirizzo politico
e gestione che emerge dal d.lgs 165/2001 e dalla normativa sugli enti locali. La maggior
responsabilizzazione della dirigenza si riflette altres sulla riforma del bilancio oggi articolato a livello statale
per programmi, aggregati di risorse finanziarie destinate al perseguimento di obiettivi strategici.
Le leggi cosiddette Bassanini uno, Bassanini-bis e Bassanini-ter costituiscono tre esempi di riforma la
cui attuazione ha determinato rilevanti modifiche dellattivit e dellorganizzazione amministrativa. Hanno
lo scopo di attuare un notevole decentramento di poteri, in quanto il legislatore ha inteso conferire molte
funzioni statali alle regioni e agli enti locali, riservando soltanto alcune e fondamentali materie allo Stato e
introducendo il principio di sussidiariet.
Alcuni tentativi di riforma e razionalizzazione non hanno avuto seguito; unincisiva riforma costituzionale
stata posta in essere con la l. cost. 3/2001 che ha modificato il titolo V della parte II della Cost.. Non pu non
essere citato il d. lgs 104/2010 che ha introdotto il codice del processo amministrativo e le numerose
manovre adottate per far fronte alla crisi economico-finanziaria, spesso con ricadute sullorganizzazione e
sullattivit amministrativa. Alla crisi economica si aggiunge quella delle istituzioni: risposta al riguardo
stata la disciplina per la lotta alla corruzione e allillegalit.
Radicale mutamento dovrebbe derivare dallimpiego dei nuovi strumenti legati allo sviluppo tecnologico e
dal conseguente potenziamento del c.d e-government nellambito dei rapporti con cittadini ed imprese.
Il codice dellamministrazione digitale, che prevede lindividuazione di un responsabile unico delle attivit
relative alla digitalizzazione, attribuisce ai cittadini numerosi diritti, tra cui quello di usare le tecnologie nei
rapp. con lamministrazione, di accedere agli atti per via telematica ed effettuare pagamenti in forma digitale.
Tra gli strumenti delle-government ricordiamo la posta elettronica certificata, la presenza di gestori Pec
attribuisce garanzia certificata dellinvio e della ricezione dei messaggi, assistiti da apposita ricevuta, nonch
del riferimento temporale. Ogni amministrazione pubblica rende noto sul proprio sito web istituzionale
almeno un indirizzo di pec cui il cittadino possa rivolgersi per trasmettere istanze e ricevere informazioni.
Ricordiamo inoltre la firma digitale, i documenti informatici, i siti internet, la carta didentit elettronica e
la carta nazionale dei servizi. Le comunicazioni di documenti tra le pubbliche amministrazioni avvengono
mediante lutilizzo della posta elettronica o in cooperazione applicativa; esse sono valide ai fini del
procedimento amministrativo una volta che ne sia verificata la provenienza.
Il d.l. 179/2012 promuove lagenda digitale italiana, anche come misura essenziale per la crescita del paese,
disciplinando, tra gli istituti, la Pec, la cartella medica digitale e la giustizia digitale e apportando numerose
modifiche al codice dellamministrazione digitale. Viene altres istituita lagenzia per lItalia digitale,
preposta alla realizzazione dellagenda. Di rilievo listituto del domicilio digitale: ogni cittadino pu
indicare
alla
PA
un
proprio
indirizzo
di
Pec,
quale
suo
domicilio
digitale.
Tutto questo si lega alla trasparenza, collocata infatti unapposita sezione denominata Amministrazione
trasparente al cui interno sono contenuti i dati, le informazioni e i documenti pubblicati ai sensi della
normativa vigente. Per sistema pubblico di connettivit si intende il sistema che ha la finalit di assicurare
il coordinamento informativo e informatico dei dati tra tutte le amministrazioni e promuovere lomogeneit
nellelaborazione e trasmissione dei dati stessi, finalizzata allo scambio e diffusione delle informazioni e alla
realizzazione di servizi integrati.
napoleonica, estremamente accentrata e rimase sostanzialmente immutato nel periodo della Restaurazione
come nelle esperienze liberali e borghesi successive, a conferma della presenza di una matrice autoritativa.
Per quanto attiene lItalia, dove gi nel 1859 si era completata la legislazione amministrativa piemontese,
dopo lunit nel 65, si uniform la legislazione relativa ai territori annessi ad opera delle c.d. leggi di
unificazione.
Occorre ora individuare i limiti del dir. Amministrativo:
Non appare giustificabile l'inclusione nel diritto amministrativo in senso proprio, dell'attivit giurisdizionale
posta in essere da organi soggettivamente non appartenenti alla pubblica amministrazione. Proprio perch
esercitano giurisdizione questi organi godano di indipendenza che inammissibile negli organi
amministrativi
svolgenti
esclusivamente
attivit
amministrativa.
Negli Stati a regime amministrativo l'attivit della pubblica amministrazione non si esaurisce nella sola
attivit di diritto pubblico, si assiste infatti all'espansione dell'attivit di diritto privato della pubblica
amministrazione stessa; cos l'attivit amministrativa pu essere esercitata da soggetti pubblici tanto nelle
forme
di
diritto
pubblico
quanto
nelle
forme
del
diritto
privato.
L'attivit amministrativa ha subito nel tempo notevoli variazioni in relazione al profondo mutamento
dell'atteggiarsi dei rapporti tra attivit amministrativa dovuto alla riportata vicenda della trasformazione dello
Stato monoclasse in Stato pluriclasse. Pertanto si evidenziano un accentuato interventismo in campo
economico per la proliferazione in modo atipico delle persone giuridiche che in esso operano e una pi
ampia utilizzazione del diritto privato, quale strumento di normale impiego anche per la pubblica
amministrazione.
Occorre chiedersi se la normazione concernente gli atti di diritto privato della pubblica amministrazione
possa essere attratta nel diritto amministrativo. La risposta negativa: i principi che regolano la relativa
attivit sono proprii del diritto privato. Opposta conclusione va formulata per le norme che riguardano
l'attivit amministrativa preordinata alla formazione della volont contrattuale dell'amministrazione.
L'articolo uno comma uno bis, l. 241/1990 dispone che la pubblica amministrazione nell'adozione di atti di
natura non autoritativa agisce secondo le norme di diritto privato salvo che la legge disponga diversamente.
La norma, sembra:
- consentire che l'azione amministrativa sia retta da norme di diritto privato e non soltanto che
l'amministrazione usi strumenti privatisti, come naturale che faccia in quanto soggetto dotato di capacit di
diritto privato.
- individuare nel carattere dell'autoritativit la linea di demarcazione tra attivit amministrativa retta dal
diritto amministrativo e attivit retta dal diritto privato.
- limitare l'area dell'applicazione del diritto privato al settore degli atti non autoritativi ove, l'amministrazione
agisce con la capacit di diritto privato senza limiti connessi alla tassativit dei poteri.
- configurare il diritto privato come la regola dell'attivit che si esplica mediante atti non autoritativi senza
che risultino necessarie ulteriori prescrizioni normative.
- riservare, a contrario, l'applicazione delle norme di diritto pubblico all'area degli atti autoritativi in coerenza
con il principio di legalit che verr analizzato nel corso del capitolo due senza alcuna intromissione del
diritto privato.
La norma probabilmente ispirata a un favor nei confronti del diritto privato, che aprirebbe la via a un
rapporto di parit tra amministrazione e cittadino: si tratta di idea errata; piuttosto l'insussistenza, in
concreto e a monte di questi rapporti nei confronti dell'amministrazione che dovrebbe spingere verso
applicazioni di garanzie pubblicistiche. La rilevanza della disposizione dipende ovviamente
dall'interpretazione dell'inciso 'salvo che la legge disponga diversamente' e del concetto autoritativit.
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La tesi secondo cui autoritativi sarebbe solo i provvedimenti limitativi della sfera del privato, non convince.
sufficiente osservare quanto dispone il comma 1-ter: i soggetti privati preposti allesercizio di attivit
amministrative assicurano il rispetto dei criteri e dei principi cui al co. 1, con un livello di garanzia non
inferiore a quello cui sono tenute le PA in forza delle disposizioni di cui alla presente legge; a sua volta il
co.1 stabilisce: lattivit amministrativa persegue i fini determinati dalla legge ed retta da criteri di
economicit, efficacia, imparzialit, pubblicit e trasparenza, secondo le modalit previste dalla presente
legge e dalle altre disposizioni che disciplinano singoli procedimenti, nonch dai principi dellordinamento
dellUE. Dal combinato disposto di queste norme deriva che lattivit dei privati qui considerati soggetta
ai principi del procedimento amm. e a quelli di trasparenza e pubblicit: sarebbe insostenibile ritenere che
questi principi vincolino lattivit amministrativa ove svolta dai privati e non quella dellamministrazione.
Potrebbe essere che la disposizione di cui al comma 1-bis venga applicata in senso pi riduttivo. Potrebbe
cio essere considerata come norma che, pur consentendo di utilizzare strumenti privatistici per realizzare
finalit di interesse pubblico, non elimina la necessit di un procedimento di formazione della volont
amministrativa che rispetti i vincoli pubblicistici, secondo il modello dellevidenza pubblica. In tal modo,
lapplicazione del diritto privato e luso di strumenti privatistici saranno probabilmente temperati da garanzie
a esso estranee e creando in realt un diritto speciale dellamministrazione. La tesi secondo cui il comma 1bis intenda in realt riferirsi alluso di strumenti privatistici e non gi, pi in generale, allimpiego di norme
privatistiche, sembra forse la pi ragionevole.
Una seconda ed opposta ipotesi interpretativa quella che ritiene che tutti i poteri amministrativi siano
autoritativi: la norma sancirebbe lovvio, in quanto se latto non autoritativo ci significa che manca il
provvedimento perch non ricorre un potere ed naturale che lamministrazione agisca come un privato; la
disposizione, dunque, troverebbe in tal modo applicazione nei casi in cui lamministrazione non eserciti
poteri conferiti dalla legge. comunque possibile che si registri la tendenza ad allargare larea della non
autoritativit, per annettervi tutti gli atti che producono effetti ampliativi della sfera giuridica del privato.
Pure se interpretato in questo senso, lart 1, co.1-bis, suscita comunque perplessit. Va aggiunto che la
stessa l. 241/1990 a dettare una diversa disciplina per i procedimenti relativi a provvedimenti ampliativi,
sicch parrebbe operare la deroga di cui al comma 1-bis: basti pensare sul preavviso di diniego e silenzio
assenso relativi ai procedimenti ad iniziativa di parte. In altri termini, ove si ritenesse che la clausola salvo
che la legge disponga diversamente sia soddisfatta per il solo fatto di trovarsi al cospetto di una disciplina
pubblicistica dellattivit, le norme prima citate comporterebbero lo svuotamento dellart 1, c. 1-bis,
l.241/1990.
Disciplinata in parte dal codice civile poi lattivit amministrativa che determina, o concorre a determinare,
la costituzione di status, di capacit, di rapporti di diritto privato, ad esempio mediante trascrizioni,
registrazioni,
documentazioni
(c.d.
amministrazione
pubblica
del
diritto
privato).
Negli ultimi decenni molti reati sono stati depenalizzati per diventare illeciti amministrativi, pur essendo
rimasta immutata la relativa fattispecie. Inoltre in passato si molto discusso sulla distinzione tra diritto
amministrativo e altri rami del diritto, senza per altro raggiungere risultati soddisfacenti; data la vastit
raggiunta dal diritto amministrativo, lo si intende speciale, pertanto in esso rientrano anche parte del diritto
regionale, quello degli enti locali, quello urbanistico, il diritto pubblico delleconomia, il diritto sanitario, il
diritto dellenergia, o magari altri settori che possono essere ritenuti meritevoli di approfondimento.
Da sempre la principale questione riguarda il diritto costituzionale, cui sono state dedicate molte indagini,
tutte fondate sulla frase di Pellegrino Rossi che tutti i rami del diritto trovano, nel diritto costituzionale, i loro
titres de chapitre. Ci vuol dire che ci sono parti dei due diritti che condividono i medesimi principi.
rivisitazione di alcuni settori del diritto pubblico. Da parte sua il realismo giuridico, caratterizzato
dallabbandono dellapriorismo teorico, della teoria fine a s stessa e delle sue derivazioni del teoreticismo e
del formalismo, dello spirito di geometria e delle pretese di unit ad ogni costo, si contrappone alla corrente
del formalismo giuridico. Tuttavia, ancora oggi, il diritto amministrativo presenta un materiale legislativo
sparso e disorganico, troppo spesso legato a circostanze occasionali e al perseguimento di interessi settoriali,
mentre talvolta lacunoso e contraddittorio nei principi. Si tratterebbe quindi di aggiornare i concetti
elaborati nel passato, che appaiono ancora oggi irrinunciabili. Daltro lato per bisogna osservare che il
metodo giuridico appare oggi meno soddisfacente che in passato, in quanto troppo ancorato per la sua stessa
origine a schemi privatistici.
Il sempre maggior collegamento tra fattori economici, sociologici e anche politici con la disciplina
dell'attivit amministrativa, imponga alla scienza del diritto amministrativo odierna la conoscenza e
l'utilizzazione di nozioni extragiuridiche necessarie per la comprensione della realt oggetto di analisi. Le
nozioni appartenenti a discipline non giuridiche, la cui utilizzazione imposta dalla necessit di descrivere e
penetrare la realt, in vista della quale il diritto posto e sulla quale viene a sua volta ad incidere, non vanno
confuse, a pena di gravi mutamenti della ricerca, con il diritto amministrativo. D'altra parte la PA oggetto
di studi da parte di cultori di discipline non giuridiche. Tra le scienze extra giuridiche che vantano
collegamenti con il diritto amministrativo, la scienza dell'amministrazione ha assunto una posizione di
rilievo.
La scienza del diritto amministrativo deve confrontarsi con alcuni dati che vanno messi in evidenza. In primo
luogo non esiste soltanto il potere statale, ma sussistono anche altri poteri, essi devono per sempre
rapportarsi all'ordinamento generale e quindi il loro studio giuridico permane nell'ambito del diritto di un
medesimo ordinamento generale. In secondo luogo il diritto amministrativo sempre pi spesso diritto
prodotto dalle fonti comunitarie. In terzo luogo le aree di privilegio dello Stato stanno progressivamente
restringendosi e risultano occupate dal diritto comune, secondo un processo che tende ad avvicinare gli
ordinamenti continentali a quello anglosassone, ma che non assolutamente univoco, nel senso che dalla
matrice del diritto comune talora scaturisce una disciplina impregnata dei tipici elementi pubblicistici.
L'autoritariet non pare per destinata a soccombere e dunque il diritto speciale in questo senso dovr pur
sempre permanere.
La disciplina europea ha introdotto un nuovo modello di potere pubblico(le autorit indipendenti), una nuova
funzione(quella regolativa dei mercati) e ha accentuato la rilevanza del mercato e della tutela dei
consumatori. A Nizza stata proclamata la Carta dei diritti fondamentali dellUnione europea, che
riafferma diritti gi riconosciuti dalla giurisprudenza comunitaria. Il 18 giugno 2004 a Bruxelles stato
approvato il testo finale della Costituzione europea, anche se il processo di ratifica degli stati ha subito un
brusco arresto a seguito del rifiuto espresso nel giugno 2005 da Francia e Olanda. Quindi successivamente si
deciso di adottare il Trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1 dicembre 2009 che ha modificato sia il
Trattato sullUnione, sia il Trattato che istituisce la comunit europea. Il trattato disegna lunione come un
ordinamento unitario e facendo riferimento a quanto detto finora, da un punto di vista interno, uninfluenza
crescente, con riferimento ad alcuni settori del diritto amministrativo destinata a produrre la Convenzione
europea per la salvaguardia dei diritti delluomo e delle libert fondamentali. La corte costituzionale si
pronunciata sulla posizione della CEDU nel nostro ordinamento, riconoscendo alle disposizioni della stessa
un valore di "norme interposte". Tuttavia nel 2011 in risposta ai tentativi del 2007 di operare una
comunitarizzazione della CEDU, la corte costituzionale ha ribadito che anche dopo il trattato di Lisbona
quest'ultima svolge un ruolo solo strumentale all'individuazione dei principi generali stabiliti dal diritto
dell'unione e non diviene direttamente operante negli ordinamenti nazionali degli Stati membri.
Il diritto amministrativo comunitario in senso proprio soltanto quello avente ad oggetto
l'amministrazione comunitaria. Esso, derivando anche dall'elaborazione e dalla sintesi del diritto dei paesi
membri, pu trasformarsi in uno strumento di circolazione di modelli giuridici.
Per amministrazione comunitaria si intende l'insieme degli organismi e delle istituzioni dell'Unione
Europea cui affidato il compito di svolgere attivit sostanzialmente amministrativa e di appena emanare atti
amministrativi. Il moltiplicarsi dei compiti dell'Unione Europea impone lo sviluppo dei raccordi tra
istituzioni europee e amministrazioni nazionali e induce quindi ad una modifica delle competenze di questi
ultimi e delle loro organizzazioni. Nell'ambito del diritto dell'unione europea di estremo rilievo il principio
di sussidiariet, che presenta due facce, una garantista, a favore del decentramento e dei poteri locali e l'altra
viceversa, pu agevolare processi di decentramento a favore del livello di governo superiore, consentendo a
quest'ultimo di agire anche aldil delle competenze ad esso attribuite formalmente. Costituisce un vera e
propria regola di riparto delle competenze tra Stati Membri e Unione nei settori di competenza non esclusiva
dell'Unione.
La presenza dellamministrazione dellUnione determina un mutamento del ruolo delle amministrazioni
nazionali, le quali sono spesso chiamate a svolgere compiti esecutivi delle decisioni adottate
dallamministrazione comunitaria; in altre ipotesi il ruolo delle amministrazioni italiane istruttorio o
preparatorio nellambito di procedimenti che si svolgono in una fase nazionale e in quella comunitaria.
Ci determina una complicazione del procedimento amministrativo, nel senso che si assiste alla
partecipazione ad esso sia delle amministrazioni italiane, sia di quella comunitaria, che emana latto finale
destinato ad avere effetti per i cittadini; situazione che crea dubbi e incertezze in ordine al giudice a cui deve
rivolgersi il privato che si ritenga leso nellazione procedimentale. Il fenomeno in esame pare rievocare
limmagine dellamministrazione nazionale come potere esecutivo, piuttosto che soggetto chiamato ad
operare scelte in vista di poteri pubblici; lanalisi dei rapporti tra amministrazione nazionale e
amministrazione dellUnione consente di individuare ulteriori problemi: cosa si intenda per esecuzione del
diritto dellUnione europea, indicare poi quali atti devono essere eseguiti dallamministrazione comunitaria e
individuare inoltre
quale
organo
sia titolare
della funzione esecutiva
comunitaria.
In primis lattuazione riguarda sia gli atti comunitari puntuali e concreti, sia gli atti normativi. Lesecuzione
di molte decisioni spetta alle amministrazioni nazionali, sicch manca una funzione esecutiva-attuativa
comunitaria. Anche lattuazione di regolamenti e direttive spetta agli stati membri che agiscono adottando
atti legislativi e amministrativi. Importante distinguere tra esecuzione in via diretta ed esecuzione in via
indiretta, che avviene cio avvalendosi della collaborazione degli stati membri. La prima, invece, si
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caratterizza per le funzioni svolte direttamente dallUnione, il che determina un conseguente aumento delle
dimensioni organizzative dellapparato amministrativo che a essa fa capo; la Commissione si avvale quindi
di apparati esecutivi, uffici, comitati creati e sviluppati mediante decisioni ad hoc.
Difficile spiegare cosa si intenda per amministrazione dellUnione, poich lindividuazione di un potere
esecutivo si scontra con la difficolt di separare nettamente i compiti del Consiglio da quelli della
Commissione. Tuttavia in linea di massima si pu affermare che la soluzione esecutiva esercitata dalla
Commissione, essendo distribuite le funzioni normative e amministrative tra Consiglio e Commissione.
Anche il diritto sovranazionale gioca un crescente ruolo allinterno del nostro contesto giuridico.
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CAP. II
ORDINAMENTO GIURIDICO E AMMINISTRAZIONE:
LA DISCIPLINA COSTITUZIONALE
1.
Con il termine ordinamento giuridico generale si indica lassetto giuridico e linsieme delle norme
giuridiche che si riferiscono ad un particolare gruppo sociale.
Ai fini dello studio del diritto amministrativo, quel che interessa la concezione istituzionale del
diritto la quale pone lequivalenza tra ordinamento giuridico e istituzione intesa come ente o corpo
sociale(Santi Romano) e concepisce il diritto non gi come semplice norma o complesso di norme
ma come organizzazione di un ente sociale. Tale teoria appare applicabile a un diritto ,come quello
amministrativo, disomogenero e caratterizzato da principi non scritti, sancendo inoltre la negazione
della statualit del diritto
Compito essenziale dellordinamento generale quello di fornire soluzioni ai conflitti di interesse che
possano sorgere tra gli stessi , riconoscendo o attribuendo loro possibilit di azione. Pertanto
lamministrazione non altro che uno dei tanti soggetti dellordinamento. A loro volta ,alcuni tra i soggetti
giuridici gi riconosciuti possono dar vita ad ordinamenti guridici derivati, con una propria normazione non
necessariamente riconosciuta dall'ordinamento generale. (Es universit, accademie, governi locali, sindacati.)
2.
La Costituzione si occupa dellamministrazione nella sez. II del titolo III della parte seconda, nella sez. I
art. 95 e ss. , negli artt. 5, 28, 52 e 114 . Di rilievo sono poi gli articoli che interessano la materia dei pubblici
servizi( 32, 33, 38, 41 ecc), la responsabilit(art. 28) e le altre disposizioni comunque applicabili
allamministrazione.
Dal quadro costituzionale emergono diversi modelli di amministrazione, nessuno dei quali pu essere
considerato principale :
art 98 ai sensi del quale la p.a. pare in primo luogo direttamente legata alla collettivit nazionale, al cui
servizio i suoi impiegati sono posti,
1)
lart. 5 che caratterizza il modello del decentramento amministrativo e la promozione delle
autonomie locali, capaci di esprimere un proprio indirizzo politico-amministrativo.
2)
lart. 97 che contiene una riserva di legge e mira a sottrarre lamministrazione, regolata dalla legge,
al controllo politico del governo, rendendola indipendente e che si legittima per la sua imparzialit ed
efficienza. Tale articolo pone dei limiti anche al legislatore il quale pu incidere sullamministrazione
soltanto dettando regole per la disciplina della sua organizzazione.
3)
Autonomie funzionali
Ai sensi dellart. 95 il Governo, assieme al Parlamento, esprime un indirizzo, qualificato come politicoamministrativo (politico: complesso di manifestazioni di volont in funzione del conseguimento di un fine
unico , amministrativo : prefissione di obiettivi dell'azione amministrativa).
Lordinamento fa anche riferimento allindirizzo politico- amministrativo svolto dagli organi di governo
delle varie amministrazioni, caratterizzato dalla definizione di obiettivi, priorit, piani, programmi e
direttive generali per lazione amministrativa e per la gestione''.
Lart. 2 , c. 1 l. 400/88 attribuisce al Consiglio dei ministri il compito di determinare , in attuazione della
politica generale del governo, lindirizzo generale dellazione amministrativa, mentre il d.lgs. 165/01
attribuisce agli organi di governo lindirizzo politico-amministrativo.
Il momento amministrativo non dunque totalmente estraneo dal governo, punto d'incontro tradizionale il
ministro, organo politico e amministrativo.
3. La separazione tra indirizzo politico e attivit di gestione.
E lordinamento stesso che introduce una tendenziale distinzione tra politica e amministrazione, soprattutto
in occasione della disciplina dellorganizzazione del lavoro presso le pubbliche amministrazioni, (d.lgs.
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Il principio di responsabilit
enunciato dallart. 28 Cost. a tenore del quale: I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici
sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali,civili e amministrative, degli atti compiuti in
violazione di diritti. In alcuni casi la responsabilit civile si estende allo Stato e agli enti pubblici.
Il principio di legalit
esprime lesigenza che lamministrazione sia soggetta alla legge e si applica a qualsivoglia potere pubblico,
in quanto la legge, espressione della volont generale, si pone alla base di tutte le manifestazioni pubbliche
dellordinamento.
Nel nostro ordinamento giuridico convivono pi concezioni di tale principio :
a) pu essere considerato nei termini di non contraddittoriet dellatto amministrativo rispetto alla legge.(
preferenza della legge) Es. i regolamenti amministrativi non possono contenere norme contrarie alle
disposizioni di legge.
b) Il principio di legalit formale esprime lesigenza che lazione amministrativa abbia uno specifico
fondamento legislativo, impostando il rapporto tra legge e amministrazione nel senso di vietare a
questultima di contraddire la legge ma anche di dover agire nelle ipotesi ed entro i limiti fissati dalla legge
che attribuisce il potere. In questa accezione suscita diversi dubbi il riconoscimento di poteri impliciti in capo
all'amministrazione. Si applica ad alcuni atti normativi, quali regolamenti ministeriali.
c) Per quanto riguarda i provvedimenti amministrativi questi devono rispettare altres il principio di legalit
sostanziale, inteso nel senso che lamministrazione deve necessariamente agire non solo entro i limiti di
legge ma anche in conformit della disciplina sostanziale posta dalla legge stessa, la quale incide anche sulle
modalit di esercizio dellazione. Questa concezione si ricava dalle ipotesi in cui la Costituzione prevede una
riserva di legge, che riguarda il rapporto tra Cost., legge e amministrazione, imponendo la disciplina
legislativa di una data materia e delimitando lesercizio del potere normativo spettante allesecutivo.
Il principio di legalit attiene al rapporto tra legge ed attivit complessiva della p.a. anche quella non
normativa: il mancato rispetto del principio in questione determina lillegittimit dellazione amministrativa.
Il principio di legalit in senso sostanziale ripropone la difficolt di contemperare due esigenze diverse: da un
lato, quella di garantire e di tutelare i privati, che richiede una disciplina legislativa che penetri allinterno
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della sfera del potere amministrativo, dallaltro quella di lasciare spazi adeguati dazione
allamministrazione.
In ragione del fatto che il potere si concretizza nel provvedimento si comprende perch il principio di legalit
si risolva in quello di tipicit dei provvedimenti amministrativi: se lamministrazione pu esercitare i soli
poteri autoritativi attribuiti dalla legge, essa pu emanare soltanto i provvedimenti stabiliti in modo tassativo
dalla legge stessa.
Il principio di legalit richiamato dallart. 1 , l. 241/90 ai sensi del quale lattivit amministrativa persegue
i fini determinati dalla legge ed retta da criteri di economicit, di efficienza, di pubblicit e di trasparenza
secondo le modalit previste dalla l. 241/90, nonch dai principi dellordinamento comunitario. Il c. 3
chiarisce che il rispetto di tali principi va assicurato anche dai soggetti privati preposti allesercizio
dellattivit amministrativa.
Per quanto riguarda gli atti di natura non autoritativa , la legge stabilisce che l'amministrazione agisce
secondo le norme di diritto privato, salvo che la legge non disponga diversamente. L'art 21-octies l
241/1990 evidenzia che il mancato rispetto di alcune regole dell'agire amministrativo pu divenire irrilevante
sotto il profilo dell'annullabilit dell'atto.
Nei rapporti tra legge e attivit amministrativa, occorre altres richiamare il principio del giusto
procedimento, elaborato dalla Corte Cost. ed avente la dignit di principio generale dellordinamento,
mettendo i privati in condizione di esporre le proprie ragioni sia a tutela del proprio interesse,sia a titolo di
collaborazione nell'interesse pubblico.
Il principio di imparzialit
Lart. 97 pone espressamente due principi relativi allamministrazione: il principio di imparzialit e di buon
andamento, che la norma sembra riferire allorganizzazione amministrativa.
Dottrina e giurisprudenza hanno affermato la natura precettiva e non semplicemente programmatica della
norma costituzionale, la quale pone una riserva di legge. Pertanto dottrina e giurisprudenza hanno affermato
lapplicabilit diretta dei due principi in esame allorganizzazione come allattivit amministrativa.
Il concetto di imparzialit, in negativo, esprime il dovere dellamministrazione di non discriminare la
posizione dei soggetti coinvolti dalla sua azione nel perseguimento degli interessi affidati alla sua cura. Il
principio postula un comportamento attivo volto alla realizzazione di un assetto imparziale dei rapporti.
Limparzialit impone innanzitutto che lamministrazione sia strutturata in modo da assicurare una
condizione oggettiva di aparzialit.
Applicazioni di tale principio, che si rivolge sia al legislatore che allamministrazione( riserva di
organizzazione), sono la posizione dei pubblici impiegati , i quali sono al servizio esclusivo della nazione
(art. 98), lobbligo di astensione sussistente in capo ai titolari dei pubblici uffici allorch debbano decidere
questioni alle quali essi siano interessati.
Strettamente connesso all'imparzialit il principio delle predeterminazione dei criteri e delle modalit cui
le amministrazioni si debbono attenere nelle scelte successive, che consente di verificare la rispondenza delle
scelte concrete ai criteri che l'amministrazione ha prefissato (''autolimite''). Il principio pare in via primaria
rivolto ad assicurare la trasparenza dellattivit amministrativa.Ma non sempre l'azione dell'amministrazione
tale da consentire un confronto con altre situazioni analoghe, in tali ipotesi il principio di imparzialit
postula qualcosa di differente: esso attiene alla decisione in s considerata piuttosto che all'attivit
complessiva dell'amministrazione e pu tradursi in una serie di regole specifiche dell'azione la cui
ottemperanza garantisce un'attivit imparziale sul piano sostanziale quando vi sia spazio per l'adozione di
una scelta.
Concludendo si ribadisce che, proprio perch lamministrazione parte, e dunque agisce in vista di un
interesse in grado di prelevare, quello pubblico, occorre che la sua attivit sia sottoposta ad un principio,
quello di imparzialit, il quale garantisca che il suo agire come parte risulti da un lato sottratto alle deviazioni
indebite, dallaltro ragionevole.
Il principio del buon andamento
Enunciato dallart. 97 Cost., impone che lamministrazione agisca nel modo pi adeguato e conveniente
possibile.
Applicazioni di tale principio si rinvengono nella disciplina del lavoro presso le p.a. in tema di razionale
distribuzione del personale nelle carriere e della corrispondenza tra livello retributivo e qualifica esercitata;
13
nellambito del procedimento amministrativo va richiamato il criterio di non aggravamento di esso se non
per straordinarie e motivate esigenze imposte dallo sviluppo dellistruttoria.
Il principio va riferito alla p.a. nel suo complesso, non al funzionario ma allente.
I criteri di efficacia, economicit, efficienza, pubblicit e trasparenza. La lotta alla corruzione e
all'illegalit.
Accanto ai principi tradizionali di buon andamento e di imparzialit, lamministrazione deve oggi attenersi
anche ai criteri di economicit, efficacia, efficienza, pubblicit e trasparenza.
Molti di essi sono contemplati dallart. 1 della l. 241/90 secondo cui lattivit amministrativa persegue i
fini determinati dalla legge ed retta da criteri di economicit, di efficienza, di pubblicit e di trasparenza
secondo le modalit previste dalla presente legge e da altre disposizioni che disciplinano i singoli
procedimenti, nonch dai principi dellordinamento comunitario. Si noti che anche i principi comunitari
reggono lattivit amministrativa.
Essi costituiscono la traduzione di principi costituzionali, diventando veri e propri parametri giuridici
dellattivit e dellorganizzazione amministrativa.
Il criterio di efficienza indica il rapporto tra i risultati ottenuti e le risorse impiegate, e al fine di conseguire
maggiore efficienza le amministrazioni incentivano luso della telematica nei rapporti interni e in quelli con i
privati.
Il criterio di efficacia indica il rapporto tra risultati ottenuti e obiettivi prefissati. Secondo il d.lgs. 150/2009
l'efficacia si valuta attraverso la determinazione di standards e obiettivi, e da qui la misurazione e valutazione
della performance. Il criterio di efficienza, di efficacia e, pi in generale, la nozione stessa di buon
andamento, sembrano destinati a essere rispettivamente valorizzati e rivisitati alla luce del principio
costituzionale di equilibrio di bilancio: esso, infatti, imponendo di tener conto dell'interesse prioritario al
rispetto di un equilibrio economico complessivo, vincola le amministrazioni ad usare nel modo pi efficiente
le risorse disponibili per conseguire con efficacia gli obbiettivi pubblici e offre un parametro di riferimento
ulteriore al concetto di buon andamento.
I criteri di pubblicit e trasparenza possono essere riferiti sia allattivit che allorganizzazione, e
costituiscono applicazione del principio di imparzialit. I due concetti appaiono simili. La trasparenza
concerne solo quei dati espressamente indicati dal legislatore, mentre la pubblicit si riferisce a tutto lo
spettro dell'amministrazione e ell'organizzazione amministrativa.
Ad essi vanno ricondotti molteplici istituti, tra cui il diritto daccesso, la pubblicit degli atti, lobbligo di
motivazione dei provvedimenti amministrativi, listituto degli uffici di relazione con il pubblico, la figura del
responsabile del procedimento.
La legislazione valorizza gli strumenti digitali per la disponibilit, la gestione, laccesso, la trasmissione , la
conservazione delle informazioni.Ai sensi dellart. 12 del d.lgs. 82/05, infatti, le p.a., nellorganizzare
autonomamente la propria attivit, utilizzano le tecnologie dellinformazione e della comunicazione per la
realizzazione degli obiettivi di efficienza, efficacia, economicit, imparzialit, semplificazione e
partecipazione.
Una tematica trasversale che intercetta legalit , trasparenza e responsabilit quella della strategia volta a
contastare il fenomeno della corruzione nelle amministrazioni. Si tratta di misure molto diverse tra loro
delineate nella l.190/2012 , in attuazione all'art 6 della Convenzione dell' ONU. Tale disciplina parte dal
pressuposto che la corruzione dilaga dove non c' trasparenza e etica nei comportamenti i dipendenti e
dirigenti e pu essere contrastata con misure che incrementino questi due valori mediante :
1)
azioni amministrative
2)
strumenti repressivi, di controllo
3)
insime di obblighi e divieti
in particolare :
a) art 54 bis dlgs 165/2001 dispone che fuori dai casi di responsabilit a titolo di calunnia o diffamazione ,il
pubblico dipendente che denuncia non pu essere sanzionato , licenziato o sottoposto ad una misura
discriminatoria , aventi effetti sulle condizioni di lavoro per motivi collegati alla denuncia.
b) disciplina sul conflitto d'interessi ; il responsabile del procedimento e i titolari ddi uffici competenti ad
adottare pareri , devono astenersi in caso di conflitto d'interessi , segnalando ogni situazione di conflitto
anche potenziale.
c)disciplina arbitrati ; ai magistrati vietata ,pena la decadenza dagli incarichi e la nullit degli atti compiuti ,
la partecipazione a collegi arbitrali o l'assunzione di incarico di arbitro unico. L 'amministrazione stabilisce
14
obblighi di pubblicazione di dati . Si tratta di una lunga elencazione , la cui pubblicazione deve
avvenire nel sito istituzionale e mantenuta per un periodo di 5 anni dal 1 gennaio dell'anno successivo a
quello da cui decorre l'obbligo di pubblicazione e comunque finche produce effetti. Deve essere garantita
anche la qualit dei dati
l'accesso civico : diritto attivabile dal cittadino ad ottenere dati e informazioni, indipendentemente
dal fatto che sussista un particolare interesse qualificato.
Per quanto concerne le sanzioni l'eventuale violazione comporta responsabilit per danno all'immagine e
responsabilit dirigenziale . evidente che tutta questa disciplina improntata sulla trasparenza entra in
contrasto con la riservatezza, per cui sono previste due regole generali. Innanzitutto le pubbliche
amministrazioni provvedono a rendere non intellegibili i dati sensibili e giudiziari la cui conoscenza non
risulti indispensabile alla finalit della trasparenza. In secondo luogo le pubbliche amministrazioni
provvedono a rendere intellegibili i dati personali non pertinenti. Resatno fermi i limiti circa la diffusione di
dati relativi allo stato di salute e alla vita sessuale.
I principio di azionabilit delle situazioni giuridiche dei cittadini nei confronti della p.a.
Lart. 24, 1 c. stabilisce che tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi
legittimi, mentre lart. 113 cost. dispone che contro gli atti della p.a. sempre ammessa la tutela
giurisdizionale dei dei diritti e degli interessi legittimi dinnanzi agli di giurisdizione ordinaria o
amministrativa.
Tale disciplina esprime lesigenza che ogni atto della p.a. possa essere oggetto di sindacato da parte di un
giudice e che tale sindacato attenga a qualsiasi tipo di vizio di legittimit: si tratta del principio di
azionabilit delle situazioni giuridiche dei cittadini nei confronti dellamministrazione e del principio di
sindacabilit degli atti amministrativi. La norma non impedisce lemanazione delle c.d. leggi provvedimento,
leggi che hanno contenuto puntuale e concreto alla stessa stregua dei provvedimenti amministrativi, contro le
15
quali il cittadino non pu ottenere una tutela giurisdizionale delle proprie situazioni giuridiche davanti il
G.A. o il G.O., potendo la legge provvedimento essere sindacata soltanto dalla Corte Costituzionale, alla
quale non possibile proporre direttamente ricorso da parte dei soggetti privati.
A questo proposito emerge il problema della riserva di amministrazione: ci si deve chiedere cio se esista un
ambito di attivit riservato esclusivamente alla p.a, ma l'idea di una riserva di funzione amministrativa nei
confronti del legislativo sembra stridere con tutta una serie di principi, tra cui quello di preferenza della
legge.
Una legge che disponesse in modo puntuale e concreto una situazione caraterizzata dalla presenza di pi
interessi di cui occorre effettuare una valutazione e ponderazione, violerebbe il principio di imparzialit cui il
legislatore vincolato in tema di attivit amministrativa.
Dall'art 97 si evince anche che la legge debba astenersi dall'intervenire in concreto nelle scelte, perch
sottrarrebbe il momento della ponderazione degli interessi, tipica della p.a.
Un ulteriore principio dellordinamento dettato con riferimento allallocazione delle funzioni amministrative
il principio di sussidiariet, nel senso di attribuzione di funzioni al livello superiore di governo esercitabili
soltanto nellipotesi in cui il livello inferiore non riesca a curare gli interessi ad essi affidati.
Esso stato dapprima previsto a livello comunitario in relazione ai rapporti Unione Stati membri(ex art. 5
Trattato C.E.). Correlato a tale principio quello espresso dallart. 5 Cost. in materia di decentramento
amministrativo, termine con il quale si indica la dislocazione dei poteri tra soggetti e organi diversi e assurge
a regola fondamentale dellorganizzazione amministrativa.
Il decentramento un fenomeno organizzativo che pu assumere forme diverse:
burocratico che comporta soltanto il trasferimento di competenze da organi centrali a organi
periferici di uno stesso ente. Implicherebbe la responsabilit esclusiva degli organi locali nelle materie di
16
propria competenza e l'assenza di un rapporto di rigida subordinazione con il centro. In realt nel nostro
ordinamento gli organi locali dello stato continuano ad essere legati a quelli centrali da rapporti di
subordinazione. Nb (la presenza di organi statali locali realizza un deconcetrazione nellambito di
un'amministrazione statale che resta accentrata).
autarchico che comporta laffidamento, ad enti diversi dallo Stato, del compito di soddisfare la cura
di alcuni bisogni pubblici. Questultimo pu essere previsto a favore degli enti locali, consentendo cos che
la cura di interessi locali sia affidata a enti esponenziali di collettivit locali, ovvero a favore di altri enti (
c.d. decentramento istituzionale).
In particolare la l. 59/97, art. 1, c. 2 ha attribuito al Governo la delega per conferire agli enti locali e alle
regioni tutte le funzioni e i compiti amministrativi relativi alla cura degli interessi e alla promozione dello
sviluppo delle rispettive comunit.., specificando che con il termine conferimento si intendono pi
fenomeni quali il trasferimento, la delega e lattribuzione di funzione e compiti. La delega stata esercitata
con il d.lgs. 112/98: a seguito di questo processo di conferimento di compiti e funzioni a regioni ed enti
locali, oggi lamministrazione italiana si configura dunque essenzialmente come regionale e locale. In
concomitanza con siffatto processo il legislatore ha iniziato a richiamare il principio di sussidiariet, il quale
annoverato dallart. 4 , l. 59/97 tra i principi e criteri direttivi cui deve attenersi la regione nel conferimento
a province, comuni ed enti locali delle funzioni che non richiedano lunitario esercizio a livello regionale.
Lart. 3 co. 5 T.U.E.L. prevede, inoltre, che comuni e province sono titolari di funzioni proprie e di quelle
conferite loro con legge dello Stato e della regione, secondo il principio di sussidiariet. Questultimo pu
essere inteso sia in senso verticale (relativamente cio alla distribuzione delle competenze tra centro e
periferia) ma anche orizzontale (nei rapporti tra poteri pubblici e organizzazioni della societ). Il cittadino,
da mero amministrato, viene considerato, oggi, come promotore della vita politica-amministrativa.
Levoluzione ora richiamata si inquadrava in un contesto costituzionale incentrato sulla centralit dello Stato
al quale era attribuita una competenza legislativa residuale, mentre,in virt del principio del parallelismo,le
regioni disponevano di competenze amministrative nelle medesime materie oggetto di potest legislativa.
Lapplicazione dellart. 5 cost., in chiave di valorizzazione del principio di sussidiariet, si scontrava con la
disciplina del titolo V, parte II, della Cost. Ci spiega la ragione per cui con la l. cost. 3/01 il titolo sia stato
incisivamente modificato, invertendo il precedente criterio stabilito per lindividuazione degli ambiti di
competenza legislativa tra lo Stato e la regione.
E stato cos costituzionalizzato il principio di sussidiariet, declinato sia in senso orizzontale che verticale.
Lart. 118 Cost. stabilisce infatti al 1 comma che le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni,
salvo che, per assicurarne lesercizio unitario, siano conferite a province, citt metropolitane, regioni e
Stato, sulla base dei principi di sussidiariet , differenziazione e adeguatezza. Il c.3 precisa '' Stato,regioni,
citt metropolitane, province e comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, per
lo svolgimento di attivit d'interesse generale, sulla base del principio di sussidiariet''. (es volontariato)
Il principio di sussidiariet richiamato inoltre dall'art 120 u.c. Cost e dalla legge 131/03.
7 . I principi costituzionali applicabili alla p.a. : leguaglianza, la solidariet e la democrazia.
Alla p.a., come agli altri soggetti pubblici, si applicano il principio di eguaglianza (art. 3) e di solidariet
(art 2) e il principio democratico ( art 1 e 52 )
Democratica (governo della maggioranza nel rispetto dei diritti delle minoranze) deve essere anche lazione
amministrativa, che deve concorrere alla realizzazione di una societ pi democratica, rimuovendo gli
ostacoli che impediscono la piena eguaglianza dei cittadini.
8. L'amministrazione nella Costituzione come << potere dello Stato>>.
Il principio della separazione dei poteri teorizzato da Montesquieu, non trova pi applicazione per diverse
ragioni :
1.
sono stati riconosciuti altri poteri accanto a quelli tradizionali
2.
mentre la funzione giurisdizionale solo statale, quella legislativa e amministrativa sono distribuite
anche ad atri soggetti
3.
accanto allo stato devono essere riconosciute anche le regioni
Tra i vari poteri pubblici possono sorgere conflitti diversi :
17
conflitti di attribuizione
conflitti di competenza: sorgono tra medesimi organi del medesimo potere (es tra organi stessa
amministrazione)
La Costituzione si occupa solo dei conflitti di attribuizione, affidando alla Corte costituzionale il compito di
risolverli (art 134 Cost)
L'art 134 attribuisce alla Corte costituzionale anche il compito di risolvere i conflitti di attribuizione tra Stato
e regioni e i conflitti tra regioni . Tali conflitti sono orginati dall'invasione da parte di un atto statale , non
avente valore di legge, della sfera di competenza assegnata dalla Costituzione ad una regione, ovvero
dall'invasione da parte di un atto regionale della sfera di attribuizione dello Stato ( generalmente atti
amministrativi ).
Il Presidente del consiglio dei ministri, il Consiglio dei ministri e il ministro di grazia e giustizia sono
competenti a sollevare il conflitto tra poteri.
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in cui operano, e quindi agiscono tendenzialmente nell'interesse di tutto il gruppo. Soltanto gli enti territoriali
possono essere titolari di beni demaniali, posti al servizio dell collettivit.
Gli enti pubblici non territoriali, pur esponenziali di gruppi sociali, sono altres accomunati in ragione del
perseguimento di interessi settoriali; a differenza degli enti territoriali, non perseguono interessi generali e
vengono detti enti monofunzionali.
consorziati. I consorzi sono obbligatori quando un rilevante interesse pubblico ne impone la necessaria
presenza.
La disciplina comunitaria: in particolare, gli organismi di diritto pubblico.
Il termine amministrazione comunitaria pu essere impiegato per indicare l'insieme degli organismi e delle
istituzioni dell'Unione europea cui affidato il compito di svolgere attivit sostanzialmente amministrativa e
di emanare atti amministrativi.
I temini pubblica amministrazione e pubblici poteri utilizzati dal trattato di Lisbona vanno interpretati
con riferimento al momento dell'esercizio di potest autoritative, nel senso che la deroga alla disciplina
generale ammessa nei casi in cui l'attivit svolta o l'impiego previsto siano caratterizzatati dall'autorit.
Opportuna risulta inoltre l'analisi che l'ordinamento comunitario riserva all'amministrazione in vista della
tutela della concorrenza del mercato: la pa condiziona la concorrenza in quanto a) soggetto che opera in un
regime particolare b) operatore che detiene una quota di domanda di beni e servizi assai rilevante.
L'amministrazione costituisce quindi un soggetto economico assai pericoloso nei confronti della concorrenza
sui mercati e del rispetto della parit degli operatori interessati. Le condizioni di concorrenza sono allora
create artificialmente in virt dell'imposizione di una serie di regole quali la non discriminazione, l'indizione
delle gare, la trasparenza delle operazioni concorsuali e cos via.
Organismo di diritto pubblico
Nozione di rilievo introdotta dall'ordinamento comunitario, si tratta di organismi:
a) istituiti per soddisfare specificamente bisogni di interesse generale
b) aventi personalit giuridica
c)la cui attivit finalizzata in modo maggioritario dallo stato
queste condizioni hanno carattere cumulativo
Il secondo insieme prevede che il consiglio di amministrazione pu altres proporre all'assemblea che i diritti
amministrativi previsti dallo statuto a favore delle stato o degli enti pubblici siano rappresentati da una
particolare categoria di azioni.
All'interno dei tipi di societ delineati dal cc, possiamo individuare vari modelli delineati dalla legge:
_ le societ a totale partecipazione pubblica regolate da leggi speciali possono venire accostate a societ che
risultano affidatarie di servizi in house senza necessit di una previa gara.
_ le societ miste affidatarie di servizi pubblici locali
_ le societ derivanti dal processo di privatizzazione.
La distinzione tra soc che svolgono attivit di impresa e quelle che svolgono attivit amministrative ripresa
sia in dottrina che in giurisprudenza: in ordine alle soc che svolgono attivit d'impresa, la giurisprudenza
ritiene compatibili l'interesse pubblico con lo scopo lucrativo che caratterizza le spa, queste soc sono
tendenzialmente sottoposte allo statuto delle soc private e alla giurisdizione del giudice ordinario. Le soc che
svolgono attivit amministrativa sono caratterizzate dalla presenza di una molteplicit di figure soggettive
che impediscono la configurazione di un modello unitario.
Vanno ancora ricordate le disposizioni, talune delle quali specificamente relative a comuni e province, che
hanno disciplinato profili differenti, del regime delle societ pubbliche, stabilendo obblighi di pubblicit, tetti
ai compensi degli amministratori o limiti al numero dei componenti del cda.
Con riferimento alla concorrenza, molto importante il concetto di affidamento in house, delineato dalla
giurisprudenza comunitaria.
In sostanza, si esclude che la disciplina sugli appalti trovi applicazione nei casi in cui tra amministrazione e
imprese sussista un legame tale per cui il soggetto non possa ritenersi distinto dal punto di vista
decisionale: quando l'alterit tra ente e soc svanisce, la struttura realizza la parte pi importante della propria
attivit con l'ente o con gli enti che la controllano (c.d. Vincolo di prevalenza) e l'ente pubblico esercita sulla
persona giuridica un controllo analogo a quello da esso esercitato sui propri servizi. In ragione di questo
controllo molto penetrante, la societ in house, ai fini della disciplina sugli appalti, va considerata come un
organismo di diritto pubblico.
Il legislatore italiano si preoccupato di regolare minuziosamente l'affidamento in house.
Al fine di comprendere il contesto attuale, si consideri che, al fine di mettere a gara l'affidamento del servizio
locale, le amministrazioni avevano tradizionalmente utilizzato lo schema societario pubblico non
necessariamente collimante con la relazione in house: questa tendenza era dunque destinata a confrontarsi
con i limiti comunitari dell'in house.
Alla luce di questo la corte di giustizia sostiene che i soci privati operativi, nelle societ miste, vengano scelti
con gara.
Per quanto attiene alla disciplina relativa alla dismissione delle partecipazioni azionarie nelle soc in cui sono
stati trasformati gli enti privatizzati, che incide sui poteri dell'azionista pubblico, accanto a limiti al possesso
azionario e al divieto della cessione della partecipazione, consentiva allo stato di mantenere poteri speciali
(golden share). In tal caso la giurisprudenza comunitaria ha progressivamente limitato i poteri speciali,
considerati come ostacolo alla circolazione dei capitali. La soc a partecipazione pubblica ha cos acquisito i
crismi di un modello peculiare. La disciplina vigente ha sancito il passaggio dalla golden share alla golden
power, nel senso che l'esercizio di poteri speciali non pi legato alla qualit di azionista.
L'organismo di diritto pubblico
Questa figura introdotta dall'UE ricompresa dalla disciplina comunitaria in materia di appalti tra le
amministrazioni aggiudicatrici e assogettata alla specifica disciplina ispirata ai principi della concorrenza.
Questi organismi:
23
a)
sono stati istituiti per soddisfare specificamente bisogni di interesse generale, aventi carattere non
industrale o commerciale. (Secondo la Corte di giustizia Ce irrilevante che l'organismo, oltre a soddisfare
bisogni di interesse generale, sia libero di svolgere altre attivit; non basta l'esistenza di una concorrenza sul
mercato in cui l'organismo opera a escludere la qualificazione di un soggetto come organismo di diritto
pubblico, considerato che il soggetto potrebbe ugualmente sfuggire alla logica del mercato in virt dei suoi
rapporti con un ente pubblico);
b)
hanno personalit giuridica;
c)
svolgono un'attivit finanziata maggiormente dallo Stato, dagli enti locali o da altri organismi di
diritto pubblico, oppure sono gestiti da questi ultimi oppure hanno un organo di amministrazione, di
direzione o di vigilanza costituito per pi della met da membri designati dallo Stato, dagli enti locali o da
altri organismi di diritto pubblico.
Queste tre condizioni hanno carattere cumulativo (Corte giustizia Ce, 20 settembre 1998, causa
31/87. All'Ente fiera di Milano stata negata la qualificabilit come organismo di diritto pubblico in quanto
svolge attivit di natura commerciale).
Questi soggetti sono individuati o in base al dato teleologico (finalit pubbliche perseguite) e all'esistenza di un particolare
legame con lo Stato, indipendentemente dalla qualificazione come pubblici nel diritto interno. Il carattere latamente politico di questi
soggetti e i rapporti che intercorrono con gli enti che esprimono indirizzi politici non garantiscono il rispetto delle leggi di mercato,
sicch si ritiene supplire imponendo norme giuridiche volte ad assicurare il gioco della concorrenza. La giurisprudenza ha qualificato
come organismi di diritto pubblico Cassa depositi e prestiti s.p.a., Interporto Padova s.p.a., una cassa di previdenza privatizzata in
base a d.lgs. 509/94, Enel.it s.p.a, Poste italiane s.p.a., gli enti gestori di forme di previdenza obbligatoria e la Societ autostrade per
l'Italia.
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dell'assogettamento alle regole del Trattato. In questa prospettiva, l'impresa ricorre quando, almeno potenzialmente e alla luce della
disciplina complessiva, vi un mercato sul quale la stessa ha la possibilit di reperire finanziamenti (escludendosi, ad esempio, il
ricorso a sovvenzioni pubbliche). Un tale approccio impone di verificare la sostenibilit di eventuali posizioni di monopolio a favore
dell'impresa, pubblica o privata che sia.
In realt questo arretramento non coincide con la scomparsa del pubblico: lo Stato ha continuato a
condizionare il mercato attraverso sussidi, sovvenzioni e aiuti e, dove ha deciso di abbandonare alcune
imprese (privatizzandole), lo ha spesso fatto perch queste imprese non erano produttive.
Il sistema delle imprese pubbiche caratterizzato da organizzazioni volte alla cura di attivit imprenditoriali e separate
rispetto all'amministrazione territoriale, che incaricata della gestione delle funzioni amministrative pi tradizionali. Questo sistema
ha assunto un'articolazione tripartita: aziende municipalizzate e autonome (nei limiti in cui venisse svolta ativit d'impresa), enti
pubblici economici e partecipazioni societarie. Nei primi due casi abbiamo la gestione di un'impresa da parte di un ente o di un suo
organo; nella terza un'influenza pubblica su una societ (dove pubblico il soggetto che controlla). Le tre figure erano utilizzate sia
per svolgere attivit riservate al settore pubblico, sia nei settori aperti all'intervento dei privati (Fracchia).
In sintesi, ridotto l'insieme degli enti pubblici e delle aziende, soltanto le societ sono oggi chiamate a popolare l'orizzonte
che intregra il sistema dell'impresa pubblica. Il diritto dell'Ue non nega il ricorso allo strumento societario, purch vengano
rispettate le sue prescrizioni a tutela del mercato e della sua concorrenza. La questione dei limiti entro cui i poteri pubblici possono
costituire societ invece affrontata sul piano interno.
Una conseguenza della crisi finanziaria che, partita dagli Usa, ha colpito le economie mondiali, stato l'impulso
all'intervento pubblico (protagonista in tali casi il Ministero dell'economia e delle finanze) nel settore creditizio. Il d.l. 155/2008,
conv. nella l. 190/2009 ha previsto misure di ricapitalizzazione pubbliche delle banche e, cio, l'ingresso dello Stato nel capitale delle
banche in caso di situazione di inadeguatezza patrimoniale, nonch forme di garanzia statale su finanziamenti della Banca d'Italia o
sulle passivit bancarie (gli aiuti a favore delle banche ricadono peraltro nche sel campo di applicazione del diritto dell'Ue). Pi in
generale ai sensi dell'art. 12, d.l. 185/2008, conv. nella l.2/2009, sul finanziamento all'economia, il Ministro dell'economia e delle
finanze riferisce periodicamente al Parlamento fornendo dati diaggregati per ragione e categoria economica; per questo presso le
prefetture istituto uno speciale osservatorio con la partecipazione dei soggetti interessati. Successivamente, nel 2012, e misure
adottate sono state quelle volte a tagliare le spese pubbliche e ad aumentare le entrate fiscali. Va notato che sussiste una certa analogia
con la crisi ambientale: il c.d. Caso Ilva ha dato luogo all'adozione di un d.l. che prevede un sostanziale commissariamento delle
societ che gestiscano almeno uno stabilimento di interesse nazionale e la cui attivit produttiva abbia comportato e comporti pericoli
gravi e rilevanti per l'integrit dell'ambiente e della salute a causa della inosservanza, rilevata dalle autorit competenti,
dell'autorizzazione integrata ambientale.
Descriviamo ora i blocchi di normative che si occupano di societ pubbliche e che devono essere
considerati nel loro complesso.
Il primo costituito dalla disciplina codicistica che si riferisce alle societ a partecipazione pubblica.
Esse sono soggette a una disciplina particolare a seconda che si tratti di societ chiuse o aperte.
Riguardo la partecipazione alle societ chiuse, l'art. 2449 c.c., prevede che, se lo Stato o gli enti
pubblici hanno partecipazioni in una societ per azioni che non fa ricorso al mercato del capitale di rischio,
lo statuto pu a essi conferire la facolt di nominare un numero di amministratori e sindaci, ovvero
componenti del consiglio di sorveglianza, proporzionale alla partecipazione al capitale sociale.
Non quindi possibile prevedere meccanismi in grado di garantire automaticamente e stabilmente il governo della societ
al socio pubblico minoritario. La norma non pu invece impedire di ottenere questo risultato utilizzando (congiuntamente) gli
strumenti del diritto societario ordinari. L'art. 2449 c.c. prosegue disponendo che gli amministratori e i sindaci o i componenti del
consiglio di sorveglianza possono essere revocati soltanto dagli enti che li hanno nominati. Essi, inoltre, hanno i diritti e gli obblighi
dei membri nominati dall'assemblea. Gli amministratori non possono essere nominati per un periodo superiore a tre esercizi. Ai sensi
dell'art.3, c. 12, l. 244/2007, le amministrazioni pubbliche statali che detengono, direttamente o indirettamente, il controllo di societ,
ai sensi dell'articolo 2359, c.1, numeri 1) e 2), del codice civile, devono adottare iniziative volte all riduzione dei componenti degli
organi societari.
Alle societ aperte che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, si applicano due insiemi di
regole:
La disposizione si riferisce solo ai diritti amministrativi (es. potere di convocazione). La disciplina illustrata stata
introdotta a seguito di interventi del giudice comunitario che aveva censurato l'art.2449 c.c. nella precedete formulazione che
riconosceva poteri speciali in capo al socio pubblico per contrasto con il Trattato. Le disposizioni citate devono essere osservate dalle
regioni, le quali non possono legiferare nella materia di diritto privato: ove decidano di ricorrere allo strumento societario, devono
utilizzare il modello comune, anche se residua uno spazio per disciplinare l'area dei rapporti tra amministratori e societ. Gli
amministratori e i sindaci di nomina pubblicistica si trovano in una delicata situazione di dipendenza nei confronti dell'ente pubblico,
in quanto, mentre soggiacciono alle direttive di quest'ultimo, debbono anche realizzare l'interesse sociale.
Un secondo blocco di leggi rappresentato dalle fonti che direttamente e unilateralmente istituiscono
societ (es. l. 112/2002 che aveva istituito la Patrimonio dello Stato S.p.a.) o impongono l'obbligo di
costituirle. Si pone il problema di coordinare questa disciplina con il procedimento di costituzione delineato
dal codice civile.
Un'analogia con tale situazione si riscontra nel caso di fondazioni istituite direttamente dalla legge: es. fondazione Istituto
italiano di tecnologia istituito da d.l. 269/2003, convertito con modificazioni, nella l. 326/2003 e avente lo scopo di promuovere lo
sviluppo tecnologico del Paese e l'alta formazione tecnologica, favorendo cos lo sviluppo del sistema produttivo nazionale.
Un terzo ambito normativo quello che impone alle societ di assumere una certa fisionomia: sono
norme che derivano dalla pressione del diritto dell'Ue e che indicano i caratteri che le societ devono
necessariamente esibire per garantirne la compatibilit con l'ordinamento dell'Ue (Fracchia).
Ricordiamo tra questi:
le societ a totale partecipazione pubblica regolate da leggi speciale e affidatarie di compiti in house
senza necessit di una previa gara;
il modello dell'in house previsto anche per l'affidamento diretto -senza gara- a societ pubbliche, da parte di
amministrazioni statali titolari per legge di fondi interventi pubblici, della gestione dei medesimi; a livello locale, le societ in house
sono poi direttamente affidatarie di servizi pubblici locali in deroga al principio della gara;
Le norme del quarto blocco estendono alle societ (in particolare a quelle in house) l'applicazione di
regole pubblicistiche. La costituzione della societ non pu tradursi in una via di fuga dal regime
pubblicistico: per le societ in house si pensi alle norme sul patto di stabilit, sul reclutamento del personale,
sul regime dell'evidenza pubblica per gli acquisti di beni e servizi.
Per le altre societ si aggiunga la necessit di rispettare: il regime di cui alla l. 241/1990 (art.29: le disposizioni della
presente legge si applicano, altres, alle societ con totale o prevalente capitale pubblico, limitatamente all'esercizio delle funzioni
amministrative); le limitazioni in tema di assunzione del personale; parte della disciplina sulla trasparenza e sulla lotta alla
corruzione; i vincoli di cui al d.lgs. 39/2013, che limitano fortemente la possibilit di chi ha svolto o svolge incarichi presso e societ
di transitare ai vertici delle amministrazioni (o negli organi di indirizzo politico) e viceversa. (In particolare l'art.1 fornisce le
definizioni di enti di diritto privato in controllo pubblico: societ e altri enti di diritto privato che esercitano funzioni
amministrative, attivit di produzione di beni e servizi a favore delle amministrazioni pubbliche o di gestione di servizi pubblici,
sottoposti a controllo ai sensi dell'art. 2359 c.c., da parte di amministrazioni pubbliche, oppure gli enti nei quali siano riconosciuti alle
pubbliche amministrazioni, anche in assenza di una partecipazione azionaria, poteri di nomina dei vertici o dei componenti degli
organi. E di enti di diritto privato regolati o finanziati: societ o altri enti di diritto privato, anche privi di personalit giuridica, nei
confronti dei quali l'amministrazione che conferisce l'incarico: svolga funzioni di regolazione dell'attivit principale che comportino
anche attraverso il rilascio di autorizzazioni o concessioni, l'esercizio continuativo di poteri di vigilanza, di controllo o di
certificazione; abbia una partecipazione minoritaria nel capitale; finanzi le attivit attrarso rapporti convenzionali, quali contratti
pubblici, contratti di servizio pubblico e di concessione di beni pubblici). Anche altri soggetti sono ricondotti, almeno in parte, alla
disciplina degli enti: l'art.144, c. 5-bis, d.lgs. 267/2000, ad es. dispone che a decorrere dal 2013 le aziende speciali e le istituzioni
sono assogettate al patto di stabilit interno; a tali soggetti poi si applicano le disposizioni del codice di cui al d.lgs. 163/2006, nonch
le disposizioni che stabiliscono, a carico degli enti locali: divieto o limitazioni alle assunzioni del personale; contenimento degli oneri
contrattuali e delle altre voci di natura retributiva o indennitaria e per consulenza anche degli amministratori; obblighi e limiti alla
partecipazione societari degli enti locali.
Per quanto riguarda il regime applicabile agli amministratori, esso si avvicina a quello tipico dei
dipendenti pubblici. La giurisprundenza ha ampliato gli spazi della giurisdizione della Corte dei conti (che
riguarda i danni causati all'ammnistrazione) nel giudizio di responsabilit nei riguardi degli amministratori
delle s.p.a. miste per danni erariali cagionati al patrimonio dell'ente pubblico locale. Sono discussi la natura
(pubblicistica o privatistica) del potere di nomina degli amministratori esercitato dal socio pubblico e i limiti
dell'eventuale potere di indirizzo che l'ente pu svolgere nei confronti dell'amministratore.
26
Gli interessi del legislatore quando interviene in materia di societ a partecipazione pubblica sono:
tutela della concorrenza, buon uso delle risorse, trasparenza, ecc.
Quando il legislatore riduce la possibilit di istituire le societ pubbliche vuole innanzittutto ridurre i costi
degli apparati pubblici, oltre che esprimere un atteggiamento di sfavore non imposto in generale dal diritto
europeo.
Analizziamo ora due casi:
abitanti, se la societ con partecipazione paritaria ovvero proporzionale al numero degli abitanti sia
costituita da pi comuni la cui popolazione complessiva superi i 30.000 abitanti.
Passando al piano dei vincoli che le societ costituite incontrano nella propria attivit, ricordiamo
l'art.13, d.l. 223/2006 (c.d. decreto Bersani), convertito, con mod., nella l. 248/2006. La norma dispone che le
societ a capitale interamente pubblico o misto, costituite o partecipate dalle amministrazioni pubbliche
regionali e locali per la produzione di beni e servizi strumentali all'attivit di tali enti in funzione della loro
attivit (si tratta di societ che non operano sul mercato ma per le amministrazioni; la giurisprudenza
sostiene che sono ricomprese in questa categoria anche le camere di commercio), nonch, nei casi consentiti
dalla legge, per lo svolgimento esternalizzato di funzioni amministrative di loro competenza, devono operare
esclusivamente con gli enti costituenti o partecipanti o affidanti, non possono svolgere prestazioni a favore
di altri soggetti pubblici o privati, n in affidamento diretto n con gara, e non possono partecipare ad altre
societ o enti aventi sede nel territorio nazionale. Esse poi sono a oggetto sociale esclusivo. In sostanza,
essendo nulli i contratti conclusi in violazione del divieto, la norma mira a impedire che i soggetti che gi
occupano una posizione privilegiata sul mercato possano operare come normali imprenditori al di fuori
dell'ambito territoriale di riferimento (Ursi).
L'art. 13 non si applica al settore dei servizi pubblici locali. Il richiamo all'art. 13 cit., consente di accennare al tema della
potest legislativa. La sentenza della Corte cost. n. 326/2008, ha salvato la norma affermando che essa, in quanto volta a definire i
confini tra l'attivit amministrativa e l'attivit di impresa, nonch a eliminare distorsioni della concorrenza, non lede la generale
competenza regionale in tema di organizzazione amministrativa. Siffatta disciplina invece riconducibile a due titoli di
legittimazione a favore dello Stato e, cio, sia alla competenza esclusiva in materia di ordinamento civile sia all'ambito della tutela
della concorrenza. Con un obiter dictum di sicuro rilievo, la Corte ha poi precisato che la norma si riferisce ai casi in cui societ di
capitali operino per conto di pubbliche amministrazioni e, dunque, concerne le ipotesi nelle quali vi sia svolgimento di attivit
amministrativa in forma privata, mentre rimane escluso il caso di attivit d'impresa di enti pubblici svolta in regime di concorrenza.
E' intervenuto l'art. 4, d.l. 95/2012, conv. nella l. 135/2012 (c.d. spending review). La norma dispone
che, nei confronti delle societ controllate direttamente o indirettamente dalle pubbliche amministrazioni
che abbiano conseguito nell'anno 2011 un fatturato da prestazione di servizi a favore di pubbliche
amministrazioni superiore al 90% dell'intero fatturato, si procede, alternativamente:
a)
allo scioglimento della societ stessa entro il 21/12/2013;
b)
all'alienazione, con procedure di evidenza pubblica, delle partecipazioni detenute alla data di entrata
in vigore del decreto entro il 31/12/2013 ed alla contestuale assegnazione del servizio per cinque anni a
decorrere dal 1 luglio 2014.
Il vincolo rafforzato dal divieto, per le societ che non provvedano, di ricevere affidamenti diretti di
servizi o di godere del rinnovo di affidamenti di cui sono titolari: queste societ strumentali, nate per agire a
favore dell'ente gemmante, vengono in sostanza disattivate e svuotate, sebbene non sciolte.
Deroghe alla disciplina: a parte le societ quotate e le loro controllate, sono escluse dagli obblighi di scioglimento o di
alienazione, tra le altre, quelle che svolgono servizi di interesse generale, anche aventi rilevanza economica (perci sono salve le
societ che gestiscono servizi pubblici), le societ finanziarie partecipate dalle regioni, le societ che svolgono compiti di centrale
di committenza e le societ individuate, in relazione alle esigenze di tutela della riservatezza e della sicurezza dei dati, nonch
all'esigenza di assicurare l'efficacia dei controlli sulla erogazione degli aiuti comunitari del settore agricolo, con decreto del
presidente del Consiglio dei ministri. La disciplina sopra descritta non si applica qualora, per le peculiari caratteristiche economiche,
sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto, anche territoriali, di riferimento non sia possibile per l'amministrazione pubblica
controllante un efficace e utile ricorso al mercato (in tal caso, l'amministrazione predispone un'analisi del mercato e trasmette una
relazione contenente gli esiti della predetta verifica all'Autorit garante della concorrenza e del mercato per l'acquisizione del parere
vincolante, da rendere entro sessanta giorni dalla ricezione della relazione; il parere dell'Autorit comunicato alla Presidenza del
Consiglio dei Ministri).
Alla luce del riferimento al 90% del fatturato, sono colpite dalla disciplina imitatrice le societ pi
fedeli di cui il d.l. 223/2006 ora superato si occupava : la speranza di sopravvivenza legata al fatto di
aver avuto nel 2011 sostanziosi rapporti contrattuali sul mercato con soggetti diversi da quelli che hanno
gemmato la societ medesima.
Per quanto riguarda le modalit di esternalizzazione delle attivit da parte degli enti, l'art. 4, d.l.
95/2012 prescrive che, a decorrere dal 1 gennaio 2013 le pubbliche amministrazioni di cui all'art. 1, d. lgs.
165/2001 possono acquisire a titolo oneroso servizi di qualsiasi tipo, anche in base a convenzioni, da enti di
diritto privato esclusivamente in base a procedure prevista dalla normativa nazionale in confromit con a
disciplina comunitaria.
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Sono escluse le fondazioni istitute con lo scopo di promuovere lo sviluppo tecnologico e l'alta formazione tecnologica;
esclusi inoltre anche gli enti e le associazioni che operano nel campo dei servizi socio-assistenziali e dei beni e attivit culturali,
dell'istruzione e della formazione, le associazioni di promozione sciale, gli enti di volontariato, le organizzazioni non governative, le
cooperative sociali, le associazioni sportive dilettantistiche , nonch le associazioni rappresentative, di coordinamento o di supporto
degli enti territoriali e locali.
A questo proposito intervenuto l'art. 4, c.13, d.l. 95/2012, secondo cui le disposizioni del presente
articolo e le altre disposizioni, anche di carattere speciale, in materia di societ a totale o parziale
partecipazione pubblica si interpretano nel senso che, per quanto non diversamente stabilito e salvo deroghe
espresse, si applica comunque la disciplina del codice civile in materia di societ di capitali. Il legislatore
sembra quindi rigettare l'idea di una sorta di sotterranea pubblicizzazione della forma societaria e sembra
sposare la tesi secondo cui il codice civile costituisce la disciplina comune. Le societ pubbliche, anche
qualora abbiano un oggetto sociale di interesse pubblico, vanno ricondotte al paradigma privatistico (di
conseguenza secondo parte della dottrina anche le societ pubbliche dovrebbero rispettare lo scopo di lucro
Goisis ) salvi i casi di deroga che la legge deve incaricarsi di indicare espressamente, esprimendo
limpidamente una volont pubblicizzante.
Approfondiamo ora alcuni modelli rilevanti delineati dal legislatore italiano alla luce dei
condizionamenti comunitari.
Alle societ quotate in mercati regolamentati tendenzialmente riservato un regime speciale ; grazie a questo regime
assicurato un certo tasso di concorrenza e sussiste inoltre l'esigenza della tutela del risparmio.
indicati. L'operazione, per essere compatibile con il diritto dell'Ue, richiede che il soggetto affidatario
esibisca specifiche caratteristische. Il legislatore italiano ha disciplinato minuziosamennte questa forma di
affidamento e i suoi presupposti.
In realt, nell'ambito dei servizi pubblici le prestazioni sono rese non all'ente, ma ai cittadini.
In Italia per evitare di mettere a gara l'affidamento del servizio locale, le amministrazioni
utilizzavano tradizionalmente lo schema societario pubblico (anche ricorrendo a societ miste con
affidamenti diretti) non necessariamente collimante con la relazione in house: questa tendenza era dunque
destinata a confrontarsi con i limiti comunitari all'in house.
L'affidamento diretto a societ a capitale misto non garantiva il controllo analogo ( e il potere di
direzione e supervisione) previsto dalla Corte di giustizia.
Secondo la Corte giust. Causa C-26/03 Stadt Halle, cit, la partecipazione di un socio provato esclude che l'amministrazione
possa esercitare un controllo analogo a quello che essa esercita sui propri servizi; Corte giust. 10 settembre 2009, causa C-537/07, ha
precisato che se il capitale di una societ interamente detenuto dall'amministrazione aggiudicatrice al momento in cui l'appalto
assegnato a tale societ, l'apertura del capitale di quest'ultima ad investitori privati pu essere presa in considerazione solo se in quel
momento esiste una prospettiva concreta e a breve termine di una siffatta apertira. Pi rigida la posizione nazionale espressa da Cons.
Stato, sez. V, n. 5062/2006: il possesso dell'intero capitale sociale da parte dell'ente pubblico, pur astrattamente idonea a garantire il
controllo analogo a quello esercitato sui servizi interni, non sufficiente se lo statuto della societ consente che una quota di esso,
anche minoritaria, possa essere alienata a terzi.
Non un caso che Cons. Stato, sez. II, parere n.456/2007 avesse negato la riconducibilit delle
societ miste al modello dell'in house providing. Ci non escluderebbe in linea di principio la compatibilit
comunitaria della figura della societ mista a partecipazione pubblica maggioritaria in cui il socio privato
fosse scelto con una procedura di evidenza pubblica. Tale soluzione, tuttavia, potrebbe ravvisarsi unicamente
l dove vi sia un affidamento con procedura di evidenza pubblica dell'attivit operativa della societ
mista al partner privato, tramite la stessa gara volta alla individuazione di quest'ultimo e, dunque, nei casi in
cui il partner sia socio si lavoro, socio industruale o socio operativo (come contrapposti al socio
finanziario: in tal modo si ha, a ben vedere, una commissione tra partenariato contrattuale e istituzionale).
