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- POTERE E LIBERTA -

Prefazione
Il percorso che intendo intraprendere, con il presente lavoro, ha lo scopo di mettere in
evidenza le forti contraddizioni che si possono riscontrare nella storia dellumanit tra lesercizio
del potere e la libert dellindividuo. Da quando luomo si dato unorganizzazione sociale, politica
e civile cercando di convivere in comunit si sono evidenziate le contraddizioni tra potere e libert.
Io analizzer queste contraddizioni partendo dallo studio del pensiero di Tacito, e di quello stoico di
Seneca per arrivare al nostro modello di societ, che pur essendo ritenuto avanzato sia sul piano
sociale che civile, mostra ancora evidenti idiosincrasie tra potere e libert. Il percorso quindi oltre
allo studio del pensiero di Seneca e Tacito evidenzier le contraddizioni: analizzando la storia del
sommo Poeta, costretto allesilio a causa proprio del Potere; descrivendo le soluzioni che Marx
dar per superare il contrasto; tenendo presente la critica feroce che Orwell indirizzer ai regimi
totalitari del 900 e la sua visione distopica del futuro legata proprio al contrasto tra potere e libert;
analizzando la ferocia dei regimi totalitari ed in particolare di stalinismo, nazismo e fascismo
descritta da numerosi superstiti e da scrittori che hanno vissuto i fatti in prima persona, tra i quali
Carlo Levi che meglio ha saputo evidenziare loppressione e la repressione attuata dal fascismo in
Italia tra il 1922 e il 1943. Infine cercher di mettere in evidenza limpegno che numerosi artisti e
poeti hanno profuso nella speranza della libert attraverso le loro opere, tra i quali Delacroix e
Manzoni.

Indice
Prefazione
Potere e libert nella storiografia di Tacito e nella filosofia di Seneca
Potere e libert nella Commedia di Dante (La vicenda di Catone Uticense)
Potere e libert nella visione romantica di Manzoni e Delacroix
Potere e libert secondo il neorealismo di Carlo Levi
Potere e libert nel pensiero di Karl Marx
Potere e libert nei regimi dittatoriali del 900
Potere e libert nella visione distopica di George Orwell

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La storiografia di Tacito caratterizzata da un tenebroso moralismo che si traduce in una visione


pessimistica della vita e della storia. Tuttavia non bisogna dimenticare che la storiografia tacitiana
quella senatoria, di un ceto che si era visto escluso dal potere nella nuova realt del principato.
Tacito lo storico della libert perduta, ma della libertas di pochi legati al privilegio, di
quellaristocrazia oppressa dal potere imperiale. Egli resta legato, dal punto di vista ideale allantica
repubblica aristocratica, che nel I sec., ritiene di fatto inattuabile, infatti, il principato necessario
per creare una salda e unitaria compagine statale che dia pace e stabilit. Quando si accinse a
comporre le Historiae Tacito riteneva che fosse possibile conciliare limpero con la libertas, a
condizione che il principe fosse illuminato (Nerva e Traiano sembravano avere le caratteristiche
delloptimus princeps) e che fosse nominato attraverso luso della adoptio, che permetteva di
scegliere il migliore. Principatus e libertas sono conciliabili idealmente, ma durante la
composizione dellopera, lo storico matur un nuovo convincimento politico, che lo portava a
vedere il principato illuminato come una contraddizione in termini: la libertas garantita
dallimperatore era solo apparente, perch in realt i cittadini non avevano alcun potere decisionale.
In questottica Ottaviano Augusto appare come una figura piuttosto ambigua che ha creato un
regime autoritario, pur salvaguardando apparentemente le istituzioni repubblicane. Se nelle
Historiae, dunque, ancora possibile cogliere una parola di speranza, negli Annales si avverte un
cupo pessimismo che non lascia vie di uscita: principato e libert non sono pi conciliabili, in
quanto non possibile trovare un equilibrio fra il rector e laristocrazia senatoria; daltra parte
limpero una necessit storica, che non lascia spazio ad alternative e porta come inevitabile
conseguenza il precipitare in schiavit. Tutta la storia tacitiana una presa datto
dellirrimediabile collisione tra principato e libert: il difetto non , n nella struttura, n nella
costituzione, ma negli uomini, perch per Tacito la storia soprattutto individualistica, infatti, sono
gli individui, le loro scelte, i meccanismi della loro psiche a regolare gli eventi. Tacito convinto
che la storia scaturisca dalle pulsioni, dalle sensazioni, dalle ambiguit che dominano la psiche degli
imperatori; al di l dellassurdo e delle contraddizioni della vita e della storia assente qualunque
principio superiore di armonia e di equilibrio. Seneca era riuscito a comporre le antinomie
dellesistenza in una provvidenza storica, Tacito invece mostra di credere in una divinit malefica
operante nelle vicende storiche e nellazione cieca e imprevedibile del caso. Leroismo di Seneca,
lexitus di tanti uomini illustri, che si diedero la morte nellepoca pi oscura della tirannide sono,
per Tacito, solo gesti ambiziosi che niente hanno procurato ai fini del recupero della libert perduta.
