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CORSO DI DIRITTO COMMERCIALE (Berardino Libonati)

SEZIONE 1. L IMPRESA.
CAPITOLO 1. IL FENONEMO DELL IMPRESA.
1.1. Il dir commerciale come categoria storica.
L ordinam giurid ita non conosce un corpo di norme che possa essere def, con rigore di confini e di
contenuto, DIR COMMERCIALE. Il mom storico al quale tuttavia dato riconnettere l inizio dello
sviluppo delle attuali discipline giuridicocommercialistiche di solito collegato all affermarsi dell
economia e della cultura borghesi e cittadine proprie del periodo che vide fiorire, nel tardo
medioevo italiano, la vita e la civilt comunale. Protagonista fu il mercante, che ebbe la capacit e
la forza di rompere la frammentariet e l immobilismo dell economia feudale sollecitando scambi
e baratti fra prodotti acquistati in luoghi diversi. A questi venne sostituendosi il mercante che
organizzava la stessa produzione e assieme all organizzazione di tale nuovo processo produttivo
vennero affinandosi rapp negoziali a contenuto squisitamente creditizio. I mercanti nel loro insieme
costituivano un ceto, formalm una categoria, le corporazioni mercantili. Man mano che i negozi
commerciali si particolareggiavano e si moltiplicavano, vennero costruendosi discipline, idonee a
regolare gli atti dei mercanti ( dir. dei mercanti). La diffusione dell economia mercantile ha
provocato l ampliamento della categoria. Si riconosciuta cos l acquisizione della qualifica di
mercante quoad actum. E le leggi statali intese a proteggere e disciplinare il commercio si sono
affiancate e vieppi sostituite alle consuetudini e alle normazioni corporative. Ci ha implicato delle
conseguenze: anzitutto l adozione di un SISTEMA OGGETTIVO, nel quale l acquisto della
qualit di commerciante risulta fondato sul compimento per professione abituale di atti di
commercio anzich su requisiti soggettivi, i.e. l appartenenza ad una corporazione; in secondo
luogo la fusione dello speciale ordinamento comm nel dir comune, e tuttavia l individuazione, nel
corpo di dir comune, di discipline che si applicano solo agli atti di commercio, da chiunque
compiuti. L adozione di un sistema ogg si completa poi sopratt per l affermazione della libert d
iniziativa economica. L evoluzione successiva non ha modificato l impostazione: ha solo preso
atto degli effetti della c.d. seconda rivoluzione industriale sulla produzione e sul commercio. Nel
cod di commercio del 1882 l impresa ancora non rileva tout court, ma alcune categorie d imprese
sono considerate atti di commercio; nel cod del 1942 l atto di commercio scompare e si adotta una
regolazione del fenomeno commerciale riferita all es di un attivit economica organizzata
obiettivamente considerata, i.e., all es di un attivit esercitata in forma d impresa.
1.2. Il sistema del codice.
Il complesso di norme che viene chiamato dir commerciale si centra dunque oggi sul rilievo
giuridico concesso al fenomeno dell impresa. Il cod tuttavia definisce, all art. 2082, l
imprenditore. L organizzazione economica mirata alla produzione e allo scambio di beni e servizi,
suppone regolazioni specifiche vuoi quanto all azione che viene svolta, vuoi quanto agli strumenti
coi quali l azione viene svolta. L attenzione cos portata su una attivit intesa come sequenza di
atti fra loro coordinati vuoi strutturalmente che funzionalm; ma fermata non sugli atti che formano
la sequenza singolarmente considerati seppure tenendo conto delle reciproche interconnessioni,

sibbene sulla sequenza globalmente intesa e sul profilo organizzativo che consente di individuarla e
che esige regolazione. I vari atti di cui si compone la sequenza organizzativa presa in esame, non
sono indifferenti al nesso che li lega all attivit organizzata in forma d impresa; al contrario,
spesso l essere compiuti in un contesto di attivit d impresa li qualifica e ne condiziona la
disciplina. Si ha cos la categoria dei contratti d impresa. Ma tornando all attivit di impresa
propriamente detta, questa risulta passibile di valutazione, ed valutata in quanto tale, in via
autonoma, separatamente dalla valutazione dei singoli atti. Vero che ogni atto di iniziativa
economica coinvolge pluralit di interessi, tutti da prendere in considerazione. La congerie di
istanze e di interessi esige un impostazione di vertice che ne consenta la regolazione nell ottica
polivalente che si indicata e tuttavia nella considerazione delle interconnessioni che
obiettivamente ricorrono. Da qui una serie di discipline speciali rispetto al dir comune nel contesto
di un attivit d impresa. Da qui ancora discipline che regolano non gli atti organizzati ma il mom
organizzativo che in definitiva li qualifica e li distingue come appartenenti ad attivit d impresa.
Attivit d impresa che rileva allora come premessa logica utile a consentire la costruzione e la
spiegazione di discipline specifiche. Ne discende la valenza normativa della nozione di attivit d
impresa e la sua non suscettibilit ad essere considerata in termini di fattispecie. Il sistema
privatistico si snoda peraltro sulla figura del soggetto . Il modello su cui il sistema si costruisce
parte del sogg, regola per un verso classi di comportamenti leciti e/o dovuti, per altro verso schemi
di azione culmunanti nell atto di autonomia negoziale. La def data dall art. 2082 si concilia cos
con la struttura del cod; ma la regolazione del fenomeno comm resta ad attivit e si caratterizza e
si distingue come tale. Com evidente, sarebbe errato parlare di personalizzazione dell impresa.
All opposto, il sistema del cod rifiuta proprio la regolazione a sogg del fenomeno dell impresa, e
altres il riconoscimento, nell impresa , di interessi metaindividuali.
1.3. L impresa come attivit di produzione di beni e servizi per lo scambio.
Non ogni attivit economica organizzata impresa ai sensi del cod. Il fenomeno sul quale l
attenzione fermata si riconnette invero al mod stesso sul quale l intero discorso commercialistico
ha avuto storicamente inizio, ovvero l attivit di produzione per lo scambio o di scambio di beni o
servizi, attuata con criteri di economicit. Parl di produzione di beni e di servizi per lo scambio
amplia la formula del cod, aggiungendo una finalizzazione dei risultati dell attivit volta allo
scambio che l art. 2082 ignora. Probabilmente il disegno politico che ha presieduto alla discussione
del codice tendeva ad una configurazione dell impresa pi ampia, attenta alla individuazione di una
classe di produttori indipendentemente dalla destinazione del prodotto.
1.4. Ai confini dell impresa: impresa e piccola impresa; l impresa artigiana; l impresa agricola;
l impresa strumentale.
A) Lart. 2083 nell individuare i piccoli imprenditori indica, oltre i coltivatori diretti del fondo, gli
artigiani, i piccoli commercianti, generalmente coloro che es un attivit professionale organizzata
prevalentemente con il lavoro proprio e dei componenti della famiglia. Quando il prodotto , nel
suo nucleo essenziale, il risultato del comportamento del soggetto agente e dei suoi familiari, si ha
del resto una prima configurazione del fenomeno. Quando invece l azione del sogg agente, o dei
suoi familiari, non si esaurisce, o non si traduce in via prevalente nella mera esecuzione del ciclo
produttivo, ma si esprime in termini sopratt organizzativi di quel ciclo, si ha una configurazione del
fenomeno diversa: ed quest ultima che si vuole come impresa. Si coglie (Ferri) che la distinzione

impresa- piccola impresa ha fondamento qualitativo piuttosto che quantitativo. Il nocciolo sta nel
livello del ruolo organizzativo del sogg agente rispetto all attivit condotta.
B) All impresa commerciale si contrappone altres l impresa agricola. Art. 2135: imprenditore
agricolo chi esercita una delle seguenti attivit: coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di
animali e attivit connesse. Non dunque che nell impresa agricola manchi il mom organizzativo,
ma , stante all enunciato codicistico, quello creativo dell attivit imprenditoriale, volendosi nella
c.d. impresa agricola semplicemente organizzare la percezione dei frutti derivanti dal ciclo primario
di produzione economica, appunto l agricoltura. La congerie di interessi che ormai ruota intorno
all attivit agricola nella dimensione articolata che ha acquisito negli anni ha ovviamente ampliato
l intervento normativo al riguardo. La contrapposizione fra agricoltura e impresa commerciale si
tuttavia in larga misura conservata. Si ricordi l introduzione di una sezione speciale del registro
delle imprese dedicato alle imprese agricole, sicch a rigore le imprese soggette a registrazione non
sono oggi pi soltanto le imprese commerciali, ma anche le imprese agricole.
C) L impresa strumentale una nuova figura, regolata dal d.lgs. 153/99, con la quale si vorrebbe
identificare l attivit organizzativa svolta, con criteri di economicit, dalle fondazioni bancarie
direttamente o tramite societ controllata. Si caratterizzano non solo per l assenza di motivazioni
lucrative, ma anche perch godono di investimenti sostanzialmente a tasso zero ed ancora di
agevolazioni fiscali. Soggiacciono alle discipline dell impresa, ma si contrappongono al fenomeno
commerciale per i vantaggi sia in punto finanziario che fiscale di cui fruiscono. Con la conseguenza
che si ritenuto di vederle destinate ad operare come cicli produttivi di beni o servizi di interesse
generale ma per i quali vi assenza o carenza di imprese commerciali sul mercato. Verrebbe cos
soddisfatta la finalit altruistica che presiede alle fondazioni: non si inquinerebbe il mercato con
imprese aiutate.
1.5. Professionalit ed economicit dell attivit d impresa.
Il cod ravvisa quando vi sia (art. 2082) es PROFESSIONALE di un attivit ECONOMICA.
A) ECONOMICITA significa anzitutto che l attivit organizzata sia condotta secondo parametri
di economicit, che dia dunque risultati in senso lato economici, dai quali la dissipazione anche solo
prevedibile o stimabile di risorse in principio da escludere. Economicit peraltro non significa
lucrativit; nemmeno lucrativit del singolo atto. L impresa un sistema volto, ma in tesi, a
produrre ricchezza maggiore. La effettiva realizzazione del risultato fa parte, invece, dell ovvio
rischio dell azione programmata (c.d. rischio o alea d impresa). Ci che conta che il programma
sia mirato a tale risultato, e non alla perdita, prevedibile sui normali metri di valutazione economica
dell investimento. Importa il risultato non del singolo atto o dei singoli atti di cui l attivit si
compone, ma dell attivit. Economicit non significa infine nemmeno lucrativit propriamente
detta dell attivit intrapresa.
B) Con l affermarsi che l es dell attivit economica debba essere PROFESSIONALE per aversi
impresa, il legislatore ha precisato l altro necessario elem di consistenza del fenomeno per ved
applicate le discipline commercialistiche: escluso in principio dal novero delle imprese l es
occasionale di un attivit economica, e non soltanto il compimento di un atto di natura
commerciale. L attivit professionale anche quando non sia continua; ci per se vi sia una
naturale ciclicit del ritorno della produzione considerata. La continuit di cui adesso si viene parl si

riferisce all es dell attivit, non al risultato di questa. Professionalit nell es di un attivit non
significa infine che in quell es si esauriscono tutti i comportamenti del sogg agente. La
professionalit implica, per autorevole dottrina, scopo di lucro. Certamente, l attivit potr risultare
stabile, ed essere dunque professionale, solo se autosufficiente.Il requisito rinvia peraltro pi alla
riflessione pratica sulla vicenda che alla sua costruzione concettuale.
1.6 Impresa e professioni intellettuali.
La contrapposizione fra attivit commerciale e professione intellettuale (vedi art. 2238) risulta,
nell architettura del codice, radicale. L es di attivit intellettuale non richiede certo di svolgersi in
via disorganizzata, ch anzi l organizzazione cui si ricorre cospicua: n vi difettano i requisiti di
professionalit ed economicit. Non vale nemmeno evocare la rilevanza sui generis di una
preparazione e/o di una esperienza conoscitiva. La contrapposizione va perci spiegata nella
conservazione di un discrimine fra ci che storicamente si assume o meno commerciale. E curiosa
peraltro la conservazione di una struttura corporativa per le professioni intellettuali ( albi ed elenchi,
ex art. 2232). Ci si deve chiedere allora quando l attivit intellettuale rappr elem di un attivit
organizzata in forma d impresa. A rigore, ci se il ciclo produttivo per cui organizzazione non
si conclude con i prodotti o servizi tipici dell attivit intellettuale, verificandosi una sorta di
ancillarit dei secondi rispetto al primo. Il che si manifesta talora anche formalmente. Ma cos
ragionevolmente anche quando l organizzazione incida sul momento non esecutivo ma di vertice
dell es di professione intellettuale. La materia comunque in evoluzione.
1.7. L inizio e la fine dell impresa. La successione dell impresa.
E evidente che l inizio, la successione e la fine dell impresa siano di significato notevole sotto il
profilo pratico, stante l applicabilit o meno di speciali discipline a seconda che un attivit
economica organizzata risulti o meno individuabile in concreto . In prima approssimazione, allora
facile concludere aversi impresa quando la sequenza di atti in cui si traduce la attivit economica
organizzata esprima consistenza tale da indicare che un ciclo produttivo si sia iniziato: quando cio
si sia davanti ad atti dell organizzazione e non anche atti di organizzazione, ascrivibili questi
ultimi ad un momento ancora soltanto preparatorio. L impresa avr fine inoltre quando l ultimo
atto dell organizzazione si sia verificato e quando la sequenza sia esaurita. Si tratta di elementi di
fatto, ragionandosi in punto d effettivit della sequenza che si intende localizzare nello spazio e nel
tempo. Sotto un profilo logico poi, inizio e fine d impresa dovrebbero essere costruibili con gli
stessi criteri. Le cose risultano tuttavia meno semplici. Il cod non dispone uno statuto che debba
applicarsi a chi goda dello status di imprenditore e dal giorno in cui tale status venga riconosciuto,
anzitutto perch non dato ravvisare nel sistema vigente uno status d imprenditore. Si tratta di
definizioni di comodo per indicare certe discipline applicabili quando sussistano fattispecie regolate
avendo attenzione ad un contesto di attivit esercitata in forma d impresa. Anche il fenonemo della
successione nell impresa controverso. Di regola, si ritiene che debba parlarsi di successione nell
azienda, non nell impresa; talora peraltro la figura della successione nell impresa sembrata
passibile di richiamo.
1.8. L impresa illecita.
L attivit d impresa potr essere lecita o illecita, a seconda che sia conforme o meno a norme
imperative. Talvolta peraltro la norma non vieta tout court l es di una certa attivit, ma lo subordina

a presupposti o a condizioni o lo riserva allo stato o a determinate figure organizzate. All eventuale
illiceit dell impresa estraneo il problema della nullit, la quale infatti concerne l inidoneit dei
singoli atti a produrre effetti. La nullit degli atti di cui si compone l attivit d impresa potr
eventualmente essere dichiarata, ma ci non per la constatata illiceit dell impresa, sibbene perch
la violazione della norma abbia in concreto inficiato anche il singolo atto ai sensi dell art. 1418. Pi
delicato il problema delle conseguenze dell attivit d impresa illecita: dovendosi chiedere se
nessuna o solo alcune o addirittura tutte le discipline che sono proprie all attivit d impresa trovino
applicazione, davanti all unica sanzione che pare fuori discussione, quella della necessaria
liquidazione dell attivit contra legem. E evidente che la immeritevolezza per l ordinamento si
traduca nel divieto di continuare nell attivit; ma altrettanto evidente che se si postula come
necessaria la cessazione dell attivit oggettivamente considerata possa e debba egualmente trovare
tutela. Da qui la ragionevolezza della tesi che nega l acritica disapplicazione delle discipline dell
impresa all attivit economica di cui ci sia coerente alla miglior tutela degli interessi coinvolti
nella attivit d impresa che risulti obiettivamente ravvisabile; in una sorta di disaggregazione.
1.9. Le imprese soggette a registrazione.
Il cod, agli artt. 2188 ss., dispone e regola un registro delle imprese e all art. 2195 enuncia gli
imprenditori soggetti a registrazione, il d.P.R. d l 95 ha poi costituito il registro delle imprese.
Soggetti a registrazione sono gli imprenditori che esercitano attivit industriale diretta alla
produzione di beni o servizi, attivit intermediaria nella circolazione di beni, attivit di trasporto per
terra, acqua e aria, attivit bancaria o assicurativa, altre attivit ausiliarie alle precedenti.
Tradizionalmente, sono costoro ad essere definiti imprenditori commerciali. L istanza di pubblicit
e l assoggettamento a registrazione sono oggi maggiormente sentiti, in un contesto di sempre
maggiore trasparenza dei rapp operativi. Da qui l obbligo di registrazione, seppure in sezioni
speciali, anche di imprese non commerciali, come quella agricola, la piccola impresa, la societ
semplice, senza che ci comporti per estensione delle discipline proprie a quando attivit d
impresa commerciale vi sia.

CAPITOLO 2. PROFILI DI DISCIPLINA DELL ATTIVITA D IMPRESA.


2.1 .Imputazione degli atti e imputazione dell attivit. L imprenditore.
Giacch l attivit d impresa si risolve in una sequenza di atti organizzati in un ciclo produttivo di
beni e servizi, il suo centro d imputazione andr ricercato in chi organizza quella sequenza. La
naturale diff tra atti esecutivi ed organizzativi di quel ciclo avverte subito che il centro d
imputazione dell insieme deve ricavarsi dall attenzione ai secondi piuttosto che ai primi. Con la
conseguenza:
a) che gli effetti giuridici dei singoli atti di cui si compone l organizzazione vanno a ricadere su chi
il ciclo produttivo abbia organizzato;
b) che il risultato del ciclo produttivo andr a sua volta imputato a chi lo abbia organizzato; e
c) che per comodit di discorso quel centro d imputazione viene indicato come l imprenditore.

La complessit dell organizzazione d impresa esige subito trasparenza della struttura d


imputazione. Solo nella piccola impresa la paternit materiale del comportamento sufficiente allo
scopo. L dove invece nel ciclo produttivo si diversificano fenomenologicamente l azione
organizzativa dell imprenditore e gli atti esecutivi compresi nella sequenza organizzata, la spendita
del nome dell imprenditore ex dir privato, e ancora con le modalit che si vedranno in seguito,
risulta indispensabile. Talora il nome speso e l interesse per l attivit d impresa possono non
coincidere del tutto; talora chi ha pretesa sui risultati diverso da colui il cui nome speso nei
confronti di terzi. Nulla a priori si oppone a considerare il dominus occulto come il centro d
imputazione dell attivit d impresa in luogo di o assieme a colui che appare ai terzi. Nell
ordinamento vigente la spendita del nome cmq il criterio di riferimento. Com ovvio potranno
esservi abusi, ed ogni abuso merita di essere contestato, anche ravvisando, nel caso concreto,
estensioni di responsabilit.
2.2. Segmentazione dell attivit d impresa e della responsabilit per l attivit d impresa.
L imprenditore, in quanto centro di imputazione dell attivit d impresa, ne patrimonialmente
responsabile in applicazione dei principi generali. L autonomia sotto il profilo fenomenologico
dell attivit d impresa tuttavia sentita dal codice. Si assistito cos all introduzione di
segmentazioni dell attivit dimpresa o della responsabilit per l attivit d impresa. La
conseguenza evidente: ogni centro d imputazione vedr la sua resposabilit limitata alla attivit
che gli si riferisce, e ne risponder con il suo patrimonio. Con gli artt, 2328 e 2463 come modificati
dal d.lgs. 6/2003, possono essere adesso costituire s.p.a. e s.r.l. con un unico socio, persona fisica o
giuridica. Una volta ammessa la societ unipersonae a resp limitata, per costituzione da parte anche
di altra societ a sua volta eventualmente unipersonale, ogni attivit d impresa pu essere
segmentata in pi centri d imputazione, ferma restando la sua unitariet come ciclo produttivo. Per
altro verso, la stessa resp patrimoniale pu oggi essere parcellizzata. Ai sensi dell art. 2447bis ss. la
s.p.a. pu costituire uno o pi patrimoni ciascuno dei quali destinato in via esclusiva ad uno
specifico affare. Il patrimonio destinato ad uno specifico affare pu essere oggi costituito solo da
una s.p.a. Se la figura avr successo, non irragionevole immaginarne un uso pi esteso. Il regime
della resp per l attivit d impresa potr perci vieppi staccarsi dalla visione totalizzante espressa
dall art. 2740, in una accentuata libert di organizzazione e di articolazionme delle attivit
economiche.
2.3. La ditta. La sede dell impresa.
La DITTA il nome sotto il quale l imprenditore svolge la sua attivit, cio il segno distintivo
con cui d individua, sul mercato, il cedntro d imputazione dell impresa. Deve comprendere (c.d.
principio della verit) almeno il cognome o la sigla dell imprenditore, che si conserva anche
quando il nome civile abbia a cambiare, oppure quando vi sia, e si parler allora di ditta derivata,
trasferimento della ditta in conseguenza del trasferimento d azienda per atto tra vivi o successione
mortis causa nell azienda, a meno di diversa disposizione testamentaria. Stante la facilit dell
omonimia, la legge ha attenzione a che non si creino equivoci. Se la ditta eguale o simile a quella
gi adottata da altro imprenditore e ci crei confusione, chi la ha adottata in epoca posteriore deve
integrarla o modificarla cos da ridarle effettiva capacit distintiva. La legge riconosce altres all
impresa una SEDE principale e sedi secondarie. In ci si avverte la rilevanza obiettiva dell attivit
d impresa, potendo la sua sede distinguersi dal domicilio della persona fisica- imprenditore. Il cod

all art. 2197 ammette perci la istituibilit di sedi secondarie, giuridicamente rilevanti quando
esprimano una rappresentanza stabile e in tal caso soggette anch esse ad obbligo di registrazione.

2.4. Capacit all esercizio dell impresa.


L iniziativa economica costituzionalmente garantita a tutti. Chiunque pu perci organizzare un
attivit d impresa. Si richiede tuttavia la capacit d agire, che si acquisa con il compimento del 18
anno. Nel caso che il minore o l incapace esercitino abusivamente attivit d impresa, le discipline
proprie a quest ultima non si applicano al soggetto agente. Le discipline dell impresa si applicano
invece agli atti compiuti nel suo es, e quegli atti saranno inoltre regolati dalle norme specificamente
applicabili. L inizio e la costituzione dell attivit d impresa da parte di incapaci possono essere
autorizzati, ma in diverse configurazioni.
a) Linizio di una nuova attivit d impresa pu essere autorizzata dal tribunale solo al minore
emancipato, eventualmente anche senza l assistenza di un curatore. Quando autorizzato all es dell
attivit d impresa, il minore emancipato acquista la piena capacit d agire; l autorizzazione per
revocabile.
b) La continuazione dell attivit d impresa invece ammessa anche per il minore non
emancipato, per l interdetto e l inabilitato. Deve essere autorizzato dal tribunale. In caso di
inabilitato autorizzato, alla continuazione dell es dell impresa, il tribunale pu subordinare la
autorizzazione alla nomina di un istitutore. La legge pu vietare infine l esercizio dell impresa a
det persone o subordinarlo a condizioni legali. L es abusivo da parte di chi vi sia incompatibile o
non legittimato per mancanza di autorizzazione ecc. non esclude l applicazione delle discipline
dell impresa: comporta tuttavia sanzioni, per chi vi abbia commesso l abuso.
2.5. Organizzazione e rappresentanza nell impresa.
L organizzazione d impresa esprime rapp di preminenza e di subordinazione nel suo contesto
interno sulla base di contratti di lavoro subordinato e si avranno cos ausiliari dipendenti, e di
collaborazione sulla base di rapp negoziali diversi, nel qual caso di usa parl di ausiliari indipendenti.
Il cod non ha cura di ordinare nel dettaglio i rapp organizzativi interni. Quanto alle 3 figure tipiche
regolate dal cod, queste si distinguono nettamente tra loro sopratt per la f.ne esercitata.
a) Ai COMMESSI sono affidate f.ni tecnico materiali, a carattere esecutivo, di regola attinenti al
mom finale del ciclo produttivo cosicch il contatto coi terzi sar normale. Soggiacciono
pienamente alle direttive di chi gerarchicamente superiore nella sequenza organizzativa e che
rappresenta l impresa nei loro confronti. Godono del potere d impegnare l impresa per gli atti
che ordinariamente comporta la specie di operazioni di cui sono incaricati e per i quali appaiono
incaricati, anche se manchi specifico atto di conferimento di procura, perch appunto
obiettivamente rappresentano l impresa nelle f.ni loro specificamente affidate. Tale rappresentanza
obiettiva dell impresa incontra alcuni limiti disposti dalla legge: i commessi non possono esigere
il prezzo delle merci delle quali non facciano la consegna, n concedere dilazioni o sconti che non
sono d uso, salvo che siano a ci espressamente autorizzati.

b) I PROCURATORI non sono preposti all es dell impresa. Rappresentano dunque l impresa
solo in det suoi settori operativi. La procura loro concessa va iscritta nel registro delle imprese, e in
tal caso conterr evidentemente l indicazione del settore operativo affidato e se del caso limitazioni
ai poteri gestori. In mancanza, la rappresentanza del procuratore si riterr generale. I procuratori
non hanno rappresentanza processuale, n attiva n passiva, neppure per gli atti da essi stessi posti
in essere.
c) L ISTITUTORE colui che preposto all es dell impresa o di una sede secondaria o di un
ramo particolare dell impresa. La sua nomina, che si traduce nella c.d. procura institutoria, e le
eventuali modifiche e revoa, vanno iscritte presso il registro delle imprese. Gode di poteri generali
di gestione dell impresa o del ramo d impresa affidatogli, a meno che la procura istitutoria iscritta
nel registri non disponga limiti, e sta in giudizio in nome dell impresa per le obbligazioni
dipendenti da atti compiuti nell esercizio dell impresa o del ramo dell impresa cui preposto (art.
2204.2). E tenuto assieme all imprenditore all osservanza delle disposizioni riguardanti l
iscrizione nel registro delle imprese e la tenuta delle scritture contabili (art. 2205). L ampiezza del
potere gestorio affidato all istitutore e il connotato obiettivo della rappresentanza dell impresa
sono confermati dal fatto che:
1. se tenuto, secondo i principi generali, a far conoscere al terzo che tratta per il preponente, cio
per l imprenditore;
2. nondimeno, ove a tale manifestazione della procura istitutoria non si addivenga, l istitutore che
non abbia speso il nome dell impresa come doveva personalmente responsabile, ma il terzo pu
agire anche contro il preponente, cio sollevare pretesa nei confronti dell impresa, per gli atti
pertinenti all esercizio dell impresa o del ramo d impresa al quale l istitutore preposto.
La connotazione di vertice della preposizione di vertice della preposizione istitutoria sottolineata
ancora dal fatto che in caso di fallimento dell impresa l istitutore, seppure non fallisce, tuttavia
assoggettato, ove colpevole, alle sanzioni penali previste per il fallito.
La complessit dell organizzazione pu suggerire le preposizioni di pi istitutori. In tal caso
agiranno, a meno che non sia diversamente disposto nella procura, ciascuno disgiuntamente dagli
altri.

2.6. Il registro delle imprese.


Il registro delle imprese si trova presso la camera di commercio di ciascuna provincia, ed
soggetto alla vigilanza del c.d. giudice del registro, nominato dal presidente del tribunale del
capoluogo provinciale. E articolato in sezioni ordinaria e speciale. Nella prima sono iscritti: gli
imprenditori comm; tutte le societ tranne quella semplice; i consorzi, con attivit esterna; i gruppi
d interesse economico con sede in Italia; gli enti pubblici che abbiano per ogg esclusivo o
principale un attivit comm; le societ estere con sede dell amministrzione o ogg principale dell
attivit in Italia. Nella seconda sono iscritti: gli imprenditori agricoli, i piccoli imprenditori, le
societ semplici. Gli atti da iscrivere sono genericamente quelli previsti dalla legge. L iscrizione
avviene mediante tecniche informatiche. L ufficio del registro verifica: l autenticit della
sottoscrizione della domanda; la regolarit formale della documentazione prodotta per l iscrizione;

la corrispondenza dell atto o del fatto del quale si prevede l iscrizione a quello previsto dalla
legge; il concorso delle condizioni richieste dalla legge. Non giudica la validit e perci non pu
eccepire eventuali cause di nullit o annullabilit dell atto. Chi non rispetta l obbligo di iscrizione
quando vi sia tenuto incorre in sanzioni amministrative. La cancellazione dell impresa individuale
avviene adesso con procedura semplificata, quando l ufficio del registro delle imprese accerti: a) l
irriperibilit dell imprenditore; b) il decesso; c) il mancato compimento di atti di gestione per 3
anni consecutivi, oppure d) la perdita dei titoli autorizzativi o abilitativi all es dell attivit
dichiarata. Gli effetti dell iscrizione e della pubblicit legale che ne consegue sono diversi. Si parla
cos di efficacia dichiarativa, quando tutto si risolve nella conoscibilit dai, e nella opponibilit ai,
terzi dell atto o del fatto iscritti. Si parla di efficacia costitutiva, quando senza iscrizione l atto non
produttivo di effetti, nei confronti di terzi o anche fra le parti. Si parla infine di efficiacia
normativa, quando l iscrizione non ha valore costitutivo, ma in sua mancanza si applica non la
disciplina organizzativa pure evocata ma un altra per cos dire a carattere residuale. Il minimo di
pubblicit attribuito alla iscrizione quello di semplice notizia (c.d. pubblicit notizia).
2.7. La contabilit d impresa.
Unattivit economica che si voglia obiettivamente considerata pone problemi diversi.
Scomponendosi l attivit in sequenza di atti organizzativi, occorrer, qualora si abbia interesse o
necessit a conoscerla, avere memoria storica. In secondo luogo, sembra ovvio che un giudizio al
riguardo necessiti l adozione di un criterio che consenta di scandire l evoluzione o il regresso dell
attivit vista nella sua continuit nel tempo. Infine, sar altres necessaria l adozione di criteri che
consenta di scandire l evoluzione o il regresso dell attivit vista nella sua continuit nel tempo.
Infine, sar altres necessaria l adozione di criteri che consentano una valutazione efficacemente
comparativa dell una impresa rispetto alle altre. Per ci che concerne il primo profilo il cod
dispone la conservazione ordinata di tutta la documentazione utile. Il cod dispone inoltre la
registrazione nel libro giornale da parte dell imprenditore di tutte le operazioni relative all es dell
impresa nella loro sequenza quotidiana. Per ci che concerne il II profilo il cod dispone anche la
puntualizzazione di quanto avvenuto a scadenze periodiche, che si traduce nell inventario delle
attivit e passivit all inizio dell impresa e poi ogni anno (l anno cui si riferisce ciascun es viene
poi inteso come l anno solare, cos adottandosi una datazione uniforme). L inventario a chiusura
d esercizio ha contenuto e f.ni diverse da una semplice enunciazione dell esistente. Il raffronto fra
risultati di esercizi diversi impone evidentemente che quei risultati siano espressi in termini
immediatamente comparabili. L uniformit raggiunta tramite l esposizione del valore di ogni
attivit e passivit espresso numericamente in moneta nazionale, oggi l euro. Inoltre, atteso che la
suddivisione per esercizi solo ideale e non interrompe la vicenda dell impresa, le attivit e
passivit da inventariare vanno considerate in una prospettiva di prosecuzione dell azione
imprenditoriale (c.d. going concern), in quanto altrimenti i offrirebbe un quadro non corrispondente
alla realt. Da qui la necessit che l inventario contenga inoltre la valutazione delle attivit e
passivit facenti capo all impresa: valutazione poi intesa ad individuare il reddito che l impresa
capace di produrre, su tale capacit di reddito individuandosi anzi talora lo stesso valore da
attribuire ai singoli cespiti. Il libro giornale deve indicare le sole operazioni relative all impresa; l
inventario si chiude con il bilancio e col conto dei profitti e delle perdite. Libro giornale e bilancio
esprimono cos l attivit dell impresa obiettivam considerata, il primo nella sua storia quotidiana,
il secondo nella sua dimensione di fine esercizio. Tenendo conto della sequenza annuale dei bilanci

e dell omogeneit dei criteri per redigerli deve anzi dirsi che il bilancio rappr l impresa nella sua
configurazione pi esatta. Ne sottolinea infatti l obiettiva consistenza, la valenza reddittuale e la
dimensione concorrenziale, la solidit e la solvibilit. Libro giornale e libro inventari sono
tassativamente prescritti da legge. Nella variet di conformazione e dimensione dell impresa e di
ciclo produttivo svolto, le scritture contabili necessarie per un ordinata ed efficiente contabilit
potranno essere molte e diverse. E perci stabilito, dall art. 2214.2, un principio generale. Si
devono tenere, oltre le scritture contabili tassativamente imposte, tutte le altre scritture contabili
che siano richieste dalla natura e dalla dimensione dell impresa. In proposito, baster ricordare il
libro mastro, dove le operazioni sono raccolte sistematicamente, e il libro magazzino, che registra le
entrate e le uscite di merci. Il codice si limita a precisare, all art. 2217.2, che nelle valutazioni di
bilancio l imprenditore deve attenersi ai criteri stabiliti per i bilanci delle societ per azioni, in
quanto applicabili. Ragionevolmente il richiamo dovrebbe allora essere il pi possibile completo.
Il codice invece preciso nell articolazione delle modalit di esposizione tassativamente prescritte
per garantire la certezza e la correttezza delle scritture contabili. Le attestazioni ivi contenute sono
dichiarazioni di scienza (cio dich di verit espresse con l ausilio di partic tecniche: Schlesinger).
Le scritturazioni relative al movimento giornaliero nel libro giornale e quelle relative all inventario
devono essere tenute in fogli numerati progressivamente. Le scritture contabili devono essere
formate inoltre secondo le norme di un ordinata contabilit; inoltre esse, insieme alla
corrispondenza comm, devono essere conservate per dieci anni rispettivamente dalla data dell
ultima registrazione o della trasmissione o ricezione. I libri e le scritture contabili fanno piena prova
contro l imprenditore. Le scritture contabili possono anche giovare all imprenditore; com ovvio,
l imprenditore che non tenga regolarmente le scritture contabili non pu invocarle a proprio favore;
inoltre colpito da sanzioni penali in caso di bancarotta semplice o fraudolenta.
2.8. Impresa e consumatori.
In un economia sempre pi complessa e con un crescente carattere di massa, l esigenza di regole
ah hoc sempre pi imp, dando luogo ad una congerie di inteventi, cmq sempre caratterizzati dal
comune denominatore della protezione del consumatore. Le discipline che si sono progressivamente
sovrapposte nel tempo sono state molteplici; esse trovano, ora, una sistemazione sufficientemente
affinata nel d.lgs. 206/2005 (Cod del Consumo). Obiettivo del cod assicurare una pi elevata
tutela del consumatore, operando a tre diversi livelli: 1) fase che precede il sorgere del rapp di
scambio: il dir del consumatore di essere adeguatamente informato sulle caratteristiche del prodotto
e del servizio offerto. Una maggiore enfasi che inevitabilmente si esprime, oltre che nell
individuazione, a priori, di un contenuto minimo di informazione, in specie per quanto riguarda l
indicazione del prezzo e sopratt nell imposizione a carico dell impresa di precise regole di
correttezza. 2) Il secondo livello d intervento quello che concerne la disciplina del contratto. Le
disposizioni richiamabili in proposito sono varie. a) Innanzitutto si devono rammentare gli artt. 3336 del Cod, i quali dettano una disciplina estremamente articolata per le c.d. clausole vessatorie
nell ambito dei contratti unilateralmente predisposti. L approccio del legislatore nel senso che si
considerano vessatorie tutte quelle clausole che determinano, a carico del consumatore, un
significativo squilibrio di dir e obblighi derivanti dal contratto. Le clausole vessatorie disciplinate
dal Cod del consumo rappr una fattispecie potenzialmente aperta. Ai sensi dell art. 36, le clausole
vessatorie poste a carico del consumatore, e che non siano state ogg di trattativa privata con costui,
sono nulle. La nullit peraltro sempre una nullit parziale e relativa, nel senso che, tra le parti

contrattuali, solo il consumatore che vanta legittimazione a farla valere. b) Nel contesto di una
moderna economia di mercato, i consumatori vengono sempre pi spesso sollecitati a compiere le
proprie scelte di acquisto di beni e prodotti anche al di fuori dei locali commerciali dell impresa.
Anzi, in un economia globalizzata, il consumatore in condizione di accedere con facilit a
proposte e offerte commerciali direttamente dalla propria abitazione. E tuttavia il rischio , in questi
casi, che la sua consapevolezza nella scelta possa essere minore. Non foss altro perch nei casi che
si sono indicati il consumatore il pi delle volte subisce l offerta. In tal contesto allora coerente
che il legislatore rafforzi la protezione del consumatore, prevedendo una serie di norme
differenziate a seconda che si tratti di contratti conclusi fuori dai locali commerciali (artt. 45-49) o a
distanza (artt. 50-61). Le due discipline sono in parte diverse, ma accomunate, tuttavia, nel
riconoscimento, a favore del consumatore, della possibilit di ripensarci (dir di recedere, art. 64). 3)
Il terzo livello di intevento quello che attiene alla fase che potrebbe dirsi successiva risp all
attuazione dello scambio. La preocc del legislatore infatti che il consumatore non veda deluso il
suo affidamento sulla possibilit di conseguire le utilit attese con l acquisto del bene di consumo.
Di qui, allora, una duplice serie di regole, accomunate al vertice da una sostanziale identit di
funzione. Il primo tipo di esigenza soddisfatto dalle norme dettate in tema di garanzia legale di
conformit per i beni di consumo (artt. 128- 135). Ancora il consumatore dispone di un termine pi
ampio di quello, brevissimo, previsto dall art. 1495 per la denuncia dei vizi della cosa venduta (art.
132 Codice, termine di 2 mesi dalla data di scoperta del vizio). Anche queste disposizioni,
ovviamente, sono imperative, sicch nullo ogni patto contrattuale volto ad escludere e limitare i
dir vantati dal consumatore a fronte del vizio di non conformit. Al secondo tipo di esigenza, l
ordinamento d soddisfazione prevedendo dapprima uno specifico obbligo (art. 104) di immettere
sul mercato solo prodotti sicuri, quindi specifici obblighi di fornire al consumatore tutta una serie di
informazioni utili alla valutazione e alla prevenzione dei pericoli derivanti dall uso normale o
ragionevolmente prevedibile del prodotto, ed infine regolando una speciale forma di resp a carico
del produttore per l ipotesi di danno cagionato dal prodotto difettoso. Nella convinzione che l
attivit organizzata di produzione non possa non dare obiettivamente conto di ci che produce, il
Cod del consumo contempla cos una particolare ipotesi di resp extracontrattuale a carico di
chiunque produca beni mobili, ma intendersi anche comprensivi dei prodotti agricoli e dell
elettricit. La resp risulta addebitata oggettivamente, a nulla rilevando la colpa o il dolo del sogg cui
la stessa ascritta. Ai fini della disciplina in commento si considera produttore colui che produce la
materia prima, nonch il fabbricante del prodotto finito o di una sua componente, destinati alla
vendita o alla distribuzione, ma anche colui che importa prodotti nella CE. La categoria , nella sua
indicazione letterale, pi vasta di quella delle imprese. Nel caso che il produttore non sia
individuato, il fornitore- distributore ad essere resp. La resp per la distribuzione di prodotti
difettosi, cio quelli che non offrono la sicurezza all uso. La resp del produttore si data dalla messa
in circolazione del prodotto. Come gi si accennato, la colpa o il dolo dell agente non rilevano:
questi potr esonerarsi da resp solo attrav la prova positiva di uno dei fatti indicati, con elencazione
tassativa, dall art. 188 Codice. Nel caso in cui pi persone siano resp dello stesso danno,
naturalmente sancita resp solidale salvo il dir di regresso di chi abbia risarcito il danno nei confronti
degli altri corresponsabili. Il risarcimento per il danno cagionato dalla morte o da lesioni personali
e per la distribuzione o il deterioramento di altri beni, in quest ultimo caso con una franchigia di
387 euro. Occorre connessione causale fra difetto e danno con onere di prova a carico del
danneggiato. La prescrizione dell azione di risarcimento in 3 anni dalla data di conoscenza del
danno. Il termine di decadenza di 10 anni dalla messa in circolazione del prodotto. Il risarcimento

non dovuto quando il danneggiato era a conoscenza del difetto e del pericolo conseguente, ed
egualmente vi sia volontariamente esposto. La rilevanza degli interessi diffusi, e la necessit di
tutela degli stessi, giustificano la nullit, nei confronti del danneggiato, di ogni patto che escluda o
limiti preventivamente la resp.

CAPITOLO 3. LA CRISI DELL IMPRESA.


3.1 Le procedure previste in caso di crisi dell impresa.
La crisi dell impresa commerciale non un fatto patologico, bens fisiologico del mercato
concorrenziale. Anche per la crisi la legge prevede discipline molto complesse. La premessa che
sottesa alle discipline sulla crisi la consapevolezza del normale ricorso al credito da parte dell
impresa, sicch l impresa in crisi si vedr oberata da debiti e verso un gran numero di creditori. Ab
origine una articolazione della disciplina in tema di crisi d impresa era fondata sulla tutela delle
istanze dei creditori. Il modello ha tuttavia subito deviazioni. Altre istanze sono sembrate meritevoli
di tutela: accanto alla riattivazione del mercato finanziario, ha assunto significato la pluralit d
interessi coinvolti nell impresa. Tali istanze sono a monte delle principali caratteristiche delle
procedure che adesso si commentano. La prima la par condicio creditorum, cio il complesso di
regole con cui si assicura una soddisfazione tendenzialmente eguale o quanto meno per percentuali
proporzionali di tutti i debiti dell impresa fallita: da cui la def delle procedure in parola come
procedure concorsuali, nelle quali garantito appunto il concorso dei creditori. La secnda il
carattere necessariamente collettivo delle discipline di cridi, le quali sono mirate ad assicurare la
soddisfazione di tutti i creditori, e che si svolgono sotto il controllo di un autorit pubblica, finendo
per assumere una connotazione autoritaria. Per vero, il concorso dei creditori e la liquidazione dell
impresa possono ottenersi anche altrimenti, e cio sulla base dell es dell autonomia negoziale. Gli
artt. 1997 ss. regolano la cessione dei beni ai creditori. La cessione per, stante la sua natura
negoziale, esige il consenso di tutte le controparti, dunque di tutti i creditori. Da qui difficolt
concrete e conflitti, e la congruenza della cessione dei beni ai creditori ex art. 1997 a crisi
economiche del privato che dell impresa. La terza istanza si esprime nella particolare attenzione
posta dalla riforma alla conservazione e alla valorizzazione dell impresa intesa come going
concern. Anche nell ambito di siffatte procedure l ordinamento non solo ammette in via
generalizzata, ma addirittura favorisce soluzioni della crisi secondo modalit concordate coi
creditori. La liquidazione dell impresa non sempre consente di ottenere risultati positivi. Talora le
capacit dell impresa non sono azzerate, ma necessitano se mai solo di nuova finanza e di
rinnovata gestione. Ne seguita l intro della amministrazione straordinaria delle grandi imprese in
crisi. Soggette alle proc concorsuali sono solo le imprese commerciali. Ne sono esclusi, oltre alle
imprese agricole, gli enti pubblici e i piccoli imprenditori, come pure le imprese comm che
dimostrino di aver un attivo patrimoniale complessivo non superiore a 300mila euro, di aver
realizzato, nel medesimo periodo, ricavi lordi annui complessivamente non superiori a 200mila
euro, e di avere un passivo non superiore a 500mila euro. Il costo della proced in questi casi sarebbe
maggiore dei vantaggi che possono ricavarsene. Ciascuno risponde dei suoi debiti con tutto il suo
patrimonio (universalit della resp). La crisi pu colpire sia imprenditori individuali che collettivi.
Problemi si pongono sopratt quando si tratti di srl, perch il loro fallimento determina il fallimento
anche dei soci.

3.2. Insolvenza e crisi.


La crisi dell impresa si manifesta con la sua insolvenza, che costituisce la premessa del fallimento
e dell amministrazione straordinaria. Il non essere pi in grado di soddisfare regolarmente le
proprie obbligazioni gi lessicalmente induce a considerare significativo uno SQUILIBRIO nella
situazione economica dell impresa fra le sue componenti attive e passive. Non sono certo uno o pi
inadempimenti ad esaurire fenomenologicamente l insolvenza. E non un caso nemmeno che, ai
sensi dell art. 5 cit., gli inadempimenti o altri fatti esteriori per avere significato devono appunto
mostrare che l imprenditore non pi in grado di onorare regolarmente le proprie obbligazioni.
Sar invece necessario che l attivit d impresa risulti di dimensione economica inadeguata. Una
volta di assumeva decisiva la fuga del bancarottiere come indice di crisi, oggi metaforicamente l
indice pi sicuro quando l impresa stia fuggendo da se stessa come going concern, quando agli
inadempienti si accompagni l indebolimento se non il crollo del suo ciclo produttivo. Il concordato
preventivo, ha struttura completamente diversa. La sua premessa non sempre l insolvenza,
potendo consistere in uno stato di crisi meno grave (tipo temporanea difficolt). L accesso al
concordato risulta cmq circoscritto alle imprese che versano in stato di crisi.
3.3 La procedura fallimentare.
Il fallim ha inizio con un provvedimento del giudice, dichiarato con sentenza (considerata
pronuncia di accertamento costitutivo). L iniziativa del debitore e dei creditori. Il debitore che
non vi provvede corre rischio anche di sanzioni penali. La dichiarazione di fallimento rappresenta l
esito di un istruttoria cd. Prefallimentare. Il tribunale, su istanza di parte, legittimato ad emettere
provvedimenti cautelari o conservativi a tutela dell impresa. Il fallimento dell impresa cessata pu
essere dichiarata entro un anno. La sent nomina gli organi fallimentari, ordina al fallito il deposito
dei bilanci e delle scritture contabili nonch dell elenco dei creditori entro 3 gg, assegna termine ai
creditori per presentare domanda di ammissione, stabilisce luogo e data per l adunanza destinata
all esame dello stato passivo. La sent produce la generalit dei suoi effetti dalla pubblicazione
mediante deposito in cancelleria, salvo quelli nei confronti dei terzi, che invece decorrono a partire
dall iscrizione nel registro delle imprese. Comporta per l imprenditore fallito l obbligo di
consegnare al curatore la corrispondenza relativa ai rapp compresi nel fallimento e di comunicare
ogni cambiamento di residenza o di domicilio, e sopratt la perdita dell amministrazione e della
disponibilit dei suoi beni, il cd. spossessamento. Il curatore ha altres la rappresentanza
processuale del fallito. Contro la sent dichiarativa di fallimento pu essere presentato reclamo entro
30 gg. Preposto tale reclamo, la corte d appello legittimata a sospendere la liquidazione dell
attivo. Momenti essenziali della proc fallim sono:
1. l accertamento del passivo, dove si hanno in sequenza la predisposizione di un elenco dei
creditori da parte del curatore; le domande di ammissione da parte dei creditori con conseguente
loro insinuazione nello stato passivo del fallimento; la formazione del progetto di stato passivo ad
opera del curatore; la verifica dello stesso in un confronto coi creditori; le opposizioni tramite
ricorso dei creditori esclusi o ammessi con riserva o insinuatisi in ritardom queste ultime
presentabili entro 12 mesi dal deposito del decreto di esecutivit dello stato passivo e che avranno
peso solo nei confronti delle attivit ancora non distribuite, e le impugnazioni nei confronti dell
accoglimento della domanda di altri creditori.

2. l accertamento dell attivo;


3. l amministrazione dell attivo, che ammette anche l affitto in blocco della azienda del fallito, e
pendente la quale si assiste alla formazione di una classe di creditore, cd. della massa;
4. liquidazione dell attivo, da effettuarsi preferibilmente tramite la vendita dell intero complesso
aziendale, di suoi rami, di beni o rapp giuridici individuabili in blocco;
5. la sua distribuzione.
Entro 30gg dalla sent il giudice delegato nomina il comitato dei creditori, composto da 3 a 5
membri scelti tra i creditori in modo da rappr in misura equilibrata quantit e qualit dei crediti. Il
comitato vigila sull operato del curatore, ne autorizza gli atti, pu ottenere dal giudice la cessazione
dell es provvisorio dell impresa, approva il programma di liquidazione. Il parere del comitato non
meramente consultivo, spesso invece il suo giudizio risulta determinante nell equilibrio stabilito
dalla legge e la sua iniziativa vincolante per chi poi deve formalmente pronunziarsi. Il comitato ed
ogni componente possono ispezionare in qualunque tempo le scritture contabili e i documenti della
procedura ed hanno dir di chiedere notizie e chiarimenti al curatore e al fallito, con conseguente
loro qualifica come residual owners, in luogo dei soci o del sogg fallito. La responsabilit dei
membri del comitato regolata dall art. 2407 c.c., co. 1 e 3, che disciplina la resp dei sindaci di
s.p.a.
Il curatore nominato dal tribunale nella sent dichiarativa del fallimento: nell adunanza per l
esame dello stato passivo i creditori che rappr la maggioranza dei crediti ammessi possono peraltro
chiederne la sostituzione. Il precetto esalta il rapp fiduciario che deve correre fra curatore e ceto
creditorio e l auctoritas riconosciuta a quest ultimo nell equilibrio che il legislatore ha ritenuto
ottimale. Il curatore ha l amministrazione del patrimonio fallimentare e compie tutte le operazioni
della procedura sotto la vigilanza del giudice delegato e del comitato dei creditori, nell ambito delle
funzioni ad essi attribuiti. La curatela resta di resp personale. In buona sostanza, siamo davanti ad
un manager, non competente esclusivo della gestione dell impresa in crisi ma solo competente
operativo in un contesto dove gli atti significativi esigono preventiva autorizzazione dai o consenso
dei diretti interessati. E una via di mezzo fra un ufficio pubblico ed uno privato.
La riforma ha posto particolare attenzione alla conservazione e alla valorizzazione dell impresa
come going concern. La preocc di tutela del going concern davanti a circostanze sicuramente
traumatiche particolarmente evidente nella disciplina dell esercizio provvisorio dell impresa. Il
tribunale pu disporre l esercizio provvisorio dell impresa, anche limitatamente a specifici rami d
azienda, se dall interruzione pu derivare un danno grave, e purch non arrechi pregiudizio ai
creditori. Alla proposta di continuazione temporanea come detto legittimato il curatore, previo
parere favorevole del comitato dei creditori, venendo cos attribuito ai creditori una sorta di diritto
di veto alla persistenza dell alea d impresa nel contesto di tutela delle loro ragioni. L attenzione
per l attivit d impresa si rafforza ancora con la disciplina dell affitto dell azienda o di rami d
azienda. E prevista la attribuzione convenzionale del diritto di prelazione all affittuario, su
autorizzazione del giudice delegato e sempre previo parere favorevole del comitato dei creditori. La
resp per i debiti maturati nell es dell impresa fino all eventuale retrocessione dell azienda o del
ramo d azienda non torna al fallimento, ma resta in capo a chi, come affittuario, ha esercitato l
attivit d impresa. Pu aggiungersi che la vendita dell intero complesso aziendale, tramite

procedure competitive, risulta privilegiata. Solo quando sia prevedibile che siffatta ipotesi di lavoro
non consenta una maggiore soddisfazione dei creditori va infatti disposta la liquidazione dei singoli
beni. L attenzione per l attivit d impresa si rafforza infine col programma di liquidazione che
il curatore deve predisporre e sottoporre all approvazione del comitato dei creditori entro 60 gg
dalla redazione dell inventario. Il programma approvato comunicato al giudice delegato che
autorizza l esecuzione degli atti ad esso conformi. Il comitato dei creditori pu proporre modifiche
al programma. Il curatore pu presentare un supplemento di programma. Il fallim si chiude, per
decreto del tribunale, su istanza del fallito, del creditore o d ufficio: una volta avvenuta l
estinzione di tutti i debiti, quando non vi siano domande tempestive di ammissione di crediti al
passivo del fallimento; quando vi sia insufficienza dell attivo per continuare utilmente nella
procedura; o infine quando divenga definitivo il decreto di omologazione della proposta di
concordato fallimentare, presentata dal fallito, da uno dei creditori o da un terzo e approvata dai
creditori chirografari col voto favorevole della maggioranza dei creditori ammessi. Se la votazione
ha avuto esito favorevole, il proponente richiede l omologazione del concordato al tribunale, il
quale provvede dopo aver deciso sulle opposizioni eventualmente proposte dai creditori
dissenzienti. Il fallimento pu essere riaperto, in conseguenza della risoluzione o annullamento del
concordato fallimentare, o quando sopravvengono nel patrimonio del fallito attivit in misura tale
da rendere utile il provvedimento o se il fallito offre garanzie di pagare almeno il 10% dei crediti
vecchi e nuovi. Il fallito persona fisica pu chiedere al tribunale il beneficio della esdebitazione,
cio la liberazione dai debiti residui nei confronti dei creditori concorsuali non soddisfatti. Gli
effetti dell esdebitazione si producono nei confronti di tutti i creditori anteriori al fallimento, anche
di quelli che non hanno presentato la domanda di ammissione al passivo. Restano invece salvi i
diritti dei creditori nei confronti di coobligati, dei fideiussori del fallito e degli obbligati in via di
regresso. Ovviamente il fallito persona fisica deve essere meritevole. I vantaggi dell esdebitazione
dovrebbero invitare alla confessione spontanea dell insolvenza e cos ad accellerare il
raggiungimento dell obiettivo primario, che non la condanna del bancarrottiere ma la liberazione
della ricchezza da un investimento negativo per consentirne l investimento in iniziative migliori,
idonee a produrre nuova ricchezza.

3.4. La ricostruzione dell attivit dell impresa insolvente.


Il mom centrale nel fallimento la ricostruzione del patrimonio del fallito per avviarlo
integralmente alla liquidazione.
A) Le prime misure concernono lo spossessamento del debitore e la sua sostituzione col curatore ai
fini della conservazione e amministrazione del patrimonio oltre che nella rappresentanza
processuale quanto alle controversie su beni che vi ineriscano. Segue l inefficacia nei confronti dei
creditori, i.e. del fallimento, degli atti compiuti dal fallito e dei pagamenti a lui o da lui effettuati.
Segue ancora eguale inefficacia delle formalit necessarie per rendere gli atti opponibili ai terzi,
eseguite dopo la dichiarazione del fallimento. Ma segue soprattutto la ricomposizione delle attivit
da destinare alla liquidazione concorsuale.
B) In realt ci che qui emerge la rilevanza non solo dei beni con cui il debitore risp per l
adempimento delle obbligazioni ai sensi dell art. 2740, ma di tutto ci che si ritenga avere fatto

parte delle attivit dell impresa al momento in cui questa risulti essere andata obiettivamente in
crisi. Si vuole cos effettuare una sorta di ricostruzione storica. L individuazione a posteriori del
primo indice anche non denunziato dell insolvenza non cosa facile, ovviamente. Da qui l
adozione di un sistema normativo vincolante. I criteri su cui si fonda tale sistema, delle cd.
revocatorie fallimentari, sono sostanzialmente due, di distantia temporis, procedendo a ritroso,
dalla dichiarazione di fallimento, e di obiettiva normalit o anomalia dell atto, considerate poi nel
contesto dell attivit d impresa.
Il primo criterio serve a circoscrivere in margini di definitivit temporale l azione del curatore volta
al recupero tramite l esperimento delle azioni revocatorie. Il secondo esprime i dubbi che si
assumono ragionevoli sull ingenuit dell atto. La conseguenza l inefficacia relativa dell atto,
cio solo nei confronti dei creditori, e per questi nei confronti del fallimento. La prima classe
concerne gli atti a titolo gratuito, compiuti dal fallito nei due anni anteriori alla dichiarazione di
fallimento. Risulta del pari totalmente anomalo il pagamento anticipato di un debito. Questi
pagamenti sono tout court privi di effetto se compiuti nei due anni antecedenti il fallimento. E al
riguardo, come quando si tratta di atti a titolo gratuito, stante il rigore della norma si parla di
revocatoria di diritto.
Nella seconda classe ricadono gli atti che possono considerarsi anche essi anomali. Vale a dire :
-gli atti a titolo oneroso in cui il valore della prestazione eseguita o dell obbligazione assunta dal
fallito sorpassi di oltre un quarto quello della controprestazione ricevuta;
-gli atti estintivi di debiti pecuniari scaduti ed esigibili non effettuati con danaro o altri mezzi
normali di pagamento;
- le garanzie costruite per debiti gi esistenti e non ancora scaduti;
-le garanzie, come sopra, con l aggiunta delle ipoteche giudiziali, concesse o costituite per debiti
scaduti.
Con riguardo a tali atti poi, se la buona fede del terzo che abbia negoziato con l imprenditore
successivamente fallito deve essere sempre tutelata, sar per onere del terzo provare la sua
ignoranza, quanto all anomalia dell atto. La terza classe ricomprende atti di per s normali, gli atti
a titolo oneroso e quelli costitutivi di un dir di prelazione per debiti, anche di terzi, contestualmente
creati. L istanza di loro riallineamento nella massa passiva del fallimento perci tutelata in misura
doppiamente ridotta: anzitutto il periodo sospetto si riduce a 6 mesi anteriori al fallimento, in
secondo luogo onere del curatore provare che il terzo sapeva dell insolvenza.
Disciplina a s trovano gli atti compiuti tra coniugi. Sono infatti revocati, se il coniuge non prova
che ignorava lo stato d insolvenza del coniuge fallito:
-tutti gli atti a titolo oneroso, i pagamenti, gli atti costitutivi di garanzie, compiuti nel tempo in cui il
fallito esercitava un impresa commerciale e
-tutti gli atti a titolo gratuito compiuti pi di due anni prima della dichiarazione di fallimento, ma
nel tempo in cui il fallito (gi) esercitava attivit d impresa commerciale.

C) Nella medesima prospettiva si inquadra la scelta, pi radicale, di escludere la stessa revocabilit


di una serie di atti, attrav un sensibile ampliamento delle esenzioni dall azione revocatoria, alla
quale non risultano attualmente sogg, oltre alle operazioni di credito su pegno e di credito fondiario,
i pagamenti:
-di beni e servizi effettuati nell es dell attivit d impresa nei termini d uso;
-dei corrispettivi per prestazioni di lavoro effettuate da dipendenti ed altri collaboratori; di debiti
liquidi ed esigibili eseguiti alla scadenza per ottenere la prestazione di servizi strumentali all
accesso alle procedure concorsuali di amministrazione controllata e di concordato preventivo;
-gli atti, i pagamenti e le garanzie posti in essere in esecuzione del concordato preventivo, dell
accordo di ristrutturazione dei debiti omologato, nonch di un piano che appaia idoneo a consentire
il risanamento della esposizione debitoria dell impresa e ad assicurarare il riequilibrio della
situazione finanziaria;
- le rimesse effettuate su un conto corrente bancario, purch non abbiano ridotto in maniera
consistente e durevole l esposizione debitoria del fallito nei confronti della banca;
-ed infine le vendite ed i preliminari di vendita trascritti, conclusi a giusto prezzo ed aventi ad ogg
immobili ad uso abitativo, destinati a costituire l abitazione principale dell acquirente o di suoi
parenti e affini entro il terzo grado.
D) Rientra nella problematica adesso enunciata anche parte di ci che previsto in ordine ai
contratti in corso di esecuzione. Di regola, l esecuzione di tali contratti rimane sospesa, fino a
quando il curatore, conl autorizzazione del comitato dei creditori, dichiara di subentrare nel
contratto, assumendo i relativi obblighi, ovvero di sciogliersi dal medesimo, nel qual caso il
contraente pu solo insinuare al passivo del fallimento il suo credito conseguente al mancato
adempimento, senza che gli sia dovuto risarcimento del danno. Durante l es provvisorio dell
impresa del fallito i contratti pendenti proseguono, salvo che il curatore non intenda sospenderne l
esecuzione o scioglierli.
E) Un ultima osservazione riguardante la ricostruzione delle attivit assoggettate a fallimento. I
creditori hanno dir di compensare i loro crediti, anche se non scaduti, con debiti che hanno verso il
fallito.
3.5. Il concordato preventivo e gli accordi di ristrutturazione.
Il concordato preventivo pu essere chiesto in caso d insolvenza, e pi in generale di crisi, sulla
base di un piano che pu prevedere, tra l altro: la ristrutturazione dei debiti e la soddisfazione dei
crediti attraverso qualsiasi forma, o altre operazioni straordinarie; la suddivisione dei creditori in
classi secondo posizione giuridica e interessi economici omogenei e la sottoposizione dei creditori
apparenti a classi diverse a trattamenti tra loro differenziati.
La domanda di concordato proposta, con ricorso, accompagnato da una serie di documenti
contabili che la legge indica nel dettaglio. Il decreto che ammette il concordato nomina il giudice
delegato e un commissario giudiziale e ordina la convocazione dei creditori entro 30gg. L
ammissione alla procedura non spossessa il debitore dei beni; questi invece continua nella gestione

dell impresa sotto la vigilanza del commissario giudiziale. Non possono tuttavia essere iniziate o
proseguite azioni individuali esecutive contro di lui, com anche nel fallimento. Il commissario
redige l inventario dei beni del debitore e una relazione particolareggiata, dove dovrebbero essere
esaurientemente commentate le cause del dissesto e la proposta di concordato. In apposita adunanza
presieduta dal giudice delegato i creditori discutono la proposta e votano per approvarla. Della
votazione steso processo verbale, sottoscritto dal giudice delegato, dal commissario e dal
cancelliere. Le adesioni per lettera o telegramma eventualmente pervenute nei 20 gg dalla chiusura
del verbale sono calcolate ai fini del computo della maggioranza dei crediti ammessi. Se il
concordato preventivo approvato dai creditori viene sottoposto al giudizio di omologazione; i
creditori dissenzienti possono opporsi all omologazione; il tribunale , verificata la regolarit della
procedura e l esito della votazione, ed esaminate le eventuali opposizioni, decide con decreto
motivato sull omologazione o, in difetto di questa, respinge il concordato. Il concordato omologato
ovviamente obbligatorio per tutti i creditori dell impresa antecedenti il suo decreto di apertura o
del debitore sotto la sorveglianza del commissario giudiziale; pu risolversi o essere annullato per le
stesse cause del concordato fallimentare. Gli atti, i pagamenti e le garanzie posti in essere in
esecuzione del concordato preventivo risultano, come si detto, sottratti all azione revocatoria
fallimentare.
Analoga esenzione dell azione revocatoria prevista per gli atti, i pagamenti e le garanzie posti in
essere in esecuzione di un accordo di ristrutturazione dei debiti stipulato dall imprenditore in
stato di crisi coi creditori che rappresentano almeno il 60% dei crediti e omologato dal tribunale su
dom del medesimo imprenditore. L accordo pubblicato nel registro delle imprese e acquista
efficacia dal giorno della sua pubblicazione: a partire da tale data, i creditori anteriori non possono
iniziare o proseguire azioni cautelari o esecutive sul patrimonio del debitore. Nei 30 gg successivi, i
creditori ed ogni altro interessato possono proporre opposizione entro 30 gg dalla pubblicazione. Il
tribunale, decise le opposizioni, omologa l accordo con decreto reclamabile alla corte d appello
entro 15 gg dalla sua pubblicazione nel registro delle imprese.
3.6.Le liquidazioni coatte.
La legge fallimentare stabilisce anche una disciplina unitaria della liquidazione coatta
amministrativa, che si applica nelle ipotesi in cui sia ritenuto preminente un interesse pubblicistico
nell es dell attivit d impresa. La liquidazione coatta caratterizzata da una posizione rafforzata e
da una procedura pi attenta agli interessi generali, tutto non riducendosi a un concorso fra
creditori. L accertamento del passivo compiuto direttamente dal commissario sulla base delle
scritture contabili senza necessit di istanze dei creditori, previste solo quando il titolare del credito
si affermi pretermesso o non riconosciuto bench avente diritto. La liquidazione coatta
caratterizzata infine da una rigorosa finalit liquidatoria dell attivit d impresa. La disciplina
predisposta dalla legge fallimentare si applica per salvo che le leggi speciali dispongano
diversamente e le leggi speciali sono tante. Si usa perci dire che vi sono non la liquidazione ma le
liquidazioni coatte.
3.7. I reati fallimentari.
Vi sono sanzioni per l imprenditore che dolosamente o colposamente intervenga sull impresa
aggravandone la crisi ed aumentandone il costo in termini generali. La prospettiva adesso

menzionata comporta che la sanzione penale colpisca solo in caso di fallimento. Se non vi crisi
che sfocia nella procedura concorsuale, manca a rigore la stessa premessa per l applicazione delle
discipline adesso segnalate. L esistenza di una procedura concorsuale perci presupposto del
reato o, come spesso si preferisce puntualizzare, condizione obiettiva di punibilit. Se il fallimento
poi revocato, anche l azione penale viene meno.

CAPITOLO 4. L IMPRESA NEL MERCATO.


4.1. La disciplina a tutela della concorrenza e del mercato.
L art. 41 Cost garantisce la libert di iniziativa economica. La disciplina a tutela della
concorrenza e del mercato assume un ruolo centrale nella configurazione giuridica del fenomeno d
impresa. Les dell iniziativa economica viene dimensionato in f.ne di un referente mercato, cio
del luogo economico che si crea per e dove si svolgono idealmente gli scambi, nella sostanziale
istanza di tutela di un effettivo pluralismo della domanda e dell offerta. La disciplina cd. antitrust
attenta all interesse individuale del singolo imprenditore. Le leggi antitrust muovono dalla
convinzione che il mercato concorrenziale in un sistema di libera iniziativa economica rappresenti il
massimo vantaggio ragionevolmente realizzabile per i consumatori e la collettivit. Ne derivata l
istanza di tutelare, e regolare, la struttura concorrenziale come tale, in un processo di oggettivazione
del referente cui si parametra la libert di iniziativa economica del cittadino. L atto restrittivo di
concorrenza vietato in una sua configurazione obiettiva che esonera non tanto dal volerlo imputato
ad un imprenditore propriamente detto, ma dalla ricerca specifica di una sua allocazione in un
attivit d impresa. Ne discende tra l altro l indifferenza per la nazionalit dell agente. Di
peculiare vi solo che non sull allocazione geografica del fatto concorrenziale che si deve
ragionare in tema di individuazione dell area di applicazione della legge, quanto sugli effetti
anticoncorrenziali del fatto o atto, che si qualificano contra legem appunto per ci che determinano
nel mercato italiano. La l. 287/90 prevede una relazione per cos dire speciale col trattato CECA, il
trattato CE, e i regolamenti CE o atti comunitari con efficacia normativa equiparata, in una sorta di
permanente subordinazione della norma nazionale alla norma comunitaria.
4.2. Le autorit competenti dell applicazione delle discipline antitrust. L AGCM.
La tutela del mercato nella sua prevista struttura concorrenziale affidata all AGCM in via
generale, di concerto con la Banca d Italia con riferimento alle banche. L autorit a rigore un
organo di tutela, non di vigilanza. Si prevedono infatti provvedimenti dell Autorit con contenuto
di accertamento, di autorizzazione, di diffida, di sospensione cautelare, di divieto, di sanzione, di
segnalazione al Parlamento; ma la sua attivit decisoria prevalente rispetto ad ogni altra. L
autorit quando rileva casi di presunta infrazione apre un istruttoria, nella quale le imprese
interessate devono essere sentite. Accanto a quella dell Autorit vi peraltro anche una
competenza del g.o.
4.3. Le intese. Il mercato rilevante.
E INTESA ogni azione consapevole di quanto meno due imprese, nonch la delibera di consorzio,
associazione di imprese e organismo similare, che producano conseguenze sulla struttura
concorrenziale del mercato. Ci che conta l obiettiva svolta nel caso concreto, la consapevolezza

dell azione svolgendo nessun ruolo quanto alla identificazione dell ipotesi e ruolo marginale nella
regolazione specifica. Le intese sono vietate quando hanno per oggetto o per effetto di impedire,
restringere o falsare in maniera consistente il gioco della concorrenza all interno del mercato
nazionale o in una parte rilevante.... L ampiezza della formula consente: l applicazione della
norma sia alle intese orizzontali che a quelle verticali; la considerazione di ogni tipo di ostacolo o
inquinamento alla competizione sul mercato; e ancora la considerazione di ipotesi di concorrenza
vuoi attuale che potenziale, dovendosi ragionare non solo sugli effetti ma anche solo sull oggetto
dell intesa. La restrizione di concorrenza deve peraltro essere consistente, in un contesto logico
sufficientemente tradizionale. L individuazione del mercato rilevante il problema pi delicato. La
soluzione pi comune di ragionare sull intercambiabilit di un prodotto o di una classe di
prodotti, e di affinare come unit di misura, su cui calcolare la consistenza della restrizione, il
mercato del prodotto materialmente sostituibile ai fini della soddisfazione del fruitore. Si adotta cos
un impostazione empirica, ma di indubbia efficacia. L art.2.2 della l.287/1990 elenca anche alcune
attivit che portano alla restrizione di concorrenza. Queste sono : la fissazione diretta o indiretta di
prezzi d acquisto o di vendita o di altre condizioni contrattuali; l impedimento o il limite alla
produzione, agli sbocchi o agli accessi al mercato, agli investimenti, allo sviluppo tecnico o al
progresso tecnologico; la ripartizione dei mercati o delle fonti commerciali con altri contraenti, di
condizioni oggettivamente diverse per prestazioni equivalenti; la subordinazione della conclusione
dei contratti all accettazione da parte degli altri contraenti di prestazioni supplementari che non
abbiano alcun rapporto con l oggetto dei contratti stessi. Le intese poste in essere in violazione del
divieto come sopra enunciato sono nulle. L dove sussista una violazione della norma istruttoria
metter in via di principio capo ad un provvedimento amministrativo di accertamento, cui potr
ricollegarsi l applicazione di sanzioni amministrative pecuniarie. E tuttavia la disciplina accorda
alle imprese la possibilit di sottrarsi al rischio della sanzione, assumendo nei confronti dell
Autorit impegni aventi ad ogg l adozione di comportamenti o misure idonee a porre rimedio e a
far venir meno i profili anticoncorrenziali delle condotte censurate e che sono sub indice.
Indipendentemente dal meccanismo degli impegni sopra descritto, deve cmq rilevarsi che in taluni
casi le intese possono essere autorizzate anche se restrittive della concorrenza. Ma essenziale che
l intesa comporti un sostanziale beneficio ai consumatori. L intesa infragruppo, cio fra le (sole)
societ facenti parte di un gruppo, non vietata. L intesa pu essere comunicata all Autorit per
sapere se attuabile sul mercato o se invece vi rischio di sanzioni. La comunicazione deve
spiegare la vicenda in maniera esauriente, perch il giudizio dell autorit si limiter alla
valutazione dell enunciato. In tal ipotesi l Autorit, o avvia l istruttoria entro 120 gg dalla
comunicazione, o non pu pi avviarla, salvo il caso di comunicazione incompleta o inveritiera.
4.4. L abuso di posizione dominante.
Lart.3 della l. 287/90 sanziona il comportamento abusivo di chi goda di una posizione
dominante sul mercato. La posizione dominante va valutata in funzione del mercato significativo
nel caso di specie. La posizione di dominio si individua inoltre nella capacit di indipendenza di
comportamento dell impresa considerata, cio nella circostanza che l impresa abbia modo di
indirizzare la sua azione senza preoccuparsi dei comportamenti e delle reazioni del mercato. La
posizione dominante di per s non vietata; essa implica o vista come parziale sottrazione alla
competizione sul mercato.L art.3 diretto a limitare la libert di iniziativa economica dell impresa
dominante. Proprio perch limite di un dir fondamentale, comprensibile che la sua applicazione

sia ancorata al ricorrere di un presupposto assai stringente, quale certamente quello implicato dalla
nozione di dominanza, e non si applichi, invece, in via di principio a comportamenti pure
espressione di abuso in danno di imprese ma posti in essere da chi non sia titolare di un autentico
potere di mercato nel senso che si sopra chiarito. E tuttavia anche simili abusi possono, ove
diffusi, generare disfunzioni sul funzionamento complessivo del mercato. In questa logica si spiega
pertanto che all AGCM sia attribuito un potere di intervento anche dinanzi a fattispecie di
sfruttamento abusivo da parte di un impresa, non gi di un vero e proprio potere di mercato ma
piuttosto di una posizione di preminenza economica che essa vanta nei confronti di altre imprese
con cui si relazione ed interagisce.
4.5. Le concentrazioni.
Si ha concentrazione quando pi imprese cessino di essere autonomi centri direzionali e vengono
sottoposte ad un controllo gerarchico unico. Vi si pu addivenire per procedimenti diversi, in
quanto ci che conta il possibile effetto che si assume anticoncorrenziale , cmq raggiunto o
raggiungibile. L applicazione della disciplina delle concentrazioni anche a sogg in posizione di
controllo d imprese mostra la sua estensione anche a non imprenditori e conferma la sua valenza
obiettiva indipendentemente dalle qualifiche degli agenti. La concentrazione non cmq vietata di
per s, ma come mezzo al fine. Risulta infatti in contrasto con la disciplina antitrust solo la
concentrazione che comporti la costituzione o il rafforzamento di una posizione dominante. L
impatto della concentrazione deve infine essere economicamente significativa. La concentrazione
va preventivamente comunicata da chi o da coloro che vi siano soggettivamente interessati all
Autorit. La comunicazione di regola accompagnata da una relazione assai ampia, in conformit
di un formulario predisposto dall Autorit notevolmente attento al dettaglio. L Autorit entro 30gg
dalla ricezione della comunicazione legittimata: a comunicare alle imprese interessate di non
ritenere necessaria l apertura di un istruttoria, cos riconoscendo la liceit e realizzabilit dell
operazione; oppure ad avviare una seconda fase della procedura questa volta propriamente
istruttoria, se ritiene che l operazione sia suscettibile di divieto. L autorit pu avviare l istruttoria
peraltro anche dopo tale termine se le imprese hanno fornito notizie gravemente incomplete o
inveritiere; o in ogni momento nel caso in cui non abbia ricevuto comunicazione dagli interessati e
purch entro 30gg da quando ne abbia cmq avuto conoscenza. L istruttoria deve concludersi in 45
gg, prorogabili di non oltre 30. L istruttoria pu chiudersi in senso negativo o positivo. Nella prima
ipotesi, l esecuzione dell operazione vietata dall Autorit, che ove la concentrazione sia stata
gi eseguita pu comminare sanzioni amministrative pecuniarie di entit anche assai elevata e
prescrivere la cd. deconcentrazione, cio le misure necessarie a ripristinare condizioni di
concorrenza effettiva, eliminando gli effetti distorsivi.
4.6. Le competenze del g.a. e del g.o.
Il giudice amministrativo verifica la ragionevolezza e la correttezza del procedimento condotto dall
Autorit, mentre non pu sindacare il merito delle scelte compiute n pu sostituire le proprie
valutazioni a quelle formulate dalla stessa (in proposito si definito quello del g.a. un sindacato di
tipo debole). L autorit non rappresenta l organo esclusivo di tutela della concorrenza. Accanto ai
suoi interventi restano possibili quelli del giudice ordinario, il quale pu conoscere delle violazioni
delle disposizioni della l. 287/90 al fine di: dichiarare la nullit di eventuali atti, contratti o clausole

attrav i quali si manifestano le fattispecie vietate, nonch di condannare le imprese al risarcimento


dei dann che taluno provi di aver subito per l attivit anticoncorrenziale accertata.
4.7. Concorrenza e concorrenza sleale.
Il mercato concorrenziale viene preso in considerazione dalla legge non solo per tutelarne la
struttura che si vuole dinamica e senza ostacoli alla libert d accesso da parte di chiunque, ma
anche per garantirne un regolare e proficuo funzionamento. Proprio perci occorre che la
competizione avvenga nel rispetto di regole che consentano la vittoria nella gara a chi sia
obiettivamente pi meritevole. Vi deve essere conformit ad un modello d azione che si ritiene
conforme alle regole del gioco e come tale da rispettare: si tratta di norme comportamentali, per l
esattezza di norme a limitazione di comportamenti concorrenziali, per la cui violazione legittimato
ad agire soltanto l imprenditore che abbia subito l atto di concorrenza sleale,e non ad es il singolo
consumatore o un associazione di consumatori. Le conseguenze sono varie:
a) Anzitutto, l atto di concorrenza viene obiettivamente considerato dall ordinamento, e come tale
vietato. Quando poi eventualmente si accerti l esistenza di un danno economico per un
imprenditore causato da comportamenti concorrenziali scorretti sviluppati in dolo o colpa, alla
speciale disciplina che vieta il proseguimento di quegli atti si aggiunge la generale disciplina del
risarcimento, con la particolarit che la colpa presunta, e che l ingiustizia del danno non discende
dalla lesione di una situazione soggettiva, ma dalle modalit sleali, del comportamento dannoso.
b)Ancora, sembra ragionevole concludere non esservi spazio per ragionamenti che facciano perno
su un dir assoluto su di un bene azienda o clientela o avviamento. La concorrenza leale
proprio diretta a sottrarre clientela e ad aumentare il proprio avviamento, svilendo l altrui azienda.
Occorre solo che si giochi nel rispetto della concorrenza professionale, sicch se si vuole ravvisare
un valore tutelato per l imprenditore che agisce contro l altrui comportamento scorretto, questo
la probabilit di guadagno nel libero corretto confronto sul mercato. Il danno viene valutato sul
mancato ricavo che si ottiene raffrontando il ricavo pregresso e il (minore) ricavo attuale, sulla
premessa, o illazione, che l eventuale calo di vendite sia dovuto in tutto o in parte all azione
distortiva del concorrente scorretto.
c) Infine trova facile spiegazione l essere, la sanzione tipica dell atto di concorrenza sleale, l
inibitoria della sua continuazione, vale a dire un ordine di non fare, anche se la sent che accerta
quell atto possa disporre gli opportuni provvedimenti affinch ne vengano eliminati gli effetti
ancora correnti. Se poi accertabile un danno conseguente ad un consapevole comportamento
scorretto, l azione risarcitoria seguir: ma non essenziale, ripetiamolo, per il verificarsi della
fattispecie regolata dall art. 2598 c.c.
4.8. Le categorie di atti di concorrenza sleale.
Il cod elenca alcune categorie di atti che tipicamente considera sleali: altre figure sono state
costruite sulla base dell esperienza. Deve trattarsi di atti di concorrenza sleale effettiva, anche
potenzialmente e non solo attuale.
A) La prima categoria concerne gli atti di CONFUSIONE, che hanno come risultato di ostacolare
la differenziazione fra i concorrenti, cos inquinando la competizione. Confusione si avr non solo
a ragione di atti, ma anche di sequenze di atti, e anche quando i prodotti singolarmente considerati

non siano di per s confondibili. La confusione pu essere provocata anche in campagne


pubblicitarie e in comunicazioni. Posizione a s occupa infine la IMITAZIONE SERVILE, ex art.
2598, vietata anch essa solo quando rappresenti realmente mezzo idoneo a creare confusione.
B) La seconda categoria comprende gli atti di DENIGRAZIONE del prodotto o dell attivit
altrui, o di APPROPRIAZIONE DI PREGI dei prodotti o dell impresa del concorrente, in un
confronto abusivo la cui scorrettezza si manifesta elementare.
C) Una terza categoria, ex art. 2598.3, quella che comprende lo STORNO di clienti attuato con
mezzi diretti (ad es, il loro sviamento mediante inviati ad hoc che precludono, circuendo, la scelta
consapevole del prodotto o del servizio).
D) L ultima categoria quella degli atti compiuti da chi si vale direttamente o no di ogni altro
mezzo non conforme ai principi della correttezza professionale e idoneo a danneggiare l altrui
azienda. Qui si voluto adottare una CLAUSOLA GENERALE per lasciare spazio alla
necessaria applicazione della disciplina tutte quelle volte in cui la maliziosa fantasia degli operatori
lo esiga. Tradizionalmente viene considerato atto di concorrenza sleale ai sensi dell art. 2598.1,
n.3, il DUMPING, ossia la vendita sotto costo attuata con sistematicit e non solo a fini di
promozione del prodotto al momento del suo lancio sul mercato. Per la disciplina antitrust, la
vendita sottocosto punita solo se compiuta da impresa in posizione dominante, e dove anzi la
vendita sottocosto del newcomer considerato strumento non illeggittimo per conquistare quota di
mercato sottraendola all incumbent.
4.9. La tutela del consumatore medio nel mercato: dalla disciplina della concorrenza sleale alla
disciplina delle pratiche commerciali scorrette.
Il parametro su cui valutare la concorrenza sleale il consumatore medio: la connotazione mediana
del consumatore naturalmente anch essa soggetta ad identificazione non rigida. La disciplina del
mercato aperto alla concorrenza si amplia e si consolida, appunto perch accanto alle norme che
impongono agli attori del gioco competitivo di rispettare il canone del comportamento
professionalmente corretto nei rapp reciproci, emergono ora anche specifiche regole di condotta,
che gli imprenditori che operano nel mercato sono tenuti a osservare direttamente nei confronti dei
consumatori. E questo il senso sistematico delle nuove disposizioni che, nel contesto dei rapp tra
professionisti e consumatore, vietano al primo di avvalersi di pratiche commerciali scorrette per
indurre il secondo a scelte di acquisto di beni e servizi. La prospettiva del legislatore (il quale non
ha mancato di addentrarsi in una suddivisione casistica dei pi ricorrenti tipi di condotte,
distinguendo le pratiche ingannevoli da quelle aggressive, per poi offrire, per entrambe, un
elencazione di comportamenti assistiti da una presunzione assoluta di scorrettezza) innanzitutto
quella della tutela del singolo che si accinge all acquisto del prodotto e del servizio sul mercato, e
far s che la sua scelta sia consapevole e scevra da condizionamenti. I due piani di disciplina (quello
del divieto di comportamenti scorretti in danno dei concorrenti, e quello delle pratiche commerciali
scorrette in pregiudizio dei consumatori) finiscono per sovrapporsi. In questa complessa rete di
intrecci tra prospettive diverse eppure contigue, il momento di sintesi cmq rappresentato, ancora e
di novo, dalla protezione di una struttura di mercato aperta ad una concorrenza non inquinata e
falsata da comportamenti abusivi e devianti. Ed appunto questa funzione ultima che vale a rendere
ragione della scelta, per cos dire di chiusura, del legislatore, il quale ha ritenuto opportuno

devolvere una specifica competenza in materia all AGCM, la quale infatti ha poteri di
accertamento dell esistenza di eventuali pratiche commerciali scorrette oltre che di poteri inibitori
delle stesse e di sanzioni.
4.10. La pubblicit ingannevole. Il giur della pubblicit.
Esemplare della sovvrapposizione di piani che si descritta la disciplina del fenomeno della
COMUNICAZIONE COMMERCIALE, ovvero della PUBBLICITA. Sotto questo aspetto
vengono in rilievo in realt due discipline, una statale e una regolata dall autonomia privata.
A) La prima quella che oggi compendia nel d.lgs. 145/2007. Anche qui l interesse tutelato
duplice: da un lato delle imprese, che attrav il messaggio pubblicitario mirano ad acquisire il favore
dei consumatori, dall altro lato di questi ultimi, i quali fruendo del messaggio tendono ad orientare
le loro scelte. E perci vietata la pubblicit ingannevole, cio quella che induce in un qualunque
modo in errore le persone cui rivolta, cos da pregiudicare il comportamento economico o ledere
anche potenzialmente per tale motivo un concorrente. E altres vietata la pubblicit
COMPARATIVA ma solo quando non rispetti tutta una serie di requisiti, sostanzialmente di
veridicit del propagandato, di obiettivit della comparazione, di assenza di momenti propriamente
denigratori, e che si traduca nel confronto oggettivo di una o pi caratteristiche essenziali e
rappresentative dei prodotti, tra cui il prezzo, tutte verificabili nel senso di essere suscettibili di
dimostrazione. La pubblicit, per potersi considerare lecita, deve essere, infine, sempre
RICONOSCIBILE come tale, dal che discende il divieto di forme di comunicazione commerciale
che non siano riconoscibili nella loro consistenza di messaggi promozionali dal consumatore ed
ancor di pi quelle che si presentino nella forma di comunicazione suggestive, nemmeno
autonomamente percepibili nella loro consistenza di messaggio tout court (cd. pubblicit
subliminale). Anche rispetto alle iniziative pubblicitarie che non corrispondano ai prescritti requisiti
si ripresenta quella duplicit di forme di tutela sopra descritte, giacch accanto al potere degli
imprenditori che ne siano potenzialmente pregiudicati di adire l autorit giudiziaria e allo speculare
potere di azione spettante ai consumatori o alle loro associazioni rappresentative, emerge un potere
d intevento di stampo pubblicistico. Anche in questo caso i poteri sono assai ampi, dal momento
che accanto ai poteri inibitori e sanzionatori, l Autorit dispone di un POTERE
CONFORMATIVO della comunicazione pubblicitaria potendo imporre rettifiche al messaggio
promozionale.
B) Dalla autonomia privata trae fonte invece il GIUR DELLA PUBBLICITA, competente per l
applicazione di un codice di autodisciplina pubblicitaria nei confronti delle imprese che vi
aderiscono. E mirato a proteggere i consumatori, e gli operai, dagli inganni pubblicitari.
Nonostante la sua natura privata, la legge espressamente prevede la possibilit che le parti
convengano di astenersi dall adire all Autorit garante fino a quando non sia conclusa la procedura
davanti al giur.
4.11. I limiti legali e convenzionali alla concorrenza.
La concorrenza, se libera in principio, talora pu essere limitata o compressa per interessi
generali, o fini sociali. In partic, ai sensi dell art. 43 Cost pu essere riservata allo stato o
trasferita mediante espropiazione e salvo indennizzo, l attivit di un impresa o di categorie di
imprese. Si ha cos la figura del monopolio pubblico, o legale, certamente idoneo a tendenzialmente

cancellare ogni competizione nello specifico settore. La ricorrenza della figura suddetta in via di
riduzione in Europa, e cos in Italia. Vi si oppongono i principi della CE e l orientamento della l.
287/90. Ove per monopolio legale vi sia, l impresa che ne goda ha l obbligo di contrattare con
chiunque ne richieda le prestazioni, e di osservare parit di trattamento fra i richiedenti. La
concorrenza pu altres essere limitata convenzionalmente. L ipotesi evidentemente non deve
risultare di dimensioni tali da compromettere la competizione su mercato rilevante. L art. 2596
dispone che il patto deve essere provato per iscritto; che valido solo se limitato ad una determinata
attivit, non ammettendosi riferimenti generici o mutevoli. La clausola di non concorrenza di regola
non isolata, ma si accompagna ad altre vicende negoziali.

