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Mario Sironi

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Mario Sironi (Sassari, 12 maggio 1885
Milano, 13 agosto 1961) stato un pittore
italiano.

Composizione o Composizione e figure,


1957 (Fondazione Cariplo)
stato anche scultore, architetto,
illustratore, scenografo e grafico. Nel 1922
stato uno dei fondatori del "Novecento
Italiano". Negli anni Trenta ha teorizzato e
praticato il ritorno alla pittura murale.
Indice [nascondi]
1 Biografia
1.1 La stagione giovanile

1.2 La stagione futurista e gli anni di


guerra
1.3 Il dopoguerra. Dalla Metafisica al
Novecento italiano
1.4 Gli anni Trenta. La pittura murale.
1.5 Dal crollo del fascismo all'ultima
stagione espressiva
2 Opere
3 Scritti dell'autore
4 Note
5 Bibliografia
6 Retrospettive
7 Voci correlate
8 Altri progetti
9 Collegamenti esterni
Biografia[modifica | modifica wikitesto]

La stagione giovanile[modifica | modifica


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Sironi nasce a Sassari il 12 maggio 1885
da Enrico (Milano 1847- Roma 1898) e da
Giulia Villa (Firenze 1860-Bergamo 1943),
secondo di sei figli, dopo Cristina e prima
di Edoardo, Marta, Guido, Enrico Ettore.
Nella sua famiglia ci sono architetti, artisti,
musicisti. Il nonno materno, Ignazio Villa
(Milano 1813-Roma 1895), scultore e
scienziato, costruisce a Firenze nel
1850-52 la Casa Rossa, notevole esempio
di neogotico italiano. Lo zio paterno
Eugenio Sironi (Como 1828-1894),
fratellastro di Enrico e, nella storiografia
recente, erroneamente confuso con lui -
lautore del Palazzo della Provincia di
Sassari, 1873-1880. Il padre Enrico si
laurea ingegnere nel 1873 e lavora a
Sassari e a Roma. La madre Giulia Villa,

cui lartista sar sempre legatissimo, aveva


invece studiato canto, mentre la sorella
Cristina era pianista.
La formazione di Sironi avviene a Roma,
dove la famiglia si trasferisce un anno
dopo la sua nascita. Qui, dopo la
prematura morte del padre nel 1898,
compie gli studi tecnici. Intanto legge
Schopenhauer, Nietzsche, Heine,
Leopardi, i romanzieri francesi, studia il
pianoforte, suonando soprattutto Wagner,
e fin da piccolo si dedica al disegno.
Nel 1902 si iscrive alla facolt di
ingegneria, ma lanno successivo colpito
da una crisi depressiva, primo sintomo di
un disagio esistenziale che lo
accompagner tutta la vita. Abbandona
quindi luniversit e, incoraggiato dallo

scultore Ximenes e dal pittore Discovolo, si


iscrive alla Scuola Libera del Nudo in via
Ripetta. In questo periodo incontra
Boccioni (che, nonostante qualche
momento di incomprensione, lamico pi
caro della sua giovinezza) e Severini,
frequenta la cerchia di Prini e lo studio di
Balla. Seguendo questultimo si avvicina al
divisionismo (La madre che cuce,
1905-1906), che interpreta per senza
incrinare la solidit delle forme. Sempre in
questo periodo compie i primi viaggi: nel
maggio-agosto 1906 si reca a Parigi, dove
si trova anche Boccioni; nellestate 1908 e
per vari mesi del 1910-11 a Erfurt, in
Germania, ospite dellamico scultore Felix
Tannenbaum.
La stagione futurista e gli anni di
guerra[modifica | modifica wikitesto]