La giurisprudenza della Corte di giustizia si allineata agli orientamenti maturati in seno al
Consiglio di Stato, preoccupato di garantire comunque uno spazio per il modello delle societ miste. La sent.
della Corte di giustizia 15 ottobre 2009, causa C-196/08, ha infatti statuito che gli artt. 43, 49 e 86 CE non
ostano all'affidamento diretto di un servizio pubblico ad una societ a capitale misto costituita specificamente
a tal fine e con un oggetto sociale esclusivo, a condizione che il socio privato, cui spettano i compiti
operativi, sia scelto mediante procedura a evidenza pubblica, nel rispetto dei principi di libera concorrenza,
trasparenza e parit di trattamento imposti dal trattato CE, previa verifica dei requisiti finanziari, tecnici,
operativi e di gestione relativamente al servizio. La Corte osserva a tale ultimo riguardo che la scelta del
concessionario risulta indirettamente da quella del socio medesimo effettuata al termine di una procedura che
rispetta i principi del diritto dell'Ue, cosicch non si giustificherebbe una seconda procedura di gara ai fini
della scelta del concessionario.
La societ mista nel settore dei servizi pubblici locali dunque salva, anche se la compatibilit con i
vincoli comunitari impone che essa abbia una specifica struttura e che il socio privato, operativo, venga
scelto con gara; per altro verso, la disciplina dei servizi pubblici ha conosciuto un'incessante fibrillazione nel
corso del tempo (sul regime applicabile, a seguito di alcuni interventi della Corte costituzionale, e sulle tre
modalit gara, affidamento in house e gara che abbia anche ad oggetto, la qualit di socio di affidamento
del servizio).
L'art.4, d.l. 95/2912, conv. Nella l.135/2012, contiene una disposizione specificamente rivolta agli affidamenti in house, che
conferma la possbilit di utilizzare questo modello (anche al di fuori del settore dei servizi pubblici). Secondo quanto dispone il c. 8,
a decorrere dal 1 gennaio 2014, l'affidamento diretto pu avvenire solo a favore di societ a capitale interamente pubblico, nel
rispetto dei requisiti richiesti dalla normativa e dalla giurisprudenza comunitaria per la gestione in house. Altre forme di affidamento
di servizi strumentali, a favore ad esempio di societ miste, paiono invece esclude. Peraltro, si dispone altres che le amministrazioni
predispongano appositi piani di ristrutturazione e razionalizzazione delle societ controllate: detti piani, approvati previo parere
favorevore del Commissario straordinario per la razionalizzazione della spesa per acquisto di beni e servizi, prevedono
l'individuazione delle attivit connesse esclusivamente all'esercizio di funzioni amministrative di cui all'articolo 118 della
Costituzione, che possono essere riorganizzate e accorpate attraverso societ che rispondo ai requisiti della legislazione comunitaria
in materia di in house providing.
30
Un altro problema, attinente alla compatibilit con i requisiti di origine europea della societ in
house che assuma la configurazione di uno dei tipi societari delineati dal nostro codice.
Il punto ha a che fare con la nozione di controllo analogo.
La giurisprudenza ritiene non sufficiente il controllo che si risolve sostanzialmente nei poteri che il
diritto societario riconosce alla maggioranza dei soci.
La dottrina ritiene che l'autonomia lasciata agli amministratori nelle societ per azioni sarebbe in
contrasto con il controllo analogo (che quell'autonomia esclude), dunque le societ in house non potrebbero
avere la struttura di societ per azioni. Si inoltre negato che il controllo sia assicurabile mediante patti
parasociali (che hanno un'efficacia obbligatoria e limitata nel tempo), aggiungendo che l'in house sarebbe
incompatibile con la s.r.l., dove ammissibile una maggior ingerenza dei soci nella gestione.
Per quanto riguarda la disciplina della dismissione delle partecipazioni azionarie nelle societ in cui
sono stati trasformati gli enti privatizzati, l'art. 2, d.l. 332/1994, conv. l. 474/1994 e succ. modific., accanto a
limiti al possesso azionario e al divieto della cessione della partecipazione, consentiva allo Stato di mantere
poteri speciali (golden share). La giurisprudenza comunitaria ha progressivamente limitato i poteri speciali,
che erano considerati come ostacoli alla circolazione di capitali. La societ a partecipazione pubblica cos
diventata un modello peculiare.
La disciplina vigente ha sancito il passaggio dalla golden share alla golden power, il che
significa che l'esercizio dei poteri speciali (in ordine al quale vi giurisdizione esclusiva del giudice
amministrativo) non pi legato alla qualit di azionista n alle vicende di privatizzazione, poich riguarda
tutte le societ. Con d.p.c.m. possono essere esercitati alcuni poteri speciali in caso di minaccia di grave
pregiudizio per gli interessi essenziali della difesa e della sicurezza nazionale (apposizione di condizioni
all'acquisto di partecipazioni in imprese strategiche; veto all'adozione di delibere relative a operazioni
straordinarie di particolare rilevanza; opposizione all'acquisto di partecipazione di soggetti terzi quando
costoro vengano ad acquisire un livello di partecipazione in grado di compromettere gli interessi alla difesa e
alla sicurezza nazionale). Nel settore dell'energia, dei trasporti, delle telecomunicazioni, in presenza di
una situazione eccezionale di minaccia di grave pregiudizio per gli interessi pubblici relativi alla sicurezza e
al funzionamento delle reti e degli impianti, possibile, sempre con d.p.c.m., esprimere il veto all'adozione
di delibere relative a operazioni di modifica degli asset. L'efficacia dell'acquisto a qualsiasi titolo da parte di
un soggetto esterno all'Ue di partecipazioni in societ che detengono gli attivi strategici pu essere
subordinata all'assunzione da parte dell'acquirente di impegni diretti a garantire a tutela dei predetti interessi.
Passiamo ora a ulteriori figure specifiche, societarie e non societarie (fondazioni).
L'art. 2451 c.c. si occupa delle societ di interesse nazionale estendendo ad esse la normativa di cui
all'art.2449, compatibilmente con le disposizioni delle leggi speciali che stabiliscono per tali societ una
particolare disciplina circa la gestione sociale, la trasferibilit delle azioni, il diritto di voto e la nomina degli
amministratori, dei sindaci e dei dirigenti. Tra queste societ ricordiamo la Rai-Tv, concessionaria del
servizio pubblico, la quale stata ritenuta una persona giuridica privata nonostante la partecipazione
pubblica. La concessione, almeno dal punto di vista giuridico, tra l'altro temporanea (12 anni) e dunque,
non si potrebbe escludere una sopravvivenza della societ in modo indipendente dalla gestione del servizio.
Le fondazioni costituiscono un modello in via di diffusione nell'ambito dell'attivit
dell'amministratore. Sono caratterizzate dalla indisponibilit dello scopo ( e del suo governo) e in Italia
sono attratte nella disciplina del codice civile; sono prive di scopo di lucro e svolgono spesso attivit in
settori contigui a quelli delle amministrazioni. In alcuni casi vengono in evidenza fondazioni considerate
come soggetti provati e costituenti momento finale di percorsi di privatizzazione di soggetti pubblici
(fondazioni musicali o bancarie). Di recente per, alcune di quelle costituite dagli enti, aperte alla
partecipazione dei privati e anche create per attrarre i loro capitali, hanno costituito oggetto di una disciplina
speciale: sono le c.d. Fondazioni di partecipazione, che, in forza dell'ingresso di soggetti partecipanti,
segnano un avvicinamento al modello associativo. Talune poi sembrano rivestire un marcato carattere
pubblico. Infine possibile che, con riferimento ai servizi locali privi di rilevanza economica, le
fondazioni vengano inserite dalle fonti regionali e locali tra le forme di gestione.
Le direttive comunitarie relative agli appalti di lavori, di servizi e di forniture nei c.d. Settori speciali si applicano anche
alle imprese pubbliche e ai soggetti non pubblici che operino in virt di diritti speciali o esclusivi: in tali categorie rientrano pure le
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societ di capitali a prevalente partecipazione pubblica. La ragione per cui stata operata tale estensione da ricercarsi nella volont
di asservire anche i soggetti che operano in un contesto non concorrenziale ( tali sono le societ che agiscono in un mercato chiuso e
in una posizione privilegiata nello stesso) alle regole pubblicistiche che garantiscono il rispetto della concorrenza nella scelta dei
contraenti. Per quanto riguarda il campo di applicazione soggettivo della normativa dell'Ue e di quella nazionale di recepimento nei
restanti settori (e, cio, in quelli ordinari), centrale la nozione di amministrazioni aggiudicatrici: sono tali lo Stato, gli enti locali, gli
organismi di diritto pubblico, le associazioni costituite da detti enti od organismi di diritto pubblico. Posto che gli organismi di
diritto pubblico sono dotati di personalit giuridica, finanziati e/o controllati da enti pubblici e istituiti per soddisfare specificamente
i bisogni di interesse generale aventi carattere non industriale o commerciale, diventa importante comprendere se le societ per azioni
a partecipazione pubblica possano essere qualificate come organismi di diritto pubblico al fine di assogettarli alla normativa
comunitaria sugli appalti. La giurisprudenza sul punto divisa: accanto alla soluzione negativa, esistono posizioni favorevoli a
considerare compatibile la natura di impresa con la configurazione del soggetto in termini di organismo di diritto pubblico. La tesi
negativa si basa sul fatto che la societ ha scopo di lucro, laddove l'organismo di diritto pubblico istituito per soddisfare bisogni di
interesse generale aventi carattere industriale o commerciale.
L'estinzione pu essere prodotta dalla legge o da un atto amministrativo basato sulla legge.
Ai sensi dell'art.15, d.l. 98/2011, conv. Nella l. 111/2011, quando la situazione economica, finanziaria e patrimoniale di un
ente sottoposto alla vigilanza dello Stato raggiunga un livello di criticit tale da non potere assicurare la sostenibilit e l'assolvimento
delle funzioni indispensabili, ovvero l'ente stesso non possa fare fronte ai debiti liquidi ed esigibili nei confronti dei terzi, con decreto
del ministro vigilante, di concerto con il ministro dell'economia e delle finanze, l'ente posto in liquidazione coatta amministrativa; i
relativi organi decadono ed nominato un commissario. Un'altra particolarit della vicenda estintiva di alcuni enti pubblici
costituita dal fatto che la tutela costituzionale delle formazioni sociali e delle associazioni eventualmente costituenti il sostrato
dell'ente comporta l'impossibilit che le stesse si disperdano a seguito dell'estinzione dell'ente stesso, persino se effettuata dalla legge:
esiste dunque una tutala delle organizzazioni sociali anche nei confronti del legislatore, il quale, infatti, allorch intervenuto in
materia, ha previsto la trasformazione degli enti in persone giuridiche private. E' discussa la possibilit dell'ente associativo
(caratterizzato dal fatto che i membri assumono direttamente le decisioni fondamentali dell'ente) di autosciogliersi: la tesi negativa
pare preferibile. Gli enti associativi possono estinguersi se vengono meno tutti gli associati, mentre dubbio che possano estinguersi
per le altre cause previste dagli artt. 27 e 28 c.c. (raggiungimento dello scopo o insufficienza del patrimonio).
Quanto alle modificiazioni degli enti pubblici, ricordiamo: il mutamento degli scopi, le modifiche
degli enti territoriali, le modificazioni delle attribuzioni e le variazioni della consistenza patrimoniale.
Un limite alla modificazione degli scopi degli enti sussiste per quelli di carattere associativo,
soprattutto se riconducibili alle formazioni sociali di cui all'art. 2 Cost. Il legislatore pu infatti liberamente
modificarne gli scopi originari.
Il legislatore pu invece trasformare un ente pubblico non economico in ente pubblico economico, come accaduto per
esempio per il Poligrafico dello Stato e come stato previsto per l'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac). Non pu essere
invece considerata una trasformazione in senso proprio la vicenda che ha istituito l'Ente tabacchi italiani (ente pubblico
economico), trasferendo ad esso alcune funzioni precedentemente svolte dall'amministrazione autonoma monopoli di Stato. L'ente
stato trasformato in societ per azioni con delira 23 giugno 2000.
Gli enti pubblici possono inoltre essere trasformati in persone giuridiche di diritto privato.
Anche il riordino degli enti pubblici pu comportare l'estinzione degli stessi o la loro
trasformazione in persone giuridiche private.
32
10.
La scelta di privatizzare gli enti pubblici sostenuta da molte ragioni. In particolare, qualora la
privatizzazione comporti la trasformazione dell'ente in societ per azioni, questa in grado di reperire
capitale di rischio sul mercato e ha una snellezza d'azione maggiore. Il processo influenzato dall'Ue, che
impone il divieto di discriminazioni tra gli operatori economici e tende a ridurre gli ambiti nei quali i soggetti
pubblici agiscono in posizione di monopolio o, comunque, disponendo di speciali privilegi: ci determina la
limitazione dell'area del diritto derogatorio a tutto vantaggio delle regole comuni applicabili ai soggetti che
gestiscano attivit d'impresa. La privatizzazione stata inoltre introdotta anche ai fini della riduzione
dell'indebitamento finanziario.
Pi in generale, la privatizzazione che non sia soltanto formale (che cio non consista nella mera trasformazione dell'ente in
persona giuridica privata, ma investa anche la sostanza della persona giuridica, nel senso che lo Stato perde altres il controllo
dell'ente, in particolare dismettendo le partecipazioni azionarie) comporta che il potere pubblico rinunzi ad essere imprenditore e ,
quindi, incide profondamente sul modello di intervento pubblico dell'economia.
E' chiaro che se si fosse in presenza di privatizzazione in senso sostanziale, non resterebbe che constatare lo spostamento
della linea di demarcazione tra pubblico e privato, secondo un'oscillazione che potrebbe dirsi pendolare. La realt appare per
differente, in quanto spesso il legislatore affida la gestione di interessi pubblici alle strutture privatizzate, ossia realizza una
privatizzazione meramente formale cui non si accompagna la effettiva gestione di tali interessi da parte dei privati, rimanendo il
capitale nella totalit o nella maggioranza in mano pubblica.
privatizzazione c.d. formale, ovvero fase fredda della privatizzazione: in primo luogo, l'ente
pubblico economico (che pu a sua volta derivare dalla trasformazione di un'azienda autonoma) viene
trasformato in societ per azioni;
La privatizzazione interessa soggetti che operano in tre settori principali: nella gestione di
partecipazioni azionarie (Iri, Eni); nei servizi di pubblica utilit (Enel, telecomunicazioni, gas e cos via); nel
settore creditizio (istituti di credito di diritto pubblico).
Quanto alla privatizzazione degli enti che gestiscono servizi di pubblica utilit, le attivit attribuite all'ente prima della
trasformazione in monopolio o comportanti lo svolgimento di poteri pubblicistici, vengono affidate alla societ per azioni a titolo di
concessione per la durata minima di venti anni. Le dimissioni delle partecipazioni azionarie pubbliche relative alle societ operanti
nei settori della difesa, dei trasporti, delle telecomunicazioni e delle fonti di energia sono subordinate alla creazione di autorit
regolatrici con compiti in materia di tariffe e di qualit di servizi di rilevante interesse pubblico. Per quanto attiene al settore
creditizio, la privatizzazione ha comportato la trasformazione degli istituti di diritto pubblico in societ per azioni controllate da enti
pubblici conferenti (fondazioni bancarie aventi il fine di svolgere attivit di assistenza e di beneficenza, in ordine alle quali la
partecipazione azionaria costituisce fonte di reddito).
In tema di fondazioni bancarie vanno ricordate due importanti decisioni della Corte costituzionale. La n. 300/2003 ha
sottolineato che la l. 448/2001 opera nell'ambito della materia ordinamento civile, che include la disciplina delle persone giuridiche
di diritto privato; la sent. n.301/2003, invecem ha rigettato la questione di legittimit costituzionale relativa alla previsione legislativa
di settori rilevanti, mentre, sotto il profilo della governance, ha ritenuto fondata la questione attinente alla composizione dell'rgano
di indirizzo, considerando irragionevole la prevalenza della composizione riservata a enti territoriali. In attuazione dell'art. 11, l.
59/1997, sono inoltre stati privatizzati altri enti: si ricordano in particolare l'ente autonomo acquedotto pugliese.
L'ordinamento italiano conosce altre ipotesi di privatizzazione, caratterizzate dal fatto che gli enti
vengono trasformati in soggetti privati non aventi scopo di lucro.
33
es. trasformazione dell'ente pubblico La Biennale di Veneziale in fondazione privata, l'ente pubblico Istituto nazionale per il
dramma antico in fondazione, l'Ente autonomo La triennale di Milano in fondazione.
Con d.lgs. 419/1994, modificato dalla l. 284/2002, sono state poi emanate norme in materia di
privatizzazione, fusione, trasformazione e soppressione di enti pubblici nazionali, ridefinendo altres i
compiti della Siae.
Tale decreto, inapplicabile agli enti che svolgono attivit di previdenza, dispone che, in esito ad istruttoria dei ministeri
competenti, siano adottabili misure di razionalizzazione relativamente agli enti indicati in una specifica tabella allegata. Gli enti
privatizzati continuano a sussistere come enti privi di scopo di lucro e assumono la personalit giuridica di diritto privato, potendo
continuare a svolgere e gestire, sulla base di apposite concessioni o convenzioni con le autorit ministerali competenti, i compiti e le
funzioni attribuiti ad essi dalla normativa vigente.
Un importante programma di soppressione di enti (in particolare di quelli con dotazioni organiche
ridotte) previsto sia dall'art. 26 (c.d. taglia-enti), d.l. 112/2008 convertito nella l. 133/2008, sia dall'art. 2,
c. 634, l. 144/2007 ( che fa riferimento a riordino, trasformazione e soppressione di soggetti statali.
Il processo alimentato anche dalle esigenze di contenimento della spesa pubblica. Il d.l. 95/2012,
conv. Nella l. 135/2012 (spending review), prevede che regioni, province e comuni sopprimano o accorpino,
riducendone in tal caso gli oneri finanziari in misura non inferiore al 20%, enti agezie e organismi comunque
denominati e di qualsiasi natura giuridca che, alla data di entrata in vigore del decreto, esercitano, anche in
via strumentale, funzioni fondamentali di cui all'art. 117, c. 2, lettera p), Cost. O funzioni amministrative
spettanti ai comuni, province, e citt metropolitane ai sensi dell'art. 118, Cost. (ma la disposizone non si
applica alle aziende speciali, agli enti e alle istituzioni che gestiscono servizi socio assistenziali, educativi e
culturali). E' vietato inoltre agli enti locali di istutuire enti, agenzie e organismi comunque denominati e di
qualsiasi natura giuridica, che esercitino una o pi funzioni fondamentali e funzioni amministrative loro
conferite ai sensi dell'art. 118, Cost.
Consiglio dei ministri e con il ministro del tesoro. Tale regolamento individua i soli uffici dirigenziali
generali, mentre spetta ai ministri di regolare con i propri atti i compiri delle unit dirigenziali minori.
L'art. 97 si riferisce all'amministrazione statale. Va per richiamata l'interpretazione che ammette
l'applicabilit dei principi desumibili dall'art.97 Cost. all'amministrazione nel suo complesso.
Il modello si ripropone anche per gli enti locali pur con qualche complicazione. Ai sensi dell'art.
117, c. 2, lett. p), Cost., spetta alla legge dello Stato (e non della regione) la disciplina degli organi di
governo e delle funzioni fondamentali di comuni, province e citt metropolitane. Gli enti locali possono
dunque specificare le attribuzioni soltanto degli organi diversi da quelli di governo. Per altro verso, ai sensi
dell'art. 117 c.6, Cost., tali enti hanno potest regolamentare in ordine alla disciplina dell'organizzazione e
dello svolgimento delle funzioni loro attribuite. In questo caso, a differenza di quanto accade per lo Stato, vi
dunque un riconoscimento costituzionale della riserva di organizzazione. Essi godono poi di potest
statutaria.
Incerto il confine tra disciplina statutaria, disciplina dell'organizzazione e dello svolgimento delle
funzioni e disciplina dell'attivit: in linea di principio si pu ritenere che allo statuto spetti la fissazione delle
linee organizzative di base (organizzazione c.d. Statica, rispettando i limiti derivanti dall'intervento del
legislatore statale quanto agli organi di governo), mentre l'ambito di cui all'art. 117, c. 6, spettante ai
regolamenti locali, riguarderebbe l'organizzazione collegata all'esercizio di specifiche funzioni (si pensi
all'introduzione di moduli organizzativi quali uno sportello unico o una conferenza); la disciplina dell'attivit
rimessa alla fonte competente ai sensi dell'art. 117 Cost concernerebbe infine il momento dinamico dello
svolgimento del potere. In ogni caso, Corte cost. n. 246/2006 ha statuito che solo gl enti locali possono
adottare i regolamneti di cui al c. 6, restando escluso qualsiasi potere sostitutivvo o supplettivo della regione:
si configura dunque una riserva di regolamento costituzionalmente protetta.
Accanto alle norme giuridische di organizzazione debbono poi essere ricordati atti di
organizzazione non aventi carattere normativo, quali gli atti di istituzione di enti, di organi o di uffici,
l'assegnazione agli organi dei titolari, gli accordi tra pi amministrazioni che disciplinano attivit di interesse
comune o con costitutivi consorzi.
Il potere di organizzazione oggi espressamente disciplinato dagli artt. 1 e 5 d.lgs. 165/2001.
La prima norma afferma che le amministrazioni pubbliche definiscono secondo i principi generali
fissati da disposizioni di legge e, sulla base dei medesimi, medianti atti organizzativi secondo i rispettivi
ordinamenti, le linee fondamentali di organizzazione degli uffici e individuano gli uffici di maggior
rilevanza, indicando anche i principi cui le amministrazioni debbono ispirarsi.
La seconda norma stabilisce che le pubbliche amministrazioni in questo caso il riferimento ai
dirigenti assumono ogni determinazione organizzativa al fine di assicurare l'attuazione dei principi di cui
all'art. 2, c. 1 con la capacit e i poteri del privato datore di lavoro; alle determinazioni operative e
gestionali occorre garantire adeguati margini (art. 2, comma 1, lett. b) e cio, uno spazio di discrezionait
organizzativa.
L'attivit di organizzazione si svolge dunque su molteplici livelli: la legge, lo staturo, gli atti amministrativi di
organizzazione e le concrete determinazioni assunte nel rispetto delle leggi e degli atti organizzativi di competenza degli organi di
governo.
La riforma del rapporto di impiego presso le amministrazioni pubbliche (d.lgs. 150/2009, che ha
modificato il d.lgs. 165/2001) ha cura di escludere l'area dell'organizzazione amministrativa degli uffici di
spettanza dei dirigenti: c.d. Micro-organizzazione dalla contrattazione collettiva, rimettendo, dunque, le
relative scelte al potere unilaterale del datore di lavoro pubblico ed escludendo contaminazioni con il
momento sindacale.
Gli elementi dell'organizzazione che abbiano un riflesso esterno (che possano cio rapportarsi con
altri soggetti), devono in ogni caso essere istituiti dalla legge, ovvero da atti amministrativi che abbiano
diretto fondamento in una legge che definisca in modo puntuale il potere di organizzare.
L'art. 97 Cost. Stabilisce che nell'ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le
responsabilit proprie dei funzionari, mentre la l. 421/1992, che contiene la delega poi esercitata dal Governo con l'emanazione del
d.lgs. 29/1993 (ora sostituito dal d.lgs. 165/2001), prevede che restino assogettati alla disciplina pubblicistica gli organi, gli uffici
fondamentali dell'organizzazione; si aggiunga che l'art.3, d.lgs. 165/2001 riserva alla legge e agli atti amministrativi l'individuazione
degli uffici di maggior rilevanza (tra i quali da ritenere rientrino gli organi aventi rilevanza esterna) e la prefissione delle linee
fondamentali di organizzazione degli uffici.
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12. L'organo.
Problema essenziale delle organizzazioni quello della referibilit ad esse di situazioni giuridiche e
rapporti giuridici.
Le prime elaborazioni teoriche attribuivano la personalit giuridica soltanto allo Stato (ad esso era
dunque riferibile la capacit giuridica), mentre in seguito si riconobbero altre soggettivit.
Atteso che le persone giuridiche costituiscono una creazione del diritto e, dunque, sono
naturalisticamente incapaci di agire, si trattava di spiegare come invece esse potessero agire. Le principali
soluzioni prospettabili erano due: ricorrere all'istituto della rappresentanza, alla stessa stregua di quella
necessaria disposta per le persone fisiche incapaci di agire (in forza del quale gli effetti dell'attivit del
rappresentante-persona fisica si imputano in capo al rappresentato), ovvero utilizzare la figura dell'organo.
Attraverso l'organo la persona giuridica agisce e l'azione svolta dall'organo si considera osta in
essere dall'ente. Siffatto modello si imposto dall'analisi dell'organizzazione degli enti pubblici, anche
perch evita la moltiplicazione dei rappresentanti dell'ente e consente l'imputazione a questo non soltanto
degli effetti, ma anche dell'attivit. L'organo infatti non seprato dall'ente, sicchm a differenza di quanto
accade nella rappresentanza, la sua azione non svolta in nome e per conto di altri, diventando invece
direttamente attivit propria dell'ente che, secondo alcuni, risulterebbe cos capace di agire, senza necessit
che altri presti la propria volont.
Al riguardo va precisato che la capacit giuridica spetta comunque all'ente, che centro di
imputazioni di effetti e fattispecie, laddove sul piano naturalistico occorre pur sempre l'opera dell'uomo
preposto all'organo. Pare allora corretto riferire la capit di agire soltano all'organo e ritenere che l'ente mero
centro di imputazione di effetti e di attivit: pi esattamente, in quanto si proponga in veste di preposto
dell'organo, la persona fisica consente tale imputazione in capo all'ente.
L'organo dunque uno strumento di imputazione e, cio, l'elemento dell'ente che consente di riferire
all'ente stesso atti e attivit; spesso ma non sempre l'organo permette all'ente di rappottarsi con altri
soggetti giuridici, o comunque di produrre effetti giuridici preordinati all'emanazione di atti aventi rilevanza
esterna.
Pi in particolare l'organo va identificato nella persona fisica o nel collegio in quanto e fino a
quando investono della competenza attribuita dall'ordinamento.
Il contratto stipulato dal dirigente comunale si considera concluso dal comune; il provvedimento
adottato dal sindaco provvedimento del comune; il bando emanato dal dirigente statale atto statale, e
cos via.
Posto che i poteri vengono attribuiti soltanto all'ente avente la soggettivit giuridica, e che esso si
avvale di pi organi, ognuno di esse, pur senza esserne titolare, esercita una quota di quei poteri, detta
competenza.
Da questo punto di vista l'organo dunque anche un centro di competenza, nel senso che il
meccanismo di imputazione che corre tra persona fisica preposta all'organo e l'ente si attiva con riferimento a
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La competenza va tenuta distinta dall'attribuzione, espressione che sar impiegata per indicare la
sfera di poteri che l'ordinamento generale conferisce ad ogni ente pubblico.
L'attribuzione di norma collegata con la personalit giuridica dell'ente, anche se sussistono alcune eccezioni.
13. L'imputazione di fattispecie in capo agli enti da parte di soggetti estranei alla loro
organizzazione.
In alcuni casi il fenomeno di imputazione di fattispecie all'ente avviene secondo un meccanismo
diverso: non gi dall'organo all'ente, bens da un distinto centro attivo di imputazione (persona fidica o
giuridica), il quale ha pur sempre il dovere di agire (da questo punto di vista la situazione in esame si
distingue dall'istituto civilistico della rappresentaza) anche se, in senso proprio, estraneo all'organizzazione
amministrativa a favore della quale l'imputazione si realizza.
Molteplici sono le ipotesi nelle quali attivit pubbliche vengono esercitate da soggetti privati: si pensi alle funzioni
certificative spettanti al notaio, alla possibilit che comcessionari emanino atti amministrativi o eroghino servizi pubblici, alla
potest spettante ai cittadini di procedere all'arresto in caso di flagranza di reato, alla possibilit di affidare a terzi la riscossione dei
tributi.
Il privato pu agire direttamente in base alla legge, ovvero in forza di un atto della pubblica
amministrazione. Egli riceve spesso un compenso da parte dell'ente pubblico oppure degli utenti che
fruiscono della sua attivit (allorch si sostituisca all'ente nell'erogazione di un servizio). L'attivit si
configura nei confronti dei terzi come pubblicistica (e come tale soggetta a un peculiare regime), alla stessa
stregua di quella che avrebbe posto in essere l'ente pubblico sostituito.
I concessionari o i gestori privati non sono soggetti pubblici: essi, infatti, nascono con una vocazione
differente rispetto a quella che connota gli enti pubblici istituiti o riconosciuti in relazione al perseguimento
di interessi pubblici; non vi piena coincidenza tra lo scopo del soggetto pubblico che ha assunto il servizio
o ha previsto la realizzazione dell'opera e lo scopo del concessionario questi resta privato in tutto e per tutto
dunque potendo ad esempio cessare l'attivit e disperre della propria esistenza, anche se, in forza della
concessione o dell'affidamento e per la sola durata di questi tenuto a svolgere un servizio o a realizzare
un'opera con le caratteristiche e secondo gli indirizzi determinati dall'ente pubblico concedente. In linea di
principio, trova applicazione l'art.1, c. 1-ter, l. 241/1990, secondo cui i soggetti privati preposti all'esercizio
di attivit amministrative assicurano il rispetto dei criteri e dei principi di cui alla l. 241/1990 medesima.
Anche per essi occorre d'altronde spiegare il meccanismo della loro imputazione in capo all'ente e la teoria
dell'organo che appunto consente tale imputazione fornisce una soluzione soddisfacente.
Organi centrali sono quelli che estendono la propria competenza all'intero spettro dell'attivit
dell'ente; gli organi periferici, viceversa, hanno competenza limitata a un particolare ambito di attivit, di
norma individuato secondo un criterio geografico.
Gli organi ordinari sono previsti nel normale disegno organizzativo dell'ente; gli organi
straordinari operano invece in sostituzione degli organi ordinari (in genere essi sono denoinati
commissari).
Gli organi permanenti sono stabili; gli organi temporanei svolgono funzioni solo per un limitato
periodo di tempo (si pensi alle commissioni di concorso).
Gli organi attivi sono competenti a formare ed eseguire la volont dell'amministrazione in vista del
conseguimento dei fini ad essa affidati; gli organi consultivi rendono pareri; gli organi di controllo
sindacano l'attivit posta in essere dagli organi attivi. Spesso lo stesso organo svolge compiti consultivi e
attivi: i dirigenti, ad esempio, formulano proposte ed esprimono pareri, pur essendo anche gli organi cui
spetta l'adozione di atti e provvedimenti amminoistrativi.
La distinzione rispecchia quella tra attivit amministrativa attiva (che ha la finalit di curare gli
interessi pubblici: c.d. Amministrazione attiva), attivit consultiva (mediante la quale vengono espressi
pareri) e attivit di controllo interno (la cui finalit quella di verificare l'attivit amministrativa attiva alla
luca di un parametro prefissato).
Gli organi rappresentativi sono quelli i cui componenti, a differenza degli organi non
rappresentativi, vengono designati o eletti dalla collettivit che costituisce il sostrato dell'ente. Tipico
esempio di organo rappresentativo il sindaco; organo non rappresentativo invece, ad esempio, il prefetto.
Si pu invero configurare una diversa nozione di rappresentativit, la quale prescinda dal metodo di
designazione ed esprima la posizione di un organo derivante dal rapporto con altro organo rappresentativo:
muovendo da tale premessa anche il ministro pu essere considerato organo rappresentativo in virt del suo
rapporto con il Parlamento.
Vi sono poi organi con legale rappresentanza; essa non deve essere confusa con la rappresentanza in
senso tecnico cui si in precedenza fatto cenno. L'organo dotato di legale rappresentanza in realt un
particolare tipo di organo esterno e, cio, quello che esprime la volont dell'ente nei rapporti contrattuali con
i terzi e che, avendo la capacit processuale, conferisce la procura alle liti per agire o resistere in giudicio (es.
il sindaco e il presidente della provincia). Esso non invece protagonista del meccanismo di imputazione di
effetti tipico della rappresentanza in senso proprio, e d'altro lato, non il solo a poter impegnare l'ente
all'esterno, atteso che questa p la caratteristica di tutti gli organi, anche di quelli cui non siaattribuita la legale
rappresentanza.
Da quanto detto emerge che la responsabilit giuridica spetta solo all'ente; alcuni organi, tuttavia, per
espressa volont di legge, sono anche dotati di personalit giuridica (e sono pertanto detti organi con
personalit giuridica od organi-enti), profilandosi come titolari di poteri e come strumenti di imputazione
di fattispecie ad altro ente (in quanto organi di quest'ultimo): ad esempio tradizionalmente considerato tale
l'Istat, alla dipendenza della presidenza del Consiglio dei ministri, con compiti relativi alle indagini
statistiche interessanti le amministrazioni statali.
Un'ipotesi differente in cui l'attivitdi un soggetto esterno all'organizzazione dello Stato si impuuta a quest'ultimo
costituita dalla Banca d'Italia, alla quale, ai sensi dell'art. 6 d.lgs. 430/1997, affidato il servizio di tesoreria dell'amministrazione
statale.
Sono organi monocratici quelli il cui titolare una sola persona fisica. Negli organi collegiali si ha
la contitolarit di pi persone fisiche considerate nel loro insieme.
Le ragioni per cui si procede all'istituzione dell'organo collegiale sono fondamentalmente due:
riunire in un unico corpo i portatori di interessi differenti e/o far confluire nel collegio pi capacit
professionali e tecniche. L'essenza della collegialit consiste nell'imputazione all'organo della volont,
espressa nei modi di legge della maggioranza dei suoi componenti, i quali possono essere portatori, in seno
all'organo stesso, di interessi o professionalit diverse.
L'esercizio delle competenze dell'organo collegiale avviene mediante deliberazione, la cui adozione
segue un procedimento che, solitamente, consta delle seguenti fasi:
convoczione del collegio (che l'invito, mediante comunicazione contenente l'ordine del giorno, a
riunirsi in un certo luogo e in una certa data),
38
dalla legge);
d)
potere di risolvere i conflitti che insorgano tra organi subordinati;
e)
potere in capo all'organo superiore di avocazione (per singoli affari, per motivi di interesse pubblico,
indipendentemente dall'inadempimento dell'organo inferiore) e sostituzione (a seguito di inerzia dell'organo
inferiore). Importanti poteri di sostituzione, avocazione e nomina di un commissario sono espresamente
disciplinati in generale, per il caso di ritardo nell'emanazione del provvedimento finale, dell'art. 2, l.
241/1990.
Pi controversa la spettanza all'organo superiore del potere di delega, che si ritiene sussistente
soltanto nei casi previsti dalla legge.
Tipico della relazione gerarchica , come detto, il potere di emanare ordini relativamente alle
funzioni e mansioni dell'inferiore gerarchico: tale atto esclude la possibilit di scelta in capo all'organo
subordinato, facendo sorgere il dovere di eseguirlo, salvo che l'ordine stesso contrasti con la legge penale. Se
il dipentende ritenga l'ordine palesemente illegittimo, deve farne rimostranza al superiore, dichiarandone le
ragioni, ma poi obbligato ad eseguirlo se l'ordine viene rinnovato per iscritto (semprech, come detto, non
si tratti di ordine criminoso: artt. 16 e ss, t.u. 3/1957). Una relazione (tra ente e societ) simile alla gerarchia
pare essere presupposta dalle relazioni in house.
Altro tipo di relazione interorganica (essa ha tra l'altro caratteristiche simili a quella che ricorre nelle
relazioni intersoggettive) la direzione, caratterizzata dal fatto che, pur essendoci due organi posti in
posizione di diseguaglianza, sussiste una pi o meno ampia sfera di autonomia in capo a quello subordinato.
L'organo sovraordinato ha in particolare il potere di indicare gli scopi da perseguire, ma deve lasciare
alla struttura sottordinata la facolt di scegliere le modalit e i tempi dell'azione volta a conseguire quei
risultati. Nella direzione, l'organo sovraordinato ha pi in particolare il potere di indirizzo (con il quale
vengono fissati gli obiettivi), il potere di emanare direttive (le quali, come rilevato, si riscontrano perarltro
anche nella gerarchia, pur non caratterizzandola) e quello di controllare l'attivit amministrativa in
considerazione degli obbiettivi da conseguire.
Altri poteri, quali quello di avocazione o di sostituzione, possono di volta in volta essere attribuiti
dalla legge. In sintesi, rispetto alla gerarchia, il potere ordinatorio sostituito da quello di emanare direttive,
da cui l'organo inferiore non completamente vincolato; per altro verso, il controllo, che nella gerarchia
riguarda essenzialmente gli atti, si svolge in via successiva e investe l'attivit.
L'organo subordinato pu secondo parte della dottrina disattendere le direttive morivando
adeguatamente. In realt pare pi corretta la tesi secondo cui le direttive hanno efficacia vincolante, anche se,
a differenza dell'ordine, lasciano uno spazio di discrezionalit in capo al destinatario e, di conseguenza, non
possono contenere disposizioni concrete e puntuali. Seguendo l'altra tesi, infatti, le direttive non si
distinguerebbero dai pareri, che di norma consentono appunto a chi li riceve di discostarsi motivando. Il
diritto positivo mostra comunque che la inosservanza delle direttive configura la responsabilit dirigenziale
(art.21, d.lgs. 165/2001), confermando l'efficacia vincolante -pur limitata delle stesse.
Si detto che il presupposto della gerarchia l'identit di competenza tra organi sottoordinati e
organi sovraordinati: il progressivo emergere di nuovi interessi imputati alla cura delle amministrazioni e la
conseguente necessit di specializazione delle competenze sono alla base della crisi di quel modello. La
moltiplicazione dei centri di potere ha per imposto la individuazione di strumenti pi pregnanti di
collegamento tra le varie attivit.
In dottrina si individua, quale ulteriore relazione interorganica, il coordinamento, riferendolo a
organi in situazione di equiordinazione proposti ad attivit che, pur dovendo restare distinte, sono destinate
ad essere ordinate secondo un disegno unitario. Contenuto di tale relazione sarebbe il potere, spettante a un
coordinatore, di impartire disposizioni idonee a tale scopo e di vigilare sulla loro attuazione e osservanza.
Finalizzati al coordinamento sarebbero alcuni organi (v. ad esempio i comitati interministeriali), mentre
altri organi si servono a fini di coordinamento degli atti di concerto, degli accordi, degli atti di indirizzo e
cos via.
Lo spazio operativo di tale relazione per abbastanza angusto. Il coordinamento definito dalla
legge non gi come autonoma relazione, bens come potere esercitabile all'interno della direzione.
Il coordinamento si configura altres come il risultato dell'esercizio di poteri che attengono ad altre
relazioni (ordini, direttive, istruzioni: da questo punto di vista il miglior coordinamento si realizza nella
gerarchia). Gli strumenti che dovrebbero consentire il coordinamento (in particolare ci vale per gli accordi,
le intese), inoltre, non sempre sono inquadrabili nell'ambito di un rapporto di pariordinazione.
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Accanto al profilo contabile vi quello, che incide sull'efficacia dell'atto, del controllo di
legittimit, con riferimento alla normativa vigente: entro trenta giorni dal ricevimento, l'ufficio provvede
all'apposizione del visto di regolarit amministrativa e contabile ( per alcuni atti, per, il termine di sessanta
giorni: ad es. contratti di assunzione). Fatte salve le norme in materia di controllo da parte della Corte dei
conti, trascorso il termine senza che l'ufficio di controllo abbia formulato osservazioni o richiesto ulteriori
documentazioni, l'atto efficace e viene restituito munito di visto. In presenza di orsservazioni o di richiesta
di chiarimentim i termini sono interrotti fino alla ricezione dei chiarimenti (ma se il dirignte non si attiva, il
provvedimento oggetto di rilievo non acquista efficacia ed improduttivo di effetti contabili). Ricevute le
osservazioni o le richieste di chiarimenti, il dirigente responsabile comunica, entro trenta giorni, se intende
modificare o ritirare il provvedimento, per conformarsi alle indicazioni ricevute dall'ufficio di controllo. Egli,
tuttavia, sotto la propria responsabilit, pu disporre entro trenta giorni di dare ulteriore corso al
provvedimento, che acquista efficacia pur in presenza di osservazioni. In tali casi l'ufficio di controlo ne
prende atto e trasmette l'atto corredato dalle osservazioni e dalla relativa documentazione al competente
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Controllo successivo esterno e costituzionalmente garantito quello esercitato dalla Corte dei conti
organo al servizio dello Stato-comunit, attraverso il meccanismo della registrazione dell'apposizione del
visto. A differenza dei controlli esterni, quello esterno della Corte non costituisce esercizio di funzione
amministrativa, sicch i relativi atti non sono impugnabili. Per altro verso, la Corte persegue un interesse
obiettivo e esterno rispetto a quello specifico curato dal soggetto controllato.
La l. 20/1994 ha drasticamente limitato l'ambito degli atti soggetti a controllo preventivo di
legittimit, che non pi svolto con carattere di generalit.
La Corte dei conti svolge anche altre importanti funzioni di controllo, definite dall'art. 3, l.20/1994, il
quale demanda a tale organo il rilevante compito di identificare alcune categorie di atti assoggettate a
controllo, pur se con carattere temporaneo. Nell'esercizio dei suoi poteri di controllo, la Corte pu
richiedere alle amministrazioni pubbliche e agli altri organi di controllo interno qualsiasi atto o notizia e pu
effettuare e disporre ispezioni e accertamenti diretti.
La tendenza quella di ridurre i controlli solamente formali e di accentuare quelli gestionali
(incentrati sul raggiungimento del risultato e degli obiettivi programmatici) e finanziari. In sintesi, il quadro
dei controlli spettanti a tale organo, dotato di ampia autonomia regolamentare circa l'organizzazione della
funzione, contempla:
a)
un controllo preventivo di legittimit (sugli atti gia indicati)
b)
un controllo preventivo sugli atti che il presidente del Consiglio dei ministri richieda di sottoporre
temporaneamente a controllo o che la Corte dei conti deliberi di assoggettare per un periodo determinato a
controllo in relazione a situazioni di diffusa e ripetuta irregolarit rilevante in sede di controllo successivo:
art. 3, c. 1, lett. l), l. 20/1994;
c)
un controllo successivo sui titoli di spesa relativi al costo del personale, (art.60, d.lgs. 165/2001), sui
contratti e i relativi atti di esecuzione, in materia di sistemi informativi automatizzati, stipulati dalle
amministrazioni statali e sugli atti di liquidazione dei trattamenti di quiescenza dei pubblici dipendenti; nei
primi due casi si tratta di un controllo-referto, che sfocia cio in una comunicazione all'ente;
d)
un controllo successivo sugli atti di notevole rilievo finanziaro individuati per categorie e
amministrazioni statali che le sezioni unite stabiliscano di sottoporre a controllo per un periodo determinato
(la Corte pu richiedere il riesame degli atti entro quindici giorni dalla ricezione, ferma restandone
l'esecutivit; le amministrazioni trasmettono gli atti adottati a seguito del riesame alla Corte, la quale, ove
rilevi illegittimit, ne d avviso al ministro: art. 3, c. 3, l. 20/1994);
e)
un controllo sulla gestione finanziaria degli enti a cui lo Stato contribuisce in via ordinaria (es.
Expo spa), esercitato da una speciale sezione della Corte (l. 259/1958 e art. 3, c. 7, l. 20/1994).
Assoggettati a controllo sono gli enti che godono di contributi pubblici ordinari con carattere di periodicit o iscritti a bilancio da
oltre un biennio; gli enti i quali sostengono il proprio fabbisogno finanziario a mezzo di imposte, tasse e contributi che, con carattere
di continuit, siano autorizzati ad imporre o che siano comunque ad essi devoluti (per queste due categorie di enti il controllo svolto
da apposita sezione della Corte alla quale debbono essere trasmessi alcuni atti conti consuntivi, bilanci di esercizio con il relativo
conto economico corredati dalle relazioni dei rispettivi organi amministrativi e di revisione entro quindici giorni dalla loro
approvazione e comunque non oltre sei mesi e quindici giorni dalla chiusura dell'esercizio finanziario a cui si riferiscono); gli enti ai
quali lo Stato od un'azienda autonoma contribuiscono con apporto al patrimonio in capitale o servizi o beni, ovvero mediante
concessione di garanzia finanziaria (il controllo esercitato, oltre che mediante l'invio dei consuntivi e dei bilanci, d a un magistrato
della Corte che assiste alle sedute degli organi di amministrazione e di revisione: non si tratta dunque di un controllo solo successivo,
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ma anche contestuale). Va notato che, secondo la Corte cost., le societ per azioni derivanti dalla trasformazione di enti pubblici sono
assoggettate a questo tipo di controllo finch permanga la partecipazione esclusiva o maggioritaria dello Stato. Si consideri che sono
esclusi da questo controllo regioni, province, comuni ed enti di interesse esclusivamente locale.
La Corte tenuta a riferire al Parlamento i risultati del controllo eseguito e pu formulare, in qualsiasi altro
momento, ove accerti irregolarit nella gestione di un ente e, comunque, quando lo ritenga opportuno, i suoi
rilievi al Ministro per il tesoro e al ministro competente.
f)
Un controllo successivo sulla gestione del bilancio e del patrimonio delle amministrazioni
pubbliche, nonch sulle gestioni fuori bilancio e sui fondi di provenienza comunitaria. Il d.lgs. 419/1999
estende il controllo successivo anche sulla gestione degli enti di diritto privato risultanti dalla privatizzazione
e prevista da tale fonte, limitatamente all'esercizio di funzioni e servizi pubblici. La Corte riferisce, almeno
annualmente, al Parlamento e ai consigli regionali sull'esito del controllo; le relazioni sono inviate anche alle
amministrazioni interessate, alle quali la Corte formula, in qualsiasi momento, le proprie osservazioni. Di
rilievo poi la previsione secondo cui le amministrazioni comunicano alla Corte e agli organi elettivi le
misure consequenzialmente adottate. Il controllo concerne anche il rispetto della disciplina sui tetti al
trattamento economico onnicomprensivo di chiunque riceva a carico delle pubbliche finanze emolumenti o
retribuzioni: art. 3, c. 53, l. 244/2007.
g)
Di grande rilievo sono i controlli esterni e sulle gestioni finanziarie degli enti territoriali operati
dalla Corte dei Conti ai sensi del d.l. 174/2012, conv. nella l. 213/2012, che si inserisce in un quadro
normativo mosso e frastagliato. La centralit del ruolo della Corte, che ormai si profila quale soggetto
garante degli equilibri della finanza pubblica, riconosciuta, come detto, dal d.l. 174/2012, conv. l.
213/2012, finalizzato al rafforzamento del coordinamento della finanza pubblica e alla garanzia del rispetto
dei vincoli che derivano dall'appartenenza alla Ue. Tale disciplina, integrando quella precedente , amplia il
controllo su regioni ed enti locali, cos estendendo ben al di l dello Stato il raggio di azione della Corte e
rafforzando il raccordo con i controlli interni.
g1) Per quanto attiene alle regioni, in primo luogo, si introduce un meccanismo di referto periodico, analogo
alle relazioni quadrimestrali sulla copertura della spesa nello Stato di cui alla l. 196/2009: ogni sei mesi le
sezioni regionali di controllo trasmettono ai consigli regionali una relazione sulla tipologia delle coperture
finanziarie adottate nelle leggi regionali approvate nel semestre precedente e sulle tecniche di quantificazione
degli oneri.
g2) In secondo luogo, sono rafforzati i controlli finanziari: le sezioni regionali di controllo della Corte dei
conti esaminano i bilanci preventivi e i rendiconti consintivi delle regioni e degli enti che compongono il
Servizio sanitario nazionale. Il controllo finalizzato alla verifica del rispetto degli obiettivi annuali posti dal
patto di stabilit interno, dell'osservanza del vincolo previsto in materia d'indebitamento, della sostenibilit
dell'indebitamento e dell'assenza di irregolarit suscettibili di pregiudicare, anche in prospettiva, gli equilibri
economico-finanziari degli enti. Per quanto attiene alle misure che possono essere attuate, qualora le
sezioni regionali accertino comportamenti difformi dalla sana gestione finanziaria o il mancato rispetto degli
obiettivi posti con il patto, adottano una specifica pronuncia e vigilano sull'adozione da parte dell'ente
locale delle necessarie misure correttive e sul rispetto dei vincoli e limitazioni posti in caso di mancato
rispetto delle regole del patto di stabilit interno. L'accertamento, da parte delle competenti sezioni regionali
di controllo della Corte dei conti, di squilibri economico-finanziari, della mancata copertura di spese, della
violazione di norme finalizzate a garantire la regolarit della gestione finanziaria o del mancato rispetto degli
obiettivi posti con il patto di stabilit interno comporta per le amministrazioni interessate l'obbligo di
adottare, entro sessanta giorni dalla comunicazione del deposito dalla pronuncia di accertamento, i
provvedimenti idonei a rimuovere le irregolarit e a ripristinare gli equilibri di bilancio. Tali provvedimenti
sono trasmessi alle sezioni regionali di controllo della Corte dei conti che li verificano nel termine di trenta
giorni dal ricevimento. Qualora la regione non provveda alla trasmissione dei suddetti provvedimenti o la
verifica delle sezioni regionali di controllo dia esito negativo, preclusa l'attuazione dei programmi di
spesa per i quali stata accertata la mancata copertura o l'insussistenza della relativa sostenibilit finanziara:
con riferimento a queste due specifiche fattispecie, la sanzione collegata all'inerzia, dunque,
particolarmente drastica.
g3) Analoga disciplina comprendente la possibilit di irrogare la medesima sanzione del blocco dei
programmi di spesa dettata con riferimento agli enti locali.
g4) Viene poi introdotto il giudizio di parifica del rendiconto generale per le regioni da parte delle sezioni
regionali, che segue le regole stabilite dal r.d. 1214/1934: questo giudizio si interpone tra l'attivit di
rendicontazione e la legge che approva il conto;
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g5) Il presidente della regione obbligato a trasmettere ogni dodici mesi alla sezione regionale di controllo
della Corte dei conti una relazione sulla regolarit della gestione e sull'efficacia e sull'adeguatezza del
sistema dei controlli interni. La relazione altres inviata al presidente del consiglio regionale.
g6) In modo parzialmente analogo, per quanto attiene agli enti locali, la disciplina prevede un articolato
meccanismo di controllo esterno attivato sulla base di referti trasmessi semestralmente dagli enti di
dimensioni pi rilevanti. Esso si salda con il meccanismo dei controlli interni e si caratterizza per il fatto che
pu sfociare in una fase giurisdizionale (che, come tale, dovrebbe presupporre l'iniziativa della procura,
chiamata a verificare la sussistenza dei requisiti dell'illecito). g7) A garanzia del corretto uso delle risorse
pubbliche trasferite ai gruppi consiliari regionali, si prevede che ciascun gruppo approvi un rendiconto di
esercizio annuale, strutturale secondo linee guida deliberate dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo
Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e recepite con d.p.c.m. In ogni caso il
rendiconto evidenzi, in apposite voci, le risorse trasferite al gruppo dal consiglio regionale, con indicazione
del titolo del trasferimento, nonch le misure adottate per consentire la tracciabilit dei pagamenti effettuati
(le norme trovano applicazione dall'esercizio 2013: Corte conti, sez. autonomie, del n. 15/2013).
g8) Un importante ruolo della Corte riconosciuto per quanto attiene all'accertamento della situazione di
dissesto degli enti locali.
g9) Un altro strumento molto incisivo, che coinvolge anche la Corte quello previsto dalla l. 149/2011 ed
legato al fatto che le regioni sono tenute a redigere una relazione di fine legislatura, sottoscritta dal
Presidente della Giunta regionale non oltre il novantesimo giorni antecedente la data di scadenza della
legislatura.
Entro e non oltre dieci giorni dopo la sottoscrizione della relazione, essa deve risultare certificata dagli organi di controllo
interno regionale e, nello stesso termine, trasmessa ad un apposito tavolo tecnico interistituzionale istituito presso la
Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, che verifica, per quanto di propria competenza, la
conformit di quanto esposto nella relazione di fine legislatura con i dati finanziari in proprio possesso ed invia, entro venti
giorni, apposito rapporto al Presidente della Giunta regionale. Il rapporto del tavolo e la relazione di fine legislatura sono
pubblicati sul sito istituzionale della regionale entro il giorno successivo alla data di ricevumento del rapporto da parte del
Presidente della Giunta regionale. Entrambi i documenti sono inoltre trasmessi dal Presidente della Giunta regionale alla
Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica.
La relazione, entro dieci giorni dalla sottoscrizione del Presidente della Giunta regionale, trasmessa alla
sezione regionale di controllo della Corte dei Conti, la quale esprime entro trenta giorni le proprie valutazioni
al Presidente della Giunta regionale.
La relazione di fine legislatura contiene la descrizione dettagliata delle principali attivit normative ed
amministrative svolte durante la legislatura, facendo riferimento anche agli esiti dei controlli interni ed ai
rilievi della Corte dei Conti.
Analoga disciplina prevista per province e comuni.
Pu in parte sovrapporsi all'attivit della CdC il campo d'azione dell'organismo indipendente, l'istituzione del
quale prevista (dalla l. Cost. 1/2012) presso le Camere, poich questo organismo ha la funzione di analisi e
verifica degli andamenti della finanza pubblica e di valutazione dell'osservanza delle regole di bilancio.
La CdC ha anche funzione
1. di vigilanza sulla riscossione delle entrate pubbliche e sulla regolarit della gestione degli agenti dello Stato
2. giurisdizionale: pronuncia il giudizio di parificazione sul rendiconto generale dello stato (consistente nella certificazione di
parit tra i conti della Corte e quelli forniti dall'amministrazione del tesoro)
Il controllo preventivo e tradizionale risulta meno collaborativo, ma pi incisivo e rassicurante per l'amministrazione perch di
carattere deresponsabilizzante. Altre forme di controllo a carattere pi collaborativo e non deresponsabilizzante ingenerano il timore
che la Corte usi il materiale istruttorio in chiave di responsabilit (anche se la Corte Costituzionale ha negato che questa possibilit si
possa verificare in via "automatica").
4. la sezione di controllo non ha adottato ordinanza istruttoria entro dieci giorni dalla data di
deferimento del provvedimento
5. la sezione di controllo ha adottato ordinanza istruttoria, ma non si pronuncia entro dieci giorni dalla
data di ricevimento degli elementi richiesti con l'ordinanza
Tuttavia l'esecutivit non si realizza quando la Corte ha sollevato una questione di legittimit costituzionale per violazione dell'art. 81
Cost. oppure un conflitto di attribuzione.
L'esito del procedimento di controllo comunicato alla sezione nelle ventiquattro ore successive alla fine dell'adunanza e le
deliberazioni sono pubblicate entro trenta giorni dall'adunanza stessa. La recente legislazione ha stabilito tempi pi stretti che
rendono difficile che si riesca a procedere nei tempi al visto (accerta la legittimit dell'atto) ed alla registrazione.
Registrazione con riserva: a fronte della ricusazione del visto, questo meccanismo permette al Consiglio dei ministri, su iniziativa
del ministero interessato, di insistere nella richiesta di registrazione; la Corte delibera a sezioni riunite e, qualora non riconosca
cessata la causa del rifiuto, ne ordina la registrazione ed appone il visto con riserva. Questo meccanismo riflette l'equilibrio di poteri
tra Cdc (Corte dei conti) e Governo e Parlamento (rispetto al primo non pu prevalere e rispetto al secondo deve comunicare gli atti
registrati con riserva). Non tutti gli atti possono essere registrati con riserva e pu essere richiesta anche con riferimento
limitatamente ad una o pi parti dell'atto. Se le sezioni unite della Cdc non deliberano entro trenta giorni, l'atto esecutivo.
La registrazione con riserva impegna la responsabilit politica dell'esecutivo, infatti:
1. ogni quindici giorni la Cdc trasmette al Parlamento un elenco di tutti i provvedimenti registrati con riserva
2. ogni anno la Cdc espone le ragioni per le quali ha apposto con riserva il visto.
L'esito negativo del controllo in via preventiva deve essere affermato, dato che, come abbiamo visto sopra, il
silenzio equivarrebbe ad assenso e quindi a controllo positivo.
Il controllo successivo della Cdc
Gli atti sono assoggettati in via eccezionale al controllo successivo e tale controllo non incide sull'efficacia
dell'atto. In dottrina vi sono due correnti circa le conseguenze dell'esito negativo di controllo successivo:
1. implicito annullamento dell'atto controllato
2. obbligo dell'amministrazione di prendere atto della pronuncia di illegittimit dell'atto e quindi a) non
dare corso all'esecuzione dell'atto (opinione da preferire, dato che la legge non riconosce alla Cdc
espliciti poteri di annullamento), ovvero b) di annullare l'atto stesso.
15.3 L'evoluzione normativa in tema di controlli. Dai controlli interni alla valutazione del personale e
delle strutture.
Dal controllo di legittimit...
Il sistema italiano stato per lungo tempo caratterizzato dalla prevalenza dei controlli preventivi di
legittimit sui singoli atti, trascurando cos la verifica della convenienza e proficuit degli atti nel loro
insieme e quindi dell'attivit amministrativa.
In realt la costituzione prevedeva forme di controllo diverse, ma il legislatore ha preferito mantenere il vecchio modello di controllo
preventivo! che consisteva nella conformazione dell'azione successiva dell'organo attivo.Si assiste ad un cambiamento di rotta nel
1990 che sfocia nell'introduzione del controllo di gestione con il d.lgs.29/1993 (oggi sostituito con d.lgs 165/2001).
D'altro canto la Corte costituzionale ha espressamente affermato che le previsioni costituzionali in tema di controlli non costituiscono
un sistema che descrive tutte le forme possibili di controllo, ma ammettono forme diverse e aggiuntive purch sia rintracciabile in
costituzione un adeguato fondamento normativo o sicuro ancoraggio a interessi costituzionalmente protetti.
organizzative ad essi assegnate, tenendo particolarmente conto dei risultati dell'attivit e della
gestione; il modello di controllo interno ha imposto una strutturazione dell'amministrazione "per
risultati".
4. valutazione e controllo strategico: mira a valutare l'adeguatezza delle scelte compiute in sede di
attuazione dei piani e altri strumenti di determinazione dell'indirizzo politico, in termini di
congruenza tra i risultati conseguiti e obiettivi predefiniti, a supporto dell'attivit di programmazione
strategica e di indirizzo politico-amministrativo; il controllo strategico richiamato dalla disciplina
del 2009 ed svolto da apposito organismo indipendente di valutazione.
Dal punto di vista dell'evoluzione storica, il potenziamento dei controlli interni corrispondeva alla riduzione o eliminazione di quelli
esterni. Venivano quindi introdotte quattro tipologie di attivit facenti capo al controllo interno contrapposte al controllo esterno che
per quanto attiene alla gestione restava attribuito alla corte dei conti.
Circa la peculiarit dei controlli interni nel loro complesso, va osservato che:
1. devono svolgersi sulla base di parametri anche diversi dalla legittimit (espressamente ricordata soltanto in relazione al
controllo di regolarit amministrativa e contabile), quali efficienza ed efficacia.
2. Non hanno efficacia automaticamente paralizzante dell'attivit amministrativa.
3. I controlli sono di norma successivi o concomitanti rispetto al "farsi del potere"
Ad eccezione del controllo di regolarit amministrativa e contabile, i controlli interni spesso si concludono con giudizi che implicano
una certa discrezionalit. Le misure adottabili a seguito del giudizio talora non erano neppure tassativamente indicate, potendo tra
l'altro spettare ad organi differenti da quello di controllo.
Il profilo caratterizzante dei controlli interni costituito dalla marcata funzione di supporto all'attivit di
indirizzo e dirigenziale e della incisiva valenza conformativa della successiva azione amministrativa.
In conclusione, quindi, il sistema dei controlli interni dell'amministrazione statale stato completato dalla
riforma Brunetta (d.lgs. 150/2009):i profili della conformazione e della correzione dell'attivit risultano
confermati, anche se, nel nuovo contesto, a questi si affianca l'essenziale compito, assegnato ad appositi
organismi indipendenti, di garantire la correttezza dei procedimenti di valutazione della performance.
Da un punto di vista pi strettamente organizzativo nel quadro della riforma Brunetta si assiste alla creazione
di un network di soggetti (organismi indipendenti) che fanno capo a una commissione per la valutazione, la
trasparenza e l'integrit delle amministrazioni pubbliche.
Ambiguit del nuovo sistema:
1. delinea meccanismi di controlli interni con indubbi riflessi esterni
2. La previsione della sottoposizione di tutte le strutture e tutti i dipendenti alla valutazione alimenta il
rischio di creare un'amministrazione eccessivamente preoccupata di "controllarsi" invece che di
agire.
Va infine ricordato che la Corte dei Conti svolge un importante controllo sul funzionamento dei controlli
interni e che le sezioni giurisdizionali dispongono anche della possibilit di irrogare sanzioni pecuniarie agli
amministratori in caso di inadeguatezza di questi strumenti.
16. I rapporti tra gli organi e l'utilizzo, da parte di un ente, degli organi di un altro ente.
Diversi dai rapporti interorganici sono i rapporti tra organi diversi: assente il carattere della stabilit e
comportano talune volte modificazioni dell'ordine delle competenze fissate dall'ordinamento in generale.
Sono rapporti tra organi diversi il rapporto di:
1. Avocazione: per motivi di interesse pubblico ed indipendentemente dall'inadempimento dell'organo
istituzionalmente competente, un organo esercita i compiti spettanti ad altro organo in ordine a
singoli affari.
2. Sostituzione: ha come presupposto l'inerzia dell'organo istituzionalmente competente all'emanazione
di un atto e consiste, previa diffida, nell'adozione da parte di un organo sostituto (di norma un
commissario) degli atti di competenza dell'organo diffidato nell'emanazione. La sostituzione attiene
all'attivit di controllo sugli atti, non sugli organi, infatti, essa (la sostituzione) avviene solo
relativamente all'adozione di un determinato atto.
Da tenere distinta la gestione sostitutiva coattiva: quest'ultima consiste nella sostituzione di
organi dell'ente ed caratterizzata dallo scioglimento dell'organo dell'ente e dalla nomina di altri
soggetti (organi straordinari) che gestiscano l'ente per un periodo limitato di tempo.
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Quando invece la sostituzione collegata al controllo si parla di controllo sostitutivo; essa non pu
ricondursi in senso proprio alla funzione di controllo perch l'organo sostituto non ha la specifica
funzione di controllore e non svolge mera attivit di controllo.
3. Delegazione: ha come presupposto un atto formale con il quale un organo, investito in via primaria
della competenza di una data materia, consente unilateralmente ad un altro organo di esercitare la
stessa competenza. Alterando l'ordine legale delle competenze, la delegazione necessita di una
espressa previsione legislativa che la contempli. Il delegante mantiene poteri di direttiva, vigilanza
ed avocazione (cio revoca della delegazione- la quale secondo la giurisprudenza pu avvenire anche
implicitamente). Il delegatario agisce in nome proprio, ma per conto e nell'interesse del delegante,
quindi la responsabilit per illecito rimane in capo al delegatario.
Da tenere distinta invece la delega di firma: il delegato ha soltanto il compito di sottoscrivere
l'atto, non vi alcuno spostamento di competenza e l'atto sar dunque imputabile al delegante.
L'organo di una persona giuridica pu essere anche l'organo di un'altra persona giuridica: ad esempio, il
sindaco organo del comune ed anche organo dello Stato, in qualit di ufficiale di governo.
Il rapporto di servizio
I soggetti legati da rapporto di servizio all'amministrazione sono di norma dipendenti. In questi casi si parla
di rapporto di servizio di impiego: tali soggetti svolgono il proprio lavoro a titolo professionale, in modo
esclusivo e permanente.
Tuttavia il rapporto di servizio pu anche essere non professionale, cio o onorario o di fatto.
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Il rapporto di servizio in relazione al funzionario onorario ha un contenuto ridotto: diritto di ufficio, carattere
temporaneo, trattamento economico in termini di indennit, non vi il diritto alla carriera.
Il rapporto organico
Il rapporto organico si distingue dal rapporto di servizio perch corre soltanto tra il titolare dell'organo e
l'ente e viene in evidenza ai fini dell'imputazione delle fattispecie.
In realt il preposto si identifica con l'ente in forza del rapporto organico, ma si contrappone ad esso in quanto legato dal rapporto di
servizio.
In passato, spesso il rapporto organico e quello di servizio sorgevano contestualmente, nonostante la diversa modalit di istituzione.
Oggi, il rapporto di servizio si instaura con il contratto, generalmente, cos che l'investitura nella titolarit di un ufficio o di un organo
rimane distinta.
Nel caso di titoli onorari si procede per designazione o per elezione.
Il funzionario di fatto
L'organo viene definito funzionario di fatto quando sia il rapporto organico sia quello di servizio si
instaurano in via "di fatto":il rapporto organico si costituisce in assenza di un atto di investitura ed il rapporto
di servizio instaurato di fatto solo se le funzioni "di fatto" esercitate sono essenziali ed indifferibili.
Altre esigenze fondamentali sono la tutela della buona fede e di affidamento dei privati (anzi sono imputabili all'ente solo gli atti
favorevoli al privato): esempio di funzionario di fatto, che si fonda sulla tutela della buona fede dei terzi, costituito dalla persona
che, pur non avendo le qualit di ufficiale di stato civile, n' eserciti pubblicamente le funzioni e celebri un matrimonio (esso
considerato valido dall'ordinamento).
Il divieto di prorogatio
Il rapporto di servizio, una volta instaurato, pu anche estinguersi (fisiologicamente per scadenza del
termine); quanto riguarda il rapporto organico, in questo caso, occorre, quindi, procedere all'investitura del
nuovo titolare.
In passato si riteneva che, per tutelare la continuit, in ordine agli uffici a titolarit onoraria, i titolari
rimanessero in carica nonostante fosse scaduto il periodo della loro investitura. Tale istituto viene
denominato prorogatio.
La l. 444/1994 invece ha stabilito il divieto generale di prorogatio, ridimensionando tale istituto: gli organi
sono prorogati di quarantacinque giorni dalla scadenza del termine e durante questo periodo possono solo
emanare atti di ordinaria amministrazione o urgenti o indifferibili (a pena di nullit); Trascorsi i
quarantacinque giorni, gli organi amministrativi decadono e gli atti adottati da questi (una volta decaduti),
sono nulli.
18. La disciplina attuale del rapporto di lavoro dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche.
Il rapporto di servizio professionale presso le PA segue una disciplina diversa da quella privatistica del
rapporto di lavoro.
Il settore ha conosciuto numerose ed importanti riforme:
Le riforme succedutesi negli anni e gli slogan che le hanno segnate
(N.B.: i d.lgs. sono molti di piu, qui sotto ho riportato i fondamentali, che costituiscono lo scheletro)
1)D.lsg 29/1993: ha operato la c.d. privatizzazione del rapporto di impiego presso le amministrazioni, con
l'intenzione di accentuare il ruolo della contrattazione collettiva ed individuale, avvicinandosi al mondo del
lavoro privato.
2)D.lsg 165/2001: ha manifestato un'attenzione alle esigenze della managerialit ed una volont di ridurre
ulteriormente il peso del centralismo regolativo.
3)D.lgs 150/2009: fa mutare il contesto normativo accentuando i temi del merito e della performance; ha
introdotto importanti norme in materia di controlli; accentua la distanza tra la disciplina del rapporto di
lavoro privatistico e la regolamentazione del rapporto di lavoro presso le amministrazioni. Non abroga i
precedenti D.lgs. che trattano le stesse materie;
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Il d.lgs.150/2009 individua: a)norme espressione di potest legislativa statale, vincolati per tutte le
amministrazioni (riguardanti i contratti collettivi, la partecipazione sindacale, i poteri del datore di lavoro, il
trattamento economico, le sanzioni disciplinari e la trasparenza delle performance); b)principi generali cui si
devono adeguare regioni ed enti locali (riguardanti la misurazione, valutazione e incentivazione della
performance, i meccanismi premiali, le progressioni verticali di carriera)
Parole chiave della riforma del 2009:
temi del merito e della performance, ridefinizione del ruolo del dirigente, limitazione del ruolo del sindacato.
La standardizzazione dell'azione e le difficolt della riforma
Di rilievo il tema della standardizzazione dell'azione, primo passo per una differenziazione di trattamento
anche economico del personale. Il rispetto degli standard (fissati coerentemente con le linee guida definite
dalla commissione per la valutazione, la trasparenza e l'integrit delle PA) oggetto della valutazione delle
performance; per altro verso, la mancanza di risorse economiche aggiuntive (vedi la manovra finanziaria: l.
122/2010 e l.111/2011) ha pesantemente condizionato l'avvio della riforma ed ha impedito la spinta alla
standardizzazione.
Inoltre, con un accordo sindacale del febbraio 2011 (che ha sancito che a tutti i dipendenti deve essere conservato lo stesso stipendio
del 2010) unitamente ad un accordo siglato tra ministero e organizzazioni sindacali nel maggio 2012, si delineato un dequotamento
del sistema della premialit.
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In ordine alle sanzioni disciplinari, alla valutazione delle prestazioni ai fini della corresponsione del trattamento accessorio, della
mobilit e delle progressioni economiche orizzontali, infine, la contrattazione collettiva consentita negli esclusivi limiti previsti
dalle norme di legge.
Altri rilevanti poteri del dirigente-datore di lavoro (sanzioni, valutazioni e controllo) saranno affrontati in
seguito.
D) le organizzazioni sindacali devono essere consultate o informate al di fuori delle materie economiche a
prescindere che abbiano prestato il loro consenso
E) come anticipato, il d.lgs. 150/2009 fissa alcune regoli invalicabili per la contrattazione collettiva riguardo
il trattamento economico accessorio: una quota prevalente del trattamento accessorio deve essere destinato al
trattamento economico collegato alla performance individuale. Il trattamento viene distribuito in base a tre
fasce di merito, soltanto in seguito ad una graduatoria determinata con delle procedure di valutazione (che
analizzeremo tra poco).
Nella fascia alta destinato il 50% delle risorse e pu essere collocato solo il 25% del personale; in quella intermedia destinata la
restante parte delle risorse e pu essere collocato il 50% del personale; in quella bassa collocato il restante 25% del personale!
senza possibilit di ottenere trattamenti accessori legati alle performance individuali.
La contrattazione collettiva pu solo attenuare la rigidit delle fasce modificandone entro certi limiti la composizione percentuale.
Queste regole si applicano al personale dipendente se il numero dei dipendenti in servizio presso l'amministrazione superiore a
quindici; ai dirigenti se sono pi di cinque.
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F) restano in generale assoggettati alla disciplina pubblicistica: gli organi, gli uffici, i principi fondamentali
dell'organizzazione, i procedimenti di selezione per l'accesso al lavoro, i procedimenti di avviamento, i ruoli,
le incompatibilit, le responsabilit e la determinazione delle dotazioni organiche.
La dotazione organica indica il numero complessivo dei dipendenti ed il loro inquadramento. La dotazione organica delle PA va
determinata in base alla programmazione del fabbisogno del personale effettuata ogni tre anni, previa verifica degli effettivi
fabbisogni e consultazione delle organizzazioni sindacali. Ove non vi siano incrementi di spesa, la dotazione organica pu essere
modificata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (d.p.c.m.). Il d.lgs. 165/2001 disciplina, poi, la mobilit volontaria su
domanda (art. 30-passaggio diretto del personale su domanda per il quale richiesto anche il parere dei dirigenti responsabili di
partenza e di destinazione) e la mobilit collettiva per esubero.
La materia delle dotazioni organiche stata interessata anche dalla spending review: ai sensi del d.l. 95/2012, conv nella l. 135/2012,
gli uffici dirigenziali e le dotazioni organiche sono ridotti rispettivamente del 20% minimo e 10% minimo.
Per le unit di personale risultanti in sovrannumero all'esito delle riduzioni di organico, le amministrazioni le procedure della
mobilit collettiva per esubero (art. 33),pensionamento, riallocazione, etc. LaPresidenza del Consiglio avvia un monitoraggio dei
posti vacanti presso le PA e redige un elenco che viene pubblicato sul relativo sito web. Il personale iscritto negli elenchi pu
presentare domanda di ricollocazione nei posti di cui al medesimo elenco e le PA sono tenute ad accogliere le suddette domande
(fermo restando il regime delle assunzioni previsto mediante reclutamento). Le amministrazioni che non accolgono le domande di
ricollocazione non possono procedere con l'assunzione del personale.
G) il reclutamento avviene mediante concorso pubblico, procedimento che parte con la pubblicazione di un
bando e si conclude con la formazione e l'approvazione di una graduatoria, cui segue la stipula del contratto
individuale.
Non possibile procedere con il reclutamento in assenza di programmazione triennale del fabbisogno del personale e di
determinazione della pianta organica.
Per quanto riguarda il tipo di contratto, la regola il contratto a tempi indeterminato; l'art 36 d.lgs. 165/2001
prevede che solo per esigenze temporanee ed eccezionali siano utilizzabili le forme contrattuali flessibili di
assunzione e di impiego. invece ammesso il part-time, seppur non citato.
L'art 52 dispone che i dipendenti pubblici sono inquadrati in almeno tre distinte aree funzionali, le quali
raggruppano pi profili professionali. All'interno delle aree vi poi una suddivisione in fasce differenziate
sotto il profilo economico. In seno alle aree le mansioni sono equivalenti e quinte tutte esigibili dai
dipendenti.
Infatti la norma stabilisce che il dipendente deve essere adibito alle mansioni per le quali stato assunto o alle mansioni equivalenti
nell'ambito dell'area di inquadramento.
