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di Filippo Mittino
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È proprio questo raffronto con l’Asse P ad offrirci una lettura della psicopatologia attraverso la
lente dei MOI. Pensando ai tre livelli di funzionamento proposti dal PDM, ci viene detto come a
livello sano si possa osservare un’integrazione dei vari MOI; a livello nevrotico si possano cogliere
dei conflitti tra i diversi MOI che desiderano ottenere il primato di attribuzione di significato
all’esperienza e infine al livello borderline scorgiamo dei deficit di funzionamento e di connessione
dei MOI.
Per comprendere meglio quest’ultimo livello di funzionamento, l’A. argomenta il concetto di
Modello Operativo Interno Dissociato (Albasi, 2006, 2008a, 2008b). I MOID si formano in contesti
di attaccamenti traumatici: all’interno della relazione di attaccamento non viene riconosciuta la
soggettività dall’altro significante, soggettività che viene confinata in un’altrove, disconnesso dagli
altri MOI. Viene inoltre messo in evidenza che i MOID rimangono soltanto ad un livello
procedurale; questo accade perché essi non possono offrire soluzioni integrate
alla regolazione affettiva, possono solo manifestarsi come azioni prive di
significati soggettivi. Il soggetto compie delle azioni suscitate dalla situazione
interpersonale e “non sa il perché delle proprie azioni” (Bowlby, 1980, pag 70).
Come esempio paradigmatico di attaccamento traumatico e di formazione dei MOID, l’A. propone
l’abuso sessuale intrafamigliare. Il bambino, bisognoso di contattato e tenerezza, è avvicinato dal
genitore sessualmente eccitato. Il bambino è spaventato e intimorito. Il genitore esclude dalla sua
mente la soggettività del figlio e gli spiega che quello che sta facendo non è altro che una prova
d’amore. Nel bambino cresce lo spavento e il timore. L’atto si compie. Tutto nella casa torna
normale. Il bambino per continuare a vivere deve confinare quest’esperienza nei MOID “guardiani
e custodi” (pag. 206) di questa paradossale vicenda.
Lasciando questi “ladri di soggettività” (pag. 205) e tornando alle riflessioni sul Manuale
Diagnostico Psicodinamico (PDM Task Force 2006), si giunge alla presentazione del Questionario
sul Funzionamento Mentale - QFM-27 (Albasi, Lasorsa, Porcellini, 2007)1, sintesi e realizzazione di
tutte le riflessioni contenute in questo testo. Possiamo pensare a questo strumento come alla
tavolozza del pittore: il clinico è chiamato a fare un ritratto dal vivo, a tratti deciso e a tratti
abbozzato, che riesca a rappresentare la soggettività, la singolarità del paziente. Rimanendo nella
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Il Questionario sul Funzionamento Mentale è stato elaborato a partire dalle nove categorie dell’Asse M del PDM
(PDM Task Force, 2006). Gli item mettono in evidenza alcune dimensioni cruciali (capacità o funzioni mentali di base)
del funzionamento mentale del paziente. Ogni categoria è descritta da tre affermazioni: la prima considera ciascuna
capacità come una risorsa a disposizione del paziente, che lo sostiene nel suo funzionamento mentale (livello sano di
funzionamento); la seconda, come una funzione condizionata e limitata da conflitti specifici (livello nevrotico di
funzionamento); la terza descrive uno sviluppo deficitario della capacità in oggetto (livello borderline di
funzionamento; punteggi alti attribuiti a questi item indicano un funzionamento molto deteriorato nel range borderline).
La valutazione avviene su una scala da 0 a 4 (0 = per nulla, 4= del tutto). Per maggiori informazioni è possibile
consultare il sito www.pdm-qfm.com.
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metafora della pittura, possiamo riferirci alla corrente impressionista e al suo intento di voler
cogliere ogni cambiamento nella realtà osservata2 rifacendo quadri con uguale soggetto ma con
piccolissime variazioni; bene, questo è ciò che il QFM-27 permette di fare: la compilazione del
questionario e la revisione dello stesso dopo alcune sedute permette di approfondire la valutazione
del paziente (ovvero la diagnosi) regalandoci lo stesso ritratto ma sempre diverso, con nuove
sfumature di colore.
Concludendo si può osservare come l’esergo si fa sintesi. Esso ha in sé due tipi di metamorfosi che
coinvolgono il concetto di idea: la prima, se vogliamo più immediata e già compiuta, è quella di
vedere nella fisicità del volume recensito la concretizzazione delle idee che in questi anni hanno
attraversato la mente dell’A. La seconda fa invece riferimento ad un aspetto più implicito, più
sottile, ovvero l’importanza di cogliere la forza generatrice delle idee contenute in questo testo,
affinché divengano feconde nella pratica clinica. Si può affermare con certezza che questo libro di
Cesare Albasi riuscirà sicuramente a compiere anche questo secondo cambiamento, divenendo così
punto di riferimento per molti psicologi e psicoterapeuti.
Bibliografia
Albasi C., (2006), Attaccamenti traumatici. I Modelli Operativi Interni Dissociati. UTET,
Torino 2006.
Albasi C., (2008a), Modelli Operativi Interni Dissociati: una prospettiva relazionale
sull’attaccamento, il trauma, la dissociazione. In V. Caretti, G. Craparo, (a cura di),
(2008), Trauma e psicopatologia. Un approccio evolutivo relazionale. Astrolabio, Roma.
Albasi C., (2008b), Modelli Operativi Interni Dissociati, funzionamento mentale
e psicopatologia. AeR-Abilitazione e Riabilitazione, n. 1, pp. 9-36.
Albasi C., Lasorsa C., Porcellini E., (2007), QFM-27. Questionario sul
Funzionamento Mentale. In www.pdm-qfm.com
Bowlby J., (1980), Attaccamento e perdita, vol.3, La perdita della madre. Tr. It. Bollati
Boringhieri, Torino 2000.
Ferenczi S., (1928), L’elasticità della tecnica psicoanalitica. In Opere, vol. 4. Tr. It. Raffaello
Cortina, Milano 2002.
Lang M., Del Corno F., (2005), Elementi di psicologia clinica. Franco Angeli, Milano.
McWilliams N., (2004), Psicoterapia psicoanalitica. Tr. It. Raffaello Cortina, Milano 2006.
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Pensiamo a Monet che per raffigurare la cattedrale di Rouen eseguì una trentina di quadri per ottenere l’instantanéité:
quando l’effetto luminoso mutava, sospendeva il lavoro e lo proseguiva sul quadro successivo per aver un’impressione
esatta di “quella” chiesa in “quel” preciso momento.
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PDM Task Force, (2006), Manuale Diagnostico Psciodinamico. Tr. It. (a cura di Del Corno,
Lingiardi) Raffaello Cortina, Milano 2008.