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TEORIA E TECNICA
DELLE STRUTTURE
Volume secondo
SISTEMI DI TRAVI
Parte prima
L'interpretazione elastica
PREFAZIONE
Prefazione
PrefaZione
IV
INDICE
A) Richiami di alcuni procedimenti di calcolo numerico ricorrenti nello studio dei sistemi di travi.
I. Matrici.
1.1. Premessa
1.2. Definizioni
Somma di matrici
Prodotto di matrici
Determinante di una matrice
Inversione di una matrice. Propriet relative alla matrice
inversa
1.3.5. Derivata e integrale di una matrice
3
6
1>
8
8
9
13
14
17
18
19
21
21
22
24
24
VIII
Indice
Indice
IV. Archi.
25
>)
26
27
28
67
29
72
>)
>)
30
>)
>)
>)
Esempio 4.1. (coefficienti elastici per un arco a due cerniere parabolico e circolare)
Esempio 4.2. (arco incernierato: linea d'influenza della spinta)
30
30
31
32
IX
33
>)
>)
34
36
38
40
d)
e)
f)
g)
41
41
41
42
43
43
44
47
stato di sollecitazione
Archi non simmetrici
Il metodo della spinta addizionale
Variazioni termiche
Deformata di un arco. La notevole rigidezza dell'arco rispetto
alla corrispondente trave
Esempio 4.3. (arco parabolico incastrato: linea d'influenza delle
reazioni)
Esempio 4.4. (arco parabolico incastrato: reazioni per una variazione di temperatura)
Esempio 4.5. (condizioni di carico pi gravose)
Esempio 4.6. (arco parabolico incastrato: linea d'influenza dello
spostamento verticale in chiave)
Esempio 4.7. (arco circolare incastrato, caricato uniformemente
sull'orizzontale)
48
>)
>)
>)
>)
>)
67
73
75
75
75
79
80
83
83
84
84
85
88
88
89
>)
90
91
>)
92
p.
94
III. Travi.
3.1. Travi prismatiche con le estren1it incastrate, articolate, cedevoli: richiami
a) La trave con le estremit incastrate perfettamente
b) La trave con un'estremit articolata, l'altra incastrata
e) I momenti alle estremit di una trave in funzione dei carichi e dei
n1ovimenti delle sezioni estreme
3.2. Travi di sezione variabile
Tabella 3.1. Trave appoggiata con <(mensole)) rettilinee sitnmetriche: coefficienti elastici !faa f/Jba
Tabella 3.2. Trave doppiamente incastrata, con mensole J) rettilinee e simmetriche, soggetta a carico uniforme: momenti d'incastro perfetto
Tabella 3.3. Trave con appoggio e incastro soggetta a un mo1nento
(mensole)) simn1etriche e rettilinee)
Tabella 3.4. Trave di sezione variabile linearmente da un'estremit
all'altra: coefficienti elastici
Tabella 3.5. Trave prismatica: momenti d'incastro perfetto
55
55
58
59
60
61
62
63
63
64
B. -
POZZATI, Il-1.
>)
98
98
99
>)
>)
>)
104
104
106
107
107
111
115
117
118
119
Indice
Indice
5.4. Sistemi equilibrati di forze longitudinali applicati alle estremit di una trave a parete sottile aperta. Bimomenti e relativi
p.
stati di tensione
121
mento)
125
126
128
129
5.6. Bibliografia
XI
p.
J)
>>
i>
160
161
162
163
163
163
163
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164
l>
165
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133
133
133
133
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139
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140
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150
150
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156
i>
171
171
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1>
174
174
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175
l>
176
l>
176
177
p.
179
157
157
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180
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182
183
9.5. Deformazioni
p. 159
>)
170
171
))
154
155
7.1. Premessa
8.1. Premessa
160
9.6. Bibliografia
185
l>
186
188
Indice
Indice
XII
X. L'impiego delle serie di Fourier nello studio delle travi (prismatiche e anulari).
10.1. Premessa
10.1.1. Serie e coefficienti di Fourier
10.1.2. Osservazioni. Propriet dei termini delle serie
a) Simmetrie e antimetrie presentate dai termini della serie
b) II caso della funzione impulsiva
e) Cambiamento di denominazioni
J)
191
194
194
196
197
i>
227
Esempio 11.5.
l)
228
p.
233
198
l)
l)
198
198
200
200
200
201
l>
l)
201
203
204
205
anello
206
Carichi radiali
Carichi radenti
Carichi normali al piano dell'anello
Momenti esterni m"
Esempio 10,4. (anelio soggetto a carichi radiali, ripartiti
uniforn1emente su tratti)
Tabella 10.1. Carichi antimetrici rappresentati con serie di Fourier
Tabella 10.2. Carichi simmetrici, rappresentati con serie di Fourier
207
208
209
209
10.3.1.
10.3.2.
10.3.3.
10.3.4.
225
226
191
p.
>)
Esempio 11.4.
p.
XIII
210
211
212
213
ficienti di rigidezza
12.1.1. Strutture caricate in corrispondenza dei nodi
12.1.2. Strutture genericamente caricate. Il ricorso a vincoli
ausiliari
12.1.3. Casi particolari dei coefficienti di rigidezza: rigidezze alla
rotazione e alla traslazione
a) Rigidezza alla rotazione
b) Rigidezza al1a traslazione
12.1.4. Distribuzione di un momento tra pi aste aventi rigidezza
alla rotazione nota
12.1.5. Distribuzione di una forza tra pi aste aventi rigidezza
alla traslazione nota
12.1.6. Osservazioni
233
J>
237
238
238
238
240
l>
248
p.
Esempio 11.1.
p.
214
217
217
220
220
221
i>
222
l)
223
224
244
251
253
258
260
Esempio 13.1.
Esempio 13.2.
243
13.2. Osservazioni
241
>)
>)
262
262
266
l)
267
>)
268
>)
271
>)
>)
275
276
278
>)
>)
280
282
Indice
XIV
J3.4. Applicazioni del metodo dell'equilibrio: procedimenti iterativi per l'equilibramento dei momenti
P
13.4.1. Osservazioni sui metodi iterativi
13.4.2. Telai con nodi che ruotano ma non si spostano: il n1etodo
di Cross
a) Il procedimento
Esempio 13.9.
b) Osservazioni
e) Il metodo di Cross operando sui valori totali dei momenti
ripartiti e trasmessi (anzich sui loro incrementi): il procedimento diviene autocorrettivo
13.4.3. Telai con nodi che ruotano e si spostano. Metodo di
Cross generalizzato
Esempio 13.10.
Esempio 13.11.
13.4.4. Telai con nodi spostabili: il caso del telaio simmetrico a
una sola campata (le torri)
Esempio 13.12.
Esempio 13.13.
13.4.5. Travi Vierendeel
Esempio 13.14.
13.4.6. Strutture i cui nodi subiscono spostamenti noti
a) Telai soggetti a variazioni della temperatura media
b) Effetti per cedimenti noti dei vincoli
e) Osservazioni
13.4.7. Sollecitazioni secondarie per tralicci aventi le aste collegate rigidamente e caricati in corrispondenza dei nodi
13.5. Riduzione del numero dei movimenti incogniti e delle relative condizioni di equilibrio. Procedimento ((dei movimenti
primari impressi
Esempio 13.15.
Esempio 13.16.
Esempio 13.17.
282
282
283
283
>)
,,
286
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,,
,,
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303
307
307
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309
,,
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>)
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>)
327
p. 340
342
342
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>)
>)
355
355
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>)
359
359
>)
>)
362
363
364
365
Esempio 15.9.
367
15.6. Qualche osservazione conclusiva. L'impiego degli elaboratori elettronici nel calcolo delle strutture
368
>)
>)
329
331
332
335
336
xv
Indice
p. 338
>)
>)
338
339
16.1. Premessa
16.2. Telai aventi lo stato di sollecitazione poco influenzato dagli
spostamenti dei nodi
p.
372
l>
373
374
J>
377
379
Indce
XVI
16.5.1. Premessa
16.5.2. Pareti irrigidenti con una o pi serie di fori allineati verticalmente
Esempio 16.1.
Esempio 16.2,
Esempio 16.3.
16.5,3, Parete irrigidente collegata a un telaio soggetta a carichi
orizzontali
Esempio 16.4,
p.
379
380
387
388
390
393
396
398
403
411
A)
1 -
POZZATI, JI-1.
CAPITOLO
MATRICI
1.1. l'rentessa.
a) Le difficolt crescenti della soluzione dei problemi connessi con le
attivit della tecnica hanno fatto avvertire sempre maggiore l'importanza
di poter disporre di un linguaggio matematico che, senza divenire eccessi-
simbolo; e poich certe operazioni tra gli elementi di due o pi di esse sono
ricorrenti, fu conveniente tradurle una volta per tntte in ben determinate
propriet e regole, dando cos vita a una corrispondente algebra che, se per
certi aspetti mantiene legami e somiglianze con quella tradizionale, per altri
possiede peculiari attributi e sviluppi meritevoli di essere ricordati.
Con l'introduzione delle matrici si compiuto un passo importante nel
simbolismo matematico, la cui definizione fu tutt'altro che rapida e prese
corpo a mano a mano che si complicarono i problemi e le relative risposte.
AH 'inizio, quando il pensiero matematico si co1ninci a organizzare, le operazioni vennero descritte con espressioni prese esclusivamente dal linguaggio;
poi si cerc di abbreviare i discorsi usando particolari vocaboli e segni Cl.1 ).
gebra, ossia prima che, con l'impiego delle lettere nel calcolo, i simboli perdessero il diretto aggancio con particolari significati e stessero a indicare
invece entit e numeri generici; di questi, impiegando l'algebra, si poteva
far restare soltanto il concetto pi generale fissando, con processi operativi
non contingenti, propriet e riferimenti immutabili espressi con un linguaggio
di ampia portata.
(t.tJ Principalmente per merito del matematico greco Diophantus, vissuto nel terzo
secolo dopo Cristo. Diophantus cre una forma di scrittura matematica, ma i simboli e i
vocaboli rappresentarono soprattutto delle abbreviazioni e furono adottati per indicare
particolari e non generiche entit e operazioni; tuttavia l'incognita o le incognite vennero
indicate con lo stesso simbolo, indipendentemente dal problema trattato.
Capitolo primo
Matrici
(i.zJ I nun1eri 1, 2, 3, ... venivano indicati con oc', \3', y', ... ; tale scrittura si svilupp
verso il quinto secolo avanti Cristo.
.
(L 3 l Il matematico arabo Muhammad ibn Mus visse intorno al1'800 dopo Cnsto e
venne chiamato al-Khuwarizmi 0 con riferin1ento alla regione dalla quale proveniva. Di
due sue opere una si intitolava deformando il suo nome nella traduzione latina, Algoritn1;
dicit e il titolo ispir la den~n1inazione di uno dei concetti basilari nella matematica;
il libro tra l'altro riportava il sistema decimale, escogitato da matematici indiani che avevano da tempo adottato il <1 sistema dei valori di posizione l>, intendendo con ci il fatto
che in un numero il valore della cifra cambia a seconda del suo posto (nel numero 2002,
il primo 2 mille volte maggiore dell'altro; ma ovviamente.il valore .di .posizione non
circoscritto al sistema decimale). La seconda delle opere citate era intitolata Alshebr...
(sistemazione ...); e dal titolo deriv la parola {(algebra)'/.
, .
(lAl A tale proposito pu essere interessante ricordare quanto LAPLACE affermo in un
passo della sua Exposition du systme du monde (~ 799): .... La. fecondit. del~'anali.si .algebrica cos grande che basta tradurre nel suo linguaggio universale i fatti speciali per
veder crescere dalla sua semplice forma di espressione una quantit di fatti nuovi e inaspettati)'/,
. _
,
. .
In questa visione delle possibili conquiste del pensiero matematico trovano lun1tato
spazio l'intuizione e la fantasia; e molte acquisizioni sono il risultato del funzionamento
di una vera e propria macchina mentale.
43~410 1 +3
Capitolo primo
Matrici
i quali i consueti metodi operativi possono alle volte riuscire p1u efficaci;
essa si pu chiaramente rivelare soprattutto nei casi complessi.
1.2. Definizioni.
a,
a,
[1.3]
A=[A]=
aml
a~J,
am2
[1.1]
nel quale con ai1 si indica, come di consueto, il generico elemento appartenente alla riga i e alla colonna j.
L'insieme [1.1] pu essere indicato anche in altri modi: [Al,nxn. [a], [a,;], A;
e generahnente l'ordine non viene annotato, se non necessario per la comprensione delle operazioni C1 7l.
Appare quindi chiaro che a una matrice non corrisponde alcun valore
numerico e che pertanto la sua definizione nulla ha a che vedere con quella
di determinante (v. par. 1.3.3).
A seconda della loro configurazione, alle matrici sono state attribuite
diverse denominazioni che pu convenire una volta per tutte definire.
Quando m=n, una matrice detta quadrata e sono chiamati principali
gli elementi a,, collocati lungo la diagonale. Casi particolari di essa sono:
la matrice simmetrica (a,1=a1,) e la matrice diagonale (nulli tutti gli elementi
eccettuati quelli sulla diagonale principale); ed evidente che un numero
pu esser considerato una matrice quadrata di ordine 1 x I.
Inoltre rilevante la definizione della matrice unit (indicata col simbolo I),
che una matrice diagonale (quindi quadrata) con tutti gli elementi principali uguali ad 1, ad esempio del tipo:
[1]=[1] 3 =
l~
o
1
[1.2]
Gn
a,,
o
[1.4]
a,,
au
A'= [A]'=
a12
[1.5]
_ G13
o
a'={a}'=[ a1
a 2 a,],
[1.6]
e pertanto {a}t o at sono i simboli con i quali essa viene di solito indicata.
<1 7 l
Nel presente capitolo le matrici verranno indicate per semplicit, seguendo una
diffusa preferenza, con semplici lettere maiuscole e corsive (per es. A).
Nelle applicazioni riguardanti le strutture (cap. XV) preferiremo in genere, onde evitare
confusioni, racchiudere le lettere maiuscole tra parentesi quadre (per es. [A]).
ti.s) Ne] presente capitolo i vettori, o matrici colonne, verranno indicate per semplicit,
seguendo una diffusa preferenza, con semplici lettere minuscole e corsive tra parentesi graffa;
Matrici
Capitolo primo
Ovviamente una matrice simmetrica (aii=a1i) coincide con la sua trasposta; e la trasposta di una matrice triangolare superiore diviene triangolare
inferiore e viceversa.
Inoltre due matrici sono definite uguali, se sono uguali tutti i loro corrispondenti elementi; pertanto l'uguaglianza pu esistere soltanto fra matrici
del 1nedesimo ordine. Una matrice detta nulla se tutti i suoi elementi sono
uguali a zero.
Matrici di tipo particolare verranno definite nei par. 2.7, 2.8.
b) Sottomatrici. Una matrice pu comprendere elementi di diversa natura
o dotati di propriet diverse, che pu convenire raggruppare in sottomatrici
suddivise da linee tratteggiate. Cos, ad esempio, per la matrice
con:
c11=a11 b11 +a12 h21,
cii=
Un esempio numerico:
AB= [
A+B+C=(A+B)+C.
Al=l ~
la matrice AI detta scalare.
o
},
[1.8]
8=1
! l [!
-~ ~
= [
Cu=[ 1 3]
c 23 =[ 2 4 ]
E a18 b81
] ,
] =2 3+4 6=30;
13 21
16 30
b) Possono essere opportune alcune osservazioni. Innanzi tutto, conseguentemente alla definizione data, il numero degli elementi di una qualunque
riga della A deve essere uguale a quello degli elementi di una qualunque
colonna della B, ossia le colonne della A debbono esser tante quante le righe
della B: quando questa condizione soddisfatta, le matrici fattore si dicono
compatibili e il loro prodotto pu essere eseguito. Quindi la condizione di
compatibilit richiede che, indicando con m X n l'ordine della prima matrice
fattore e qX r quello della seconda, si abbia n=q; e l'ordine della matrice
prodotto risulta m X r:
o
si deve avere q=r, s=t, e l'ordine della matrice finale D p X u.
10
Matrici
Capitolo prin10
{a}'
riga (di
II
Inoltre, se AB=I, si ha anche BA=I: infatti, posto BA=C e postmoltiplicati entrambi i membri per B, si ha BAB=CB; ma, essendo AB=I e
BI=IB, si ottiene IB=CB, e in definitiva C=I, BA=I.
{a}'{b}=[ a1 a2 ]
iuvece il prodotto
ordine mxn:
{a}{b}'
[I.IO]
[1.11]
{a} {b}'=[ :: ]
e) Il prodotto non gode della propriet commutativa, quindi in genere
si ha:
AB#BA;
infatti, ad esempio:
A (B+C)=AB+AC,
=[ - I3
AB=[
-3
-n
~~].
=[ ~
;]
'
BA=[~ ~] ;
si ottiene:
quindi C'=B'A'.
Cos, ad esempio, date le due matrici:
si ha:
7 IO]
[23 34 ,
(AB)'= 15 22
10] .
B'A'= 157 22
[ 23 34
[6 ~ l
[a]
(AB C)'=C'B'A',
[~
[1.13]
righe o a quello delle colonne della [A], a seconda che il legame sia di premoltiplic~z1one
o postmoltiplicazione. Appare quindi chiara la ragione per la quale la matrice I detta spesso, come stato accennato, <(identit; in particolare l'opera~
zione la riproduce il vettore a, quindi la e a sono la medesima cosa.
12
Capitolo primo
Matrici
[g
3
-1
-n rn
2
1
~J~rn
-1
~~l
[g
o
-3
o
~] [-g
o
3
o
~] [-g
o
-9
o
13
a) Definizioni.
Con i simboli:
20
[1.14]
Dato un determinante J a I, si chiama minore Mii di un elemento aii il determinante ottenuto sopprimendo in j a I la riga i e la colonna j. Quindi, ad esempio, per
il determinante:
Ia
e s'intende che la suddivisione in sottomatrici deve rispettare, nel caso del prodotto,
la regola della compatibilit.
l) Prodotto di una matrice con una matrice diagnonale.
Come stato detto, una matrice dif!gonale D ha nulli tutti gli elementi non
appartenenti alla diagonale principale. E facile riconoscere che se B=DA si ha
(Pi=riga generica; dt=elemento della riga e della colonna i appartenenti a1la matrice quadrata D):
an
i~ a,,
Ia,,
a,, a,,
a22
a2a
a32
a3a
I,
i minori M 11 , M 21 sono:
Mn=[
a22
a23 [,
G32
G33
+-+- .. .
-+-+ .. .
+-+- .. .
Matrici
Capitolo primo
14
Il valore di un determinante pu essere calcolato impiegando i confattori c,1 degli elementi di una qualunque riga o di una qualunque colonna.
Nel primo modo, se n l'ordine del determinante:
b) Deduzione diretta della matrice inversa. Data una matrice A, gli elementi x,1 della matrice inversa A-1 debbono, per la [l .17], soddisfare la
condizione:
[1.15]
1=1
[l.16]
JaJ=Ea,
1 c,1
i=l
Xn
X12
X1n ]
X21
X22
X2n
Xn1
Xn2
.......
2
3I
-i
Ii ~ =1 l-i
-i[=
..
. . .
Xnn _
1 O ... O]
o
.. .
Gn a12
0 1n ]
[
G21ll22G2n=Ol
Gn1
Gn2
...
O O
Gnn
15
1,
per cui ripetendo analoghe operazioni per le rimanenti righe della A-1, si
ottengono n sistemi di equazioni indipendenti tra loro, che consentono di
definire la matrice inversa.
Per esempio, volendo ricavare la matrice inversa nel seguente caso:
I 2 -3] [1 OO]
[24 -51 26 oO O1 oI '
X 1i,
[l.17 b]
X11+4X12+2X13=l
2X11-5X12+ X13=0
-3x11 +6x12 +2xu1=0
E a,1 c,1
1~1
=J
=
per r,,< i
Cl.DJ.