Ma quella di Tacito la stessa libert di cui parlava Seneca? Certamente no, infatti, per lo
scrittore la battaglia per la conquista della libert si poteva combattere solo con larma della
filosofia, tanto vero che egli affermava che solo il saggio libero. Nelle opere di Seneca non si
legge mai lesaltazione dellimpero, delle sue tradizioni e glorie militari, della sua potenza
praticamente illimitata: la superiorit di Roma antica implicitamente collocata nella superiorit
morale dei suoi cittadini sugli altri uomini. La meta da raggiungere la virt e chi conquista la
sapienza sa che C un solo bene, la virt; che, certo, non v bene senza virt; e che la virt stessa
posta nella parte migliore di noi, cio nella parte razionale. Per conquistare lunico bene, luomo
solo e deve conquistarsi la sapienza da s con sforzo, perch faticosa la via che mena alla libert;
non ha importanza il luogo in cui ci troviamo, n il numero delle persone che conoscono la nostra
virt, dal momento che la felicit un bene interiore. In riferimento alla domanda se il saggio debba
o no partecipare alla vita politica, Seneca conclude affermando che purtroppo non esiste uno Stato
in cui il sapiente possa agire coerentemente con i propri principi. Sappiamo gi che la libert pu
essere posseduta solo da chi abbia un anima grande, buona, retta e questa pu trovarsi tanto in un
cavaliere quanto in un liberto o in uno schiavo. Che cos, infatti, un cavaliere romano o un liberto
o uno schiavo? Sono puri nomi nati dallambizione o dallingiustizia. Per Seneca sono cancellate
tutte le distinzioni sociali, a cominciare dalla divisione degli uomini in liberi e schiavi. Le
differenze di nascita dipendono solo dalla fortuna: la gloria dobbiamo conquistarcela noi stessi,
faticando e soffrendo, perch non nostra la gloria dei nostri antenati. Quello che veramente
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importa soltanto saper distinguere il bene dal male perch chi riesce a tanto sar davvero libero,
secondo la vera libert, che non si misura col metro della nascita. Perci dobbiamo trattare
umanamente quelli che sono schiavi di condizione anche se egli sa bene che gli schiavi sono trattati
con durezza e che i padroni cos facendo ne eccitano gli spiriti alla ribellione. Seneca riconosce che
sono i padroni stessi, con le loro ignominie ed i ludibri cui costringono i servi, che esasperandoli li
fanno diventare loro nemici. Egli propone una sola norma nel trattare con gli schiavi: Vivi con
linferiore come vorresti che il tuo superiore vivesse con te. Naturalmente bisogna usare prudenza
nellammettere nella propria intimit gli schiavi: giudichiamoli soprattutto, non in base allufficio
che svolgono ma ai costumi che hanno. E quanti, del resto, sono gli schiavi volontari! Mostrami
chi non schiavo: uno lo della libidine, laltro dellavarizia, laltro dellambizione, tutti della
paura. Questo Seneca suggerisce, non per provocare rivoluzioni e sovvertimenti dellordine sociale
esistente, ma per dimostrare che la societ umana deve essere fondata sullamore e sul rispetto, non
sul timore. Primo dovere delluomo di giovare ai suoi simili: Non pu vivere felice colui che
guarda solo a s, che tutto volge alla sua utilit. Vivi per gli altri, se vuoi vivere per te.
Anche per quanto riguarda luso del potere Seneca si rif agli stessi principi, infatti, nel primo libro
del De clementia egli afferma che le forme di comando sono diverse, ma unico il sistema di
comandare per il principe verso i cittadini, per il padre verso i figli, per il maestro verso i discepoli,
per lufficiale verso i soldati. Il metodo migliore sempre quello della persuasione e
dellammonizione, mai quello della minaccia e del terrore. Neppure verso gli animali questo il
metodo pi efficace. Questo vale tanto pi per il sovrano, che come il medico deve indurre i malati
alla speranza della guarigione e non condannarli ad una fine irrimediabile; la massima gloria deriva
al principe dal sottrarre i cittadini allira propria e altrui. Il re il capo dello stato, i sudditi sono le
membra, perci questi sono pronti ad ubbidire al re come le membra ubbidiscono al capo e sono
disposti ad affrontare anche la morte per lui: Egli, infatti, il vincolo grazie al quale sussiste unito
lo Stato, egli lo spirito vitale che tutte queste migliaia di uomini respirano. Essi, di per s, non
sarebbero nullaltro che un peso e una preda per altri, se quellanima dellImpero venisse a
mancare. La libert, quindi, per Seneca, quella vera, dentro di noi e nessuno pu comprimerla:
nella sapienza, nel disprezzo del nostro corpo caduco la libert pi sicura. Se sapremo rivolgerci a
cose pi grandi della schiavit del corpo, conquisteremo la libert interiore, diventeremo possesso
di noi stessi. Mi domandi quale sia la strada per andare verso la libert? Una qualsiasi vena del tuo
corpo.
