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Il materialismo storico nella

critica letteraria di Edoardo Sanguineti


di Emiliano Alessandroni
1. Vittorini e Sanguineti: dal soggettivo all'oggettivo.
In seguito alla morte di Elio Vittorini avvenuta nel febbraio del 1966, Edoardo Sanguineti
scrisse l'introduzione, gi richiestagli anni prima dallo scrittore siciliano, alla nuova
edizione einaudiana di Conversazione in Sicilia pubblicata di l a pochi mesi.
L'indagine che ne emerge mette in luce, con la sua caratteristica scrupolosit esegetica,
una serie di elementi mostranti, in ultima analisi, la distanza presente tra l'opera in
questione e la tradizione neorealista, alla quale essa era stata per molti aspetti
precedentemente accostata. Sanguineti evidenzia del libro di Vittorini, la sua posizione di
bivio tra mito e storia come replica, su un piano diverso, dell'antinomia letteraria di
base tra lirismo e narrativit. Si tratta dell'invenzione di un simulacro narrativo della
realt, lontano tanto da ogni mistificazione sublimante quanto da qualsiasi
elaborazione mimetica. Tale situazione di indefinitezza limbale in cui versa
Conversazione in Sicilia, tra elementi di narrativa al quadrato e di lirismo estaticoermetico, afferma Sanguineti, immerge di fatto ogni capitolo in una sorta di
rito...catechistico che conosce soltanto, onde stazionare in liturgia, esiti oracolari1.
Si tratta di parole che collidono con quel progetto vittoriniano cos condensato su Il
Politecnico: Perisca lo spirito!. Cio: la cultura prenda il potere2.
Esse rivelano piuttosto, e malgrado i buoni propositi di Vittorini, la prospettiva
spiritualistica che questi aveva dell'arte e, in senso estensivo, della cultura; una
prospettiva che nonostante la polemica con i suoi esponenti principali quali Carlo Bo,
risultava incapace di scalfire quei presupposti fondamentali su cui l'ermetismo si basava,
finendo, al contrario, per assumerli per certi versi come propri: Elio Vittorini e Carlo Bo,
engagemant ed ermetismo, si ritrovavano in ultima analisi nella fede del valore
universale e trans-storico della cultura3, che giungeva ad estendere oltremisura il potere
attitudinale del soggetto artistico, sganciandolo dalle dinamiche storico-terrene in cui, e
da cui, viene normalmente determinato ed affibbiandogli la funzione ontologica di
coordinazione delle virt umane.
La cultura in Vittorini, anzich esser pensata generata dall'incontro con l'oggettivo
storico, veniva concepita producentesi per partenogenesi e come tale considerata
superiore ai diversi gruppi sociali in lotta tra loro. Inoltre, se cultura verit che si
sviluppa e muta4 essa intrattiene con l'autenticit un rapporto identificativo e privilegiato
che scolpisce le forme di un nuovo aristocratismo intellettuale. Malgrado gli sforzi in
senso contrario dello scrittore siciliano, questi tende a muoversi pur sempre all'interno
dell'orizzonte crociano, un orizzonte che dalla cultura moderna stato, per molti aspetti,
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Edoardo Sanguineti, Introduzione a Elio Vittorini, Conversazione in Sicilia, Einaudi 1966.


Marco Forti-Sergio Pautasso (a cura di), Il Politecnico, Rizzoli 1975, p. 58.
Pietro Cataldi, Le idee della letteratura. Storia delle poetiche del Novecento. La Nuova Italia Scientifica
1994, p. 131.
Vittorini, in Forti-Pautasso, cit. p. 180.

superato soltanto a parole. Rimangono intatti, anche in Vittorini, quegliideological