L'assegnazione del lavoratore a mansioni proprie di una qualifica superiore legittima soltanto nel caso di vacanza del posto
organico, per non pi di sei mesi, prorogabili fino a dodici qualora siano state avviate le procedure per la copertura dei posti vacanti e
nel caso di sostituzione di altro dipendente assente con diritto alla conservazione del posto per la durata dell'assenza. La disciplina
legata al principio di intangibilit della pianta organica, la cui rigidit non valsa ad impedire forme di diffuso ma sionismo di fatto.
Accanto al profilo dell'accesso abbiamo il profilo della progressione di carriera. Ve ne sono due tipi:
orizzontale, cio all'interno dell'assenza tessa area; verticale, tra eree diverse. Sia il d.lgs.150/2009 sia il
d.lgs.165/2001 ribadiscono che la progressione di carriera deve essere ispirata:
al principio di selettivit se si tratta di progressione orizzontale, in funzione delle qualit
culturali e professionali, dell'attivit svolta ed di risultati conseguito, attraverso l'attribuzione di
fasce di merito. Eccezione: regola speciale che prevede un meccanismo concorsuale (via
all'inserimento di soggetti esterni) per l'accesso alle posizioni economiche apicali nell'ambito
delle aree funzionali.
al principio di concorsualit se si tratta di progressione verticale, fermo restando la possibilit
per l'amministrazione di destinare al personale interno una riserva di posti non superiore al 50%
di quelli messi a concorso; in questo caso rileva la valutazione della performance (valutazione
positiva per almeno tre anni)
La Corte Costituzionale nel 2004 si occupata del blocco delle assunzioni, strumento di cui il legislatore ha fatto largo uso per
limitare la spesa pubblica, precisando che la legge statale pu unicamente stabilire principi e criteri.
H) tutti i dipendenti pubblici sono sottoposti a valutazione. La riforma del 2009 ha operato importanti
modificazioni, a partire dalla negativa esperienza pregressa. Ha definito una complicata architettura che
52
valuta non solo gli individui, ma anche l'amministrazione nel suo complesso. Tutto ci nella convinzione che
la valutazione possa sostituire la concorrenza di mercato che caratterizza i sistema privato, sottoponendo
l'organizzazione anche a un controllo diffuso da parte dei cittadini.
Il rispetto della disciplina della valutazione condizione necessaria per l'erogazione di premi legati al merito
ed alla performance. Pi in generale l'esito della valutazione rileva per le progressioni di carriera, per la
responsabilit disciplinare e per la responsabilit dirigenziale.
Dal punto di vista organizzativo vengono disciplinati i seguenti soggetti:
-la commissione per la valutazione, la trasparenza e l'integrit delle PA
Detta Civit, ha il compito di indirizzare, coordinare e sovrintendere all'esercizio indipendente delle funzioni
di valutazione, di garantire la trasparenza dei sistemi di valutazione, di assicurare la comparabilit e la
visibilit degli indici di andamento gestionale, informando annualmente il ministro per l'attuazione del
programma di Governo sull'attivit svolta. La disciplina del rapporto di lavoro deve essere coordinata con
quella sulla lotta alla corruzione e all'illegalit e con le norma volte a valorizzare la trasparenza.
In terzo luogo, evidenzia le criticit anche nella prospettiva della repressione infatti ha il dovere di
comunicazione delle criticit allispettorato della funzione pubblica e alla Corte dei conti.
Infine, pure la validazione finale della relazione sulla performance spetta allorganismo poich deve garantire
la correttezza non solo dei processi di misurazione e valutazione, ma anche dellutilizzo dei premi e proporre
allorgano di indirizzo politico-amministrativo la valutazione annuale dei dirigenti di vertice e lattribuzione
ai dirigenti medesimi dei premi.
Laccenno da ultimo compiuto ci porta a trattare del rapporto con la politica: lorganismo dovrebbe agire in
piena autonomia (art.14, c.2) ma la nomina spetta allorgano di indirizzo politico-amministrativo che ne ha
anche il controllo strategico.
Rimane centrale, quindi, il ruolo della politica. Lorgano di indirizzo politico-amministrativo, infatti,
emana le direttive generali contenenti gli indirizzi strategici; definisce alcuni importanti documenti quali il
piano della performance e la relazione sulla performance.
Primariamente viene disciplinato il ciclo di gestione della performance: include le fasi della
programmazione con la definizione e assegnazione degli obiettivi su base triennale, lallocazione delle
risorse, il monitoraggio, misurazione e valutazione della performance e la rendicontazione dei risultati.
Quindi gli organi di indirizzo politico, in collaborazione con i vertici dirigenziali, redigono due atti piano
e relazione allinizio e alla fine del ciclo di performance, e a conclusione del ciclo pongono la
rendicontazione e la comunicazione, anche e soprattutto dirette ai cittadini.
Le Amministrazioni invece sono chiamate a redigere:
- annualmente (entro il 31 gennaio) un piano triennale della performance che individua gli indirizzi e gli
obiettivi strategici ed operativi e definisce obiettivi finali ed intermedi nonch risorse e obiettivi assegnati al
personale dirigenziale ed i relativi indicatori.
Il piano deve essere coerente con il programma triennale per la trasparenza e lintegrit. Un tema
molto delicato quello del contraddittorio relativo alla fissazione degli obiettivi
- una relazione sulla performance (entro il 30 giugno), che evidenzia, a consuntivo, con riferimento
allanno precedente, i risultati organizzativi e individuali raggiunti, le risorse, con rilevazione degli eventuali
scostamenti, e il bilancio di genere realizzato; la relazione validata dallorganismo indipendente e tale
validazione condizione inderogabile per laccesso agli strumenti per premiare il merito; a monte della
relazione si colloca il sistema di misurazione e valutazione della performance che individua fasi, i tempi,
modalit, soggetti e le responsabilit del processo di misurazione e valutazione della performance nonch le
procedure di conciliazione. Il conseguimento degli obiettivi costituisce condizione per lerogazione degli
incentivi previsti dalla contrattazione integrativa. Sia il piano che la relazione vanno presentati alle
associazioni di consumatori o utenti, ai centri di ricerca e a ogni altro osservatore qualificato, nellambito di
apposite giornate della trasparenza.
Lattivit di valutazione diventa cos una componente essenziale della relazione tra potere pubblico e
cittadini, e le notizie concernenti lo svolgimento delle prestazioni non sono oggetto di protezione della
riservatezza personale
Essenziale , dunque, il valore della trasparenza, utile non solo per migliorare lefficienza dei servizi, ma
centrale anche ai fini della lotta alla corruzione e allillegalit
Le amministrazioni, sentite le associazioni dei consumatori e degli utenti, infine, adottano un programma
triennale per la trasparenza e lintegrit, da aggiornare annualmente, che indica le iniziative previste per
garantire un adeguato livello di trasparenza. Alle amministrazioni pubbliche, in caso di mancata adozione del
piano della performance, fatto divieto di erogazione della retribuzione di risultato ai dirigenti che risultano
avere concorso alla mancata adozione del piano, per omissione o inerzia e lamministrazione non pu
procedere ad assunzioni di personale o al conferimento di incarichi di consulenza o di collaborazione
comunque denominati.
Sulla base dei documenti detti, si procede alla valutazione con cadenza annuale.
54
Gli organi di indirizzo politico amministrativo, con il supporto dei dirigenti e avvalendosi delle risultanze dei
sistemi di controllo di gestione presenti nellamministrazione, verificano landamento delle performance
rispetto agli obiettivi durante il periodo di riferimento e propongono, ove necessario, interventi correttivi in
corso di esercizio.
In sostanza, la valutazione delle strutture spetta allorganismo indipendente, mentre il personale non
dirigenziale valutato dai dirigenti (art.18, d.lgs.165/2001, anche ai fini della progressione economica e tra
le aree e della corresponsione di indennit e premi incentivanti); nulla di specifico ed questa una lacuna
di rilievo detto circa la valutazione dei dirigenti. LOrganismo predispone poi una griglia che distribuisca
il personale nelle tre fasce di cui gi ci siamo occupati (art.19, d.lgs.150/2009).
Elementi di valutazione della performance
Loggetto della valutazione individuato nella soddisfazione finale dei bisogni della collettivit mediante
lattuazione dei piani e dei programmi previsti con riguardo sia al grado di attuazione dei medesimi, sia al
rispetto delle fasi e dei tempi nonch dalle risorse allocate; tali obiettivi si uniscono alla modernizzazione e al
miglioramento qualitativo dellorganizzazione delle amministrazioni e delle competenze professionali; si
valuta lo sviluppo qualitativo e quantitativo delle relazioni con i cittadini, lefficienza dei servizi e il
contenimento e riduzione dei costi, lottimizzazione dei tempi dei procedimenti amministrativi e il
raggiungimento degli obiettivi di pari opportunit. Pure il ritardo nelladozione dei provvedimenti costituisce
elemento di valutazione della performance (art.2, l.241/1990).
La misurazione e la valutazione della performance individuale dei dirigenti e del personale responsabile di
unit organizzative in posizione di autonomia e responsabilit viene valutato in base al raggiungimento di
specifici obiettivi individuali, alla qualit del contributo assicurato alla performance generale della struttura,
alle competenze professionali e manageriali dimostrate; alla capacit di valutazione dei propri collaboratori.
Importante motivare e incentivare tutti i dipendenti: la valutazione data dai dirigenti sulla performance
individuale del personale collegata al raggiungimento di specifici obiettivi di gruppo o individuali, alla
qualit del contributo dato allunit organizzativa di appartenenza, alle competenze dimostrate e ai
comportamenti professionali e organizzativi.
I) I dipendenti sono assoggettati a una particolare responsabilit: amministrativa, per danni
allamministrazione, penale e contabile; vi poi la responsabilit disciplinare regolata dallart.55,
d.lgs.165/2001,anche se la materia dovrebbe essere devoluta alla contrattazione collettiva. La responsabilit
disciplinare aggiuntiva rispetto a quella civile, amministrativa, penale e contabile; sia lart.70, sia lart.71
d.lgs.150/2009, rendono effettiva tale responsabilit prevedendo la comunicazione allamministrazione di
appartenenza della sentenza penale e un ispettorato per la funzione pubblica con il compito, tra laltro, di
vigilare sullesercizio dei poteri disciplinari.
Particolare attenzione riservata alla sanzione del licenziamento disciplinare. Lart.55-quater,
d.lgs.165/2001, infatti, tipizza le infrazioni pi gravi, che possono dar luogo comunque a licenziamento ad
esempio: falsa attestazione della presenza in servizio, reiterazione di gravi condotte aggressive o moleste o
minacciose o ingiuriose, gravi condanne penali.
La norma si occupa poi dei fannulloni, stabilendo che il licenziamento pu essere disposto in caso di
valutazione dinsufficiente rendimento, dovuto alla reiterata violazione degli obblighi concernenti la
prestazione, entro un biennio. Il lavoratore, quando cagiona grave danno al normale funzionamento
dellufficio di appartenenza, per inefficienza o incompetenza professionale collocato in disponibilit per un
periodo massimo di due anni e potr essere ricollocato presso altre amministrazioni; trascorso inutilmente
questo periodo il rapporto si risolve. il dipendente punito con la sospensione dal servizio e con privazione
della retribuzione da un minimo di tre giorni fino a un massimo di tre mesi, se la pubblica amministrazione
da cui dipende viene condannata al risarcimento del danno derivante da sua responsabilit.
55
Per quanto attiene alla competenza, la titolarit del potere disciplinare spetta al dirigente soltanto per le
infrazioni di minore entit (sospensione dal servizio con privazione della retribuzione fino a undici giorni),
mentre per quelle che comportano sanzioni superiori sussiste la competenza di uno specifico ufficio.
Il dirigente pu incorrere anchesso in responsabilit disciplinare secondo le norme fissate dal contratto
collettivo (art.21) ma la responsabilit civile in relazione al procedimento disciplinare limitata ai casi di
dolo o colpa grave. Tuttavia il mancato esercizio o la decadenza dellazione disciplinare, dovuti
allomissione o al ritardo, senza giustificato motivo, degli atti del procedimento disciplinare o a valutazioni
sullinsussistenza dellillecito irragionevoli o manifestamente infondate, comporta lapplicazione ai dirigenti
di una sanzione disciplinare. Ai soggetti non aventi qualifica dirigenziale si applica la sanzione della
sospensione dal servizio con privazione della retribuzione. Per altro verso, il lavoratore dipendente o il
dirigente che rifiutano, senza giustificato motivo, la collaborazione o rendono dichiarazioni false o reticenti,
sono soggetti allapplicazione della sanzione disciplinare della sospensione dal servizio con privazione della
retribuzione, fino a un massimo di quindici giorni. Ulteriori responsabilit disciplinari possono sorgere dal
mancato ricorso alle convenzioni Consip per lacquisto di beni.
Procedimento: lart.55-bis, d.lgs.165/2001, distingue tra diverse ipotesidisciplinando minuziosamente la
fase istruttoria e prevedendo, quale mezzo di comunicazione privilegiata, luso della posta elettronica
certificata. Infrazioni di minore gravit: prevista lirrogazione di sanzioni superiori al rimprovero verbale
ma inferiori alla sospensione dal servizio con privazione della retribuzione per pi di dieci giorni, se il
responsabile della struttura ha la qualifica dirigenziale, la disciplina prevede che non oltre i venti giorni, il
dirigente contesti per iscritto laddebito al dipendente e lo convochi per il contraddittorio a sua difesa, con
leventuale assistenza di un procuratore ovvero di un rappresentante dellassociazione sindacale con un
preavviso di almeno dieci giorni. Il procedimento si conclude con latto di archiviazione o di irrogazione
della sanzione, entro sessanta giorni dalla contestazione delladdebito.
Quando il responsabile della struttura non ha qualifica dirigenziale o comunque per le infrazioni pi gravi il
procedimento prevede lintervento dellufficio competente per i procedimenti disciplinari, cui debbono
essere trasmessi gli atti entro cinque giorni dalla notizia del fatto, dandone contestuale comunicazione
allinteressato. Lufficio contesta laddebito al dipendente, lo convoca per il contraddittorio a sua difesa,
istruisce e conclude il procedimento.
Non possibile limpugnazione dei provvedimenti disciplinari e non si pu pi ricorrere dinanzi ai
precedenti collegi arbitrali, lasciando unicamente salva la facolt di disciplinare mediante i contratti
collettivi procedure di conciliazione non obbligatorie. La sanzione concordemente determinata allesito di
tali procedure non pu essere di specie diversa da quella prevista per linfrazione per la quale si procede.
I termini del procedimento disciplinare restano sospesi dalla data di apertura della procedura conciliativa e
riprendono a decorrere nel caso di conclusione con esito negativo.
Lart.55-quinquies disciplina la materia della malattia del dipendente, prevedendo responsabilit disciplinari
fino al licenziamento nel caso di falsa attestazione di malattia o di alterazione dei documenti, nonch
responsabilit penali e obblighi di risarcimento per i danni allamministrazione e per il medico compiacente
si prevede la radiazione dallalbo, mentre lart.55-septies si occupa del controllo delle assenze. Sotto il
profilo giurisdizionale sono devolute al giudice ordinario, in funzione di giudice del lavoro, tutte le
controversie riguardanti il rapporto di lavoro dei dipendenti, e le controversie in materia di procedure
concorsuali di assunzione. La giurisdizione del giudice amministrativo a seguito della riforma del 2009,
riservata alleprogressioni in carriera dei dipendenti interni o per laccesso del personale gi assunto a unarea
superiore.
Ai dirigenti sono stati attribuiti poteri autonomi di gestione, con il compito di organizzare il lavoro, gli uffici
e le risorse umane e finanziarie e agisce con i poteri e le capacit del datore di lavoro privato,attua le
politiche delineate dagli organi di indirizzo politico-amministrativo, e risponde dei risultati.
Il dirigente, anche interlocutore privilegiato della componente politica; quanto alla gestione delle risorse
umane, attualmente, il personale viene distribuito tra le strutture da ununica Direzione e non dal dirigente.
Agli organi di governo spetta comunque, in ragione della loro connotazione politica, le decisioni in materia
di atti normativi e ladozione di atti di indirizzo interpretativo e applicativo.
I doveri del dirigente datore di lavoro e gli altri poteri gestionali
La riforma del 2009 ha la finalit di ampliare e rafforzare lautonomia dei dirigentima anche quella di
costringere tali organi a svolgere le proprie funzioni di datori di lavoro. Quindi obbligatoriet dinizio del
procedimento disciplinare nei confronti dei dipendenti colpevoli, pena lapplicazione in capo al dirigente di
sanzioni,e obbligo di controllo delle condotte assenteistiche dei lavoratori con valutazione e valorizzazione
della performance (art.7, d.lgs.150/2009; al dirigente colpevole di violazione del dovere di vigilanza sul
personale assegnato ai propri uffici, o che non abbia raggiunto degli standard quantitativi e qualitativi fissati
dallamministrazione, decurtata di una quota fino all80% della sua retribuzione di risultato; vi sono anche
norme che limitano gli spazi dazione.
La validazione finale dei risultati della valutazione effettuata dal dirigente, spetta allorganismo
indipendente; molte rigidit legali lo vincolano nella distribuzione dei premi ai dipendenti.
Ma se mancano gli accordi integrativi, il dirigente pu esercitare in via provvisoria importanti poteri
gestionali. La dirigenza statale si articola in due fasce del ruolo istituito presso ogni amministrazione.
Laccesso alla dirigenza
Laccesso alla qualifica di dirigente (seconda fascia) nelle amministrazioni statali e negli enti pubblici non
economici avviene mediante due distinte modalit: concorso per esami indetto dalle singole amministrazioni
ovvero corso-concorso selettivo di formazione bandito dalla Scuola superiore della pubblica
amministrazione (art.28, d.lgs.165/2001).
Spetta allamministrazione determinare la percentuale di posti da coprire mediante concorso e, in misura non
inferiore al 30%, mediante corso-concorso. I vincitori di concorso, comunque, anteriormente al conferimento
del primo incarico dirigenziale, frequentano un ciclo di attivit formative organizzato dalla Scuola superiore
della pubblica amministrazione.
Norme particolari sono dettate per la dirigenza scolastica e sanitaria (v. art.7, d.P.R. 70/2013).
Ai sensi dellart.23, i dirigenti della seconda fascia transitano nella prima qualora abbiano ricoperto
incarichi di direzione di uffici dirigenziali generali o equivalenti per un periodo di almeno cinque anni senza
essere incorsi nelle misure previste dallart.21, d.lgs.165/2001 per la responsabilit dirigenziale.
La norma, prevede cheil 50% dei posti disponibili, viene coperto da un concorso pubblico per titoli ed esami
indetto dalle singole amministrazioni e aperto ai dirigenti o a soggetti in possesso dei titoli, mentre laltro
50%, nei casi in cui lo svolgimento degli incarichi richieda specifica esperienza e peculiare professionalit, si
pu provvedere, con contratti di diritto privato a tempo determinato, attraverso concorso pubblico
aperto ai soggetti in possesso dei requisiti professionali e delle attitudini manageriali. I contratti sono
stipulati per un periodo non superiore a tre anni.
Un canale diverso molto importante costituito dagli incarichi diretti senza previo consenso pubblico. Tali
incarichi a tempo determinato entro il limite del 10% (prima fascia) e dell8% dei dirigenti di seconda fascia,
possono essere conferiti a persone di particolare e comprovata qualificazione professionale, non rinvenibile
nei ruoli dellamministrazione e che abbiano svolto attivit in organismi ed enti pubblici o privati, o in
aziende pubbliche o private, con esperienza di almeno un quinquennio in funzioni dirigenziali, o che abbiano
conseguito una particolare specializzazione professionale, culturale e scientifica, o che provengano dai
settori della ricerca, della docenza universitaria, delle magistrature e dei ruoli degli avvocati e procuratori
dello Stato; ai sensi dellart.53, il conferimento di incarichi viene dato secondo criteri oggettivi e
predeterminati di professionalit, tali da escludere casi di incompatibilit, o conflitti di interesseAi sensi
57
dellart.15, d.lgs.33/2013, la pubblicazione degli estremi degli atti di conferimento di incarichi dirigenziali a
soggetti estranei alla pubblica amministrazione, di collaborazione o di consulenza a soggetti esterni a
qualsiasi titolo per i quali previsto un compenso, nonch la comunicazione alla Presidenza del Consiglio
dei Ministri sono condizioni per lacquisizione dellefficacia dellatto e per la liquidazione dei relativi
compensi.
Lincarico della funzione
L incarico della funzione, comporta lattribuzione delle concrete mansioni dirigenziali.
Lincarico, cui non si applica lart.2103 c.c., retto dal principio della temporaneit, che deve essere
integrato con listituto dello spoil ssystem. Per il conferimento dellincarico (che rinnovabile) si tiene conto
di tuttele specifiche competenze ed esperienze organizzative possedute, nonch delle esperienze di direzione
eventualmente maturate allestero, presso il settore privato o presso altre amministrazioni pubbliche, purch
attinenti al conferimento dellincarico (art.19, d.lgs.165/2001). La legge, dunque, cerca di limitare la
discrezionalit del soggetto che opera il conferimento.
Relativamente allarea delle posizioni organizzative, anche il personale non dirigenziale pu avere
incarichi.
La legge scandisce il procedimento di conferimento: avviso sul sito istituzionale del numero e tipologia dei
posti di funzione che si rendono disponibili nella dotazione organica e i criteri di scelta, tenuto conto delle
norme sulla inconferibilit e incompatibilit degli incarichi (spetta al responsabile del piano anticorruzione
vigilare sul rispetto delle norme). Lamministrazione, lente pubblico o lente privato in controllo pubblico
che intenda procedere al conferimento dellincarico deve motivare latto tenendo conto delle osservazioni
dellAutorit. Si consideri che gli atti di conferimento degli incarichi adottati in violazione della disciplina di
cui al d.lgs. 39/2013 sono nulli. Allatto del conferimento, linteressato presenta una dichiarazione sulla
insussistenza delle cause di inconferibilit e, nel corso dellincarico, dovr annualmente presentare analoga
dichiarazione; sussistono criteri per assicurare la rotazione dei dirigenti nei settori particolarmente esposti
alla corruzione e misure per evitare sovrapposizioni di funzioni e cumuli di incarichi nominativi in capo ai
dirigenti pubblici, anche esterni.
Non possono essere conferiti incarichi di direzione di strutture deputate alla gestione del personale a soggetti
che rivestano o abbiano rivestito negli ultimi due anni cariche in partiti politici o in organizzazioni sindacali.
I dipendenti pubblici non possono svolgere incarichi retribuiti che non siano stati conferiti o previamente
autorizzati dallamministrazione di appartenenza, in caso di inosservanza del divieto, il compenso dovuto
deve essere versato, nel conto dellentrata del bilancio dellamministrazione di appartenenza del dipendente
per essere destinato ad incrementare il fondo di produttivit o fondi equivalenti; latto di incarico, ha natura
sostanzialmente privatistica con giurisdizione del giudice ordinario. il dirigente titolare di interessi
legittimi di diritto privato, ascrivibili alla categoria dei diritti di cui allart.2907 c.c.
Nel provvedimento unilaterale di conferimento dellincarico contenuta la definizione delloggetto, degli
obiettivi e della durata dellincarico, correlata agli obiettivi e comunque compresa tra i 3 e i 5 anni.
Lincarico di funzione dirigenziale di livello generale conferito, a dirigenti della prima fascia, con decreto
del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del ministro competente, o, in misura non superiore al
70%, ad altri dirigenti dei medesimi ruoli, o,con contratto a tempo determinato, a persone in possesso di
specifiche qualit professionali.
La retribuzione del dirigente; il problema della stabilit
La retribuzione del personale con qualifica di dirigente determinata dai contratti collettivi, prevedendo che
il trattamento economico accessorio sia correlato alle funzioni attribuite, alle responsabilit e ai risultati
conseguiti. Il trattamento accessorio collegato ai risultati deve costituire almeno il 30% della retribuzione
complessiva dei dirigenti in base alle tre fasce di merito (ancorch si parli di retribuzione di risultato).
58
qualora lamministrazione di appartenenza non abbia predisposto il sistema di valutazione non pu essere
datae cos in altri casi di inadempimento.
Al fine di completare il discorso su temporaneit e stabilit degli incarichi, occorre ricordare che quelli di
segretario generale, di direzione di strutture in cui siano uffici dirigenziali generali e quelli di livello
equivalente cessano decorsi novanta giorni dal voto sulla fiducia al governo (art.19, d.lgs.165/2001:
spoilssystem).
Per quanto riguarda gli incarichi di vertice, a qualsiasi livello, conferite dal governo o dai ministri nei sei
mesi antecedenti la scadenza naturale della legislatura o nel mese antecedente lo scioglimento anticipato
delle camere, lart.6, l.145/2002 dispone che le nomine possono essere confermate, revocate, modificate o
rinnovate entro sei mesi dal voto sulla fiducia al governo.
Inoltre, allinterno della dirigenza, si configura un regime speciale per i dirigenti apicali (fiduciari, da
distinguere rispetto a quelli professionali), che fungono da cerniera tra burocrazia e politica.
Gli incarichi dirigenziali possono essere revocati esclusivamente nei casi e con le modalit di cui alla
disciplina sulla responsabilit dirigenziale
Vediamo prima il mancato rinnovo. Le amministrazioni che per riorganizzazione o per scadenza di un
incarico di livello dirigenziale, non intendono confermare lincarico conferito al dirigente, possono
conferire al medesimo dirigente un altro incarico, anche di valore economico inferiore purchcorrispondente
alla propria fascia e possono anche disporre il passaggio ad altro incarico prima della data di scadenza
prevista dalla normativa o dal contratto. Rimane lobbligo della reintegrazione di un dirigente che sia
decaduto dallincarico in base ad una disposizione dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale, non
risultando sufficiente il risarcimento del danno.
La responsabilit dirigenziale
Propria dei dirigenti la responsabilit dirigenziale, aggiuntiva rispetto alle altre forme di responsabilit
che gravano sui dipendenti pubblici.
Essa sorge allorch non siano raggiunti gli obiettivi accertati attraverso la procedura di valutazione delle
performance o in caso di inosservanza delle direttive imputabile al dirigente (art.21, d.lgs.165/2001). Tale
responsabilit, per cui non si richiede la colpa e che rivela linidoneit allincarico, non sorge dalla
violazione di precise regole normative ma si collega allattivit complessiva dellufficio cui egli preposto.
Se il personale assegnato ai propri uffici non raggiungegli standard quantitativi e qualitativi fissati
dallamministrazione, il dirigente ne risponder per colpevole violazione del dovere di vigilanza con
decurtazione di una quota fino all80% della retribuzione di risultato.
Si aggiunga che, ai sensi dellart.2, c.9, l.241/1990 e art.7, l.69/2009, la mancata emanazione o tardiva
emanazione dellatto amministrativo nei termini costituisce elemento di valutazione della responsabilit
dirigenziale. E cos la mancata o incompleta pubblicazione delle informazioni o la mancata predisposizione
del programma triennale per la trasparenza e lintegrit. Pure la mancata partecipazione alla conferenza di
servizi e la commissione di un reato di corruzione accertato con sentenza passata in giudicato sono fonti di
responsabilit dirigenziale. La violazione di disposizioni imperative riguardanti lassunzione o limpiego di
lavoratori e linosservanza del vincolo a utilizzare la posta elettronica nelle comunicazioni di documenti tra
le pubbliche amministrazioni, pu comportare responsabilit per danno erariale e responsabilit dirigenziale
e disciplinare.
Queste responsabilit prevedono come sanzione il non rinnovo dello stesso incarico dirigenziale con revoca
dellincarico o collocando il dirigente a disposizione ovvero recedere dal rapporto di lavoro secondo le
disposizioni del contratto collettivo.
Tutti i provvedimenti sono adottati previa contestazione e sentito il parere di un comitato dei garanti
nominato con decreto del presidente del consiglio. La valutazione negativa nel caso di incarico conferito con
contratto a termine ex art.16, c.6, d.lgs.165/2001, determina la risoluzione del contratto di lavoro.
Dirigenti e organi
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Non necessariamente tutti i dirigenti hanno la titolarit di uffici dirigenziali: in questo caso i dirigenti
svolgono funzioni ispettive, di consulenza, studio, ricerca o altri incarichi specifici previsti dallordinamento.
La relazione interorganica nella nuova organizzazione amministrativa
Vediamo ora quali sono i rapporti tra organi politici e dirigenti di uffici dirigenziali.
Allinterno dellorganizzazione del lavoro presso le pubbliche amministrazioni, ci si pu domandare se sia
presente la relazione gerarchica o quella di direzione. La disciplina stabilisce che gli organi di governo
esercitino le funzioni di indirizzo politico-amministrativo, definendo gli obiettivi e i programmi da attuare,
adottando gli altri atti e verificando i risultati dellattivit svolta (art.4, d.lgs.165/2001), mentre i dirigenti
adottano i provvedimenti amministrativi e curano la gestione finanziaria, tecnica e amministrativa.
sul piano finanziario-contabile, lo spazio decisionale riconosciuto ai dirigenti richiede la possibilit di gestire
autonomamente risorse finanziarie. In particolare, il bilancio di previsione dello Stato ripartito in
programmi, costituenti aggregati omogenei di risorse dirette al perseguimento di obiettivi strategici.
Ai sensi dellart.14, c.1, d.lgs.165/2001, il ministro, definisce obiettivi, priorit, piani e programmi da attuare
ed emana le direttive generali per lattivit amministrativa e per la gestione e non pu revocare, riformare,
riservare o avocare a s o altrimenti adottare atti di competenza dei dirigenti e in caso di inerzia pu solo
nominare, un commissario ad acta. Quindi gli atti e i provvedimenti adottati dai dirigenti preposti al
vertice dellamministrazione e dai dirigenti di uffici dirigenziali non sono suscettibili di ricorso gerarchico.
Nuova configurazione della relazione
Leliminazione del potere di decidere i ricorsi gerarchici e labrogazione del potere di annullamento, di
revoca e di riforma degli atti dei dirigenti sono sicuri sintomi del superamento della gerarchia. Si potrebbe
dunque sostenere che in questo ambito la relazione prevista dalla legge sia quella di direzione per
cuilorgano politico superiore fissa gli obiettivi, assegna le risorse, impartisce direttive generali, si
astiene dallingerirsi nella gestione e valuta i risultati finaliImportanti poteri spettano infine allorgano
di indirizzo politico con riferimento ai temi della valutazione e del controllo (art.15, d.lgs.150/2009): esso
emana le direttive generali contenenti gli indirizzi strategici, definisce in collaborazione con i vertici
dellamministrazione il piano e la relazione della performance, verifica il conseguimento effettivo degli
obiettivi strategici.
La separazione tra organi di governo e dirigenti
Pi che di direzione, preferibile parlare di sfere di competenza separate e differenti. Ci non vuol dire che i
due organi siano equiparati: semplicemente, essi svolgono competenze diverse e sono assoggettati a
responsabilit differenti, anche se il dirigente non pu disattendere le direttive ministeriali, gli unici
momenti di prevalenza degli organi di governo sono costituiti dai poteri, spettanti allorgano politico, di
annullamento in via di autotutela e di conferimento dellincarico di direzione degli uffici di livello
dirigenziale generale.
La relazione tra dirigenti di uffici dirigenziali generali e dirigenti
I dirigenti preposti agli uffici dirigenziali generali, nei confronti dei dirigenti definiscono gli obiettivi e
attribuiscono le risorse, dirigono, coordinano e controllano lattivit dei dirigenti e dei responsabili dei
procedimenti (art.16, c.1) con potere sostitutivo in caso di inerzia. Il dirigente preposto allufficio di pi
elevato livello pu delegare compiti ai dirigenti. Esso, inoltre, propone le risorse e i profili professionali
necessari allo svolgimento dei compiti dufficio anche al fine dellelaborazione del documento di
programmazione triennale del fabbisogno di personale.
60
20.i soggetti di diritto nel dir. Amm.: le formazioni sociali e gli ordinamenti autonomi
Le organizzazioni sociali no profit
Un ruolo importante, anche ai fini dello studio del diritto amministrativo, rivestono i soggetti di diritto
costituiti dalle organizzazioni sociali. Molte di queste formazioni sono costituite da aggregazioni di
individui che perseguono interessi, non caratterizzati dal fine di lucro, in parte coincidenti con quelli affidati
alla cura di soggetti pubblici.Rientrano in questo ambito moltissime associazioni quali le comunit
terapeutiche, le istituzioni pro-loco, le organizzazioni impegnate nei settori della ricerca, dello sport,
dellistruzione, della beneficienza, della protezione civile, dellaccoglienza e delladozione di stranieri,
dellassistenza, del servizio civile, della tutela dei beni culturali e cos via. Si pongono quindi le questioni
delleventuale ruolo pubblicistico che a tali organizzazioni potrebbe essere attribuito, nonch dei limiti entro
i quali lo Stato pu ingerirsi nella loro struttura e attivit. In generale, il fenomeno delle organizzazioni non
lucrative ha conosciuto una fortissima espansione negli ultimi decenni, tanto da introdurre la definizione di
terzo settore, composto, sia da organizzazioni no profit, che da organizzazioni di volontariato,
associazioni e cooperative. Il campo di azione di queste organizzazioni in linea di massima quello dei c.d.
servizi sociali.
La l. 328/2000 disciplina infatti un sistema integrato di interventi e servizi sociali, in cui anche gli organismi
in esame partecipino alla offerta e alla gestione dei servizi. La normativa di settore prevede che le
organizzazioni che perseguono finalit di interesse generale possano ricevere finanziamenti pubblici e siano
talora sottoposte a forme di controllo o vigilanza, ovvero ad un regime fiscale favorevole La l.11 agosto
1991, n.266 ha poi disciplinato le organizzazioni di volontariato, con finalit di assistenza alla persona. Tali
soggetti devono iscriversi negli appositi registri regionali e le associazioni possano stipulare convenzioni
con soggetti pubblici per lo svolgimento di servizi e possano partecipare in regime di concorrenza a
pubbliche gare.
61
Le organizzazioni non lucrative hanno una importante funzione di rilevazione dei bisogni: le associazioni
oggetto di disciplina devono svolgere attivit di utilit sociale senza fine di lucro e nel pieno rispetto della
libert e dignit degli associati (no profit).
Le onlus sono organizzazioni come le associazioni, i comitati, le fondazioni, le societ cooperative e gli altri
enti di carattere privato, con o senza personalit giuridica, i cui statuti o atti costitutivi, redatti nella forma
dellatto pubblico o della scrittura privata autenticata o registrata, che svolgono attivit in particolari settori
quali assistenza sociale e socio-sanitaria; beneficienza; istruzione; formazione; sport dilettantistico; tutela,
promozione e valorizzazione delle cose dinteresse artistico e storico; natura eambiente; promozione della
cultura e dellarte; tutela dei diritti civili; ricerca scientifica; devono avere lesclusivo perseguimento di
finalit di solidariet sociale e il divieto di distribuire, anche in modo indiretto, utili e avanzi di gestione
nonch fondi, riserve o capitale durante la vita dellorganizzazione; vi lobbligo di impiegare gli utili o gli
avanzi di gestione per la realizzazione delle attivit istituzionali o connesse. La l.118/2005 ha delegato il
governo a emanare decreti legislativi per la disciplina delle imprese sociali, definite come le organizzazioni
private senza scopo di lucro che esercitano in via stabile e principale unattivit economica di produzione o
di scambio di beni o di servizi di utilit sociale, diretta a realizzare finalit di interesse generale.
Gli ordinamenti autonomi: le confessioni religiose e lordinamento sportivo
Altre formazioni caratterizzate da una normazione propria, possono essere configurate come ordinamenti
autonomi e danno luogo ad organizzazioni in cui i rapporti con lordinamento statale sono assai pi
complessi; sono gli ordinamenti delle confessioni religiose e gli ordinamenti sportivi.
In ordine alle confessioni religione, lart.8 Cost. stabilisce che le confessioni religiose diverse da quella
cattolica (la Chiesa cattolica, ai sensi dellart.7 Cost. considerata ordine sovrano e indipendente) possono
organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con lordinamento giuridico italiano.Entro
questi limiti, dunque, lordinamento confessionale non pu entrare in conflitto con quello statale, in quanto
rispetti lambito riservato a questultimo.
Lordinamento sportivo, non invece considerato al riparo dallingerenza della disciplina statale, perch
privo di garanzia costituzionale. La l.280/2003 stabilisce ora che La Repubblica riconosce e favorisce
lautonomia dellordinamento sportivo nazionale, quale articolazione dellordinamento sportivo
internazionale facente capo al comitato olimpico internazionale; esso aggiunge che i rapporti tra
lordinamento sportivo e lordinamento della Repubblica sono regolati in base al principio di autonomia. Ma
riserva allordinamento sportivo escludendo la giurisdizione del giudice ordinario o amministrativo la
competenza sulle questioni tecniche aventi ad oggetto il corretto svolgimento delle attivit sportive e
agonistiche, i comportamenti rilevanti sul piano disciplinare e lirrogazione e applicazione delle relative
sanzioni disciplinari sportive.
62
I beni pubblici, che come si evince appartengono agli enti pubblici, sono soggetti ad una normativa diversa
rispetto a quella degli altri beni soprattutto per ci che riguarda la circolazione,luso e la tutela.
Accanto a questi, troviamo dei beni appartenenti ad enti pubblici che per ricadono nella disciplina di
carattere generale sulla propriet privata, cio il patrimonio disponibile degli enti pubblici : patrimonio
mobiliare, edilizio e fondiario destinati a produrre reddito secondo le regole delleconomia privata; cosi
definito per distinguerlo dal patrimonio indisponibile.
Vale ricordare lacquisizione al patrimonio comunale degli immobile costruiti abusivamente e non demoliti spontaneamente dal
responsabile.
Anche il denaro fa parte del patrimonio disponibile e pu quindi essere sottoposto ad esecuzione forzata da
parte dei creditori, salvo che si sia verificata una destinazione delle somme a particolari fini.
Secondo un opinione giurisprudenziale, il denaro trasferito dallamministrazione a un privato a titolo di contributo deve essere
considerato come bene pubblico mentre il provvedimento va qualificato come concessione.
I beni patrimoniali disponibili possono essere oggetto di contratti di alienazione (contratti detti attivi,
stipulati mediante asta pubblica), di acquisto (contratti passivi, preceduti da gara mediante pubblico incanto).
Discorso a parte va fatto per lalienazione dei beni del patrimonio disponibile sottoposto a procedimento di dismissione. I beni
appartenenti in propriet privata a un qualunque soggetto sono per lo stesso disponibili, perch contemplato dallart. 832 c.c. : la
locuzione qui utilizzata patrimonio disponibile non indica una particolare categoria sottoposta al diritto privato ma ha lintenzione
di rimarcare la differenza del regime di questi beni appartenenti a soggetti pubblici rispetto a beni del patrimonio indisponibile e del
demanio, sottratti al potere di disposizione dellente proprietario.
Il complesso dei beni pubblici appartiene alle pubbliche amministrazioni a titolo di propriet pubblica.
Nella propriet pubblica si prediligono i doveri e per questo la legislazione ordinaria preferisce utilizzare
lespressione appartenenza collocando le disposizioni nel libro terzo del codice civile; tuttavia lart. 42
Cost. afferma che la propriet si distingue in pubblica o privata, confermando la possibilit di impiegare il
concetto di propriet per descrivere il titolo di appartenenza allente dei beni pubblici. Il fatto che si tratti di
propriet spiega lappartenenza dei frutti allente titolare del bene e il fatto che loggetto resti di propriet
dellente : si delinea in questo modo il principio di elasticit della propriet. I beni assoggettati a questo
regime
sono
indicati
dalla
legge
in
demaniali
e
patrimoniali
indisponibili.
Lordinamento valuta necessario che alcuni beni appartengano agli enti pubblici perche dotati della idoneit
a soddisfare gli interessi imputati a quegli enti, oppure siano preposti alla soddisfazione di libert
costituzionalmente garantite che il regime privato non consentirebbe di assicurare.
In alcune ipotesi lordinamento intende sottrarre ogni spazio decisionale allamministrazione, in altre il regime peculiare si applica
soltanto per il periodo di tempo in cui esiste la destinazione, determinata dallente, del bene a fini pubblici. I beni pubblici non
possono essere sottratti alla loro funzione o destinazione se non nei modi stabiliti dalla legge proprio perch servono a soddisfare
interessi pubblici : la propriet pubblica un esempio di propriet-funzione. La legge impone una precisa disciplina per tutti questi
beni per salvaguardare la loro stabile destinazione, limitando i poteri di disposizione del proprietario.
La dottrina non ha mancato di sottolineare alcune incongruit della suddetta distinzione. Come abbiamo ricordato a questa
classificazione segue un peculiare regime giuridico di beni; a ulteriore conferma lart. 879 c.c. sottrae alla comunione forzosa gli
edifici del demanio pubblico ma analogo divieto non sussiste per i beni del patrimonio indisponibile.
63
La titolarit della propriet trova la fonte nella legge. Alcuni beni appartengono ad enti territoriali: si tratta
del demanio naturale (marittimo ed idrico) e del patrimonio indisponibile (miniere) e di altri beni di
interesse artistico,storico o archeologico. Tale titolarit pu derivare anche da :
a)
b)
c)
d)
Il demanio necessario costituito esclusivamente da beni immobili che paiono caratterizzati dalla scarsa
deperibilit.
La legge contempla i beni del demanio accidentale, composto da strade,autostrade,aerodromi (non
militari),acquedotti,musei,pinacoteche,archivi,biblioteche.. I beni possono appartenere a chiunque ma sono
tali qualora appartengano ad un ente pubblico territoriale; unulteriore differenza deriva dal fatto che essi non
sono costituiti esclusivamente da beni immobili ma anche da universalit di mobili.
Il codice civile ricomprende anche le strade ferrate, alcune delle quali sono state sdemanializzate; lart. 15 della l. 210/1985 prevede
che i beni ad opera del servizio ferroviario non possano essere sottratti alla loro destinazione senza il consenso delle ferrovie dello
Stato. Le strade sono oggi disciplinate dal codice della strada, la rete gestita da Anas s.p.a. che ha istituito presso il ministero delle
infrastrutture lAgenzia per le infrastrutture stradali : si occupa della programmazione della costruzione, dellamministrazione
concedente, della classificazione delle strade. Le autostrade costruite e gestite dai concessionari sono di propriet di questi soggetti
finch lo Stato non le riscatti. Analogo il regime delle ferrovie costruite e gestite in concessione dai privati, che sono considerate
beni
privati
di
interesse
pubblico.
Non rientrano nel demanio stradale le strade vicinali e le strade militari di uso pubblico.
Per quanto attiene agli aeroporti lattivit aeroportuale civile stata svolta dalla mano pubblica, riservando la possibilit
dellaffidamento della gestione (totale o parziale) a enti pubblici o a societ a totale partecipazione pubblica. Lart. 10, c.13,
l.537/1994 ha avviato il processo di privatizzazione degli aeroporti; il disegno di privatizzazione proseguito con d.l. 251/1995 che
ha abrogato le norme che prescrivono lobbligatoriet della partecipazione maggioritaria pubblica, rinviando alla cessione delle quote
alla
generale
disciplina
delle
dismissioni
delle
partecipazioni
azionarie.
Il demanio culturale e non possono essere alienati,n formare oggetto di diritti a favore di terzi,se non nei modi previsti dal codice.
Lart.824, c.2, c.c. assoggetta allo stesso regime dei beni demaniali accidentali i cimiteri e i mercati
comunali: tali beni rientrano nel demanio comunale.
64
Le funzioni amministrative in materia di fiere e mercati sono state trasferite alle regioni e ai comuni; queste funzioni non attengono
al profilo immobiliare perch ricomprendono le attivit non permanenti volte a promuovere il commercio, cultura, larte...
I beni del demanio accidentale possono appartenere a chiunque ma sono tali qualora appartengano ad un ente
pubblico territoriale; unulteriore differenza deriva dal fatto che essi non sono costituii esclusivamente da
beni immobili, potendo costituire in universalit di mobili.
I beni demaniali, sia che appartengano al demanio necessario o a quello accidentale, sono caratterizzati
dallappartenenza ad enti territoriali : preordinati alla soddisfazione di interessi imputati alla collettivit.
Occorre inoltre distinguere i beni demaniali naturali rispetto a quelli del demanio artificiale; alcuni di essi
preesistono rispetto alle determinazioni dellamministrazione mentre altri sono definiti pubblici in quanto
destinati ad una funzione pubblica dallamministrazione. Infine alcuni beni sono riservati
necessariamente ad enti territoriali, mentre altri possono appartenere a privati o enti non territoriali.
Tutti i beni demaniali sono assoggettati alla disciplina dellart. 823 c.c. in quanto inalienabili e non possono
formare oggetto di diritti a favore dei terzi : questa prescrizione implica che i diritti dei terzi sui beni
demaniali possano essere costituiti soltanto secondo le modalit previste dalla legge, come ad esempio
rimane preclusa lusucapione quale modo di acquisto di diritti reali.
Assodata lincommerciabilit dei beni demaniali, sono nulli di diritto gli atti dispositivi posti in essere dalla
pubblica amministrazione : i beni hanno un vincolo reale che rende impossibile loggetto. Va esclusa la
espropri abilit dei beni demaniali, anche da escludere la trasferibilit dei beni del demanio necessario.
Questo il regime tradizionale dei beni demaniali : la disciplina sul federalismo demaniale prevede che si
applichi al demanio marittimo, idrico e aeroportuale. Per completare lanalisi del regime del demanio, va
aggiunta la disciplina dellart. 823 c.c.; ai sensi della norma citata, lamministrazione dispone di poteri di
autotutela: pu direttamente procedere a tutelare i propri beni, irrogando sanzioni ed esercitando poteri di
polizia demaniale.
I beni del demanio naturale acquistano la demanialit per il fatto di detenere i requisiti previsti dalla legge. I
beni artificiali diventano demaniali se rientrano in uno dei tipi fissati dalla legge, cio quando lopera
realizzata e ci implica la sua destinazione pubblica.
La cessazione della qualit di bene demaniale deriva dalla distruzione del bene, dal fatto della perdita dei
requisiti di beni demaniale e dalla cessazione espressa o tacita- della destinazione. Vi pu essere anche
lintervento legislativo che sdemanializza. La cessazione dei requisiti attestata da uno specifico atto
amministrativo; nellipotesi di beni riservati, tale sdemanializzazione ha finalit dichiarative: il bene non
pi pubblico perch ha perduto i caratteri di bene pubblico. Il codice civile si occupa del passaggio dei beni
dal demanio accidentale al patrimonio indisponibile.
Latto ha mera natura dichiarativa, mentre la perdita della qualit del bene demaniale deriva dal venir meno dei consueti presupposti.
La sdemanializzazione comporta la cessazione del diritto di uso del bene spettante a terzi e la estinzione
delle eventuali limitazione derivanti dalla natura demaniale del bene stesso.
23.Il regime giuridico dei beni del patrimonio indisponibile. Il federalismo demaniale. Lamministrazione
dei beni pubblici.
I beni del patrimonio indisponibile sono indicati dallart. 826 c.c. commi 2 e 3 e dallart. 830, c.2, c.c.
In ordine ai beni del patrimonio indisponibile, occorre tenere presente:
le cave e le torbiere, sottratte alla disponibilit del proprietario, le acque termali e minerali e le
foreste che sono state trasferite al patrimonio indisponibile della regione. Le cave e le torbiere
possono essere sottratte senza corrispettivo alla disponibilit dei proprietari e avocate alla regione
solo in caso di mancato sfruttamento,venendo assoggettate alla disciplina delle miniere.
Le miniere erano riservate allo Stato.
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Le funzioni amministrative relative alle risorse geotermiche sono ripartite tra Stato e regione ai sensi degli artt. 32 e ss.,d.lgs.
112/1998 : spettano alle regioni le funzioni relative ai permessi di ricerca e di coltivazione di minerali solidi; le miniere, una volta
scoperte, divengono di propriet pubblica ma possono essere date in concessione.
le cose mobili di interesse storico, paletnologico, paleontologico, artistico sono assoggettate alla
disciplina dei beni patrimoniali indisponibili salvo che siano costituite in raccolte di musei,
pinacoteche..nel qual caso parleremo di demanio accidentale. I beni di interesse storico-artistico
possono appartenere anche ai privati.
Lart. 826, c.2, c.c. sembrerebbe escludere dal patrimonio indisponibile le cose di interesse storico, artistico ..non ritrovate nel
sottosuolo; il regime giuridico di tali beni prevede comunque che non siano alienabili senza autorizzazione ministeriale i beni
culturali non immobili appartenenti ad enti territoriali.
i beni costituenti la dotazione della presidenza della Repubblica, le caserme, gli armamenti, gli
aeromobili militari e le navi da guerra. Sono assoggettati alla disciplina dellart. 828, c.2, c.c. e
pertanto non possono essere sottratti alla loro destinazione, se non nei modi stabiliti dalle leggi che li
riguardano.
A differenza dei beni demaniali, i beni del patrimonio indisponibile non sono assolutamente incommerciabili : gli atti di disposizione
devono tuttavia rispettare il vincolo di destinazione. Latto di trasferimento di tali beni che non rispetti la disciplina non nullo ma
annullabile per violazione dei modi di legge stabiliti per sottrarli al vincolo di destinazione, anche se la tesi della nullit
sostenibile perch si registra una contrariet ad una norma imperativa. Il limite della non sottrazione alla destinazione comporta che i
beni possono essere gravati di diritti reali parziari a favore di terzi, purch compatibili con la destinazione. La legge stabilisce
parimenti un procedimento per la localizzazione delle opere pubbliche di interesse statale con la finalit di identificare le linee
fondamentali dellassetto del territorio nazionale con riferimento ai valori naturali e ambientali tramite dei piani urbanistici ed edilizi.
Lacquisto e la perdita dei caratteri di bene pubblico si rifanno alla disciplina dei beni demaniali,
distinguendo a seconda del fatto che si tratti di beni pubblici solo perch possiedono i caratteri prescritti
dallordinamento ovvero perch viene richiesto un atto di destinazione pubblica.
La disciplina posta dal codice non risulta del tutto coerente.
Occorre considerare che:
a)
b)
c)
d)
alcuni beni demaniali sono necessariamente riservati ad enti pubblici territoriali,mentre altri possono appartenere anche a
privati o enti non territoriali
simili considerazioni possono essere fatte per i beni del patrimonio indisponibile che sono riservati a enti pubblici; altri
beni invece sono patrimoniali indisponibili per il solo fatto di appartenere ad un ente pubblico; vi sono beni che assumono
il carattere dellindisponibilit in conseguenza di una destinazione pubblica
alcuni beni del patrimonio indisponibile sono incommerciabili perch beni riservati, gli altri sono incommerciabili e
sottratti alla garanzia patrimoniale dei creditori se in caso di destinazione pubblica
altri beni ancora sono soggetti ad un regime di inalienabilit, salvo permesso amministrativo.
La giurisprudenza ha esteso al patrimonio indisponibile parte della disciplina per il demanio in modo da
assicurare una gestione pi efficiente anche per il demanio. A seguito dell attuazione del federalismo
demaniale dovremo assistere ad una riduzione dellampiezza del demanio statale, del numero dei beni
pubblici : i beni trasferiti andranno a far parte del patrimonio disponibile e potranno essere alienati.
La sua ispirazione di fondo quella di attribuire i beni al livello territoriale pi vicino e per questo
maggiormente responsabilizzato in termini politici. Lobiettivo quello di sottrarli allo Stato affinch
vengano valorizzati dagli enti destinatari; gli enti sono tenuti a garantirne la massima valorizzazione
funzionale a vantaggio diretto o indiretto della collettivit. Il nesso tra attribuzione del bene e vantaggio
richiama una caratteristica dei beni demaniali, cio quella di essere una dotazione minima necessaria per lo
svolgimento di libert costituzionali da parte della collettivit; questa definizione andrebbe per rivista alla
luce di ci che viene considerato vantaggio indiretto.
66
Il decreto si occupa della profilo della trasparenza e dellinformazione : ogni assicura linformazione della collettivit circa il
processo di valorizzazione, possono essere promosse forme di consultazione popolare. Le specifiche finalit e modalit di utilizzo del
bene, la tempistica ed economicit sono contenute in una relazione allegata alla domanda che lente territoriale deve presentare
allagenzia del demanio al fine di ottenere lassegnazione; se lente non utilizza il bene nel rispetto delle finalit, il governo esercita il
potere sostitutivo ai fini di assicurare la migliore utilizzazione del bene.
Un altro perno della riforma consiste nel fatto che lattuazione del federalismo demaniale non comporter
ulteriori spese aggiuntive per lo Stato, infatti prevista una riduzione dei trasferimenti statali agli enti cui
verranno attribuiti a titolo non oneroso gli immobili statali. La realizzazione del disegno prefissato dal
decreto dovrebbe comportare il passaggio di molti immobili statali del demanio e del patrimonio
indisponibile al patrimonio degli enti territoriali non statali.
Alcuni importanti beni saranno esclusi dal trasferimento e rimarranno quindi nella sfera giuridica dello Stato (si parla di black list).
In ossequio al principio di sussidiariet, i beni del demanio marittimo rimarranno alle amministrazioni statali; strade ferrate in uso di
propriet dello Stato, giacimenti petroliferi e di gas. Un regime particolare previsto per gli immobili in uso alle amministrazioni
statali per comprovate ed effettive finalit istituzionali essi possono essere esclusi dal trasferimento,solo a seguito di uno specifico
procedimento : le amministrazioni statali devono comunicare allagenzia del demanio gli elenchi dei beni di cui richiedono
lesclusione, entro i successivi trenta giorni lelenco complessivo dei beni esclusi dal trasferimento redatto e reso pubblico.
I beni ceduti finiranno nel patrimonio disponibile degli enti destinatari e potranno essere alienati solo previa
valorizzazione attraverso le procedure per ladozione delle varianti allo strumento urbanistico. I beni
appartenenti al demanio marittimo,idrico e aeroportuale restano assoggettati al regime demaniale stabilito dal
codice civile; per altro verso il d.p.c.m. di attribuzione pu disporre il mantenimento dei beni stessi nel
demanio o linclusione nel patrimonio indisponibile.
Il trasferimento ha luogo nello stato di fatto e di diritto in cui i beni si trovano, con immissione di ciascuna regione ed ente locale nel
possesso giuridico e subentro di tutti i rapporti relativi al bene trasferiti.
Le modalit di attribuzione saranno due. Alcuni beni saranno trasferiti dallo Stato a due categorie di enti
territoriali con d.p.c.m. entro 180 giorni, senza necessit del consenso dellente e secondo il seguente
principio : alle regioni verranno trasferiti il demanio marittimo e i beni del demanio idrico.
Destinata alle province una quota dei proventi dei canoni ricavati dallutilizzazione del demanio idrico, tenendo conto dellentit
delle risorse idriche che insistono sul territorio.
Analoghi decreti avranno il compito di individuare, ecco la seconda modalit di attribuzione, gli immobili
statali da assegnare e gli enti destinatari e gli enti destinatari, i quali dovranno farne richiesta motivata
allagenzia del demanio entro il termine perentorio di 60 giorni dalla pubblicazione dei decreti.
Per quanto riguarda i criteri da seguire, il decreto fa riferimento a territorialit,sussidiariet,adeguatezza,semplificazione,capacit
finanziaria,valorizzazione ambientale e correlazione con competenze e funzioni. Le funzioni amministrative di programmazione,
progettazione, esecuzione,manutenzione e gestione delle strade non rientranti nella rete autostradale e stradale nazionale sono state
affidate alle regioni e agli enti locali. Il d.lgs. 85/2010 prevede che gli enti possano procedere a consultazioni tra di loro e con le
amministrazioni periferiche dello Stato. I beni, considerato il loro radicamento al territorio, sono attribuiti ai comuni quando non
richiedono attribuzione a province,citt o regione per soddisfare esigenze di tutela cazzo.
67
Se un bene non viene attribuito a un ente territoriale di un determinato livello di governo, lo Stato procede
allattribuzione del medesimo bene a un ente territoriale di un diverso livello : un apposito decreto, su
proposta del ministero delleconomia e della finanza, attribuisce i beni agli enti.
Il trasferimento dovr tenere conto di eventuali accordi gi siglati tra enti locali e amministrazioni pubbliche. Gli enti locali previa
approvazione della variante urbanistica, potranno decidere di vendere gli immobili : il 25% del ricavato dovr essere versato nelle
casse dello Stato. Decorsi tre anni dalla pubblicazione dei decreti che elencano i beni in assegnazione, quelli non attribuiti agli enti
locali confluiranno nel patrimonio vincolato (fondo gestito dallagenzia del demanio) , decorsi ulteriori 36 mesi i beni ancora senza
programmi dintesa rientrano nella piena disponibilit dello Stato.
Il processo di privatizzazione dei beni appartenenti ad enti pubblici finalizzato a soddisfare esigenze di
carattere finanziario e di risanamento del debito pubblico. I beni pubblici sono spesso utilizzati per produrre
entrate.
Lart. 7, l.140/1997, modificato dalla l. 488/1999, sulla dismissione di beni e diritti immobiliari di enti previdenziali consente il
conferimento o la vendita a societ per azioni,anche appositamente costituite, di compendi o singoli beni immobili statali o diritti
reali su di essi.
Il portafoglio dei fondi viene finanziato attraverso la collocazione di quote sul mercato, gli investitori sono
invece remunerati dai proventi derivanti dalla gestione di fondi. Questo meccanismo in realt non mai
divenuto operativo.
68
In secondo luogo, i beni immobili appartenenti allo Stato, di minore valore, non conferiti nei fondi
immobiliari, individuati dal ministro delleconomia e delle finanze, possono essere alienati.
I beni e i diritti immobiliari sono alienati in deroga alle norme di contabilit dello Stato, mentre quelli compresi in un apposito
programma definito dal ministero possono essere alienati a uno o pi intermediari scelti con procedure competitive; allalienazione
singola dei beni e diritti, anche non compresi nei programmi, provvede il ministro delleconomia e delle finanze. Lalienazione
effettuata in deroga alle norme di contabilit dello Stato.
Si rende possibile che comuni e province procedano alle alienazioni del patrimonio immobiliare, derogando alla disciplina attinente
allalienazione degli immobili dello Stato; si rimette quindi allente locale il compito di definire con regolamento i criteri per
lalienazione. Queste operazioni implicano la previa riduzione del bene pubblico al regime della disponibilit che implica, a sua
volta, la cessazione dei caratteri propri del bene demaniale (ovvero unapposita legge di sdemanializzazione). Inoltre, in sostituzione
totale o parziale delle somme di denaro costituenti il corrispettivo di un appalto di lavori pubblici, il bando di gara pu prevedere il
trasferimento allappaltatore della propriet di beni immobili appartenenti allamministrazione aggiudicatrice indicati nel programma
triennale o nellavviso di preinformazione; in quanto non assolvono pi a funzioni di interesse pubblico.
Infine dobbiamo ricordare il modello della cartolarizzazione,che per diventato di recente meno
praticabile. La l.410/2001 ha previsto che il ministro delleconomia e delle finanze possa costituire o
promuovere la costituzione di pi societ a responsabilit limitata con capitale iniziale di 10.000 euro aventi
ad oggetto esclusivo la realizzazione di una o pi operazione di cartolarizzazione dei proventi (mediante
lemissione di titoli o lassunzione di finanziamenti; si tratta delle Scip) derivanti dalla dismissione del
patrimonio immobiliare dello Stato e degli altri enti pubblici. Queste societ veicolo, allatto della loro
costituzione, corrispondono allo Stato un prezzo iniziale, con riserva di versare la differenza ad operazione
completata.
A queste societ sono ceduti gli immobili, acquistati con lunico fine di rivenderli, esse pagano un prezzo
iniziale allente ed ottengono un finanziamento attraverso prestiti obbligazionari o lemissione di titoli; i
finanziatori versano una somma iniziale e man mano che gli immobili vengono venduti, ad essi viene
restituito il prezzo maggiorato da interessi ( e lo Stato incassa alla fine la differenza tra la somma restituita al
finanziatore e il prezzo effettivo di vendita). I beni costituiscono patrimonio separato rispetto a quello della
societ e a quello relativo ad altre operazioni e sono sottratti alle azioni di terzi.
Il legislatore non si occupa solo di alienazione ma anche di valorizzazione. Il d.l. 112/2008, con lo scopo di
riordinare, gestire e valorizzare il patrimonio immobiliare, prevede che tali enti individuino i singoli beni
immobili ricadenti nel territorio di competenza suscettibili di valorizzazione o di dismissione, predisponendo
un piano delle alienazioni e delle valorizzazioni immobiliari. Lalienazione non lunica alternativa
possibile, la possibilit di attivare concessioni o locazioni a titolo oneroso di beni immobili pubblici ha infatti
lo scopo di favorire la riqualificazione e la riconversione di tali beni. Quanto alle forme di valorizzazione,
con decreto del ministero delleconomia e delle finanze costituita una societ di gestione del risparmio
(SGR) con capitale sociale di 2 milioni di euro per lanno 2012, per listituzione di uno o pi fondi di
investimento che partecipino ai fondi dinvestimento immobiliari chiusi promossi da
regioni,province,comuni..
I fondi istituiti dalle SGR possono investire direttamente al fine di acquisire immobili in locazione passiva alle pubbliche
amministrazioni, partecipare ai fondi titolari di diritti di concessione o duso su beni indisponibili o demaniali.
Pure le regioni e gli enti locali possono istituire fondi, cui partecipano quelli istituiti dalla SGR. Anche tali
fondi necessitano di una societ di gestione; ai fondi potranno essere apportati beni immobili e diritti :
lapporto deve avvenire sulla base di progetti di utilizzo o di valorizzazione, si procede poi alla
regolarizzazione edilizia ed urbanistica. I fondi offrono sul mercato quote su base competitiva a investitori
qualificati.
Lart. 33-bis, d.l. 98/2011, convertito nella l. 111/2011, prevede programmi di valorizzazione,
trasformazione, gestione, alienazione del patrimonio pubblico ; leventuale trasferimento di beni alle societ
o linclusione nelle iniziative concordate non modifica il regime giuridico previsto dagli articoli 823 e
69
829,c.1, c.c. dei beni demaniali trasferiti. Lart. 6 l. 183/2011 ha autorizzato il ministero delleconomia e
delle finanze a conferire o a trasferire beni immobili dello Stato ad uno o pi fondi comuni di investimento
immobiliari : le quote o le azioni sono collocate sul mercato e i proventi netti sono finalizzati alla riduzione
del debito pubblico.
Sulla valorizzazione del patrimonio, il Presidente della giunta regionale promuove la formazione di programmi unitari di
valorizzazione territoriale per il riutilizzo funzionale e la rigenerazione degli immobili di propriet della Regione stessa, della
provincia, dei comuni.. Pu essere attribuita agli enti locali interessati dal procedimento una quota compresa tra il 5% e il 15% del
ricavo della vendita degli immobili valorizzati se di propriet dello Stato da corrispondersi a richiesta dellente locale interessato. Si
ricordi che anche per gli enti locali si sta diffondendo unipotesi di esternalizzazione, realizzato mediante global service
caratterizzato dallaffidamento della manutenzione e della gestione del patrimonio immobiliare a soggetti esterni.
Fenomeno ancora diverso quello della privatizzazione dei beni che segue la privatizzazione del soggetto
originariamente titolare. I beni cosi privatizzati sono assoggettati ad un regime, simile a quello dei beni
pubblici, che ha lobiettivo di garantirne la destinazione e lasservimento alla soddisfazione di interessi
pubblici; rimangono in mano a soggetti che hanno forti connotazioni pubbliche.
Oltre allipotesi dei beni dellex demanio ferroviario, i beni la cui gestione o conservazione costituiva lo scopo istituzionale dellente
pubblico permangono destinati a tale finalit, fatto salvo ogni altro onere o vincolo gravante sugli stessi ai sensi delle vigenti
disposizioni; e non possono essere alienati o gravati di alcun diritto se non in base a specifica autorizzazione del ministero.
In forza della presenza di un regime speciale, si registrano forti similitudini con riferimento alle reti gestite
da privati; le reti costituiscono un decisivo fattore di condizionamento della concorrenza tra gli operatori che
devono avvalersi di essa per prestare servizi sul mercato.
24. Diritti demaniali su cose altrui, diritti duso pubblico e usi civici.
Lordinamento prevede lesistenza di altri diritti reali soggetti allo stesso regime giuridico, accomunati dalla
propriet nel concetto di appartenenza. Si tratta di diritti spettanti ad enti territoriali sui beni altrui, art. 825
c.c. Quanto ai diritti demaniali su beni altrui, ad esempio si pensi al diritto di servit gravante sul fondo
privato al fine della realizzazione di un acquedotto pubblico.
Dalle servit prediali pubbliche vanno tenute distinte le limitazioni pubbliche della propriet privata che non creano diritti in capo
allamministrazione, ma restringono le facolt del proprietario di alcuni beni privati ad esempio imponendo obblighi di non facere.
In ordine ai diritti gravanti su beni privati costituiti per il conseguimento di fini di pubblico interesse va
chiarito che essi non spettano a favore di ultimi beni ma a favore della collettivit. Tipici esempi sono i
diritti di uso pubblico, si tratta sempre di diritti reali parziari. Un particolare fatto costitutivo offerto dalla
dicatio ad patriam che si verifica quando un proprietario pone a disposizione delluso pubblico beni di
propriet privata senza che ne risulti variata lappartenenza.
Presentano profili di analogia gli usi civici : entrambe le categorie sono beni collettivi; gli usi civici sono
tuttavia assoggettati ad una particolare disciplina e possono gravare su beni pubblici. Si tratta di diritti di
godimento e duso e anche di propriet spettanti alla collettivit su terreni di propriet comuni o di terzi che
hanno ad oggetto il pascolo, la pesca, la caccia..
La legge disciplina la liquidazione degli usi che gravano su beni privati mediante il distacco di una quota da cedere in propriet alla
collettivit, e la rimozione di promiscuit in modo che degli stessi immobili possano beneficiare pi collettivit; le attribuzioni degli
organi istituiti a tale scopo- i commissari per la liquidazione degli usi civici- sono ora state trasferite alle regioni.
70
Allestremo opposto si collocano le situazioni in cui interessi diversi da quelli che fanno capo al titolare del
diritto dominicale possono e debbono ottenere soddisfazione mediante luso del bene. Questo avviene con il
riconoscimento delluso generale di quei beni pubblici che assolvono funzioni al servizio della collettivit.
Tale uso costituisce uno dei mezzi rivolti alla rimozione degli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo
della persona umana e leffettiva partecipazione di tutti; in alcuni casi necessario il pagamento di una
somma, in altri lautorizzazione dellente pubblico.
Vi sono, infine, situazioni in cui i soggetti privati non si limitano ad entrare in rapporto diretto con il bene : il
bene infatti posto al servizio di singoli soggetti, si parla di uso particolare.
Questo il caso delle riserve di pesca, delle concessioni di bene pubblico. Talvolta il bene utilizzato come elemento del proprio
ciclo produttivo.
Spesso lamministrazione gestisce beni a capacit limitata, il cui uso essenziale per gli imprenditori :
dovrebbe essere preferito un sistema di competizione pubblico e trasparente per selezionare i privati he
possono aver accesso a tale posizione. Muta notevolmente il ruolo dellamministrazione : essa deve (nelluso
diretto) conservare, tutelare e utilizzare direttamente il bene ; deve invece (nelluso generale e particolare)
regolamentare ed organizzare luso da parte di terzi.
Analizzando la concessione di bene pubblico, occorre aggiungere che il privato paga un canone di locazione a titolo di corrispettivo
dellutilit per la riscossione del quale lamministrazione pu impiegare la procedura specifica prevista per le entrate patrimoniali. In
caso di inosservanza degli obblighi del concessionario, lordinamento prevede provvedimenti sanzionatori (decadenza), la
giurisprudenza riconosce la possibilit di revocare la concessione stessa per ragioni di interesse pubblico.
Luso diretto consente di scorgere essenzialmente le situazioni di doverosit dellente proprietario, luso
generale concreta la titolarit di diritti civici, costituiti da interessi semplici, aventi ad oggetto il dovere di
destinare il bene a quelluso.
Luso particolare concreta un rapporto tra ente pubblicistico e privato. La giurisprudenza esclusivamente
del giudice amministrativo, salvo il caso delle concessioni in materia di acque le quali sono devolute alla
giurisdizione dei tribunali regionali e del tribunale superiore delle acque pubbliche.
Occorre accennare al conferimento dei beni stessi come capitale di dotazione nelle aziende speciali (s.p.a.) :
il bene dellamministrazione proprietaria diventa in queste ipotesi elemento del ciclo produttivo posto in
essere da altro soggetto giuridico pubblico.
26. I beni privati di interesse pubblico : in particolare, i beni culturali appartenenti ai privati.
La dottrina individua una categoria pi ampia di beni comprensiva di beni appartenenti a soggetti pubblici e
di beni in propriet di privati : i beni di interesse pubblico.
In una ipotetica classificazione del regime dei beni, troviamo al primo posto i beni pubblici, poi i beni privati
di interesse pubblico, le limitazioni alla propriet privata e i vincoli alla propriet privata.
71
Per quanto riguarda le opere private di interesse pubblico realizzate dai concessionari, esse sono destinate a rimanere di propriet del
privato durante il periodo della gestione. Devono essere qualificate come frutto di lavori pubblici : la loro riconduzione nellambito
dei beni demaniali o patrimoniali indisponibili pu avvenire solo nel momento in cui scade il periodo della concessione e il bene
passa nella propriet dellente pubblico territoriale.
Tuttavia, la quasi totalit dei beni sottoposta a regime amministrativo, nel senso che luso degli stessi e le
facolt dei proprietari sono regolati da norme che attribuiscono il compito alle amministrazioni.
Per quanto riguarda i beni culturali di propriet privata stata proposta una dottrina che configura il bene
culturale come bene immateriale di propriet pubblica inerente ad una o pi cose e distinto dal bene
patrimoniale privato. Dalla qualificazione del bene derivano i due regimi : quello della titolarit formale del
bene e quello pubblicistico, connesso allinerenza a pubblici interessi del bene stesso. Il bene culturale anche
se privato nellappartenenza, rivela il suo aspetto di pubblicit in quanto la sua conservazione soddisfa
interessi pubblici.
La categoria del bene culturale stata positivamente riconosciuta dallart. 148,d.lgs. 112/1998. Taluni comportamenti imposti al
privato potrebbero essere anche descritti utilizzando la nozione di gestione; generalizzando i beni culturali sarebbero il risultato di
una situazione giuridica assai complessa, caratterizzata dalla presenza di un bene materiale oggetto di diritti privati, dallesistenza di
un bene immateriale pubblico e dallaffidamento in gestione del bene pubblico allo stesso privato proprietario del bene materiale.
Talora linteresse pubblico impone la semplice conservazione del bene, in altre la destinazione alla fruibilit pubblica. Una volta
ammesso laffidamento al privato della gestione del bene pubblico compenetrato nella cosa che rientra nella propriet del privato
stesso, si oppongono minori difficolt alla prospettiva di affidamento in gestione al privato pure dei beni che appartengono alla
propriet pubblica.
Questo ci permette di richiamare il problema del conflitto tra regime demaniale e normativa specifica dei
beni culturali stessi. Lart. 822 c.c. si riferisce agli immobili riconosciuti di interesse storico,archeologico ed
artistico, alle biblioteche..lart. 53,d.lgs. 42/2004 afferma che i beni culturali indicati nellart. 822 c.c.
costituiscono il demanio culturale. Lart. 55, d.lgs. 42/2004 prevede per i beni culturali che facciano parte del
demanio culturale e che non rientrino nel campo di applicazione dellart. 54, quella dellalienabilit previo
rilascio dellautorizzazione ministeriale.
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Capitolo IV
LORGANIZZAZIONE DEGLI ENTI PUBBLICI
Lattribuzione di poteri pu avvenire solo a favore di organizzazioni idonee ad essere centro di rapporti
giuridici attivi e passivi; questo spiega perch i ministeri possono stare in giudizio autonomamente.
Di qui le varie teorie che riconoscono ai ministeri la qualifica di figure soggettive.
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Negli altri ministeri invece la figura del segretario generale pu sopravvivere: opera alla diretta dipendenza
del ministro, assicura il coordinamento dellazione amministrativa, provvede allistruttoria per lelaborazione
degli indirizzi e dei programmi di competenza del ministro, coordina gli uffici e le attivit del ministero.
In questi ministeri la struttura di primo livello poi costituita dalle direzioni generali.
A differenza dei dipartimenti che sono previsti in numero limitato, sostanzialmente corrispondente alle aree funzionali affidate ai
ministeri, le direzioni generali sono competenti in settori di intervento pi specifici, sono prive di responsabilit complessiva e
determinano una certa frammentazione strutturale, il che giustifica il la figura del segretario generale atta a mantenere lunit
funzionale dellazione amministrativa. la loro organizzazione stabilita mediante regolamenti o decreti del ministro, si pu quindi
differenziare la struttura amministrativa dei vari ministeri senza dover ricorrere allemanazione di leggi.
Le agenzie sono strutture che svolgono attivit a carattere tecnico-operativo di interesse nazionale,
attualmente esercitate da ministeri e enti pubblici: la previsione della loro istituzione vuole rafforzare il ruolo
di governo del ministro, svuotato da compiti di amministrazione attiva.
Vi sono alcune agenzie fiscali (agenzia delle dogane, agenzia del demanio..), lagenzia industrie difesa, lagenzia per la protezione
dellambiente, lagenzia dei trasporti e delle infrastrutture Le agenzie operano al servizio delle amministrazioni pubbliche,
comprese quelle regionali e locali. Esse hanno autonomia nei limiti stabiliti dalla legge (autonomia di bilancio, di organizzazione),
sono sottoposte al controllo della Corte dei Conti e ai poteri di indirizzo e vigilanza del ministro. Devono essere organizzate in modo
da rispondere a esigenze di speditezza, efficienza, efficacia. Gli obiettivi attribuibili allagenzia sono definiti da apposita convenzione
da stipularsi tra ministro competente e direttore generale dellagenzia.