Non di diverso avviso Catone Uticense posto da Dante a guardiano del purgatorio, infatti,
Catone uno strenuo difensore della libert e delle istituzioni repubblicane in un periodo in cui,
attraverso lotte sanguinose maturavano in Roma quelle nuove forme di governo, imposte con la
forza e basate sullaccentramento di tutti i poteri nelle mani di un singolo, che avrebbero condotto
con Augusto allimpero. Dante pone questo pagano, suicida ed avversario dellidea imperiale quale
custode dellisola del purgatorio tra le anime alle quali assicurata la beatitudine. Questo avviene
perch la storia di Catone isolata dal suo contesto politico terreno ed diventata figura
futurorum (simbolo di cose future). La libert politica e terrena per cui morto era soltantoumbra
futurorum, una figurazione di quella libert cristiana che egli ora chiamato a custodire. Gi
Cicerone aveva presentato il suicidio di Catone come eccezionale atto di coerenza, come effetto di
una convinzione profonda e quindi un atto di libera e matura scelta e per Dante esso anche quasi
un martirio in nome della libert, ben diverso dal suicidio per paura, per debolezza, per sdegnosa
sfida. La libert ha per Dante un valore assoluto, libert morale che ha il suo fondamento nel
libero arbitrio come libert di scelta tra il bene e il male; libert di azione, come espressione della
volont che comporta la piena responsabilit dellindividuo; ed quindi libert politica e libert di
giudizio, che importa pi delladesione ad una parte politica e dellaccettazione di un ordinamento,
sia pure lImpero, che non avrebbe importanza senza quella fondamentale libert. Una riprova
appunto Catone, che per accendere il mondo dellamor di libert, mostr quanto la libert
importasse, preferendo, libero, abbandonare la vita, piuttosto che restare vivo senza libert.
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Il Manzoni risolve invece tutte queste diatribe in una prospettiva escatologica delluomo e
delluso della libert e dellaffrancamento dalle angherie di un potere opprimente. N col
cattolicesimo contrastavano gli ideali liberali e patriottici ai quali si ispirarono una canzone del
1814 composta per formulare la speranza che le potenze europee collegate contro Napoleone
dessero lindipendenza allItalia, lincompiuta canzone Il proclama di Rimini (1815) e pi tardi
lode Marzo 1821, scritta in occasione dei moti piemontesi e spirante un sentimento religioso
della libert politica. Molti invano sperarono da Napoleone la libert della patria, altri e fra essi il
Manzoni dagli austriaci nel 1814, allorch li illusero con speranze fittizie. Lo scoramento delle
lunghe delusioni patite cantato nel coro atto III dellAdelchi, tanto maggiori quanto pi sono
dissimulate. Non dissimile la servit degli italiani sotto i francesi al sopravvenire degli austriaci, da
quella sotto i Longobardi allirrompere dei Franchi; la nuova tirannia pi cruda dellantica: Vano
ora come allora, come sempre e come vano irragionevole, da miseri illusi, sperare dallo straniero la
libert; la libert, infatti, non si riacquista che con la propria virt, con la vittoria delle proprie
armi. Il coro de Il conte di Carmagnola e lode Marzo 1821 costituiscono un invidiabile titolo
di gloria patriottica; ed hanno con luno e con laltra una in inscindibile unit di concetti e di affetti
anche se a molti non appare. Santa la guerra per la liberazione della patria; detestabili le guerre tra i
figli di un medesimo popolo; esecrande le guerre di asservimento; stolto laspettare da altri la
propria salvezza che solo da s bisogna saper conseguire. Unico in tre sembianze il pensiero:
Accorrete accorrete a liberare la patria; maledetto chi ve la conculca; liberatela voi da soli senza
aspettare aiuti funesti.
Allo stesso modo di Manzoni notevole impegno civile per la conquista della libert profuse
il pittore francese Delacroix. Nel 1829 il re di Francia Carlo X insedi un governo clericalreazionario guidato dal Polignac. Tale governo sciolse il parlamento prima ancora che fosse
convocato, sospese la libert di espressione e modific il sistema elettorale a proprio vantaggio. Dal
27 al 29 giugno 1830 il popolo di Parigi insorse contro queste disposizioni obbligando il re ad
allontanare Polignac e revocare le ordinanze emesse. La Libert che guida il popolo lopera che
Delacroix realizz in quello stesso 1830 per ricordare ed esaltare la lotta per la libert dei parigini.