[1.18 b]
<1 9 > Se una 1natrice quadrata ha due righe (o due colonne) uguali il determinante
nullo. Lo sviluppo [1.18b] coincide con quello relativo alla riga r di {1na matrice avente
a, 1=a,i.
Matrici
Capitolo primo
16
C12
a,1
della A:
...
C2n
Cn 2
C,:,, '
(A'~A),
C,n]
C22
17
[b]
[l.19]
r " .. 1l
".
a21
G22
...
Gn1
Gn2
".
c,,
G2n
c.,
Cm
C22
Gnn _
Cm
C2n
A~
4
2
-5
1
6 ,
2
"
c~[=1~
"
Aw=I.
"=\A I I,
[1 2-3]
: li],
-18
-16
A"~C'~ [
-13
11
[J.20]
A-'=w,
e gli ele1nenti
aii
-146
[
0,06]
0,36
0,26
14
(gli elementi della prima riga coincidono con quelli ricavati ne1l 'ese1npio
dente par. b).
a,1=g.
prece~
[1.21]
I I;
A-'~(- 5~)
A= [ 3x3
2x 2
4x4
]
. '
dA
dx =
[ 1
9x 2
4x 1
16x3
'
POZZATI, II-1.
Equazioni lineari
CAPITOLO II
G21 X1
Xn - C2
............
'
[2.1]
i nu1neri ai1 sono detti I< coefficienti >> e i numeri e.i, sono i termini noti
del problema; un'equazione avente nullo il termine noto detta omogenea,
e analogamente viene detto omogeneo un sistema nel quale tutti i termini
noti sono nulli.
In forma matriciale il sistema di equazioni [2.1] pu essere scritto:
[2.2]
e si possono ottenere facilmente i valori delle incognite Xt una volta che sia
stata calcolata, qualora esista, la matrice inversa A-1, dipendente soltanto
dalla A.
La scrittura sintetica [2.5] della soluzione, che consente di esplicitare il
vettore incognito x, ossia una serie di quantit incognite, con1e se si trattasse
di un'incognita soltanto, utile nei processi algebrici. Per il calcolo concreto
necessario determinare la matrice inversa; ed allora facile constatare
(par. 2.2) la coincidenza, sotto il punto di vista operativo, con la regola
di Cramer.
I metodi di calcolo escogitati per la soluzione dei sistemi di equazioni
lineari sono numerosi; pertanto ci limiteremo a ricordare quelli che hanno
maggiore rilevanza sia per la loro convenienza pratica (e l 'nversione della
111atrice non tra questi), sia per le propriet che essi mettono in luce
soprattutto in relazione al calcolo delle strutture. Un cenno verr dato
anche ai sistemi di equazioni omogenei che, anche se raramente ricorrono
nei problemi trattati in questo volume, hanno notevole importanza nell'analisi strutturale.
come si pu verificate immediatamente avendo presente la regola del prodotto di matrici (par. 1.3.2); oppnre, pi sinteticamente:
Ax=c,
[2.3]
{x}={c},
19
[2.4]
C2 .1J.
20
Capitolo secondo
Equazioni lineari
I I
con:
011
a21 a22
...
...
a2i
...
Gn1 Gn2
...
a.,
...
"11 a12
!Al=
21
...
au
G1n
02n
I A;j=
a12
021 022
...
...
c,
C2
...
...
a,.
a,.
[2.7]
ann
I I,
I I
I A, l=L'
c, e,,.
i=l
[2.8]
a,,,
o
x1=
0 . Iuoltre
IA
x=A-1c = - - c
IA I '
[2.9]
quindi, per la regola del prodotto di due matrici, una generica componente
del vettore x, ossia una generica incognita x1, pu essere ottenuta, a meno
I I
(II)
a21
(III)
2 2
( >
X1 +a22
X2+a23 X3+C2=0'
[2.10]
22
Capitolo secondo
Equazioni lineari
(I,)
x,
x,
5
-0,25
-3
0,15
Xz
quindi sommando la (II) alla (11) moltiplicata per a 21 e la (III) alla stessa (I,)
moltiplicata per a31 si ottiene l'eliminazione dell'incognita x1 :
(II,)
(III1 )
I
(a)
-1
II
I -21
(b)
Si ripete poi il procedimento sul sistema di equazioni (II1), (III1). L'equazione (II1) divisa per -a' 22 diviene:
23
20
-5
0,25
8
-0,5
2
0,5
(j)
I 7,5
-1
III
(e)
-5
0,75
(III,)
(g)
I -4,25 I
(e)
e
-Il
0,55
4
-0,3
-4
-1,1
2,5
-0,33333
3,7
-0,49333
-5,1
0,68
16
-0,75
-7
0,45
1,41665
16,66665
-1
2,09665
-4,45335
0,2672
9
1,65
-2,89
7,76
-0,4656
~o
~o
~o
~o
(II2)
(i)
(I)
~o
~o
(III3)
Le equazioni (I1), (II2), (III,) costituiscono un sistema triangolare
equivalente a quello originario: dalla (III3) si ottiene x 3 ; sostituendo il valore
ottenuto nella (II 2) si ha x,; infine, dalla (I1), x1 .
Le varie operazioni precedentemente descritte possono venire raccolte in
una tabella con qualche ulteriore risparmio di operazioni (es. 2.1); cambiando le posizioni delle equazioni conviene fare in modo che, per attenuare
gli errori dovuti al concatenamento delle operazioni, il coefficiente a11 associato alla prima incognita che si vuole eliminare abbia, rispetto agli altri,
il maggior valore assoluto; un'analoga osservazione vale per le successive
fasi del calcolo (par. 2.4.la) c2.2i.
Un'interessante e istruttiva interpretazione fisica del metodo di Gauss
stata fornita da F. CIAMPOLINI (v. note bibl.).
IV
(d)
-3
0,5
(h)
-2,5
(m)
4
-0,5
-10
0,3
0,83333
j 4,33333
1,23333
1,15787
-7,3088
-1
(n)
(o)
-12
1, 1
~o
-1,7
-2,0176
-14,6176
-2
~o
..I coefficienti. dell~ quat~ro equazioni vengo:11-o s.critti nelle righe I, II, Ili, IV;
m~la@
Esempio 2.1.
Risolvere con il metodo di Gauss il seguente sistema di equazioni:
20
-2
3
2
-5
8
-5
-3
X1J
~: +
x,
l-llj
-i
=0.
Xa+0,15
X4+0,55
- Xz-0,33333 x,-0,49333 xd-0,68
-12
-x,+0,2672
(i.
=O
~o
x,-0,4656~0
-x4 -2
=0;
25
Capitolo secondo
Equazioni lineari
24
a11 ll12
a 21 a 22
a,n -e,
a211 -c2
r/11
/ 21
o1 oO
22
oO
U2s
: ~'2: ~2 .
U1n
O O O ... I
A=
5 -3
20 -5
-4
4 -11
-2
8 2
9
~ -5 16 -7
-3 4 -10 -12
J'
L=
U=l~
-2
l 20
-0,25
o
o
7,5
o
ooo
-4,25 16,
-2,5
4,3 -7,3088
0,;!5
0,3
1
-0,15_
0,493
-0,2672
1
J'
-0,55
-068
g'.4656
J
.
u,,,,
Equazioni lineari
Capitolo secondo
26
27
Ovviamente la convergenza tanto pi rapida quanto pi tenue l'influenza che, su ciascuna delle x, poste in evidenza nel sistema [2.11], hanno
le rimanenti incognite, ossia quanto pi sono piccoli, rispetto a 1, i coefficienti aih quindi prevalgono, come stato detto, i coefficienti della diagonale principale del sistema di equazioni originario [2.10] sugli altri coefficienti.
X2=f32+a21
X1 +a23 X3'
[2.11]
Xa=f3a+aa1 x1+aa2 X2
I I
Ed ecco coine si possono svolgere le iterazioni. Prima fase: Ponendo nella prima
equazione x 2 =x3 =0 si ricava per l'incognita x 1 il valore approssimato x/1) (l'in.
dice in alto significa, la fase del calcolo); dal1a seconda equazione
si. ott'tene X2 (l),
ponendo x 1 =x/1) e x 3 =0; dalla terza, x 3C1\ con x 1 =x/1) e x2 =x2<1). Seconda fase:
si ritorna. alla p~ima equazione e si ottiene i~ valore pi approssi.mato x1< 2), tenend~
1
conto dei valori precedentemente calcolati x 2 =x/)), x 3 ~x 3 C),
dal~~ sec~nda s1
ha x2<2), ponendo x8 =x3 C1), ma introducendo, per Xi, il ~al?re ptu a&g1ornato
x1 C2); dalla terza si ricava x} 2\ con x1 =x1 ( 2\ x 2 =x2<2): Po1 s1 pr~se$ue 1i;i- ~odo
analogo, finch in due fasi successive si ottengono, per 11 numero d1 cifre s1gn1ficative desiderate, due serie uguali di valori delle incognite~ ma il seguente prospetto,
meglio delle parole, pu servire a illustrare il procedimento:
ogni fase del calcolo, per cui al posto dei precedenti valori delle incognite
si possono introdurre valori di tentativo diversi: le operazioni successive
varranno ad apportare le correzioni necessarie per rendere soddisfatte le
varie equazioni, e la convergenza risulter accelerata o ritardata a seconda
che il valore di tentativo abbia comportato un avvicinamento o un allontanamento rispetto a quello finale. Da ci consegue che un eventuale errore
viene automaticamente corretto e che, quando nell'affinamento di un progetto si debbono modificare i dati, e quindi ritoccare i coefficienti o i termini
noti del sistema di equazioni, si possono adottare, come valori di tentativo,
i valori delle incognite precedentemente ottenuti. Inoltre nello sviluppo delle
operazioni conviene aumentare progressivan1ente il numero delle cifre significative, a mano a mano che i calcoli vengono affinati.
Esempio 2.3.
x1 =
X2 =
x,~
X4=-1,20+0,2 X1-0,3
1 ciclo:
x,C1l~p,+O+O
x,(')~
0,5+0,25 0,55~0,638,
x,(')~-0,5625-0,1875
>-!- az3Xa(l)
X 2<2)= {J 2 +a 21 x 1<2
X3( 2)=f1a+aa1X1(z)+aazX2( 2)
x,,
X2+0,4 X3;
0,55,
t 2 -5 )
x1 ( 1)=
<2 . .i)
b) Il procedimento autocorrettivo.
0,55+0,3125 0,638~-0,466,
x.(')~-1,2+0,2 0,55-0,3 0,638-0,4 0,466~-1,468;
2 ciclo:
x 1 (')~
x,(')~
1,468~0,606,
x,(')~
1,468~
x.(')~
-0,849,
Capitolo secondo
28
Procedendo in modo
x,(')=0,857,
x,( 4)=0,959,
x,(')=0,991 ,
analogo:
x,(')= 1,861,
x,(4)= 1,966,
x,(')= 1,993,
x,(') = -0,960 ,
x,(')= -0,991 ,
x,(5)= -0,998,
Equazioni lineari
x.(')= -1,971 ,
x,(')= -1,994,
x.(5)= -1,999.
29
se essi sono approssimati, generalmente danno luogo, in ogni equazione, a un residuo l'i, per cui il sistema [a] pu venire corrispondentemente scritto:
Ax-c=r;
[b]
Esempio 2.4.
Dato il sistema:
5x1 +3x2 -x3 -22,8=0,
raccogliamo innanzi tutto nello specchio seguente i residui che nelle varie equazioni
sono provocati da incr~m~~ti u?it~ri delle i?c?gnite ( chiaro che, ad e~empio per
Llx1=l, nelle tre equaz1on11 res1du1 Llr parz1alI valgono 5, 2, -1, per cu1 la matrice
dei Llr la trasposta di quella dei coefficienti):
Llx1
Lix,
Lix,
o
o
Llr,
5
3
-1
o
o
o
-1
o
o
0,2
o
o
I'
2'
3a
4a
5a
6
7a
8'
9'
10'
11'
Lix,
-0,1
o
o
5
o
o
-1
o
o
0,2
o
o
3,1
4,2
Lix,
Lix,
Il
r,
r,
Llr,
r,
Llr,
-24,1
-16,1
-1,1
4,9
2,9
-0,1
-1,1
-0,7
-0,1
0,2
8
15
6
-2
-3
-1
0,4
0,6
0,3
-0,2
-9,7
-13,7
-23,7
0,3
1,3
3,3
-0,7
-0,9
-1,3
-0,1
-10
24
1
2
-4
-0,2
-0,4
1,2
0,1
o
o
o
6
o
o
-1 I!
o
o I
0,3
o 11
I
5,3
11
-22,8
-2,8
12,2
6,2
1,2
-1,8
-0,8
0,2
0,8
0,5
20
15
-6
-5
-3
1
1
0,6
-0,3
-0,5
I!
-4
30
Equazioni lineari
Capitolo secondo
Pu essere opportuno riassumere alcune delle propriet generali precedentemente segnalate ed illnstrarle con alcuni esempi elementari.
Per un sistema di nt equazioni con n incognite in genere non esiste un 'unica
soluzione se m diverso da n. Infatti se m<n, ossia se si hanno meno equazioni che incognite, le soluzioni sono infinite: per la seguente equazione,
ad esempio:
x 1 +2x2 =3,
possibile ricavare il valore dell'incognita x 2 per qualunque valore assegnato
alla x1 , e viceversa. E nello stndio delle strutture iperstatiche, quando si scrivono le equazioni di equilibrio per una configurazione principale isostatica
soggetta ai carichi e alle azioni incognite staticamente indeter1ninate (in
soprannumero rispetto alle suddette equazioni), a tali incognite possono,'
essere attribuiti valori qualsiasi, ottenendo soluzioni tutte equilibrate.
Quando invece m>n, ossia si hanno pi equazioni che incognite, la soluzione pu risultare unica soltanto se le equazioni in soprannumero sono in_
sostanza ripetizioni delle altre, ossia non costituiscono aggiuntive informazioni. Cos, date le due terne di equazioni:
x,+2x2 =l
[a]
X1-2X2 =0,
x1+2x 2 =1
X1-2X2=0,
2x1 + x 2=3
4x,+4x2 =3
Quando, facendo ancora riferimento al precedente esempio di due equazioni, il sistema invece omogeneo (a0 =b 0 =0), esiste ovviamente la soluzione
banale x 1 =0, x 2 =0; ma se a1 b2 -a2b1 =0 (quindi a2 /a 1 =b,/b1 =c), la seconda equazione ancora una ripetizione della prima e da questa (x1 +cx2 =0)
possiamo ottenere non i valori delle incognite, ma soltanto il loro rapporto
x 1/x 2 = -c. Risultato, questo, ovviamente ancora confer1nato dalla regola
di Cramer, secondo la quale un sistema omogeneo pu ammettere soluzioni
non nulle soltanto se I A I nullo; e si gi accennato che in tale caso, essendo
indeterminato il sistema, cio infinito il nu111ero delle soluzioni, possibile
ottenere soltanto il rapporto dei valori delle incognite (par. 2.2.b). Cosi,
ad esempio, per il sistema di equazioni:
X1-2X 2 -5x 3 =0
[b]
2x1 +3x,+4x,=0
[d]
4x1 +5x,+6x,=0,
la soluzione non possibile per il sistema a), perch i valori x 1=0,5, x 2 =0,25,
dedotti ad esempio dalle prime due equazioni, non soddisfano la terza, la
quale fornisce quindi una relazione contraddittoria; mentre, per il sistema b),
gli stessi valori - che costituiscouo la soluzione delle prime due equazioni
(quindi di una loro combinazione lineare) - soddisfano anche la terza, che per
l'appunto ottenuta sommando la seconda equazione alla prima moltiplicata
per 3. Per il sistema b), la terza equazione dunque accettabile, ma costituisce
un 'infor1nazione inutile.
Pu essere utile ricordare che sulla compatibilit di m equazioni lineari
ad n incognite sussiste il sintetico teorema di Rouch-Capelli.
In definitiva, la soluzione in genere unica se m=n, ossia se il numero
delle equazioni uguale a quello delle incognite, a meno che, per i sistemi
non omogenei, non si abbiano particolari legami sia tra i coefficienti, sia fra
questi e i termini noti. Cos, ad esempio, il siste1na:
a1 x1 +a 2x 2 =a 0
31
[e]
x1 -2x2 =5c
2x1 +3x2 =-4c,
Spesso nei sistemi di equazioni riguardanti lo studio delle strutture compaiono gruppi di incognite aventi caratteristiche diverse: per i sistemi di
travi, ad esempio, le equazioni che scaturiscono dal metodo dell'equilibrio
Capitolo secondo
Equazioni lineari
contengono, quali incognite, le rotazioni e gli spostamenti dei nodi. L'impiego delle sottomatrici, che gi definimmo nel par. 1.2.d, pu allora consentire una scrittura significativa, che chiaramente e sinteticamente mostra
la presenza dei gruppi di incognite diverse, ognuno con la propria aggregazione di coefficienti e di termini noti. Ad esempio il sistema di equazioni:
32
[2.12]
33
Ax+By=u
Cx+Dy=v,
[2.14]
nella quale i coefficienti delle equazioni sono matrici e le incognite e i termini noti sono vettori. Occorre naturalmente che anche ogni prodotto di
sottomatrici sia compatibile.
d) Equazioni sfavorevolmente condizionate (o di tipo instabile).
Nel par. a) stato osservato che, nella soluzione dei sistemi di equazioni
lineari, il determinante dei coefficienti gioca un ruolo importante per prevedere certe propriet. E poich, nelle espressioni risolventi [2.6] delle incognite, compare al denominatore, da attendersi che, quando molto piccolo rispetto all 'nnit, dipendendo il suo valore dalla differenza di numeri
poco diversi tra loro, se ne vanno le prime cifre significative e restano le ultime che sono le pi incerte. La conseguenza che un piccolo errore o cambiamento dei dati pu provocare grandi ripercussioni e che, se si risolve il
sistema di equazioni adottando incautan1ente un procedimento iterativo, si
pu trovare che questo non converge (da cui il nome di sistema instabile);
il metodo di calcolo pi conveniente in genere quello per eliminazione
(Gauss).
Ad esempio, per il sistema:
x 1 -2x2 =40
2,002x1 -4,003x 2 =80,085,
+...
-A) x +... a nXn=0
2
[2.15]
che in forma matriciale possono essere scritti (in particolare per la [1.7]):
(A-Al)x=O,
X=Ax;
[2.16]
essendo una quantit scalare e la matrice I di ordine n, ossia del medesimo ordine della 1natrice A dei coefficienti; i valori di sono da determinare
in modo che i suddetti sistemi abbiano soluzioni diverse da x=O.
Si tratta dunque di un caso particolare dei sistemi di equazioni omogenei
esaminati nel par. 2.2; e sappiamo che, perch possa esistere una soluzione
non nulla, dev'essere nullo il determinante dei coefficienti dello stesso sistema:
I A-AI[=O.
[2.17]
Pu essere utile il riferimento a un caso semplice: se il sistema [2.15] comprende due equazioni, la [2.17] fornisce:
(a11 -A)
l a21
I-o .
(aa"
-A) 22
'
[2.18]
[2.19]
34
Capitolo secondo
Equazioni lineari
Si suppone l'arco parabolico, con sezione variabile secondo la legge J=J0 /cos {}
(voi. I, par. 10.2) e con la freccia f~l/5.
35
[2.20]
e le costanti C, dipendono dagli elementi della matrice [A]. L'equazione [2.17], o la [2.20], detta equazione caratteristica (o polinomio caratteristico) di [A]; essa amn1ette n radici reali o complesse, non necessaria1nente
distinte [distinte e reali, se la matrice simmetrica e reale C2 6l]. Tali radici
},,, 2, ... , n sono dette autovalori della matrice A e il vettore x(,) (ossia la
serie delle incognite) ottenuto risolvendo il sistema [2.15] con =;, l'autovettore (o autosoluzione) corrispondente a i. In definitiva viene chiamato
autovalore un valore per il quale il sistema [2.16] ammette una soluzione non nulla; e ogni soluzione non nulla a sua volta detta autovettore .
chiaro che se x un autovettore lo anche kx per qualunque valore di k.