CAPITOLO 5. L AZIENDA, L INSEGNA, IL MARCHIO.


5.1. Azienda e impresa.
Lazienda definita come il complesso dei beni organizzati dall imprenditore per l es dell
impresa: si individua dunque nel referente materiale dell organizzazione ad un impresa. Il cod ne
regola la cessione, l usufrutto, l affitto. La figura dell azienda assume cos significato nel contesto
della continuazione dell attivit d impresa con sostituzione di un centro d imputazione ad un
altro e ci per garantire a chi si sostituisce la conservazione dei valori creati da chi sostituito. Il
significato dell organizzazione traspare anzitutto nel conservarsi la rilevanza unitaria dei beni che
compongono l azienda solo in quanto godano di destinazione strumentale all attivit d impresa.
L azienda insomma individuabile come tale solo in quanto si riscontrano beni utilizzati nell
ambito di un organizzazione ad impresa. Il significato dell organizzazione traspare inoltre nella
indifferenza, ai fini dell individuazione della composizione dell azienda, del titolo d appartenenza
dei beni che ne fanno parte. Il significato dell organizzazione traspare ancora nelle due ipotesi
estreme di azienda ferma e di azienda fermata, note alla giurisprudenza: cio nelle ipotesi in cui
il ciclo produttivo non sia ancora iniziato o sia cessato. Il significato dell organizzazione traspare
infine nella valenza della situazione possessoria quando si parla di azienda. L azienda si individua
in quanto si continui nell attivit, ma non si esercita l impresa se non si disponga materialmente
dei beni con i quali quell esercizio deve essere compiuto; dunque se non li si possegga. L esservi
un azienda non dipende dall esistere beni aziendali di numero, dimensione o consistenza cospicui.
Sicch le discipline dell azienda troveranno applicazione sol che anche pochi beni o di ridotto
valore risultino impieati nell organizzazione ad impresa, e relativamente a detti beni.
5.2. Le discipline dell azienda.
Le discipline dell azienda che si traducono in regole diverse dal dir comune, concernono la forma
del trasferimento dei beni che la compongono, i contratti stipulati per l es dell impresa, i crediti e i
debiti relativi all azienda ceduta, il divieto di concorrenza a carico del cedente, il trasferimento
della ditta, e particolari oneri ed obblighi a carico di chi ne acquista l usufrutto o ne divenga
affittuario.
A) La prima regola attiene alla forma dei negozi di trasferimento, a qualsiasi titolo, della
propriet o del godimento dell azienda. Questi devono essere provati per iscritto, se pertinenti ad
attivit d impresa soggetta a registrazione, anche quando la forma del trasferimento del singolo

bene sia libera. Deve peraltro essere rispettata anche la forma stabilita dal codice ai fini della
validit dell atto, con riferimento vuoi al singolo bene, vuoi allo specifico contratto stipulato. L
atto di trasferimento dell azienda deve essere iscritto entro 30gg dalla sua stipula nel registro delle
imprese a cura del notaio autenticante la scrittura privata o rogante l atto pubblico, a fini di
pubblicit legale.
B) La successione nei contratti stipulati per l es dell azienda e in corso d esecuzione effetto
naturale del trasferimento d azienda. Le parti possono escluderla con un espressa pattuizione al
riguardo. L art. 2610.1 ribadisce che in caso di trasferimento d azienda l acquirente subentra
anche nel contratto di consorzio. Se non necessario che il terzo consenta alla continuazione del
contratto ceduto perch la successione si verifica ipso iure, il terzo pu per recedere entro 3 mesi
dalla ricezione della notizia, ma solo se prova l esistenza di giusta causa al riguardo: in specie la
obiettiva incapacit del cessionario di adempiere alla prestazione dovuta.
C) Al trasferimento d azienda consegue l applicazione di discipline difformi da quelle civilistiche
anche con riferimento ai crediti e ai debiti inerenti l azienda. Quanto ai crediti, questi non si
trasferiscono automaticamente, dovranno invece essere menzionati espressamente in quell atto
affinch effetto traslativo nei loro confronti si verifichi. Peraltro, l iscrizione dell atto di
trasferimento d azienda nel registro delle imprese sostituisce alla notificazione al debitore o alla
sua accettazione ex art. 1264, anche per risolvere situazioni di conflitto. Il debitore che non fruisce
pi di notizia personalizzata trova solo una protezione residuale: liberato se prova di avere pagato
in buona fede all alienante, il quale poi ovviamente tenuto a consegnare all acquirente l importo
ricevuto. Quanto ai debiti che risultino dalle scritture contabili obbligatorie, ve ne ipso iure
accollo cumulativo in capo all acquirente anche se non sono menzionati nell atto traslativo d
azienda (art. 2560.2).La ratio di voler comunque conservare al creditore aziendale pretesa sul
complesso dei beni che rappresentano l azienda. L alienante non per liberato a meno che il
creditore vi abbia acconsentito.
D) Altro effetto naturale del trasferimento d azienda il divieto di concorrenza da parte dell
alienante (art. 2257). Ha per contenuto il non essere legittimato, l alienante, ad iniziare una nuova
attivit d impresa che per l oggetto, l ubicazione o altre circostanze sia idonea a sviare clientela
dall acquirente. Dura 5 anni. Il contenuto del divieto pu essere ampliato per accordo fra alienante
e acquirente, purch non impedisca ogni attivit professionale del primo. La clausola che
contravvenga a tale precetto limitando eccessivamente l iniziativa dell alienante nulla. La durata
del divieto non pu essere invece ampliata. Nel caso di usufruttoe di affitto d azienda, il divieto
si applica nei confronti anche del proprietario e del locatore per la durata dell intero rapporto.
E) E intimamente collegato al trasferimento d azienda quello della ditta. La ditta infatti non pu
essere trasferita separatamente dall azienda. Si applicano tuttavia discipline diverse a seconda che
ricorra trasferimento per atto tra vivi o successione mortis causa. Nel primo caso, la ditta passa all
acquirente solo se cos le parti abbiano espressamente pattuito nell atto traslativo d azienda o in
atto separato a quello collegato (art. 2565.2). Nel secondo caso la ditta si trasmette al successore
come effetto naturale della successione d azienda per causa di morte, a meno di diversa
disposizione testamentaria (art. 2565.3).

F) Infine, usufruttuario ed affittuario dell azienda devono condurre l impresa senza modificare il
complesso aziendale. Si usa distinguere, nella pratica, fra capitale fisso e capitale circolante: il
secondo sarebbe nella disponibilit dell usufruttuario e dell affittuario, il primo no. La vicenda
risulta in realt meno semplice. In particolare, l azienda potr arricchirsi di nuovi beni che entrano
nella titolarit del nudo proprietario. Ed proprio a ragione della dinamicit della gestione
imprenditoriale considerata che l art. 2561.4 prevede un inventario iniziale ed uno alla fine del
rapporto. La differenza, calcolata sulla base dei valori correnti al termine del rapporto, verr
regolata in danaro dal proprietario all usufruttuario o all affittuario se il valore aumentato, e
viceversa se ci che si restituisce vale meno di ci che si era ricevuto ad inizio del rapporto. Il
principio non inderogabile, potendosi pattiziamente porre a carico dell una o dell altra parte il
rischio dell incremento o decremento di valore. Alla costituzione in usufrutto e alla concessione in
affitto si applicano, sempre come effetto naturale dell atto, le discipline di cui agli artt. 2558 e
2559. Nell ipotesi in cui infine l usufruttuario o l affittuario disattendano all obbligo di esercitare
l impresa in modo da conservare efficenza ed organizzazione degli impianti, tali rapporti si
sciolgono.
5.3. Il trasferimento del cd. ramo d azienda.
Possono essere eseguiti atti di disposizione aventi ad oggetto uno o pi beni aziendali: e in tal caso
nessuna disciplina attinente al trasferimento dell azienda pu essere richiamata. L azienda, per,
pu essere trasferita anche solo in parte, e qui si usa parlare di cessione di ramo d azienda. Il
problema che si pone se i beni trasferiti nel caso concreto, il cd. ramo, possano o meno essere
considerati azienda. La soluzione va cercata accertando se l insieme dei beni trasferiti sia
funzionale o meno all esercizio di un attivit d impresa e se rappresenti un articolazione
funzionalmente autonoma all interno del pi ampio compendio di cui parte. Non dovrebbe invece
essere riconosciuto trasferimento di azienda operante in attivit specializzata nel trasferimento dei
soli beni materiali utilizzabili per quell attivit e non del contratto o del brevetto industriale che
materialmente la consentono, la cessione di quel contratto o di quel brevetto fornendo invece la
premessa per aggregare i beni trasferiti.
5.4. L insegna.
Affinch sul mercato vi sia modo di competere ordinatamente occorre che i protagonisti si
identifichino. Il segno. Il segno storicamente pi antico certamente l INSEGNA, usata per
distinguere il locale o i locali ove si svolge l attivit dell imprenditore o anche lo stabilimento
dove viene organizzata la produzione. L insegna pu consistere in un nome, o in una parola, o in
un simbolo, in una configurazione materiale e perci immediatamente percepibile dai consumatori.
Per essere oggetto di esclusiva, deve risultare originale, astrattamente capace cio di distinguere, e
nuova, concretamente capace cio di distinguere. L insegna dovr consistere infine in un
immagine lecita. L insegna non soggetta a registrazione. La sua novit, in caso di conflitto, si
giudica premiando chi per primo ne abbia fatto uso. Di regola, l insegna si trasferisce assieme ai
locali aziendali. Un trasferimento dell insegna avviene anche nel negozio di franchising. In tale
caso, l affiliato ( o franchisee) pu utilizzare l insegna dell affiliante ( o franchisor), di regola in
un contesto pi ampio di utilizzazione di tutti gli altri segni distintivi, nonch di fornitura di
conoscenze tecniche necessarie alla realizzazione del medesimo tipo di prodotto o servizio dell
affiliante, che verr cos venduto ed erogato dall affiliato con l assistenza e nel rispetto di direttive

o istruzioni e/o sotto controlli da parte del primo. Spesso inoltre l uso dell insegna, dei segni
distintivi e delle altre conoscenze tecniche viene concesso dall affiliante con l obbligo di esclusiva
a carico dell affiliato, cos restando maggiormente vincolato al primo. La motivazione economica
di arricchire la catena di distribuzione dei prodotti, sfruttandone ogni aspetto, e fruendo, se si vuole,
della replicabilit degli stessi in un sistema di produzione di massa.
5.5. Il marchio.
Il marchio serve a contraddistinguere l impresa di provenienza: viene apposto sui prodotti, e
perci si usa dire che ne un segno estrinseco, cos individuandoli in modo da renderli riconducibili
alla loro fonte di produzione. Il marchio potr consistere in parole o in segni non riconducibili a un
codice linguistico o in immagini e allora tendenzialmente in tutto ci che sia idoneo a
contraddistinguere. La figura idonea a contraddistinguere potr anche essere minimale. Bench di
regola il marchio debba essere estrinseco, potr essere evocata anche la forma del prodotto (cd.
marchio di forma o tridimensionale), purch eterodossa rispetto a quella usuale. Le diverse capacit
significative consentono l apposizione su un prodotto di pi marchi, ciascuno distintivo per la sua
competenza. Il marchio non inteso ad esprimere e a pubblicizzare sul mercato le qualit di un
prodotto direttamente, ma per riflesso. Lo strumento di individuazione del prodotto in quanto
proveniente da una determinata attivit d impresa si trasforma cos in veicolo generalizzato di
valori. E chi ne usa legittimamente si vede allora protetto dalla legge contro chi usi un segno
identico al suo per prodotti o servizi identici, col rischio di confusione. L evocazione di valori si
esaspera quando l apposizione di un marchio rende, agli occhi della massa, pregevole un prodotto
indispensabile da ogni giudizio su precedenti attivit nel settore di riferimento. In tali casi (cd.
marchio celebre) il carisma dell imprenditore sostituisce ogni valutazione obiettiva pregressa. Il
marchio risulta invece pi legato alla qualit del prodotto quando collettivo. Nulla esclude che un
impresa goda di pi marchi. Un impresa potr fruire anche di un marchio generale e di uno
speciale, il primo distintivo dell impresa, il secondo del particolare prodotto, con spiegabili e lecite
assonanze che qui non creano confusione (es fiat- fiat uno).
5.6. La registrazione del marchio. Requisiti di validit del marchio. La tutela del marchio.
Tendenzialmente il marchio distingue l impresa di provenienza sull intero mercato non solo
nazionale. Da qui l esigenza di un regime pubblicitario che ne assicuri una conoscibilit
generalizzata. Vi si addiviene mediante la registrazione presso l Ufficio italiano brevetti e marchi e
per ci che ne concerne la tutela internazionale con la registrazione presso l Ufficio di Ginevra ai
sensi della Convenzione di Parigi del 1883 pi volte riveduta. Il Reg del Consiglio dell Unione
Europea n. 40/94 del 1993 ha inoltre istituito il marchio comunitario, uniformemente regolato per l
intera comunit. La registrazione garantisce la priorit. La registrazione internazionale presuppone
il preventivo deposito del marchio in Italia; ma la richiesta di registrazione a Ginevra entro 6 mesi
dalla domanda a Roma concede priorit su ogni altra domanda presentata nel periodo nei singoli
paesi d origine. La registrazione avviene a domanda dell interessato ad utilizzarlo nella propria
attivit d impresa e nell attivit d imprese delle quali abbia il controllo. La dom pu riguardare un
solo marchio e deve indicare il genere di prodotti e servizi che si vogliono contraddistinguere.
Esaurita una prima fase di verifica della regolarit formale da parte dell Ufficio, della dom ritenuta
registrabile fatta pubblicazione in apposito bollettino. Entro 2 mesi dalla pubblicazione qualsiasi
interessato pu fare presente per iscritto all Ufficio i motivi per cui il marchio non dovrebbe essere

registrato. Entro 3 mesi dalla pubblicazione il titolare di un marchio anteriormente registrato, chi
abbia presentato dom di registrazione anteriore e altri interessati qualificati possono presentare,
invece, opposizione alla registrazione. La registrazione ne legittima l uso esclusivo. L eclusivit
vale per per tutto ci che possa essere direttamente confondibile col singolo marchio
specificatamente considerato. Da qui l ovviet di atteggiamenti di prudenza in chi registra. La
registrazione dura 10 anni. Alla scadenza pu essere rinnovata, sempre pagando la relativa tassa. L
esclusivit resta cos tutelata senza soluzioni di continuit e a tempo potenzialmente illimitato. Il
marchio registrabile solo se risp a determinati requisiti.
A) Anzitutto il marchio deve essere ORIGINALE, astrattamente capace cio di indicare e di
distinguere un certo prodotto sul mercato. Spesso si parla di marchi forti e deboli. DEBOLE
il marchio originale solo in parte, perch combinazione comprensiva di parole o disegni o anche di
assonanze che cmq si ricollegano al prodotto, sicch il mess evocativo non ne prescinde totalmente.
FORTE invece il marchio il cui contenuto evocativo non limitato nei termini suddetti e la
differenza si riflette nella tutela, nel quale si riconosce la vera capacit distintiva. B) In secondo
luogo, il marchio deve essere concretamente NUOVO, dunque non usato da altri nel settore
merceologico di riferimento.
C) Il messaggio evocativo del marchio non deve essere tale da indurre in errore il destinatario. Se il
messaggio del marchio evoca fatti o circostanze concrete, l evocazione deve essere VERITIERA.
D) Il marchio infine deve essere LECITO. Non pu contenere segni contrari alla legge, all
ordine pubblico e al buon costume.
Il marchio che non rispecchi i requisiti suddetti NULLO. La sent che pronuncia la nullit deve
essere annotata in margine alla trascrizione dell atto cui si riferisce presso l Ufficio italiano
brevetti e marchi. Se per il marchio viziato perch composto da indicazioni descrittive della
qualit, e tuttavia abbia acquistato, prima della proposizione della domanda di nullit, carattere
distintivo, la nullit non pu essere dichiarata.
Il marchio registrato decade per vari motivi. Anzitutto per mancata sua utilizzazione effettiva o per
sospensione nella utilizzazione per 5 anni, a meno che ci non sia giustificato da un legittimo
motivo. Inoltre, perch il segno sia divenuto denominazione generica, o perch sia divenuto
ingannevole verso il pubblico, o contrario alla legge, all ordine pubblico o al buon costume. La
volgarizzazione si verifica quando il marchio,a rigore proprio per la sua capacit distintiva, si
trasforma in definizione corrente del prodotto (si pensi al cellophan o al kleenex). Ci avviene di
regola quando il prodotto talmente nuovo da non avere una denominazione usuale. Il messaggio
del marchio allora cos pregnante da acquisire contenuto di codice linguistico, perdendo, per l
effetto, originalit come segno distintivo nella competizione commerciale.
5.7. Trasferimento del marchio.
Il marchio trasferibile, con o senza l azienda, per tutti o in parte i prodotti o servizi per i quali
registrato. Il marchio trasferibile anche a titolo temporaneo. La licenza pu essere anche non
esclusiva, cossicch il marchio sia utilizzato dal titolare e da uno o pi licenziatari, s intende
sempre purch ci non inganni l apprezzamento del pubblico. Nel caso di licenza non esclusiva, il

licenziatario deve obbligarsi espressamente ad usare il marchio per prodotti e servizi eguali a quelli
diffusi con lo stesso marchio dal titolare o altri licenziatari.
Il problema dell uso decettivo del marchio poc anzi sottolineato si pone massimamente perch
oggi la circolazione del marchio separatamente dall azienda non consente di esprimere giudizio sui
beni contrassegnati da un marchio sulla base di esperienze pregresse. Da qui la necessit di
garantire comunque una linearit di contenuto per evitare che il marchio si svuoti di capacit
distintiva.
Quando il marchio figurativo, di fantasia o costituito da una ditta derivata, si presume il suo
trasferimento assieme all azienda. Gli atti di trasferimento del marchio devono essere trascritti
presso l Ufficio italiano dei brevetti.
5.8. Tutela giudiziaria del marchio. Il pseudo del marchio.
Il titolari dei dir sul marchio registrato pu promuovere azione di contraffazione contro chi violi il
dir di esclusiva, chiedendo l inibitoria della fabbricazione, del commercio e dell uso di quanto
costituisca contraffazione. Prima dell es dell azione di contraffazione o anche nel corso del
giudizio possono chiedersi, quali misure cautelari, la descrizione o il sequestro dei prodotti portanti
il marchio contraffatto o dei mezzi di loro produzione. Il titolare pu chiedere la distruzione delle
parole, delle figure e dei segni con i quali la contraffazione commessa l autorit giudiziaria potr
anche disporla ove lo ritenga conveniente. Tali misure non potranno, per, essere in nessun caso
adottare nei confronti di chi abbia acquistato le cose costituenti violazione e ne faccia uso personale
e domestico. Infine, il titolare dei dir sul marchio avr dir al risarcimento del danno che abbia a
subire quando ricorra colpa grave o dolo del contraffattore. La tutela accordata al titolare del
marchio attrav l azione di contraffazione molto ampia ed oltretutto con una elencazione di attivit
che si ritiene non tassativa. Una tutela copre anche il marchio non registrato. E il caso del cd.
pseudo del marchio. Chi abbia usato un marchio in un mercato senza registrarlo, pu continuare ad
usarlo in quello stesso spazio economico, anche se altri ne faccia registrazione. L uso e la notoriet
locali sono infatti considerati sufficienti si conservi nel suo ambito e trovi tutela, anche giudiziaria,
in quei limiti.

5.9. Il merchandising.
Con il contratto di merchandising il titolare di un marchio ne concede lo sfruttamento ad altra
impresa, che intenda avvalersene per contraddistinguere prodotti o servizi diversi da quelli forniti
dal concedente (ad es il marchio di un noto gioielliere per contraddistinguere un profumo). Il
contratto trova piena legittimazione nell art. 19.1 c.p.i. proprio l dove individua i soggetti
legittimati a domandare ed ottenere la registrazione. Il contratto ricorre altres quando, se notori, il
nome o il segno usati in campo artistico, letterario, scientifico, politico o sportivo sono registrati
come marchio, con il consenso di chi vi abbia diritto, anche da un terzo. Il contenuto del messaggio
qui pi suggestivo che evocativo di un valore del prodotto. Ai sensi dell art. 21.2. c.p.i. il
marchio non pu essere usato quando ingeneri rischi di confusione o induca in inganno il pubblico.

Il marchio pu essere naturalmente concesso in uso anche nell ambito di un pi ampio rapp di
franchising.

CAPITOLO VI. L IMPRESA E IL MERCATO FINANZIARIO.


6.1. Mercato del credito e sistema bancario.
Quando fra gli interessi coinvolti nell attivit d impresa taluni meritano particolare attenzione, la
legge determina i controlli opportuni affinch l attivit possa essere indirizzata e coordinata ai fini
sociali. SI hanno cos ORDINAMENTI SETTORIALI. La conseguenza che l imprese vivono ed
operano utilizzando sopratt il cd. risparmio diffuso, vale a dire il risparmio della collettivit. Dagli
albori dello sviluppo commerciale, ci avviene coniugando l esigenza dell investimento nei
processi produttivi con l istanza del privato a vedere custoditi i propri risparmi. Con il deposito
presso la banca, tipica intermediaria, il privato vede protetto il risparmio che ha accomulato; la
banca peraltro con quella ricchezza finanza i processi produttivi, attivando un ciclo che risulta
essenziale nel sistema. La delicatezza della vicenda di tutta evidenza. Da qui l opportunit, la
necessit di controlli preventivi e successivi, sull impresa (i.e. la banca) che si interpone come
intermediario e sulla sua azione, al fine di garantirne la stabilit vigilando sulla sua sana e prudente
gestione. Partendosi da particolari regolazioni del rapp clienti- banca, si articola un modello di
organizzazione di scambi che permette di operare su moneta bancaria in sostituzione del pagamento
regolato con i mezzi tradizionali. Per ci che qui pi ci concerne, baster ricordare che il sistema
bancario italiano appare oggi centrato sul complesso dei poteri attribuiti al Comitato
interministeriale del credito e del risparmio, al ministro dell economia e alla Banca d Italia. L
autorizzazione all es dell attivit bancaria se non (pi) soggetta alla discrezionalit dell autorit
competente, esige tuttavia il rispetto di requisiti vuoi in punto di struttura organizzativa e di minimi
di capitale di rischio dell impresa che esercita l intermediazione nel credito, vuoi in punto di
qualificazione dei soggetti. L impresa bancaria deve inoltre essere costituita con la forma delle
s.p.a. e della cooperativa a resp limitata. La gestione deve seguire disposizioni a carattere generale
della Banca d Italia. Un flusso d informazioni al di l della particolare significativit dei bilanci
bancari, le cd. situazioni periodiche, preordinato al fine di consentire la vigilanza informativa
della Banca d Italia. La Banca d Italia gode ancora di poteri di vigilanza ispettiva ed competente
all autorizzazione di fusioni e scissioni fra banche. Per le operazioni bancarie prescritta una
particolare trasparenza. Interventi particolari (la cd. amministrazione straordinaria delle banche)
sono previsti non solo quando siano riscontrate gravi perdite del patrimonio, ma anche quando si
ravvisino gravi irregolarit nell amministrazione. Una procedura sostitutiva del fallimento regola
infine lo scioglimento della banca non solo per sua insolvenza ma anche per irregolarit
amministrative di eccezionale gravit. La raccolta del risparmio tra il pubblico tassativamente
vietata ai sogg diversi dalle banche. Pu per essere consentita, nei limiti e criteri stabiliti dal CICR,
quando non sia svolta nei confronti del pubblico, e si verifichi invece soltanto presso soci e
dipendenti, o presso societ controllanti.
6.2. L ordinamento del mercato mobiliare: i valori mobiliari, gli strumenti finanziari e i prodotti
finanziari.

L ordinamento del credito non esaurisce cmq pi oggi la discipina del mercato finanziario. Ancora
infatti nella impostazione del codice, il risparmio diffuso veniva avviato al settore produttivo o
tramite strumenti tipici delle s.p.a. o tramite l intermediazione bancaria. Nella seconda met del
secolo scorso si assistito tuttavia ad una progressiva disintermediazione bancaria nella raccolta del
risparmio destinato alle imprese. Finendosi poi con una regolazione dell intero mercato mobiliare
(col Testo unico dell intermediazione finanziaria, cd. TUF 58/98) la cui vigilanza attribuita alla
Commissione nazionale per le societ e la borsa, cd. Consob, oltre che alla Banca d Italia. Il TUF
ha come referente obiettivo i valori mobiliari, gli strumenti finanziari. Nell elenco dato dall art. 1
del TUF, vengono innanzitutto in rilievo i valori mobiliari, con tale espressione indicandosi alcune
precise tipologie di valori che sono suscettibili di essere negoziati nel mercato dei capitali quali: le
azioni di societ o altri strumenti equivalenti alle azioni o rappresentativi di capitale di rischio in un
impresa; le obbligazioni, i titoli di stato e altri titoli di debito negoziabili sul mercato dei capitali;
qualsiasi altro strumento normalmente negoziato che permetta di acquisire i valori mobiliari in
precedenza indicati; qualsiasi titolo o strumento che comporti un regolamento per contanti
determinato con riferimento a valori mobiliari a valute o tassi d interessi. Oltre ai valori mobiliari
costituiscono strumenti finanziari anche: Gli strumenti del mercato monetario; le quote di
organismi d investimento collettivo; i contratti di opzione, i contratti finanziari a termine
standardizzati, gli swaps, gli accordi per scambi futuri di tassi d interesse e altri contratti derivati;
gli strumenti derivati per il trasferimento del rischio di credito; i contratti finanziari defferenziali. L
elencazione degli strumenti finanziari parrebbe avere carattere tassativo: ai sensi dell art. 18 ult.
Comma del TUF solo il ministro dell economia e delle finanze pu individuare nuove categorie di
strumenti finanziari. Lo strumento finanziario figura polisemica, con la quale il legislatore non
regola contenuti ma enumera strumenti passibili di negoziazione sul mercato. La autonomia
negoziale trova dunque ampio spazio di applicazione al riguardo, ma nella misura in cui a monte dia
espressione concreta sul mercato a modelli idonei a soddisfare nuove istanze che poi passano per il
filtro della individuazione da parte dell autorit competente. E aperta invece la categoria dei
prodotti finanziari. Con lo strumento finanziario si assiste ad un supermercato del ricorso all
incorporazione nel documento e al suo trasferimento tramite consegna , che ha rappresentato
storicamente il tramite fondamentale per addivenire alla mobilizzazione della ricchezza. Ad un
modello di organizzazione teso a consentire la mobilizzazione della ricchezza e perci la
sollecitazione all investimento attento al particolare si aggiunto un pi vasto e assorbente modello
di organizzazione teso agli stessi fini ma attento alla regolazione generale delle negoziazioni tramite
la disciplina di un referente unitario e dei suoi servizi, i c.d. servizi d investimento. Una riflessione
sul ruolo degli strumenti finanziari considerati singolarmente e nel contesto della disicplina sul
mercato degli investimenti pu a questo punto essere utile. Le istanze a monte sono di facilitare anzi
incentivare l investimento e la circolazione della ricchezza, e contestualmente di ordinare il
mercato dove la raccolta e gli scambi di ricchezza e investimenti si verificano. Il contenuto
polisemico dello strumento finanziario si giustifica facilmente, appunto per il suo ruolo ancillare ad
un ordinamento polifunzionale.
6.3. La sollecitazione all investimento.
L ordinamento del mercato finanziario si snoda per attenzione: agli intermediari, sogg ad iscrizione
e a vigilanza regolamentare, informatica ed ispettiva della Banca d Italia e della Consob; ai servizi
e attivit d investimento; alla consulenza in materia di investimenti; lla gestione collettiva del

risparmio; oltre che alla gestione collettiva del risparmio; e alla disciplina dei mercati; oltre che alla
gestione accertata di strumenti finanziari e gli emittenti finanziari. Sulla premessa che l
investimento un operazione naturalmente rischiosa, appare ragionevole che chi sollecita
investimenti dia quanto meno infoemazione completa di ci che fa e vorrebbe fare e delle modalit
d investimento proposto. L obiettivo della trasparenza delle imprese e delle operazioni finanziarie
potrebbe in ipotesi essere raggiunto gi sulla base di una autotutela dell investitore. Il ricorso al
risparmio diffuso rende tuttavia ineffettiva una impostazione del genere. Il problema di tutelare
cmq l interesse generale dei risparmiatori. Si addivenuta cos ad una disciplina contenuta negli
artt. 94 ss. TUF, che impone l obbligo di redazione di un prospetto, una vigilanza assai pregnante
da parte della Consob, e responsabilit aggravate in caso di suo mancato rispetto, cos da creare un
sistema sul quale investitore e finanziatore possano fare affidamento.
A) Chiunque intenda effettuare una sollecitazione all investimento tramite l offerta al pubblico di
prodotti finanziari, deve: redigere un prospetto destinato alla pubblicazione e darne preventivamente
comunicazione alla Consob, affinch l autorit di vigilanza abbia modo di verificare la
completezza e la correttezza della info che si va a rendere. Il PROSPETTO deve contenere tutte le
info necessarie per consentire agli eventuali investitori di formarsi un giudizio sul prodotto che
viene loro offerto. Nel caso di carenze od oscurit, la Consob pu chiedere integrazioni di notizie e
di dati. Decorsi 15 gg dalla comunicazione l offerente pu procedere alla pubblicazione del
prospetto. Con regolamento, la Consob ha puntualizzato nel dettaglio il contenuto della
comunicazione che le deve essere trasmessa, ed ha altres individuato le norme di correttezza che
sono tenuti ad osservare tutti coloro che siano direttamente o indirettamente interessati all
operazione. Attenzione specifica rivolta ll ipotesi in cui la sollecitazione riguardi prodotti
finanziari non quotati in un mercato regolamentato n diffusi tra il pubblico in misura rilevante. La
pubblicazione del prospetto deve perci essere autorizzata dalla Consob secondo modalit e termini
da essa stessa stabiliti con regolamento. Gli ultimi bilanci civilistico e consolidato redatti dall
emittente devono essere sottoposti a revisione.
B) Gli annunci pubblicitari riguardanti la sollecitazione sono tassativamente vietati prima della
pubblicazione del prospetto, dopo eventuali annunci devono essere effettuati secondo criteri stabiliti
dalla Consob e previa trasmissione del testo a quest ultima, che pu anche intervenire
sospendendone o vietandone l ulteriore pubblicazione quando vi sia fondato sospetto o sia
accertata violazione di legge o di norme regolamentari.
C) La redazione di un prospetto e la sua comunicazione alla Consob non sono prescritti quando la
sollecitazione sia rivolta ad investitori istituzionali o a un num di soggetti non superiore a quello
indicato dalla Consob con regolamento. Vige infine il riconoscimento del prospetto approvato dalle
autorit di altri Stati membri della UE. La norma si spiega per la valenza ormai sovranazionale del
mercato mobiliare e per la parit di trattamento nell ambito dell UE.
D) La sollecitazione all investimento in violazione della disciplina di cui all art. 94 ss. e delle
relative norme regolamentari legittima poteri interdittivi della Consob e d motivo all applicazione
di sanzioni amministrative. E prevista cmq resp penale per il falso in prospetto.
6.4. L offerta fuori sede.

L offerta di strumenti finanziari o di servizi di investimento fuori sede soggetta a disciplina


particolare perch riguarda vicende nelle quali l iniziativa all investimento non (spontanea) del
risparmiatore, ma si assiste ad una sorta di sua induzione e convinzione guidata all investimento.
Per offerta fuori sede s intende infatti la promozione e il collocamento presso il pubblico: di
strumenti finanziari in luogo diverso dalla sede o dalle dipendenze dell emittente, del proponente l
investimento o dall incaricato della promozione o del collocamento; e di servizi e attivit d
investimento in luogo diverso dalla sede legale o dalle dipendenze di chi presta, promuove o colloca
il servizio o l attivit. Non costituisce ovviamente offerta fuori sede quella rivolta ai cd. clienti
professionali. La categoria individuata dalla Consob che ne distingue due tipologie: clienti
professionali di diritto (rientrano tendenzialmente tutte le imprese finanziarie, oltre alle imprese di
grandi dimensioni) e clienti professionali che si qualificano invece tali per espressa richiesta.
Quanto ai soggetti legittimati all induzione del risparmiatore, si ha una duplice prescrizione. L
offerta pu essere effettuata solo da soggetti abilitati. Ne discende il divieto dell offerta fuori sede
promossa direttamente dalla stessa impresa industriale, commerciale o finanziaria che mira a
raccogliere risparmio. I sogg abilitati devono inoltre a loro volta avvalersi di promotori finanziari,
cio di persone fisiche che in qualit di dipendente, agente o mandatario dell impresa abilitata
esercitino professionalmente l offerta fuori sede. Il promotore deve risp a certi requisiti, anche di
onorabilit e di professionalit, ed tenuto ad osservare regole di presentazione e di comportamento
nei rapp con la clientela cos come da regolamento Consob. E inoltre tenuto all iscrizione in un
apposito albo conservato da un organismo costituito dalle associazioni professionali rappresentative
dei promotori e dei sogg abilitati. L impresa abilitata all offerta fuori sede infine responsabile in
solido col promotore per i danni arrecati a terzi. Il risparmiatore oblato ha dir a ripensare su ci che
ha fatto per i 7 gg successivi alla sua accettazione dall offerta. L efficacia del contratto concluso
sospesa per quel periodo. Entro il suddetto termine pu recedere, senza spese n onere di
corrispettivo: e la facolt di recesso deve essere indicata nei formulari o moduli che gli sono
consegnati, in difetto di tale indicazione il contratto risultando inficiato da nullit. L offerta fuori
sede pu essere promossa anche senza l incontro fisico fra promotore e risparmiatore. Non
diversamente da quanto gi si visto accadere per i beni e i prodotti di consumo, le tecniche di
comunicazione a distanza aprono infatti scenari nei quali l invito al risparmiatore pu moltiplicarsi.
Le discipline sul recesso del risparmiatore che si sono illustrate poc anzi non si applicano alle
offerte pubbliche di vendita o di sottoscrizione di strumenti finanziari negoziati sui mercati
regolamentati. In tali ipotesi, la tutela dell investitore cercata altrimenti.
6.5. L offerta pubblica di acquisto e di scambio di strumenti e prodotti finanziari.
Chiunque legittimato a lanciare un OFFERTA PUBBLICA D ACQUISTO (OPA) O DI
SCAMBIO (OPSc) su tutti o una parte degli strumenti o prodotti finanziari di una stessa specie
circolanti sul mercato. Il mercato accoglie di regola positivamente le offerte pubbliche, s intende se
il prezzo sia congruo. Le istanze prioritarie sono di trasparenza dell operazione e di rigorosa parit
di trattamento dei risparmiatori ai quali l offerta rivolta. La disciplina stabilita dagli artt. 101bis
ss. del TUF.
A) Chi intende procedere ad un OPA deve darne preventiva comunicazione alla Consob. Alla
comunicazione dovr seguire, non oltre 20gg, la presentazione sempre alla Consob di un documento
destinato alla pubblicazione, il cui contenuto deve comprendere tutte le info necessarie per
consentire ai destinatari di pervenire a un fondato giudizio sull offerta. La Consob ha 15 gg per

pronunziarsi sulla completezza e correttezza del document informativo, che aumentano a 30 quando
ogg dell OPA sono strumenti finanziari non quotati o non diffusi fra il pubblico in misura rilevante.
Decorsi termini suddetti, il documento d offerta viene approvato e dunque pu essere pubblicato.
B) L OPA (o l OPSc) irrevocabile. Deve essere rivolta a parit di condizioni a tutti i titolari dei
prodotti finanziari che ne formano oggetto. Sono irrevocabili anche le adesioni dellofferta.
C) Possono esserci offerte concorrenti. L offerta concorrente ammessa non oltre 5 giorni prima
della data di chiusura della precedente. In caso di offerta concorrente tutte le adesioni all offerta
originaria sono revocabili, e cos via nel caso che all offerta concorrente si contrapponga un
rilancio da parte del primo offerente. Qui la parit di trattamento trova una delle sue massime tutele,
perch ogni risparmiatore deve poter scegliere su tutta la gamma di chances che gli vengono
prospettate, anche tornando indietro su decisioni gi prese.
D) Il documento d offerta viene trasmesso all emittente, che diffonde a sua volta un comunicato
contenente il suo apprezzamento sull operazione, e che dovr contenere anche una valutazione
sugli effetti che l offerta potr avere sulla struttura dell impresa. Tale comunicato va anch esso
preventivamente sottoposto alla Consob. All emittente sar in via di principio anche possibile porre
in essere iniziative volte a contrastare l offerta.
E) La Consob esercita poteri vari di vigilanza e di interdizione. Fra i primi pu ricordarsi il potere
di chiedere all emittente che siano resi pubblici notizie e documenti necessari per l informazione
al pubblico. Fra i secondi, oltre quello di imporre informazioni integrative e particolari garanzie in
assenza delle quali l offerta non pu essere lanciata, la Consob pu sospendere o dichiarare
decaduta l offerta gi pendente, quando vi sia sospetto o sia accertata violazione della disciplina
integrativa o regolamentare.
F) A chiusura dell offerta, dovr evidentemente verificarsi il num di adesioni. Se queste superano
la percentuale del globale di strumenti o prodotti finanziari emessi per cui stata offerta, saranno
accettate pro quota, cos da permettere una fruizione dell offerta appunto pro quota da tutti gli
aderenti Se la percentuale per cui stata fatta offerta non viene raggiunta, e l offerente se ne
riservata facolt nel documento d offerta, questi potr, se vuole, accettare egualmente le adesioni
pervenute.
6.6. L insider trading.
La parit di trattamento dei risparmiatori non si traduce in totale divieto di assimmetrie informative.
Una totale parit di info su tutto eliminerebbe di lucrare sulle operazioni e quindi annienterebbe il
mercato. Si ha cos una concorrenza nell acquisizione di info che deve per restare sostanzialmente
corretta, rispettando le regole del gioco e dunque non permettendo che taluno goda di privilegi. L
art. 2391, ult. comma, stabilisce che l amministratore di s.p.a. risponde nei confronti della societ
della utilizzazione a vantaggio proprio o di terzi di dati, notizie o opportunit appresi nell es del
suo incarico (resp per insider trading). Vi inoltre divieto per chi sia in possesso di informazioni
privilegiate: di acquistare, vendere o compiere qualsiasi altra operazione su strumenti finanziari
avvalendosi di quelle info; di comunicarle, salvo che la comunicazione non rientri nel normale es
del lavoro, della professione; o di consigliare ad altri il compimento delle operazioni che sono
vietate a lui stesso. L uso delle info privilegiate in primis un fatto di rilevanza penale, ed
severamente sanzionato con la pena della reclusione da uno a sei anni e con la multa sino ad un

massimo di 3 milioni di euro; il giudice pu, tuttavia, aumentare quest ultima sino al triplo, ovvero
fino al maggiore importo pari a dieci volte il profitto o il prodotto conseguito dal reato, quando la
multa, anche nel suo massimo edittale indicato al primo comma, appaia inadeguata nel caso
concreto, tenuto conto della rilevante offensivit del fatto, delle qualit personali dell autore del
reato e del profitto suo tramite conseguito. Della notizia di reato di insider trading il P.M. informa
il presidente della Consob. La Consob compie in conseguenza accertamenti e, a conclusione,
trasmette al PM una relazione correlata dalla documentazione raccolta. L uso di info privilegiate
integra quindi anche una fattispecie di illecito cd. amministrativo, appunto perch comportamento
posto in spregio di regole pubblicistiche a presidio del corretto funzionamento de mercato
finanziario. Spetter alla Consob irrogare sanzioni pecuniarie agli autori delle violazioni, anche in
questo caso per un importo massimo fissato, in via di principio, sino a tre milioni di euro, ma che
aumentabile alla stessa stregua dei criteri che possono essere utilizzati dal giudice penale per
disporre l aumento della pena pecuniaria; il tutto poi ovviamente sempre nel rispetto del principio
del contraddittorio.

SEZIONE 2. LE SOCIETA DI PERSONE.


CAPITOLO 7. LE SOCIETA.
7.1. Il fenomeno societario.
La societ rappresenta oggi una forma di esercizio organizzato di attivit d impresa, che trae
origine e si struttura per effetto di un atto di autonomia privata, contratto o atto unilaterale. In
quanto esercizio di attivit d impresa, la finalit di ottenere risultati economici positivi da
attribuire a chi vi ha investito.
7.2. Il contratto e l atto costitutivo di societ.
Art. 2247 c.c. : con il contratto di societ due o pi persone conferiscono bene o servizi per l
esercizio in comune di un attivit economica allo scopo di dividerne gli utili. Che la societ sia
un contratto affermazione tradizionale nella dottrina privatistica italiana. In quanto contratto, la
societ rientra tra gli atti di autonomia privata, e dunque la sua costituzione destinata a svincolarsi
rispetto agli equilibri vigenti nell 800. Si ribadito cos che l atto che d origine alla societ deve
essere definito contratto e che ci che per l effetto si pone in essere fra chi vi partecipa deve essere
considerato un rapporto obbligatorio. Il fenomeno tenuto presente in origine dalla dottrina
privatistica era quello della societ civile, catalogato dal codice civile del 1865, agli artt. 1697 ss.,
come uno dei tanti contratti. Si trattava di un istituto di stampo ancora romanistico. La dottrina
commercialistica, dal canto suo, dava poca attenzione al momento costitutivo delle societ
commerciali; e ne sottolineava soprattutto le conseguenze organizzative. Le posizioni dottrinali dei
paesi dell Europa continentale, francesi e tedesche, non erano molto dissimili. La successiva
riflessione commercialistica ha portato via via ad alcune constatazioni sostanzialmente empiriche.
Nei normali contratti, nella compravendita che ne il prototipo ad es., i soggetti partecipanti all

atto, i.e. le parti, sono sempre due, il venditore e il compratore; e quando una delle parti costituita
da pi soggetti, le cose non cambiano nella composizione della fattispecie. Nella societ invece i
soggetti o se si preferisce le parti fra le quali il contratto interviene non sono tipicamente due, ma
pi di due. Si parlato cos del contratto di societ come di un contratto plurilaterale. Si osservato
ancora che nei normali contratti le volont scambiate fra le parti hanno contenuto tipicamente
diverso, seppure complementare, laddove nelle societ il contenuto delle parti omogeneo,
ciascuno volendo mettere in comune qualche cosa per dividerne il risultato eventuale, in una
direzione di volont che si figura, se non parallela, convergente. Inoltre, nei normali contratti gli
interessi delle parti sono tipicamente contrapposti, in conflitto, mentre nelle societ sembra esservi
un dominante interesse comune alla realizzazione del guadagno. E si parlato allora di contratti con
comunione di scopo. Alle distinzioni fenomenologiche sopraindicate si sono poi aggiunte
osservazioni sui connotati degli effetti del contratto di societ. Questi non sono sempre riconducibili
ad un normale rapporto giuridico obbligatorio fra le parti, com proprio dei contratti tradizionali.
Vi invece ravvisabile un effetto reale , da intendere nel senso della creazione di effetti
direttamente rilevanti nei confronti dei terzi, vuoi sotto il profilo patrimoniale, vuoi sotto quello
dell es dell attivit sociale: in un contesto di ricchezza di relazioni che poi alla base delle teorie
anglosassoni in tema di nexus of contracts. Nella seconda met del secolo scorso il problema dell
atto costitutivo dei fenomeni associativi stato ripreso e approfondito. Si cos concluso che ci
che veramente caratterizza quell atto il dar luogo ad una particolare organizzazione dell es dell
attivit d impresa: all organizzazione dell es di tale attivit in comune tra pi soggetti; all
organizzazione dell es di tale attivit in regime di limitazioni di responsabilit. L organizzazione si
venuta, a sua volta, chiarendo nei suoi aspetti essenziali: patrimoniale, cio di discipline del
patrimonio destinato all esercizio dell attivit d impresa; dell agire, cio di disciplina del farsi
dell azione che viene scomposto in fasi rigidamente distinte e ripartite. Fasi dell azione che poi
culminano in una distinzione netta tra i momenti decisionale, gestionale e di controllo. Di tale
organizzazione l atto costitutivo ha valore genetico, ma vi si conserva immanente, dettandone le
regole di funzionamento ad integrazione delle norme inderogabili o dispositive di legge. Inoltre, la
consistenza della organizzazione ha consentito di separarla da una sua origine esclusivamente
contrattuale, riportandola anche ad atto amministrativo o a norma di legge. La ormai acquisita
legittimit della costituzione della societ unipersonale, che nasce per atto unilaterale, ha concluso
infine per la necessit di accentuare la riflessione sul profilo funzionale del fenomeno associativo,
che poi governa, per le sue esigenze, lo stesso momento genetico.
7.3. Il contratto e l atto costitutivo di societ.
Le osservazioni che precedono impongono una lettura consapevolmente critica dell art. 2247,
anche per superare la discrasia fra la formula ivi contenuta (con il contratto di societ...) con
quella enunciata dall art. 2328 o 2463 ( la societ pu essere costituita per contratto o per atto
unilaterale). Due considerazioni facilitano la spiegazione della diversa strada scelta dal legislatore.
La societ unipersonale, costituita per atto unilaterale, oggi possibile solo nell applicazione delle
discipline delle societ di capitali, in un contesto dove l organizzazione pervenuta a livello di
complessit tale che la sua scansione per fasi e la responsabilit limitata all investimento nella
societ rendono indifferente che ci si riferisca a uno o a pi soci. Pi rilevante, a mio avviso, per
la disciplina della trasformazione come innovata dalla legge di riforma del 2003. Le s.p.a. possono
trasformarsi a maggioranza in societ di persone, in consorzi, in societ consortili, in societ

cooperative, in comunioni di azienda, in associazioni non riconosciute e in fondazioni. Le societ di


persone, i consorzi, le societ consortili, le comunioni di azienda, le associazioni riconosciute e le
fondazioni possono a loro volta trasformarsi, a maggioranza, in societ di capitali, e cos anche le
societ cooperative. E cos ammessa la cd. trasformazione eterogenea. La legge di riforma non
parla di trasformazioni che non abbiano come punto di partenza o di arrivo una societ di capitali:
in sede di corretta interpretazione della disciplina non vedo (pensiero di Libonati) per come tali
operazioni possano essere escluse, risultando concettualmente e praticamente ridicolo che una
comunione debba trasformarsi in societ di capitali che poi si trasforma in consorzio, anzich
passare direttamente dalla prima all ultima forma. Ne discende per allora che il dato che
accomuna tutte le varie ipotesi poc anzi considerate di essere tutte esercizi organizzati di attivit
d impresa senza riconduzione immediata ad un referente individuale. Sicch dovr concludersi che
il sistema conosce ormai due modelli di organizzazione di attivit d impresa: il primo che si
circoscrive all ipotesi in cui unico referente dell attivit in parola sia la persona fisica che quell
attivit organizza, e si rientra allora nella vicenda dell impresa individuale; il secondo dove invece
il referente rappresentato da una struttura complessa, eventualmente per aggregazione ad altri e
sotto varie forme negoziali, tutte peraltro accomunate dal connotato, appunto comune, di essere
organizzazione d impresa pluri- extraindividuali. Si avranno cos figure diverse, per aggregazioni
pi o meno complesse, nascenti anche da successione. Il connotato comune legittima peraltro che l
una figura si trasformi in altra in continuazione e non in interruzione dell attivit d impresa. E in
tale contesto certamente variegato, contraddistinto in immediatezza rispetto all esercizio
individuale d impresa, e che pu indicarsi come fenomeno associativo, per ricchezza d
applicazione e per importanza economica emerge il fenomeno societario, individuabile per non
tanto per singolarit fenomenologica ma per la disciplina evocata, nella quale il risultato economico
dell impresa si imputa all organizzazione e poi in continuazione di sequenza organizzativa
ripartito. Vero che si assiste ancora una volta alla centralit dell attivit d impresa nell
ordinazione commercialistica e alla degradazione di ruolo del soggetto cui pure deve poi alla fine
farsi riferimento. E dall es dell attivit d impresa obiettivamente considerata che deve farsi
partire ogni ragionamento. E per il livello di organizzazione nell esercizio dell attivit d impresa
che il fenomeno associativo e nell ambito di questo il fenomeno societario si contraddistinguono.
7.8. Ai confini del fenomeno societario.
A) L art. 2248 precisa che la comunione costituita o mantenuta a scopo di godimento non
soggetta alle discipline della societ. Nella comunione difetta l esercizio di attivit d impresa. E la
conseguenza tassativa: qualunque comunione di godimento esclusa dal novero delle societ. B)
Si ascrive fra le comunioni di godimento la societ di armamento regolata dagli artt. 278 ss.
cod.nav. Oggetto della societ di armamento l esercizio della nave, per un qualsiasi scopo.
Comprensibilmente dunque soggetta a discipline particolari. Se l esercizio in comune della nave
vuole trasformarsi in attivit economica organizzata in forma d impresa nulla quaestio. Ma si
applicheranno allora le norme proprie del modello di societ commerciale che venga scelto. C) L
art. 177.1, lett. d, parla di aziende gestite da entrambi i coniugi e costituite dopo il matrimonio. Si
tratta di comunione nell esercizio di attivit d impresa e non semplicemente di contitolarit di
azienda. La gestione comune fra i coniugi evocata dalla norma induce a pensare ad una piccola
impresa. La disciplina dettata dagli artt. 178 ss. ha valore residuale, si applica cio quando gli stessi
coniugi non abbiano pattiziamente provveduto altrimenti. Sicch la figura non pu essere inclusa

nel novero delle societ, ma si spiega per attenzione alle istituzioni familiari e alle particolari
esigenze che ivi si manifestano. La comunione fra coniugi rientra comunque in quell allargato
fenomeno associativo di cui si parlava nel 7.3, e pu trasformarsi in societ. D) Meritano particolare
attenzione la societ fra professionisti (in partic quella fra avvocati) e la societ di revisione
contabile. Sicuramente l esercizio di attivit professionale pu essere svolto collettivamente ed
altrettanto sicuramente in quell esercizio collettivo deve conservarsi il necessario rispetto di alcune
regole tipiche del fenomeno, ad es il carattere personale della prestazione professionale. Ci che
occorre allora verificare se sussista o meno in concreto un organizzazione ad impresa: il che, a
mia opinione, quando si ravvisi un ciclo produttivo anche sui generis. Il discorso pu essere
affinato. Organizzazione ad impresa pu essere ravvisata anche in combinazioni pi ridotte, dove
operino (solo) i professionisti- soci obbligati alla prestazione per effetto della loro partecipazione al
rapporto associativo. Ed sulla falsariga di un impostazione siffatta che il d.lgs. 96/2001 ha
ammesso la societ fra avvocati, disponendo: l applicazione delle norme della s.n.c. quando non
diversamente stabilito dalle norme speciali; che soci possono essere solo avvocati, tutti i soci
avvocati poi vantando poteri di amministrazione della societ in forma disgiunta; che nella ragione
sociale possono non essere messi i nomi di tutti i soci, purch i nomi menzionati siano seguiti dalla
locuzione e altri; che l incarico professionale deve essere affidato alla societ, titolare allora del
credito per il compenso dovuto per l attivit prestata; che il cliente pu per pretendere di essere
difeso da un certo avvocato, solo in difetto di ci la designazione venendo fatta dalla societ; e
soprattutto che se la responsabilit per le obbligazioni sociali quella tipica della s.n.c., vale a dire
illimitata di tutti i soci in solido con la societ, la responsabilit per l attivit professionale
regolata diversamente, facendo carico, oltre che alla societ, illimitatamente e solidamente ai soci
che abbiano espletato l incarico. La societ fra avvocati deve essere iscritta in una sezione speciale
del registro delle imprese con funzione di pubblicit notizia, e contemporaneamente in una sezione
speciale dell albo degli avvocati. Non soggetta al fallimento. Quanto alle societ di revisione
contabile, se la prestazione ha per oggetto il controllo dei conti di societ soggette a revisione
obbligatoria, la societ: deve essere iscritta in apposito albo tenuto dalla Consob; il suo oggetto
sociale deve comprendere soltanto la revisione contabile; e la maggioranza degli amministratori e
dei soci illimitatamente responsabili devono essere tecnicamente qualificati nel settore. E) Si parla
talora di societ occasionali, costituite per il compimento di un unico atto. Come tali, esulano dal
fenomeno societario propriamente detto, che in quanto esercizio di attivit non pu esaurirsi in un
singolo atto. Unico atto non va confuso con unico affare, atteso che anche la costruzione di un
solo immobile il risultato di un attivit. Si noti comunque che se una societ sia costituita per il
compimento di un unico atto, la conseguenza lo scioglimento della stessa nell applicazione delle
discipline societarie, e non l applicazione tout court del dir comune.
7.5. Societ di persone e societ di capitali. Il contratto di societ nella disciplina del codice.
Le societ regolate dal codice sono: la ss, la snc, la sas, la spa, la srl, la sapa. La spa e la sapa
possono poi essere emittenti di strumenti finanziari quotati in borsa o meno, le due figure, societ
con titoli quotati e non, essendo soggette a normative assai diverse, delle societ con azioni e
obbligazioni occupandosi poi massimamente il testo unico dell intemediazione finaziaria, cd. TUF
(d.lgs. 58/1998). Tradizionalmente le prime 3 societ regolate dal codice vengono chiamate societ
di persone, le seconde 3 societ di capitali. Si usa distinguerle per il fatto che nelle prime prevale l
elemento personale e i soci partecipano direttamente alla gestione dell impresa, rispondendo

illimitatamente e solidamente delle obbligazioni sociali; mentre nelle seconde vi separazione fra l
intervento del socio, che si ferma alle vicende organizzative di vertice, e la gestione della societ,
rigorosamente affidata invece ad organi sociali, sicch i soci, che assumono il ruolo di investitori,
rispondono semplicemente nei limiti dell investimento compiuto. La distinzione trova conferma
nelle differenti discipline previste dalla legge per lo stesso momento genetico del fenomeno
societario: il contratto di societ di persone trova infatti disciplina profondamente dissimile da
quella dell atto costitutivo ( contratto o atto unilaterale) di societ di capitali. La distinzione poc
anzi illustrata si dilata se viene considerata alla luce di quello che stato chiamato l effetto reale
(cla rilevanza diretta nei confronti dei terzi) riconducibile all atto costitutivo di societ.
7.6. Il contratto di societ come contratto plurilaterale.
Il contratto di societ si ascrive alla categoria dei contratti plurilaterali e ne apprende la disciplina.
In questi contratti l affare non fra due parti, ma fra parti in numero superiore a uno e
tendenzialmente in numero indeterminato, dove si ravvisa uno scopo comune che attiva l
operazione e si conserva nell esecuzione del contratto. La legge parla per vero di contratti con pi
di due parti, ma convinzione corrente che se il modello negoziale caratterizzato dallo scopo
comune di entrambe le parti, anche se stipulato sa due parti il contratto de quo regolato dalla
disciplina di cui alle norme citate. Cos ancora non deve sorprendere che si parli di conflitto di
interessi, anche quando si ravvisi uno scopo comune. La disciplina del contratto plurilaterale si
traduce nell indifferenza del rapporto al venir meno della partecipazione di una parte, salvo che la
partecipazione che viene meno non debba, secondo le circostanze, essere considerata essenziale,
laddove in un contratto bilaterale la nullit che colpisca il vincolo di una delle due parti fa cadere
sempre l intero rapporto. Inoltre, il carattere aperto che proprio del contratto plurilaterale si
conserva in una certa misura, allorch si trattasi di societ, anche quando il numero delle parti si
traduce a uno: se infatti nella societ semplice o in nome collettivo viene a mancare la pluralit
delle parti, la societ si scioglie solo se nel termine di 6 mesi quella pluralit non sia ricostruita (art.
2272.4) ; mentre nella societ di capitali la riduzione del socio a uno o comporta semplici
incombenze organizzative (art. 2362) o modifica al pi il regime di responsabilit del socio restante
(art. 2325.2). Mostrandosi cos una capacit di permanenza e di potenziale validit del rapporto
certamente immaginabile nel contratto bilaterale, e, sotto un profilo economico, trovando tutela l
esercizio collettivo dell impresa.
7.7. Societ apparente e societ di fatto.
Per la costituzione di una societ di persone non necessario l atto scritto, infatti il contratto di
societ pu perfezionarsi anche con fatti concludenti. In tal caso si parla di societ di fatto. Questa
regolata dalle norme della ss se l attivit esercitata non commerciale, o dalle norme della snc
irregolare se l attivit commerciale. Una societ di fatto che eserciti attivit commerciale
esposta al fallimento come ogni altro imprenditore. Di conseguenza, falliranno anche tutti i soci,
palesi ed occulti (art. 147 legge fallimentare), non essendo necessaria l esteriorizzazione della
qualit di socio ai terzi. Dalla societ di fatto va distinta la societ occulta, cio la societ costituita
con l espressa e concorde volont dei soci di non rivelarne l esistenza all esterno. Essa pu essere
una societ di fatto, ma pu risultare anche da un atto scritto tenuto segreto dai soci. Ci che la
caratterizza il dato che, per comune accordo, l attivit di impresa deve essere svolta ed svolta
per conto della societ, ma senza spenderne il nome. Lo scopo per cui non viene esteriorizzata la

societ quello di limitare la responsabilit nei confronti dei terzi al patrimonio del solo gestore,
evitando che ne rispondano anche la societ e gli altri soci. La societ palese con soci occulti si
verifica nell ipotesi in cui sia la societ manifestata ai terzi ,nella quale per uno o pi soci
rimangano nellombra. In tal caso la giurisprudenza, a tutela dei terzi, configura la responsabilit
dei soci occulti. Nell ipotesi, invece, di soci occulti in societ occulta, l orientamente della dottrina
e della giurisprudenza, secondo cui la mancata esteriorizzazione della societ non impedisce l
estensione del fallimento anche ai soci occulti, stato recepito dalla riforma fallimentare (sempre
art. 147). La societ apparente si verifica nell ipotesi in cui alcune persone, pur in mancanza della
volont di costituire una societ, si comportano di fatto come se fossero soci, o comunque appaiono
tali ai terzi che con loro entrano in rapporto, inducendoli a fare affidamento sull esistenza della
societ e sulla sua responsabilit solidale per le obbligazioni assunte. Secondo la giurisprudenza, in
tal caso sono responsabili illimitatamente e solidamente coloro che colpevolmente hanno fatto
apparire una situazione non corrispondente alla realt; eventualmente sono assogettabili al
fallimento.

CAPITOLO 8. LA SOCIETA IN NOME COLLETTIVO. LA SOCIETA SEMPLICE.


8.1. 8.2. La societ in nome collettivo. La costituzione e i conferimenti.
La snc considerata il prototipo della societ commerciale di persone. Soci della snc possono essere
sia persone fisiche che societ per azioni ( o societ a responsabilit limitata o in accomandita per
azioni). Leggi speciali possono prevedere deroghe. Partecipare a una snc significa correre
integralmente, seppure in solido con altri, il rischio dell attivit d impresa. L atto costitutivo della
snc non richiede forme speciali a meno che ci non sia disposto dalla legge in relazione all oggetto
di un conferimento, nel qual caso per la mancanza di forma invalida il conferimento ma non la
costituzione della societ. Ne richiesta la forma scritta solo ai fini dell iscrizione nel registro delle
imprese, sicch in difetto si avr quella che viene chiamata societ irregolare, la irregolarit
traducendosi nella non applicazione delle discipline che hanno come premessa appunto la regolare
iscrizione dell atto costitutivo. Ai sensi dell art. 2295 c.c., l atto costitutivo deve indicare: il
cognome e il nome, il luogo e la data di nascita, il domicilio, la cittadinanza dei soci; la ragione
sociale, rappresentata dal nome di uno o pi soci seguito dall esplicazione del rapporto sociale, che
deve intendersi alla stregua di nome collettivo dell impresa edificata; i soci che hanno l
amministrazione e la rappresentanza della societ; la sede della societ e le eventuali sedi
secondarie; l oggetto sociale, i.e., il tipo di attivit d impresa che ci si propone di esercitare, e che
pu comprendere anche attivit a carattere consortile; i conferimenti dei soci; le prestazioni alle
quali sono obbligati i soci d opera; le regole di ripartizione degli utili e la quota di ciascuno negli
utili e nelle perdite; la durata della societ. Non tutte le indicazioni menzionate dall art. 2295 sono
essenziali, supplendo per molte di esse le regole dispositive stabilite dalla legge (es. Ammontare o
natura dei conferimenti, indicazione degli amministratori, criteri di ripartizione degli utili e delle
perdite). L atto costitutivo deve essere depositato a fini di iscrizione nel registro entro 30 gg dalla
sua conclusione presso l ufficio delle imprese della circoscrizione dove la societ ha sede. Al
deposito sono tenuti tutti gli amministratori e altres il notaio rogante in caso di stipula di atto
pubblico. In difetto, potranno provvedervi i soci a spese della societ o i soci potranno ottenere la
condanna degli amministratori ad eseguire l incombenza. Se il documento depositato manca di uno

dei suoi elementi essenziali, l ufficio del registro dovr rifiutarne l iscrizione. Gli effetti dell
iscrizione nel registro delle imprese sono l opponibilit ai terzi dell esistenza della societ (
regolare perch iscritta) e di tutti i criteri di organizzazione, anzitutto per quanto ne riguarda l
agire, indipendentemente dal fatto che i terzi li abbiano conosciuti o meno (cd. effetto reale della
costituzione della societ). L art. 3 d.P.R. n. 247/2004 regola la cancellazione della snc. Questa
prevista in caso: di irriperibilit della sede legale; di mancato compimento di atti di gestione per 3
anni consecutivi; di mancanza del codice fiscale; di mancata ricostruzione della pluralit dei soci
nel termine di 6 mesi; di decorrenza del termine di durata in assenza di proroga tacita. Le
circostanze sopra menzionate possono essere rilevate anche dall ufficio del registro. Si attiva cos
un procedimento che si conclude con provvedimenti, appunto di cancellazione della societ, da
parte del giudice del registro. L atto costitutivo pu subire modifiche durante la vita della societ.
La modifica deve essere presa con il consenso di tutti i soci, a meno che lo stesso atto costitutivo
non disponga diversamente. Si avr allora una deliberazione dei soci, assunta con la maggioranza
calcolata coi criteri pattiziamente stabiliti, che necessariamente dovr constare in un verbale scritto.
Entro 30 gg dalla sua formazione la modifica deve essere iscritta nel registro delle imprese ai fini
della sua opponibilit ai terzi, con onere di provvedervi a carico degli amministratori; e quando
risulta da delibera, con deposito di copia autentica del verbale che la documenta.
Lesservi conferimenti requisito essenziale per la validit del contratto. In realt si tratta di
conseguenza naturale del tradursi, la societ, in esercizio collettivo d attivit d impresa. L attivit
d impresa che si intende esercitare potr essere di vario tipo; di vario tipo potranno perci essere i
beni a questa strumentali che si conferiscono: danaro, beni mobili o immobili, crediti o anche
prestazioni d opera o di servizi. In difetto di indicazione il conferimento si intender, com ovvio,
dovuto in denaro. Contrariamente a quanto avviene nei contratti di scambio, i conferimenti dei soci
non devono essere fra loro equivalenti. Al contrario, la non equivalenza l ipotesi pi frequente. L
atto costitutivo dovr perci indicare a quale socio il conferimento debba essere imputato e quale ne
sia il valore. L art. 2253.2 avverte che se i conferimenti non sono determinati vale una duplice
presunzione: si presume dovuto il conferimento di quanto necessario per il conseguimento dell
oggetto sociale; si presume inoltre che i soci sono tenuti a conferire in parti eguali fra loro, in
un applicazione dell affectio societatis al costo per ciascun socio dell avvio dell esercizio in
comune dell attivit d impresa. Il conferimento non costituisce trasferimento nel significato
proprio del termine; rappresenta piuttosto un vincolo di destinazione del bene all esercizio
collettivo, in comune, dell attivit d impresa; si traduce in un mutamento di qualifica della
situazione giuridica del bene e in una conseguente diversa disciplina applicabile al suo uso (Ferri
jr). La legge si preoccupa delle garanzie dovute dal socio conferente e dei rischi che sono connessi
al conferimento. Se i beni sono conferiti in propriet, il rinvio alla disciplina delle garanzie e al
passaggio dei rischi come regolati dalla disciplina della vendita. Se i beni sono conferiti in
godimento, la garanzia regolata secondo le norme della locazione, ma il rischio resta a carico del
socio conferente. Se il conferimento di crediti, il conferente risponde dell insolvenza del debitore
ceduto nei limiti del valore attribuito al conferimento. Il conferimento pu avere ad oggetto anche
prestazioni d opera (non lavoro subordinato). Il socio d opera corre il rischio della impossibilit
della prestazione cui tenuto, anche per cause a lui non imputabili.
8.3. L invalidit dell atto costitutivo.

Il contratto di societ, e dunque l atto costitutivo di snc, soggiace alla disciplina dei vizi del
contratto in generale. Pi facilmente che un vizio del contratto, potr verificarsi un vizio della
partecipazione del singolo socio. La vicenda va tuttavia considerata tenendo conto della pluralit di
parti. L errore in cui sia caduto un socio deve pertanto essere riconoscibile da tutti gli altri soci.
Com ovvio, l intervento del socio all attivit comune quando era consapevole del vizio della sua
partecipazione al contratto sociale lo rende componente del gruppo sulla base della evidente
accettazione delle sue regole per il comportamento concludente assunto. In un ipotesi di invalidit
dell atto costitutivo iscritto nel registro delle imprese potrebbe essere stata egualmente esercitata l
attivit d impresa programmata in comune prima che il giudice si sia pronunziato al riguardo. Nei
rapporti interni, a rigore ne dovrebbe rispondere solo chi ha operato e chi vi ha consentito. Ma nei
confronti esterni, cio dei terzi, la esteriorizzazione del vincolo sociale verificatasi con l iscrizione
nel registro conserva la sua obiettiva valenza: sicch tutti i soci risponderanno dell attivit
compiuta secondo la regola della snc. Se un attivit in comune stata compiuta, se ne dovr
comunque procedere alla liquidazione pur in presenza di un atto costitutivo invalido, per le ragioni
che si sono precedentemente illustrate al paragr. 7.4.