patterns che, come avevano rilevato C. Cases e F. Fortini a proposito di Leo Spitzer,
tendono, per quanto storia e cultura, ad ordinarsi in una Geistesgeschichte5.
Lontano dalla prospettiva vittoriniana, il materialismo storico di Sanguineti supera, da
parte sua, questa forma di dogmatismo soggettivista. Il suo invito all'impegno degli
intellettuali suona profondamente differente da quello di Vittorini. Se per quest'ultimo il
coinvolgimento sociale delle figure culturali risulta un fatto meramente arbitrario, una
prerogativa del soggetto, secondo l'esponente del Gruppo '63, ciascuno di noi, a
prescindere dalla propria volont, si esprime quotidianamente a seconda di codici
circostanziati producendo come conseguenza che tutto quello che facciamo ha sempre
un significato di implicazione sociale, sia quando parlo dei massimi sistemi di filosofia,
sia quando dico buongiorno6. Se per Vittorini l'invito all'impegno intellettuale si
riduceva ad un semplice versamento sul sociale di quei contenuti ontologicamente
progressivi propri di ogni forma di cultura, in Sanguineti esso significava piuttosto
liberarsi da uno stato di falsa coscienza e di fideismo intellettualistico, per giungere a
comprendere che impegnati lo si sempre e comunque 7. La natura dell'engegement
viene dunque trasposta , rispetto alla prospettiva di Vittorini, dal soggettivo all'oggettivo,
mettendo in frutto gli insegnamenti di quella lezione gramsciana che, aveva scritto il
critico genovese, produsse le proprie categorie a partire da una serrata polemica contro il
soggettivismo estetico e culturale, in funzione dei tratti oggettivamente sociali e storici
della produzione letteraria e artistica e intellettuale8.
2. Miseria e ricchezza della letteratura.
Naturalmente, la presa di distanza di Sanguineti dall'engagement soggettivo di Vittorini,
non costituisce alcun tipo di accostamento alle posizioni dell'ermetismo, le quali
rimangono anch'esse racchiuse in un tipo di soggettivismo unilaterale con inflessioni
solipsistiche generanti una sorta di ideologia letteraria in senso deteriore:
Le anime belle per definizione, in verit, sono arrivate subito dopo, con quella letteratura come vita, per cui doveva poi
valere soprattutto, ahim, come suole avvenire per alquante equazioni ideali, la formula di permutazione: una vita come
letteratura9.

Il bersaglio polemico, pare qui evidente, Letteratura come vita, il saggio di Carlo Bo
che per diversi anni ha ricoperto la funzione di una sorta di Manifesto dell'Ermetismo.
In contrapposizione e in spiegazione di tale prospettiva, Sanguineti non soltanto nega
l'esistenza di una neutralit ideologica della letteratura, ma ritiene altres che in molti casi
quell'ideologia di cui la letteratura si fa portatrice determina nel lettore una distorsione,
ancorch sublimata, dei dati essenziali della realt effettuale. E tuttavia, se da un lato la
letteratura si rivela potenzialmente depositaria di una forza mistificatrice e deformante,
per un altro verso essa pu farsi portatrice di un rischiaramento delle dinamiche
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Fortini Franco, Verifica dei poteri. Scritti di critica e di istituzioni letterarie, Einaudi 1989, p. 166.
Sanguineti vero&falso, intervista a Edoardo Sanguineti su La Repubblica del 07/04/2006.
Edoardo Sanguineti: Intellettuali impegnatevi, su Liberazione del 08/06/2006.
Edoardo Sanguineti: Introduzione a Gramsci: Letteratura e vita nazionale, Editori Riuniti 1987, p.
XXIII.
Edoardo Sanguineti: Introduzione a Id. (a cura di): Poesia italiana del Novecento, Einaudi 1969, p. LIX.

conflittuali e recondite della vita moderna: questo, ad esempio, il caso di Honor de


Balzac:
questi fu un grandissimo scrittore reazionario, ma un vero, grande realista, che, da destra, riusc a capire il carattere
catastrofico e rovinoso del dominio borghese in nome di un rimpianto del legittimismo, della monarchia, del
cattolicesimo, ecc., ma che valeva infinitamente di pi come diagnosi corretta dello stato delle cose, dello stato della
questione e di appoggio al che fare? di quei maledetti poeti socialisti che Engels scherniva rabbiosamente, e che
proponevano mondi ideali, soli dell'avvenire, felicit future, sorti magnifiche e progressive, e non dicevano niente.
Facevano della mera retorica, laddove Balzac insegnava davvero come le cose procedevano, dettando un quadro della
borghesia da cui finalmente si poteva imparare qualcosa 10.