A partire dal 1913, ispirato dallopera di


Boccioni, si avvicina al futurismo, che
interpreta per alla luce della sua
incessante ricerca volumetrica. Nel 1914
partecipa alla Libera Esposizione
Internazionale Futurista da Sprovieri a
Roma e alla declamazione di Piedigrotta di
Cangiullo. Nel 1915 si trasferisce per breve
tempo a Milano, dove collabora alla rivista
Gli Avvenimenti ed entra nel nucleo
dirigente del futurismo. Allo scoppio della
guerra si arruola nel Battaglione Volontari
Ciclisti, di cui fanno parte anche Boccioni,
Marinetti, SantElia, Funi, Russolo, e in
dicembre firma il manifesto futurista
Lorgoglio italiano.
Nel 1916 escono i primi interventi critici sul
suo lavoro: il primo di Boccioni, che
definisce i suoi disegni una
manifestazione artistica illustrativa

eccezionalmente originale e potente; il


secondo di Margherita Sarfatti, che
sottolinea in lui un'arte di sintesi e di
semplificazione estrema[1]. Riprende
intanto a combattere nel Genio Civile,
dopo aver seguito i corsi per Ufficiali
Fotoelettrici a Torino e a Padova. in
prima linea fino al 1918, quando viene
spostato allUfficio Propaganda, dove
collabora con Bontempelli alla rivistina di
trincea Il Montello.
Il dopoguerra. Dalla Metafisica al
Novecento italiano[modifica | modifica
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Nel marzo 1919 rientra a Roma dopo il
congedo. Nello stesso periodo partecipa
alla Grande Esposizione Nazionale
Futurista, esponendo quindici opere
prevalentemente sul tema della guerra.
Ormai, per, suggestioni metafisiche

mutuate da Carr e De Chirico pervadono


la sua pittura. In luglio tiene la prima
personale a Roma, da Bragaglia.
Sempre a luglio Sironi sposa Matilde
Fabbrini, da cui avr due figlie: Aglae nel
1921 e Rossana nel 1929. In settembre,
per, parte per Milano senza la moglie,
che le ristrettezze economiche non gli
permettono di portare con s. Nascono in
questo periodo, anche dalle suggestioni
della realt cittadina, i suoi paesaggi
urbani. Si avvicina intanto al fascismo e
Marinetti lo ricorda gi nellottobre 1919
alle riunioni del Fascio milanese[2].
Nel gennaio 1920, con Funi, Dudreville e
Russolo, Sironi firma il Manifesto futurista.
Contro tutti i ritorni in pittura, che
nonostante il titolo contiene gi molte

istanze del futuro Novecento Italiano. In


marzo partecipa a una collettiva nella
neonata Galleria Arte, dove espone per la
prima volta i paesaggi urbani. Il ciclo dei
paesaggi urbani rappresenta uno dei
vertici dellarte sironiana, ma anche uno
dei temi meno compresi dalla critica
recente. utile, a questo proposito,
riprendere la lettura compiuta dalla Sarfatti,
che vi individua la tragicit e quella che
chiama, con espressione nietzscheana e
dannunziana, la glorificazione[3]. Sironi,
cio, infonde negli elementi tragici forza e
grandiosit. Accanto alla pittura, peraltro,
lartista continua a dedicarsi al disegno e
allillustrazione: dallagosto 1921 inizia col
Popolo dItalia, il quotidiano fondato da
Mussolini, una collaborazione che
continuer fino allottobre 1942.

Nel dicembre 1922 fonda, con Bucci,


Dudreville, Funi, Malerba, Marussig e
Oppi, il Novecento Italiano, che si presenta
per la prima volta a Milano, alla Galleria
Pesaro nel marzo 1923. Animato dalla
Sarfatti, il movimento aspira a una
moderna classicit, cio a una forma
classica, priva di pittoricismi ottocenteschi,
filtrata attraverso una sintesi purista[4]. Il
pensiero di Platone, e in particolare il
Febo, con il suo richiamo alle forme
geometriche belle in se, spesso
ricordato dalla scrittrice nelle sue pagine
critiche sul gruppo.
Nel 1924 Sironi partecipa alla Biennale di
Venezia col gruppo novecentista
(ribattezzatosi Sei pittori del Novecento
per lassenza di Oppi). Qui espone quattro
dipinti tutti sul tema della figura, tra cui
Larchitetto e Lallieva che restano fra i