8.4. L organizzazione patrimoniale.


La snc si traduce in una organizzazione per l esercizio in comune della attivit d impresa
incentrata, sotto il profilo patrimoniale, su due principi: 1) la destinazione dei beni conferiti all
esercizio dell attivit; 2) la responsabilit personale dei soci per le obbligazioni sociali, in via
illimitata, solidale e sussidiaria, nel senso che ogni socio risponde dell attivit comune con tutti i
suoi beni, ma in solido con gli altri e previa escussione del patrimonio sociale da parte dei creditori.
I due principi interferiscono tra loro e si condizionano a vicenda.
A) La creazione e l esercizio di un attivit d impresa esigono investimenti a tale scopo finalizzati,
e a ci provvedono i soci con i conferimenti, formandosi cos un aggregato di beni (che si
qualificano) comuni o sociali. Sotto il profilo giuridico, la destinazione si traduce in vincoli sui beni
sociali, nei confronti vuoi dei soci vuoi dei terzi. Il primo vincolo la innammissibilit di
compensazione fra il credito del terzo verso il socio e il debito di quello stesso terzo nei confronti
della societ (art. 2271). Il secondo vincolo puntualizzato dall art. 2256, secondo cui il socio non
pu servirsi dei beni sociali per fini estranei a quelli propri della societ. Il terzo vincolo nei
confronti dei creditori, divisi in sociali e particolari del socio. I creditori sociali dovranno far valere
le loro pretese sui beni destinati all attivit d impresa, dunque sul patrimonio della societ, e solo
dopo l infruttuosa escussione di questo saranno legittimati a chiedere il pagamento dai singoli
soci. I creditori particolari del socio non possono invece agire sui beni conferiti dal socio n sulla
quota di patrimonio sociale di costui, ma solo sugli utili che eventualmente gli spettano; n possono
chiedere la liquidazione della quota del loro debitore finch dura la societ. Le uniche eccezioni
sono in caso di fallimento del socio, che allora diviene inidoneo alla gestione collettiva dell
impresa ed perci escluso di diritto, sicch il fallimento acquisir la quota del socio previa
liquidazione della stessa; e l ipotesi di proroga della societ, nel qual caso il creditore individuale
non obbligato a rispettare il prolungamento di durata della societ, il vincolo di conservazione dei
valori destinati all attivit d impresa fermandosi alla durata del rapporto societario originariamente
stabilita. La destinazione dei beni all attivit d impresa e la separatezza che si determinano fra

patrimonio sociale e personale dei soci, sono enfatizzate dall art. 2266, ai sensi del quale la societ
acquista e assume obbligazioni tramite i soci che ne hanno la rappresentanza e sta in giudizio in
persona dei medesimi.
B) La responsabilit dei soci , si diceva, illimitata e solidale. La resp dei soci, se illimitata, si
aggiunge dunque a quella che fa carico alla societ, e la solidariet fra i soci, non nei confronti
della societ. Ne discende che le pretese dei creditori sociali devono prima essere soddisfatte con il
patrimonio sociale. L esperimento non soddisfacente anche in parte della pretesa nei confronti della
societ costituisce cos condizione di procedibilit dell azione del creditore mirata ad ottenere il
pagamento del socio. Si usa perci dire che il socio gode del BENEFICIO DI ESCUSSIONE; ed
ogni socio escusso dal creditore sociale potr poi chiamare in causa i consoci, stante il rapporto di
solidariet che intercorre fra loro a fronte della pretesa del terzo. Il principio tassativo. I soci per
vero possono limitare il proprio rischio, e circoscrivere la partecipazione di ciascuno di essi alle
perdite. Ma tale patto non ha effetto nei confronti dei terzi sicch limita la sua efficacia nello
stabilire una organizzazione obbligatoria interna ai soci quanto alla misura della rispettiva
sopportazione delle perdite, che ogni socio potr far valere nei confronti dei consoci, ferma restando
per la responsabilit illimitata e solidale di ciascuno e di tutti nei confronti dei terzi. Il patto in
parola cmq nullo quando esclude interamente uno o pi soci della partecipazione alle perdite (cd.
divieto di patto leonino: art. 2265). La natura e la consistenza dei beni destinati all esercizio dell
impresa varieranno inevitabilmente per effetto del carattere dinamico dell attivit d impresa. La
conservazione della destinazione all esercizio avr ad oggetto allora non i beni conferiti nella loro
composizione materiale, ma il valore di quei beni seppure rappresentato da o se si vuole calcolato
sugli altri e diversi beni che facciano capo alla societ. Da qui il precetto di indicare nell atto
costitutivo il valore dei beni conferiti perch possa aversi snc regolare. Il valore complessivo dei
conferimenti al momento in cui vengono effettuati, calcolato in valuta ed espresso numericamente
viene denominato CAPITALE (o capitale sociale o nominale); in termini economici rappresenta la
ricchezza che i soci decidono di investire nell attivit d impresa e di vincolare al suo esercizio; la
sua formazione fittizia punita anche penalmente. Il complesso dei beni che in qualsiasi
momento faccia capo all impresa invece denominato PATRIMONIO, e il suo valore corrisponde
al valore calcolato sommando il valore dei beni esistenti quando quel valore si voglia accertare, beni
che naturalmente variano rispetto al momento originario della societ vuoi per natura vuoi per
consistenza economica. La destinazione vincolane del capitale all esercizio dell attivit d impresa
pu subire deroga. I soci potranno cos decidere, nell esplicazione della loro autonomia privata, di
aumentare il capitale effettuando nuovi conferimenti, o di ridurlo rimborsando a ciascuno di essi
parte dei conferimenti o liberandolo dall obbligo di effettuarli. La legge consente l esecuzione
della riduzione del capitale solo decorsi 3 mesi dall iscrizione della relativa delibera nel registro
delle imprese; entro quel termine ogni creditore legittimato ad opporsi. Sicch l opposizione del
creditore, anche di un solo creditore, impedisce l esecuzione della delibera di riduzione ed impone
la conservazione della destinazione nella misura originariamente stabilita. Nonostante l
opposizione il tribunale pu tuttavia disporre l esecuzione della riduzione di capitale, ma solo se la
societ presti idonea garanzia, cos confermandosi la sostanza della impostazione poc anzi
enunciata senza irrigidirla inutilmente.
C) Il ruolo svolto dal capitale in punto di organizzazione dei beni appartenenti alla societ si
esprime anche nella disciplina stabilita dalla legge in materia di utili (art. 2303). La individuazione

dell utile dell attivit d impresa esige evidentemente un processo di accertamento e di valutazione
delle situazioni soggettive e passive riferite all attivit d impresa. Ci avviene con la redazione di
un bilancio in un contesto di scritture contabili obbligatoriamente tenute, e di queste richiamo
espresso per la snc. Nel bilancio verranno cos registrate, in elencazione contrapposte, tutte le
situazioni attive e passive facenti capo alla societ (cd. attivo e passivo del bilancio). Nel passivo
sono iscritte per non solo le passivit reali (debiti, accantonamenti a fronte dei rischi presunti), ma
anche poste passive ideali, delle quali la pi importante il capitale. La iscrizione del capitale nella
espressione numerica che si poc anzi indicata nel passivo del bilancio provoca un immediata
evidente conseguenza. Giacch, gi per principio logico, utile ci che si conserva del valore dell
attivo una volta sottratto il valore del passivo. Il che si traduce nel non potersi individuare utile dell
impresa senza preventivamente rispettare il vincolo di destinazione del capitale, perch al valore
della posta passiva capitale deve corrispondere eguale valore in attivo, e non pu parlarsi di utile se
l attivo non sopravvanzi il passivo tra le cui voci iscritto anche il capitale: onde giacch il capitale
non esprime debito o passivit reale alcuna ma semplicemente, il valore dei beni al momento del
loro conferimento, un valore di beni corrispondente al valore del capitale deve restare nell attivo e
conservarsi perci destinato all esercizio dell impresa. L art. 2303.2 stabilisce che non pu farsi
luogo a ripartizione di utili se si verifica una perdita di capitale sociale, fino a che il capitale sociale
non sia reintegrato o ridotto in misura corrispondente. Il non poter distribuire utili in una circostanza
del genere, com enunciato dall art. 2303.2 la conseguenza immediata del principio di
organizzazione del patrimonio della societ ai sensi del quale il capitale destinato all esercizio
dell impresa e non pu essere da questa distratto commuffandolo per utile. Anche l art. 2303.1
pone una tutela alla destinazione del capitale, mirato ad evitare pratiche elusive. Il bilancio una
rappresentazione di valori, per la determinazione dei quali la legge pone regole assai dettagliate. Il
mancato rispetto di quelle regole e la valutazione dei cespiti dell attivo per importi superiori o dei
cespiti del passivo per importi inferiori a come invece dovuto altera evidentemente i risultati,
facendo emergere un utile non realmente conseguito, dove realmente conseguente sta per
conseguito in base a valutazioni rispettose della legge. Si ha cos un sistema organizzativo dell
intero patrimonio dell impresa di ben maggiore respiro di quello di cui si trattato in prima battuta
parlando di destinazione del capitale, ma che quella destinazione in primis comprende e rafforza; e
che per ci che adesso ci occupa consente di stabilire: che l utile regolarmente conseguito solo
quello calcolato per effetto di valutazioni effettuate a termini di legge; e che quando cos non sia,
non vi in realt utile distribuibile, perch ove lo si distribuisse non verrebbe a monte rispettata la
disciplina che comporta anche, o piuttosto si impernia sul vincolo di destinazione del capitale all
esercizio dell attivit d impresa.
8.5. L organizzazione dei soci.
La partecipazione del socio alla snc viene usualmente chiamata QUOTA. Si tratta di una figura
relazionale. La quota esprime semplicemente il contratto di societ considerato dal lato del socio,
sicch deve ravvisarsi una nozione riflessa. Concettualmente, commisura la partecipazione del socio
all organizzazione; in termini empirici, si traduce nel fascio di situazioni soggettive attive e passive
che fanno capo al socio in quanto parte del contratto e componente dell organizzazione,
patrimoniale ed operativa, che ne deriva. La quota ha evidentemente un valore; ma anche questo
relazionale al valore della societ perch si calcola in funzione della percentuale di partecipazione
del socio, in tutti i suoi profili. Il codice non prevede il trasferimento della quota di snc; a rigore non

lo esclude nemmeno. La sostituzione della parte in un contratto di scambio ammessa dall art.
1406 con il consenso dell altra parte, e che la sostituzione del socio di snc defunto con l erede
ammessa dall art. 2284 ove si consentano erede e consoci. Vi sono dunque sufficienti basi
argomentative per sostenere che anche il trasferimento negoziale della quota rientri nell
ordinamento. Quel trasferimento comporta tuttavia modifica dell atto costitutivo. E fattibile perci
(solo) con il consenso di tutti gli altri soci. Ci si pu chiedere se l atto costitutivo possa legittimare
la libera trasferibilit della quota. Due circostanze confortano la risp positiva: nell esplicazione
dell autonomia privata i soci ben dovrebbero poter regolare a priori i loro rapporti anche in
funzione di un nuovo entrante; inoltre, la quota si sostanzia nella partecipazione ad un attivit d
impresa esercitata collettivamente, che da principio aperta a tutti: sicch nulla si oppone per una
libert dei soci di organizzare a loro scelta l esercizio collettivo della attivit d imprea anche
quanto a chi possa in futuro partecipare alla societ sostituendosi a chi dapprima sia intervenuto.
Chi entra nella snc per acquisizione di una sua quota ne diventa socio a tutti gli effetti: risponde
perci illimitatamente e solidamente per tutte le obbligazioni sociali, anche di quelle anteriori al suo
ingresso in societ. Il socio uscente si conserva invece responsabile per le obbligazioni sociali
anteriori allo scioglimento del suo rapporto con la societ. Le situazioni soggettive attive facenti
capo al socio si distinguono, a rigore, in diritti quando hanno contenuto patrimoniale e in poteri
quando hanno contenuto organizzativo.
A) I DIRITTI PATRIMONIALI riconosciuti dalla legge ai soci sono il diritto agli utili, il diritto
alla quota di liquidazione e, a rigore, anche il diritto di recesso. La percentuale di partecipazione
agli utili del socio di regola proporzionale alla sua quota di conferimento, cio quanto ha investito
nella societ, e corrisponde alla sua percentuale di partecipazione alle perdite. Nel silenzio dell atto
costitutivo, si presume anzi che la regola organizzativa sia quella ora enunciata (art. 2263, co. 1 e
3). Ne ammessa per la deroga, e dunque il disequilibrio fra la partecipazione agli utili e la
partecipazione alle perdite, e di entrambe rispetto ai conferimenti. Il limite il divieto di patto
leonino (art. 2265: nullo il patto con il quale uno o pi soci sono esclusi da ogni partecipazione
agli utili o alle perdite) . Si assume l esistenza di un patto leonino anche quando non ci si trovi
davanti a una sua espressione in termini assoluti, ma la partecipazione agli utili o alle perdite sia
per prevista in termini cos irrisori da rappresentare elusione della norma nel giudizio di valore
dell organo giudicante. L art. 2264 legittima la determinazione da parte di un terzo della
percentuale di utili spettante al socio e di perdite di cui egli debba farsi carico. In tal caso, il rinvio
all art. 1349. Il socio di snc pu conferire anche solo una sua prestazione. Si avr allora il cd.
SOCIO D OPERA. Se l atto costitutivo non precisa la sua partecipazione negli utili e nelle perdite,
questa fissata dal giudice (art. 2263.2). Ai sensi dell art. 2262, ogni socio ha diritto a percepire la
sua parte di utili dopo l APPROVAZIONE del RENDICONTO che si chiude con un bilancio e
con un conto dei profitti e delle perdite. Cio, la pretesa del socio si perfeziona tout court davanti al
rendiconto, rectius al bilancio. Resta per fermo che senza un rendiconto non si perfeziona la
fattispecie costitutiva della pretesa concreta del socio a percepire l utile: si perci parlato di un dir
astratto e di un dir concreto all utile a seconda che la formazione per fasi successive della
fattispecie si sia conclusa o meno.
B) Il dir alla QUOTA DI LIQUIDAZIONE sta a significare che una volta (sciolta la societ)
dismesso tutto l attivo e pagati tutti i debiti, il residuo attivo compete ai soci di regola in via

proporzionale alla quota di conferimento. Il dir di credito del socio si perfeziona con l
approvazione del bilancio finale di liquidazione e del piano di riparto (art. 2311).
Fanno carico al socio di snc anche situazioni soggettive passive. Il socio tenuto al conferimento, il
quale, se non si traduce in consegna contestuale all atto di costituzione, la pretesa nei confronti del
socio verr esercitata dagli amministratori o dai liquidatori. Il socio inadempiente potr essere
escluso. Una pretesa che trova ragione nella resp illimitata del socio non pu essere promossa dagli
amministratori della societ; a rigore tipica dei creditori sociali. Il socio di snc sottoposto al
DIVIETO DI CONCORRENZA (art. 2301.1) : egli non legittimato infatti ad esercitare un attivit
concorrente a quella della societ, n per conto proprio n per conto altrui, n direttamente n
partecipando come socio illimitatamente responsabile a societ concorrente. La violazione del
divieto legittima la societ a pretendere il risarcimento del danno dal socio inadempiente: n
giustifica altres l esclusione dalla societ. E ammessa la rimozione del divieto per consenso degli
altri soci. L atto costitutivo pu anche prevedere che la decisione sia presa, nel caso concreto, a
maggioranza. E il consenso addirittura si presume se la situazione concorrenziale preesisteva all
atto costitutivo e i consoci ne erano a conoscenza, cosicch l accettazione del socio concorrente
nell atto costitutivo viene equiparata a consenso a che continui nell es di quell attivit.
Pi complessa la vicenda dei poteri organizzativi. Sotto il profilo pratico, pu osservarsi che il
socio cogestisce l impresa, atteso che in mancanza di diversa pattuizione, l amministrazione della
societ spetta a ciascuno dei soci disgiuntamente dagli altri (art. 2257). Sotto il profilo giuridico, la
constatazione adesso ricordata ha tuttavia mero carattere empirico: il potere d iniziativa, che
comprende il potere di porre le norme che regolano l organizzazione, non il potere d
amministrazione (Ferri), che anche nella snc ha sempre carattere derivato, in coerenza al modello
organizzativo convenuto ( e non per nulla l art. 2257 trova carattere residuale). Vero invece che il
potere tipico dei soci di organizzare la gestione come vogliono, e ancora di controllarla; e in
questo contesto, compete loro anche il potere di stabilire, nell atto costitutivo anzitutto, e in difetto
con decisione presa con le modalit ivi fissate, i criteri di amministrazione della societ e di
nominare gli amministratori.
A) Il POTERE D INIZIATIVA dei soci si sostanzia soprattutto nella fissazione delle regole dell
organizzazione in sede di formazione del contratto sociale, nella modifica di quelle regole, nello
scioglimento della societ e nella proroga della durata della stessa, nella esclusione della parte
inadempiente dal gruppo. Ai soci compete inoltre il potere di controllo dell amministrazione,
nonch il diritto di recedere dalla societ. Qui conviene ricordare che le regole di organizzazione
contenute nell atto costitutivo possono incidere anche sulle modalit di esplicazione collettiva del
potere di iniziativa. In buona sostanza, una volta conclusosi fra i soci il contratto sociale, si tratta
sempre di modifiche dello stesso quanto al contenuto e alla durata della sua efficacia, per le quali
occore in principioil corisporre una organizzazione a carattere pi incisivo, ammettendo, per alcune
o per tutte le decisioni, la delibera a maggioranza, semplice o qualificata, ed eventualmente
stabilendo anche le modalit procedimentali di formazione della delibera (art. 2252.2). Nel
provvedimento deliberativo l espressione di consenso o dissenso del socio viene poi chiamata
VOTO, favorevole o contrario. La DICHIARAZIONE DI VOTO ha natura NEGOZIALE.
Soggiace dunque alle regole, anzitutto di validit o invalidit, del negozio giuridico. Non richiede in
principio forme particolari, ma le modalit organizzative stabilite nell atto costitutivo potranno
prescriverne. Non nemmeno a rigore dovuta, ma la sua astensione, di regola, equivale a voto

contrario. La procedura di raccolta dei voti non risulta procedimentalizzata; la snc non conosce
tassative sequenze di convocazione, riunione, discussione e votazione come stabilito invece per le
spa. Trattandosi peraltro di un opportuno criterio di ordine e di tutela del singolo l dove non
occorra unanimit di consensi, gli atti costitutivi di regola vi provvedono quando ammettono il
principio maggioritario. La MODIFICA dello statuto pu riguardare ogni clausola, anche l oggetto
sociale, cio il settore commerciale o industriale o finanziario nel quale i soci intendono svolgere
attivit d impresa, o il tipo di societ.
B) Passando adesso alla ORGANIZZAZIONE AMMINISTRATIVA della societ, i modelli
richiamabili sono diversi, anche qui trovando applicazione l autonomia negoziale dei soci. L atto
costitutivo potr cos stabilire: i) la nomina di un UNICO amministratore, oppure ii) di un consiglio
di amministrazione che deliberi a maggioranza; oppure iii) che l amministrazione sia attribuita a
due o a pi o tutti i soci CONGIUNTAMENTE, nel quale caso occorrer il consenso di tutti i soci
coamministratori per il compimento di ogni operazione (art. 2258.3); oppure iv) che su ogni
operazione decidano tutti i soci a maggioranza, nel qual caso la maggioranza si determina avendo
attenzione alla parte di utili spettante a ciascun socio (art. 2258.2), a meno che l atto costitutivo non
precisi un diverso criterio di calcolo; oppure infine v) ciascun socio godendo del potere di
amministrare DISGIUNTAMENTE dagli altri (art. 2257.1). I modelli sono anche combinabili.
Unica ipotesi che si usa dire esclusa la nomina di un NON socio ad amministratore, in ci
volendosi fare emergere il vincolo di intervento e di competenza personale dei soci, e di questi
soltanto, nella gestione. Quando socio sia una SOCIETA, il rappresentante legale di questa pu
rivestire la carica di amministratore o amministrare congiuntamente o disgiuntamente con altri.
Nell ipotesi di amministrazione DISGIUNTIVA, non improbabile il disaccordo fra soci
coamministratori. Ogni socio allora legittimato ad opporsi all operazione promossa da altri prima
che sia compiuta (art. 2257.2), e sul conflitto deliberano i soci con le maggioranze poc anzi
indicate (art. 2257.3). Il conflitto pu essere anche ETERORISOLTO. L art. 37 del d.lgs. 5/2007,
ammette che l atto costitutivo di snc deferisca alla decisione di uno o pi terzi eventualmente
organizzati collegialmente la soluzione dei contrasti fra amministratori su questioni attinenti alla
gestione della societ. Il terzo o i terzi possono dare anche indicazioni vincolanti su questioni
collegate con quelle espressamente deferite, in una sorta di estensione a macchia d olio della
eterogestione. La decisione del terzo o dei terzi impugnabile a norma dell art. 1349.2 (cd.
determinazione rimessa al mero arbitrio del terzo) solo provando la sua o loro mala fede.
C) L amministratore pu essere REVOCATO (art. 2259). Se nominato con l atto costitutivo,
occorre giusta causa, altrimenti la revoca restando priva di effetti. Se nominato con atto separato, la
revoca invece libera, ma quando nell atto di nomina era pattuita l irrevocabilit o all
amministratore era attribuito un emolumento (compenso percepito per prestazioni professionali), l
amministratore revocato pu pretendere il risarcimento dei danni, a meno che non ricorra a suo
carico (inadempimento che comporti) giusta causa di revoca. La disciplina alla quale l art. 2259
rinvia quella del mandato. La revoca deve essere decisa da tutti o a maggioranza dei soci, a
seconda del criterio applicato per la nomina. La revoca per giusta causa pu essere invece (anche)
chiesta giudizialmente da ogni socio (art. 2259.3).
D) Quanto ai DIRITTI e agli OBBLIGHI degli amministratori l art. 2260.1 rinvia alla disciplina
del mandato. Il rinvio esprime e sottolinea il carattere DERIVATO dei poteri dell amministratore,
ma va costruito avendo attenzione alla differenza fra il contenuto tipico del mandato (compimento

di uno o pi atti giuridici) e quello dell incarico conferito ad un amministratore di societ (gestione
dell attivit d impresa), il secondo essendo certamente pi vasto e con potenzialit ben pi
variegate. La norma secondo cui il mandato comprende non solo gli atti per i quali stato
conferito, ma anche quelli necessari al loro compimento (art. 1708) va quindi applicata avendo
come obiettivo appunto la GESTIONE DELL IMPRESA e come portata la legittimazione a
compiere ogni atto che alla gestione dell impresa sia strumentale, se si vuole anche a titolo gratuito.
La norma secondo cui il mandato generale non comprende gli atti che eccedono l ordinaria
amministrazione, se non sono indicati espressamente (art. 1708.2) va inoltre interpretata tenendo
conto della natura dell attivit per la cui gestione dato incarico, sicch la straordinaria
amministrazione nel caso si traduce nel divieto di atti ESTRANEI all OGGETTO SOCIALE e
ancora di pi di atti che nella sostanza modifichino il tipo di attivit previsto nell atto costitutivo.
Dalla disciplina dettata per le snc, com ovvio, si ricavano ATTI DOVUTI dall amministratore,
che per converso ne indicano i poteri: ad es il potere/dovere di tenere le scritture contabili, di
redigere il rendiconto e il bilancio dell es, cos fornendo ai soci info completa dei risultati di ci
che si fatto; il potere/dovere di curare gli adempimenti pubblicitari prescritti al fine sopratt di
rendere le regole di organizzazione societaria opponibili ai terzi. Conseguenze del rinvio alla
disciplina del mandato sono anche: i) il diritto a compenso degli amministratori, a meno di patto
contrario; ii) il dovere di es personale delle f.ni, stante anche il rapp fiduciario che si instaura fra
amministratori e soci; iii) il dir dell amministratore a rinunziare all incarico, rispondendo dei danni
ma restando efficace la rinunzia quando il rapp a tempo determinato, oppure rispondendo dei
danni se non abbia dato congruo preavviso se il rapp a tempo indeterminato (art. 1727).
E) La RESPONSABILITA dell amministratore nell espletamento del suo incarico quella (del
mandato e quindi) del buon padre di famiglia (art. 1710.1). Va interpretata sopratt avendo
attenzione alla particolare cura e tensione in cui si traduce la DILIGENZA dovuta dal pater familias
e dell agente che tipica di ogni figura di interposizione gestoria. L art. 2260.2 precisa comunque
che vi resp solidale degli amministratori verso la societ per l adempimento degli obblighi ad
essi imposti dalla legge e dal contratto sociale. La resp tipica dell amministratore non si estende a
chi provi di essere esente da colpa.
F) Potere di GESTIONE e di RAPPRESENTANZA non sono figure coincidenti. Il primo attiene
alle scelte e alla decisione degli atti di cui si compone l azione della societ; il secondo concerne l
efficacia esecuzione di quegli atti nei confronti dei terzi. Possono perci coesistere in capo alla
stessa persona e possono soggiacere a regolazione diversa. Il CONFERIMENTO del potere di
rappresentanza deve perlatro coincidere (temporalmente) con quello del potere di gestione. L atto
costitutivo della snc deve perci indicare vuoi a chi sia delegata la rappresentanza della societ (art.
2295.1, n.3). Cos anche quando la nomina avvenga per atto separato. In difetto, si applica la norma
a carattere residuale per la cui rappresentanza spetta a ciascun amministratore. Anche le
MODALITA DI ESERCIZIO dei poteri di rappresentanza sono lasciate all iniziativa dei soci. La
rappresentanza potr perci essere attribuita ad un solo o a pi di un amministratore. Potr essere
anche ripartita con riguardo all oggetto e/o al valore degli atti da compiere, anche in
contemporanea ad un richiamo graduato dell es disgiunto o congiunto. Le LIMITAZIONI al potere
di rappresentanza devono ovviamente essere iscritte nel registro delle imprese per essere opponibili
ai terzi, altrimenti essendo onere della societ provare che questi ne sono a conoscenza. Nell
ipotesi in cui l atto costitutivo o l atto separato di nomina nulla dicano su limiti ai poteri di

rappresentanza, la prospettiva funzionale nella quale tali poteri si articolano fa s che la


rappresentanza si estenda a tutti gli atti ricompresi nell oggetto sociale (art. 2266.2). L atto
compiuto in mancanza di poteri rappresentativi, o anche in eccesso ai poteri rappresentativi conferiti
e regolamente pubblicati, NON PRODUCE EFFETTI nei confronti della societa.
G) Sembra naturale che i soci abbiano modo di essere INFORMATI su ci che viene fatto e ancora
di esercitare un controllo sull azione di chi gestisce per loro conto. La prima istanza viene
soddisfatta con la redazione di un BILANCIO ANNUALE da parte degli amministratori. La
comunicazione del bilancio non procedimentalizzata. L atto costitutivo, o anche l atto di nomina
degli amministratori possono intervenire al riguardo, disponendo la data entro cui il bilancio dell
esercizio precedente deve essere comunicato ai soci e/o le modalit di comunicazione. La legge non
prevede la pubblicazione del bilancio della snc. A rigore non ne richiede nemmeno l approvazione
da parte dei soci. Il bilancio resta atto degli amministratori. L atto costitutivo pu stabilire
ovviamente regola diversa. La resp degli amministratori non cancellata dalla clausola statuaria che
procedimentalizza redazione e approvazione del bilancio. L APPROVAZIONE del bilancio NON
LIBERA dunque gli amministratori, a rigore, nemmeno dalle resp a loro carico per la correttezza
nella redazione del rendiconto e del bilancio. L art. 1713.2 consente di dispensare il mandatario
dall obbligo di rendiconto. Non cos nella snc, perch rendiconto e bilancio sono
OBBLIGATORI per l impresa. Pi penetrante il POTERE DI CONTROLLO al cui es ogni socio
INDIVIDUALMENTE legittimato. Il socio potr prendere visione di ogni documento relativo
all organizzazione e all amministrazione dell attivit sociale oltre che delle scritture contabili, e
chiedere notizie agli amministratori sullo svolgimento degli affari sociali, con obbligo di corretta
risposta degli stessi.
H) Si parlato finora di poteri organizzativi dei soci. Non sembra invece che sussistano OBBLIGHI
O DOVERI O ONERI organizzativi dei soci, salvo, se si vuole, il loro dovere di comportamento
corretto e in buona fede, la cui violazione potr dar luogo solo a risarcimento del danno e, se del
caso, ad esclusione dalla societ.
8.6. Lo scioglimento del rapporto societario limitatamente a un socio.
La disciplina dei contratti plurilaterali consente, ai sensi dell art. 1459, la permanenza del rapp
anche quando venga meno la partecipazione di una delle parti, salvo che questa debba, secondo le
circostanze, essere considerata essenziale. Cos anche nelle snc, dovendosi per tenere presente
che considerazione a s merita l ipotesi della SOCIETA DI DUE SOCI. Il venir meno della
partecipazione di uno dei due soci provoca il venir meno della stessa pluralit di parti, sicch l
intero rapporto si sottrae al modello societario. Si registra cos una causa di scoglimento della
societ (art. 2272.1, n.4). Il rapporto societario conserva tuttavia una sua valenza e una sua
potenzialit. Per non sciogliersi, deve vedere la pluralit di soci ricostruita entro 6 mesi. I casi di
scioglimento parziale del rapp societaroio sono 3: per recesso, per esclusione o per morte del socio.
Il verificarsi di una causa di scioglimento limitatamente al socio rappresenta sempre MODIFICA
dell atto costitutivo. Il fatto deve essere per iscritto nel registro delle imprese, altrimenti non
essendo opponibile al terzo a meno che non si provi che ne fosse a conoscenza.
A) La MORTE DEL SOCIO produce come effetto ex lege lo scioglimento del rapporto fra tale
socio e la societ, con il conseguente obbligo per i soci superstiti di liquidare la quota del socio

defunto ai suoi eredi entro 6 mesi, artt. 2284 e 2289. Quindi, i soci superstiti non sono tenuti a
subire il subingresso in societ degli eredi del defunto.
Lart. 2284 concede ai soci superstiti altre due possibilit:
- essi possono decidere lo scioglimento anticipato della societ. In tal caso gli eredi del socio
defunto non hanno pi diritto alla liquidazione della quota entro i 6 mesi, ma devono attendere la
liquidazione della societ per partecipare alla divisione dellattivo che residua dopo lestinzione dei
debiti sociali;
- essi possono decidere di continuare la societ con gli eredi del defunto, ma in tal caso necessario
il consenso unanime di tutti i soci superstiti e degli eredi.
Tale decisioni devono essere prese entro 6 mesi dai soci superstiti e gli eredi non hanno alcuno
strumento giuridico per rimuovere lo stato di incertezza e costringere i soci ad una decisione
anticipata. Lart. 2284 fa salve le diverse disposizioni del contratto sociale, lasciando ai soci ampia
libert. Le clausole pi diffuse nella pratica sono:
- la clausola si consolidazione, con la quale si stabilisce che la quota del socio defunto rester
acquisita agli altri soci, mentre agli eredi sar liquidato solo il suo valore;
- la clausola di continuazione con gli eredi, con la quale i soci manifestano in via preventiva il
consenso al trasferimento della quota mortis causa; tale clausola si distingue in tre gruppi:
o la clausola vincola solo i soci superstiti, mentre gli eredi sono liberi di scegliere se aderire alla
societ o richiedere la liquidazione della quota, detta clausola di continuazione facoltativa;
o la clausola prevede anche lobbligo degli eredi di entrare in societ, con la conseguenza che essi
saranno tenuti a risarcire i danni ai soci superstiti ove non prestino il loro consenso; detta clausola
di continuazione obbligatoria;
o la clausola prevede lautomatico subingresso degli eredi in societ; detta clausola di
successione.
Queste due ultime clausole limitano la libert di decisione degli eredi. Una parte della dottrina le
ritiene valide, unaltra le ritiene invalide.
B) Il RECESSO lo scioglimento del rapporto sociale per volont del socio, art. 2285. Se la societ
a tempo indeterminato o contratta per tutta la vita di uno dei soci, ogni socio pu recedere
liberamente. Il recesso dovr essere comunicato a tutti gli altri soci con un preavviso di almeno tre
mesi, art. 2285, 3 comma, ed ha effetto decorso tale termine. Nella snc, in caso di proroga tacita
della societ, il socio ha diritto di recesso, art. 2307, 3 comma. Se la societ a tempo determinato,
il recesso ammesso per legge solo se sussiste giusta causa, art. 2285, 2 comma, cio se il recesso
una reazione ad un illegittimo comportamento degli altri soci tale da incrinare la reciproca fiducia.
Anche la volont di recedere per giusta causa deve essere portata a conoscenza degli altri soci, ma
in tal caso il recesso ha effetto immediato. Il contratto sociale pu prevedere altre ipotesi di recesso
oltre quelle stabilite per legge, specificandone le modalit di esercizio, detto recesso
convenzionale.
C) Lultima delle cause di scioglimento parziale del rapporto sociale costituita dall
ESCLUSIONE del socio della societ. Essa pu aver luogo di diritto oppure facoltativa, cio
rimessa alla decisione degli altri soci.
escluso di diritto, art. 2288:
a) il socio che sia dichiarato fallito; lesclusione opera dal giorno stesso della dichiarazione di
fallimento;
b) il socio il cui creditore particolare abbia ottenuto la liquidazione della quota, nei casi consentiti
per legge; lesclusione opera solo quando la liquidazione sia avvenuta effettivamente.

Lesclusione facoltativa, art. 2286, pu avvenire per:


a) gravi inadempienze degli obblighi che derivano dalla legge o dal contratto sociale, come il
mancato conferimento di quanto promesso o il comportamento ostruzionistico del socio;
b) interdizione, inabilitazione del socio;
c) sopravvenuta impossibilit di esecuzione del conferimento per causa non imputabile agli
amministratori.
Lesclusione deliberata dalla maggioranza dei soci calcolata per teste, art. 2287. La deliberazione,
motivata, deve essere comunicata al socio escluso ed ha effetto decorsi 30 giorni dalla data di
comunicazione. Entro tale termine il socio pu fare opposizione davanti al tribunale, il quale pu
sospendere lesecuzione della delibera. Se la societ formata da soli due soci, lesclusione di uno
di essi pronunciata direttamente dal tribunale su domanda dellaltro, art. 2287, 3 comma, e
diventa operante quando la sentenza sia passata in giudicato.
In tutti i casi in cui il rapporto sociale si scioglie limitatamente ad un socio, questi o i suoi eredi
hanno diritto alla liquidazione della quota sociale. O meglio, hanno diritto soltanto ad una somma di
danaro che rappresenti il valore della quota, art. 2289. Ci significa che il socio non ha diritto alla
restituzione dei beni conferiti in propriet o in godimento finch dura la societ. Il valore della
quota determinato in base alla situazione patrimoniale della societ nel giorno in cui si verifica lo
scioglimento del rapporto, tenendo conto delle operazioni in corso. La situazione patrimoniale della
societ va determinata attribuendo ai beni il loro valore effettivo, nonch tenendo conto del valore
di avviamento dellazienda sociale, degli utili e delle perdite delle operazioni in corso. Il pagamento
della quota spettante al socio deve essere effettuato entro 6 mesi dal giorno in cui si verificato lo
scioglimento del rapporto, art. 2289, e se richiesto dal creditore particolare deve essere fatto entro
tre mesi dalla richiesta, art. 2270. Il socio uscente o gli eredi del socio defunto sono responsabili
delle obbligazioni sociali contratte prima dello scioglimento del rapporto.
8.7.Lo scioglimento della societ in nome collettivo.
Le cause di scioglimento della ss, valide anche per la snc, sono fissate dallart. 2272 e sono:
a) per il decorso del termine fissato nellatto costitutivo; tuttavia prevista una proroga della
durata della societ, sia espressa, sia tacita. Secondo lart. 2273, la societ tacitamente prorogata
a tempo indeterminato quando, decorso il tempo per cui fu contratta, i soci continuano a compiere
le operazioni sociali;
b) per il conseguimento dell'oggetto sociale o per la sopravvenuta impossibilit di conseguirlo;
fra le cause che rendono impossibile il conseguimento delloggetto sociale la giurisprudenza
ricomprende anche gli ostacoli al funzionamento della societ determinati dallinsanabile discordia
fra i soci;
c) per la volont di tutti i soci; salvo che latto preveda che lo scioglimento possa essere deliberato
a maggioranza;
d) quando viene a mancare la pluralit dei soci, se nel termine di sei mesi questa non
ricostituita;
e) per le altre cause previste dal contratto sociale. Nella snc sono cause specifiche il fallimento
della societ e la liquidazione coatta amministrativa, art. 2308.

Tutte le cause di scioglimento operano automaticamente, di diritto, per il solo fatto che si sono
verificate. Ogni socio pu agire giudizialmente per il loro accertamento e gli effetti dello
scioglimento decorrono in ogni caso da quando la causa si verificata, non da quando accertata.
Quando si verifica una causa di scioglimento la societ entra automaticamente in stato di
liquidazione e nella snc tale situazione deve essere espressamente indicata negli atti e nella
corrispondenza, art. 2250, 3 comma. La societ per non si estingue immediatamente. Infatti,
prima si deve provvedere al soddisfacimento dei creditori sociali ed alla distribuzione fra i soci
delleventuale residuo attivo. Tuttavia, si producono alcuni effetti preliminari.
Lulteriore attivit della societ deve tendere solo alla definizione dei rapporti in corso, perci i
poteri degli amministratori sono limitati al compimento degli affariurgenti, art. 2274 e i liquidatori
che subentrano non possono intraprendere nuove operazioni e rispondono personalmente e
solidalmente per gli affari intrapresi in violazione ditale divieto, art. 2279. Tuttavia, i soci possono
ratificare o autorizzare gli atti non urgenti compiuti dai soci amministratori o le nuove operazione
intraprese dai liquidatori, rimuovendo i limiti legali posti ai loro poteri. Per i soci, sorge il diritto
alla nomina dei liquidatori, art. 2275 ed il diritto alla liquidazione della quota, una volta estinti i
debiti sociali, art. 2282. Resta fermo lobbligo dei soci ad eseguire i conferimenti ancora dovuti, sia
pure nei limiti in cui i fondi disponibili risultino insufficienti per il pagamento dei debiti sociali, art.
2280. I creditori sociali non possono pi ottenere la liquidazione della quota del socio loro debitore,
ma dovranno attendere la liquidazione per rivalersi sulla quota di liquidazione del loro debitore. Lo
stato di liquidazione pu essere revocato dai soci con il conseguente ritorno della societ alla
normale attivit di gestione. Con la revoca della liquidazione si avr continuazione della stessa
societ e non la costituzione di una nuova societ. La decisione di revoca deve essere adottata
allunanimit.
Ferma restando la necessit del procedimento di liquidazione, le modalit dello stesso, oltre a essere
previste dal codice civile, possono essere liberamente determinate dai soci nel contratto sociale o al
momento dello scioglimento, art. 2275. Il procedimento di liquidazione inizia con la nomina di uno
o pi liquidatori, e richiede il consenso di tutti i soci, se non pattuito diversamente nellatto
costitutivo. In caso di disaccordo fra i soci, i liquidatori sono nominati dal presidente del tribunale.
La revoca dei liquidatori pu discendere dalla volont di tutti i soci ed in ogni caso dal tribunale
per giusta causa, su domanda di uno o pi soci, art. 2275.Nella snc, e oggi anche nella ss, sia la
nomina che la revoca dei liquidatori devono essere iscritte nel registro delle imprese, art. 2309.
Nella snc irregolare, la nomina e la revoca devono essere portate a conoscenza dei terzi con mezzi
idonei. Con laccettazione della nomina, i liquidatori prendono il posto degli amministratori.
Questultimi devono consegnare ai liquidatori i beni e i documenti sociali e presentare loro il
resoconto della gestione del periodo successivo allultimo bilancio. Gli amministratori e i
liquidatori devono redigere insieme linventario, detto bilancio di apertura della liquidazione, dal
quale risulta lattivo e il passivo del patrimonio sociale. I compiti dei liquidatori sono quelli di
convertire in danaro i beni sociali, pagare i creditori, ripartire fra i soci leventuale residuo attivo.
Quindi, sono investiti del potere di compiere tutti gli atti necessari per la liquidazione. Ad essi
inoltre compete la rappresentanza legale della societ, anche in giudizio, art. 2278. Sui liquidatori
incombono due divieti:
1. non possono intraprendere nuove operazioni, cio operazioni che non sono in rapporto con
lattivit di liquidazione. Se violano tale divieto, essi rispondono personalmente e solidalmente per
gli affari intrapresi, art. 2279, nei confronti dei terzi;

2. non possono ripartire fra i soci, neppure parzialmente, i beni sociali finch i creditori sociali non
siano pagati o non siano state accantonate le somme necessarie per pagarli, art. 2280. La violazione
di questo divieto espone i liquidatori a responsabilit civile nei confronti dei creditori sociali ed
anche sanzionata penalmente.
Per il resto gli obblighi e le responsabilit dei liquidatori sono regolati dalle norme stabilite per gli
amministratori, art. 2276.
Estinti tutti i debiti sociali la liquidazione si avvia alla fine con la definizione dei rapporti fra i soci.
I liquidatori devono restituire ai soci i beni conferiti in godimento nello stato in cui si trovano. E se
tali beni sono deteriorati o periti per causa imputabile agli amministratori, i soci hanno diritto al
risarcimento dei danni a carico del patrimonio sociale, salva lazione di responsabilit contro gli
amministratori. Il saldo attivo di liquidazione destinato innanzitutto al rimborso del valore
nominale dei conferimenti, determinato secondo la valutazione fattane in contratto o secondo il
valore che essi avevano al momento in cui furono eseguiti. Leventuale eccedenza poi ripartita fra
tutti i soci in proporzione della partecipazione di ciascuno nei guadagni, art. 2282.
Nella ss, non prevista nessuna regola per la chiusura del procedimento di liquidazione Nella snc, i
liquidatori devono redigere il bilancio finale di liquidazione ed il piano di riparto. Il bilancio,
sottoscritto dai liquidatori, ed il piano di riparto vanno comunicati ai soci tramite raccomandata e si
intendono approvati se non sono impugnati dai soci entro 2 mesi dalla comunicazione. In caso di
impugnazione giudiziale i liquidatori possono chiedere che la liquidazione sia esaminata
separatamente dalla divisione, art. 2311. Con lapprovazione del bilancio, i liquidatori sono liberati
di fronte ai soci.
Nella snc irregolare, la chiusura del procedimento di liquidazione determina lestinzione della
societ, semprech la relativa disciplina sia stata rispettata e i creditori sociali siano soddisfatti. In
mancanza, la societ ancora esistente.
Nella snc regolare, e nella ss, secondo lart. 2312, approvato il bilancio finale di liquidazione i
liquidatori devono chiedere la cancellazione della societ dal registro delle imprese. Inoltre, i
liquidatori devono depositare le scritture contabili e i documenti che non spettano ai singoli soci
presso la persona designata dalla maggioranza, per essere conservati 10 anni. La cancellazione pu
anche essere disposta dufficio, quando lufficio rilevi delle circostanze sintomatiche dellassenza di
attivit sociale, come lirreperibilit presso la sede legale, il mancato compimento di atti di gestione
per tre anni consecutivi, mancanza del codice fiscale, mancata ricostituzione della pluralit dei soci
entro 6 mesi, art. 3 dpr 247/2004. Latto della cancellazione dal registro delle imprese condizione
necessaria per lestinzione della societ. I creditori non soddisfatti, secondo lart. 2312, possono far
valere i loro crediti nei confronti dei soci e, se il mancato pagamento dipeso da colpa dei
liquidatori, anche nei confronti di questi.
8.8.La societ in nome collettivo irregolare.
E IRREGOLARE la snc non iscritta nel registro delle imprese. Si usa dire che alla snc iregolare si
applica la disciplina della societ semplice (ss). Il rinvio, se espresso in termini totalizzanti, non
esatto (e per vero la legge non si pronuncia in tal senso). Come nella ss, gli atti organizzativi della
snc irregolare non possono essere opposti ai terzi se non provando che i terzi ne erano a conoscenza.

Come nella ss ancora il creditore particolare pu chiedere la liquidazione della quota del socio suo
debitore in ogni tempo e i creditori sociali possono rivolgersi direttamente al socio illimitatamente
responsabile. Ma lequiparazione si ferma a questo livello. La snc irregolare pur sempre es
collettivo d attivit d impresa. Non ammesso perci patto limitativo della resp di uno o pi soci,
come invece nella ss. Dovranno inoltre applicarsi le discipline tipiche della impresa commerciale,
ad es., la tenuta delle scritture contabili. E soprattutto la snc irregolare sottoposta, diversamente
dalla ss, al fallimento e alle altre discipline concorsuali.
8.9. La societ semplice.
Il connotato caratterizzante la ss in negativo: non pu avere ad oggetto attivit commerciale. Il
contratto (costitutivo) di ss non necessita di forme particolari. Il codice non ne indica nemmeno il
contenuto, che andrebbe perci ricostruito nell applicazione della disciplina generale dei contratti.
Il D.P.R. 581/1995 ne prescrive per l iscrizione in sezione speciale del registro delle imprese. E a
tale scopo prevede: o un ATTO SCRITTO di cui gli amministratori hanno l onere di depositare
copia presso il registro delle imprese, completo di dati ad istar di come regolato l atto costitutivo
di snc; oppure, quando il contratto sia verbale, una DOMANDA di iscrizione SOTTOSCRITTA da
tutti i soci, ragionevolmente contenente gli stessi dati previsti per quando la costituzione risulti da
atto scritto. Vanno iscritte ovviamente anche le modifiche al contratto. La iscrizione nel registro ha
effetto di PUBBLICITA DICHIARATIVA quando l oggetto sia l es di attivit agricola, di
PUBBLICITA NOTIZIA negli altri casi. Ci si pu chiedere cosa succeda in mancanza d
iscrizione. Evidentemente bisogna distinguere a seconda dell attivit esercitata. Se si tratta di
attivit agricola, le conseguenze non sono da poco. L iscrizione rende gli atti organizzativi della
societ tout court opponibili ai terzi. In sua mancanza, gli atti sono invece opponibili solo se la
societ ne provi la conoscenza da parte del terzo ( e potrebbe allora qui parlarsi di SOCIETA
SEMPLICE AGRICOLA IRREGOLARE). Se si tratta di societ non agricola, le conseguenze sono
assai pi ridotte. Per principio i fatti e gli atti non sono opponibili ai terzi se non si provi dunque ad
un livello di opponibilit di rango inferiore; semplicemente, i terzi non potranno fruire delle notizie
acquisibili dall iscrizione al registro, che appunto manca.
Nella ss rispondono delle obbligazioni sociali chi ha agito per conto della societ e in solido ed
illimitatamente gli altri soci. La regola derogabile. Il patto di LIMITAZIONE DI
RESPONSABILITA deve tuttavia essere portato a conoscenza dei terzi con mezzi idonei,
altrimenti non risultando loro opponibile (art. 2267.2). Nelle ss esercenti attivit agricola, i mezzi
idonei in parola si esauriranno ovviamente nell iscrizione nella sezione speciale del registro delle
imprese. Non essendo mirata all es di un attivit commerciale, la ss non deve tenere le scritture
contabili tipiche dell impresa. Non stabilita disciplina del capitale sociale, anche se, ai fini dell
iscrizione nel registro, si devono indicare i conferimenti e il loro valore.E previsto semplicemente
un RENDICONTO dell attivit compiuta ogni anno, facendosi salvo tuttavia il patto contrario, che
pu stabilire anche un unico rendiconto ad affate portato a termine (art. 2262). Meritevole d
attenzione la disciplina della ESCUSSIONE del patrimonio sociale da parte dei creditori sociali.
Il creditore sociale legittimato ad agire direttamente nei confronti del socio, normalmente nei
confronti di chi ha rappresentato la societ (unico che di regola gli riconosciuto). E sar il socio
aggredito ad avere l onere di indicare i beni sociali sui quali il creditore possa agevolmente
soddisfarsi (art. 2268). Ne deriva che l organizzazione della societ semplice si mantiene in
massima parte INTERNA ai soci, anche perch non da portare per principio a conoscenza dei terzi.

Ha significato ed opponibile ai terzi solo in vincende isolate e sempre per iniziative dei soci stessi
che la rendono nota ai terzi, iniziative poi confinate allo specifico. Ci si pu chiedere allora se la
disciplina del codice, adesso descritta, trovi applicazione anche nella ss esercente ATTIVITA
AGRICOLA. L art. 2 d.lgs. 228/2001 stebilisce che l iscrizione nel registro delle imprese di quella
societ ha l efficacia dell art. 2193 c.c.. Ne discende che al terzo pu essere tout court opposta l
esistenza di conferimenti in societ. Sicch sembra plausibile che il terzo sia tenuto a soddisfarsi
PRIORITARIAMENTE su quei beni, senza indicazioni del socio ai sensi dell art. 2268, prima di
rivolgersi nei confronti di chi parrebbe ormai responsabile solo in via sussidiara. Per quanto
concerne il CREDITORE PARTICOLARE DEL SOCIO, egli dapprima (ovviamente) dovr
aggredire i beni del suo debitore. Ma se questi risultino insufficienti a soddisfare i suoi crediti,
legittimato a chiedere alla societ la liquidazione della quota del socio, liquidazione che dovr
essere effettuata entro 3 mesi dalla domanda (art. 2270.2). La liquidazione della quota comporta
evidentemente la esclusione di diritto del socio dalla societ (art. 2288.2). Resta salvo il diritto degli
altri soci di chiedere lo scioglimento della societ stessa, nel qual caso la liquidazione della quota di
riparto finale, su cui i creditori del socio possono anche compiere atti conservativi, si sostituisce alla
liquidazione della quota limitatamente al socio escluso. La ISCRIZIONE nel REGISTRO delle
IMPRESE provoca effetti dichiarativi quando la ss abbia ad oggetto attivit agricola, pubblicitnotizia negli altri casi. Nulla quaestio allora nel primo caso; ci che pubblicato opponibile ai
terzi. Nelle altre ipotesi invece: i) dall iscrizione nel registro i terzi potranno sapere chi goda dei
poteri di rappresentanza, e fruire di tale notizia nei loro rapporti con la societ; ii) i terzi potranno
apprendere anche i criteri di amministrazione, in difetto presumendosi l amministrazione
disgiuntiva della societ; iii) sono ammessi anche i limiti alla rappresentanza nei confronti del terzo,
questi per opponibili se e nella misura in cui la societ provi che il terzo ne era a conoscenza. Il
codice non prevede DIVIETI DI CONCORRENZA a carico dei soci; la concorrenza sul mercato
infatti vicenda di imprese e fra imprese commerciali. In caso di proroga non sono previste tutele
particolari del creditore particolare del socio; questi del resto pu in ogni momento chiedere la
liquidazione del socio suo debitore se i beni di costui sono sufficienti a soddisfarne i debiti. Un
problema pu porsi invece in caso di scioglimento della societ; il codice infatti non prevede un atto
dei liquidatori simile alla cancellazione della snc n un piano di riparto del residuo al rendiconto
finale di liquidazione. Supplisce la legge speciale (d.p.r. 581/95). L art. 18.6 prevede la
cancellazione della ss nella sezione speciale del registro. L onere dei liquidatori, per il combinato
dsposto dell art. 18.4 e dell art. 2276. Se lo scioglimento avviene per modifica verbale del
contratto sociale, la domanda di cancellazione deve essere sottoscritta da tutti i soci. Nella ss non
esercente attivit d impresa agricola l iscrizione tuttavia ha valore di pubblicit notizia: la
cancellazione risultante dal registro di per s dunque non provoca un estinzione della societ
opponibile ai terzi, ma occorrer sempre, se i soci la vogliano evocare, fornire prova che i terzi ne
avevano conoscenza. Quanto al PIANO DI RIPARTO, si assume che la sua mancata previsione da
parte del codice discenda dal fatto che, nella ss,il residuo attivo tout court cosa comune dei soci
sicch la sua ripartizione dovr avvenire secondo la disciplina civilistica della divisione: su inziativa
e nella competenza dei comproprietari dunque, non del liquidatore. Non rappresentando infine
esercizio collettivo di attivit d impresa commerciale, la ss non assoggettata alla disciplina del
fallimento e delle altre procedure concorsuali (vedi art. 2221).

CAPITOLO 9. LA SOCIETA IN ACCOMANDITA SEMPLICE.


1. Nozione e caratteri essenziali.
La sas una societ di persone che si differenzia dalla snc per la presenza di due categorie di soci:
- i soci accomandatari, che rispondono solidalmente ed illimitatamente per le obbligazioni sociali;
ad essi compete lamministrazione della societ;
- i soci accomandanti, che rispondo limitatamente alla quota conferita e sono esclusi
dallamministrazione della societ. Essi sono obbligati solo nei confronti della societ ad eseguire i
conferimenti promessi, mentre i creditori sociali non hanno azione diretta nei loro confronti,
neppure nei limiti del conferimento.
La disciplina della sas modellata su quella della snc, sia pure con gli adattamenti imposti dalla
presenza di due categorie di soci con diversi poteri e con diverse responsabilit per le obbligazioni
sociali. Nellambito delle societ di persone, la sas risponde alla specifica funzione economica di
consentire laggregazione di soggetti che intendono gestire personalmente gli affari sociali
assumendo responsabilit illimitata e di soggetti che intendono finanziare lattivit dei primi con
rischio e con poteri limitati, pur assumendo la veste di socio. Quindi, dando vita a un patrimonio
comune e ad un impresa collettiva da esercitarsi in comune, anche se non in parit. La sas lunico
tipo di societ di persone che consente lesercizio in comune di unimpresa commerciale con
limitazione del rischio e non esposizione a fallimento personale dei soci accomandanti. Quindi, la
sas potrebbe essere usata, dai soci accomandanti per cumulare vantaggi delle societ di persone
(esercizio diretto e personale dellimpresa) e delle societ di capitali (beneficio della responsabilit
limitata), servendosi di un socio accomandante compiacente e nullatenente. La disciplina della sas
deve perci cercare un punto di equilibrio fra due esigenze:
- lesigenza dominante di evitare un uso anomalo e distorto di tale tipo di societ, con la previsione
di alcuni divieti a carico dei soci accomandanti e alcune sanzioni patrimoniali per la loro violazione;
- lesigenza di non estraniare del tutto i soci accomandanti dallattivit della societ, sia pure nei
limiti imposti dalla riserva dellamministrazione agli accomandatari.
2. La costituizione della societa. La ragione sociale.
Per la costituzione della sas valgono le stesse regole della snc. Latto costitutivo dovr indicare
distintamente quali sono i soci accomandatari e quali sono i soci accomandanti (art. 2316.)
Latto costitutivo della sas soggetto ad iscrizione nel registro delle imprese, ma lomessa
registrazione comporta solo lirregolarit della societ.
A differenza della snc, la ragione sociale (art. 2314) della sas deve essere formata col nome di
almeno uno dei soci accomandatari e con lindicazione del tipo sociale. Non pu essere inserito il
nome di uno dei soci accomandanti, al fine di evitare che i terzi facciano affidamento sulla
responsabilit personale di tali soci. Laccomandante, il quale consente che il suo nome sia
compreso nella ragione sociale, risponde nei confronti dei terzi illimitatamente e solidalmente con i
soci accomandatari per le obbligazioni sociali. Cio, il socio accomandante perde il beneficio della
responsabilit limitata per tutte le obbligazioni sociali e nei confronti di qualsiasi creditore sociale.
Non diventa per un socio accomandatario e quindi non acquista il diritto di partecipare
allamministrazione della societ. La partecipazione di incapaci in veste di accomandatari
soggetta alla disciplina dettata dallart. 2294 per la snc. Ma tale disciplina non si applica se
lincapace partecipa in veste di socio accomandante. Nessuna disposizione specifica dettata per i
conferimenti dei soci, quindi si applica la stessa disciplina delle altre societ di persone.
3. I soci accomandanti e l amministrazione della societ.
In base allart. 2315, alle sas si applica la disciplina della snc, anche se vi sono delle differenze per
quanto riguarda lamministrazione della societ. Lart. 2318 pone il principio che i soci
accomandatari hanno gli stessi diritti e gli stessi obblighi dei soci della collettiva e che
lamministrazione della societ pu essere conferita soltanto ai soci accomandatari.

Dallamministrazione sono esclusi i soci accomandanti, anche se ad essi sono riconosciuti per
legge, o per contratto, alcuni diritti e poteri di carattere amministrativo. I soci accomandanti hanno
il diritto di concorrere con gli accomandatari alla nomina e alla revoca degli amministratori, quando
latto costitutivo prevede la designazione degli stessi con atto separato. Infatti, per la nomina e la
revoca dellamministratore necessario il consenso di tutti i soci accomandatari e lapprovazione di
tanti soci accomandanti che rappresentino la maggioranza del capitale da essi sottoscritto, art. 2319.
Inoltre, anche il socio accomandante potr richiedere giudizialmente la revoca per giusta causa degli
amministratori, secondo quanto previsto dallart. 2259,2 comma. Questa sar lunico modo nel
caso in cui vi sia un solo socio accomandatario e perci un solo amministratore.
4. Il divieto di immistione.
Il contenuto del divieto di immistione degli accomandanti nella gestione della societ e le
sanzioni per la violazione dello stesso sono fissati dallart. 2320, 1 comma: i soci accomandanti
non possono compiere atti di amministrazione, n trattare o concludere affari in nome della
societ, se non in forza di procura speciale per singoli affari. Il socio accomandante che
contravviene a tale divieto assume responsabilit illimitata e solidale verso i terzi per tutte le
obbligazioni sociali e pu essere escluso a norma dell'art. 2286, cio con decisione a maggioranza
degli altri soci. Quindi, allaccomandante preclusa sia la partecipazione allamministrazione
interna della societ, sia la possibilit di agire per la societ nei rapporti esterni.
Per quanto riguarda la partecipazione allattivit interna dellimpresa comune, il divieto di
ingerenza nellamministrazione temperato dallart. 2320:
a) possono prestare la loro opera, manuale o intellettuale, allinterno della societ sotto la
direzione degli amministratori;
b) possono, se latto costitutivo lo prevede, dare autorizzazioni e pareri per determinate
operazioni, nonch compiere atti di ispezioni e di controllo, nei limiti imposti dal generale divieto
di ingerenza nellamministrazione.
Per quanto riguarda i poteri di controllo, gli accomandanti hanno diritto di avere comunicazione
annuale del bilancio e del conto dei profitti e delle perdite, e di controllarne l'esattezza, consultando
i libri e gli altri documenti della societ. Inoltre, hanno diritto di concorrere allapprovazione del
bilancio. Per quanto riguarda la partecipazione allattivit esterna dei soci accomandanti, essi
possono trattare o concludere affari in nome della societ, sia pure in forza di una procura speciale
per singoli affari e quindi in modo tale da restare sempre assoggettati alle direttive degli
amministratori. Laccomandante che viola il divieto di immistione si espone ad una sanzione
patrimoniale particolarmente grave e non proporzionata allinfrazione commessa. Egli infatti
risponde di fronte ai terzi illimitatamente e solidalmente per tutte le obbligazioni sociali, presente,
passate e future, che a qualsiasi titolo siano imputabili alla societ. Quindi, in caso di fallimento
della societ, anche il socio accomandante sar automaticamente dichiarato fallito al pari degli
accomandatari. Laccomandante che viola il divieto di immistioneperde il beneficio della
responsabilit limitata solo nei confronti dei terzi. Se ne deduce che per le somme pagate ai
creditori sociali, egli avr azione di regresso per lintero non solo verso la societ ma anche verso
gli accomandatari. Viceversa, gli accomandatari non hanno azione di regresso verso
laccomandante che ha violato il divieto di immistione, salva lazione di risarcimento dei danni
arrecati alla societ. Rispetto alle obbligazioni nate dallatto di immistione di un accomandante, la
societ resta obbligata solo se laccomandante ha agito in base a regolare procura o se il suo operato
stato successivamente ratificato dagli amministratori. In caso contrario, responsabile verso il
terzo sar laccomandante che ha compiuto latto, cos come previsto per il rappresentante senza
poteri, art. 1398. Ovviamente, laccomandante non avr azione di rivalsa n verso al societ n
verso gli accomandatari. Laccomandante che ha violato il divieto di immistione esposto anche
allulteriore sanzione dellesclusione della societ, tranne se latto di ingerenza sia stato autorizzato
o ratificato dagli amministratori.

5. Il trasferimento della partecipazione sociale.


Il trasferimento della partecipazione sociale varia a seconda che si tratti di soci accomandanti o di
soci accomandatari. Per i soci accomandatari vale la stessa disciplina prevista per la snc. Se latto
costitutivo non dispone diversamente, il trasferimento per atto fra vivi della quota degli
accomandatari pu avvenire solo col consenso di tutti gli altri soci. Per il trasferimento mortis causa
necessario anche il consenso degli eredi. Per i soci accomandanti il trasferimento mortis causa
della quota libera, mentre per il trasferimento per atti fra vivi necessario il consenso dei soci che
rappresentano la maggioranza del capitale sociale, salvo diversa disposizione dellatto costitutivo.
6. Lo scioglimento della societa.
La duplice categoria di soci che caratterizza la sas deve permanere per tutta la vita della societ.
Infatti, tale societ si scioglie, oltre per le cause previste per la snc, anche quando rimangono solo
soci accomandanti o solo soci accomandatari, semprech nel termine di sei mesi non sia stato
sostituito il socio che venuto meno, art. 2323. Durante i sei mesi, lattivit continua normalmente
se sono venuti meno i soci accomandanti. Se invece, sono mancati i soci accomandatari, gli
accomandanti devono nominare un amministratore provvisorio, che pu essere anche un socio
accomandante, i cui poteri sono per legge limitati al compimento degli atti di ordinaria
amministrazione. Lamministratore provvisorio non assume la qualit di accomandatario e non
risponder illimitatamente per le obbligazioni sociali salvo che non siano atti di straordinaria
amministrazione. Passati i sei mesi, senza che siano integrati i soci venuti meno e senza che si dia
inizio al procedimento di liquidazione, la sas si trasforma in una societ collettiva irregolare ,
semprech restino almeno due soci. Per il procedimento di liquidazione e per lestinzione della
societ valgono le stesse regole della snc. Tuttavia, cancellata la societ dal registro delle imprese, i
creditori insoddisfatti potranno far valere i loro crediti nei confronti dei soci accomandanti solo nei
limiti della loro quota di liquidazione, dato che essi non erano illimitatamente responsabili, art.
2324.
7. La societ in accomandita irregolare.
irregolare la sas il cui atto costitutivo non stato iscritto nel registro delle imprese. Come per la
snc, lomessa registrazione non impedisce la nascita della societ.
Nellaccomandita irregolare i soci accomandanti rispondono limitatamente alla loro quota, salvo
che abbiano partecipato alle operazioni sociali, art. 2317, 2 comma. Per quanto riguarda il divieto
di immistione nella accomandita irregolare ha carattere assoluto, infatti nemmeno una procura
speciale per singoli affari esonera laccomandante da responsabilit illimitata verso i terzi per tutte
le obbligazioni sociali. Per il resto vale la stessa disciplina della snc irregolare:
a) i creditori sociali possono agire direttamente nei confronti dei soci illimitatamente responsabili e,
come per la ss, su di essi incombe lonere di chiedere la preventiva escussione del patrimonio
sociale indicando i beni sui quali i creditori possono agevolmente soddisfarsi, art. 2268. Cio viene
meno il beneficio di escussione, art. 2304;
b) i creditori particolari del socio possono chiedere in tempo la liquidazione della quota del loro
debitore, provando che gli altri beni di questi siano insufficienti a soddisfarli, art. 2270. Questa
possibilit preclusa quando la societ regolare, art. 2307;
c) ciascun socio che agisce per la societ abbia la rappresentanza sociale anche in giudizio, art.
2297.2.

CAPITOLO 10. IL FALLIMENTO DELLA SNC E DELLA SAS.


10.1 Il fallimento della societ.

La snc e la sas, giacch rappresentano es collettivo d impresa commerciale, quando insolventi


cadono in FALLIMENTO (art. 2221 cc). La sent che dichiara il fallimento della societ...produce
anche il fallimento dei soci (art. 147.1. L.Fall.). Sono nominati un unico giudice delegato e un
unico curatore, ma il patrimonio della societ e quello dei singoli soci devono essere tenuti
distinti (art. 148.2). La SEPARATEZZA decisiva quanto ai creditori individuali del socio: questi
partecipano soltanto al fallimento del loro debitore (art. 148.4). La separatezza ha minor peso
quanto ai creditori sociali: il credito dichiarato dal creditore sociale nel fallimento della societ si
intende dichiarato anche nel fallimento dei singoli soci. Il fallim., com ovvio, del socio o anche
di tutti i soci illimitatamente responsabili non produce il fallimento della societ. La
LEGITTIMAZIONE a chiedere il fallimento degli amministratori della societ e dei soci
illimitatamente responsabili. L insolvenza e il fallimento cadono in primis sulla societ. Ovvio
dunque che gli amministratori siano legittimati a proporre RECLAMO contro la sent di fallimento.
Il fallimento si estende per per ai soci (illimitatamente resp). Ovvio allora che anche costoro
potranno proporre reclamo: ma contestando l INSOLVENZA DELLA SOCIETA, non la loro, in
conseguenza di ci che poc anzi si detto.
10.2 L estensione del fallimento.
Il fallim della snc e della sas si estende anche a coloro che al momento in cui la procedura stata
aperta non rivestivano pi la posizione di socio, purch: i) la dichiarazione di fallimento intervenga
entro l anno successivo allo scioglimento del rapp sociale o alla cessazione della resp illimitata, o
meglio dalla attuazione delle formalit idonee a rendere noti ai terzi siffatte vicende, e solo se ii) l
insolvenza della societ attenga in tutto o in parte a debiti esistenti alla data della cessazione della
resp illimitata (art. 147.2). La PREMESSA che siano accertate l esistenza di una societ, con
organizzazione ed es collettivo d impresa manifestatasi ai terzi come tali, e la sua insolvenza:
derivandone il fallimento per estensione automatica di tutti i soci illimitatamente responsabili,
manifesti od occulti che fossero al momento in cui la procedura stata aperta. Il socio
illimitatamente responsabile fallisce perch tale, non perch sia apparso come tale nei confronti dei
terzi. La CONSEGUENZA ESTREMA che i) se sia dichiarato il fallimento di persona fisica
ritenendolo imprenditore individuale e ii) si scopra poi che in realt sul mercato operava una societ
di cui il fallito era socio, iii) con nuova sent dovr essere dichiarata la societ da ultimo individuata,
e iv) chi prima era stato dichiarato fallito come imprenditore individuale si trover fallito come
socio assieme agli altri soci. La societ tardivamente scoperta non va per confusa con la cd.
SOCIETA OCCULTA, fenomeno sufficientemente misterioso nella sua consistenza fattuale e al
quale si fa spesso retoricamente richiamo per assoggettare a fallimento il dominus che abbia abusato
di prestanomi .

SEZIONE 3. LE SOCIETA DI CAPITALI.


CAPITOLI 11. LA SOCIETA PER AZIONI: CARATTERI GENERALI E COSTITUZIONE.
1.Nozione e caratteri essenziali.
La societ per azioni forma con la societ in accomandita per azioni e con la societ a responsabilit
limitata la categoria della societ di capitali. Ed una societ di capitali nella quale:

A) per l'obbligazioni sociali risponde soltanto la societ col suo patrimonio ( art. 2325, 1 comma),
autonomia patrimoniale;
B) la partecipazione sociale rappresentata da azioni ( art. 2346, 1 comma, nuovo testo).
Il primo dato differenzia la societ per azioni dalla societ in accomandita per azioni, nella quale vi
una categoria di soci responsabili solidamente e illimitatamente per le obbligazioni sociali, anche
se le quote di partecipazione sociale sono rappresentate da azioni. Il secondo dato differenza la
societ per azioni dalla societ a responsabilit limitata, in cui le quote di partecipazione non sono
rappresentate da azioni. La societ per azioni la societ pi importante per la sua ampia diffusione,
e perch la forma prescelta dalle imprese di media e grande dimensione a capitale sia privato sia
pubblico. I suoi caratteri essenziali sono:
PERSONALIT GIURIDICA. La societ per azioni, in quanto societ dotata di personalit
giuridica, dotata di piena e perfetta autonomia patrimoniale.
RESPONSABILIT LIMITATA DEI SOCI. I soci e tutti i soci non assumono alcuna
responsabilit personale per le obbligazioni sociali; di queste risponde soltanto la societ col suo
patrimonio (art. 2325, 1 comma). I creditori della societ per azioni possono quindi fare
affidamento solo sul patrimonio sociale per soddisfarsi. Tuttavia il legislatore predispone alcune
forme di tutela: un capitale sociale minimo per la costituzione della societ e una disciplina
specifica per la riduzione del capitale sociale.
ORGANIZZAZIONE CORPORATIVA. La responsabilit illimitata dei soci trova
contrappeso nell'organizzazione di tipo corporativo della societ per azioni: cio in
unorganizzazione basata sulla necessaria presenza di tre distinti organi: assemblea, amministratori
e collegio sindacale. Il singolo socio in quanto tale non ha alcun potere diretto di amministrazione e
di controllo; ha solo il diritto di voto. Il funzionamento dell'assemblea poi dominato dal principio
maggioritario e il peso di ogni socio in assemblea proporzionato alla quota di capitale sottoscritto
ed al numero di azioni possedute.
QUOTE DI PARTECIPAZIONE RAPPRESENTATE DA AZIONI. Dato caratterizzante
che le quote di partecipazione dei soci sono rappresentate da partecipazioni- tipo omogenee e
standardizzate. Infatti, le azioni sono partecipazioni sociali di uguale valore e conferiscono ai loro
possessori uguali diritti, (art. 2348, 1 comma).
2. Il procedimento.
La costituzione della societ per azioni si articola attualmente in due fasi essenziali: a) stipulazione
dell'atto costitutivo per atto pubblico; b) iscrizione dell'atto costitutivo nel registro delle imprese.
Solo con l'iscrizione nel registro delle imprese la societ per azioni acquista la personalit giuridica
( art. 2331, 1 comma) e viene ad esistenza. stata soppressa la fase intermediaria
dellomologazione dellatto costitutivo da parte dellautorit giudiziaria, controlli oggi svolti dal
notaio che redige latto costitutivo.
3. La stipulazione dell atto costitutivo.
La stipulazione dell'atto costitutivo pu a sua volta avvenire secondo due diversi procedimenti:
A) stipulazione ( o costituzione) simultanea, dove l'atto costitutivo stipulato immediatamente da
coloro che assumono liniziativa per la costituzione della societ ( soci fondatori). E tali soci
sottoscrivono integralmente il capitale sociale iniziale.
B) stipulazione ( o costituzione) per pubblica sottoscrizione (artt.2333-2336), dove si arriva alla
stipulazione dell'atto costitutivo al termine di una complesso procedimento che consente la raccolta
fra il pubblico del capitale iniziale sulla base di un programma predisposto da coloro che assumono
l'iniziativa ( promotori). La costituzione per pubblica costituzione si articola in quattro fasi:
1. i promotori predispongono un programma della costituenda societ, il quale deve indicare
loggetto e il capitale, le principali disposizioni dellatto costitutivo, leventuale partecipazione dei
promotori agli

utili e il termine in cui latto costitutivo deve essere stipulato. Il programma, con le firme autenticate
dei promotori, deve essere depositato presso un notaio prima di essere reso pubblico;
2. si apre la fase delle adesioni al programma con le sottoscrizioni delle azioni, che deve risultare
da atto pubblico o da scrittura privata autenticata. Una volta sottoscritto integralmente il capitale
sociale, i promotori assegnano un termine ai sottoscrittori, non superiore ai 30 giorni, per il
versamento del 25% del capitale sottoscritto.
3. completato il versamento del 25 % del capitale sottoscritto, i promotori convocano lassemblea
dei sottoscrittori che:
a. accerta lesistenza delle condizioni richieste per la costituzione della societ;
b. delibera sul contenuto dellatto costitutivo e dello statuto, che non sia gi stato fissato nel
programma;
c. delibera sulla riserva agli utili fatta a favore dei promotori, che non deve superare il 10% e per un
periodo non superiore ai 5 anni;
d. nomina i primi amministratori e i primi sindaci.
Lassemblea validamente costituita con la presenza di met dei sottoscrittori e ciascun
sottoscrittore ha diritto ad un solo voto quale che sia lammontare del capitale sottoscritto. Le
delibere sono valide se votate dalla maggioranza dei presenti e per modificare le condizioni stabilite
dal programma, necessario il consenso di tutti i sottoscrittori.
4. infine, si arriva alla stipulazione dellatto costitutivo, a cui provvedono i partecipanti
allassemblea, anche in rappresentanza degli assenti.
I promotori sono solidalmente responsabili verso i terzi per le obbligazioni assunte per la
costituzione della societ. Obbligazioni che essi potranno riversare sulla societ solo se sono state
necessarie per la costituzione o siano state approvate dallassemblea.
3. L atto costitutivo: forma e contenuti.
La societ per azioni pu essere costituita per contratto o per atto unilaterale ( art. 2328), nel caso in
cui si abbia un solo socio fondatore. L'atto costitutivo deve essere redatto per atto pubblico a pena
di nullit della societ. L'atto costitutivo deve indicare (art. 2328):
a) le generalit dei soci e degli eventuali promotori, nonch il numero delle azioni assegnate a
ciascuno di essi;
b) la denominazione e il comune ove sono poste la sede della societ e le eventuali sedi secondarie.
La sede sociale luogo dove risiedono l'organo amministrativo degli uffici direttivi della societ;
c) l'oggetto sociale, vale a dire il tipo di attivit economica che la societ si propone di svolgere.
d) l'ammontare del capitale sottoscritto e versato;
e) il numero e l'eventuale valore nominale delle azioni, le loro caratteristiche e le modalit di
emissione e circolazione;
f) il valore attribuito ai crediti e beni conferiti in natura, sempre che vi siano conferimenti di tale
tipo;
g) le norme secondo le quali gli utili devono essere ripartiti;
h) i benefici eventualmente accordati ai promotori o soci fondatori. Per i promotori l'unico
beneficio pu essere costituito da una partecipazione agli utili che non pu superare
complessivamente il 10% degli utili netti risultanti dal bilancio e non pu avere una durata
superiore a cinque anni (art. 2340). I soci fondatori possono invece riservarsi anche altri benefici
(art. 2341);
i) il sistema di amministrazione adottato, il numero degli amministratori e i loro poteri, indicando
quali tra essi hanno la rappresentanza della societ;
l) il numero dei componenti del collegio sindacale;
m) la nomina dei primi amministratori e sindaci e, quando previsto, del soggetto che dovr
esercitare il controllo contabile;
n) l'importo globale, almeno approssimativo, delle spese per la costituzione poste a carico della
societ. Ad esempio: spese notarili;

o) la durata della societ. Si pu stabilire che la societ sia a tempo indeterminato; in tal caso, se le
azioni non sono quotate, i soci possono recedere decorso un periodo di tempo, massimo un anno, e
con un preavviso di 180 giorni.
(L elencazione di cui all art. 2328 indica subito come possano aversi pi configurazioni del
capitale sociale. Per capitale nominale s intende l ammontare, pari al valore nominale del
conferimenti, che i soci decidono dover essere iscritto nell atto costitutivo. Il capitale deliberato
l ammontare che i soci, in sede di modifica del capitalem decidono dover essere il tetto massimo
del nuovo capitale nominale. Il capitale sottoscritto l ammontare di valori che i soci,
sottoscrivendo l atto costitutivo o in seguito ad aumento di capitale la conseguente emissione di
azioni, si sono obbligati a versare. Il capitale versato l ammontare di quanto, a seguito di
conferimento, materialmente entrato in societ. Il capitale esistente , cio il capitale non intaccato
da perdite).
L'omissione di una o pi di tali indicazioni legittima il rifiuto del notaio di stipulare l'atto
costitutivo. Di solito si procede alla redazione di due documenti: latto costitutivo e lo statuto.
Latto costitutivo contiene la manifestazione di volont di costituire la societ ed i dati fondamentali
della struttura organizzativa. Lo statuto, contiene le norme legali e convenzionali di funzionamento
della societ. Anche se forma oggetto di atto separato, lo statuto si considera parte integrante
dell'atto costitutivo (art. 2328, 3 comma). Ne consegue che anche lo statuto deve essere redatto per
atto pubblico a pena di nullit. I dati richiesti dallart. 2328, possono essere indicati indistintamente
nelluno o nellaltro.
4. Le condizioni per la costituzione.
A partire dal primo gennaio 2004 la societ per azioni deve costituirsi con capitale non inferiore a
120 mila euro ( art. 2327 ), salvo i casi in cui leggi speciali impongono un capitale minimo pi
elevato. Ad esempio: societ bancarie e finanziarie. Per procedere alla costituzione della societ per
azioni poi necessario ( art. 2329 ):
1) che sia sottoscritto per intero il capitale sociale;
2) che siano rispettate le disposizioni relative ai conferimenti; ed in particolare che sia versato
presso la banca il 25% dei conferimenti in denaro o, nel caso di costituzione per atto unilaterale, il
loro intero ammontare;
3) che sussistano le autorizzazioni e le altre condizioni richieste delle leggi speciali per la
costituzione della societ.
I conferimenti in denaro devono essere versati prima della stipula dell'atto costitutivo. Tutte le
condizioni per la costituzione devono preesistere alla redazione dellatto costitutivo da parte del
notaio. Fanno eccezione alcune autorizzazioni che per legge devono essere rilasciate
successivamente alla stipula dellatto costitutivo.
5. L iscrizione nel registro delle imprese.
Il notaio che ha ricevuto l'atto costitutivo deve depositarlo, entro 20 giorni, presso l'ufficio del
registro delle imprese nella cui circoscrizione stabilita la sede della societ, allegando all'atto
costitutivo i documenti che comprovano l'osservanza delle condizioni richieste per la costituzione.
Se non provvede, l'obbligo incombe sugli amministratori nominati nell'atto costitutivo. Nell'inerzia
di entrambi, punita con sanzione amministrativa pecuniaria ( art. 2330, nuovo testo), ogni socio pu
provvedervi a spese della societ ( art. 2330 ). In passato, la seconda fase del procedimento di
costituzione : il giudizio di omologazione da parte del tribunale competente, che doveva verificare
l'adempimento delle condizioni stabilite dalla legge per la costituzione della societ. In base l'attuale
disciplina spetta al notaio che ha ricevuto l'atto costitutivo di verificare l'adempimento delle
condizioni stabilite dalla legge per la costituzione ( art. 2436, 1 comma). Il notaio dovr svolgere un
controllo di legalit, volto ad accertare la conformit alla legge della costituenda societ. Potr e
dovr rifiutare di chiedere l'iscrizione nel registro delle imprese se l'atto costitutivo e lo statuto
contengono clausole contrastanti con l'ordine pubblico o col buon costume. Se tale controllo ha

invece esito positivo, il notaio riceve l'atto costitutivo e richiede l'iscrizione della societ nel registro
delle imprese. L'ufficio del registro delle imprese prima di procedere l'iscrizione pu e deve
verificare solo la regolarit formale della documentazione ricevuta ( art. 2330, 3 comma). Con
l'iscrizione nel registro delle imprese la societ acquista la personalit giuridica e viene ad esistenza
( art. 2331, 1 comma). L'accollo da parte della societ non fa venir meno la responsabilit verso i
terzi dei soggetti agenti (art. 2331, 3 comma).
6.Le operazioni compiute prima dell iscrizione.
Pu verificarsi che tra la stipulazione dellatto costitutivo e liscrizione nel registro delle imprese
vengano compiute operazioni in nome della costituenda societ, perch necessarie per lo stesso
procedimento di costituzione. La riforma del 2003 ha stabilito che per le operazioni compiute in
nome della societ prima delliscrizione sono illimitatamente e solidalmente responsabili verso i
terzi coloro che hanno agito, art. 2331. Sono altres solidalmente e illimitatamente responsabili il
socio unico fondatore, e in caso di pluralit di soci fondatori, coloro che hanno autorizzato o
consentito il compimento delloperazione. Prima dell'iscrizione nel registro delle imprese vietata
l'emissione delle azioni ed essi non possono formare oggetto di sollecitazione all'investimento. La
societ resta automaticamente vincolata solo se le operazioni compiute in suo nome erano
necessarie per la costituzione, e purch latto costitutivo abbia previsto che tale spese siano a
carico della societ. La societ libera di accollarsi o meno spese non necessarie per la costituzione.
Ma necessario che la societ, dopo liscrizione, approvi loperazione . Nel caso in cui la
costituzione della societ non vada a buon fine, lart. 2338, stabilisce che i promotori non hanno
alcuna rivalsa verso i sottoscrittori delle azioni per le spese sostenute per la costituzione.
7.La nullit delle spa
Il procedimento di costituzione della societ per azioni ed in particolare l'atto costitutivo possono
presentare vizi e anomalie. Prima della registrazione vi solo contratto di societ; un atto di
autonomia privata che per il momento destinato a produrre effetti solo fra le parti contraenti. Tale
contratto pu essere dichiarato nullo o annullato nei casi e con gli effetti previsti dalla disciplina
generale dei contratti (art. 1418 ss. c.c.). La situazione muta invece radicalmente dopo l'iscrizione
della societ nel registro delle imprese. Se prima esisteva solo contratto invalido o procedimento
viziato, dopo esiste invece una societ, sia pure invalidamente riconosciuta.
Cause di nullit: intervenuta l'iscrizione nel registro delle imprese, la societ per azioni pu essere
dichiarata nulla solo in tre casi tassativamente elencati:
1) mancata stipulazione dell'atto costitutivo nella forma dell'atto pubblico;
2) illiceit dell'oggetto sociale, in base allattivit specificata nellatto costitutivo e non sullattivit
realmente svolta dalla societ;
3) mancanza dell'atto costitutivo di ogni indicazione riguardante la denominazione della societ, o i
conferimenti, l'ammontare del capitale sociale o l'oggetto sociale. Non costituiscono pi cause di
nullit della societ: la mancanza dell'atto costitutivo; l'incapacit di tutti i soggetti fondatori; la
mancanza della pluralit dei fondatori; il mancato versamento iniziale dei conferimenti in danaro.
La dichiarazione di nullit di un contratto ha effetto retroattivo e travolge in linea di principio tutti
gli effetti prodotti. Invece, la dichiarazione di nullit della societ per azioni "non pregiudica
l'efficacia degli atti compiuti in nome della societ dopo l'iscrizione nel registro delle imprese" ( art.
2332, 2 comma). La dichiarazione di nullit non tocca minimamente l'attivit svolta. Opera solo per
il futuro ed opera come semplice causa di scioglimento della societ, che si differenzia dalle caso di
scioglimento della societ valida solo perch i liquidatori sono nominati direttamente dal tribunale
con la sentenza che dichiara la nullit ( art. 2332, 4 comma) ed il cui dispositivo deve essere iscritto
nel registro delle imprese.
Per il resto trova applicazione il normale procedimento di liquidazione della societ per azioni.
Mentre la nullit di un contratto insanabile (art. 1423), la nullit della societ iscritta "non pu
essere dichiarata quando la causa di essa stata eliminata e di tale eliminazione stata data

pubblicit con iscrizione nel registro delle imprese" (art. 2332, 5 comma), prima che sia intervenuta
la sentenza dichiarativa della nullit. Quindi, la nullit della societ sanabile con una semplice
modifica dellatto costitutivo deliberata a maggioranza dallassemblea straordinaria per sanare
lilliceit delloggetto sociale. L'azione di nullit imprescrittibile ( art. 1422). La nullit pu essere
fatta valere da chiunque vi abbia interesse e pu essere rilevata dufficio dal giudice (art. 1421).
8. I patti parasociali.
Accordi che, in genere, si accompagnano alla stipulazione dell atto costitutivo, ma che restano pur
sempre separati ed autonomi rispetto ad esso, i quali hanno lo scopo di regolare il comportamento
dei soci in senso alla societ. In quanto autonomi rispetto al contratto societario, i patti parasociali
esprimono rapporti OBBLIGATORI vincolanti le parti ( e ovviamente solo quelle) il cui
inadempimento comporta risarcimento di danno a favore di chi lo subisce. ; in quanto COLLEGATI
al contratto societario ne riflettono (varie) vicende, tale contratto risultando dominante nel
collegamento, ad es. risolvendosi il patto parasociale se il contratto di societ per un qualsiasi
motivo si estingue. Indirettamente afferiscono all organizzazione societaria in tutti i suoi momenti;
direttamente vi hanno rilevanza soltanto in un caso. Hanno modo di tradursi in STRUMENTI DI
CONTROLLO della societ, ma ci perch possono ordinare il contenuto del voto, sicch, se
rispettati, trasferiscono decisioni prese a monte, in sede parasociale, nella assemblea della societ a
valle. I patti parasociali hanno trovato solo di recente piena legittimazione normativa, dapprima col
d.lgs. 58/98, e poi col d.lgs. 6/2003. L art. 122 del TUF dispone che, per le societ quotate in
borsa o negli altri mercati regolamentati, i patti parasociali devono essere:
-comunicati alla Consob entro 5 giorni dalla stipulazione;
-pubblicati, per estratto, sulla stampa quotidiana entro 5 gg dalla stipulazione;
-depositati, presso il registro delle imprese del luogo ove la societ ha la sede legale entro 5 gg dalla
stipulazione;
- comunicati alle societ con azioni quotate entro 5 gg dalla stipulazione.
In caso di inosservanza di tali obblighi, i patti sono nulli.
Per quanto riguarda, invece, le societ non quotate, l art. 2341bis individua i patti parasociali con
riguardo a quei patti che, in qualsiasi forma stipulati, al fine di stabilizzare gli assetti proprietari o il
governo della societ:
a) Sindacati di voto, abbracciano le convenzioni che regolano l esercizio del dir di voto in
assemblea, ossia gli accordi con cui il titolare del dir medesimo si vincola ad esercitarlo in un dato
modo, o a non esercitarlo conservandone, tuttavia, la titolarit.
b) Sindacati di blocco, si riferiscono, invece, a quella tipologia di accordi che contemplano il il
divieto di alienare delle partecipazioni, con l obbligo, in caso contrario, di offrire le azioni in
prelazione agli altri aderenti al patto in proporzione alle azioni da ciascuno di esso possedute.
c) Sindacati di controllo configurano, infine, quei patti aventi ad oggetto o per effetto, l esercizio
anche congiunto di una influenza dominante.