Vi si pu riscontrare lesaltazione del popolo: le varie classi sociali unite nella lotta comune. In
primo piano, invece, troviamo la Libert, che stringendo nella destra il tricolore francese e nella
sinistra il fucile, incita il popolo a seguirla. E come se ognuno di noi, parte del popolo in armi,
abbandonando per un attimo la nostra corsa, ci fossimo voltati indietro per guardare e riprendere
vigore e slancio spronati dalla consapevolezza davere come compagna la libert.
Cos romanticamente interpretano Manzoni, per la letteratura, e Delacroix, per larte, il significato
di potere e di libert.
Pi moderno invece quello di Carlo Levi che storicamente vive le vicende delloppressione
fascista e reagisce soprattutto sul piano politico ed economico. Levi per le sue posizioni contro il
fascismo, che tra il 1922 e il 1943 ha rappresentato il potere in Italia, fu confinato nel 1935 in un
paese della Lucania. Proprio da questa esperienza vissuta in prima persona e narrata nel Cristo si
fermato ad Eboli, il Levi trae la sua concezione del contrasto tra potere e libert, mettendo in
evidenza nella sua opera, in particolar modo la condizione delle masse contadine ancora non
liberate dal loro stato di arretratezza da un potere totalitario. Proprio nelle masse contadine il Levi
ritrova i valori di autenticit, solidariet, generosit, bont, fervida fantasia, contro una borghesia
sostenitrice del potere, gretta, egoista, ottusa, ignorante e conformista. In Cristo si fermato ad
Eboli lesplorazione leviana tende a riconoscere e a liberare una serie di valori della civilt
contadina sui quali egli fonda la proposta politica di riforma dellintera societ italiana: la lotta
organizzata delle masse oppresse dal potere, che si schierano contro la burocrazia statale e contro un
potere ancora feudale, dovrebbe fondare lembrione di riscatto attraverso il rifiuto dellanarchica
rivolta del brigantaggio in favore della legalitaria attuazione della riforma agraria.

Quindi per il Levi la vera libert non pu coincidere con una totale alienazione dal caos primordiale
che la perpetua matrice e fornisce sempre nuovi succhi allindividuo che si deve differenziare e
separare: Il problema essere se stessi, essere liberi, in questo ritorno necessario. Il nuovo nel
vecchio dunque secondo lo spirito di ogni moderato progressismo. Levi manifesta in primo luogo la
sua attitudine a cogliere nella realt gli aspetti archetipici, in secondo luogo da tale processo di
decodificazione storica e presa coscienza della bont o meno dei processi storici fin ora avvenuti si
libera un ideale di progresso futuro che tende a diventare programma sociale e politico. Nel Cristo
si fermato ad Eboli tradotte in una concreta e definita rappresentazione, secondo la consuetudine
propria del Levi, narrando egli la propria esperienza di vita, ritroviamo lavversione allo stato
astrattamente feroce, che fa degli uomini una unit indistinta e materiale, che pu soltanto vivere
riducendo gli individui in schiavit, e insieme lavversione alla religione che Fa dei miti, riti:
atteggiamenti in cui apparivano evidenti limpressione suscitata nellautore dalla ferocia del regime
fascista e quel profondo rispetto per la libert degli individui e dei piccoli gruppi che saranno motivi
costanti in tutte le sue opere. Ne Le parole sono pietre mostra lo stesso mondo, per nel suo primo
movimento, nella sua conquista lenta e dolorosa, ma continua e testarda della coscienza della sua
autonomia, nella scoperta di una nuova ideologia terrestre, pratica, efficace. I contadini si
organizzano in classi e i lavoratori delle miniere di zolfo scioperano per la prima volta nella loro
esistenza. Ma non il progresso economico, laumento della produzione, dice Levi, che interessano
per liberare luomo, ma il vedere come grazie alla mediazione del progresso economico luomo pu
liberarsi. E visitando Erevan, capitale dellArmenia, il Levi dir: Bella o brutta la citt si fa:
muratori e architetti sono qui il centro di ogni cosa; si alzano i muri, le case, le strade, ma si direbbe
che lo scopo non sono tanto quei muri, quelle strade, quelle case, ma il fatto solo di farle. Tutti
hanno capito e sentono e pensano che il lavoro per se stesso serve come elemento liberatorio. Ma
egli dallo sprezzo del totalitarismo riesce attraverso il tormento del confino a conquistare solo la
propria libert politica ma non a realizzare totalmente per le masse il progetto liberatorio dal potere
conservatore attraverso la rivalutazione dei valori antichi e la forza liberatrice del lavoro. Daltra
parte per una legge ineluttabile della storia lascesa dei privilegiati in tutte le convivenze umane
un fenomeno angosciante ma immancabile: essi sono assenti soltanto nelle utopie. E compito
delluomo giusto fare guerra ad ogni privilegio non meritato, ma non si deve dimenticare che questa
una guerra senza fine. Dove esiste un potere esercitato da pochi o da uno solo, contro i molti , il
privilegio nasce e prolifera anche contro il volere del potere stesso; ma normale che il potere,
invece, lo tolleri e lo incoraggi. Si tratta di una zona grigia dai contorni mal definiti che insieme
separa e congiunge i due campi dei padroni e dei servi. Possiede una struttura interna
incredibilmente complicata ed alberga in s quanto basta per confondere il nostro bisogno di
giudizio.