Il Cicr (comitato interministeriale per il credito e il risparmio) si occupa di politica creditizia, esercitando
poteri di direttiva nei confronti del Tesoro e della Banca dItalia.
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Il quadro organizzativo, caratterizzato dalla presenza del dipartimento di ragioneria generale dello Stato
presso il ministero delleconomia e delle finanze, dagli uffici centrali del bilancio costituiti presso i singoli
ministeri, completato a livello periferico dalle ragionerie provinciali. Queste si occupano delle
amministrazioni statali decentrate e sono raggruppate in 10 circoscrizioni territoriali. Dipendono
organicamente e funzionalmente dal dipartimento della Ragioneria generale, svolgono altres compiti di
tenuta delle scritture contabili, di programmazione dellattivit finanziaria, di monitoraggio e di valutazione
tecnica dei costi e degli oneri dellattivit.
LIstat
Il servizio nazionale di statistica si articola in una serie di uffici presenti presso ciascun ministero e azienda
(pi enti territoriali e camere di commercio), collegati funzionalmente allIstat (istituto centrale di statistica).
Lavvocatura dello Stato
organizzata in un unico complesso ma svolge attivit a favore di tutta lorganizzazione statale. composta
da legali che forniscono consulenza alle amministrazioni statali e provvedono alla loro difesa in giudizio.
LAvvocatura incardinata presso la Presidenza del Consiglio dei ministri; al suo vertice posto lAvvocato generale dello Stato
avente sede in Roma, nominato con d.P.R. su proposta del Presidente del Consiglio, dietro deliberazione del Consiglio. Esistono
inoltre 25 avvocature distrettuali, presso ogni sede della Corte dappello. LAvvocatura, pur facendo capo alla presidenza de
Consiglio, svolge le proprie funzioni in modo indipendente (si differenzia dagli uffici legali incardinati presso i vari enti).
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77
La Corte potere dello Stato quando svolge attivit di controllo preventivo e successivo sulla gestione, dal
momento che tale funzione, per quanto ausiliare, risulta caratterizzata dalla piena autonomia dellorgano
investito del suo esercizio e, al contempo, appartiene al potere giurisdizionale nellesercizio delle funzioni
giurisdizionali.
La Corte Costituzionale ha escluso la legittimazione delle sezioni di controllo della Corte dei conti a sollevare questioni di
costituzionalit in sede di riscontro successivo di gestione (lha ammessa con riferimento alle leggi che la Corte deve applicare
nellesercizio della sua funzione di controllo).
Lindipendenza della corte in quanto istituto e dei componenti, di fronte al Governo, oggi richiamata
dallart 100 Cost; mentre lart. 108 Cost prevede che la legge assicuri lindipendenza dei giudici delle
giurisdizioni speciali (proprio lindipendenza consente di configurare la Corte come potere dello Stato).
Sotto il profilo organizzativo lindipendenza accentuata dalla presenza di un organo di autogoverno della
Corte stessa, costituito dal Consiglio di presidenza.
Fanno parte della Corte dei conti il presidente, nominato tra i magistrati della stessa Corte, il presidente
aggiunto, i presidenti di sezione, i consiglieri, i primi referendari e i referendari. La separatezza
dallesecutivo risulta in parte pregiudicata dal fatto che la nomina di una limitata quota dei posti di
consigliere spetta al governo. Nella sede centrale di Roma la Corte composta da 5 sezioni di controllo, in
ogni regione esistono inoltre sezioni regionali di controllo.
Un ruolo di nomofilachia inoltre stato assegnato alla sezione delle autonomie dalla legge 213/2013. Questa
sezione cura il coordinamento dellattivit delle sezioni regionali e si occupa dellandamento della finanza di
regioni ed enti locali. Essa, in presenza di interpretazioni discordanti delle norme rilevanti per lattivit di
controllo o consultiva o per la risoluzione di questioni di massima e di particolare rilevanza, emana una
delibera di orientamento alla quale le sezioni regionali di controllo si conformano. Il Presidente della Corte
pu predisporre che le sezioni riunite adottino pronunce di orientamento generale sulle questioni risolte in
maniera difforme dalle sezioni regionali di controllo, nonch su casi che presentino questioni di massima di
particolare importanza; le sezioni regionali si conformeranno.
Lart 100 Cost colloca la corte tra gli organi ausiliari del Governo, ma la stessa norma contempla, quali
organi con cui la Corte entra in relazione, il Governo e soprattutto il Parlamento. Nellattuale contesto
normativo essa non semplicemente chiamata a colmare le lacune informative che affliggono il Parlamento
e a controllare la legalit finanziaria delle scelte dellamministrazione; deve anche assicurare la sostenibilit
finanziaria del regionalismo e il rispetto del patto di stabilit a tutti i livelli. Ci avviene soprattutto in forza
dei controlli sui bilanci e dei documenti finanziari che, originariamente previsti per quello dello Stato, si
sono estesi a quelli degli enti locali e delle regioni. La Corte garantisce quindi una visione unitaria della
finanza pubblica, assicurando da parte dellamministrazione controllata un riesame diretto a ripristinare la
regolarit amministrativa e contabile nel quadro di un rapporto privilegiato con le assemblee legislative.
Il Cnel
Il Consiglio nazionale delleconomia e del lavoro, previsto dallart 99 Cost. come organo ausiliario del
Governo, a differenza degli altri due organi esaminati, non inserito neppure dal punto di vista strutturale e
organico nellapparato amministrativo.
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Esso svolge compiti di consulenza tecnica (rendendo pareri facoltativi) e di sollecitazione, nelle materie
delleconomia e del lavoro, dellattivit del parlamento (attraverso liniziativa legislativa), del governo e
delle regioni.
un organo collegiale che comprende esperti di materie economiche e sociali, rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro. Ha
fino ad ora rivestito un ruolo scarsamente incisivo: i portatori degli interessi delle categorie produttive tendono ad incidere sul
procedimento decisionale attraverso canali diversi dal Cnel, che doveva costituire una sede di rappresentanza in grado di consentire
una composizione degli interessi preventiva rispetto alliter di formazione della legge.
Il termine azienda non impiegato nella legislazione solo con riferimento alle aziende statali: a livello locale
sono aziende speciali gli enti strumentali degli enti territoriali minori che possono gestire servizi pubblici; a
livello regionale sono le Aziende sanitarie locali. Si tratta di soggetti aventi personalit giuridica.
Gli istituti pubblici
Il tema delle aziende e il problema della loro personalit giuridica introducono la questione degli istituti pubblici, organismi facenti
parte di un ente e creati per la produzione e la prestazione di beni e servizi a terzi, che, secondo alcuni autori, sarebbero dotati di
particolare autonomia finanziaria e di bilancio. Gli esempi tradizionalmente riportati sono quelli degli istituti di istruzione, delle unit
sanitarie locali e delle aziende di trasporto e di fornitura di servizi. Le aziende speciali enti locali-, le unit sanitarie locali, oggi
definite aziende, hanno personalit giuridica. Con riferimento agli istituti scolastici, ad essi attribuita personalit giuridica e
autonomia a mano che raggiungono i requisiti dimensionali stabiliti.
Devono essere ricondotte a questa categoria le istituzioni di cui allart 114 TU, le quali, pur non essendo dotate di personalit
giuridica, hanno autonomia gestionale. Caratteri analoghi presentano poi lIspra istituto superiore per la ricerca e la protezione
ambientale-, lIss istituto superiore di sanit- e lIspesl istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro- , nonch le
soprintendenze, i musei e le biblioteche pubbliche a cui sia attribuita autonomia scientifica, finanziaria, organizzativa e contabile.
6. Le amministrazioni indipendenti
L esperienza legislativa pi recente caratterizzata dallintroduzione di modelli di amministrazione assai
differenziati rispetto a quelli tradizionali: le amministrazioni indipendenti.
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Essi sono giustificati e richiesti sia dal tentativo di porre rimedio ai mali dellamministrazione, sia dallarretramento dello stato dal
mercato e dal tramonto del modello di intervento pubblico dirigistico nelleconomia, cui sovente consegue lo smantellamento di
posizioni di monopolio statale e la necessit di prevedere forme diverse di tutela degli operatori e degli utenti sul mercato.
La Banca dItalia
In dottrina si discute se la Banca dItalia, a cui partecipano istituti di credito di diritto pubblico, istituti previdenziali e assicurativi, sia
da includere tra le autorit indipendenti. La Banca, qualificabile come ente pubblico a struttura associativa, istituto di emissione e
svolge le funzioni di vigilanza sulle aziende di credito e di governo del settore valutario e monetario. La Banca dispone di notevole
autonomia di azione organizzativa, finanziaria e contabile. Essa dal punto di vista formale soggetta alla vigilanza del ministero
delleconomia (sotto questo profilo si differenzia dalle altre autorit indipendenti che non sono soggette a vigilanza di alcun
ministero). Oggi un ruolo determinante nellindividuazione della politica monetaria svolto dalla Banca Centrale Europea.
Va piuttosto osservato che, in ordine allattivit delle autorit, alcuni principi classici del diritto
amministrativo subiscono qualche adattamento: cos accade per il principio di legalit, che la giurisprudenza
ha talora interpretato in modo meno rigoroso, giustificando la presenza di poteri impliciti in capo alle
autorithies; anche il principio inquisitorio, relativamente ai poteri di indagine, e quello pattizio trovano
margini si applicazione pi ampi.
I poteri delle Autorit
Le Autorit dispongono per lo pi di autonomia organizzativa e funzionale; sono titolari di poteri
provvedimentali, in particolare sanzionatori e talora regolamentari; sono soggette al controllo da parte della
Corte dei conti.
La nomina dei vertici
I vertici delle autorit diverse da quelle operanti nei settori delle telecomunicazioni, dellelettricit e del gas
(la cui nomina spetta al Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su
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proposta del ministro competente) sono generalmente nominati o designati dai presidenti delle camere,
ovvero (Garante della privacy) sono eletti per met dalla camera e per met dal senato.
Lindipendenza
Lelemento veramente caratterizzante delle autorit dovrebbe consistere nel fatto che esse sono indipendenti
dal potere politico del governo, pur dovendo, di norma, trasmettere relazioni a questo, oltre che al
Parlamento, in ordine allattivit svolta. Di conseguenza le autorit non sono tenute ad adeguarsi
allindirizzo politico espresso dalla maggioranza e adottano, in posizione di relativa terziet, decisioni simili
a quelle degli organi giurisdizionali. Lindifferenza rispetto agli interessi in gioco ha suggerito di
qualificarne la posizione come neutrale, in ci ulteriormente differenziandosi rispetto alle tradizionali
amministrazioni che devono invece essere imparziali. Lindipendenza, poi, soprattutto per le autorit che
agiscono su peculiari mercati, deve anche essere riferita agli interessi imprenditoriali.
Si discute se, in aggiunta al profilo negativo costituito dalla sottrazione allindirizzo politico dellesecutivo,
le Autorit indipendenti si caratterizzino sotto il profilo funzionale in ragione dello svolgimento di funzioni
omogenee. Da questo punto di vista esse si differenziano dagli altri organi dello stato, pur indipendenti,
perch esercitano funzioni non gi consultive o di controllo, bens di amministrazione attiva.
Si comunque osservato che alcune delle autorit richiamate presentano unindipendenza molto meno
marcata: il caso dellAutorit per le garanzie nelle comunicazioni
LIvass e la Consob
Anche lIvass presenta minore indipendenza: sottoposta ai poteri di direzione esercitati dal ministro delle attivit produttive sulla
base degli indirizzi fissati dal Cipe. Sotto il profilo strutturale inoltre, i membri della Consob e il presidente dellIvass, inoltre, sono
legati allesecutivo in quanto la loro nomina rispettivamente effettuata rispettivamente con decreto del Presidente del Consiglio,
previa deliberazione del Consiglio e con d.P.R. previa deliberazione del consiglio. Tuttavia tenendo conto che sono soggetti dotati di
autonomia funzionale molto ampia, possono esser ricondotti alla categoria delle autorit indipendenti.
Un diverso tentativo, recentemente percorso dalla dottrina, quello di valorizzare il rapporto diretto di
legittimazione politica che corre tra autorit e Parlamento, che infatti svolge di norma un controllo e una
vigilanza su tali soggetti: essi sono dunque inseriti nel circuito della responsabilit politica, ma esclusi dal
meccanismo di quella ministeriale.
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Accanto al tema dellindipendenza, altri due nodi teorici e pratici molto delicati che interessano le autorit
sono costituiti dalla profondit del sindacato sulla discrezionalit tecnica da esse esercitato e dal rispetto del
principio di legalit.
Autorit di regolazione e liberalizzazione
Numerose tra le autorit indipendenti sono state istituite in relazione a particolari mercati aperti alla
concorrenza e a garanzia di libert costituzionali; in queste ipotesi esse spesso definite Autorit di
regolazione- sono in via di principio chiamate a verificare, anche esercitando poteri giustiziali, la
compatibilit del comportamento degli operatori economici, pubblici o privati, con tali libert e con le regole
della concorrenza e, eventualmente, a tutela degli utenti finali.
Un tempo, la presenza pubblica in tali mercati, era giustificata dal tipo di interessi che lordinamento voleva
tutelare con tale intervento. Nel nuovo mutato scenario, liberalizzato, si ritiene necessaria la presenza di
queste autorit.
Si accennato alla liberalizzazione come apertura del mercato; occorre al riguardo effettuare una
precisazione, anche terminologica:
-
una cosa liberalizzare un settore nel senso di rimettere completamente alla dinamica del mercato la
cura degli interessi rilevanti, sul presupposto che non occorra alcun intervento pubblico. il potere
pubblico si ritrae dalla definizione di unofferta di mercato (ci non significa che le attivit siano del
tutto immuni da condizionamenti e controlli pubblicistici)
altro intervenire per ridurre i limiti e i vincoli l dove gli ostacoli da rimuovere sono giuridici
(misure sostanzialmente protezionistiche impediscono laccesso al mercato concessioni e
autorizzazioni). si procede allabbattimento di barriere giuridiche e regimi amministrativi, nonch
al disboscamento di norme previste in funzione di protezione degli operatori gi esistenti.
altro liberalizzare un ambito l dove si richiedano interventi amministrativi che ne accompagnino
lapertura (monopolio naturale).
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Il difensore civico :figura non istituita a livello di organizzazione statale, che si occupa di questioni
diverse rispetto alle aut ma che presenta profili comuni con esse .(nb:dal 2010 non esiste pi il dif civico
comunale,le sue funzioni sono svolte da quello provinciale). E nato con la funzione di collegamento tra
cittadini(ha il compito di riesaminare,su istanza dellintessato,le richieste di accesso ai provvedimenti amm
in caso di rifiuto o di differimento) e poteri pubblici(giustificandone le azioni).
Il T.U degli enti locali lo definisce come garante :dellimparzialit e del buon andamento della PA.
Il modello quello di un organo soggetto esclusivamente alla legge,dotato di una marcata indipendenza e un
ridotto condizionamento politico. Alla stregua delle amm indipendenti trova riferimento nellart.97 Cost. ,ma
da esse differisce in quanto non dotato di poteri decisori. Il limite dellistituto pu essere ricercato nella
pluralit di funzioni svolte,incontro ad esigenze talora disomogenee,dalla difesa dei cittadini alla tutela della
legalit,dalla ricerca della trasparenza dei rapporti citt-pa e alla responsabilizzazione dei soggetti pubblici
B) Enti pubblici economici : agiscono con gli strumenti del d comune e sono titolari di impresa.
Rappresentano una tappa intermedia nella trasformazione delle aziende autonome in spa,rivestendo una
posizione simile e strumentale rispetto allo Stato delle spa a partecipazione statale.
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La regola di trasformazione in spa non assoluta: prevista dalla l.59/1997 la trasformazione in ente pubblico economico di enti ad
alto indice di autonomia finanziaria operanti in settori diversi dallassistenza e previdenza. A differenza degli altri enti pubblici da
sottolineare che il rapporto di lavoro dei dipendenti di epe di diritto privato,perci sottratto al giudice amm. ,questi enti inoltre sono
sottratti al regime fallimentare.
[problema della definizione di economicit negli epe:la definizione necessita che lattivit sia svolta a scopo
di lucro e in regime concorrenziale,mentre quello degli epe monopolistico,es. Enel).
Poich questi enti operano con gli strumenti di d comune si contesta la riferibilit ad essi dellautarchia,c
comunque un minimum di potest pubblica( di certificazione,poteri di autoorganizzazione
interna,autotutela).]
Ci sono inoltre altri enti con caratteristiche particolari:
C)ordini e collegi professionali :enti pubblici associativi ad appartenenza necessaria,che raccolgono una
categoria di individui che svolgono una peculiare attivit professionale. Sono disciplinati da leggi specifiche e di
norma soggetti al ministero di grazia e giustizia ,svolgono la funzione di autogoverno della categoria,tenuta degli
albi,disciplina,determinazione delle tariffe e degli onorari relativi alle prestazioni professionali.
E) Siae
Tra le svariate ripartizioni periferiche vi un organo che ha assunto un ruolo prevalente nellambito
provinciale: il prefetto = organo del ministero dellinterno,preposto allufficio territoriale del governo,che
svolge compiti in materia di ordine pubblico e sicurezza pubblica,di elezioni politiche e amministrative,di
esercizio del d di sciopero nei pubblici servizi .(In passato preposto al controllo sugli atti degli enti locali,ora
spetta ad un organo regionale).
Un dpr del 2000 ha semplificato il relativo procedimento amministrativo,introducendo un altro importante compito del prefetto
:quello del riconoscimento delle persone giuridiche private,con listituzione di un apposito registro.
Nel 99 stata istituita la conferenza provinciale permanente dei responsabili degli uffici statali ,presediuta dal prefetto e
composta dai responsabili degli uffici decentrati dellamm statale.
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Nel 2004 le prefetture sono state trasformate in prefetture-uffici territoriali del governo,mantenendo tutte
le funzioni di competenza delle prefetture. Un dpr del 2006 ha disciplinato i poteri di intervento
sostitutivo,previo assenso del ministro competente,del prefetto nei confronti degli ufficiali statali periferici,i
comitati provinciali permanenti e le conferenze permanenti regionali. La prefettura inoltre assicura le
funzioni di rappresentanza unitaria dello stato sul territorio,nel rispetto dellautonomia funzionale degli altri
uffici periferici.
Un regolamento da adottare ai sensi dellart 17,c 2.l. 40\1988 ha individuato ulteriori compiti e attribuzioni connesse allesercizio
delle funzioni sopracitate,nel rispetto di taluni principi,ad es. il mantenimento della circoscrizione provinciale quale ambito
territoriale di competenza delle Prefetture.
In passato il commissario del governo si occupava del rapporto a livello regionale tra funzioni amm statali e
quelle regionali,con la riforma costituzionale del 2003 questa figura nelle regioni a statuto ordinario
scomparsa,sostituita dal prefetto che :preposto allufficio territoriale del governo avente sede nel capoluogo
della regione svolge le funzioni di rappresentante dello Stato per i rapporti con il sistema delle autonomie.
Esso ha inoltre il compito di indire le elezioni regionali, di raccogliere notizie utili al funzionamento degli organi statali,assicurare il
pr di leale collaborazione stato e regione e il raccordo tra le istituzioni statali presenti sul territorio,il miglioramento dei servizi ai
cittadini
9. Lorganizzazione amm territoriale non statale :la disciplina costituzionale e le recenti riforme
Lattuazione del disegno costituzionale che prevedeva la presenza delle regioni ha incontrato dapprima
lostruzionismo di alcune forze politiche e poi il condizionamento del centralismo,per questo le regioni a
statuto ordinario furono istituite 20anni pi tardi di quelli a statuto speciale.
Lingerenza dapprima notevole dello Stato vs le regioni venuta via via decrescendo,fino alla riforma del
titolo V della parte II della Cost. ,che,modificando i poteri locali,ha interessato in modo determinante anche
la fisionomia delle regioni.
In attesa della legislazione regionale il lgs statale pu continuare a legiferare in materie spettanti alla lgs regionale? Si,guardando alle
lg statali come norme suppletive,destinate ad essere superate nel momento dellentrata in vigore delle lg regionali. Nb:questo
meccanismo di cedevolezza non si applica ai rapporti fra fonti regionali e regolamenti comunali (117,c 6 . Questo art, oltre a definire
i casi in cui c competenza statale esclusiva,indica quelli trasversali dove il lgs statale ha spazio di intervento,es. in materia di
concorrenza).
Per quanto riguarda le funzioni amministrative ,lart 118 ammette una doppia lettura: 1) modello dei poteri
originari = i comuni sono titolari di tutte le funzioni amm (comma 1,che configura come eccezione il
conferimento di poteri ad altri enti diversi dai comuni) , 2)modello dei poteri derivati = i poteri e le funzioni
sono conferite ai comuni da stato e regioni (comma 2 ,che fa cenno a funzioni proprie e funzioni conferite
con lg statali o regionali,secondo le rispettive competenze). Lopinione comune quella secondo cui la Cost
non sia direttamente applicativa,il 118 sia al pi un indirizzo per il lgs e che quindi occorra una legge per la
distribuzione dei poteri. Ci non esclude che ci sia unarea di poteri pubblicistici,che riguardano i bisogni
della collettivit,esercitabili senza copertura legislativa. Accanto alle funzioni proprie (quelle che
identificano lente nella sua qualit di soggetto esponenziale di una comunit),ci sono le funzioni
fondamentali di comuni,province e citt metropolitanee,che vanno identificate con lg statale e danno
sostanza alla missione dellente in seno allordinamento.
In realt la CC nega lesistenza di funzioni ontologicamente locali,ma riconosce che il criterio storico per la ricostruzione del
concetto di autonomia prov e com utilizzabile con riferimento al nucleo fondamentale delle libert locali. Le funz amm possono
essere allocate anche ad un livello diverso,secondo un modello ascensionale che le sottragga ai comuni( es. funzioni di difesa
,sarebbero meglio svolte a livello statale).
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La distribuzione delle altre funzioni tra gli enti territoriali invece ,secondo lart 118,deve avvenire .sulla
base di pr di sussidiariet,differenziazione ed adeguatezza,ma la Cost non contiene indicazioni chiare circa
la fonte competente.
In riferimento alle materie in cui c competenza regionale c spazio per quella statale? Si, sent. 303\2003
Corte Cost. ,che occupandosi della disciplina per la realizzazione delle grandi opere,introducendo il
meccanismo della cd chiamata in sussidiariet, ha ammesso che la lg statale possa conferire funzioni amm
allo Stato. In tal modo la Corte ha individuato un ulteriore ambito di potest statale,non contemplato dal 117. Lo spostamento della
funzione per subordinato allintesa con la regione,ossia alla necessit di giustificare le ragioni che fondando lavocazione delle
funzioni . La legge statale cos emanata deve essere quindi adottata in seguito a procedure che assicurino la partecipazione di tutti i
livelli di governo coinvolti. Il conferimento delle funzioni possibile solo se lintesa sia raggiunta o tentata nel corso del
procedimento amministrativo per esercitarle. Es. coordinamento della finanza pubblica,poteri centrali:il ministro delleconomia e
delle finanze ha poteri di acquisizione di informazioni sugli enti pubblici e di predisposizione di modalit uniformi di
rappresentazione dei dati contabili.)
Come sopra citato le funzioni fondamentali degli enti locali sono escluse dal processo di distribuzione verso
lalto,la loro disciplina rimessa unicamente alla legge dello Stato.
La potest legislativa delle regioni : mentre nel previgente sistema cera un elenco tassativo di casi,lattuale art 117 dice
che alle regioni spetta una potesta lgs concorrente,su ogni materia non espressamente riservata allo Stato,rafforzandone i poteri
normativi.
Le leggi statali e regionali possono individuare funzioni amm conferite alle regioni,ai sensi dellart 118 (pr
di sussidiariet,differenziazione,adeguatezza),quali le funzioni di indirizzo,programmazione e controllo.
Listituto del conferimento pare abbia sostituito quello della delega delle funzioni(= conferite alla regione con
legge statale). Nello svolgimento delle funzioni la regione pu creare intese con altre regioni,anche con lindividuazione di organi
comuni ,o concludere accordi con stati e intese con altri enti territoriali interni ad altro stato,nei casi e nelle forme disciplinate dalla lg
dello stato. Per quanto riguarda i limiti che le regioni incontrano nellesercizio delle funzioni amministrative pare dubbio che
sopravviva la funzione di indirizzo e coordinamento attinente ad esigenze di carattere unitario,poich uno dei fondamenti di questo
potere,linteresse nazionale ex 117 Cost, sparito nel nuovo testo dellart.
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decreto lgs,le legge di puntuale individuazione delle funzioni trasferite o delegate agli enti locali e di quelle mantenute in capo alal
regione stessa,se non lo fa compito del governo.
alle funzioni(sia delegate sia trasferite)e ai compiti spettanti a regioni ed enti locali in caso di accertata
inattivit che comporti inadempimento agli obblighi derivanti dallappartenenza allue o pericolo di grave
pregiudizio agli interessi nazionali.Il pdC,su proposta del ministro competente,assegna allente inadempiente un congruo
termine per provvedere,decorso il inutilmente il quale,il Consiglio dei min,sentito il soggetto inadempiente,nomina un commissario
che provvede in via sostitutiva.
Il nuovo testo dellart120 Cost. disciplina il potere sostitutivo del Governo nei confronti di regioni o enti
locali nel caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali,della normativa comunitaria o di grave
pericolo per lincolumit o la sicurezza pubblica. Allente interessato deve essere dato un termine per
provvedere,decorso inutilmente il quale il governo nomina un apposito commisario che adotta
provvedimenti sostitutivi,anche normativi,proporzionati alle finalit perseguite.
Per quanto riguarda i controlli,gli atti amministrativi delle regioni in passato erano soggetti a controlli di
legittimit da parte di un organo dello Stato ex art 125 Cost. ,oggi la l. cost. 3\2001 ha abrogato questo
art.,eliminando i controlli. Resta il controllo che Corte dei Conti,anche con sezioni regionali,esercita sulla
gestione del bilancio e del patrimonio. Tale controllo trova riferimento nellart.117 Cost.(coordinamento della finanza
pubblica) e nella l. sopracitata,secondo la quale il controllo della corte si estenderebbe,oltre he su comuni,province,citt
metropolitane,anche sulle regioni.
Controllo sugli organi: art.126 prevede la possibilit che,in caso di gravi violazioni di legge o atti contrari
alla Cost. ,il consiglio regionale venga sciolto e il pres della giunta rimosso con decreto del pdr,sentita una
commissione di deputati e senatori costituita per le questioni regionali.Lo scioglimento e la rimozione
possono essere anche disposti per motivi di sicurezza nazionale,nel caso il pres eletto a suffragio universale
sia sfiduciato,abbia un impedimento permanente,muoia o si dimetta.I medesimi effetti conseguono alle
dimissioni contestualu della maggioranza dei componenti del consiglio.
Art.119 dice che le regioni,i comuni,le province e le citt metropolitane hanno autonomia finanziaria di
entrata e spesa,nei limiti del rispetto dellequilibrio dei relativi bilanci e dei vincoli dellue.Lart inoltre
prevede due amibiti di competenza esclusiva statale:larmonizzazione dei bilanci pubblici ,listituzione di un
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fondo perequativo per i territori con minore capacit fin per abitante e la destinazione di risorse aggiuntive e
di interventi speciali,non solo a favore delle regioni ma anche degli enti.il c3 stabilisce il pr secondo cui le
risorse derivanti da tributi ed entrate propri,compartecipazioni e trasferimenti a carico del fondo
perequativo,consentono di finanziare integralmente le funzioni pubbliche attribuite.(Va ricordato che il
coordinamento fra finanza pubblica e sistema tributario materia concorrente ex art 117,c 3 ,perci spetta
allo stato fissare i principi fondamentali).Le regioni possono ricorrere allindebitamento solo per finanziare
spese di investimento. Lart 119 ha trovato una prima attuazione con la l. 42\2009,che sopprime i vecchi
trasferimenti e prevede che le regioni dispongano di tributi propri e compartecipazioni al gettito di tributi
erariali,senza vincolo di destinazione.La l. inoltre prevede una delega il governo di emanare provvedimenti
applicativi di questa disciplina,che ha trovato attuazione con il d lgs 168\2011 sullautonomia tributaria d
regioni e province che istituisce una Conferenza permanente per il coordinamento della finanza
pubblica,dispone la soppressione dei fin statali e individua le fonti di finanziamento per le regioni. Una
specifica disciplina dettata con riferimento alle spese relative ai livelli essenziali delle prestazioni,es. i costi
standard nel settore sanitario.
Dal pr di autonomia finanziaria deriva che la regione ha un bilancio autonomo rispetto a quello statale(oltre
che di un proprio patrimonio,vedi art 119.
Il d lgs 76\2000 (cd patto di stabilit)afferma la competenza concorrente stato-reg nel perseguimento degli
obiettivi derivanti dallappartenenza allue.In particolare disciplinato il bilancio pluriennale e quello
annuale,la lg fin regionale e le lg di spesa e rendiconto. Il d lgs 118\2011 individua quali regioni adottino il
sistema della contabilit fin e quello economico-patrimoniale.
Il d lgs 149\2011 infine,sul piano politico,impone alle regioni una relazione di fine legislatura,contenente la
descrizione dettagliata delle principali attivit normative e amm svolte,con specifico riferimento agli esiti dei
controlli,agli eventuali rilievi della Corte dei conti e alla situazione econ-fin.In caso di mandato
adempimento al pres della giunta regionale e i responsabili del servizio bilancio e finanze,viene ridotto della
met,con riferimento alle successive tre mensilit,limporto dellindennit di mandato e degli emolumenti.E
qui contenuta la disciplina che porta a rimozione del pres e scioglimento della giunta in caso di grave
dissesto fin e le conseguenze del mancato rispetto del patto di stabilit e i meccanismi premiali per gli enti
virtuosi.
11. Lorganizzazione regionale
Fonti: disposizioni costituzionali(modificate con l.cost 1\1999) + disp statutarie (vedi art 123 Cost.)Da esse
si rileva che :
-il consiglio regionale esercita le potest legislative e altre funzioni ad esso conferite dalla Cost e dalle leggi
-la giunta regionale lorgano esecutivo,esercita potest regolamentare(la quale per pu anche essere
affidata al consiglio dallo statuto)e dispone di poteri di impulso e iniziativa legislativa.
-il presidente della giunta regionale rappresenta la regione,dirige la politica della giunta e ne
responsabile,promulga le leggi ed emana i regolamenti regionali;dirige le funzioni amministrative delegate
dallo Stato alla regione,conformandosi alle istruzioni del governo della Repubblica(art121 Cost.).
Ai sensi dellart 123 Cost. la forma di governo di ciascuna regione determinata dallo stato.
Il pres della giunta,salvo che lo statuto regionale disponga diversamente, eletto a suffragio universale e
diretto.Egli nomina e revoca i componenti della giunta. Le esigenze di stabilizzazione finanziaria hanno
inciso anche sullorganizzazione regionale,le regioni debbono adeguare i rispettivi ordinamenti ai seguenti
parametri(l.148\2011) : a) numero massimo dei consiglieri regionali,che va da un massimo di 20 per le
regioni con fino un milione di abitanti a 80 per le regioni con pi di otto milioni di abitanti, b) numero
massimo degli assessori pari o inferiore ad un quinto del numero dei componenti del consiglio regionale.In
caso di mancato adeguamento a questa disciplina,i trasferimenti erariali a favore della regione inadempiente
sono ridotti per un importo corrispondente alla met delle somme da essa destinate per les 2013al loro
trattamento economico.Per altro verso non si procede allerogazione di una quota pari all80 per cento dei
88
trasf erariali ,diversi da quelli destinati al finanziamento del servizio sanitario nazionale e del trasporto
pubblico locale(d.l 174\2012). In ogni caso,nellipotesi di mancato adeguamento statutario,nei termini
previsti dal d.l ,che variano a seconda della regione,previa fissazione di un termine per provvedere,si pu
giungere fino allo scioglimento del Consiglio regionale per grave violazione di legge.
Corte cost con sentenza 198\2012 ha ritenuto immuni da interventi legislativi statali solo gli statuti delle regioni a statuto speciale.
Atteso che la regione dispone pure di funzioni amm,esiste anche un apparato amm regionale,che si distingue
in centrale(strutturato di norma in assessorati o dipartimenti)e periferico.
Per la cura degli interessi ad essi affidati,la regione,oltre ad impiegare il modelo descritto dallart 118 Cot. (amm diretta e
conferimento di funzioni agli enti locali),pu avvalersi anche di enti pubblici dipendenti,che dal punto di vista strutturale sono
uffici regionali entificati,ai quali residua una ridotta autonomia. Sono stati trasferiti alla competenza delle regioni anche gli enti statali
che operano nelle materie di competenza regionale,es. i consorzi di bonifica.
Tra i soggetti di diritto pubblico che operano in ambito regionale ci sono le aziende sanitarie locali,il cui compito di assicurare
livelli di assistenza sanitaria uniforme nel proprio ambito territoriale.Esse hanno personalit giuridica pubblica e di autonomia
organizzativa,amm patrimoniale,contabile,gestionale e tecnica.
Le regioni possono assumere partecipazioni in societ finanziare regionali (create con lo scopo di porre a disposizione degli
imprenditori operanti nellambito reg degli aiuti finanziari)il cui oggetto rientri nelle materie regionali.
locale,al quale,anzi,la regione impegnata dalla cost a delegare funzioni.In ogni caso limportanza della
regione con la l. 142\1990 aumentata,le regioni sono il centro propulsore dellintero sistema delle
autonomie locali.Con la l. 265\1999 invece c un rafforzamento pi evidente del ruolo dellente locale(vedi
poteri sostitutivi degli enti).
Il T.U stabilisce pr di cooperazione degli enti locali,comuni e province concorrono alla determinazione dei
piani e dei programmi dello stato e delle regioni.Il T.U enti locali,oltre a riconoscere che le comunit
locali,orinate in comuni e province,sono autonome,dispone che i comuni e le province hanno autonomia
89
statutaria,oltre che impositiva e finanziaria nei propri statuti e regolamenti e delle leggi di coordinamento
della fin pubblica.
Riforma del 2011-12 = sono intervenute riforme per i piccoli comuni,con lintento di ridurre la spesa
pubblica,aprendo cos la via ad una netta diversificazione di regime tra questi comuni.La disciplina attuale
-(d.l 95\2012 conv nella l.135\2012)prevede che i comuni con fino a 5.000 abitanti,ovvero 3000 se
appartengono o sono appartenuti a comunit montane,esclusi i comuni il cui territorio coincide integralmente
con quello di una o pi isole e il comune di Campione,esercitano obbligatoriamente in forma
associata,mediante unione di comuni o convenzione,le funz fondamentali ad eccezione di quelle contenute
nella lettera l. (registri anagrafici,di stato civile e popolazione ),per se lesercizio di tali funzioni legato alle
tecnologie dellinformazione,devono esercitarle in forma associata. Le convenzioni hanno durata almeno triennale,ove
non sia comprovato il conseguimento di significativi livelli di efficacia ed efficienza nella gestione,i comuni
hanno lobbligo di esercitare le funzioni in unioni di comuni(limite min. 10000 abitanti).E compito della
regione individuare i comuni interessati nellambito del consiglio delle autonomie locali,secondo i pr di
economicit,riduzione della spesa pubblica ed efficienza.Al comune che non rispetta la tempistica indicata
per les associato il prefetto assegna un ulteriore limite di tempo,oltre il quale nomina un commissario ad
acta,con poteri sostitutivi.
Gli organi di governo (sindaco,consiglio e giunta) durano in carica 5 anni. Il sindaco lorgano responsabile
dellamm comunale,rappresenta lente,convoca e presiede la giunta e sovraintende al funzionamento degli
uffici e allesecuzione degli atti.Non rieleggibile subito se ha gi ricoperto la carica per due mandati
consecutivi.Egli,sulla base degli indirizzi del consiglio,nomina e revoca i rappresentanti del comune presso
enti,aziende e istituzioni.
Il consiglio comunale lorgano di indirizzo e controllo politico-amm,la cui competenza limitata ad atti
fondamentali indicati dalla legge (statuti,regolamenti,strum urbanistici generali ecc).Il sindaco ,sentita la giunta e nel
termine fissato dallo statuto,presenta in consiglio le linee programmatiche relative alle azioni e ai progetti
90
che intende realizzare,mentre spetta allo statuto disciplinare i modi di partecipazione e controllo sul
programma del consiglio.I consigli comunali dei comuni con pi di 15000 ab sono presieduti da un pres
eletto tra i consiglieri nella prima seduta,cui spettano autonomi poteri di convocazione e di direzione dei
lavori del consiglio.Il cons si avvale,se lo statuto lo prevede,di commissioni costituite nel proprio seno con criterio
proporzionale.
La giunta lorgano a competenza residuale(si noti che tale residualit riferita ai soli atti che siano
espressione delle funz degli organi di governo).Essa,formata dagli assessori,collabora col sindaco nellamm
del comune,attuando gli indirizzi generali del consiglio e svolge attivit propositiva e dimpulso nei confronti
di questultimo.Il sindaco ne nomina i componenti,tra i quali un vicesindaco e da comunicazione al consiglio
nella prima seduta successiva allelezione. La presentazione delle linee programmatiche di solito non contestuale a tale
comunicazione,in modo tale da consentire al sindaco e alla giunta di formulare un articolato programma di governo.Compito di
rilievo della giunta ladozione di regolamenti sullordinamento degli uffici e sei servizi,nel rispetto dei criteri generali stabiliti dal
consiglio.Le delibere diventano esecutive dopo il decimo gg dalla pubblicazione.
Ai sensi dellart 90 T.U ,alle dirette dipendenze del sindaco,della giunta o degli assessori possono essere
costituiti uffici di supporto per lesercizio delle funz di indirizzo e controllo.
Sindaco e presidente possono revocare gli assessori,dandone motivata comunicazione al consiglio.in caso di approvazione della
mozione di sfiducia vs sindaco e giunta,il sindaco,il presidente della giunta e la giunta cessano dalla rispettive cariche,si procede allo
scioglimento del consiglio e alla nomina di un commissario. La giunta decade pure nei casi di dimissioni,impedimento
permanente,rimozione,decadenza o decesso del sindaco(le cui funzioni vengono svolte dal vicesindaco o dal vicepres fino alle nuove
elezioni,termine entro il quale rimangono in carica anche la vecchia giunta e il vecchio consiglio).In ogni caso lo scioglimento del
consiglio determina la decadenza del sindaco e delle relative giunte.
-[i comuni con popolazione fino a 1000 abitanti (qui la disciplina incide anche sugli organi:giunte destinate
a scomparire e consiglio comunale =sindaco+sei consiglieri),possono esercitare in forma associata tutte le
funzioni e tutti i servizi pubblici loro spettanti mediante ununione speciale di comuni,in modo che la
complessiva popolazione sia superiore a 5000,3000 se montani o mediante convenzioni di durata
triennale.Lattuazione della disciplina dilazionata nel corso del 2012-2014.Sono affidati allunione speciale
la programmazione econ-fin,le gestione contabile,la titolarit della potest impositiva e patrimonale sui
tributi locali sui comuni associati e la compilazione di un bilancio di previsione.Gli organi dellunione speciale
sono:il consiglio (composto da tutti i sindaci +due consiglieri comunali dei comuni membri. I consiglieri sono
eletti dai rispettivi consigli comunali,con la garanzia che almeno uno appartenga alle opposizioni.) ,il presidente(entro 30 gg dalla
formazione dellunione il consiglio convocato ed elegge il presidente tra tutti i sindaci dei comuni membri.La sua carica di due
anni e mezzo e rinnovabile) e la giunta(a cui spettano le competenze della giunta comunale, composta dal presidente che la
presiede,da assessori da questultimo nominati tra gli altri sindaci che compongono il consiglio. Il consiglio adotta lo statuto
dellunione,che stabilisce le modalit di funzionamento e i rapporti tra i propri organi.]
Comuni con popolazione fino a 1000 ab. : consiglio composto da sindaco +sei consiglieri, non c la giunta
Comuni con popolazione < 1000 fino a 3000 :consiglio composto da sindaco+sei assessori+max due consiglieri
Comuni con pop <3000 fino a 5000: sindaco+sette assessori+max tre consiglieri
Comuni con pop <5000 fino a 10000:sindaco+dieci assessori+max quattro consiglieri.
Nei comuni con pop <15000 gli assessori sono nominati anche al di fuori dei componenti del consiglio.Pubblicazione dei
dati e le info relativi ai componenti di questi organi.
Elezioni comunali:il sindaco eletto a suffragio universale e diretto dai cittadini.Nei comuni con
popolazione sino a 15000 abitanti,lelezione dei consiglieri comunali si effettua con il sistema
maggioritario;il sindaco eletto contestualmente e la sua candidatura collegata ad una lista di candidati alla
carica di consigliere.In caso di parit di voti si procede al ballottaggio tra i due candidati con maggior
numero di voti;alla lista collegata al candidato eletto sono attribuiti i 2\3 dei seggi consiliari e i restanti sono
ripartiti tra le altre liste secondo il criterio di proporzionalit.Nei comuni con pi di 15000 abitanti previsto
invece un sistema proporzionale con premio di maggioranza.Il sindaco eletto con doppio turno elettorale,con
ballottaggio fra i due candidati che hanno preso il maggior numero di voti(salvo che uno non abbia la maggioranza assoluta).Il
sindaco dopo lelezione giura davanti al consiglio.
91
Dirigenza comunale: la disciplina della dirigenza degli enti locali si trova allart111 T.U. I dirigenti,i quali
svolgono la propria attivit in base ad incarichi a tempo determinato,sono responsabili,in relazione agli
obiettivi dellente,della correttezza amm e dellefficienza della gestione.ad essi inoltre spetta lattuazione dei
programmi,con atti come ladozione dei provvedimenti in attuazione degli obiettivi,la direzione degli uffici e
dei servizi,ma anche la gestione amm,finanziaria e tecnica,con autonomi poteri di spesa e organizzazione
delle risorse.Inoltre il sindaco sulla base dello statuto e del regolamento pu delegare loro altre funzioni. Si
noti che la lg anche in questo caos utilizza il criterio della residualit,in quanto i dirigenti adottano tutti gli atti non ricompresi
espressamente(anche in caso di incertezza)dalla lg o dallo statuto tra le funz di indirizzo e controllo politico-amm degli organi o non
spettanti al segretario o al dir generale. Ai sensi dellart89 T.U comuni,province ed altri enti locali provvedono alla rideterminazione
delle proprie piante organiche,allorganizzazione e gestione del personale coi soli limiti delle proprie capacit di bilancio e
dellesercizio delle funzioni loro attribuite.
Lart 108,letto in combinato disposto con la l. 191\2009,ammette che il sindaco nei comuni con pi di
100000 abitanti,previa deliberazione della giunta comunale,possa nominare,secondo i criteri stabiliti dal
regolamento di organizzazione uffici e servizi,un direttore generale,al di fuori della dotazione organica e
con contratto a tempo determinato. La durata del suo incarico non pu eccedere quella del mandato del
sindaco (o del pres), una sorta di fiduciario del sindaco,che,secondo le direttive di questultimo,provvede ad
attuare gli indirizzi e gli obiettivi stabiliti dagli organi di governo dellente. Ad es. propone il PEG ,piano
esecutivo di gestione,che la giunta,sulla base del bilancio di previsione annuale,deve definire ad inizio
esercizio.
Il segretario invece un organo alle dipendenze dello Stato e nominato dallamm degli interni. Tale organo,pur
legato da un rapporto funzionale con lente(a tempo determinato=mandato del sindaco), inserito in un Albo gestito dal min
dellinterno per il tramite delle prefetture ed nominato dal sindaco.Questultimo pu revocargli la nomina con provveimento
motivato e previa deliberazione della giunta,nel caso di violazione dei doveri di ufficio. Il nuovo sindaco entrante pu
riconfermare il segretario o nominarne uno nuovo non prima di 60gg e non oltre 120 dal suo
insediamento,decorso tale termine si intende confermato il vecchio segretario. Il segretario non
confermato,revocato o privo di incarico e in posizione di disponibilit per max 4 anni,decorsi i quali senza
aver preso servizio ,viene collocato dufficio in mobilit presso altre amministrazioni.
Compiti del segretario : 1)collaborazione e assistenza giuridico-amm vs organi dellente , 2) partecipa,con
funz consultive,referenti,di assistenza,alle riunioni del consiglio e ne cura la verbalizzazione , 3)pu rogare
tutti i contratti nei quali lente parte , 4)autenticare le scritture private e atti unilaterali nellinteresse
dellente, 5)rendere parere di regolarit tecnico-contabile sulle proposte di deliberazione sottoposte alla
giunta e al consiglio , 6) controlli interni e adempimenti previsti dalla legge anticorruzione.
Rapporti tra segretario e direttore generale :quando il dg non sia stato nominato,le relative funzioni possono essere conferite dal
sindaco al segretario;inoltre,mentre i dirigenti dellente rispondono dellesercizio delle funzioni loro assegnate al dg,ci non vale per
il segretari. I sindaci,contestualmente al provvedimento di nomina del direttore generale,ne disciplinano i rapporti. In ogni caso la
figura del segretario non pu trovarsi in posizione subordinata rispetto a quella del dg. Mentre in passato il segretario svolgeva
compiti di gestione diretta degli enti locali,ora la gestione attribuita ai dirigenti.
Ulteriori forme di controllo sopravvissute: Il T.U art 138 annovera tra i controlli anche lannullamento
straordinario governativo,che pare sopravvivere alla riforma costituzionale,trovando anzi nuovo
fondamento nellart 120 Cost (DAuria).
Secondo il parere del consiglio di stato,sarebbe sopravvissuto anche il controllo prefettizio di cui allart 135 T.U,secondo il quale il
prefetto pu attivarsi affinch siano sottoposte al controllo preventivo di legittimit le deliberazioni degli enti locali relative ad
acqusiti,alienazioni,appalti e in generale a tutti i contratti.Il prefetto pu inoltre sollecitare il controllo interno ovvero richiedere un
motivato riesame di legittimit dellatto de quo in via di autotutela da parte dellorgano che ha emesso latto.
Ricordiamo che nell82 stata istituita unapposita sezione della Corte dei conti (in passato denominata
sezione enti locali,ora sezione delle autonomie).Il ruolo della corte dei conti stato rafforzato prima nel 2003 e poi con la
riforma 2012.
Controlli interni:
Premesso che i controlli interni devono essere organizzati dagli enti,in osservanza del principio di
separazione tra funzione di indirizzo e compiti di gestione,partecipano ad essi il segretario dellente,il dg,i
responsabili dei servizi e le unit di controllo laddove istituite. Per gli obiettivi del controllo interno si veda
nota pag.346.
93
Il controllo si articola in due fasi : a)prima fase di doppia verifica = controllo in sede di rilascio del
parere di regolarit tecinca a opera id ogni responsabile del servizio competente. Il controllo
contabile invece effettuato dal responsabile del servizio finanziario ed esercitato mediante parere
di regolarit contabilee del visto attestante la copertura fin da parte del responsabile del servizio fin.
b) controllo di regolarit amministrativa ,assicurato secondo i pr generali di revisione aziendale e
modalit definite nellambito dellautonomia organizzativa dellente,sotto la direzione del segretario.
Le risultanze del controllo sono trasmesse periodicamente,a cura del segretario,ai responsabili dei
servizi.
2) Controllo sugli equilibri finanziari :svolto sotto la direzione e il coordinamento del responsabile del
servizio fin e mediante la vigilanza dellorgano di revisione,prevedendo il coinvolgimento attivo
degli organi di governo,del dg,del segretario e dei responsabili dei servizi.Tale controllo
disciplinato nel regolamento di contabilit dellente ed svolto nel rispetto delle norme
sullordinamento fin degli enti locali,degli obiettivi di fin pubblica e delle norme di attuazzione
dellart 81 Cost. (pareggio di bilancio).Questo controllo si interseca anche con quello sulle societ.
3) Controllo strategico : lente locale con popolazione superiore a 100000 abitanti in fase di prima
applicazione,50000 per il 2014 e 15000 per il 2015,definisce,secondo la propria autonomia
organizzativa,metodologie di controllo strategico finalizzate alla rilevazione dei risultati conseguiti
rispetto agli obiettivi predefiniti,ai tempi di realizzazione ,alla qualit dei servizi erogati,al grado di
soddisfazione della domanda espressa ,agli aspetti socio-economici.Lunit preposta al controllo
strategico posta sotto la direzione del dg o del segretario(se il dg manca).
4)
Controllo di gestione : ha ad oggetto lintera attivit ed disciplinato dallart 196 T.U ed volto ad
ottimizzare il rapporto tra obiettivi e azioni realizzate,nonch tra risorse impiegate e risultati. Si
articola in almeno tre fasi : predisposizione di un piano dettagliato di obiettivi + rilevazione dei dati relativi ai costi e ai
proventi e rilevazione dei risultati + valutazione dei dati in relazione agli obiettivi,per verificarne lo stato di attuazione e di
misurarne lefficacia.
5)
Controlli sulle societ partecipate :sono esercitati da strutture proprie dellente locale ,che ne sono responsabili. A
tal fine occorre stabilire gli obiettivi gestionali a cui deve tendere la societ e organizzare un idoneo sistema informativo
finalizzato a rilevare i rapporti finanziari.I risultati complessivi della gestione dellente locale e delle azione non quotate
partecipate sono rilevati mediante bilancio consolidato,secondo la competenza economica.Controllo che riguarda solo
lente locale con popolazione superiore a 100000 abitanti in fase di prima applicazione,50000 per il 2014 e 15000 per il
2015.
6)
Controllo sulla qualit dei servizi erogati : sia direttamente,sia mediante organismi gestionali
esterni,con limpiego di metodologie dirette a misurare la soddisfazione degli utenti esterni e interni
dellente.
La disciplina del controllo sugli organi spetta allo Stato,la normativa vigente attribuisce il potere di
scioglimento dei consigli comunali e provinciali con decreto del PdR,su proposta del min dellinterno,previa
deliberazione del consiglio dei ministri.Le cause di sciogliemento,relative a situazioni di grave deviazione funzionale
dellorgano sono : a) compimenot di atti contrari alla Cost.,gravi e persistenti violazioni di legge e gravi motivi di ordine pubblico, b)
impossibilit di assicurare il normale funzionamento degli organi e dei servizi per dimissioni,impedimento permanente,rimozione
94
,decadenza,decesso del sindaco o del pres della provincia,cessazioen dalla carica del 50% +1 dei consiglieri ,riduzione dellorgano
assembleare per impossibilit di surroga alla met dei componenti del consiglio, c)mancata approvazioen del bilancio nei termini , c
bis) mancata adozione da parte dei comuni con popolazione >1000 abitanti degli strumenti urbanistici. Con dpr disposto lo
scioglimento e si provvede alla nomina di un commissario che eserciti le funzioni conferitogli dal decreto stesso,ad eccezione delle
ipotesi in cui lo scioglimento non dipenda dal comportamento del consiglio (es.decesso del sindaco),in quesot caso consiglio e giunta
rimangono in carica sino allelezione del nuovo sindaco o pres della giunta e le funzioni del sidaco e del pres sono svolte
rispettivamente dal vicesindaco e dal vicepres. I consiglieri cessati dalla carica causa scioglimento continuano ad esercitare ,fino alla
nomina dei successori ,gli incarichi esterni loro eventualmente attribuiti.La legge prevede poi il potere del prefetto di sospendere per
un periodo non superiore a 90 gg e per motivi di grave e urgente necessit i consigli allorch sia iniziata la procedura di
scioglimento,nominando un commissario. Altri motivi di scioglimento ex art 143 .Un ulteriore causa il dissesto,vedi prossimo par.
Con decreto del min dellinterno posso essere rimossi il sindaco,il pres della provincia,i pres dei consorzi e delle comunit montane,i
componenti dei consigli e delle giunte e i pres dei consigli circoscrizionali,quando compiano atti contrari alla Cost o in caso di gravi
e persistenti violazioni di lg o gravi motivi di ordine pubblico (art 142 T.U). Questa norma inoltre consente al prefetto di sospendere
gli amm in attesa del decreto di rimozione. Il consiglio si scioglie anche in caso di approvazione consiliare di una mozione di sfiducia
,sottoscritta da almeno 2\3 dei membri assegnati allente e votata per appello nominale dalla maggioranza assoluta dei componenti
del collegio.
95
-si stabilisce lobbligo,per i comuni con pop > 15000 ab del PEG e un nuovo sistema di contabilit analitica ai fini del controllo di
gestione,consentendo comunque allente di sceglere il sistema di contabilit che ritiene pi idoneo ai fini della predisposizione del
rendiconto.
- istituito presso il ministero dellinterno di un osservatorio sulla finanza e sulla contabilit degli enti locali ,con compiti
promozionali e propositivi.
- contenuta la procedura di dissesto : riferimento al caso in cui il comune o la provincia non siano in grado di garantire
lassolvimento delle funzioni e dei servizi indispensabili,ovvero esistano nei cfr dellente crediti liquidi ed esigibili di cui non sia
fatto validamente fronte con le modalit fissate dallordinamentoe non si possa farvi fronte con le procedure del disavanzo o dei
debiti fuori bilancio. La procedura consiste nella nomina di un commissario straordinario liquidatore(o di una commissione se
pop>15000 ab)avente il compito di rilevare la massa passiva,acquisire e gestire i mezzi finanziari disponibili e predisporre un piano
di estinzione delle passivit,sottoposto allapprovazione del min degli interni,e di liquidare e pagare la massa passiva. NB lente
anche se dissestato non cessa di esistere,non perde totalmente la capacit di agire e il potere di utilizzare e di disporre dei beni beni
rientranti nel suo patrimonio,quindi,a differenza del fallimento,il dissesto no comporta un effetto automatico di
spossessamento(sentenza Tar Campania).Gli amm che la Corte dei conti ha ritenuto responsabili di danni cagionati con dolo o copa
grave,non possono ricoprire per 10anni incarichi di assessore,revisore dei conti di enti locali e di rappresentanti di enti locali presso
altri enti , i sindaci e i pres non sono candidabili per 10anni a cariche politiche,da quella di sindaco a quella di europarlamentare.Un
meccanismo sanzionatorio previsto anche per i revisori dei conti colpevoli di gravi irregolarit : una sanzione pecuniaria da cnque a
venti volte la retribuzione mensile lorda al momento della violazione.
-procedura facoltativa di riequilibrio finanziario pluriennale,volta a scongiurare il dissesto,istituendo un fondo per assicurare la
stabilit fin attraverso la concessione di anticipazioni agli enti locali che hanno deliberato la procedura di equilibrio.il piano di
equilibrio deve essere approvato dalla sezione regionale della Corte dei conti e la relativa delibera impugnabile dinanzi alle sez
riunite della corte.
-istituita la commissione per la stabilit fin degli enti locali :organo statale presieduto dal sottosegretariato di stato al min
dellintenro,con delega per lamm civile.
-revisione economico-fin affidata ad un collegio dei revisori dei conti. i revisori dei comuni sono eletti dai consigli e
vengono scelti:uno tra gli iscritti al registro dei revisori contabili (funzione di pres del collegio ), uno tra gli iscritti allalbo dei dottori
commercialisti e uno tra gli iscritti nellalbo dei ragionieri,tranne nei paesi con <15000ab dove c un solo revisore.La loro carica di
tre anni,non sono revocabili,salvo inadempienza e sono rieleggibili solo una volta. Le funzioni del collegio sono elencate allart 239
(in pratica collaborazione con organo consiliare secondo le disposizioni dello statuto e del regolamento,soprattutto nel fornire pareri
obbligatori che lorgano consiliare tenuto ad adottare,previa motivazione. I revisori rispondono della verit delle loro attestazioni e
adempiono ai loro doveri con la diligenza del mandatario,dovendo tra latro riferire immediatamente al consiglio ove riscontrino
gravi irregolarit nella gestione dellente.
L'art. 28 l.448/1998 estende il patto di stabilit assunto dal governo in sede comunitaria a:
regioni
province;
comuni con popolazione > a 1000 abitanti;
societ in house che gestiscono servizi pubblici;
aziende speciali ;
istituzioni;
(a partire dal 2014 anche a unioni di comuni formate da enti con popolazione < a 1000 abitanti).
Tali enti, il cui bilancio deve contenere un apposito prospetto, devono ridurre il disavanzo al fine di
concorrere a realizzare gli obiettivi di finanza pubblica.
Il mancato rispetto del patto comporta sanzioni finanziarie:
riduzione del fondo sperimentale di riequilibrio o del fondo perequativo;
limiti agli impegni per spese correnti;
divieto di ricorrere a indebitamento per spese di investimento;
divieto di provvedere ad assunzioni;
tagli delle indennit di funzione;
adozione di un piano di stabilizzazione (per le regioni).
La disciplina prevede poi meccanismi premiali per gli enti virtuosi.
La determinazione degli obiettivi programmatici vincolanti per gli enti territoriali in vista del patto di stabilit demandata ad
96
accordi o alla decisione di finanza pubblica. Quest'ultima, ex l. 196/2009 (c.d. Legge di contabilit e finanza pubblica) contiene: a)gli
obiettivi di politica economica e b)il quadro delle previsioni economiche e di finanza pubblica almeno per il triennio successivo. I
comuni sono divisi in due classi (i pi virtuosi hanno maggiori libert di spesa).
Art. 38 l.183/2011: i contratti di servizio e gli altri atti posti in essere dalle regioni e dagli enti locali elusivi del patto di stabilit
interno sono nulli; amministratori e responsabili di servizio economico-finanziario che abbiano artificiosamente rispettato il patto
sono soggetti a responsabilit amministrativa.
Ruolo essenziale nel controllo del rispetto del patto svolto dalla Corte dei Conti.
Art. 148-bis t.u. Enti locali: gli enti locali devono adottare provvedimenti correttivi; se restano inerti o se
viene accertata l'inidoneit di tali provvedimenti, preclusa l'attuazione dei programmi di spesa per i quali
manca la copertura o insussistente la relativa sostenibilit finanziaria.
D.lgs. 149/2011: anche province e comuni hanno il dovere di predisporre una relazione di fine mandato
(redatta sulla base di uno schema tipo ministeriale) contenente la descrizione dettagliata delle principali
attivit normative e amministrative svolte durante la legislatura. In particolare:
sistema ed esiti dei controlli interni;
eventuali esiti rilievi della Corte dei Conti;
eventuali carenze riscontrate nella gestione degli enti comunque sottoposti al controllo della regione
con indicazione delle azioni intraprese per porvi rimedio;
azioni intraprese per contenere la spesa;
situazione economica e finanziaria, in particolare del settore sanitario, quantificazione certificata
della misura del relativo indebitamento regionale;
individuazione di specifici atti cui sono riconducibili effetti di spesa incompatibili con obiettivi e
vincoli di bilancio.
Tale relazione di fine mandato:
redatta dal responsabile del servizio finanziario o dal segretario generale;
sottoscritta dal presidente della provincia o dal sindaco (non oltre il novantesimo giorno antecedente la data di scadenza
del mandato);
entro e non oltre 10 giorni dopo la sua sottoscrizione, deve risultare certificata dall'organo di revisione dell'ente locale e
trasmessa al tavolo tecnico interistituzionale.
Il tavolo tecnico istituzionale:
istituito presso la conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica;
composto (in egual misura) da rappresentanti ministeriali e degli enti locali;
verifica la conformit del contenuto della relazione con i dati finanziari in proprio possesso e con le informazioni fatte
pervenire dagli enti locali;
invia entro 20 giorni un apposito rapporto al presidente della provincia e al sindaco.
Relazione di fine mandato e rapporto sono pubblicati sul sito istituzionale della provincia o del sindaco (entro il giorno successivo
alla data del ricevimento del rapporto) e sono trasmessi dal presidente della provincia o dal sindaco alla conferenza permanente per il
coordinamento della finanza pubblica.
La relazione trasmessa, entro 10 giorni dalla data di sottoscrizione del presidente della provincia o del
sindaco, alla sezione regionale di controllo della Corte dei Conti. Se non adempiuto l'obbligo di redazione e
pubblicazione della relazione nel sito istituzionale dell'ente, al sindaco e, qualora non abbia predisposto la
relazione, al responsabile del servizio finanziario del comune o al segretario generale, ridotto alla met
(con riferimento alle tre successive mensilit) rispettivamente l'importo dell'indennit di mandato e degli
emolumenti. Il sindaco deve dare notizia, motivandola, della mancata pubblicazione della relazione nella
pagina principale del sito istituzionale dell'ente.
Province e comuni sono poi tenuti a redigere una relazione di inizio mandato (non sono tuttavia previste
sanzioni in caso di mancata predisposizione\presentazione). Essa:
volta a verificare la situazione finanziaria e patrimoniale e la misura dell'indebitamento di tali enti;
predisposta dal responsabile del servizio finanziario o dal segretario generale;
sottoscritta dal presidente della provincia o dal sindaco entro 90 giorni dall'inizio del mandato.
Il presidente della provincia o il sindaco in carica, se sussistono i presupposti, possono (sulla base delle
risultanze di tale relazione) ricorrere alle procedure di riequilibrio finanziario.
Gli organi dell'unione sono formati, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, da amministratori
in carica dei comuni associati e ad essi non possono essere attribuite retribuzioni, gettoni e indennit, o
emolumenti in qualsiasi forma percepiti. Tali organi sono:
presidente (scelto tra i sindaci dei comuni associati);
giunta (scelta tra i componenti dell'esecutivo dei comuni associati);
consiglio (composto da consiglieri, eletti dai singoli consigli dei comuni associati tra i propri
componenti, in numero non superiore a quello previsto per i comuni con popolazione pari a quella
complessiva dell'ente, garantendo a. rappresentanza delle minoranze e b. rappresentanza di ogni
comune, ove possibile).
L'unione ha autonomia statutaria e potest regolamentare e ad essa si applicano, in quanto compatibili, i
principi previsti per l'ordinamento dei comuni. Ad essa sono conferite dai comuni partecipanti le risorse
umane e strumentali necessarie all'esercizio delle funzioni loro attribuite.
Atto costitutivo e statuto dell'unione sono approvati dai consigli dei comuni partecipanti con le procedure e
con la maggioranza richieste per le modifiche statutarie. Lo statuto individua le funzioni svolte dall'unione e
le corrispondenti risorse.
Art. 33 tuel: nella disciplina delle incentivazioni occorre predisporre una maggioranza dei contributi nelle
ipotesi di fusione e di unione rispetto alle altre forme di gestione comunale (la legge dunque privilegia tali
forme di integrazione tra comuni).
Forme associative.
Accordi di programma per la deflazione e l'attuazione di opere e di interventi (art.34);
Convenzioni al fine di svolgere in modo coordinato funzioni e servizi determinati (art.30): gli enti interessati non danno
luogo a soggetti distinti, ma si limitano a coordinare la propria attivit;
Uffici comuni, istituiti mediante convenzione, ai quali affidare l'esercizio delle funzioni pubbliche, non servizi;
c. mobilit e viabilit;
d. promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale;
e. ulteriori funzioni attribuite da Stato e regioni, ciascuno per le proprie competenze, in attuazione dei
principi di sussidiariet, differenziazione e adeguatezza ex art. 118, co.1 Costituzione.
Organi della citt metropolitana:
Consiglio metropolitano componenti, in numero variabile a seconda della popolazione, eletti, tra
sindaci e consiglieri dei comuni ricompresi nel territorio della citt metropolitana, da un collegio
formato dai medesimi;
Sindaco metropolitano pu nominare un vicesindaco ed attribuire deleghe a singoli consiglieri. In
sede di prima applicazione, egli di diritto il sindaco del comune capoluogo.
Lo statuto metropolitano:
da adottarsi dal consiglio metropolitano a maggioranza assoluta entro 6 mesi dalla prima
convocazione;
pu stabilire che il sindaco metropolitano: a. sia di diritto il sindaco del comune capoluogo; b. sia
eletto secondo le modalit stabilite per l'elezione del presidente della provincia; c. sia eletto a
suffragio universale diretto;
regola l'organizzazione interna e le modalit di funzionamento degli organi e di assunzione delle
decisioni;
regola le forme di indirizzo e di coordinamento dell'azione complessiva di governo del territorio
metropolitano;
disciplina i rapporti fra i comuni facenti parte della citt metropolitana e le modalit di
organizzazione e di esercizio delle funzioni metropolitane, prevedendo le modalit con le quali la
citt metropolitana pu conferire ai comuni ricompresi nel suo territorio o alle loro forme associative
proprie funzioni, con il contestuale trasferimento delle risorse umane, strumentali e finanziarie
necessarie per il loro svolgimento;
prevede le modalit con le quali i comuni facenti parte della citt metropolitana e le loro forme
associative possono conferire proprie funzioni alla medesima, con contestuale trasferimento delle
risorse umane, strumentali e finanziarie necessarie per il loro svolgimento.
L'applicazione di tale disciplina sospesa fino al 31 dicembre 2013 dall'art. 1, co. 115, l. 228/2012.
100
Lo status.
Gli status, invece, sono le qualit attinenti alla persona che globalmente derivano dalla sua appartenenza
necessaria o volontaria ad un gruppo e rappresentano il presupposto per l'applicazione al soggetto di una
serie di norme, le quali vengono cos a costituire nei confronti di tutti i soggetti che posseggono lo status una
situazione giuridica uniforme e omogenea.
La capacit giuridica.
La idoneit di un soggetto ad essere titolare di situazioni giuridiche la c.d. Capacit giuridica (art. 1 e 11 c.c.): solo in presenza di
essa vengono conferite dall'ordinamento stesso le situazioni giuridiche.
La capacit giuridica degli enti pubblici.
La capacit giuridica pu essere relativa anche soltanto a talune situazioni giuridiche: l'amministrazione ha una capacit giuridica in
ordine ai poteri di diritto comune meno estesa di quella delle persone fisiche. Numerose disposizioni (o i principi generali) escludono
la possibilit per alcuni enti di compiere talune attivit di diritto comune, ovvero di contrattare con soggetti diversi da quelli
espressamente indicati dalla legge. Le amministrazioni non possono ad esempio stipulare contratti aleatori al di fuori dei giochi in
regime di privativa e dei contratti di assicurazione.
Si dibatte circa la soggezione al principio di legalit dell'attivit di diritto privato delle amministrazioni. A tal
proposito si contrappongono:
le tesi pi restrittive
la tesi secondo cui, prima ancora di essere ente pubblico, il soggetto pubblico , in quanto persona
giuridica, soggetto di diritto comune e, dunque, ha capacit giuridica, potendo cos impiegare tutti gli
strumenti di diritto privato, salvo espressa previsione di legge.
Ex art. 11 c.c., le Province e i Comuni, nonch gli enti pubblici riconosciuti come persone giuridiche,
godono dei diritti secondo le leggi e gli usi osservati come diritto pubblico: la capacit degli enti non
dunque illimitata, ma deve sempre rispettare la legge.
L'art. 3, co.27 legge 244/2007 sancisce il divieto di costituire societ aventi per oggetto attivit di
produzione di beni e di servizi non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalit
istituzionali. L'utilizzo degli strumenti privatistici, in generale, deve essere giustificato in ragione della
attinenza alle finalit dell'ente.
Nell'ipotesi in cui l'amministrazione stipuli contratti eccedenti l'ambito delle proprie finalit l'alternativa tra:
nullit del contratto per violazione di norma imperativa (quella che stabilisce le finalit dell'ente);
101
annullabilit del contratto (manca una norma imperativa che lo vieta espressamente) ex art. 1425 c.c. .
La capacit d'agire.
Essa consiste nella idoneit a gestire le vicende delle situazioni giuridiche di cui il soggetto titolare e si
acquista con il compimento dei 18 anni, salvo che la legge non stabilisca un'et diversa (art. 2 c.c.).
Capacit d'agire ed enti pubblici.
Si discute se la capacit di agire:
possa essere riferita direttamente all'ente (opinione dominante): in virt dell'immedesimazione organica, l'ente ha capacit
d'agire (si giova di quella dell'organo) e pertanto risponder direttamente per gli illeciti compiuti dai dipendenti;
sia esclusiva della persona fisica preposta all'organo che fa agire l'ente (opinione pi attendibile, ma minoritaria): in tal caso
la responsabilit dell'ente per gli illeciti commessi dalle persone fisiche preposte all'organo indiretta.
La dottrina non unanime in ordine all'individuazione delle situazioni giuridiche soggettive, cio delle
posizioni di vantaggio o svantaggio in cui il soggetto collocato dall'ordinamento in ordine ai vari interessi.
La situazione, comunque, sicuramente legata al tipo di tutela che l'ordinamento ad essa appresta e, forse,
rappresenta la sintesi tra interesse di fatto e tutela alla luce del diritto. Le situazioni giuridiche hanno dunque
un referente soggettivo.
Per quanto riguarda la amministrazione pubblica, titolari di poteri, diritti, obblighi e doveri possono essere soltanto enti pubblici,
mentre questa possibilit deve essere esclusa per gli organi.
necessario distinguere tra le situazioni che sussistono nell'ambito di concreti rapporti giuridici
(costituendone uno dei termini) e le altre che si collocano all'esterno di essi (poteri, doveri).
Il potere.
Esso la potenzialit astratta di tenere un certo comportamento; espressione della capacit del soggetto e perci da esso
inseparabile: di qui l'impossibilit di un trasferimento del potere da un titolare ad un altro. Se la situazione in esame una frazione
della capacit giuridica, il suo esercizio, invece, si collega alla capacit di agire. In quanto preesistente rispetto all'esercizio, il potere
collocato al di fuori dell'orbita di un rapporto concreto e consente di produrre modificazioni (vicende giuridiche) delle situazioni
racchiuse in quel rapporto.
Oltre ai poteri amministrativi, molte amministrazioni dispongono del potere normativo. Esistono anche poteri esercitabili dai soggetti
privati nelle varie occasioni in cui essi si rapportano ad una pubblica amministrazione.
La possibilit astratta di tenere un certo comportamento produttivo di effetti giuridici si concretizza mediante atti giuridici, i pi
importanti dei quali sono i provvedimenti , che presentano i caratteri di tipicit dei relativi poteri.
dell'amministrazione nei confronti degli interessi privati. Tali interessi, che non costituiscono un
impedimento per la soddisfazione dell'interesse pubblico, sono cos resi disponibili per l'amministrazione, la
quale, esercitando il potere, ne condiziona il soddisfacimento (esso pu non verificarsi pure nei casi in cui
l'amministrazione agisca legittimamente).
Il diritto soggettivo.
la situazione giuridica di vantaggio che si profila allorch la legge attribuisca al titolare la possibilit di
realizzare il proprio interesse indipendentemente dalla soddisfazione dell'interesse pubblico curato
dall'amministrazione. Il diritto soggettivo tutelato in via assoluta, in quanto garantita al suo titolare la
soddisfazione piena e non mediata dell'interesse finale (bene della vita) protetto dalla norma. Esso pu
dunque essere definito come la situazione giuridica di immunit dal potere: essa spetta al soggetto cui sia
accordata dall'ordinamento protezione piena e incondizionata di interessi nei confronti di uno solo, ovvero
di tutti gli altri soggetti da parte di una norma dell'ordinamento stesso. L'interesse risulta cos sottratto alla
disponibilit di qualunque soggetto diverso dal titolare, nel senso che la sua soddisfazione non dipende
dall'esercizio di un potere altrui.
Le norme di relazione.
Potere e diritto sono termini inconciliabili: ove sussista potere non esiste diritto soggettivo e ove il privato sia
titolare di un diritto non pu affermarsi l'esistenza di un potere amministrativo.
Gli interessi considerati prevalenti si qualificano pubblici perch affidati dalla legge alla cura di soggetti
pubblici e costituiscono la ragione della attribuzione del potere. Poich il potere amministrativo (o meglio, il
suo esercizio) comporta una incisione nella sfera dei privati, esso deve essere tipico, cio predeterminato
dalla legge in ossequio del principio di legalit: la legge deve individuare tutti gli elementi del potere (in
particolare il soggetto al quale esso attribuito, l'oggetto, il contenuto, la forma con cui dovr essere
esercitato e l'interesse da perseguire), onde evitare rischi di autoattribuzione di poteri o di loro elementi
essenziali da parte dell'amministrazione (cio significherebbe prevalenza non consentita di un soggetto
dell'ordinamento nei confronti di un altro).
Le norme di relazione sono quelle norme che, attribuendo poteri, riconoscono interessi pubblici vincenti
su quelli privati: caratterizzate, cio, dal fatto di risolvere conflitti intersoggettivi di interessi. Il potere da
esse circoscritto entro i limiti sopra determinati, dunque l'incidenza di un'attivit pubblicistica sull'interesse
del privato al di fuori di questi limiti costituisce violazione della situazione soggettiva (diritto soggettivo) del
privato.
Le norme di relazione esprimono quindi un giudizio relazionale fra interessi e tutelano in modo esclusivo quello del privato entro il
limite al di l del quale viene protetto l'interesse della pubblica amministrazione. Il riconoscimento di un diritto soggettivo
presuppone che l'ordinamento valuti come prevalente l'interesse del titolare del diritto stesso, accordandovi protezione mediante
norme che hanno la stessa natura di quelle che attribuiscono e delimitano il potere (norme di relazione).
Dovere e obbligo.