Con riguardo, dunque, alle sole tipologie pattizie espressamente considerate, la legge prevede
specifiche cautele in materia di:
-durata: l art. 2341 bis limita ad una durata massima di 5 anni i contratti a tempo determinato,
precisando che tale durata si riduce de iure a 5 anni ove le parti abbiano previsto un termine
maggiore; fatta, in ogni caso, esplicitamente salva la possibilit di un rinnovo dei patti alla
scadenza. Nell ipotesi in cui, invece, i patti parasociali siano stipulati a tempo indeterminato, l art.
2341bis, al comma 2, prevede che a ciascun contraente sia attribuito il diritto di recesso con
preavviso di almeno 180 gg;
-pubblicit: l art. 2341ter dispone che nelle sole societ che fanno ricorso al mercato del capitale
di rischio (purch non abbiano titoli quotati, nel qual caso si applicano le norme del d.lgs. 58/98), i
patti parasociali devono essere comunicati alla societ e dichiarati in apertura di ogni assemblea. Il
mancato adempimento di tale dichiarazione impedisce il diritto di voto ai possessori delle azioni cui
si riferisce il patto. Ove poi il diritto di voto venga cmq esercitato e risulti essere stato determinante
per l adozione della delibera, la stessa sar impugnata ai sensi dell art. 2377.

CAPITOLO 12. (SEGUE) LA PARTECIPAZIONE.


1.Conferimenti e capitale sociale.
I conferimenti costituiscono i contributi dei soci alla formazione del patrimonio iniziale della
societ; la loro funzione essenziale quella di dotare la societ del capitale di rischio iniziale
per lo svolgimento dell'attivit di impresa (c.d. funzione produttiva dei conferimenti). Il valore
in danaro del complesso dei conferimenti promossi dai soci costituisce il capitale sociale nominale
da societ. La disciplina ispirata da una duplice finalit: a) quella di garantire che i conferimenti
promossi dei soci vengano effettivamente acquisiti dalla societ; b) quella ulteriore di garantire che
il valore assegnato dei soci conferimenti sia veritiero. Ne consegue che ai soci debba essere
assegnato un numero di azioni proporzionale alla quota del capitale sottoscritto e per un valore non
superiore a quello del suo conferimento. Ci che necessario e sufficiente che il valore globale
delle azioni non sia inferiore al capitale sottoscritto, ma non necessario che la ripartizione delle
azioni tra i soci sia proporzionale al conferimento di ciascuno.
2.Conferimenti in danaro.
Nella societ per azioni i conferimenti devono essere effettuati in danaro se nell'atto costitutivo non
stabilito diversamente ( art. 2342, 1 comma). E' disposto l'obbligo di versamento immediato
presso una banca di almeno il 25% dei conferimenti in denaro o dell'intero ammontare se si tratta di
societ unipersonale ( art. 2342, 2 comma). Costituita la societ, gli amministratori sono liberi di
chiedere in ogni momento ai soci i versamenti ancora dovuti. N sono tenuti a rispettare eventuali
termini stabiliti nell'atto costitutivo. Le azioni non interamente liberate sono trasferibili, ma devono
essere necessariamente nominative e dal titolo deve risultare i versamenti ancora dovuti. In caso di
trasferimento delle azioni lobbligo di versamento dei conferimenti residui grava sia sul socio
attuale che sul socio alienante. La responsabilit dell'alienante per limitata nel tempo ed ha
carattere sussidiario. Permane infatti solo per il periodo di tre anni dall'iscrizione del trasferimento
del libro dei soci. Il socio in mora nei versamenti non pu esercitare il diritto di voto. La societ pu
avvalersi di una procedura di vendita coattiva delle azioni del socio moroso, previa pubblicazione di
una diffida sulla Gazzetta Ufficiale. Se la vendita coattiva non ha esito, gli amministratori possono
escludere il socio della societ, trattenendo i conferimenti gi versati e salvo il risarcimento dei
maggiori danni. Le azioni del socio escluso entrano a far parte del patrimonio della societ e questa

pu ancora tentare di rimetterle in circolazione entro l'esercizio. se anche questa possibilit vana,
la societ deve annullare le azioni rimaste invendute e ridurre il capitale sociale.
3.I conferimenti diversi dal denaro.
Non ogni entit economica diversa dal denaro pu essere conferita in societ per azioni o pu
formare oggetto di conferimento imputabile al capitale sociale. espressamente stabilito "che non
possono formare oggetto di conferimento le prestazioni di opera o di servizi" ( art. 2342, 5 comma),
in quanto difficile dare una valutazione oggettiva ed attendibile di tali prestazioni. Perci, le
prestazioni dopera possono formare oggetto solo di prestazioni accessorie distinte dai conferimenti.
Limitazioni sono poi state introdotte anche per quanto riguarda i conferimenti dei beni in natura e
dei crediti, ai quali si applicano comunque principi gi esposti per le societ di persone quanto alla
garanzia cui tenuto il socio conferente ed al passaggio dei rischi. Il terzo comma dell'attuale art.
2342 dispone che " le azioni corrispondenti a tali conferimenti devono essere interamente liberate
al momento della sottoscrizione ". Il socio deve porre in essere tutti gli atti necessari affinch la
societ acquisti la titolarit e la piena disponibilit del bene conferito, una volta che sia venuta ad
esistenza con il completamento del procedimento di costituzione. invece da ritenersi ammissibile
il conferimento di diritti di godimento, dato che la societ acquista col consenso del conferente
l'effettiva disponibilit del bene ed in grado di trarne tutte le utilit. Funzione primaria dei
conferimenti quella di dotare la societ dei mezzi utili per lo svolgimento dell'attivit produttiva,
non invece anche quella di formare un patrimonio aggredibile dai creditori (c.d. funzione di
garanzia).
4.La valutazione.
I conferimenti diversi dal denaro devono formare oggetto di uno specifico procedimento di
valutazione regolato dall'art. 2343 ( parzialmente modificato della riforma del 2003), per garantire
una valutazione oggettiva e veritiera di tali conferimenti e per evitare che agli stessi venga attribuito
un valore nominale superiore a quella reale. Il procedimento di valutazione si articola in pi fasi.
Chi conferisce beni in natura o crediti deve presentare una relazione giurata di stima di un esperto
designato dal tribunale. La stima deve contenere una serie di indicazioni e in particolare deve
attestare che " il loro valore almeno pari a quello ad essi attribuito ai fini della determinazione del
capitale sociale e dell'eventuale sovrapprezzo". La relazione deve essere legata all'atto costitutivo e
depositata presso l'ufficio del registro delle imprese. Il valore assegnato in base alla relazione di
stima ha carattere provvisorio. Entro sei mesi dalla costruzione della societ, gli amministratori
devono controllare le valutazioni contenute nella relazione di stima e devono, eventualmente,
procedere alla revisione della stima. Nel frattempo le azioni corrispondenti sono inalienabili.
Se dalla revisione risulta che il valore dei beni o dei crediti conferiti inferiore di oltre un quinto
rispetto a quello per cui avvenne il conferimento, la societ deve ridurre proporzionalmente il
capitale sociale e annullare le azioni scoperte. Il socio, per non vedere ridurre la propria
partecipazione, potr versare la differenza in danaro oppure potr recedere dalla societ. In caso di
recesso, il socio avr diritto alla restituzione del bene in natura, qualora sia possibile. I risultati della
revisione devono essere comunicati al socio .
5.Gli acquisti potenzialmente pericolosi.
L'obbligo di assoggettare a stima i conferimenti in natura poteva essere in passato eluso attraverso
un semplice espediente. Chi intendeva conferire un bene in natura figura nell'atto costitutivo con un
socio che si era obbligato a conferire denaro; appena costituita la societ vendeva alla stessa il bene,
per un importo corrispondente alla somma dovuta a titolo di conferimento, con la conseguenza che
il suo debito di apporto si estingueva per compensazione. Questo pericolo per oggi neutralizzato
dall'art. 2343 - bis. In base a tale disposizione, l'acquisto da parte della societ di beni o crediti dai

promotori, dai fondatori, dei soci attuali o dagli amministratori necessitano della preventiva
autorizzazione dell'assemblea ordinaria e l'alienante deve presentare una relazione giurata di stima
di un esperto designato dal tribunale quando: a) il corrispettivo pattuito pari o superiore al decimo
del capitale sociale; b) l'acquisto compiuto nei due anni dalla iscrizione della societ nel registro
delle imprese. Sono tuttavia esenti da tale disciplina " gli acquisti che siano effettuati in condizioni
normali nell'ambito delle operazioni correnti della societ".
6. Le prestazioni accessorie
Oltre all'obbligo di conferimenti, l'atto costitutivo pu prevedere l'obbligo dei soci di eseguire
prestazioni accessorie non consistenti in denaro, determinandone anche contenuto, durata, modalit
e compenso ( art. 2345 ). Le prestazioni accessorie costituiscono un utile strumento per vincolare
stabilmente soci ad effettuare a favore della societ prestazioni che non possono formare oggetto di
conferimento. Le azioni con prestazioni accessorie devono essere nominate e non sono trasferibili
senza il consenso degli amministratori, dato che il trasferimento delle azioni comporta anche il
trasferimento in testa all'acquirente dell'obbligo di esecuzione delle prestazioni accessorie. Salvo
diversa clausola statuarie, tali obblighi possono essere modificati con il consenso di tutti soci.
7. Le azioni. Nozioni e caratteri
Le azioni sono le quote di partecipazione dei soci nella societ per azioni. Sono quote di
partecipazione omogenee e standardizzate, liberamente trasferibili e di regola rappresentate
documenti (titoli azionari) che circolano secondo la disciplina dei titoli di credito. Nella societ per
azioni il capitale sociale sottoscritto diviso in un numero predeterminato di parti di identico
ammontare, ciascuna delle quali costituisce unazione ed attribuisce identici diritti nella societ e
verso la societ. La singola azione rappresenta l'unit minima di partecipazione al capitale sociale e
l'unit di misura dei diritti sociali. perci indivisibile. Se pi soggetti diventano titolari di
ununica azione devono nominare un rappresentante comune per l'esercizio dei diritti verso la
societ ( art. 2347 ). Uguaglianza di valore e di diritti, indivisibilit, autonomia e circolazione in
forma cartolare sono i caratteri tipizzati le azioni. Nel libro dei soci, tenuto a cura degli
amministratori, sono annotati il numero delle azioni, il nome dei loro titolari, gli eventuali
trasferimenti e vincoli e l ammontare dei conferimenti eseguiti.
Ai sensi dell art. 2354, le azioni devono indicare:
1. la denominazione, la sede, la natura della societ;
2. la data dell atto costitutivo, della sua iscrizione e l ufficio del registro delle imprese dove la
societ iscritta;
3.il loro valore nominale o, se si tratta di azioni senza valore nominale, il numero complessivo delle
azioni emesse, nonch l ammontare del capitale sociale;
4. l ammontare dei versamenti parziali sulle azioni non interamente liberate;
5. i diritti e gli obblighi particolari ad esse inerenti.
8. Azioni e capitale sociale. Il valore delle azioni.
Le azioni devono essere tutte di eguale valore ( art. 2348, 1 comma); devono cio tutte
rappresentare una identica frazione del capitale sociale nominale. E si definisce valore nominale
delle azioni la parte del capitale sociale da ciascuna rappresentata espressa in cifra monetaria. Non
consentito emettere contemporaneamente azioni con e senza valore nominale ( art. 2346, 2 comma).
Nelle azioni senza indicazione del valore nominale le disposizioni che ad esso si riferiscono si
applicano con riguardo al loro numero in rapporto al totale delle azioni emesse (art. 2346, 3
comma): sicch se il valore nominale delle azioni inespresso, si conserva il loro significato come
unit di misura calcolata per suddivisione in frazioni eguali di un totale il cui valore (comunque)
corrisponde al valore del capitale nominale. (In tal caso la partecipazione al capitale del singolo

azionista sar espressa in una percentuale del numero complessivo delle azioni emesse). Per tutte le
azioni ( con e senza valore nominale) vale la regola che in nessun caso il valore complessivo dei
conferimenti pu essere inferiore all'ammontare globale del capitale sociale ( art. 2346, 5 comma).
Le azioni possono essere emesse per somma superiore al valore nominale (emissione con
sovrapprezzo). L'emissione con sovrapprezzo obbligatoria quando venga escluso o limitato il
diritto di opzione degli azionisti sulle azioni di nuova emissione ( art. 2441, 6 comma) e il valore
reale delle azioni sia superiore a quello nominale. Il valore di emissione delle azioni va infatti
tenuto distinto dal valore reale delle stesse, che si ottiene dividendo il patrimonio netto della societ
per il numero di azioni. (c.d. valore di bilancio).
Diverso ancora il valore di mercato o delle azioni, che risulta giornalmente dei listini ufficiali
quando le azioni sono ammesse alla quotazione in un mercato regolamentato ( borsa valori). Esso
indica il prezzo di scambio delle azioni in quel determinato giorno. L'andamento delle quotazioni di
borsa esprime il valore effettivo delle azioni meglio del valore di bilancio.
9. L indivisibilit delle azioni.
Lazione lunit minima di partecipazione e ad essa corrisponde un complesso unitario e non
frazionabile di diritti e poteri sociali. Le azioni sono perci indivisibili. Se pi soggetti diventano
titolari di ununica azione si instaura fra gli stessi una situazione di compropriet indivisa. Lart.
2347 stabilisce che i diritti dei comproprietari verso la societ devono essere esercitati da un
rappresentante comune nominato in base agli artt. 1105 e 1106. Se il rappresentante non stato
nominato, le comunicazioni e le dichiarazioni fatte dalla societ a uno dei comproprietari sono
efficaci nei confronti di tutti. Lesercizio dei diritti sociali precluso ove non si provveda alla
nomina del rappresentante. In ogni caso, i comproprietari rispondono solidalmente verso la societ
delle obbligazioni da essa derivanti e quindi per il versamento dei conferimenti ancora dovuti.
10. Frazionamento e raggruppamento di azioni
Nelle azioni con indicazione del valore nominale lindivisibilit delle azioni non impedisce che la
societ, con una modifica dellatto costitutivo, possa frazionare le azioni, riducendone il valore
nominale. possibile anche loperazione inversa, ossia il raggruppamento delle azioni attraverso
laumento del loro valore nominale. Il raggruppamento con resti legittimo quando conseguenza
di altra operazione necessaria o che sarebbe impedita o gravemente ostacolata qualora non si desse
luogo alla formazione di resti (es. fusione). Invalidit della delibera si avr pertanto solo quando il
raggruppamento risulta predisposto al solo fine di pregiudicare i singoli azionisti.

11. La partecipazione azionaria. L eguaglianza dei diritti.


Ogni azione costituisce una partecipazione sociale ed attribuisce al suo titolare un complesso
unitario di diritti e poteri sia di natura amministrativa che di natura patrimoniale. In partcolare:
- nell ambito dei poteri di natura amministrativa,un ruolo determinante svolto dal cd. diritto di
partecipare alla gestione sociale (es. dir di intervenire in sede assembleare, di impugnare la
deliberazione, di stimolare gli organi sociali, il dir di voto. Il diritto di voto spetta, ex art. 2351.1,
per ogni azione posseduta e consiste in una manifestazione unilaterale di volont resa dal socio
sulle materie oggetto della deliberazione. La legge prevede casi di esclusione del dir di voto,

riferiti: al socio in mora nel versamento dei conferimenti; al socio che dichiara di astenersi dalla
deliberazione perch ha un interesse in conflitto con la societ; al socio- amministratore nelle
deliberazioni concernenti la sua responsabilit; al socio- componente del consiglio di gestione nelle
deliberazioni riguardanti la nomina, la revoca o la responsabilit dei consiglieri di sorveglianza; al
socio sulle cui azioni costituito un dir di pegno o di usufrutto; ai titolari di azioni <<senza dir di
voto>>, o <<a voto limitato>>, o ancora a voto subordinato all avverarsi di particolari condizioni
non meramente potestative; a titolari di azioni di risparmio, che possono essere emesse sole dalle
societ quotate; alla societ controllata da altra societ, che non pu esercitare il dir di voto nelle
assemblee della societ controllante.);
- i diritti di natura patrimoniale sono quelli tradizionalmente riconosciuti ai soci in campo
societario: il diritto agli utili, il diritto al rimborso della quota versata (nonch alla ripartizione del
residuo attivo) in sede di scioglimento della societ.
Un peculiare carattere delle azioni : l'uguaglianza dei diritti. Le azioni, infatti, " conferiscono ai
loro possessori uguale diritti" ( art. 2348, 1 comma). Si tratta di uguaglianza relativa e non assoluta
e inoltre di eguaglianza oggettiva e non soggettiva. L' uguaglianza relativa in quanto possibile
creare " categorie di azioni fornite di diritti diversi" ( art. 2348, 2 comma), ma luguaglianza deve
essere rispettata nellambito della stessa categoria. L' uguaglianza poi oggettiva e non soggettiva:
uguali sono i diritti che ogni azione attribuisce, non i diritti di cui ciascun azionista globalmente
dispone, dovendosi al riguardo tener conto anche del numero delle azioni di cui ciascuno titolare.
Dalla posizione soggettiva dellazione, i diritti sociali possono essere distinti in tre categorie
diverse:
1. diritti indipendenti dal numero di azioni possedute;
2. diritti che competono solo se si possiede una determinata percentuale di capitale sociale;
3. diritti che spettano ad ogni azionista in proporzione del numero delle azioni possedute.
Ed proprio con riferimento a questi diritti che si coglie situazione di disuguaglianza soggettiva
degli azionisti. Disuguaglianze soggettive perfettamente legittime e giuste, perch su di esse si
fonda l'ordinato funzionamento di un organismo economico a base capitalistica. In esse si esprime
infatti l'essenza del principio cardine delle societ di capitali: chi ha pi conferito pi rischia ed ha
pi potere e pu imporre, nel rispetto della legalit, la propria volont alla minoranza.
12. Le categorie speciali di azioni.
Sono categorie speciali di azioni quelle fornite di diritti diversi da quelli tipici previsti dalla
disciplina legale. Le azioni speciali si contrappongono perci alle azioni ordinarie. Esse possono
essere create con lo statuto o con la successiva modificazione dello stesso. Se esistono diverse
categorie di azioni, le deliberazioni dell'assemblea che pregiudicano i diritti di una di esse devono
essere approvate anche dall'assemblea speciale della categoria interessata. Alle assemblee speciali si
applica la disciplina delle assemblee straordinarie (art. 2376 ). Se, invece, le azioni speciali sono
quotate si applica la disciplina dellorganizzazione degli azionisti di risparmio. La previsione
normativa tutela gli azionisti di categoria come gruppo e non individualmente. I diritti speciali di
categoria si atteggiano come diritti di gruppo e non come diritti individuali. La valutazione
dell'interesse di tutti gli azionisti quella degli interessi di categoria prevalgono perci sulla volont
individuale e rendono legittimo, nell'interesse comune, il sacrificio dei diritti speciali
originariamente attribuiti ad una determinata categoria di soci.

13. Il contenuto della partecipazione sociale.


Alcune categorie di azioni speciali sono espressamente previste e regolate dal legislatore. La societ
gode tuttavia di ampia autonomia nel modellare il contenuto della partecipazione azionaria, anche
se con alcuni limiti. Fra i limiti espressi permane dopo la riforma del 2003 il divieto di emettere
azioni a voto plurimo ( art. 2351, 4comma), azioni cio che attribuiscono ciascuna pi di un voto.
Con la riforma del 2003 tutte le societ possono emettere azioni senza diritto di voto, in passato
consentite solo per le societ quotate ( azioni di risparmio) a partire dal 1974. Nel contempo sono
scomparse le azioni privilegiate a voto limitato e si consente a tutte le societ:
a) la creazione di azioni " con diritto di voto limitato a particolari argomenti";
b) di azioni " con diritto di voto subordinato al verificarsi di particolari condizioni non meramente
potestative . L'azione senza voto, a voto limitato e a voto condizionato non possono tuttavia
superare complessivamente la met del capitale sociale. Alle societ che non fanno ricorso al
mercato del capitale di rischio inoltre consentita anche di prevedere che :
A) il diritto di voto sia limitato ad una misura massima;
B) si introdotto il c.d. voto scalare.
Con l'attuale disciplina caduto per le societ non quotate il principio che il voto pu essere
escluso o limitato solo se le relative azioni sono assistite da privilegi patrimoniali. Resta invece
fermo il principio che possono essere emesse azioni privilegiate anche senza limitazione dei diritti
amministrativi (art. 2350 ). Le azioni privilegiate sono azioni che attribuiscono ai loro titolari un
diritto di preferenza nella distribuzione degli utili e/o nel rimborso del capitale al momento dello
scioglimento della societ. Col solo limite del divieto di patto leonino ( art. 2265 ), la societ
perci libera di articolare come preferisce il contenuto patrimoniale di tali azioni. altres
consentita l'emissione di azioni fornite diritti patrimoniali correlati ai risultati dellattivit sociale di
un determinato settore, anche quando non si danno vita a patrimoni separati destinati solo ad uno
specifico affare. Lo statuto deve tuttavia stabilire " i criteri di individuazione dei costi e ricavi
imputabili al settore, le modalit di rendicontazione, i diritti attribuiti a tali azioni, nonch le
eventuali condizioni e modalit di conversione in azioni di altra categoria" ( art. 2350, 2 comma). In
ogni caso, ai possessori di azioni correlate non possono essere corrisposti dividendi in misura
superiore agli utili risultanti dal bilancio generale della societ.

14. Le azioni di risparmio.


Le azioni di risparmio costituiscono, insieme alle azioni privilegiate a voto limitato previste dalla
disciplina previgente, la risposta ad un'esigenza unitaria: quella di incentivare l'investimento in
azioni offrendo ai risparmiatori titoli meglio rispondenti ai loro specifici interessi. Titoli cio che
tengano conto del disinteresse degli stessi per l'esercizio dei diritti amministrativi e del preminente
rilievo attribuito invece al contenuto patrimoniale e alla redditivit dei titoli azionari. Nelle azioni di
risparmio i diritti amministrativi sono drasticamente ridimensionati, ossia sono prive del diritto di
voto. Quindi, devono essere privilegiate sotto laspetto patrimoniale. A differenza delle altre azioni
possono essere emesse al portatore, quindi essere anonime. Le azioni di risparmio possono essere
emesse solo da societ le cui azioni ordinarie sono quotati in mercati regolamentati italiani o di altri
paesi dell'unione europea. Le azioni risparmio sono prive del diritto di voto nelle assemblee
ordinarie e straordinarie. Di esse perci non si tiene conto per il calcolo dei relativi quorum
costitutivi o deliberativi. da escludersi oggi che agli azionisti di risparmio possa essere
riconosciuto il diritto di intervento in assemblea e il diritto di impugnare le delibere assembleari
invalide. Le azioni di risparmio erano azioni privilegiate sotto il profilo patrimoniale, ma con la
riforma del 1998 infatti stato cancellato la rigida disciplina legislativa dei privilegi patrimoniali.
L'attuale disciplina si limita infatti a stabilire che le azioni di risparmio sono " dotate di particolari
privilegi di natura patrimoniale" e che l'atto costitutivo " determina il contenuto del privilegio, le
condizioni, i limiti, le modalit e i termini per il suo esercizio" (art. 145, 2 comma). La disciplina

delle azioni di risparmio poi completata dalla previsione di unorganizzazione di gruppo per la
tutela degli interessi comuni. L'organizzazione si articola nell'assemblea speciale e nel
rappresentante comune. L'assemblea delibera sugli oggetti di interesse comune e in particolare
sull'approvazione delle delibere dell'assemblea della societ che pregiudicano i diritti degli azionisti
di risparmio e sulla transazione delle controversie con la societ. Delibera, inoltre, sulla nomina e
sulla revoca del rappresentante comune e sullazione di responsabilit nei suoi confronti e infine,
sulla costituzione di un fondo per le spese necessarie alla tutela dei comuni interessi e sul relativo
rendiconto. Il rappresentante comune provvede allesecuzione delle deliberazioni dellassemblea e
tutela gli interessi comuni degli azionisti di risparmio nei confronti della societ. Gli riconosciuto
il diritto di visionare il libro soci, il libro delle adunanze dellassemblea generale, il diritto di
assistere alle assemblea della societ e di impugnare le delibere. In ogni caso, il rappresentante
comune deve essere informato sulle operazioni societarie che possono influenzare landamento
delle quotazioni delle azioni di risparmio.
15. Le azioni a favore dei prestatori di lavoro.
Il cointeressamento dei lavoratori alla gestione e risultati della societ favorito sotto pi profili dal
legislatore. L'art. 2349 consente l'assegnazione straordinaria di utili ai dipendenti delle societ o di
societ controllate da attuarsi mediante un articolato procedimento: gli utili sono imputati a capitale
e la societ emette speciali categorie di azioni che vengono assegnate gratuitamente ai prestatori di
lavoro. Per tali azioni la societ pu stabilire " norme particolari riguardo alla forma, al modo di
trasferimento e ai diritti spettanti agli azionisti. La societ pu infine assegnare, con delibera
dellassemblea straordinaria, ai propri dipendenti o ai dipendenti di societ controllate strumenti
finanziari partecipativi diversi dalle azioni. Nelle societ ad azionariato diffuso si stanno
affermando i piani di compensi basati su azioni o strumenti finanziari a favore di amministratori
e altri dirigenti. Le nuove norme impongono che tali piani di compensi siano approvati
dallassemblea straordinaria. I contenuti del piano devono essere resi pubblici almeno 15 giorni
prima della loro esecuzione e comunicati alla Consob e alle societ di gestione del mercato.
16. Le azioni di godimento.
Le azioni di godimento costituiscono una categoria di azioni speciali la cui funzione quella di
assicurare la parit di trattamento degli azionisti in occasione della riduzione reale del capitale
sociale attuata mediante sorteggio ed annullamento di un certo numero di azioni dietro rimborso del
valore nominale delle azioni stesse. Agli azionisti rimborsati vengono rilasciati speciali titoli detti
azioni di godimento. I titolari di tali azioni partecipano alla ripartizione degli utili solo dopo che sia
stato corrisposto alle altre azioni un dividendo pari allinteresse legale sul valore nominale. Inoltre,
partecipano alla liquidazione dellattivo solo dopo che le altre azioni siano state rimborsate nel loro
valore nominale. Le azioni di godimento non danno diritto di voto, diritto di intervento
nellassemblea e di impugnare le delibere assembleari invalide.
17. Azioni e strumenti finanziari partecipativi.
L' emissione degli strumenti finanziari partecipativi stata prevista dalla riforma del 2003, anche al
fine di consentire l'acquisizione da parte di soci o di terzi di apporti patrimoniali che non possono
formare oggetto di conferimento e che perci non sono imputabili al capitale sociale, quali le
prestazione di opera o di servizi ( art. 2346, 6 comma), nonch come alternativa alle azioni a favore
dei prestatori di lavoro ( art. 2349, 2 comma). A differenza delle azioni, gli strumenti finanziari
partecipativi non sono parti del capitale sociale. Gli strumenti finanziari partecipativi non
attribuiscono perci la qualit di azionista e presentano ampia elasticit per quanto riguarda i diritti
propri delle azioni che possono essere loro riconosciuti. Essi possono essere forniti solo di diritti
patrimoniali o dei diritti amministrativi, con esclusione per del diritto di voto nell'assemblea
generale degli azionisti. Lo statuto disciplina " modalit e condizioni di emissione, i diritti che

conferiscono, le sanzioni in caso di inadempimento delle prestazioni e, se ammessa, la legge di


circolazione".
18. Vizi nella emissione di azioni.
La emissione di titoli azionari o di strumenti finanziari dematerializzati si verifica in sequenza
serializzata, il sistema non prevedendo la emissione di un azione isolatamente da altre. Ci a
rigore anche quando l azionista sia unico. Nulla vieta ovviamente che in caso di unico azionista le
azioni siano rappresentate da un solo certificato azionario: ma ci, com ovvio, altra questione. Il
rilascio del certificato azionario o la imputazione scritturale dello strumento finanziario
dematerializzato si verificano invece paritariamente, in funzione della vicenda emittenteprenditore. Ne discende la possibilit di vizi nell emissione.
a) Nel caso di sovraemissione, quando cio la societ emetta pi titoli di quanti dovrebbe per la
corretta suddivisione in unit di misura del capitale come fissato nell atto costitutivo o nella
delibera di aumento, pu manifestarsi contrasto fra la disciplina che regola l investimento collettivo
e la disciplina di tutela dell acquirente in buona fede in caso di negoziazione del titolo. L
equilibrio ragionevole fra le due istanze di ridurre il valore nominale di ciascuna azione,
riconoscendo prevalenza alla disciplina di tutela dell acquirente in buona fede in caso di
negoziazione del titolo. L equilibrio ragionevole fra le due istanze di ridurre il valore nominale di
ciascuna azione, riconoscendo prevalenza alla disciplina dell organizzazione (che a tutela anche
di terzi). Resteranno ferme le azioni di risarcimento nei confronti di chi si sia reso responsabile
della sovraemissione.
b) Non diversamente nel caso di duplicazione nel rilascio del titolo, quando in sede di annotazione
del trasferimento ai sensi dell art. 2022, o di sotituzione di documenti in caso di riunione o
frazionamento dei certificati (art. 2000), la societ rilasci pi titoli di come avrebbe dovuto, e nasca
conflitto questa volta per limitato ai portatori dei titoli per i quali la vicenda si verificata. Gli
solo che una soluzione di quel conflitto, ove tutti siano legittimati ad invocare tutela del loro
acquisto in buona fede, non pu risolversi tamite riduzione di valore delle sole azioni per cui la
vicenda della duplicazione si verificata, stante la tassativa eguaglianza ( e tipicit) delle azioni, n
si pu addivenire ad una sorta di forzata cotitolarit delle azioni ridimensionate nel numero. Si
postula dunque come inevitabile la necessaria parit fra il valore globale di tutte le azioni per
allinearle al valore di riferimento, ferme restando sempre le azioni di risarcimento nei confronti del
responsable del malfatto.
c) A conclusione diversa pu forse giungersi nell ipotesi di emissione di titolo non interamente
liberato senza menzione del debito ancora sussistente. Qui non ci a rigore violazione della norma
organizzativa a monte, ma ricorre piuttosto comportamento negligente degli uffici responsabili.
Ragionevole sarebbe quindi ritenere pienamente tutelato l acquirente in buona fede del titolo,
tenuta all azione di recupero la societ nei confronti dell inadempiente, indifferente per restando
il valore nominale delle altre azioni.
19. La circolazione delle azioni. I titoli azionari.
I titoli azionari sono i documenti che rappresentano le quote di partecipazione nelle societ per
azioni non quotate, n diffuse fra il pubblico, e ne consentono il trasferimento secondo le regole
proprie dei titoli di credito. La loro emissione nelle societ non quotate non essenziale, infatti lo
statuto pu escludere l'emissione dei titoli azionari (art. 2346, 1 c). In tal caso, la qualit di socio
provata dall'iscrizione nel libro dei soci, e il trasferimento delle azioni resta assoggettato alla
disciplina della cessione del contratto in quanto applicabile ed ha effetto nei confronti delle societ
dal momento dell'iscrizione nel libro dei soci ( art. 2355, 1 comma). Qualora emessi, i certificati
azionari devono indicare:
1. la denominazione e la sede della societ;
2. la data dellatto costitutivo e della sua iscrizione, lufficio del registro in cui depositato;

3. il loro valore nominale, il numero complessivo delle azioni emesse, lammontare del capitale
sociale;
4. lammontare dei versamenti parziali sulle azioni non interamente liberate;
5. i diritti e gli obblighi ad esse inerenti.
Le azioni devono essere sottoscritte da uno degli amministratori. Le stesse regole seguono gli
eventuali certificati provvisori rilasciati ai soci in attesa dellemissione dei titoli definitivi. I
certificati provvisori devono essere ritirati dalla societ al momento del rilascio dei titoli definitivi.
Ai titoli azionari collegato un foglio cedole, costituito da un certo numero di tagliandi
contrassegnati dalla denominazione della societ e numerati progressivamente. Le cedole
consentono di esercitare i diritti che maturano durante la vita della societ, senza necessit di esibire
il titolo azionario. sufficiente distaccare e consegnare alla societ la cedola. Le cedole sono di
regola al portatore e possono formare oggetto di autonoma circolazione una volta distaccate dal
titolo principale, acquisendo cos la natura di titoli di credito.
20. Azioni e titoli di credito.
Ai titoli azionari deve essere riconosciuta la natura di titoli di credito. Le azioni rientrano nella
categoria dei titoli di credito causali. Sono cio titoli di credito che possono essere emessi solo in
base ad un determinato rapporto causale e che si caratterizzano per la parziale sensibilit del
rapporto documentato dal titolo alle eccezioni desumibili da disciplina legale del rapporto
societario. Le azioni sono trattate come titoli di credito circa la circolazione e le modalit di
esercizio dei diritti sociali. I titoli azionari sono un veicolo necessario per il trasferimento della
partecipazione sociale e pertanto applicabile il principio dellautonomia in sede di circolazione dei
titoli di credito, art. 1994 : chi acquista in buona fede il possesso del titolo azionario non soggetto
a rivendicazione, cio diventa proprietario del titolo.
21.Azioni nominative e al portatore.
Le azioni possono essere nominative o al portatore a scelta dell'azionista (art. 2354, 1 comma). Ci
significa concedere il beneficio dell'anonimato all'investimento azionario, rendere quest'ultimo
fiscalmente competitivo rispetto ad altre forme di investimento. Il sistema vigente perci il
seguente: tutte le azioni devono essere nominative, salvo le azioni di risparmio e quelle emesse
dalle Sicav che, purch interamente liberate, possono essere nominative o al portatore a scelta
dell'azionista.
22. Leggi di circolazione delle azioni.
Le azioni al portatore si trasferiscono con la consegna del titolo ( art. 2355, 2 comma). Il
possessore del titolo legittimato allesercizio dei relativi diritti in base alla semplice presentazione
del titolo alla societ. Per le azioni nominative invece dettata una specifica disciplina, che in
larga parte riprende e sviluppa la disciplina generale dei titoli di credito nominativi dettata dal
codice (artt. 2021-2027). Le azioni nominative devono essere intestate al nome di una persona fisica
o giuridica e lintestazione deve risultare anche dal libro dei soci. Per il trasferimento dei titoli
azionari perci necessario il mutamento della doppia intestazione sul titolo e sul libro dei soci e
quindi la necessaria cooperazione della societ emittente. La doppia annotazione pu avvenire
secondo due tipi di procedure: - il transfer, cio il cambiamento contestuale delle due intestazioni,
sul titolo e sul libro soci, a cura della societ emittente; - il trasferimento mediante girata, sul titolo
a cura dellalienante e sul libro soci a cura della societ. La girata deve contenere la data, il nome
del giratario; deve essere sottoscritta dal girante e dal giratario se si tratta di azioni non liberate. La
girata deve essere autenticata da un notaio, da un agente di cambio, da una banca a ci autorizzata,
o da una sim. Il giratario che si dimostra possessore in base ad una serie continua di girate
legittimato ad esercitare tutti i diritti sociali. Resta tuttavia lobbligo della societ di aggiornare il
libro soci.

23. Azioni dematerializzate.


La circolazione delle azioni si fonda sul trasferimento materiale dei titoli e comporta, per le azioni
nominative, il compimento delle complesse formalit connesse alla duplice annotazione. Da qui
lesigenza di semplificare il mercato dei titoli quotati in borsa attraverso ladozione di meccanismi
di circolazione svincolati dal trasferimento materiale del documento e basati su semplici
registrazioni contabili. A tale finalit risponde nel nostro ordinamento il sistema di gestione
accentrata di strumenti finanziari, che ha le seguenti caratteristiche:
- il sistema gestito da apposite spa a statuto speciale che operano sotto il controllo della Consob e
della Banca dItalia;
- le categorie di soggetti e gli strumenti finanziari ammessi alla gestione accentrata sono determinati
dalla Consob con proprio regolamento;
- le modalit di funzionamento del sistema di gestione accentrata varia a seconda che gli strumenti
finanziari siano o meno rappresentati da titoli, in base alla dematerializzazione introdotta dal d.lgs.
213/1998. Infatti, in base a tale decreto dal 5 ottobre 1998 non possono pi essere rappresentati da
titoli e sono immessi nel sistema in regime di dematerializzazione due tipi di strumenti:
- quelli negoziati o destinati alla negoziazione nei mercati regolamentati italiani;
- quelli diffusi fra il pubblico in misura rilevante, secondo i criteri della Consob.
Gli altri strumenti che non hanno tali caratteristiche sono liberi di dematerializzare o meno,
specificandolo nello statuto. Quindi, nel sistema di gestione accentrata coesistono due sistemi:
dematerializzata e non dematerializzata.
Il sistema di gestione accentrata non dematerializzata si fonda sul deposito dei titoli azionari
presso la societ di gestione (Monte Titoli s.p.a.), e ladesione facoltativa per ogni azionista.
Questi pu depositare i propri titoli presso un intermediario autorizzato con un contratto di deposito
titoli in amministrazione, che autorizza lintermediario a subdepositarli presso la societ di gestione
accentrata. Si determinano due tipi di rapporto di deposito fra loro collegati. Il sistema di gestione
accentrata consente di sostituire la circolazione documentale dei titoli depositati con una
circolazione fondata su semplice scritture contabili, che producono leffetto proprio del
trasferimento secondo la disciplina legislativa dei titoli di credito. Lesercizio dei relativi diritti
svincolato dallesibizione dei titoli custoditi dalla societ di gestione accentrata. Questa infatti
legittimata a compiere tutte le operazioni inerenti alla gestione dei titoli, secondo le regole fissate
dalla Consob, quali i diritti patrimoniali. Sono invece riservati ai titolari delle azioni i diritti
amministrativi, sulla base di una certificazione non trasferibile rilasciata dallintermediario.
24. I vincoli sulle azioni.
Le azioni possono essere costituite in usufrutto o impegno e possono inoltre formare oggetto di
misure cautelari ed esecutive. La costituzione in usufrutto o in pegno delle azioni nominative
avviene mediante annotazione del relativo vincolo sul titolo e nel libro soci, a cura della societ
emittente. Salvo convenzione contraria, il diritto di voto compete al creditore pignoratizio o
all'usufruttuario. Essi dovranno comunque esercitarlo in modo da non ledere gli interessi del socio,
esponendo si altrimenti al risarcimento dei danni nei suoi confronti. Nel caso di sequestro delle
azioni il voto esercitato dal custode. Gli altri diritti amministrativi spettano invece disgiuntamente
sia al socio sia al creditore pignoratizio o all'usufruttuario. In caso di sequestro sono invece
esercitati dal custode, salvo che dal provvedimento del giudice non risulti diversamente ( art. 2352,
6 comma). Il diritto di opzione spetta invece al socio l'attuale disciplina stabilisce che solo ad esso
sono attribuite le nuove azioni sottoscritte. Il socio deve tuttavia provvedere almeno tre giorni prima
della scadenza al versamento delle somme necessarie per l'esercizio del diritto di opzione. In
mancanza, gli altri soci possono offrire di acquistarlo. In caso di aumento gratuito del capitale, il
pegno, l'usufrutto o il sequestro si estendono alle azioni di nuova emissione. In caso di versamento
delle somme dovute sulle azioni non liberate si ha : in caso di pegno, il socio che deve provvedere
al versamento; in caso di usufrutto invece l'usufruttuario che deve provvedere al versamento,
salvo il suo diritto alla restituzione di tale somma al termine dell'usufrutto.

25. I limiti alla circolazione delle azioni.


Le azioni sono in via di principio liberamente trasferibili. La libera trasferibilit tuttavia esclusa o
limitata per legge in determinate ipotesi:
a) le azioni liberate con conferimenti diversi dal denaro non possono essere alienate prima del
controllo della valutazione ( art. 2343, 3 comma);
b) le azioni con prestazioni accessorie non sono trasferibili senza il consenso del consiglio di
amministrazione ( art. 2345, 2 comma).
Oltre ai limiti legali, vi sono i limiti convenzionali, cio quei limiti determinati da accordi fra i soci.
Questi, poi vanno distinti a seconda che risultino dallatto costitutivo (limiti statutari) o da accordi
distinti (patti parasociali). I limiti alla circolazione delle azioni risultanti da patti parasociali
vengono definiti sindacati di blocco ed hanno lo scopo di evitare l'ingresso in societ di terzi non
graditi. I sindacati di blocco vincolano solo le parti contraenti.
Le clausole statutarie finalizzate a limitare la circolazione delle azioni possono assumere le
formulazioni pi varie; le pi diffuse sono tuttavia:
1) la clausola di prelazione, la clausola che impone al socio, che intende vendere azioni, di
offrirle preventivamente agli altri soci e di preferirli ai terzi a parit di condizioni. Di regola, quindi,
la prelazione potr essere esercitata solo allo stesso prezzo e alle medesime condizioni contrattuali
di cui all offerta del terzo, restando onere del socio che intende trasferire portare il tutto a
conoscenza dei consoci (cd. denuntiatio) spesso anzi gli statuti stabilendo al riguardo complessi
procedimenti. E consentito per che lo statuto fissi a priori il prezzo per cui il consocio ha diritto
ad esercitare la prelazione indipendentemente del prezzo offerto dal terzo, e in tale caso non potr
trattarsi di valori inferiori a quelli determinabili, in caso di recesso, secondo le modalit e nella
misura previste dal art. 2437ter (vedi art. 2355 bis, comma 2);
2) le clausole di gradimento, esse possono essere a loro volta distinte in due sottocategorie:
a) clausole che richiedono il possesso di determinati requisiti da parte dell'acquirente (ad
es. cittadinanza italiana, appartenenza a delle categorie professionali);
b) clausole che subordinano il trasferimento delle azioni a consenso di un organo sociale, quasi
sempre costituito dal consiglio di amministrazione. (In tal caso potr essere prevista come
necessaria la motivazione del mancato gradimento);
3) le clausole di riscatto (azioni riscattabili): l'introduzione di clausole statutarie che prevedono
potere di riscatto delle azioni da parte della societ o dei soci al verificarsi di determinati eventi (art.
2437 sexies). Ad esempio: in caso di morte dell'azionista al fine di evitare che subentrino gli eredi,
di mancata esecuzione delle prestazioni accessorie cui il socio si obbligato.
Le clausole statutarie limitative della circolazione possono essere introdotte o rimosse nel corso
della vita della societ con delibera dell'assemblea straordinaria. Se lo statuto non dispone
diversamente, riconosciuto diritto di recesso ai soci che non hanno concorso all'approvazione
della delibera(art. 2437, 2 comma, lett.b).
26. Le operazioni della societ su azioni proprie.
Le operazioni della societ per azioni sulle proprie azioni e in particolare la loro sottoscrizione e
compravendita sono operazioni particolarmente pericolose sotto pi profili. Pericolose per l'integrit
del capitale sociale, per il corretto funzionamento dell'organizzazione societaria, per il mercato dei
titoli. Per tutti questi motivi le operazioni della societ sulle proprie azioni sono considerate con
estremo sfavore dal legislatore e sono in linea di principio vietate: questa la linea fissata dal
codice del 1942 e ribadita dalla riforma del 2003.
a) La sottoscrizione di azioni proprie.
E vietata,salvo l ipotesi prevista dall art. 2357ter, riguardante l eventualit che l assemblea
abbia autorizzato l esercizio del diritto di opzione inerente alle azioni. . Il divieto opera sia in sede
di costituzione della societ sia in sede di aumento del capitale sociale. Colpisce inoltre tanto la

sottoscrizione diretta, compiuta cio in nome della societ, quanto la sottoscrizione indiretta,
compiuta cio da terzi in nome proprio ma per conto della societ. La violazione del divieto
determina non la nullit della sottoscrizione, ma un fenomeno di conversione ex lege: l operazione
resta perfettamente valida, ma il legislatore imputa la titolarit delle azioni sottoscritte, a titolo
personale, ai promotori ed ai soci fondatori (oppure, qualora la sottoscrizione sia avvenuta in sededi
aumento di capitale, agli amministratori); tali soggetti, quindi, si assumeranno l obbligo di eseguire
i conferimenti previsti, salvo che riescano a dimostrare di <<essere esenti da colpa>>. Nell ipotesi
in cui la sottoscrizione delle azioni venga effettuata da un terzo in nome proprio, ma per conto della
societ, ex art. 2357quater, il terzo << considerato, a tutti gli effetti, sottoscrittore per conto
proprio>>. Tuttavia, tenendo conto che (con tutta probabilit) a tale iniziativa del terzo sotteso un
preventivo accordo con i soggetti coinvolti nella gestione dell ente, il legislatore ha disposto che,
per <<la liberazione delle azioni, rispondono solidamente, salvo che dimostrino di essere esenti da
colpa, i promotori, i soci fondatori e, nel caso di aumento di capitale sociale, gli amministratori>>.
b) L acquisto di azioni proprie.
Lacquisto di azioni proprie un operazione che pu rivelarsi pregiudizievole per i creditori
sociali, perch pu determinare una diminuzione della garanzia patrimoniale loro offerta dal
capitale della societ e potrebbe, inoltre, determinare problemi di carattere amministrativo. In
mancanza di disciplina codicistica, infatti, il diritto di voto collegato alle azioni proprie dovrebbe
essere esercitato dagli amministratori, i quali potrebbero cos influenzare le decisioni dell
assemblea. E per questo che la legge tende ad assicurare la trasparenza dell operazione
sottoponendola, a tal fine, ad una serie di limitazioni, di carattere qualitativo. In particolare, ex art.
2357:
1) le somme utilizzate per l acquisto devono essere contenute nel limite delle riserve disponibili e
degli utili distribuibili;
2) possono essere acquistate solo azioni interamente liberate (onde evitare che la societ diventi
debitrice di se stessa);
3) l acquisto deve essere autorizzato dall assemblea che ne fissa la modalit, nonch il numero
massimo di azioni da acquistare, la durata dell operazione (non superiore a 18 mesi), il
corrispettivo minimo e massimo;
4) per le societ che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, l ammontare delle azioni
acquistate non pu superare la quinta parte del capitale sociale, tenuto conto anche delle azioni
detenute da societ controllate.
Le limitazioni per l acquisto delle azioni proprie non si applicano quando esso avviene:
a) in esecuzione di una delibera dell assemblea di riduzione del capitale, da attuari mediante
riscatto e annullamento di azioni;
b) per effetto di successione universale, di fusione e di scissione;
c) in occasione di esecuzione forzata per il soddisfacimento di un credito della societ, sempre che
si tratti di azioni interamente liberate.
Ad eccezione del primo caso, negli altri deve essere, comunque, rispettato il limite della quina parte
del capitale sociale: le azioni eccedenti tale limite devono essere alienate entro 3 anni a pena del
loro annullamento con corrispondente riduzione del capitale sociale.
Infine, ex art. 2357ter, per garantire il corretto funzionamento delle scoeit e per evitare che
possano essere alterate le regole di formazione della volont:
-finch le azioni restano in propriet della societ, il diritto agli utili e il diritto di opzione (salvo
autorizzazione dell assemblea) sono attribuiti, proporzionalmente, alle altre azioni;
-il diritto di voto viene sospeso; tuttavia, per evitare che ci determini un abbassamento dei quorum
assembleari, le azioni sono <<computate nel capitale ai fini del calcolo delle quote richieste per la
costituzione e per le deliberazioni dell assemblea>>;
-gli amministratori non possono disporre delle azioni acquistate dalla societ, se non previa
autorizzazione dell assemblea che deve stabilirne le modalit;

-deve essere, infine, costituita e mantenuta una riserva indisponibile pari all importo delle azioni
proprie iscritto all attivo del bilancio e ci finch dette azioni non siano tasferite o annullate.
c) Prestiti accordati dalla societ ad un terzo soggetto: le azioni proprie in garanzia.
Il d.lgs. 142/2008 ha completamente riscritto l art. 2358, prevedendo l inapplicabilit del divieto
per la societ di accordare prestiti o fornire garanzie per l acquisto o la sottoscrizione delle azioni
proprie, a determinate condizioni. Tale norma, prima dell intervento del d.lgs.142/2008, prevedeva
che la societ non potesse accordare prestiti o fornire garanzie per l acquisto o la sottoscrizione
delle azioni proprie. Lo stesso articolo prevedeva che la societ non potesse, neppure per tramite di
societ fiduciaria, o per interposta persona, accettare azioni proprie in garanzia. Il nuovo articolo
2358 prevede che sia possibile per la societ accordare prestiti e fornire garanzie per l acquisto o
la sottoscrizione di azioni proprie, ma solo ad una serie di condizioni, precisamente definite dall
art. stesso. Esse sono:
-loperazione deve essere preventivamente autorizzata dall assemblea;
-gli amministratori della societ devono redigere una relazione che illustri l operazione, le
condizioni, le ragioni e gli obiettivi che la giustificano, nonch l interesse ed i rischi per la societ,
indicando il prezzo al quale il terzo acquisir le azioni e attestando che essa ha luogo a condizioni di
mercato eque;
-per quanto riguarda, invece, l importo complessivo dell assistenza finanziara prestata a terzi,
questo non pu eccedere il limite degli utili distribuibili e delle riserve disponibili risultanti dall
ultimo bilanci regolarmente approvato. Nel calcolo si deve tenere conto anche dell eventuale
riduzione dell attivo netto derivante dall acquisto, da parte della societ o per conto della stessa, di
azioni proprie. A livello contabile ci comporta l obbligo di iscrivere in bilancio una riserva
indisponibile pari all importo complessivo dell assistenza finanziaria.
Rimane salvo il divieto per la societ di accettare azioni proprie in garanzia.
27. I rapporti di partecipazione.
La partecipazione in una societ pu essere assunta, oltre che da una persona fisica, anche da una
persona giuridica tanto di diritto privato, quanto di diritto pubblico. L art. 2361 ha ammessola
partecipazione di una qualsiasi societ di capitali nelle societ di persone come socio a
responsabilit illimitata. L ammissibilit della partecipazione della societ di capitali alla societ di
persone per soggetta alle seguenti condizioni:
1. non risulti sostanzialmente modificato l oggetto sociale della societ di capitali;
2. sia l assemblea (della societ di capitali) a deliberare l assunzione di partecipazioni in altre
imprese comportante una responsabilit illimitata per le obbligazioni delle medesime;
3. gli amministratori delle societ di capitali diano specifiche informazioni sulle partecipazioni in
societ di persone nella nota integrativa del bilancio;
4. le snc e le sas, quando sono interamente partecipate da societ di capitali, redigano il bilancio
secondo le norme previste per le spa e, se ne ricorrano i presupposti, redigano e pubblichino il
bilancio consolidato di gruppo.
Sembra del tutto ammissibile infine la partecipazione di societ di persone ad altre societ di
persone, sia in veste di socio a responsabilit illimitata, che di associato a responsabilit limitata: in
queste ipotesi non si produce la violazione dei principi sanciti in materia di responsabilit.
28. Il collegamento fra societ. Le partecipazioni modificative.
Il fenomeno del collegamento fra societ d vita alle seguenti figure:
-partecipazioni reciproche;
-societ collegate;
-societ controllate;
-gruppi di societ.

In tema di partecipazioni vale il principio sancito dall art. 2361: <<L assunzione di partecipazioni
in altre imprese, anche se prevista genericamente nell atto costitutivo, non consentita se, per la
misura e per l oggetto della partecipazione ne risulta sostanzialmente modificato l oggetto
sociale determinato dallo statuto>>. Tale divieto (che riguarda ogni tipo di partecipazione) volto
ad impedire che, di fatto, si venga a realizzare una modifica dell oggetto sociale senza la preventiva
ed indispensabile deliberazione dell assemblea degli associati.
29. Societ collegate e societ controllate.
Le societ collegate, ai sensi dell ultimo comma dell art. 2359, sono quelle <<sulle quali un altra
societ esercita un influenza notevole>>. Tale influenza <<si presume quando nell assemblea
ordinaria pu essere esercitato almeno un quinto dei voti ovvero un decimo se la societ ha azioni
quotate in mercati regolamentati.
Il controllo invece costituisce un particolare fenomeno in forza del quale una societ risulta in
grado di influenzare, in modo determinante, l attivit economica di un altro ente.
L art. 2359 prevede due forme generali di controllo: quello azionario (o interno) e quello
contrattuale ( o esterno). Il controllo azionario, a sua volta, pu essere di diritto (quando la holding
detiene la maggioranza delle azioni con diritto di voto) o di fatto (quando, pur non avendo la
maggioranza assembleare, la societ capogruppo in grado di esercitare un influenza dominante
nell assemblea ordinaria delle societ controllate.
30. Le partecipazioni reciproche. Limiti all acquisto di partecipazioni rilevanti.
Rilevanza certamente maggiore va riconosciuta alle partecipazioni cd. incrociate, che possono
determinare dei pregiudizi di natura analoga a quelli prodotti dalla sottoscrizione e dall acquisto di
azioni proprie. In pratica, anche con questa fattispecie (che si verifica quando una societ partecipa
al capitale di una societ e viceversa) pu essere sostanzialmente falsata la consistenza patrimoniale
degli enti interessati (cd. annacquamento dei patrimoni). L art. 2360 vieta alle societ di costituire
o di aumentare il capitale mediante sottoscrizione reciproca di azioni, anche per tramite di societ
fiduciaria o per interpersona. La violazione del divieto comporta la nullit di entrambe le
sottoscrizioni per violazione di norme imperative, purch si provi che le due reciproche
sottoscrizioni siano fondate su di un disegno preordinato, volto a creare l apparenza di un
incremento patrimoniale inesistente. I pregiudizi di carattere patrimoniale ed amministrativo legati
alle partecipazioni incrociate si producono, evidentemente, anche a seguito dell acquisto
reciproco di titoli azionari. Tuttavia, la fattispecie dell acquisto reciproco, pur presentando
evidenti analogie con quella dell acquisto di azioni proprie o della sottoscrizione reciproca,
oggetto di una disciplina limitativa solo nei seguenti casi:
a) acquisto realizzato dalla societ controllata di azioni della societ controllante : l art. 2359bs
estende a tale operazione le limitazioni e le condizioni dettate dal legislatore nell ipotesi di acquisto
di azioni proprie (art. 2357). Infine , ai sensi dell art. 2359quinquies, fatto divieto alla controllata
di sottoscrivere azioni della controllante, e ci a garanzia dell effettivit dei conferimenti promessi
in sede di costituzione. L articolo dispone, poi, le conseguenze da attivare per la violazione del
divieto: responsabilit degli amministratori (o del terzo interpostosi) che non si dimostrino esenti da
colpa;
b) acquisti reciproci tra societ di cui almeno una sia quotata. L art. 120 TUF stabilisce un
obbligo di comunicazione delle partecipazioni rilevanti:
- a carico di tutti coloro che partecipano ad una emittente azioni quotate avente l Italia come Stato
membro d origine in misura superiore al 2% del capitale di questa. Il d.lgs. 5/2009, conv in l.
33/2009 ha aggiunto all art. 120 il comma 2bis che prevede che la CONSOB pu, con
provvedimento motivato da esigenze di tutela degli investitori nonch di efficienza e trasparenza
del mercato del controllo societario e del mercato di capitali prevedere, per un periodo limitato di
tempo, soglie inferiori a quella suindicata per le societ ad elevato valore corrente di mercato e ad
azionatario particolarmente diffuso;

-a carico di tutte le emittenti azioni quotate aventi l Italia come Stato membro d origine che
partecipano ad altra societ non quotata o a una s.r.l., anche estera, in misura superiore al 10% del
capitale di questa.
In caso di superamento dei limiti sopra esposti, la societ dovr darne comunicazione scritta alla
partecipata e alla CONSOB. Il d.lgs. 146/2009 ha introdotto nell art. 105 TUF un nuovo comma
3bis che attribuisce alla CONSOB il potere di stabilire con regolamento in quali ipotesi e in che
modo gli strumenti finanziari derivati sono tenuti in considerazione ai fini del calcolo delle
partecipazioni rilevanti ai fini dell obbligo di lanciare un offerta pubblica obbligatoria. La
violazione dei suddetti obblighi informativi comporter la sospensione del diritto di voto relativo
alle azioni acquistate, le quali saranno, tuttavia, computate ai fini dei quorum costitutivi dell
assemblea.
31. Il fenomeno del gruppo. La holding.
Il gruppo di societ una aggregazione di imprese societarie formalmente autonome e indipendenti
l'una dall'altra, ma assoggettate tutte ad una direzione unitaria. Tutte sono infatti sotto l'influenza
dominante di un'unica societ. Nei gruppi ad un'unica impresa sotto il profilo economico
corrispondono pi imprese sotto il profilo giuridico.
Il gruppo di societ ha l'assetto organizzativo tipico assunto dalle imprese di grande, grandissima
dimensione per combinare i vantaggi dell'unit economica con quelli offerti dall'articolazione in pi
strutture formalmente distinte e autonome. Tali gruppi si distinguono in:
A) gruppi a catena: la societ A ( capogruppo) controlla e dirige la societ B, che a sua volta
controlla dirige la societ C e cos via.
B) gruppi stellari o a raggiera: la capogruppo A controlla e dirige contestualmente tutte le altre
societ.
La presenza di aggregazioni societarie sollecita una specifica disciplina diretta a soddisfare un
triplice ordine di esigenze:
a) assicurare una adeguata informazione sui collegamenti di gruppo, sui rapporti finanziari e
commerciali fra societ del gruppo;
b) evitare che eventuali intrecci di partecipazioni alterino l'integrit patrimoniale delle societ
coinvolte e il corretto funzionamento degli organi decisionali della capogruppo;
c) evitare che le scelte operative delle singole societ del gruppo pregiudichino le aspettative di
quanti fanno affidamento esclusivamente a sulla consistenza patrimoniale e sui risultati economici
di quella determinata societ.
In presenza di un gruppo di controllo societario si rendono applicabili al fenomeno di gruppo, sia le
norme, introdotte prima della riforma del 2003 che regolano i rapporti fra societ controllante e
societ controllate, sia le ulteriori disposizioni introdotte della riforma del 2003 dedicate alle societ
o enti che esercitano attivit di direzione e di coordinamento di altre societ. In base all'attuale
disciplina infatti istituita un'apposita sezione del registro delle imprese nella quale sono iscritti i
soggetti che esercitano attivit di direzione e coordinamento e le societ alla stessa sottoposte.
Queste ultime sono inoltre tenute ad indicare negli atti e nella corrispondenza la soggezione
all'altrui attivit di controllo e coordinamento. Bilancio consolidato di gruppo (artt.25-43 d.lgs
127/1991): consente di conoscere la situazione patrimoniale, finanziaria e economica del gruppo
considerato unitariamente, attraverso l'eliminazione delle operazioni intercorse fra le societ del
gruppo.
Passi avanti sono stati compiuti con la riforma del dominatore anche per quanto riguarda la tutela
degli azionisti esterni e dei creditori delle societ controllate contro possibili abusi della
controllante, che induca le prime al compimento di atti vantaggiosi per il gruppo unitariamente
considerato, ma pregiudizievoli per il proprio patrimonio. Con la disciplina della Spa e della Srl
unipersonale introdotto dalla riforma del 2003, la responsabilit diretta della capogruppo per le

obbligazioni assunte dalle societ figlia resta esclusa anche quando la prima unico socio delle
seconde. L'indipendenza formale comporta per che la capogruppo non pu legittimamente imporre
alle societ figlie il compimento di atti che contrastino con gli interessi delle stesse separatamente
considerate. L'art. 2497-ter stabilisce infatti che "le decisioni delle societ soggette all'attivit di
direzione e coordinamento, quando da questa influenzate, debbono essere analiticamente motivate e
recare puntuale indicazione delle ragioni e degli interessi la cui valutazione ha inciso sulla
decisione". Una specifica disciplina poi dettata per i finanziamenti concessi alle societ controllate
dalla capogruppo o da altri soggetti alla stessa sottoposti ( art. 2497-quinquies), al fine di evitare che
un eccessivo indebitamento danneggi gli altri territori sociali. Se la societ finanziata fallisce entro
un anno dal rimborso, la somma riscossa deve essere restituita. La societ capogruppo tenuta a
indennizzare direttamente azionisti e creditori delle societ controllate per i danni dagli stessi subiti
per il fatto che la propria societ si stupidamente attenuta alle direttive di gruppo lesive del
proprio patrimonio.
Le societ o gli enti che violano i principi di corretta gestione societaria e imprenditoriale delle
societ soggette alla loro attivit di direzione e coordinamento "sono direttamente responsabili nei
confronti dei soci di queste per il pregiudizio arrecato alla redditivit e al valore della
partecipazione sociale, nonch nei confronti dei creditori sociali per la lesione cagionata all'integrit
del patrimonio sociale" ( art. 2497, 1 comma). L'azione esercitata dai soci e dai creditori sociali
azione diretta e non surrogatorio di quelle che eventualmente spettano alla societ controllata,
sicch il risarcimento dei danni spetta direttamente alla prima e non alla seconda. Poich il danno
subito dai soci o dei creditori della societ controllata pur sempre un riflesso del danno subito da
quest'ultima, l'azione di risarcimento danni nei confronti della capogruppo esperibile solo se essi
non sono stati soddisfatti dalla societ controllata ( art. 2497, 3 comma). Il danno va valutato
considerando il risultato complessivo dell'attivit di direzione e di coordinamento e quindi i
vantaggi compensativi che possono derivare dall'appartenenza ad un gruppo. Ulteriore significativa
novit della riforma del 2003 e il riconoscimento del diritto di recesso dei soci di una societ
soggetta ad attivit di direzione e di coordinamento in presenza di eventi riguardanti la societ
capogruppo. Il diritto di recesso infatti riconosciuto ai soci di una societ non quotata che entra a
far parte di gruppo, se "ne deriva una alterazione delle condizioni di rischio dell'investimento e non
venga promossa un'offerta pubblica di acquisto" che consenta associo di alienare la propria
partecipazione.
"Gli amministratori delle societ che hanno abusato di tale direzione rispondono in solido con gli
amministratori della societ dichiarata insolvente e dei danni da questi cagionati alla societ stessa
(art. 90 d.lgs. 270/1999, e gi l'art. 3, 10 comma, legge 95/1979). Gli amministratori delle societ
dominanti sono coinvolti nella responsabilit degli amministratori delle societ dominate, per i
danni da questi ultimi cagionati alla prima societ per il fatto di aver stupidamente dato attuazione
alle direttive di gruppo.
31. LOPA obbligatoria.
Chiunque, a seguito di acquisti, a qualsiasi titolo, venga a detenere direttamente o indirettamente
una partecipazione a capitale superiore al 30%, in azioni ordinarie o comunque che attribuiscano
diritto di voto nelle deliberazioni assembleari riguardanti la nomina o la revoca degli
amministratori, tenuto a promuovere un offerta sulla totalit delle azioni e degli strumenti
finanziari che attribuiscano il diritto di voto ammessi alla negoziazione sui mercati regolamentati
italiani. Nell ipotesi in cui la societ abbia adottato il sistema dualistico di amministrazione, il
referente su cui calcolare l acquisto di azioni rilevante per l OPA totalitaria sotto le azioni munite
di diritto di voto per la nomina o revoca dei componenti il consiglio di sorveglianza. La CONSOB
ha peraltro potere regolamentare di allargare la categoria di riferimento nell individuazione degli
strumenti finanziari rilevanti ai fini dell OPA. L obbligo di OPA si estende in solido a tutti coloro

che abbiano con acquisti concertati, superata la soglia del 30% (cd. acquisto di concerto). Cos
quando gli acquisti provengono:
i) dagli aderenti o per come si detto poc anzi anche da un solo aderente di un patto sindacale,
anche nullo;
ii) da un soggetto, dal suo controllante e dalle societ da lui controllate;
iii) da societ sottoposte a comune controllo;
iv) dalla societ e dai suoi amministratori, componenti del consiglio di gestione o di sorveglianza o
direttori generali;
v) dai soggetti che cooperano tra loro al fine di ottenere il controllo della societ emittente.
Per evitare l elusione della norma da parte degli aderenti a un patto sindacato, l obbligo di
acquistare sussiste anche quando l acquisto si verifichi contestualmente al patto di sindacato o
addirittura nei 12 mesi precedenti il patto. Il rischio per chi partecipi al sindacato di voto evidente.
L OPA totalitaria si traduce dunque: formalmente in una coazione, di fatto in un limite all
acquisto, perch d uso corrente la estrema cautela, nei patti di sindacato esplicitata in apposite
clausole obbligatorie per le parti, a non superare mai il tetto del 30% del possesso azionario
promossa entro 20 gg dal verificarsi del fatto che la giustifica, ad un prezzo non inferiore al prezzo
pi elevato pagato dall offerente nei precedenti 12 mesi, ovvero, ove non siano stati effettuati
acquisti, ad un prezzo non inferiore a quello medio ponderato di mercato degli ultimi 12 mesi o del
minor periodo disponibile. L intenzione sempre la parit di trattamento fra azionisti.
L obbligo di OPA totalitaria pu estendersi a casi particolari, per la cui ordinazione si ricorre al
potere regolamentare della CONSOB. Cos :
a) quando una partecipazione superiore alla soglia del 30% in una societ quotata acquisita in via
indiretta, tramite l acquisto di partecipazione in una societ non quotata il cui patrimonio
costituito prevalentemente da titoli emessi dalla societ quotata;
b) quando chi gi detiene partecipazione rilevante ai sensi dell art. 106.1, senza disporre tuttavia
della maggioranza dei diritti voto nell assemblea ordinaria, effettui nuovi acquisiti;
c) quando si verifichino acquisti, sempre a titolo oneroso, per effetto dei quali si costituisca la
detenzione congiunta di azioni e strumenti finanziari con diritto di voto tale da attribuire un potere
complessivo di voto in assemblea comunque superiore al 30%, assorbendo cos nella disciplina dell
OPA l ipotesi in cui il controllo di realizzi non sulla sola base della partecipazione ma anche per
possesso di titoli di debito.
Il superamento della soglia avvenga per effetto di una precedente OPA totalitaria, com ovvio,
perch in tale caso al mercato stata gi offerta occasione. Cos non ancora quando il
superamento della soglia del 30% avviene in una societ dove gi altri detenga partecipazione di
controllo. Cos non ancora quando il superamento della soglia del 30% derivi:
i) da operazioni dirette al salvataggio di societ in crisi;
ii) da trasferimento o transito, di azioni tra soggetti legati da rilevanti rapporti di partecipazione;
iii) da cause indipendenti dalla volont dell acquirente, successione ereditaria ad es., o esercizio del
diritto d opzione originariamente spettante su azioni di nuova emissione;
iv) da operazioni a carattere temporaneo, purch non superino il 3% e l acquirente si impegni a
cedere le azioni in eccedenza entro 12 mesi e a non esercitare i diritti di voto;
v) da operazioni di fusione o scissione su effettive e motivate esigenze industriali, volendosi cos
evitare iniziative elusive;
vi) da acquisti a titolo gratuito.
Cos non infine nel caso di OPA preventiva. Qui:
i) l offerente o gli offerenti di concerto non devono avere acquistato nei 12 mesi antecedenti la
comunicazione alla CONSOB ai sensi dell art. 102 partecipazioni che insieme risultino di misura
superiore all 1%, considerandosi anche gli acquisti a termine con scadenza successiva alla
comunicazione;
ii) l efficacia dell offerta deve essere subordinata all approvazione di tanti possessori di titoli che
dispongano della maggioranza degli stessi, calcolata al netto di quelli che fanno capo all offerente,

al socio di maggioranza anche relativa, nonch ai soggetti con i quali egli abbia rapporti rilevanti ai
fini dell acquisto di concerto.
L offerta preventiva non comporta tuttavia automaticamente esenzione dell offerta totalitaria. L
esenzione deve invece essere accordata dalla CONSOB. Non la esclude nemmeno definitivamente.
L obbligo di OPA totalitaria scatta infatti di nuovo se nei 12 mesi successivi alla chiusura dell
offerta preventiva l offerente o soggetti con cui abbia rapporti rilevanti ai fini dell acquisto di
concerto acquistino azioni in misura superiore all 1%, o se l assemblea della societ emittente
deliberi operazioni di fusione o di scissione. Con norma di chiusura si prevede poi che la CONSOB,
anche al di fuori delle ipotesi tipizzate, possa con provvedimento motivato comunque escludere l
obbligo di offerta, pur in presenza del superamento della soglia rilevante del 30% ovvero in
presenza degli ulteriori presupposti di cui all art. 106.3.
Pu accadere che taluno venga a detenere una partecipazione superiore al 90%. In tali casi, quando
le azioni e gli strumenti siano quotati nei mercati regolamentati, si assume che il flottante rimasto
sia troppo ridotto e che occorra consentire un exit agli azionisti di minoranza, a meno che entro 90
gg non sia ripristinato un flottante sufficiente ad assicurare il regolare andamento delle
negoziazioni; e ad un limite fattuale all acquisto, perch chi arriva al 90% eviter di superare quella
soglia se non voglia assumersi l onere di ulteriori acquisti, si aggiunge cos un onere di
alienazione,atteso che in ci in definitiva si riduce il tassativo ripristino. Nel cui difetto, chi
conserva la partecipazione oltre la soglia segnalata si vede imposta OPA obbligatoria residuale
sulla totalit delle azioni ordinarie o della categoria di riferimento non in suo possesso. Il prezzo
fissato dalla CONSOB, sulla base di vari elementi, salvo che la soglia non sia stata raggiunta in
seguito ad un offerta pubblica totalitaria, nel qual caso il prezzo sar pari a quello dell offerta
precedente. Pu accadere, ancora, che taluno detenga pi del 95% delle azioni per effetto di OPA
totalitaria. In tale caso, le partecipazioni che restano sul mercato sono inconsistenti per un effettiva
dialettica assembleare e risultano solo d ostacolo a vedere la partecipata sotto un unico azionista. Il
possessore oltre la soglia ha dunque, in questo caso, il diritto di acquistarle (forse meglio il diritto
di allontanare i consoci: cd. squeeze out). Ci ci fa comprendere perch alla stessa fattispecie che fa
sorgere a favore del possessore della partecipazione rilevante il diritto di acquisto, il legislatore
ricolleghi anche l attitudine a determinare in capo a tale soggetto un obbligo di acquisto delle
azioni e degli strumenti rimasti sul mercato; un obbligo a fronte del quale sta, allora, un diritto di
vendita riconosciuto ai possessori di tali strumenti, il tutto poi ad un prezzo, ancora una volta,
commisurato a quello proposto nella precedente offerta pubblica.
Le sanzioni del mancato rispetto della disciplina sull OPA obbligatoria sono indicate dall art. 110
TUF. In caso di superamento della soglia e di mancato lancio dell offerta nei termini di legge, il
diritto di voto inerente all intera partecipazione detenuta non pu essere esercitato. Se viene
esercitato, la delibera impugnabile ai sensi dell art. 2377, anche dalla CONSOB. Le azioni in
eccesso al 30% acquistate al di fuori di un OPA devono essere alienate entro 12 mesi, il che
comporta una compressione del prezzo e dunque una pesante penalizzazione per l alienante. E
tuttavia, la CONSOB, avuto riguardo alle ragioni del mancato adempimento, pu anche imporre ,
in alternativa all alienazione, la promozione di un offerta totalitaria al prezzo di mercato. Sono
previste altres sanzioni pecuniarie a carico degli amministratori che non rispettino norme sia
primarie che regolamentari.
32. L azionista unico.
Il codice del 1942 vietava la costituzione di una societ per azioni da parte di una singola persona e
sanciva la nullit della societ in mancanza di pluralit di soci fondatori. Stabiliva inoltre la
responsabilit illimitata del socio nelle cui mani si concentravano tutte le azioni nel corso della vita
della societ, in caso di insolvenza di quest'ultima ( art. 2362 ). Identici principi erano dettati anche
per le societ a responsabilit limitata (s.r.l.). La riforma del 2003 ha provveduto a ridefinire anche
la disciplina della s r l unipersonale. Infatti, in base all'attuale disciplina: a) consentita la
costituzione della societ per azioni con atto unilaterale di un unico socio fondatore ( art. 2328, 1

comma); b) anche nella societ per azioni unipersonale per l'obbligazioni sociali di regola risponde
solo la societ col proprio patrimonio, salvo altri casi eccezionali. L'unico socio fondatore risponde
in solido con coloro che hanno agito, per le operazioni compiute in nome della societ prima
dell'iscrizione nel registro delle imprese ( art. 2331, 2 comma). Sia in sede di costituzione della
societ, sia in sede di aumento del capitale sociale, l'unico socio tenuto infatti a versare
integralmente, al momento della sottoscrizione, i conferimenti in danaro. Se viene meno la
pluralit dei soci, i versamenti ancora dovuti devono essere effettuati entro 90 giorni ( art. 2342, 2 e
4 comma). Per consentire ai terzi di conoscere agevolmente se la societ unipersonale, negli atti e
nella corrispondenza della societ deve essere indicato se questa ha unico socio. Per consentire
l'agevole identificazione dell'unico socio, i dati anagrafici dello stesso, devono essere iscritti nel
registro delle imprese a cura degli amministratori ( art. 2362 ). Lomissione di tale pubblicit
impedisce che operi per lunico socio il beneficio della responsabilit limitata.
Una particolare disciplina stata introdotta per assicurare maggiore trasparenza ai rapporti che
intercorrono fra societ ed unico socio. Si stabilisce infatti che i contratti fra societ ed unico socio e
operazioni a favore dello stesso sono opponibili ai creditori della societ solo se risultano dal libro
delle adunanze e delle deliberazioni del consiglio di amministrazione o da atto scritto avente data
certa anteriore al pignoramento (art. 2362, 5 comma). Per quanto riguarda il regime di
responsabilit per le obbligazioni sociali, oggi per la societ per azioni unipersonale vale la regola
opposta rispetto a quella dettata dal codice del 1942: l'unico socio non incorre in responsabilit
illimitata per le obbligazioni sociali. Sono tuttavia previste due eccezioni ( art. 2325, 2 comma )
che comportano, in caso di insolvenza della societ, la responsabilit illimitata dell'unico socio per
le obbligazioni sociali sorte nel periodo in cui tutte le azioni sono allo stesso appartenute: A) l'unico
socio risponde illimitatamente quando non sia osservata la disciplina dell'integrale liberazione dei
conferimenti; B) l'unico socio risponde inoltre fino a quando non sia stata attuata la specifica
pubblicit dettata per la Spa unipersonale dall'art. 2362. In entrambi i casi la responsabilit illimitata
dellunico azionista ha carattere sussidiario, in quanto pu essere fatta valere dai creditori solo in
caso di insolvenza della societ. La responsabilit illimitata viene meno per le obbligazioni sociali
sorte dopo che i conferimenti sono stati eseguiti o dopo che la pubblicit stata effettuata. Con la
riforma del 2003 sono stati soppressi gli altri due casi di perdita del beneficio della responsabilit
limitata previsti dalla disciplina del 1993: unico socio che sia una persona giuridica ed unico socio
che sia socio unico di altra societ di capitali.
Dal LIBONATI.La costituzione della societ da parte di un unico socio, per atto unilaterale,
consentita dall art. 2328.1. Gli artt. 2325.2 e 2362 dettano peraltro al riguardo ulteriori regole.
Anzitutto sotto il profilo dell informazione ai terzi: quando vi sia un unico socio, e altres quando
cambi la persona dell unico socio, entro 30 gg dalla data di iscrizione sul libro soci del
trasferimento da cui l unicit di possesso azionario si desume gli amministratori devono e l unico
socio o colui che cessa di essere tale possono depositare per l iscrizione nel registro delle imprese
dichiarazione contenente indicazione del cognome e del nome o della denominazione, della data e
della cittadinanza dell unico socio. Una dichiarazione deve essere depositata presso l ufficio del
registro anche quando si ricostruisce la pluralit dei soci. La pubblicit adesso segnalata
indispensabile affinch il socio unico si conservi limitatamente responsabile in caso di insolvenza
della societ. A soli fini d informazione, invecem l art. 2250, ult. comma prescrive che negli atti e
nella corrispondenza sia indicato che si tratta di societ con unico socio. In secondo luogo quanto
all efficacia verso i creditori sociali dei contratti stipulati fra societ e unico socio. Questi infatti
sono opponibili, appunto nei confronti dei creditori sociali, solo se risultano dal libro delle adunanze
o delle deliberazioni del consiglio di amministrazione, oppure da atto scritto avente data certa
anteriore all eventuale pignoramento.