suoi massimi capolavori, ma la sua


presenza passa quasi inosservata.
Del Novecento Sironi la personalit pi
rappresentativa. Fin dal 1925 entra a far
parte del Comitato Direttivo ed espone alle
mostre nazionali e internazionali del
gruppo (nel 1926 a Milano alla I Mostra del
Novecento Italiano e a Parigi alla Galerie
Carminati; nel 1927 a Ginevra, Zurigo,
Amsterdam, LAja; nel 1929 a Milano alla II
mostra del Novecento Italiano e alle
rassegne di Nizza, Ginevra, Berlino, Parigi;
nel 1930 a Basilea, Berna, Buenos Aires;
nel 1931 a Stoccolma, Oslo, Helsinki).
Intanto dal 1927, e fino al 1931, scrive
come critico darte sul Popolo dItalia.
Intorno al 1930 conosce Mim Costa, alla
quale, tra alterne vicissitudini, rimarr

legato il resto della vita. Sempre nel 1930


esce la sua prima monografia, firmata da
Giovanni Scheiwiller.
Gli anni Trenta. La pittura murale.[modifica
| modifica wikitesto]
Nel 1931 invitato con una sala personale
alla I Quadriennale di Roma ma,
nonostante lappoggio di Ojetti, non ottiene
premi. La sua pittura, del resto, intorno al
1929-30 venti abbandona il segno nitido
della prima stagione novecentista e
attraversa un periodo espressionista,
caratterizzato da una approssimazione
della figura e una violenza della pennellata
che disorienta la maggior parte dei critici.
Sempre nel 1931 Sironi incaricato di
eseguire la vetrata La Carta del Lavoro per
il Ministero delle Corporazioni a Roma, che
termina nel 1932; e due grandi tele per il
Palazzo delle Poste a Bergamo: Il Lavoro

nei campi o LAgricoltura e Il Lavoro in citt


o LArchitettura, che completa nel 1934.
Lungo il decennio si dedica sempre pi alla
grande decorazione, trascurando il quadro
da cavalletto, che considera ormai una
forma insufficiente[5]. La pittura murale,
per lui, non solo una tecnica, ma un
modo radicalmente diverso (antico e
classico, ma anche nuovo e fascista,
perch, come afferma lui stesso, sociale
per eccellenza[6] di pensare larte. La
grande decorazione infatti unarte
indipendente dal possesso individuale e
dal collezionismo privato, perch si
incontra per le strade, nelle piazze, nei
luoghi di lavoro. unarte che ridimensiona
limportanza del mercato e delle mostre (un
muro non si pu vendere n esporre, se
non in forma effimera) e stimola la
committenza dello Stato. unarte infine
che sollecita gli artisti a misurarsi con temi
alti e potenti, e con una nuova concezione

dello spazio, favorendo il superamento


dellintimismo. Tuttavia per Sironi la pittura
murale non deve cadere nel contenutismo
n tantomeno nella propaganda. In questo
senso la sua pittura murale, pur avendo
dato espressione allideologia fascista (non
alle leggi razziali, che lartista non ha mai
condiviso), ne per molti aspetti
indipendente, proprio per il suo valore
stilistico e formale.

L'Aula Magna della Universit di Roma


Sapienza con l'affresco di Sironi del 1935
L'Italia tra le Arti e le Scienze
Lartista teorizza il ritorno alla grande
decorazione soprattutto in due testi
programmatici: Pittura murale (Il Popolo
dItalia, 1 gennaio 1932) e il Manifesto
della Pittura Murale, firmato anche da

Campigli, Carr e Funi (Colonna,


dicembre 1933). Tutto il decennio lo vede
affannato in una serie di lavori
monumentali, in cui, superate le
sprezzature espressioniste, adotta una
composizione multicentrica, spesso a
riquadri, governata da una spazialit e una
prospettiva prerinascimentali. Nel 1932
scolpisce due rilievi per la Casa dei
Sindacati Fascisti a Milano. Nel 1933 alla V
Triennale coordina gli interventi di pittura
murale, chiamando i migliori artisti italiani a
realizzare decorazioni monumentali. Lui
stesso esegue il grande Lavoro, oltre a
opere plastiche e architettoniche. ( in
questa occasione, tra laltro, che si
rinfocolano le polemiche anti-novecentiste,
iniziate intorno al 1931 e animate
soprattutto da Farinacci e dal suo giornale
Il Regime Fascista. Sironi, fatto oggetto di
violenti attacchi, difende con articoli
appassionati le ragioni del Novecento).