Oltre alle situazioni di vantaggio che esorbitano dai singoli rapporti (poteri), vi sono situazioni sfavorevoli
non racchiuse in rapporti concreti: i doveri. Il dovere il vincolo giuridico a tenere un dato comportamento
positivo (fare) o negativo (non fare). Anche l'amministrazione soggetta ai doveri propri di tutti i soggetti
dell'ordinamento, in particolare quello di buona fede e correttezza e quello di rispettare i diritti altrui
(presupposto dell'art. 2043 c.c.). Si versa invece nella situazione di obbligo allorch la necessit di tenere un
comportamento sia correlata al diritto altrui: l'obbligo infatti il vincolo del comportamento del soggetto in
vista di uno specifico interesse di chi il titolare della situazione di vantaggio.
L'amministrazione ben pu essere soggetta ad obblighi, derivanti da contratto, illecito, legge o atto amministrativo.
4. L'interesse legittimo.
L'ordinamento generale riconosce prevalenza agli interessi che possono entrare in conflitto tra loro
attribuendo di volta in volta diritti (se prevale l'interesse del privato) ovvero poteri amministrativi (se prevale
l'interesse pubblico) e questi ultimi consentono di produrre vicende giuridiche in ordine a situazioni dei terzi.
Nei confronti dell'esercizio del potere il privato si trova in uno stato di soggezione.
103
Il fatto che l'interesse legittimo sia accostato al diritto soggettivo e, pi precisamente, la presenza di un
medesimo interesse al bene, indice del carattere omogeneo delle due situazioni, mentre la differenza di esse
va ricercata nel diverso tipo di garanzia e di protezione accordato dall'ordinamento. Al riguardo, vi sono
diverse tesi:
tesi 1: pone l'accento sul modo occasionale e\o strumentale della protezione, in quanto essa
assicurata soltanto nei limiti in cui l'azione amministrativa sia legittima, per cui il cittadino non
pu esigere la soddisfazione dell'interesse al bene;
tesi 2 (maggioritaria): sottolinea che la situazione di cui il cittadino titolare di vantaggio
sostanziale, protetta non soltanto in modo strumentale come conseguenza della legittimit
dell'operato dell'amministrazione, in quanto pone in primo piano il conseguimento del bene che ha di
mira colui che si rapporta col potere; resta fermo per il fatto che la soddisfazione del bene soltanto
eventuale.
Tali tesi, tuttavia, se prese singolarmente, offrono una visione soltanto parziale di un fenomeno pi
complesso e le ragioni di tale parzialit vanno ricondotte ad un problema di prospettiva. Se ci si colloca in
un'ottica:
ex ante (momento in cui non si conosce l'esito dell'esercizio del potere), il soggetto titolare
dell'interesse legittimo pu solo aspirare ad un bene a soddisfazione non assicurata, in quanto essa
necessariamente mediato (int. Pretensivo) o dipende (int. Oppositivo), secondo un orizzonte
temporale predefinito, dall'intervento dell'amministrazione che agisce con poteri tipici. L'unica
garanzia che l'ordinamento gli offre in questo momento riguarda il fatto che quell'intervento
(necessario o possibile) configurato come un dovere, le cui modalit d'esercizio (stabilite
assicurando una possibilit di intervento e di dialogo con il cittadino) sono soggette al sindacato del
giudice amministrativo. In questa fase, solo questi aspetti rilevano giuridicamente, a prescindere
dall'esito finale del procedimento e dal vantaggio che l'azione legittima o illegittima del soggetto
pubblico potr arrecare in futuro al privato.
ex post (momento successivo all'inizio dell'esercizio del potere), la situazione del privato protetta
104
L'interesse procedimentale risulta spesso sfornito di tutela effettiva, non potendosi ricorrere al giudice per la
sua violazione, a differenza di quanto accade nell'ipotesi di titolarit di interesse legittimo.
da un punto di vista oggettivo, attengono a beni non suscettibili di fruizione differenziata. Carattere
peculiare di essi la non frazionabilit del loro oggetto.
Interessi collettivi sono quelli che fanno capo ad un gruppo organizzato, dunque il carattere della
personalit e della differenziazione, necessario per qualificarli come legittimi, pu essere rinvenuto,
sostituendo, al tradizionale soggetto atomicamente inteso, il gruppo.
La giurisprudenza ha fatto numerosi tentativi di individuare criteri di trasformazione degli interessi
collettivi e diffusi in interessi differenziati (e perci legittimi) facenti capo a soggetti privati.
Alcuni criteri utilizzati a tal fine: collegamento stabile e non occasionale dell'associazione che si fa carico della cura di interessi
superindividuali con il territorio sul quale si producono gli effetti di atti amministrativi; partecipazione dell'associazione a comitati
previsti dalla legge ovvero alla partecipazione procedimentale.
Il legislatore intervenuto per attribuire una legittimazione ex lege a talune organizzazioni rappresentative di
interessi individuali.
Associazioni a tutela del consumatore e degli utenti ex d.lgs. 206/2005 sono legittimate ad agire a tutela degli interessi
collettivi quelle iscritte in un apposito elenco delle associazioni dei consumatori e degli utenti rappresentative a livello
nazionale, istituito presso il ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato.
Associazioni di categoria maggiormente rappresentative a livello nazionale, regionale e provinciale ex l. 180/2011 (c.d.
statuto delle imprese, art. 4) sono legittimate ad impugnare atti amministrativi lesivi di interessi diffusi.
Associazioni ambientaliste legittimate ad impugnare atti illegittimi attinenti al danno ambientale.
L'art. 9, l. 241/1990 consente ai portatori di interessi diffusi (e di interessi collettivi) costituiti in associazioni
o comitati di intervenire nel procedimento amministrativo.
5. Il problema dell'esistenza di altre situazioni giuridiche soggettive.
Come visto, in quanto esista il potere, non ricorre il diritto; tuttavia, in alcune ipotesi, come nel caso del
proprietario soggetto all'esercizio del potere di espropriazione, il privato innegabilmente titolare di un
diritto (di propriet) nonostante la sussistenza del potere.
Il principio di relativit delle situazioni giuridiche.
Secondo tale principio, lo stesso rapporto di un soggetto con un bene pu presentarsi, a seconda dei casi e dei
momenti e perfino a seconda del genere di protezione che il soggetto faccia valere, ora come un diritto
soggettivo, ora come interesse protetto solo in modo riflesso (quindi, nell'esempio precedente, il diritto di
propriet si configura come diritto in quanto e fino al punto in cui non venga in considerazione un potere
dell'amministrazione di disporre dell'interesse del privato).
La degradazione o affievolimento del diritto.
La degradazione o affievolimento del diritto il fenomeno che, secondo un orientamento prevalente di
dottrina e giurisprudenza, si riferisce alla vicenda di un diritto il quale, venendo a confliggere con un potere,
si trasformerebbe in interesse legittimo (Casetta pensa che non si possa parlare di questo fenomeno).
L'interesse legittimo non nasce dalla trasformazione di un diritto, ma una situazione distinta, pur potendosi
riferire allo stesso interesse finale su cui si innesta un diritto, perch interesse legittimo e diritto soggettivo
hanno a oggetto immediato beni diversi, dunque manca il presupposto per una trasformazione dell'uno
nell'altro. Infatti, ove venga eliminato (tramite annullamento) il risultato dell'esercizio del potere, la
situazione torna ad atteggiarsi come diritto anche nei confronti dell'amministrazione.
Secondo parte della giurisprudenza sussisterebbero ipotesi di diritti non degradabili, non assoggettati, cio, al potere
amministrativo. L'interesse del privato risulterebbe sempre vincente; l'amministrazione sarebbe dunque priva di poteri, sia pure in
vista di motivi di interesse pubblico, e il diritto soggettivo sarebbe tutelabile (davanti al giudice ordinario) anche nei confronti del
soggetto pubblico. Questa tesi per non convince: la prospettiva di una Costituzione che irrigidisce il sistema prevedendo tale tipo di
diritti, sottratti ad ogni potere, pare non rispondente alla realt.
Non sussistono quindi situazioni intermedie tra diritto soggettivo e interesse legittimo: inconsistente la
figura del diritto affievolito (che ricorrerebbe nell'ipotesi in cui un diritto sorga da un provvedimento, sicch
sarebbe destinato ad essere eliminato a seguito della revoca dell'atto), che coincide completamente con
quella di interesse legittimo.
Il diritto in attesa di espansione.
Il diritto in attesa di espansione la situazione in cui l'esercizio di un diritto dipenda dal comportamento
dell'amministrazione, che consentirebbe appunto l'espansione dello stesso. In realt, a fronte del potere, il
titolare titolare di un interesse legittimo, anche se la posizione di partenza si configura come diritto ove
considerata indipendentemente dal potere.
106
La facolt.
La facolt la possibilit di tenere un certo comportamento materiale. Essa non rientra nel novero delle
situazioni giuridiche, in quanto: a. costituisce una delle forme di estrinsecazione del diritto e b. non produce
modificazioni giuridiche.
L'aspettativa.
L'aspettativa la situazione in cui versa un soggetto nelle more del completamento della fattispecie
costitutiva di una situazione di vantaggio (diritto, potere). Essa, non essendo tutelata in via assoluta, non un
diritto. Tuttavia, se con tale termine si intende una situazione tutelata come interesse legittimo, essa deve
essere qualificata come tale, mentre se assolutamente priva di tutela, irrilevante per l'ordinamento.
La possibilit del soggetto privato (che parta da una situazione di base che diritto non ) di conseguire un
diritto (c.d. Chance) in alcuni casi protetta dall'ordinamento, accordando tutela risarcitoria nelle ipotesi di
lesione di questa possibilit ad opera di una pubblica amministrazione.
La libert di stabilimento.
La libert di stabilimento (artt. 49 e ss.) comporta l'accesso alle attivit non salariate e al loro esercizio,
nonch la costituzione e la gestione di imprese alle medesime condizioni fissate dall'ordinamento del paese
di stabilimento per i propri cittadini. Essa implica un carattere permanente, che la differenzia dalla libera
prestazione di servizi.
La libera prestazione di servizi.
disciplinata dagli artt. 56 e ss. del Trattato. Per servizio si intende ogni prestazione fornita dietro
remunerazione da un cittadino di uno Stato membro stabilito in uno Stato membro a favore di una persona
stabilita in uno Stato diverso (ma appartenente all'Unione).
Anche nel settore della libert di stabilimento e di libera prestazione di servizi vige la riserva giustificata da
motivi di ordine pubblico, sicurezza pubblica e di sanit e l'esclusione delle attivit che partecipino, anche in
via occasionale, all'esercizio di poteri pubblici.
La libert di concorrenza.
Essa pu essere lesa a seguito della presenza di poteri amministrativi che condizionino oltre una certa misura
l'attivit delle imprese.
La questione stata esaminata dalla Corte di giustizia (sent. n. 683/1985). Essa ha stabilito che il principio della libert di commercio
soggetto a taluni limiti giustificati dagli scopi d'interesse generale perseguiti dall'Unione, purch non si comprometta la sostanza di
quei diritti. Ha altres affermato che le misure amministrative non debbono creare discriminazioni n eccedere le restrizioni
inevitabili giustificate dal perseguimento dello scopo d'interesse generale costituito dalla tutela dell'ambiente.
La tutela del principio della concorrenza, in particolare, osta alle discipline interne che attribuiscono poteri
amministrativi il cui esercizio potrebbe determinare effetti protezionistici, discriminazioni e limitazioni del
principio della concorsualit tra le imprese.
Un'importante deroga contemplata dall'art. 106 del Trattato per le imprese incaricate della gestione di servizi di interesse
economico o generale o aventi carattere di monopolio fiscale: esse sono sottoposte alle norme del Trattato e in particolare alle
regole della concorrenza, nei limiti in cui l'applicazione di tali norme non osti all'adempimento, in linea di diritto e di fatto, della
specifica missione loro affidata.
107
Lo schema norma-fatto-effetto.
Le vicende possono essere prodotte dall'ordinamento al verificarsi di alcuni fatti o al compimento di alcuni
atti (c.d. meri atti) che hanno la funzione di semplici presupposti per la produzione dell'effetto; la causa di
quella vicenda per da tracciarsi direttamente nell'ordinamento. Questa modalit di dinamica giuridica
riassunta nello schema norma-fatto-effetto: la norma disciplina direttamente il fatto e vi collega la
produzione di effetti.
La legge si riferisce a tutti i rapporti che abbiano certe caratteristiche e determina l'effetto senza necessit di ulteriori interventi e
svolgimenti (carattere di generalit della legge, non inteso come generalit dei destinatari della legge). Talora la legge pu
determinare la produzione dell'effetto non gi in relazione a tutti i rapporti di un certo tipo, bens con riferimento ad un singolo
rapporto: la legge viene definita legge-provvedimento (no carattere di generalit). In ogni caso, non richiede ulteriori interventi per la
produzione dell'effetto.
Lo schema norma-potere-effetto.
L'ordinamento attribuisce, definendo una serie di condizioni, ad un soggetto (privato o pubblico) il potere di
produrre vicende giuridiche e riconosce l'efficacia dell'atto da questo posto in essere. Questa modalit di
dinamica giuridica riassunta nello schema norma-potere-effetto: l'effetto non risale immediatamente alla
legge, ma vi l'intermediazione di un soggetto che pone in essere un atto, espressione di una scelta, mediante
il quale si regolamenta il fatto e si produce la vicenda giuridica.
La legge rimane generale, nel senso che non si riferisce ad un rapporto peculiare, bens a tutti quelli che presentano certe
caratteristiche; essa, tuttavia, al fine della produzione degli effetti richiede l'attivazione dell'autonomia (e cio l'esercizio di un
potere) di un soggetto dell'ordinamento.
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esercizio produce una vicenda giuridica. In tal modo tra l'altro possibile il sindacato del giudice amministrativo sul corretto uso di
quel potere. Tale principio avrebbe dignit di principio generale dell'ordinamento, sicch sarebbe derogabile dal legislatore statale, il
quale potrebbe, mediante adozione di leggi-provvedimento produrre direttamente effetti in relazione ad un situazione concreta e
puntuale.
7. I poteri amministrativi: i poteri autorizzatori (in particolare: potere pubblico, accesso al mercato e
liberalizzazione.
Gli elementi dei principali poteri amministrativi sono trasfusi nei provvedimenti finali che ne costituiscono
esercizio e di cui la legge definisce i tipi.
I principali poteri amministrativi sono costituiti da:
poteri autorizzatori;
poteri concessori;
poteri ablatori;
poteri sanzionatori;
poteri di ordinanza;
poteri di programmazione e di pianificazione;
poteri di imposizione di vincoli;
poteri di controllo.
Il potere autorizzatorio ha l'effetto di rimuovere i limiti posti dalla legge all'esercizio di una preesistente
situazione di vantaggio e il suo svolgimento comporta la previa verifica della compatibilit di tale esercizio
con l'interesse pubblico.
L'uso di tale potere, a fronte del quale il destinatario si presenta titolare di interessi legittimi pretensivi,
produce dunque l'effetto giuridico di modificare una situazione soggettiva preesistente, consentendone
l'esplicazione (se potere) o l'esercizio (se diritto) in una direzione in precedenza preclusa, ma non di
costituire nuovi diritti.
L'ordinamento ritiene qui sufficiente appoggiarsi alla iniziativa di un soggetto (in genere un privato),
limitandosi a condizionarne lo svolgimento. Attraverso l'esercizio del potere autorizzatorio,
l'amministrazione esprime il proprio consenso preventivo all'attivit progettata dal richiedente (esempio di
provvedimento permissivo: permesso di costruire, d.p.r. 380/2001). L'iniziativa, dunque, sempre del
soggetto autorizzato e questi pu cessare l'attivit intrapresa senza che l'amministrazione debba attivarsi al
fine di sostituirsi ad esso per garantire il risultato finale.
L'autorizzazione non si limita in genere a consentire l'esercizio di una situazione di vantaggio preesistente
(potere o diritto): spesso l'ordinamento tende a rendere in qualche modo servente l'interesse privato rispetto a
quello pubblico, conformando l'azione del privato in vista di quest'ultimo interesse.
L'autorizzazione spesso addirittura instaura una relazione tra soggetto pubblico e soggetto privato caratterizzata dalla presenza di
poteri di controllo e di vigilanza e dei limiti imposti all'esercizio dell'attivit consentita mediante atto autorizzatorio. Ciononostante,
nei limiti in cui sia assente la garanzia pubblicistica del risultato finale, il provvedimento ha natura autorizzatoria.
Parte della dottrina e della giurisprudenza riconosce, invece, all'autorizzazione carattere costitutivo di una nuova situazione giuridica:
tale tesi per priva di fondamento, se si pensa al concetto di relativit delle situazioni giuridiche.
Se si accetta il criterio dell'assenza della garanzia del risultato, va riconosciuta natura autorizzatoria anche
a quei provvedimenti permissivi che sono previsti nelle situazioni in cui esiste una barriera all'accesso di
peculiari mercati o un loro contingentamento. Infatti, in assenza dell'iniziativa dei privati l'amministrazione
non sarebbe in grado di raggiungere il risultato di offerta di determinati beni o di servizi.
L'introduzione di un regime autorizzatorio caratterizzata dal previo riconoscimento di una sfera soggettiva
di vantaggio, al quale, contestualmente, si accompagna la previsione in via generale e astratta di limitazioni
che eventualmente l'amministrazione rimuove in via puntuale e concreta esercitando il relativo potere.
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L'apposizione del limite in via generale normalmente operata contestualmente alla previsione del potere
della pubblica amministrazione di consentire in via concreta l'esercizio della situazione stessa. L'apparente
deroga (ad un generale divieto) costituita dall'autorizzazione va dunque in realt riferita alla norma che
introduce un limite al diritto attribuito dall'ordinamento.
L'ordinamento prevede oggi un esempio di autorizzazione plurima riepilogativa di una serie di atti di consenso: ove il
procedimento dello sportello unico delle attivit produttive si concluda con un provvedimento espresso costituente titolo unico per la
realizzazione dell'intervento, esso riassume i vari atti di assenso richiesti dalla legge. Nell'ordinamento anche presente
l'autorizzazione integrata ambientale (d.lgs. 152/2006), che sostituisce a tutti gli effetti ogni visto, parere o autorizzazione in materia
ambientale.
Dal ceppo comune dell'autorizzazione, dottrina e, in parte, giurisprudenza hanno enucleato figure specifiche: abilitazione, nullaosta,
dispensa, approvazione, licenza.
Le abilitazioni.
Le abilitazioni sono atti il cui rilascio subordinato all'accertamento dell'idoneit tecnica di soggetti a
svolgere una certa attivit. L'efficacia abilitante ad esempio collegata dalla legge al superamento di un
esame e all'iscrizione ad un albo: le abilitazioni vanno quindi ricondotte allo schema norma-fatto-effetto (no
presenza di un potere procedimentale).
L'omologazione rilasciata dall'autorit a seguito dell'accertamento della sussistenza in una cosa, di norma
destinata ad essere prodotta in serie, di tutte le caratteristiche fissate dall'ordinamento a fini di tutela
preventiva (prodotti pericolosi) o per esigenze di uniformit dei modelli (valgono le stesse considerazioni
delle abilitazioni).
Il nullaosta.
E' un atto endoprocedimentale necessario;
emanato da un'amministrazione diversa da quella procedente, con cui si dichiara che, in relazione ad un particolare
interesse, non sussistono ostacoli all'adozione del provvedimento finale (l'assenso dell'amministrazione riguarda non il
provvedimento nel suo complesso, ma la sua compatibilit con l'interesse da essa curato);
attiene ai rapporti tra diverse amministrazioni (anche se a volte legge, dottrina e giurisprudenza utilizzano il termine con
riferimento a provvedimenti autorizzatori direttamente rivolti ai privati);
il suo diniego costituisce fatto impeditivo della conclusione del procedimento (ma ci destinato a mutare, in quanto la
disciplina della conferenza di servizi artt.14 e ss. l.241/1990 consente di superare il dissenso manifestato
dall'amministrazione negando il nullaosta (inoltre, tale disciplina annovera il nullaosta tra gli atti di consenso o di assenso:
artt. 14 e 19).
La dispensa il provvedimento espressione del potere che l'ordinamento, pur vietando o imponendo in via
generale in certo comportamento, attribuisce all'amministrazione consentendole in alcuni casi di derogare
all'osservanza del relativo divieto o obbligo.
A differenza di ci che accade nell'autorizzazione, la situazione di partenza del destinatario non caratterizzata dall'esistenza di una
posizione soggettiva tendenzialmente libera (pur se soggetta a limite superabile dall'amministrazione), ma una posizione di dovere
o obbligo di non fare (es. dispensa del servizio militare). Se la deroga ad un divieto generale avviene in base allo schema normafattoeffetto (no potere) si parla di esenzione.
L'approvazione.
L'approvazione il provvedimento permissivo, avente ad oggetto (non gi un comportamento, ma) un atto
rilasciato, a seguito di una valutazione di opportunit e convenienza dell'atto stesso. Essa opera dunque come
condizione di efficacia dell'atto ed successiva ad esso.
Nell'ambito dei procedimenti di controllo talora impiegata l'approvazione condizionata, che significa in
realt annullamento con indicazione dei correttivi necessari per conseguire l'approvazione (se
l'amministrazione attiva si adegua, essa si traduce in atto di controllo positivo). Essa legittima se non si
risolve in un'inammissibile sostituzione della sfera di scelta dell'organo attivo.
La licenza.
La licenza (che la legge tende oggi a sostituire con l'autorizzazione) il provvedimento che permette lo
svolgimento di un'attivit previa valutazione della sua corrispondenza ad interessi pubblici, ovvero della sua
convenienza in settori non rientranti nella signoria dell'amministrazione ma sui quali essa soprintende a fini
di coordinamento.
Tutti questi provvedimenti (eccetto la dispensa) rientrano nell'ambito del potere autorizzatorio. Tali atti sono
individuati dalla l. 241/1990 unitamente alle concessione con la nozione atti di consenso. Essi possono
essere sostituiti dai meccanismi della segnalazione di inizio attivit (art. 19) ovvero possono essere
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assoggettati alla disciplina del silenzio assenso (art. 20). In forza dell'applicazione combinata degli artt. 19 e
20, lo spazio per le autorizzazioni espresse risulta a prima vista ridotto. Tuttavia, l'art. 20 prevede un
rilevante numero di eccezioni in ordine alle quali l'amministrazione deve provvedere espressamente, tali da
comprimere in modo significativo il campo d'applicazione dell'istituto. Le autorizzazioni espresse attengono
sostanzialmente alla cura di interessi critici, che fondano le eccezioni ex art. 20. Inoltre, l'effetto
autorizzatorio prodotto mediante silenzio mantenuto (e non sostituito dall'art.19) in funzione di consenso
all'iniziativa dei privati nei casi in cui, al di fuori dell'area degli interessi critici, si tratti di concessioni
traslative, ovvero vi siano discrezionalit ovvero contingentamento dell'attivit oppure programmazione
settoriale per il loro rilascio.
La tendenza alla riduzione del regime autorizzatorio e alla liberalizzazione delle attivit dei privati.
La tendenza alla sostituzione degli atti permissivi con il meccanismo del silenzio assenso o della
segnalazione di inizio attivit (ove il privato pu agire senza necessit di ottenere un'autorizzazione) oppure
alla loro eliminazione affiorata spesso nella legislazione recente, preoccupata di ridurre gli ostacoli
all'esercizio della libert di iniziativa economica (liberalizzazione), anche come conseguenza del
rafforzamento del valore della concorrenza dall'ordinamento dell'UE.
L'attuale disciplina della l.241/1990, oltre a contenere, in forza della previsione di alcune deroghe, l'ambito di applicazione del
silenzio assenso e della segnalazione di inizio attivit, ha mantenuto taluni poteri di condizionamento e di autotutela anche per le
attivit assoggettate a segnalazione di inizio attivit.
La disciplina di cui al d.lgs. 59/2010 pur non riguardando la generalit dei regimi autorizzatori, incide
comunque su essi.
Il decreto si occupa anche del tema della semplificazione, disciplinando lo sportello unico per le attivit produttive, cui possono
rivolgersi i prestatori di servizi. Il decreto si applica a qualunque attivit economica, di carattere imprenditoriale o professionale,
svolta senza vincolo di subordinazione, diretta allo scambio di beni o alla fornitura di altra prestazione anche a carattere intellettuale.
Esclusioni (artt.2 e ss.): la disciplina recede rispetto a regimi speciali e non si applica ai servizi correlati a poteri pubblici, ad alcuni
servizi sociali,ecc. Ai sensi del decreto, costituisce servizio qualsiasi prestazione anche a carattere intellettuale svolta in forma
imprenditoriale o professionale, fornita senza vincolo di subordinazione e normalmente dietro retribuzione (non sono dunque
ricompresi i servizi non economici). Per quanto concerne l'iscrizione ad albi, elenchi o registri in relazione alle attivit professionali
regolamentate, stabilisce che inutilmente decorsi due mesi dalla domanda, che va presentata all'ordine o al collegio, si forma il
silenzio assenso. Nei limiti del decreto, l'accesso e l'esercizio delle attivit di servizi costituiscono espressione della libert di
iniziativa economica e non possono essere sottoposti a limitazioni non giustificate o discriminatorie (mentre sono ammessi limiti
legati alla sussistenza di motivi imperativi di interesse generale).
206/123/CE , ma manca una chiara indicazione degli spazi liberi di cui pu fruire l'iniziativa economica
privata.
Di liberalizzazioni si poi occupato il legislatore nel quadro delle manovre assunte, a fronte della crisi, per la
crescita e lo sviluppo dell'economia del Paese. In questo contesto si collocano:
1. d.l. 138/2011, conv. nella l. 148/2011;
2. d.l. 201/2011 conv. nella l. 214/2011;
3. d.l. 1/2012 conv. nella l. 27/2012.
1. D.l. 138/2011:
opera sul versante delle professioni e delle attivit economiche;
stabilisce il principio cui i vari ordinamenti debbono adeguarsi entro il 30 settembre 2012
secondo cui l'iniziativa e l'attivit economica privata sono libere ed permesso tutto ci che non
espressamente vietato dalla legge (con indicazione dei vincoli ammissibili: quelli derivanti da
ordinamento dell'UE e obblighi internazionali; contrasto con principi fondamentali della
Costituzione; danno alla sicurezza, libert, dignit umana; contrasto con l'utilit sociale; disposizioni
indispensabili per la salute umana, la conservazione delle specie animali e vegetali, dell'ambiente,
del paesaggio e del patrimonio culturale; disposizioni che comportano effetti sulla finanza pubblica),
con conseguente applicazione della Scia (segnalazione inizio attivit) e dell'autocertificazione con
controlli successivi ;
allo scadere del termine le disposizioni incompatibili sono soppresse (norma dichiarata
incostituzionale nella parte in cui dispone la soppressione automatica delle norme incompatibili);
ove fa riferimento alle restrizioni (artt. 6 e ss.), configura alcuni regimi autorizzatori che limitano
l'ingresso a specifici mercati (eccetto quando il contingentamento operato sulla base della
popolazione o di altri criteri di fabbisogno) e quelli basati sulla valutazione pubblica del bisogno
(restrizioni). Le disposizioni relative all'introduzione di restrizioni all'accesso e all'esercizio di
attivit economiche devono essere oggetto di interpretazione restrittiva. Restrizioni ulteriori possono
essere revocate con regolamento ex art. 17, co 2 della l. 400/1988;
accesso alle professioni regolamentate: fermo restando l'esame di Stato, gli ordinamenti professionali devono garantire che
l'esercizio dell'attivit risponda senza eccezioni ai principi di libera concorrenza, alla presenza diffusa dei professionisti sul
territorio nazionale, alla differenziazione e pluralit di offerta che garantisca l'effettiva possibilit di scelta degli utenti
nell'ambito della pi completa informazione relativamente ai servizi offerti. Inoltre, la durata del tirocinio non potr essere
superiore ai 18 mesi.
2. D.l. 201/2011:
non si applica ad alcuni settori (professioni; trasporto di persone mediante autoservizi pubblici non
di linea; servizi finanziari);
ribadisce il principio secondo cui la disciplina delle attivit economiche improntata al principio di
libert d'accesso, di organizzazione e di svolgimento, fatte salve le esigenze imperative di interesse
generale, costituzionalmente rilevanti e compatibili con l'ordinamento dell'UE, che possono
giustificare l'introduzione di previ atti amministrativi di assenso o autorizzazione o controllo, nel
rispetto del principio di proporzionalit;
abroga immediatamente molte restrizioni;
definisce un regime minimo per le autorizzazioni (ove sia stabilita la necessit di alcuni requisiti per
l'esercizio di attivit economiche, la loro comunicazione alle autorit competenti deve poter essere
sempre data tramite autocertificazione e l'attivit pu subito iniziare, salvo il successivo controllo
amministrativo, da svolgere in un termine definito.
3. D.l. 1/2012:
abroga tutte le norme limitative;
ribadisce il vincolo a operare interpretazioni restrittive delle disposizioni limitative (le disposizioni
recanti divieti, restrizioni, oneri o condizioni all'accesso ed all'esercizio delle attivit economiche
sono in ogni caso interpretate ed applicate in senso tassativo, restrittivo e ragionevolmente
proporzionato alle perseguite finalit di interesse pubblico generale, alla stregua dei principi
costituzionali).
Ove ancora si intrecciano liberalizzazione e de-regolamentazione occorrer attendere l'emanazione dei
regolamenti, che dovranno inoltre individuare limiti, programmi e controlli ragionevoli e proporzionati
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8. I poteri concessori.
L'esercizio dei poteri concessori, a fronte dei quali il destinatario si presenta come titolare di interessi
legittimi pretensivi, produce l'effetto di attribuire al destinatario medesimo status e situazioni giuridiche
(diritti) che esulavano dalla sua sfera giuridica in quanto precedentemente egli non ne era titolare . Al
concessionario spesso attribuita una posizione di privilegio rispetto agli altri soggetti. La circostanza che
si tratti di poteri accrescitivi e che attengano a beni limitati comporta che il relativo procedimento sia spesso
caratterizzato da una scelta tra pi soggetti.
In ordine alle concessioni di beni e di pubblici servizi, accanto al provvedimento con il quale si esercita il
potere concessorio amministrativo, si pu spesso individuare una convenzione bilaterale di diritto privato
(questa, unitamente alla concessione, d luogo alla c.d. Concessione-contratto), finalizzata a dar assetto ai
rapporti patrimoniali tra concessionario e concedente. I due atti sono strettamente legati: l'annullamento della
concessione travolge il contratto (la permanenza del rapporto contrattuale quindi condizionata dalla
vigenza del provvedimento concessorio; se sorgono controversie tra concedente e concessionario, la loro
cognizione spetta al giudice amministrativo).
Concessione traslativa e costitutiva.
La concessione :
traslativa quando il diritto preesiste in capo all'amministrazione, sicch esso trasmesso al
privato, che risulta cos privilegiato rispetto ad altri consociati (es.: concessione di servizi pubblici);
costitutiva quando il diritto attribuito totalmente nuovo, nel senso che l'amministrazione non
poteva averne la titolarit (es.: concessione di cittadinanza).
L'art. 19 della legge 241/1990 prevede la sostituzione con la segnalazione di inizio attivit delle concessioni
non costitutive e quindi, sembrerebbe, di quelle traslative. In realt sembra preferibile ritenere che la legge
intenda riferirsi a quegli atti che, ancorch definiti concessioni, non sono tali.
L'amministrazione non trasferisce un potere al privato: il soggetto pubblico pu soltanto consentirne l'esercizio al concessionario.
La vicenda concessoria traslativa non presenta problemi quando attinente a beni pubblici: infatti, al privato,
in assenza di concessione, sarebbe precluso lo sfruttamento delle utilitates connesse al bene.
Dubbi si profilano invece quando attinente ad opere pubbliche e servizi pubblici.
Concessioni di opere pubbliche.
La legislazione mira ad equipararle all'appalto o, quanto meno, a limitare la discrezionalit di cui gode
l'amministrazione chiamata a rilasciarle (l'amministrazione ha infatti la possibilit di scegliere
discrezionalmente il privato chiamato a sostituirsi ad essa in situazioni in ordine alle quali il soggetto
pubblico non dispone di adeguata organizzazione) al fine di evitare che essa possa svincolarsi dalle regole
poste a tutela della concorrenza (non a caso, la legislazione recente definisce questo tipo di concessioni
contratti).
Concessioni di servizi pubblici.
La dottrina aveva affermato la natura contrattuale di questa figura, che ricorre allorch l'ordinamento intenda
garantire ai privati alcune prestazioni e attivit e consenta all'amministrazione di affidarne lo svolgimento a
soggetti privati mediante un provvedimento concessorio. Problema ridimensionato, perch questo tipo di
concessione stato eliminato in relazione ai servizi pubblici locali a rilevanza economica. Talora assume
rilevanza essenziale nell'economia del rapporto la convenzione bilaterale stipulata tra amministrazione e
concessionario: in essa si esaurirebbero, cio, tutte le scelte relative all'esercizio del servizio, e l'esercizio del
potere concessorio non si concretizzerebbe in un provvedimento autonomo. In tal modo la concessione
sembra essere relegata in una posizione secondaria, potendo addirittura essere sostituita dal contratto.
Tuttavia, almeno con riferimento alla concessione dei beni, la disposizione di essi deve avvenire mediante
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atti di natura pubblicistica, anche se questo non esclude che in alcune ipotesi possa ricorrere un accordo
bilaterale in luogo del provvedimento unilaterale. La riconduzione delle concessioni (almeno di quelle per le
quali non prevista una specifica disciplina) nell'ambito degli accordi anzi l'opzione che meglio consente
di far convivere carattere pubblico del potere, presenza di contrattazione e esigenza di non frazionare la
fattispecie. La tesi dunque secondo cui il potere esercitato dall'amministrazione sia meramente privatistico
non condivisibile. L'art. 21-quinquies, tuttavia, sembra presupporre che la concessione si articoli su due
piani: quello del provvedimento e quello di un accordo bilaterale negoziale che ad esso acceda.
Dunque, i caratteri essenziali della concessione traslativa sono:
attribuzione di una posizione di vantaggio/privilegio a un soggetto terzo sulla base di un accordo
sostituzione del concessionario nello svolgimento di un compito dell'amministrazione,
assumendosene il rischio (il soggetto concessionario infatti agisce sotto il controllo
dell'amministrazione, ma gestendo in proprio l'attivit e il rischio).
La crisi (teorica) della concessione.
Differenza concessione-autorizzazione:
crisi se si assume che l'autorizzazione abbia effetto costitutivo tuttavia se si segue la tesi secondo cui l'autorizzazione
non ha effetto costitutivo di diritti si pu individuare la linea distintiva tra i due provvedimenti;
la concessione (in particolare quella di servizi) non sempre attiene ad attivit riservate all'amministrazione: posto che i
privati potrebbero comunque svolgere quell'attivit in assenza di concessione, non facile individuare l'effetto accrescitivo
conseguente. Il provvedimento assumerebbe al pi un carattere organizzatorio e servirebbe (non gi a costituire diritti,
bens) a conferire ai privati la titolarit di uffici. In entrambi i casi il privato a seguito del provvedimento chiamato a
svolgere un'attivit non riservata all'amministrazione, pur se in varia misura subordinata all'interesse pubblico. Tuttavia
solo a monte della concessione di servizi sussiste l'assunzione della garanzia del risultato: sicch solo nel caso di
concessione si trasferisce al privato il dovere di garantire il servizio pubblico, che invece non sussiste nel caso di
autorizzazione.
A seguito della liberalizzazione, il regime concessorio spesso sostituito con quello autorizzatorio.
Le concessioni e la l. 241/1990.
Secondo parte della dottrina opererebbe nel settore delle concessioni l'art. 1 co.1-bis l. 241/1990 secondo cui
la pubblica amministrazione, nell'adozione di atti di natura non autoritativa, agisce secondo le norme di
diritto privato salvo che la legge disponga diversamente. Poich si tratta di procedimenti a istanza di parte,
per tutte le concessioni opera il meccanismo del silenzio assenso ex art. 20, sempre che non ricorrano le
esclusioni previste.
Le ammissioni.
Due tesi:
Dottrina tradizionale In relazione ai servizi pubblici gestiti dalla pubblica amministrazione e rivolti ai singoli utenti che
ne fanno richiesta, l'ammissione (es.: ammissione al servizio scolastico o al servizio sanitario) definita come l'atto che
attribuisce al singolo il diritto alla prestazione e, quindi, al godimento del servizio stesso . Tale atto instaurerebbe dunque
un rapporto di natura amministrativa tra ente e utente.
Altri L'ammissione l'atto che consente al singolo di far parte di una certa organizzazione o categoria professionale al
fine di renderlo partecipe di determinati diritti, servizi o vantaggi. Tale atto attribuirebbe quindi uno status.
In ogni caso:
sempre pi spesso i servizi pubblici non sono svolti in forma amministrativa, sicch la loro fruizione consegue alla
stipulazione di un contratto di diritto comune;
nei limiti in cui l'ammissione consista nel mero accertamento di determinate situazioni di fatto o della preesistenza di un
diritto gi configurato dalla legge, essa non ha natura provvedimentale ma si risolve in un mero atto.
Secondo la dottrina, nella concessione di beni, atteso in carattere non personale del rapporto, il concessionario pu disporre del
proprio diritto, salvo diversa previsione di legge o dell'atto di concessione (nel silenzio della legge non invece possibile il
trasferimento della concessione di servizi).
Le sovvenzioni.
Le sovvenzioni attribuiscono al destinatario vantaggi economici. Tale categoria disciplinata dall'art. 12
l.241/1990 che si riferisce a:
sovvenzioni riguardano lo svolgimento di attivit imprenditoriali
contributi attengono ad attivit culturali o sportive
sussidi attribuzioni rientranti nella beneficenza generale
ausili finanziari
attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere a persone ed enti pubblici e privati.
Il vantaggio pu essere diretto (erogazione di somme) o indiretto (sgravi da alcuni oneri) e non sussiste l'obbligo, in capo al
beneficiario, di pagare alcun corrispettivo (si pu dunque ravvisare, a differenza delle altre ipotesi concessorie, un intento di
liberalit).
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L'art.12 prevede che, nelle forme prescritte dai rispettivi ordinamenti, vengano predeterminati e pubblicati
criteri e modalit cui le amministrazioni devono attenersi. Qui il meccanismo del silenzio assenso sembra
non poter operare. Ex art. 26 d.lgs. 33/2013 la pubblicazione costituisce condizione legale di efficacia dei
provvedimenti che dispongono concessioni e attribuzioni di importo complessivo superiore a mille euro nel
corso dell'anno solare al medesimo beneficiario.
Le pubbliche amministrazioni pubblicani gli atti con i quali sono determinati criteri e modalit ex art. 12 e gli atti di concessione dei
benefici.
La concessione edilizia non ha natura concessoria. La Corte Costituzionale (sent. 5/1980) ha negato il
carattere costitutivo della concessione edilizia, affermando l'inerenza del diritto di edificare alla propriet e la
conseguente illegittimit della disciplina dell'indennit di espropriazione. La disciplina posta dalla l.10/1977
(c.d. Legge Bucalossi), prevedendo la sottoposizione a concessione dell'attivit di trasformazione
urbanistico-edilizia, pareva operare lo scorporo dello ius aedificandi dal contenuto del diritto di propriet,
attribuendo la facolt di edificare alla pubblica amministrazione. La sentenza citata ha sostanzialmente ha
cos aperto la via alla sua qualificazione come autorizzazione. Il testo unico delle disposizioni legislative e
regolamentari in materia edilizia (d.p.r. 380/2001) prevede la eliminazione della figura della concessione,
sostituendola con quella del permesso a costruire .
9. I poteri ablatori.
I poteri ablatori:
incidono negativamente sulla sfera giuridica del privato;
hanno segno opposto rispetto a quelli concessori impongono obblighi (privando il soggetto della
libert di scegliere se agire: ablatori personali) ovvero sottraggono situazioni favorevoli in
precedenza pertinenti al privato, attribuendole di norma, ma non necessariamente,
all'amministrazione (ablatori reali);
a fronte del loro esercizio il destinatario si presenta come titolare di interessi legittimi oppositivi;
l'effetto ablatorio pu incidere su diritti reali (espropriazioni; occupazioni; requisizioni; confische; sequestri),
diritti personali (ordini) o obblighi a rilevanza patrimoniale (attengono al tema delle prestazioni imposte).
L'espropriazione.
L'espropriazione il provvedimento che ha l'effetto di costituire un diritto di propriet o altro diritto reale in
capo ad un soggetto (espropriante: non necessariamente si tratta dell'amministrazione che emana il
provvedimento), previa estinzione del diritto in capo ad altro soggetto (espropriato) al fine di consentire la
realizzazione dei un'opera pubblica o per altri motivi di pubblico interesse e dietro versamento di un
indennizzo ex art. 42, co.3 Costituzione.
La disciplina dell'espropriazione per pubblica utilit contenuta nel testo unico di cui al d.p.r. 327/2001
(di
seguito T.U.).
Corte Costituzionale, sent. n. 348/2007:
incompatibilit della disciplina dell'indennizzo introdotta dall'art. 5-bis d.l. 333/1192 (conv. In
l.359/1992) con l'art. 1 del Primo Protocollo allegato alla CEDU (cos come interpretato dalla Corte
dei diritti dell'uomo) illegittimit della normativa per contrasto con l'art. 117, co.1 Cost.;
l'indennizzo non pu essere slegato dal valore di mercato (anche se la Corte non esclude un margine
di intervento legislativo che tenga conto della funzione sociale della propriet).
Legge 244/2007:
modifica la disciplina del d.lgs. 327/2001;
nel caso di esproprio di area edificabile, l'indennit pari al valore venale del bene;
se l'espropriazione finalizzata ad attuare interventi di riforma economico-sociale, l'indennit
ridotta del 25%;
se stato concluso accordo di cessione, o esso non stato concluso per fatto non imputabile
all'espropriato ovvero perch a questo stata fatta offerta di un'indennit provvisoria che,
attualizzata, inferiore agli 8/10 di quella determinata in via definitiva, l'indennit aumentata del
10%.
L'esercizio del potere d'esproprio concernente beni sottoposti a vincolo quinquennale ai fini dell'esproprio in
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Le requisizioni.
Le requisizioni sono provvedimenti mediante i quali l'amministrazione dispone della propriet o, comunque,
utilizza un bene di un privato per soddisfare un interesse pubblico.
a. Requisizioni in propriet:
riguardano solo cose mobili;
possono essere disposte, generalmente per esigenze militari, dietro corresponsione di indennit;
hanno effetto irreversibile.
b. Requisizioni in uso:
presupposto urgente necessit (di cura di un'esigenza della collettivit insuscettibile di essere soddisfatta altrimenti);
riguarda beni sia mobili sia immobili;
comporta la possibilit di poter utilizzare il bene (che rimane in propriet del titolare) per il tempo necessario e pagando
un'indennit
si differenzia dall'espropriazione (che non temporanea) e dalle ordinanze di necessit e di urgenza (che non prevedono la
corresponsione di un indennizzo)
c. requisizioni di attivit se ne parla in dottrina per indicare le ipotesi in cui viene ingiunto al privato di svolgere una certa attivit.
Art. 7, l. 2248/1865 Allorch per grave necessit pubblica l'autorit amministrativa debba senza indugio
disporre della propriet privata [...], essa proceder con decreto motivato , sempre per senza pregiudizio dei
diritti delle parti. Tale disposizione applicabile ogniqualvolta altra prescrizione conferisca
all'amministrazione il potere di disporre della propriet del privato.
La confisca un provvedimento ablatorio a carattere (non espropriativo, ma) sanzionatorio ed la misura
conseguente alla commissione di un illecito amministrativo.
Il sequestro il provvedimento ablatorio di natura cautelare: mira, in genere, a salvaguardare la collettivit
dai rischi derivanti dalla pericolosit del bene.
Art. 13, l.689/1981: ammesso il sequestro cautelare di tutte le cose che possono formare oggetto di confisca a titolo di sanzione
accessoria rispetto alle sanzioni amministrative pecuniarie.
Gli ordini hanno l'effetto di imporre un comportamento al destinatario. Si distinguono in: comandi (ordini di
fare) e divieti (ordine di non fare); generali e particolari.
Alcuni ordini sono rivolti non ai privati, bens ai dipendenti. Talora caratterizzato, sotto il profilo funzionale, per il fatto che mira a
conformare l'attivit dei privati.
Dagli ordini si distinguono:
le direttive (minore vincolativit rispetto agli ordini);
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la diffida, cio il formale avvertimento ad osservare un obbligo che trova il proprio fondamento in altro provvedimento o
nella legge (mentre l'ordine crea l'obbligo).
Sanzione amministrativa- Misura afflittiva non consistente in una pena criminale o in una sanzione
civile, irrogata nellesercizio di potest amministrative come conseguenza di un comportamento
assunto da un soggetto in violazione di una norma o di un provvedimento amministrativo o,
comunque, irrogata al responsabile cui lillecito sia imputato.
NB: pu coinvolgere solo beni che la Cost non assoggetta ad una riserva di giurisdizione (che non incidono
dunque sulla libert personale).
Principi generali delle sanzioni amministrative- Vanno ricercati nella legislazione ordinaria costituita dalla l.
689/1981 nella quale (in virt della depenalizzazione- ossia la trasformazione dei fatti previsti come reati
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in illeciti amministrativi) sono contenuti principi di tipo garantistico modellati almeno parzialmente su quelli
penalistici.
1)Principio di legalit: a. lart 25 co. 2 Cost comprende anche la legge regionale come riserva assoluta; b. la
l. 689/1981 art 9, co.2 ammette che una disposizione regionale preveda una sanzione amministrativa;
2)Principio di irretroattivit: lart 1 co. 1 l. 689/1981 a. sancisce che nessuno pu essere assoggettato a
sanzioni amministrative se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima della commissione della
violazione; b. non prevede tuttavia il principio di retroattivit della norma successiva pi favorevole (come
invece prevede il cp);
3)Principio di divieto di analogia: art 1 l. 689/1981 a. pacifico con riguardo allanalogia in malam partem; b.
controverso con riguardo allanalogia in bonam partem (alla quale si appigliano coloro che sostengono la
non codificata retroattivit della norma pi favorevole).
Tassativit delle misure sanzionatorie- La sanzione amministrativa il risultato dellesercizio di un potere
amministrativo. I principi di tipicit e di nominativit dei poteri e dei provvedimenti trovano corrispondenza
nella tassativit delle misure sanzionatorie espressamente affermata dallart 1 l. 689/1981. Il procedimento
amministrativo differente da quello penale, in primis perch lefficacia dei provvedimenti sanzionatori
subordinata alla loro comunicazione al destinatario (art 21-bis l. 241/1990). Quanto al profilo soggettivo del
potere, dobbiamo ricordare che anche soggetti esterni allorganizzazione amministrativa in senso proprio
possano comminare sanzioni, quali, ad esempio, il giudice penale e il pretore (oggi sostituito dal Tribunale
competente).
Art 24 l. 689/1981: qualora lesistenza di un reato dipenda dallaccertamento di una violazione non costituente reato, e per questa
non sia stato effettuato il pagamento in misura ridotta, il giudice penale competente a conoscere del reato pure competente a
decidere sulla predetta violazione e ad applicare con la sentenza di condanna la sanzione stabilita dalla legge per la violazione
stessa. Al comma 5 si stabilisce che il pretore, quando provvede con decreto penale, con lo stesso decreto applica, nei confronti dei
responsabili, la sanzione stabilita dalla legge per la violazione.
Sanzioni amministrative e riforme costituzionali- La l. cost. 3/2001 di riforma del titolo V della II parte della
Costituzione non elenca le sanzioni tra le materie riservate allo Stato o alla potest legislativa concorrente.
Tuttavia pare da ammettersi che la potest sanzionatoria possa essere ricompresa, poich strumentale alle
funzioni, nelle varie materie elencate dallart 117 Cost o affidate per esclusione alle regioni. Si deve
concludere che la l. 689/1981, nella parte che eccede la materia giurisdizione e norme processuali (di
competenza legislativa statale) sia direttamente applicabile soltanto alle sanzioni relative alle materie
riservate alla potest legislativa statale, e soltanto per quelle di legislazione concorrente, possa valere come
disciplina contenente principi fondamentali della materia.
Classificazione delle sanzioni amministrative:
a) Sanzioni ripristinatorie: colpiscono la res e mirano a reintegrare linteresse pubblico leso;
b) Sanzioni afflittive (le sole sanzioni in senso proprio): si rivolgono direttamente allautore
dellillecito e mirano a punire il colpevole;
a. Sanzioni pecuniarie
b. Sanzioni interdittive: incidono sullattivit del soggetto colpito;
c) Sanzioni disciplinari: sono oggetto di una specifica regolamentazione e si riferiscono ai soggetti
che si trovano in un peculiare rapporto con lamministrazione (che pu scaturire dallappartenenza a
comunit stabili come le scuole, oppure a comunit occasionali quali gli ospedali, oppure ancora a
corpi organizzati come i collegi professionali e i corpi militari).
Hanno inoltre particolare importanza le sanzioni disciplinari nella materia del rapporto di lavoro presso le pubbliche
amministrazioni: nonostante il d.lgs 165/2001 abbia introdotto una regolamentazione specifica in tema di responsabilit
disciplinare, si discute circa il fatto che il potere disciplinare si fondi su di una supremazia speciale dellamministrazione
distinta rispetto alla situazione del datore di lavoro privato.
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Le sanzioni disciplinari incidono talora sul patrimonio, talora sullesplicazione dellattivit per cui il
loro carattere comune costituito dal fatto che conseguono alla violazione di prescrizioni relative ad
uno status, non invece alla natura dellinteresse leso, oppure pi in generale alla materia interessata
(spesso si parla di sanzioni tributarie, previdenziali, edilizio-urbane e cos via) giacch in tal caso la
fattispecie che risulta caratterizzata non gi la sanzione bens lillecito e il disvalore
d) Sanzioni accessorie: come ad esempio alcune misure interdittive, originariamente penali, consistenti
nella privazione o nella sospensione di facolt o diritti derivanti da provvedimenti della pa.
Tutela- la giurisprudenza ha generalmente adottato il principio secondo il quale sussisterebbe:
La giurisdizione ordinaria con riferimento alle misure afflittive (in quanto esulerebbero dallarea dei
poteri autoritativi e discrezionali conferiti alla pa per la cura degli interessi pubblici)
In riferimento alle sanzioni pecuniarie, contro lordinanza di ingiunzione di pagamento e lordinanza che dispone la
confisca possibile ricorso in opposizione davanti al tribunale del luogo in cui commessa la violazione (entro 30 giorni
dalla notificazione del provvedimento).
Illecito amministrativo e riserva di legge- La violazione del precetto d luogo allillecito amministrativo, per
il quale la l. 689/1981 prevede una riserva di legge. Lintegrazione dellillecito costituisce per cui il
presupposto per ladozione della sanzione: la sua descrizione sottratta in via di principio alle fonti
secondarie, o comunque diverse dalla legge, e ci per evidenti ragioni di garanzia a favore dei privati
NB: la giurisprudenza ammette per la possibilit che una legge configuri come illecita la violazione di
regolamenti, ovvero consente che fonti secondarie integrino i precetti normativi.
Esiste una stretta interdipendenza tra illecito e sanzioni, tanto che spesso il legislatore si occupa spesso di
illecito nella disciplina relativa alla sanzione.
Elemento psicologico- Si richiede il dolo o la colpa (la giurisprudenza, introducendo una sorta di inversione
dellonere della prova, afferma che spetta al trasgressore la dimostrazione dellassenza della colpa).
11. I poteri di ordinanza, i poteri di programmazione e di pianificazione, i poteri di imposizione dei vincoli,
i poteri di controllo.
Il potere di ordinanza, esercitabile nelle situazioni di necessit e urgenza, caratterizzato dal fatto che la
legge non predetermina in modo compiuto il contenuto della statuizione in cui il potere pu concretarsi
oppure ancora consente allamministrazione stessa di esercitare un potere tipico in presenza di situazioni
diverse da quelle previste in via ordinaria o seguendo procedure differenti.
Lesercizio di tale potere d luogo allemanazione delle ordinanze di necessit e urgenza, non rispettando
dunque il principio di tipicit dei poteri amministrativi che impone la previa individuazione degli elementi
essenziali dei poteri a garanzia dei destinatari degli stessi. Daltro canto tali ordinanze sono previste proprio
per far fronte a situazioni che non possono essere risolte rispettando il normale ordine delle competenze e i
normali poteri.
La corte costituzionale ha peraltro fissato alcuni limiti nel rispetto dei quali la legge che riconosce il potere di
ordinanza compatibile con la Costituzione:
-
rispetto delle riserve di legge fissate dalla costituzione e dei principi dellordinamento generale
necessit di una adeguata motivazione e di efficace pubblicazione
119
ordinanze adottate dallorgano politico (in deroga al principio secondo cui i provvedimenti sono
emanati dai dirigenti)
NB: i provvedimenti limitativi della sfera giuridica dei privati aventi carattere cautelare e urgente sono
immediatamente efficaci, a prescindere dalla loro comunicazione ai destinatari (art. 21-bis l. 241/1990).
Vincolo amministrativo- La legge attribuisce allamministrazione il potere di sottoporre alcuni beni immobili
(che presentano peculiari caratteristiche storiche, ambientali, urbanistiche e cos via) a vincolo amministrativo, il quale, di
norma, imposto mediante piano (in altre ipotesi esso deriva direttamente dalla legge). A seguito di tale
vincolo si produce una riduzione delle facolt spettanti ai proprietari: in genere si tratta dellimposizione di
obblighi di fare (conservare i beni, realizzare interventi) o di non fare (modificare o alterare limmobile). Il vincolo pu
essere assoluto, se impedisce di utilizzare il bene, oppure relativo.
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Lopposizione del vincolo amministrativo consegue allaccertamento della sussistenza nel bene di preesistenti caratteri definiti in
generale dalla legge (schema norma fatto effetto): ci spiega perch di norma non sussista in capo ai privati il diritto a ottenere un
indenizzo (ad es. il vincolo paesaggistico, o il vincolo urbanistico conformativo).
Taluni vincoli comportano unincisione a titolo particolare sui caratteri fondamentali del bene, cos come
risultano dal regime posto dallordinamento per quella categoria di beni: paradigmatico lesempio dei
vincoli urbanistici a tempo indeterminato di inedificabilit assoluta o preordinata allespropriazione che, in
ragione della loro indole sostanzialmente oblatoria, svuotando cio la propriet del suo contenuto essenziale
secondo lo schema norma potere effetto, debbono essere indennizzati.
I controlli amministrativi nei confronti dei privati- Un potere di controllo simile a quello tra le relazioni
interorganiche e intersoggettive (inteso cio come attivit strumentale di verifica di un comportamento
alla stregua di un dato parametro e preordinata alladozione di una misura) ricorre anche nei rapporti
dellamministrazione con i privati. In particolare si hanno esempi di atti che vengono rilasciati a seguito
dellesito positivo di un controllo sullattivit da essi svolta, il quale presuppone, di norma, lavvenuta
instaurazione di una peculiare relazione tra privato e amministrazione che pu sorgere a seguito di un atto
autorizzatorio ovvero di segnalazione di inizio attivit del privato. La tendenza alla liberalizzazione indica
anche un ripensamento dei controlli, e della relativa disciplina che spesso disorganica e frammentaria.
Ispezioni- A livello europeo deve essere ricordata la raccomandazione 2001/331/CE del Parlamento europeo
e del Consiglio, del 4 aprile 2001 che stabilisce i criteri minimi per le ispezioni ambientali, mentre, sul piano
interno, lart 25 d.lgs 33/2013 dispone che le pubbliche amministrazioni pubblicano sul proprio sito
istituzionale lelenco delle tipologie di controllo a cui sono assoggettate le imprese in ragione della
dimensione e del settore di attivit, indicando per ciascuna di esse i criteri e le relative modalit di
svolgimento, nonch lelenco degli obblighi e degli adempimenti oggetto delle attivit di controllo che le
imprese sono tenute a rispettare per ottemperare alle disposizioni normative.
Molto rilevante la disciplina posta dallart. 11 l.180/2011 (Statuto delle imprese) ai sensi del quale le certificazioni relative a
prodotti, processi e impianti rilasciate alle imprese dagli enti di normalizzazione a ci autorizzati e da societ professionali o da
professionisti abilitati sono addirittura sostitutive della verifica da parte della pa e delle autorit competenti, fatti salvi i profili penali.
Le pa non possono richiedere alle imprese, allesito di procedimenti di verifica, adempimenti ulteriori rispetto ai requisiti minimi
pubblicati dalle camere di commercio, n irrogare sanzioni che non riguardino esclusivamente in rispetto dei requisiti medesimi.
I caratteri degli atti di accertamento- Lefficacia dichiarativa, che discende dallaccertamento che viene
esternato dallamministrazione, incide su una situazione giuridica preesistente a) rafforzandola
(preservandola ad esempio dal decorso del tempo: ad es. lintimazione di pagamento), b) specificandone il contenuto (es.
liscrizione negli albi professionali) o c) affievolendola, impedendo cos la realizzazione della situazione in una
certa direzione (ad es. la cancellazione di alcuni beni dagli elenchi dei beni pubblici).
Gli atti di certazione- Atti dichiarativi che hanno la funzione di attribuire certezza legale (valida erga omnes)
ad un dato (fatto, atto, stato, qualit o rapporto). Sono atti tipici e nominati e sono espressione di un potere
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certificativo che partecipa di molti caratteri di quello provvedimentale: la certezza, infatti, un effetto che si
pone sul piano dellordinamento generale.
Si pu discutere se la peculiare efficacia di questi atti (che non si limita a accertare una situazione gi prefigurata dellordinamento)
consista A) in una novazione della fonte che gi in precedenza riconosceva la situazione soggettiva; oppure se B) il provvedimento
sia dotato di una peculiare efficacia preclusiva, connessa al loro regime probatorio, che impedisce ad altri soggetti dellordinamento
di porre in discussione il risultato dellaccertamento (salvo esperire specifici procedimenti, quali ad es. la querela di falso). In oggni
caso essi non producono il mero consolidamento della situazione preesistente, ma riconoscono certezze legali attribuendo una qualit
giuridica secondo cui un atto, un fatto o un rapporto si considerano come avvenuti in un certo modo, anche indipendentemente dalla
conformit dellaccertamento alla situazione reale.
Le conoscenze acquisite dallamministrazione sono spesso conservate e ordinate in appositi registri, albi,
liste, elenchi, casellari e cos via. A tal proposito ricordiamo che anche altri atti di accertamento hanno
effetto di certezza: essa per detta notiziale in quanto superabile con la prova contraria (diversamente
dagli atti di certazione).
I certificati- Sono documenti tipici rilasciati da unamministrazione avente funzione di ricognizione,
riproduzione e partecipazione a terzi di stati, qualit personali e fatti contenuti in albi, elenchi o registri
pubblici o comunque accertati da soggetti titolari di funzioni pubbliche. Hanno normalmente i caratteri
dellatto pubblico, essendo rilasciato da un pubblico ufficiale autorizzato a darvi pubblica fede, e fa piena
prova, fino a querela di falso, tanto in sede amministrativa quanto in sede giurisdizionale, di ci che in esso
dichiarato e della provenienza (mentre non hanno particolare valore probatorio eventuali giudizi in essi contenuti). Si parla
spesso di certificazioni, le quali in senso proprio sono le dichiarazioni di scienza esternate mediante certificato: tra certificazione e
certificato c dunque lo stesso rapporto che corre tra contenuto e contenente).
NB: i certificati rilasciati dalla pa in ordine a stati, qualit personali e fatti sono validi e utilizzabili solo nei
rapporti tra privati: questo lunico ambito in cui la circolazione ammessa. Nei rapporti con gli organi
della pa e i gestori di pubblici servizi i certificati e gli atti di notoriet sono, invece, sempre sostituiti dalle
dichiarazioni sostitutive.
Gli attestati- Atti amministrativi sempre tipici, ma insuscettibili di creare la medesima certezza legale creata
da un atto di certazione, e che a differenza dei certificati, non mettono in circolazione una certezza creata da
un atto di certazione (es. attestato di benemerenza).
Le attestazioni atipiche- Atti amministrativi che, sul piano dellordinamento generale, creano, al pi, una
presunzione (ad es. attestati di frequenza a corsi, di svolgimento di attivit di studio e ricerca, ecc.).
Atti di notoriet- Atti formati su richiesta di un soggetto, da un pubblico ufficiale (es. notaio, sindaco) in base
alle dichiarazione simultanee rese in sua presenza e sotto giuramento da alcuni testimoni: da questi atti
risulta che la notizia di determinati fatti diventata di pubblico dominio.
Le dichiarazioni sostitutive- Atto del privato capace di sostituire una certificazione pubblica producendone
lo stesso effetto giuridico.
Negli ultimi anni si fatta sempre pi pressante la duplice esigenza di alleggerire il carico di lavoro dei pubblici uffici e consentire al
privato di poter provare, nei suoi rapporti con lamministrazione, determinati fatti, stati e qualit a prescindere dallesibizione dei
relativi certificati, che addirittura non possono pi essere utilizzati nei rapporti del cittadino con lamministrazione. La risposta a
questa esigenza stata individuata nellistituto giuridico della dichiarazione sostitutiva, lunico utilizzabile nei confronti
dellamministrazione da parte del cittadino.
NB: le disposizioni che regolano tale istituto sono quelle in materia di documentazione amministrativa raccolte nel T.U. (d.lgs.
445/2000), il quale disciplina in particolare la produzione di atti e documenti agli organi della pa, nonch ai gestori di pubblici servizi
nei rapporti tra loro e in quelli con lutenza, e ai privati che vi consentano. Esso deve essere integrato con la disciplina posta dal
codice dellamministrazione digitale di cui al d.lgs. 82/2005.
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Le dichiarazioni sostitutive si distinguono dai certificati in quanto: A) non provengono da un ente pubblico; B) sono destinate a
confluire soltanto in un singolo rapporto tra cittadino e amministrazione (mentre i certificati valgono in generale nei rapporti tra
privati); C) le dichiarazioni sostitutive hanno peraltro la stessa validit temporale degli atti che sostituiscono; D) non consistono in
una trascrizione del contenuto di un pubblico registro. La mancata accettazione della dichiarazione sostitutiva costituisce violazione
dei doveri dufficio. La legge attribuisce alla pa il compito di controllare la veridicit delle dichiarazioni sostitutive, il che avviene
mediante raffronto tra il contenuto delle stesse e quello degli atti di certazione.
Il controllo sulle dichiarazioni sostitutive (di certificazione e di atto di notoriet) deve avvenire, anche a
campione (non sono dunque escluse altre modalit) e in tutti i casi in cui sorgano fondati dubbi sulla loro
veridicit: esso effettuato A) consultando direttamente gli archivi dellamministrazione certificante oppure
B) richiedendo alla medesima conferma scritta della corrispondenza di quanto dichiarato con le risultanze dei
registri. La recente normativa ha previsto che le dichiarazioni sostitutive possono essere utilizzate anche nei
rapporti tra privati che vi consentano: in tal caso lamministrazione competente al rilascio della relativa
certificazione tenuta a fornire su richiesta del privato e con il consenso del dichiarante non il certificato ma
conferma scritta della corrispondenza di quanto dichiarato con le risultanze dei dati custoditi.
Le certificazioni dei privati- Certificazioni prodotte da operatori privati specializzati che attengono alla
conformit di prodotti o di metodi di produzione a norme e standard tecnici (ad es. certificati di bilancio,
certificati di qualit Iso, International Organization for Standardization, certificazioni ambientali ecc.). In
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alcuni casi si tratta di certificazioni prodotte da imprese non controllate da soggetti pubblici, ma accreditate da organismi privati (ad
es. in Italia per lIso la competenza del Sincert); in altre ipotesi, che interessano il diritto amministrativo, i certificatori devono
essere accreditati o autorizzati da organismi pubblici (es. Dop o Igp); infine vi sono casi in cui le certificazioni sono emanate da
organismi pubblici.
Sono ricollegabili allo schema norma potere effetto: la legge non produce direttamente leffetto, in
quanto attribuisce il relativo potere allamministrazione. Essi non sono per caratterizzati dallastrattezza in
quanto la produzione delleffetto non necessita di un ulteriore esercizio di poteri. Sono sottratti alla disciplina
della partecipazione procedimentale e del diritto di accesso e, inoltre, come quelli normativi, non necessitano
di motivazione.
Si configura cos un regime peculiare di tali atti, legislativamente previsto, anche se deve essere ricordato lorientamento del
Consiglio di Stato ad avviso del quale la formalizzazione del potere regolamentare comporta la correlativa riduzione dellarea dei
provvedimenti amministrativi generali a contenuto non normativo.
Una delle differenze principali rispetto allatto amministrativo normativo che questultimo, pur provenendo da una pubblica
amministrazione, espressione di un potere (quello normativo) diverso da quello amministrativo. Esso non ammette dunque deroghe
mediante un atto amministrativo puntuale e concreto (principio di inderogabilit dei regolamenti), giacch in tal caso si avrebbe la
prevalenza del potere amministrativo su quello normativo: tali poteri debbono restare oggettivamente distinti anche quando siano
riconducibili al medesimo soggetto. Latto amministrativo che deroghi a un atto amministrativo normativo dunque affetto da vizio
di legittimit.
14. Cenni ad alcune tra le pi rilevanti vicende giuridiche il cui studio interessa il diritto amministrativo:
il decorso del tempo e la rinuncia.
Il decorso del tempo produce la nascita o la modifica di una serie di diritti ed alla base degli istituti della
prescrizione e della decadenza.
Imprescrittibilit del potere- Il potere, in quanto attributo della soggettivit, non trasmissibile e non
neppure prescrittibile a seguito del decorso del tempo. Esso, infatti, trascende i singoli rapporti: la
circolazione che esso non sia esercitato in un singolo caso e in un singolo rapporto pu determinare la
decadenza limitatamente al caso o al rapporto considerati, ma non impedisce che lo stesso potere possa
essere esercitato in altri casi o in altri rapporti. Vige, infatti, la regola individuata dalla giurisprudenza secondo cui, anche
nellipotesi in cui sia scaduto il termine di novanta giorni per decidere un ricorso gerarchico proposto da un cittadino davanti ad
unautorit amministrativa, non si consuma il potere di decidere il ricorso, sicch lamministrazione pu emanare una decisione
tardiva.
Prescrittibilit del diritto- Il diritto soggettivo invece soggetto a prescrizione, ove non esercitato per un
certo periodo di tempo. Una decisione particolarmente delicata si profila in ordine alla prescrizione nella materia delle sanzione
amministrative. In tema di abusi edilizi, la giurisprudenza ha ribadito che il potere sanzionatorio dellamministrazione non
soggetto a termini di prescrizione o di decadenza, ma imponendo a essa lobbligo di motivazione in ordine alla scelta di procedere
comunque allesercizio del potere, che deve essere giustificato sulla base della prevalenza del pubblico interesse alla repressione. E
evidente la preoccupazione di conciliare il principio della non prescrittibilit della potest pubblicistica con le esigenze del privato, al
quale accordata una certa tutela nel momento della ponderazione dellinteresse pubblico.
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Inusucapibilit dei beni demaniali- Il tempo, unitamente allesercizio di un diritto, alla base dellistituto
dellusucapione dei diritti reali, ma per quanto attiene al diritto amministrativo non ammesso lacquisto per
usucapione di diritti sui beni demaniali.
Rinuncia- Negozio avente pi propriamente effetto abdicativo cui pu seguire un effetto traslativo (accrescimento della sfera altrui)
o estintivo (se la situazione abdicata non entra nella sfera di altro soggetto: si pensi alla rinunzia ad una sovvenzione). Il potere,
intrasmissibile e imprescrittibile, non pu essere oggetto di un atto di rinunzia. Sono invece normalmente rinunciabili i diritti
soggettivi (es. diritto allindennizzo nel caso dellespropriazione) salvo che il legislatore non imponga un divieto a tutela
dellinteresse del titolare. Non sono rinunziabili le situazioni che ineriscono a interessi diversi da quelli del titolare (ad es
irrinunciabile lufficio di tutore) e i diritti di libert, quanto trattasi in senso proprio di poteri. In tema dei crediti dei dipendenti aventi
causa nel rapporto di lavoro, si ricordi che lamministrazione non pu rinunciare alla prescrizione a alla relativa eccezione.
Irrinunciabilit dellinteresse legittimo- Non possibile rinunciare agli interessi legittimi: avendo ad oggetto
tali interessi la pretesa alla legittimit dellazione svolta dalla pa nellesercizio di un potere, il loro titolare
non pu disporne in quanto non pu disporre del potere correlato, il quale produce effetti nei confronti dei
destinatari direttamente individuati dalla legge.
linteresse legittimo segue il potere e il suo esercizio.
Linteresse pu, invece, trasferirsi congiuntamente al rapporto sostanziale che corre con lamministrazione. Al riguardo per bisogna
ricordare che linteresse legittimo consiste in una serie di poteri (di partecipazione, di reazione e cos via) esercitabili dal privato in
relazione allo svolgimento di un potere amministrativo: i poteri sono attribuiti a titolo originario, sicch lavente causa non esercita
poteri trasferiti da un altro soggetto ma proprio poteri.
Rinunciabilit dellazione correlata e interesse legittimo- Ammissibile invece la rinuncia allo strumento di
reazione processuale (esercizio potere di azione), cos come possibile la rinuncia al bene finale della vita o
la disposizione dello stesso (vendita del terreno in ordine al quale si richiesto il permesso di costruire).
[il paragrafo 15 fa un rinvio al cap. VIII]
La discrezionalit tecnica- E la possibilit di scelta che spetta allamministrazione allorch sia chiamata a
qualificare fatti suscettibili di varia valutazione, e si riduce ad un attivit di giudizio a contenuto scientifico.
Vi sono fatti c.d complessi che non possono essere giudicati semplicemente come esistenti o inesistenti e che
dunque non sono suscettibili di un mero accertamento (presupposto del pericolo, pregio artistico di un bene,
preparazione di un candidato). Lamministrazione dovr dunque operare una valutazione, la quale, tuttavia, a
differenza delle ipotesi di discrezionalit pura, non viene effettuata alla luce di un interesse pubblico, bens in
base a parametri tecnici e non implica una manifestazione di volont ma soltanto un giudizio.
La discrezionalit deve essere rapportata alla funzione dellatto amministrativo (e non allatto n al potere).
Quando coesistono discrezionalit pura e discrezionalit tecnica si parla di discrezionalit mista. Le regole
che presidiano allo svolgimento della discrezionalit si evincono a contrario in occasione della rilevazione
della loro violazione, che d luogo al vizio di eccesso di potere, e si riassumono nel principio di logicitcongruit: la scelta deve risultare logica e congrua tenendo conto dellinteresse pubblico perseguito, degli
interessi secondari coinvolti e della misura del sacrificio ad essi arrecato. Lessenza della discrezionalit
risiede, quindi, nella ponderazione comparativa dei vari interessi.
Discrezionalit amministrativa e sviluppo sostenibile- Lart. 3-quater, d.lgs. 152/2006 prescrive che lattivit
della pa debba essere finalizzata a consentire la migliore attuazione possibile dl principio dello sviluppo
sostenibile, per cui nellambito della scelta comparativa di interessi pubblici e privati connotata da
discrezionalit gli interessi alla tutela dellambiente de del patrimonio culturale devono essere oggetti di
prioritaria considerazione. Lo sviluppo sostenibile mira a garantire che il soddisfacimento dei bisogni delle
generazioni attuali non comprometta la qualit della vita e le possibilit delle generazioni future.
Il merito amministrativo- Linsieme delle soluzioni ipotizzabili come compatibili con il principio di
congruit in un caso determinato. E normalmente (salvo eccezioni fissate dalla legge) sottratto al sindacato
del giudice amministrativo e attribuito alla scelta esclusiva dellamministrazione, la quale tra le pluralit di
scelte cos individuate preferir quella ritenuta pi opportuna. si pu dire che il merito costituisce la sfera
di attivit riservata allamministrazione sulla quale il giudice anche in ragione della sua irresponsabilit
politica non pu incidere.
NB: neppure negli ambiti del merito e della scelta tecnica non sindacabile, la scelta dellamministrazione
libera: semplicemente essa non pienamente sindacabile poich risulta effettuata tra soluzioni tutte
ragionevoli.
17. Le fonti del diritto (in particolare quelle legislative) attinenti alle situazioni giuridiche.
Le fonti giuridiche sono i fatti e gli atti produttivi di norme giuridiche.(Molte fonti pongono norme di diritto
amministrativo e sono atti soggettivamente amministrativi, nel senso che sono posti in essere da autorit
amministrative.)
Le fonti del diritto amministrativo sono (secondo il criterio funzionale-oggettivo): A) le norme di relazione
(attribuiscono e riconoscono gli enti pubblici e le loro situazioni giuridiche); e in massima parte B) le norme
di azione (modalit di azione e di organizzazione amministrativa).