Infine quanto alla responsabilit del socio unico: in principio , anche in caso di accentramento
delle azioni in unica mano si conserva la regola ai sensi della quale per le obbligazioni sociali
risponde soltanto la societ con il suo patrimonio. Peraltro, in caso di insolvenza della societ il
socio unico risponde illimitatamente delle obbligazioni sociali sorte nel periodo nel quale le azioni
sono appartenute ad una sola persona se i conferimenti non siano stati effettuati nel rispetto dell art.
2342, o fin quando non sia stata attuata la pubblicit prescritta dall art. 2362. Ne discende che la
figura dell unico socio, e la stessa costituzione per atto unilaterale sono ammesse dall
ordinamento, prescrivendosi per particolari misure a protezione dei terzi e disponendo disciplina
idonea ad evitare abusi.
CAPITOLO 13. (SEGUE): IL PATRIMONIO.
33. I patrimoni destinati.
La creazione di societ unipersonali consente di limitare il rischio di impresa attraverso la
moltiplicazione formale dei soggetti cui i relativi diritti e le relative obbligazioni sono imputabili.
La riforma del 2003 offre alle societ per azioni una nuova tecnica per limitare il rischio di impresa:
quella dei patrimoni destinati ad uno specifico affare ( art. 2447 -bis-2447-decies). Una tecnica che
consente di evitare la moltiplicazione formale delle societ e relativi costi; e permette di
raggiungere risultati sostanzialmente identici operando direttamente sul patrimonio dell'impresa
societaria. L'attuale disciplina offre due modelli di patrimoni destinati:
a) la societ per azioni pu costituire uno pi patrimoni ciascuno dei quali destinato in via esclusiva
ad uno specifico affare, sia pure entro i limiti del 10% del proprio patrimonio netto e purch non si
tratti di affari attinenti ad attivit riservate in base leggi speciali, detti patrimoni destinati
operativi;
b) la societ pu inoltre stipulare con terzi un contratto di finanziamento di uno specifico affare,
pattuendo che al rimborso totale o parziale del finanziamento siano destinati i provenienti dell'affare
stesso o parte di essi, finanziamento destinato.
34. Patrimoni destinati operativi.
La costituzione di un patrimonio destinato avviene con apposita deliberazione adottata dal consiglio
di amministrazione della societ maggioranza assoluta dei componenti. La delibera costitutiva deve
contenere una serie di dati volti a consentire l'identificazione dell'affare, dei beni ed i rapporti
giuridici compresi nel patrimonio destinato. La deliberazione deve essere verbalizzata da un notaio
ed soggetta ad iscrizione nel registro delle imprese ( art. 2447 -quater). Diventa per produttiva di
effetti solo dopo che siano decorsi due mesi dall'iscrizione. Decorso tale termine si producono gli
effetti della separazione patrimoniale ( art. 2447-quinquies). Perch la separazione patrimoniale
operi necessario che gli atti compiuti in relazione allo specifico affare rechino espressa menzione
del vincolo di destinazione. In mancanza ne risponde la societ con il suo patrimonio generale. Il
vincolo di destinazione riguardante beni immobili o mobili registrati deve essere trascritto nei
rispettivi registri. Per i patrimoni destinati devono essere tenuti libri e scritture contabili separati e,
nel bilancio della societ dovranno essere distintamente indicati beni e rapporti di ciascun
patrimonio. Realizzato laffare gli amministratori redigono un rendiconto finale che deve essere
depositato presso ufficio del registro delle imprese. Se permangono creditori insoddisfatti questi
possono chiedere la liquidazione del patrimonio destinato. Se, invece, non vi sono creditori che

chiedono la liquidazione, cessa il vincolo di destinazione e i beni e i rapporti del patrimonio


destinato confluiscono in quello generale.

35. I finanziamenti destinati.


Il contratto di finanziamento di uno specifico affare deve indicare gli elementi essenziali
dell'operazione, che consentono di individuarne lo specifico oggetto, le modalit ed i tempi di
realizzazione, nonch i costi e i ricavi previsti. Inoltre, deve specificare i beni strumentali necessari
per la realizzazione e il relativo piano finanziario indicando la parte coperta dal finanziamento e
quella a carico della societ. Dovr indicare anche le eventuali garanzie che quest'ultima offre per il
rimborso, per solo di una parte, del finanziamento. necessario tuttavia che copia del contratto sia
stata iscritta nel registro delle imprese. Il finanziamento viene rimborsato dai proventi generati
dallaffare nel tempo massimo indicato dal contratto. Decorso tale periodo, nulla pi dovuto al
finanziatore. Il patrimonio separato formato dai proventi dellaffare, dai relativi frutti e dagli
investimenti. Adempiuti i requisiti pubblicitari e contabili, i creditori della societ non possono pi
esercitare azioni sui beni oggetto di separazione patrimoniale. Quindi, possono solo esercitare sugli
stessi azioni conservative sino al rimborso del finanziamento o alla scadenza del termine massimo
fissato in contratto.

36. Modifiche dell atto costitutivo.


Costituisce modificazione dello statuto di una societ per azioni, ogni mutamento del contenuto
oggettivo del contratto sociale, mutamento che pu consistere sia nell'inserimento di nuove
clausole, sia nella modificazione o soppressione di clausole preesistenti. Le modificazioni dello
statuto, rientrano nella competenza dell'assemblea dei soci in sede straordinaria ( art. 2365 ). La
delibera perci adottata con le maggioranze previste in via generale per l'assemblea straordinaria o
nelle societ non quotate, con quelle pi elevate stabilite per talune modifiche di particolare rilievo:
cambiamento dell'oggetto sociale, trasformazione, scioglimento anticipato, emissione di azioni
privilegiate.
37. Il diritto di recesso.
L'applicazione del principio maggioritario anche per la modificazione dello statuto, fa si che nella
societ per azioni, la minoranza non pu impedire modifiche dell'assetto societario. In presenza di
delibere modificative di particolare gravit, la minoranza inoltre direttamente tutelata dalla
previsione di maggioranze pi elevate e dal riconoscimento del diritto di recesso dalla societ (art.
2437 ss. c.c.). Diritto quest'ultimo, la cui disciplina stata profondamente modificata con la riforma
del 2003: sono stati infatti vistosamente ampliati i casi in cui il diritto di recesso concesso. Mentre
la previgente disciplina prevedeva tre sole clausole di recesso (cambiamento dell'oggetto sociale,
trasformazione e trasferimento della sede sociale all'estero), l'attuale disciplina amplia notevolmente
le stesse (art.2437), che possono essere oggi distinta in causa di recesso inderogabili, derogabili
dallo statuto e cause statutarie. A queste vanno poi aggiunte specifiche cause di recesso previste per
le societ che fanno parte di un gruppo (le societ non quotate). Il diritto di recesso pu essere
esercitato dai soci che non hanno concorso alle delibere riguardanti: la modifica dell'oggetto
sociale, la trasformazione della societ, la revoca dello stato di liquidazione, la modificazione dello
statuto concernenti il diritto di voto o di partecipazione ( diritti patrimoniali). In tutti questi casi il

diritto di recesso non pu essere soppresso dallo statuto. Un'ultima causa di recesso riguarda le
societ a tempo indeterminato che non sono quotate in un mercato regolamentato. Per evitare che i
soci restino prigionieri della societ, in tal caso tutti soci possono recedere liberamente con un
preavviso di centottanta giorni, allungabile dallo statuto fino ad un anno ( art. 2437, 3 comma).
Il diritto di recesso, deve essere esercitato mediante comunicazione con lettera raccomandata alla
societ entro breve termine:15 giorni dall'iscrizione nel registro delle imprese dalla delibera che lo
legittima; termine portato a 30 giorni dalla conoscenza da parte del socio, se il fatto che legittima il
recesso non una delibera (art. 2437-bis, 1comma). Le azioni per le quali esercitato il diritto di
recesso, non possono essere cedute e devono essere depositate presso la sede della societ. L'attuale
disciplina, modifica radicalmente il criterio di determinazione del valore delle azioni da rimborsare.
infatti abbandonata per le societ non quotate, la prudenziale determinazione in proporzione del
patrimonio sociale risultante dal bilancio di quest'ultimo esercizio. Nelle societ non quotate il
valore delle azioni da rimborsare determinato dagli amministratori. I soci hanno diritto di
conoscere la determinazione del valore di rimborso nei 15 giorni precedenti la data fissata per
l'assemblea. In caso di contestazione, il valore di liquidazione determinato entro 90 giorni
dall'esercizio del recesso. Nelle societ con azioni quotate il valore di liquidazione delle stesse
invece determinato facendo esclusivo riferimento alla media aritmetica dei prezzi di chiusura nei sei
mesi che precedono la convocazione dell'assemblea. L'l'attuale disciplina, detta la procedura del
procedimento di liquidazione delle azioni del socio recedente ( art. 2437-quater), al fine di evitare,
che l'ampliamento delle cause di recesso e la pi equa determinazione del valore di rimborso,
compromettano l'integrit del capitale sociale e la tutela dei creditori sociali. Le azioni del socio che
precede devono essere innanzitutto offerte in opzione agli altri soci in proporzione al numero delle
azioni possedute. In caso di mancato collocamento presso i soci o presso terzi, le azioni vengono
rimborsate mediante acquisto da parte della societ.
38. Modifiche del capitale sociale.
Una specifica disciplina dettata per la modificazione dello statuto, relativo al capitale sociale:
aumento e diminuzione ( artt. 2438-2447 ). L'aumento del capitale sociale pu essere reale (o a
pagamento) oppure semplicemente nominale (o gratuito). Nel primo caso si ha un aumento del
capitale sociale nominale e del patrimonio della societ per effetto di nuovi conferimenti. Nel
secondo caso si incrementa solo il capitale nominale, mentre il patrimonio della societ resta
invariato.
39. Aumento reale del capitale sociale.
Con l'aumento reale del capitale sociale, la societ intende procurarsi nuovi mezzi finanziari a titolo
di capitale di rischio; nuovi conferimenti. L'aumento reale, da perci luogo all'emissione di nuove
azioni (a pagamento). Competente a deliberare l'aumento di capitali, l'assemblea straordinaria dei
soci. Lo statuto o una successiva modifica dello stesso, possono per attribuire agli amministratori,
la facolt di aumentare in una o pi volte il capitale sociale. Tuttavia:
a) deve essere predeterminato l'ammontare massimo entro cui gli amministratori possono aumentare
il capitale sociale;
b) la delega pu essere concessa per un periodo massimo di cinque anni (art.2443). La delega per
rinnovabile. Il verbale della delibera del consiglio di amministrazione di aumento del capitale
sociale deve essere redatto da un notaio.
Per quanto riguarda la sottoscrizione dell'aumento del capitale sociale, la deliberazione di aumento
deve fissare il termine entro il quale le sottoscrizioni devono essere raccolte.

40. Il diritto d opzione.


Il diritto d opzione consiste nel diritto, riconosciuto dal legislatore a ciascun socio, di essere
preferito, rispetto a terzi, nella sottoscrizione di nuove azioni, emesse nell ambito di un
operazione di aumento del capitale sociale a pagamento. Il diritto d opzione spetta agli azionisti,
anche privilegiati e senza voto, ed agli eventuali possessori di obbligazioni convertibili: ha ad
oggetto sia le azioni di qualsiasi categoria che le obbligazioni convertibili di nuova emissione. La
vera ratio della disposizione risiede nello scopo di mantenere inalterata la proporzione in cui
ciascun socio partecipa al capitale ed al patrimonio sociale: difatti, le azioni di nuova emissione e le
obbligazioni convertibili in azioni devono essere offerte in opzione ai soci in proporzione al numero
delle azioni possedute. Per l esercizio del diritto, deve essere concesso ai soci un termine non
inferiore a 30 gg, decorrenti dalla data della pubblicazione dell offerta d opzione nel registro delle
imprese. Coloro che esercitano il diritto d opzione, purch ne facciano contestuale richiesta, hanno
diritto di prelazione nell acquisto delle azioni e delle obbligazioni convertibili in azioni che siano
rimaste non optate ( e cio rispetto a quei titoli per i quali, nel termine stabilito, non sia stata
esercitata l opzione). Il diritto d opzione si riconnette normalmente all aumento di capitale;
tuttavia, in alcuni casi tassativamente indicati dall art. 2441, pu essere escluso; ci avviene:
a) per le azioni di nuova emissione che, secondo la deliberazione di aumento di capitale, devono
essere liberate mediante conferimenti in natura;
b) per le deliberazioni dell assemblea, quando l interesse della societ lo esige, cio quando
sussista un concreto interesse sociale che giustifichi tale sacrificio;
c) per le deliberazioni dell assemblea, con la maggioranza richiesta per l assemblea straordinaria,
quando le azioni di nuova emissione debbano essere offerte in sottoscrizione ai dipendenti della
societ, o di societ che la controllano o che sono da essa controllate.
E opportuno sottolineare che, ai sensi dell art. 2441.7, non ricorre una vera ipotesi di esclusione
del diritto d opzione nei casi in cui, inizialmente, la sottoscrizione delle azioni di nuova emissione
viene riservata a istituti bancari, ad enti o a societ finanziarie soggette al controllo della CONSOB
o ad altri soggetti autorizzati all esercizio dell attivit di collocamento di strumenti finanziari,
qualora sia previsto a loro carico l obbligo di offrirle, successivamente, agli stessi azionisti: in
questo caso, infatti, tali enti assumono semplicemente la veste di intermediari e l esercizio del
diritto d opzione dei soci viene soltanto rinviato al momento in cui i titoli rimessi in circolazione
(cd. opzione indiretta).

41. La riduzione del capitale sociale. La riduzione reale.


Anche la riduzione del capitale sociale pu essere reale o nominale, a seconda che la riduzione dia
luogo ad un corrispondente rimborso ai soci del valore dei conferimenti, accompagnato da una
contestuale riduzione del patrimonio sociale ( art. 2445 ). riduzione nominale, la riduzione del
capitale sociale per perdite, consistente in un operazione di natura contabile. La riduzione reale del
capitale resta per circondata da una serie di cautele sostanziali e procedimentali ( art. 2445 ), in

quanto operazione potenzialmente pericolosa per i creditori sociali e per i soci di minoranza: riduce
la consistenza del patrimonio sociale e pu pregiudicare lo svolgimento dell'attivit di impresa. La
riduzione assoggettata alle seguenti limitazioni:
a) il capitale non deve scendere al di sotto del limite legale (120.000 euro);
b) se la societ ha emesso obbligazioni, la riduzione facoltativa non pu avvenire se, rispetto all
ammontare delle obbligazioni ancora in circolazione, il limite previsto per l emissione delle
obbligazioni stesse non risulta pi rispettato.
La riduzione pu avvenire in uno dei seguenti modi:
1. rimborsando parte dei conferimenti ai soci o liberandoli dall obbligo di eseguirli;
2. acquistando azioni proprie e annullandole;
3. mediante sorteggio di azioni e rimborso alla pari ai portatori (in genere ai soci sorteggiati e
rimborsati vengono distribuite <<azioni di godimento>>).
Nel caso di societ cui si applichi l art. 2357.3, la riduzione deve comunque effettuarsi con
modalit tali che, in seguito ad essa, le azioni proprie eventualmente possedute dalla societ non
eccedano la quinta parte del capitale sociale. Deve essere altres assicurata, in ogni caso, la parit di
trattamento fra soci.

42. La riduzione del capitale per perdite (o nominale).


Consiste in un operazione di carattere puramente contabile, volta ad adeguare la cifra del capitale
sociale nominale all effettivo minor valore del capitale reale. In questi casi, la riduzione, in s e
per per s, non arreca alcun danno ai creditori sociali, in quanto la stessa non fa altro che
manifestare una diminuzione dell entit del patrimonio sociale, che si gi prodotta per effetto
di perdite. Tecnicamente, si ha perdita del capitale sociale quando il patrimonio netto dell ente ( e
cio il complesso delle attivit detratte le passivit) diviene inferiore al capitale nominale. Secondo
un orientamento assolutamente consolidato, tale fenomeno si verifica dopo che le perdite abbiano
completamente eroso tutte le riserve sociali che devono essere immediatamente utilizzate per il cd.
abbattimento delle perdite.Tradizionalmente vengono distinte diverse ipotesi:
a) perdite sotto il terzo del capitale sociale: la riduzione del capitale solo facoltativa e viene
attuata secondo la disciplina delle modificazioni dell atto costitutivo, per cui occorrer una delibera
dell assemblea straordinaria da adottarsi con le maggioranze per essa previste;
b) perdite oltre il terzo del capitale sociale: si impone, in capo all organo gestorio, l obbligo di
attivarsi e provvedere alla convocazione dell assemblea per l adozione degli opportuni
provvedimenti. Nell ipotesi in cui sia stato disposto un <<rinvio a nuovo>> delle perdite accertate,
se, entro l esercizio successivo, la perdita non risulta diminuita a meno di un terzo, lassemblea che
approva il bilancio di tale esercizio deve obbligatoriamente ridurre il capitale in proporzione delle
perdite accertate. In mancanza, gli amministratori e i sindaci o il consiglio di sorveglianza dovranno

chiedere al Tribunale che venga disposta la riduzione con decreto soggetto a reclamo, il quale va
iscritto nel registro delle imprese a cura degli amministratori;
c) perdite oltre il terzo e capitale sotto il minimo legale: gli amministratori o il consiglio di
gestione e, in caso di loro inerzia, il consiglio di sorveglianza, devono provvedere alla convocazione
dell assemblea. Questa deve deliberare necessariamente o la riduzione del capitale in ragione delle
perdite ed il contestuale aumento dello stesso ad una cifra non inferiore al minimo legale, o la
trasformazione della societ in un tipo per il quale previsto un capitale minimo inferiore, ad es. in
una srl, ovvero in una societ a base personale. Nell ipotesi in cui l assemblea, appositamente
convocata, non assuma alcuna delle delibere consentite, la societ si scioglie ed entra in stato di
liquidazione. La gravit di questa situazione accentuata rispetto a quella esaminata sopra; non
possibile temporeggiare e sono rigorosi i comportamenti cui sono tenuti gli amministratori, con
tempestivit, dal momento che l integrit del capitale sociale lesa in misura non tollerabile;
d) perdite dell intero capitale: si applicano, nella prassi, le disposizioni previste per la riduzione
del capitale al di sotto del limite legale, con la conseguente possibilit per l assemblea di azzerare
il capitale e,contestualmente, procedere ad un aumento di esso per la sua ricostruzione;
e) perdite superiori al capitale: la societ pu procedere a tre tipi di operazioni:
1. successive riduzioni e aumenti in maniera da ristabilire almeno il minimo legale;
2. coperture mediante versamenti di somme a fondo perduto. (Consiste nella consegna alla societ
di somme di denaro con la contestuale rinuncia a chiederne la restituzione. Tale versamento pu
essere fatto da tutti i soci o da alcuni soltanto ed finalizzato alla ripresa dell attivit sociale);
3. riduzione a zero, aumento mediante emissione di azioni con sovrapprezzo e imputazione di
quest ultimo a una riserva destinata all assorbimento della perdita.

43. Le obbligazioni.
La societ per azioni pu emettere obbligazioni; tipico e tradizionale strumento per la raccolta di
capitale di prestito fra il pubblico. Le obbligazioni sono titoli di credito che rappresentano frazioni
di uguale valore nominale e con uguali diritti di un'unitaria operazione di finanziamento a titolo di
mutuo. Mentre l'azione attribuisce la qualit di socio e di compartecipe ai risultati dell'attivit di
impresa, l'obbligazione attribuisce invece, la qualit di creditore della societ. L'obbligazionista,
diversamente dall'azionista, ha perci diritto ad una remunerazione periodica fissa (interessi); ha
inoltre diritto al rimborso del valore nominale del capitale prestato alla scadenza pattuita.
L'azionista, per contro, ha diritto al rimborso del suo apporto forense di liquidazione della societ.
La quota di liquidazione dell'azionista pu essere uguale, superiore o inferiore al valore nominale
del conferimento eseguito. Fra i tipi speciali di obbligazioni possono essere ricordate:
a) le obbligazioni partecipanti, in cui la remunerazione periodica del capitale commisurata agli
utili di bilancio della societ emittente;
b) le obbligazioni indicizzate (o strutturate), la cui emissione da parte della Spa espressamente
consentita dalla riforma del 2003 (art. 2411). Tali obbligazioni mirano a neutralizzare gli effetti
della svalutazione monetaria e ad adeguare il rendimento dei titoli all'andamento del mercato
finanziario.

c) le obbligazioni convertibili in azioni, che attribuiscono all'obbligazionista la facolt di


trasformare il proprio credito in una partecipazione azionaria della societ emittente e o di altra
societ alla prima collegata;
d) le obbligazioni con warrant ( o con diritto di opzione su azioni), che attribuiscono
all'obbligazionista il diritto di sottoscrivere o acquistare azioni della societ emittente o di altra
societ.
e) le obbligazioni subordinate, nelle quali il diritto degli obbligazionisti al pagamento degli interessi
e alle rimborso del capitale subordinato all'integrale soddisfacimento degli altri creditori.
Il codice civile del 1942 poneva un limite all'emissione di obbligazioni da parte delle societ per
azioni, stabilendo che le stesse, non potevano essere emesse per somma eccedente il capitale versato
risultante dall'ultimo bilancio approvato. La riforma del 2003, ha abbandonato definitivamente
l'idea che il limite all'emissione di obbligazioni abbia funzione di garanzia e concepisce lo stesso
come una tecnica volta ad evitare che gli azionisti ricorrono al mercato del capitale, in misura
eccessiva rispetto al capitale di rischio apportato. In base all'attuale disciplina, la societ per azioni
pu infatti emettere obbligazioni, complessivamente non eccedente il doppio del capitale sociale,
della riserva legale e delle riserve disponibili risultanti dall'ultimo bilancio approvato. I sindaci
attestano il rispetto di tale limite (art. 2412, 1 comma). La societ pu emettere obbligazioni per
ammontare superiore al limite fissato in via generale, quando:
a) le obbligazioni emesse in eccedenza sono destinate ad essere sottoscritte da investitori
istituzionali soggetti a vigilanza prudenziale;
b) le obbligazioni sono garantite da ipoteca di primo grado su immobili di propriet della societ,
sino a due terzi del valore di questi.
c) ricorrono particolari ragioni che interessano l'economia nazionale e la societ autorizzata con
provvedimento dell'autorit governativa stessa a superare tale limite.
Per le societ con azioni negoziate in mercati regolamentati, ogni limite stato soppresso dalla
riforma del 2003; per le altre societ, la legge si preoccupa di garantire che il rapporto fra capitale
pi riserve ed obbligazioni, fissato dall'art. 2412, permanga per tutta la durata del prestito
obbligazionario (art. 2413 ). La societ che ha emesso obbligazioni, non pu infatti ridurre
volontariamente il capitale sociale o distribuire riserve se il limite del primo comma dell'art. 2412
non risulta pi rispettato per le obbligazioni che restano in circolazione.
Con l'attuale disciplina l'emissione di obbligazioni cessa di essere materia di competenza
dell'assemblea straordinaria; infatti, l'emissione di obbligazioni deliberata dagli amministratori (
art. 2410 ). La delibera di emissione deve tuttavia risultare dal verbale redatto da un notaio,
soggetta a controllo di legalit; essa produce effetti e pu essere eseguita solo dopo l'iscrizione
(art.2410, 2 comma).
L'art. 2420-bis, riguardante le obbligazioni convertibili in azioni, regola le obbligazioni convertibili
in azioni della stessa societ di futura emissione (procedimento diretto). Sono queste obbligazioni
che attribuiscono il diritto di sottoscrivere azioni della stessa societ utilizzando come riferimento le
somme gi versate al momento dell'acquisto delle obbligazioni. Chi esercita il diritto di conversione
cessa perci di essere obbligazionista e diventa azionista della societ. Le obbligazioni convertibili,
devono essere offerte in opzione agli azionisti e ai possessori di obbligazioni convertibili
precedentemente emesse.
- la delibera di emissione delle obbligazioni convertibili non pu essere adottata se il capitale
sociale precedentemente sottoscritto non stato interamente versato;
- le obbligazioni convertibili non possono essere emesse, per importeo complessivamente inferiore
al loro valore nominale. Competente a deliberare l'emissione di obbligazioni convertibili
l'assemblea straordinaria.

La legge si preoccupa di conciliare, durante il periodo concesso per la conversione, la libert di


decisione della societ con l'esigenza di tutelare i possessori di tali obbligazioni, di fronte ad
operazioni societarie che possono vistosamente alterare il valore del diritto di conversione; sono tre
al riguardo le regole fissate:
1) in caso di aumenti del capitale sociale a pagamento e di nuove emissioni di obbligazioni
convertibili, il diritto dopzione sugli stessi spetta anche ai possessori di obbligazioni convertibili.
Si permette cos agli obbligazionisti di mantenere inalterata la proporzione della loro futura
partecipazione azionaria;
2) in caso di aumento gratuito del capitale o di riduzione dello stesso per perdite, il rapporto di
cambio automaticamente modificato in proporzione a misura dell'aumento o della riduzione del
capitale;
3) la societ non pu deliberare la riduzione volontaria del capitale sociale, la fusione con altra
societ, la scissione e una modificazione delle disposizioni dello statuto concernenti la ripartizione
degli utili, fin quando non siano scaduti i termini fissati per la conversione. Il divieto non ha per
carattere assoluto.
I prestiti obbligazionari, emessi da una societ per azioni si caratterizzano rispetto a quelli dello
stato e degli enti pubblici, per la previsione dell'organizzazione del gruppo degli obbligazionisti
volta a tutelare gli interessi degli stessi verso la societ ed articolata in due organi: l'assemblea e il
rappresentante comune (artt. 2415-2418). L'assemblea degli obbligazionisti delibera:
a) sulla nomina e sulla revoca del rappresentante comune;
b) sulle modificazioni delle condizioni del prestito;
c) sulle proposte di amministrazione controllata e di concordato preventivo e fallimentare,
d) sulla costituzione di un fondo, per le spese necessarie alla tutela dei comuni interessi e sul
relativo rendiconto;
e) sugli altri oggetti dinteresse comune degli obbligazionisti( art. 2415 ).
L'assemblea convocata dagli amministratori della societ o dal rappresentante comune degli
obbligazionisti. All'assemblea possono assistere amministratori e sindaci.L'art. 2416 estende alle
delibere dell'assemblea degli obbligazionisti, l'intera disciplina dettata per le delibere assembleari
nulle e annullabili. Il rappresentante comune degli obbligazionisti nominato dall'assemblea degli
obbligazionisti. Dura in carica per un periodo non superiore a tre anni ed rieleggibile. Egli tutela
gli interessi comuni degli obbligazionisti nei confronti della societ e dei terzi ( art. 2418 ). In
particolare:
A) esegue le deliberazioni dell'assemblea degli obbligazionisti;
B) assiste alle operazioni per l'estensione a sorteggio delle obbligazioni;
C) ha la rappresentanza processuale degli obbligazionisti.
44. Il warrant.
E lo strumento finanziario rappresentativo del diritto di sottoscrivere o di acquisto di strumenti
finanziari, in particolari azioni o obbligazioni. Non trova espressa disciplina. Si qualifica come un
opzione alla sottoscrizione o all acquisto dello strumento finanziario al quale si riferisce. Il warrant
pu essere emesso in via autonoma. In genere, emesso peraltro assieme ad un obbligazione. In tal
caso, si aggiunge ai diritti spettanti all obbligazionista, nel senso che il suo esercizio non estingue il
diritto al rimborso del capitale proprio dell obbligazionista, ma rappresenta il godimento dell
autonoma situazione giuridica nella quale si sostanzia. Ovviamente, quel godimento non gratuito,
ma soggiace all obbligo di conferimento nel caso che si riferisca ad azioni o ad apporto di denaro
nel caso si riferisca ad obbligazioni o ancora al pagamento di un prezzo nel caso si riferisca ad
azioni o obbligazioni gi di propriet dell emittente che allora gli vengono trasferite.
45. I finanziamenti dei soci. I finanziamenti postergati.

Lo schema di stato patrimoniale di cui all art. 2424 enuncia, nella voce D3 del passivo, debiti
verso soci per finanziamenti. L art. 2427 dispone che la nota integrativa deve indicare i
finanziamenti effettuati dai soci alla societ, ripartiti per scadenza e con la separata indicazione di
quelli con clausola di postergazione rispetto agli altri creditori. Cos pu essere per espressa
previsione negoziale. In previsione e in funzione di un aumento di capitale di prossima delibera o
di prossima attuazione, i soci possono infatti erogare ricchezza alla societ vincolandola a
trasformarsi, nel rispetto dei tempi delle procedure prescritte, in conferimento in capitale: sembra
ovvio allora che se ne dia informazione ai terzi, trattandosi di formazione in itinere di capitale di
rischio. Ancora, i soci possono pattuire con la societ alla quale erogano finanziamenti che il loro
rimborso sia postergato rispetto al rimborso a favore degli altri creditori. A rigore, la postergazione
del credito ad altri non esclusiva del finanziamento da parte dei soci. Nondimeno il finanziamento
postergato dei soci assume significato particolare:
i) come espressione di fiducia dei soci nelle capacit d impresa, atteso che postergandosi agli altri
essi corrono maggiore rischio nelle chances di recupero del capitale erogato, e
ii) come espressione manifesta di volont dei soci di non sottomettere parte della ricchezza che
apportano alla societ alla disciplina del conferimento in capitale.
Ci apre un ulteriore discorso perch mentre per un verso legittima che il socio assuma anche il
ruolo di finanziatore della societ e perci acquisisca pretese di creditore, contemporaneamente
sottolinea la singolarit della vicenda, suscitando la domanda se nel caso di specie il socio abbia o
possa avere assunto abusivamente quel ruolo. La giurisprudenza ha da tempo concluso per la
postergazione dei finanziamenti dei soci effettuati in situazione di crisi della societ
sottocapitalizzata, poi rivelatasi insolvente, in presenza di indici di una loro consapevolezza della
situazione.
46. I libri sociali. Il bilancio.
La societ per azioni deve redigere annualmente il bilancio di esercizio. In base alla pura disciplina,
il bilancio di esercizio il documento contabile che rappresenta la situazione patrimoniale e
finanziaria della societ alla fine di ciascun esercizio, nonch il risultato economico dell'esercizio
stesso ( cio, gli utili conseguiti o le perdite subite nell'esercizio). Esso costituito dallo stato
patrimoniale, dal conto economico e dalla nota integrativa. Deve inoltre essere corredato dalla
relazione sulla gestione degli amministratori, nonch la relazione del collegio sindacale e delle
revisore contabile. Funzione essenziale del bilancio, quindi quella di accertare periodicamente la
situazione del patrimonio (aspetto statico) e la redditivit (aspetto dinamico) della societ. Il
bilancio di esercizio costituisce per i soci il solo strumento legale di informazione contabile
sull'andamento degli affari sociali; costituisce per i creditori sociali il mezzo per conoscere la
consistenza del patrimonio della societ. Il bilancio di esercizio delle societ di capitali ha inoltre
rilievo anche per l'applicazione della normativa tributaria, in quanto costituisce per il fisco il
termine di riferimento per la tassazione periodica del reddito della societ (Irpeg). I principi cardine
che dominano la redazione del bilancio sono quelli della chiarezza e quello della rappresentazione
veritiera e corretta. Infatti, "il bilancio deve essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in
modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria della societ e il risultato
economico dell'esercizio ( art. 2423, 2 comma). Ulteriori principi sono:
A) la valutazione delle voci di bilancio deve essere fatta secondo prudenza e nella prospettiva di
continuazione dell'attivit. Si deve altres tenere conto "della funzione economica dell'elemento
dell'attivo o del passivo considerato" al fine di far prevalere quest'ultima in caso di contrasto con i
criteri formali di iscrizione in bilancio (c.d. principio di prevalenza della sostanza sulla forma).
B) nella redazione del bilancio, si deve tener conto delle entrate e delle uscite di competenza
dell'esercizio indipendentemente dalla data dell'incasso del pagamento. Il bilancio di esercizio
cio un bilancio di competenza e non di cassa.
C) i criteri di valutazione non possono essere modificati da un esercizio all'altro.

Il bilancio di esercizio si articola in tre parti: lo stato patrimoniale, il conto economico e la nota
integrativa. Sono dettate alcune regole generali:
a) le singole voci devono essere inserite nello stato patrimoniale e nel conto economico secondo
l'ordine tassativo fissato per la legge. Gli amministratori non possono perci scegliere liberamente
l'ordine di esposizione, n modificarlo da un esercizio all'altro.
b) le voci sono organizzate in grandi categorie omogenee a loro volta articolate in sottocategorie, in
voci ed in alcuni casi anche sottovoci.
c) per ogni voce dello stato patrimoniale e del conto economico deve essere indicato l'importo della
voce corrispondente dell'esercizio precedente.
d) vietato il compenso di partite (art. 2423-ter, 6 comma): cio la somma algebrica di attivit e
passivit.
Il bilancio deve essere redatto in unit di euro, senza cifre decimali.
Alle societ che non superano determinate dimensioni, consentita la redazione di un bilancio in
forma abbreviata, nel quale ridotto il numero delle voci dello stato patrimoniale. Lo stato
patrimoniale rappresenta in modo sintetico la composizione quantitativa e qualitativa del patrimonio
della societ e, la sua situazione finanziaria nel giorno della chiusura dell'esercizio. Consente
inoltre, l'immediata conoscenza del patrimonio netto della societ. Lo stato patrimoniale deve essere
redatto nella forma a colonne ( art. 2424 ). Le voci dell'attivo sono aggregate in quattro grandi
categorie:
A) crediti verso soci per versamenti ancora dovuti, con separata indicazione della parte gi
chiamata.
B) immobilizzazioni, che comprendono gli elementi patrimoniali destinati ad essere utilizzati
durevolmente dalla societ e che in base all'attuale disciplina devono contenere l'indicazione di
quelle concesse in locazione finanziaria.
B-I) immobilizzazioni immateriali ( articolate in sette voci), quali i costi di impianto e di
ampliamento
(B-I-1), i diritti di brevetto industriale
(B-I-3) e l'avviamento.
B-II) immobilizzazioni materiali ( articolate in cinque voci) quali:
i terreni e i fabbricati (B-II-1),
le attrezzature industriali e commerciali (B-II-3).
B-III) immobilizzazioni finanziarie, che comprendono partecipazioni azionarie e altri titoli e le
azioni proprie.
C) attivo circolante, a sua volta distinto in:
C-II) rimanenze ( articolate in cinque voci), quali:
le rimanenze di materie prime, sussidiarie e di consumo (C-I-1),
di prodotti in corso di lavorazione (C-I-2) e
di prodotti finiti e merci (C-I-4 ter).
C-III) attivit finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni, fra le quali vanno inserite le
partecipazioni, le azioni proprie e gli altri titoli di cui si prevede l'alienazione in tempi brevi.
C-IV) disponibilit liquide ( distinte in tre voci), quali i depositi bancari e il denaro in cassa.
D) ratei e risconti ( attivi), con separata indicazione del disaggio su prestiti. I ratei attivi, sono
provenienti di competenza dell'esercizio esigibili in esercizi successivi. I risconti attivi sono invece i
costi sostenuti nell'esercizio, ma di competenza di esercizi successivi.
Passando al passivo dello stato patrimoniale:
A) patrimonio netto, composto dal capitale sociale nominale (A-I) e dei diversi tipi di riserve,
distinte a seconda della fonte.
B) fondi per rischi ed oneri. Si tratta di accantonamenti destinati a coprire perdite o debiti certi e
probabili. C) trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato. L'importo del relativo fondo va
calcolato in base agli anni di servizio maturati ( art. 2120 ) .

D) debiti, distinti oggi ben 14 voci per consentire una dettagliata informazione quantitativa e
qualitativa sull'inadempimento della societ.
E) ratei e risconti (passivi), con separata indicazione dell'aggio sui prestiti. I ratei passivi, sono
costi di competenza dell'esercizio che saranno effettivamente sopportati negli esercizi successivi. I
risconti passivi sono invece provenienti percepiti nell'esercizio, ma di competenza di esercizi
successivi. I conti d'ordine: la loro funzione, quella di informare sull'esistenza di rischi ed impegni
futuri, che non incidono attualmente sulla consistenza del patrimonio sociale.
Mentre lo stato patrimoniale rappresenta la situazione patrimoniale e finanziaria della societ al
termine dell'esercizio, il conto economico espone il risultato economico dell'esercizio attraverso la
rappresentazione dei costi e degli oneri sostenuti, nonch dei ricavi e degli altri provenienti
conseguiti nell'esercizio. Il conto economico deve essere redatto in forma espositiva scalare ( art.
2425), con esposizione cio ed unica sequenza prefissata dei componenti positivi e negativi di
reddito. Il conto economico articolato in cinque sezioni scalari: nella prima, valore della
produzione, vanno indicati e sommati i ricavi di competenza dell'esercizio dell'attivit produttiva
tipica e le variazioni delle relative rimanenze di magazzino. Dal totale cos ottenuto si sottraggono i
costi della produzione, fra cui sono compresi gli ammortamenti, le svalutazioni e gli
accantonamenti. Nella terza sezione vanno iscritti assommati algebricamente i provenienti e oneri
finanziari. Nella quarta sezione vanno iscritte sommate algebricamente le rettifiche di valore di
attivit finanziarie. Nella quinta ed ultima sezione manoscritti e sommati algebricamente i
provvedimenti ed oneri straordinari. La somma algebrica dei diversi totali parziali cos ottenuti,
costituisce il risultato globale di esercizio. Si ottiene cos l'utile o la perdita di esercizio che va
riportato nello stato patrimoniale. Oltre lo stato patrimoniale e il conto economico, gli
amministratori devono redigere due ulteriori documenti:
1) la nota integrativa (art. 2427), che costituisce parte integrante del bilancio. Essa illustra le voci
dello stato patrimoniale e del conto economico; fornisce una serie di informazioni integrative sulla
situazione patrimoniale e finanziaria, sul risultato economico di esercizio, sulle azioni e sugli
strumenti finanziari emessi dalla societ e sulle operazioni di locazione finanziaria. Nella nota
integrativa vanno elencate le partecipazioni in societ controllate e collegate.
2) la relazione sulla gestione ( art. 2428 ), un allegato esterno al bilancio; essa deve illustrare la
situazione della societ e l'andamento della gestione "nel suo complesso e nei vari settori in cui essa
ha operato".
La redazione del bilancio di esercizio comporta per molti cespiti patrimoniali il compimento di una
serie di stima da parte degli amministratori, volte a determinarne il valore da iscrivere in bilancio,
sia perch i valori neri in assoluto spesso non esistono, sia perch il valore di molti cespiti varia nel
momento in relazione a molteplici fattori. Il legislatore, per un verso fissa principi generali da
osservare nella valutazione: quella della prudenza e quello della continuit dei criteri di valutazione.
Per altro verso, determina dettagliatamente ( art. 2426 ) i criteri cui gli amministratori devono
attenersi nelle valutazioni dei diversi cespiti. Le immobilizzazioni di ogni tipo sono iscritte in
bilancio al costo storico: vale a dire al costo di acquisto o di produzione nel quale vanno computati
anche i costi accessori. Il valore delle immobilizzazioni materiali e immateriali, la cui utilizzazione
limitata nel tempo, deve essere inoltre sistematicamente ammortizzato in ogni esercizio, in
relazione alla residua possibilit di utilizzazione del bene. Se il costo storico il criterio base di
valutazione delle immobilizzazioni, regole particolari sono tuttavia dettate per alcune di esse. a) le
immobilizzazioni finanziarie costituite partecipazioni in imprese controllate e collegate, anzich al
costo, possono essere valutate col metodo del patrimonio netto: cio iscrivendo in bilancio un
importo pari alla corrispondente quota, opportunamente rettificata, del patrimonio netto della
societ partecipata risultante dall'ultimo bilancio della stessa ( art. 2426, n. 4). b) i costi di impianto
e di ampliamento, di ricerca, di sviluppo e di pubblicit possono essere iscritti nell'attivo, solo se
hanno un utilit pluriennale. c) l'avviamento pu essere iscritto nell'attivo solo se acquistato a titolo
oneroso e nei limiti del costo per esso sostenuto. I crediti devono essere sempre valutati secondo il

valore di prudenza, realizzato. I cespiti dell'attivo circolante, diversi dei crediti, devono essere
iscritti al costo di acquisto o di produzione ovvero, se minori, al valore realizzato desumibile
dall'andamento del mercato. L'attuale disciplina, stabilisce anche i criteri di iscrizione in bilancio
delle attivit e passivit. Al riguardo sono dettati criteri diversi a seconda che si tratti di attivit e
passivit non costituenti immobilizzazioni ovvero di attivit che costituiscono immobilizzazioni. Le
prime, vanno iscritte al tasso di cambio a pronti alla data di chiusura dell'esercizio e la differenza
rispetto al cambio del giorno di compimento dell'operazione dar luogo alla formazione di utili o
perdite su cambi da imputare al conto economico. Le immobilizzazioni in valuta devono invece
essere iscritte al tasso di cambio del momento del loro acquisto (cambio storico) o a quello inferiore
alla chiusura dell'esercizio se la riduzione giudicata durevole. I criteri di valutazione fin qui
esposti sono costantemente ispirati dal principio di prudenza e mirano ad evitare che gli
amministratori sopravvalutino i relativi cespiti patrimoniali. La rivalutazione monetaria possibile
solo in presenza di leggi speciali, periodicamente emanate, che ne fissano criteri e modalit.
Il bilancio desercizio, un atto della societ alla cui redazione cooperano nel sistema tradizionale
di amministrazione e controllo tutti e tre gli organi sociali: amministratori, collegio sindacale e
assemblee, nonch il soggetto incaricato del controllo contabile. Nelle societ che adottano il
sistema dualistico il bilancio invece predisposto dal consiglio di gestione ed approvato dal
consiglio di sorveglianza. Il procedimento di formazione del bilancio cadenzato all'art. 2364, 2
comma. In base a tale norma, l'assemblea ordinaria deve essere convocata almeno una volta
all'anno, entro il termine stabilito dallo statuto o comunque non superiore a centoventi giorni dalla
chiusura dell'esercizio sociale. Gli amministratori redigono il progetto di bilancio e, tale funzione
non delegabile al comitato esecutivo o agli amministratori delegati. Il progetto di bilancio e i
relativi allegati, deve restare depositato in copia nella sede della societ durante i 15 giorni che
precedono l'assemblea affinch sia approvato. I soci possono prenderne visione. La legge non
specifica quali poteri abbia l'assemblea in merito al bilancio. Essa pu certamente approvarlo o
respingerlo. Approvazione del bilancio, non implica comunque liberazione degli amministratori,
direttori generali e sindaci ( art. 2434 ).

L'assemblea che approva il bilancio e delibera sulla distribuzione degli utili ai soci. Nel sistema
dualistico a tal fine provvede l'assemblea convocata dal consiglio di sorveglianza (art. 2433, 1
comma). Non tutti gli utili sono per distribuibili fra i soci sotto forma di dividendi. E ci, per la
presenza di alcuni vincoli di destinazione imposti dalla legge. Se negli esercizi precedenti si
verificata una perdita del capitale sociale, non si possono ripartire gli utili fino a che il capitale non
sia reintegrato o ridotto in misura corrispondente. Dagli utili netti annuali, non assorbiti da perdite
precedenti, deve essere poi dedotta una somma corrispondente almeno al 5% degli stessi per
costituire una riserva (riserva legale). La riserva legale, costituisce un accantonamento contabile di
utili imposto per legge, a salvaguardia dell'integrit del capitale sociale; per evitare cio che
eventuali perdite degli esercizi futuri colpiscano direttamente il capitale sociale riducendolo. Essa si
risolve in una forma di autofinanziamento obbligatorio della societ. Funzione e caratteri non
diversi dalla riserva legale, presenta la riserva statutaria.
La differenza consiste nel fatto che la sua costituzione imposta dallo statuto, che stabilisce anche
la quota parte dell'assemblea ordinaria. Sono infine riserve facoltative, quelle discrezionalmente
disposte dall'assemblea ordinaria che approva il bilancio. Gli util,i di cui l'assemblea che approva il
bilancio pu disporre a favore dei soci, sono costituiti:
a) dagli utili distribuibili di esercizio;
b) dagli utili accertati e non distribuiti negli esercizi precedenti.
Diversamente da quanto visto per le societ di persone, nella societ per azione l'approvazione del
bilancio di esercizio, non determina di per s l'insorgere di un diritto individuale degli azionisti,

all'immediata assegnazione della propria parte di utili. Gli azionisti non sono tuttavia obbligati a
restituire dividendi riscossi per utili non realmente esistenti quando:
A) erano in buona fede al momento della riscossione;
B) i dividendi sono stati distribuiti in base ad un bilancio regolarmente approvato;
C) dal bilancio risultano utili netti corrispondenti. Non sono esposti a restituzione, gli azionisti che
senza colpa ignoravano il carattere fittizio degli utili assegnati e riscossi.
Gli acconti dividendo non sono restituibili, se i soci li hanno riscossi in buona fede, anche se sia
successivamente accertata l'esistenza degli utili di periodo risultanti dal prospetto.

Il bilancio consolidato, un bilancio redatto dalla capogruppo in aggiunta al proprio bilancio di


esercizio. In esso rappresentata situazione patrimoniale, finanziaria ed economica del gruppo
considerato nella sua unit. Il bilancio consolidato costituisce un utile strumento di informazione
sulla situazione globale del gruppo. Non incide invece, sulla determinazione dell'utile distribuibile.
L'obbligo di redazione del bilancio consolidato di gruppo stato introdotto dal d.lgs. 9-4-1991 n.
127 (artt. 25-43 ). Il bilancio consolidato deve essere redatto dalla societ di capitali che controllano
altre imprese e dalle societ cooperative che controllano societ di capitali ( art. 25 ). Le imprese da
considerare ai fini del consolidamento, sono solo quelle controllate tramite il possesso di
partecipazioni. Sono esonerati dall'obbligo di redigere il bilancio consolidato i gruppi di minore
dimensione, purch nessuna delle imprese del gruppo sia una societ con azioni quotate. Il bilancio
consolidato redatto dagli amministratori della capogruppo, ed ha la stessa struttura del bilancio di
esercizio. Si articola perci nello stato patrimoniale, nel conto economico e nella nota integrativa
(artt. 38 e 39). Deve inoltre essere corredato da una relazione degli amministratori, sulla situazione
complessiva delle imprese comprese nel consolidamento(art. 40). Non sono inserite nel bilancio
consolidato:
a) le partecipazioni della controllante, in imprese incluse nel consolidamento e la corrispondente
frazione del patrimonio netto (capitale e riserve) di queste.
b) i crediti e debiti fra le imprese incluse nel consolidamento.
c) i provenienti e gli oneri relativi ad operazioni effettuate fra le stesse.
d) gli utili e le perdite conseguenti. Il bilancio consolidato, a differenza di quello di esercizio, non
assoggettato ad approvazione da parte dell'assemblea. Esso costituisce perci atto degli
amministratori.
CAPITOLO 14. (SEGUE): L AMMINISTRAZIONE.
47. I modelli organizzativi.
La societ per azioni si caratterizza per la presenza di tre distinti organi:
1) l'assemblea dei soci, organo con funzioni esclusivamente deliberative le cui competenze sono per
legge (artt. 2364 - 2365 ) circoscritte alle decisioni di maggior rilievo della vita sociale.
2) l'organo amministrativo, cui devoluta la gestione dell'impresa sociale e che nello svolgimento
di tale funzione ha per legge ampi poteri decisionali. Gli amministratori hanno inoltre la
rappresentanza legale della societ e ad essi spetta il compito di dare attuazione alle deliberazioni
dell'assemblea;
3) l'organo di controllo interno, con funzioni di controllo sull'amministrazione della societ.
Per quanto riguarda l'amministrazione e il controllo, il codice civile del 1942 prevedeva un unico
sistema basato sulla presenza di due organi:
a) l'organo amministrativo;
b) il collegio sindacale, che inizialmente svolgeva anche funzioni di controllo contabile.
La riforma del 2003 ha tuttavia affiancato al sistema tradizionale di amministrazione e di controllo,
altri due sistemi alternativi:

A) il sistema dualistico, di ispirazione tedesca. Con tale sistema amministrazione e controllo sono
esercitati da un consiglio di sorveglianza, di nomina assembleare, e da un consiglio di gestione,
nominato direttamente dal consiglio di sorveglianza.
B) il sistema monistico, di ispirazione anglosassone. Con tale sistema l'amministrazione e il
controllo sono esercitate rispettivamente dal consiglio di amministrazione, nominato dall'assemblea,
e da un comitato per il controllo sulla gestione costituito al suo interno ed i cui componenti devono
essere dotati di particolari requisiti di indipendenza e professionalit.
48. L assemblea.
L'assemblea l'organo composto dalle persone dei soci; la sua funzione quella di formare la
volont della societ nelle materie riservate alla sua competenza dalla legge o dall'atto costitutivo.
un organo collegiale che decide secondo il principio maggioritario. A seconda dell'oggetto delle
deliberazioni, l'assemblea si distingue in ordinaria e straordinaria. In seguito alla riforma del 2003,
le competenze dell'assemblea ordinaria varia a seconda del sistema di amministrazione di controllo
adottato. Nelle societ prive del consiglio di sorveglianza, l'assemblea in sede ordinaria:
1) approva il bilancio;
2) nomina e revoca gli amministratori, i sindaci e il presidente del collegio sindacale;
3) determina il compenso degli amministratori e dei sindaci;
4) delibera sulla responsabilit degli amministratori e dei sindaci;
5) delibera sugli altri oggetti attribuiti dalla legge alla competenza dell'assemblea;
6) approva l'eventuale regolamento dei lavori assembleari.
Con l'attuale disciplina sembra invece essere venuta meno la possibilit degli amministratori di
sottoporre, di propria iniziativa, all'assemblea operazioni attinenti alla gestione sociale. Pi ristrette
sono poi le competenze dell'assemblea ordinaria nelle societ che optano per il sistema dualistico,
dato che in tal caso il consiglio di sorveglianza che nomina e revoca i componenti del consiglio di
gestione, promuove l'azione di responsabilit nei loro confronti e approva il bilancio di esercizio.
L'assemblea ordinaria invece:
a) nomina e revoca i consiglieri sorveglianza;
b) determina il compenso ad essi spettante;
c) delibera sulla responsabilit dei consiglieri di sorveglianza;
d) delibera sulla distribuzione degli utili;
e) nomina il revisore.
L'assemblea in sede straordinaria a sua volta delibera:
A) sulle modifiche dello statuto;
B) sulla nomina, sulla sostituzione e sui poteri dei liquidatori;
C) su ogni altra materia espressamente attribuita dalla legge alla sua competenza ( art. 2365, 1
comma). L'assemblea unica e generale se la societ ha emesso solo azioni ordinarie. E quando
invece sono state emesse diverse categorie di azioni, o strumenti finanziari, all'assemblea generale
si affiancano l'assemblea speciale di categoria.
La convocazione dell'assemblea di regola decisa dall'organo amministrativo, i cui membri
possono disporre la stessa ogni qual volta lo ritengano opportuno. tuttavia obbligatoria una serie
di casi:
A) devono convocare l'assemblea ordinaria almeno una volta all'anno, entro il termine stabilito
dallo statuto, e che comunque non pu essere superiore a centoventi giorni dalla chiusura
dell'esercizio.
B) devono convocare senza ritardo l'assemblea quando ne sia stata fatta richiesta da tanti soci che
rappresentano almeno il 10% del capitale sociale o la minor percentuale prevista dallo statuto e
nella domanda siano indicati gli argomenti da trattare.

Se gli amministratori oppure in loro vece i sindaci non provvedono, la convocazione dell'assemblea
ordinata con decreto dal tribunale. Tale disciplina ricalca quella del 1998 per le societ quotate al
fine di rafforzare la posizione degli azionisti di minoranza attivi.
La convocazione dell'assemblea deve poi essere disposta dal collegio sindacale ogni qualvolta sia
obbligatoria e gli amministratori non vi abbiano provveduto. L'assemblea convocata nel comune
dove ha sede la societ, se lo statuto non dispone diversamente ( art. 2363). La convocazione e
mediante avviso da pubblicare nella gazzetta ufficiale della repubblica, almeno 15 giorni prima di
quello fissato per l'adunanza, pu essere sostituita dalla pubblicazione almeno un quotidiano
indicato dallo statuto. Pur in assenza di convocazione, lassemblea regolarmente costituita quando
rappresentato l'intero capitale sociale o partecipa la maggioranza dei componenti degli organi
amministrativi di controllo. Agli assenti deve tuttavia essere data tempestiva comunicazione delle
deliberazioni assunte: questa la c.d. assemblea totalitaria. Essa pu deliberare su qualsiasi
argomento, ma la sua competenza instabile e precaria. Infatti, ciascuno degli intervenuti pu
opporsi alla discussione degli argomenti sui quali non si ritenga sufficientemente informato,
impedendo cos che si avvia a deliberare su quel punto. Il presidente assistito da un segretario
designato allo stesso modo. L'assistenza del segretario non tuttavia necessaria quando il verbale
dell'assemblea redatto da un notaio ( art. 2371 ). Il presidente assicura l'assemblea il voto in modo
ordinato nel rispetto delle norme che regolano l'attivit. Le delibere assembleari devono essere
accostate da verbale, sottoscritto dal presidente dal segretario o dal notaio. Se si tratta di assemblea
straordinaria, il verbale deve essere redatto da un notaio ( art. 2375 ). I verbali devono essere poi
trascritti nell'apposito libro delle adunanze delle deliberazione dell'assemblea, tenuta a cura degli
amministratori.

Si definisce quorum costitutivo la parte del capitale sociale che deve essere rappresentato in
assemblea perch questa sia regolarmente costituita e possa iniziare lavori. Si definisce invece
quorum deliberativo la parte del capitale sociale che si deve esprimere a favore di una determinata
deliberazione perch questa sia approvata. L'attuale disciplina ( art. 2368, 3 comma) stabilisce che
nel computo del quorum costitutivo non si tiene conto delle azioni istituzionalmente senza diritto di
voto, mentre si tiene conto delle azioni per le quali il voto sia occasionalmente sospeso. La
disciplina del quorum costitutivo e deliberativo comunque diversa per l'assemblea ordinaria e
straordinaria: l'assemblea ordinaria in prima convocazione regolarmente costituita con la presenza
di tanti soci che rappresentino almeno la met del capitale sociale con diritto di voto. Essa delibera
col voto favorevole della met pi uno (maggioranza assoluta)a delle azioni che hanno preso parte
alla votazione con determinata delibera. Nessun quorum costitutivo richiesto per l'assemblea
ordinaria di seconda convocazione , che pu perci validamente deliberare qualunque sia la parte
del capitale rappresentare in assemblea. La disciplina delle assemblee straordinarie diversa a
seconda che la societ faccia o meno ricorso al mercato del capitale di rischio. Per l'assemblea
straordinaria delle societ che non fanno ricorso al mercato del capitale di rischio la disciplina
previgente rimasta immutata per quanto riguarda la prima convocazione. Non infatti
espressamente previsto un quorum costitutivo. In prima convocazione l'assemblea straordinaria
delibera con voto favorevole di tanti soci che rappresentano pi della met del capitale. Per la
seconda convocazione, la riforma del 2003 ha introdotto una differenziazione fra quorum
costitutivo e quorum deliberativo. L'assemblea straordinaria di seconda convocazione infatti
regolarmente costituita con la partecipazione di oltre un terzo del capitale sociale e delibera con il
voto favorevole di almeno i due terzi del capitale rappresentato in assemblea (art.2369, 3 comma).
Per le societ che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, la disciplina dell'assemblea
straordinaria invece, stata pi volte modificata a partire dal 1974 e prevede, a partire dal 1998, una
differenziazione fra quorum costitutivo e quorum deliberativo, volta a contemperare la facilit
deliberativa del gruppo di comando con la tutela delle minoranze. In base all'attuale disciplina, il
quorum costitutivo minimo almeno la met del capitale sociale in prima convocazione e pi di un

terzo in seconda convocazione. Per quanto riguarda i quorum deliberativi invece stabilito che
l'assemblea straordinaria delibera sia in prima che in seconda convocazione, con il voto favorevole
di almeno i due terzi del capitale rappresentato in assemblea. Seconda novit la soppressione a
partire dal 1998 di tutte le maggioranze rafforzate in precedenza e richieste per delibere di
particolare importanza, con la sola eccezione dell'esclusione del diritto di opzione. Lo statuto pu
modificare solo in aumento le maggioranze previste per l'assemblea ordinaria di prima
convocazione e quelle dell'assemblea straordinaria, nonch stabilire norme speciali per la nomina
delle cariche sociali. consentito che lo statuto preveda convocazioni ulteriori sia dell'assemblea
ordinaria che di quella straordinaria; convocazione alle quali si applicano le disposizioni della
seconda convocazione.
Possono intervenire in assemblea gli azionisti con diritto di voto (art.2370, 1 comma), nonch i
soggetti che pur non essendo soci hanno diritto di voto, come l'usufruttuario o il creditore
pignoratizio( art. 2352 ). In base all'attuale disciplina il diritto di intervento non compete invece agli
azionisti senza diritto di voto, eccezion fatta per il socio che ha dato le proprie azioni in pegno o in
usufrutto. stata anche esemplificata la disciplina dell'intervento in assemblea (art.2370): non pi
necessario il preventivo deposito delle azioni presso la sede della societ o presso le banche indicate
nell'avviso di convocazione, inoltre venuto meno il divieto di ritiro dei titoli prima che l'assemblea
abbia avuto luogo. Preventivo deposito e divieto di ritiro anticipato, possono essere per previsti
dallo statuto, che ne fissa anche il termine entro il quale il deposito deve avvenire. Lo statuto pu
inoltre consentire l'intervento dell'assemblea mediante mezzi di telecomunicazione o l'espressione
del voto per corrispondenza. E chi esprime il voto per corrispondenza si considera intervenuto
all'assemblea (art.2370, 4 comma).
Gli azionisti possono partecipare all'assemblea sia personalmente sia a mezzo di rappresentante. La
partecipazione a mezzo rappresentante oggi regolata da due diverse discipline: una applicabile a
tutte le societ per azioni (art. 2372 c.c.); l'altra, introdotto nel 1998, applicabile in alternativa alla
prima, solo alle societ con azioni quotate. L'istituto della rappresentanza in assemblea, consente la
partecipazione indiretta dei piccoli azionisti alla vita della societ e allagevole raggiungimento
delle maggioranze assembleari nelle societ con diffuso assenteismo dei soci. E' per istituto che
pu prestarsi ad abusi: attraverso il rastrellamento delle deleghe il gruppo minoritario di comando
della societ e/o gli amministratori possono rafforzare le proprie disposizioni di potere a spese dei
piccoli azionisti in occasione di assemblee che si preannunciano particolarmente combattute.
Proprio per evitare ci il legislatore interviene una prima volta nel 1974, scegliendo la via di
introdurre una serie di limitazioni volte ad ostacolare la raccolta delle deleghe; la delega deve essere
conferita per iscritto e deve contenere il nome del rappresentante che pu farsi sostituire solo da
altra persona indicata nella delega stessa. Le societ o gli enti possono delegare solo un proprio
dipendente o collaboratore. La delega sempre revocabile. Con la riforma del 2003 stata invece
circoscritta alle sole societ che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio la regola secondo
cui la rappresentanza pu essere conferita solo per singole assemblee. Con la riforma del 1998
stato invece soppresso il divieto di rappresentanza per le banche ( introdotto nel 1974). Con la
riforma del 1974 sono state infine introdotte limitazioni, tuttora vigenti, anche per quanto riguarda il
numero dei soci: non pi di 20, o se si tratta di societ che fanno ricorso al mercato del capitale di
rischio non pi di 50, 100 o 200 soci, a seconda che il capitale della societ non superi 5 milioni di
euro, non superi i 25 milioni o infine superi quest'ultima cifra. La riforma del 1998 ha introdotto per
le sole societ con azioni quotate gli istituti della " sollecitazione" e della " raccolta delle deleghe":
istituti per i quali non operano le limitazioni soggettive e quantitative.
La sollecitazione la richiesta di conferimento di deleghe di voto rivolta a tutti gli azionisti da parte
di uno o pi soggetti ( committente), che richiedono una lesione a specifiche proposte di voto. Il
committente deve gi possedere almeno l1% delle azioni con diritto di voto da almeno sei mesi.

Inoltre per effettuare la sollecitazione deve necessariamente rivolgersi ad un intermediario


professionale ( banche, imprese di investimento), che effettuer la sollecitazione per suo conto,
mediante la fusione di un prospetto e di un modulo di delega. Diversa dalla sollecitazione la "
raccolta" di deleghe, che risponde allo scopo di agevolare l'esercizio indiretto del voto da parte di
piccoli azionisti gi organizzati in associazione per la difesa dei comuni interessi. La raccolta di
deleghe infatti la richiesta di conferimento di deleghe effettuata da associazione di azionisti
esclusivamente nei confronti dei propri associati.
Con l'esercizio del diritto di voto il socio concorre alla formazione della volont sociale in
proporzione al numero di azioni possedute, mentre la maggioranza esplica il potere di operare le
scelte discrezionali, necessarie o utili per l'attuazione del contratto sociale. L'esercizio di diritto di
voto in via di principio rimesso all'apprezzamento discrezionale del socio, il quale deve per
esercitarlo in modo da non arrecare un danno al patrimonio della societ. Le deliberazioni
assembleari regolarmente adottate sono annullabili solo se la maggioranza si sia ispirata
esclusivamente ad interessi extra sociali, con danno per la societ. Versa in un conflitto di interessi
l'azionista che in una determinata delibera ha un interesse personale contrastante con l'interesse
della societ. Ad esempio, l'assemblea chiamata a deliberare sull'acquisto di un immobile di
propriet del socio, o sul compenso al socio amministratore, o ancora sulla concessione di
fideiussione a favore di altra societ composta dagli stessi soci. In base a tale situazione, il socio
(art. 2373) , libero di votare o di astenersi, ma se si vota la delibera approvata con il suo voto
determinante impugnabile a norma dell'art. 2377 qualora questa, possa recare danno alla societ.
La delibera adottata col voto del socio in conflitto di interessi non annullabile a patto che
ricorrano due condizioni: a) che il suo voto sia stato determinante ( prova di resistenza); b) che la
delibera possa danneggiare la societ ( danno potenziale). Due ipotesi tipiche di conflitto di
interessi sono previste dall'articolo 2373, 2 comma che: A) vieta ai soci amministratori di votare
nelle deliberazioni riguardanti la loro responsabilit; B) vieta, nel sistema dualistico ai soci
componenti del consiglio di gestione, di votare nelle deliberazioni riguardanti la nomina, la revoca,
o la responsabilit dei consiglieri di sorveglianza. La disciplina del conflitto dinteressi, consente di
reprimere gli abusi della maggioranza a danno del patrimonio sociale.
I sindacati di voto sono accordi (patti parasociali) con i quali alcuni soci si impegnano a concordare
preventivamente il modo in cui votare in assemblea. I sindacati di voto possono avere carattere
occasionale o permanente. In questo secondo caso, possono essere a tempo determinato o a tempo
indeterminato, nonch riguardare tutte le delibere assembleari o soltanto quella di determinato tipo.
Si pu stabilire che il modo come votare sar deciso all'unanimit o a maggioranza dei soci
sindacati. I vantaggi dei sindacati di voto sono evidenti: essi danno un indirizzo unitario all'azione
dei soci sindacati se questi vengono a costituire il gruppo di comando, il patto di sindacato consente
di dare stabilit di indirizzo alla condotta della societ. L'accordo di sindacato consente infatti, una
migliore difesa dei comuni interessi quando stipulato fra soci di minoranza. I pericoli dei sindacati
di voto sono altrettanto evidenti: i sindacati di comando cristallizzano il gruppo di controllo,
soprattutto se stipulati a lungo termine o a tempo determinato e combinati con un sindacato di
blocco delle azioni. Con i sindacati di comando il procedimento assembleare finisce con l'essere
rispettato solo formalmente, dato che di fatto le decisioni vengono prese prima e fuori
dall'assemblea. Se il sindacato decide a maggioranza, anche il principio maggioritario finisce col
ricevere ossequio solo formale. Con questi accordi sul voto, formalmente nulla cambia nel
funzionamento dell'assemblea; sostanzialmente invece il procedimento assembleare pu essere pi
o meno gravemente alterato a seconda di come il sindacato strutturato. Il sindacato di voto, come
patto parasociale produttivo di effetti solo fra le parti e non nei confronti della societ. Perci il
voto dell'assemblea resta valido anche se espresso in violazione degli accordi di sindacato. Altro il
profilo su cui incidono i sindacati di voto ( a maggioranza o all'unanimit): quello dell'esatta

individuazione dei reali centri di potere delle societ che concorrono a determinare, attraverso la
concentrazione, l'indirizzo unitario dei voti. Nelle societ non quotate non solo i sindacati di voto,
ma anche gli altri patti stipulati al fine di stabilizzare gli assetti proprietari o i governo della societ
(ad es. sindacali di blocco), non possono avere durata superiore a cinque anni, ma sono rinnovabili
alla scadenza. Inoltre, possono essere stipulati anche a tempo determinato, ma in tal caso ciascun
contraente pu recedere con un preavviso di sei mesi(art.2341-bis). Per la societ non quotate i
limiti di durata non si applicano ai patti strumentali e ad accordi di collaborazione della produzione
e dello scambio di beni e servizi a quelli relativi a societ interamente possedute dai partecipanti
all'accordo ( art. 2341-bis, 3 comma). I patti parasociali sono inoltre soggetti ad un particolare
regime di pubblicit. Nelle societ non quotate che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio i
patti parasociali devono essere comunicati alla societ e dichiarati in apertura di assemblea. La
dichiarazione deve essere trascritta nel verbale di assemblea che deve essere depositato presso
l'ufficio del registro delle imprese. L'omessa dichiarazione sanzionata con la sospensione del
diritto di voto delle azioni cui si riferisce il patto parasociale. Nelle societ quotate, invece, i
sindacati di voto e gli altri patti parasociali previsti dall'art. 122 Tuf, devono essere comunicati alla
Consob, pubblicati per estratto sulla stampa quotidiana e depositati presso il registro delle imprese
nel luogo dove la societ ha sede legale entro brevi termini fissati per legge. La violazione di tali
obblighi comporta la nullit dei patti e la sospensione del diritto di voto relativo alle azioni
sindacate. Nessuna forma di pubblicit invece prevista per i patti parasociali riguardanti societ
non quotate che non fanno appello al mercato del capitale di rischio.