Nel 1934 partecipa con Terragni al


concorso per il Palazzo del Littorio di
Roma, progettando rilievi e pitture murali.
Nella seconda met del decennio esegue
laffresco LItalia tra le Arti e le Scienze
nellAula Magna dellUniversit di Roma
(1935); il mosaico LItalia corporativa
(1936-1937, oggi a Palazzo dei Giornali,
Milano); gli affreschi LItalia, Venezia e gli
Studi per Ca Foscari a Venezia
(1936-1937) e Rex imperator e Dux per la
Casa Madre dei Mutilati a Roma
(1936-1938); il mosaico La Giustizia tra la
Legge, la Forza e la Verit per il Palazzo di
Giustizia di Milano (1936-1939); due grandi
bassorilievi per lEsposizione
Internazionale di Parigi (1937); la vetrata
LAnnunciazione per la chiesa
dellOspedale di Niguarda a Milano
(1938-1939). Nel 1939 progetta interventi
scultorei per il concorso per il Danteum, nel
gruppo di lavoro diretto da Terragni. Fra il

1939 e il 1942 collabora con Muzio al


Palazzo del Popolo dItalia, realizzando le
decorazioni della facciata e di alcuni
interni, e intervenendo anche nel progetto
architettonico. Accanto alle grandi imprese
decorative non bisogna dimenticare i
complessi allestimenti architettonici, tra cui
nel 1932 quello di varie sale della Mostra
della Rivoluzione Fascista; nel 1933 di
molte parti della Triennale di Milano; nel
1934 della Sala dellAviazione nella
Grande Guerra alla Mostra
dellAeronautica italiana; nel 1935 del
Salone dOnore alla Mostra Nazionale
dello Sport; nel 1936 del Padiglione Fiat
alla Fiera Campionaria di Milano; nel 1937
della sala dellItalia dOltremare allExpo
Internazionale di Parigi; nel 1939 di una
parte della Mostra Nazionale del
Dopolavoro a Roma[7]. un impegno
senza tregua, le cui scadenze assillanti
compromettono perfino la sua salute.

Lungo il decennio riduce radicalmente,


invece, la partecipazione a mostre, anche
se tiene due importanti personali alla
Galleria Milano (1931 e 1934).
Dal crollo del fascismo all'ultima stagione
espressiva[modifica | modifica wikitesto]
Nel settembre 1943 Sironi aderisce alla
Repubblica di Sal, seguendo con
crescente angoscia levolversi degli eventi.
Il 25 aprile rischia anche di essere fucilato:
esce in strada fra gli spari, a Milano, e
viene fermato a un posto di blocco da una
brigata partigiana. Sarebbe stato ucciso se
Gianni Rodari, che faceva parte della
brigata e laveva riconosciuto, non gli
avesse firmato un lasciapassare[8]. Alla
disperata amarezza per il crollo delle sue
illusioni civili e politiche si aggiunge lo

strazio per il suicidio della figlia Rossana,


che si toglie la vita a diciotto anni nel 1948.
Non smette comunque di lavorare. Nella
sua pittura, per, alla potente energia
costruttiva si sostituisce spesso uno
sfaldarsi delle forme e un allentarsi della
sintassi compositiva. E non un caso che
uno dei suoi ultimi cicli pittorici sia dedicato
allApocalisse.
Poco considerato da critici come Longhi,
Venturi, Argan, in questi anni rifiuta
polemicamente di partecipare alle Biennali
di Venezia, ma continua a esporre in Italia
(Triennale di Milano, 1951; Quadriennale
di Roma, 1955) e allestero (mostra
itinerante negli Stati Uniti, con Marino
Marini, nel 1953). Esegue inoltre
scenografie e costumi per il teatro
(Tristano e Isotta, 1947, per la Scala di
Milano; I Lombardi alla Prima Crociata,