Ossia, per quanto stato detto in inerito ai sistemi on1ogenei che ammet.:.;
tono una soluzione non banale (par. 2.2), ogni vettore non unico, essendo
la soluzione non nulla ma indeterminata; per cui, posta una delle incognite x,=c (e non ha importanza quale), il sistema di equazioni [2.15], tralasciata una qualunque delle stesse equazioni, consente di definire le rimanenti
incognite (componenti del relativo vettore) in funzione di x,, quindi del
generico moltiplicatore c (es. 2-6, 7, 8). In pratica pu convenire di nornializzare ciascun vettore x (A) dividendone ogni con1ponente per la sua
lunghezza (o norma) (2.7J:
[2.21]
ed evidente che, cos facendo, la costante e si elimina e scompare l'indeterminatezza del vettore.
ly
A
Fig. 2,1
[b]
X2=0
Pa',.-o
I
[e]
p O' vx
[y~ 1{ (lx-
Per l'arco della fig. 2.1, libero in A e incastrato in B, determinare quale direzione debba avere una forza P applicata alla sua estremit libera A, affinch la
traslazione O della sezione A si sviluppi lungo la stessa direzione r della forza.
l--1.
'13
'xy= O'yx, O'YY i coefficienti elastici, ossia gli spostamenti provocati dalle azioni
unitarie Px=l e Py=l, valgono evidentemente le relazioni:
"I
:/
{}
[d]
suppone/~ 1/5):
dx
8 / 2/
15 EJ, =0,02131'/EJ,,
fl'
L. Fox (vol. cit. nella bibl.), p. 42; F. SCHEID (vol. cit.), p. 349.
Se un vettore, dato un riferimento cartesiano in un piano che contiene lo stesso
vettore, amn1ette le componenti xi. x 2 , la sua lunghezza vale x1 2 +x2 2
Generalmente, un qualunque insieme di numeri o di variabili pu esser considerato
un vettore; se, in uno spazio a n dimensioni (iperspazio), n sono le componenti Xi. x 2, .. ., x,,,
si chiama norma (o lunghezza) la quantit l*=Vx12+ ... +x,. 2
Si 11or1nalizza un vettore dividendo ogni sua componente per la lunghezza. Ad esempio.
dati x,~3c, x,~4c, si,ha l'~cV3'+4' ~se, quindi lix, 11~3/5, Il x, i[~4/5.
<2 6 l
( 2 .?)
o'yy~0,31'/EJ,.
k,
a,~0,0016853
k,
con
k~Pl'/EJ,.
Capitolo secondo
Equazioni lineari
Ora si debbono detern1inare gli autovettori, ossia le soluzioni del sistema [a]
quando si pone 0= 01 e O= 02 Cominciando da 01 e ricordando che le soluzioni sono
indeterminate, poniamo nella prima equazione (il risultato non cambia se si opera
sulla seconda) x 1 =cosa 1 =c e otteniamo (Pb'xx=0,0213k, PO'xy=-0,06k,
a~a,~0,34698 k):
(0,0213-0,34698) kc+o,06 k sen a 1 ~0,
loro estremit. Se si indicano con u1 e u2 gli spostamenti (il sistema ha due gradi
di libert), le due masse ricevono dai vincoli le forze -k1u1 e -k1u2 e si trasmettono
l'azione mutua k2(u2 -u1 ). Le equazioni di equilibrio dinamico, tenendo conto
delle forze d'inerzia, sono (fg. 2.2.b):
36
0,34698 k
0,007685 k
il
x,11 ~x,/l*~0,2006,
o,~0,03897
k e,
Esempio 2.6.
Fig. 2.2
(-mw'+k,+k,)A 1 -k,A,~O
-k,A 1 +(-mw'+k,+k,)A,~O.
ln~""l
lll
K1
~'7'C"1"C'c;fil
"
-El- -El--0Sll01J'- -
[b]
-k,
(k,+k,-mw') ~o'
[e]
(k,+k,)k,
m
Di conseguenza gli autovalori sono:
la cui soluzione
w2
2-
k1-l-2k2
k,
O)
'
"'--K2
!}j
x 2 I! ~0,9797.
a)
[a]
quindi le equazioni [a] diventano, cambiando segno a tutti i termini (ii1 = -w 2u1'
4,8847 e
-0,2047 e
d 2u1
di'-k1 u1 +k,(u,-u,)~O
Il
-m
37
2=-
m'
w'
X1=1
X2=2
k,+2k,
m
-e
k,
m
Due masse uguali m sono collegate a vincoli esterni rigidi e fra di loro mediante molle (aventi massa trascurabile rispetto a m); k 1 e k 2 sono le caratteristiche
elastiche delle molle, ossia le forze che provocano lo spostamento relativo 1 delle
<2 B) La forza P provoca uno spostamento secondo la sua stessa retta d'azione r;
quindi per una forza Q avente direzione ortogonale a r nu11o il lavoro indiretto
[Q O (P)=O]. Allora per il teorema di Betti deve aversi ancheP O (Q)=O, per cui la forza Q,
ortogonale alla P, gode della stessa propriet della forza P.
Nel primo caso le due masse oscillano con spostamenti uguali ma di senso
opposto e con il maggior valore di w 2 Nel secondo, gli spostamenti sono uguali
e dello stesso senso: il moto ha carattere di antimetria e la molla centrale resta inerte.
Problemi di questo tipo si presentano frequentemente nello studio di vibrazioni
di sistemi e di masse soggette a piccole oscillazioni. e l'equazione delle frequenze
pu essere generalizzata.
Vediamo, sempre a titolo d esempio, un altro caso che comporta il calcolo
di tre autovalori.
38
Capitolo secondo
Equazioni lineari
gati da cerniere elastiche: si indica con ki il momento capace di provocare Ja rotazione relativa unitaria delle due sezioni contrapposte unite da ciascuna cerniera.
Supponendo molle e masse eguali (fig. 2.3), in tale caso I 'equazione caratteristica [e] dell'esempio precedente (!.~mw'/k, A,~x,):
1 2~/o
(2-::_\)
-1
- ~ 1~0
(2-1.)
39
a) Le condizioni che esprimono la possibilit dell'equilibrio per una configurazione deformata piccolissima sono (Mcst. =M1nt. in corrispondenza di ogni cerniera; nella cerniera 1, ad esempio, v1 provoca la rotazione relativa 2v1 /a, v2 provoca v2 /a):
e da essa si ottiene subito, sviluppando il determinante per esempio con gli elementi
della prima riga (par. 1.3.3.b):
(2-.l) [(2-}.)'-1]-(-1) [-(2-1.)]~0,
3
[a]
-6A'+ 10}.-4~0,
le cui radici sono (tutte reali essendo la matrice simmetrica): 1 =2-J/2: 2=2,
3 =2+ ~Il modo di procedere poi sempre lo stesso: il sistema originario delle
Quindi, se le cerniere hanno eguali caratteristiche (k1 =k2 =k3), posto Pu/k=,
i1 'sistema di equazioni omogeneo [a} ammette soluzione non nulla se (sono incogniti Vi, V2, V3):
,p
1
-2
[b]
1
-2
Fig. 2.3
fT
:'lT!I
(l
'
~X1=1
-e
e
},,
X2=2
Xa=3
Vz e
o
-Vz e
e
e
e
/,;/,
[e]
'..t' -
-.
(}/
(A~Pa/k):
{/
{/
b) Notiamo per inciso che, se per una trave prismatica lunga l e senza cerniere immaginiamo di
concentrare in corrispondenza di tre nodi distanti
a=l/4 la deformabilit che compete a ciascun tratto a (fg. 2.4.c), si ottiene, essendo k=EJ/a (come risulta considerando il momento costante per ogni tratto e
ponendo la rotazione relativa <p uguale a 1 nella formula <p=Ma/EJ, con a=l/4):
Fig. 24
x,
x,
.l,
1/2
11Vz
1/2
A,
-11v2
11v2
).,
1/2
-11V2
1/2
Esempio 2.7.
Determinare il carico critico per l'asta indicata nella fig. 2.4 C2 9): essa ha le
estremit articolate ed costituita da quattro tratti uguali e indeformabili, colleBELLUZZI,
x,
a)
__ !____ ({ __ _
<20>
~ 1~0.
}e
tre equazioni an1mette in tale caso tre autovalori, a ognuno dei quali corrisporide
un correlativo autovettore; posto per esempio =A1 e x 3 = 3 =c, da due qualunque delle stesse tre equazioni si ottengono x 1 e x 2 in funzione del moltiplicatore e
indeterminato. In definitiva:
!
!
II
d'v
--+a 2 v=O,
dx'
0
,
[d]
Ja condi-
[e]
41
Capitolo secondo
Equazioni lineari
Condizioni ai limiti: v1=0 per x=O, quindi C 2 =0; dv 2 /dx=O per x=l, quindi
C3 =C4 tg a 2/. Inoltre, dovendo essere v1 =v 2 e dv1 /dx=dv 2/dx per x=l1 , si ottiene:
40
[e]
A-2
,\-2 ~o,
a,
a,
quindi se:
).-2~V2;
(X-2) 2 -2~0,
[d]
Pa
e il minor valore di}, risulta min=(aa) 2 = EJ =2-V2 , da cui (a=l/4):
Poc~9,37
Elfi'.
Fig. 2.6
i
"
(1)
Ma tg a 2 1,~tg
viene:
11,
a,(1-1,)~(tg
i-
Q)
v,
(I
t'
(Jj
v,
a1/a 2=
yli),
Jl2a 2 ~ l=0,9428 a l;
2
a 2l2 =a2l/3;
la [eJ risulta soddisfatta con a 2/= 1,324 quindi Pcr=Ef2a2 = 1,75 EJ2 /l2.
2
Fig. 2.5
j_
Ese1npio 2.8.
oo ...
... oo J
2. 7.2. Matrice degli autovettori <2 .nJ.
(a,'~P/EJ,, a,'~P/EJ,):
[b]
[2.22]
O An
2 10
( )
<2 11 )
42
Capitolo secondo
Equazioni lineari
ralm~n~e, ciascuna radice },! delle ~ radici di questa, genera, a meno di un arbitrario
molt1ph.cat?re, una rosa di valori x 1(J.,) ... xn(i) delle incognite, oppure, come in
breve si dice, g~nera un ~utovettore x(i). Tali n autovettori possono essere scritti
come ~oloni:e ~I una rnatnce quadrata M che per I 'appunto viene detta degli auto~
vettori 1>; qu1nd1 :
x1 (1)
xi(}.,) ... x 1(n)
M~ x,(A1)
x,(,) ... x,(Xn)
[ .
x;,(!.;) .
2 231
'
s~r ~J/z ~ ~ J.
M~r1~V2 -l~~
l 112
o 2+vz
11V2
1/rz]
112
Ax=Ax;
[2.25]
(n).
x (!cn)J~[A x (!.1)
A x (n)J,
[2.26]
43
a12]
G22
[2.31]
'
/=[ ~ ~ l
Sviluppando il prodotto A A' e uguagliando i vari termini a quelli corrispondenti della matrice I, si ottiene, per gli elementi di A A' sulla diagonale
principale (con i simboli r, e si indica una riga e una colonna),
r 1 (A) c1(A')=a 211 +a 212 =1
[2.32]
(.:t1)
(X,,)].
[2.27]
MS~[x (,\1 )
si trova:
0... 01
x (!.)]
f. o
[2.33]
~' : 0.
o ... .:t,,
AM~MS;
per cui, pren1oltip1icando entrambi i membri della [2.28] per M-1, risulta:
M-1 AM~M- 1 MS~S.
[2.34]
[2.28]
[2.29]
r1 (A')
c2
[2.35]
Capitolo secondo
Equazioni lineari
44
"
{ I (per i=j) ,
O (per i# j) ;
!:, a,,aN=
I (per i=j),
.
(A'=
I I=
I II
I=
=A-
=!
chiamo con a 1 1' a 12 , a 13 gli angoli che l'asse 0-1 del primo riferin1ento forma
con i tre assi del secondo, e con a11 , a 12 , a 13 i relativi coseni (coseni direttori);
pertanto, dei due indici che accompagnano i simboli, il primo si riferisce al
primo sistema di assi, il secondo al secondo sistema ruotato. Simboli analoghi
stanno a indicare gli altri coseni direttori.
45
1-
IX3
l.
,O
L
/"2
I/
---x;---
a) Un vettore O-A, che ammetta lungo i tre assi di un riferimento carte(fig. 2.7), pu essere indicato con il simbolo:
siano le componenti 1 2
x x x,
Fig. 2.7
La somma delle proiezioni di X1 , X2, X3 sull'asse 0-1 fornisce x1 ; altrettanto per x 2, x 3, quindi:
2 12
Per due vettori tridimensionali - ossia del tipo y=[x1 x 2 x 3] - (1 , /ti. V1),
( 2, 2 , v2) siano i coseni direttori, ossia i coseni degli angoli che ogni vettore forma con
i tre assi ortogonali del sistema di riferimento. L'angolo w compreso tra essi dato dalla
relazione:
cos w=1z+ft12+v1V2.
<
Se si pone:
22 2 +2 2 +v2 2 =l.
R=
a,2
az1
au
G22
031
G32
a"
G23
a,,
[2.36]
quindi Rt=
au
G12
G21
a,2
a,, a,,
a"
a32
j
,
[2.37]
ass
AB=C,
si ha anche:
IAI
1s1~1
ci.
! Jl=l,
risulta:
I A 11A-'1~1
[ im1nediato verificare, con la regola di Laplace (par. 1.3.3b), che I I! =1].
2 14
( -) Tra le varie propriet dei determinanti si ha che non can1bia il determinante di
una matrice, se in questa si scambiano ordinatamente le righe con le colonne. Di conseguenza risulta I A I~I A' I .
11
G21
G12
az2
a13
a2,
lx J la
1
X2
X3
a"
G32
G33
lf:J
oppure
x=RtX.
[2.38]
46
Capitolo secondo
Equazioni lineari
a +a 21 +a a1=l
2
11
avendo posto:
a211 +a212-l-a21a=l
e analoga1nente
a221-f-a222+a22a=l.
a 2a1+a 2s2+a 2aa=1
47
=sen..J.
[2.41]
x=Rx.
[2.42]
Inoltre, essendo gli assi del secondo sistema fra loro ortogonali,
0-2 e 0-3)
)) 0-1 e 0-3)
ossia (ed un fatto ovvio che poteva essere ottenuto direttamente) il legarne
che esprime un primo riferimento Sin funzione di un secondo riferimento S
espresso direttamente dalla stessa matrice R il cui elemento generico akh
pu essere opportuno ripeterlo, il coseno dell'angolo che l'asse k di S
(primo riferimento) fa con l'asse i del nuovo riferimento S.
d) Cambiamento di assi coordinati per vettori con riferimento biassia/e.
Fig. 2.8
[2.46]
Se il riferimento biassiale, l'espressione di R data dalla [2.40].
a12=sen {},
R= [ au
a"]
a21 a,,
[2.45]
a 12 =270 +-& ,
quindi:
a11 =COS {},
[2.43]
a 21 =-sen {},
Gzz=COS {}'
~]
[2.40]
48
Capitolo secondo
Equazioni lineari
49
4 -
POZZATI, ll-1.
[b]
[e]
50
Capitolo secondo
. f) Vari dei metodi di calcolo citati per la soluzione dei sistemi di equazioni lineari
s1 trovano, ad esempio, chiaramente esposti in capitoli delle seguenti opere, oltre
a quelle di Fox e di SALvADoru-BARON precedentemente citate: H. MULLERBRESLAU, Statik der Baukonstr., vol. II, 5a ed., Stuttgart, 1922; K. BEYER, Die Statik iln Eisenbetonbau, vol. I, 2a ed., Springer, Berlin, 1933; O. BELLUZZI, Scienza
Equazioni lineari
51
delle costruzioni, val. II, Zanichelli, Bologna, 1950; M. F. RIIBINSTEIN, Matrix Computer Analysis of Structures, Prentice-Hall, 1966.
g) Tra i numerosi volumi che trattano l'analisi delle n1atrici come premessa al
calcolo delle strutt1;1re, ricordiamo: S. TIMOSHENKo-D. H. YouNG, Theory o/ Structures, McGraw-H1ll, 1965; H. C. MARTIN, Introduction to Matrix Methods of
Struc~ural Analysis, McGr~w, Int. stu~ent ed., 19.66; M. F. RIIBINSTEIN (voi. cit.,
1966), P. C. WA1;G, Numerica! a. Matnx Me_thods in St1:uctural Mechanics, J. Wley,
Inc., N. Y., 1966, G. N. SMITH, An Introductlon to Matnx a, Finite Element Methods
i'! Ci~il E,ngineerng, Applied Science Pubi. LTD, London, 1971. Un'esposizione
sintetica s1 trova data da L. A. PIPES nel cap. XIII del voi. Mathn1atiques modernes
pour l'in~enieu;, r~datto d~ E. F. ~ECKENBACH (trad. francese, Dunod, Paris, 1956).
Cons1der~z1on1 generah, con. riferimento all'analisi delle strutture, si trovano
nena nota d1 c. MEYER, (~ Solutton of Linear Equations-State-of-the-Art)} Journal
of the Structural Divlsion , 1973, 7.
'
B)
CAPITOLO
III
TRAVI
Capitolo terzo
Travi
e con <paa' Tab=cp1;rJ,, Tbb i coefficienti elastici, ossia le rotazioni provocate dai
momenti destrogiri Ma=l e M,=l, le equazioni di compatibilit con i vincoli risultano (dei segni delle rotazioni terranno conto i valori numerici)
56
[3.1]
57
I
l
I
raa3EJ +----6EJ - 2EJ (coppie simmetriche)
Lo._
[3.5]
<j)aa=
EJ -
EJ = E.T
6
2EJ
M,=-- - (2cp,,+cp.,).
1
[3.6]
-;:i1
~B
!il
b)L
l----"i
~a~
Fig. 3.2
~a:;;;fi
~b----1
Fig. 3.3
/-X
'Paa=fM,M'(Ma)dx/EJ=fM,; dx/EJ,
'Paa=J[M'(M.)] dx/EJ=J( ;)'dx/EJ,
.h
coppie ant1metnc e) .
11r =-2
1-x
-dx/EJ,
1
Iz -
cp.,=-
cA)~~-x-~.,.q-"~--<
h=J- ~B
"'---a~
M.=-Pab 2/1 2
[3.2]
M.=Pa 2 b/l2 ;
[3.7]
e s'intende che gli integrali vanno estesi all'intera lunghezza della trave, e
che risultano sinistrorse quelle rotazioni per le quali si ottiene segno negativo.
Essendo prismatica la trave, le [3.2] forniscono, come ben noto, per la coppia agente in A,
l
l
[3.3]
'Pa,=- 6EJ;
quindi il valore della rotazione delle sezioni estreme della trave appoggiata
soggetta soltanto ai momenti M., M, destrogiri vale
[3.4]
M.=-M,=-Pab/l.
[3.8]
Tali valori consentono, sovrapponendo gli effetti, di calcolare con semplicit i momenti d'incastro per qualunque condizione di carico: ci che
evidente quando si abbiano pi forze concentrate; mentre, se il carico distribuito con continuit, basta integrare gli effetti provocati da una forza infinitesima di intensit qx dx.
Cos, ad esempio, per la trave della fg. 3.3c si ottiene facilmente, utilizzando le relazioni [3.7] (q,=qx/a, a=a/I),
qa2
qa'
M,=
(5a-4a 2).