L'invalidit delle delibere assembleari pu essere determinata per la violazione delle norme che
regolano il procedimento assembleare o dai vizi che riguardano il contenuto della delibera. Anche
per le deliberazioni assembleari opera la distinzione fra nullit e annullabilit proprie della
disciplina dei contratti. Il codice del 1942 privilegia la stabilit delle delibere assembleari. La nullit
si presentava infatti come sanzione eccezionale prevista solo per le delibere aventi oggetto
impossibile o illecito. I vizi di procedimento davano vita sempre e soltanto alla annullabilit della
delibera e non ha alla pi grave sanzione della nullit. Decorso il termine di tre mesi concesso per
l'impugnativa la delibera non era pi contestabile per vizi procedimentali anche gravi. Questo per
era il diritto descritto dal codice del 1942, ben altro invece del diritto vivente: non potendosi
contestare le cause di nullit prevista dall'art. 2379, si era girato l'ostacolo introducendo accanto alle
delibere nulle e annullabili una terza categoria del tutto ignorata dal codice del 1942: quella delle
delibere inesistenti. Tali erano considerate le delibere che presentavano vizi di procedimento
talmente gravi da precludere la possibilit stessa di qualificare l'atto come delibera assembleare. In
tal caso si deve parlare di delibera inesistente per mancanza dei requisiti minimi essenziali di una
delibera assembleare e la sanzione non poteva essere che la nullit radicale. Si arrivava cos ad
estendere la sanzione della nullit anche delibere che presentavano solo vizi di procedimento. La
riforma del 2003 introduce una disciplina, il cui obiettivo di fondo quello di porre fine alla
categoria giurisprudenziale delle delibere esistenti riconducendo le categorie della nullit o
dell'annullabilit tutti possibili vizi delle delibere assembleari (c.d. principio di tassativit delle
cause di invalidit). Delibere annullabili (artt.2377-2378): l'attuale disciplina ribadisce il principio
che l'annullabilit costituisce la regola per le delibere assembleari invalide. Infatti sono
semplicemente annullabili tutte " le deliberazioni che non sono prese in conformit della legge o
dello statuto " (art.2377, 2 co), mentre la pi grave delle sanzione della nullit scatter solo nei tre
casi tassativamente indicati nell'art. 2379 c.c. Possono dar vita solo ad annullabilit della delibera:
a) a la partecipazione all'assemblea di persone non legittimate, ma solo se tale partecipazione sia
stata
determinante per la regolare costituzione dell'assemblea (c.d. prova di resistenza);

b) l'invalidit dei singoli voti o il loro errato conteggio, ma solo se determinanti per il
raggiungimento della maggioranza;
c) l'incompletezza o inesattezza del verbale, ma solo quando impediscono l'accertamento del
contenuto, degli effetti, e della validit della delibera (art.2377, 4 comma).
Per le delibere annullabili dettata poi una disciplina specifica profondamente diversa da quella
prevista per le delibere nulle. L'impugnativa pu essere infatti proposta solo dei soci espressamente
previsti da legge. Legittimato per l'impugnativa anche il rappresentante comune degli azionisti di
risparmio. La legittimazione di impugnativa non compete quindi n i soci che abbiano votato a
favore della delibera, n ai terzi qualificati come creditori sociali. L'impugnativa o l'azione di
risarcimento danni devono essere proposte entro breve termine e decadenza: 90 giorni dalla data
della deliberazione o, se questa soggetta ad iscrizione nel registro delle imprese, tre mesi
dall'iscrizione dal deposito. L'azione di annullamento proposta davanti al tribunale del luogo dove
la societ ha la sede. Non pi necessario il deposito nella cancelleria del tribunale di almeno
un'azione. Sono inoltre predisposti accorgimenti al fine di evitare che impugnative pretestuose
possano danneggiare la societ. Il tribunale pu disporre in ogni momento che i soci a opponenti
prestino idonea garanzia per l'eventuale risarcimento danni. Inoltre, la proposizione dell'azione non
sospende di per s l'esecuzione della delibera. La sospensione pu esser tuttavia disposta su
richiesta dell'impugnante, previa comparazione della societ, e dopo aver sentito amministratori e
sindaci. L'annullamento ha effetto per tutti i soci e obbliga gli amministratori a prendere
provvedimenti conseguenti sotto la propria responsabilit. Restano per in ogni caso salvi diritti
acquistati in buona fede terzi in base ad atti compiuti in esecuzione della delibera. Infine,
l'annullamento non pu aver luogo se la delibera sostituita con altra presa in conformit alla legge
o dell'atto costitutivo o stata revocata dall'assemblea. Restano salvi i diritti acquistati dai terzi
sulla base della deliberazione sostituita ( art. 2377, 8 comma).
I casi di nullit delle delibere assembleari sono cresciuti rispetto la disciplina previgente, al fine di
esorcizzare la categoria giurisprudenziale delle delibere inesistenti, quindi con l'obiettivo ultimo di
circoscrivere l'ambito di operativit delle sanzioni rispetto al previgente diritto vivente. La delibera
nulla solo nei tre casi tassativamente indicati nell'art. 2379.
Sono nulle le delibere il cui oggetto impossibile o illecito; vale a dire contrario a norme
imperative, all'ordine pubblico al buon costume. Ad esempio, si delibera di non redigere il bilancio
di esercizio o di sopprimere il collegio sindacale. Nullit si ha tuttavia anche quando la delibera ha
oggetto lecito ma contenuto illecito. L'attuale disciplina precisa che la delibera assembleare altres
nulla nei casi di:
a) mancata convocazione dell'assemblea. Si precisa per che:
1) la convocazione non si considera mancante e non si ha nullit della delibera "nel caso di
irregolarit dell'avviso, se questo proviene da un componente dell'organo amministrativo o di
controllo della societ ed idoneo a consentire a coloro che hanno diritto di intervenire di essere
tempestivamente avvertiti della convocazione e della data dell'assemblea" ( art. 2379, 3 comma).
2) l'azione di nullit non pu essere esercitata da chi, anche successivamente, abbia dichiarato il suo
assenso allo svolgimento dell'assemblea (art.2379-bis, 1 comma).
b) mancanza del verbale. Si precisa che:
1) il verbale non si considera mancante "se contiene la data della deliberazione e il suo oggetto
sottoscritto dal presidente dell'assemblea o dal presidente del consiglio d'amministrazione o del
consiglio di sorveglianza e dal segretario o dal notaio" ( art. 2379, 3 comma);
2) la nullit per mancanza del verbale sanata con effetto retroattivo mediante verbalizzazione
eseguita prima dell'assemblea successiva. Resta fermo il principio della nullit delle delibere
assembleari che pu essere fatta valere da chiunque vi abbia interesse e pu essere rilevata anche
d'ufficio dal giudice. A differenza dell'azione di nullit di diritto comune, non soggetta a
prescrizione o a termini di decadenza, possono invece essere impugnate senza limiti di tempo solo

le delibere che modificano l'oggetto sindacale prevedendo attivit illecite o impossibili. In tutti gli
altri casi introdotto un termine di decadenza di tre anni. Specificamente disciplinata poi
l'invalidit delle delibere di approvazione del bilancio, non pi impugnabile dopo l'approvazione del
bilancio successivo e della delibera di trasformazione.
48. I sistemi di amministrazione e controllo.
La riforma del 2003 ha previsto tre sistemi di amministrazione e controllo: a) il sistema
tradizionale, basato sulla presenza di due organi entrambi di nomina assembleare: l'organo
amministrativo e il collegio sindacale. b) il sistema dualistico, che prevede la presenza di un
consiglio di sorveglianza di nomina assembleare e di un consiglio di gestione, nominato dal
consiglio di sorveglianza. c) il sistema monistico, nel quale l'amministrazione e il controllo sono
esercitate rispettivamente dal consiglio di amministrazione e da un comitato per il controllo sulla
gestione costituito al suo interno. Anche per le societ che adottano il sistema dualistico o monistico
poi previsto il controllo contabile esterno.
49. L organo amministrativo.
Nel sistema tradizionale, la societ per azioni pu avere sia un amministratore unico sia una
pluralit di amministratori, che formano il consiglio di amministrazione. Inoltre, il consiglio di
amministrazione pu essere articolato al suo interno con la creazione di uno o pi organi delegati
che danno luogo alle figure del comitato esecutivo e degli amministratori delegati ( art. 2381 ). Gli
amministratori sono l'organo cui affidata in via esclusiva la gestione dell'impresa sociale e ad essi
spetta compiere tutte le operazioni necessarie per l'attuazione dell'oggetto sociale ( art. 2380-bis).
Le loro funzioni sono: a) gli amministratori deliberano su tutti gli argomenti attinenti alla gestione
della societ che non siano riservati dalla legge all'assemblea. questo il c.d. potere gestorio degli
amministratori. b) gli amministratori hanno la rappresentanza generale della societ. Hanno cio il
potere di manifestare all'esterno la volont sociale ponendo in essere i singoli atti giuridici in cui si
concretizza l'attivit sociale (potere di rappresentanza). c) gli amministratori danno impulso
all'attivit dell'assemblea: la convocano e ne fissano l'ordine del giorno. Danno altres attuazione
alle delibere della stessa ed hanno il potere-dovere di impugnare quelle che violino la legge e latto
costitutivo. d)gli amministratori devono curare la tenuta dei libri delle scritture contabili della
societ . e) gli amministratori devono prevenire il compimento di atti pregiudizievoli per la societ,
o quanto meno eliminarne o attuarne le conseguenze dannose. Di tutte queste funzioni gli
amministratori sono investiti per legge non per mandato dei soci e si tratta di funzioni che essi
esercitano in posizione di formale autonomia rispetto all'assemblea.
I primi amministratori sono nominati nell'atto costitutivo. Successivamente, la loro nomina compete
all'assemblea ordinaria. La legge sull'atto costitutivo pu tuttavia riservare la nomina di uno o pi
amministratori allo stato o ad enti pubblici. Il numero degli amministratori fissato nello statuto.
Gli amministratori possono essere soci o non soci ( art. 2380 ). Non possono essere nominati
amministratori l'interdetto, l'inabilitato, il fallito o chi stato condannato ad una pena che comporta
l'interdizione, anche temporanea, dai pubblici uffici o l'incapacit ad esercitare uffici direttivi(art.
2382). Le cause di incompatibilit comportano solo che l'interessato tenuto ad optare fra l'uno
nell'altro ufficio; non rendono perci invalida la delibera di nomina. La nomina degli amministratori
non pu essere fatta per un periodo superiore a tre esercizi. Sono cause di cessazione dall'ufficio
prima della decadenza del termine:
a) la revoca da parte dell'assemblea, che pu essere deliberata liberamente in ogni tempo, salvo il
diritto degli amministratori al risarcimento dei danni se non sussiste una giusta causa;

b) la rinuncia ( dimissioni) da parte degli amministratori;


c) la decadenza dall'ufficio, ove sopravvenga una delle cause di ineleggibilit;
d) la morte.
La cessazione degli amministratori per scadenza del termine ha effetto solo dal momento in cui
l'organo amministrativo stato ricostituito. Gli amministratori scaduti perci rimangono in carica
fino all'accettazione della nomina da parte dei nuovi amministratori ( prorogatio). Le dimissioni
dell'amministratore hanno effetto immediato se rimane in carica la maggioranza degli
amministratori. In caso contrario, le dimissioni hanno effetto solo dal momento in cui la
maggioranza del consiglio si ricostituita in seguito all'accettazione dei nuovi amministratori. Nel
caso della sostituzione degli amministratori mancanti (art. 2386), sono previste tre ipotesi:
A) se rimane in carica pi della met degli amministratori nominati dall'assemblea, i superstiti
provvedono a sostituire provvisoriamente quelli venuti meno, con delibera consiliare approvata dal
collegio sindacale (c.d. cooptazione) .
B) se viene a mancare pi della met degli amministratori nominati dall'assemblea non si d luogo
alla cooptazione. I superstiti devono convocare l'assemblea perch provveda alla sostituzione dei
mancanti i nuovi amministratori cos nominati scadono con quelli in carica all'atto della nomina.
C) se infine vengono a cessare tutti gli amministratori o l'amministratore unico, il collegio sindacale
deve convocare con urgenza l'assemblea per la ricostituzione dell'organo amministrativo.
L'attuale disciplina riconosce la validit delle clausole statutarie che prevedono una cessazione di
tutti gli amministratori e la conseguente ricostruzione dell'intero collegio da parte dell'assemblea a
seguito della cessazione di alcuni amministratori (clausole simul stabunt simul cadent). La nomina e
la cessazione della carica degli amministratori soggetta ad iscrizione nel registro delle imprese.
Gli amministratori hanno diritto ad un compenso per la loro attivit ( art. 2389 ). Questo pu
consistere anche nella partecipazione agli utili della societ o dall'attribuzione del diritto di
sottoscrivere predeterminate azioni di futura emissione (c.d. stock options). Modalit e misura del
compenso e sono determinati dall'atto costitutivo o dall'assemblea all'atto della nomina. Per gli
amministratori di particolari cariche, la remunerazione invece stabilita dallo stesso consiglio
d'amministrazione. Se lo statuto lo prevede, l'assemblea pu fissare un importo complessivo per la
remunerazione dei tutti gli amministratori, inclusi quelli investiti di particolare carica. Per evitare
situazioni di antagonismo con la societ e di potenziale conflitto di interessi, gli amministratore di
societ per azioni non possono assumere la qualit di soci a responsabilit illimitata in societ
concorrenti, n essere amministratori e direttori generali in societ concorrenti, salva
l'autorizzazione dell'assemblea ( art. 2390 ). L'inosservanza del divieto espone l'amministratore alla
revoca dell'ufficio per giusta causa e al risarcimento degli eventuali danni arrecati la societ.
La societ per azioni pu avere sia l'amministratore unico, sia una pluralit di amministratori.
L'amministratore unico esercita individualmente tutte le funzioni proprie dellorgano
amministrativo. Quando invece l'amministrazione affidata a pi persone, queste costituiscono il
consiglio di amministrazione, retto da un presidente scelto dallo stesso consiglio fra i suoi membri,
qualora non sia gi stato nominato dall'assemblea ( art. 2380-bis, 5 comma). In tal caso l'attivit
esercitata collegialmente. Le relative decisioni devono essere adottate in apposite riunioni alle quali
devono assistere i sindaci ( art. 2405). L'attuale disciplina stabilisce che, se lo statuto non prevede
diversamente, il consiglio di amministrazione convocato dal presidente dello stesso, il quale fissa
anche all'ordine del giorno, ne coordina i lavori e provvede affinch tutti gli amministratori siano
adeguatamente informati sulle materie iscritte all'ordine del giorno ( art. 2381, 1 comma). Per la
validit delle deliberazioni del consiglio di amministrazione necessaria la presenza della
maggioranza degli amministratori in carica; le deliberazioni sono approvate se riportano il voto
favorevole della maggioranza assoluta dei presenti ( voto per teste). Non ammesso il voto per
rappresentanza. La riforma del 2003 ha modificato la disciplina dell'invalidit della deliberazione
del consiglio di amministrazione, la cui impugnazione consentita in un solo caso: delibera adottata

con voto determinante di un amministratore in conflitto di interessi ( ex art. 2391 ). L'attuale


disciplina ha optato per ampliare la categoria delle delibere consiliari annullabili, mentre non sono
previste cause di nullit delle stesse. L'art. 2388, 4 comma, prevede che possono essere impugnate
tutte le delibere del consiglio di amministrazione che non sono prese in conformit della legge o
dello statuto. L'impugnativa pu essere proposta dagli amministratori assenti o dissenzienti e dal
consiglio sindacale entro 90 giorni dalla data della deliberazione. Quando la delibera consiliare leda
direttamente un diritto soggettivo del socio questi avr diritto di agire giudizialmente per far
annullare la delibera. L'annullamento delle delibere consiliari non pregiudica i diritti acquistati in
buona fede terzi in base ad atti compiuti in esecuzione delle stesse. Il conflitto dinteressi degli
amministratori disciplinato all'art. 2391, l'amministratore che in una determinata operazione ha un
interesse non necessariamente in conflitto con quello da societ:
a) deve darne notizia agli amministratori e al collegio sindacale precisandone " la natura, i termini,
l'origine e la portata";
b) se si tratta di amministratore delegato, deve inoltre astenersi dal compiere l'operazione
investendo della stessa l'organo collegiale competente;
c) in entrambi i casi il consiglio d'amministrazione n deve adeguatamente motivare le ragioni della
convenienza per la societ dell'operazione.
Nelle societ per azioni di maggiore dimensione frequente un'articolazione interna del consiglio di
amministrazione per rendere pi razionale ed efficiente la gestione corrente dell'impresa sociale. Se
l'atto costitutivo e l'assemblea lo consentono, il consiglio d'amministrazione pu delegare le proprie
attribuzioni ad un comitato esecutivo ovvero ad uno o pi amministratori delegati ( art. 2381 ). Il
comitato esecutivo un organo collegiale; le sue decisioni sono adottate in riunioni alle quali
devono assistere i sindaci ( art. 2405). Gli amministratori delegati sono invece organi unipersonali.
Se vi sono pi amministratori delegati, essi agiscono disgiuntamente o congiuntamente, a seconda
di quanto stabilito dallo statuto o dell'atto di nomina. Agli amministratori delegati di regola
affidata la rappresentanza della societ. poi possibile la coesistenza di un comitato esecutivo e di
uno o pi amministratori delegati con competenze ripartite. I membri del comitato esecutivo e gli
amministratori delegati sono designati dallo stesso consiglio di amministrazione, che determina
l'ambito della delega. In base all'attuale disciplina non possono esser tuttavia delegati:
a) la redazione del bilancio di esercizio;
b) la facolt di aumentare il capitale sociale e di emettere obbligazioni convertibili per delega;
c) gli adempimenti posti a carico degli amministratori in caso di riduzione del capitale sociale per
perdite; d) la redazione del progetto di fusione o di scissione.
L'attuale disciplina puntualizza funzioni proprie degli organi delegati e definisce i rapporti tra gli
stessi e gli altri componenti del consiglio, per i quali ammessa azione al fine di favorire la
circolazione delle informazioni sulla gestione fra i diversi componenti del consiglio e la
partecipazione attiva alla gestione anche degli amministratori privi di delega. Si stabilisce infatti che
gli organi delegati:
A) curano che l'assetto organizzativo, amministrativo e contabile della societ sia adeguato alla
natura e alle dimensioni dell'impresa;
B) riferiscono periodicamente al consiglio di amministrazione e collegio sindacale sul generale
andamento del gestione e sulla prevedibile evoluzione, nonch sulle operazioni di maggiore rilievo.
Per consentire un'effettiva partecipazione di tutti i consiglieri alla gestione della societ si dispone
che tutti gli amministratori devono agire in modo tale che ciascuno pu chiedere agli organi delegati
che siano fornite in consiglio, informazioni relative alla gestione della societ ( art. 2385, 6
comma). L'attuale disciplina attribuisce al consiglio di amministrazione il potere-dovere di: valutare, sulla base delle informazioni ricevute, l'adeguatezza dell'assetto organizzativo,
amministrativa e contabile della societ; - esaminare i piani strategici, industriali e finanziari della

societ; - valutare, sulla base della relazione degli organi delegati, il generale andamento della
gestione.
Fra le funzioni di cui gli amministratori sono per legge vestiti, vi quella di rappresentanza della
societ. Se pi sono gli amministratori con rappresentanza, deve essere specificato se esssi hanno il
potere di agire disgiuntamente o congiuntamente. Di regola, la rappresentanza della societ
attribuita, disgiuntamente o congiuntamente, al presidente del consiglio di amministrazione e/o ad
uno o pi amministratori delegati. In base allattuale disciplina il potere di rappresentanza degli
amministratori generale non pi circoscritto agli atti che rientrano nell'oggetto sociale.Essi hanno
inoltre la rappresentanza processuale, attiva e passiva, della societ. Le limitazioni di potere che
risultano dallo statuto o da una decisione degli organi competenti, non sono opponibili ai terzi,
anche se pubblicate, salvo che si provi che questi abbiano agito intenzionalmente a danno della
societ (art. 2384, 2 comma). Con l'attuale disciplina non stata riprodotta la disposizione che
precludeva alla societ di sottoporre ai terzi in buona fede l'estraneit all'oggetto sociale degli atti
compiuti dall'amministratori in nome della societ; degli atti cio che non rientravano nell'attivit di
impresa determinato dallo statuto (c.d. atti ultra vires).
Gli amministratori sono responsabili civilmente del loro operato in tre direzioni:
1) verso la societ (artt. 2392-2393 );
2) verso i creditori sociali ( art. 2394 );
3) verso i singoli soci o terzi ( art. 2395 ).
In base all'attuale disciplina, gli amministratori incorrono in responsabilit verso la societ e sono
tenuti al risarcimento dei danni (dalla stessa subiti quando) non adempiono ai doveri ad essi imposti
dalla legge o dallo statuto. Gli amministratori non sono invece responsabili per i risultati negativi
della gestione che non sia imputabile difetto di normale diligenza della condotta degli affari sociali
o nell' adempimento degli specifici obblighi posti a loro carico. Se gli amministratori sono pi di
uno, essi sono responsabili solidamente. Ciascuno pu essere quindi costretto a risarcirle la societ
per l'intero danno subito. La responsabilit degli amministratori, comunque responsabilit per
colpa e non per responsabilit oggettiva. Infatti, la responsabilit per gli atti e le omissioni degli
amministratori non si estende tra essi a quello che sia immune da colpa, purch:
a) abbia fatto annotare senza ritardo il suo dissenso nel libro delle adunanze e delle deliberazioni del
consiglio di amministrazione;
b) del suo dissenso dia immediata notizia per iscritto al presidente del collegio sindacale. L'esercizio
dell'azione di responsabilit contro gli amministratori resta deliberato dall'assemblea ordinaria,
anche se la societ in liquidazione. La deliberazione dell'azione di responsabilit comporta la
revoca automatica dall'ufficio degli amministratori contro cui proposta, solo se la delibera
approvata con voto favorevole di almeno un quinto del capitale sociale. Se non si raggiunge tale
percentuale del capitale sociale sar invece necessario una distinta ed espressa delibera di revoca.
Nel caso la societ cada in dissesto ed dichiarata fallita o assoggettata a liquidazione coatta
amministrativa o ad amministrazione straordinaria, la legittimazione a promuovere l'azienda sociale
di responsabilit, compete al curatore fallimentare, al commissario liquidatore, al commissario
straordinario ( art. 2394-bis). Unanimit indiretta delle minoranze per prevista anche quando la
societ in bonis. La societ infatti pu rinunziare all'esercizio dell'azione di responsabilit o
pervenire ad una transazione con gli amministratori. necessario che non vi sia il voto contrario di
una minoranza qualificata. Una tutela pi energica delle minoranze stata introdotta dalla riforma
del 1998 per le sole societ con azioni quotate (art. 129 Tuf) e poi estesa a tutte le spa dalla riforma
del 2003. In base l'art. 2393-bis, l'azione sociale di responsabilit contro gli amministratori pu
essere promossa anche dagli azionisti di minoranza. L'azione promossa dalla minoranza diretta a
reintegrare il patrimonio sociale, non a risarcire il danno eventualmente subito dal soggetti agenti.
Perci la societ deve essere chiamata in giudizio.

Oltre che nei confronti della societ, gli amministratori sono responsabili anche verso creditori
sociali ( art. 2394 ): a) gli amministratori sono responsabili verso i creditori sociali solo "per
l'inosservanza degli obblighi inerenti alla conservazione dell'integrit del patrimonio sociale"; b)
l'azione pu essere proposta dai creditori solo quando il patrimonio sociale risulta insufficiente al
soddisfacimento dei loro crediti. Quanto corrisposto dagli amministratori a titolo di risarcimento
danni non spetter alla societ, ed i creditori attori ne avranno un beneficio solo indiretto
dellincremento del patrimonio sociale e si avvantaggeranno direttamente dei risultati utili
dellazione fino alla concorrenza del loro credito. Fra l'azione sociale di responsabilit e quella
concessa ai creditori vi sono comunque indubbie differenze: infatti, il danno subito dai creditori non
che un effetto riflesso del danno che gli amministratori hanno arrecato al patrimonio sociale
rendendolo insufficiente a soddisfare i primi. Consegue che se l'azione risarcitoria stata esperita
dalla societ e il relativo patrimonio stato reintegrato, i creditori non potranno pi esercitare
l'azione che gli spetta dato che gli amministratori sono ovviamente tenuti a risarcire una sola volta il
danno. Anche la transazione intervenuta paralizza l'azione dei creditori sociali; invece, la rinuncia
all'azione da parte della societ non impedisce l'esercizio dell'azione da parte dei creditori sociali.
Le azione di responsabilit della societ e dei creditori sociali "non pregiudicano il diritto al
risarcimento del danno spettante al singolo socio o al terzo ch sono stati direttamente danneggiati da
atti dolosi o colposi degli amministratori " (art. 2395 ). Perch il singolo socio o il terzo possano
chiedere agli amministratori il risarcimento dei danni devono ricorre a due presupposti:
a) il compimento da parte degli amministratori di un atto illecito nell'esercizio del loro ufficio;
b) la produzione di un danno diretto al patrimonio del singolo socio o del singolo terzo; di un danno
cio che non sia semplice riflesso a del danno eventualmente subito dal patrimonio sociale. Caso
classico di danno diretto, quello degli amministratori che con un falso bilancio, inducono i soci o
terzi a sottoscrivere l'aumento di capitale a prezzo eccessivo.
I direttori generali sono dirigenti che svolgono attivit di alta gestione dell'impresa sociale.
Dirigenti cio che sono al vertice della gerarchia dei lavoratori subordinati dell'impresa ed operano
in rapporto diretto con gli amministratori. Essi sono perci investiti gli ampi poteri decisionali nella
gestione dell'impresa. Inoltre, se nominati dall'assemblea o per disposizione dell'atto costitutivo,
agli stessi si applicano le norme che regolano la responsabilit civile degli amministratori, in
relazione compiti loro affidati ( art. 2396 ).

50. Il collegio sindacale


Il collegio sindacale l'organo di controllo interno della societ per azioni, con funzione di
vigilanza sull'amministrazione della societ. La disciplina del collegio sindacale ha subito profonde
modifiche del 1942 ad oggi: con la riforma del 1974 stato introdotto per le societ quotate un con
controllo contabile esterno da parte di una societ di revisione, dando per vita ad una
sovrapposizione di funzioni col collegio sindacale che si rilevata scarsamente funzionale. Norme
volte a migliorare la professionalit e l'efficienza del collegio sindacale sono state addotte dal d. lgs.
27-1-1992,n.88,che ha istituito un apposito registro dei revisori contabili. La riforma del 1998, ha
modificato la disciplina del collegio sindacale delle societ con azioni quotate e ha affrancato tale
organo dalle funzione di controllo contabile, che perci sono ora affidate in via esclusiva alla
societ di revisione. Con la riforma del 2003, anche nelle altre societ per azioni il controllo

contabile stato sottratto al collegio sindacale ed stato attribuito ad una revisore contabile o ad
una societ di revisione
Il collegio sindacale delle societ con azioni non quotate, si compone di tre o cinque membri
effettivi, soci o non soci, secondo quanto stabilito nello statuto. Devono inoltre essere nominati due
membri supplenti ( art. 2397 ). Il collegio sindacale delle societ non quotate ha una struttura
semirigida. Fermo restando il numero minimo di tre sindaci effettivi e di due supplenti, l'atto
costitutivo delle societ quotate pu oggi determinare liberamente il numero dei sindaci ( art. 148
Tuf). I primi sindaci sono nominati nell'atto costitutivo; successivamente essi sono nominati
dall'assemblea ordinaria. I sindaci sono di regola nominati dallo stesso organo che nomina gli
amministratori. La situazione tuttavia mutata per le sole societ quotate con la riforma del 1998.
L'atto costitutivo di tali societ deve prevedere che almeno un membro effettivo sia eletto dalla
minoranza. Nelle societ con azioni non quotate, in seguito alla riforma del 2003, almeno un
sindaco effettivo ed uno supplente devono essere scelti fra gli iscritti nel registro dei revisori
contabili. Per le societ quotate i requisiti di onorabilit e di professionalit sono invece fissati con
regolamento del ministro della giustizia, che prevede anche la nomina di sindaci non iscritti nel
registro dei revisori contabili. Nel registro dei revisori possono iscriversi persone fisiche in possesso
di specifici requisiti professionalit e onorabilit. Per assicurare l'indipendenza dei sindaci sono
previste cause di ineleggibilit ulteriori rispetto a quelle dettate per gli amministratori; secondo l'art.
2399 non possono esser nominati sindaci:
a) il coniuge, i parenti e gli affini entro il quarto grado degli amministratori, nonch degli
amministratori di societ facenti parte dello stesso gruppo;
b) coloro che sono legati alla societ o a societ facenti parte dello stesso gruppo "da un rapporto di
lavoro o da una rapporto continuativo di consulenza di prefazione d'opera retributiva, ovvero da
altri rapporti di natura patrimoniale che ne compromettano l'indipendenza". Valgono poi per i
sindaci le stesse cause di incompatibilit viste per gli amministratori. I sindaci restano in carica per
tre esercizi e sono rieleggibili. L'assemblea pu revocarli solo se sussiste una giusta causa; la
delibera di revoca deve essere approvata al tribunale ( art. 2400 ), al fine di verificare se ricorre
giusta causa. In caso di morte, di rinuncia o decadenza di un sindaco, subentrano automaticamente i
supplenti in ordine di et.
Funzione primaria del collegio sindacale quella di controllo. In base all'attuale disciplina, il
controllo del collegio sindacale ha per oggetto l'amministrazione della societ globalmente intesa e
si estende a tutte le attivit sociali, al fine di assicurare che la stessa venga svolta nel rispetto della
legge. Il collegio sindacale vigila "sull'adeguatezza dell'assetto organizzativo, amministrativo
contabile adottato dalla societ e sul suo concreto funzionamento" ( art. 2403, 1 comma e 149 Tuf).
Il collegio sindacale non svolge pi il controllo contabile sulla societ, oggi affidato ad un revisore
contabile o ad una societ di revisione.
La vigilanza del collegio sindacale esercitata nei confronti degli amministratori, in quanto organo
investito della gestione della societ, ma riguarda anche attivit dell'assemblea e comunque pu
estendersi in ogni direzione. Da qui il potere-dovere dei sindaci di intervenire alle riunioni
dell'assemblea, del consiglio di amministrazione e del comitato esecutivo, nonch di impugnare le
relative delibere. Il controllo del collegio sindacale sull'amministrazione un controllo di carattere
globale sintetico, le cui modalit di esercizio sono rimesse alla discrezionalit tecnica del collegio. I
sindaci hanno il potere-dovere di procedere in qualsiasi momento e ad atti di ispezione e di
controllo, nonch di chiedere agli amministratori notizie, anche con riferimento a societ
controllate, sull'andamento delle operazioni sociali o su determinati affari. Il collegio sindacale pu
inoltre convocare l'assemblea "qualora nell'espletamento del suo incarico ravvisi fatti censurabili di
rilevante gravit e vi sia urgente necessit di provvedere" ( art. 2406,2 comma). Il collegio pu

inoltre promuovere il controllo giudiziario sulla gestione, se ha fondato sospetto che gli
amministratori abbiano compiuto gravi irregolarit nella gestione.
Nelle societ non quotate, il presidente del collegio sindacale nominato dall'assemblea ( art. 2398
). Nelle societ quotate invece l'atto costitutivo a fissare i criteri di nomina dello stesso. Il collegio
sindacale deve riunirsi almeno ogni 90 giorni l'attuale disciplina prevede che le riunioni possono
svolgersi anche con mezzi telematici, scrostatura consenso ( art. 2404, 1 comma). Il collegio
sindacale regolarmente costituito con la presenza della maggioranza dei sindaci e delibera a
maggioranza assoluta dei presenti. Delle riunioni deve essere redatto processo verbale, sottoscritto
da tutti gli intervenuti, che viene trascritto nel libro delle adunanze e delle deliberazioni del collegio
sindacale. I sindaci possono avvalersi dei dipendenti e di ausiliari per lo svolgimento di specifiche
operazioni di ispezione e di controllo. L'attivit di controllo del collegio sindacale pu poi essere
sollecitata dai soci ( art. 2408). Ogni socio, pu infatti denunziare al collegio sindacale fatti che
ritiene censurabili. Il collegio sindacale per obbligato solo a tenerne conto nella relazione
annuale dell'assemblea. Doveri specifici e pi intensi sono invece posti a carico del collegio
sindacale quando la denuncia provenga da tanti soci che rappresentano il 5% del capitale sociale o
la minore percentuale prevista dallo statuto. In tal caso il collegio sindacale "deve indagare senza
ritardo sui fatti denunziati, presentare le sue conclusioni ed eventuali proposte all'assemblea",
convocando indebitamente la medesima qualora ravvisi fatti censurabili di rilevante gravit (art.
2408, 2 comma).
I sindaci devono adempiere i loro doveri con la professionalit e la diligenza richiesta dalla natura
dell'incarico (art. 2407 ). I sindaci sono responsabili, anche penalmente, della verit delle loro
attestazioni e, devono conservare il segreto sui fatti e documenti di cui hanno conoscenza per
ragione del loro ufficio. L'obbligo di risarcimento dei danni grava esclusivamente sui sindaci
qualora il danno sia imputabile solo al mancato negligente adempimento dei loro doveri. Ad
esempio, uno pi sindaci hanno violato il segreto e sono sollevati dufficio. I sindaci sono
responsabili in solido con gli amministratori per i fatti e le omissioni di questi ultimi, qualora il
danno non si fosse prodotto se i sindaci avessero vigilato in conformit degli obblighi della loro
carica. L'azione di responsabilit, invece disciplinata dalle stesse norme dettate per l'azione di
responsabilit contro gli amministratori.
51. Controllo e revisione contabile.
Con la riforma del 2003 si completato il processo di separazione del controllo sulla
amministrazione dal contratto contabile, originariamente entrambi affidati al collegio sindacale.
L'affidamento del controllo contabile ad una revisore esterno stato avviato nel 1974; a tale
disciplina si affiancata la riforma del 2003, quella del controllo contabile applicabile a tutte le
altre societ per azioni. Oggi coesistono tre discipline parzialmente diverse:
a) nelle societ che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, il controllo contabile esercitato
da una revisore contabile (persona fisica) o da una societ di revisione, iscritti in un apposito
registro istituito presso il ministero della giustizia;
b) nelle societ che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio (diversa dalle societ quotate), il
controllo invece pu essere esercitato solo da una societ di revisione, iscritta nel registro dei
revisori contabili.
c) nelle societ con azioni quotate, l attivit di revisione contabile riservata alle societ di
revisione iscritte in un apposito albo speciale.
Nelle societ sottoposta a controllo contabile, il soggetto al quale ha demandato il relativo controllo
nominato per la prima volta nell'atto costitutivo. Successivamente, l'incarico conferito
all'assemblea, la quale determina il corrispettivo spettante al revisore o alla societ di revisione per

l'intera durata dell'incarico (art. 2409- quater, 1 comma). Non possono essere incaricati del controllo
contabile, e se incaricati decadono dall'ufficio, i sindaci della societ o di societ facenti parte dello
stesso gruppo.
Nelle societ quotate, l'incarico conferito, previo parere del collegio sindacale, dall'assemblea in
occasione dell'approvazione del bilancio. L'incarico di controllo o di revisione contabile ha durata
di tre esercizi e nelle societ quotate pu essere rinnovato per non pi di due volte. La stabilit
dell'incarico e l'indipendenza della societ di revisione sono poi garantite anche dalla disciplina
della revoca. Nelle societ assoggettate al controllo contabile, l'incarico pu essere revocato
dall'assemblea solo per giusta causa e sentito il parere del collegio sindacale. Le delibere di
conferimento dell'incarico di revoca sono soggette ad iscrizione nel registro delle imprese.
52. Sistemi alternativi. Il sistema dualistico.
Due sono i sistemi alternativi introdotti dalla riforma del 2003: sistemi che trovano applicazione
solo se espressamente adottati in sede di costituzione della societ o con modifica dello statuto (art.
2380, 2 comma). Il sistema dualistico prevede la presenza di un consiglio di gestione e di un
consiglio di sorveglianza. Il controllo contabile e poi affidato ad un revisore contabile o ad una
societ di revisione. Il consiglio di gestione svolge le funzioni proprie del consiglio di
amministrazione del sistema tradizionale. Al consiglio di sorveglianza, sono attribuite sia le
funzioni di controllo proprie del collegio sindacale, sia funzione di indirizzo della gestione che nel
sistema tradizionale sono proprie dell'assemblea dei soci, come la nomina e la revoca dei
componenti del consiglio di gestione. Il sistema dualistico, determina quindi un pi accentuato
distacco fra azionisti ed organo gestorio della societ. un modello adatto per societ con azionario
diffuso e privo di uno stabile nucleo di azionisti imprenditori. Due sono gli organi in cui si articola
tale sistema. I componenti del consiglio di sorveglianza che possono essere soci o non soci; il loro
numero, non inferiore a 3, fissato dallo statuto ( art. 2409-duodecies). I primi componenti sono
nominati nell'atto costitutivo, successivamente la loro nomina compete all'assemblea ordinaria.
Almeno un componente effettivo del consiglio di sorveglianza deve essere scelto tra gli iscritti nel
registro dei revisori contabili. Non possono essere invece eletti componenti del consiglio di
gestione. I componenti del consiglio di sorveglianza restano in carica tre esercizi e sono rieleggibili,
salvo diversa disposizione dell'atto costitutivo. Il consiglio di sorveglianza esercita le funzioni
proprie del collegio sindacale nel sistema tradizionale, con conseguente applicabilit di larga parte
della disciplina per quest'ultimo dettata ( art. 2409-quaterdecies). In particolare presenta la denunzia
al tribunale ex art. 2409; riferisce per iscritto almeno una volta all'anno all'assemblea sull'attivit di
vigilanza svolta, sulle omissioni e sui fatti censurabili rilevati.
Al consiglio di sorveglianza inoltre attribuita larga parte delle funzioni dell'assemblea ordinaria:
a) nomina e revoca i componenti del consiglio di gestione e ne determina il compenso;
b) approva il bilancio di esercizio e il bilancio consolidato;
c) promuove lesercizio dell'azione di responsabilit nei confronti dei componenti del consiglio di
gestione. Il presidente del consiglio di sorveglianza eletto dall'assemblea e i suoi poteri sono
determinati dallo statuto (art. 2409-duodecies, 8 e 9 co). I componenti del comitato di sorveglianza
devono adempiere i loro doveri con la diligenza richiesta dalla natura dell'incarico, Sono
solidalmente responsabili con i componenti del consiglio di gestione per i fatti e le omissioni di
questi, qualora invece essi avessero vigilato in conformit dei doveri della loro carica. Le funzioni
del consiglio di gestione coincidono con quella del consiglio d'amministrazione del sistema
tradizionale (art. 2409-novies). Il consiglio di gestione, costituito da un numero di componenti
non inferiore a 2. I primi componenti sono nominati nell'atto costitutivo, successivamente la loro
nomina compete al consiglio di sorveglianza, che determina anche il numero nei limiti stabiliti dallo
statuto. Non possono esser nominati consiglieri di sorveglianza i componenti del consiglio di
gestione; essi sono revocabili ad nutum dal consiglio di sorveglianza. Non trova applicazione il
meccanismo della cooptazione.

53. Il sistema monistico.


Il sistema monistico si caratterizza per la soppressione del collegio sindacale. L'amministrazione e
controllo sono esercitati dal consiglio di amministrazione e da un comitato per il controllo della
gestione, costituiti al suo interno e ( art. 2409-sexiesdecies). Il controllo contabile poi affidato ad
un revisore contabile o ad una societ di revisione. I componenti del comitato per il controllo sulla
gestione sono infatti nominati dallo stesso consiglio di amministrazione fra i consiglieri in possesso
di tali requisiti di indipendenza, nonch dei requisiti di onorabilit e professionalit. Si chiede
inoltre che essi non siano membri del comitato esecutivo e che non svolgano funzioni di gestori e
neppure societ controllanti o controllate. Almeno uno dei componenti deve essere scelto fra gli
iscritti nel registro dei revisori contabili. Il consiglio di amministrazione determina anche il numero
dei componenti del comitato per il controllo della gestione. Il comitato elegge al suo interno il
presidente ed opera con l'osservanza delle norme di funzionamento dettate per il collegio sindacale.
Il punto debole di questo sistema, consiste nel fatto che i controllori sono direttamente nominati e
controllati, siedono insieme a questi ultimi e votano nel consiglio di amministrazione. La
funzionalit del sistema si gioca tutta sulla effettiva "indipendenza" dei chiamati alla funzione di
controllori
54. I controlli esterni.
Accanto al controllo interno del collegio sindacale ed al controllo contabile affidato ad un revisore
esterno l'ordinamento prevede un articolato sistema di controlli esterni sulle societ per azioni.
Controlli che sono diretti a tutelare anche interessi ulteriori e diversi rispetto a quelli tradizionali dei
soci di minoranza e dei creditori sociali. Comune a tutte le societ per azioni, infatti solo il
controllo esterno sulla gestione esercitato dall'autorit giudiziaria in presenza di situazioni
patologiche che ne alterano il corretto funzionamento. Controlli esterni di diversa natura sono
introdotti per la societ che svolgono particolare attivit dalla relativa legislazione speciale.
55. Il controllo giudiziario sulla gestione.
Il controllo giudiziario sulla gestione delle societ per azioni (art. 2409 c.c.) una forma di
intervento dell'autorit giudiziaria nella vita delle societ, volta a ripristinare la legalit
dell'amministrazione delle stesse. La relativa disciplina ha subito significative modifiche con la
riforma del '98 e con quella del 2003: ad iniziare della situazione societaria che legittima
l'intervento del tribunale in precedenza individuata nel "fondato sospetto di gravi irregolarit
nell'adempimento dei doveri degli amministratori e dei sindaci". In base all'attuale disciplina invece
il procedimento pu essere attuato se vi il fondato sospetto che gli amministratori abbiano
compiuto gravi irregolarit nella gestione. Le gravi irregolarit possono essere denunziate:
A) dai soci che rappresentano almeno il decimo del capitale sociale;
B) in tutte le societ l'iniziativa pu essere assunta anche dal collegio sindacale o dal corrispondente
organo di controllo nei sistemi alternativi.
C) nelle sole societ che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio l'iniziativa pu essere
assunta anche dal pubblico ministero nonch dalla Consob.
Il tribunale non pu invece procedere dufficio. Il procedimento attivato con la denunzia, si articola
in due fasi. Una prima fase, di carattere istruttorio, diretta ad accertare l'esistenza delle irregolarit
e a individuare provvedimenti da adottare per rimuoverle. A tal fine il tribunale deve sentire in
camera di consiglio gli amministratori e sindaci. Pu inoltre fare eseguire l'ispezione
dell'amministrazione della societ. Il gruppo di comando della societ pu evitare l'ispezione ed
ottenere dal tribunale la sospensione del procedimento per un periodo determinato se l'assemblea
sostituisce amministratori e sindaci e con soggetti "di adeguata professionalit, che si attivano senza
indugio per accertare se le violazioni sussistano e per eliminarle". I poteri e la durata in carica
dell'amministratore giudiziario sono determinati dal tribunale con decreto di nomina.

L'amministratore giudiziario alla rappresentanza della societ, non pu compiere atti eccedenti
l'ordinaria amministrazione senza l'autorizzazione del presidente del tribunale.

56. La CONSOB.
La Consob (commissione nazionale per le societ e la borsa), un organo pubblico di vigilanza sul
mercato dei capitali; attualmente la Consob una persona giuridica di diritto pubblico, che gode di
piena autonomia dei limiti stabiliti dalla legge. Essa ha sede in Roma ed una sede secondaria
operativa a Milano. Nata come organo di controllo della borsa e delle societ che in borsa collocano
i propri titoli, la Consob progressivamente divenuto organo di controllo dell'intero mercato
mobiliare.
La Consob svolge un ruolo centrale, per assicurare unadeguata e veritiera informazione sul mercato
mobiliare sugli eventi di rilievo che riguardano la vita delle societ che fanno appello al pubblico
risparmio, in modo da consentire agli investitori scelte pi consapevoli. Due sono i principi cardine
dell'attuale disciplina:
a) tutte le societ con azioni e obbligazioni diffuse fra il pubblico devono tempestivamente
informare il pubblico, secondo le modalit stabilite dalla Consob, di qualsiasi fatto, riguardante
anche l'attivit delle societ controllate, la cui conoscenza pu influire sensibilmente sul prezzo
degli strumenti finanziari ( art. 114 Tuf);
b) la Consob pu richiedere che siano resi pubblici notizie e documenti necessari per l'informazione
del pubblico e provvedervi direttamente.
La Consob ha prescritto specifici obblighi dinformazione preventiva del pubblico, per una serie di
operazioni straordinarie: acquisto e cessione di pacchetti azionari, acquisto e vendita di azioni
proprie, fusioni, scissioni. Ha inoltre prescritto che siano messi tempestivamente a disposizione del
pubblico documenti contabili periodici: bilancio di esercizio e relazione semestrale degli
amministratori. La Consob e poi investita di ampi poteri di indagine e di intervento al fine di
vigilare sulla correttezza dell'informazione fornita.
CAPITOLO 15. LA SOCIETA IN ACCOMANDITA PER AZIONI.
57. Nozione.
La societ in accomandita per azioni (artt. 2452-2461 ) un tipo di societ che si caratterizza per la
presenza di due categorie di soci:
a) i soci accomandatari, che rispondono solidalmente e illimitatamente per le obbligazioni sociali
sono per legge amministratori della societ;
b) i soci accomandanti, che sono obbligati verso la societ nei limiti della quota di capitale
sottoscritto. Questo tipo di societ, si caratterizza per il fatto che le quote di partecipazione dei soci
sono rappresentate da azioni. Nella societ in accomandita per azioni, vi un nesso indissolubile fra
qualit di accomandatario, posizione di amministratore e responsabilit per le obbligazioni sociali.
Non si pu essere soci accomandatari se non si amministratori e si cessa di essere accomandatari e
responsabili se si cessa di essere amministratori. Infatti, nellaccomandita per azioni:
A) i soci indicati nell'atto costitutivo come accomandatari sono tutti di diritto amministratori della
societ (art. 2455 ) .
B) il socio accomandatario che cessa dall'ufficio di amministratore, non risponde per l'obbligazioni
della societ, sorte posteriormente all'iscrizione nel registro delle imprese della cessazione
dall'ufficio ( art. 2461) C) il nuovo amministratore, assume la qualit di socio accomandatario dal
momento dell'accettazione della nomina (art. 2457 ). Nellaccomandita per azioni, diversamente da
quanto avviene nell'accomandita semplice, vi quindi piena coincidenza fra accomandatari e

amministratori e l'accomandatario-amministratore risponde illimitatamente per le sole obbligazioni


sorte nel periodo in cui ha rivestito la carica di amministratore.
L' atto costitutivo deve indicare quali sono i soci accomandatari. La denominazione sociale, deve
essere costituita dal nome di almeno uno dei soci accomandatari. Questi ultimi rispondono
illimitatamente e solidalmente verso i terzi per le obbligazioni sociali. Norme particolari valgono
per l'adozione di talune delibere assembleari:
a) gli accomandatari non hanno diritto di voto nelle deliberazioni di nomina e revoca dei sindaci;
b) le modificazioni dell'atto costitutivo non solo devono essere deliberate dall'assemblea
straordinaria con le consuete maggioranze, ma devono inoltre essere approvate da tutti soci
accomandatari (art. 2460 ). I soci accomandatari sono di diritto amministratori, ed il loro ufficio ha
carattere permanente;
Gli accomandatari amministratori non sono tuttavia inamovibili. Essi, possono essere revocati
anche se non ricorre giusta causa; la revoca deve essere per deliberata con le maggioranze
prescritte per le deliberazioni dell'assemblea straordinaria ( art. 2456 ). Per il collegio sindacale
l'unica deviazione della disciplina della societ per azioni consiste nel divieto per gli accomandatari
di votare sulle deliberazioni riguardanti la nomina e la revoca dei sindaci ( art. 2459 ). Per la societ
in accomandita per azioni, prevista una causa di scioglimento atipica rispetto a quelle dettate per
la societ per azioni. La societ si scioglie in caso di cessazione dalla carica di tutti gli
amministratori, oppure, se nel termine di sei mesi non si provveduto alla loro sostituzione o i
sostituti non hanno accettato la carica. Per questo periodo il collegio sindacale nomina un
amministratore provvisorio, i cui poteri sono circoscritti agli atti di ordinaria amministrazione.
quindi causa di scioglimento dell'accomandita per azioni il venir meno di tutti gli accomandatari e
la conseguente impossibilit di funzionamento dell'organo amministrativo protratta per sei mesi.
CAPITOLO 16. LA SOCIETA A RESPONSABILITA LIMITATA.
58.Considerazioni generali, atto costitutivo e quote.
La srl ha acquistato, a seguito della riforma del 2003, un autonoma configurazione, mirata a
soddisfare le istanze di soggetti direttamente e continuativamente interessati all attivit d impresa
e tuttavia desiderosi di esercitarla in una struttura organizzata che assicuri peraltro il beneficio della
responsabilit limitata. Si ascrive cos alla classe o tipo delle societ di capitali, o da investimento,
perch le partecipazioni sono liberamente trasferibili (salva contraria disposizione dell atto
costitutivo: art. 2469.1) laddove le societ di persone, come gi si fatto presente, vedono il
trasferimento della partecipazione subordinato alla modifica del contratto sociale. Si differenzia
per nettamente dalla societ per azioni perch per la raccolta di capitale di rischio non consentito
il ricorso al mercato del risparmio diffuso, anzi non legittimata nemmeno la rappresentazione
delle quote di partecipazione in frazioni omogenee di capitale cos da renderle idonee anche se non
tipicamente destinate alla circolazione. La disciplina della srl si postula come completa negli artt.
2462 ss. Vi sono richiami, molti alla disciplina della spa, pochi alla disciplina delle societ di
persone. Ma il codice non stabilisce una disciplina residuale alla quale fare in via di principio
ricorso.
La costituzione della srl pu avvenire per contratto o per atto unilaterale , essendone consentita la
configurazione unipersonale. Parti ne possono essere sia persone fisiche che societ. L atto
costitutivo deve comunque essere redatto per atto pubblico. L art. 2463 ne indica il contenuto
minimo; ma di maggiore interesse sono le integrazioni allo statuto legale previste. L ottica che i
soci imprenditori siano legittimati a costruirsi un autonomo ed organico complesso di norme,
anche suppletive, modellato sul principio della rilevanza centrale del socio e dei rapporti
contrattuali dei soci, per vedere l efficienza dell impresa cercata non tramite una struttura
elaborata per la massima parte a priori nella riflessione standardizzata delle logiche di mercato, ma
tramite una struttura spontaneamente prescelta perch ritenuta pi confacente alle caratteristiche

dell iniziativa che si intende promuovere e, in definitiva, vivere. Il contenuto dell atto costitutivo
descritto nell art. 2463 e seguenti. Un corollario: la legge, in tema di srl, parla soltanto di atto
costitutivo,mai di statuto.
In particolare, l atto costitutivo deve indicare:
a) la generalit complete ed il domicilio di ciascun socio;
b) la <<denominazione sociale>>, che deve sempre contenere, tutela dei terzi, l indicazione di
<<srl>>;
c) il comune dove sono poste la sede sociale e le eventuali sedi secondarie;
d) l oggetto sociale;
e) l ammontare del capitale sottoscritto e versato;
f) la quota di partecipazione, i conferimenti di ciascun socio ed il valore dei beni e dei crediti
conferiti;
g) le norme relative al funzionamento della societ ed in particolare quelle concernenti l
amministrazione e la rappresentanza;
h) la nomina dei primi amministratori e degli eventuali soggetti incaricati del controllo contabile;
i) l importo globale, almeno approssimativo, delle spese per la costituzione poste a carico della
societ.
59. La srl unipersonale.
La disciplina in ordine alle condizioni di costituzione, al deposito dell atto costitutivo e all
iscrizione della societ, agli effetti dell iscrizione e alla nullit della societ disposta per la spa, si
applica anche alla srl. L impostazione coerente alla sua riconosciuta natura di societ di capitali.
Anche la srl pu essere costituita, o partecipata, da un uncio socio, senza che ci abbia conseguenze
in via di principio sul regime di responsabilit stabilito per le obbligazioni sociali, che si conserva in
capo alla societ e non si estende ai soci. Com ovvio, nel caso la consistenza della societ e del
suo patrimonio, e la visibilit della sua struttura vengono garantite con particolare attenzione. I
conferimenti devono essere versati per l intero al momento della sottoscrizione dell atto costutivo,
anche quando siano in denaro, se la costituzione stessa effettuata da un unico socio, entro 90 gg se
l unipersonalit si realizza in seguito; gli amministratori devono depositare per l iscrizione nel
registro delle imprese una dichiarazione contenente, riferiti questa volta ovviamente all unico socio
di cui adesso si viene parlando, gli stessi dati indicati dall art. 2362.1, per la ipotesi di unico
azionista; e trova applicazione disciplina analoga a quella prescritta dall art. 2362, comma 2, 3, 4,
salvo che il termine per il deposito decorre dall avvenuta variazione della compagine sociale e non
dall iscrizione del libro dei soci, com poi ovvio atteso che tale libro stato da ultimo abolito.
Ove tali norme non vengano rispettate, nel caso che la societ si renda insolvente per le
obbligazioni sociali sorte nel periodo in cui l intera partecipazione appartenuta a una sola
persona, questa risponde illimitatamente. Per vero, la societ deve anche indicare negli atti e nella
corrispondenza la sua connotazione unipersonale. In difetto non ne segue per deroga alla
responsabilit limitata dell unico socio. Vi tuttavia disciplina particolare per i contratti della
societ con e per le operazioni a favore dell unico socio: questi potranno infatti essere opposti ai
creditori della societ solo se risultano dal libro delle decisioni degli amministratori, o da atto scritto
avente data certa anteriore al pignoramento.
60. I conferimenti.
L'attuale principio base, quello che anche nella societ a responsabilit limitata " possono essere
conferiti tutti gli elementi dell'attivo suscettibili di valutazione economica" (art. 2464, 2 comma).
Con una cautela: che quando la prestazione abbia carattere rigorosamente personale, come nella
polizza assicurativa o fideiussione bancaria o, se l atto costitutivo lo consente, da versamento,
presso la societ, a titolo di cauzione, del corrispondente importo di denato, a garanzia dell obbligo
di prestazione assunto dal socio. (art. 2464.6). L art. 2464.4 apre ancora di pi alla libert di
costituzione del capitale. Il versamento in denaro pu essere a sua volta sostituito con la stipula da

parte del socio, a favore della societ, di una polizza di assicurazione o di una fideiussione bancaria
con le caratteristiche determinate con decreto dal presidente del consiglio dei ministri; restando in
facolt del socio anche di versare in ogni momento il corrispondente importo in denaro rendendo
cos inutile la fideiussione o assicurazione originariamente prestata. In caso di : conferimenti in
natura e di acquisto da parte della societ , per un corrispettivo pari o superiore al decimo del
capitale sociale, di beni o crediti dei soci fondatori, dei soci o degli amministratori, si applica la
stessa disciplina stabilita dagli artt. 2343 e 2343bis per la spa. Vi sono per due particolarit.
Anzitutto l art. 2463.3 richiama il comma 2 e non i comma 3 e 4 dell art. 2343, sicch non risulta
prescritto un controllo, decorso un certo periodo dall iscrizione della societ nel registro delle
imprese, delle valutazioni contenute nella relazione dell esperto da parte degli amministratori. In
secondo luogo non sancita, nel caso di acquisto, da parte della societ, di beni dei soci ecc, una
responsabilit degli amministratori in solido con costoro in caso di violazione della disciplina all
uopo prescritta dall art, 2465.2, non essendo richiamato il comma 6 dell art. 2343bis: per da
dire anche che una responsabilit degli amministratori della srl in caso di violazione del precetto di
cui all art. 2465.2 sar ravvisabile egualmente, in applicazione dei principi generali. (per
comprendere meglio: l art. 2465 semplifica, rispetto a quanto previsto per le spa, le regole relative
alla stima dei conferimenti in natura e di crediti, evitando la necessit che l esperto sia nominato
dal tribunale. La relazione deve essere predisposta da un revisore legale o societ di revisione
iscritti nell apposito registro).
In caso di mancata esecuzione dei conferimenti o di scadenza od inefficacia della polizza
assicurativa o della garanzia bancaria, salvo che il socio le sostituisca con il corrispondente in
denaro (art. 2466):
-gli amministratori, dopo 30 gg dalla diffida al socio moroso, possono promuovere l azione per l
esecuzione del conferimento;
-in alternativa, offrono le azioni agli altri soci ( in proporzione della loro partecipazione) per un
corrispettivo, non inferiore ai conferimenti ancora dovuti;
-in mancanza di offerte, procedono alla vendita all incanto;
-qualora non vi sia compratori, il socio moroso viene escluso e il capitale sociale ridotto in
corrispondenza.
61. Le quote di partecipazione.
In primo luogo le quote dei soci non possono essere suddivise in frazioni omogenee ( e perci
essere rappresentate da azioni: art. 2468.1). In secondo luogo la quota si commisura in principio al
conferimento; ma l atto costitutivo pu prevedere una diversa impostazione e determinare la
dimensione della quota del socio in misura non proporzionale al suo conferimento (art. 2468.2).
Resta fermo peraltro che il valore dei conferimenti non pu essere complessivamente inferiore all
ammontare del capitale sociale (art. 2464.1), in percentuale del quale a loro volta la quote dei soci
si individueranno. Infine, i diritti sociali spettano ai soci in misura proporzionale alla
partecipazione da ciascuno posseduta; ma una clausola statuaria pu prevedere che quella parit di
trattamento non sia rispettata e che invece a singoli soci siano attribuiti particolari diritti
riguardanti l amministrazione della societ o la distribuzione degli utili (art. 2468.3).
Gli speciali diritti amministrativi e patrimoniali di cui all art. 2468.3 possono essere modificati solo
col consenso di tutti i soci, dunque, in pratica, solo rinunziandovi chi ne fruisce (art. 2468.4),
consentendone la modifica sia a maggioranza semplice che qualificata. Resta salvo il diritto di
recesso del socio che si vede privato del privilegio originariamente attribuitogli o che vede quel suo
privilegio modificato in misura rilevante, e che si opponga alla decisione. Nel caso di compropriet
della quota deve essere nominato secondo le modalit di cui agli artt. 1105 r 1106, come nel caso di
compropriet di azioni, un rappresentante comune che eserciti i diritti dei comproprietari.
62. Il trasferimento della partecipazione.

La quota in srl, come ogni rapporto a contenuto patrimoniale, pu essere oggetto di cessione. La
trasferibilit la regola nel silenzio dell atto costitutivo: che pu tuttavia disporre altrimenti,
fissando limiti o condizioni, o anche vietando il trasferimento della quota. Vi un limite (all
apposizione di limiti o condizioni). Quando perci l atto costitutivo i) stabilisca l intrasferibilit
della quota o ii) ne subordini il trasferimento al gradimento di organi sociali, o anche di soci o di
terzi, senza prevederne condizioni o limiti o iii) ancora ponga condizioni o limiti che materialmente
impediscano il trasferimento a causa di morte: il socio ha diritto a recedere e lui stesso e i suoi eredi
hanno diritto alla liquidazione della quota (art. 2469.2). L atto costitutivo pu per stabilire un
termine non superiore a due anni dalla costituzione della societ o dalla sottoscrizione della
partecipazione prima del decorso del quale il recesso non pu essere esercitato.
Speciale disciplina stabilita quanto alla pubblicit e all efficacia del trasferimento della quota di
srl verso la societ e verso i terzi.
a) La pubblicit si esaurisce nel deposito dell atto di trasferimento, a sottoscrizione autenticata, ad
opera del notaio autenticante presso il registro delle imprese nella cui circoscrizione stabilita la
sede della societ. In caso di trasferimento per causa di morte il deposito avviene invece, a richiesta
dell erede o del legatario, su presentazione del certificato di morte, di copia del trasferimento se
esista e di un atto di notoriet giudiziaria o notarile che attesti la qualit di erede o di legatario del
richiedente.
b) L efficacia del trasferimento nei confronti dei terzi,della societ e dei soci trova luogo a partire
appunto dalla data del deposito di cui sopra nel registro delle imprese. In caso di pluralit di
trasferimenti, l acquirente che per primo abbia effettuato in buona fede quel deposito preferito nel
conflitto con gli altri, anche se il suo titolo di data posteriore (art. 2470.3). Il deposito e la
conseguente iscrizione nel registro delle imprese si sostituiscono cos definitivamente all
annotazione sul libro dei soci.
Disciplina a parte stabilita quando le quote si concentrino, anche per successive acquisizioni, in
capo ad un unico socio. In tale caso nel registro delle imprese devono essere indicati, in base a
dichiarazione degli amministratori della societ o dell unico socio, cognome e nome o
denominazione, data e luogo di nascita o di costituzione, domicilio o sede e cittadinanza della
persona o societ che abbia acquistato tutte le quote. Tale dichiarazione va depositata presso il
registro entro 30gg dall avvenuta variazione della compagine sociale da cui risulti la
concentrazione dell intera partecipazione della societ in unica mano. La quota pu essere ceduta
anche quando i relativi conferimenti non siano stati ancora interamente versati. Dei versamenti
ancora dovuti l alienante risponde allora in solido con l acquirente, ma solo per un periodo di 3
anni dall iscrizione del trasferimento nel registro delle imprese. La responsabilit solidale dell
alienante inoltre sussidiaria: il pagamento pu essere domandato all alienante solo se la richiesta
da parte (degli amministratori) della societ all acquirente, ormai socio a tutti gli effetti e quindi
moroso per quanto ancora dovuto, resti senza esito.
La partecipazione alla srl pu essere oggetto di espropiazione, anche quando non sia liberamente
trasferibile, in questo caso ponendosi solo limiti a tutela della societ e degli altri soci. L iter
procedurale tiene conto delle sequenze gi indicate per la pubblicit e l efficacia del trasferimento
della quota. Il pignoramento deve essere notificato vuoi al debitore vuoi alla societ; deve essere
successivamente iscritto nel registro delle imprese; e gli amministratori della societ che abbia
ricevuto la notifica devono procedere senza indugio alla sua annotazione nel libro dei soci (art.
2471.1). Il creditore deve notificare alla societ anche l ordinanza giudiziale di vendita della quota
(art. 2472.2). Se la partecipazione non liberamente trasferibile creditore, debitore e societ
possono anzitutto accordarsi sulla vendita, in una sorta di soluzione pattizia della vicenda gi
accolta dalla precedente legislazione. Altrimenti, la vendita viene fatta all incanto; ma risulter
inefficace se entro 10 gg dall aggiudicazione la societ presenti un altro acquirente o altri
acquirenti che insieme offrano lo stesso prezzo venendo cos tutelato l interesse del creditore
espropriante e l interesse dei consoci a conservare una partecipazione alla societ di loro
gradimento (art. 2471.3). La prelazione dell acquirente presentato dalla societ efficace anche nei

confronti di vendita effettuata nell ambito di procedura fallimentare aperta a carico di un socio (art.
2471, ult. comma).
La partecipazione alla srl pu essere oggetto anche di pegno, usufrutto o sequestro. In tali casi, si
ripetono le disposizioni prescritte dall art. 2352. Se la partecipazione non liberamente trasferibile
e le parti interessate non si mettono d accordo, la societ pu presentare un terzo, che offra il
medesimo prezzo, quelle volte in cui l applicazione dell art. 2352 debba procedersi ad atti di
disposizione della quota (art. 2471bis).
63. Il recesso.
E il potere del socio di sciogliersi unilateralmente dal contratto sociale con effetti ex nunc, che il
legislatore riconosce al socio per controbilanciare gli svantaggi che gli potrebbero derivare dall
applicazione del principio della maggioranza.
Le ipotesi legali al riguardo sono:
a) in qualunque momento, se la srl a tempo indeterminato, con un obbligo di preavviso di almen
180 gg o di quello maggiore stabilito dall atto costitutivo (cd. recesso ad nutum).
b) quando non abbia concorso all assunzione di una deliberazione riguardante:
-il cambiamento delloggetto o del tipo sociale;
-la fusione o la scissione della societ;
-la revoca dello stato di liquidazione;
-il trasferimento della sede sociale all estero;
-l eliminazione di una delle cause di recesso previste dall atto costitutivo;
-il compimento di operazioni che comportano una sostanziale modifica dell oggetto sociale o dei
diritti dei soci.
c) nei casi previsti in sede di disciplina delle attivit di direzione e coordinamento.
Le ipotesi convenzionali:
a) in tal caso nel contratto sociale saranno indicate ipotesi e modalit;
b)il valore della partecipazione va calcolato in proporzione al capitale sociale determinato tenendo
conto del valore di mercato al momento dell esercizio del recesso;
c) deve essere eseguito entro 180 gg dalla comunicazione del recesso alla societ;
d) pu avvenire mediante acquisto da parte degli altri soci in proporzione alle loro partecipazioni o
da parte di 1/3 individuato dagli stessi soci;
e) in caso di mancato collocamento, il rimborso avviene utilizzando le riserve disponibili o, in
mancanza, riducendo il capitale sociale;
f) se la riduzione del capitale sociale non consente il rispetto dell art. 2482, la societ viene posta in
liquidazione.
Il recesso non pu essere esercitato e, se gi esercitato, privo di efficacia, se la societ revoca la
delibera che lo legittima ovvero se deliberato lo scioglimento della societ.
64. L esclusione del socio.
L autonomia dei soci, secondo la riforma, pu spingersi fino a prevedere casi di esclusione dei
soci, motivati dalla sussistenza di una giusta causa (art. 2473bis). In tal caso il legislatore ha
disposto l applicazione della disciplina dettata in tema di recesso del socio, tranne per quanto
concerne il rimborso della partecipazione mediante riduzione del capitale sociale. La liquidazione
avviene con gli stessi processi valutativi previsti per il caso di rimborso a favore del socio
recedente. L art. 2473bis non prevede misure punitive, nemmeno quando l esclusione sia
ricondotta a fattispecie sostanzialmente di inadempimento. Resta per sempre salva l azione di
risarcimento, ove ne ricorrano i presupposti, da parte della societ, nei confronti del socio escluso. Il
rimborso pu avvenire o mediante acquisto da parte dei soci proporzionalmente alle loro
partecipazioni o da un terzo individuato dai soci medesimi, oppure direttamente da parte della
societ utilizzando riserve disponibili. E vietato invece il rimborso della quota al socio escluso
mediante riduzione del capitale sociale.

65. L emissione di titoli di debito.


La srl non esclusa del tutto dal ricorso al mercato del credito. Ai sensi dell art. 2483, infatti, la srl
pu a determinate condizioni emettere titoli di debito a favore di investitori professionali soggetti a
vigilanza prudenziale a norma di leggi speciali; e quei titoli, catalogabili come strumenti
finanziari, possono essere successivamente immessi nel mercato. La emissione di titoli di debito
non propria per principio alla srl. L art. 2483 esige in proposito una previsione espressa dell
atto costitutivo; previsione che deve indicare i limiti e le modalit dell emissione, e ancora se
competenti alla decisione siano gli amministratori o i soci quali le maggioranze per la decisione
consiliare o assembleare. Non illecito inoltre che stante la delicatezza della vicenda l emissione
possa essere subordinata all approvazione unanime dei soci. La mancata previsione dell atto
costitutivo comporta inefficacia assoluta dell emissione. Ne discende l inapplicabilit a priori
dell art. 2475.2 bis, sicch il terzo seppure in buona fede non potr pretendere tutela davanti ad un
emissione abusiva perch non prevista dall atto costitutivo. I titoli di debito sono ormai previsti nel
glossario dell art. 1.2 del TUF mirato alla descrizione della figura degli strumenti finanziari;
soggiacciono a disciplina particolare se negoziabili sul mercato dei capitali. I titoli di debito
comunque si riconnettono a fenomeni di rilascio di promesse di pagamento a fronte di
finanziamenti concessi. L art. 2483 parla di titoli: il richiamo a frazionamenti in unit omogenee
del capitale raccolto e a tecniche cartolari viene perci naturale. Il richiamo tuttavia non
imperativo. Potranno emettersi titoli di debito non sotto forma cartolare, non per senza ricorrere
alla suddivisione in unit omogenee della promessa di pagamento globalmente intesa.
Tendenzialmente non vi un limite quantitativo all emissione di titoli di debito da parte di srl.
Praticamente vi sar sempre, perch l art. 2483 prevede che la clausola di atto costitutivo che ne
legittima l emissione ne preveda appunto anche i limiti.
L emissione a favore dei primi sottoscrittori, investitori professionali soggetti a vigilanza
prudenziale a norma delle leggi speciali, non avviene a fronte di appello al risparmio inconsapevole.
Gli investitori in parola sono professionisti esperti del mercato, con organizzazione soggetta a
vigilanza da parte della CONSOB. Non trova perci applicazione, quanto all emissione dei titoli di
debito di srl, la disciplina stabilita dal TUF per la sollecitazione del risparmio consapevole, vale a
dire per la sollecitazione diretta del risparmio diffuso. Gli investitori professionali correranno i
normali rischi di chi finanzia attivit d impresa. Chi siano gli investitori professionali soggetti a
vigilanza prudenziale a norma di leggi speciali si desume dai Regolamenti CONSOB in attuazione
del TUF. Si specifica cos il quadro nel quale legittima l emissione di titoli atipici, non soggetta a
norme particolari quando rivolta ad investitori professionali e perci consapevoli e in possesso di
mezzi e competenze del risparmio quando rivolta alla massa dei risparmiatori. E da qui anche la
diversa disciplina che regola i titoli di debito a seconda che siano immessi o meno sul mercato
secondario. In prima battuta, come si visto, ci non possibile. La sottoscrizione dei titoli emessi
dalla srl ammessa solo da parte di investitori professionali, che correranno allora i rischi comuni a
chi finanzia l impresa. Gli investitori professionali potranno per immettere i titoli di debito sul
mercato secondario. A tale scopo dovranno rispettare la disciplina stabilita dal TUF per la raccolta
del pubblico risparmio, e la CONSOB dovr vigilare a che ci sia, altrimenti impedendo l
iniziativa. Inoltre, l investitore professionale che trasferisce e immette i titoli di debito sul mercato
secondario risponder della solvenza della societ nei confronti dei terzi acquirenti (art. 2483.2).
Con due uniche eccezioni: che acquirente sia a sua volta un investitore professionale o un socio
della societ emittente, cos confermandosi che la norma a tutela esclusiva del risparmio
inconsapevole. La responsabilit dei garanti quella prevista per il cedente, i.e. nei limiti di quanto
ricevuto (art. 1267.1). I titoli di debito di srl non devono rispondere a un modello specifico.
Ragionevolmente la srl che li emette richiamer la disciplina vigente per le obbligazioni. Ma la
fantasia statuaria al riguardo libera. Il limite la illiceit di emissione di titoli di debito
convertibili in partecipazioni sociali. Si eluderebbe altrimenti il divieto assoluto stabilito dall art.
2468.1. La disciplina che si commentata appare mirata a consentire un graduale accesso del

mercato del risparmio diffuso al finanziamento della srl. Il ricorso diretto non consentito.E
consentito invece il ricorso filtrato tramite l intermediario.
66. I finanziamenti dei soci.
La disciplina finalizzata a regolamentare i diffusi fenomeni di sottocapitolazione delle societ che
operano con rilevanti finanziamenti a titolo di capitale di prestito da parte dei soci. L art. 2467
stabilisce che il rimborso dei finanziamenti eseguiti dai soci a favore della societ postergato
rispetto alla soddisfazione degli altri creditori e, se avvenuto nell anno precedente la dichiarazione
di fallimento della societ, deve essere restituito. Tale disciplina si applica per solo ai
finanziamenti, in qualsiasi forma effettuati, che siano stati concessi in un momento in cui, anche in
considerazione del tipo di attivit esercitata dalla societ, risulta un eccessivo squilibrio dell
indebitamento rispetto al patrimonio netto, oppure in una situazione finanziaria societaria nella
quale sarebbe stato ragionevole un conferimento.
CAPITOLO 17. (SEGUE): L ORGANIZZAZIONE.
67. Gli organi sociali.
Quanto alla disciplina degli organi sociali, la riforma societaria ha previsto rilevanti novit in
ordine alla struttura ed al funzionamento degli stessi.
a)L assemblea.
Particolarmente significativi sono stati gli interventi di riforma sul tema del ruolo assegnato ai soci
ed alle loro decisioni nell attivit sociale. In sostanza, l art. 2479 enuncia la regola- cardine in base
alla quale spetta all atto costitutivo la individuazione delle materie riservate alla rispettiva
competenza dei soci e degli amministratori, con la particolarit che, in ogni caso, qualsiasi
materia pu essere rimessa alla valutazione dei primi quando richiesto dagli amministratori o da un
numero qualificato di soci. Il legislatore tuttavia ha individuato talune materie che, in
considerazione della loro particolare importanza, non possono essere statuariamente sottratte alla
competenza dei soci:
-approvazione del bilancio e distribuzione degli utili;
-nomina degli amministratori e nomina, obbligatoria o facoltativa, dei sindaci e del presidente del
collegio sindacale o del soggetto incaricato di effettuare la revisione legale dei conti;
-modificazioni dell atto costitutivo e decisione di compiere operazioni che comportano una
sostanziale modificazione dell oggetto sociale o una rilevante modificazione dei diritti dei soci;
-riduzione del capitale per perdite;
-partecipazione della societ come socio illimitatamente responsabile in societ di persone;
-messa in liquidazione della societ.
Scomparsa, a seguito della riforma, la previsione dei due tipi di assemblea indicati, le differenti
competenze per materia sono state ridistribuite ai soci e all assemblea dei soci, con l indicazione
di diverse maggioranze per l approvazione delle relative deliberazioni. Il modello decisionale
principale quello dell assemblea collegiale, operante in assenza di diversa previsione dell atto
costitutivo e riservato, in ogni caso, alle decisioni maggiormente rilevanti (art. 2479.4).
Per le ipotesi in cui lo statuto o la legge stabilisca che il metodo da seguire per l adozione di
determinate delibere quello assembleare, l art. 2479bis, modificato dal d.l. 185/2008, conv. In
L.2/2009, prevede che:
-le modalit di convocazione dell assemblea sono rimesse alla determinazione dell atto costitutivo;
in mancanza, la convocazione effettuata mediante lettera raccomandata spedita ai soci almeno 8
giorni prima dell adunanza, nel domicilio risultante dal registro delle imprese;
-salvo diversa disposizione dell atto costitutivo, l assemblea regolarmente costituita con la
presenza di tanti soci che rappresentino almeno la met del capitale sociale e delibera a
maggioranza assoluta;

-qualora essa sia chiamata a decidere in merito a modificazioni dell atto costitutivo o al
compimento di operazioni che comportino una sostanziale modifica dell oggetto sociale o dei
diritti dei soci, le delibere sono adottate con il voto favorevole dei soci che rappresentano la met
del capitale sociale;
- ammessa la cd. assemblea totalitaria: qualora in assenza di preventiva convocazione partecipi
comunque all assemblea la totalit del capitale sociale, tutti gli amministratori ed i sindaci siano
presenti o almeno informati della riunione e nessuno si opponga alla trattazione dell argomento, la
relativa deliberazione si intende validamente adottata.
L altro modello legale decisionale contemplato dalla legge consiste in un procedimento a
formazione progressiva che si realizza, per effetto della scelta operata dai soci in tal senso,
mediante la consultazione scritta od il consenso espresso per iscritto e che non richiede la
preventiva convocazione n la contestuale presenza dei soci presso la sede sociale (art. 2479). In
assenza di diversa previsione statuaria, il codice stabilisce che tutte le decisioni extra- assembleari
debbano essere assunte con il voto favorevole di una maggioranza che rappresenti almeno la met
del capitale sociale.
b) Gli amministratori.
Per quanto attiene all organo amministrativo, la riforma del 2003 ha attribuito massima autonomia
allo statuto, prevedendo un ampia libert di scelta in ordine alla configurazione del rapporto di
amministrazione, alla individuazione delle persone cui affidare l amministrazione ed alla
determinazione del metodo secondo il quale esse sono chiamate ad operare. Relativamente alla
nomina, gli amministratori, in virt di espressa previsione dell atto costitutivo, possono essere
scelti anche tra non soci; mentre di rilevante novit appare la previsione in base alla quale, se non
diversamente disposto dall atto costitutivo, alla nomina degli amministratori si provvede con
delibera adottata con il metodo della consultazione scritta o del consenso per iscritto. Qualora l
amministrazione sia affidata a pi persone, espressamente previsto che esse diano vita al consiglio
di amministrazione. Esso quindi assunto come modello base nel caso in cui sia previsto un
organo gestorio pluripersonale senza alcuna indicazione sulla modalit di esercizio dei poteri. Le
decisioni espresse dal consiglio possono essere adottate anche senza la necessit della riunione, con
il semplice consenso scritto degli amministratori.
Tuttavia, con un evidente apertura verso il modello delle strutture societarie personali, stata
introdotta la possibilit di scegliere, con opzione da formulare nell atto costitutivo, il sistema dell
amministrazione disgiuntiva, che pu addirittura contemplare la necessit del consenso unanime
di tutti gli amministratori.Alcune decisioni, per, dovranno essere prese sempre con il metodo della
riunione (redazione dei progetti di bilancio, di fusione e scissione, decisioni di aumento del capitale
delegate dall assemblea all organo amministrativo).
Il legislatore non detta alcuna regola in ordine alla durata e alla cessazione della carica degli
amministratori. Spetta dunque ai soci determinare nell atto costitutivo la durata della carica ( che a
differenza della spa, pu essere anche a tempo indeterminato) e disciplinare le cause estintive del
rapporto di amministrazione, i loro effetti e le procedure da seguire per la sostituzione degli
amministratori.
Un autonoma disciplina , infine, dettata dalla riforma del 2003 in tema di responsabilit degli
amministratori (art. 2476), i quali sono solidamente responsabili verso la societ per i danni ad essa
derivanti dall inosservanza dei doveri imposti dalla legge o dall atto costitutivo.
Non confermata, in questo caso, la triplice responsabilit degli amministratori verso la societ,
verso i creditori sociali e verso i soci o terzi che caratterizza gli organi gestori e di controllo delle
societ di capitali. E controverso, infatti, se gli amministratori rispondono anche nei confronti dei
creditori sociali, come avviene nelle altre societ di capitali ai sensi dell0 art. 2394.
La responsabilit pu essere promossa da ciascun socio il quale, ove provi l esistenza di gravi
irregolarit nella gestione, pu chiedere che il tribunale disponga in via cautelare la revoca dell
amministratore.

c) La revisione legale dei conti.


Il d.lgs. 39/2010, di riforma della revisione legale dei conti, ha riscritto l art. 2477, norma che
stabilisce i casi in cui obbligatoria la nomina del collegio sindacale nelle srl. Ferme restando le
ipotesi gi previste nella precedente formulazione della norma, sono state introdotte due nuove
circostanze che obbligano soci della srl a nominare il collegio sindacale.
La nomina del collegio sindacale, pertanto, obbligatoria:
-se il capitale non inferiore a 120.000 euro;
-se, per due esercizi consecutivi, siano stati superati due dei seguenti limiti indicati dall art.
2435bis, ai fini della redazione del bilancio in forma abbreviata:
4.400.000 euro, quale attivo della stato patrimoniale;
8.800.000 euro per ricavi delle vendite e delle prestazioni;
50 dipendenti occupati in media durante l esercizio;
-se la societ sia tenuta alla redazione del bilancio consolidato;
-se la societ controlla altre societ sottoposte obbligatoriamente alla revisione legale dei conti.
La revisione legale affidata normalmente al collegio sindacale.. Tuttavia, l atto costitutivo pu
prevedere che essa sia affidata ad un soggetto esterno purch iscritto al registro, e in tal caso il
collegio sindacale rimane titolare del cd. <<controllo amministrativo>>. L assemblea che approva
il bilancio in cui vengono superati i limiti suindicati deve provvedere, entro 30 gg, alla nomina del
collegio sindacale. Se l assemblea non vi provvede, la nomina dovr essere effettuata dal
tribunale, su richiesta di qualsiasi soggetto interessato.
Sono attribuiti rilevanti poteri di controllo ai singoli soci che non partecipano all amministrazione.
Ad essi , infatti, riconosciuto un potere di controllo sulla gestione sociale, da esercitarsi mediante
richiesta agli amministratori di informazioni sullo svolgimento degli affari e di consultazione,
anche per il tramite di professionista di fiducia, dei libri sociali e dei documenti relativi all
amministrazione ( art. 2476.2). Manca, invece, la previsione nella srl della denuncia di gravi
irregolarit nella gestione da parte di una percentuale minoritaria di soci, il che impedisce di
attivare il controllo giudiziario e l eventuale sostituzione giudiziaria degli amministratori di cui
all art. 2409.
68. Libri sociali e bilancio.
Oltre i libri e le scritture contabili prescritti dall art. 2214, la srl deve tenere:
-il libro delle decisioni dei soci, dove saranno trascritti sia i verbali delle assemblee sia le decisioni
propriamente dette. La documentazione relativa conservata presso la societ;
-il libro delle decisioni del collegio sindacale o del revisore, tenuto a cura dei detti.
Il libro soci, ancora previsto dalla riforma del 2003, stato (sostanzialmente) abolito dalla l. 2/2009.
All iscrizione nel libro soci si sostituisce l iscrizione nel registro delle imprese, consultabile anche
telematicamente. Ragioni pratiche potranno suggerire, per facilit di informazione comunque non
rilevante giuridicamente, la conservazione presso la societ di un libro soci aggiornato per
apprensione e riproduzione di quanto iscritto nel registro delle imprese.
La redazione e il contenuto del bilancio d esercizio o consolidato della srl soggiacciono alla
disciplina prescritta per il bilancio della spa (v. art. 2478.1 bis). L atto costitutivo stabilisce il
termine entro il quale il bilancio d esercizio deve essere presentato all approvazione dei soci,
termine che tuttavia non potr essere superiore a 120 gg dalla chiusura dell esercizio sociale (art.
2477.1) o a 180 gg se lo richiedano particolari esigenze relative alla struttura e all oggetto della
societ, allora da spiegare nella relazione degli amministratori. L approvazione presa di regola
dai soci con decisione oppure, se l atto costitutivo non regola i criteri di assunzione della decisione,
con delibera; deve essere depositata presso l ufficio del registro entro 30 gg da quando presa,
assieme a copia del bilancio approvato e all elenco dei soci e dei titolari di diritti sulle
partecipazioni sociali. Il bilancio consolidato della srl, come l analogo documento contabile della
spa, ove sia prescritto, redatto dagli amministratori e non sottoposto alla approvazione dei soci.