1948, e Don Carlos, 1950, per il Teatro


Comunale di Firenze; Medea e Il Ciclope,
1949, per il Teatro Romano di Ostia). Nel
1955 esce la monografia, tuttora
fondamentale, Mario Sironi pittore di
Agnoldomenico Pica. Nel 1956 eletto
Accademico di San Luca.
La sua salute intanto si deteriora, anche
per il sopraggiungere di unartrite
progressiva. Nellagosto 1961 ricoverato
per una broncopolmonite in una clinica di
Milano. Muore pochi giorni dopo, il 13
agosto.
La Mostra a Roma al Vittoriano, dal 4
ottobre 2014 all8 febbraio 2015, in una
grande retrospettiva ne ricostruisce,
attraverso le sue opere pi significative, la
storia della complessa attivit,

ripercorrendo tutti i momenti della sua


pittura.
Opere[modifica | modifica wikitesto]
Composizione, fine anni '40, tempera su
carta intelata
Testa, 1913, Milano, Museo del Novecento
Il camion, 1914, Milano, Pinacoteca di
Brera
Latelier delle meraviglie, 1919, Milano,
Pinacoteca di Brera
La Venere dei porti, 1919, Milano, Museo
del Novecento
La lampada, 1919, Milano, Pinacoteca di
Brera
Composizione con elica, 1919, Venezia,
Guggenheim Collection

Aereo e citt, 1924, Colonia, Museo


Ludwig
Il tram, 1920, Palermo, Civica Galleria
dArte Moderna
Il cavallo bianco, 1921, Venezia,
Guggenheim Collection (collezione
Mattioli)
Venere, 1922-23, Torino, Civica Galleria
dArte Moderna
Solitudine, 1925, Roma, Galleria Nazionale
darte Moderna
Paesaggio urbano, 1924, Venezia, Ca
Pesaro
Donna seduta, 1926-1927, Zurigo,
Kunsthaus
Due figure, 1926-1927, Parigi, Centre
Pompidou
Periferia industriale, 1928, Berlino, Neue
Nationalgalerie

Donna seduta e paesaggio (La


malinconia), 1928, Milano, Museo del
Novecento
La famiglia, 1928, Roma, Galleria
Nazionale dArte Moderna
I costruttori, 1929, Milano, Museo del
Novecento
Montagne, 1929-30 Londra, Tate Gallery
La famiglia, 1930 Roma, Galleria
Comunale dArte Moderna
Il pescatore, 1930, Roma, Banca dItalia
Meriggio, 1932, Firenze, Galleria d'Arte
Moderna, Palazzo Pitti
Il pastore, 1932, Trieste, Museo Revoltella
La famiglia, 1932, Milano, FAI Fondo
Ambiente Italiano
Studio preparatorio per il Palazzo di
Giustizia, 1936-38, Credito Industriale
Sardo, Cagliari

Pannello monumentale con camion, 1937,


Torino, Centro Storico FIAT
San Martino, 1940, Citt del Vaticano,
Musei Vaticani
Gli Apostoli, 1942 c., Citt del Vaticano,
Musei Vaticani
Leclisse, 1942-43, Rovereto, MART
Paesaggio urbano, 1942-1943 Milano,
Pinacoteca di Brera
Paesaggio con albero, 1943 c., Cortina
dAmpezzo, Museo Rimoldi
Il gasometro, 1943-44, Rovereto, MART
Lapologo, 1944, Citt del Vaticano, Musei
Vaticani
Mondo arcaico, 1944, Milano, Museo del
Novecento
Composizione metafisica, 1944 Rovereto,
MART