Riconoscimento dei soggetti dellordinamento, loro rapporti e fonti del diritto- Il riconoscimento dei soggetti
dellordinamento e la soluzione dei conflitti intersoggettivi spettano alla Costituzione, alla legge e agli atti
aventi forza di legge (decreti legge e d.lgs), in linea con il principio di legalit, il quale impone la
definizione legislativa del potere amministrativo nei suoi elementi essenziali ( infatti preferibile considerare la
legalit come conformit- giacch come compatibilit, poich ci comporterebbe il riconoscimento alla pa di un potere in via di
principio illimitato, non conferito dallordinamento). Oggi, molto spesso, la legge contrattualizzata e parziale, nel senso che tende
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a perseguire gli interessi concreti e contingenti di gruppi organizzati e, comunque, si spinge ben oltre il limite dellattribuzione di
situazioni giuridiche soggettive. Tuttavia, indubbio che le situazioni giuridiche, essendo posizioni in cui lordinamento generale
pone i soggetti portatori di interesse, possono sorgere unicamente sulla base di norme giuridiche dei quellordinamento. Ci
garantisce che tali norme di relazione siano prodotte da una fonte superiore alle parti in conflitto, ovvero da una fonte ad essa
equiparata. Anche norme facenti parte dellordinamento amministrativo, i regolamenti amministrativi talora concorrono a definire i
limiti delle situazioni soggettive e delle relazioni intersoggettive. Ci pu avvenire a condizione che una legge o un atto equiparato
conferiscano alla fonte secondaria la possibilit di disciplinare anche questi profili e, cio, in pratica, di occuparsi di una materia
differente rispetto alla regolamentazione dellesercizio dei poteri amministrativi. La fonte regolamentare, che pu intervenire soltanto
se la Costituzione non imponga riserve assolute di legge, dovrebbe comunque occuparsi unicamente del completamento della
disciplina che ha oggetto rapporti intersoggettivi.
Il problema delle norme di relazione nella Costituzione- Utilizzando il criterio funzionale-oggettivo anche
nella Costituzione possono essere individuate norme direttamente attributive di poteri e diritti, le c.d norme
precettive. Lordinamento tuttavia protegge il medesimo interesse con modalit diverse, a seconda dei
contesti in cui esso si colloca: molte norme, infatti, che qualificano come diritti interessi particolarmente
importanti, come ad esempio il diritto al lavoro o alla salute, sono da considerarsi, invece, come norme
programmatiche, le quali, rinviando ad un successivo intervento legislativo non proteggono direttamente i
diritti soggettivi. Emblematico il caso del diritto alla salute (art. 32 Cost.) il quale stato talvolta
considerato come fonte di diritto soggettivo direttamente azionabile dal titolare (es. danno biologico),
talvolta, invece, come norma che richiede un successivo intervento del legislatore che disciplina lazione e
lorganizzazione amministrativa al fine di soddisfare la pretesa dei consociati, dando cos origine a un
interesse legittimo.
18. Cenni ad alcuni riflessi della distinzione tra norme di relazione e norme di azione sui problemi della
difformit dellatto dal paradigma normativo e del riparto di giurisdizione.
Norme di relazione, diritti soggettivi, autorit giudiziaria ordinaria- Le norme di relazione proteggono in
particolare i diritti soggettivi. Si pu dunque dire che alla violazione di una norma di relazione consegue la
lesione di un diritto soggettivo. Poich il giudice che tutela i diritti soggettivi il giudice ordinario, come
affermato dalla costituzione, la stessa situazione pu essere descritta affermando che il giudice ordinario
sindaca la violazione delle norme di relazione. Sul piano sostanziale va aggiunto che, ove lamministrazione
agisca in violazione di una norma di relazione, essa pone in essere un comportamento che non espressione
di un potere. Si pensi al caso di un provvedimento di esproprio emanato da unamministrazione non competente: in tal caso, atteso
che nellamministrazione procedente manca il potere e atteso che il potere la giuridica possibilit di produrre effetti, si deve
concludere che latto emanato non produce gli effetti tipici del provvedimento il rispetto delle norme di relazione condizione per
la produzione degli effetti.
Carenza di potere e nullit degli atti amministrativi- Latto emanato in assenza di potere qualificabile
come nullo, ed , di norma, sindacabile dal giudice ordinario il giudice ordinario ha giurisdizione nei casi
in cui lamministrazione abbia agito in carenza di potere, ponendo in essere un atto nullo, e cio non
produttivo di effetti:
-
art. 21-septies l. 241/1990 E nullo il provvedimento amministrativo che manca degli elementi
essenziali, che viziato da difetto assoluto di attribuzione;
art. 133 d.lgs. 104/2010 contempla, invece, lipotesi di atto nullo adottato in violazione o elusione del giudicato,
devolvendoli alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo;
Cass., sez. un., n. 12110/2013 spetta invece alla giurisdizione del giudice ordinario la cognizione di una controversia
originata dalla contestazione dellatto con cui lamministrazione abbia dufficio vagliato la nullit di propri precedenti
provvedimenti al fine di non dar corso ai relativi effetti.
Norme di azione, interessi legittimi, giudice amministrativo- Poich lazione amministrativa legittimamente
svolta quando sia posta in essere nel rispetto delle norme di azione e poich linteresse legittimo la pretesa
alla legittimit dellazione amministrativa, si pu concludere che linteresse legittimo anche la pretesa
127
allosservanza delle norme di azione. Sotto il profilo processuale, la tutela dellinteresse legittimo (cio il
sindacato sulla legittimit) affidata al giudice amministrativo che ha una giurisdizione generale di
legittimit: atteso che linteresse legittimo leso dallinosservanza di una norma di azione, possibile
asserire che il giudice amministrativo sindaca la violazione delle norme di azione.
Cattivo esercizio del potere e illegittimit degli atti amministrativi- Lazione amministrativa che non rispetti
le norme di azione sicuramente illegittima: tuttavia, ove siano rispettate le norme di relazione che
attribuiscono il potere, latto finale non nullo, proprio perch sussiste per esso la giuridica possibilit di
produrre effetti. Gli effetti cos prodotti sono tuttavia precari, nel senso che lordinamento non pu tollerare
che siano equiparati in tutto a quelli che scaturiscono da unazione legittima. Latto cio emanato in una
situazione in cui il potere sussiste, ma stato esercitato in modo non corretto: si pu allora concludere che la
giurisdizione del giudice amministrativo si individua in base al canone del cattivo esercizio del potere
amministrativo. Il giudice che accerti la violazione delle norme di azione dovr eliminare si latto, sia i suoi
effetti, emanando una decisione di annullamento. Il regime dellatto posto in essere in violazione di norme di
azione dunque lannullabilit:
art. 21-octies, l. 241/1990 annullabile il provvedimento amministrativo adottato in violazione di
legge o viziato di eccesso di potere o da incompetenza.
- art. 21-nonies, l. 241/1990 latto illegittimo pu essere annullato in via di autotutela anche dalla
stessa amministrazione che lo ha emanato, la quale ha altres normalmente il potere di convalidarlo.
Leggi regionali e disciplina della amministrazione- Le norme di azione, quanto alla provenienza soggettiva,
sono prodotte sia dalle fonti secondarie, sia dalle fonti primarie che si connotino, sotto il profilo oggettivo,
per il fatto di essere poste in vista della cura degli interessi pubblici e di non definire rapporti intersoggettivi.
Tra queste fonti vanno annoverate le leggi regionali, le quali anzi, almeno fin ora, hanno disciplinato soltanto
lazione dellamministrazione, mentre non hanno potuto occuparsi dei rapporti civili e della materia
processulae. La loro rilevanza tuttavia aumentata in forza della modifica del titolo V della parte II della
Costituizione.
-
solo gli atti normativi sono astratti (intendendo il carattere derivante dalla necessit di un ulteriore
esercizio di poteri ai fini della produzione dell'effetto); visto dalla parte dei destinatari dell'atto, essi
sono indeterminati
solo gli atti normativi sono espressione di un potere diverso da quello amministrativo: essi non
costituiscono esercizio di azione dell'amministrazione, ma ne disciplinano il futuro svolgimento.
Si hanno dubbi sui piani regolatori generali, che secondo parte di dottrina e giurisprudenza avrebbero natura
mista e i bandi militari, essendo controversa la legittimit delle leggi che li prevedono.
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Per un altro verso, come accennato, alcuni regolamenti, dotati di carattere precettivo, incidono direttamente
sulla situazione giuridica dei privati.
22. Le altre fonti secondarie; in particolare: statuti e regolamenti degli enti locali. I testi unici e le
funzioni normative delle autorit indipendenti.
L'autonomia normativa riconosciuta ad altri enti pubblici, oltre che a Stato e regioni. Essa si estrinseca
mediante l'emanazione di statuti e regolamenti. L'autonomia statutaria e regolamentare degli enti locali
stata espressamente riconosciuta dalla l. 142/1990 e succ. modific. (ora T.U. enti locali), secondo un modello
nel quale alla legge spetta dettare le linee fondamentali dell'organizzazione dell'ente, lasciando alle scelte
autonome la possibilit di arricchire e integrare tale disegno.
Nel quadro delle fonti, rapporto dello statuto con la legge non pu essere colto richiamando meramente la
nozione di gerarchia, ma impone l'utilizzo di quella di competenza. Si tratta, infatti, di un atto espressione di
autonomia costituzionalmente riconosciuta, che deve unicamente osservare i principi costituzionali, senza
diretta ingerenza della legge statale o regionale negli ambiti non espressamente assoggettati alla disciplina
legislativa. La l. cost 3/2001, sostituendo l'originario art 114 Cost., sancisce che comuni, province e citt
metropolitane sono enti autonomi "con propri statuti...secondi i principi fissati dalla costituzione"; si tratta
dunque del riconoscimento costituzionale di una riserva di normazione. Norme attuative della disciplina
costituzionale sono poste dalla l.131/2003, che tra l'altro dispone che il potere normativo-costituente nella
potest statutaria e in quella regolamentare- esercitato anche dalle unioni di comuni e dalle comunit
montane e isolane. Ai sensi dell'art 4 l.131/2005, in particolare, lo statuto, in armonia con la Costituzione e i
principi generali in materia di organizzazione pubblica, nel rispetto di quanto stabilito dalla legge statale di
attuazione dell'articolo 117, secondo comma, lettera p), della Costituzione, stabilisce i principi di
organizzazione e funzionamento dell'ente, le forme di controllo, anche sostitutivo, nonch le garanzie delle
minoranze e le forme di partecipazione popolare.
La normazione degli enti locali non si esaurisce nello statuto, l'art 117,c. 6, Cost dispone che comuni,
province e citt metropolitane hanno "potest regolamentare in ordine alla disciplina dell'organizzazione e
dello svolgimento delle funzioni loro attribuite". L'art 4 l 131/2003 ribadisce che l'organizzazione degli enti
locali disciplinata dai regolamenti nel rispetto delle norme statutarie; pi in particolare, il c.4 chiarisce che
"la disciplina dell'organizzazione, dello svolgimento, e della gestione delle funzioni dei comuni, delle
province, e delle citt metropolitane, inoltre, riservata alla podest regolamentare dell'ente locale,
nell'ambito della legislazione dello Stato o della Regione, che ne assicura i requisiti minimi di uniformit,
secondo le rispettive competenze...".
La corte Cost n. 246/2006 ha chiarito l'assetto tra legge regionale e regolamenti ex art 117 c. 6: solo gli enti
medesimi possono adottare i regolamenti in esame, restando escluso qualsiasi potere sostitutivo o suppletivo
delle fonti regionali.
Non sono invece fonti del diritto le circolari, atti che pongono le c.d. norme interne e la prassi.
I testi unici raccolgono in un unico corpo le norme che disciplinano una certa materia. Essi non hanno
132
carattere innovativo delle preesistenti fonti se, con il solo fine di raccogliere in un testo ufficiale le
disposizioni vigenti, sono formati da un'autorit che non dispone di podest normativa (testi unici
"contemplativi" o "spontanei") e sono inquadrabili tra le mere fonti di cognizione. Ove compilati dal governo
o da altra amministrazione, i testi unici possono avere, all'interno dell'apparato amministrativo, valore
interpretativo delle norme raccolte e ordinate, comunque non vincolante. Rilevante la disciplina di cui
all'art 17-bis, l.400/1988, ai sensi del quale il Governo provvede a raccogliere le disposizioni aventi forza di
legge regolanti materie e settori omogenei, operando anche il coordinamento formale del testo delle
disposizioni medesime. Il testo unico deliberato dal Consiglio dei Ministri, previo parere del Consiglio di
Stato ed emanato con decreto del presidente della Repubblica.
L'indicazione ricavabile dal T.U. rileva nell'ambito del rapporto di sovraordinazione che corre tra
l'amministrazione che ha curato la raccolta delle fonti e il soggetto chiamato ad applicarle e non in quanto
essa abbia carattere normativo.
I testi unici emanati da soggetti dotati di competenza normativa, ancorch non modifichino le fonti raccolte,
hanno forza normativa, in questo caso si tratta di fonti di produzione: nelle ipotesi in cui i testi unici che
raccolgono leggi siano formati dal governo, occorre una legge di delegazione dell'esercizio del potere
legislativo.
L'art 20 l.59/1997, e succ. mod., prevede l'emanazione ogni anno di una legge per la semplificazione e il
riassetto normativo, che contempla il ricorso a decreti legislativi, cui possono affiancarsi, per le materie di
competenza statale, regolamenti governativi, per il "riassetto" normativo (non mero riordino, quindi c' la
possibilit di introdurre innovazioni nella disciplina) e la codificazione. In sostanza si immagina la redazione
di "codici" relativamente a specifiche materie.
Accanto ai codici e ai testi unici appena analizzati ci sono i regolamenti governativi (art 17, c. 4-ter,
l.400/1988) con cui si provvede al riordino periodico delle norme regolamentari vigenti, alla ricognizione di
quelle implicitamente abrogate e alla espressa abrogazione di quelle obsolete, o che hanno esaurito la loro
funzione o che sono prive di effettivo contenuto normativo.
Infine la legge riconosce podest normativa ad alcune autorit indipendenti (es Consob): la possibilit che le
autorit indipendenti emanino atti normativi, ad esclusione dei regolamenti delegati, stata ammessa dal
Cons. Stato, sez VI, n 688/1996, tale scelta stata soggetta a scritiche riguardanti legittimazione e
responsabilit politica.
133
1. Introduzione
Il provvedimento l'atto amministrativo che produce vicende giuridiche in ordine alle situazioni giuridiche
di soggetti terzi.
L'emanazione del provvedimento finale preceduta da un insieme di atti, fatti e attivit che concorrono
all'emanazione del provvedimento stesso, confluenti nel procedimento amministrativo.
Il procedimento amministrativo stato definito come "forma della funzione" (Benvenuti). La funzione
costituita da una serie di atti e di attivit "endorpocedimentali" attraverso cui si esplica il passaggio da
l'attribuzione del potere - come possibilit astratta di produrre effetti giuridici- alla concreta produzione
dell'effetto finale. Essa fa in qualche modo da tramite tra una situazione statica (il potere) e un'altra
situazione statica (l'effetto prodotto dall'atto), il procedimento amministrativo d evidenza a questo
momento, rappresentando appunto la forma esteriore con la quale si manifesta il farsi dell'azione
amministrativa.
La pi recente normativa pare volere configurare il procedimento come modulo nel cui interno far confluire
l'esercizio di pi poteri provvedimentali, in particolare autorizzativi e concessori, tra di loro connessi in
quanto riferiti alla medesima attivit del privato (esempio: la disciplina dello sportello unico).
In queste ipotesi, il procedimento si profila come istituto preordinato non soltanto ad acquisire e a censire
interessi secondari rispetto ad una finalit primaria, bens a curare pi interessi pubblici, considerati
unitariamente in un unico contesto. La scelta legislativa comporta evidenti vantaggi sul piano della
semplificazione amministrativa.
giudice nazionale, affermando dunque che il giudice comunitario non competente a statuire sulla legittimit
di un atto emanato da un'autorit nazionale nemmeno nelle ipotesi in cui l'atto del quale si tratta si inserisca
nell'ambito di un iter decisionale comunitario. Un riflesso di questa decisione che configura i pareri come
atti ad efficacia esterna, mentre la nostra dottrina li considera atti infraprocedimentali.
provvedimento finale
b) fase decisoria: fase in cui viene emanato l'atto o gli atti con efficacia costitutiva, nel senso che da essi
sgorga l'effetto finale sul piano dell'ordinamento generale ("efficacia").
c) fase integrativa dell'efficacia: fase eventuale, con la conseguenza che l'efficacia del provvedimento si
produce dopo la fase decisoria.
La distinzione in fasi, utile a fini classificatori e esplicativi, non deve far dimenticare che il procedimento
serve per decidere e che tale decisione deve avvenire in modo graduale e per momenti successivi: il
procedimento si configura come un continuum che non tollera suddivisioni artificiose.
La legge formalizza alcuni dei passaggi endorpcedimentali: l'art 11, l 241/1990, prevede che gli accordi che
l'amministrazione conclude con i privati siano preceduti da una "determinazione dell'organo che sarebbe
competente per l'adozione del provvedimento"; l'art 10.bis, nel caso di procedimento ad istanza di parte,
impone di comunicare agli istanti i "motivi che ostano all'accoglimento della domanda"; l'art 6 d rilievo alle
risultanze dell'istruttoria; l'art 14-ter, la conferenza dei servizi si conclude con una determinazione motivata
dell'amministrazione procedente cui segue il provvedimento finale.
Gli atti endoprocedimentali trovano posto tra i due estremi del procedimento-l'iniziativa e l'integrazione
dell'efficacia, ove prevista, o lemanazione del provvedimento finale e producono effetti rilevanti nel
procedimento: essi sono costitutivi dell'effetto endoprocedimentale che l'ordinamento collega ad essi. In
particolare, questi atti generano l'impulso alla progressione del procedimento e contribuiscono, inoltre, a
condizionare in vario modo la scelta finale o la produzione del suo effetto.
Fanno parte del procedimento gli atti di controllo, questi atti successivi al provvedimento ne condizionano
l'efficacia senza essere costitutivi dell'effetto, infatti l'efficacia va collegata al solo provvedimento, tuttavia
essa pu essere paralizzata dall'effetto endorcedimentale prodotto sul controllo.
Il rilievo sulla natura procedimentale degli atti di controllo non secondario poich non trattandosi di un
procedimento autonomo, alla fase del controllo non si applica la disciplina dettata per i procedimenti
destinati a sfociare in un provvedimento.
L'illegittimit degli atti endoprocedimentali: effetti sul provvedimento finale
La conoscenza delle fasi in cui si articola il procedimento importante perch l'illegittimit di uno degli atti
del procedimento determina in via derivata l'illegittimit del provvedimento finale, salvo che operi l'art.21
octies (v. Cap, VII, par.10). La circostanza che l'effetto in grado di incidere sulla situazione di soggetti terzi
si produca solo con il provvedimento chiarisce perch il terzo pregiudicato possa dolersi, e quindi esperire
un'azione davanti al giudice, unicamente a condizione che vi sia stata l'emanazione del provvedimento finale.
Tuttavia, in sede giurisdizionale, il terzo potr far valere e dedurre anche i vizi che attengono agli atti
endoprocedimentali, poich hanno concorso alla formazione del provvedimento che ha concluso il
procedimento. Anche la mancata adozione di un atto dovuto e l'alterazione dell'ordine procedurale danno
luogo ad illegittimit, che si riflette sul provvedimento finale, a sua volta illegittimo (es. Omissione di un
parere obbligatorio, cio posticipazione di un parere rispetto all'emanazione del provvedimento finale).
Atti endoprocedimentali con effetti esterni
E' possibile che un atto endoprocedimentale possa produrre di per s effetti esterni e che, se lesivo di
situazioni giuridiche soggettive, possa essere impugnato: per questo la giurisprudenza ritiene talora
immediatamente impugnabili alcuni di questi atti.
Il fenomeno spiegabile ricorrendo all'idea della riqualificazione degli atti e delle fattispecie giuridiche. Lo stesso atto pu cio
rilevare sia come atto del procedimento, sia come atto, avente effetti esterni, lesivo di posizione giuridiche di alcuni terzi. L'effetto
esterno pu essere prodotto anche da un atto che determini l'arresto del procedimento, pur se configurabile, in astratto, come atto
endoprocedimentale: diviene allora impugnabile in quanto costituisce l'atto che formalizza la conclusione in senso negativo del
procedimento e che preclude al terzo la possibilit di ottenere l'utilit finale cui aspirava (es. Diniego di un nullaosta).
Va esaminato anche il caso della mancata emanazione di un atto della serie procedimentale, che comporta di fatto l'interruzione della
procedura amministrativa; questa sorta di archiviazione non formalizzata di norma determina il mancato rispetto del termine finale di
137
conclusione del procedimento con un provvedimento espresso, sicch la fattispecie va inquadrata nella disciplina del silenzio rifiuto.
Con riferimento agli atti interni del procedimento, spesso la loro emanazione preceduta da uno specifico
procedimento, sicch nell'alveo di uno stesso procedimento possono innestarsi anche pi sub-procedimenti, i
quali costituiscono le serie di fasi preordinate all'emanazione di un atto che fa parte del procedimento
principale (es. Procedimento seguito per l'emanazione di un parere da parte di un organo collegiale).
6. Rapporti tra procedimenti amministrativi
Tra pi procedimenti amministrativi possono sussistere molteplici rapporti.
Procedimento e sub-procedimenti
A volte il rapporto deriva dal fatto (evidenziato poco sopra) che alcuni procedimenti costituiscono una fase
di un procedimento principale. Questi procedimenti vengono definiti sub-procedimenti; non sono
procedimenti autonomi, cio, essendo preordinati all'emanazione di un atto che costituisce uno degli elementi
della serie che conduce all'emanazione di un provvedimento, non sono autonomamente lesivi e capaci di
produrre un effetto sul piano dell'ordinamento generale. Va evidenziato come l'invalidit che dovesse
verificarsi in seno al sub-procedimento si riflette sul procedimento principale e quindi sull'atto finale.
Procedimenti connessi
I procedimenti si dicono invece connessi allorch l'atto conclusivo di un autonomo procedimento,
impugnabile in quanto tale ex se, condiziona l'esercizio del potere che si svolge nel corso di un altro
procedimento (connessione funzionale).
La connessione pi importante costituita dalla presupposizione: al fine di esercitare legittimamente un
potere, occorre la sussistenza di un certo atto che funge da presupposto di un altro procedimento in quanto
crea una qualit in un bene, cosa o persona che costituisce l'oggetto anche del successivo provvedere.
(es. Di rapporto di di presupposizione: 1. dichiarazione di pubblica utilit rispetto emanazione del decreto di
esproprio; 2. delibera di adozione di un piano regolatore rispetto all'adozione di misure di salvaguardia; 3.
determinazione di copertura di un posto rispetto al procedimento che si apre con il bando).
Chiarimento in ordine al concetto di presupposto, nozione impiegata anche dal legislatore (art.3 l.241/1990). una circostanza che,
pur non influendo sull'effetto giuridico finale, deve sussistere affinch il potere sia legittimamente esercitato (es. Situazione di
urgenza che il presupposto dei provvedimenti contingibili). L'illegittimit dell'atto che funge da presupposto rispetto al successivo
procedimento pu inficiare anche il provvedimento finale.
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Il fascicolo informatico
Le amministrazioni gestiscono i procedimenti amministrativi utilizzando le tecnologie dell'informazione e
della comunicazione nei casi e modi prevista dalla normativa vigente.
Raccolgono in un fascicolo informatico tutti i dati e i documenti, consultabile da altre amministrazioni.
In vista della cd. Dematerializzazione, ogni atto o documento pu essere trasmesso alle amministrazioni con
l'uso delle tecnologie dell'informazione e comunicazione se formato e inviato nel rispetto della normativa
vigente.
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Il dovere di procedere
Tutte le ipotesi di atti di iniziativa esaminate sopra, ad eccezione della proposta non vincolante, sono
caratterizzate dal fatto che sorge, quale effetto endoprocedimentale, il dovere per l'amministrazione di
procedere. Ci rilevante ai fini della formazione del silenzio, che presuppone il dovere di procedere, e
dell'eventuale tutela giurisdizionale.
fatto divieto alle pa di richiedere l'autenticazione della sottoscrizione delle domande per le partecipazioni a selezioni per
l'assunzione nelle pa, nonch ad esami per conseguimento di abilitazioni, diplomi o titoli culturali. La sottoscrizione di istanza da
produrre agli organi della pa o a gestori o esercenti di pubblici uffici pu essere apposta in presenza del dipendente, e comunque non
soggetta ad autenticazione ove l'istanza sia presentata unitamente a copia fotostatica di un documento di identit del sottoscrittore.
L'istanza e la copia fotostatica possono essere inviate per via telematica. Tutte le istanze e le dichiarazioni da presentare alla pa
possono essere inviate anche per fax e via telematica ( in questa ultima ipotesi esse sono valide se sottoscritte mediante firma digitale
basata su di un certificato qualificato e generata mediante dispositivo per la creazione di una firma sicura).
Per quanto attiene ai documenti, quelli da chiunque trasmessi alla pa tramite fax soddisfano il requisito della forma scritta e la loro
trasmissione non deve essere seguita da quella del documento originale.
La denuncia
In caso contrario l'atto del privato non si configura come istanza in senso proprio, bens come mera
denuncia, con la quale si rappresenta una data situazione di fatto all'amministrazione, chiedendo l'adozione
di provvedimenti o pi genericamente di misure senza tuttavia che l'ordinamento riconosca in capo a quel
privato un interesse protetto (es. Sollecitazione per l'adozione di un atto di autotutela).
Lo statuto del procedimento ad istanza di parte
Dal combinato disposto di una serie di articoli della l.241/1990 emerge una sorta di statuto dei procedimenti
ad istanza di parte. In particolare ad essi si applicano la disciplina dell'indennizzo da ritardo, l'art.10bis che
impone la comunicazione agli istanti dei motivi ostativi all'accoglimento dell'istanza e l'art.20 che prevede
l'eventualit dell'indizione della conferenza di servizi e la possibilit di definizione del procedimento
mediante silenzio-assenso, purch non ricorrano i casi di esclusione.
L'iniziativa d'ufficio
E' prevista dall'ordinamento nelle ipotesi in cui il tipo di interessi pubblici affidati alla cura di
un'amministrazione esiga che questi si attivi automaticamente al ricorrere di alcuni presupposti,
indipendentemente dalla sollecitazione proveniente da soggetti esterni. Le segnalazioni devono normalmente
essere soggette ad una verifica, che attiene alla sufficienza del fatto rappresentato ai fini dell'attivazione del
procedimento. Il risultato di questa verifica non necessariamente deve essere formalizzato.
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L'organo di governo individua, nell'ambito delle figure apicali dell'amministrazione, il soggetto cui attribuire
il potere sostitutivo in caso di inerzia. prevista pure una misura suppletiva; infatti nell'ipotesi di omessa
individuazione, il potere sostitutivo si considera attribuito al dirigente generale, o in mancanza, al dirigente
preposto all'ufficio o in mancanza al funzionario di pi elevato livello presente nell'amministrazione.
Il meccanismo attivato su sollecitazione di parte: decorso inutilmente il termine per la conclusione del
procedimento, e senza che sia fissato un termine finale, il privato pu rivolgersi al responsabile perch entro
un termine pari alla met di quello originariamente previsto concluda direttamente il procedimento attraverso
le strutture competenti o con la nomina di un commissario.
Stando alla lettera della norma, questa iniziativa non sospende i termini per proporre azioni giurisdizionali. Il responsabile della
sostituzione entro il 30 gennaio di ogni anno comunica all'organo di governo i procedimenti, suddivisi per tipologia e strutture
amministrative competenti, nei quali non stato rispettato il termine di conclusione previsto dalla legge. Nei provvedimenti rilasciati
in ritardo su istanza di parte sono espressamente indicati il termine previsto dalla legge e quello effettivamente impiegato.
Ritardo e indennizzo
La disciplina di cui all'art.28 d.l.69/2013 ha introdotto l'istituto dell'indennizzo da mero ritardo, stabilendo
che nella comunicazione di avvio del procedimento e nelle informazioni sul procedimento pubblicate sui siti
Internet fatta menzione del diritto all'indennizzo, nonch delle modalit e dei termini per conseguirlo e
sono indicati anche il soggetto cui attribuito il potere sostitutivo e i termini a questo assegnati per la
conclusione del procedimento. La pa procedente, o in caso di procedimenti in cui intervengo pi pa, quella
responsabile del ritardo e i soggetti privati preposti all'esercizio di attivit amministrative, in caso di
inosservanza del termine di conclusione del procedimento amministrativo corrispondono all'interessato, a
titolo di indennizzo per il mero ritardo, una somma pari a 30 euro per ogni giorno di ritardo con decorrenza
dalla data di scadenza del termine del procedimento, comunque complessivamente non superiore a 2mila E.
Le somme corrisposte o da corrispondere a titolo di indennizzo sono detratte dal risarcimento.
La disciplina si applica solo ai procedimenti iniziati ad istanza di parte, comunque con esclusione delle
ipotesi di silenzio qualificato e dei concorsi pubblici. In sede di prima applicazione la normativa riguarda
solo i procedimenti che interessano le imprese. Dal punto di vista procedurale l'istante pero tenuto ad
azionare preventivamente il potere sostitutivo nel termine perentorio di venti giorni dalla scadenza del
termine di conclusione del procedimento. Nel caso di procedimenti in cui intervengono pi pa, l'interessato
presenta istanza all'amministrazione procedente, che la trasmette tempestivamente al titolare del potere
sostitutivo dell'amministrazione responsabile del ritardo. Per quanto attiene alla tutela, nel caso in cui il
titolare del potere sostitutivo non emani il provvedimento nel termine previsto (met di quello originario) o
non liquidi l'indennizzo maturato fino alla data della medesima liquidazione, l'istante pu proporre ricorso
avverso il silenzio oppure, ricorrendone i presupposti, chiedere un provvedimento ingiuntivo.
Se il ricorso dichiarato inammissibile, il giudice con pronuncia immediatamente esecutiva, condanna il ricorrente a pagare in favore
del resistente una somma da due a quattro volte il contributo unificato. Il privato dunque prima di agire in via giurisdizionale, dovr
essere sicuro che sussista l'obbligo dell'amministrazione di pronunciarsi sull'istanza.
La pronuncia di condanna a carico della amministrazione comunicata alla corte dei conti al fine del
controllo di gestione sulla pa, al procuratore regionale della corte dei conti per le valutazioni di competenza,
e al titolare dell'azione disciplinare verso i dipendenti pubblici interessati dal procedimento amministrativo.
Questa la disciplina immediatamente applicabile che potrebbe per essere modificata. Il dl 69/2013
aggiungendo un comma all'art.2bis della l.241/1990 stabilisce che il diritto ad ottenere un indennizzo per il
mero ritardo matura "alle condizioni e con le modalit stabilite dalla legge" o sulla base della legge, da un
regolamento emanato ai sensi dell'art.17 l.400/1988,. In poche parole si chiarisce che la nuova disciplina
dell'indennizzo da ritardo si applica, in via sperimentale e dalla data di entrata in vigore della legge di
conversione del decreto, ai procedimenti amministrativi relativi all'avvio e all'esercizio dell'attivit di
impresa iniziati successivamente a tale data e che gli oneri derivanti dal nuovo meccanismo restano a carico
degli stanziamenti ordinari di bilancio di ciascuna amministrazione interessata (decorsi diciotto mesi, sulla
base di un monitoraggio, con un regolamento saranno stabilite la conferma, la rimodulazione, con riguardo ai
procedimenti amministrativi esclusi, o la cessazione delle disposizioni).
Il ritardo come fonte di altra responsabilit
Il ritardo, attestato dalla pronuncia che condanna l'amministrazione a corrispondere l'indennizzo,
nell'emanazione dell'atto amministrativo rileva anche sotto il profilo della responsabilit del dipendente.
L'art.2c.9 stabilisce che la mancata o tardiva emanazione del provvedimento costituisce elemento di
valutazione
della
performance
individuale,
nonch
di
responsabilit
disciplinare
amministrativocontabile
142
del dirigente del funzionario inadempiente. A ci si aggiunge il fatto che l'ordinamento prevede la
responsabilit civile a carico dell'agente; infatti il privato pu chiedere il risarcimento dei danni conseguenti
all'omissione o al ritardo nel compimento di atti o di operazioni cui l'impiegato sia tenuto per legge.
L'interessato, quando siano trascorsi sessanta giorni dalla data di presentazione dell'istanza deve notificare
una diffida alla pa e all'impiegato, a mezzo di ufficiale giudiziario. Decorsi inutilmente trenta giorni dalla
diffida egli pu proporre l'azione volta ad ottenere il risarcimento.
Tale procedura prevista dalla legge anche nel caso di omissione o ritardo di atti (diversi dall'istanza iniziale) endoprocedimentali da
compiersi d'ufficio. In tale ipotesi la diffida inefficace se non siano trascorsi 60 giorni dal compimento dell'atto che deve precedere
l'atto oggetto di diffida.
Il ritardo nei procedimenti considerato rilevante anche ai fini della lotta alla corruzione: le amministrazioni
provvedono al monitoraggio periodico del rispetto dei tempi procedimentali attraverso la tempestiva
eliminazione delle anomalie. I risultati del monitoraggio sono consultabili sui siti web istituzionali.
L'art.328 c.p.
Il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio, che entro 30 giorni dalla richiesta redatta in forma
scritta da chi vi abbia interessa non compie l'atto del suo ufficio e non risponde per esporre le ragioni del
ritardo punito con la reclusione fino a 1 anno o con la multa fino a 1032 E.
La norma sanziona anche il rifiuto quando esso attenga ad un atto identificato in relazione ad una delle finalit specificate dalla
norma stessa (ragioni di giustizia, sicurezza, ordine pubblico, igiene e sanit).
La disciplina comunque destinata a mutare: la l.190/2012 contiene una delega al governo per adottare un
decreto legislativo per la disciplina organica degli illeciti e sanzioni correlati al superamento dei termini di
definizione dei procedimenti amministrativi.
Il termine di 30 giorni coincide con quello che risulta fissato dalla l.241/1990. La disciplina si completa
tuttavia con ulteriori sei regole.
a. per le amministrazioni statali pu essere diversamente disposto con uno o pi decreti del Pres. Consiglio
dei ministri. Gli enti pubblici nazionali stabiliscono secondo i propri ordinamenti i termini nei procedimenti
di loro competenza. Il termine di 30 giorni vale solo ove essi non provvedano o la legge non indichi
espressamente un termine diverso;
b. il termine stabilito con decreto o dagli enti non pu essere superiore a 90 giorni(limite alla discrezionalit);
c. in casi particolari (sostenibilit tempi profilo organizzativo, natura interessi, complessit procedimento) il
termine massimo elevato a 180 giorni, occorre tuttavia la deliberazione del Consiglio dei ministri;
d. l'eccezione costituita dai procedimenti di acquisto della cittadinanza italiana e di quelli riguardanti
l'immigrazione, questi possono sforare anche il limite dei 180 giorni;
e. le autorit di garanzia e di vigilanza, fatto salvo quanto previsto da specifiche disposizioni, disciplinano in
conformit ai propri ordinamenti i termini relativi ai procedimenti di loro competenza, senza spazi di
intervento per il governo;
f. per i procedimenti di verifica o concernenti beni culturali e paesaggistici, e quelli in materia ambientale,
restano fermi i termini stabiliti dalla normativa speciale.
Interruzione e sospensione dei termini
I termini possono essere interrotti o sospesi. Nel primo caso, l'art.10bis, in riferimento a procedimenti ad
istanza di parte, stabilisce che prima della formale adozione di un provvedimento negativo l'amministrazione
comunica tempestivamente agli istanti i motivi che ostano all'accoglimento della domanda. Questa
comunicazione interrompe i termini che iniziano nuovamente a decorrere dalla data di presentazione delle
osservazioni, o in mancanza, dalla scadenza del termine di dieci giorni dal ricevimento della comunicazione
attribuito agli istanti per presentare per iscritto le loro osservazioni, eventualmente corredate da documenti.
Tale disciplina non si applica alle procedure concorsuali e ai procedimenti in materia previdenziale e assistenziale sorti a seguito di
istanza di parte e gestiti dagli enti previdenziali. Un'interpretazione sistematica della legge sembrerebbe consentire una mera
sospensione dei termini ove la comunicazione dei motivi ostativi all'accoglimento dell'istanza non abbia alimentato alcun
contraddittorio e non determinato nessun arricchimento istruttorio.
Con riferimento alla sospensione l'art.2 c.7 dispone che i termini possono essere sospesi, per una volta sola e
per un periodo non superiore a 30 giorni, per l'acquisizione di informazioni o certificazioni relative ai fatti
non attestati in documenti gi in possesso della pa o non direttamente acquisibili presso altre pa.
Si cerca di limitare in tutti i modi la sospensione; a ci v aggiunto che l'art.2 afferma l'applicabilit delle
disposizioni relative all'indizione della conferenza di servizi decisoria.
143
Dopo aver determinato le singole unit organizzative competenti, sorge l'obbligo ad individuare all'interno di
ciascuna di esse il responsabile del procedimento, persona fisica che agir in concreto.
L'art.5 afferma che il dirigente di ciascuna unit organizzativa provvede ad assegnare a s o ad altri addetti la
responsabilit dell'istruttoria e di ogni altro adempimento inerente il procedimento, nonch dell'adozione del
provvedimento finale. Il secondo comma prevede inoltre che qualora l'assegnazione non fosse effettuata
considerato responsabile il funzionario preposto all'unit organizzativa.
I compiti
dalla lettura della normativa vigente emerge un profilo di guida del procedimento, coordinatore
dell'istruttoria e organo di impulso. Il responsabile inoltre il punto di riferimento sia per i privati che
per le amministrazioni coinvolte. I compiti sono indicati nel particolare dall'art.6.
Valutazione condizioni di ammissibilit, requisiti di legittimazione e presupposti per l'emanazione del
provvedimento (attivit preliminare all'esame nel merito e di delibazione in ordine alla sussistenza di
requisiti); svolge funzioni anche istruttorie: accerta d'ufficio i fatti, dispone il compimento degli atti,
acquisisce i documenti e adotta le misure per un corretto svolgimento dell'istruttoria. Chiede il rilascio di
dichiarazioni e la rettifica di quest'ultime o di istanze erronee od incomplete. Questo istituto chiamato
regolarizzazione delle domande dei privati molto importante: la pa pu ammettere il cittadino a correggere
gli errori materiali in cui sia incorso nonch a completare la documentazione incompleta o non conforme
(nel caso di concorso la regolarizzazione non pu essere ritenuta violazione della par condicio).
144
Il responsabile del procedimento come interfaccia della pa nei confronti del cittadino
da quanto esposto sopra evidente come il responsabile del procedimento sia il soggetto della pa che
instaura il dialogo con i soggetti interessati al procedimento, mediante la comunicazione dell'avvio del
procedimento, prosegue nella fase della partecipazione e anche dopo l'emanazione del provvedimento finale
mediante la comunicazione, la pubblicazione e le notificazioni previste dall'ordinamento.
Il concetto di unit organizzativa responsabile
Bisogna stabilire che cosa si intende con unit organizzativa responsabile, l'espressione non viene infatti utilizzata in maniera
univoca. Qualora il procedimento si articoli in pi fasi si potrebbe ipotizzare la presenza di pi responsabili, tuttavia L'art.2 c.1 d.lgs.
165/2001 stabilisce che le pa sono ordinate secondo il criterio della trasparenza dell'azione amministrativa anche attraverso
l'istituzione di apposite strutture per le informazioni ai cittadini e di attribuzione ad un unico ufficio, per ciascun procedimento, della
responsabilit complessiva dello stesso.
L'art.4 l.241 consente alle pa di individuare l'unit responsabile, cos, nei casi in cui il procedimento si articoli in pi amministrazioni,
si ritenuto che dovrebbero essere individuati pi responsabili. Si ricordi che possono essere stretti degli accordi tra pa per ovviare a
questo tipo di problemi.
L'art.5 nell'occuparsi del responsabile dell'unit organizzativa, utilizza l'espressione "dirigente dell'unit organizzativa". Ci per non
implica che responsabile di ciascun procedimento sia per forza un dipendente con qualifica dirigenziale, potr essere anche un
dipendente non dirigente e di conseguenza non competente all'emanazione del provvedimento finale. quindi consentito che il
responsabile del procedimento sia un soggetto diverso dall'organo con competenza esterna.
L'organo competente per l'adozione del provvedimento finale, ove diverso dal responsabile del
procedimento, non pu discostarsi dalle risultanze dell'istruttoria condotta dal responsabile del
procedimento se non indicandone la motivazione nel provvedimento finale. La disposizione intende far
riferimento alla valutazione dei fatti oggetto dell'istruttoria, se diversa da quella del responsabile va motivata
145
da parte del dirigente. La norma non obbliga il responsabile a predisporre una bozza ma nella prassi stato
molto spesso cos, giacch non escluso che la disposizione venga interpretata come impositiva di un dovere
in capo al responsabile di delineare una sorta di proposta di decisione.
L'istituto della comunicazione strettamente legato alla partecipazione al procedimento, perch consente
agli interessati di conoscere la pendenza di un procedimento che li vede coinvolti.
Nella comunicazione va menzionato il diritto all'indennizzo, comprese le modalit e i termini per
conseguirlo, viene inoltre indicato il soggetto titolare del potere sostitutivo e i termini a questo assegnati per
la conclusione del procedimento. La comunicazione non necessaria nei casi di sub procedimenti che
confluiscano nel solco di un procedimento principale.
Le eccezioni al dovere di comunicare l'avvio del procedimento
L'art.13 esclude che le disposizioni del capo IV (compreso l'obbligo di comunicazione d'avvio del
procedimento) si applichino nei confronti dell'attivit della pa diretta all'emanazione di atti normativi,
146
I procedimenti riservati
La dottrina ha evidenziato l'esistenza di altri procedimenti cd riservati, in ordine ai quali non dovrebbe
essere ammessa la partecipazione, alla quale preordinata la comunicazione del procedimento. In questi casi
comunicazione e partecipazione potrebbero frustrare gli interessi curati dall'amministrazione ovvero la
riservatezza dei terzi. L'unico indice normativo che potrebbe giustificare la sussistenza di procedimenti riservati parrebbe
rinvenirsi nella disciplina sull'accesso (art.24).
dal responsabile del procedimento. La decisione finale deve essere preceduta da una adeguata conoscenza
della realt esterna. L'art.6 dispone ancora che l'organo competente per l'adozione del provvedimento finale
non pu discostarsi dalle risultanze dell'istruttoria se non indicandone la motivazione nel provvedimento
finale (v. par.9).
Nozione di fatti ed interessi
L'istruttoria serve per acquisire interessi e verificare fatti. La distinzione chiara in teoria, i fatti sono eventi gli interessi sono
aspirazioni, si complica un po' nella realt delle cose, in quanto scorre tra loro una certa correlazione. L'accertamento dei fatti
consente dunque all'amministrazione di acquisire la conoscenza circa l'esistenza e il valore di un interesse, e correlativamente a presa
in considerazione di un interesse pu rilevare l'esistenza di fatti importanti.
L'attivit di selezione e di evidenziazione dei fatti e degli interessi non priva di limiti e, in quanto tale, deve
essere adeguatamente motivata. Essa deve in primo luogo rispettare il principio di non aggravamento del
procedimento. inoltre importante il riferimento al criterio della pertinenza all'oggetto del procedimento
(art.10). Non vanno infine dimenticati i canoni di logicit e congruit che devono guidare anche la decisione
in ordine all'estensione dell'attivit istruttoria.
148
149
locale prevede numerosi strumenti ed istituti di partecipazione ulteriori: consultazione, istanze, petizioni, proposte, referendum,
azioni popolari, diritto di accesso e di informazione dei cittadini.
Inoltre i comuni e le provincie potrebbero introdurre forme di istruttoria pubblica orale e aperta a tutti gli interessati per raccogliere
elementi rilevanti.
procedimento prima della formale adozione di un provvedimento negativo, comunica tempestivamente agli
istanti i motivi ostativi. Tra questi motivi non possono essere addotti inadempienze o ritardi attribuibili
all'amministrazione. La disciplina non si applica alle procedure concorsuali e ai procedimenti in materia previdenziale e
assistenziale sorti a seguito di istanza di parte e gestiti dagli enti previdenziali.
Si tratta di una sorta di seconda comunicazione volta a suscitare un vero e proprio contraddittorio scevro di
valenze collaborative, sulla base di un progetto di decisione e non gi relativo alla sola fase istruttoria: entro
il termine di dieci giorni dal ricevimento della comunicazione, gli istanti hanno il diritto di presentare per
iscritto le loro osservazioni eventualmente corredate da documenti.
L'atto, volto a stimolare l'introduzione di elementi preordinati a far superare i fattori ostativi, ha valenza
endoprocedimentale e, come tale, non appare impugnabile in via autonoma. Il termine di dieci giorni
dovrebbe essere sospeso ove il privato abbia proposto istanza di accesso, volto ad ottenere i dati e gli
elementi necessari onde poter partecipare in modo proficuo e informato, ma la legge tace sul punto. Il
cittadino sicuramente interessato a partecipare anche se un freno potrebbe derivare dal timore di rivelare
elementi che potrebbe mantenere in serbo per impugnare il provvedimento di diniego e che, se offerti
all'amministrazione, potrebbero indurla a motivare diversamente il diniego. La norma lascia aperti molti
dubbi. Essa non riguarda tutti gli interessati, ma solo chi ha proposto istanza, e quindi frustra la posizione dei
controinteressati sostanziali. La disposizione non coerente con il disposto dell'art.20 per cui nei
procedimenti ad istanza di parte si forma il silenzio assenso ove l'amministrazione non comunichi entro il
termine di trenta giorni il provvedimento di diniego. In ogni caso possibile valutare il comportamento
complessivo dell'amministrazione ai fini della sua responsabilit. Ci si pu infine interrogare sulle
conseguenze della mancata osservanza dell'art.10bis: il discorso va condotto tenendo conto della disciplina di
cui all'art.21 octies. Occorre osservare che la norma non dovrebbe trovare applicazione nella parte in cui si
riferisce alla comunicazione d'avvio del procedimento, per sua natura diversa dalla comunicazione di cui
all'art.10bis.
Verifica da parte della pa dei fatti rappresentati in sede di partecipazione
I fatti rappresentati dagli intervenienti non possono in linea di principio essere accettati acriticamente. Ogni
rappresentazione implica una selezione dei fatti, con la conseguenza che l'amministrazione pu essere
chiamata ad estendere l'ambito oggettivo della realt indagata, onde ricercare i fatti implicati in quella
rappresentazione.
Partecipazione e attivit vincolata
Anche in ordine ai provvedimenti vincolati la partecipazione pu essere assai utile e rilevante: non sar
utilizzabile dall'amministrazione in quanto veicolo di introduzione di interessi, bens come ausilio, per
meglio individuare la sussistenza dei fatti e dei presupposti che devono comunque essere accertati o valutati
al fine di provvedere.
Partecipazione come veicolo di introduzione di soluzioni alternative
Con la partecipazione possibile introdurre anche ipotesi di soluzioni, le quali vanno ad arricchire il quadro
delle possibilit all'interno del quale l'amministrazione operer la scelta finale. Questo tipo di intervento implica
un'attivit e una capacit di elaborazione che solo alcuni privati possono possedere.
151
dell'amministrazione, che potrebbe in ipotesi non mutare la propria scelta perch in ipotesi la memoria non apporta alcun contributo
rilevante).
La soluzione pi apprezzabile non per recepita dal legislatore, sarebbe cio quella di prevedere per gli
interessi procedimentali forme di tutela immediate, non necessariamente giurisdizionali, ovvero meccanismi
procedimentali in grado di assicurare la possibilit di intervenire nel concreto farsi della scelta.
La legge in ogni caso si mossa nel senso della limitazione dell'incidenza della violazione delle norme
procedimentali stabilendo al art.21octies che non annullabile il provvedimento adottato in violazione di
norme sul procedimento o sulla forma degli atti qualora, per la natura vincolata del provvedimento, sia
palese che il suo contenuto dispositivo non avrebbe potuto essere diverso da quello in concreto adottato.
Il diritto di accesso nei confronti delle Autorit di garanzia e di vigilanza si esercita nell'ambito dei rispettivi
ordinamenti. Un'ipotesi particolare di diritto di accesso disciplinata dall'art.3 l.57/2001 con riferimento agli atti che concludono i
procedimenti di valutazione, constatazione e liquidazione dei danni: l'accesso da pare di chi abbia stipulato contrai di assicurazione
che lo riguardi si esperisce nei confronti delle imprese di assicurazione operanti nel ramo RCA auto. Se entro 660 giorni non messo
in condizione di prendere visione degli atti l'interessato pu rivolgersi all'Invass al fine di vedere garantito il proprio diritto.
merito all'accoglimento. L'art.7 d.p.r. 184/2006 dispone che l'atto di accoglimento della richiesta contiene
l'indicazione dell'ufficio presso cui rivolgersi, nonch di un congruo periodo di tempo, comunque non
inferiore a quindici giorni, per prendere visione e ottenere copia dei documenti.
Con riferimento all'inerzia della pa l'art.25 l.241 dispone che trascorsi inutilmente 30 giorni dalla richiesta di
accesso senza aver ottenuto pronuncia da parte della pa, questa si intende respinta.
Esercizio del diritto di accesso
In caso di accoglimento il diritto di accesso si esercita durato il periodo indicato (mai inferiore a 15 giorni),
mediante esame gratuito ed estrazione di copia del documento (salve disposizioni vigenti in materia di bolli).
L'esame effettuato dal richiedente o da persona da lui incaricata, con eventuale accompagnamento di altra
persona previa comunicazione delle generalit. L'esame avviene presso l'ufficio indicato nell'atto di
accoglimento.
Documenti sottratti all'accesso
Non tutti i documenti sono suscettibili di essere conosciuti dai cittadini ( uno dei casi in cui
l'amministrazione rifiuta l'accesso). L'art.24 l.241 prevede che il diritto non possa essere esercitato nei
confronti di documenti protetti da segreto di stato, di segreto o di divulgazione previsti espressamente
dall'ordinamento(v.capXpar.23), nei procedimenti tributari, nei confronti dell'attivit della pa diretta a
emanazione di atti normativi, amministrativi generali, di pianificazione e di programmazione e nei
procedimenti selettivi nei confronti di quei documenti contenenti informazioni di carattere psico attitudinale.
Spetta comunque alle singole pa individuare le categorie di documenti sottratti all'accesso ai sensi di tale
disciplina. Il c.6 rinvia inoltre ad un regolamento governativo per l'individuazione di casi di esclusione per
esigenze di tutela della sicurezza, difesa nazionale, politica monetaria, e ordine pubblico, quando inoltre
riguardino contrattazione collettiva nazionale o la riservatezza di persone fisiche o giuridiche.
Concetto di riservatezza e i controinteressati
Alcuni problemi nascono in quanto il fatto di ostendere un documento potrebbe incidere sulla posizione di
terzi. La l.241 distingue infatti tra interessati (titolari di una situazione giuridicamente tutelata e collegata al
documento cui richiesta l'accesso) e controinteressati ( dal cui esercizio altrui dell'accesso vedrebbero
compromesso il loro diritto alla riservatezza).
Con il termine riservatezza si suole indicare quel complesso di dati, notizie e fatti che riguardano la sfera
privata della persona e della sua intimit personale.
Accesso civico
Nella direzione dell'aumento della trasparenza si muove la disciplina dettata dalla normativa anticorruzione.
Il d.lgs.33/2013 ha introdotto nel nostro ordinamento il cd accesso civico. La richiesta di accesso civico non
sottoposta ad alcuna limitazione quanto alla legittimazione soggettiva del richiedente, che non deve essere
motivata; gratuita e va presentata al responsabile della trasparenza che si pronuncia sulla stessa.
L'amministrazione entro 30 giorni procede alla pubblicazione nel sito del documento richiesto e lo trasmette
contestualmente al richiedente, ovvero comunica l'avvenuta pubblicazione e ne trasmette collegamento
ipertestuale. In caso di ritardo il richiedente pu ricorrere al titolare del potere sostitutivo che verificata la
sussistenza dell'obbligo di pubblicazione obbligato ad adempiere ai doveri sopraelencati.
sempre possibile infine la via della tutela giurisdizionale utilizzando il rimedio del ricorso in tema di
accesso mentre in generale spetta al responsabile della trasparenza controllare e assicurare la regolare
attuazione dell'accesso civico. Anche con riferimento all'accesso civico si pone il problema della riservatezza
dei dati.
Il diritto di accesso disciplinato dal codice della privacy
Detto ci si rileva come la l.241 rinvia alla disciplina d.lgs.196/2003 che con riferimento alla riservatezza ha
riorganizzato ed innovato la normativa in materia di tutela dei dati personali (cd codice in materia di
protezione dei dati personali o codice della privacy).
Il diritto di accesso disciplinato dal codice della privacy: a) l'accesso ai propri dati personali
Ai sensi dell'art.7 di tale codice l'interessato ha diritto di ottenere dai soggetti pubblici la conferma del fatto che essi detengano dati
personali che lo riguardano, nonch la loro comunicazione in forma intelligibile. Ha diritto ad ottenere l'indicazione della
provenienza dei dati, delle finalit e delle modalit di trattamento, della logica applicata se avviene con strumenti elettronici, degli
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estremi dei soggetti responsabili nelle operazioni di trattamento, e dei soggetti a cui tali dati potrebbero essere comunicati.
un vero e proprio diritto di accesso regolato al di fuori della l.241.
Una volta conosciuti i dati personali detenuti da un ente pubblico, l'interessato ha diritto di ottenerne l'aggiornamento, la rettifica,
l'integrazione, la cancellazione, la trasformazione in forma anonima, la mera conservazione. Ha diritto inoltre, per motivi legittimi, di
opporsi al trattamento dei dati che lo riguardano, nonch al trattamento finalizzato all'invio di materiale pubblicitario.
L'art.8 prevede che tali diritti non possono essere esercitati se il trattamento di questi avviene ad opera di soggetti pubblici, per
esclusive finalit inerenti alla politica monetaria, al sistema dei pagamenti, al controllo degli intermediari e dei mercati finanziari.
Gli artt. 9-10 disciplinano le modalit di esercizio di questa tipologia di diritto di accesso, che si segnalano per la loro informalit e
per la semplificazione delle forme di comunicazione salvo che la richiesta di accesso sia rivolta ad un esercente una professione
sanitaria o a un organismo sanitario, nel qual caso la comunicazione deve avvenire solo per il tramite di un medico designato .
Alla luce della disciplina della l.241 e del codice della privacy si configurano pi tipologie di accesso:
a. accesso esoprocedimentale volto alla conoscenza dei soli dati personali del richiedente (regolato dal c.
privacy);
b. accesso esoprocedimentale volto alla conoscenza dei dati personali di soggetti terzi rispetto all'istante;
c. accesso esoprocedimentale volto alla conoscenza di dati sensibili e giudiziari;
d. accesso esoprocedimentale volto alla conoscenza di dati super sensibili;
e. accesso endoprocedimentale.
A tale pluralit di forme di accesso corrisponderebbe simmetricamente pluralit di situazione giuridiche soggettive: nel primo tipo di
accesso la titolarit di un diritto soggettivo; nelle altre ipotesi l'istante sarebbe titolare di un interesse legittimo. Ricordiamo per che
l'ad.plen. 6/2006 ha deciso che l'accesso sarebbe una posizione strumentale rispetto ad altre situazioni giuridiche.
La tutela giurisdizionale dei diritto di accesso: a) nel codice del processo amm. e nella l. 241
La disciplina del diritto di accesso completata dalla previsione di particolari forme di tutela.
Il d. lgs.104/2010 assegna al giudice amministrativo, in sede di giurisdizione esclusiva, la tutela
giurisdizionale contro le determinazioni concernenti il diritto di accesso e nei casi di rifiuto (tar in primo
grado e Consiglio di stato in appello). La legge prevede un processo abbreviato e l'art.116 d.lgs.104 dispone
che l'azione pu anche essere proposta in pendenza di un ricorso. Tale rito si applica anche all'accesso civico.
L'art.25 c.4 l.241, con specifico riferimento ai casi di rifiuto, espresso o tacito, e di differimento, consente
altres al richiedente di chiedere di riesaminare la determinazione negativa nel termine di trenta giorni al
difensore civico (se agisce contro enti locali o regionali) o se agisce contro amministrazioni statali alla
commissione per l'accesso ai documenti amministrativi di cui all'art.27, inoltrando comunque la richiesta
pure presso l'amministrazione resistente. Scaduto infruttuosamente tale termine il ricorso si intende respinto.
Se invece tali organi ritengano illegittimo il diniego o il differimento, ne informano il richiedente e lo
comunicano all'autorit disponente e , ove questa non emani il provvedimento confermativo motivato entro
30 giorni dal ricevimento della comunicazione, l'accesso consentito.
L'inerzia mantenuta sulla sollecitazione del difensore ha il significato di assenso.
Nell'ipotesi in cui si sia rivolto al difensore civico il richiedente potr adire il giudice amministrativo entro trenta giorni dal
ricevimento dell'esito dell'istanza. La legge cerca quindi di favorire questo strumento di tutela non giurisdizionale assicurando al
privato che il suo impiego non preclude l'azione dinanzi al giudice. Legge prevede poi che quando la Cada (commissione accesso
documenti amministrativi) chiamata a decidere in merito ad una fattispecie cui l'accesso negato o differito per motivi inerenti ai
dati personali riferenti terzi, debba essere richiesto parere obbligatorio e non vincolante del garante per la protezione dei dati
personali, chiamato a pronunciarsi nel termine di dieci giorni, decorso inutilmente il quale il parere si intende reso (art.25 c.4).
Possiamo ricordare gli accertamenti, dichiarazioni relative a fatti semplici meramente constatanti; alcuni
hanno la funzione di attribuire certezze legali con valore erga omnes (atti di certazione) mentre in altri casi il
riconoscimento formale di un certo modo di essere di una situazione ha rilievo ai fini dellesercizio del
potere amministrativo.
Valutazioni tecniche
Anche le valutazioni tecniche vengono ad esistere per apprendere la sussistenza di un fatto ma a differenza
degli accertamenti riguardano fatti complessi quando non possibile la valutazione sul criterio sussistenzainsussistenza ma ne serva una che esuli dalla discrezionalit.
Tali categorie di atti sono caratterizzate dal fatto che a seguito della loro emanazione, la situazione, il rapporto e il fatto
non vengono innovati ma hanno sempre la funziona di riconoscere formalmente una particolare condizione o un modo
di essere giuridico di un bene, di un rapporto o di un soggetto.
Inoltre al comma 3 lart.17, l.241/1990 definisce che nel caso in cui l'ente od argano adito abbia
rappresentato esigenze istruttorie all'amministrazione procedente il termine pu essere sospeso per una sola
volta e la valutazione deve essere prodotta entro 15 giorni dalla ricezione dei nuovi elementi.
Riserva di valutazione tecnica?
La disciplina dellart. 17 mira quindi a evitare che si proceda senza che sia valutata la presenza di un
presupposto previsto dalla legge, valutazione che non di competenza dellamministrazione procedente che
non pu quindi sostituirsi agli organi o agli uffici tecnici. Quindi pu ritenersi come sussistente una riserva di
valutazione tecnica in capo ad alcuni organi o enti la cui valutazione non sostituibile n dallazione privata
n da quella dellamministrazione.
La dottrina si pronunciata contro la sussistenza di una riserva di valutazione tecnica poich definirebbe in capo
allamministrazione un potere generale in contrasto con il principio di legalit.
Non chiaro per il punto se tale riserva operi anche nei confronti del giudice chiamato a sindacare sulla
legittimit del provvedimento basato sulla valutazione: il problema di limite al sindacato si pone solo in
relazione alla verifica di un fatto che sia suscettibile di varie valutazioni. Se il presupposto semplice il
giudice deve verificarne la sussistenza, mentre se complesso e vi possibilit di scelta si ritiene che il
giudice amministrativo possa operare una valutazione esterna, esaminando cio la logicit delloperazione
fatta dallamministrazione. Secondo alcune pronunce, richiamando il principio del giusto processo, il giudice
pu spingersi anche oltre il mero controllo formale avvalendosi di regole e conoscenze tecniche.
In questo senso si lascia al giudice la possibilit di poter verificare lattendibilit delle operazioni tecniche distinguendo
tra sindacato forte e sindacato debole: il primo comporta la sovrapposizione della valutazione del giudice a quella della
PA, mentre il secondo, intrinseco, relativo ai fatti complessi. Ma la piena sindacabilit delle valutazioni tecniche
lasciata al giudice ordinario il quale deve giudicare controversie in cui si deduce la violazione di un diritto soggettivo
che non pu essere subordinato a scelte amministrative. In relazione alla riserva di valutazione e al sindacato
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giurisdizionale, consentito al giudice di ricorrere a uno dei soggetti indicati dallart.17, l.241/1990 per lo svolgimento
dellattivit istruttoria.
Lart.2, l.241/1990 conferma la riserva quando esclude che per i casi previsti dallart. 17 possano applicarsi i
meccanismi di semplificazione previsti per limitare la sospensione, cio istituti per sbloccare la situazione;
quindi compito dellamministrazione fissare termini per cui, se dovesse mancare la valutazione dellorgano
primo coinvolto, questa potrebbe essere acquisita da altri organismi.
Le attivit istruttorie dirette allaccertamento dei fatti
La regola che listruttoria condotta dal responsabile del procedimento, che deve accertare i fatti
compiendo gli atti necessari, ma questi pu anche utilizzare uffici di altre amministrazioni.
Lordinamento permette per un eccezione alla regola generale, e cio che una parte dellattivit istruttoria sia svolta
dal privato secondo quanto previsto dallart. 3, c.2, d.lgs. 123/1998 secondo cui possono essere stipulate convenzioni
le cui obbligazioni hanno carattere privatistico per lo svolgimento di attivit istruttorie.
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comunicazione: lart. 18 l.241/1990 sancisce che compito delle amministrazioni munirsi degli strumenti necessari per
lapplicazione delle regole in materia di autocertificazioni.
La realizzazione di tale rete di comunicazione tra amministrazioni fondamentale per la corretta applicazione dellart.
18 e la creazione del sistema pubblico di connettivit.
4. produzione di documenti o autocertificazioni: atti relativi a stati, qualit personali o fatti non possono
essere usati e il cittadino deve quindi munirsi delle dichiarazioni sostitutive e lamministrazione acquisisce
dufficio le relative informazioni (art. 40, d.p.r. 445/2000)
In luogo dei documenti originali possono essere presentate copie autenticate ai sensi dellart. 18 TU in materia di
documentazione.
La differenza tra dichiarazioni sostitutive e autocertificazioni sta nel fatto che le prime, sostituendo un
certificato, contengono dati contenuti nei pubblici registri, mentre le seconde attengono a situazioni non
contenute in atti e quindi paiono avere un contenuto pi esteso.
Incidenza dellautocertificazione sui poteri istruttori
Laumento dei casi in cui il privato chiamato a certificare il possesso di determinati requisiti o la
conformit dei proprio progetti alle prescrizioni normative e tecniche ha mutato loggetto dellistruttoria
della PA, la quale accerta a campione la completezza e la regolarit delle dichiarazioni, e ha comportato
inoltre una riduzione del campo di applicazione del principio inquisitorio.
Inchieste e ispezioni
Tra i procedimenti volti ad accertare i fatti possono ricordarsi le inchieste e le ispezioni, che hanno ad
oggetto accadimenti ovvero beni di pertinenza di soggetti terzi; sono operazioni destinate a raccogliere
informazioni e dati di fatto necessari per provvedere e danno luogo a atti di accertamento.
Linchiesta amministrativa (diversa da quella prevista dallart. 82 Cost.) un istituto che mira
allacquisizione di scienza relativa a un evento straordinario che non pu essere conosciuto mediante la
normale attivit ispettiva e si conclude con una relazione. Linchiesta svolta da un organo ad hoc, di regola
collegiale, il quale dovr porre in essere una determinata attivit conoscitiva in relazione a un oggetto entro
un termine fissato; servente nei confronti del procedimento principale, ma pu avere carattere meramente
conoscitivo e non pu essere strumentale nei confronti del procedimento.
L ispezione un insieme di atti, di operazioni o di procedimenti mirati ad acquisizioni di scienza che ha a
oggetto situazioni o comportamenti e che avviene in un luogo esterno rispetto alla sede dellamministrazione.
Mira di regola a verificare la conformit alla legge e ai regolamenti di comportamenti e coinvolge beni e situazioni che
sono nella disponibilit di terzi; avviene in un luogo esterno e quindi, pur essendo strumentale a poteri diversi e relativa
a beni differenti, pu essere ricondotta a unit sul piano del privato in ragione della necessit di tutelare il domicilio del
soggetto che la subisce.
Lispezione un atto interno che lamministrazione rivolge allufficio competente che dovr compiere
lispezione attribuendo quindi la legittimit a procedere allispezione nel caso concreto; qui il vero
destinatario il soggetto che sottoposto a ispezione. Loperazione si conclude con la redazione di una
relazione o rapporto o verbale. E dubbia la possibilit che questa possa essere usata successivamente in sede
processuale.
Lispezione spesso strumentale a procedimenti di controllo ma non escluso che sia disposta anche al di fuori di
queste situazioni: art. 6, c.1, lett. b) l.241/1990 dice che il responsabile del procedimento accerta di ufficio i fatti,
disponendo il compimento degli atti all'uopo necessari, e adotta ogni misura per l'adeguato e sollecito svolgimento
dell'istruttoria senza specificare in ordine alla natura del procedimento in corso. Trattandosi di un attivit autoritativa
che incide sulla sfera giuridica di terzi necessario che vi sia una legge che attribuisca tale potere.
La distinzione tra inchiesta e ispezione netta nella teoria ma nella pratica i due istituti possono confondersi.
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2.
3.
pareri dei consulenti ed esperti: resi da consulenti o esperti privati i quali non svolgono funzione consultiva;
parere di regolarit tecnica e contabile della proposta di deliberazione: inserito nelle deliberazioni dei comuni e
delle province equiparabile ai controlli
Categorie di pareri
I pareri si distinguono in:
5. pareri obbligatori se lacquisizione prescritta dalla legge ma lobbligatoriet non attiene al fatto che
lorgano consultivo sia tenuto a rendere il parere;
6. pareri facoltativi, non sono previsti dalla legge e lamministrazione pu richiederli purch non
comportino un ingiustificato aggravamento del procedimento;
7. pareri conformi, pareri che lasciano allamministrazione attiva la possibilit di decidere se provvedere o
meno, ma se provvede non pu disattenderli;
8. pareri semivincolanti, che possono essere disattesi con ladozione di un provvedimento da un organo
diverso da quello che di norma emanarlo impegnandone la responsabilit;
9. pareri vincolanti, cio pareri obbligatori che non possono essere disattesi dallamministrazione a meno
che non li ritenga illegittimi.
Problema della natura dei pareri vincolanti
Questultima categoria ha creato numerose perplessit in dottrina. Se il parere deve essere espressione di un attivit
consultiva nel caso di specie non pu essere qualificato come parere avendo natura decisoria dato che
lamministrazione non pu discostarsene. Ma ritenendo che pertenga a una fase preparatoria rispetto a quella a cui si
collegano gli effetti esterni, si pu qualificare come parere perch incapace di produrre direttamente effetti (Travi). Ma
dal punto di vista sostanziale un parere che non lascia libert di scelta in capo allamministrazione non esprime
consulenza ma definisce la decisione preliminarmente; inoltre dal punto di vista procedimentale dovrebbe concludersi
che i pareri vincolanti determinano il contenuto delle decisioni e li si dovrebbe quindi ricondurli nellambito degli atti
decisori.
Il subprocedimento consultivo
Il subprocedimento comincia con la richiesta di parere, che consiste nella formulazione di un quesito a cui segue lo
studio del problema e la discussione con la redazione e la comunicazione allautorit richiedente. Il parere completa il
quadro istruttorio e quindi qualora lamministrazione attiva di disattendere il parere dovr adeguatamente giustificare
tale scelta (art. 3, l.241/1990).
Il procedimento consultivo disciplinato dallart. 16, l. 241/1990 e dalle successive modificazioni. Il parere
obbligatorio deve essere reso entro 20 giorni, nel caso di pareri facoltativi gli organi devono comunicare
entro quale termine il parere sar reso, comunque non superiore ai 20 giorni dal ricevimento della richiesta.
La disciplina distingue a seconda che il parere sia obbligatorio o facoltativo: se decorso il termine senza
che sia comunicato il parere obbligatorio ovvero senza che lorgano adito abbia rappresentato esigenze
istruttorie (parere reso obbligatoriamente entro 15 giorni dal ricevimento dei nuovi elementi)
lamministrazione ha la facolt di procedere indipendentemente dal parere; se decorso il termine senza che
venga comunicato il parere facoltativo lamministrazione deve procedere.
Nel primo caso c quindi mera facolt dellamministrazione la quale pu attendere un parere tardivo ovvero
la possibilit di trasformare un parere obbligatorio in facoltativo. La ratio quella di permettere la
prosecuzione del procedimento rinvenuta nel principio di non aggravamento del procedimento. Salvo il caso
di mancata richiesta del parere, il responsabile del procedimento non pu essere chiamato a rispondere di
danni derivanti dal mancato parere; norma non applicabile nei casi in cui il parere debba essere reso da
amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistica, territoriali e della salute dei cittadini.
Nel caso in cui non venga rispettato il termine per il parere in materia ambientale e sanitaria non concepibile che il
procedimento resti sospeso nellattesa della risposta ma possibile impiegare il rimedio processuale costituito dal
ricorso in cassazione.
La regola relativa ai provvedimenti limitativi si spiega con la necessit di permettere ai destinatari di attivare
rimedi giurisdizionali
e giustiziali; la disposizione prevede un eccezione rimessa alla scelta
dellamministrazione e unaltra che ha per carattere legale.
- Il provvedimento limitativo della sfera giuridica del privato pu contenere una clausola di immediata
efficacia (a prescindere della conoscenza del privato);
- i provvedimenti limitativi che hanno carattere cautelare e urgente sono immediatamente efficaci sulla base
della loro natura e dei presupposti che li legittimano.
I termini della comunicazione rilevano anche ai fini dei termini di impugnazione e del procedimento.
La disciplina relativa alla l. 241/1990 va integrata con quella prevista dal d.lgs. 33/2013 che condiziona
lacquisto di efficacia di alcune categorie di atti alla pubblicazione. Le misure di partecipazione che
condizionano lefficacia di un provvedimento sono elementi costitutivi degli effetti che non si producono
fino a che non sono completate ma decorre dal momento in cui la situazione di conoscibilit avvenuta. I
vizi e le irregolarit sulle modalit di partecipazione non si trasmettono agli atti che produrr comunque i
suoi effetti
Il controllo preventivo e successivo
161
C controllo preventivo se lefficacia viene sospesa in attesa dellesito del controllo. La tendenza della
legislazione quella di ridurre lambito degli atti sottoposti al controllo preventivo poich paralizza lazione
amministrativa. Ma il controllo pu anche svolgersi successivamente alla produzione degli effetti e si ha
quindi il caso del controllo successivo che non impedisce lefficacia del provvedimento e funge da
condizione risolutiva se viene pronunciato lannullamento. Il controllo d luogo a un subprocedimento, che
consta di varie fasi: trasmissione dellatto allorgano di controllo; istruttoria dellatto da controllare; adozione
della misura e comunicazione dellatto di controllo. Il potere di controllo deve essere esercitato entro un
certo termine e pu essere esercitato una sola volta.
Lannullamento dellatto soggetto a controllo preventivo di legittimit
In tema di misure repressive bisogna fare riferimento allannullamento dellatto sottoposto a controllo preventivo: non
pu definirsi un annullamento in quanto questo comporta leliminazione degli effetti che nel caso per di controllo
preventivo non si sono ancora prodotti. Inoltre non un provvedimento ma un atto endoprocedimentale, e non pu
essere inteso come un procedimento autonomo. Il decorso del termine per proporre impugnazione nei confronti di un
atto sottoposto a controllo non decorre dal momento in cui latto stato emanato ma la giurisprudenza sul punto
divisa.
Altri modi finalizzati a portare atti giuridici nella sfera di conoscibilit del destinatario
I pi comuni mezzi di partecipazioni sono:
la pubblicazione nei confronti della generalit degli individui sulla Gazzetta Ufficiali;
10.
la pubblicit destinata alla generalit di individui che consiste nella predisposizione di appositi
11.
documenti che sono permanentemente disponibili;
la comunicazione individuale rivolta a un destinatario preciso e pu avvenire mediante trasmissione
12.
con piego raccomandato e avviso di ricevimento;
la convocazione che consiste nellinvito al destinatario a recarsi per ricevere un documento presso un
13.
ufficio.
Alcune operazioni vengono realizzate mediante determinate procedure ad opera di particolari soggetti: sono
le notificazioni caratterizzate dallinterposizione tra autore e destinatario dellatto, di un soggetto terzo
denominato agente notificare, il quale documenta il ricevimento dellatto.
Ai sensi dellart 10, c.5, l.265/1999 permette alle amministrazioni di avvalersi del mezzo posta.
Rilevante listituto della trasparenza e ai sensi dellart. 23 d.lgs. 33/2013 le pubbliche amministrazioni
pubblicano e aggiornano ogni 6 mesi gli elenchi dei provvedimenti adottati dagli organi di indirizzo politico
e dai dirigenti.
Linosservanza dellart. 3 l. 241/1990
Lart 3 sancisce lobbligo per lamministrazione di indicare in ogni atto notificato il termine e lautorit a cui
ricorrere. La giurisprudenza ha ritenuto la violazione di tale norma mera irregolarit che non pu determinare
lillegittimit dellatto. Tale vizio consente per lapplicazione dellerrore scusabile con la conseguenza che
qualora il destinatario dellatto avesse adito il giudice incompetente o avesse lasciato decorrere i termini
potrebbe beneficiare della rimessione in termini e quindi la possibilit di riproporre lazione giurisdizionale.
La semplificazione procedimentale
La normativa circa la semplificazione amministrativa introdotta dalla l. 59/1997 e di recente stata intesa
come una leva per lo sviluppo in periodo di crisi con lo scopo di ridurre gli oneri amministrativi per cittadini
e imprese. (Gli oneri sono i costi degli adempimenti cui cittadini e imprese sono tenuti nei confronti delle
pubbliche amministrazioni nellambito del procedimento amministrativo, compreso qualunque adempimento
comportante raccolta, elaborazione, trasmissione di informazioni e documenti.)