Gli utili da distribuire ai soci devono risultare da bilancio d esercizio regolarmente approvato e
sono stabiliti dalla decisione dei soci che lo approva. Malgrado la formula usata dall art. 2478.4bis
si tratta in realt di due decisioni prese contemporaneamente, la prima, di approvazione del bilancio,
a contenuto dichiarativo, la seconda, di distribuzione, a contenuto dispositivo. Cos come nella spa,
in presenza di perdite che incidano sul capitale sociale non possono essere distribuiti utili fin
quando non sia reintegrato o ridotto in misura corrispondente; ma i soci, se li hanno riscossi sulla
base di bilancio regolarmente approvato da cui risultino utili netti corrispondenti, non devono
restituirli alla societ.
69. Le modifiche del capitale.
L aumento del capitale non regolato in via di massima in maniera molto difforme da come nelle
spa. E consentito per che l atto costitutivo disponga regole particolari.
a) Anzitutto l atto costitutivo pu attribuire stabilmente agli amministratori la competenza a
decidere sull aumento del capitale sociale (art. 2481.1). La decisione degli amministratori di
aumento del capitale deve essere redatta da notaio e depositata e iscritta ai sensi dell art. 2436.
b) L atto costitutivo pu prevedere che l aumento (a meno che non si inserisca in un processo di
ricostruzione del capitale per perdite al di sotto del minimo legale) possa essere attuato con offerta,
totale o parziale, delle quote di nuova emissione a terzi anzich ai soci (con implicita esclusione del
loro diritto di opzione), fermo restando il diritto di recesso del socio dissenziente alla decisione di
aumento (art. 2481.1bis). Il socio dunque non pu impedire l ingresso di estranei nella platea
sociale, ove cos l atto costitutivo preveda; ma gli garantita l uscita della societ ove non sia d
accordo per un siffatto allargamento della platea sociale.
La decisione di aumento di capitale deve comunque prevedere le modalit e il termine, mai inferiore
a 30 gg, entro i quali pu essere esercitato il diritto di sottoscrizione dai soci o dai terzi, e ancora l
eventuale sovrapprezzo. La decisione pu consentire che la parte di aumento non sottoscritta da uno
o pi soci sia sottoscritta in seconda battuta da altri soci o da terzi, stabilendone le modalit (art.
2481.2 bis), e pu inoltre prevedere che l aumento si perfezioni anche parzialmente, vale a dire
nell importo sottoscritto, in prima o anche in seconda battuta, entro un determinato termine (art.
2481.3 bis). I sottoscrittori dell aumento di capitale in denaro devono versare, all atto della
sottoscrizione, almeno il 25% della parte di capitale sottoscritta e l intero sovrapprezzo, se previsto.
Il versamento della parte di capitale sottoscritta deve tuttavia avvenire per l intero quando provenga
dall unico socio. I conferimenti in natura sono ammessi. Si ripete al riguardo la disciplina stabilita
dall art. 2464. Gli amministratori devono depositare presso il registro delle imprese attestazione di
esecuzione dell aumento di capitale entro 30 gg dall avvenuta sottoscrizione.
L art. 2481.2 stabilisce che la decisione di aumentare il capitale sociale non pu essere attuata fin
quando i conferimenti precedentementi dovuti, ai sensi dell atto costitutivo o di sua modifica, non
siano stati eseguiti.
La riduzione del capitale sociale fino al minimo prescritto di 10.000 euro pu essere liberamente
decisa dai soci, autonomi nel dimensionare l investimento nell impresa comune. Potr avvenire
quando i conferimenti sono eseguiti, ed allora per rimborso delle quote pagate; o quando
conferimenti non sono ancora interamente eseguiti, mediante liberazione del socio dall obbligo di
versamento ancora dovuto. Si usa parlare, in tali ipotesi, di riduzione reale del capitale sociale. La
tutela delle ragioni dei creditoei conservata, ma richiede una loro iniziativa. Nel termine di 90 gg
dalla iscrizione nel registro delle imprese, infatti, pu proporre opposizione davanti al tribunale,
asserendo che le ragioni dei creditori troverebbero pregiudizio (art. 2482.2), chiunque vanti credito
da data precedente quella dell iscrizione della delibera nel registro delle imprese. L opposizione
non blocca tuttavia in maniera insuperabile l esecuzione della delibera: il Tribunale adito infatti,
quando ritenga infondato il pericolo di pregiudizio lamentato dal creditore opponente, oppure
quando la societ presti idonea garanzia, pu ordinare l esecuzione della riduzione di capitale
malgrado l opposizione (art. 2482.3).

La riduzione del capitale sociale pu avvenire anche per perdite. Possono verificarsi 3 ipotesi: che
le perdite di patrimonio netto incidano sul capitale per meno di un terzo dello stesso; che invece
incidano per oltre un terzo dello stesso; che siano di ammontare tale da portarne la consistenza al
di sotto del minimo legale.
a) Nella prima ipotesi la riduzione di capitale non prescritta, a legittimata. Trova ragione in un
istanza di trasparenza nella espressione della situazione patrimoniale della societ, e nella
convenienza dei soci a vedere allineato l ammontare del capitale nominale alla dimensione del
patrimonio netto, altrimenti non potendosi distribuire utili fin quando per accantonamento degli
stessi il capitale non risulti reintegrato nell ammontare originario (art. 2478.5 bis).
b) Nella seconda ipotesi la riduzione di capitale prescritta, ma in termini non perentori. Le
perdite potranno dipendere da congiunture passeggere, oppure iniziative imprenditoriali possono
dare affidamento quanto al superamento della (momentanea) difficolt. La situazione va quindi
anzitutto rappresentata con indicazione dell evoluzione in atto. L art. 2482.1 bis dispone perci la
convocazione senza indugio dell assemblea da parte degli organi competenti, previa
sottoposizione ai soci una relazione degli amminstratori sulla situazione patrimoniale della societ,
tramite deposito presso la sede della societ per 8 giorni prima della riunione dell assemblea, salva
diversa disposizione dell atto costitutivo. La relazione degli amministratori deve essere
accompagnata dalle osservazioni del collegio sindacale o del revisore se nominati. In sede di
riunione assembleare inoltre gli amministratori dovranno darne conto dei fatti di rilievo verificatisi
dopo la redazione della relazione, soprattutto per avvertire di eventuali miglioramenti o
peggioramenti dell andamento imprenditoriale e/o della congiuntiva generale (art. 2482.3 bis).
I soci potranno cos consapevolmente o deliberare subito la riduzione di capitale, o posporre la
decisione alla chiusura dell esercizio successivo. Se infatti entro l esercizio successivo quello in
cui la perdita si manifestata questa diminuisce in termini tali da non incidere pi sul capitale per
oltre un terzo dell ammontare dello stesso, il problema pu dirsi superato. Se invece la perdita non
diminuita nei termini suddetti, la modifica dell atto costitutivo non pi dilazionabile, e l
assemblea convocata per l approvazione del bilancio deve deliberare la riduzione del capitale
nominale in proporzione delle perdite accertate, cio delle perdite risultanti dal bilancio subito
prima approvato. La delibera dovuta. Se i soci non deliberano, su richiesta degli amministratori o
dei sindaci o dei revisori, o anche su istanza di qualsiasi interessato (art. 2482.5 bis), il tribunale
tenuto a disporre la riduzione del capitale in ragione delle perdite risultanti dal bilancio.
c) Se la perdita tale che il valore del patrimonio si riduce al di sotto del minimo legale prescritto
per il capitale sociale, la modifica dell atto costitutivo e le operazioni conseguenti assumono subito
carattere di imperativit.
CAPITOLO 18. LO SCIOGLIMENTO DELLA SOCIETA DI CAPITALI.
70. Considerazioni generali. Procedimento di liquidazione.
Lo scioglimento della societ per azioni disciplinato agli artt. 2484-2496 c.c. La societ per azioni
si scioglie ed entra in stato di liquidazione col verificarsi di una delle seguenti cause ( art. 2484 ):
1) il decorso del termine di durata fissato nell'atto costitutivo;
2) il conseguimento dell'oggetto sociale o una sopravvenuta impossibilit di conseguirlo, sempre
che quest'ultima abbia carattere assoluto e definitivo. Tale causa e di scioglimento non opera se
l'assemblea delibera le opportune modifiche statutarie.
3) l'impossibilit di funzionamento o la continuata inattivit dell'assemblea;
4) la riduzione del capitale (per perdite) al di sotto del minimo legale, salvo che l'assemblea deliberi
la riduzione e il contemporaneo aumento del capitale ad una cifra superiore al minimo legale,
oppure la trasformazione della societ.
5) la delibera dell'assemblea straordinaria di scioglimento della societ in seguito al recesso di uno o
pi soci (art. 2437 ), ovvero all'impossibilit di provvedere al rimborso delle relative azioni;

6) la deliberazione dell'assemblea (straordinaria) di scioglimento anticipato, per la quale nelle


societ che non fanno appello al mercato del capitale di rischio richiesta la maggioranza forzata di
pi di un terzo del capitale sociale anche in seconda convocazione ( art. 2369, 5 comma);
7) le altre cause previste dall'atto costitutivo o dallo statuto, per le quali lo statuto deve determinare
la competenza e decidere se accettare ed effettuare i prescritti adempimenti pubblicitari.
8) la sentenza che dichiara la nullit della societ. La societ si scioglie per le altre cause previste
dalla legge, quali la dichiarazione di fallimento o il provvedimento dell'autorit governativa.
Il verificarsi di una causa di scioglimento non determina l'immediata estinzione della societ: si
deve prima provvedere, attraverso il procedimento di liquidazione, al pagamento dei creditori
sociali e alla ripartizione fra i soci dell'eventuale residuo attivo. Gli amministratori restano in carica
fino alla nomina dei liquidatori ma devono convocare l'assemblea per le deliberazioni relative alla
liquidazione. Sono inoltre responsabili della conservazione dei beni sociali fin quando li abbiano
consegnati i liquidatori e vedono limitati i loro poteri. Infatti, per il semplice verificarsi di una casa
di scioglimento gli amministratori conservano il potere di gestire la societ "ai soli fini della
conservazione dell'integrit e del valore del patrimonio sociale" (art. 2486, 1 comma) in attesa di
farne consegna ai liquidatori. Con la riforma del 2003, stata infine espressamente disciplinata la
revoca dello stato di liquidazione; la relativa decisione, circondata da una serie di cautele. La
societ pu in ogni momento revocare lo stato di liquidazione e tornare ad una fase di normale
esercizio, ma nelle societ che fanno appello al mercato del capitale di rischio richiesta la
maggioranza rafforzata di un terzo del capitale sociale anche in seconda convocazione. Inoltre, ai
soci che non hanno concorso alla deliberazione, riconosciuto diritto di recesso. Anche i creditori
sociali sono tutelati.
Il procedimento di liquidazione si apre con la nomina di uno o pi liquidatori, i quali sono nominati
dall'assemblea straordinaria (art. 2487 ). Nell'inerzia dell'assemblea, i liquidatori sono nominati dal
tribunale, su istanza dei singoli soci o amministratori ovvero dei sindaci (art. 2487, 2 comma). I
liquidatori restano in carica per tutta la durata del procedimento di liquidazione. Essi, possono
essere revocati dall'assemblea con maggioranze prescritte dall'assemblea straordinaria. Se sussiste
giusta causa, sono revocabili anche al tribunale, su istanza dei soci, dei sindaci o del pubblico
ministero. I provvedimenti di nomina e di revoca dei liquidatori sono soggetti a iscrizione nel
registro delle imprese ( art. 2487-bis). Con l'iscrizione della nomina dei liquidatori, gli
amministratori cessano dalla carica e devono consegnare ai liquidatori i libri sociali. Poteri, doveri e
responsabilit dei liquidatori sono modellati su quelli degli amministratori (art. 2489 ); pertanto:
a) i liquidatori devono adempiere i loro doveri, con la diligenza e la professionalit richieste dalla
natura dell'incarico;
b) i liquidatori devono prendere in consegna dagli amministratori i beni e documenti sociali, nonch
redigere con gli stessi l'inventario del patrimonio sociale;
c) i liquidatori possono compiere " tutti gli atti utili per la liquidazione della societ" (art. 2489, 1
comma). L'attivit dei liquidatori deve essere diretta al pagamento dei creditori sociali. Essi non
possono perci ripartire fra i soci i beni della societ, fin quando non siano pagati tutti i creditori
noti. Completata la liquidazione del patrimonio sociale con la conversione in danaro dell'attivo, i
liquidatori devono redigere il bilancio finale di liquidazione ( art. 2492 ). Il bilancio finale
liquidazione deve essere approvato dai singoli soci e non dalla assemblea (che approva quello
annuale); e approvato il bilancio finale di liquidazione, i liquidatori devono chiedere la
cancellazione della societ dal registro delle imprese.
CAPITOLO 19. LA RIORGANIZZAZIONE DELLA IMPRESA SOCIETARIA.
71. Considerazioni generali. Trasformazione, fusione e scissione.

La riforma del 2003, ha profondamente modificato l'ambito di operativit e disciplina della


trasformazione: la trasformazione nel sistema del codice del 1942 un istituto tipicamente
societario. Questa linea di tendenza stata recepita dall'attuale disciplina con la distinzione fra
trasformazione omogenea (fra societ) e trasformazione eterogenea (da societ di capitali in altri
enti o viceversa). La trasformazione omogenea il cambiamento del tipo di societ; il passaggio
da un tipo ad un altro tipo di societ. Ad esempio, una societ in nome collettivo assuma la veste
giuridica della societ per azioni o viceversa. Con la trasformazione dellassetto organizzativo della
societ, non si ha per estinzione della societ preesistente e nasce la stessa societ , che continu a
vivere in una rinnovata veste giuridica e che "conserva i diritti e gli obblighi e prosegue in tutti i
rapporti anche processuali dell'ente che ha effettuato la trasformazione" ( art. 2498, 1 comma).
Rientrano nella trasformazione omogenea la trasformazione di societ di persone in societ di
capitali e viceversa, in breve, il passaggio dall'uno all'altro tipo nell'ambito delle societ lucrative.
Per quanto riguarda ci che comporta il mutamento dello scopo economico della societ era e resta
espressamente vietata la trasformazione di una societ cooperativa mutualit prevalente in societ
lucrativa, "anche se tale trasformazione sia deliberata all' unanimit ". Con la riforma del 2003
stata invece consentita la trasformazione delle altre societ cooperative e societ lucrative o
consorzi, la trasformazione di societ di capitali ( ma non di persone) in societ cooperative.
La trasformazioni omogenea deve essere deliberata secondo le modalit previste dell'atto costitutivo
e con l'osservanza delle relative maggioranze. Al fine di favorire la trasformazione delle societ di
persone in societ di capitali, richiesto il consenso di tutti soci. Se l'atto costitutivo non dispone
diversamente, sufficiente il consenso a maggioranza dei soci determinato secondo la
partecipazione attribuita a ciascuna negli utili. Al socio che non ha concorso alla decisione per
riconosciuto diritto di recesso. Per le societ di capitali invece necessaria una delibera
dell'assemblea straordinaria da adottare nelle societ per azioni non quotate con la maggioranza
forzata. comunque richiesto il consenso dei soci che con la trasformazione assumono
responsabilit illimitata. I soci che non hanno concorso alla deliberazione hanno diritto di recesso.
Nella trasformazione di societ cooperative, diverse da quelle a mutualit prevalente, in societ di
persone o di capitali invece richiesto il voto favorevole di almeno la met dei soci, elevata due
terzi quando i soci sono meno di 50. La delibera di trasformazione fissa le basi organizzative della
societ nella nuova veste giuridica. Deve perci rispondere a requisiti di forma e contenuto previsti
per l'atto costitutivo dal tipo di societ prescelto. Devono inoltre essere rispettate le ulteriori regole
previste dalla costituzione della societ che risulta dalla trasformazione. Alla delibera di
trasformazione deve essere allegata una relazione giurata di stima del patrimonio sociale. La
delibera di trasformazione in societ di capitali soggetta a controllo di legittimit da parte del
notaio che ha redatto il verbale e ad iscrizione nel registro delle imprese. Ogni socio ha diritto
all'assegnazione di un numero di azioni o quote proporzionali alla sua partecipazione, mentre regole
specifiche sono dettate per l'assegnazione alle socio d'opera (art. 2500-quater). Per quanto riguarda
infine le societ cooperative diverse da quella mutualit prevalente, l'attuale disciplina ne consente
la trasformazione in societ lucrative. Impone per di devolvere ai fondi mutualistici per la
promozione e sviluppo della cooperazione il valore effettivo del patrimonio esistente alla data della
trasformazione.
La trasformazione pu comportare un mutamento del regime di responsabilit dei soci. Se in
seguito alla trasformazione, il socio assuma responsabilit illimitata per le obbligazioni sociali,
l'attuale disciplina dispone che comunque richiesto il consenso dei soci che assumono
responsabilit illimitata. Per favorire la trasformazione, per introdotto una disciplina che agevola
la liberazione dei soci. infatti stabilito che:
a) il consenso dei creditori alla trasformazione vale come consenso alla liberazione di tutti soci a
responsabilit illimitata.

b) il consenso per la trasformazione si presume, se ai singoli creditori stata comunicata per


raccomandata la delibera di trasformazione ed essi non hanno negato espressamente la loro
adesione, nel termine di 60 giorni dal ricevimento della comunicazione. Il silenzio vale quindi
consenso.
L'attuale disciplina regola la trasformazione eterogenea, e pi esattamente la trasformazione
eterogenea da parte di una societ di capitali o che da vita ad una societ di capitali. Non invece
disciplinata la trasformazione eterogenea di societ di persone o in societ di persone. Una societ
di capitali pu trasformarsi in "consorzi, societ consortili, societ cooperative, comunione di
azienda, associazioni non riconosciute e fondazioni" ( art. 2500-septies). Pi articolata la
disciplina della trasformazione eterogenea in societ di capitali ( art. 2500-octies) prevista per "i
consorzi, le societ consortili, le comunioni e di aziende, le associazioni riconosciute e fondazioni "
(ma non per le associazioni e riconosciute e le cooperative). Nei consorzi, la trasformazione deve
essere deliberata a maggioranza assoluta dei consorziati. Nelle comunioni, da tutti i partecipanti alla
comunione. Nelle societ consortili e nelle associazioni con le maggioranze richieste per lo
scioglimento anticipato.
La fusione l'unificazione di due o pi societ in una sola. Essa pu essere realizzata in due diversi
modi:
a) con la costituzione di una nuova societ, che prende il posto di tutte le societ che si fondano
(fusione in senso stretto);
b) mediante assorbimento in una societ preesistente di una o pi altre societ (fusione per
incorporazione).
La disciplina della fusione era stata gi radicalmente riformata nel 1991 dando attuazione alla terza
e sesta direttiva Cee in materia societaria, e successivamente nel 2003. La fusione pu aver luogo
sia societ dello stesso tipo (fusione omogenea), sia fra societ di tipo diverso (fusione eterogenea).
La fusione fra societ eterogenee comporta anche la trasformazione di una o pi delle societ che si
fondono. Per le fusioni eterogenee valgono perci gli stessi limiti esposti per la trasformazione. La
partecipazione alla fusione non consentita alle societ che si trovano in stato di liquidazione,
mentre con la riforma del 2003 caduto il divieto per le societ sottoposte a procedura concorsuale.
La fusione uno strumento di concentrazione delle imprese societarie che consente di ampliarne la
dimensione e la competitivit sul mercato in questa prospettiva agevolata sotto diversi profili dalla
legislazione tributaria. La fusione inoltre un istituto che d luogo ad una concentrazione giuridica
e non solo economica. La fusione determina perci la riduzione ad unit dei patrimoni delle singole
societ e la confluenza dei rispettivi soci in unica struttura organizzativa che continua attivit di
tutte le societ preesistenti. La societ incorporante o che risulta dalla fusione "assumono i diritti e
gli obblighi delle societ partecipanti alla fusione, proseguendo in tutti loro rapporti, anche
processuale, anteriori alla fusione".
Il procedimento di fusione si articola in tre fasi essenziali: il progetto di fusione, la delibera di
fusione e l'atto di fusione. Il progetto di fusione, deve avere identico contenuto per tutte le societ
partecipanti alla fusione e dallo stesso devono risultare, fra le altre, le seguenti indicazioni:
a) il tipo, la denominazione o ragione sociale, la sede delle societ partecipanti alla fusione.
b) l'atto costitutivo della nuova societ risultante dalla fusione o di quella incorporante.
c) il rapporto di cambio delle azioni o quote; vale a dire rapporto in base al quale saranno assegnate
ai soci delle societ che si estinguono le azioni o quote della societ incorporante o della nuova
societ.
Il progetto di fusione deve essere iscritto nel registro delle imprese del luogo ove hanno sede le
societ partecipanti alla fusione. La documentazione informativa non si esaurisce per nel progetto
di fusione in quanto prescritta la redazione preventiva di altri tre documenti:
1) la situazione patrimoniale ( art. 2501-quater);

2) la relazione degli amministratori ( art. 2501-quinquies);


3) la relazione degli esperti ( art. 2501- sexies).
Gli amministratori di ciascuna delle societ partecipanti alla fusione devono redigere una
situazione patrimoniale aggiornata della propria societ, con l'osservanza delle norme sul bilancio di
esercizio. Si tratta di un vero e proprio bilancio di esercizio infrannuale (c.d. bilancio di fusione), la
cui funzione prevalente quella di fornire i creditori sociali informazione aggiornate per il
consapevole esercizio del diritto di opposizione alla fusione. Gli amministratori delle societ
partecipanti alla fusione devono redigere una relazione, la quale giustifichi il progetto di fusione e
in particolare il rapporto di cambio, in modo da mettere i soci in condizione di verificare i metodi di
valutazione utilizzati dagli amministratori nella determinazione del rapporto di cambio. inoltre
prescritto che, per ciascuna societ partecipante la fusione, uno pi esperti devono redigere una
relazione sulla congruit del rapporto di cambio ed esprimere un parere sull'adeguatezza del metodo
o dei metodi seguiti dagli amministratori. Per le societ quotate, lesperto scelto fra le societ di
revisione ( art. 2501-sexies). Il progetto di fusione, le relazioni degli amministratori degli esperti, le
situazioni patrimoniali tutte le societ partecipanti alla fusione i nostri bilanci degli ultimi tre
esercizi delle stesse, devono restare depositati in copia nelle sedi di ciascuna delle societ
partecipanti alla fusione durante i 30 giorni che precedono l'assemblea e finch la fusione sia
deliberata.
La fusione viene decisa da ciascuna delle societ che vi partecipano "mediante l'approvazione del
relativo progetto" (art. 2502). L'attuale disciplina consente tuttavia che la decisione di fusione possa
portare al progetto le modifiche non incidono sui diritti dei soci o dei terzi. Nelle societ di capitali
la fusione pu essere invece deliberata dall'assemblea straordinaria con le normali maggioranze. Le
delibere di fusione delle singole societ devono essere iscritte nel registro delle imprese, previo
controllo di legalit da parte del notaio verbalizzante se la societ risultante dalla fusione una
societ di capitali.
La fusione pu essere attuata solo dopo che siano trascorsi 60 giorni dall'iscrizione nel registro delle
imprese dell'ultima delibera delle societ che vi partecipano. Entro tale termine, ciascun creditore
anteriormente la pubblicazione del progetto di fusione pu proporre opposizione alla fusione.
L'opposizione sospende l'attuazione della fusione fino all'esito del relativo giudizio. Se alla fusione
partecipano societ con soci a responsabilit illimitata e la societ risultante della fusione una
societ di capitali e resta ferma responsabilit personale dei soci delle prime per le obbligazioni
anteriori alla fusione.
Il procedimento di fusione si conclude con alla stipulazione dell'atto di fusione ( art. 2504 ). L'atto
di fusione deve essere sempre redatto per atto pubblico, anche se la societ incorporante o la nuova
societ risultante dalla fusione a una societ di persone. L'atto di fusione deve essere iscritto nel
registro delle imprese dei luoghi ove posta la sede di tutte le societ partecipanti alla fusione e di
quello della societ risultante dalla fusione. Dall'ultima iscrizione nel registro delle imprese
decorrono gli effetti della fusione. Si produce perci, l'unificazione soggettive patrimoniale delle
diverse societ. La societ risultante dalla fusione assume tutti i diritti e gli obblighi di quelle
partecipanti, che si estinguono.
Con la scissione, il patrimonio di una societ composta da assegnare in tutto o in parte altre societ,
con contestuale assegnazione ai soci della prima di azioni o quote delle societ beneficiarie del
trasferimento patrimoniale . Con la scissione, sia la suddivisione di un unico patrimonio sociale e di
un'unica compagine societaria in pi societ. Nella scissione infatti, le azioni o quote delle societ
beneficiarie del trasferimento patrimoniale sono acquistate direttamente dai soci della societ che si
scinde. La scissione non era regolata dal codice del 1942, situazione per cambiata nel 1991. La
scissione pu assumere forme diverse. Pu essere innanzitutto totale o parziale: nella scissione

totale, l'intero patrimonio della societ che si scinde era trasferito a pi societ. La prima societ
perci si estingue senza che per si abbia liquidazione della stessa, dato che l'attivit continua
tramite le societ beneficiarie della scissione che assumono diritti e gli obblighi corrispondenti alla
quota di patrimonio loro trasferita. Nella societ parziale, invece, sono parte del patrimonio della
societ che si scinde viene trasferito ad una o pi altre societ. La societ scissa resta perci in vita
sia pure con un patrimonio ridotto e continuativo parallelamente alle societ beneficiarie, di cui
entra a far parte i soci della prima. Beneficiarie della scissione possono essere:
A) societ di nuova costituzione, che nascono per gemmazione dalla societ che si scinde ( c.d.
scissione in senso stretto);
B) una o pi societ preesistenti (c.d. scissione per incorporazione), che vedono nel contempo
incrementati il loro patrimonio e la compagine sociale per l'ingresso dei soci della societ scissa.

Il procedimento di scissione ricalca quello dettato per la fusione. Gli amministratori della societ
partecipante a scissione devono redigere un unitario progetto di scissione, ed sottoposta la stessa
pubblicit prevista per il progetto di fusione. Oltre alle indicazioni stabilite per quest'ultimo, il
progetto di scissione deve contenere:
a) l'esatta descrizione degli elementi patrimoniali;
b) i criteri di distribuzione soci delle azioni o quote delle societ beneficiarie.
Nella scissione totale, le attivit di incerta attribuzione sono ripartite fra la societ beneficiarie in
proporzione della quota di patrimonio netto trasferita a ciascuna di esse. Delle passivit di dubbia
imputazione a rispondono invece in solido tutte societ beneficiarie. Nella scissione parziale, le
relative attivit restano in testa alla societ trasferente. Delle passivit a rispondere in solido sia
questa sia le societ beneficiarie. Per la situazione patrimoniale, la relazione degli amministratori e
quella degli esperti, integralmente richiamata la disciplina della fusione. Rinvia la disciplina della
fusione sia anche per le altre fasi del procedimento di scissione: delibera di scissione, pubblicit, e
opposizione dei creditori e stipula dell'atto di scissione. La scissione diventa efficacie a partire dalla
data in cui stata eseguita l'ultima iscrizione dell'atto di scissione registro delle imprese in cui sono
iscritte le societ beneficiarie. A partire da tale momento ciascuna delle societ beneficiarie assume
diritti e gli obblighi della societ scissa, che le sono state attribuiti nell'atto di scissione. "Ciascuna
societ solidamente responsabile, nei limiti del valore effettivo del patrimonio netto ad essa
assegnato rimasto, dei debiti della societ scissa non soddisfatti dalla societ cui fanno carico "( art.
2506-quater, 3 comma). Tutte le altre societ coinvolte nella scissione sono garanti in via sussidiaria
di quella cui il debito stato trasferito, sia pure nei limiti specificati dalla norma.
SEZIONE 4. I TITOLI DI CREDITO E GLI STRUMENTI FINANZIARI.
CAPITOLI 22 &23. I TITOLI DI CREDITO.
72. Nozione.
I titoli di credito sono particolari documenti sottoscritti dal debitore ed in cui il debitore dichiara di
obbligarsi a compiere una determinata prestazione nei confronti di chiunque si trovi alla scadenza in
possesso del documento stesso. Per trasferire il titolo di credito e quindi il credito cartolare(ossia
il diritto alla prestazione risultante dal titolo di credito)nei confronti del debitore e dei terzi,
sufficiente compiere il contratto di trasferimento e fare diventare lacquirente del credito portatore
legittimo del titolo. Portatore legittimo del titolo chiunque ha il possesso del titolo:perci il
titolare di un credito cartolare per fare diventare un terzo titolare di detto credito,deve concludere
con lui il contratto di trasferimento e trasmettergli i l possesso del documento. In seguito al
trasferimento del possesso,si trasferisce al portatore anche la legittimazione a pretendere dal
debitore la prestazione indicata nel titolo. Quando il credito cartolare viene trasferito ad un terzo,
detto credito presenta i caratteri della autonomia e della letteralit.

E precisamente per quanto riguarda lautonomia , diciamo che essa ha un duplice significato:
terzo divenuto portatore
legittimo del titolo ,le eccezioni derivanti dal c.d. rapporto sottostante, (detto anche rapporto
fondamentale) ossia del rapporto giuridico che alla base e che quindi ha dato luogo allemissione
del titolo di credito.
applicazione alla circolazione del credito cartolare
del principio possesso di buona fede [del titolo di credito] val titolo. Ovvero, chi in buona fede ( e
cio ritenendo che il portatore legittimo del titolo abbia effettivamente il potere di disporre del
credito cartolare) acquista da lui un credito cartolare e diventa a sua volta portatore legittimo del
titolo, acquista il credito cartolare anche se chi glielo ha trasferito non ne era titolare. Ad esempio:
se A titolare di un titolo al portatore che gli viene rubato da B; B non certamente diventato
titolare del titolo e del credito in esso incorporato, poich il furto non costituisce un fatto giuridico
idoneo a trasferire il titolo e il credito cartolare da A a B; ma B pur non essendo titolare, egualmente
divenuto portatore legittimo del titolo, avendone il possesso e trattandosi di un titolo al portatore;
se perci un terzo C acquista da B il credito cartolare, ritenendo che B ne sia il titolare e facendosi
trasmettere dallo stesso B il possesso del titolo, acquista il credito bench il suo dante causa (B) non
ne fosse il titolare, e cos A non pu pi rivendicare la propriet del titolo e perde il suo diritto di
credito. Questa soluzione comporta che la posizione giuridica di C (cio lessere divenuto creditore
cartolare) non dipende, ed perci autonoma, da quella di B che non aveva il potere di trasferire un
diritto di cui era privo non essendo creditore cartolare.
Per quanto riguarda invece la letteralit del diritto cartolare diciamo che con questa espressione si
suole esprimere il concetto per cui il debitore che ha assunto unobbligazione cartolare deve
compiere la prestazione esattamente indicata nel titolo ,cio quale risulta secondo i termini letterali
delle clausole contenute nel documento ,e quindi senza potersi richiamare ad accordi successivi che
modifichino detto contenuto, a meno che questi accordi non siano intercorsi proprio con lattuale
titolare del credito cartolare; ad esempio: se uno dei precedenti titolari aveva concesso una proroga
della scadenza del credito cartolare, il successivo acquirente non tenuto a rispettare tale proroga,
perch la dilazione di pagamento deriva da una convenzione che ha dato perci luogo ad un
rapporto diverso dal rapporto cartolare al quale egli ugualmente estraneo.
In definitiva possiamo dunque dire che legittimazione, autonomia e letteralit concorrono a rendere
rapida e sicura la circolazione dei titoli di credito: infatti chi appare dal documento portatore
legittimo del titolo di credito pu pretendere ladempimento della prestazione merc presentazione
del titolo stesso, senza dover provare di esserne anche il titolare; quindi chi ha acquistato il credito
cartolare sicuro che il debitore non gli potr opporre nessuna delle eccezioni che avrebbe potuto
opporre ai titolari precedenti del credito per rapporti intercorsi con loro; inoltre, chi ha acquistato il
titolo di credito ricevendone il possesso dal portatore legittimo del titolo stesso, sicuro di
acquistare il credito cartolare anche se il portatore legittimo del titolo non era il titolare del credito
cartolare.
Pertanto dallesame della disciplina ordinaria sulla cessione dei diritti di credito, dei rischi emersi
a carico del cessionario vengono eliminati quelli dipendenti:
a) dalla mancanza di titolarit del cedente;
b) dallopponibilit, ad opera del debitore ceduto, delle eccezioni personali al cedente stesso.
ovvio, quindi, che la posizione dellacquirente del titolo di credito molto pi sicura di quella del
cessionario del diritto di credito, in quanto stata resa pi simile a quella dellacquirente di un bene
mobile. Proprio per questo motivo, il legislatore non ha ritenuto di tutelare lesigenza di garantire
una circolazione rapida e sicura dei crediti cartolari fino ad arrivare al punto di assicurare il diritto

alladempimento della prestazione al terzo portatore legittimo del titolo anche nelle ipotesi in cui la
sottoscrizione del debitore cartolare non autentica (c.d. falsit) ovvero non consapevole (per
incapacit) o comunque non a lui riferibile: infatti secondo lart. 1993 c.1 le eccezioni di falsit
della firma e di difetto di capacit o di rappresentanza al momento dellemissione del titolo di
credito sono opponibili a chiunque sia il portatore legittimo del titolo, anche se in buona fede.
Inoltre, permane il rischio del mancato pagamento del debitore cartolare, per il quale previsto un
rimedio indiretto solo nelle leggi sulla cambiale (art. 19) e sullassegno bancario (art. 21) in cui
espressamente previsto che, salva clausola contraria, chi trasferisce il credito cartolare
responsabile nei confronti dei successivi acquirenti portatori legittimi del titolo per il mancato
pagamento del debitore; cio praticamente con questa regola si assicura allacquirente della
cambiale o dellassegno unazione di regresso (rivalsa) contro lalienante. In generale la disciplina
deriva dalla incorporazione del diritto di credito nel documento, ossia dal costante collegamento
che vi tra il titolo di credito (documento) ed il diritto cartolare
- sia nel momento della costituzione di tale diritto
- sia nel momento della sua circolazione
- sia, infine, nel momento della sua estinzione.
E precisamente:
titolo di credito , innanzitutto, un documento costitutivo del diritto cartolare, nel senso che se
non si crea un documento (con le caratteristiche stabilite, o riconosciute, dalla legge) non possibile
costituire un diritto cartolare.
costituzione, ma anche nel momento della sua circolazione; infatti, per trasferire il credito cartolare
e fare diventare altri titolari erga omnes di detto credito, necessario far diventare lacquirente
portatore legittimo del documento.
nel momento della sua
estinzione (pagamento). Pertanto, il debitore cartolare non tenuto a soddisfare il suo debito nei
confronti di chi non sia portatore legittimo del documento, anche se lo stesso sia il titolare del diritto
cartolare. Cos, se il titolare di un credito cartolare subisce il furto o la distruzione del titolo di
credito, ancora titolare del credito cartolare, ma non pu pretenderne il pagamento dal debitore
poich, non potendo pi presentargli il titolo, ha perso la legittimazione ad ottenere la prestazione
indicata nel titolo stesso (art. 1992); ne tanto meno pu trasferire ad altri il suo credito, in quanto
non pi portatore legittimo del titolo di credito e quindi non pu trasmetterne il possesso con
losservanza della legge di circolazione propria del titolo.
del titolo stesso, senza dover provare di esserne anche il titolare; quindi chi ha acquistato il credito
cartolare sicuro che il debitore non gli potr opporre nessuna delle eccezioni che avrebbe potuto
opporre ai titolari precedenti del credito per rapporti intercorsi con loro; inoltre, chi ha acquistato il
titolo di credito ricevendone il possesso dal portatore legittimo del titolo stesso, sicuro di
acquistare il credito cartolare anche se il portatore legittimo del titolo non era il titolare del credito
cartolare. Pertanto dallesame della disciplina ordinaria sulla cessione dei diritti di credito, dei rischi
emersi a carico del cessionario vengono eliminati quelli dipendenti:
a) dalla mancanza di titolarit del cedente;
b) dallopponibilit, ad opera del debitore ceduto, delle eccezioni personali al cedente stesso.
ovvio, quindi, che la posizione dellacquirente del titolo di credito molto pi sicura di quella del
cessionario del diritto di credito, in quanto stata resa pi simile a quella dellacquirente di un bene
mobile. Proprio per questo motivo, il legislatore non ha ritenuto di tutelare lesigenza di garantire
una circolazione rapida e sicura dei crediti cartolari fino ad arrivare al punto di assicurare il diritto
alladempimento della prestazione al terzo portatore legittimo del titolo anche nelle ipotesi in cui la

sottoscrizione del debitore cartolare non autentica (c.d. falsit) ovvero non consapevole (per
incapacit) o comunque non a lui riferibile: infatti secondo lart. 1993 c.1 le eccezioni di falsit
della firma e di difetto di capacit o di rappresentanza al momento dellemissione del titolo di
credito sono opponibili a chiunque sia il portatore legittimo del titolo, anche se in buona fede.
Inoltre, permane il rischio del mancato pagamento del debitore cartolare, per il quale previsto un
rimedio indiretto solo nelle leggi sulla cambiale (art. 19) e sullassegno bancario (art. 21) in cui
espressamente previsto che, salva clausola contraria, chi trasferisce il credito cartolare
responsabile nei confronti dei successivi acquirenti portatori legittimi del titolo per il mancato
pagamento del debitore; cio praticamente con questa regola si assicura allacquirente della
cambiale o dellassegno unazione di regresso (rivalsa) contro lalienante. In generale la disciplina
deriva dalla incorporazione del diritto di credito nel documento, ossia dal costante collegamento
che vi tra il titolo di credito (documento) ed il diritto cartolare
- sia nel momento della costituzione di tale diritto
- sia nel momento della sua circolazione
- sia, infine, nel momento della sua estinzione.
E precisamente:
titolo di credito , innanzitutto, un documento costitutivo del diritto cartolare, nel senso che se
non si crea un documento (con le caratteristiche stabilite, o riconosciute, dalla legge) non possibile
costituire un diritto cartolare.
costituzione, ma anche nel momento della sua circolazione; infatti, per trasferire il credito cartolare
e fare diventare altri titolari erga omnes di detto credito, necessario far diventare lacquirente
portatore legittimo del documento.
to cartolare collegato al documento anche nel momento della sua
estinzione (pagamento). Pertanto, il debitore cartolare non tenuto a soddisfare il suo debito nei
confronti di chi non sia portatore legittimo del documento, anche se lo stesso sia il titolare del diritto
cartolare. Cos, se il titolare di un credito cartolare subisce il furto o la distruzione del titolo di
credito, ancora titolare del credito cartolare, ma non pu pretenderne il pagamento dal debitore
poich, non potendo pi presentargli il titolo, ha perso la legittimazione ad ottenere la prestazione
indicata nel titolo stesso (art. 1992); ne tanto meno pu trasferire ad altri il suo credito, in quanto
non pi portatore legittimo del titolo di credito e quindi non pu trasmetterne il possesso con
losservanza della legge di circolazione propria del titolo.
Nel caso in cui volesse riacquistare la legittimazione, il titolare del credito cartolare deve o
ridiventare portatore legittimo del titolo, ovvero svolgere una procedura giudiziaria - detta
procedura di ammortamento in cui viene emesso e diviene definitivo un provvedimento
dellautorit giudiziaria, con cui si toglie al titolo la propriet di incorporare il diritto cartolare (cio
praticamente si scorpora il diritto dal documento). I rapporti tra titolarit del diritto cartolare e
legittimazione allesercizio di tale diritto possono, dunque, in due diversi modi, e precisamente:
1) lo stesso soggetto ad un tempo titolare del diritto cartolare e legittimato allesercizio di tale
diritto; ad esempio: A ha assunto un debito cartolare nei confronti di B, il quale, avendone il
possesso, portatore legittimo del relativo titolo di credito al portatore; successivamente B
trasferisce a C il credito cartolare, trasmettendogli il possesso del documento, facendolo diventare
portatore legittimo del titolo; e cos fa C nei confronti di D. Uno dopo laltro, perci, B, C e D
diventano titolari del credito cartolare e nello stesso tempo legittimati allesercizio dello stesso:
pertanto D, essendo lultimo portatore legittimo, potr pretendere il pagamento verso
presentazione del titolo al debitore A (art. 1992 c.1).

2) oppure, un soggetto titolare del credito cartolare ed un altro soggetto legittimato allesercizio
dello stesso: con riferimento allesempio precedente, quindi, se il titolo al portatore viene rubato a
D da E, titolare del credito rimane D che per ha perso la legittimazione a pretendere il pagamento,
mentre il ladro E, pur non essendo titolare del credito, per portatore legittimo del titolo di cui ha
appreso il possesso.
Poich il portatore legittimo legittimato allesercizio del diritto cartolare, il debitore, che senza
dolo o colpa grave adempie la sua prestazione nei suoi confronti, liberato dalla sua obbligazione,
anche se il portatore non il titolare del diritto cartolare; cos, sempre prendendo in riferimento
lesempio precedente, se A paga la somma dovuta al ladro E, ignorando senza sua colpa grave che
E un ladro e perci non titolare del diritto cartolare, paga bene e lobbligazione cartolare
estinta. Pertanto possiamo dire che, il titolo di credito un documento costitutivo del diritto
cartolare e necessario per esercitare il diritto stesso. Inoltre, tale diritto cartolare un diritto
letterale ed autonomo alla cui circolazione si applica il principio possesso di buona fede val titolo.
73. Leggi di circolazione: titoli nominativi, all ordine e al portatore.
Il diritto cartolare si trasferisce in base a quei fatti o negozi giuridici,ai quali la legge attribuisce
lefficacia di trasferire dei diritti(ad esempio una vendita,una donazione, una successione mortis
causa.) Ma opportuno specificare che, solo se si diventa portatori legittimi del titolo, cio solo se
si trasferisce il titolo secondo la sua legge di circolazione,lacquirente del credito acquista un vero
e proprio diritto cartolare. Ed inoltre, secondo lart. 1995, quando si trasferisce il diritto cartolare si
trasferiscono, nel silenzio, anche i diritti accessori (quali il diritto agli interessi,ai premi). Inoltre,
il diritto cartolare si pu anche dare in usufrutto o in pegno, e precisamente nel primo caso
(usufrutto) il godimento dellusufruttuario si estende ai premi ed alle utilit aleatorie prodotte dal
titolo, mentre in caso di pegno avviene il contrario (art. 1998). Per diventare portatori legittimi dei
titoli di credito occorre accertare a quale legge di circolazioneessi sono soggetti, distinguendo a
seconda che si tratti di titoli al portatore,allordine o nominativi, e ricordando che il presupposto
comune a tutti i titoli per il trasferimento, che avvenga la trasmissione del possesso del documento.
Per mentre nei titoli al portatore sufficiente essere possessori del titolo per essere portatori
legittimi e, quindi legittimati allesercizio del diritto, nei titoli allordine e nominativi , invece, per
essere portatori legittimi non sufficiente esserne possessori.
Per quanto riguarda, invece, i titoli nominativi diciamo che se il titolo nominativo (ad esempio
azione di societ), il possessore legittimato per effetto dellintestazione a suo favore contenuta sia
nel titolo che nel registro dellemittente (art. 2021). Lemittente, perci, deve tenere un registro da
cui risulti il nome dellintestatario di ognuno dei titoli emessi (ad esempio nelle societ per azioni,
gli amministratori devono tenere il libro dei soci[art. 2421 c.1]).
Per diventare portatore legittimo del titolo nominativo, perci necessario che lemittente annoti il
nome dellacquirente sul titolo e nel registro ossia rilasci un nuovo titolo intestato allacquirente,
facendone menzione nel registro (art. 2022 c.1). Lemittente deve procedere a queste operazioni in
tre ipotesi (previste dagli artt. 2022 c.2 e 2023), e precisamente:
a) se glielo chiede lalienante, gi intestatario del titolo, esibendo e provando la propria identit e
la propria capacit di disporre, mediante certificazione di un notaio o di un agente di cambio;

b) se glielo chiede lacquirente, esibendo il titolo e presentando un atto autentico dacquisto a


dimostrazione del suo diritto;
c) sempre se glielo chiede lacquirente, legittimandosi in base ad una serie continua di girate, tutte
datate ed autenticate da un notaio o da un agente di cambio, e di cui nessuna in bianco.
opportuno specificare, tuttavia, che le girate non fanno diventare portatore legittimo del titolo
nominativo, ma legittimano lultimo giratario a chiedere allemittente la nuova intestazione nel
registro; solo con detta intestazione si diventa portatore legittimo del titolo, e si possono esercitare i
diritti ad esso inerenti (ad esempio, lazionista pu riscuotere i dividendi o intervenire alle
assemblee; necessario ricordare per che nelle s.p.a. detti diritti possono essere esercitati anche
dal giratario al cui nome gli amministratori intesteranno i titoli anche nel libro dei soci dopo che
egli li ha depositati nella sede sociale ovvero ha partecipato allassemblea). Viceversa la
costituzione in pegno pu anche farsi consegnando il titolo al creditore, ed apponendovi la girata
con la clausola in garanzia od altra equivalente (art. 2026). Lusufruttuario di un credito
incorporato in un titolo nominativo ha diritto di ottenere dallemittente un titolo separato da quello
del nudo proprietario (art. 2025).
74. L esercizio del diritto cartolare: eccezioni opponibili al portatore legittimo del titolo di credito.
Il debitore cartolare obbligato ad adempiere la prestazione incorporata nel titolo nei confronti di
chiunque ne sia portatore legittimo, e la sua obbligazione si estingue quando egli ha adempiuto nei
confronti di detto portatore, anche se lo stesso non titolare del credito cartolare. Tuttavia il
pagamento fatto al portatore, che non sia anche titolare del credito cartolare, libera il debitore
soltanto se fatto senza dolo o colpa grave (art. 1992 c.2). Pertanto, chi debitore in base ad un
titolo di credito, pu opporre al portatore legittimo solo le seguenti eccezioni previste dallart. 1993
c.1:
o le eccezioni personali al portatore legittimo, cio derivanti da altri rapporti, diversi da quello
cartolare, intercorsi tra il debitore e lo stesso portatore legittimo;
o le eccezioni di forma, derivanti dalla mancanza di qualcuno dei requisiti formali prescritti dalla
legge (ad esempio, in una cambiale tale denominazione non testualmente inserita nel contesto
del titolo);
o le eccezioni fondate sul contesto letterale del titolo (ad esempio, nella cambiale indicata la
somma di 500,00 , e il creditore cartolare ne pretende 600,00);
o le eccezioni di falsit della firma, di incapacit e di difetto di rappresentanza al momento
dellemissione del titolo, nonch di mancanza di volont (per violenza fisica) nella redazione del
titolo;
o le eccezioni fondate sulla mancanza dei presupposti necessari per lesercizio dellazione
giudiziaria (ad esempio, si esercita lazione cambiaria di regresso contro un girante senza prima
avere elevato il protesto).
Tranne le prime eccezioni (ovvero quelle personali), tutte le altre sono dette reali, perch opponibili
a chiunque sia il portatore legittimo del titolo di credito. Al portatore legittimo, invece, il debitore
non pu opporre le eccezioni fondate sui suoi rapporti personali con i precedenti creditori, sia che si
tratti di eccezioni fondate sul rapporto sottostante sia che si tratti di altre eccezioni fondate su altri
rapporti intercorrenti tra il debitore e i creditori cartolari precedenti. A questa regola posta una
deroga, la quale prevede che il debitore possa opporre le eccezioni personali al precedente creditore
anche allultimo portatore legittimo quando questi, nellacquistare il credito, ha agito

intenzionalmente a danno del debitore (danno consistente nella perdita delleccezione). Tale strappo
alla regola dellautonomia e della letteralit del diritto cartolare si spiga con la considerazione che
dal momento che detta regola stata posta nellinteresse generale per favorire la sicurezza e la
rapidit nella circolazione dei crediti non si poteva quindi permettere che di essa si avvalesse il
creditore cartolare per abusarne a danno del debitore, sfruttandola nel suo esclusivo interesse
personale.
74. Classificazione dei titoli di credito.
Una prima classificazione dei titoli di credito quella in titoli nominativi, allordine e al portatore.
Inoltre, possiamo distinguere fra:
a) Titoli in serie e titoli individuali, e precisamente si hanno titoli in serie se si emette una quantit
plurima di titoli di credito, in cui la dichiarazione di debito dellemittente dei titoli identica in tutti
i titoli; pertanto tutti i titolari dei titoli appartenenti alla stessa serie hanno un diritto di identico
contenuto. Inoltre diciamo che, i titoli di credito emessi in serie possono essere riuniti in un titolo
multiplo, su richiesta e a spese del possessore; a loro volta, i titoli di credito multipli possono essere
frazionati in pi titoli di taglio minore (art. 2000). Mentre, si hanno titoli individuali quando pur
emettendo il debitore una pluralit di titoli (ad esempio assegni circolari) questi vengono emessi
ognuno per una operazione distinta, e possono perci avere contenuto diverso.
b)Titoli completi e incompleti, e precisamente sono completi i titoli di credito nei quali
documentata lintera dichiarazione dellemittente e nei quali sono perci inserite tutte le clausole da
cui costituito e regolato il diritto cartolare (ad esempio, la cambiale); mentre, sono incompleti quei
titoli che fanno riferimento ad altro documento (ad esempio le azioni della societ, che contengono
un rinvio al contratto di societ).
Titoli astratti e causali, e precisamente il titolo di credito astratto quando dal documento non
risulta il rapporto sottostante, che pu essere di varia natura (ad esempio, il rapporto sottostante
allemissione di una cambiale pu essere lobbligo derivante da un contratto di mutuo o di
compravendita (obbligo di pagare il prezzo). Quando, invece, il rapporto sottostante deve essere un
rapporto determinato, il titolo di credito casuale. Sono casuali tutti i titoli rappresentativi di merci
(art. 1996), cio i titoli in cui lemittente si obbliga a consegnare al portatore legittimo del titolo una
determinata quantit di merce in esso specificata, merce che egli ha ricevuto in deposito ovvero per
trasportarla da un luogo ad un altro. Pertanto i titoli rappresentativi si distinguono in:
1. titoli di deposito, nei quali il rapporto sottostante un contratto di deposito;
2. e titoli di trasporto, nei quali il rapporto sottostante un rapporto di trasporto, suddistinti a sua
volta in: titoli di trasporto terrestre, titoli di trasporto marittimo e titoli di trasporto aereo.
Oltre al diritto di pretendere la consegna delle merce in essi specificata, i titoli rappresentativi
attribuiscono al loro titolare il possesso della merce, ed il potere di trasmettere ad altri detto
possesso mediante trasferimento del titolo.
75. L ammortamento.
La procedura di ammortamento ha la funzione di fare riacquistare la legittimazione (allesercizio
del diritto cartolare) al titolare che ha smarrito ossia che ha subito la sottrazione o la distruzione di
un titolo di credito nominativo (art. 2027) o allordine (art. 2016 2019). Colui che era il portatore
legittimo del titolo al momento della perdita o della distruzione pu innanzitutto denunziare i
predetti eventi al debitore: in caso di perdita del titolo, tuttavia, nonostante la denunzia il debitore
cartolare deve ugualmente adempiere nei confronti di chi diventato nuovo portatore legittimo del
titolo, tranne che sia in condizione di provare che questi non il titolare del credito cartolare. Per
riacquistare la legittimazione, dunque, il titolare del diritto deve ricorrere alla procedura

dammortamento, la quale si articola in due fasi, una necessaria e laltra solo eventuale e
precisamente:
1. Nella prima fase (ovvero quella necessaria), lex possessore del titolo deve chiederne con ricorso
lammortamento al presidente del tribunale del luogo del pagamento del credito cartolare; nel qual
ricorso devono essere indicati i requisiti essenziali del titolo e, se si tratta di titolo in bianco, quelli
sufficienti alla sua identificazione (art. 2016 c.2). Il presidente del tribunale, premessi gli opportuni
accertamenti sulla verit dei fatti e sul diritto di ricorrente, emette se gli accertamenti hanno esito
positivo il decreto dammortamento del titolo.
Il ricorrente deve notificare tale decreto al debitore, e dal momento delle notificazione, il debitore
non pu pi liberarsi pagando al (nuovo) portatore legittimo del titolo. Dopo la notifica, pertanto, il
titolo non attribuisce al suo possessore la legittimazione allesercizio del diritto cartolare. Ma tale
legittimazione, ancora, non spetta neppure allammortante, il quale deve curare che il decreto sia
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale. Solo dopo 30 giorni dalla pubblicazione, lammortamento
diventa definitivo, purch entro detto termine il detentore del titolo non abbia presentato
opposizione al tribunale (art. 2016 c.3): oramai il titolo non incorpora pi il diritto cartolare e il
ricorrente riacquista la legittimazione e pu esigere, se il credito gi scaduto, il pagamento del
debitore presentandogli il decreto di ammortamento ed un certificato del cancelliere del tribunale
comprovante che non fu presentata opposizione (art. 2019 c.2). Anche se non stata presentata
opposizione entro il termine di 30 giorni, pu darsi tuttavia che il titolo, prima che sia trascorso
detto termine, sia stato acquistato in buona fede da un terzo con losservanza delle norme relative
alla sua circolazione: in questo caso, in applicazione del principio possesso di buona fede val
titolo il terzo diventato anche il(nuovo) titolare del diritto cartolare, e pu quindi chiedere
allammortante la restituzione della somma che questi ha ricevuto dal debitore (art. 2019 c.1).
2. Per quanto riguarda, invece, la seconda fase (eventuale) diciamo che, se nel termine di
30 giorni viene presentata opposizione, il decreto dammortamento non diventa definitivo, e il
tribunale dovr giudicare in contraddittorio chi il titolare del credito cartolare. Perch si posso
giudicare sullopposizione, lopponente deve depositare, a pena di inammissibilit, il titolo presso la
cancelleria del tribunale (ai sensi dellart. 2017 c.2). Se dal giudizio risulta che lopponente ha
acquistato in buona fede il titolo, diventandone portatore legittimo, egli ormai il creditore cartolare
e lopposizione deve essere accolta, revocando il decreto di ammortamento: la buona fede del
portatore legittimo del titolo si presume, e pertanto colui che ha richiesto lammortamento a dover
dimostrare la mala fede o la colpa grave del portatore attuale e di tutti i portatore precedenti. Se
detta prova riesce, ne deriva che titolare del credito ancora colui al quale il titolo era stato sottratto
o che laveva smarrito, e perci a lui che il titolo, depositato in cancelleria dallopponente, deve
essere restituito (art. 2017 ultimo comma).
Inoltre opportuno specificare che, per i titoli al portatore non ammesso lammortamento in caso
di sottrazione o di smarrimento; pertanto, chi ha subito uno di detti eventi pu denunziarli
allemittente del titolo e, dando la prova dello smarrimento o della sottrazione, ha diritto alla
prestazione dopo che sia decorso il termine di prescrizione del titolo (art. 2006 c.2). La denuncia
provoca linterruzione solo a favore del detentore, del termine decennale di prescrizione. Perci il
titolo continua ad incorporare il diritto cartolare per tutto il periodo di prescrizione e, se in detto
periodo viene acquistato da un possessore di buona fede, la vittima dello smarrimento o del furto
perde il suo diritto: solo dopo che trascorso il termine di prescrizione avendosi la sicurezza che
non pu esservi altro titolare del diritto cartolare la legge consente a chi ha subito il furto o lo
smarrimento di esercitare il diritto dello stesso. Se invece il titolo al portatore stato distrutto, il

possessore, il quale ne provi la distruzione, ha diritto di avere a sue spese dallemittente il rilascio di
un duplicato o di un titolo equivalente: se non riesce a provare la distruzione, si applicano le stesse
disposizione che nellipotesi di smarrimento o di furto. Infine, nellipotesi di deterioramento di un
titolo al portatore, il possessore ha il diritto di ottenere dallemittente un titolo equivalente,
restituendo il primo e rimborsando le spese (ai sensi dellart. 2005).
76. Titoli impropri, di legittimazione, atipici.
Per quanto riguarda i documenti di legittimazione e i titoli impropri diciamo che hanno solo una
funzione di legittimazione, ma sono privi dei caratteri di letteralit e di autonomia e quindi non
sono titoli di credito quei documenti che servono:
- o soltanto ad identificare lavente diritto alla prestazione e in questo caso si parla di documenti di
legittimazione (ad esempio, il biglietto di viaggio che non cedibile, ma la cui esibizione d al
presentatore il diritto di pretendere la prestazione in esso indicata senza essere costretto a provare di
avere stipulato il contratto di trasporto);
- o anche a consentire il trasferimento del diritto di credito senza losservanza delle forme proprie
della cessione e in questo caso si parla invece di titoli impropri (impropri, appunto perch non
sono veri e propri titoli di credito; ad esempio, il vaglia postale che, come la cambiale, ha la
funzione di permettere la cessione del credito mediante il trasferimento del possesso del documento
accompagnato dalla girata, ma che a differenza della cambiale non attribuisce al portatore
legittimo un diritto letterale ed autonomo).
Per quanto riguarda, invece, i titoli atipici diciamo che a norma dellart. 1987 la promessa
unilaterale di una prestazione non produce effetti obbligatori fuori dei casi ammessi dalla legge.
Ora dal momento che il codice civile (allart. 1992) disciplina la figura generale dei titoli di credito,
dei documenti di legittimazione e dei titoli impropri senza individuarli specificamente, gli interpreti
sogliono (richiamandosi al principio dellautonomia privata prevista dagli artt. 1322 c.2 e 1324)
ritenere ammissibile lemissione di titoli di credito anche atipici (cio non previsti neppure da leggi
speciali). opportuno specificare, per, che essi (ossia i titoli atipici) non possono essere emessi,
quando hanno per oggetto lobbligazione di pagare una somma di denaro, cio titoli di credito al
portatore non previsti dalla legge (art. 2004).
CAPITOLO 24. LA CAMBIALE.
77. Nozione.
La cambiale un titolo di credito normalmente allordine, completo, astratto, avente efficacia di
titolo esecutivo, in cui il sottoscrittore della dichiarazione di debito (c.d. autore del titolo) assume
lobbligo di pagare ossia di far pagare incondizionatamente una somma determinata, nel luogo e
alla scadenza indicati nel titolo stesso. Se lautore del titolo (detto emittente) assume lobbligo di
pagare personalmente al portatore legittimo il debito cartolare si ha la cambiale propria (detta
anche pagher cambiario o vaglia cambiario). Se invece lautore del titolo (detto traente) rivolge
lordine di pagare ad un altro soggetto (detto trattario) si ha la cambiale tratta. Il soggetto al quale
deve essere pagata la somma indicata nel titolo detto primo prenditore (o beneficiario) della
cambiale. Dunque possiamo dire che:
ordine, in quanto essa disciplinata dalla
legge di circolazione dei titoli allordine, e precisamente un titolo allordine senza bisogno di

inserire alcuna clausola espressa in tal senso (cio il prenditore pu trasferire la cambiale ad un altro
soggetto, facendolo diventare portatore legittimo mediante la consegna del documento ed
apponendovi la girata a suo favore ovvero in bianco).
Ma se il traente (nella tratta) o lemittente (nel pagher) inseriscono lespressione non allordineo
altra equivalente, si ha la cambiale non allordine, pertanto il credito cambiario pu essere
trasferito solo nelle forme e con gli effetti della cessione ordinaria dei crediti.
titolo completo, poich tutte le clausole che individuano e regolano il
diritto cartolare di credito devono essere contenute nello stesso documento cambiario, senza
possibilit di riferimenti ad altri documenti;
titolo astratto, in quanto il rapporto sottostante tra traente (o
emittente) della cambiale e primo prenditore (detto rapporto di valuta) non risulta dal titolo e pu
essere il pi vario (ad esempio, lobbligo di pagare il prezzo di una vendita). Nella cambiale tratta,
oltre al rapporto di valuta intercorrente tra traente e primo prenditore, vi il rapporto di provvista,
intercorrente tra traente e trattario. Quindi il traente ordina al trattario di pagare una determinata
somma; il portatore della cambiale, pu chiedere al trattario che questi accetti la cambiale (poich
con laccettazione il trattario diventa il principale obbligato cambiario); cio praticamente il
trattario si obbliga a pagare alla scadenza detta somma, poich come avviene di solito egli
debitore della somma verso il traente, per un debito (non cambiario) che pu derivare da un
qualsiasi rapporto giuridico (mutuo, donazione, compravendita) e che detto appunto rapporto di
provvista.
Il trattario, pertanto, pagando la cambiale estingue ambedue i rapporti: ossia il rapporto di valuta del
traente verso il prenditore e il rapporto di provvista di se stesso verso il traente.
titolo esecutivo, in quanto il creditore cambiario ha il potere di iniziare
subito la procedura esecutiva sui beni dei debitori cambiari inadempienti, senza bisogno di ottenere
prima una sentenza di condanna o un decreto ingiuntivo di pagamento.
Ma considerando lampiezza della circolazione della cambiale, emerge che essa (cio la cambiale)
pu essere emessa in uno Stato, pagabile in un altro e circolare in terzo (Stato), si possono
presentare degli inconvenienti di una disciplina differente tra le legislazioni dei diversi paesi molto
gravi. Ecco perch vi lesigenza di una regolamentazione uniforme, in parte attuata mediante le
tre convenzioni di Ginevra del 7 giugno 1930, con le quali i pi importanti Stati dEuropa
continentale ed alcuni Stati dellAmerica latina hanno assunto lobbligo di tradurre come legge
interna dei loro paesi una concordata regolamentazione della cambiale (la c.d. legge cambiaria
uniforme). E nello specifico possiamo dire che, a dette convenzioni lItalia ha dato esecuzione
mediante il r.d. del 14 dicembre 1933 n. 1669 nelle cui norme contenuta sia la disciplina della
cambiale tratta (artt. 1-99) sia quella della cambiale propria (artt. 100-103).
Per quanto riguarda il contenuto della cambiale,diciamo innanzitutto che la cambiale un
documento, stampato o dattiloscritto o manoscritto, in lingua italiana o straniera. Luso
dellapposita carta bollata obbligatorio solo a fini fiscali. Salvi i fini fiscali, la cambiale pu essere
redatta su qualsiasi documento. Gli art. 1 e 100 1.camb. enumerano le clausole che, normalmente,
sono contenute nella cambiale. A tal proposito possiamo distinguere alcune clausole indispensabili
poich la loro mancanza fa s che la cambiale non valga come tale, altre clausole invece possono
anche mancare (c.d. clausole non dispensabili) in quanto vengono surrogate da norme suppletive di
legge, ed infine abbiamo le clausole eventuali che possono essere inserite dallautore della cambiale
soltanto se questi vuole conseguire particolari effetti.
Le clausole indispensabili (o essenziali),sono:
1. La denominazione di cambiale, nella cambiale propria si pu usare anche la denominazione
vaglia cambiario e pagher cambiario. Inoltre opportuno specificare che la denominazione

deve essere espressa nella lingua in cui il titolo redatto, poich la mancanza di questo requisito
produce la nullit del titolo e non vale a supplirne il difetto luso di un modulo bollato o di una
denominazione diversa da quella prescritta (ad esempio, quella di effetto).
2. Lordine incondizionato (nella cambiale tratta) o la promessa incondizionata (nel pagher) di
pagare una somma determinata in moneta nazionale o straniera. La somma pu essere espressa in
lettere o in cifre: se espressa per pi di una volta in lettere o in cifre e le somme sono diverse vale
la somma minore; se, invece, espressa in lettere e in cifre e le somme sono diverse, vale la somma
scritta in lettere.
3. Il nome del creditore, primo prenditore o beneficiario;
4. La data in cui la cambiale emessa, e a tal proposito opportuno specificare che la data indicata
nel titolo si presume vera fino a prova contraria.
5. Nella cambiale tratta il nome, il luogo e la data di nascita, ovvero il codice fiscale del
trattario, cio della persona destinataria dellordine di pagamento. La persona del trattario pu
coincidere con quella del traente: di solito ci accade quando la cambiale tratta da una sede
dellimpresa su unaltra sede della stessa impresa.
6. La sottoscrizione del traente o dellemittente, e a tal proposito bisogna specificare che
mentre tutte le clausole precedenti possono essere stampate o scritte a macchina o di pugno di
persona diversa dallemittente o dal traente, la sottoscrizione deve essere autografa, cio di pugno
dellemittente o del traente, e deve contenere il suo nome (anche abbreviato o indicato con la sola
iniziale) e cognome, ovvero la sua ditta; inoltre, lemittente deve anche aggiungere il luogo, la data
di nascita e il codice fiscale. Se si tratta di una societ, di unassociazione o di un altro ente, vi
devessere la sottoscrizione autografa della persona fisica che ne ha la rappresentanza, e
lindicazione (anche non autografa) che lobbligazione assunta nel nome dellente.
Le clausole non indispensabili, perch in mancanza si applicano le norme suppletive di legge
sono:
1. Lindicazione della scadenza, in cui a norma dellart. 38 1.camb. si pu scegliere solo tra
queste quattro forme di scadenza:
a vista, e in tale ipotesi la cambiale scade in qualunque momento il portatore ne richieda il
pagamento al debitore principale (e a tal proposito ricordiamo che nella cambiale propria, debitore
principale lemittente; mentre nella tratta, il trattario), purch la richiesta avvenga entro lanno
dallemissione della cambiale.
a certo tempo vista, ed in tale ipotesi la cambiale scade dopo il decorso del tempo stabilito a
cominciare dal giorno in cui la cambiale presentata al trattario per laccettazione o allemittente
per il visto (ad esempio, cambiale con scadenza a un mese vista: in questo caso la scadenza si ha
dopo il decorso di un mese dal giorno della presentazione della cambiale al trattario o allemittente).
a certo tempo data, ed in tale ipotesi la cambiale scade dopo il decorso del tempo stabilito,a
cominciare dalla data di emissione.
a giorno fisso, quando cio indicato un giorno determinato (ad esempio, il 30 settembre 2008).
Lelencazione di tali forme di scadenza tassativa , e perci la cambiale nulla se indicata un
altra forma di scadenza ovvero se a scadenze successive. Se per nella cambiale non indicata
nessuna scadenza, la cambiale valida e la scadenza si considera a vista.

2. Lindicazione del luogo di pagamento. Per luogo di pagamento si deve intendere sia il territorio
comune, in cui la cambiale pagabile, sia il domicilio in cui la cambiale deve essere presentata per
il pagamento. In mancanza di indicazione ,nella cambiale propria il luogo di emissione si considera
luogo di pagamento e domicilio dellemittente; nella cambiale tratta il luogo indicato accanto al
nome del trattario si considera luogo di pagamento e domicilio del trattario. Se la cambiale
pagabile non al domicilio dellobbligato principale, ma al domicilio di un terzo, si dice domiciliata
e precisamente se il pagamento deve essere fatto direttamente dal terzo ( si parla di domiciliazione
propria o completa) se, invece, il pagamento al domicilio del terzo deve essere fatto
dallobbligato principale (si parla di domiciliazione impropria o incompleta). Se nella cambiale non
precisato chi deve provvedere al pagamento, allora questo deve essere fatto dal terzo
domiciliatario (art. 4 c.4 1.camb.); il terzo, tuttavia, non diventa obbligato cambiario, e viene
considerato soltanto rappresentante dello stesso obbligato.
3. Lindicazione del luogo dove la cambiale emessa. In mancanza di indicazione, si considera
luogo di emissione quello indicato accanto al nome del traente (nella cambiale tratta) e quello
indicato accanto al nome dellemittente (nella cambiale propria). Ed infine abbiamo le clausole
eventuali come ad esempio la clausola non allordine, senza spese, non accettabile. Per
queste clausole vale il principio generale, in base alla quale se esse non sono apposte dal traente o
dallemittente, valgono per tutti gli obbligati cambiari; se, invece, dette clausole sono apposte da un
girante, valgono solo per il girante che le ha apposte.
Unaltra clausola facoltativa la clausola di interessi che pu essere apposta solo nelle cambiali
con scadenza a vista e a certo tempo vista, indicando il tasso di interessi; mentre essa non pu
apporsi nelle cambiali con scadenza a certo tempo data e a giorno fisso poich in queste ipotesi
al momento dellemissione si pu calcolare con precisione il periodo di durata del credito cambiario
e perci pu anche calcolarsi lammontare degli interessi dovuti, conglobandoli nella somma
cambiaria. Se non fissata una decorrenza diversa, gli interessi decorrono dalla data di emissione
(art. 5 ultimo comma 1.camb.).
78. Regime fiscale della cambiale.
Il pagamento dellimposta di bollo richiesto ai fini fiscali, e non per la validit della cambiale. Se
sin dallinizio il documento non stato bollato o stato bollato in misura insufficiente, la cambiale
non ha la qualit di titolo esecutivo (linefficacia della cambiale come titolo esecutivo deve essere
rilevata e pronunciata dal giudice anche dufficio). Pertanto, fino a quando la cambiale non viene
regolarizzata, corrispondendo limposta di bollo dovuta e pagando le relative pene pecuniarie, il
portatore non pu esercitare i diritti cambiari neanche in un autonomo giudizio di cognizione.
79. Cambiale in bianco.

La cambiale deve essere completa in tutte le sue clausole essenziali soltanto nel momento in cui
viene presentata per il pagamento. Viceversa, al momento dellemissione la cambiale pu essere
incompleta: infatti non occorre che le clausole cambiarie siano di pugno dellautore del titolo, e
perci possono essere apposte anche successivamente dal portatore della cambiale; di solito si
ritiene, per, che perch si abbia la cambiale in bianco deve gi essere stata apposta, non solo la
sottoscrizione dellautore del titolo (traente o emittente), ma anche la denominazione di cambiale
nel contesto della dichiarazione di debito. Tale soluzione si spiega con lesigenza di assicurare che
il sottoscrittore abbia avuto la consapevolezza di assumere una obbligazione cambiaria. Tuttavia
secondo la Cass. 25 maggio 1960 n.1355 per aversi una cambiale in bianco sufficiente la firma
apposta nel modulo filigranato che lesperienza comune considera cambiale; chi aderisce a questo
ordine di idee, ammette che anche se il documento non vale come cambiale (in bianco), tuttavia
esso vale almeno come ricognizione di debito a norma dellart. 1988. Se una cambiale viene emessa
in bianco in qualche sua clausola, ci avviene di solito perch la determinazione di quella clausola
deve avvenire successivamente allemissione. [Ad esempio, Tizio compra una partita di cotone al
prezzo medio che si praticher quellanno in un certo mercato e, in pagamento del prezzo,
sottoscrive una cambiale; la somma viene lasciata in bianco, convenendosi che il titolare della
cambiale la riempir in base al prezzo medio, quando questo sar noto. Il negozio con cui si
conviene tra autore della cambiale e prenditore della stessa si chiama accordo di riempimento.]
La clausola pi frequentemente lasciata in bianco proprio quella relativa alla determinazione della
somma cambiaria, ma tuttavia pu essere lasciata in bianco qualunque clausola essenziale,
purch al momento dellemissione risulti la denominazione di cambiale e sia stata apposta la
sottoscrizione autografa dellautore del titolo. Non si ha, invece, cambiale in bianco quando manca
un elemento della cambiale a cui supplisce una norma di legge (ad esempio, la cambiale in cui
manca lindicazione della scadenza non una cambiale in bianco perch la scadenza si considera a
vista). Chi emette a favore di altri una cambiale in bianco d al titolare della cambiale il potere di
riempire la clausola in bianco secondo laccordo di riempimento o, in mancanza, secondo le
clausole del rapporto sottostante. Colui che ha ricevuto o ha avuto trasferito una cambiale in bianco
deve riempirla secondo laccordo di riempimento o, in mancanza, in conformit del rapporto
sottostante; pertanto, se viola detto accordo, il debitore pu opporgli leccezione di inosservanza
dellaccordo o del rapporto, e deve soddisfare lobbligazione cambiaria secondo quanto risulta da
dette convenzioni, e non secondo la clausola apposta sulla cambiale (in riferimento allesempio
precedente, se il titolare della cambiale scrive una somma superiore al prezzo medio, il debitore
deve pagare solo il prezzo medio). Leccezione di inosservanza degli accordi di riempimento pu
essere opposta dal debitore anche ai successivi portatori della cambiale; ma non pu essere opposta,
tra questi, a chi ha avuto trasferita la cambiale gi completa, ignorando senza sua colpa grave che
la cambiale era stata completata in difformit dellaccordo di riempimento. Lonere della prova
dellabusivo riempimento spetta al debitore, che ha proposto leccezione. Il titolare della cambiale
in bianco decade dal diritto di riempirla dopo 3 anni dal giorno dellemissione; tale decadenza non

pu opporsi al titolare di buona fede, al quale il titolo sia pervenuto gi completo. Inoltre, secondo
la cassazione, al creditore che promuove lazione cambiaria dopo il triennio dalla data di emissione
del titolo incombe lonere di provare che il riempimento avvenuto tempestivamente.
80. Pluralit e indipendenza delle obbligazioni cambiarie.
La cambiale nasce con la dichiarazione cambiaria del traente (o dellemittente); ma spesso, dopo
lemissione del titolo e prima della scadenza, sulla cambiale vengono aggiunte altre dichiarazioni,
da ognuna delle quali nasce un obbligo cambiario del sottoscrittore verso il creditore cambiario.
Inoltre, la cambiale un titolo allordine, e quindi circola per mezzo della girata, la quale (girata)
oltre a produrre leffetto di fare diventare il giratario portatore legittimo della cambiale (funzione di
trasferimento), fa diventare il girante obbligato cambiario nei confronti del proprio giratario e dei
giratari successivi (funzione di garanzia). Infine, vi possono essere le dichiarazioni di avallo con cui
si garantisce il pagamento del debito cambiario assunto da un altro soggetto; in questo caso, infatti,
anche gli avallanti diventano obbligati cambiari, assumendo la stessa posizione dellobbligato
cambiario per il quale hanno garantito, indicato nella stessa dichiarazione di avallo e detto avallato.
opportuno specificare, inoltre, che gli obbligati cambiari si distinguono in:
- obbligati diretti, ossia emittente, accettante e loro avallanti
- ed in obbligati di regresso, ovvero traente, giranti e loro avallanti.
Questa distinzione molto importante in quanto, gli obblighi degli obbligati diretti almeno in parte
sono regolati diversamente dagli obblighi degli obbligati di regresso; infatti, solo gli obblighi degli
obbligati di regresso si estinguono per mancanza di protesto ed il termine di prescrizione degli
obblighi degli obbligati diretti pi lungo di quello degli obblighi degli obbligati di regresso. Se,
alla scadenza, lobbligato principale rifiuta il pagamento della somma indicata, lultima giratario
(cio, lattuale portatore legittimo del titolo) pu rivolgersi per il pagamento ad uno qualunque, a
sua scelta, tra gli obbligati cambiari; ovvero, solo se il pagamento compiuto dallemittente o
dallaccettante (ossia, dallobbligato principale) si estinguono tutti i rapporti cambiari, mentre se il
pagamento viene invece fatto da un altro obbligato cambiario (ad esempio, da uno dei giranti),
questi pu pretendere a sua volta il rimborso di quanto ha pagato dai giranti che lo precedono, dal
traente e dai loro avallanti. Si ha, dunque, un ordine (o nesso) cambiario, in cui il primo posto
occupato dallaccettante o dallemittente; il secondo dai loro avallanti; il terzo dal traente; il quarto
dai suoi avallanti; il quinto dal primo girante; il sesto dai suoi avallanti; il settimo dal secondo
girante, ecc In questo ordine, ognuno obbligato verso coloro che lo seguono e pu, se stato
costretto al pagamento da qualcuno di coloro verso i quali obbligato, rivolgersi contro coloro che
lo precedono nellordine cambiario. Per quanto riguarda lindipendenza delle obbligazioni
cambiarie diciamo che le varie obbligazioni (che derivano dalle varie dichiarazioni cambiarie)
godono del principio di indipendenza, nel senso che linvalidit di una delle obbligazioni non
influisce sulla validit delle altre obbligazioni (art. 7 1. camb). Pertanto, se lobbligazione del
traente o dellemittente nulla perch la sua sottoscrizione falsa, restano valide le obbligazioni del
suo avallante, dellaccettante, dei giranti. Se, invece, lobbligazione del traente o dellemittente
nulla per vizio di forma ( ad esempio, si firmato con il solo cognome ovvero con uno pseudonimo)

o di contenuto ( ad esempio, la promessa o lordine di pagamento sono sottoposti a condizione) non


sono valide come obbligazioni cambiarie neppure le relative dichiarazioni di altri soggetti; e questo
perch la nullit della dichiarazione dellautore del titolo importa la nullit del titolo stesso. Mentre,
se il vizio formale riguarda invece la dichiarazione di un obbligato cambiario diverso
dallautore del titolo (ad esempio, girante accettante, avallante) allora in questo caso saranno nulle
soltanto le singole obbligazioni di costoro, ma in base al principio di indipendenza rimarranno
valide le obbligazioni cambiarie degli altri soggetti. Lunica eccezione al principio di indipendenza
quella della disposizione dellart. 37 c.2 1.camb. , in base alla quale linvalidit dellobbligazione
dellavallato per vizio di forma produce linvalidit dellobbligazione dellavallante. Tuttavia, le
dichiarazioni cambiarie possono essere compiute anche per mezzo di rappresentante; ovviamente
dalla dichiarazione o dalla sottoscrizione deve apparire che il dichiarante non si obbliga in nome
proprio, ma in nome del rappresentato; poich se cos non fosse il rappresentante rimarrebbe
obbligato in proprio. E precisamente, a norma dellart. 12 1.camb., il rappresentante il quale abbia
il potere generale di assumere obbligazioni in nome di un rappresentato che non sia imprenditore
commerciale, non ha il potere di assumere obbligazioni cambiarie, a meno che nella procura non gli
sia esplicitamente concesso questo potere; viceversa, il rappresentante il quale abbia il potere
generale di assumere obbligazioni per un rappresentante che imprenditore commerciale, per ci
stesso ha anche il potere di assumere obbligazioni cambiarie, a meno che nella procura questo
potere non sia stato espressamente escluso. Se, inoltre, il rappresentante non ha il potere di
obbligarsi cambiariamente in nome del rappresentato, questultimo non diventa obbligato
cambiario; infatti al suo posto rimane obbligato cambiario il falsus procurator (art. 11 1. camb.).
Se, per, il debito cambiario stato assunto da un amministratore rappresentante di societ per
azioni malgrado gli fosse vietato dallo statuto, si applica la disciplina prevista dallart. 2384 c.2,
assumendo che la societ risponde egualmente del debito, salvo riesca a provare che il terzo
beneficiario della cambiale ha agito intenzionalmente in suo danno. Per quanto riguarda infine il
contenuto delle dichiarazioni cambiarie, diciamo che bisogna tenere presente che le dichiarazioni
cambiarie non possono essere sottoposte a condizioni; infatti se la condizione viene apposta alle
dichirazioni del traente o dellemittente, nulla la stessa cambiale, e quindi non ha valore
nessunaltra dichiarazione cambiaria, da chiunque apposta. Se la condizione apposta
allaccettazione o allavallo, nulla solo lobbligazione dellaccettante o dellavallante; se viene
apposta da una girata, la girata valida, ma la condizione si ha per non scritta (art. 16 c.1 1. camb.).
81. L accettazione.
Laccettazione un istituto proprio della cambiale tratta, e il suo effetto quello di far diventare il
trattario obbligato cambiario diretto (art. 33 c.1 1. camb.). Prima dellaccettazione, infatti, il
portatore non ha contro il trattario nessuna azione: n cambiaria, appunto perch manca
laccettazione e n ordinaria, perch anche se il trattario debitore verso il traente ed anche se lha
autorizzato a emettere la tratta, tale obbligazione sussiste sul piano extracambiario soltanto
verso il traente, e non verso il portatore della cambiale. Laccettazione pu essere chiesta fino al
giorno della scadenza dal portatore legittimo o anche da un semplice detentore della cambiale: cio

laccettazione va chiesta alla residenza del trattario (ai sensi dellart. 26 1. camb.). La cambiale a
certo tempo vista deve essere presentata allaccettazione entro 1 anno dalla data di emissione; il
termine annuale pu essere prolungato o abbreviato dal traente, mentre dai giranti pu essere
soltanto abbreviato (art. 28 1. camb.). Il traente pu vietare che la cambiale sia presentata
allaccettazione (di solito ci accade quando il traente si riserva di fornire al trattario la provvista
solo alla scadenza della cambiale): questo divieto si attua apponendo sulla cambiale la clausola
non accettabile o altra equivalente. Non si pu dichiarare la cambiale non accettabile nelle
seguenti tre ipotesi (art. 27 c.2 1. camb.):
1. quando la scadenza a certo tempo vista (e quindi la cambiale deve essere presentata
allaccettazione, onde inizi a decorrere il tempo per il pagamento);
2. quando la cambiale pagabile da un terzo (domiciliazione completa);
3. quando deve essere pagata dallo stesso trattario, ma in un luogo diverso dalla sua residenza
(domiciliazione incompleta).
In tutte le ipotesi di cambiale domiciliata, la presentazione per laccettazione necessaria per
consentire al trattario di predisporre i mezzi, per evitare che il pagamento venga fatto nel luogo e
dalla persona indicati dalla cambiale. Nellipotesi in cui il traente apponga la clausola non
accettabile, se egualmente la cambiale viene presentata allaccettazione e il trattario la rifiuta, gli
obbligati di regresso non sono responsabili per il questo rifiuto. Se invece, malgrado la clausola
non accettabile, il trattario accetta la cambiale, laccettazione valida e laccettante diventa
obbligato cambiario diretto. Il traente pu anche vietare che la presentazione dellaccettazione
avvenga prima che sia trascorso un dato termine (dilatorio), nel qual caso egli libero da
responsabilit per il rifiuto dellaccettazione richiesta prima della scadenza di detto termine (art. 27
c.3 1. camb. ). Il trattario, al quale sia chiesta laccettazione, pu chiedere che gli sia fatta una
seconda presentazione il giorno seguente (in modo che egli possa servirsi del giorno di intervallo
per chiedere notizie della cambiale al traente, soprattutto per accertare che la cambiale sia stata
effettivamente emessa dallo stesso traente). Tuttavia, il trattario non pu pretendere che la cambiale
sia lasciata in sua detenzione. Se il trattario richiede la seconda presentazione e il portatore non
gliela concede, il portatore non pu esercitare lazione di regresso per mancata accettazione, purch
la richiesta della seconda presentazione e il rifiuto di concederla risultino dal protesto (art. 29 1.
camb.). Per quanto riguarda la forma dellaccettazione, il trattario accetta la cambiale apponendo
sulla stessa la clausola accettato o visto ,o altra equivalente, seguita dalla sottoscrizione
autografa, e dallindicazione del luogo e della data di nascita ovvero dal codice fiscale.
Laccettazione deve essere apposta sulla cambiale e non ha quindi valore di obbligazione cambiaria
di unaccettazione per un atto separato (ad esempio, per lettera o per telegramma). Quanto, invece,
alla Revoca dellaccettazione diciamo che se la sottoscrizione viene cancellata dal trattario prima di
restituire il titolo, laccettazione si ha per non avvenuta in quanto la cancellazione si presume fatta
fino a prova contraria - prima della restituzione del titolo (art. 34 c.1 1. camb.). Se per il trattario,
prima della cancellazione, ha dato notizia per iscritto dellaccettazione al portatore o ad un qualsiasi
firmatario della cambiale, rimane obbligato cambiariamente verso costoro. Dunque, se il trattario
rifiuta laccettazione, non diviene obbligato cambiari. In seguito al rifiuto, il portatore legittimo

della cambiale, dopo aver fatto constatare la mancanza di accettazione per mezzo del protesto, pu
esercitare subito (ossia, senza attendere la scadenza della cambiale) il suo credito di regresso contro
il traente, i giranti e i loro avallanti (c.d. azione di regresso per mancata accettazione), pretendendo
dagli stessi il pagamento della loro somma cambiaria, detratto lo sconto (a tal proposito opportuno
specificare che ai sensi degli artt. 50 e 55 c.2 1. camb, per sconto sintende la somma
corrispondente agli interessi, calcolati in base al tasso ufficiale vigente alla data del regresso, dal
giorno del pagamento anticipato al giorno della scadenza fissata nella cambiale). Laccettazione
deve essere incondizionata, cio fatta per tutta la somma e senza introdurre modifiche (art. 31 1.
camb.). Se laccettazione viene fatta sotto condizione, laccettante non assume alcuna obbligazione
cambiaria e si hanno perci gli stessi effetti che nel caso di rifiuto dellaccettazione; se
laccettazione viene fatta solo per una parte della somma o introducendo modifiche, laccettante
resta obbligato cambiariamente nei termine della sua accettazione, ma il portatore pu agire subito
contro gli obbligati di regresso (nel caso di accettazione parziale pu agire solo per la differenza di
somma).
82. L avallo.
Lavallo una dichiarazione cambiaria mediante la quale il dichiarante (detto avallante) assume
una garanzia, letterale ed astratta, per il pagamento totale o parziale della somma indicata nella
cambiale, collocandosi nella stessa posizione formale di un altro obbligato cambiario da lui indicato
e detto avallato (art. 35 1. camb.). Per compiere una dichiarazione di avallo basta apporre sulla
cambiale o sullallungamento la propria firma preceduta dalla clausola per avallo di (il nome
dellavallato) o altra equivalente. Se non si indica il nome dellavallato, nella cambiale tratta si
presume che avallato sia il traente, e nel pagher cambiario lemittente (in qualunque tipo di
cambiale, perci, la legge presume che lavallo dato senza indicazione del garantito concesso a
favore di colui che ha emesso la cambiale). Lavallante obbligato nello stesso modo dellavallato:
pertanto un obbligato diretto se lavallato un obbligato diretto, mentre un obbligato di regresso
se lavallato un obbligato di regresso (art. 37 c.1 1. camb.). Nellordine cambiario, lavallante si
inserisce subito dopo il suo avallato e, perci, obbligato cambiariamente verso tutti coloro verso i
quali obbligato lavallato, mentre, se soddisfa il debito cartolare, pu rivolgersi con lazione
cambiaria contro lavallato e contro tutti coloro che sono obbligati cambiariamente verso lavallato
(cio contro coloro che, precedono lavallato nellordine cambiario). Lobbligazione dellavallante
non sussidiaria rispetto a quella dellavallato: i due sono debitori cambiari solidali, e quindi il
portatore ha diritto di rivolgersi per il pagamento stesso allavallante senza bisogno di rivolgersi
preliminarmente allavallato. Lobbligazione dellavallante valida anche se non lo quella
dellavallato (ad esempio. lobbligazione dellavallato annullabile perch lavallato incapace,
ovvero nulla, perch la sottoscrizione dellavallato falsa). Solo in un caso linvalidit
dellobbligazione dellavallato produce linvalidit dellobbligazione dellavallante, e precisamente

quando linvalidit deriva da un vizio di forma (ad esempio, lavallato ha sottoscritto con il solo
cognome, senza aggiungere neppure liniziale del nome).
83. La cambiale di favore.
Oltre allavallo, il pagamento di una cambiale pu anche essere garantito mediante lintervento di
un terzo che, sulla base di una convenzione (detta di favore) con colui che il vero debitore nel
rapporto sottostante, rilascia in veste di emittente una cambiale (detta di favore) allo stesso debitore
del rapporto sottostante che a sua volta quale primo prenditore, la gira a colui che nel rapporto
sottostante il vero creditore, assumendo cos quale girante unobbligazione cambiaria di regresso.
E precisamente, lemittente detto favorente, il prenditore-girante detto favorito. In ipotesi di
questo tipo, il favorente rimane obbligato nei confronti dei portatori della cambiale estranei alla
convenzione di favore in conformit al tipo di dichiarazione che ha apposto sul titolo. In virt della
stessa convenzione di favore, poi, il favorente ha diritto di ripetere dal favorito le somme che
eventualmente stato costretto a pagare al portatore del titolo in base allobbligazione cambiaria da
lui assunta; a questo fine, il favorente pu anche usufruire dellazione cambiaria se il favorito figura
come obbligato cambiario nei suoi confronti (ad esempio, il favorito ha girato la cambiale al
favorente perch questi la girasse, divenendo obbligato di regresso, al vero creditore del favorito;
pertanto, se il favorente ha dovuto pagare, potr esercitare a sua volta lazione cambiaria di regresso
contro il favorito).