La penitente, 1945, Rovereto, MART


Il gasometro, 1945, Milano, Museo del
Novecento
Composizione, 1948, Roma, Camera dei
Deputati
Periferia blu con tram 1948(?), Faenza,
Pinacoteca Comunale di Faenza
Il lavoro, 1948, Forl, Pinacoteca Civica
(Collezione Verzocchi)
Scritti dell'autore[modifica | modifica
wikitesto]
Mario Sironi, Scritti editi e inediti, Milano,
Feltrinelli, 1980.
Mario Sironi, Lettere, Milano, 2007.
Mario Sironi, Scritti e pensieri, Milano,
2008. EAN 9788884161789
Mario Sironi, Scritti inediti 1927-1931,
Milano, 2013

Note[modifica | modifica wikitesto]


^ U. Boccioni, Arti plastiche. I disegni di
Sironi, Gli Avvenimenti, II, Milano, 6
febbraio 1916; M. Sarfatti, Il bianco e nero
alla mostra degli Alleati, Gli Avvenimenti,
II, Milano, 17 dicembre 1916.
^ F. T. Marinetti, Taccuini 1915-1921,
Bologna 1987, p. 446.
^ M. Sarfatti, La nuova galleria Arte, Il
Popolo dItalia, Milano, 3 aprile 1920.
^ E. Pontiggia, Mario Sironi. Regesto
1919-1931, in Il Novecento milanese,
catalogo della mostra, Milano 2003, pp.
279-290.
^ M. Sironi, Pittura murale, Il Popolo
dItalia, Milano, 1 gennaio 1932.
^ Sironi, Campigli, Carr, Funi, Manifesto
della pittura murale, Colonna, Milano,
dicembre 1933

^ Sironi. La Grande Decorazione, a cura di


Andrea Sironi, Milano 2004.
^ M. Argilli, Gianni Rodari. Una biografia,
Torino 1990, p. 14.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
SIRONI, Mario in Enciclopedia Italiana,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
1936. URL consultato il 27-08-2013.
Gino Traversi, Sironi - I Disegni, Milano,
Casa Editrice Ceschina, 1968.
Sigfrido Bartolini e introduzione di Alfonso
Gatto, Mario Sironi - L'opera incisa, Reggio
Emilia, Ed. Prandi, 1976.
Agnoldomenico Pica, Mario Sironi pittore,
Milano, Edizioni del Milione, 1962.
Maurizio Calvesi, Mario Sironi, Roma,
CIDAC (Maestri d'oggi), 1981.
Mario Penelope (a cura di), Mario Sironi - I
figurini ritrovati, Milano, Mazzotta, 1989.

Elena Pontiggia, Fabio Benzi, Andrea


Sironi, Sironi. Il mito dell'architettura,
Milano, Mazzotta, 1990
Rossana Bossaglia, Sironi - I tessuti e le
arti applicate, Nuoro, Ilisso editore, 1992,
ISBN 88-85098-15-0.
Fabio Benzi, Mario Sironi, Milano, Electa
1993
Andrea Sironi ( a cura di ), Sironi. La
grande decorazione, Milano, Electa, 2004
Elisabetta Longari e prefazione di Rossana
Bossaglia, Sironi e la V Triennale di
Milano, Nuoro, Ilisso editore, 2006, ISBN
978-88-89188-55-2.
Elena Pontiggia, Claudia Gian Ferrari,
Sironi. Gli anni '40 e '50. Dal crollo
dell'ideologia agli anni dell'Apocalisse,
Milano, Electa, 2008, ISBN
978-88-370-6236-1

Antonella Crippa, Mario Sironi, catalogo


online Artgate della Fondazione Cariplo,
2010, CC-BY-SA.
Retrospettive[modifica | modifica wikitesto]
Mario Sironi 1885 - 1961, Roma, Galleria
Nazionale d'Arte Moderna, 9 dicembre
1993 - 27 febbraio 1994
Mario Sironi 1885 - 1961, Roma,
Complesso del Vittoriano, 4 ottobre 2014 8 febbraio 2015

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