Il parametro di giudizio di Sanguineti critico, diviene la misurazione della quantit di


ideologia e di dato oggettivo presente all'interno dell'opera d'arte, il livello di
mistificazione e il grado di attenenza alla realt contingente e alle sue dinamiche
profonde, la distanza tra parole e cose, il livello di pathos democratico o aristocratico che
l'opera emana, la variabile prospettica e sentimentale che fa dell'opera un mondo o che la
connette al mondo, il livello di coscienza storica che mostrano i suoi intrecci.
Sono le ragioni che inducono gli apprezzamenti per quel primo Pavese, in cui i propositi
narrativi sono in piena espansione, e la scoperta che i fatti devono essere subordinati alle
catene immaginative non ha ancora preso il sopravvento; la fase che privilegia quel
momento antilirico, che ne ha fatto un poeta di opposizione assolutamente singolare11.
Dietro tali procedimenti analitici e metri di giudizio agisce la lezione di Gyrgy Lukcs,
il quale aveva mostrato come le istanze ideologiche del gruppo sociale dominante nelle
societ occidentali moderne si traducesse, in materia estetica, in una reclusione
intimistica entro la quale si procedeva ad una decomposizione delle forme epiche e
drammatiche in momenti lirici12.
Nel complesso, l'utilizzo pratico della strumentazione concettuale storico-materialistica,
non consentiva soltanto di scernere in ambito artistico le istanze ideologiche che ogni
opera, sia pur a livello inconscio, promanava, ma permetteva altres un allargamento
degli orizzonti prospettici sull'opera stessa, concepita ora, anche grazie a Sanguineti,
sempre pi come un tessuto alquanto articolato e complesso, serbatoio pulsante di
elementi vitali e profondamente umani. Ci costituiva anche una sfida polemica nei
confronti della critica tradizionale, che nel suo approccio tecnicistico finiva col
determinare un inaridimento dell'opera ed una soppressione dei suoi legami con
l'esistenza reale.
3. Essenzialismo filologico e materialismo storico.
Questa sorta di critica della critica acritica condotta da Sanguineti contro gli esegeti
tradizionali, prende di mira la figura di filologo essenziale e la metodologia
essenzialmente filologica, nell'approccio ad un'opera. Quest'approccio, condotto nella
propria unilateralit ideologica, conduce non gi soltanto ad un impoverimento del testo
preso in esame ma, spesso e volentieri, anche ad un suo completo travisamento. quanto
avviene nel libro Ambiguit di Gramsci, di Perry Anderson. La metodologia adottata
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Edoardo Sanguineti: Come si diventa materialisti storici?, Manni 2006, pp. 19-20.
Edoardo Sanguineti: Introduzione a Id. (a cura di): Poesia italiana del Novecento, Einaudi 1969, p. LX.
Gyrgy Lukcs: Lo scrittore e il critico, in Id., Il marxismo e la critica letteraria, Einaudi 1964, p. 418.