162
La l. 108/2011 prevede che negli atti normativi o nei provvedimenti amministrativi a carattere generale che
regolano lesercizio di poteri autorizzatori e laccesso ai servizi pubblici non possono essere introdotti nuovi
oneri a carico di cittadini, imprese e soggetti privati senza contestualmente eliminare o ridurre alcuni dei gi
previsti.
La semplificazione procedimentale
La semplificazione del procedimento il punto a cui mira lordinamento e quindi oggetto della legge che
annualmente mira al riassetto normativo; dal punto di vista organizzativo stato istituito un comitato
interministeriale per lindirizzo e la qualit strategica delle politiche di semplificazione.
Le fonti della semplificazione sono da rintracciare in decreti legislativi e fonti regolamentari di
delegificazione consegnando alla fonte amministrativa soggettiva parte della disciplina: in questo si assiste a
un depotenziamento della centralit del parlamento e il rafforzamento del secondo e concorrente polo
normativo.
Loggetto della semplificazione sono le fasi procedimentali, ladeguamento alle nuove tecnologie, la
riduzione dei termini.
La legge 127/1991 si occupa anche di altri aspetti come la conferenza di servizi e la disciplina dei pareri e la
documentazione amministrativa.
La l. 241/1990 e la semplificazione
Gi questa legge si era occupata della semplificazione negli argomenti appena citati definendo negli artt. 14 e ss. come
istituti di semplificazione la conferenza di servizi, gli accordi tra amministrazioni, la prefissione di termini e
meccanismi per consentire di ottenere in termini certi pareri e valutazioni tecniche, lautocertificazione, la
liberalizzazione di attivit private e il silenzio assenso.
Nel procedimento amministrativo sono fondamentali sia lansia di provvedere sia le esigenze di matrice
pubblicistica volte a garantire la partecipazione e lapporto degli interessati dallazione ma la semplificazione
che viene realizzata dal legislatore riguarda essenzialmente il primo aspetto ma deve trovarsi una soluzione
al conflitto di tali interessi, entrambi rilevanti. Ad oggi notiamo una prevalenza del principio della speditezza
rispetto ai valori di garanzia, pubblicit e completezza dellistruttoria: i principi di economicit, efficienza,
efficacia e speditezza spingono ai margini listruttoria e il procedimento e attirano al centro la decisione la
quale diventa lelemento pi importante dellazione amministrativa.
La rapida conclusione del procedimento e gli interessi dei terzi
Linteresse dei cittadini fatto salvo garantendo la rapida conclusione del procedimento ma la semplificazione riguarda
solo i privati interessati alleffetto finale mentre pregiudica spesso i terzi che hanno interessi coinvolti. La normativa
prevede che i provvedimenti conclusivi dei procedimenti amministrativi sono adottati in via esclusiva da un
commissariato di governo che vi provvede previe apposite conferenze di servizi.
Nei limiti in cui la semplificazione verr realizzata deve notarsi un mutamento del ruolo istituzionale
dellamministrazione: rappresenter la struttura responsabile e garante del conseguimento di un risultato.
163
CAPITOLO VII
LA CONCLUSIONE DEL PROCEDIMENTO AMMINISTRATIVO: IL
PROVVEDIMENTO E GLI ACCORDI AMMINISTRATIVI
La decisione
Lamministrazione conclude il procedimento con la decisione. La fase decisoria pu essere costituita da una
serie di atti, da un atto proveniente da un unico organo (monocratico o collegiale) ovvero da un accordo. Se
la fase decisoria consiste nellemanazione di atti o deliberazioni preliminari si assiste alladozione di un atto
che per produrre i suoi effetti deve essere esternato a opera di un altro organo: latto del primo organo
quindi determinativo del contenuto del provvedimento ma privo di effetti.
Lorgano chiamato a recepire la deliberazione o latto dispone del potere minimo di verificare la sussistenza dei
presupposti previsti dalla legge per lemanazione dellatto ovvero pu riguardare la verifica di compatibilit di questa
con linteresse di cui la prima portatrice. La legge permette allamministrazione di intervenire con un atto formale che
non rientri per in quelli dellistruttoria ma che condiziona la decisione finale: in mancanza del consenso
dellamministrazione che cura linteresse il procedimento non pu concludersi in senso positivo, come nel caso del
nullaosta, atto endoprocedimentale con cui un amministrazione dichiara che nulla si oppone alladozione di un altro
provvedimento.
Un altro modello quello della decisione su proposta: questa proposta, endoprocedimentale si colloca prima
della decisione finale ed diverso dallatto di iniziativa procedimentale. Si tratta di un atto di impulso
procedimentale necessario perch il provvedimento finale possa essere emanato e indicativo del contenuto;
lorgano ha sempre il potere di rifiutare ladozione dellatto finale ma non pu modificare il contenuto della
proposta.
Determinazione preliminare e atto finale; atto complesso
Nellatto complesso le manifestazioni di volont attinenti alla fase decisoria e con unico fine si fondono in un medesimo
atto, e quindi le amministrazioni non si limitano ad accogliere o respingere la determinazione altrui poich la trattativa
investe il contenuto dellatto. Linterdipendenza tra le parti comporta che sia sufficiente l'illegittimit di una di queste
per determinarne lannullabilit. Ma non facile trovare una distinzione tra latto complesso e atti simili: proposta pi
decreto con le medesime finalit.
Latto complesso in senso proprio comprende anche gli accordi tra amministrazioni.
Concerto e intesa
Il concerto un istituto che si riscontra nelle relazioni tra organi dello stesso ente: lautorit concertante
elabora uno schema di provvedimento e lo trasmette allautorit concertata che in posizione di parit, fatto
salvo che la prima ha il potere di iniziativa. Il consenso della seconda autorit condiziona lemanazione del
provvedimento e deve essere espresso tramite atto che non si fonde con quello dellamministrazione
procedente che lunica ad adottare latto finale.
Lintesa raggiunta da enti differenti e a tutti si imputa leffetto: un amministrazione chiede lintesa ad un
altra il cui consenso condiziona latto finale.
Determinazione e accordo, comunicazione dei motivi ostativi allaccoglimento della domanda; risultanze
dellistruttoria e determinazione conclusiva della conferenza di servizi
Ci sono molti casi in cui la legge d evidenza a momenti endoprocedimentali collegati con la decisione
finale:
-art. 11, l.241/1990 prevede che gli accordi che lamministrazione conclude con i privati siano preceduti da
una determinazione dellorgano che sarebbe competente alladozione del provvedimento.
- art. 10 bis in caso di procedimenti su istanza di parte impone di comunicare i motivi che ostano
allaccoglimento delle domanda volendo sollecitare gli istanti medesimi affinch presentino osservazioni
- lart. 6 stabilisce che lorgano che emana il provvedimento finale, se diverso dal responsabile del
procedimento, non pu discostarsi dalle risultanze dellistruttoria.
alla conferenza istruttoria; pu essere adottata per acquisire intese, concerti, nullaosta o assensi di altre
amministrazioni e se ricorrono queste evenienza:
- avendo richiesti gli atti lamministrazione non li ottenga nei 30 giorni previsti dallamministrazione a cui
erano stati richiesti, in questo caso lindizione obbligatoria;
- lindizione facoltativa se nel termine sia intervenuto il dissenso di una delle amministrazioni ovvero nei
casi in cui sia consentito allamministrazione procedente di provveder in assenza delle determinazioni delle
altre amministrazioni.
La legge fissa il termine per lindizione ma anche quello della convocazione della conferenza.
Lart.14-ter stabilisce che la determinazione finale sostituisce a tutti gli effetti ogni autorizzazione,
concessione, nullaosta o atto di assenso denominato di competenza delle amministrazioni partecipanti.
E incerto se la conferenza possa sostituire anche i pareri ma lopinione negativa si basa sul fatto che i pareri sono
espressione di una funzione consultiva e sono preparatori rispetto alle determinazioni.
Secondo quanto previsto dallart. 14-ter anche se una delle amministrazioni convocate alla conferenza
dissenziente lamministrazione procedente pu comunque adottare la determinazione conclusiva di
procedimento finale: la conferenza tende allaccordo ma permette il raggiungimento della decisione finale
anche se manca. Analoga disciplina si applica nel caso in cui sia inutilmente decorso il termine per
ladozione della decisione conclusiva realizzando un alterazione dellordine delle competenze. La
determinazione conclusiva sostituisce le manifestazioni di interesse con cui le amministrazioni rappresentano
il loro punto di vista.
Conferenze decisorie
Le conferenze decisorie, sia quelle obbligatorie che quelle facoltative, possono essere definite interne.
Lanalisi della disciplina consente di osservare che:
- nei procedimenti caratterizzati dalla necessit di risolvere problemi complessi probabile che le
amministrazioni non trovino un accordo entro i termini fissati e quindi la conferenza finisce per diventare la
modalit ordinaria di esercizio del potere per i procedimenti ordinari;
- in caso di dissenso sulla richiesta lindizione facoltativa perch lamministrazione procedente potrebbe
condividere le ragioni del dissenso e quindi valutare inopportuno il ricorso a tela modalit di decisione.
Ma la disciplina prevede anche conferenze esterne che possono essere convocate dallamministrazione
competente per ladozione del provvedimento finale quando lattivit del privato subordinata a atti di
consenso. E attribuita anche al privato la facolt di indire la conferenza per indurre le amministrazioni a
esercitare in un unica soluzioni i vari poteri. Secondo quanto previsto dallart. 20 lindizione della conferenza
preclude la formazione del silenzio-assenso, non quindi un mezzo utilizzato da chi abbia proposto istanza
per un provvedimento favorevole.
La conferenza esterna risponde a esigenze di raccordo tra diversi episodi di esercizio di poteri provvedimentali e di
semplificazione a favore del cittadino.
La conferenza pu essere convocata per lesame contestuale di interessi coinvolti in procedimenti connessi:
pu essere richiesta da una qualsiasi amministrazione o da quella che cura linteresse prevalente ovvero da
qualsiasi altra amministrazione coinvolta. In questo caso si tratta di una conferenza istruttoria sia pur
interprocedimentale, quindi una conferenza esterna istruttoria.
La legge prevede ulteriori tipi di conferenze: quella che pu essere convocata dal concedente in caso di affidamento di
concessione di lavori pubblici, cio quella relativa a istanze o progetti preliminari. La conferenza si esprime entro 30
giorni dalla data di richiesta e le informazioni fornite possono essere modificate o integrate solo se emergono
successivamente nuovi elementi significativi.
- previo accordo tra le amministrazioni coinvolte, la conferenza di servizi convocata e svolta avvalendosi
degli strumenti informatici disponibili secondo i termini e le modalit previste;
- la prima riunione convocata entro 15 giorni ovvero in caso di particolare complessit entro 30 giorni dalla
data di indizione;
- la conferenza assume le determinazioni relative allorganizzazione dei propri lavori a maggioranza dei
presenti e pu svolgersi in via telematica;
- la convocazione deve arrivare almeno 5 giorni prima della data fissata, se le amministrazioni non possono
partecipare possono chiedere che si svolga in una data diversa che deve essere fissata nei 10 giorni
successivi alla prima. E prevista un eccezione e quindi la convocazione pu avvenire nei 15 giorni
successivi se la richiesta viene da un autorit preposta alla tutela del patrimonio culturale;
- viene stabilito il termine per ladozione della decisione e i lavori non possono superare i 90 giorni;
- Ogni amministrazione partecipa con un unico rappresentante legittimo dellorgano competente a esprimere
in maniera vincolante la volont su tutte le decisioni di competenza della stessa;
- in sede di conferenza possono essere richieste ulteriori documentazioni forniti entro 30 giorni.
Nulla dice circa la possibilit di partecipazione dei soggetti privati: la disciplina fa riferimento alle amministrazioni e
non concepibile una partecipazione n che il soggetto si unisca al voto. A seguito delle innovazioni introdotte con la l.
69/2009 per cui anche i soggetti proponenti possono essere convocati e possono partecipare i concessionari e i gestori di
pubblici servizi: sono soggetti che non hanno diritto di voto ma possono esprimere la loro opinione. Per quanto riguarda
i privati possono partecipare solo quelli che sono destinatari delle provvedimento finale o dei suoi effetti.
La stessa disciplina si applica in caso di inerzia o mancato rispetto dei termini previsti e infine anche ai casi
di dissenso (manifestato nella conferenza motivandolo).
Lamministrazione procedente non deve adottare la motivazione sulla base del criterio della maggioranza ma
deve prendere in considerazione le posizioni rilevanti espresse in sede di conferenza.
Gli atti indicati nellart. 14 non sono condizione necessaria per la conclusione del processo ma mediante la conferenza
possibile superare il dissenso delle altre amministrazioni.
Il c. 3 dellart. 14-quarter introduce deroghe ai meccanismi di semplificazione nel caso in cui dissenso sia
espresso da una regione o da una provincia autonoma in una delle materie di propria competenza al fine di
raggiungere un accordo entro 30 giorni dalla data di rimessione della questione alla delibera del Consiglio
dei Ministri: viene indetta una riunione del consiglio dei ministri a cui partecipa la regione/provincia
autonoma interessata attraverso un rappresentante legittimato ad esprimere in maniera vincolante la volont
dellamministrazione, i partecipanti devono indicare una soluzione condivisa; se lintesa non raggiunta nei
30 giorni viene indetta una nuova riunione; se manca nuovamente laccordo le trattative sono finalizzate alla
risoluzione dei punti di dissenso; se lintesa manca ancora allora la decisione viene presa con la
partecipazione dei presidenti delle regioni o delle provincie autonome interessate. Un meccanismo analogo si
applica nel caso di dissenso di amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale, del
patrimonio storico-artistico o alla tutela della salute e della pubblica incolumit.
Una disciplina particolare dettata per la valutazione di impatto ambientale (v.i.a.) attraverso una disciplina volta a
verifica in via preventiva la compatibilit ambientale di opere e progetti: deve essere acquisita dalla conferenza di
servizi; in caso di via statale pu adire direttamente il consiglio dei ministri. Di particolare rilievo la disciplina
prevista dallart. 14-ter, c. 5, l. 241/1990 per cui se intervenuta la via, la disciplina di dissenso si applica solo alle
amministrazioni preposte alla tutela dellambiente ecc.
166
Silenzio diniego
Pochi sono i casi di silenzio diniego con fattispecie disciplinata dallart. 53, c. 10, d.lgs. 165/2001 per cui
lautorizzazione richiesta da dipendenti pubblici allamministrazione di appartenenza ai fini dello
svolgimento di incarichi retribuiti si intende negata quando trascorso inutilmente il termine di 30 giorni per
provvedere. Un altra ipotesi prevista dallart. 25 l. 241/1990 in materia di accesso ai documenti
amministrativi ma non congruente con il principio del contraddittorio ingenerato dal preannuncio di
diniego di cui allart. 10-bis, l. 241/1990.
Silenzio assenso
Molto pi rilevante il campo di applicazione del silenzio assenso introdotto con il d.l. 35/2005 che
costituisce la regola del nostro ordinamento per i procedimenti ad istanza di parte, salvo le eccezioni
previste. Il presupposto dato da una valutazione astratta preliminare della compatibilit dellinteresse
privato con linteresse pubblico. Lart. 20, l. 241/1990 afferma che Fatta salva l'applicazione dell'articolo
19, nei procedimenti ad istanza di parte per il rilascio di provvedimenti amministrativi il silenzio
dell'amministrazione competente equivale a provvedimento di accoglimento della domanda, senza necessit
di ulteriori istanze o diffide, se la medesima amministrazione non comunica all'interessato, nel termine il
provvedimento di diniego. Il campo di applicazione concede quindi con i procedimenti a istanza di parte. Il
c.4 definisce le eccezioni per cui non si forma il silenzio assenso ma il silenzio inadempimento salvi i casi di
silenzio-rigetto: Le disposizioni del presente articolo non si applicano agli atti e procedimenti riguardanti il
patrimonio culturale e paesaggistico, l'ambiente, la difesa nazionale, la pubblica sicurezza, l'immigrazione,
l'asilo e la cittadinanza, la salute e la pubblica incolumit, ai casi in cui la normativa comunitaria impone
l'adozione di provvedimenti amministrativi formali, ai casi in cui la legge qualifica il silenzio
dell'amministrazione come rigetto dell'istanza, nonch agli atti e procedimenti individuati con uno o pi
decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per la funzione pubblica, di
concerto con i Ministri competenti.
Lintroduzione del meccanismo di silenzio assenso ha creato numerose critiche in dottrina poich divenuto la regola in
caso di inerzia: ex art. 97 Cost. si potrebbe concludere che il procedimento deve essere caratterizzato da un adeguata
fase istruttoria che viene per eliminata dal silenzio. Lintroduzione di tale strumento dovrebbe avvenire con maggiore
cautela tanto che la Corte Cost., n. 393/1992 ha dichiarato incostituzionale la disciplina posta dalla l. 179/1992
167
rilevando che il meccanismo del silenzio assenso avrebbe eliminato la fase istruttoria e la conseguente valutazione
discrezionale necessaria per i procedimenti del tipo disciplinato.
Al fine di evitare la formazione del silenzio lamministrazione pu operare utilizzando 3 modi diversi, due
dei quali disciplinati dallart. 20.
pu provvedere espressamente, fermo il principio di cui allart. 2 in forza del quale
14.
lamministrazione ha il potere/dovere di provvedere con atto espresso.
ai sensi dellart. 20 c. 1 pu comunicare un provvedimento di diniego nel termine previsto dallart. 2
15.
ma la legge crea numerosi problemi interpretativi legati allapplicazione introdotta dallart. 10-bis il quale
afferma che Nei procedimenti ad istanza di parte il responsabile del procedimento o l'autorit competente,
prima della formale adozione di un provvedimento negativo, comunica tempestivamente agli istanti i
motivi che ostano all'accoglimento della domanda. La comunicazione di cui al primo periodo interrompe i
termini per concludere il procedimento che iniziano nuovamente a decorrere dalla data di presentazione
delle osservazioni o, in mancanza, dalla scadenza del termine di cui al secondo periodo. Quindi prima di
di comunicare il diniego lamministrazione deve comunicare il preavviso di diniego che interrompe i
termini. Ma non sostenibile che lamministrazione che abbia preannunciato il diniego per evitare la
formazione del silenzio assenso debba affrettarsi a provvedere nel minor termine residuo prima dello
spirare dei 30 giorni calcolati dallinizio del procedimento in luogo del nuovo termine di ulteriori 30 giorni
poich si avrebbe uno svuotamento dellart. 10-bis.
lamministrazione infine entro 30 giorni dalla presentazione dellistanza pu convocare una
16.
conferenza di servizi.
A seguito della formazione del silenzio assenso, lamministrazione pu assumere determinazioni in via di
autotutela (potere discrezionale) ai sensi degli artt. 21-quinquies e 21-nonies.
In relazione al silenzio assenso pu predicarsi poi una questione di legittimit-illegittimit: vi sono infatti elementi che
incidono sulla legittimit e quindi presupposto per la formazione del silenzio la conformit della domanda alla legge.
Ma non semplice distinguere tra presupposti e requisiti di esistenza e presupposti e requisiti di validit: i presupposti e
i requisiti di esistenza devono essere fissati dalla legge che lunica chiamata a determinare i requisiti la cui sussistenza
consente di ritenere esistente una situazione giuridica dellordinamento generale.
Si poi discusso per vedere se nelle ipotesi di silenzio significativo permanga in capo allamministrazione il dovere di
comunicare linizio del procedimento e di svolgere listruttoria con la conseguenza che in mancanza il silenzio sarebbe
illegittimo. La risposta negativa in quanto i principi generali fanno capo ad un procedimento e la mancanza di un
provvedimento finale coperto dal silenzio che copre anche eventuali carenze procedimentali.
In caso di dichiarazioni mendaci o di false attestazioni il privato punito con la sanzione prevista dallart.
483 c.p. e non poi ammessa la conformazione dellattivit e dei suoi effetti alla legge o la sanatoria prevista
dagli artt. 19 e 20. La dichiarazione mendace o la falsa attestazione non permettono la formazione del
silenzio.
Silenzio inadempimento
Questo un mero fatto e il suo campo di applicazione si ricava dallart. 2 in combinato disposto con lart. 20,
e quindi lambito in cui operano le eccezioni del silenzio-assenso e concerne le ipotesi in cui
lamministrazione deve provvedere con un atto e ometta di provvedere a conclusione di procedimenti
riguardanti patrimonio culturale paesaggistico ecc nei casi in cui la normativa comunitaria impone ladozione
di provvedimenti amministrativi formali, nonch in relazione a procedimenti individuati con uno o pi
decreti del Presidente del Consiglio dei ministri.
Si tratta di ipotesi che hanno a che fare con interessi critici. Larticolo di riferimento fissa che trascorso il
termine fissato per la conclusione del procedimento pu ritenersi formato il silenzio e quindi da questo
momento pu proporsi ricorso per ottenere la pronuncia con cui il giudice ordina allamministrazione di
provvedere entro un termine non superiore a 30 giorni. Il ricorso pu essere proposto finch perdura
linadempimento e comunque non oltre un anno dalla scadenza dei termini per provvedere (sono quindi
ammessi provvedimenti tardivi).
Silenzio rigetto
Il silenzio rigetto si forma nei casi in cui lamministrazione sia rimasta inerte a seguito di un ricorso. La
disciplina quella stabilita dal d.p.r. 1199/1971 il quale afferma che il ricorso si ritiene respinto trascorsi 90
giorni dalla presentazione del ricorso.
168
Silenzio devolutivo
E disciplinato dagli artt. 16-17 l. 241/1990 e afferma che linutile il decorso del termine consente al soggetto
pubblico procedente di completare il procedimento anche senza un parere obbligatorio ovvero di rivolgersi
ad un altra amministrazione per ottenere una valutazione.
La segnalazione certificata di inizio attivit
Diversa la disciplina della dinamica giuridica realizzata mediante listituto della dichiarazione di inizio
attivit (d.i.a) ex art. 19, l. 241/1990 facendo riferimento alla denuncia.
Dichiarazione di inizio attivit e liberalizzazione
Con tale denuncia si elimina lintermediazione di un potere amministrativo per lesplicazione dellattivit
privata che trova quindi piena legittimazione nella legge che fissa il regime.
Con il nuovo art. 19 vengono introdotti poteri qualificati di autotutela delineando un regime analogo a quello
che si avrebbe se il potere autorizzatorio fosse stato mantenuto. Tale istituto stato rinominato in
segnalazione certificata di inizio attivit (Scia) sostituendo il precedente. La Dia era un istituto a efficacia
differita nel senso che lattivit non poteva iniziare subito dopo la dichiarazione ma con la disciplina delle
liberalizzazioni si chiarisce che la figura compatibile con la liberalizzazione stessa.
Disciplina della segnalazione certificata di inizio attivit
Con la modifica dellart. 19 si introdotto un meccanismo che prevede la sostituzione con una segnalazione
di un ampio spettro di provvedimenti: ogni atto di autorizzazione, licenza, permesso, nullaosta, comprese le
domande di iscrizione agli albi, il cui rilascio dipenda dalla verifica del possesso dei requisiti e presupposti di
legge o da atti amministrativi e non sia previsto alcun limite complessivo o specifici strumenti di
programmazione settoriale per il rilascio degli stessi. La segnalazione va corredata dalle dichiarazioni
sostitutive di certificazione.
Tali attestazioni sono corredate da elaborati tecnici necessari per consentire la verifica di competenza
dellamministrazione: se prevista lacquisizione di atti o pareri di organi appositi o lesecuzione di verifiche
preventive queste sono sostituite da autocertificazioni o certificati richiamati dallo stesso art. 19; la segnalazione pu
essere presentata mediante posta con raccomandata con avviso di ricevimento. Pi ampio sembrerebbe il campo di
applicazione dellart. 20 che fa riferimento ai procedimenti su istanza di parte.
Con riferimento alle segnalazioni di inizio attivit sono previste comunque delle eccezioni dal c. 1 dellart.
19: casi in cui sussistano vincoli ambientali, paesaggistici, culturali ecc; casi relative a attivit economiche a
prevalente carattere finanziario (comprese quelle regolate dal TUB).
Quindi il privato che voglia ottenere un provvedimento di consenso pu limitarsi a presentare la segnalazione
iniziando immediatamente lattivit (differenza con la precedente disciplina): lultimo onere del privato che
non deve avanzare una domanda ma porre in essere un attivit informativa cui subordinato lesercizio del
diritto.
Il ruolo dellamministrazione quindi mutato: chiamata a svolgere una funzione di controllo successivo,
cio in un momento in cui lattivit gi si svolge lecitamente. Lamministrazione competente se accerta la
carenza dei requisiti nel termine di 60 giorni dal ricevimento della segnalazione adotta motivati
provvedimenti di divieto di prosecuzione dell'attivit e di rimozione degli eventuali effetti dannosi di esse
salvo che linteressato provveda a conformare alla normativa vigente detta attivit e i suoi effetti entro un
termine fissato. Lamministrazione esercita quindi un potere dufficio di verifica e di controllo che pu
sfociare nellinvito a conformare lattivit ovvero nel divieto di prosecuzione dellattivit cui segue la
rimozione degli effetti ma non chiaro se ci comporti lemanazione di un ordine al privato ovvero una
misura di autotutela.
Il potere di verifica un vero e proprio potere amministrativo. La dottrina era divisa ritenendo che il carattere
vincolante dellattivit ne escluderebbe la qualificazione in termini di esercizio di un potere.
Autotutela
La prospettiva di un effettiva liberalizzazione dellattivit del privato risulta frustata dallautotutela che
lamministrazione pu esercitare investendo la Scia. Lautotutela per configura come un provvedimento
169
di secondo grado che incide sugli atti amministrativi ma qui ricorre un atto del privato che viene equiparato a
un provvedimento.
Sulla base di questa sembra pi corretto affermare che lautotutela segue agli interessi consolidatisi dopo i 60
giorni ma il c. 4 per rafforzare la stabilit del privato afferma che decorso il termine di 60 giorni per
ladozione del provvedimento di divieto o di ordine lamministrazione pu intervenire solo in presenza del
pericolo di un danno per il patrimonio artistico, culturale, per lambiente, per la salute e per la sicurezza
pubblica. In questo modo trascorso il termine il privato sarebbe sottratto a condizionamenti pubblicistici di
qualunque tipo. Ma la norma non chiara e quindi il diritto di autotutela potrebbe permanere ( Corte Cost. n.
188/2012). Ma cos come accade nel caso del silenzio assenso, la posizione del privato rimarrebbe esposta al
rischio di autotutela quindi ai sensi del c.3 lamministrazione pu sempre e in ogni tempo adottare
provvedimenti in esame. La ricostruzione dellistituto oscilla tra il polo dellatto privato in ottica di
liberalizzazione e quello del meccanismo caratterizzato dalla formazione di un assenso provvedimentale
mediante il silenzio.
Si tentato di assicurare tutela al terzo pregiudicato dallattivit oggetto di dichiarazione: il terzo pu contestare davanti
al giudice la dichiarazione del privato conferendole rilevanza pubblica ovvero censurando il mancato esercizio che la
legge conferisce allente. Ma vengono coinvolte tre categorie di interessi (richiedente, pubblico e del terzo): la
soddisfazione del primo comporta una piena liberalizzazione, mentre la soddisfazione degli altri due spinge a un
avvicinamento al modello del provvedimento.
Il diritto dellUE mira a ridurre le barriere allaccesso ai mercati e quindi i regimi autorizzatori sono
giustificati solo in casi particolari, la Scia quindi consentita come strumento perch non costituisce una
barriera preventiva e per essere compatibile con il diritto europeo deve essere intesa come una dichiarazione
privata che apre la via a controlli successivi. Ma la fattispecie pi complessa poich linerzia oltre il
termine previsto per lesercizio preclude lesercizio del potere.
lart. 21, c. 2, l.241/1990 stabilisce che Le sanzioni attualmente previste in caso di svolgimento dell'attivit in carenza
dell'atto di assenso dell'amministrazione o in difformit di esso si applicano anche nei riguardi di coloro i quali diano
inizio all'attivit ai sensi degli articoli 19 e 20 in mancanza dei requisiti richiesti o, comunque, in contrasto con la
normativa vigente. e non sono previsti termini.
170
essi non sono suscettibili di incidere su situazioni giuridiche di terzi. Tali atti hanno funzione strumentale e
accessoria rispetto ai provvedimenti.
Lamministrazione pone in essere anche comportamenti giuridicamente rilevanti che non sono atti
amministrativi in senso proprio (non sono atti giuridici), salvo che ravvisino manifestazioni, dichiarazioni o
pronunce di volont, desiderio o rappresentazione: si tratta di operazioni materiali (in esecuzione di atti o
doveri scaturenti da norme) e di misure di partecipazione volte a atti nella sfera di conoscibilit dei terzi.
Il provvedimento tipico e nominato e i suoi effetti non sono retroattivi, atteso che, di norma, la possibilit
di produrre effetti per il passato riconosciuta solo al legislatore. Nel capitolo V si sono esaminati i vari
provvedimenti in ragione del tipo di effetti prodotti; sono ipotizzabili anche differenti classificazioni (che si
sommano a quella gi accennata, che dal punto di vista soggettivo, distingue tra provvedimenti semplici e
complessi), fondate ad esempio sulla platea dei destinatari. Una categoria particolare, individuata dalla
dottrina (Greco) quella dei provvedimenti costitutivi di rapporti privati. Sul particolare indirizzo
giurisprudenziale, il quale ammette la sindacabilit da parte del giudice amministrativo degli atti di alcuni
soggetti privati, sembrano concordare le massime magistrature ordinaria e amministrativa e in parte anche
recepito dalla legge.
Secondo tale indirizzo spetta alla giurisdizione amministrativa decidere le controversie in tema di: gare di appalto indette da
concessionari di opere pubbliche, o da soggetti tenuti ad osservare le norme pubblicistiche sugli appalti,, scelta del contraente da
parte di societ concessionaria di servizi pubblici, atti emanati da scuole legalmente riconosciute. In quei casi, oltre lesigenza di
garantire al privato una adeguata protezione, viene concordemente affermato che lattivit amministrativa esercitata dal privato
caratterizzata dal necessario perseguimento dellinteresse pubblico.
disposizione devono interpretarsi nel senso in cui possono avere qualche effetto; art.1366 (applicato solo da
una parte della giurisprudenza) il contratto si deve interpretare secondo buona fede. Non trovano invece
applicazione le norme relative allinterpretazione dellatto in senso contrario allautore della clausola, ovvero
quelle che, in caso di oscurit dellatto, impongono di interpretarlo nel senso meno gravoso per lobbligato se
a titolo gratuito, o nel senso che realizzi lequo contemperamento degli interessi delle parti se a titolo
oneroso: questo criterio ermeneutico confligge con lesigenza che latto persegua linteresse pubblico.
Non poi ammissibile linterpretazione autentica vincolante per i terzi da parte dellamministrazione
autrice dellatto: possibilit questa riconosciuta solo al legislatore, mentre in ambito amministrativo gli atti
sono in linea di massima irretroattivi. Linterpretazione, fornita dallamministrazione, difforme dal
provvedimento interpretato vale dunque come provvedimento nuovo e modificativo, avente valore solo per il
futuro, mentre linterpretazione autentica conforme al provvedimento originario in realt conferma
loperativit dellatto interpretato.
Vi sono provvedimenti numerosi e importanti, cui sono collegati dallordinamento effetti vantaggiosi per i
loro destinatari, che anzi sono in genere rilasciati su richiesta degli interessati. Allora, l dove vengono
prodotti effetti favorevoli e dove il provvedimento incontra il consenso degli interessati, non dovrebbe
potersi parlare di provvedimenti amministrativi, a meno di abbandonare la tesi della necessaria incisione
autoritativa di altrui situazioni soggettive per la configurabilit del provvedimento stesso.
Senonch stato sostenuto che, anche dove essi determinano effetti favorevoli, una incidenza negativa si abbia nei riguardi di altri
soggetti. Per quanto riguarda in particolare le concessioni, verrebbero infatti da esse coinvolti non soltanto gli interessi (in senso
favorevole) del destinatario, ma anche quelli (in senso sfavorevole) di terzi, mediante la sottrazione ad essi di una utilitas. E il
discorso di ritiene possa valere anche per le autorizzazioni. necessario per fare una distinzione: vi sono certamente atti
autorizzatori e concessori che per il loro carattere esclusivamente personale non implicano alcuna sottrazione di utilitates a terzi. Ma
anche dove la sottrazione di utilitates pu verificarsi, essa legata non allatto di autorizzazione o di concessione, i cui effetti non
possono che essere favorevoli, bens, per i terzi interessati cui esse non sono state rilasciate a conclusione del procedimento
172
amministrativo, da un provvedimento espresso. Senza tenere conto dei casi in cui di fatto non esistono terzi interessati, non essendo
sempre configurabile una loro necessaria presenza.
La norma ha suscitato molteplici riflessioni in dottrina, alcune delle quali favorevoli a considerare come atti
non autoritativi quelli che, essendo ampliativi della sfera giuridica del destinatario, sono in grado di produrre
effetti soltanto subordinatamente al consenso del destinatario.
Secondo alcuni gli atti non autoritativi sarebbero di indole privatistica, mentre secondo altri sarebbero consensuali, ma non
necessariamente di natura privata (sicch vi rientrerebbero anche gli accordi).
A contrario, sarebbero veri provvedimenti autoritativi soltanto quelli limitativi della sfera giuridica dei
privati. Questa tesi non appare condivisibile, atteso che lautoritativit sembra far perno sullunilateralit
della gestione dellinteresse pubblico, che ricorre anche nei provvedimenti ampliativi. Daltro canto, non
senza significato che lart.1 parli di atti e non gi di provvedimenti, mentre in altre disposizioni definisce
come provvedimenti atti chiaramente dotati di effetti ampliativi della sfera giuridica del destinatario. Ove
cos non fosse, tutta la disciplina sul provvedimento posta dal capo IV-bis della legge dovrebbe applicarsi
soltanto a quelli limitativi della sfera giuridica dei destinatari; tuttavia nei casi in cui vuole far riferimento
soltanto a questa categoria, la legge lo dice espressamente.
La locuzione atti non autoritativi, dunque, dovrebbe essere identificata con la categoria degli atti non
provvedimentali, mentre nel concetto di provvedimento rientrano anche quelli ampliativi della sfera
giuridica del cittadino.
Gli atti non autoritativi, in conclusione, sono quelli che non costituiscono espressione di un potere
amministrativo in quanto lordinamento ha conformato in senso privatistico un certo ambito di rapporti che
vede coinvolte le pubbliche amministrazioni.
Gli elementi del provvedimento tradizionalmente considerati essenziali sono: il soggetto, il contenuto del
dispositivo, loggetto, la finalit e la forma.
Il soggetto
Il potere conferito ad un soggetto pubblico dotato di personalit giuridica, individuabile alla stregua dei
criteri descritti nella parte relativa allorganizzazione. La violazione della norma relativa ai limiti soggettivi
del potere determina la nullit del provvedimento (esempio: emanazione provvedimento da parte di un ente diverso da
quello cui la legge attribuisce il potere relativo).
Lo svolgimento da parte di unautorit di una potest spettante ad altro ente d luogo ad un atto che non
produce effetti: parte della dottrina parla di straripamento di potere o di incompetenza assoluta, situazione
comunque da distinguere nettamente dallipotesi di incompetenza relativa. Lart. 21-septies esprime lo stesso
concetto impiegando unaltra locuzione, in quanto afferma che nullo latto viziato da difetto assoluto di
attribuzione.
174
giurisprudenza tende ad utilizzare soprattutto la categoria dellillegittimit; dunque raro che un atto viziato
venga qualificato come nullo.
176
I documenti sottoscritti con firma elettronica avanzata, firma qualificata e firma digitale hanno comunque lo
stesso valore legale di scrittura privata. I documenti trasmessi da chiunque a una pubblica amministrazione
con qualsiasi mezzo telematico o informatico idoneo ad accertarne la fonte di provenienza, soddisfano il
requisito della forma scritta e la loro trasmissione non deve essere seguita da quella del documento originale;
inoltre, il documento informatico trasmesso per via telematica si intende spedito dal mittente se inviato al
proprio gestore, e si intende consegnato al destinatario se reso disponibile allindirizzo elettronico da questo
dichiarato, nella casella di posta elettronica del destinatario messa a disposizione dal gestore.
A proposito di firma di documenti predisposti tramite strumenti informatici, ricordiamo che, ai sensi dellart 2, d.lgs 39/1993, la
firma autografa pu essere sostituita dallindicazione a stampa del nominativo del soggetto responsabile sul documento prodotto dal
sistema automatizzato.
Le determinazioni
Col termine determinazioni, ci si riferisce nella prassi agli atti dirigenziali. Di particolare rilievo sono quelli
che comportano impegni di spesa. Questo potere spetta infatti ai dirigenti (vedi art.4, d.lgs. 165/2001 e art.3,
d.lgs. 279/1997); nellordinamento degli enti locali, paiono per sussistere ipotesi in cui spetta agli organi
elettivi la competenza esclusiva ad assumere atti che comportino impegno di spesa. In tale ipotesi, la
determinazione chiude la fase amministrativa che genera lobbligazione e apre quella (contabile) di
attuazione del suo contenuto. Essa costituisce quindi il momento iniziale del procedimento contabile
destinato a sfociare nel pagamento della spesa da parte della tesoriera.
177
Limpegno pu pure essere inteso come effetto contabile: in quanto tale, consegue alloperazione di registrazione da parte dei
competenti uffici di ragioneria del provvedimento che comporta la spesa. Spesso costituisce clausola esplicita del provvedimento.
Esso comporta la costituzione di un vincolo sul bilancio e, quindi, laccantonamento della relativa somma e la riduzione della
disponibilit finanziaria, nonch la legittimazione del dirigente responsabile alla successiva fase dellordinazione. Limpegno in
quanto tale non condiziona il perfezionarsi dellobbligazione, n crea un diritto sulla somma in capo al creditore, che invece nasce dal
provvedimento costitutivo dellobbligo dellamministrazione.
In taluni casi limpegno costituisce lunico contenuto della determinazione in quanto lobbligazione di pagare la somma non
scaturisce dal provvedimento medesimo, bens, ad esempio, direttamente dalla legge (impegno legislativo) o da una sentenza
(impegni giudiziali). Gli impegni possono poi derivare dallapprovazione dei contratti stipulati da organi statali. Il mancato o
lillegittimo impegno non libera lamministrazione, sotto il profilo civilistico, dalladempimento dellobbligazione. La validit
dellimpegno subordinata alla sussistenza di unobbligazione giuridicamente perfezionata: esso pu riferirsi solo allesercizio in
corso.
Le altre fasi del procedimento contabile sono la liquidazione (che consiste nella precisa determinazione della somma, certa o liquida,
da pagare), lordinazione del pagamento rivolto alla tesoriera e consistente nellemissione dei titoli di pagamento, e il pagamento.
Le determinazioni di impegno di spesa sono registrate dagli appositi uffici di ragioneria; il vincolo di destinazione sulla somma si
produce solo a seguito della registrazione.
9. Difformit del provvedimento dal paradigma normativo: la nullit e lilliceit del provvedimento
amministrativo.
Le conseguenze che lordinamento prevede con riferimento ai casi in cui il provvedimento sia difforme dal
paradigma normativo variano a seconda del tipo di norma non rispettata:
- il provvedimento emanato in violazione delle norme attributive del potere nullo;
- ove invece esso sia difforme dalle norme di azione che disciplinano lesercizio del potere va
qualificato come annullabile, fatta salva lapplicazione dellart. 21-octies, l. 241/1990.
La dottrina amministrativistica riconduce nullit e annullabilit nellambito della categoria della invalidit,
consistente nella difformit dellatto dalla normativa che lo disciplina.
Lart. 21-septies, l. 241/1990 si occupa della nullit tipizzando alcuni casi in cui ricorre. Esso, peraltro, non
ne detta il regime compiuto, sicch questo va mutato da quello codicistico: assenza di effetti, insanabilit,
rilevabilit dufficio e in qualunque tempo, possibilit di conversione dellatto. Tale disciplina va combinata
con quella processuale relativa allazione volta allaccertamento della nullit.
Mancanza di elementi essenziali
La prima categoria di nullit presa in considerazione dalla norma quella strutturale: nullo il
provvedimento amministrativo che manca degli elementi essenziali. Tali elementi non sono indicati dal
legislatore, ma vanno ricavati dalla norma attributiva del potere.
La legge non fa alcun cenno alla categoria dellatto illecito e di quello inesistente. Per quanto riguarda linesistenza va osservato che
si tratta di una categoria elaborata soprattutto dalla dottrina: essa conseguirebbe ad un vizio pi radicale dellatto, il quale non
sarebbe neppure rilevante giuridicamente.
178
In conclusione pu dirsi che la disapplicazione sta allatto illecito come lannullamento sta allatto
illegittimo.
Le altre due ipotesi di nullit
Lart. 133, d.lgs. 104/2010 (cod. del processo amministrativo) stabilisce una terza ipotesi di nullit con
riferimento al provvedimento adottato in violazione o elusione del giudicato. La norma codifica in tal modo
un precedente orientamento giurisprudenziale e precisa che le questioni inerenti alla nullit dei
provvedimenti amministrativi in violazione o elusione del giudicato sono attribuite alla giurisdizione
esclusiva del giudice amministrativo. Lart. 114, c.4, lett. c) dello stesso codice si occupa poi degli atti in
violazione o elusione di sentenze non ancora passate in giudicato, stabilendo che essi sono considerati dal
giudice inefficaci.
Altri esempi di atti nulli sono stati forniti dal giudice amministrativo in ordine agli atti di assunzione dei pubblici impiegati senza
lesperimento del concorso.
Il problema della qualificazione dellatto non conforme al paradigma normativo non si pone ogniqualvolta la
nullit sia prevista espressamente dalla legge: a queste ipotesi si riferisce lart. 21-septies quando afferma che
latto pure nullo negli altri casi espressamente previsti dalla legge (quarta ipotesi di nullit).
179
Si detto che al cospetto di un atto nullo, il privato dovrebbe essere titolare di un diritto soggettivo, sicch la
cognizione della questione spetterebbe al giudice ordinario. Parte della giurisprudenza ritiene tuttavia
possibile che, a fronte di un atto nullo, sussista un interesse legittimo, cos radicandosi la giurisdizione del
giudice amministrativo. Questa soluzione parrebbe sposata dal codice del processo amministrativo, che
disciplina lazione di nullit dinnanzi al giudice amministrativo senza riferirsi alla sola giurisdizione
esclusiva e, quindi, dando per presupposto che il privato sia titolare di interessi legittimi; seguendo questa
impostazione, di atti nulli conoscerebbe il giudice ordinario o quello amministrativo a seconda che essi
ledano un diritto o un interesse legittimo. Si per notato che il codice si riferisce alle sole nullit previste
dalla legge, nelle quali di solito un potere in astratto potrebbe esistere, sicch la nullit si configura
soprattutto come una risposta estrema dellordinamento a una grave difformit del paradigma normativo
piuttosto che il risvolto dellassenza del potere.
Il regime dellatto annullabile si ricava dallart. 21-octies, l. 241/1990, si sensi del quale annullabile il
provvedimento amministrativo adottato in violazione di legge o viziato da eccesso di potere o da
incompetenza. Lart. 21-nonies, invece, si occupa dellannullamento dufficio dellatto illegittimo e della
sua convalida.
Tipi di illegittimit: lillegittimit pu essere di quattro tipi: originaria, derivata, parziale.
A) Originaria
Lillegittimit si determina con riferimento alla normativa in vigore al momento della perfezione dellatto. In
caso di accoglimento di un ricorso esperito avverso un diniego di provvedimento, lamministrazione, in sede
di esecuzione del giudicato, tenuta ad applicare la normativa vigente al momento in cui la decisione stata
notificata.
B) Sopravvenuta
Invece la normativa sopravvenuta successivamente allemanazione del provvedimento in generale non incide
sulla validit dello stesso. Il mutato quadro normativo pu aprire piuttosto la via alladozione di
provvedimenti di riesame. Tuttavia un caso certo di illegittimit sopravvenuta si riscontra nelle rare ipotesi in
cui la legge retroattiva incida su atti gi emanati e, originariamente, conformi al paradigma normativo, ma
risultanti ormai in contrasto con la nuova disciplina. Non si tratta, se non in apparenza, di illegittimit
sopravvenuta nellipotesi di sentenza della Corte costituzionale che abbia dichiarato lillegittimit di norme
sul cui fondamento sia stato emanato un provvedimento e ancora in quella dellannullamento dellatto che
funge da presupposto di un altro atto.
180
C) Derivata
Lipotesi di annullamento dellatto che costituisce il presupposto di altro atto d luogo altres ad un caso di
illegittimit derivata. incerto se lannullamento dellatto presupposto travolga automaticamente gli atti
successivi. Non un caso che dallillegittimit caducante si distingua lillegittimit meramente invalidante
dellatto successivo, il quale deve essere impugnato o annullato autonomamente.
D) Parziale
Lillegittimit parziale si riscontra allorch solo una parte del contenuto sia illegittimo, sicch soltanto essa
sar oggetto di annullamento, salvo che eliminandola non sia pi possibile configurare come tale latto
amministrativo: la restante parte resta in vigore, determinando comunque un cambiamento del contenuto
originario dellatto (modificazione).
Il provvedimento non annullabile
Ai sensi dellart. 21-octies, l. 241/1990, il provvedimento difforme dal paradigma normativo non in taluni
casi annullabile. Ci accade quando esso sia adottato in violazione di norme sul procedimento o sulla
forma degli atti ma, per la natura vincolata del provvedimento, sia palese che il suo contenuto dispositivo
non avrebbe potuto essere diverso da quello in concreto adottato.
Il provvedimento amministrativo, inoltre, non annullabile per mancata comunicazione dellavvio del
procedimento qualora lamministrazione dimostri in giudizio che il contenuto del provvedimento non
avrebbe potuto essere diverso da quello in concreto adottato.
Si discute se la disposizione abbia natura processuale (sicch escluderebbe lannullabilit da parte del
giudice) o sostanziale, per cui latto non sarebbe pi qualificabile, sul piano sostanziale, come illegittimo. La
seconda tesi pare la pi coerente con la collocazione della norma in una legge sul procedimento: resterebbe
cos fermo il principio per cui annullabile solo un atto illegittimo.
Rimane da chiarire perch un atto difforme al paradigma normativo possa essere considerato valido. Si
potrebbe immaginare che esso sia tale perch originariamente idoneo a conseguire lo scopo, secondo il
modello ricavabile a contrario dellart. 156, c.2, cpc.
La non annullabilit non sarebbe per legata al raggiungimento dello scopo avuto di mira dalla specifica norma violata; latto non
annullabile ha piuttosto raggiunto lo scopo inteso nel senso assai pi ampio della presenza del contenuto che avrebbe dovuto avere.
Latto in tal modo non solo pienamente efficace, ma altres non illegittimo.
Vi una chiara difformit rispetta al paradigma normativo, quanto meno guardando alla dinamica de
esercizio del potere. Si potrebbe allora pensare che essa verrebbe sanata dal provvedimento finale che
raggiunge lo scopo voluto dalla legge e, cio, ha il contenuto che lordinamento aveva indicato o che non
poteva non essere individuato.
181
In altri termini, lelemento che vale a recuperare lillegittimit procedimentale precisamente il provvedimento, che, al momento
della sua emanazione, sotto quel profilo, non pu che nascere legittimo, in quanto sana un procedimento illegittimo ed esclude la
lesione di interessi legittimi. N sembra che cambi la situazione il fatto che lamministrazione, per recuperare il provvedimento
emanato senza comunicazione davvio del procedimento, debba dimostrare in giudizio che non avrebbe potuto avere contenuto
diverso. Si assiste dunque ad una convalida sui generis, che prescinde dalla dimostrazione della sussistenza di un interesse pubblico,
atteso che lordinamento stesso a riconoscere che la corrispondenza del contenuto concreto con quello che avrebbe dovuto essere
adottato sufficiente ai fini del recupero della legittimit.
La legittimit del provvedimento verr poi svelata nel corso del giudizio, che per certi versi rappresenter
la continuazione del procedimento: questa unulteriore conseguenza della disciplina, nel senso che essa
accentua i poteri del giudice individuando nel processo la sede in cui si decider se alla violazione di una
norma consegue o meno lillegittimit dellatto. La prospettiva di un ripensamento dellamministrazione
unicamente affidata allesercizio del potere di revoca. Alla luce di tale disciplina occorre osservare che:
-il legislatore avrebbe fatto meglio ad abrogare le incombenze procedimentali ritenute non rilevanti;
-la soluzione prescelta determina un forte disincentivo per il privato ad impugnare i provvedimenti:
nonostante abbia ragione tali atti potrebbero non essere annullati dal giudice;
-limpressione che lart. 21-octies, dequoti il significato complessivo della l. 241/1990 come fonte che
contiene le basilari regole del gioco tra privato e amministrazione;
-in altri settori dellordinamento non vi graduazione tra i vizi di violazione di legge;
-tra i vizi che possono essere salvati con il meccanismo dellart. 21.octies, l. 241/1990 non compare
lincompetenza;
-norme internazionali e comunitarie in materia ambientale prevedono che la partecipazione procedimentale
debba essere assistita da tutela giurisdizionale.
Le due ipotesi disciplinate dallart. 21-octies
Vi una differenza tra le due ipotesi disciplinate dal c.2: la prima concerne i vizi procedimentali (es. vizio
della motivazione) e di forma (es. errata indicazione del num di protocollo), richiede che lattivit sia
vincolata e che sia palese che il suo contenuto dispositivo non avrebbe potuto essere diverso da quello in
concreto adottato; la seconda consente di salvare il provvedimento dallannullamento a seguito della
dimostrazione in sede processuale dellimmutabilit del suo contenuto dispositivo quando sia mancata la
comunicazione dellavvio del procedimento; essa dunque si applica anche ai provvedimenti discrezionali.
(Non mancano, invero, decisioni favorevoli ad una lettura unitaria delle due ipotesi contemplate dalla norma.)
Larea della illegittimit del provvedimento si configura a geometria variabile (a seconda della natura del
potere esercitato):
a) con riferimento allattivit discrezionale: scelta irrazionale o incongrua ovvero violazione di legge;
b) nel caso di vizio per omessa comunicazione di avvio, il recupero dellatto pu per avvenire anche
se latto discrezionale, rendendo in sostanza irrilevante quello specifico vizio;
c) con riferimento allattivit discrezionale e vincolata: mancato rispetto delle norme sulla competenza,
indipendentemente dal fatto che il contenuto potesse essere o meno diverso da quello in concreto
adottato;
d) con riferimento allattivit vincolata, debbono ricorrere due requisiti: violazione di una norma di
azione sulla forma o sul procedimento e prova che il contenuto del provvedimento avrebbe potuto
essere diverso da quello in concreto adottato.
182
giurisdizionale dello stato di correlazione immediata e diretta tra contenuto della deliberazione e specifici
interessi dellamministratore o di parenti o affini fino al quarto grado, sospesa la validit delel relative
disposizioni del piano urbanistico medesimo.
Leccesso di potere
Il vizio di eccesso di potere il risvolto patologico della discrezionalit. Esso sussiste dunque quando la
facolt di scelta spettante allamministrazione non correttamente esercitata. Leccesso di potere nasce dalla
violazione di quelle prescrizioni che presiedono allo svolgimento della funzione che non sono ravvisabili in
via preventiva e astratta. Tali regole si sostanziano nel principio di logicit-congruit applicato al caso
concreto. Il giudizio di logicit-congruit va effettuato tenendo conto dellinteresse primario da perseguire,
degli interessi secondari coinvolti e della situazione di fatto. Il principio di logicit-congruit racchiude
dunque anche quello di proporzionalit, il quale, a sua volta, pure presente nellordinamento dellUnione
europea e viene richiamato da parte della giurisprudenza quale parametro di legittimit di alcuni atti
amministrativi delle autorit nazionali.
Rapporto tra eccesso di potere e straripamento di potere
Da questa definizione discendono alcuni corollari. In primo luogo, eccesso di potere non significa straripamento di potere, che
darebbe luogo a nullit dellatto.
184
Lassenza di motivazione (detta anche carenza di motivazione) d luogo al vizio di violazione di legge,
atteso che la motivazione obbligatoria ex art. 3, l. 241/1990. Spesso la stessa situazione pu dar luogo al
vizio di violazione di legge e a quello di eccesso di potere.
Violazione di circolari, ordini, istruzioni, prassi
Costituiscono figure di eccesso di potere anche le violazioni di circolari, di ordini e di istruzioni di servizio e
il mancato rispetto della prassi amministrativa. Tali atti e fatti non pongono norme giuridiche: in caso
contrario la loro violazione darebbe luogo ad una violazione di legge.
La circolare
La circolare un atto non avente carattere normativo, mediante la quale lamministrazione fornisce
indicazioni in via generale e astratta in ordine alle modalit con cui dovranno comportarsi in futuro i propri
dipendenti e i propri uffici. La circolare ha efficacia solo interna allamministrazione, non ha rilevanza
determinante nella genesi dei provvedimenti e non produce effetti direttamente in capo ai cittadini, i quali,
infatti, non possono impugnarla autonomamente.
Il termine circolare deriva dalla modalit con cui in passato gli ordini militari erano comunicati agli ufficiali del comando. Quando
stato trasposto nellambito dellamministrazione, il termine stato impiegato per indicare latto rivolto da un organo sopraordinato
a tutti gli organi sottoordinati nellesercizio di poteri di direttiva, indirizzo e coordinamento. La moderna circolare una neutra
misura di conoscenza in grado di avere contenuto interpretativo o informativo. Oltre a questi esempi, che attengono a circolari
inviate da un organo o un ufficio ad altri organi o uffici dello stesso ente, esistono poi circolari intersoggettive, indirizzate a enti
diversi dallautorit emanante, spesso in funzione di coordinamento: ove non costituiscano esercizio di poteri attribuiti allente
emanante, esse sono prive di forza cogente.
La prassi
La prassi amministrativa il comportamento costantemente tenuto da unamministrazione nellesercizio di
un potere. Non si tratta di una fonte di diritto (lo invece la consuetudine, che differentemente dalla prassi,
il risultato del comportamento di una certa generalit di consociati ed caratterizzata dalla opinio juris et
necessitatis. Linosservanza della prassi non d dunque luogo a violazione di legge, ma pu essere sintomo
di eccesso di potere.
Ordini e istruzioni: le c.d. norme interne
Analogo discorso pu essere fatto in relazione alle norme interne, nei limiti in cui esse esistano e siano
autonome rispetto a quello poste da circolari: si tratta di quelle norme non operanti per ordinamento
generale, non aventi la natura di norme giuridiche e destinate a disciplinare soltanto i rapporti interni, sicch
la loro violazione non d luogo al vizio di violazione di legge, ma al pi sintomo di eccesso di potere.
La motivazione deve indicare i presupposti di fato e le ragioni giuridiche che hanno determinato la
decisione amministrativa, in relazione alle risultanze dellistruttoria. La legge raggruppa in ununica
definizione sia ci che parte dalla dottrina qualificativa in precedenza come motivazione in senso stretto
(identificazione dei motivi), sia la c.d. giustificazione (indicazione dei presupposti dellagire), sicch anche i
provvedimenti vincolati debbono essere motivati.
La motivazione per relationem
Ai sensi dellart.3, l. 241/1990, il dovere di motivare soddisfatto se il provvedimento richiama altro atto che
contenga esplicita motivazione e questo sia reso disponibile (motivazione per relationem). Secondo parte
della giurisprudenza, sufficiente che il documento sia reso disponibile e, cio, che sia suscettibile di essere
acquisito utilizzando listituto dellaccesso, escludendo cos la necessit che venga allegato. La motivazione
deve comunque essere formata contestualmente alladozione della decisione.
Lobbligo di motivazione dei meri atti
Se lobbligo di motivazione stabilito dallart.3, l. 241/1990 riguarda i solo provvedimenti, ci non significa
ovviamente che gli atti amministrativi non provvedimentali non debbano essere motivati. Riguardo ad essi
nulla innovato: e dunque continuano a dovere essere motivati gli atti riguardo ai quali dottrina e
giurisprudenza avevano pi o meno concordemente sostenuto la necessit di motivazione. Ma sono pur oggi
ammissibili atti non provvedimentali non motivati, anche se la ratio della motivazione (consistente nel
sindacato di opinione pubblica come controllo sociale sulla non trasparenza delloperato della pubblica
amministrazione) e il principio di trasparenza tendono a restringere ulteriormente lambito degli atti sottratti
allobbligo di motivazione.
Ad esempio secondo la giurisprudenza tradizionale del Consiglio di Stato non andrebbe motivata lattribuzione del punteggio nei
pubblici concorsi, trattandosi di attivit non provvedimentale, ma di giudizio. Solo dagli atti provvedimentali scaturiscono effetti
rilevanti sul piano dellordinamento generale, consistenti nella modificazione, costituzione o estinzione di situazioni giuridiche
soggettive. La motivazione, in queste ipotesi, soddisfa lesigenza che siano esplicitate le ragioni per cui tale vicenda inersoggettiva
prodotta e deve giustificare le modalit e i mezzi concreti scelti dallamministrazione per perseguire linteresse pubblico affidato alle
sue cure. La prospettiva , dunque, ancora quella della incisione diretta di situazioni giuridiche rilevanti sul piano dellordinamento
generale. Leventuale motivazione di atti non provvedimentali esplicita allesterno la congruit di scelte, valutazioni o determinazioni
che non coinvolgono direttamente situazioni giuridiche, avendo un esclusivo rilievo infraprocedimentale.
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provvedimento di rifiuto dellatto richiesto dal cittadino che costituisce esercizio di un potere e, in quanto
tale, impugnabile.
Lannullamento in sede di autotutela
Lannullamento dufficio il provvedimento mediante il quale si elimina un atto invalido e vengono rimossi
ex tunc (ossia retroattivamente e, dunque, a partire dal momento dellemanazione) gli effetti prodotti,
ancorch questi consistano nella costituzione di un diritto soggettivo in capo al destinatario. Ai sensi
dellart.21-nonies, c.1, l. 241/1990, il provvedimento amministrativo illegittimo pu essere annullato
dufficio, sussistendone le ragioni di interesse pubblico, entro un termine ragionevole e tenendo conto degli
interessi dei destinatari e dei controinteressati.
A differenza dellannullamento posto in essere dal giudice amministrativo, che previsto in vista della tutela
delle situazioni giuridiche dei privati, lannullamento dufficio ha la funzione di tutelare linteresse pubblico:
accanto alla illegittimit dellatto, occorre anche la sussistenza di un interesse pubblico che giustifichi
leliminazione dellatto medesimo e dei suoi effetti. Dal punto di vista procedimentale, al fine di agire
legittimamente, occorre dare comunicazione agli interessati dellavvio del procedimento di autotutela. Il
potere esercitabile dufficio ma, nella prassi, spesso preceduto dallinvito allautotutela da parte del
privato. Sussisterebbero poi altre situazioni in cui lannullamento stesso sarebbe doveroso, quindi non
discrezionale, e indipendentemente dalla valutazione di interessi pubblici e privati, assumendo caratteri assai
prossimi allesercizio di una funzione di controllo: ipotesi di illegittimit dellatto dichiarata da una sentenza
del giudice ordinario passata in giudicato, o da unautorit di controllo cui non competa la potest di
annullamento o nellipotesi di atto consequenziale rispetto ad un atto presupposto annullato.
La giurisprudenza amministrativa ha affermato che pure nellipotesi di violazione di norme di diritto dellUnione europea trovino
applicazione i principi di cui alla l. 241/1990 sicch la sola illegittimit dellatto non sufficiente a giustificare lannullamento
dellatto, che rimane momento finale di un procedimento ad attivazione non doverosa.
Presupposti dellannullamento
I presupposti per esercitare il potere generale di annullamento dufficio sono costituiti dallillegittimit del
provvedimento e dalla sussistenza di ragioni di interesse pubblico. Pertanto lamministrazione deve valutare
se leliminazione del provvedimento invalido sia conforme con linteresse pubblico, anche tenendo conto
degli interessi nel frattempo sorti sia in capo ai destinatari dellatto, sia in capo ai controinteressati.
Va comunque osservato che la giurisprudenza talora escludeva lapplicabilit del principio generale secondo cui lannullamento deve
essere sorretto da attuali ragioni di interesse pubblico quando esso non incidesse su un affidamento consolidato del privato. Tali
orientamenti paiono per oggi in contrasto con la lettera della norma. Non pare inoltre che possa essere annullato un atto al quale si
applichi lart. 21-octies, l. 241/1990, atteso che lamministrazione ha mostrato di volerlo sanare, emanandolo.
188
Lefficacia dellannullamento
La produzione degli effetti retroattivi dellannullamento potrebbe essere impedita dallesistenza di situazioni
gi consolidate non suscettibili di rimozione o la cui rimozione confliggerebbe con il principio di buona fede
o di affidamento ingenerato in capo a chi, sul presupposto della legittimit dellatto, vi abbia dato
esecuzione. Per esempio lannullamento di un decreto di esproprio pronunciato quando lopera sia gi stata
completata: in questo caso sorgo lobbligo di risarcire il danno patito dal privato; oppure si pensi
allannullamento di una procedura concorsuale alla quale sia seguita la nomina del vincitore e la prestazione
del suo servizio: in questo caso non consentito allamministrazione di ripetere le somme percepite dal
dipendente.
In dottrina (Falcon) si sostiene che lamministrazione potrebbe limitare o graduare gli effetti retroattivi.
Questa tesi pare trovar conferma nella sentenza del Cons. Stato, sez. VI, n.2755/2011 che, a livello di obiter
dictum, chiarisce che la disciplina sostanziale non dispone linevitabilit della retroattivit degli effetti
dellannullamento di un atto in sede amministrativa... Secondo la Cassazione, lannullamento dufficio di un
provvedimento favorevole potrebbe aprire la via al risarcimento a favore del soggetto che abbia fatto
affidamento su quellatto. Discussa la sorte degli atti che seguono il provvedimento annullato e di cui lo
stesso costituisce presupposto: essi sono affetti da legittimit derivata. Secondo un indirizzo dottrinale e
giurisprudenziale, la caducazione dellatto presupposto, nelle ipotesi in cui il nesso sia particolarmente
evidente, determinerebbe lautomatica caducazione degli atti consequenziali. Un effetto caducante
automatico potrebbe ravvisarsi nellipotesi in cui latto annullato costituisca non solo un presupposto di
validit nellatto successivo, ma addirittura un suo presupposto di esistenza.
La convalescenza
Il potere di annullamento pu essere esercitato entro un termine ragionevole; leccessivo decorso del tempo,
rapportato allaffidamento ingenerato nei terzi, pu dunque causare lillegittimit del relativo atto. In questa
ipotesi ricorre la figura della convalescenza dellatto per decorso del tempo, la quale impedisce appunto
lannullamento dufficio di atti illegittimi qualora essi abbiano prodotto i loro effetti per un periodo
adeguatamente lungo.
Titolarit del potere di annullamento
Il potere di annullamento spetta allorgano che lo ha emanato, ovvero da altro organo previsto dalla legge (la
medesima competenza dovrebbe sussistere in ordine alla convalida)
La riforma
Ove la parte annullata sia sostituita da altro contenuto si ha la figura della riforma, avente efficacia ex nunc.
Questa la riforma sostitutiva; esiste altres la riforma aggiuntiva che consiste nellintroduzione di
ulteriori contenuti a quello originario. Il ministro non pu riformare i provvedimenti di competenza dei
dirigenti.
Il potere governativo di annullamento
Lordinamento prevede poi il potere del governo di procedere in ogni tempo allannullamento degli atti di
ogni amministrazione. La possibilit di procedere a siffatto annullamento rispecchia la posizione del governo
che si colloca al vertice dellapparato amministrativo. Il potere in esame ha carattere straordinario e pu
essere esercitato a tutela dellunit dellordinamento, sicch non sufficiente qualsiasi illegittimit, ma
occorre un vizio particolarmente grave dellatto la cui permanenza in vita sia giudicata incompatibile con il
sistema nel suo complesso e non gi con i soli interessi della pubblica amministrazione che lo ha emanato.
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La convalida
La convalida un provvedimento di riesame a contenuto conservativo: ai sensi dellart. 21-nonies, l.
241/1990, lamministrazione ha possibilit di convalida del provvedimento annullabile, sussistendone le
ragioni di interesse pubblico ed entro un termine ragionevole. Il relativo potere applicazione del principio
della conservazione dei valori giuridici. Lamministrazione rimuove il vizio che inficia il provvedimento di
primo grado e pone in essere una dichiarazione che espressamente riconosce il vizio ed esprime la volont di
eliminarlo, semprech tale vizio sia suscettibile di essere rimosso (ad esempio convalidabile
lincompetenza, ma non lo latto emanato in assenza di presupposti che ne avrebbero consentito la legittima
adozione, o latto viziato per eccesso di potere sotto forma di sviamento).
Gli effetti della convalida retroagiscono al momento dellemanazione dellatto convalidato.
La sanatoria
Dalla convalida si distingue la sanatoria in senso stretto, la quale ricorre allorch il vizio dipende dalla
mancanza, nel corso del procedimento, di un atto endoprocedimentale la cui adozione spetta a soggetto
diverso dallamministrazione competente ad emanare il provvedimento finale. Latto pu essere sanato da un
intervento tardivo che d luogo ad una sostanziale inversione dellordine procedimentale: ci vale per le
istanze degli interessati, per i nulla osta e per le autorizzazioni, mentre il potere non pu intervenire
successivamente, se la sua funzione quella di fornire valutazioni prima della decisione finale.
Lacquiescenza
Lacquiescenza laccettazione spontanea e volontaria, da parte di chi potrebbe impugnarlo, delle
conseguenze dellatto e, quindi, della situazione da esso determinata. Il comportamento acquiescente deve
desumersi da fatti univoci, chiari e concordanti; esso presuppone la conoscenza del provvedimento e
lavvenuta sua emanazione. Lacquiescenza, a differenza della convalida, non produce effetti erga omnes:
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essa osta infatti alla proposizione del ricorso amministrativo o giurisdizionale da parte del solo soggetto che
lha prestata.
Discussi sono leffetto e la struttura dellacquiescenza: la tesi che ravvisa un riconoscimento della legittimit
e laccettazione degli effetti del provvedimento esposta alla critica secondo cui tale riconoscimento
irrilevante e non incide sulla validit del provvedimento, i cui effetti sono indisponibili per i destinatari. Pare
che lacquiescenza non possa essere definita come accettazione degli effetti per i motivi appena citati: essa
opera allora sul piano processuale e si differenzia dalla rinuncia in quanto richiede un comportamento attivo
incompatibile con la proposizione del ricorso, sicch la sua analisi va riportata nellambito dello studio delle
cause che impediscono lesercizio dellazione processuale.
La ratifica
Listituto della ratifica ricorre allorch sussista una legittimazione straordinaria di un organo ad emanare a
titolo provvisorio e in una situazione di urgenza un provvedimento che rientra nella competenza di un altro
organo, il quale, ratificando, fa proprio quel provvedimento originariamente legittimo.
La rettifica
Pure la rettifica, secondo la maggioranza della dottrina, non riguarda provvedimenti viziati, ma atti
irregolari, e consiste nelleliminazione dellerrore.
La rinnovazione
Differente dalla convalida infine la rinnovazione del provvedimento annullato, che consiste
nellemanazione di un nuovo atto, avente dunque effetti ex nunc, con la ripetizione della procedura a partire
dallatto endoprocedimentale viziato. La rinnovazione possibile semprech latto precedente non sia stato
annullato per ragioni di ordine sostanziale.
Lefficacia incontra limiti territoriali: essi corrispondono di norma a quelli della competenza dellautorit;
non mancano tuttavia eccezioni, come nel caso del passaporto rilasciato dalla questura ed efficace su tutto il
territorio nazionale. Lefficacia del provvedimento pu essere subordinata al compimento di determinate
operazioni, al verificarsi di alcune circostanze o allemanazione di ulteriori atti rispetto alladozione del
provvedimento in s. Latto pu dunque essere perfetto ma non efficace, ovvero efficace ma annullabile, in
quanto, pur ricorrendo tutti i requisiti e gli elementi di efficacia, latto o il procedimento che lo precede non
conforme al paradigma normativo.
Lefficacia del provvedimento incontra non solo limiti spaziali, ma anche temporali, nel senso che, pur
sussistendo il principio secondo cui gli atti di norma producono effetti al momento in cui sono venuti in
essere, non mancano esempi di atti ad efficacia differita o ad efficacia retroattiva. I primi sono quelli la cui
operativit subordinata al completarsi della fattispecie operativa. Lefficacia pu essere sospesa e
sussistono altre circostanze che, pur non essendo legate al compimento di atti e operazioni facenti parte del
procedimento, dal pari condizionano lo spiegarsi dellefficacia: si pensi al decorso del termine iniziale di
efficacia, eventualmente indicato nel provvedimento o direttamente dalla legge. Il maturare del termine ha
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carattere costitutivo delleffetto, nel senso che leffetto stesso si produce dal momento del verificarsi della
circostanza. Discorso solo in parte analogo pu essere condotto in ordine alla condizione sospensiva, fatto
futuro e incerto al verificarsi del quale si producono gli effetti.
La retroattivit di atti amministrativi
Latto amministrativo di regola irretroattivo. Si riconosce tuttavia che lefficacia di alcuni atti si spieghi
prima del fatto che ne causa e, cio, del perfezionarsi della fattispecie. Esistono in primo luogo atti
retroattivi per natura (annullamento, annullamento parziale, convalida: a seguito della caducazione di un atto
non possono ad esso sopravvivere le situazioni sorte per effetto della sua emanazione). Al di fuori di queste
ipotesi, la retroattivit ammessa solo se latto produce effetti favorevoli per il destinatario e non sussistono
controinteressati, ovvero se vi il consenso dellinteressato.
La retrodatazione di atti amministrativi
Diversa dalla retroattivit del provvedimento la retrodatazione, conferita ad atti adottati ora per allora e,
cio, ad atti che lamministrazione sarebbe stata tenuta ad emanare, ma che non adott tempestivamente,
dunque in un contesto normativo o in una situazione di fatto differenti rispetto a quelli attuali.
Lamministrazione procede a riportare la decorrenza degli effetti dellatto al momento in cui essi avrebbero
dovuto dispiegarsi, anche se latto stesso stato emanato in seguito.
Atti a efficacia istantanea e a efficacia durevole
Occorre poi distinguere, sempre in tema di limiti temporali defficacia, gli atti ad efficacia istantanea, in
cui leffetto si produce, esaurendosi, in un dato momento e riguarda un singolo accadimento o fatto storico o
una isolata situazione, e atti a efficacia durevole o prolungata ( il caso dei piani urbanistici e delle
concessioni di servizio e di alcune autorizzazioni), che attengono ad una pluralit di comportamenti
considerati come una categoria unitaria.
La distinzione importante perch si ritiene che solo per i secondi si ponga il problema delle vicende, le quali non possono che
riguardare lefficacia durevole. Questa infatti non pu venire meno per differenti motivi come lestinzione delloggetto, il maturare
del termine finale, il realizzarsi della condizione risolutiva, lestinzione del rapporto instaurato con latto e cos via. Pure la
sospensione, configurandosi come differimento, pu investire un atto a efficacia istantanea prima della sua esecuzione.
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Lesecutoriet
In ogni caso al di la di etichette terminologiche indubbio che il provvedimento necessiti di esecuzione: con
il termine esecutoriet del provvedimento si indica allora la possibilit che essa sia compiuta, in quanto
espressione di autotutela, direttamente e coattivamente dalla pubblica amministrazione, senza dover ricorrere
previamente ad un giudice: nel rispetto del principio di legalit, allorch il contenuto del provvedimento
comporti un obbligo di dare o consegnare, a fronte del rifiuto del privato lamministrazione pu conseguire i
risultato pratico ( ad es. spossessamento del bene oggetto di unoccupazione durgenza).
Lart 21-ter, l.241/1990 dispone al riguardo che, nei casi e con le modalit stabilite dalla legge, le
pubbliche amministrazioni, previa diffida, possono imporre coattivamente ladempimento degli obblighi
nei loro confronti. Il riferimento alla diffida vale a introdurre una sorta di procedimentalizzazione
dellesercizio del potere di esecutoriet. Si noti che lesecutoriet rimessa alla scelta del soggetto pubblico:
in mancanza di determinazione in tal senso lattuazione del provvedimento potr avvenire solamente in sede
giurisdizionale.
I mezzi dellesecutoriet
Lart 21-ter dispone altres che il provvedimento costitutivo di obblighi indica il termine e le modalit
dellesecuzione da parte del soggetto obbligato. Molteplici sono i mezzi attraverso i quali lesecutoriet si
manifesta nel nostro ordinamento. Nelle ipotesi in cui il provvedimento costituisca obblighi di fare
infungibili, lamministrazione pu procedere alla coercizione diretta, se ammessa dalla legge e se
compatibile con il valori costituzionali, ovvero pu minacciare e infliggere sanzioni per ottenere la
esecuzione spontanea.
Ove lobbligo di fare consisti in una prestazione fungibile pu essere prevista lesecuzione dufficio:
lamministrazione esegue direttamente, con propri mezzi ma a spese del terzo, lattivit richiesta.
Nei casi di obblighi di dare relativi a somme di denaro, la legge contempla due ipotesi: lesecuzione forzata
edittoriale e il procedimento caratterizzato dallingiunzione.