Dellabbattimento di ogni tipo di privilegio e della funzione liberatrice del lavoro, sicuramente il
pi grande profeta stato Karl Marx, che ha analizzato lidiosincrasia tra potere e libert, in
particolar modo nella societ capitalistica, che ha completamente sostituito la modalit di vita
dellessere, basata sullamore, la gioia di condividere, lattivit autenticamente produttiva e
creativa, con la modalit dellavere, incentrata sullegoismo, lo spreco, lavidit e sullesercizio del
potere per la brama di possesso. Partendo da queste considerazioni nella societ si sono venute a
distinguere nettamente due classi: La societ intiera si va sempre pi scindendo in due grandi
campi nemici, in due grandi classi direttamente opposte luna allaltra: la borghesia e il
proletariato. In questo determinato tipo di societ che predilige la modalit di vita dellavere a
quella dellessere, per forza di cose, il potere detenuto da chi ha pi degli altri e quindi dalla
borghesia. Tuttavia, secondo Marx, la borghesia ha sicuramente svolto un ruolo di fondamentale
importanza verso la libert dissolvendo non solo le vecchie condizioni di vita, ma anche idee e
credenze tradizionali: La borghesia ha modificato la faccia delle terra in una misura che non ha
precedenti nella storia; tuttavia questa stessa borghesia, che ha evocato come per incanto forze cos
gigantesche, assomiglia allo stregone che non riesce pi a dominare le potenze infernali da lui
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evocate. Pertanto questa classe sociale si ritrova a detenere quel potere contro cui aveva lottato, in
quanto ha badato agli interessi di classe e non a quelli generali. Alla luce di ci e alla luce della
visione materialistica della storia, che vede sempre in ogni societ la lotta fra le classi, che si
definiscono in base alla propriet o meno dei mezzi di produzione, bisogna che la classe pi debole,
ovvero il proletariato, pervenendo ad una lucida coscienza di classe, lotti, come unit autocosciente,
in modo solidale per i medesimi obiettivi, cio la liberazione dalloppressione borghese e il
raggiungimento delluguaglianza sociale. Ma in quale modo, secondo Marx, la borghesia esercita il
proprio potere sul proletariato? Espropriando loperaio del prodotto del proprio lavoro ovvero
provocando alienazione che Marx considera un fatto reale, di natura socio-economica, in quanto si
identifica con la condizione storica del salariato nellambito della societ capitalistica: il lavoratore
alienato rispetto al prodotto del proprio lavoro dato che egli, in virt della sua forza-lavoro,
produce un oggetto (il capitale) che non gli appartiene e che si costituisce come una potenza
dominatrice nei suoi confronti. La causa quindi del meccanismo dellalienazione risiede nella
propriet privata dei mezzi di produzione, in virt della quale il capitalista pu utilizzare il lavoro di
una categoria di individui per accrescere il suo potere economico. Pertanto, secondo Marx, lunico
modo per disalienare luomo e quindi liberarlo da questo stato di schiavit il superamento della
propriet privata e lavvento del comunismo, come dottrina economica. Il passaggio dalla societ
capitalistica a quella comunista dettato dalle stesse contraddizioni della societ borghese, che sono
la base della rivoluzione proletaria. Il proletariato di conseguenza, investito di una specifica
missione storica, infatti, mentre le fratture rivoluzionarie del passato si traducevano nel trionfo di un
nuovo modo di produrre e di distribuire la propriet e in un nuovo potere di classe, la rivoluzione
proletaria cancella ogni forma di propriet privata, di divisione del lavoro e di dominio di classe. Lo
strumento della trasformazione rivoluzionaria la socializzazione dei mezzi di produzione e la via
per labbattimento del potere pu essere anche pacifica a dispetto di quanto insegni la storia: La
lotta fra lavoratori e capitalisti pu essere meno terribile e meno sanguinosa della lotta fra feudatari
e borghesia in Inghilterra e Francia, speriamolo. La mira della rivoluzione labbattimento dello
stato borghese e delle sue forme istituzionali: Il prossimo tentativo di rivoluzione francese non
consister nel trasferire da una mano allaltra la macchina burocratica e militare, ma nello
spezzarla. Di conseguenza per Marx il nucleo della rivoluzione consiste non nellimpadronirsi
della macchina statale e quindi del potere, per utilizzarlo secondo i propri scopi, ma nel distruggere
i meccanismi istituzionali di fondo. Questa dottrina di Marx si lega coerentemente con le sue
convinzioni teoriche circa lo Stato moderno: Il potere politico il potere di una classe organizzata
per opprimere unaltra. Questo sovvertimento del potere non pu avvenire non rispettando tutte le
tappe e nella transizione da uno stato borghese ad una societ comunista fondamentale la dittatura
del proletariato, che a differenza, per, delle dittature finora storicamente esistite, una dittatura
della maggioranza degli oppressi contro una minoranza destinata a scomparire. Tuttavia nel
processo verso la libert da ogni forma di oppressione, la dittatura del proletariato solo un
momento di transizione, che mira al superamento di se medesima e di ogni forma di Stato. Giunti
allabolizione dello Stato, la societ futura, di cui peraltro Marx non elabora un ideale n ne d una
descrizione, poich la sua filosofia non utopistica ma scientifica, si regger sul lavoro come primo
bisogno di vita e, come sostiene Marx nella Critica del programma di Gotha, la societ potr
scrivere sulle sue bandiere: Ognuno secondo le sue possibilit, ad ognuno secondo i suoi bisogni.