84. La circolazione della cambiale.La girata.


Il credito cambiario normalmente si trasferisce (compiendo latto di trasferimento) e facendo
diventare lacquirente portatore legittimo del titolo: e quindi praticamente apponendo sul titolo la
girata e consegnandolo allacquirente (art. 15 c.1 1.camb.). Ma se il traente o lemittente hanno
emesso la cambiale apponendovi la clausola non allordine o una clausola equivalente, il credito
cambiario si pu trasferire solo con un atto di cessione, e cio compiendo il negozio di
trasferimento e notificandolo al debitore; in questo modo lacquirente non acquista un credito
letterale ed autonomo, ma lo stesso credito dellalienante, con la conseguenza che allacquirente si
possono opporre tutte le eccezioni che si potevano opporre allalienante (art. 15 c.2 1.camb.). Se
invece la clausola non allordine non apposta dal traente o dallemittente, ma da uno dei giranti,
essa non incide sulla legge di circolazione della cambiale, ma incide sulla funzione di garanzia che
propria della girata, nel senso che il girante che ha apposto detta clausola rimane responsabile in
via di regresso solo verso il suo immediato giratario, ma non verso i giratari successivi (art. 19 c.2
1. camb.). La girata deve essere scritta sulla cambiale o sullallungamento, e deve essere sottoscritta
dal girante (ai sensi dellart. 17 c.1 1.camb.); e precisamente, pu essere apposta sia sulla faccia
anteriore del titolo, sia sulla faccia posteriore (salvo lipotesi che si tratti di una girata in bianco,
ovvero una girata in cui non stato indicato il nome del giratario, ossia sottoscrizione non
accompagnata da una dichiarazione che ne indichi esplicitamente la natura). La girata in bianco,
infatti, per essere valida deve essere scritta esclusivamente a tergo della cambiale o

sullallungamento (art. 17 c.2 1. camb.). La girata, inoltre, deve essere incondizionata: pertanto, se
vi apposta una condizione, questa si considera non scritta e la girata vale come se fosse
incondizionata (vitiatur, sed non vitiat); viceversa la girata parziale nulla, e quindi il giratario non
diventa portatore legittimo della cambiale (art. 16 1.camb.). Il credito cambiario pu anche essere
trasferito senza girata, e quindi senza far diventare lacquirente portatore legittimo del titolo,
mediante uno dei modi di trasferimento previsti dal diritto comune (ad esempio, per successione
mortis causa): in questo caso per il cessionario o lerede, non acquistano un credito cartolare (cio
letterale ed autonomo), ma lo stesso credito del cedente o del defunto, e perci al cessionario o
allerede si possono oppore tutte le eccezioni che si potevano opporre al cedente o al defunto (art.
25 1. camb.). Questa conseguenza si ha in tutte le ipotesi in cui il credito stato trasferito mediante
cessione (e non mediante girata), sia che poi fosse possibile trasferire il titolo mediante girata, sia
che ci non fosse possibile, perch lautore del titolo vi aveva apposto la clausola non allordine o
altra equivalente. Eccezionalmente, gli stessi effetti della cessione ordinaria dei crediti si hanno
anche nellipotesi di trasferimento mediante girata, quando questultima (cio la girata) tardiva. A
tal proposito opportuno specificare che la girata tardiva non la girata successiva alla scadenza
ma quella fatta in un momento ulteriore, e cio posteriormente al protesto per mancato pagamento
ovvero dopo che trascorso il termine previsto per levare utilmente detto protesto; in questo caso il
giratario non acquista un credito letterale ed autonomo, e perci gli si possono opporre le stesse
eccezioni che gli si potevano opporre al girante (art. 24 1.camb.). Si parla in questa ipotesi di girata
anomala,e la stessa qualificazione si usa anche per la girata per procura;anche nellipotesi di girata
per procura ,infatti al giratario gli si possono opporre le stesse eccezioni che si potevano opporre al
girante ,ma ci dipende dal fatto che titolare del credito cambiario rimasto il girante ,in quanto il
giratario solo il suo rappresentante ,incaricato di incassare il credito cambiario per suo conto.
Tutte le ipotesi di girate anomale sono:
1. Le ipotesi di girata per procura;
2. Lipotesi di girata dopo il protesto per mancato pagamento o dopo che sia trascorso il termine
utile per levare il protesto;
3. Lipotesi in cui il giratario abbia acquistato il suo credito con lintenzione di privare il debitore
cambiario delle eccezioni personali che questi poteva opporre al girante;
Nelle ultime due ipotesi si ha una vera e propria deroga dei principi di letteralit ed autonomia.
Deroga invece non si ha anche se le due ipotesi sono identiche ,nellipotesi di girata per procura,e
nellipotesi in cui il credito cartolare sia stato trasferito non mediante girata,ma mediante cessione,
ipotesi nella quale ai titolari successivi del credito possono essere apposte le medesime eccezioni
che potevano essere apposte ai titolari precedenti,appunto perche nella cessione ordinaria dei crediti
i principi di letteralit ed autonomia non trovano mai applicazione. La girata cambiaria non adempie
solo alla funzione di trasferimento del credito ma anche ad una funzione di garanzia ,in quanto fa
nascere una obbligazione cambiaria di regresso del girante che diventa responsabile
dellaccettazione e del pagamento verso il proprio giratario e verso tutti i successivi giratari della
cambiale. Se il girante vuole evitare di diventare obbligato di regresso ,pu farlo,e a questo fine
deve apporre la clausola senza garanzia o altra equivalente;se vuole diventare obbligato di
regresso soltanto verso il proprio giratario e non verso i giratari successivi,deve apporre la
clausolanon allordine.
85. La cambiale ipotecaria.

Con la girata della cambiale, oltre al credito cambiario, si trasferiscono anche tutti i diritti accessori
ad esso inerenti, (art. 18 c.1 1.camb.), che assistono il credito cambiario garantendone il pagamento.
Tra questi diritti particolare importanza hanno:
pegno, in cui lesempio pi noto quello delle c.d. tratte documentate
ipoteca, in cui la possibilit che la cambiale contenga una clausola in cui si dichiara che a
garanzia del pagamento del credito cartolare - stata costituita unipoteca, prevista espressamente
dallart. 2831 c.c. : e precisamente, a tal proposito si parla di cambiale ipotecaria; per essere
costituita, lipoteca deve essere iscritta nei registri immobiliari a favore dellattuale possessore della
cambiale ed inoltre deve essere annotata sulla cambiale a cura del conservatore (art. 2839 c.2).
Dopo la costituzione anche lipoteca (allo scopo di rallentare la rapidit di circolazione della
cambiale) si trasferisce ai successivi portatori legittimi del titolo, senza che occorra annotare i
successivi trapassi nel registro immobiliare (art. 2831 c.2), e poich lipoteca costituisce un
accessorio del credito cambiario essa si trasferisce in modo autonomo, e pertanto con la girata si
trasmette al portatore legittimo della cambiale anche nel caso di acquisto a non domino. Perch ci
avvenga occorre, tuttavia, che lipoteca sia stata costituita validamente, pertanto ai successivi
portatori della cambiale ipotecaria rimangono opponibili i vizi relativi al negozio di concessione
dellipoteca o allatto di iscrizione nei registri immobiliari. Per la cancellazione dellipoteca,
occorre presentare al conservatore un atto (autentico) di consenso alla cancellazione da parte del
creditore iscritto nei registri immobiliari; occorre inoltre presentare il titolo cambiario, che viene
restituito dopo che il conservatore vi ha eseguito lannotazione della cancellazione (art. 2887 c.1). E
precisamente, il consenso alla cancellazione viene prestato dopo il pagamento della cambiale: e
dunque, se viene prestato prima del pagamento si perde lazione di regresso nei confronti dei giranti
anteriori alla cancellazione dellipoteca (art. 2887 c.2). A tal proposito diciamo che, particolarmente
diffusi sono le cambiali emesse in occasione dellacquisto di autoveicoli ed assistite da privilegi che
sono considerati ipoteche (art. 2810).
86. La cessione della provvista.
Lemissione e il trasferimento della cambiale tratta consentono la costituzione e il trasferimento del
solo credito cartolare, e non la cessione del credito derivante dal rapporto di provvista tra traente e
trattario (infatti, questi diventa obbligato cambiario nei confronti del portatore legittimo della tratta
solo in seguito allaccettazione). La mancanza, prima dellaccettazione del trattario, di un obbligato
cambiario principale pu intralciare la circolazione della cambiale (rendendone difficile lo sconto
bancario). Eccezionalmente stato perci ammesso che il traente possa inserire nella cambiale una
clausola di cessione del credito (extracartolare) derivante dal rapporto di provvista. Lapposizione
della clausola di cessione della provvista , tuttavia, soggetta ad alcuni limiti, e precisamente:
atte che non
devono essere presentate allaccettazione (tratte, cio, con la clausola non accettabile). Ne deriva,
dunque, che la clausola di accettazione della provvista diviene inefficace se la cambiale viene
successivamente accettata.
inoltre, vale nei limiti del credito di provvista, e questo credito deve avere origine da
un rapporto di fornitura di merci fatta dal traente al trattario (quale vendita, somministrazione, );

favore di una banca o di un banchiere:


essa per giova a tutti i successivi portatori del titolo;
(la clausola) deve contenere la data e il numero della fattura relativa alla fornitura della merce;
notificata a questultimo debitore: a tal proposito opportuno specificare che la notificazione pu
essere fatta anche a mezzo di raccomandata con avviso di ricevimento, che deve contenere le
indicazioni occorrenti per la identificazione della cambiale.
Dopo la notifica della cessione, il credito di provvista si trasferisce con la consegna e la girata della
cambiale: di conseguenza il trattario non liberato se paga a persona diversa dal portatore della
tratta. Poich il credito ceduto per lo stesso (credito) del cedente derivante dal rapporto di
provvista, il trattario ceduto pu opporre al cessionario tutte le eccezioni desumibili da questo
rapporto.
87. Scadenza e pagamento.
Alla scadenza, il pagamento della somma cambiaria deve essere chiesto al trattario nella cambiale
tratta, e allemittente nella cambiale propria. Quanto al tempo, invece, diciamo che il pagamento
deve essere chiesto nel giorno di scadenza (se questo non festivo) o in uno dei due giorni feriali
successivi (art. 43 c.1 1.camb.). A tal proposito opportuno specificare che, se la data di scadenza
cade in giorno festivo legale, allora essa prorogata al primo giorno feriale successivo (art. 96
1.camb.). Se si tratta di scadenza a vista, la cambiale deve essere presentata al pagamento entro un
anno dalla data di emissione, anche se tuttavia il traente pu allungare od abbreviare detto termine,
mentre i giranti possono soltanto abbreviarlo (art. 39 c.1 1.camb.). Inoltre, se si lascia trascorrere
senza richiedere il pagamento il termine abbreviato dal traente, si perde lazione cambiaria contro
tutti gli obbligati di regresso; mentre, se si lascia trascorrere il termine abbreviato da un girante, si
perde solo lazione di regresso contro quel girante (art. 60 c.2 e 3 1.camb.). Quanto al luogo, la
cambiale deve essere presentata nel luogo (ossia comune) e allindirizzo indicato quale luogo di
pagamento; nel caso in cui mancasse lindirizzo, allora il pagamento deve essere chiesto nella casa
di residenza delle seguenti persone:
a) del trattario, nella cambiale tratta;
b) dellemittente, nel pagher;
c) del domiciliatario, nella cambiale domiciliata (art. 44 1.camb.).
Inoltre, legittimato a chiedere il pagamento trattandosi di un titolo allordine il portatore
legittimo della cambiale, ovvero chi risulta ultimo giratario in base ad una serie continua di girate;
opportuno specificare tuttavia che le girate cancellate si hanno per non scritte (art. 20 c.1
1.camb.). Il debitore non obbligato a verificare che le firme dei giranti siano autentiche, dovendo
solo controllarne la continuit formale; ma tuttavia se il debitore non conosce di persona
lultimo giratario, deve accertane lidentit (ad esempio, pretendendo lesibizione di un documento
di identificazione quale: passaporto, carta didentit, ). In deroga allart. 1181 c.c., il portatore
non pu rifiutare il pagamento parziale; infatti, in caso di pagamento parziale il trattario o
lemittente non possono pretendere la restituzione del titolo quietanzato, ma possono esigere che del
pagamento parziale sia fatta menzione sulla cambiale e che gliene sia data ricevuta (art. 45 c.2 e 3
1.camb.). Inoltre, il portatore legittimo della cambiale pu rifiutarne il pagamento anticipato, cio
che gli viene offerto prima della scadenza; daltra parte, il debitore, che paga prima della scadenza,

paga a suo rischio e pericolo, poich se dimostra successivamente che il portatore legittimo, al quale
egli ha pagato la somma cambiaria, non era il titolare del credito cambiario e che il vero titolare
avrebbe potuto fare valere i suoi diritti se il pagamento non fosse stato anticipato, costretto a
pagare una seconda volta.
MORA DEL CREDITORE: se la cambiale non viene presentata per il pagamento nel termine
stabilito, qualsiasi debitore cambiario ha facolt di depositare la somma presso lautorit
competente (che, per le cambiali pagabili nella Repubblica, la Banca dItalia) a spese, rischio e
pericolo del creditore cambiario (art. 48 1.camb.).
88. Le azioni cambiarie: l azione diretta e di regresso.
Se, alla presentazione della cambiale, il pagamento viene rifiutato dal trattario o dallemittente, il
portatore legittimo pu pretenderlo da tutti gli obbligati cambiari, e quindi pu agire giudizialmente
contro di essi. Distinguiamo:
1. Azione cambiaria diretta: per agire contro gli obbligati diretti (accettante o emittente, e loro
avallanti), sufficiente provare il rifiuto del pagamento in qualunque modo, senza bisogno di
ricorrere al protesto n osservare alcunaltra formalit.
Si pu agire indifferentemente contro uno qualsiasi degli obbligati cambiari, trattandosi di
obbligazioni solidali. Se a pagare un avvallante, costui a sua volta potr esercitare lazione
cambiaria contro lavallato (emittente o trattario) che lo precede nel nesso cambiario. Se lavallo
stato concesso da pi persone (c.d. cavallo), il coavallante costretto al pagamento non ha per
azione cambiaria contro gli altri coavallanti, trattandosi di coobbligati che hanno assunto una
posizione di pari grado nella cambiale; il coavallante ha solo lazione ordinaria di regresso
(prevista dallart. 1299 c.c.), in virt della quale il debitore in solido che ha pagato lintero debito
pu ripetere dai condebitori soltanto la parte di ciascuno di essi.
2. Azione cambiaria di regresso: in cui il portatore legittimo pu anche, a sua discrezione, preferire
di agire contro gli obbligati di regresso (traente, giranti e loro avallanti). A tal proposito opportuno
specificare che:
- il traente risponde sempre per il pagamento, perch si pu esonerare mediante la clausola non
accettabile dalla responsabilit per la mancata accettazione, ma non della responsabilit per il
mancato pagamento;
- che sono obbligati di regresso tutti i giranti che non hanno inserito nella girata la clausola senza
garanzia o altra equivalente;
- che i giranti, i quali hanno inserito nella girata la clausola non allordine, sono obbligati solo
verso il loro giratario, e non verso i giratari successivi.
Il portatore legittimo del titolo pu agire contro uno qualsiasi degli obbligati di regresso o anche
contemporaneamente contro due o pi di loro, finch non sia stato pagato da uno tra questi (art. 54
1.camb.). Le condizioni per lesercizio dellazione di regresso sono:
Presentazione allaccettazione: in quanto vi sono delle ipotesi, in cui, per poter esercitare
lazione di regresso necessario aver presentato la cambiale allaccettazione, e precisamente ci
avviene:
o nelle cambiali con scadenza a certo tempo vista
o e nelle cambiali in cui il traente o uno dei giranti ha prescritto che il titolo sia presentato
allaccettazione entro un determinato termine.
Presentazione al pagamento: poich necessario, inoltre, che la cambiale sia stata presentata al
pagamento nel termine prescritto.

Protesto: in cui, necessario che il mancato pagamento sia stato contestato mediante un atto
redatto in forma solenne da un pubblico ufficiale (c.d. atto di protesto disciplinato dallart. 51 c.1
1.camb.); il protesto, infatti, deve essere fatto da un notaio, o da un ufficiale giudiziario, o da un
aiutante ufficiale giudiziario ovvero, in mancanza di costoro, dal segretario comunale. Inoltre
diciamo che, il notaio e lufficiale giudiziario possono provvedere alla presentazione del titolo al
debitore principale anche a mezzo di presentatori, cio di persone da essi stessi designate, e
nominate a svolgere tale funzione, sotto la responsabilit del notaio o dellufficiale giudiziario, dal
presidente della corte dappello o dal presidente del tribunale competente appositamente delegato.
Per quanto riguarda il luogo, il protesto deve essere fatto nel comune in cui si deve chiedere il
pagamento e nei luoghi indicati nellart. 44 1. camb., e cio allindirizzo indicato nel titolo o, in sua
mancanza, nella casa di residenza del trattario (o dellemittente) o del domiciliatario. Se la
residenza di queste persone non si pu rintracciare, il protesto si pu fare in qualunque luogo del
comune di pagamento: in tal caso si parla del c.d. protesto al vento disciplinato dallart. 70 c.1 e 2
1.camb.). Quanto al tempo, invece, diciamo che il protesto non pu essere fatto nel giorno della
scadenza, ma deve essere levato in uno dei due giorni feriali successivi a questo giorno; se la
scadenza a vista, il protesto deve essere fatto entro un anno dalla data di emissione della cambiale
(art. 51 c.3 1.camb.). Il protesto, inoltre, deve essere fatto con un solo atto che pu essere scritto
nella stessa cambiale o sullallungamento, ovvero anche su un documento separato, che per
contenga la trascrizione della cambiale (art. 69 e 71 c.2 1.camb.). E precisamente, latto di protesto
deve indicare la data e il luogo in cui stato fatto, chi lo ha richiesto, le ricerche fatte per trovare la
residenza del trattario (o dellemittente) o del domiciliatario, le persone ivi trovate, le risposte
ricevute o il motivo per cui non se ne ricevuta nessuna, la sottoscrizione di chi fa il protesto (art.
71 c.1 1.camb.). Inoltre, il protesto in quanto atto pubblico fa piena prova, fino a querela di
falso, a norma dellart. 2700 c.c., ivi inclusi i fatti che il presentatore riferisce avvenuti in sua
presenza o da lui compiuti (art. 4 c.2 1.camb.). Per accrescere il livello di certezza e trasparenza dei
rapporti commerciali, gli atti di protesto vengono trasmessi alla fine di ogni mese alla camera di
commercio e pubblicati nel registro informatico dei protesti tenuto dalle stesse camere di
commercio in modo da assicurare completezza, organicit e tempestivit dellinformazione su
tutto il territorio nazionale (art. 3-bis c.1 1. 15 novembre 1995 n. 440). La registrazione di ciascun
protesto viene cancellata dopo 5 anni. Tuttavia, sia coloro che hanno subito un protesto illegittimo o
per errore, sia coloro che hanno pagato il titolo, con interessi e spese, entro un anno dalla levata del
protesto per mancato pagamento, possono richiedere al dirigente responsabile dellufficio protesti la
immediata cancellazione del proprio nome dal registro informatico. A seguito della cancellazione, il
protesto si considera come mai avvenuto. Ai fini dellesercizio dellazione di regresso, il protesto
non ammette equipollenti; esso tuttavia pu essere sostituito da una dichiarazione di rifiuto del
pagamento datata e sottoscritta dal trattario (o dallemittente), e registrata non oltre il termine
stabilito per levare utilmente il protesto (art. 72 1. camb.). Mediante lazione di regresso si pu
pretendere:
a) la somma cambiaria con gli interessi, se vi clausola di interessi;
b) gli interessi moratori, dal giorno della scadenza a quello del pagamento;
c) le spese per il protesto e le altre spese occorse (art. 55 c.1 1.camb.).
Per quanto riguarda il regresso anticipato diciamo che, anche prima della scadenza della cambiale,
si pu pretendere dagli obbligati di regresso la somma cambiaria deducendone per lo sconto
soltanto nelle seguenti ipotesi (previste dallart. 50 1.camb.):

1) se, nella cambiale tratta, il trattario abbia rifiutato laccettazione; a tal proposito opportuno
specificare che il pagamento anticipato non pu essere richiesto a nessuno degli obbligati di
regresso in presenza della clausola non accettabile, o di altra equivalente, apposta dal traente.
2) In caso di rifiuto parziale dellaccettazione, o se questa contiene condizioni o modifiche: infatti,
in caso di accettazione parziale, si pu pretendere solo il pagamento della differenza.
3) In caso di fallimento del trattario, abbia o meno accettato; in questo caso, per esercitare lazione
di regresso, non necessario il protesto, ma basta presentare in giudizio la sentenza di fallimento.
4) In caso di fallimento del traente di una cambiale non accettabile.
5) In caso di cessazione dei pagamenti da parte del trattario (o dellemittente) ovvero di esecuzione
infruttuosa sui loro beni; e precisamente: si ha cessazione dei pagamenti (insolvenza) quando il
debitore non pi in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni; mentre, si ha
esecuzione infruttuosa ogni volta che risulta che un creditore non riuscito a soddisfarsi mediante
lesecuzione forzata sui beni del debitore o ha dovuto sospendere la procedura esecutiva per non
rimetterci anche le spese giudiziali.
Per quanto riguarda, invece, lobbligo dellavviso diciamo che affinch gli obbligati regresso siano
avvisati in tempo del rifiuto dellaccettazione o del rifiuto di pagamento (rifiuto che li espone
allazione di regresso), prescritto che il portatore legittimo avvisi dei predetti rifiuti entro 4
giorni feriali successivi il traente e lultimo girante che abbia indicato sulla cambiale in modo
leggibile il proprio indirizzo. Entro i 2 giorni feriali successivi, colui che ha ricevuto lavviso deve
avvisare a sua volta il primo dei giranti che lo precedono, e cos via. Lavviso pu essere dato in
qualunque forma, anche con il semplice rinvio della cambiale ( opportuno spedire lavviso con
lettera raccomandata, per poter provare di avere rispettato il termine prescritto). Colui che omette di
dare lavviso pu egualmente esercitare l azione di regresso, ma tenuto a risarcire il danno nei
limiti dellammontare della cambiale.
89. Il processo cambiario: l esercizio delle azioni cambiarie. Le eccezioni cambiarie.
Il creditore cambiario, che non essendo stato pagato voglia perseguire giudiziariamente un
debitore cambiario esercitando contro di lui lazione cambiaria, pu scegliere tra diversi
procedimenti giudiziari:
A) Pu iniziare un ordinario procedimento di cognizione, in contraddittorio con il debitore, per
ottenere lemanazione di una sentenza che lo condanni al pagamento della somma cambiaria; a tal
proposito opportuno specificare che la sentenza di condanna provvisoriamente esecutiva (art.
282 cod. proc. Civ.), e consente di iscrivere ipoteca ed iniziare lesecuzione forzata sui beni del
debitore, onde essi vengano venduti e il creditore si possa soddisfare sul ricavato. Ma tale
procedimento (ordinario) molto raro in quanto necessita di tempi lunghi.
B) Pi frequente il ricorso ad un procedimento sommario, per ottenere lemanazione di un decreto
ingiuntivo (art. 633 c.p.c.). Con tale decreto ingiuntivo, lautorit giudiziaria ingiunge al debitore di
pagare la somma richiesta in un determinato termine. Se nel corso di questo termine il debitore fa
opposizione, si instaura un ordinario procedimento di cognizione in contraddittorio, e quindi si
ricade nellipotesi precedente (A). Altrimenti, il decreto diventa esecutivo, e si pu quindi iscrivere
subito ipoteca ed iniziare il procedimento esecutivo. Il creditore cambiario pu anche chiedere un
decreto provvisoriamente esecutivo che costituisce titolo per liscrizione dellipoteca giudiziale, e
in cui il termine concesso al debitore serve solo per proporre lopposizione, ma non sospende
linizio del procedimento esecutivo.

C) Poich la cambiale, quando in regola con il bollo fin dal momento dellemissione, gi titolo
esecutivo, il creditore pu senzaltro iniziare la procedura esecutiva. Deve, pertanto, notificare al
debitore il precetto, ossia un atto giudiziale con cui gli si intima di pagare entro un breve termine,
trascorso il quale si pu procedere al pignoramento e alla vendita forzata dei suoi beni; e
precisamente, il precetto deve contenere la trascrizione della cambiale e, se si agisce contro un
obbligato di regresso, anche del protesto (art. 63 c.3 1.camb.).
Il debitore, contro il quale si procede giudizialmente, pu difendersi opponendo le eccezioni
tendenti a dimostrare che il suo debito non valido o che si estinto, o che comunque non tenuto
a pagare al richiedente. Nel procedimento ordinario
(A), queste eccezioni si fanno valere in contraddittorio con lattore nel corso del giudizio di
cognizione; mentre nel procedimento sommario
(B) si fanno valere mediante opposizione al decreto ingiuntivo; e infine, nellultimo procedimento,
ossia il precetto
(C), si fanno valere mediante opposizione allesecuzione (c.d. opposizione al precetto art. 615 c.1
c.p.c.).
In riferimento ai titoli di credito, in generale le eccezioni cartolari si distinguono in reali nel
senso che si possono opporre a tutti i creditori cartolari, e in personali nel senso che si possono
opporre soltanto a determinati creditori cartolari. Questa distinzione vale anche per le eccezioni
cambiarie, le quali inoltre si distinguono anche in oggettive nel senso che possono essere opposte da
tutti debitori cambiari, e in soggettive nel senso che possono essere opposte soltanto da determinati
debitori cambiari. E precisamente, sono eccezioni reali (o assolute):
1) le eccezioni di forma, desunte dalla mancanza nella cambiale dei requisiti prescritti a pena di
nullit (ad esempio, la denominazione cambiale non inserita nel contesto del titolo); queste
eccezioni non solo possono essere opposte a tutti i creditori (e quindi si dicono reali), ma anche da
tutti i debitori (e quindi sono anche oggettive).
2) Le eccezioni fondate sulla lettera del titolo, cio desunte dal fatto che il portatore pretende di
esercitare un diritto diverso da quello risultante dalle clausole contenute nel titolo (ad esempio,
pretende una somma maggiore di quella indicata nella cambiale).
3) Le eccezioni fondate sulla mancanza delle condizioni necessarie per lesercizio del diritto
cambiario (ad esempio, si esercita lazione di regresso in mancanza di protesto).
4) Le eccezioni di falsit della firma (e di omonimia), di incapacit, di difetto di rappresentanza, di
violenza assoluta nella creazione della cambiale..
Queste eccezioni (reali) possono essere opposte solo da colui la cui firma falsa o che ha subito la
violenza fisica, dallincapace o dallo pseudo-rappresentato, ma non dagli altri debitori cambiari
(quindi sono dette eccezioni soggettive). Mentre, sono eccezioni personali (o relative):
1) le eccezioni desunte dai c.d. vizi della volont (quali, errore, dolo, violenza morale) che sono
intervenuti nellemissione o nella trasmissione della cambiale.
2) Le eccezioni di abusivo rapimento o di tardivo riempimento di cambiale in bianco. Queste
eccezioni, possono essere opposte solo a coloro che erano in mala fede (cio, conoscevano i motivi
delle eccezioni) ovvero in colpa grave (cio li avrebbero conosciuti se fossero stati diligenti nel
momento dellacquisto della cambiale); opportuno specificare che, dette eccezioni non possono
essere opposte a coloro che hanno acquistato in buona fede la cambiale gi completata (art. 14
1.camb.).

3) Le eccezioni desunte dai rapporti personali che intercorrono tra il creditore che pretende il
pagamento, e il debitore dal quale si pretende il pagamento. Tra detti rapporti hanno massima
importanza:
a) il rapporto fondamentale, sottostante allemissione o alla trasmissione della cambiale;
b) le convenzioni che sono state concluse tra un creditore e un debitore cambiario, ma che non
risultano dal testo della cambiale.
4) Le eccezioni di mancanza di legittimazione o di mancanza di titolarit, in cui il debitore (che
non vuole esporsi al rischio di pagare una seconda volta) pu negare il pagamento:
a) a chi non portatore legittimo della cambiale, ovvero
b) a chi, pur essendo portatore legittimo, non il vero creditore. In queste ipotesi, il debitore non
nega il suo debito, ma nega che colui che fa valere il credito cambiario possa legittimamente
esercitarlo.
Per quanto riguarda la sospensione dellesecuzione forzata diciamo che, se il creditore cambiario,
invece di chiedere la condanna del debitore, profitta del fatto che la cambiale titolo esecutivo per
iniziare senzaltro lesecuzione forzata, il debitore per opporre le sue eccezioni deve fare
opposizione al precetto; nonostante lopposizione, lesecuzione continua, a meno che il debitore
non ne ottenga la sospensione. E precisamente, la sospensione pu essere concessa dal giudice
competente su ricorso del debitore che disconosce la propria firma o la rappresentanza del
sottoscrittore ovvero adduca altri motivi gravi e fondati; tuttavia, il giudice nel concedere la
sospensione - deve per imporre idonea cauzione a carico del debitore (art. 64 1.camb.). Quando
concorrono gravi ragioni, la sospensione dellesecuzione pu essere concessa dal giudice, su
richiesta del debitore, anche durante il corso del giudizio di opposizione: in tal caso, il giudice
libero di imporre o meno una cauzione al debitore (art. 65 c.3 1.camb.).

90. L azione causale derivante dal rapporto fondamentale. La novazione.


Tra traente e prenditore, tra girante e suo giratario, normalmente esiste un precedente rapporto di
debito (detto rapporto fondamentale) derivante da un negozio giuridico (ad esempio, da una
compravendita, da un mutuo, da una locazione, ecc). pertanto, quando per il pagamento di tale
debito viene emessa ossia girata una cambiale, viene creato un debito cambiario: questi due debiti
normalmente coesistono, in modo che per ottenere il pagamento il creditore pu esercitare o
lazione cambiaria o lazione derivante dal rapporto fondamentale. Ci vuol dire che, il pagamento
estingue sia il credito cambiario che quello derivante da detto rapporto fondamentale. La
coesistenza delle due azioni pu avere per il creditore molta importanza: ad esempio, poich
lazione causale soggetta ad un termine di prescrizione diverso (di solito, pi lungo) rispetto a
quella cui soggetta lazione cambiaria, ne deriva la possibilit di esercitare contro il debitore
principale lazione causale anche quando si prescritta lazione cambiaria. Per esercitare lazione
causale , per, necessario osservare queste tre condizioni:
1. che sia accertata mediante protesto la mancanza di accettazione o di pagamento;
2. che il creditore offra al debitore la restituzione della cambiale, depositandola presso la cancelleria
del giudice (in questo modo il debitore certo che il creditore non potr rimettere la cambiale in
circolazione );

3. che il creditore abbia compiuto tutti gli atti necessari per conservare al debitore le azioni di
regresso contro gli altri debitori cambiari (ad esempio, non deve aver lasciato prescrivere dette
azioni di regresso).
Linosservanza di queste condizioni deve essere eccepita dal debitore, e non pu essere rilevata
dufficio dal giudice.
Per quanto riguarda la Novazione diciamo che lazione causale non si pu per esercitare se,
nellassumere il debito cambiario, le parti abbiano espressamente stabilito che cosi veniva ad avere
la novazione del rapporto fondamentale, con conseguente estinzione di detto rapporto e permanenza
del solo rapporto cambiario: perci in tale ipotesi, se il debito cambiario si estingue (ad esempio,
per prescrizione), non si pu neppure realizzare il credito causale derivante dal rapporto
fondamentale.
91.L azione di arricchimento.L ammortamento.La prescrizione.
Pu verificarsi che il creditore cambiario abbia perduto lazione cambiaria contro tutti gli obbligati
cambiari, oppure che egli non abbia azione causale contro nessuno degli obbligati cambiari, o
infine pu darsi che la mancanza originaria dellazione causale e la perdita dellazione cambiaria
abbiano cagionato un arricchimento ingiustificato di uno degli obbligati cambiari. [Ad esempio: il
traente ha rilasciato la cambiale per il prezzo di una compravendita al girante A, il quale lha girata
per il prezzo di unaltra compravendita a B, che poi ha compiuto una cessione pro soluto a C; la vita
della cambiale non ha prodotto alcun arricchimento del girante B, il quale ha ricevuto da C
limporto della cambiale, ma ha fornito ad A la merce; non ha prodotto alcun arricchimento del
girante A perch questi ha ricevuto da B la merce, ma a sua volta ha fornito la merce al traente: ha
per prodotto un arricchimento del traente, se questi ha ricevuto la merce da A, ma non ha fornito
alcuna provvista al trattario.] Il portatore legittimo della cambiale pu quando si verificano questi
casi, esercitare lazione di arricchimento, pretendendo dallarricchito la somma di cui si
ingiustamente arricchito a suo danno (art.67 1.camb.). Secondo la giurisprudenza, lazione di
arricchimento un azione extracambiaria, essa infatti pu essere esercitata in giudizio anche se
la cambiale non in regola con limposta di bollo, e ha carattere sussidiario al pari dellazione di
arricchimento ammessa in generale dallarticolo 2041 c.c. .
L ammortamento listituto al quale pu fare ricorso il portatore legittimo della cambiale in caso
di smarrimento sottrazione o distruzione del titolo. Inoltre, esso regolato dalla legge cambiaria
(art. 89-93) con disposizioni che sostanzialmente sono state riprodotte nel codice civile.
Per quanto riguarda la prescrizione diciamo che la legge stabilisce i seguenti termini di
prescrizione per le diverse azioni cambiarie (art. 94 1.camb.):
1) I crediti cambiari contro gli obbligati diretti (accettante, emittente e loro avallanti) si prescrivono
in 3 anni dal giorno della scadenza.
2) Il credito del portatore contro gli obbligati di regresso (traente, giranti e loro avallanti) si
prescrive in 1 anno dal giorno del protesto levato in tempo utile ovvero dal giorno della scadenza, se
vi clausola senza spese.

3) I crediti dei giranti contro i precedenti obbligati di regresso si prescrivono in 6 mesi dal giorno in
cui il girante ha pagato la cambiale o dal giorno in cui lazione di regresso stata promossa contro
di lui.
4) Lazione di arricchimento si prescrive, invece, in 1 anno dal giorno della perdita del credito
cambiario.
Una particolarit della prescrizione cambiaria che gli atti interrottivi della prescrizione, compiuti
nei confronti di uno degli obbligati cambiari, non interrompono la prescrizione nei confronti degli
altri (art. 95 1. camb.), mentre invece nel diritto comune gli atti interrottivi della prescrizione
compiuti contro uno tra pi obbligati in solido interrompono la prescrizione anche nei confronti
degli altri obbligati (art. 1310 c.1). Quanto alla prescrizione dellazione causale, diciamo che si
ritiene che essa non inizi a decorrere dal giorno in cui sorto il credito derivante dal rapporto
fondamentale, bens dal giorno del rifiuto dellaccettazione ovvero dalla scadenza della cambiale, e
cio dal giorno a partire dal quale si pu esercitare lazione causale.

92. L assegno bancario.


Molti pagamenti specie per cifre rilevanti si fanno per mezzo delle banche in modo da evitare i
rischi e gli inconvenienti relativi alla custodia e al trasporto della moneta. A questo scopo vietato
il cosiddetto riciclaggio, ossia il pagamento per contanti di somme superiori ai 12.500 euro. Uno
dei pi comuni mezzi di pagamento lassegno bancario, del quale si serve che stipula con la
banca un contratto (solitamente) di conto corrente, in virt del quale sulla base di una cosiddetta
convenzione di assegno viene autorizzato dalla banca a trarre su di essa dei titoli di credito. Con
lassegno, infatti, il cliente ordina alla banca trattaria di pagare una somma determinata al legittimo
portatore del titolo; il cliente autorizzato a trarre assegni fino ad un ammontare determinato, che
costituisce la somma che il cliente ha disponibile presso la banca (la c.d. provvista) Gli assegni
bancari sono di solito redatti su moduli stampati (che compongono il c.d. libretto degli assegni) che
la stessa banca fornisce al cliente al momento della stipula della convenzione di assegno. Lassegno
bancario, quindi, un titolo di credito mediante il quale il traente ordina ad un banchiere di pagare a
vista un somma determinata al portatore legittimo del documento. Sul piano strutturale, esso
(lassegno) assomiglia alla cambiale tratta, ma sul piano funzionale si distingue da questa poich:
- lassegno costituisce uno strumento di pagamento, e quindi la scadenza sempre a vista;
- nellassegno, inoltre, il trattario deve essere necessariamente un banchiere;
- e, infine, mentre nella cambiale il trattario, con laccettazione, diventa obbligato cambiario, invece
nellassegno, in base alla convenzione di assegno, il banchiere non diventa obbligato cartolare nei
confronti del portatore legittimo dellassegno: in quanto questi (cio il banchiere) obbligato
extracartolare a pagare la somma indicata nellassegno soltanto nei confronti del traente, e fino al
limite della provvista; pertanto, se il banchiere rifiuta il pagamento al portatore legittimo del titolo,
questi non ha nessuna azione contro di lui, ma pu agire solo in via di regresso contro il traente e gli
eventuali giranti.
Quindi possiamo dire che lassegno adempie ad una funzione di pagamento, (ossia uno strumento
che serve per effettuare pagamenti), mentre la cambiale adempie ad una funzione di credito (serve
cio per ottenere credito). In Italia la disciplina dellassegno contenuta nel r.d. 21 dicembre 1933

n.1736 ( che citiamo cos: 1.ass.) emanato, al pari di quello sulla cambiale, in esecuzione delle
convenzioni internazionali stipulate a Ginevra.
La maggior parte della disciplina applicabile allassegno bancario coincide con la disciplina propria
della cambiale, salve alcune differenze che derivano dalla diversa funzione dei due titoli. E
precisamente:
1.Requisiti :
a. invece della denominazione cambiale, lassegno deve contenere, nel contesto del titolo a pena
di nullit, la denominazione di assegno bancario o quella francese di chque; a tal proposito
opportuno specificare che se lassegno redatto in una lingua diversa, la denominazione deve
essere espressa nella stessa lingua (art. 1 c.1 1.ass.) ;
b. Non necessaria lindicazione della scadenza, perch essa (la scadenza) sempre a vista;
c. Per la validit dellassegno, il trattario deve essere sempre un banchiere; per la regolarit
dellassegno, necessario che la banca abbia autorizzato lemissione e che il traente abbia dei fondi
disponibili presso la banca trattaria sufficienti al pagamento: se manca lautorizzazione
allemissione o se mancano detti fondi lassegno egualmente valido e il traente assume
unobbligazione cartolare;
d. Lassegno pu essere emesso per mezzo di rappresentante (a differenza della cambiale, per, il
rappresentante generale in quanto tale ha il potere, salva clausola contraria, di emettere e girare
assegni bancari in nome del traente, anche se questi non un imprenditore commerciale). Inoltre,
lassegno pu essere tratto anche per conto di un terzo, titolare della provvista presso la banca: e
precisamente, in questo caso il traente utilizza, in nome proprio, la provvista del terzo, e lassegno
regolare soltanto se il titolare della provvista lo ha autorizzato ad emettere assegni sul proprio conto.
e. Se manca il luogo di pagamento, si considera tale il luogo indicato accanto al nome del banchiere
trattario; in mancanza di tale indicazione, si considera luogo di pagamento il luogo di emissione
dellassegno;
f. Traente e trattario devono essere due persone diverse, poich lassegno non pu essere tratto sullo
stesso traente, salvo che sia tratto tra diversi stabilimenti dello stesso traente;
g. In conseguenza della funzione di mezzo di pagamento dellassegno, la data di emissione deve
essere apposta sul titolo ed essere vera. Pertanto, se lassegno privo di data di emissione, la
giurisprudenza lo considera invalido, mentre lassegno con data falsa rimane invece valido. Se
lassegno stato post-datato (se cio stata apposta una data posteriore a quella del giorno di
emissione), il portatore pu sempre chiederne il pagamento a vista, anche prima che giunga il
giorno apposto come data;
h. Qualsiasi promessa di interessi inserita nellassegno bancario si ha per non scritta;
i. Lassegno emesso in bianco inammissibile e quindi invalido, poich privo di qualcuno dei
suoi elementi essenziali, ossia: denominazione di assegno o di chque, nome del trattario, data di
emissione, luoghi di emissione e di pagamento. Tuttavia opportuno specificare che non in
bianco e quindi valido - lassegno emesso senza indicare il nome del prenditore, in quanto tale
mancanza incide soltanto sulla legge di circolazione del titolo, nel senso che esso vale come
assegno bancario al portatore (art. 5 c.3 1.ass.).
Lassegno pu essere allordine ovvero al portatore (se per vi la clausola non allordine vale la
regola della cambiale e lassegno pu essere trasferito solo nelle forme e con gli effetti della

cessione ordinaria); se non detto niente, lassegno allordine; perch sia al portatore, dunque,
necessario inserire la dizione o al portatore, o altra equivalente. Lassegno non pu essere al
portatore quando tratto tra diversi stabilimenti dello stesso traente. Per ostacolare il riciclaggio di
denaro proveniente da attivit illecite, il legislatore ha voluto impedire la circolazione di assegni al
portatore di importo superiore a 12500,00 euro: in questo caso lassegno deve essere emesso con
lindicazione del nome del prenditore e con la clausola non trasferibile. Quanto alla girata
diciamo che negli assegni allordine la girata ha, come nella cambiale, la duplice funzione di
trasferimento del diritto cartolare e di garanzia del pagamento (il girante, cio, diventa obbligato di
regresso); la girata pu essere apposta anche in un assegno emesso al portatore, ma in questo caso
essa non lo trasforma in un titolo allordine, svolgendo solo la funzione di garanzia, per cui il
girante diventa responsabile secondo le norme sul regresso (art. 23 1.ass.). Nellassegno bancario
non prevista una girata per valuta in garanzia, incompatibile con la sua funzione di pagamento e
perci non si pu costituire validamente un diritto di pegno sul credito cartolare. La girata al
trattario vale come quietanza, e quindi il trattario non pu girare ulteriormente lassegno, salvo il
caso che egli abbia diversi stabilimenti e la girata sia fatta ad uno stabilimento diverso da quello sul
quale lassegno bancario stato tratto (art. 18 c.5 1.ass.).
Lassegno non pu essere accettato; ogni menzione di accettazione apposta sullassegno si ha per
non scritta, e quindi il banchiere trattario non diventa mai obbligato cartolare nei confronti del
portatore legittimo dellassegno bancario. Ogni menzione di certificazione, conferma, visto e ogni
altra equivalente, scritta sul titolo, e firmata dal trattario ha solo leffetto di accertare lesistenza
dei fondi e di impedirne il ritiro da parte del traente prima della scadenza del termine di
presentazione dellassegno. Secondo la giurisprudenza con il visto il trattario non assume verso
il portare dellassegno neppure un obbligo extracartolare di pagamento, ma assume soltanto
lobbligo di bloccare i fondi della provvista garantendo la copertura dellassegno (se viola tale
obbligo sar responsabile per i danni subiti dal portatore). Dunque, la funzione pratica del visto
quella di consentire, per il breve periodo che corre dallemissione alla scadenza del termine di
presentazione, unagevole negoziazione dellassegno di cui stata assicurata dalla banca trattaria la
copertura.
La sola forma di scadenza dellassegno quella a vista; pertanto ogni altra clausola contraria non
ha valore e la scadenza resta a vista. Dunque, lassegno pu essere presentando al banchiere per il
pagamento subito dopo lemissione. Per quanto riguarda il termine di presentazione diciamo che
prescritto che lassegno deve essere presentato al pagamento entro un termine finale che
naturalmente inizia a decorrere dalla data di emissione, e che di 8 giorni se il comune di emissione
e quello di pagamento coincidono e di 15 giorni se si tratta di due comuni diversi (art. 32 c.1 1.ass.).
Se si lascia trascorrere detto termine senza chiedere il pagamento si hanno varie conseguenze, e
precisamente:
a) si estingue lobbligazione di regresso dei giranti (art. 45 c.2 1.ass.);
b) se il traente d al trattario lordine di non pagare lassegno, il trattario deve eseguirlo;
c) il traente pu ritirare i fondi quandanche lassegno sia stato vistato dal trattario;
d) anche se lassegno privo di copertura, il traente non soggetto a sanzioni amministrative.

Quanto al pagamento diciamo che il banchiere trattario non tenuto al pagamento nei confronti del
portatore legittimo dellassegno, ma solo verso il traente, secondo il contenuto della convenzione di
assegno. Se avviene il pagamento, estingue ogni obbligo di regresso del traente e dei giranti; inoltre,
si estingue anche lobbligazione extracartolare del trattario verso il traente, a condizione che il
pagamento sia fatto al portatore legittimo dellassegno senza dolo o colpa grave da parte del
trattario. Il pagamento pu essere dal trattario opposto al traente o ai suoi eredi anche se avviene
dopo che il traente divenuto incapace ovvero dopo la sua morte (art. 36 1.ass.). Per quanto
riguarda, invece, la falsificazione della firma del traente diciamo che, mentre sicuro che il trattario
non tenuto a verificare lautenticit delle firme dei giranti, invece discusso nel silenzio della
legge quali conseguenze si abbiano per il pagamento di un assegno nel quale sia stata falsificata la
firma del traente. A tal proposito opportuno specificare che, se la falsificazione avvenuta per
colpa del traente (ad esempio, per negligenza nella custodia del libretto degli assegni) ovvero se il
pagamento avvenuto con colpa da parte della banca (ad esempio, si omesso di controllare la
corrispondenza della firma del traente con la firma del medesimo depositata al momento della
stipula della convenzione di assegno: c.d. specimen), e precisamente: nel primo caso il rischio del
pagamento ricade sul traente, mentre nel secondo (caso) sulla banca, di cui la giurisprudenza
presume la colpa, finch essa non dimostri con ogni mezzo di prova di non essere stata in grado
di riscontrare la falsit nonostante luso della diligenza dellaccorto banchiere. Analogamente, vi
concorso di responsabilit nellipotesi di concorso di colpa (art. 1227 c.1). Spesso, comunque, nella
convenzione di assegno contenuta una clausola per cui il trattario pu sempre opporre al traente il
pagamento degli assegni falsificati; tuttavia, questa clausola di esonero dalla responsabilit, non ha
valore nel caso in cui il pagamento sia avvenuto per dolo o per colpa grave del trattario.
Quando responsabile, la banca pu ripetere la somma pagata per lassegno falsificato da colui al
quale il pagamento stato fatto (se questi era in mala fede) e dal falsificatore. E invece dubbio se
possa esercitare lazione di ripetizione contro il possessore di buona fede. Quanto allalterazione
dellammontare dellassegno diciamo che se la banca trattaria in tale ipotesi ha pagato limporto
alterato dopo lemissione dellassegno, occorre accertare se lalterazione fosse - oppure no - da essa
riconoscibile con lordinaria diligenza professionale; poich, se lalterazione era riconoscibile, il
pagamento (per leccedenza) non pu essere addebitato al traente, al quale la giurisprudenza
addossa lonere della prova della riconoscibilit. Se la banca rifiuta il pagamento, si applica la
stessa disciplina dellalterazione del testo della cambiale, e quindi ciascun obbligato cartolare
risponde nei limiti dellimporto originario dellassegno, salvo che il creditore dimostri che la
sottoscrizione successiva allalterazione. Controverso il valore del c.d. benestare telefonico, che
si ha nellipotesi in cui si presenti lassegno per il pagamento ad una banca diversa da quella
trattaria, e per ci la prima banca chiede telefonicamente alla seconda la conferma dellesistenza
della provvista. Secondo la giurisprudenza della cassazione, occorre distinguere se mediante il
benestare la banca trattaria abbia:
a) fornito soltanto informazioni sullesistenza della provvista; e in questo caso la banca trattaria
responsabile soltanto se ha dato informazioni errate.
b) assunto limpegno di bloccare i fondi; e in questa ipotesi, invece, la banca responsabile se ha
permesso al traente di disporre altrimenti della provvista.
c) dato mandato (extracartolare) di pagare lassegno; e in questo la banca responsabile secondo le
norme sul mandato.

In quale delle 3 ipotesi si ricada, questione di fatto che, in caso di controversia, devessere
accertata dal giudice. Quanto al rifiuto di pagamento diciamo che se la banca trattaria rifiuta il
pagamento al portatore dellassegno,questi pu rivolgersi in via di regresso contro il traente, i
giranti e i loro avallanti. E precisamente, per rivolgersi contro i giranti e i loro avallanti necessario
che lassegno sia stato presentato al pagamento entro il termine prescritto e che la mancanza di
pagamento sia stata constatata o mediante protesto o mediante dichiarazione del trattario scritta
sullassegno e registrata, o mediante dichiarazione di una stanza di compensazione alla quale
lassegno stato presentato in tempo utile. opportuno specificare a tal proposito che, il protesto o
la constatazione equivalente devono farsi entro il termine di presentazione, ovvero nel primo giorno
feriale successivo quando la presentazione dellassegno avvenuta nellultimo giorno del termine
(art. 46 1.ass.). Viceversa, per esercitare lazione contro il traente che ha emesso lassegno, non c
bisogno n di rispetto del termine di presentazione, n di protesto o di altra constatazione
equivalente; per, se dopo il decorso del termine di presentazione, la disponibilit della somma sia
venuta a mancare per fatto del trattario (ad esempio, la banca stata sottoposta a liquidazione
coatta), il portatore perde lazione di regresso contro il traente in tutto o limitatamente alla parte
della somma che sia venuta a mancare (art. 45 c.2 1.ass.). Per quanto riguarda le eccezioni vale lo
stesso regime della cambiale, poich al pari della cambiale anche lassegno titolo esecutivo
(art. 54 1.ass.).
Se lassegno stato tratto senza che la banca ne abbia autorizzato lemissione, ovvero se esso
stato presentato in tempo utile ma non stato pagato per mancanza o insufficienza della provvista il
traente soggetto a sanzioni amministrative pecuniarie applicate dal prefetto del luogo di
pagamento. Tuttavia, nella seconda ipotesi (ossia, nellipotesi in cui lassegno privo di copertura
presentato in tempo utile) le sanzioni amministrative non si applicano se entro 60 giorni dalla
scadenza del termine di presentazione il traente effettua il pagamento dellimporto dellassegno,
degli interessi legali, di una penale pari al 10% della somma dovuta e non pagata, e delle eventuali
spese per il protesto o per la contestazione equivalente. Se non avviene il pagamento tardivo, oltre
allapplicazione delle sanzioni pecuniarie a carico dellemittente opera anche il divieto di emettere
assegni per un periodo da 2 a 5 anni.
Nellipotesi di mancato pagamento dellassegno per difetto della provvista detto divieto opera solo
se limporto dellassegno superiore ai 5.milioni di lire (ovvero, 2582,28 euro). La durata del
divieto determinata dallo stesso prefetto, tenendo conto della gravit dellillecito e dellimporto
dellassegno o degli assegni emessi. Si tratta di una sanzione amministrativa accessoria (c.d.
interdizione dallemissione di assegni), a seguito della quale il richiedente non pu pi ricevere un
libretto di assegni; a tal fine, stabilito che al momento del rilascio del carnet il richiedente deve
dichiarare per iscritto alla banca di non essere interdetto dallemissione di assegni. Se comunque
linterdetto emette egualmente altri assegni, punito penalmente per il solo fatto dellemissione.
Nelle ipotesi pi gravi (ad esempio, emissione di assegni senza copertura per oltre 100 milioni,
ossia 51641,69 euro), lemittente anche soggetto ad altre sanzioni accessorie, quali linterdizione
dallesercizio di unattivit professionale o imprenditoriale od anche lincapacit di stipulare
contratti con la pubblica amministrazione. Per quanto riguarda liscrizione nella Centrale dallarme
interbancaria (c.d. Cai) diciamo che, a seguito del mancato pagamento (anche tardivo) dellassegno
emesso senza autorizzazione o senza provvista, la banca trattaria, anche in mancanza di protesto o

di constatazione equivalente, deve iscrivere il nome del traente nellarchivio informatizzato degli
assegni bancari e postali e delle carte di pagamento istituito presso la Banca dItalia (c.d. Cai).
Liscrizione nella Cai comporta la revoca di ogni autorizzazione (di qualunque banca o ufficio
postale) ad emettere assegni bancari o postali, col conseguente divieto per ogni banca o ufficio
postale, per la durata di 6 mesi, di stipulare nuove convenzioni di assegno con il traente e di pagare
gli assegni da lui tratti dopo liscrizione nella Centrale, anche se emessi nei limiti della provvista.
Se lassegno stato emesso senza copertura, entro 10 giorni dalla sua presentazione al pagamento la
banca deve dare comunicazione al traente che, in mancanza di pagamento tardivo, proceder
alliscrizione nella Cai; se tale comunicazione non viene effettuata tempestivamente, la banca
obbligata a pagare gli assegni emessi dal traente dopo il decorso dei 10 giorni, anche se manca o
insufficiente la provvista, sino al limite di 20 milioni (ossia, 10329,14 euro).
La procedura per lammortamento dellassegno analoga a quella prevista per la cambiale (art. 69
1.ass.). E precisamente, essa si applica non solo allassegno allordine ma anche allassegno al
portatore.
Lazione di regresso del portatore contro il traente, i giranti e gli altri obbligati si prescrive in 6
mesi dal termine di presentazione; lazione di regresso di chi ha pagato lassegno contro chi lo
precede nellordine cambiario si prescrive in 6 mesi dal giorno del pagamento dellassegno ovvero
dal giorno in cui lazione di regresso stata promossa contro di lui. Lazione di arricchimento,
invece, si prescrive in 1 anno a decorrere dal giorno della perdita dellazione cartolare (art. 75
1.ass.).

93. L assegno sbarrato, da accreditare, non trsferibile.


Un grave pericolo, che incombe sul portatore dellassegno bancario, quello del furto o dello
smarrimento del titolo. Per diminuire i pericoli conseguenti al furto o allo smarrimento, si possono
apporre sullassegno bancario segni o clausole particolari, che rendono difficile al ladro o al
ritrovatore la riscossione della somma cambiaria. E precisamente possiamo distinguere:
1. Assegno sbarrato, nel senso che il traente o il portatore pu sbarrare lassegno apponendovi
sulla faccia anteriore due linee rette parallele (c.d. sbarre). Lo sbarramento generale, se tra le due
sbarre non vi alcuna indicazione o se vi la parola banchiere o altra equivalente; lo sbarramento
speciale se tra le sbarre scritto il nome di un banchiere, che pu essere lo stesso trattario. La
cancellazione dello sbarramento o del nome del banchiere si ha per non fatta (art. 40 1.ass.).
Lo sbarramento dellassegno non impedisce la circolazione del titolo, ma lultimo giratario deve
essere necessariamente un banchiere, ovvero un cliente del trattario. Leffetto dello sbarramento
generale, infatti, che il trattario pu pagare lassegno soltanto ad un suo cliente ovvero ad un altro
banchiere; mentre leffetto dello sbarramento speciale che il trattario pu pagare lassegno
soltanto al banchiere designato tra le sbarre ovvero, se questi lui stesso, ad un proprio cliente (art.
41 c.2 1.ass.). I banchieri non possono acquistare un assegno sbarrato se non dai propri clienti o da
altri banchieri, n possono incassarlo se non per conto delle stesse persone, ossia: il banchiere
trattario e gli altri banchieri, se non osservano le prescrizioni suddette, sono responsabili, nei limiti
dellimporto dellassegno, del

risarcimento dei danni che eventualmente hanno causato al vero creditore, facilitando la riscossione
a chi non era il vero creditore (art.41 c.3 e 5 ass.). Lo sbarramento, sia generale che speciale, serve
dunque a rendere meno pericoloso il furto o lo smarrimento, poich il ladro o il ritrovatore non
possono esigere limporto dellassegno direttamente, e solitamente non possono esigerlo neppure
per mezzo di banchieri, dei quali dovrebbero essere clienti.
2. Assegno da accreditare, nel senso che il traente o il portatore di un assegno bancario possono
vietare che esso sia pagato in contanti, apponendo sulla faccia anteriore del titolo in senso
trasversale le parole da accreditare o altra espressione equivalente; in tal caso il trattario non pu
pagare lassegno in contanti, ma pu solo accreditarne limporto nel conto che il portatore ha presso
di lui, ovvero compensarlo con un altro credito che egli a sua volta vanti verso il portatore legittimo
dellassegno (art. 42 1.ass.). La clausola da accreditare (in Italia usata poco frequentemente) non
incide direttamente sulla circolazione del titolo, ma ne rende meno rischiosi il furto o lo
smarrimento, in quanto lassegno non pu essere riscosso (mediante accreditamento) se non da
clienti del trattario, i cui rapporti sono regolati mediante scritturazioni contabili.
3. Assegno non trasferibile, in cui lassegno bancario emesso o girato con la clausola non
trasferibile o altra equivalente non pu essere pagato se non al prenditore o, a richiesta di costui,
accreditato nel suo conto corrente. Pertanto, dopo lapposizione di detta clausola, lassegno non pu
pi circolare, e il portatore non pu girarlo ad un banchiere se non per lincasso; il banchiere, a sua
volta, non pu ulteriormente girarlo. Le girate apposte nonostante il divieto si hanno per non scritte;
la cancellazione della clausola si ha per non avvenuta (art. 43 1.ass.).
I principali vantaggi derivanti dallapposizione di detta clausola sono:
a) se lassegno viene rubato o smarrito, il ladro o il ritrovatore non possono n esigere la somma n
trasferire il credito, in quanto il pagamento pu farsi solo al prenditore;
b) in caso di furto, smarrimento o distruzione il prenditore non deve ricorrere alla procedura di
ammortamento, ma ha diritto di ottenere a proprie spese un duplicato dal traente, denunciando lo
smarrimento, la distruzione o la sottrazione al trattario e al traente (art. 73 1.ass.).
94. L assegno va decum (a copertura garantita). La carta- assegni.
Un altro grave pericolo che incombe sul portatore che il traente non abbia presso il trattario i fondi
disponibili (assegno a vuoto, o scoperto, per mancanza di provvista). Distinguiamo:
1. Assegni a copertura garantita, ovvero per garantire il prenditore della esistenza dei fondi,
vengono usati nella pratica gli assegni a copertura garantita (detti anche assegni vade mecum), in
cui, sulla carta filigranata dellassegno, impressa la cifra massima per cui lassegno pu essere
emesso. Il banchiere rilascia al cliente moduli per un importo complessivo non superiore ai fondi
che il cliente ha disponibili presso di lui; in questo modo i portatori degli assegni possono essere
sicuri che presso il trattario esiste la provvista necessaria per il pagamento.
2. La carta assegni, e precisamente si tratta di un documento rilasciato dal banchiere trattario al
cliente che lo sottoscrive nella faccia anteriore, in cui di solito sono indicati:
- il numero della carta
- il numero del conto corrente
- il nome del titolare del conto e della carta
- la data di scadenza della carta
- e lindicazione dellimporto massimo per cui ciascun assegno pu essere emesso.
Mentre, nella faccia posteriore della carta vi una dichiarazione a stampa in cui il banchiere
assicura il buon fine di ogni assegno emesso sulla base di essa, a condizione che il prenditore faccia

firmare lassegno dal traente in sua presenza, accerti la corrispondenza della firma e del numero del
conto apposti sullassegno con quelli risultanti dalla carta, trascriva il numero della carta sul retro
dellassegno e lo presenti per il pagamento al banchiere trattario, anche a mezzo di un altro
banchiere a cui lassegno pu essere girato, entro il termine indicato sulla stessa carta-assegni. Gli
effetti giuridici conseguenti al rilascio della carta-assegni sono controversi, poich da una parte c
chi ritiene che la carta-assegni ha una funzione analoga a quella degli assegni a copertura garantita,
e dallaltra c invece chi ritiene che il banchiere trattario assume (almeno nei confronti del
primo prenditore e del banchiere a cui questi ha girato lassegno) lobbligo extracartolare di
pagarlo, anche in mancanza di provvista, alle condizioni indicate nella carta-assegni.
95. Lassegno turistico.
Un altro grave pericolo che incombe sul portatore che il traente non abbia presso il trattario i fondi
disponibili (assegno a vuoto, o scoperto, per mancanza di provvista). Distinguiamo:
1. Assegni a copertura garantita, ovvero per garantire il prenditore della esistenza dei fondi,
vengono usati nella pratica gli assegni a copertura garantita (detti anche assegni vade mecum), in
cui, sulla carta filigranata dellassegno, impressa la cifra massima per cui lassegno pu essere
emesso. Il banchiere rilascia al cliente moduli per un importo complessivo non superiore ai fondi
che il cliente ha disponibili presso di lui; in questo modo i portatori degli assegni possono essere
sicuri che presso il trattario esiste la provvista necessaria per il pagamento.
2. La carta assegni, e precisamente si tratta di un documento rilasciato dal banchiere trattario al
cliente che lo sottoscrive nella faccia anteriore, in cui di solito sono indicati:
- il numero della carta
- il numero del conto corrente
- il nome del titolare del conto e della carta
- la data di scadenza della carta
- e lindicazione dellimporto massimo per cui ciascun assegno pu essere emesso.
Mentre, nella faccia posteriore della carta vi una dichiarazione a stampa in cui il banchiere
assicura il buon fine di ogni assegno emesso sulla base di essa, a condizione che il prenditore faccia
firmare lassegno dal traente in sua presenza, accerti la corrispondenza della firma e del numero del
conto apposti sullassegno con quelli risultanti dalla carta, trascriva il numero della carta sul retro
dellassegno e lo presenti per il pagamento al banchiere trattario, anche a mezzo di un altro
banchiere a cui lassegno pu essere girato, entro il termine indicato sulla stessa carta-assegni. Gli
effetti giuridici conseguenti al rilascio della carta-assegni sono controversi, poich da una parte c
chi ritiene che la carta-assegni ha una funzione analoga a quella degli assegni a copertura garantita,
e dallaltra c invece chi ritiene che il banchiere trattario assume (almeno nei confronti del
primo prenditore e del banchiere a cui questi ha girato lassegno) lobbligo extracartolare di
pagarlo, anche in mancanza di provvista, alle condizioni indicate nella carta-assegni.
96. L assegno circolare (titoli speciali).
Lassegno circolare uno strumento di pagamento, ma la sua struttura formale non ricalca quella
della cambiale tratta, bens si modella su quella del pagher cambiario, in quanto viene emesso
direttamente su richiesta del cliente, che versa limporto corrispondente o ne consente
laddebitamento sul proprio conto da una banca che perci assume la veste di debitore principale,
obbligandosi a pagarlo a vista al portatore presso tutti i recapiti indicati sul titolo. Inoltre diciamo
che, lassegno circolare deve essere emesso necessariamente allordine, e pu essere emesso

sbarrato, da accreditare, non trasferibile e turistico (art. 82, 86 1.ass.). Per potere emettere assegni
circolari, la banca deve ottenere lautorizzazione della Banca dItalia, ed tenuta a costituire presso
la stessa Banca dItalia a garanzia dei medesimi una cauzione commisurata allentit dei titoli in
circolazione, cauzione sulla quale i portatori degli assegni hanno un privilegio speciale (art. 82
1.ass.). Dal momento che gli assegni circolari sono emessi solo da banche (presumibilmente, di
sicura solvibilit), si pu ammettere che la loro trasmissione abbia tra le parti effetti solutori,
ravvisandovi salva diversa volont delle stesse parti una cessione pro soluto, e non pro
solvendo. Inoltre, lassegno circolare deve contenere:
- la denominazione di assegno circolare nel contesto del titolo
- la promessa incondizionata di pagare a vista una somma determinata
- lindicazione del prenditore
- lindicazione della data e del luogo in cui lassegno emesso
- e la sottoscrizione dellistituto emittente.
Il titolo che manchi di qualcuno dei suddetti requisiti non vale come assegno circolare (art. 83
1.ass.), ed inoltre quando di importo superiore a 12500,00 euro, deve essere emesso con la
clausola non trasferibile. Il possessore decade dallazione di regresso contro i giranti se non
presenta il titolo per il pagamento entro 30 giorni dallemissione. Lazione contro il banchiere
emittente si prescrive nel termine di 3 anni dallemissione. La girata a favore dello stesso emittente
estingue lassegno (art. 84 1. ass.).
97. Il vaglia cambiario.
Il vaglia cambiario emesso dalla Banca dItalia, dal Banco di Napoli e dal Banco di Sicilia un
titolo di credito allordine, con cui le banche emittenti si impegnano a pagare a vista una
determinata somma di denaro al portatore legittimo del titolo. Detti vaglia corrispondono agli
assegni circolari emessi dalle altre banche (infatti, al posto della denominazione di assegno
circolare, essi devono contenere la denominazione di vaglia cambiario). Come per gli assegni
circolari, il rapporto sottostante deriva dal fatto che colui che richiede alla banca lemissione dei
titoli gli versa una somma uguale a quella, indicata nei vaglia, che la stessa banca si obbliga a
pagare al portatore legittimo. Al vaglia cambiario sono applicabili le norme sulla cambiale propria,
tranne quelle concernenti lavallo, la domiciliazione, la promessa dinteressi, la cambiale in bianco
(art. 90 1.ass.). Anche il vaglia cambiario pu essere emesso o girato apponendovi la clausola non
trasferibile. Il debitore cartolare un banchiere di sicura solvibilit , pertanto di solito il titolo al
pari degli assegni circolari viene accettato in sostituzione della moneta e viene largamente
adoperato per trasferire con maggiore comodit e facilit somme da un luogo ad un altro.
98.L assegno bancario libero e piazzato.
Titoli allordine per conto della Banca dItalia (che assume la veste di trattaria) possono essere
emessi da corrispondenti alluopo autorizzati (che assumono la veste di traenti) e possono essere
pagati a vista presso qualsiasi filiale (assegno bancario libero) ovvero presso una sola filiale
(assegno bancario piazzato) della stessa Banca dItalia (art. 98 1.ass.). Tali titoli sono modellati
sullo schema della tratta e non del vaglia cambiario, ma tuttavia la loro funzione economica quella
del vaglia e degli assegni circolari, consentendo unagevole trasmissione del denaro da luogo a
luogo. Assegni bancari liberi, equiparati a quelli della Banca dItalia, possono essere emessi anche
dai corrispondenti del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia (art. 107 1.ass.).

99. L assegno circolare dell istituto centrale delle banche popolari.


Quando le banche che appartengono ad una stessa categoria costituiscono o aderiscono ad un
istituto centrale di categoria, listituto pu essere utilizzato dalla Banca dItalia ad emettere assegni
circolari. Lemissione degli assegni affidata, in base ad apposita convenzione, alle banche
aderenti, che assumono la posizione di banche corrispondenti (art. 85 1.ass.), ed emettono i titoli
quali rappresentanti dellIstituto. Le banche aderenti rilasciano ai propri clienti gli assegni su
moduli a stampa ad esse consegnati dallo stesso Istituto. Lestinzione degli assegni si verifica con il
pagamento da parte o dello stesso Istituto o di una qualsiasi banca popolare aderente.
100. La fede di credito.
Un titolo particolare pu essere emesso dal Banco di Napoli e dal Banco di Sicilia ed detto fede di
credito (o polizzino). E precisamente si tratta di un titolo di credito allordine, pagabile a vista
presso qualsiasi filiale del Banco, e che contiene:
o la denominazione di fede di credito inserita nel contesto del titolo
o la promessa di pagare una somma determinata
o lindicazione del prenditore
o lindicazione della data e del luogo di emissione
o la sottoscrizione del Banco come emittente (art. 106 1.ass.).
La particolarit di questo titolo che la girata pu contenere lindicazione della causale per cui il
girante trasferisce al giratario il credito cartolare (ad esempio, si pu precisare se il trasferimento
avviene in pagamento del prezzo di una compravendita ovvero per la restituzione di un mutuo). Dal
momento che la fede, dopo il pagamento, viene conservata negli archivi del Banco, in ogni
momento si pu avere la prova che si fatto un pagamento per quella determinata causale. Nella
girata, inoltre, si pu inserire anche una condizione, in modo tale che il Banco non paghi la somma
al giratario se questi non dimostra che si verificata la condizione: ad esempio, chi compra un
immobile e paga il prezzo mediante la girata di una fede di credito pu stabilire che il Banco non
paghi la somma al giratario se questi non dimostra di avere liberato limmobile venduto da
unipoteca che gravava sullo stesso. Tuttavia, opportuno specificare che, quando nella girata
contenuta la causale o una condizione, lintera girata deve essere scritta a mano e sottoscritta dal
girante (art. 110 c.1 1.ass.); e in caso di apposizione di una condizione, la firma del girante deve
essere inoltre autenticata da un notaio (art. 111 c.1 1.ass.).

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