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20. Gli accordi tra amministrazione e privati ex art. 11, l. 7 agosto 1990 n. 241
Tipologie di accordi
Due sono le tipologie di accordi tra amministrazione e privati: gli accordi sostitutivi di provvedimento e gli
accordi integrativi del provvedimento ( determinativi del contenuto del provvedimento stesso).
Le differenze essenziali in ordine alla disciplina tra i due modelli sono le seguenti: mentre laccordo
sostitutivo tiene luogo del provvedimento, laccordo determinativo non elimina la necessit del
provvedimento nel quale confluisce, sicch il procedimento si conclude pur sempre con un classico
provvedimento unilaterale produttivo di effetti, onde laccordo ha effetti solo interinali; inoltre, soltanto gli
accordi sostitutivi sono soggetti ai medesimi controlli previsti per i provvedimenti, mentre nel caso di
accordi determinativi del contenuto discrezionale, il controllo, ove previsto, avr ad oggetto il
provvedimento finale.
Pur senza tacere queste rilevanti differenze importanti tratti della disciplina di questi accordi possono essere
analizzati in modo unitario. Quanto alla possibile qualificazione di tali accordi come contratti, le maggiori
perplessit in ordine a tale soluzione nascono non tanto dalla circostanza che i negozi in esame hanno ad
oggetto lesercizio del potere, quanto allincompatibilit del regime cui sono assoggettati con il modello
civilistico di contratto.
Per quanto attiene al rilievo secondo cui lamministrazione, stipulando un accordo, spende potere
autoritativo, occorre inserire lart.11 in un quadro di riferimento pi generale: lesercizio del potere d luogo
allemanazione di atti o di accordi, mentre ove agisca in modo non autoritativo, lamministrazione soggetta
alle norme di diritto privato di cui allart. 1, c.1-bis l.241/1990. Questultima norma, dunque, non rileva in
tema di accordi.
Il regime giuridico dellaccordo ex art.11
A differenza di quanto accade nelle fattispecie contrattuali, linteresse affidato alla cura di una delle due parti
il soggetto pubblico- assume allinterno dellaccordo un ruolo del tutto differente rispetto a quello del
privato: laccordo deve essere stipulato in ogni caso nel perseguimento dellinteresse pubblico e per
sopravvenuti motivi di pubblico interesse lamministrazione recede unilateralmente dallaccordo.
La rilevanza dellinteresse pubblico consente di qualificare laccordo come atto appartenente al diritto pubbico. Dallesame dellart
11, l. 241/1990 la dottrina ha tratto numerosi spunti a favore della tesi della natura pubblica dellaccordo.
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Gli accordi debbono essere stipulati, a pena di nullit, per atto scritto salvo che la legge disponga
diversamente; essi debbono essere motivati; lamministrazione pu recedere unilateralmente dallaccordo
per sopravvenuti motivi di pubblico interesse corrispondendo un indennizzo. Il regime complessivamente
pubblicistico, ma va ricordato che agli accordi si applicano, ove non diversamente previsto, i principi del
codice civile in materia di obbligazioni e contratti in quanto compatibili. Uno spazio importante per il rinvio
ai profili civilistici si profila poi in relazione alla disciplina del rapporto scaturente dallaccordo. Se risulta
inapplicabile lart. 1373 c.c. sul recesso, sembra invece ammissibile il rinvio ai principi che impongono alle
parti di comportarsi secondo buona fede e, con riferimento alle situazioni in cui vi sia un inadempimento
degli obblighi assunti, a quelli in tema di risoluzione per inadempimento, per sopravvenuta impossibilit o
eccessiva onerosit sopravvenuta della prestazione.
Laccordo strettamente legato al tema della partecipazione: esso pu infatti essere concluso in
accoglimento di osservazioni e proposte. Va aggiunto che ai sensi del c. 4-bis in tutti i casi in cui una
pubblica amministrazione conclude accordi, la stipulazione preceduta da una determinazione dellorgano
che sarebbe competente per ladozione del provvedimento.
Il recesso pubblicistico dallaccordo
Ulteriore e rilevante aspetto della disciplina degli accordi costituito dalla previsione del potere in capo
allamministrazione di recedere unilateralmente, salvo lobbligo di provvedere alla liquidazione di un
indennizzo in relazione agli eventuali pregiudizi verificatesi in danno del privato.
Si ritiene che il recesso incida, sciogliendoli, sui rapporti piuttosto che sugli atti: latto originario non diviene illegittimo, ma
illegittima o inopportuna la permanenza del rapporto da esso costituito.
In conclusione va ribadito che la indubbia accresciuta considerazione degli interessi dei privati, realizzata
dalla recente normativa sul procedimento amministrativo, non pare comunque in grado di eliminare il
carattere di necessaria preordinazione alla cura di interessi pubblici dellazione amministrativa.
Laccordo sostitutivo poi strumento che non elimina leventualit che il provvedimento sia emanato nel
caso in cui laccordo stesso non venga stipulato.
Ogni volta in cui lamministrazione voglia concordare con il privato lesercizio del potere deve rispettare la disciplina di cui
allart.11, l.241/1990 anche se la prassi offre ancora numerosi esempi di convenzioni atipiche, sottratte alla garanzia di cui alla norma
citata. Non rientrano poi nella previsione di cui allart 11 quelle forme negoziali alle quali lamministrazione ricorre per addivenire
ad effetti pratici analoghi a quelli conseguibili con provvedimento.
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Va poi operata una distinzione tra gli accordi che si inseriscono allinterno di un procedimento
amministrativo che sfocia nelladozione di un formale atto finale (adottato dunque previa intesa ) e quelli
che invece hanno una rilevanza autonoma. Pu osservarsi che nella prima tipologia di accordi lordinamento
si preoccupa di prevedere strumenti per il mancato raggiungimento dellintesa, atteso che esiste
unamministrazione procedente titolare di un interesse primario, laddove nel secondo caso quando manchi
unamministrazione titolare di un interesse primario, lo stallo va superato soprattutto sul piano dei rapporti
politici tra i due soggetti.
Discusso il problema della necessit che, successivamente allintesa e allaccordo, le amministrazioni
interessate debbano formalizzare tali negozi mediante un atto di adesione. La soluzione preferibile quella
negativa: la necessit di approvazione prevista da singole norme con riferimento a specifiche figure pattizie
e non gi dallart. 15, l. 241/1990 che costituisce la fonte generale del potere di stipulare accordi.
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199
200
Corte
In tal modo sono state salvate dalla Consulta la gran parte delle disposizioni contenute nel Codice dei contratti pubblici,
riconducendo le stesse alla competenza statale in materia della tutela della concorrenzae inglobando nel concetto di concorrenza sia
gli interventi per sia quelli nel mercato.
Secondo la corte occorre registrare il definitivo superamento della concezione c.d contabilistica, che
qualificava tale normativa interna come posta esclusivamente nellinteresse dellamministrazione, anche ai
fini della formazione della sua corretta volont negoziale.
Muta dunque il profilo funzionale dellevidenza pubblic, che da disciplina posta a presidio dellinteresse
pubblico diventa una regolamentazione che protegge anche gli interessi delle imprese.
Le tre anime della disciplina del codice dei contratti e il suo contenuto
Accanto a questa prima matrice comunitaria, nella disciplina dei contratti della pubblica amministrazione si
rinvengono anche altre due anime: il codice infatti richiama la l. 241/1990e allultimo comma dellart 3
precisa che per quanto non espressamente previsto nel presente codice, lattivit contrattuale dei soggetti di
cui allart 1 si svolge nel rispetto altres delle disposizioni stabilite dal codice civile. Il decreto contiene
disposizioni comuni a tutte e tre le tipologie contrattuali (lavori, forniture, servizi) e altre, invece, riservate a
ciascun singolo settore. Sono molti i valori che affiorano dalla lettura della disciplina tra cui spiccano: la
concorrenza, la tutela del buon uso delle risorse pubbliche, la trasparenza e la lotta alla corruzione. Per
quanto attiene al contenimento delle spese, la disciplina si caratterizza anche per la tipologia di conseguenzenullit del contratto- prevista in caso di violazione delle relative regole, nonch per il fatto che sullaltare
delle convenienza economica, viene sacrificata la stabilit del rapporto contrattuale, nel senso che
ricorrendo talune condizioni, lamministrazione pu recedere dai contratti stipulati precedentemente.
Il d.l. 95/202 prevede che sono nulli, costituiscono illecito disciplinare e sono causa di responsabilit amministrativa, i contratti
stipulati dalle amministrazioni in violazione del dovere di:
-ricorrere alle convenzioni stipulate dal ministero del tesoro con le quali limpresa prescelta si impegna ad accettare, sino a
concorrenza della quantit massima complessiva stabilita dalla convenzione e ai prezzi e condizioni ivi previsti, ordinativi di
fornitura di beni e servizi deliberati dalle amministrazioni dello Stato, ovvero di utilizzare i relativi parametri di prezzo-qualit, come
limiti massimi per lacquisto di beni e servizi comparabili oggetto delle stesse,
-approvvigionarsi attraverso gli strumenti di acquisto messi a disposizione di Consip SPA;
Le amministrazioni pubbliche sono inoltre tenute ad approvvigionarsi attraverso gli accordi quadro messi a disposizione da Consip
SPA relativamente ad alcune categorie merceologiche ( energia elettrica, gas, carburanti rete e carburanti extra-rete, combustibili per
il riscaldamento, telefonia fissa e telefonia mobile), ovvero a seguire procedure utilizzando sistemi telematici di negoziazione sul
mercato elettronico e sul sistema dinamico di acquisizione: anche i contratti stipulati in violazione di tale obbligo costituiscono
illecito disciplinare e sono causa di responsabilit per danno erariale.
In generale poi le amministrazioni pubbliche che abbiano validamente stipulato un contratto di fornitura o di servizi hanno poi diritto
di recedere in qualsiasi tempo dal contratto nel rispetto di determinate condizioni quali comunicazione formale allappaltatore non
inferiore a 15 giorni e previo pagamento delle prestazioni gi eseguite.
201
Ai sensi dellart 53 del codice dei contratti pubblici, i lavori pubblici possono essere realizzati
esclusivamente mediante contratto di appalto o di concessione, fatto salvo il caso dei lavori in economia,
ammessi sino allimporto di 200.000 euro. Pure consentita la locazione finanziaria.
In ambito comunitario, gli appalti pubblici di lavori sono stati oggetto di numerose direttive: possiamo ricordare la 93/37/CEE e la
97/52/Ce.
la previsione di una Autorit per la vigilanza sui lavori pubblici ( organismo collegiale composto da 5 membri, nominati di
concerto dai presidenti di Camera e Senato che resta in carica 5 anni e che svolge tra le altre la funzione di accertamento e
di vigilanza;
listituzione di una commissione per la soluzione delle controversie presso lautorit che su istanza delle parti svolge
compiti di composizione della lite in tempi non superiori a venti giorni
la disciplina della conferenza di servizi
lintroduzione del principio dellobbligatoriet della programmazione dei lavori pubblici
per quanto riguarda gli appalti di valore superiore a 150.000 euro listituzione di un sistema di qualificazione degli
esecutori dei lavori . lattestazione di questa qualificazione (rilasciata dalla SOA) costituisce condizione necessaria e
sufficiente per la dimostrazione dei requisiti di capacit tecnica e finanziaria.
La disciplina minuziosa di progettazione e direzione dei lavori
La disciplina tassativa delle varianti in corso dopera
La discipilna dellarbitrato
La disciplina del subappalto ( ammesso per le categorie e nei limiti fissati dalla legge)
La legislazione vigente contempla poi controlli particolari per la tutela nei confronti del fenomeno mafioso e corruttivo Ai sensi
dellart 1, l. 190/2012 . un cenno merita infine la disciplina delle offerte anomale che prevede lesclusione discrezionale delle
offerte che presentino un ribasso superiore al valore individuabile sulla base di un complesso calcolo matematico di cui allart 8.
Lamministrazione pu per esempio risolvere il contratto per grave inadempimento, grave irregolarit e grave ritardo.
Secondo la giurisprudenza latto con il quale lamministrazione esercita queste facolt non ha natura
provvedimentale, sicch la giurisdizione sulle relative controversie spetta al giudice ordinario. Lart 14
del codice dei contratti pubblici disciplina anche i contratti misti in base al criterio della accessoriet/
prevalenza.
La disposizione rileva in ordine alla disciplina del c.d. global service, contratto avente ad oggetto la
manutenzione del patrimonio pubblico immobiliare. natura di appalto misto ha anche il
teleriscaldamento. La corte costituzionale ha inoltre deciso che lesecuzione da parte dei privati delle
opere di urbanizzazione eccedenti la soglia comunitaria deve rispettare i principi della concorrenza.
Gli appalti di forniture
Gli appalti ai sensi dellart 54 sono affidati mediante procedura aperta o ristretta e in casi eccezionali
negoziata con o senza pubblicazione del bando. Per quanto attiene ai criteri di scelta previsto limpiego del
sistema del prezzo pi basso o della offerta economicamente pi vantaggiosa.
Gli appalti di forniture sono disciplinati dallart 3 c9 del codice dei contratti pubblici che li definisce
come contratti a titolo oneroso aventi per oggetto lacquisto, la locazione finanziaria, la locazione,
lacquisto a riscatto con o senza opzioni per lacquisto di prodotti. Le forniture sono aggiudicate con il
criterio del prezzo pi basso o dellofferta economicamente pi vantaggiosa.
Gli appalti di servizi
Gli appalti di servizi hanno ad oggetto le prestazioni indicate in due appositi allegati (2A e 2B; i servizi
compresi nel primo sono assoggettati a tutte le norme sugli appalti, quelli inclusi nel secondo solo ad
alcune disposizioni in tema di trasparenza e pubblicit ). Tradizionalmente la differenza tra un appalto di
lavori e di servizi sta nel fatto che soltanto nel primo caso vi la trasformazione fisica della res oggetto del
contratto. La differenza tra un appalto si servizi e di forniture risiede invece nel fatto che lattivit oggetto
del primo consiste in un facere e non in un dare.
Contratti attivi e passivi
Gli appalti disciplinati dal codice dei contratti rientrano nella categoria dei contratti passivi e si
differenziano da quelli attivi (quelli cioe mediante cui lamministrazione si procura entrate).
Contratti atipici
Alcune tipologie contrattuali infine, non essendo ordinariamente utilizzabili dai privati nellesercizio della
loro autonomia privata, sono assoggettate ad una disciplina di specie quanto alla formazione, al
perfezionamento, alle vicende del rapporto contrattuale e alle tutela.
I capitolati
Le fasi del procedimento sono oggi fissate dallart 11 d.lgs 163/2006 del codice dei contratti pubblici. Il progetto di contratto deve
essere corredato dai capitoli doneri e deve contenere le clausole ritenute essenziali.
I capitolati
Anche ai capitolari speciali (o capitoli speciali) la dottrina e la giurisprudenza riconoscono carattere non
normativo. Essi riguardano le condizioni che si riferiscono pi particolarmente alloggetto proprio del
contratto e,quindi, pongono parte della regolamentazione dello specifico rapporto contrattuale. La
determinazione a contrattare e il progetto possono essere soggetti a controlli e pareri.
Essi inoltre sono considerati tradizionalmente atti amministrativi interni, non rilevanti per i terzi, e come tali
non impugnabili o revocabili dallamministrazione.
Negli enti locali la determinazione di contrattare, inoltre, non rimane un atto interno, almeno nel senso che deve essere formalizzata
in una apposita determinazione del responsabile del procedimento di spesa indicante il fine che con il contratto si intende perseguir,
loggetto del contratto, la sua forma e le clausole ritenute essenziali, nonch le modalit di scelta del contraente.
Per quanto attiene allamministrazione statale tradizionalmente la legislazione non parla di determinazione di contrattare: ad essa
per corrisponde, salvo espressa diversa disposizione, il progetto o schema di contratto predisposto dai competenti organio altro atto
giuridico autonomo avente analoga funzione, in cui cio si concretizza la decisione di addivenire alla conclusione di un contratto.
Il parere obbligatorio del Consiglio di Stato previsto soltanto sugli schemi generali di contratto-tipo,
accordi e convenzioni predisposti da uno o pi ministri.
Una funzione consultiva in ordine alla stesura di schemi di capitolati e nelle questioni relative alla
progettazione e allesecuzione delle opere pubbliche svolta sia dallavvocatura della Stato, sia dal
Consiglio Superiore dei lavori pubblici. In particolare il parere obbligatorio di tale ultimo organo richiesto
per tutti i progetti per tutti i progetti di lavori pubblici di competenza statale di importo superiore a 25 milioni
di euro, nonch sui progetti di altre stazioni appaltanti che siano amministrazioni. Il controllo della Corte dei
Conti non pi richiesto sul progetto di contratto.
Lapprovazione del progetto definitivo equivale a dichiarazione di pubblica utilit, indifferibilt e urgenza
dei lavori. Sempre con riferimento alle opere pubbliche va notato che la progettazione si articola in
progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva (art. 93: per consentita lomissione di uno dei due
primi livelli di progettazione purch quello successivo contenga tutti gli elementi previsti per il livello
omesso). La progettazione curata di norma dagli uffici tecnici dellamministrazione ma ove ci non sia
possibile da soggetti privati esterni allattivit amministrativa.
Con riferimento ai contratti pi rilevanti va ancora osservato che ai fini di limitare la discrezionalit nella
scelta della rosa dei possibili concorrenti la legge ha introdotto una fase di preselezione nelle procedure
ristrette; lamministrazione non procede direttamente allinvito, ma pubblica un bando indicando i requisiti
di qualificazione; le imprese interessate possono far richiesta di essere invitate alla licitazione; soltanto a
questo punto lamministrazione procede con linvito.
chiaro che in tal modo si attenuano le differenze rispetto allasta pubblica, salvo il fatto che
lamministrazione conosce in anticipo le ditte che parteciperanno alla gara, trattandosi di quelle che ne hanno
fatto richiesta; nella licitazione inoltre la verifica dei requisiti soggettivi viene effettuata al momento della
pre-qualifica.
I soggetti ammessi alle gare per affidamento di contratti pubblici ai sensi del d;lgs 163/2006 sono non solo imprese e societ, ma
anche
-consorzi tra societ cooperative e tra imprese artigiane
-consorzi stabili
-consorzi concorrenti
-soggetti che abbiano stipulato il contratto di gruppo di interesse economico
-gli operatori economici stabiliti in altri Stati menbri
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-raggruppamenti temporanei costituiti ai soli fini della partecipazione allappalto dai predetti soggetti che conferiscono mandato
collettivo speciale con rappresentanza ad uno di essi ( capogruppo) il quale esprime lofferta in nome e per conto anche dei mandanti.
La giurisprudenza ha talora riconosciuto alla norma valenza non tassativa, qualificando come contraenti anche le Onlus, le
fondazioni, le Universit e gli enti di ricerca.
In linea di principio gli appalti possono essere stipulati anche tra amministrazioni. La corte costituzionale nel 2012 sottolinea che
sfuggono dal campo di applicazione del diritto dellUnione europea sugli appalti i contratti che istituiscono una cooperazione tra
enti pubblici finalizzata a garantire ladempimento di una funzione di servizio pubblico comune a questi ultimi, a condizione che
essi siano:
-stipulati esclusivamente tra enti pubblici
-che nessun operatore privato sia posto in una posizione privilegiata rispetto ai suoi concorrenti
-che la cooperazione sia retta unicamente da considerazioni ed esigenze connesse al perseguimento di obbiettivi di interesse pubblico
In tema di cooperazione tra enti pubblici la disciplina sugli appalti si pone come integrativa rispetto a quella posta dallart 15,
l.241/1990 nel senso che l dove non ricorrano le condizioni sopra individuat, le amministrazioni pur teoricamente legittimate a
stipulare accordi debbono rispettare la disciplina degli appalti.
Si parlato di raggruppamento. In via generale, esso pu essere orizzontale se costituito ai fini della ripartizione dello stesso lavoro
tra pi imprese, ovvero verticale. Lultima figura ricorre quando il bando presenti lavori di categorie differenti e il raggruppamento
sia costituito da una o pi imprese che abbiano i requisiti per realizzare il lavoro della categoria prevalente, ed ad imprese
ragguppate, di norma maggiormente specializzate, per il lavoro o la parte dopera scorporabile. Lofferta delle imprese raggruppate
determina la loro responsabilit solidale nei confronti dellamministrazione. I criteri di partecipazione alle gare devono essere tali da
non escludere le piccole o medie imprese.
Bando e invito hanno rilevanza sul piano negoziale nel senso che sono assimilabili allinvito ad offrire. secondo quanto disposto
dalla normativa sulla contabilit dello Stato, i sistemi dasta sono il metodo delle candele vergini; quello delle offerte segretein busta
chiusa da confrontarsi con un parametro stabilito dallamministrazione; infine il mezzo del pubblico banditore (lincanto
effettuato a viva voce e lasta dura fin quando non dichiarata chiusa dal banditore).
Per quanto riguarda la licitazione, si pu procedere con una lettera-invito ovvero con una offerta-contratto.
Nel caso in cui il bando di gara sia in contrasto con la legge, il contraente deve immediatamente impugnare il bando ove contenga
disposizioni lesive, in deroga al principio secondo pu impugnare soltanto chi abbia legttimamente partecipato alla gara. Va
comunque notato che parte delle giurisprudenza ammette la disapplicabilit dufficio del bando.
Il problema delicato ove ci si collochi nella prospettiva dellamministrazione: pu essa non applicare un bando (o un capitolato) che
ritenga in contrasto con una legge e quindi ad esempio ammettere un concorrente che non sia in possesso di un requisito
illegittimamente richiesto dal bando?la giurisprudenza sul punto divisa. Secondo una prima tesi lamministrazione non pu
disapplicare il bando, avendo soltanto il potere di annullarlo in via di autotutela , unico mezzo con cui latto illegittimo pu essere
rimosso dallamministrazione. In questo modo, ove non vengano esercitati poteri di autotutela , prevale il bando sulla legge, con il
rischio che leventuale impugnativa del soggetto pregiudicato che censuri lillegittimit del bando , vada a buon fine, determinando la
caducazione della gara nel suo complesso. Diverso lorientamento ad avviso del quale lamministrazione pu interpretare le
clausole del bando in senso estensivo.
Per quanto attiene al bando in contrasto con il diritto dellUnione Europea, in particolare nel caso in ci il bando non sia stato
impugnato tempestivamente e il ricorso, che ne invochi lincompatibilt con il diritto europeo investa solo latto di esclusione, la
corte di Giustizia con la sentenza del 27 febbraio 2001 ha stabilito che la normativa europea sugli appalti va interpretata nel senso che
impone ai giudici gli obblighi di dichiarare ricevibili i mitivi di diritto basati sullincompatibilit del bando d gara con il diritto
dellunione europea , anche ricorrendo alla possibilit di disapplicare le norme nazionale processuali di decadenza. In sostanza spetta
al giudice verificare se, nel caso concreto lapplicazione del termine possa portare o meno a una violazione del diritto europeo.
Laggiudicazione
Laggiudicazione latto amministrativo con cui viene accertato e proclamato il vincitore da parte dal
soggetto che presiede la celebrazione dellasta o la commissione di valutazione delle offerte in sede di
licitazione privata. Si parla di aggiudicazione provvisoria nei casi in cui laggiudicazione debba essere
206
eseguita da una fase di approvazione del verbale di aggiudicazione ovvero della verifica dei requisiti da
parte dellaggiudicatario.
2.3 Appalto integrato, procedura negoziata e servizi in economia
Lappalto concorso e lappalto integrato
Lappalto concorso viene utilizzato nei casi tassativamente indicati dalla legge, quando lamministrazione
in base a prestabilite norme di massima, richiede ai privati di presentare i progetti tecnici e le condizioni alle
quali essi siano disposti ad eseguirli.
La recente legislazione tende a ridurre il campo di applicazione dellistituto in esame. In particolare nel d.lgs
163/2006 esso non viene pi menzionato tra i metodi di scelta del contraente. Il c.2 dellart 53 d.lgs.
163/2006 definisce invece lappalto integrato prevedendo che lappalto di lavori pubblici possa avere ad
oggetto non soltanto lesecuzione ma anche la progettazione esecutiva dei lavori sulla base del progetto
preliminare dellamministrazione. Nellipotesi in cui il concorso abbia solo ad oggetto la presentazione dei
progetti, si rientra nel metodo del concorso di idee ,sistema affermatosi nella prassi ed ora espressamente
disciplinato.
La trattativa privata o procedura negoziata
Nella trattativa privata lamministrazione dispone di una maggiore discrezionalit nella scelta del privato
contraente, il procedimento amministrativo risulta molto pi snello rispetto alle altre figure e manca
laggiudicazione.
Nella procedura negoziata prevista una procedura distinta a seconda che sia necessaria la pubblicazione di
un bando di gara.
Per gli appalti aventi ad oggetto la sola esecuzione di lavori di importo inferiore a un milione e
cinquecentomila euro, le stazioni appaltanti hanno poi facolt, senza procedere a pubblicazione di bando, di
invitare e presentare offerta ad almeno venti concorrenti, se sussistono in tale numero soggetti qualificati in
relazione ai lavori oggetto di appalto.
La semplicit e linformalit della procedura comportano minori garanzie per i privati interessati. La
giurisprudenza riconosce peraltro la sussistenza di interessi legittimi nelle ipotesi in cui la determinazione di
procedere in tal senso venga ad incidere su rapporti obbligatori preesistenti o su situazioni di affidamento
scaturenti dal comportamento dellamministrazione. Questo accade in particolare quando essa abbia
proceduto ad indire una previa gara informale, per determinare il soggetto con cui trattare.
Il consiglio di Stato ha riconosciuto la legittimazione ad impugnare la deliberazione di stipulare il contratto a
trattativa privata in capo ad ogni imprenditore operante nel settore che aspiri a partecipare alla gara.
Servizi, forniture e lavori in economia; il cottimo
per quanto riguarda lavori, servizi e forniture l art 125 del d.lgs. 163/2006 e ss. vieta di usare le acquisizioni
in economia di importo superiore a 200.000 euro: le acquisizioni si effettuano in amministrazione diretta o
per cottimi
2.4 Stipulazione, approvazione, controllo ed esecuzione del contratto
le altre fasi della procedura ad evidenza pubblica, successive alla deliberazione a contrattare e alla scelta del
contraente, sono costituite dalla stipulazione, dallapprovazione e dal controllo.
207
La stipulazione
In relazione alla stipulazione , va osservato, che i contratti della pubblica amministrazione debbono sempre
essere conclusi per iscritto, anche se non attengono ai bene immobili, a pena di nullit con atto pubblico
notarile informatico, ovvero in modalit elettronica secondo le norme vigenti per ciascuna stazione
appaltante o mediante scrittura privata.
Laggiudicazione non equivale ad accettazione dellofferta, sicch il vincolo sorge soltanto con la stipula del
contratto, che avviene entro sessanta giorni dallaggiudicazione definitiva.
Il d.lgs. 53/2010 esercitando la delega conferita dallart 44, l. 88/2009, ha dato attuazione alla direttiva
66/2007/Ce. Essa mira a garantire che il ricorso giurisdizionale proponibile dinanzi al giudice amministrativo
da chi contesta laggiudicazione possa venir notificato prima della stipula del contratto. Ci si traduce
nellistituto dello stand-still: la conclusione del contratto non pu avvenire prima dello scadere di un termine
(sospensivo) decorrente dal giorno successivo alla data in cui la decisione di aggiudicazione stata inviata
agli interessati. Ai fini di una tempestiva comunicazione, lart 79 u.c, codice dei contratti, stabilisce che il
bando o lavviso con cui si indice la gara o linvito nelle procedure senza bando fissano lobbligo del
candidato o concorrente di indicare, nellatto di presentazione della candidatura o dellofferta il domicilio
eletto per le comunicazioni.
La regola della sospensione soffre alcune tassative eccezioni:
-presenza di una sola offerta
-appalto aggiudicato sulla base di un accordo quadro o basato su sistemi dinamici di acquisizione
-oppure acquisto effettuato attraverso il mercato elettronico
-esecuzione durgenza in casi specifici
Un secondo stand-still period impedisce la stipula o lesecuzione del contratto nel caso di proposizione di un
ricorso. Il d.lgs. 53/2010, in particolare, introduce il divieto per la stazione appaltante di stipulare il contratto,
ma unicamente in caso di proposizione di un ricorso avverso laggiudicazione definitiva che contenga anche
la domanda cautelare.
Con riferimento alle amministrazioni che si avvalgono del patrocinio dellavvocatura dello Stato, la notifica del ricorso deve essere
effettuata anche alla sede reale dellamministrazione appaltante. La violazione della regola integra una violazione grave che apre la
via alla dichiarazione di inefficacia del contratto.
Secondo la previsione normativa, il divieto opera per venti giorni a condizione che, entro tale termine,
intervenga la pronuncia del provvedimento cautelare di primo grado o la pubblicazione del dispositivo della
sentenza di primo grado. Ove detti provvedimenti assunti dopo il termine di sospensione viene prolungato.
La regola generale quella secondo cui la stipulazione del contratto ha luogo entro il termine di sessanta
giorni dal momento in cui laggiudicazione diventa efficace, salvo diverso termine previsto nel bando o
nellinvito ad offrire, oppure salva lipotesi di differimento espressamente concordata con laggiudicatari.
Lapprovazione
Lesecuzione del contratto cos concluso pu essere subordinata ad approvazione da parte della competente
autorit.
208
Il contratto claudicante
Lamministrazione si trova in tal modo in una posizione di preminenza, che d luogo a una situazione in cui
allobbligo del privato, scaturente dalla conclusione del regolare contratto, non si contrappone un analogo
vincolo per lamministrazione, la quale anzi dispone di alcuni poteri come quello di approvazione del
contratto- il cui esercizio potrebbe impedire leseguibilit del contratto stesso.
Si parla in dottrina di contratto claudicante proprio per indicare la supremazia dellamministrazione nella fase successiva alla
espressione del consenso, ma antecedente allapprovazione del contratto gi concluso.
Una analoga posizione di supremazia pu essere ravvisata in altre situazioni. In primo luogo ci accade in relazione alla alla fase
successiva alla c.d. aggiudicazione provvisoria ove prevista (questa consiste nelladesione allofferta del privato):. Altro esempio: la
scelta dellamministrazione di impedire che il contratto acquisti efficacia rifiutando lapprovazione dei risultati della gara nel
momento immediatamente successivo allaggiudicazione.
Il rifiuto di approvazione del contratto concluso riconosciuto legittimo dalla giurisprudenza quando sia
giustificato dalla presenza di vizi di legittimit presenti nella procedura o dalla inesistenza della copertura
finanziaria, ovvero dalla sussistenza di gravi motivi di interesse pubblico si pensi al verificarsi di
sopravvenienze- oppure ancora dallincongruit dellofferta o dalleccessiva onerosit del prezzo.
In tema di approvazione dei contratti gi stipulati il codice dei contratti pubblici allart 12, stabilisce che, una
volta decorso il termine previsto dai singoli ordinamenti o, in mancanza, quello di trenta giorni, il contratto si
intende approvato.
I decreti di approvazione dei contratti dello Stato sono inviati agli uffici centrali del bilancio per la registrazione dellimpegno di
spesa stesso e, nei casi previsti dalla legge, sono sottoposti a controllo preventivo della Corte dei Conti fase questa che, fimo alla sua
conclusione, impedisce al contratto di divenire esecutivo.
Le concessioni di lavori pubblici sono contratti a titolo oneroso, conclusi in forma scritta, aventi ad oggetto
lesecuzione, ovvero la progettazione esecutiva e lesecuzione, ovvero la progettazione definitiva, la
progettazione esecutiva e lesecuzione di lavori pubblici o di pubblica utilit, e di lavori ad essi
strutturalmente e direttamente collegati, nonch la loro gestione funzionale ed economica, che presentano le
209
stesse caratteristiche di un appalto pubblico di lavori, ad eccezione del fatto che il corrispettivo dei lavori
consiste unicamente nel diritto di gestire lopera o in tale diritto accompagnato da un prezzo. La durata della
concessione pu essere superiore a trenta anni quando sia necessario assicurare il perseguimento
dellequilibrio economico-finanziario degli investimenti.
Si consideri che la possibilit che lamministrazione revochi la concessione per motivi di pubblico interesse espressamente previsto
dallart. 158.
Non vi unanimit di vedute in dottrina sul concetto di gestione o esercizio dellopera.
La concessione di costruzione e gestione stata considerata da dottrina e giurisprudenza come comprensiva di attivit diverse che
vanno dalla mera manutenzione dellopera alla pi complessa attivit necessaria per consentire allopera di essere utilizzata per il fine
cui destinata senza presentare il profilo dellerogazione del servizio. La gestione deve dunque essere distinta sia
dallutilizzazione della stessa, sia dalla erogazione di servizi pubblici correlati allipiego di opere.
La commissione delle comunit europee, con comunicazione interpretativa del 12 aprile 2000, ha precisato
che nel diritto dellUnione Europea il carattere peculiare della concessione di lavori sarebbe costituito dal
trasferimento al concessionario dellalea relativa alla gestione dellopera: non si tratta dunque del rischio
tipicamente imprenditoriale ma del rischio di mercato.
Il codice dei contratti pubblici disciplina anche:
1. il leasing
contratto avente ad oggetto la prestazione di servizi finanziari e lesecuzione di lavori, utilizzabile per la
realizzazione, lacquisizione e il completamento di opere pubbliche e di pubblica utilit. Dietro versamento
di canone periodico, il bene viene concesso in godimento da un locatore al committente pubblico/ locatario,
che pu riscattarlo dopo un certo numero di anni. Lamministrazione, di conseguenza, non deve sostenere
immediatamente tutta la spesa e il bene entra nel patrimonio dellente solo al momento del riscatto.
La disciplina non chiarisce nettamente se debba essere posta in essere una doppia gara ( per scegliere sia il locatore finanziatore che il
realizzatore ) ovvero ununica procedura. Questultima opzione sembra comunque quella da dover seguire: in sostanza partecipano
alla gara congiuntamente finanziatore e realizzatore.
2. Il contratto di disponibilt
mediante il quale sono affidate ad un privato ( individuato secondo il criterio dellofferta
economicamente pi vantaggiosa) la costruzione e la messa a disposizione a favore dellamministrazione
aggiudicatrice di unopera di propriet privata destinata all;esercizio di un pubblico servizio, a fronte di un
corrispettivo. lo stesso fornitore del bene a concederlo allutente a fronte del canone periodico, senza che
quellutente il soggetto pubblico- incorra nei rischi tipici derivanti dallassunzione della qualit di
proprietario. Laffidatario infatti assume il rischio della costruzione e della gestione tecnica dellopera per il
periodo di messa a disposizione dellamministrazione aggiudicatrice. Lamministrazione corrisponde un
canone da versare soltanto in corrispondenza alla effettva disponibilt dellopera.
3. Il contratto di sponsorizzazione
Si tratta di una figura con cui lamministrazione mira a ottenere un risparmio di spesa, mentre il privato
sponsor punta alla valorizzazione del proprio logo/marchio/immagine durante lo svolgimento di determinate
attivit. Lacquisizione o la realizzazione di lavori, servizi e forniture, a cura e spesa dello sponsor, sottratta
al regime ordinario del codice, dovendosi semplicemente farsi applicazione degli obblighi di trasparenza e
210
pubblicit. Questa la c.d sponsorizzazione tecnica che si distingue dalla pura nella quale lo sponsor si
impegna esclusivamente al riconoscimento di un contributo.
b)
c)
gara monofase, previo bando, per scegliere il promotore che promuove il miglior progetto preliminare (a questo punto inizia una fase
di negoziazione con laggiudicatario: il progetto pu essere modificato in base alle indicazioni della stazione appaltante; in caso di
mancato consenso, lamministrazione si rivolge progressivamente ai concorrenti successivi in graduatoria; la concessione viene
stipulata solamente dopo lapprovazione del progetto preliminare a seguito dellaccettazione delle modifiche progettuali
gara bifasica, sulla base di bandi (per scegliere il progetto e sulla base di questo il potenziale concessionario) con diritto di prelazione
in favore del promotore prescelto
previa pubblicazione di un avviso in cui lamministrazione rende nota la possibilit di proporre interventi, inseriti nellelenco annuale
delle opere, realizzabili con capitali privati; lamministrazione pu dichiarare di pubblico interesse le proposte sollecitate dalla
pubblica amministrazione dalla pubblicazione dellavviso; si innesta a questo punto una doppia gara, assoggettata ad una disciplina
variabile a seconda che il progetto preliminare richieda o meno modifiche.
Al fine di garantire la separazione finanziaria e giuridica delliniziativa, lart 156 disciplina la figura della societ di progetto (
societ di scopo che riceve il finanziamento, lo destina alla realizzazione delle opere, incassa i ricavi di gestione e rimborsa i
finanziatori).
I soggetti aggiudicatari della concessione sono obbligati ad appaltare a terzi una percentuale minima del trenta per cento dei lavori
oggetto della concessione stessa.
Va infine ricordato che allart 176 il Codice introduce tra laltro la possibilit che la realizzazione delle infrastrutture sia oggetto di
affidamento unitario a contraente generale ( general contractor) e cio un soggetto dotato di adeguata esperienza,qualificazione e
capacit organizzativa.
2.6 Interessi legittimi, vizi del procedimento amministrativo e riflessi sulla validit del contratto
Gli atti compiuti dallamministrazione in vista della conclusione del contratto sono sempre finalizzati al
perseguimento di interessi pubblici: questo che impone di qualificare in modo diverso lattivit contrattuale
dellamministrazione rispetto a quella dei privati.
Procedimento a evidenza pubblica e interessi legittimi
Problematica si presenta la questione della configurabilit di interessi legittimi a fronte dellemanazione
degli atti del procedimento ad evidenza pubblica, posto che gli interessi legittimi sono correlati normalmente
211
allesercizio di tradizionali poteri amministrativi destinati ad incidere sulle posizioni giuridiche dei privati in
modo unilaterale. Leffetto dellatto deve essere peraltro valutato nel caso concreto: un atto del procedimento
ad evidenza pubblica pu incidere direttamente sulle situazioni giuridiche degli interessati ( si pensi
allesclusione dallinvito alla partecipazione ad una licitazione privata di alcuni soggetti), sicch, da questo
punto di vista, la questione deve essere impostata e risolta alla stregua dellagire provvedimentale.
La delibera a concludere un contratto a trattativa privata, che pregiudica linteresse protetto dellimprenditore
il quale aspira a partecipare alla gara, e laggiudicazione o lapprovazione del contratto, possono quindi
essere lesivi di interessi legittimi e quindi venire autonomamente impugnati.
Annullamento degli atti di gara ad effetti sul contratto
A seguito dellannullamento degli atti amministrativi e dei loro effetti si producono conseguenze che si
riverberano sulla validit del contratto.
Secondo la giurisprudenza pi risalente del giudice ordinario, lannullamento con effetto ex tunc degli atti amministrativi emanati in
vista della conclusione del contratto incide sulla sua validit in quanto priva lamministrazione della legittimazione e della capacit
stessa a contrattare, determinando lannullabilita1 del contratto. Siffatto annullamento pu essere pronunciato solo su richiesta
dellamministrazione,la quale ai sensi dellart 1441 c.c. sarebbe lunica parte interessata. Altra tesi quella secondo la quale il
contratto che viene stipulato a seguito di unaggiudicazione illegittima sarebbe destinato alla caducazione automatica.
Si anche sostenuto che il contratto risulterebbe affetto di inefficacia sopravvenuta relativa: al fine di tutelare i terzi in buona fede,
si invocata lapplicazione analogica degli art 23 e 25 c.c, che con riferimento alle associazioni e alle fondazioni, fanno salvi i diritti
acquisiti dai terzi in buona fede in base ad atti compiuti in esecuzione della deliberazione . Il Consiglio di Stato ha spostato la tesi
della nullit, osservando come laggiudicazione abbia la duplica natura di atto amministrativo conclusivo della procedura ad
evidenza pubblica e di accettazione della proposta,con la conseguenza che la sua demolizione priva il contratto dellelemento
essenziale dellaccordo.
Si dibatteva poi in ordine allindividuazione del giudice cui spettasse la giurisdizione sulle controversie
attinenti alla sorte del contratto. Il d.lgs. 53/2010 ha risolto il problema riconducendo sul piano processuale
alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo la cognizione delle controversie che attengono
anche alla sorte del contratto a seguito di annullamento giurisdizionale dellaggiudicazione, mentre sul piano
sostanziale prevede che il contratto possa in questi casi essere dichiarato inefficace dal giudice.
Si discute se, invece, lannullamento dellaggiudicazione in via di autotutela ad opera dellamministrazione
determini linefficacia automatica del contratto. Il tema si intreccia con quello pi generale dei poteri di cui
eventualmente dispone lamministrazione per incidere sul rapporto negoziale unilateralmente. Al riguardo va
ricordato che il recesso unilaterale dai pubblici contratti della pubblica amministrazione ammesso nei casi
previsti dalla legge o dal contratto. Lart 21-quinquies complica il quadro di riferimento, atteso che,
menzionando la revoca di atti amministrativi che incida su rapporti negoziali, sembrerebbe indurre ad
ammettere che lamministrazione, anche dopo la stipula del contratto, possa revocare laggiudicazione, cos
sciogliendosi automaticamente dai vincoli contrattuali, fatto salvo lobbligo di corrispondere un indennizzo.
Lart 21-quinquies si ritiene rinvii alle ipotesi in cui la revoca incide sui rapporti negoziali senza introdurre in
generale il relativo potere. Linterpretazione preferibile dunque quella che, in tema di contratti, limita
lapplicazione della disposizione di cui allart. 21-quinquies ai casi di revoca gi disciplinati dalla legge.
Ritornando sulla possibilit che lannullamento in via di autotutela dellaggiudicazione dopo la stipula del
contratto incida sul contratto stesso, si pone il problema della sorte del negozio, non direttamente interessato
dal vizio che colpisce solo latto presupposto di aggiudicazione. La giurisprudenza ha sposato la tesi della
caducazione automatica del contratto secondo il principio simul stabunt, simul cadent.
Dal punto di vista processuale, la corte di cassazione a sezione unite ha statuito la regola secondo cui
appartengono alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo anche le controversie relative
allinefficacia del contratto come conseguenza dellannullamento in via di autotutela dellaggiudicazione.
212
3.
5.
La disciplina posta dal legislatore ordinario: il t.u. impiegati civili dello Stato
Il legislatore ordinario ha incluso un intero capo dedicato alla responsabilit nel t.u. imp. Civ. dello Stato
d.p.r. 3/57 le cui disposizioni sono state successivamente estese a tutti i soggetti contemplati nellart. 28 Cost.
e non sono state modificate in punto di responsabilit dal d.lgs. 165/01.
Sotto la rubrica responsabilit verso terzi lart. 22 sancisce la personale responsabilit dellimpiegato che
cagioni ad altri un danno ingiusto definendo ingiusto il danno derivante da ogni violazione dei diritti dei
terzi commessa con dolo o colpa grave.
Appare chiaro che questa disciplina rivolta ad alleggerire in genere la responsabilit civile dei funzionari e
dipendenti pubblici , discostandosi da quella comune attraverso la sostituzione del requisito della colpa, di
cui allart. 2043 c.c. con quello della colpa grave , di assai pi difficile prova da parte del terzo danneggiato.
6.
I riflessi di tale disciplina su dottrina e giurisprudenza: la responsabilit diretta della pubblica
amministrazione e la responsabilit dei suoi funzionari e dipendenti.
In tema di responsabilit della p.a. era diffusa in passato una tesi, che favoriva lapplicazione dellart. 2043
c.c che annovera tra gli elementi quello soggettivo della colpa , quella delluomo medio che un grado pi
attenuato di colpa. E questa veniva richiesta soltanto ove si trattasse di attivit c.d. materiale dellente
pubblico, non invece, sulle orme di un precedente indirizzo non soltanto giurisprudenziale, quando il danno
immediatamente derivasse da un atto amministrativo o dalla sua esecuzione.
Siffatto orientamento stato abbandonato con la importante sentenza n. 500/99 delle S.U. della Corte di
cassazione ove chiaramente affermato che , in tema di responsabilit della p.a., il giudice deve effettuare
una indagine estesa anche alla valutazione della colpa, non del funzionario agente, ma alla p.a. intesa come
apparato, che sar configurabile nel caso in cui ladozione e lesecuzione dellatto illegittimo( lesivo
dellinteresse del danneggiato) sia avvenuta in violazione delle regole di imparzialit , di correttezza e di
buona amministrazione alle quali lesercizio della funzione amministrativa deve ispirarsi e che il giudice
ordinario, pu valutare , in quanto si pongono come limiti esterni alla discrezionalit.
214
Ove lente pubblico sia stato ritenuto responsabile ex art. 2043 c.c del danno arrecato al terzo, il funzionario
o il dipendente , ai sensi dellart. 18 del d.p.r. 3/57, dovr a sua volta ristorare il danno subito dallente ( c.d.
azione di rivalsa), in quanto da lui cagionato in violazione degli obblighi di servizio, salvo che egli abbia
agito per ordine che era obbligato a eseguire.
Alla luce delle considerazioni sopra svolte, risulta assai pi conveniente per il terzo danneggiato rivolgersi
direttamente allente pubblico per essere risarcito ex art. 2043 c.c. sia sotto il profilo probatorio e quindi
della probabilit di esito favorevole del giudizio, sia sotto il profilo della solvibilit del debitore . inoltre , una
volta risarcito il terzo, la p.a. agir contro il dipendente .
Mentre la responsabilit dellamministrazione per i danni cagionati da attivit provvedimentale giudicata
dal g.a. , quella del dipendente spetta alla giurisdizione del g.o.
In altri termini, riguardo al medesimo illecito civile esistono,in relazione alla posizione della p.a. e a quella
dellagente, due discipline alternative assai diverse dal lato sostanziale e dal lato processuale, la cui
applicazione rimessa allarbitrio del terzo danneggiato e tali da condurre a esiti dei relativi giudizi
profondamente difformi.
7.
Negli anni recenti, pur rimanendo immutati i lineamenti fondamentali della responsabilit della p.a. sopra
descritti, si sono potuti riscontrare in giurisprudenza alcuni ripensamenti rivolti in parte ad una pi razionale
applicazione dei principi ormai consolidati, e in parte ad una revisione di posizioni da sempre oggetto di
critiche in dottrina.
La giurisprudenza per es. estende agli enti pubblici alcune norme del c.c. che presentano particolari ipotesi di
illecito, tra cui lart. 2051 c.c.( resp. Per danni da cose in custodia), lart. 2052, 2053, 2054, 2055 ecc.
Un importante segnale costituito dallammissione, nei confronti degli enti pubblici, dellistituto della
responsabilit precontrattuale per violazione dellart. 1337 c.c. ( dovere di buona fede nelle trattative e
nella formazione del contratto) e dellart. 1338 c.c. ( sul dovere di comunicazione dellinvalidit del
contratto).
Avverso questa estensione veniva affermato in giurisprudenza che il sindacato sulle modalit di conduzione
delle trattative e sulla condotta della p.a. fino al momento dellapprovazione , ove prevista, del contratto da
parte dellorgano di controllo, necessaria ai fini del sorgere dellobbligazione , avrebbe costituito una
indebita ingerenza nellesercizio dei poteri discrezionali ad essa attribuiti, senza considerare che dove esiste
mala fede si al di fuori di qualsiasi legittima scelta di soluzioni possibili e dunque di esercizio di
discrezionalit.
Tuttavia tale responsabilit viene esclusa nellipotesi in cui il privato abbia dato esecuzione non richiesta ad
un negozio con lamministrazione invalido in base a disposizioni generali da presumersi note allinteressato
, e quindi non a seguito di formale stipulazione, dallaltro, con riguardo al procedimento amministrativo
strumentale alla scelta del contraente. A seguito dellentrata in vigore della l. 205/00, la giurisprudenza
amministrativa, in base alla teoria del contatto amministrativo qualificatoammette in tali casi la
responsabilit, spesso definita come contrattuale.
8.
consolidato, eliminando la causa di compressione del diritto, apriva la via, in presenza di altri elementi
dellillecito, al risarcimento del danno patito dal privato per il periodo di indebita limitazione della sua
situazione di diritto soggettivo. Il risarcimento derivava tuttavia, in tal caso dalla lesione non gi
dellinteresse legittimo, bens del diritto.
Analogo discorso valeva nel caso in cui un diritto si fosse costituito o ne fosse stato reso possibile lesercizio
in capo ad un privato mediante un provvedimento amministrativo, poi annullato , facendolo cos
illegittimamente venire meno.
Nellipotesi di lesione di diritti in attesa di espansione, nonostante il precedente orientamento negativo
della giurisprudenza , non sussistevano ostacoli insormontabili ad ammettere il risarcimento del danno patito
dal privato anche in tal caso: il pregiudizio del privato a seguito del ritardato rilascio del provvedimento che
gi in precedenza lamministrazione avrebbe dovuto e potuto rilasciare pur sempre correlato alla violazione
di un diritto , seppure in attesa di espansione , e non gi dellinteresse legittimo, la cui lesione di per s non
sufficiente ai fini del risarcimento.
Occorre considerare che lordinamento risolve i conflitti intersoggettivi fornendo tutela ad interessi ( diritti
soggettivi) dei privati , la cui lesione integra la fattispecie di cui allart. 2043 c.c. , ma non affatto escluso
che altri interessi meritevoli di tutela , correlati a beni della vita particolarmente importanti , possano essere
individuati come protetti e che la loro lesione apra la via al risarcimento .
Tali interessi vivono sul piano dellordinamento generale , indipendentemente dallazione amministrativa e
sono protetti da norme diverse da quelle che disciplinano lattivit amministrativa : essi sono risarcibili,
come tali, ex art. 2043 c.c.
Finalmente, la corte di cassazione , con la sent. 500/99 , ha riconosciuto la risarcibilit del danno derivante
da lesione di interesse legittimo, affermando che potr pervenirsi al risarcimento soltanto se lattivit
illegittima della p.a. abbia determinato la lesione di un bene della vita al quale linteresse legittimo, secondo
il concreto atteggiarsi del suo contenuto, effettivamente si collega e che risulti meritevole di protezione alla
stregua dellordinamento e precisa che il diritto al risarcimento del danno distinto dalla posizione
giuridica soggettiva la cui lesione fonte di danno ingiusto che pu avere , indifferentemente, natura di
diritto soggettivo o di interesse comunque rilevante per lordinamento, onde la relativa questione si presenta
come questione di merito, perch la situazione soggettiva lesa non deve essere valutata ai fini della
giurisdizione.
Latto lesivo di interessi meritevoli di tutela risarcibili e collegati ad interessi legittimi, illecito perch causa
di danno ingiusto , tale soltanto se risulta anche illegittimo , sicch tale illegittimit diventa un presupposto
dellilliceit.
Ora lart. 35, 4 co. Dlg. 80/98 , come mod. dalla l. 205/00 consente al g.a. , nellambito della sua
giurisdizione , di conoscere anche di tutte le questioni relative alleventuale risarcimento del danno, anche
attraverso la reintegrazione in forma specifica, e agli diritti patrimoniali consequenziali.
Pertanto da ritenere che la pronuncia di annullamento , tanto nei casi di giurisdizione esclusiva che in quelli
di giurisdizione di legittimit, sia pregiudiziale rispetto a quella di risarcimento del danno, non essendo
possibile da parte del g.a. laccertamento incidentale dellatto non impugnato nei termini di decadenza(60
gg). tale indirizzo era stato recepito anche da giurisprudenza del g.o. con riferimento a questioni ancora
rientranti nella sua giurisdizione , fermi restando tutti i requisiti dellillecito civile.
Pi in generale la recente riforma introdotta dalla legge 205/00 sembra aver eliminato la giurisdizione del
g.o. anche con riferimento a situazioni di mancata impugnazione tempestiva dellatto, e a prescindere dal
carattere consequenziale della tutela risarcitoria.
Le sez.un. , con specifico riferimento alle pretese risarcitorie azionate dinanzi al g.a. , hanno affermato che
spetta al g.a. conoscere delle questioni attinenti al risarcimento del danno derivante dallemanazione dellatto
amministrativo .
La lettura che del sistema ha dato la corte cost. n. 204/04 conferma la concentrazione in capo al g.a. delle
questioni risarcitorie connesse allattivit provvedimentale dellamministrazione .
Sembra sussistere un agiurisdizione del g.a. anchein tema di risarcimento del danno derivante da silenzio
della p.a. cos come dal ritardo.( che si qualifica come contrattuale ). Inoltre un problema di situazione
risarcibile a fronte di attivit discrezionale si delinea anche con riferimento allattivit degli organi nazionali
volta a recepire la normativa comunitaria.
La giurisprudenza della Corte di Giustizia ammette infatti la responsabilit dello Stato per danni causati al
singolo da violazione del diritto comunitario.
216
9.
10.
La responsabilit amministrativa dei dipendenti verso lamministrazione si inquadra nel pi vasto istituto
della responsabilit e dellillecito di cui conseguenza.
Con la locuzione responsabilit amministrativasi suole per intendere soltanto quel tipo di responsabilit
civile in cui incorre il soggetto persona fisica avente un rapporto di servizio con lente pubblico, il quale, in
violazione di doveri da tale rapporto derivanti , abbia cagionato un danno alla sua pubblica amministrazione.
In proposito la dottrina pi attenta qualifica questo tipo di responsabilit come civile-amministrativa.
Considerando gli aspetti sostanziali di questa responsabilit amministrativa , quale, in via generale si
configura per gli impiegati dello Stato, essa ha le sue fonti negli art. 82,83, r.d. 2240/1923 recante
disposizioni sullamministrazione del patrimonio e sulla contabilit dello Stato , nellart. 52 del t.u. delle
leggi sulla Corte dei conti, e negli art 18,19, e 20 del t.u. impiegati civili dello stato.
Lart. 82 prevede che Limpiegato, che per azione o omissione, anche solo colposa, nellesercizio delle sue
funzioni, cagioni danno allo stato , tenuto a risarcirlo. Quando lazione o lomissione dovuta al fatto di
pi impiegati, ciascuno risponde per la parte che vi ha presa, tenuto conto delle attribuzioni e dei doveri
dufficio, tranne che dimostri di aver agito per ordine superiore che era obbligato ad eseguire.
Lart. 83 assoggetta a sua volta i dipendenti alla giurisdizione della corte dei conti.
Il rapporto di servizio alla radice della responsabilit di cui si tratta, anche se lart. 1 l. 20/94 sembra
estendere la giurisdizione della corte dei conti a controversie nelle quali un tale rapporto non sussiste con
lamministrazione danneggiata.
Ma esso non comporta soltanto lesercizio di funzioni pubbliche , bens postula che il soggetto sia inserito
nellapparato della p.a . per il conseguimento di un fine pubblico; non basta quindi lesplicazione di una
attivit afferente agli scopi dellamministrazione , ma occorre anche la partecipazione del rapporto allo
svolgimento dei modi di azione propri di questa, estrinsecativo della potest che ad essa compete, o
comunque,allo svolgimento di attivit ad essa imputabili, cosicch ne derivi una posizione di appartenenza
217
Il giudizio di conto si instaura necessariamente con la presentazione del conto giudiziale , indipendentemente
dallesistenza di una controversia.
Ai sensi dellart. 2 della l. 20/94 , decorsi 5 anni dal deposito del conto senza che sia stata depositata presso
la segreteria della corte dei conti, la relazione su di esso o siano state elevate eventuali contestazioni, il
giudizio sul conto si estingue. La norma aggiunge che rimane ferma la responsabilit amministrativa e
contabile a carico dellagente.
11.
Allamministrazione fanno capo rilevanti obbligazioni nellambito dei pubblici servizi: in tali ipotesi il
rapporto obbligatorio, attinente alla concreta prestazione fornita al cittadino considerato come utente, si
inserisce in un contesto pi ampio, segnato dal dovere dellamministrazione di assicurare prestazioni di
servizi a favore della collettivit.
Levoluzione dei compiti e delle funzioni dello Stato, soprattutto a seguito dellavvento dello Stato
pluriclasse e del conseguente aumento delle esigenze alle quali occorreva dare risposta , ha progressivamente
determinato una incisiva crescita delle dimensioni dellintervento dello Stato nella societ e nelleconomia,
in funzione di ausilio ai cittadini e di riequilibrio economico e sociale (Stato sociale).
La Cost. pur non occupandosi espressamente ( ad eccezione dellart. 43) di servizi pubblici, ha dato ulteriore
impulso a questo processo, garantendo diritti in capo ai cittadini ed impegnando , con una serie di norme
molto importanti( artt. 3, 4, 32, 34,35,38), lo Stato legislatore e i soggetti istituzionali a svolgere attivit
pubbliche al fine di assicurare loro leguaglianza sostanziale.
Lintervento pubblico diviene cos, oltre che doveroso, essenziale in settori determinanti della vita
consociata: esso non elimina necessariamente la presenza privata che, anzi, proprio nellambito del servizio
pubblico, pu trovare un rilevante spazio dazione. Lattivit di prestazione dei servizi ai cittadini ha ormai
acquisito un rilievo cos importante da affiancarsi a pieno titolo alla tradizionale attivit che si svolge
mediante provvedimenti autoritativi, connotando il ruolo della moderna amministrazione. Il tema dei servizi
pubblici si caratterizza cos come un vero crocevia di problematiche amministrative. In dottrina si
sottolineano:
laspetto organizzativo, atteso che lamministrazione deve garantire la soddisfazione di alcuni
bisogni apprestando le strutture necessarie ed individuando le modalit di erogazione dei servizi pi idonee;
il punto di vista economico, nel senso che la scelta delle attivit da elevare a servizio pubblico onde
soddisfare alcuni bisogni, e, di conseguenza, la scelta in ordine al tipo di organizzazione del servizio, dipende
dallentit delle risorse economiche disponibili, reperite ora mediante prelievo tributario, ora facendo pagare
un corrispettivo per il servizio reso;
il problema delle posizioni giuridiche dei cittadini utenti;
il tema delle autonomie territoriali, in quanto esse, sia per il loro carattere di enti a fini generali, sia
per la forte vocazione verso il sociale che da sempre manifestano, sia per la vicinanza ai bisogni, sono
coinvolte in modo assai rilevante nellattivit di erogazione dei servizi;
il rapporto pubblico-privato.
Il servizio pubblico la complessa relazione che si instaura tra soggetto pubblico, che organizza una offerta
pubblica di prestazioni, rendendola doverosa ed utenti.
Tale relazione ha dunque ad oggetto le prestazioni di cui lamministrazione, predefinendone i caratteri
attraverso la individuazione del programma di servizio, garantisce, direttamente o indirettamente,
lerogazione , al fine di soddisfare in modo continuativo i bisogni della collettivit di riferimento, in capo al
quale sorge di conseguenza una aspettativa giuridicamente rilevante.
Il servizio dunque pubblico in quanto reso al pubblico e per la soddisfazione dei bisogni della collettivit
, nonch in ragione del fatto che un soggetto pubblico lo assume come doveroso. Non invece servizio
pubblico quello reso alla p.a., ovvero lattivit alla quale non corrisponda una specifica pretesa degli utenti(
il caso della gestione dellopera pubblica).
Il servizio pubblico assunto dal soggetto pubblico con legge o con atto generale , rendendo doverosa la
conseguente attivit. Questo momento non pu che essere riservato allautorit pubblica perch consegue ad
una valutazione dei bisogni riservata al soggetto pubblico. Ai sensi dellart. 42 T.U.E.L. , lassunzione dei
pubblici servizi locali di competenza del consiglio dellente locale ; in ordine al servizio distruzione
scolastica, lassunzione dello stesso trova il proprio fondamento nella cost. e nella legge ordinaria, mentre la
programmazione avviene anche mediante la definizione dei programmi scolastici.
219
Nel servizio pubblico sono dunque presenti anche momenti provvedimentali, sicch non corretto ritenere
che esso consista semplicemente in unattivit materiale: nella predefinizione e attuazione del rapporto tra
utente ed ente vengono cio in evidenza atti e fatti di varia natura: legislativi, amministrativi autoritativi,
operazioni materiali e pure contratti di diritto comune.( contratti di utenza).
Alla fase dellassunzione del servizio segue quella della sua erogazione, e cio, la concreta attivit volta a
fornire prestazioni ai cittadini. In proposito lordinamento prevede forme tipizzate di gestione, contemplando
spesso anche lintervento di soggetti privati. Tale intervento non elimina il carattere pubblico del servizio,
che tale in quanto oggetto di un atto di assunzione da parte di un soggetto pubblico(lo stato mediante legge
o altro ente pubblico) , anche se, in ipotesi, lunica forma di gestione prevista fosse laffidamento ad un
privato: daltro canto il privato che eroga il servizio deve rispettare gli stessi limiti e gli stessi criteri
predefiniti in sede di assunzione del servizio.
Di recente si introdotto limpiego del contratto di servizio quale strumento per disciplinare i rapporti tra
amministrazione e soggetto esercente : il d.lgs. 422/97 dispone , ad es. che lesercizio dei servizi di trasporto
pubblico regionale e locale, con qualsiasi modalit effettuati e in qualunque forma affidati, regolato
mediante contratti di servizio di durata non superiore a nove anni; essi trovano applicazione pure nel
settore dei servizi pubblici locali di rilevanza economica.
Si visto che le forme di gestione del servizio pubblico sono tipizzate dal legislatore: in alcuni casi
lamministrazione si avvale della propria organizzazione , in altre si rivolge allesterno.
Per quanto riguarda i servizi pubblici locali che rientrano nella titolarit di comuni e province , aventi per
oggetto la produzione di beni ed attivit rivolte a realizzare fini sociali e a promuovere lo sviluppo
economico e civile delle comunit locali, gli art. 112 e ss. T.U.E.L. , distinguono nettamente tra i servizi a
rilevanza economica e servizi privi di tale rilevanza( non affatto semplice individuare un criterio
distintivo). Tra i primi saranno probabilmente da annoverare i servizi dellenergia elettrica , del trasporto,
della raccolta rifiuti e del ciclo delle acque.
Lerogazione del servizio avviene secondo le disciplina di settore e nel rispetto della normativa dellUnione
europea, con conferimento della titolarit del servizio:
a)
a societ di capitali individuate attraverso lespletamento di gare con procedure ad evidenza
pubblica;
b)
a societ a capitale misto pubblico privato nelle quali il socio privato venga scelto attraverso
lespletamento di gare con procedure ad evidenza pubblica;
c)
a societ a capitale interamente pubblico a condizione che lente o gli enti pubblici titolari del
capitale sociale esercitino sulla societ un controllo analogo a quello esercitato sui propri servizi e che la
societ realizzi la parte pi importante della propria attivit con lente o gli enti pubblici che la controllano.
Accanto allaffidamento mediante gara a societ di capitali, la legge prevede laffidamento a societ
pubbliche, secondo il modello dellin house providing , compatibile con il diritto comunitario, e secondo lo
schema della societ mista ove lassenza di concorrenza quanto alla scelta del gestore viene compensata con
la gara per la scelta del socio privato.
In vista della piena realizzazione del principio di concorrenza per il mercato, la legge, che fa comunque salve
le disposizioni previste per i singoli settori e quelle nazionali di attuazione delle direttive comunitarie,
prevede il principio generale della separazione tra propriet della rete , gestione della stessa e erogazione del
servizio, garantendo in ogni caso laccesso alla rete dei sogetti legittimati allerogazione del servizio. La
corte cost. con sent. N. 272/04 , inquadrando la disciplina statale in tema di servizi pubblici locali
nellambito della materia tutela della concorrenza, ha salvato le norme del T.U. che garantiscono la
concorrenza in ordine ai rapporti relativi al regime delle gare o delle modalit di gestione e conferimento dei
servizi.
La Corte ha per censurato la legge per illegittima compressione dellautonomia regionale , nella parte in cui
stabilisce, dettagliatamente e con tecnica autoapplicativa , i vari criteri di base ai quali la gara viene
aggiudicata, introducendo prescrizioni integrative della disciplina di settore.
Per quanto invece attiene ai servizi pubblici privi di rilevanza economica, la sent. citata, sottolineando che in
questo ambito lintervento della legge statale non pu essere riferito ad esigenze di tutela della libert di
concorrenza, ha individuato una ulteriore illegittima compressione dellautonomia regionale e locale,
dichiarando incostituzionale lintera normativa di cui allart. 113 bis del T.U.E.L.( che accanto ad
affidamenti diretti, contemplava la gestione in economia).
In sostanza , in questi ambiti, la disciplina oggi rimessa alle fonti regionali e locali, anche se non pare
radicalmente escluso uno spazio di intervento del legislatore statale fondato sullart. 117, 2 co. Lett. m) in
materia di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni. Una delle conseguenze di questo nuovo
220
quadro sar quello della differenziazione e ampliamento delle forme di gestione, potendosi immaginare il
ricorso a consorzi , concessioni, fondazioni ecc.
Gli affidamenti diretti per i servizi privi di rilevanza economica, in passato( cio prima della sent. n. 272/04)
potevano avvenire a favore dei seguenti soggetti:
istituzione, organismo strumentale dellente locale per lesercizio di servizi sociali, dotato di
autonomia gestionale;
aziende speciali , ente pubblico strumentale dotato di personalit giuridica , di autonomia
imprenditoriale e di proprio statuto.
Societ a capitale interamente pubblico.
Molteplici sono la classificazioni che possono essere operate dei servizi pubblici.
La Cost. parla di servizi pubblici esenziali: lart. 43 Cost. si occupa della riserva operata con legge allo Stato
, ad enti pubblici o a comunit di lavoratori o di utenti di determinate attivit ed individua, quale oggetto
della riserva stessa, le imprese che si riferiscono a servizi pubblici essenziali.
Con riferimento agli enti locali la legge si riferisce ai servizi indispensabili e a quelli ritenuti necessari per lo
sviluppo della comunit( art. 149 T.U.E.L.). essi sono finanziati dalle entrate fiscali, le quali integrano
comunque la contribuzione erariale per lerogazione dei servizi indispensabili. Allorch lo Stato e le regioni
prevedano per legge casi di gratuit nei servizi di competenza dei comuni e delle province, ovvero fissino
prezzi e tariffe inferiori al costo effettivo della prestazione , essi debbono garantire agli enti locali al costo
effettivo della prestazione, essi debbono garantire agli enti locali risorse finanziarie compensative.
I servizi sociali sono caratterizzati dai seguenti: finalizzazione alla tutela e alla promozione del benessere
della persona, doverosit della predisposizione degli apparati pubblici necessari per la loro gestione e assenza
del divieto per i privati di svolgere siffatta attivit.
La l. 328/00, legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, pone ora
una disciplina completa della materia, considerando unitariamente i differenti servizi oggetto delle discipline
settoriali e precisando che per interventi e servizi socialisi intendono tutte le attivit previste dallart. 128
del d.lgs. 112/98.
Nella normativa pi recente comparsa la definizione di servizio universale , insieme minimo definito di
servizi di qualit determinata , accessibili a tutti gli utenti a prescindere dalla loro ubicazione geografica, e a
un prezzo accessibile.
Sulla scorta dellinfluenza esercitata dal diritto comunitario si avviato nel nostro paese il processo di
liberalizzazione di alcuni mercati. Il fenomeno ha alcune connessioni con la tematica dei servizi pubblici ,
nel senso che le attivit liberalizzate in passato erano gestite in situazioni di monopolio da concessionari di
pubblico servizio, laddove la liberalizzazione comporta lapertura alla concorrenza. Nel caso di servizi a rete
il completamento della liberalizzazione impone luso comune della infrastruttura, separando gestione della
rete da gestione del servizio.
Il tema della liberalizzazione si intreccia infine con la problematica della privatizzazione : la l. 474/94
stabilisce che le dismissioni delle partecipazioni azionarie dello stato e degli enti pubblici nelle societ in
mano pubblica operanti nel settore delle difesa, trasporti, telecomunicazioni ecc. sono subordinate alla
creazione di organismi indipendenti per la regolarizzazione delle tariffe e il controllo della qualit dei servizi
di rilevante interesse pubblico.
La dottrina impegnata nella individuazione dei principi giuridici applicabili ai settori dei servizi pubblici:
accanto a quelli della continuit, tipicit dei modelli di gestione e di eguaglianza sono stati indicati quello di
economicit e della qualit.
Quanto al principio di economicit si notato che lart. 114 tuel afferma che anche i servizi sociali debbono
essere erogati rispettando il criterio delleconomicit , principio che per i servizi organizzati in forma di
impresa deriva direttamente dallart. 43 cost.
In ordine ai principi di qualit, tutela e partecipazione, occorre ricordare che il decreto 286/1999 che ha
introdotto il sistema dei controlli interni, impone lerogazione di servizi pubblici secondo modalit che
promuovano il miglioramento della qualit e assicurino la tutela dei cittadini e degli utenti e la loro
partecipazione nelle forme, anche associative riconosciute dalla legge alle inerenti procedure di valutazione e
definizione degli standard qualitativi.
In conclusione si ricorda che lart. 35del d.lgs. 80/98, cos come modificato dallart. 7 della l. 205/00,( alla
luce della sent. Corte cost. n. 204/04) che devolve alla giurisdizione esclusiva del G. a. le controversie in
materia di pubblici servizi , escluse quelle concernenti indennit, canoni e altri corrispettivi , ovvero relative
a provvedimenti adottati dalla p.a. o dal gestore di un pubblico servizio in un procedimento amministrativo
221
disciplinato dalla l. 241/90, ovvero ancora relative allaffidamento di un pubblico servizio, ed alla vigilanza e
controllo nei confronti del gestore , nonch afferenti alla vigilanza sul credito, assicurazione e del mercato
mobiliare, al servizio farmaceutico, ai trasporti, alle telecomunicazioni e ai servizi di cui alla l. 481/85 .
Tale nozione di pubblico servizio ricomprende anche attivit 8 vigilanza sul credito, sulle assicurazioni e
mercato mobiliare)che non rientrano in quella sopra fornita.
Rispetto alla formulazione originaria della norma, lintervento della corte cost. ha determinato un notevole
ridimensionamento dellambito della sua applicazione.
12.
Mediante lassunzione e la programmazione del servizio pubblico , inteso il termine in senso proprio ,
lamministrazione assume il dovere di garantire il servizio.
Assunzione e programmazione sono atti preordinati a conferire diritti a singoli (utenti) , aventi ad oggetto la
prestazione che costituisce il servizio pubblico.
Spesso la determinazione degli utenti rimessa alla scelta dellamministrazione ; in tali casi , invece,
lordinamento gi prefigura i soggetti ai quali dovr essere attribuito il diritto di credito alla prestazione,
impegnando in tale direzione legislatore e amministrazione .
Le prestazioni possono essere rese indistintamente a tutti gli interessati , ovvero ai singoli utenti che ne
facciano richiesta. In questo secondo caso , lerogazione dei servizi , a domanda individuale, presuppone
linstaurazione di contratti di utenza pubblica, i quali sono configurati sul modello del contratto per
adesione.
Oggi con riferimento ai servizi di carattere imprenditoriale , si afferma la natura contrattuale. Dal punto di
vista della situazione giuridica dellutente , in caso di stipula del contratto, con ammissionedellutente al
servizio sorge un diritto soggettivo in capo al privato, con la conseguenza che leventuale inadempimento
dellamministrazione origina responsabilit contrattuale.
La questione riguarda invece laspirazione dellutente ad ottenere prestazioni che la p.a. ha il dovere di
erogare alla collettivit precedentemente alleventuale stipulazione di un contratto o allatto di ammissione, e
in relazione, alle scelte concrete di organizzazione del servizio. Si pensi alle prestazioni sanitarie: la
giurisprudenza oscilla tra laffermazione della sussistenza di un diritto soggettivoe il riconoscimento di un
interesse legittimo al corretto esercizio del potere amministrativo di organizzazione del servizio.
Alcuni parlano di un diritto finanziariamente condizionato in quanto molte prestazioni, oggetto di servizi
pubblici, sono condizionate dai limiti dellorganizzazione del servizio pubblico stesso. La protezione del
cittadino in tal caso realizzata attraverso il ricorso alla tutela propria dellinteresse legittimo, che si
completa con la responsabilit contrattuale o extracontrattuale per lesione di interessi legittimi .
Riconoscendo la sussistenza di obblighi di servizio, lordinamento consente di configurare veri e propri
diritti soggettivi aventi ad oggetto le prestazioni di servizio pubblico.
13.
Si richiamano alcuni principi del diritto comune in tema di adempimento delle obbligazioni pubbliche e di
responsabilit patrimoniale dellamministrazione.
Talune obbligazioni non hanno ad oggetto una somma di denaro, mentre altre, le pi importanti, hanno
carattere patrimoniale. Queste ultime sono soggette non solo alla disciplina del diritto comune, ma anche a
quella pubblicistica relativa al pagamento di somme di denaro da parte dellamministrazione. Le disposizioni
sulla contabilit pubblica, oltre a porre il principio secondo cui tutte le spese debbono trovare copertura,
prevedono un minuzioso procedimento che inizia con la comunicazione agli uffici di ragioneria dellatto dal
quale deriva lobbligo di pagare una somma di denaro , per la registrazione dellimpegno, e si chiude con il
pagamento della somma.
Le pi importanti deroghe alle regole civilistiche, che caratterizzano la disciplina delle obbligazioni
pubbliche aventi ad oggetto somme di denaro, riguardano il luogo e il tempo delladempimento.
Dal punto di vista del luogo delladempimento, invero dottrina e giurisprudenza sono divise: secondo una
opinione, i pagamenti debbono essere eseguiti secondo le regole civilistiche ( domicilio del creditore al
tempo della scadenza), mentre altra e prevalente tesi ritiene che il luogo delladempimento sia costituito dalla
222
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