20
Capitolo terzo
Travi
provvisoriamente impedisca la rotazione della sezione A, si calcolano i momenti d'incastro M,, M, indicati nella fg. 3.6 con il loro senso positivo,
58
M=-6EJ o/12 ,
[3.9]
e il valore di M si poteva ricavare immediatamente considerando che i momenti antimetrici debbono annullare la rotazione o/l che avverrebbe se la
trave priva degli incastri seguisse lo spostamento ocon movimento di corpo
rigido. Nella tab. 3.5, al termine del presente capitolo, sono riportati i valori
dei momenti d'incastro per consuete condizioni di carico. Da tali dati si
59
todo dei vincoli ausiliari (voi. I, es. 9.1): applicato un vincolo fittizio che
Ma
M,=M,---
2
[3.12]
M,l
g;.=- 4EJ.
[3.13]
Pertanto, per il calcolo del momento d'incastro M,, possono essere utilizzati i valori della tab. 3.5, da introdurre s'intende nella relazione [3.12].
Fig. 3.6
Fig. 3.5
g;,,= EJ (-2M,+M,).
6
di particolare interesse, soprattutto per il calcolo degli insiemi cou procedimenti iterativi, il caso noto della trave sottoposta alla coppia M,: il momento d'incastro perfetto determinato dalla condizione g;,,M,+g;,,M,=0,
dalla qnale, ricavato M,, si pu dedurre ogni altra quantit, in particolare
ottenendo, avendo supposto la trave prismatica (fg. 3.5),
3 M,
[3.1 O]
T=--
2 I
e) I momenti alle estremit di una trave in funzione dei carichi e dei movimenti delle sezioni estreme.
[3.11]
Quando la condizione di carico generica, il momento d'incastro perfetto si ricava dalla seconda delle [3.1] ponendo M,=0. Oppure, se gi
stata risolta la trave con duplie incastro, si pu utilmente impiegare il me-
2EJ
M,=- - (2g;,+g;,),
1
2EJ
M,=-- (2g;,+g;.),
1
[3.14]
valori che potevano essere ottenuti anche direttamente dalle [3.6] ponendo
-rpa, -rplJ al posto di (/Jao, <fba
Se la trave sottoposta anche ad azioni esterne e le estremit presentano
uno spostamento relativo o, con senso tale da dar luogo a una rotazione
di corpo rigido destrogira, i complessivi momenti alle estremit si ottengono
facilmente aggiungendo alle espressioni [3.14] i termini conseguenti all'intervento dei carichi e dello spostamento o, considerando per, per le due ultime
cause, le estremit impedite di rnotare, perch delle rotazioni tengono conto
Capitolo terzo
60
'Paa~J( ~
2EJ
M.~M.+--
6EJd
(2'Pa+'P,)---2 - ;
1
[3.15]
~0,1928
e un'analoga espressione vale per M,. Il significato fisico dei termini che
compongono la relazione [3.15] chiaro: al momento che si av.rebbe ~on l~
}J,
~0,04852
PI'
EJ, (0,056 per la sez. cost.),
L ===i
f(x)dx;;;
,Jt (f,+4J,-i-2f,.+
[3.16]
b) Per farsi un'idea dell'influenza che pu esser data da una variazione della
sezione C3 . 1), nella tabella 3.1 si trovano riportati i valori dei coefficienti elastici <fJaa'
TABELLA 3 .1.
a/l
J,/J,
I 0,60 I0,40
h
J
x'/J
M,
M,x/J
10
fattore
1,5625
1,25
1,0625
h,
8
12,5
3,815
1,953
32,770
1,199
40,867
1
36
16
1
9
0,8
3,277
1,2
7,006
1,6
9,6
1
25
2,0
1
1
2,4
9,6
1,8
5,4
J,
dx'/J,
Pdx
Pdx'/J,
o
o
21,232
0,4
0,944
10
)~
-JM,(P)x
__
1_ dx
_
EJI dx- EJ,l 3 Pdx 2 (0+4 0,944+2 3,277+ ...)-
61
'Paa-
nn
r:, ~E},/' ~X
Travi
0,1
fattore
0,939 0,900 0,852 0,834 0,816 0,810 0,798 0,789 0,771 0,728
0,2
0,882 0,813 0,723 0,693 0,660 0,645 0,627 0,609 0,582 0,504
'Paa
0,3
0,837 0,735 0,612 0,573 0,525 0,504 0,480 0,453 0,417 0,316
0,4
0,792 0,666 0,513 0,462 0,408 0,381 0,351 0,318 0,273 0,152
0,1
0,990 0,984 0,978 0,973 0,970 0,966 0,964 0,962 0,960 0,944
0,2
0,966 0,942 0,912 0,900 0,887 0,880 0,870 0,860 0,846 0,792
'Pba
0,3
0,4
0,882 0,800 0,690 0,649 0,601 0,582 0,552 0,516 0,468 0,296
l/3EJ,
-l/6EJ,
<3.ii Utili tabelle si trovano riportate su nun1erose opere dedicate al calcolo dei telai;
in paiiicolare ricordiamo, tra le prin1e, quelle riportate-da A. STRASSNER nel suo volun1e
Neuere Methoden zur Statik der Rahmentragwerke, Ernst, Berlin, 1925 (3" ediz.), vol. 1. Numerosi ed accurati diagrammi si trovano nelle opere di R. GULDAN, Rahmentragwerke und
Durch/auftriiger, Springer, Wien, 1949, 4a ediz. (mensole rettilinee e paraboliche simmetriche o da una sola parte della trave; rotazioni delle estremit per effetto di coppie, di
carichi concentrati e di un carico distribuito uniformemente). - J. M. GERE, Moment Distrihution, Van Nostrand, Princeton, N. Y., 1963. - P. CHARON, Le calcul pratique des constructions inertie variab[e, Eyrolles, Paris, 1961.
62
63
Travi
Capitolo terzo
nel caso frequente in cui i tratti estremi della trave presentano l'altezza della
sezione crescente con legge lineare (tratti con mensole >> rettilinee).
Relativamente alla stessa trave considerata nella tab. 3.1 precedente e sottoposta
a un carico q distribuito uniformemente sull'intera lunghezza, pu convenire di
notare che, espressa la rotazione della sezione A nella forma
'Pba
TABELLA
sim~
a/l
0,1
0,2
0,548 0,579 0,631 0,649 0,673 0,684 0,694 0,704 0,727 0,786
M,
0,3
0,556 0,600 0,662 0,691 0,726 0,738 0,756 0,781 0,813 0,899
0,4
0,557 0,602 0,670 0,700 0,738 0,764 0,786 0,811 0,857 0,974
0,1
0,904 0,840 0,760 0,736 0,700 0,696 0,676 0,656 0,628 0,563
TABELLA
0,2
0,824 0,720 0,580 0,536 0,480 0,456 0,432 0,408 0,364 0,257
'Pa
a/l
0,1
0,2
1,062 1,100 1,160 1,181 1,206 1,216 1,229 1,242 1,263 1,320
0,3
1,071 1,124 1,196 1,225 1,261 1,275 1,292 1,316 1,345 1,420
0,4
0,772 0,628 0,460 0,400 0,332 0,304 0,276 0,236 0,188 0,081
0,4
0,728 0,568 0,376 0,314 0,249 0,212 0,179 0,145 0,097 0,0105
l/4EJ,
fattore
Pu essere utile disporre anche dei coefficienti elastici Paa' 'Pbb 'Pab=<pbJ per
una trave avente la sezione variabile linearmente da un'estremit all'altra; alcuni
valori sono elencati nella tabella 3.4.
1,036 1,060 1,094 1,105 1,118 1,121 1,130 1,136 1,151 1,180
M
0,3
-ql'/12
TABELLA
~l-~l
}~
'
B
A
J,/J,
I 0,60 I 0,40 I 0,20 I 0,151 0,10 I 0,081 0,061 0,041 0,02 I 0,01 I fattore
'Paa
0,681 0,501 0,294 0,237 0,171 0,144 0,114 0,084 0,048 0,027
l/3EJ,
M'=1 (pensando di
'Pbb
0,879 0,792 0,657 0,609 0,546 0,516 0,471 0,420 0,345 0,282
l/3EJ,
applicare due coppie ausiliarie simmetriche); nel caso di una coppia Ma applicata a
una estremit, volendo ricavare la rotazione dell'altra sezione estrema, M 0 =Ma/l, M'=
'Pub
0,774 0,630 0,438 0,378 0,300 0,270 0,228 0,186 0,126 0,084
-l/6EJ,
3 2
< >
~1
(l-x)/l.
i (/x-x
2
),
Travi
Capitolo terzo
64
TABELLA 3.5
r-(j)=1~-------q---------------+-cQ)=2----f<;---a""'-
---l-
Ma--Mb=
- JJ1_
12
-;.;_:,-,"'-
---l-
{ill1q
HJJ); a"a!l
Ma=--Mb= -4,2a2(3_2a)
'
q
A{In==- r;;,Ba=all
,,
fE--- a -3>\2 2
2
Ma=-JJk 'fa('- a+q3a)
tp
ifj
>I a I<
/E-- b ----'-"l
>I ah:
b/t
(tpt~(B
@)A"'(
&)1(lt> a ava
a~
l~ia
-
@A
!a .-<Cfifl ~Ba=a/l
~a--;;./-
-22
2
Ma-- al
30 a(10_15a+6a)
afa df5Aa)
A~
(
~Ba=a!l
+a+-- b~ fl=b/l
Ma= M{J(2a-fJ)
Mb= Ma(2{J_a)
tp
Ma=-Mb=-Pa
tE4
2
Ma--Mb--tJL.1__
--1232
Mb=
2 3
Mb- ..fJ];
30 2a(5_3a)
- ! - - - - - - --------/------------~
2
Ma--Mb-- qJ:,
12 JL
32
l/4
l/4
-A~~dtB
l/4
l/4
~
+o--l
2
Ma--4
- 30
Mb- _IJ12.
20
A~AJ{,~B
@A,~B
65
Ma--Mb-- Pl
12 i+o.s
i
tP
1iJ
+--li2--+
f).
Ma=-Mb=-1/;l
A~JJ:tJJ:~B
'
z::ia
MPli~1
a-- Mb---12z-
66
Capitolo terzo
TRAVE PRISMATICA:
21
tP b_J
A~
I a' I'
Ma=- Pab2;1
-
B
CAPITOLO
JY!b= Pa b!l
@>
IV
ARCHI
2
A~VC\V~stg
24
-,.J-l!n J.,-
A ttr--.~s--,---f};, B h
!i1I= ti
Vi T
Ma=Mb=-~
Linea d'influenza di
Ma
Fig. 4.1
i;;::
"~
('-..L--
qt
Q3
05
Lba~rave appogg)
07
- - x/l
.,-.-,
0,1
x/l
Mi>; 0,081
0,2
0,4
q5
q5
0,144
0,125
0,096
0,162 0,224
0;25
q944
1,00
q3
0)28 0,147
'bi
0,026 0,088
Lba
0,7
qB
q9 fattore
-Pl
}p/3
4BE]
r,
considerata, risulta molto pi sollecitata dell'arco; e tale prerogativa in sostanza dipende dal fatto che, per l'arco, le azioni H equilibranti la coppia
(Pa) sono associate al braccio f, mentre per la trave la medesima coppia
equilibrata dalle risultanti R delle tensioni che hanno il braccio h, molto
minore della freccia f.
Capitolo quarto
68
Archi
configuraz~on.e
e quanto pi ci si
69
nella fg. 4.2, in cui gli assi y, z si ritengono coincidenti con quelli principali
d'inerzia della sezione, sulla faccia anteriore in generale agiscono lo sforzo
assiale N, due sforzi di taglio (T., T,), e tre momenti, di cui uno torcente
(M,); due sono flettenti; e per tali sei caratteristiche di sollecitazione il senso
considerato positivo se i vettori che le rappresentano sono rivolti contrariamente agli assi, pensando, s'intende, di rappresentare le coppie con i relativi asse-momenti. Ovviamente tutte le azioni interne invertono il segno e
s'incrementano di quantit infinitesime, pari ai rispettivi differenziali, quando,
spostandosi nel senso degli archi crescenti, si passa alla faccia posteriore del
tronco; quindi per tale seconda sezione i sensi dei vettori che rappresentano
le varie sollecitazioni concordano tutti con quelli stabiliti per i tre assi di
riferimento. Inoltre le azioni esterne (ossia le forze unitarie qx, qy, qz e le
static~,
Fig. 4.2
metrica soggetta a carichi verticali antimetrici della fig. 4.ld, che evidentemente non provocano azioni orizzontali.
z~
dw
i momenti flettenti, di solito l'asse dell'arco viene fatto comc1dere col pohgono funicolare dei carichi permanenti (eventualmente ass?ciati a un~ ,quot~
di quelli accidentali) passante per i baricentri delle sez10m d1 estre~rt.a e dr
mezzeria. Un dato importante per gli archi il ribassamento, ossia 11 rapporto tra la freccia e la luce, il cui valore pratico in genere si aggira intorno
a 1/5 71/6.
.
. .
Analogamente a quanto stato fatto per le travi, supporremo che il piano
contenente l'asse dell'arco sia di simmetria, e che di conseguenza, per effetto
di forze agenti nello stesso piano, l'asse geometrico deformandosi ~~n ~se~
coppie unitarie mx, my, mz distribuite lungo l'arco) sono ritenute positive
se rivolte concordemente con gli stessi assi.
evidente che, aflnch sia assicurato l'equilibrio dell'elemento, debbono
dalle condizioni ai limiti valide per la struttura in cui esso si trova inserito.
Tali equazioni, delle quali ovviamente tre riguardano le traslazioni lungo
gli assi di riferimento e tre le rotazioni, indicando con apici le derivate ri-
di travi, i casi staticamente indeterminati dell'arco isolato di piccola curvatura con le estremit articolate e incastrate.
Riteniamo anche utile (vedremo nel par. 10.3 alcuni esempi) una breve
premessa sulle equazioni indefinite di equilibrio e di congruenza dell'arco
piano soggetto a stato di sollecitazione piano e spaziale.
dell'azi~ne
-T"+M/+m,=0,
Mx'-Mv/r+m,=0,
T,+M/+M"/r+mv=O.
[4.1]
Archi
Capitolo quarto
70
esprime il legame tra la variazione infinitesima di un movimento e la deformazione ad opera della relativa caratteristica di sollecitazione. Se u, v, w
sono gli spostamenti secondo gli assi coordinati x, y, z e <px, rpy, rpz sono le rotazioni di una generica sezione (positivi tutti se concordi con i sensi attribuiti
agli assi); e se si indica con fi(S) ds il movimento relativo di due szioni
vicinissime per la deformazione indotta da una generica sollecitazione S,
le equazioni indefinite di congruenza sono:
u'-v/r=fi(N),
v'+u/r=-rp,+fi(Ty),
rp,'-<py/r={J(Mx),
w'='Pv+fi(T,),
[4.2]
rp,' =fi(M,),
rpy' +rp,/r={J(My) ,
(V\
y
u+du
7
_,.,/
noto, porre
{J(N)=N/EA,
fi(M,,)=Mx/GJ,,
{J(Tv)=cvTvfGA ,
fi(Mu)= MvfEJv,
{J(T,)=c,T,/GA ,
fJ(M,)=M,/EJ,.
[4.3]
EA (' )
N =-,.u-v ,
EJ, ..
M,=-7 (v+v),
EJu ..
Mv=7(w+rp,r),
[4.4]
\v+dv
w+w=r'(MvfEJv-M,/GJ,),
1....--udw
""k02
Fig. 4.4
71
0 71u+du
Fig. 4.3
Fig. 4.5
/'
risultare eguale, come si detto, a -rp,ds+fi(Ty) ds, essendo chiaro che, per
la convenzione assunta nei riguardi dei segni, una rotazione positiva della
sezione A intorno a z comporta uno spostamento della B contrario ad y;
e che il taglio Ty applicato in B provoca, sempre per le ipotesi fatte sui segni
(fig. 4.2), uno spostamento secondo y positivo.
Le relazioni [4.2] godono di validit abbastanza generale. In esse,
se si ammettono le consuete ipotesi valide per i corpi a prevalente
sviluppo lineare, e avendo supposto il raggio di curvatura dell'arco
grande rispetto alla relativa dimensione della sezione, si pu poi, come
formule relative alla trave; dalla seconda, noto M,,,, si ricava v, quindi u,
per integrazione, dalla prima delle [4.4] [supponendo fi(N);;;O]:
u=Jvaw+c.
[4.5]
Noti gli spostamenti u, v poi facile passare agli spostamenti orizzontale e verticale (fig. 4.5)
=u sen w+v cos w,
11=-u cos
w~t--v
sen w.
[4.6]
Capitolo quarto
Archi
[4.7], della deformazione per effetto dello sforzo normale trascurabile (voi. I,
par. 5.2), e in particolare molto piccolo il secondo termine della funzione
integranda al denominatore.
b) Come si detto (par. 4.1), nei casi d'importanza non corrente pu essere opportuno, eliminata la connessione angolare in chiave, ossia adottato
72
a) un caso assai semplice, poich ammette al massimo una sola incognita staticamente indeterminata che, a seconda della struttura principale
isostatica sulla quale si intende operare, pu essere il momento in corrispondenza di una cerniera introdotta lungo l'asse o l'azione orizzontale X applicata alle estremit. Se M,, N, stanno a indicare il momento flettente e lo
sforzo normale in una generica sezione dell'arco soggetto ai carichi e con
l'estremit A libera di traslare orizzontalmente, e se si suppone la X rivolta
verso l'interno, le azioni interne complessive risultano (fig. 4.6)
M=M,-Xy,
N=N,-X cos {} ;
e all'azione ausiliaria X=l (rivolta anch'essa verso l'interno), che viene fatta
intervenire per l'applicazione del principio dei lavori virtuali, conseguono le
azioni interne :fittizie M'=-y, N'=- cos {}. Quindi, supponendo che sus-
73
l'arco a tre cerniere come struttura principale isostatica, assumere l'asse della
Fig. 4,6
-X,{ds/A+Ea,lto'
j(y'-l-e 2 cos 2 fJ) ds/J.
[4.8]
-M,y+Xy 2
El
ds+
da cui, ponendo
e2 =J/A,
X
importanza.
-N,cosfJ+Xcos2 fJ
EA
sollecitazioni in conseguenza di azioni applicate alle sezioni estreme. Nel1'es. 4.1 si troveranno risolti alcuni casi per l'arco parabolico e circolare.
[4.7]
e per le integrazioni da estendere all'intero asse dell'arco pu essere conveniente la formula di Simpson (relaz. 3.16). Frequentemente il contributo, nella
Esempio 4.1 (coefficienti elastici per un arco a due cerniere parabolico e cir-
colare).
Per un arco simmetrico a due cerniere, soggetto a una coppia Mb applicata a
un'estremit (fig. 4.7), calcolare la reazione orizzontale dei vincoli e le rotazioni
delle sezioni estreme considerando l'arco stesso parabolico e circolare.
74
Capitolo quarto
Archi
a) Arco parabolico.
75
y~
7,
[a]
(lx- x') .
Applicando ripetutamente la formula [4.7] si pu definire per punti il diagramma che fornisce i valori della spinta di un arco a due articolazioni fisse per
effetto di un carico verticale P= 1 agente in un qualunque punto; ed facile constatare che esso coincide con il diagramma degli spostamenti verticali conseguenti a una traslazione relativa delle imposte, secondo la direzione x della
spinta, 8xa= -1 (4.2),
Nell'esempio 4.2 sono riportati vari valori della linea d'influenza per l'arco
parabolico.
Esempio 4.2 (arco incernierato: linea d'influenza della spinta).
Calcolare la linea d'influenza della reazione orizzontale dei vincoli per un arco
parabolico simmetrico, avente le estremit articolate e la sezione variabile con la
legge J~J,/cos fJ (v. es. 4.1).