emargina gli aspetti storici e contestuali dei Quaderni del carcere, per concentrarsi su
quello che per il filologo essenziale costituisce l'aspetto principale: il linguaggio. In virt
quindi della potenza dell'etimo, Anderson rileva che la nozione di Stato, in Gramsci,
oscilla fra tre definizioni e dacch secondo questi la parola non falla, non pu fallare,
non si dedurr che Gramsci impiega la parola Stato in tre accezioni diverse, e che dunque
occorre prestare un po' di attenzione, leggendo e interpretando, ma si dedurr che
Gramsci non sapeva bene che pesci prendere e che c'aveva tre soluzioni in testa13.
chiaro qui il problema ermeneutico che Sanguineti tenta in tono polemico di dipanare:
l'essenzialismo filologico e l'etimologismo, assumendo come premessa la priorit
relazionale dell'elemento linguistico su quello storico, presuppongono altres un'unica
accezione, un unico valore semantico per ogni vocabolo. L'adozione pertanto di uno
stesso lemma all'interno di discorsi concettuali differenti, non pu implicare altro,
secondo l'essenzialismo filologico, che una confusione da parte dell'autore sulla voce
impiegata. Diversamente Sanguineti, privilegiando l'aspetto storico su quello linguistico,
non concepisce le parole quali monete coniate e ne comprende la duttilit referenziale.
Come che sia, afferra facilmente come i tre concetti di Stato in Gramsci presuppongano
tre accezioni semantiche differenti con cui questi utilizza la parola Stato. La prima in
senso tradizionale o in senso stretto, ovvero inteso come societ politica. La seconda
in senso lato, ovvero inteso come societ civile, giacch per Gramsci anche la societ
civile una forma di Stato. E infine lo Stato come superamento del conflitto
differenziatore tra societ politica e societ civile e approdo alla cosiddetta societ
regolata. Sanguineti spiega quest'ultimo passaggio citando l'intellettuale sardo: Quando
si intenda dialetticamente (nella dialettica reale e non solo concettuale) l'unit storica
di societ civile e societ politica, lo Stato concepito come superabile dalla 'societ
regolata' (Q. 734). In vista, povero Anderson, di uno Stato senza Stato (Q 764)., e
conclude ironicamente: Ma come se lo pu pensare, uno Stato senza Stato, dico io, il
Filologo Essenziale14.
Nel complesso dunque, la predilezione dell'approccio ai testi linguistico-sincronico su
quello diacronico, rischia di condurre ad errori interpretativi piuttosto rilevanti, giacch,
come mostra il critico genovese, il linguaggio stesso, lungi dal costituire una
strumentazione invariabile e di segno neutro, assorbe le mutazioni storiche su di s e
viene attraversato da istanze ideologiche ben determinate, quantunque non sempre
facilmente rilevabili15. Per riportare un esempio, l'espressionismo...fa gi ideologia, per
s, alla variet dei contenuti, anche di quelli suggeriti dall'esperienza interiore, imprime
un suggello d'anima in forme costanti, in modi coerenti di linguaggio16.
Nella capacit di cogliere analiticamente tutte le varianti connettive e le implicazioni
dialettiche pi rilevanti di un testo consiste la qualit migliore nel lavoro culturale di un
materialista-storico. necessario, nella sostanza, comprendere che
in ogni questione culturale e estetica, letteraria e artistica, come in ogni questione linguistica, stanno altri problemi, e
questi occorre decifrare e sciogliere, nel concreto, ogni volta, se veramente si vuole decifrare e sciogliere quella
questione puntuale, in tutta la sua precisa determinazione e specificit [] Si tratta di riconoscere, assai
semplicemente, che non si d n linguaggio, n letteratura, comunque intesi, che nell'esperienza sociale, e che
linguaggio e letteratura sono sempre modi di tale esperienza sociale, sono pratiche ideologiche e storiche. Anzi, non vi
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Edoardo Sanguineti: Introduzione a Schede gramsciane, Utet 2004, p. IX.


Ivi., p. XI.
Cfr. Su ci Edoardo Sanguineti: Ideologia e linguaggio, Feltrinelli 2001.
Edoardo Sanguineti: Introduzione a Id. (a cura di): Poesia italiana del Novecento, Einaudi 1969, p. LIII.

riduzionismo peggiore, se questo si teme, che ridurre a linguaggio il linguaggio, a letteratura la letteratura. E
l'ideologia a ideologia, scindendola e depurandola arbitrariamente dal suo significato pratico concreto. E il paradosso
del materialismo storico, al riguardo, riposa tutto in questo: nel fatto che gli altri problemi sono quelli per cui la
prassi letteraria riconosciuta realmente come prassi, e cos effettivamente dignificata e compresa 17.

4. Da Edoardo Sanguineti a Edward Said.


Si comprende a tal riguardo il proposito sanguinetiano di un ritorno a Gramsci 18.
Ancora oggi infatti
le ragioni di una riforma culturale, cos impostata, contro una rosa di nozioni individuali e municipali, elitarie e
corporative, del fare letteratura, quelle, massimamente nel quadro tecnologico maturo delle comunicazioni di massa,
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non sono affatto scomparse, e devono essere riprese e, in qualche maniera, riformulate .

Attualmente ad aver accolto l'invito di Sanguineti sono stati Edward Said e i Postcolonial
Studies che assieme ad altre branche degli Studi Culturali hanno desunto dalle riflessioni
gramsciane alcuni tra i fondamenti costitutivi della propria ermeneutica. Anche in Said
l'engagement oggettivo e non una prerogativa del soggetto; le forme e le materie
letterarie non prescindono dai processi storici, da cui piuttosto dipendono i mutamenti di
quelle che Raymond Williams definisce le strutture del sentire. Le opere sorgono su una
conflittualit storica che le forme estetiche tendono, il pi delle volte, a sublimare e, in
ultima analisi, a nascondere. Compito del critico , ad avviso di Said, quello di fare
emergere quella conflittualit che ha dato vita all'opera e le dinamiche di occultamento
messe in moto in maniera pi o meno consapevole da parte dell'artista. presente in ogni
testo una particolare struttura di atteggiamento e riferimento, che sia pur proveniente
dall'istanza culturale inconscia dell'artista, il critico deve rilevare mediante una lettura
contrappuntistica20. Il presupposto riabilitato in seguito al decentramento mnemonico
subito, quello della mondanit dell'attivit intellettuale e artistica:
la mondanit ci che distingue l'intellettuale dall'esperto, dallo scienziato erudito, dall'accademico di professione; la
mondanit ci che spinge l'intellettuale a farsi critico nel vero senso della parola piuttosto che restare spettatore
passivo o silenzioso funzionario dell'egemonia esistente 21.