Nella storia solo in unoccasione la rivoluzione proletaria ha davvero avuto il sopravvento portando
alla conquista del potere la classe lavoratrice. Ci avvenuto in Russia nellottobre del 1917, sotto
la guida di Lenin, capo del partito bolscevico. Egli non accettava la tesi menscevica che la Russia
dovesse passare attraverso un periodo di sviluppo industriale capitalistico e che solo alla fine di
questo periodo la classe operaia avrebbe conquistato il potere. Lenin riteneva invece che per varie
ragioni fosse possibile in Russia il passaggio diretto dalla rivoluzione borghese alla rivoluzione
proletaria, senza che tra le due fosse necessaria una pausa.

La classe operaia avrebbe quindi dovuto isolare i liberali e assumere la direzione del movimento
sotto la guida del partito. Inoltre Lenin affermava che i contadini erano gli alleati naturali del
proletariato e che la conquista del potere sarebbe stata impossibile senza la loro collaborazione. Fu
quindi il 25 ottobre che i Soviet di Pietrogrado e i bolscevichi si impadronirono del potere quasi
senza incontrare resistenza.
Tra i primi atti del governo sovietico vi fu la nazionalizzazione e redistribuzione della terra; il
controllo operaio delle fabbriche; la nazionalizzazione delle banche e delle imprese commerciali; la
dichiarazione dei diritti delle nazionalit comprese nellex impero; lattuazione del piano
economico del comunismo di guerra e labolizione della moneta come mezzo di scambio. Ci
per comport linstaurazione di una macchina burocratica che non risulto efficace. Pertanto si
crearono delle spaccature allinterno del partito che furono risolte dalle ferree decisioni del partito
stesso e con lapplicazione della NEP (Nuova politica economica) con la quale lo stato continuava a
controllare lo sviluppo economico ma al tempo stesso consentiva una certa liberalizzazione nel
campo agricolo e nellattivit privata. Lenin non riusc a vedere la fine della NEP infatti si ammal
e il suo posto fu preso da Josif Stalin, che aveva dimostrato eccezionali capacit di organizzatore
politico. Tuttavia la strada che Lenin aveva intrapreso verso la libert seguendo la teoria marxista,
non fu seguita da Stalin. Infatti per Lenin era necessaria lesportazione della rivoluzione per la
nascita e laffermazione di una societ comunista, invece Stalin ritenne il momento storico non
favorevole e vide la Russia accerchiata dal capitalismo, pertanto intraprese la strada della
costituzione del socialismo in un solo paese, trasformando la rivoluzione proletaria da rivoluzione
per la libert in semplice presa del potere e affermazione di questo attraverso unoppressione
totalitaria derivante dal culto della personalit. Stalin non ebbe dubbi che dovessero essere i
contadini pi agiati (i Kulaki), che erano restii a forme di collettivizzazione, a pagare il costo
dellindustrializzazione forzata. Incit anzitutto i poveri del villaggio contro i kulaki, adott
provvedimenti drastici per la requisizione del bestiame e dei prodotti agricoli. Non bastando queste
misure, ricorse a metodi militari: arresti, deportazioni, fucilazioni si abbatterono sulla classe dei
kulaki che fu fisicamente debellata. E pure n Marx, n Engels avevano mai ammesso che si
dovesse ricorrere allespropriazione forzata della terra da parte del socialismo. Lo stesso Lenin
aveva ritenuto che i contadini avrebbero accettato il collettivismo con metodo gradualistico.