Soluzione. - Procedendo come nell'esempio 4.1 si ottiene (J.=x/l):
Fig. 4.7
X=
relativi a un arco di sezione costante e di forma leggermente diversa. Le semplificazioni consentite dalle relazioni (b) (che vennero introdotte da Winkler e
da Ritter; val. I, par. 10.2) dipendono dal fatto che in virt di esse si ha
ds/J~(dx: cos fJ)/(J,: cos fJ)~dx/J, e ds/A~dx/A,. Dalla [4.7], essendo:
M,~ -M,x/l,
JM,ydx/J,~
Jy'dx/J,~
-M,fl/3J,,
!6f'l/30J,,
-8 M,/f~0,625 M,jf.
[e]
Tale valore coincide ovviamente con quello relativo all'arco soggetto a due
coppie M/2 simmetriche.
Nota la reazione dei vincoli, applicando ad esempio il principio dei lavori virtuali si trovano facilmente le rotazioni delle sezioni estreme:
[d]
'Pa,~M,l/24EJ,,
entrambe destrogire.
b) Arco circolare di sezione costante.
Procedendo come nel punto a), si ottengono i valori raccolti nella seguente
tabella (tra parentesi le differenze con i valori relativi all'arco parabolico):
fil
0,10
0,15
0,20
0,25
0,30
fattore
X(M,)
<p,,(M,)
0,6258
0,1304
(4,3%)
0,0443
(6,3%)
0,6265
0,1374
(9,9%)
0,0476
(14,2%)
0,6276
0,1470
(17,6%)
0,0524
(25,7%)
0,6289
0,1626
(30,1%)
0,0589
(41,3%)
0,6304
0,1752
(40,2%)
0,0670
(60,8%)
M,/f
M 01/EJ
'Pao(M,)
X(P)
O, 1
0,2
0,3
0,4
0,5
0,0613
0,1160
0,1588
0,1860
0,1953
fattore
Pl/f
Come stato detto, la stessa linea d'influenza pu essere impiegata, con buona
approssimazione, anche per archi di forma leggermente diversa, a parit s'intende di //I.
PJ./ 1-27.'+J.'
2/
0,8
'
M,l/EJ
Si veda, per es., O. BELLUZZI, Scienza delle costruzioni, cap. XIX, par. 408.
Si considerino due sistemi: il primo, quello effettivo, soggetto al carico P=l nel
punto generico C e alla spinta incognita X in A; il secondo (arco con appoggio in B e
carrello in A) sottoposto all'azione X* che provoca lo spostamento 8x,.(X*)=-1. Se indichiamo con v(X*) lo spostamento verticale in C ad opera della stessa X*, per il teorema
di Betti si ha P v(X*)+X 8x,.(X*)=X* O, da cui, essendo P=l, Ox,.(X*)= -1 (la forza
X* ha le din1ensioni :fisiche di una forza su una lunghezza):
X~v(X*).
Tale risultato un caso particolare del teorema di LandMColonnetti (vedi, per es.,
op. cit., cap. XVIII, par. 381).
O. BELLUZZI,
Capitolo quarto
Archi
zione terminale A*. Evidentemente il trasferimento delle condizioni di congruenza da A ad A* non modifica nulla, essendo, carne si detto, considerato indeformabile il tratto A-A*; rna comporta ai fini calcolativi una rilevante semplificazione che risulta evidente appena si scrivano le condizioni di
compatibilit relative ai vincoli. Per esprimere queste impiegando il principio
dei lavori virtuali, si adottano, come ben noto, le azioni ausiliarie XG=l,
Y 0 =1, M 0 =1, a ognuna delle quali [attribuendo ad esse gli stessi segni delle
corrispondenti azioni incognite e considerando l'origine degli assi coordinati in
G (fig. 4.8)] conseguono le relative sollecitazioni fittizie (N' = -cos ff, M' = -y;
N'=-sen{}, M'=-x; N'=O, M'=l). Consideriamo l'arco soggetto, oltre ai
carichi, a una variazione uniforme t0 1 della temperatura; inoltre la sua impostaA presenti cedimenti noti Ua (secondo x), v. (secondo y), ip. (destrogira),
che danno luogo, per la fittizia sezione terminale A*, ai movimenti UG=
=Ua-TaYa, Va=Va-Taxa, Po=Ta (destrogira).
Allora, se indichiamo con l'indice o le azioni interne conseguenti ai
carichi agenti sulla struttura principale, poich le sollecitazioni effettive valgono, in una generica sezione S,
76
'11.
T
f
,l
77
[4.9]
~l------~
Fig, 4.8
N, cos ff ds
EA
(Y ds
MGJ EJ
+
[4.10]
ed facile riscontrare che i vari termini presenti alla destra del segno di uguaglianza corrispondono, per I 'arco considerato provvisoriamente a sbalzo,
agli spostamenti orizzontali della sezione A* conseguenti ai rnornenti flettenti e agli sforzi assiali dovuti ai carichi e alle azioni incognite Ma, Xa, Ya;
per cui la stessa equazione con evidente significato dei simboli pu venire
scritta
[4.11]
Capitolo quarto
Archi
centrifugo delle stesse masse rispetto agli assi x, y <4 "J. Analoghe osservazioni
possono essere fatte a proposito delle altre due equazioni.
In definitiva si ottiene (e 2 =J/A)
Tale rilevante propriet venne gi ampiamente illustrata a proposito di alcuni criteri generali importanti nel progetto delle strutture (voi. I, cap. 6)
e non staremo quindi a ripeterci. Interessa concludere sottolineando che la
deformazione {J(N) per effetto dello sforzo assiale gioca quindi in genere
un ruolo irrilevante per gli archi esili: quando la configurazione principale
78
Ma
-jM, dsfJ+EcpG
79
fds/J
a a
Jx ds/J
tanza, ma sono in genere pochissimo influenzate da {J(N); e quando la medesima configurazione soggetta a puro sforzo assiale, frequentemente sono
le stesse incognite ad avere limitato peso sullo stato di tensione definitivo.
Infine appena il caso di notare che, avendo supposto l'arco simmetrico,
se la condizione di carico simmetrica le incognite staticamente indeterminate
[4.12)
{})
X-*"' A
Fig. 4.9
3..
r
B~X
sono soltanto due (la Ya= Ya nota); e che si riducono a una quando i carichi, o in genere le azioni sollecitanti, sono antimetriche (voi. I, cap. 10);
cos, ad esempio per l'arco della fig. 4.9, la spinta Xa (quindi lo sforzo normale in chiave) risulta nulla; e le reazioni V.= -V, e M.= -M, sono evidentemente legate dalla condizione di equilibrio giratorio.
Inoltre, a proposito delle espressioni risolventi [4.12), opportuno ricordare che frequentemente risultano trascurabili i lavori cli deformazione relativi
agli sforzi assiali, per cui possono essere tralasciati sia gli integrali contenenti
N, sia, al denominatore della seconda relazione, l'addendo contenente e2 Tale
semplificazione, di regola lecita quando la struttura snella e la curva delle
pressioni abbastanza eccentrica per effetto dei carichi pensati agenti sulla
struttura principale. Quando, per la configurazione principale a tre cerniere,
la curva delle pressioni relativa ai carichi perfettamente assiale, evidente
che la deformazione per effetto di N, l'unica causa delle azioni staticamente
indeterminate; per il calcolo di queste diviene spesso inessenziale, poich
le tensioni da esse provocate sono tenui rispetto a quelle dovute ai soli carichi.
<4 . 5 l L'arco simmetrico rispetto all'asse y; quindi il momento centrifugo relativo a
met struttura uguale e contrario a quello relativo all'altra met. un caso particolare
della propriet generale riguardante il momento centrifugo di un sistema di masse rispetto
Il calcolo degli integrali presenti nelle formule [4.12] si semplifica notevolmente se l'arco parabolico e la sezione variabile con la legge A/A, cos {},
J/Jc cos ff, essendo Ac, Jc l'area e il momento d'inerzia della sezione di chiave
(voi. I, par. 10.2 d).
Ta~e variazione adatta all'arco incastrato, che ha in genere le azioni
interne crescenti dalla chiave verso le imposte; ma comporta, per gli usuali
ribassamenti, una limitata modificazione della sezione. Essa utile perch
fornisce, con notevoli facilitazioni per i calcoli, valori delle sollecitazioni
che, per archi abbastanza ribassati (f/1~1/5), poco si scostano da quelli
relativi a un arco di sezione costante e con andamento dell'asse leggermente
diverso, per esempio circolare anzich parabolico; per cui possibile far
riferimento ai risultati che competono a tale caso nei calcoli di massima e
specialmente in quelli che richiedono il tracciamento delle linee d'influen;a
ossia dei diagrammi che forniscono, in una prescelta sezione, le sollecitazioni
e i movimenti per effetto di un carico unitario mobile lungo l'asse dell'arco.
Nella fig. 4.10 sono riportare le linee d'influenza cli M., X., Ya all'imposta
(ossia i loro diagrammi per posizione variabile di un carico concentrato
verticale), i cui valori, calcolati nell'es. 4.3, possono essere frequentemente utilizzati per i motivi precedentemente detti. Note M 0 , X 0 , Y,, che sono
80
Capitolo quarto
le grandezze staticamente indeterminate, ogni altra caratteristica di sollecitazione pu venire facilmente dedotta, e nella fig. 4.11 ad esempio riportata
la linea d'influenza del momento in chiave M,.
Similmente a quanto avviene per l'arco parabolico con le estremit incernierate, se il carico ripartito uniformemente sull'orizzontale per l'intera luce
e se si trascura la deformazione per effetto dello sforzo assiale, Io stato di
-0,0tP.!
o/
D' <
xl'
1,,-
'""'
"g~' \
ID
1l
D
o,5
D'
o,02P.!
_qo6Pl
.
o,o4R! __
ili
1a,
'[_
'\
I
q7
"
1,G
/~,
~:~
.qo4PI
o /
q4
(6
x/I
Fig. 4.10. - Arco parabolico incastrato (J=Jcfcos 1>): Linee d'influenza deile reazioni d'incastro.
l'\1 o
sollecitazione per l'arco incastrato coincide con quello relativo all'arco a tre
cerniere, per il quale la curva delle pressioni notoriamente centrata.
e) Influenza delle variazioni di sezione e di forma dell'arco sullo stato di
sollecitazione.
Ma
qoBPl i-i-t---i----i--i"t'---t-r--+-t---'
\ ,
J
6 -
POZZATI,
II-1.
Fig. 4.12. - Linee d'influenza relative all'arco parabolico incastrato: I (sezione costante, conf=l/5); 2 (J=JclcosD); 3 (variazione della sezione secondo Whitney).
Capitolo quarto
Archi
bolico e circolare conf=l/5, e anche in questo caso le reazioni Xa e Y. si rivelano meno sensibili di M .
82
M
],!!:
/--...:
,C'
/f Ma
_o,oBPI
\\
,;
\ ,f
), ,
-o,o4Pl
Ma
I
I
''
I'
I
'
o /
;}, /JJl\,
&(A l !
Yabt-H
-~~X~
''\
Ja
)6
l '\\\\
o,1Pl(f
\
"5
x//
\\\ /
/!
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''
0,04,Pl
1:
ft'
'/
fai
V \\\\
/- -
/1
o,aP
//
I
\\ I'-'
.. ___, I
Xa
- ~'.
''
\\
83
t,oP
Fig. 4.13. - Linee d'influenza relative all'arco incastrato (sez. cost.; flz=D,2):
Arco parabolico (diagr. continuo). - Arco circolare (diagr. tratteggiato).
[4.14]
84
Capitolo quarto
Archi
a meno di L1Xa, dallo stesso asse dell'arco riferito alla retta x baricentrica e le
sollecitazioni in definitiva valgono
N=-X./cosfJ-LlXacosfJ,
M=-L1Xay,
T=-LlXasen{},
85
&
X_,,.
~l----f
/ ' / --\,,
'
/,,/,
'
cA
x/l q3 \\,
g) Deformata di un arco. La notevole rigidezza del!' arco rispetto alla corrispondente trave.
linea d'influenza. Ed noto che una tale linea, ossia il diagramma di un certo
movimento oper effetto di un carico 1 mobile sul ponte, ad esempio verticale,
coincide, in virt del teorema dei lavori muti, con il diagramma degli spostamenti verticali conseguenti a un'azione fittizia unitaria correlativa a O (ossia
conseguenti a un carico verticale oppure orizzontale se, ad esempio, O lo
spostamento verticale od orizzontale).
Per esempio nella fig. 4.14 riportata la linea d'influenza dello spostamento verticale in chiave, calcolata nell'es. 4.6 per un arco parabolico avente
le estremit articolate e incastrate, e da essa si pu trarre qualche utile indicazione: il rapporto delle ordinate centrali delle due linee corrispondenti
alle due condizioni di vincolo (ordinate che ovviamente corrispondono agli
spostamenti della sezione di mezzaria per effetto di un carico applicato nel
''
f- ~ \,
j',\
'
'I
\\ I I
3
o,ooo326Pl!E.fc
\
stato tensionale sensibile, in genere pi gravoso per gli archi ribassati, per
quanto stato detto in chiusura del precedente punto, a parit delle altre
grandezze geometriche. Tuttavia, a proposito delle azioni termiche, giova
aver presente quanto venne detto nel par. 7.1 del I volume.
/!
'F
,.,
f) Variazioni termiche.
una variazione termica t0 ' uniforme, come d'altronde appare chiaramente dalle
espressioni risolventi [4.12] (es. 4.4). La conseguente Xa pu provocare uno
v. . -..
'
/-~
'
!
'\ / ' o,ooo4a9Pf;!Efc
0,5
o
3
Pr/4aE.fc
q2
rJf
X//
Pl/4aE.fc
/V
0,4
VI)
q2
i--- '@
I
0,4
0,6
0,6
\
0,8
'
&'
~
'
I'-
qa
i--..1
1,0
Archi
Capitolo quarto
86
distante e dalla mezzeria {fig. 4.16). Dedurre le linee d'influenza delle reazioni
d'incastro, adottando la struttura principale indicata nella stessa figura.
87
PI
Ma=--z (,'+d-1/4),
Soluzione.
4fx'
Yi=--,-,
1
quindi la distanza del centro elastico G da x1 risulta (le integrazioni sono estese
a met arco; ds=dx/cos ff):
,,,-~
0,5
0,4
0,3
0,2
0,1
Fattore
M,
o
o
-0,064
0,096
0,896
0,32
-0,012
-0,03675
0,16537
0,784
0,22
-0,01012
o
0,216
0,648
0,180
0,008
PI
Pl/J
Ya
MG
M,
l
0,5
-0,06075
0,03037
0,972
0,405
-0,00512
;;,
-0,1
-0,2
-0,3
-0,4
Fattore
M,
0,03125
0,23437
0,5
0,125
0,04687
0,048
0,216
0,352
0,08
0,008
0,04725
0,16537
0,216
0,045
-0,01012
0,032
0,096
0,104
0,02
-0,012
0,01125
0,03037
0,028
0,005
-0,00512
PI
Pl/f
x.
R e
f
,.l
x.
Y,
Ma
M,
A
Fig. 4.16- Condizioni di carico accidentale pi gravose.
p; (,'+li4),
PI
PI
Tali linee d'influenza sono riportate nelle figg. 4.10, 4.11. Come stato detto,
esse possono essere utili anche per lo studio di archi aventi sezione costante o
forma leggermente diversa (par. 4.4c) ('-').
b) Per effetto di un carico q uniformemente distribuito sull'intera proiezione
orizzontale, considerando l'arco parabolico a tre cerniere, la curva delle pressioni
risulta centrata e la spinta vale Xa=ql 2/Sf; quindi la situazione statica non si
modifica anche quando l'arco incastrato, se non si mette in conto la deforma~
zione per lo sforzo normale. Pertanto, poich nel precedente punto le reazioni
d'incastro sono state calcolate trascurando tale deformazione, indicando con r;(Ma)
e r;(Xa) i valori delle reazioni che le [4.12] forniscono per un carico concentrato
alla generica distanza x=c dalla mezzeria, facile constatare che fqdxr;(Ma)=O
e q dx r;(Xa)=qf'l/Sf, considerando gli integrali estesi all'intero arco, quindi con
i limiti 0;1/2 e -1/2;0.
-l/2
PI
PI
Pl'f
M,ydx=-- - (-li/+,'/2-1/16),
3
Jx' dx=l'/12 ;
<4 8 > Linee d'influenza e varie tabelle relative all'arco circolare incastrato di sezione
costante si trovano accuratamente calcolate per es. da J. PARCEL e R. B-. MooRMAN,
Analysis o/ statically indeterniinate Structures, J. Wiley, New York, 1955.
88
Capitolo quarto
Archi
Esempio 4.4 (arco parabolico incastrato: reazioni per una variazione.di- temperatura);
Lo stesso arco dell'es. 4.3 soggetto a una variazione uniforme t 0 ' della t~peratura.
Soluzione.
Dalla seconda delle espressioni [4.12] si ottiene, trascurando la deformazione
per effetto dello sforzo assiale (I 'integrale al denominatore stato calcolato nel~
l'esempio precedente)~
lini(
..
jJ_
)fi''
--~-
"'e
Xa=4 EJ,a,t,'ff' ;
il diagramma dei momenti (fig. 4.17) ha le ordinate,
massime:
)!
M,=-M,/2 ..
Esempio 4.6 (arco parabolico incastrato: linea d'influenza dello spostamento verticale in chiave).
Per l'arco parabolico dell'es. 4.3 determinare la linea d'influenza dello spostamento verticale Ve della sezione di mezzeria.
A~
+---[---+
Fig. 4.17
~max.
Per l'arco i.ncastrato dell 'es. 4.3 determinare su quali- suoi tratti deve agire un
carico q (distribuito uniformemente sull'orizzontale) per provocare i valori massimi
positivi e negativi dei momenti agli incastri (Ma) e in chiave (Mc).
Soluzione.
La determinazione di Ma, Mc, qualunque sia la condizione di carico verticale,
semplice utilizzando le linee d'influenza calcolate nell'es. 4.3; per il calcolo degli
integrali pu essere impiegata la formula di Simpson (rei. 3.16).
Esa1ninando la serie dei valori riportati nella tabella deU'es. 4.3, si riscontra ch
il carico dev'essere esteso al tratto compreso fra Ac=0,5 e Ac=0,1, quindi (Llx=l/10):
. .dx
ql'/J,
Y.~0,349
J1imax. positivo
negativo
+<!Ji'>+
Xa~0,0397
89
-3/8/->i-
i"'-3/8/4
~~
A{; max. positivo
~max. rz,egativo
Fig. 4.19
Soluzione.
ql,
0,1
0,2
0,3
0,4
0,5
fattore
v,
-0,0911
-0,1666
-0,0703
0,1666
0,3255
vale
Ma~0,0173
e)
ql',
x.~0,0853
ql'/f,
Y.=0,151 ql.
x.~ -0,0562
ql'/J,
Lo spostamento
Ve
v,~0,000325521
riore a quello di una trave prismatica (Jc) di uguale luce, con le estremit incastrate.
Nella fig. 4.15 si trovano riportati i diagrammi Ve per l'arco parabolico incastrato e a due cerniere. Per quest'ultimo le ordinate valgono, a meno di P/3/1000 E/0
e per a=O,l~ ... -0,5: -0,2199; -0,2498; -0,0428; 0,2929; 0,4883.
Capitolo quarto
90
Archi
Ad esempio per:
-J
xG~I
MG~
Soluzione.
M, ds:
M,y ds
Jds~-qr'(-0,071349510,785398)~0,09084 qr'~0,04542
M.(incastro)~(0,09084+0,8737
ql',
Mo(chiave)~(0,09084-0,8737
~----
91
0,19321-0,25) qr'~0,009655
qr'~0,004828
ql'.