L'a-mondanit ci che presiede per Said a quella sorta di dogmatismo filologico che
attraversa per molti versi l'Orientalismo stesso. Quest'ultimo in effetti si organizz
sistematicamente come strumento di acquisizione di documentazione sull'Oriente e di una
sua razionale diffusione come forma di conoscenza specialistica 22. Tale a-mondanit
accademica e inaridimento tecnicistico finiva per produrre una deformazione, ancorch
sotto vesti erudite, non gi soltanto della realt effettuale ma altres dei testi e delle opere
letterarie che ci si proponeva di analizzare. Quella tipologia di critico definita e schernita
da Sanguineti come Filologo Essenziale pressoch lo stesso tipo di figura culturale che,
a detta di Said, d origine a quella visione generale sull'Oriente quale sinonimo di
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21

22

Edoardo Sanguineti: Introduzione a Gramsci: Letteratura e vita nazionale, Editori Riuniti 1987, p.
XVII.
Ivi. p. XV.
Ivi. p. XXIV.
Cfr, Edward Said, Cultura e imperialismo, Gamberetti Editrice 1998, pp. 77, 91.
Joseph A. Buttigieg, Introduzione a Edward Said, Cultura e imperialismo, Gamberetti Editrice 1998, p.
XII.
Edward Said, Orientalismo (1979), Feltrinelli 2008, p. 167.

stabilit e immutabile permanenza a cui l'intellettuale palestinese, richiamandosi allo


studio di Talal Asad, d il nome di essenzialismo sincronico23.
Contro questa deformazione da parte dell'ideologia filologica che colpisce realt, testi e
loro rapporto, Said ricorda che
i testi hanno modi di esistenza i quali, anche nella loro forma pi rarefatta, sono sempre avviluppati nelle circostanze,
nel tempo, nel luogo e nella societ in breve: essi sono nel mondo e di conseguenza sono mondani 24.

A sua volta Sanguineti esprime tutti i suoi apprezzamenti nei confronti di Gozzano per
aver saputo far emergere nella sua arte, la mondanit dell'opera, per aver fondato, assieme
a Lucini, un fronte di realismo, per quella sua tipica effige, in sostanza, di malato
frivolo e mondano25.
Ma, a fronte di queste analogie, occorre chiedersi, da quale tradizione culturale attingono
i due critici? In quale autore si rileva, pi che in ogni altro, l'inestricabile relazione tra
mondo e cultura e si propone un approccio integralmente mondano all'intero patrimonio
conoscitivo e testuale? Sentiamo Giorgio Baratta:
Se vogliamo collocare Marx nella storia della filosofia, potremmo dire che egli si propone di pensare in modo
radicalmente mondano e cio di spegnere definitivamente quella metafora del sole o della luce nella concezione della
verit, che accompagna fin dagli inizi il percorso contemplativo e speculativo della filosofia occidentale 26.

Pare in questo senso che la riflessione dei due critici si muova entro coordinate
interpretative che non sarebbero esistite senza la lezione di Marx. Nonostante dunque i
molti limiti che ancora sussistono tanto in Sanguineti quanto in Said (e ancor pi
acutamente in molti critici dei Postcolonial Studies come Robert Young) - limiti di
antihegelismo preconcetto di matrice francofortiana nel primo e strutturalista nel secondo
la vitalit attuale della loro lezione sta a testimoniare da un lato la non totale chiusura
del conflitto egemonico, dall'altro la non-obsolescenza ovvero la profonda ricchezza e
attualit del materialismo storico.

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Ivi. p. 237.
E. Said, cit. in Joseph Buttigieg, cit. pp. XII-XIII.
Edoardo Sanguineti: Introduzione a Id. (a cura di): Poesia italiana del Novecento, Einaudi 1969, pp.
XLIII-XLIV.
Giorgio Baratta: Individuo e mondo. Da Gramsci a Said. Postfazione a Edward Said, Cultura e
imperialismo, cit. p. 400 (corsivi dell'autore).

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