Lindustrializzazione in Russia fu unimpresa gigantesca, infatti lindustria pesante fu portata a
livelli tali che lURSS divent il secondo Paese del mondo. Ci era stato realizzato con metodi
dittatoriali inesorabili, con grandi sacrifici delle popolazioni e si pass dal dispotismo
industrializzante al dispotismo tout court. Nelle famose purghe staliniane scomparvero migliaia
di cittadini, intellettuali e politici di grande intelligenza. Era inevitabile che si arrivasse a questi
mezzi per realizzare il socialismo in un solo Paese?
Le purghe, la repressione violenta dei kulaki, la dittatura, il culto della personalit, da cui si fece
circondare Stalin, furono inevitabili conseguenze del sistema o puri accidenti, legati alla storia
personale di Stalin?
La rivoluzione leninista era stata una rivolta di masse oppresse da secoli contro lingiusta societ
zarista, perch non v dubbio che questa societ fosse fondamentalmente ingiusta. Lenin pass da
forme radicali a quelle pi duttili e democratiche della NEP. Partendo dalla rivolta di larghe masse
contadine contro lautoritarismo zarista, egli aveva conferito a questa rivolta imponente una
direzione rivoluzionaria con la guida del proletariato bolscevico.
Lenin conserv il convincimento che il socialismo non potesse solidificarsi senza
lindustrializzazione. Stalin non modific lo schema di Lenin, per, acceler i tempi
dellindustrializzazione, elimin ogni meccanismo di mercato, si serv del terrore, delle purghe,
della repressione delle masse contadine per imporre dallalto unindustrializzazione massiccia, che
egli riteneva premessa necessaria per costruire il socialismo e salvaguardare lo stato sovietico dai
pericoli di una reazione capitalistica. Con il modello staliniano di industrializzazione, per, il
controllo operaio sulla produzione fu pressoch annullato, lo stato perdette ogni autonomia rispetto

al partito. Le ingiustizie dellet zarista furono sconfitte attraverso le forme di una tirannide non
solo personale ma istituzionale.
Diversamente si presenta il contrasto tra potere e libert in Europa occidentale dove tra gli anni
trenta e quaranta appariranno due regimi totalitari: il nazismo in Germania e il fascismo in Italia,
che opereranno una repressione a scopo prettamente ideologico, a differenza della repressione
sovietica, che avr uno scopo di classe. In Germania lascesa del nazismo si verific nella crisi
economica e sociale e nel potenziamento delle aspirazioni e delle forze nazionaliste, avvalendosi di
una dottrina imperialista fondata sulla supposta superiorit della razza ariana e sul suo diritto di
dominio rivolto specialmente verso lEuropa orientale.
Il nazismo si nutriva di una completa ed esclusiva concezione totalitaria dello stato-nazione,
incentrata sul mito pagano della pura razza ariana. Hitler gi nel libro Mein Kampf aveva intuito
che la volont di rivincita della Germania, sollecitata dalle umiliazioni di Versailles, poteva trovare
nuovi sbocchi se le si fossero offerti nuovi obbiettivi e nuove formule ideologiche; tali erano
appunto il socialismo nazionale, la Germania eretta a baluardo della civilt contro i barbari popoli
orientali, la lotta condotta in nome della razza dominatrice contro tutte le minoranze etniche
soprattutto quelle ebraiche. Con lantisemitismo, che fu componente essenziale del nazismo
destinata a produrre spaventose conseguenze, Hitler otteneva un duplice fine: 1) quello di deviare
allinterno della Germania il rancore e le frustrazioni provocate dalla grande crisi economica verso
un odio di razza; 2) quello di caratterizzare il nazismo come alternativa tedesca e nazionale alla
democrazia, al capitalismo, al socialismo, al bolscevismo, fenomeni internazionali e, secondo
Hitler, dominati tutti da uomini e da idee di origine ebraica. Allesaltazione della stirpe eletta faceva
preciso riscontro nel nazismo lesaltazione delluomo eletto, del capo, del Fuhrer, destinato a
condurla ai suoi destini, e capace di trasformare un insieme di individui in un unico corpo compatto
dotato di una sola mente e di una sola volont; un uomo chiamato a riassumere in s lidea stessa
dello stato dotato di tutti i poteri e di tutti i diritti.
Lesempio hitleriano ha dimostrato in quale misura sia devastante una guerra combattuta nellera
industriale, anche senza ricorrere alle armi nucleari. Spesso ci chiediamo chi furono gli aguzzini.
Erano individui della nostra stessa stoffa, esseri umani medi, mediamente intelligenti, mediamente
malvagi. Alcuni erano fanaticamente convinti del verbo nazista, molti indifferenti o paurosi di
punizioni o desiderosi di fare carriera o troppo obbedienti. Furono tutti responsabili, anche se dietro
la loro responsabilit sta quella della grande maggioranza dei tedeschi, che accettarono allinizio le
belle parole del caporale Hitler e lo seguirono finch la fortuna e la mancanza di scrupoli lo
favorirono, rimanendo travolti dalla sua rovina, funestati da lutti, miseria e rimorsi.