-----1
..Y_
''
A >,
''
' "r',,,
'\ fJ>
''
{;
Fig. 4.21
Per vari valori di fil si ottiene (ql'l8f il valore della spinta per l'arco a
3 cerniere):
Fig. 4.20
sono quindi incognite le azioni Xa, MG ancora date dalle relazioni [4.12] per
le quali essendo:
x=rsen {},
yG=r sen fra/'&a,
y~r(cos
IJ-sen IJ.llJa),
0,15
0,20
0,25
1,006
1,017
1,022
1,035
0,00123
0,00256
0,00451
0,00700
0,30
Fattore
1,048
ql'l8f
0,00998
ql'
,,,
Jds~IJ.r,
'
-qr' sen' IJl2,
,,,
0,10
M,~ -qx'l2~
fil
M,yds~-
3
qr' [sen
/Ja
3
2
Capitolo quinto
92
Archi
nenti moviinenti nulli (al solito positive, per le sezioni estreme, le rotazioni
e le coppie destrogire, le azioni orizzontali verso destra e le azioni verticali
verso l'alto). Cos, ad esempio, relativalnente alla rotazione destrogira rpc,,,
essendo (par. 4.4a) "fPg='fla, uG=-<paYa, vG=-f{Jal/2, dalle [4.12] si ottengono
MG, XG, YG quindi, dalle [4.9], per archi simmetrici,
K-M
-I -E ( -Iia('Pa- )Jds/J
Ya2
12
+ Jy'ds/J + 4/x'ds/J
)
'
[4.16]
K 2 =Ma(<p0 =1)=-M,(<pa=I)=E ( - 1
ds/J
K,=Ma(b,=I)
Eya
K4 =Ma(by=I)
jy'ds/J '
4 9)
X.=K,
/2
)
4fx 2ds/J '
[4.17]
El
2f x'ds/J
('Pa-ro+
i:),
[4.18]
[4.20]
Esempio 4.8 (archi parabolico e circolare con le estremit soggette a movimenti
impressi).
Per l'arco parabolico simmetrico con J=Jc/cos {}(es. 4.3) e per l'arco circolare
di sezione costante calcolare le espressioni [4.16], [4.17] dei coefficienti Ki. ..., K 4
che definiscono le azioni alle estremit in conseguenza di movimenti impressi.
a) Arco parabolico. -
K,~6
EJ,/l'.
(za
b) Arco circolare. -
93
definiscono i coefficienti K,, ... , K,: ad esempio per if0 ~n/4 (f/l~0,2071, r~l/j/2)
si ottiene Ya=0,1932 r, fds=nr/2,
Jy ds=0,0l2159 r
2
Jx 2ds=0,285398 r 3 , K 1 =
EJ//, K,~2,765 EJ/I, K,~6,582 EJ/fl, K,~4,955 EJ/1 2 Alcuni valori dei
coefficienti Ki sono riportati nella tabella seguente (si veda l'op. cit. nella nota 4.8):
~7,720
fil
0,1
0,15
0,20
0,25
0,30
Fattore
K,
8,67
8,62
7,79
7,25
6,70
EJ/l
K,
2,95
2,87
2,78
2,67
2,56
EJ/l
K,
7,27
6,98
6,64
6,24
5,83
EJ/fl
K,
5,72
5,41
5,02
4,58
4,13
EJ/I'
I
CAPITOLO
95
5.1. Premessa.
a) Le sezioni delle travi inflesse vengono frequentemente conformate
in modo da presentare aree addensate dove la loro utilizzazione migliore
quindi, con le necessarie connessioni, il pi possibile lontane dai presumibili
assi di rotazione. Seguendo questo criterio, sono state create sezioni cave
delle pi svariate forme, e numerose serie di profilati: la loro caratteristica
comune di essere costituite da lastre sottili, o pareti, aventi forma tale da
ottenere grande rigidezza nei confronti della principale azione flessionale
esterna, con spessore piccolo rispetto alle dimensioni che caratterizzano la
sezione; ma il pi delle volte le pareti, per esigenze funzionali o costruttive,
non si possono richiudere su se stesse, per cui le sezioni si presentano interrotte, come si ha per la maggior parte dei pi correnti tipi di profilati, o per
le sezioni intere di scafi di veicoli, di ponti e di coperture di edifici {figg. 5.1,
5.2). In seguito a ci, tali travi sono dette a parete sottile e a sezione aperta
o, pi sbrigativamente, a parete sottile aperta. Per esse, quando sono sufficientemente snelle, come supporremo nel presente capitolo, spesso lecito
adottare ancora I'ipotesi che le sezioni si conservino piane allorch sono
soggette a sforzo normale e a momento flettente. Tuttavia sul loro modo di
comportarsi sono opport1me alcune annotazioni perch possono acquistare
notevole rilievo certi effetti che per le sezioni compatte sono invece generalmente trascurabili, con il manifestarsi di sollecitazioni e di deformazioni che
interessano la trave in condizioni di vincolo sia isostatiche, sia iperstatiche:
e la ricerca di tali effetti si semplifica notevolmente se si pensa che ogni sezione, pur ingobbendosi, mantenga invariato il suo contorno; invariato nel
senso che, se per esempio esso circolare, resta circolare anche dopo la deformazione della trave, per cui all'ipotesi della conservazione delle sezioni piane
si sostituisce quella del contorno indeformabile nel suo piano. Lo studio delle
travi a parete sottile aperta stato sviluppato da Vlasov, dopo fondamentali
contributi di Timoshenko e Weber (v. bibl.); esso presenta non pochi aspetti
delicati, e pu convenire premettere un cenno su quanto ci apprestiamo a
prendere in esame.
Fig. 5.1
I
I
I
Capitolo quinto
longitudinale a indicata nella stessa figura all'altezza di tale asse, si modificano fortemente le tensioni tangenziali, costrette evidentemente ad addensarsi nella parte della sezione integra; quindi la loro risultante risulta non
centrata e un momento torcente deve intervenire per riportare la retta
d'azione della stessa risultante a coincidere con quella dello sforzo di taglio
esterno. Analoghe osservazioni possono essere fatte per la sezione a [
(fig. 5.lb), esempio ormai classico, perch fu proprio tale tipo di trave ad
essere impiegato nelle prime esperienze di Bach, per mettere in luce l'importanza dell'eccentricit del centro di taglio.
citata, gli effetti restano notevoli a distanze molto maggiori del diametro
della sezione; e analogamente per il profilato a doppio T della fig. 5.3b, seppure con una propagazione in genere pi frenata. Per l'importanza di tale
fatto, in relazione anche al principio di De Saint Venant, possono essere
96
p
p
Fig. 5.2
Fig. 5.3
quali sono legati alle stesse tensioni normali, o pi precisamente alle loro
variazioni.
97
C5-1).
Consideriamo due travi a sbalzo, aventi la lunghezza uguale, con l'estremit soggetta a un uguale sistema equilibrato di forze, costituito da due coppie di momento M; le sezioni, rettangolare in un caso e a doppio T nell'altro, hanno le medesime dimensioni a, b pensate piccole rispetto alla lunghezza
(fig. 5.3c). chiaro che, nella trave di sezione rettangolare, per il principio
di De Saint Venant le tensioni possono essere ritenute - come in realt
sono - trascurabili a una distanza pari alla maggiore delle dimensioni a, b.
Invece per la trave avente la sezione a doppio T, le dimensioni a, b della
sezione caricata sono 1nolto maggiori di una delle dimensioni che caratterizzano la forma del corpo, precisamente dello spessore s dell'anima; per cui
non pi lecito affermare che gli effetti sono smorzati alla distanza a o b
dalla sezione estrema. E a riprova di ci basta osservare che se pensassimo
l'anima di spessore s evanescente, ciascuna delle due ali sarebbe soggetta
a un diagramma di momenti costante; crescendo lo spessore s, si fa via via
pi sensibile l'opposizione alla penetrazione degli effetti indotti dalle azioni
equilibrate, sino al caso limite della sezione rettangolare. Vedremo che tale
particolare comportamento delle travi a parete sottile aperta deriva dal}'esistenza di uno stato di tensione normale che ammette una caratteristica
entit analitica, significativamente chiamata '' bimomento '', che, pur corrispondendo a un sistema equilibrato, provoca rotazioni delle sezioni intorno
all'asse, tipiche deU'azione torcente; ossia proprio di quell'azione per la
quale le stesse travi presentano scarsa capacit di resistenza.
Quest'ultimo rilievo indica la necessit di considerare con attenzione
gli effetti di carichi longitudinali concentrati, quindi di condizioni di vincolo che li n1ettono in gioco, come ad esempio quelle indicate nella figura 5.4.
d) Le travi a parete sottile aperta risultano sensibili anche ad azioni che,
agendo sulle strisce trasversali, le inflettono impegnandole con il loro piccolo
spessore: tali effetti possono essere importanti ad esempio per i ponti, o per
le travi corrugate di calcestruzzo impiegate nelle coperture, precompresse
longitudinalmente ma non trasversalmente, per cui le sollecitazioni trasversali, quale m (fig. 5.2), che agiscono su una sezione alta quanto lo spessore,
richiedono apposite verifiche e armature, in particolare in prossimit delle
sezioni estreme.
<5 .i) -Si veda, ad es., M. FILONENKo-BoRODICH, Theory of Elasticity, Moscow, Foreign
Languages Publishing House; V. FEODOSYEV, Strength of Materials, Moscow, Mir Publishers,
1968; V. z. VLASOV, V. bibliografi.a.
7 -
PoZZATI, II-1.
98
Capitolo quinto
99
cui al solito si ottiene, considerando il valore assoluto delle tensioni tangenziali, (dM,= Ty dx)
lP
p
Ph
Ph
~)T"S,*
( 1y
J,s
[5.1)
.~
'
~
,,
<>.
<>.
essendo s lo spessore della parete nel punto b in cui s'intende ricavare il valore
della.,;; S,*=.fy dA il momento statico della sezione a-b (di area A*) rispetto
A
simo asse. S'intende che le tensioni tangenziali debbono risultare nulle sui
bordi esterni 1, 2, e infatti in corrispondenza di questi si annulla il momento
statico Sz *; gli sforzi unitari rs diventano massimi dove Sz * raggiunge il valore
R
R
+
b
Fig. 5.4
'
'
,' '
Fig. 5.5
a) Lo stato di tensione.
Una generica sezione retta di nna trave a parete sottile e aperta soggetta a uno sforzo tagliante Ty agente secondo il suo asse principale y bari~
centrico (fig. 5.5); per la determinazione delle tensioni tangenziali, nulla
sostanzialmente cambia rispetto al caso della sezione avente forma compatta,
e basta riportarsi col pensiero alla deduzione della semplice formula di Jourawsky. Consideriamo dunque un generico elemento a-b-c-d della trave, isolato mediante due sezioni rette vicinissime, distanti dx, e un terzo taglio b-d
alla distanca e' dal bordo libero a-e, praticato dove si vuol conoscere il va-
lore della tensione tangenziale .,;; volendo ottenere il massimo valore della .,;,
si deve pensare di eseguire tale ultimo taglio secondo un piauo normale alla
linea media della sezione, potendo poi supporre che per l'esilit della parete'
la tensione tangenziale resti costante nello spessore s. Le risultanti degli
sforzi normali agenti sulle facce a-b, c-d siano N1 e N 2 , con N 2 > N, pensando
il momento flettente positivo e crescente secondo il senso dell'asse x: per
ristabilire l'equilibrio alla traslazione secondo x ed essendo il tratto esterno
a-e scarico, alla faccia b-d deve essere applicato uno sforzo tangenziale longitudinale tale che (fig; 5.5) .,; s dx=N2 -N1 =Jda dA= dM,
A*
Jz
Jy dA;
A*
per
massimo, ossia a livello dell'asse neutro z. Inoltre le tensioni tangenziali longitudinali, ossia quelle parallele a x, debbono mantenere, se l'asse neutro
incontra una sola volta la parete (fig. 5.5), ugual segno indipendentemente
dalla posizione del taglio b-d, perch mantiene lo stesso segno la prevalenza
(N2 -N1 ) degli sforzi normali agenti sulle facce trasversali dell'elemento esaminato; quindi, per il teorema di reciprocit, mantiene ugual senso la 7:
agente sulla sezione, quando si pensi di percorrere la linea media di questa
partendo da un punto estremo e raggiungendo l'altro.
Capitolo quinto
pur non essendo state esplicitamente chiamate in causa <5 2). Inoltre non
stata imposta la condizione che la retta d'azione della sollecitazione interna
coincida con quella y della forza assegnata Ty, supposta baricentrica soltanto
per rendere pi concreto il caso in esame, ma che ovviamente, purch parallela a y, pu essere qualunque: poich la retta d'azione y' della Y(r)~T"
non coincide in genere con quella y della Ty (fig. 5.6), necessario, se z,
la distanza tra y' e y (e vedremo come pu essere determinata), associare la
Y(r) a una coppia nel piano della sezione, quindi torcente, di momento
M,~Y(r)z,~Tyz,; ed soltanto a tale punto che l'uguaglianza tra l'azione
interna e quella esterna pienamente assicurata.
Ma tale espressione pu essere scritta in forma pii1 conveniente: consideriamo la funzione, che chiameremo area settoriale,
100
Y'
101
w~f~ dc,
[5.3]
T"f
[5.2,]
M(P)=y w y dA ,
' '
f:"
dA~O.
[5.4]
(5,3)
Fig. 5.6
M(P)~Jr dA r=
e
(5.2)
Ty f S,*r dc,
Jz J~
[5.2]
S 2*r dc=fsz*dw=[S~*w]'-fds
1
z*w
con le integrazioni estese all'intera lunghezza della linea media. Ma il termine tra parentesi
quadra nullo, perch S 2 * nullo negli estremi dell'intervallo; inoltre dS2*= -sdcy (vedi
nota 5.2), quindi risulta (sdc=dA):
Js2*rdc=-jdS2 *w=JwydA.
< Al Un generico elemento dw dell'area settoriale uguale, a parte infinitesimi di ordine
superiore, al doppio della differenza tra le aree dei triangoli 1-3-P, 2-3-P (fig. 5.7):
dw=dcr=dzy-dyz.
[a]
5
Rispetto ai due sistemi di assi di riferimento indicati nella fig. 5.7 si ha quindi, per
l'arco AB:
[bi
~:JS * dy;
z~dZ"'j
y,
)\
J S,*dy~[S,*yJ;-Jas:. y,
con le integrazioni estese all'intera lunghezza e della linea media de11a sezione. Ma il
termine tra parentesi quadra nullo perch sz* si annulla agli estremi dell'intervallo; inoltre
dSz* y= Js dc y 2 =Jz (il segno negativo per dSz* dipende dal fatto che, dalla
essendo
parte delle ordinate y positive, a uno spostamento dy verso il lembo esterno della sezione
corrisponde una diminuzione del momento statico), risulta Y(r)=T. In modo ana!Ogo si
verifica che Z(r)=O, poich nullo il momento centrifugo dell'are; della sezione rispetto
ai due assi principali y, z.
'
A/~
z,,
Fig. 5.7
-J
li
P,
[e]
Capitolo quinto
102
con il punto P' sulla retta y'; e per la [5.4] il primo integrale nullo.
103
Quindi risulta:
f,w(P)y dA
J,
Zo=
[5.9]
[5.5]
In definitiva, l'operazione pratica semplice: fissati gli assi della fig. 5.6,
il polo P e il senso della percorrenza lungo e, se, considerando positivi i momenti dw destrogiri, la quantit ,w y dA risulta positiva, allora z, negativa,
per cui alle tensioni tangenziali fornite dalla [5.6] debbono essere aggiunte
quelle, facilmente calcolabili (par. 5.3), dovute al momento torcente. chiaro
quindi che le travi a sbalzo della fig. 5.1, soggette a un carico passante per il
\Jaricentro della sezione, quale pu essere ad esempio il peso proprio, si deformano anche per torsione.
z,
''
''
"'-----z,-'t'
deve risultare
f;o<O)y dA~O,
f;o<o)z dA~O.
[5.8]
L' T-!-1
_
N;,
~I
- N,1
-11,~
iI
i()_ -b)
10
I
!()_
i'
!
!I
Fig. 5.9
Capitolo quinto
104
I~
J
w
[a]
wy dA~2
(2 2
lbh2
h)
s (2h
T) (anima)+
[b]
l'area del diagramma w (y) s tracciato lungo la linea e, l'integrale [a] vale:
I~ .Q (c1 +c,y,),
105
[e]
hh+9b'
h+6b
3b' )
( h+ h+ 6b (negativa, quindi a sinistra del polo P).
Esempio 5.1.
Per il profilato avente la sezione a [ e lo spessore costante (fig.5. 10a), determinare la posizione del centro di taglio e la tensione tangenziale massima conseguente a uno sforzo di taglio Ty baricentrico.
Fig. 5.12
Fig. 5.11
Fig. 5.10
w (1-2)~0,
w,~hh/2
w,~ -bh/2,
y,~h/2,
y,~'-h/2 ;
quindi (v. par. 5.2d; si indica, per chiarezza, con s1 lo spessore delle ali e con s2
quello dell'anima):
h 2h
h'h's1
f
'
wydA~2
(Tsi"zh)
~--,
< 1 ~6Ty
(h+6b)/12,
Tu.
3b 2s 1
hs2 +6bs1
a)~-2,8
e il segno negativo sta a indicare che il centro di taglio O alla sinistra del polo.
h=S cm,
J,~sh 2
(h'/8+hh/2),
zG~(distanza
h'
h=20 cm,
S,*~s
z, (v. punto
zo=
risulta
z0 = -2,8 cm.
max=0,0574 Ty+0,3833
Ty~0,441
Capitolo quinto
106
-r----Zol
, (T )= Ty 2(cosq;-cos a).
P Y
Rs
2a-sen 2a
"
---P
,,--+o
107
---:---,;,\
'
Ty 2
b)
a)
2R~J
e)
Fig. 5.13
<:max(q;=O)=~R
-,
s "
quindi i valori delle <:max risultano uguali, pur essendo le aperture diverse; ci
accade perch, per a >n/2, cresce la superficie resistente, rispetto ad a=n/2, ma
una parte delle -r: fornisce componenti secondo y di senso opposto a quello di Ty.
-a
Fig. 5.14
Fig. 5.15
b)
a)
b)
a)
Esempio 5.2.
Per la sezione indicata nella fig. 5.13 determinare la posizione del centro di
taglio e la tensione tangenziale massima per Io sforzo tagliante T11 baricentrico.
a) Centro di taglio. Essendo arbitrario il polo P per il calcolo della funzione ro,
conviene collocarlo nel centro dell'arco di circonferenza; l'origine a dell'intervallo
d'integrazione viene considerata sull'asse z di simmetria.
Pertanto si ha:
e) Diagramma
centrico e a=n.
Poich
z,~2R
?:
-(M,; rei.
"
y=R sentp,
"
wydA~-2R'sf<p sen<p d<p~-2R's(sen a-a cosa),
"
per
a~n/6
4 (sena-a cosa)
a-sen 2a
1,02776 R ,
4
z 0 =-R,
"
z 0 =2R.
(a)
"
Sf(<p)~sfy R d{}~ -R's (cos a-cos <p);
a) Prima di entrare nel merito di questioni particolari pu essere opportuno commentare brevemente la circostanza, altre volte rilevata, che le travi
di cui ci stiamo occupando hanno rigidezza torsionale in genere fortemente
minore di quella che si manifesta quando la sezione, pur essendo cava,
chiusa. Il fatto appare manifesto appena si consideri un caso concreto, ad
esempio quello relativo alla sezione di una trave a parete circolare e di uniforme sottigliezza, soggetta a momento torcente M,: per quella anulare e
continua (fig. 5.15a), in ciascun punto le tensioni tangenziali rimangono pressoch invariate nello spessore (le diremo di membrana) e gli sforzi tangenziali u dc agiscono con bracci elevati pari a 2R. Invece per la sezione anulare
interrotta (fig. 5.15b) le tensioni tangenziali cambiano segno nello spessore
ed hanno valor medio nullo, come appare evidente appena si pensi all'analogia idrodinamica o all'altra della membrana; per cni l'azione torcente
Capitolo quinto
viene realizzata da sforzi interni che han bracci poco diversi dallo spessore,
con l'evidente conseguenza che tensione massima e deformazione subiscono
un forte aggravio rispetto alla corrispondente configurazione chiusa della
travi aventi la sezione costituita da pi rettangoli (alcuni esempi sono indicati nella fig. 5.17), il momento torcente M, risulta dalla somma dei momenti
parziali Mtt forniti dalle varie parti; e anche giovandosi di esperienze basate suil'analogia con la membrana, si avuta conferma che i vari contributi M" sono poco diversi da quelli che si avrebbero considerando per i
rettangoli, soggetti alla medesima deformazione unitaria{}, le tensioni fornite
dalla [5.10], per cui lecito scrivere C5 -8l:
108
sezione (5 6).
