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Divina Commedia/Inferno/Canto IX

Dante Alighieri - Divina Commedia (XIV secolo)


Inferno
Canto nono

serpentelli e ceraste avien per crine,


onde le ere tempie erano avvinte. 42
E quei, che ben conobbe le meschine
de la regina de letterno pianto,
Guarda, mi disse, le feroci Erine. 45
Quest Megera dal sinistro canto;
quella che piange dal destro Aletto;
Tesifn nel mezzo"; e tacque a tanto. 48
Con lunghie si fendea ciascuna il petto;
battiensi a palme e gridavan s alto,
chi mi strinsi al poeta per sospetto. 51
Vegna Medusa: s l farem di smalto,
dicevan tutte riguardando in giuso;
mal non vengiammo in Teso lassalto. 54
Volgiti n dietro e tien lo viso chiuso;
ch se l Gorgn si mostra e tu l vedessi,
nulla sarebbe di tornar mai suso. 57
Cos disse l maestro; ed elli stessi
mi volse, e non si tenne a le mie mani,
che con le sue ancor non mi chiudessi. 60
O voi ch'avete li 'ntelletti sani,
mirate la dottrina che sasconde
sotto 'l velame de li versi strani. 63
E gi vena su per le torbide onde
un fracasso dun suon, pien di spavento,
per cui tremavano amendue le sponde, 66
non altrimenti fatto che dun vento
impetoso per li avversi ardori,
che er la selva e sanzalcun rattento 69
li rami schianta, abbatte e porta fori;
dinanzi polveroso va superbo,
e fa fuggir le ere e li pastori. 72
Li occhi mi sciolse e disse: Or drizza il nerbo
del viso su per quella schiuma antica
per indi ove quel fummo pi acerbo. 75
Come le rane innanzi a la nimica
biscia per lacqua si dileguan tutte,
n cha la terra ciascuna sabbica, 78
vidio pi di mille anime distrutte
fuggir cos dinanzi ad un chal passo
passava Stige con le piante asciutte. 81
Dal volto rimovea quellaere grasso,
menando la sinistra innanzi spesso;
e sol di quellangoscia parea lasso. 84
Ben maccorsi chelli era da ciel messo,
e volsimi al maestro; e quei f segno
chi stessi queto ed inchinassi ad esso. 87
Ahi quanto mi parea pien di disdegno!
Venne a la porta e con una verghetta
laperse, che non vebbe alcun ritegno. 90

Canto nono, ove tratta e dimostra de la cittade cha nome Dite, la qual si nel sesto cerchio de linferno e vedesi
messa la qualit de le pene de li eretici; e dichiara in questo canto Virgilio a Dante una questione, e rendelo sicuro
dicendo s esservi stato dentro altra ata.
Quel color che vilt di fuor mi pinse
veggendo il duca mio tornare in volta,
pi tosto dentro il suo novo ristrinse. 3
Attento si ferm comuom chascolta;
ch locchio nol potea menare a lunga
per laere nero e per la nebbia folta. 6
Pur a noi converr vincer la punga,
cominci el, se non ... Tal ne soerse.
Oh quanto tarda a me chaltri qui giunga!". 9
I vidi ben s comei ricoperse
lo cominciar con laltro che poi venne,
che fur parole a le prime diverse; 12
ma nondimen paura il suo dir dienne,
perchio traeva la parola tronca
forse a peggior sentenzia che non tenne. 15
In questo fondo de la trista conca
discende mai alcun del primo grado,
che sol per pena ha la speranza cionca?". 18
Questa question fecio; e quei Di rado
incontra, mi rispuose, che di noi
faccia il cammino alcun per qual io vado. 21
Ver chaltra fata qua gi fui,
congiurato da quella Eritn cruda
che richiamava lombre a corpi sui. 24
Di poco era di me la carne nuda,
chella mi fece intrar dentra quel muro,
per trarne un spirto del cerchio di Giuda. 27
Quell l pi basso loco e l pi oscuro,
e l pi lontan dal ciel che tutto gira:
ben so l cammin; per ti fa sicuro. 30
Questa palude che l gran puzzo spira
cigne dintorno la citt dolente,
u non potemo intrare omai sanzira. 33
E altro disse, ma non l ho a mente;
per che locchio mavea tutto tratto
ver lalta torre a la cima rovente, 36
dove in un punto furon dritte ratto
tre fure infernal di sangue tinte,
che membra feminine avieno e atto, 39
e con idre verdissime eran cinte;

2
O cacciati del ciel, gente dispetta,
cominci elli in su lorribil soglia,
ondesta oltracotanza in voi salletta? 93
Perch recalcitrate a quella voglia
a cui non puote il n mai esser mozzo,
e che pi volte v ha cresciuta doglia? 96
Che giova ne le fata dar di cozzo?
Cerbero vostro, se ben vi ricorda,
ne porta ancor pelato il mento e l gozzo. 99
Poi si rivolse per la strada lorda,
e non f motto a noi, ma f sembiante
domo cui altra cura stringa e morda 102
che quella di colui che li davante;
e noi movemmo i piedi inver la terra,
sicuri appresso le parole sante. 105
Dentro li ntrammo sanzalcuna guerra;
e io, chavea di riguardar disio
la condizion che tal fortezza serra, 108
comio fui dentro, locchio intorno invio:
e veggio ad ogne man grande campagna,
piena di duolo e di tormento rio. 111
S come ad Arli, ove Rodano stagna,
s coma Pola, presso del Carnaro
chItalia chiude e suoi termini bagna, 114
fanno i sepulcri tuttil loco varo,
cos facevan quivi dogne parte,
salvo che l modo vera pi amaro; 117
ch tra li avelli amme erano sparte,
per le quali eran s del tutto accesi,
che ferro pi non chiede verunarte. 120
Tutti li lor coperchi eran sospesi,
e fuor nuscivan s duri lamenti,
che ben parean di miseri e doesi. 123
E io: Maestro, quai son quelle genti
che, seppellite dentro da quellarche,
si fan sentir coi sospiri dolenti?". 126
E quelli a me: Qui son li eresarche
con lor seguaci, dogne setta, e molto
pi che non credi son le tombe carche. 129
Simile qui con simile sepolto,
e i monimenti son pi e men caldi.
E poi cha la man destra si fu vlto, 132
passammo tra i martri e li alti spaldi.
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