Una forte critica ai regimi totalitari che nel 900 hanno oppresso la libert individuale viene mossa
da George Orwell nei due romanzi Animal farm e 1984. Il primo una feroce allusione allo
stalinismo, in cui i protagonisti sono un gruppo di animali di una fattoria che si ribellano al giogo
degli uomini-padroni. Conquistata la libert, si instaura un regime democratico, che invece si rivela
una dittatura di pochi. Il secondo invece risulta pi profetico e visionario: il mondo diviso in due
iperstati in guerra tra loro. In Oceania, dove vive il protagonista, la societ governata dal partito
del Socing e dal Grande Fratello che tutto vede e tutto sa. I suoi occhi sono le telecamere che spiano
di continuo nelle case, il suo braccio la polizia del pensiero che interviene al minimo sospetto. Tutto
permesso, tranne pensare se non secondo il Socing, tranne amare se non per riprodursi, tranne
divertirsi se non con i programmi del Socing. Dal loro rifugio lultimo uomo in Europa (il titolo
preferito dallautore) e la sua compagna lottano per conservare un granello di libert. Quando
Orwell scrisse questo che sar il suo ultimo romanzo, aveva gi constatato i limiti dei sistemi
autocratici e i pericoli di quel totalitarismo che sar il vero obbiettivo di tutta la sua critica: Quello
che ho realmente inteso fare discutere le implicazioni della divisione del mondo e in pi indicare,
per mezzo della parodia, le implicazioni intellettuali del totalitarismo. A favorire la presa di
coscienza di Orwell in merito a quelle che saranno le sue posizioni contro i totalitarismi ed in
particolare contro lo stalinismo saranno la guerra civile spagnola e la militanza nel POUM (Partito
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operaio di unificazione marxista); egli arriver alla consapevolezza che il socialismo non sa pi di
rivoluzione, di cacciata di tiranni: sa di stortura e di adorazione della macchia russa. Il socialismo
sfociato nella dittatura, deviando i principi che lo avevano ispirato. Per Orwell, per, sar
fondamentale porre al centro di questo contrasto tra potere e libert il linguaggio che secondo lui
determinante nel modificare il modo di pensare delluomo. Tant vero che in 1984 il partito
elaborer la Neolingua il cui fine non sar solo quello di fornire un mezzo di espressione per la
concezione del mondo e per le abitudini mentali proprie ai seguaci del Socing, ma soprattutto quello
di rendere impossibile ogni altra forma di pensiero. La Neolingua legata allideologia che deve
esprimere, qualsiasi parola in contrasto con i principi del Socing eresia e come tale va eliminata
attraverso un vero terrorismo linguistico. La Neolingua porta quindi ad una riduzione del
vocabolario e tende ad eliminare parole che esprimono ci che non esiste pi: La parola libero in
Neolingua esisteva ancora, ma poteva essere impiegata solo in frasi come Questo cane libero da
pulci, non poteva essere usata nellantico significato di politicamente libero, dal momento che la
libert politica ed intellettuale non esistevano pi nemmeno come concetto. Lintroduzione della
Neolingua tende quindi a dogmatizzare la cultura e anche se qualcuno fosse talmente coraggioso
da voler confutare le tesi del partito non troverebbe pi le parole per farlo: democrazia, libert non
esistono nel nuovo vocabolario.
Sempre grazie alla manipolazione del linguaggio lo Stato riesce a cambiare il corso della storia
passata e presente ammettendo verit opposte e facendo accettare qualsiasi menzogna del partito. In
questo tipo di societ chiunque non la pensi come il partito una cellula malata e la sua malattia
quella di voler essere un uomo libero. In questo modo qualsiasi atto contrario al partito diviene un
atto politico, infatti quando i protagonisti ribelli faranno per la prima volta lamore il loro sar un
political act. Da questo mondo dominato dal potere e che cancella qualsiasi libert non c via
duscita, non pi possibile, per Orwell, lutopia. In Orwell vi lammissione della sconfitta di
ogni spirito di libert, di tensione al futuro, al progetto, vi la totale identificazione del modello con
la realt, lutopia non pi possibile perch venuto meno il referente; al suo posto c il
simulacro, il potere svincolato dal fine che non ha pi come scopo lorganizzazione del sociale, ma
gioco gratuito fine a se stesso. Oggi che il day after gi arrivato, che il 1984 gi passato,
possiamo leggere e rileggere Orwell e vedere cosa ha indovinato dei nostri anni. Lannullamento
delle differenze ideologiche fra le superpotenze, la tecnologia come mezzo di controllo sociale, la
persecuzione degli oppositori politici in Africa e in Sud-America, la strumentalizzazione dei massmedia. Pi che saggio sarebbe raccogliere questo grido dallarme contro lindifferenza che tollera
forze annichilenti la libert e la dignit individuale.

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