Volendo poi passare a valutazioni concrete, pu essere opportuno ricordare preliminarmente che per una sezione rettangolare molto allungata di
lati a, b il valore massimo della tensione tangenziale e il valore della defor-
fJ~M,/GJ,,
rJ!lf
--y -
a ~'l-w+"'t-----z
.l'UJ '
1J=3 M,/Gcs 3
It[l TI
b)
Fig. 5.17
fJ ~ 3M,/Gab 3
[5.10]
inoltre r si manifesta sui lembi dei lati b maggiori e il diagramma dello scorrimento, quindi anche delle tensioni tangenziali, varia quasi linearmente
lungo la mediana pi breve, d'accordo con la circostanza che le fibre corte,
pi rigide delle altre, si conservano pressoch rettilinee c57J. Nel caso di
C56l Per i casi citati, i rapporti delle tensioni 'massime e delle {} valgono rispettivamente
all'incirca [per la formula di Bredt e per la 5.12J 3R/s e 3(R/s) 2
,
t 5 . 7 > Quindi per una sezione rettangolare di spessore esilissimo lo stato di sollecitazione
pu essere raffigurato (fg. 5.16b, e) con due forze H (che, di segno opposto, applicat~ nel:
l'intorno dei due lati corti, interpretano la presenza del flusso di tensioni h.~ngo 1 lat~
minori della sezione) e con una distribuzione, uniforme lungo l'altezza a, di momenti
unitari (dy=l):
[a]
[5.12]
ottenendo cos il risultato che si avrebbe per una sezione rettangolare di lati
e, s. Inoltre, utilizzando l'analogia con la membrana, si constatato che le
-k- h--4-
[5.11]
Fig. 5.16
109
si indica il valore massimo). Pensando di isolare un elemento della parete di altezza generica
e profondit dx (fig. 5.16d), la sua faccia superiore 1~3 libera da azioni interne ed esterne,
1J=3 M,/Gcs 3
[5.121]
indicando con e la lunghezza della linea media e con s lo spessore. Tali espressioni si possono ricavare anche per via teorica <5 9).
mentre quella inferiore 2~4 soggetta, per il teorema di reciprocit, al momento myx dx.
Considerando allora l'equilibrio alla rotazione intorno all'asse y, si ottiene H dx=mxu dx,
quindi:
[b]
H=mxy
Infine, il momento interno deve uguagliare quello esterno M 1, ossia:
Ha+mxy a=M1 ;
M1
-6-=2a
'"i=Mtf3ab 2
Supponendo che, per la rigidezza del collegamento, le varie parti rettangolari presentino un'uguale rotazione unitaria #, per ognuna di esse (di Iati a,, si) si ha, in virt
della seconda delle [5.10], Mu=Gf>.lu. con .lu,=ais.3/3. Quindi, dovendo essere .EM11 =M,
e 'i=Afi.s.f.lfi=G#s;, si ricavano le relazioni [5.11].
<5 . 9 l Si' visto che per la sezione rettangolare molto allungata le azioni H interpretano
la presenza del flusso di tensioni lungo i lati minori (fg. 5-16b). Nel caso della sezione cir<5 .s)
Capitolo quinto
b) La precedente osservazione, che per le sezioni aperte la tensione tangenziale sulla linea media nulla, interessa per alcune consegnenze rignardanti, come vedremo, lo stato di tensione e di deformazione. E a proposito
di questo pu essere opportuno notare che una sezione soggetta soltanto a
momento torcente ruota intorno a un punto, centro di torsione, coincidente
col centro di taglio O, come si riconosce subito in virt del teorema di Betti:
infatti, applicata la coppia, chiaro che uno sforzo tagliante T comunque
diretto e passante per O rende {} nullo, e non fa compiere ad essa lavoro
mutuo. Invertendo allora l'ordine di applicazione delle due azioni, M, non
fa compiere lavoro mutuo a T; quindi, risultando nulla la traslazione del
punto O lungo la retta d'azione del taglio, che pu essere generica, possibile
concludere che la sezione ruota intorno al centro di taglio C5 10).
110
5.3.2. Azione torcente variabile lungo l'asse della trave: conseguenti tensioni
normali e tensioni tangenziali di n1cmbrana.
a) Data la sezione di una trave a parete sottile aperta soggetta a un momento torcente, pensiamo di isolare l'elemento 1-2-3-4 della parete della trave
indicato nella fig. 5-19, avente la base dx dc e l'altezza s: i punti 3, 4 si spostano in 3', 4' e, se si indica con{} la rotazione unitaria (dx= I) intorno al
centro di torsione O distante r dalla tangente 3-4, si ha, in corrispondenza
della superficie media dell'elemento considerato, 3 - 3';:;; 4-4' = (i!dx)r,
quindi:
a=Dr,
[5.13]
colare (fig. 5.18), dette azioni non sono pi parallele tra loro, n1a l'uguaglianza tra azioni
esterne e interne ripristinata dalla presenza di sforzi tangenziali (,rp; di tale fatto pu
esser data la seguente semplice giustificazione.
V al go no le relazioni:
ttp;e=Jr~z,
m'P=Jr'P'"'z dz,
[a]
con tutti gli integrali estesi tra i limiti s/2, e con 1:px=Txrp Ma si ha t'PX=O, per l'equilibrio
del generico elemento 1-2-3-4 alla traslazione secondo x (fig.5. 18b); quindi, dalla seconda
e dalla terza delle relazioni [a], risulta:
[b]
avendo posto
mrpz~ mxip
111
Fig. 5.19
Fig. 5.18
Considerando i momenti nixip (quindi per la [b] anche le azioni fxip) distribuiti uniformemente, uguagliando l'azione interna a quella esterna Afi, e indicando con e la lunghezza
della linea media, si ottiene:
mxqP+(txpR)c=Mi,
mxrp=M1/2c;
,_3M,
6mzrps
1 - csz
La presenza degli sforzi tangenziali fzp deriva in sostanza dal fatto che sull'elemento
di superficie curvo e normale a x (fig. 5.18c), essendo le tensioni tangenziali sui lembi
uguali tra loro (debbono essere uguali a quelle conseguenti a mrpJ, le due risultanti delle
azioni tangenziali sopra e sotto la linea media 0-0 hanno valori diversi, essendo diverse
le relative aree.
<0 10> Una sezione soggetta a momento torcente e a sforzo normale in genere non ruota
intorno al centro di taglio (salvo che essa non ammetta due assi di simmetria). L'osservazione interessante per lo studio della stabilit dell'equilibrio di travi a parete sottile aperta.
[5.14]
per cui, posto r dc=dco, si ottiene:
u=-i!J~dc+C=-ilw+c;
[5.15]
Capitolo quinto
e il segno meno dipende dal fatto che, stabiliti i sensi positivi per l'asse x
e per la percorrenza lungo la linea media della sezione, e pensando sia gli
spostamenti 3-3 ', 4-4', sia dw positivi, dcu ha senso opposto a quello fissato
per x (fig. 5.19).
La quantit:
112
[5.16]
che l'area settoriale definita precedentemente (re!. 5.3), ora da calcolare
assumendo come polo il centro O di torsione, ossia il centro di taglio; inoltre,
se interessa conoscere soltanto l'ingobbimento della sezione, ossia lo spostamento relativo secondo x fra due punti a, i, questi costituiscono i limiti dell'in-
stamenti relativi, quindi dell'ingobbimento di una sezione, dipende ovviamente da ff, ossia dalla rotazione di due sezioni distanti dx~ 1; quindi detta
entit resta costante se, pensando invariabile la sezione, il momento torcente
non si modifica lungo l'asse della trave. Se Mt varia, come spesso avviene,
si hanno dilatazioni per le fibre secondo x con conseguenti tensioni normali,
e per la [5.15] si pu scrivere, poich la costante C da considerare tale
dC dff
per una data sezione ma pu variare lungo x, posto C' = - dx : dx '
du
d{}
d{}
a ~Es ~E-=-E-(w+C')=-E-w*
x
x
dx
dx
dx
[5.17]
w*=w+C'
[5.18]
con:
f~x dA~O,
quindi E
~: :;i* dA=O
[5.19]
113
diversa da quelle " primarie " che le hanno causate e che, come si detto,
Lh s dx= -fda., dA ,
[5.21]
e per la [5.17] (essendo C', secondo la [5.20], indipendente da x, avendo supposto invariabile la sezione):
d'{} w*dA,
Lh:s~E-d
2
X
[5.22]
A'
con dA=s dc, A* area della sezione compresa tra uno dei bordi e il punto i
generico, w* data dalla [5.18]. Inoltre, come si detto, la costante C' (relazione 5.20) nulla se la sezione simmetrica e se si ha l'avvertenza di calcolare la funzione integranda w ponendo l'origine sul!' asse di simmetria, per
cui w=w*. Nel caso generale, l'origine pu essere arbitraria, ed il valore
della costante C' che provvede a render soddisfatta la condizione [5.19].
b) Osservazioni. Lo scorrimento stato considerato nullo lungo la linea
media e con tale condizione, unita a quella del contorno indeformabile, stato
stanti lungo lo spessore; quindi, essendo le tensioni tangenziali non nulle sulla
C'=
[5.20]
e s'intende che, nel caso che la sezione sia simmetrica, se, per valutare la funzione w, si pone l'origine a dell'intervallo d'integrazione sull'asse di simme-
linea media, sono non nulli anche gli scorrimenti, contrariamente all'ipotesi
<o.u) Per le due parti simmetriche della sezione il segno di w evidentemente contrario
perch, se in un punto, percorrendo il tratto dc positivo, la rotazione del raggio vettore
destrorsa, nel punto simmetrico ba senso, e quindi segno, opposto.
8 -
POZZATI, 11-1.
114
Capitolo quinto
f~*dA=O,
Esempio 5.3.
La trave a parete sottile aperta e di sezione circolare indicata nella fig. 5.20 ha
le estremit appoggiate e irrigidite con timpani [par. 5.5] ed soggetta lungo un
nx
bordo al carico orizzontale distribuito con la legge qx=q cos - - (per x=O, in
1
mezzaria, qx=9_; per x=l/2, qx=O). Determinare gli effetti del momento torcente.
Fig. 5.20
a) Il momento torcente, che, nella mezzeria nullo, alla distanza x dal centro,
indicando con e la distanza della retta d'azione del carico dal centro O di torsione
o di taglio, vale:
r
- nx
Mt= Jqx e dx=Mt sen - -, con Mt=qel/n.
X
f~*zdA=O.
Mt
[5.19, ripetuta]
nx
[relaz. 5.121 ; J,=cs'/3],
1
dff
E qe
nx
aX =-E-w*=---w*cosdx
GJ,
I [relaz . 5.17],
3Mt
x = - 2-
es
nx
sen -
[relaz. 5.121 ] ,
Llr= - -Efjen
- sen -nxfw* dA [relaz. 5.22].
G J, ls
I
[5.8, ripetuta]
.tli;,
a=30,
s=S cm,
v (coeff. Poisson)=0,15,
1=15 m,
Si ottiene:
I:dN=O,
[d]
R=c0 /2sena=c 0 =5 m,
y, (es. 5.2)=1,02776 R,
per cui gli sforzi normali dN applicati ad ogni sezione retta della trave costituiscono, come debbono, un sistema equilibrato.
[a]
Di conseguenza:
f~*ydA=O,
115
[b]
[e]
[d]
[e]
Capitolo quinto
116
[/]
w*/R =0;
0,00394;
0,00245;
-0,00972.
2(1+v)l 0,1617 .
,_
,
0,00972 R -5,60 kg/cm .
0,34907 s'
117
3 38630
524 . 8,
3,46 kgIcm , .
'
"tJ'
\1
\ I
[5.24]
perch il termine tra parentesi quadre scompare, essendo la quantit 'P nulla
tanto nel punto iniziale, in cui A*=O, quanto nel punto terminale per la
relazione [5.19]. Pertanto, se si pone:
Fig. 5.21
l 00 =f;n*' dA,
[5.25J
alle estremit
"
per
(a'-<p']
<p~0-10-20-30
150~. s
0,000615 R's~
Inoltre il momento torcente interno conseguente alle r variabili nello spessore vale, per la [5.11],
M, (i)=GJ,ff,
[5.27]
Capitolo quinto
e un legame fra i due contributi [5.26], [5.27], di natura elastica, stato tacitamente introdotto considerandoli generati l'uno direttamente dalla deformata {}, l'altro dalla derivata seconda della stessa {}.
In conclusione si deve avere, come indic Weber (v. bibl.) C5 12J,
tuno tuttavia notare che, in una sezione in cui si abbia 1J=0, risulta per la
[5.27] M,(r)=O, per cui il momento torcente esterno viene realizzato soltanto con tensioni Llr di membrana, in contrasto quindi, nell'intorno della
sezione in questione, con I 'ipotesi inizialmente fatta. Concludiamo osservando che, come mostra I'esempio seguente, la presenza di vincoli Che contrastano con efficacia l 'ingobbhnento di una o pi sezioni attenua fortemente
il valore delle tensioni tangenziali 'i nell'intorno di ogni sezione irrigidita.
118
d'{}
[5.28]
119
- - - a 2 if=-a 2
dx'
M,
-- ,
GJ,
[5.30]
Esempio 5.4.
Una trave, a parete sottile aperta, incastrata a un'estremit ed soggetta
all'altra estremit, impedita di ingobbirsi, a un 'azione torcente Mt (fg. 5.22).
a) Lo stato di deformazione e di sollecitazione approssimativamente definito
dall'equazione differenziale [5.30], della quale un integrale particolare ovviamente
r-z12,~----11i--4
con le costanti
e,, e,
[5.31]
Fig. 5.22
it
I JI
Bfil-c)Mt
'---x
dalle quali,
5.3.4. Trave a parete sottile aperta, soggetta ad azione torcente, con alcune
Lo studio della trave a parete sottile aperta con alcune sezioni impedite
d'ingobbirsi pu essere effettuato impiegando l'equazione [5.30]. opporL'espressione [5.26], connessa con Ja presenza di tensioni tangenziali Li-r di membrana ripartite pressoch uniformemente nello spessore, in contraddizione con l'ipotesi
dalla quale essa dipende (rel. 14 e seguenti), che gli scorrimenti, quindi le tensioni tangenziali, siano nulli in corrispondenza della linea media di una generica sezione. Ci nonostante, i risultati sono in genere attendibili (un errore abbastanza sensibile pu essere compiuto nello studio di travi aventi sezioni impedite d'ingobbirsi; par. 5.3.4).
~ <5 12l
quindi:
coshax).
cosh A
"' ~
E
M.(Lh)=M,G
M.
fw
'
(l
J;a'
(1'~al/2,
a'=GJtfEJw):
cosh ax ) ,
[b]
cosh
coshax
cosh,\
df}
Mta senh ax
w*=Ew*
dx
GJ, cosh
a=~E-
[a]
M
t
coshax
coshJ. '
Mtro*
aJw
senh ax
cosh .lt
[e]
[d]
l/2
J
M,l (
tgh1')
OAB~2j"!dx= GJ, 1 - - . -
[e]
Capitolo quinto
b) UD caso numerico. Profilato HEA 300 (fig. 5.23), 1~300 cm, v~0,3. Per
il calcolo dell'area polare w* l'origine a dell'intervallo di integrazione viene posta
nel baricentro G della sezione (C'=O, par. 5.3.2); anche il polo, che dev'essere
il centro di taglio, coincide con G. La funzione w* indicata nella fig. 5.23
e) Per un profilato IPE 300 di uguale lunghezza si ottiene (fra parentesi i valori
calcolati per HEA 300):
a (max)~ 96, 7 10-2M, (22, 7 10-2) ,
120
[fwsdc~4s,(+
Ll (max)~3,2 10-2M,
~)]:
b:
Ea, s, 2 ~
J,
x~al/2~0,661
(1,3 10- 3) ,
5.2c]~4s 1
121
senh
tgh
JC s1_14
!
i
(5,3),
19,404. 10-''
'
a (rnax)/r (max)~3,8
x~0,7102,
cosh x~ 1,2265,
x~o,5790.
M,l/GJ,
(0,124).
Nella fg. 5.23c sono indicati i diagrammi delle tensioni Ll7: e a: i segni delle
tensioni Lf-,; sono facilmente controllabili dovendo esse riprodurre, completamente
o in parte, il momento torcente esterno; determinati i segni delle LI-,;, facile controllare i segni delle tensioni a (equilibrio dell'elemento 1-2-3-4 della fig. 5.23c),
deducibili per altro dal diagramma w* [fig. 5.23b; per la a) iJ' negativa].
IQ)
G~P-a1--~z
a)
OA-n~0,252
d{}
<1=-E--w*
dx
Fig. 5.23
In mezzeria
(x~O):
M,(T) [relaz.
All'estremit B
(x~l/2):
M,(i)~O
(quindi
i'~O),
Mw*
f w* dA=O,
M,,
ro
[5.17, ripetuta]
'
fw*ydA=O,
~l,29
10-'M,;
dA
[5.32]
Jw* zdA=O,
<1
[5.33]
~,
quindi B=
Jw* dA =0,
in virt della prima delle relazioni [5.32]; e ad esempio per il momento M,,
122
Capitolo quinto
J'
dx
w'
[5.34]
sitiva.
Pertanto l'entit B, alla quale competono le dimensioni fisiche FL 2, gode
della propriet di annullarsi quando esistono le caratteristiche di sollecita-
123
J,a
B=E P,w,*,
[5.37]
i=l
essendo w,* il valore della funzione w* in corrispondenza del relativo carico P,.
p
~Mt
''
''
Fig. 5.25
Fig. 5.24
a)
b}
e)
a)
''
''
''
''
'
"'\
''
''
b)
''
''
d)
stere quando esse sono nulle; e va da s quindi che, se per nn dato stato di
tensione la relazione [5.33] fornisce un certo valore di B non nullo, oppure
B ha un valore assegnato, per le [5.17, 5.34] si ha:
[5.35]
[5.36]
il bimomento legato al momento torcente come, nella teoria della flessione semplice, il momento flettente legato al taglio; ed interessante
B=2 Pn R';
[5.37,]
e per la sezione a doppio T della fg. 5.24b (il diagramma w* riportato nella
fig. 5.23):
dh
B=4P-2
[5.37,]
o soltanto:
dh
B=P-2
[5.37,]
nel caso di un solo carico, per il quale ovviamente sono da considerare anche
le consuete caratteristiche di sollecitazione.
Lo studio dello stato di deformazione per effetto di bimomenti applicati
alle sezioni estreme di una trave scaturisce dall'equazione differenziale [5.30],
la quale ovviamente in tale caso omogenea, essendo nullo il momento torcente esterno; per cui la soluzione [5.31] diventa:
fJ=C1 cosh ax+c2 senh ax.
[5.31,]
Capitolo quinto
e con sezioni a doppio T (avente ali e anima tra loro uguali), a E e a corona
circolare tagliata: per avere, ad esempio, soltanto il dimezzamento della e
(e delle relative conseguenze), occorre una distanza da1l'estremit caricata pari
h
h
in cifra tonda, in ciascuno dei tre stessi casi, a h 0,23 - ; h 0,27 - ;
D
s
s
D 0,55- Quindi, per una snellezza h/s=D/s=30 (paragonabili ai valori
s
ricorrenti per i profilati), a distanze pari all'incirca a 7 h; 8 h; 16 D.
124
Pensiamo che una trave a parete sottile aperta, cli lunghezza illimitata,
abbia la sezione estrema soggetta a un bimomento B0 Se si pone l'origine
dell'asse x sull'estremit, poich, per x=co, cosh ax=senh ax e gli effetti si
possono considerare estinti (#=0), nell'equazione [5.31 1] si ha C2 =-C1 ,
quindi (cosh ax-senh ax=e-"; a 2 =GJ,/EJw),
D=C1e-~=('U') X=O e-x '
0
[5.38)
Esempio 5.5.
d#
ed essendo B=-E dx Jw, si ottiene, per x=O, B,=-E(-C1 a)J00 ,
C1 =BJaEJ00
125
[5.39)
Da1la formula [5.38] risulta d#/dx= -ae, d 2#/dx 2=a 2 #, pertanto, in base
alle relazioni [5.17] [5.22], tutti gli effetti si propagano con lo stesso andamento deUa funzione e. Come vedremo nell'esempio 5.5, il valore del parametro a tale che, per le sezioni a parete sottile aperta, in genere occorrono
notevoli distanze x, molto superiori aUa maggiore delle dimensioni che caratterizzano la sezione, per ottenere sensibili smorzamenti; quindi, scaturendo
il bimomento B da un sistema cli forze in equilibrio, per tale tipo di azione
esterna le travi aventi sezione a parete sottile aperta possono comportarsi
diversamente da quelle con sezione compatta, in relazione al principio
di De Saint Venant.
Sia l'entit del bimomento conseguente ad assegnate condizioni di carico,
sia lo smorzamento dei relativi effetti dipendono fortemente, come vedremo
nell'esempio 5.5, dalla forma deUa sezione e dall'esilit dei suoi spessori in
relazione aUe altre dimensioni. Nel caso indicato nella fig. 5.25, o in casi
analoghi, facile rendersi conto, come gi abbiamo accennato nella premessa,
che la propagazione degli effetti di norma pu spingersi assai lontano dalla
sezione estrema soggetta al disturbo di cui il bimomento fornisce la misura:
se le due ali fossero completamente separate l'una dall'altra, evidentemente
il momento agente su ciascuna ala si propagherebbe conservando immutato
il suo valore. Ma l'anima deve intervenire per mantenere collegate le due
parti che tenderebbero a subire crescenti spostamenti relativi, essendo soggette a momenti di segno opposto; e ovviamente il suo intervento tanto
meno efficace quanto meno essa rigida, ossia quanto pi piccolo il rapporto dello spessore con l'altezza. Inoltre pu essere utile notare che la deformazione simile a quella provocata da un momento torcente; ossia che il
bimomento provoca, come Mh una rotazione unitaria {} la quale, penetrando
nella trave, porta con s una scia di tensioni tangenziali dei due tipi (i, Lh)
e cli tensioni normali. Per quanto poi riguarda l'influenza che la forma della
sezione pu avere su tale fenomeno di forte propagazione degli effetti, pu
essere utile citare i tre casi che verranno trattati nell'esempio seguente, riguar-
Calcolare per alcuni tipi di trave a parete sottile aperta, aventi lunghezza infinita e l'estremit soggetta a un bimomento, l'entit dello smorzamento degli effetti.
Fig. 5.26
w*=R' (2sen<p-<p);
inoltre:
-2),
(con v~0,3),
(1 +v)
a'~GJ,/EJ00 ~0,099394
1 ' 2nR,
Jt=3s
s'/R',
a~0,3153
s/R',
Per la [5.38], f>=fr 0 e-1X,'C; quindi la rotazione unitaria f> e le relative conseguenze
ad esempio si dimezzano, rispetto ai valori iniziali, alla distanza x dalla sezione
estrema per la quale e-x=0,5, ossia ax=0,693. Sostituendo il valore di a si ottiene
x~2R (0,55
2
:),
[a]
che notevole per avere soltanto il dimezzamento del disturbo impresso. Secondo
126
Capitolo quinto
Per
J,~(2b+h)
a'~GJ,/EJ00
s'/3,
applicate sulle due facce, avendo come dianzi si notato senso opposto, si
neutralizzano. Di conseguenza l'azione tangenziale unitaria (dc=!) da considerare agente in un punto generico della stessa striscia vale, ricordando la
relazione [5.1],
b~h:
d(-r:s)
a~ 3s/h 2
--dx=
dx
x~
d(TyS,*/J,)
d(r:s)
7:S=t, - - = t '
.
SI
dx;
dx
dTy
dx
127
ottiene:
S*
t'=-~
[5.41]
J,
157 cm-;:;5,7 h;
[5.40]
?',,,
h.
(es. 5.1)
3b's1
6bS1+ hS2
w,*~w,*+bh/2~0,2857
Jw~
w*'
dA~2s(
i-
h',
Fig. 5.27
+w,* (w,*-w,*)]
J,~hs'
3 h
7 '
(ali)~0,05952
h's,
a=2,54 s/h 2
129
Capitolo quinto
128
azioni tangenziali t=u=TyS,*/J, applicate alla sezione interna I, oltre, s'intende, alle reazioni degli appoggi e ai carichi esterni agenti direttamente
sulla striscia stessa. Tale concentrazione di azioni richiede in genere, per
strutture di una certa importanza, l'irrigidimento delle sezioni estreme mediante sottili pareti verticali, o ispessimenti del bordo, o anche semplici tiranti
(fig. 5.2).
S'intende che se la trave continua sugli appoggi, anche la faccia 2 si
trova soggetta a sforzi che aggravano, rispetto al caso di appoggio semplice,
lo stato di sollecitazione della striscia interessata dalle reazioni dei vincoli.
Rispetto al caso precedente, il momento dovuto alle azioni ( non si modifica (basta aver presente ]a rei. 5.41, in cui da porre qy=q), mentre quello dovuto al carico vale (per qJ=O)-
m.(<p~O)~qRa(-0,47746+0,15738)~
m, (max)~-0,0455 qc,,
M, (max)~ql'/8,
a,~M,ym.xfJ,~M,
0,088904 R/0,0016818
R's~ 238
q/s.
Fig. 5.28
Esempio 5.6.
a) Pressione uniforme.
Con i simbo1i indicati nella figura si ha:
Jz=R 3s (a+sen a cos a-2 sen 2 afa),
sen_
<p
sen
a)
Sz*=R 2si:p ( _'P
__
a_
qy~q~p
(cos a-l)l+
m,(<p~O)~qRa[-0,24434+0,15738]~-0,08696 qRa~-0,0455
-0,09 qRa ;
d)
qR;
5.6. Bibliografia.
per a=20,
m,(<p~O)~qRa[-0,24747+0,15673]~-0,09074 qRa~-0,0317
Fig. 5.29
il diagramma di
e)
~q/2
m,(<p~O)~
j_
<p_o)
>
il momento unitario mrp massimo dovuto, nella sezione di mezzaria (rp=O), al carico
e all'azione tangenziale t' vale:
+ [2pR'a'
-i
~-o,09qaR
a <p )
2aR;
m.(<p~O)~m.(p)+m,(t')~[pR'
'P
qR;
POZZATI,
TTM1.
Capitolo quinto
rico, individu sperimentalmente quella che non dava luogo a rotazione per
torsione.
Il problema fu per la prima volta risolto in un caso part!colare (trave con sezione
semicircolare) da S. P. TIMOSHENKO, Use of Stress Funct1on to Study Flexure and
Torsion of Prismatic Bars (in russo), Politecnico di St. Petersburg, 1913 (si trova
notizia di ci nella bibliografia del volume di S. P. TIMOSHENKO-!. M. GERE, Mechanics of Materials, Van Nostrand, New ~ork, 1_972).. La so~uz1one g_enerale "."e?TI-e
chiaramente illustrata da R. MAILLART 1n vari suoi lavori, apparsi sulla r1v1sta
Schweizerische Bauzeitung, dei quali in particolare ri~ordiamo <1 Zur Frage der
Biegung , voi. LXXVII, 1921, p. 195 e 'Der Schubm1ttelpunkt , voi. LXXXIII,
1924, p. 109, p. 176: fu Maillart a proporre, tra l'altro, l'appropriata denommaz1one
di centro di taglio 1>. Interessanti osservazioni si trovano in una breve nota cnttca
(riportata sotto forma di una lettera alla riv~sta) di A. EGGENSCH~YLER, Schwe~zeri
sche Bauzeitung, vol. LXXVI, 1920, p. 206; s1 veda anche, a proposito della tor~1one,
i chiari capitoli XII, p. 219, di H. PARKUS, Mechanik der festen_ Kiirper, ~pr1nger,
Wien, 1966 (2a ed.), e p. 200, di W. FLUGGE, Festigkeitslehre, Spnnger, Berhn, 1967.
Della posizione del centro di taglio trattano anche i lavori: W. L. ScHWALBE, -Ober
den Schubmittelpunkt in einem durch eine Einzellast gebogenen Balken l>, z.eit:
schrift filr Angewandte Mathematik und Mechanik, voi. XV, 1935, p. 138 (sez10m
di forma qualunque, non aventi una dimensione piccola rispetto alle altre; le equazioni differenziali esprimenti i legami di equilibrio tra le tensioni e di congruenza
interna tra dilatazioni e scorrimenti, sono risolte con l'introduzione di due funzioni delle tensioni); E. TREFFTZ, O-ber den Schubmittelpunkt in einem durch eine
Einzellast gebogenen Balken , lbid., voi. XV, 1935, p. 220.
.
La torsione d~. profilati aventi sezione qualunque venne accuratamente studiata
da C. WEBER, ' Ubertragung des Drehmornentes in Balken mit doppelflanschigem
Querschnitt , Zeitschrift fiir Angewandte Mathematik und Mechanik, val. VI, 1926,
p. 85 (dello stesso Autore 'Biegung und Schub in geraden Balken , Ibid., voi. IV,
1924, p. 334): nel primo dei due lavori cit~ti (1926, p. 93) si trova ricavata, ;;er trave
soggetta a momento torcente var1ab1le, 1 equazione differenziale [5.30] (l -r: 2&=
= -a 2 MtfGJt) esprimente la suddivisione dell'azione torcente nelle du~ parti realizzate con tensioni tangenziali di membrana o ad andamento intrecciato, determinando le conseguenti tensioni normali a (la presenza e la possibile importanza di
queste per profilati a doppio T era stata gi rilevata da S. TIMOSHENKO~ Z~itschr.
far Mathematik und Physik, 1910, p. 361); nel par. 3 della stessa memona Sl. trova
rilevata, sostanzialmente impiegando il teor~ma d~l lavoro mutuo, _la co.1nc1~enza
(in assenza di sforzo normale) del centro d1 tors1one col centro d1 taglio; In un
esempio numerico l'esperienza di Bach verificata con ottima concordan~a. P~r
la correlazione tra centro di taglio e di torsione, impiegando il teorema d1 Betti,
si veda: J. MANDEL, Dtermination du centre de torsion l'aide du thorme de
rciprocit , Anna/es des Ponts et Chausses, voi. CXVIII, 1948, p. 271. Per il bimomento si veda BESCHKINE, Thorie de la torsion flexion des poutres prismatiques ,
Anna/es de l'Jnstitut technique du Bdtiment et des Travaux_ Pub/ics, 1947. .
.
V. Z. VLAsov ha contribuito notevolmente alla soluzione e alla semphficaztone
di numerosi problemi riguardanti le lastr~ sottili e. in partic?l.are l~ ~!avi a .parete'
sottile aperta. Per queste da tempo era chiaro che v1 sono casi in cui 1 1ngobbnnento
delle sezioni acquista grande importanza. yiassov ut!lizz l'ip?tesi. della .conservazione della forma del contorno della sezione, con 11 vantaggio dt far dipendere lo
stato di sollecitazione dalla sola deformazione unitaria {} e introdusse il concetto di
area settoriale; evidente che l'ipotesi dianzi citata meno restrittiva di quella della
conservazione delle sezioni piane. Per la determinazione del centro di tagli? O, !:impiego delle ?efinizioni rigua:danti l'area s~tto!iale conse~te qualc?e se~phfica~1one
dei calcoli rrnpetto al procedimento, tuttaVIa di gran~e ev1de1?za fisica, di deter~t~are
il punto O (secondo Timoshenko e Maillart) come 1ntersez1one delle rette d azione
degli sforzi tangenziali conseguenti a due azioni taglianti che conviene fare agire
130
131
132
Capitolo quinto
lineare di travi in parete sottile a sezione aperta l>, Ist. Scienza e Tecnica delle costruzioni, Polit. di Milano, Nota tecnica n. 21, gennaio 1974.
Magistrali capitoli sono contenuti nelle seguenti opere: V. FEODOSYEV, Strength
of Materials, Mir Publishers, Moscow, 1968, cap. Xl. - S. TIMOSHENKo-J. 1':f GERE,
op. cit., cap. VIII. - J. CouRBON, Rsistance des matriaux, Dunod, Fans, 1971,
CAPITOLO
VI
[6.1]
Capitolo sesto
134
e ponendo:
(/3=kb)
[6.2]
la rotazione <p della sezione, il momento flettente, lo sforzo tagliante e la reazione r mediante le note relazioni:
cp=v''
135
M=-EJv'',
T=-EJv'",
r=-f3v,
(6.6]
vrv +4a'v=q/EJ.
[6.3]
v"=2a 2 [-B e-r%C cos ax+A e-oci; sen ax+D era cos ax-C ea.x senax],
[6.7]
per cui risultano simili le espressioni della v e delle sue derivate; ognuna
delle quali, nota la prima, pu essere immediatamente ricavata, per similitudine, dalla precedente.
Fig. 6.1
B, C, D],
n~ 3,
[6.4]
Pu essere scritto in due forme che, pur essendo del tutto equivalenti,
conviene riportare entrambe per qualche vantaggio di ordine applicativo.
Una prima espressione :
v=Ae-x cos ax+Be-= sen ax+ce= cos ax+De"' sen ax,
[6.5]
X=
e-""
cos ax
e-a.x sen
ax
ea.x cos ax
'
ea.x sen ax
o
-1
o
l-1
u~ g -1o 1
o 1
-rl
si ha:
v=HX,
v'=HUX,
v'''=HU 3X,
[6.8]
[6.9]
v=A cosh ax cos ax+B senh ax sen ax+C senh ax cos ax+
+D cosh ax sen ax;
[6.10]
[6.11]
Capitolo sesto
136
137
T \fosax
l1
'
'8(x)
>jet:x'r\\, __ /
Fig. 6.2
risultano invece crescenti con x; deve quindi aversi C=D=O, mentre le costanti A, B sono da determinare mediante le condizioni ai limiti in corrispondenza della sezione caricata.
Pertanto sia la linea elastica v, sia le derivate successive, come risulta
dalle relazioni [6.7], sono funzioni del tipo:
[6.12]
quindi funzioni oscillatorie smorzate, derivando il primo attributo dalla
presenza della f(x), e il secondo dall'intervento della funzione e-""=l/e"",
che per l'appunto tende a zero aumentando x indefinitamente. Il valore della
funzione trigonometrica f(x) in un generico punto evidentemente si ripete
incrementando l'argomento di 2n, quindi incrementando l'ascissa x di un
intervallo Llx=, tale che a(x+)=ax+2n; da cui si ottiene la lunghezza:
= 2n =2n1'/ 4EJ ,
a
V f!
[6.13]
che viene detta lunghezza d'onda. interessante anche notare che se F(x)
il valore della nostra funzione in un generico punto x, alla distanza (x+)
si ha, per la [6.12],
F(x+)=e-Cx+'>f(x+)=e-Cx+>lj(x)=r"' e-"f(x)=
=e-'F(x)c;;F(x)/535,
[6.14]
a)
/
/+
!~
>{ax'r
/
\,_/
Fig. 6,3
s(x)=il(x)+'P(x),
d(x)=il(x)-'P(X),
[6.15]
per le quali la variabile x da assumere sempre col suo valore assoluto, anche
quando vengono calcolate per ascisse negative.
Di tali funzioni, vari valori sono elencati nella tab. 6.1, al termine del
presente capitolo; il loro andamento qualitativamente riportato nella figura 6.3, con l'indicazione in tratteggio di quello che si avrebbe per la presenza delle sole componenti oscillatorie, non tenendo conto cio della funzione esponenziale e-a.l:.
Nelle seguenti formule, la cui validit legata all'ipotesi che la reazione
del suolo agisca nei due sensi, il primo segno vale per la trave a destra del1'origine degli assi, il secondo per quella a sinistra; sono inoltre assunti positivi gli spostamenti verso il basso e le rotazioni destrogire.
Capitolo sesto
138
73
P,
M=-'P(x),
a
per x=O:
T=:j=P, d(x);
2a
2a 2
v==i=P, T' <p=P, T' M=O, T=P,.
M==!=M,s(x),
per x=O:
M,a
T=---.
v=O,
e) Trave illimitata da entrambe le parti, con un tratto caricato uniformemente (fig. 6.4b).
Un carico elementare q dx, applicato alla distanza x da un generico
punto X (distante a, b dagli estremi del tratto caricato), provoca in X lo spostamento dv e il momento flettente dM forniti dalla prima e dalla terza delle
relazioni [6.18] in cui si ponga P,=q dx; integrando quindi da O ad a e da
O a b si ottiene, in un generico punto del tratto caricato,
v=
per x=O:
~ [2-ff(a)-ff(b)] ,
139
[6.20]
ff(a)=e-~
cos aa.
~~,
Se ne ottiene la soluzione pensando di praticare un taglio in O (x=O) e
considerando mezza trave con le relative condizioni ai limiti. Risulta quindi:
v= +P,
/3
2
P,
s(x) ,
M=+~d(x),
per x=O:
<p==f P,
a'
73 'J'(X),
P,
T==J=- ff(x) ;
2
[6.18]
Fig. 6.5
i----
----4
la reazione del terreno uguale e opposta al carico <6 1l. Quindi lo spostamento in un generico punto risulta:
q
v=p'
essendo q=q,+(q2 -q1 ) x/l e f3=kb.
61
C > Una trave illimitata, soggetta a un carico variabile linearmente, inerte; pertanto
nulla accade se pensiamo di isolare, mediante tagli, un suo tratto.
Capitolo sesto
140
avendo indicato con 'J!,, s,, d, i valori delle funzioni [6.15] '/!(x), s(x), d(x)
per x=l. Determinati M 0 ' , P 0 ' si ottengono quindi le sollecitazioni e i movimenti in qualunque sezione; ad esempio, per il caso simmetrico:
P'
0
!"---- l
ie
<p=-ffl''
T= 67,
b) Forza P, applicata a un'estremit (fig. 6.6,
4P,
(~-~') .
J . .
[d(x)+d(x')].
J)M,
;,,
so;;vas;~Jyw,:
Fig. 6.8
Fig. 6.7
[6.21]
Riportiamo i valori delle azioni T 0 ' , M 0 1 , per alcune condizioni di carico,
essendo, lo ripetiamo,
trave possono venire determinati semplicemente sovrapponendo le due soluzioni relative alla stessa trave A-B considerata di lunghezza indefinita da A
verso destra in un primo caso, e da B verso sinistra in un secondo, con le
estremit A, B sottoposte a una forza e a un momento flettente aventi valore
tale da rendere soddisfatte le condizioni ai limiti prescritte C6 2l. Cos, ad esem-.
pio, per due carichi simmetrici P, (fig. 6.7), sovrapponendo gli effetti dei
due casi b), e) e impiegando per ciascuno di essi le relazioni [6.16], [6.17],
le condizioni relative al taglio e al momento risultano:
-P,' +(P,' d,+M/ 2mp,)=-P,,
[b]
~=x/l).
2P,
fiv,=--1-'
fiv,=-1-,
[D(x)+D(x')]-M,'
SWV;,&;,1 1
"' MM
12M,
2a 2
!<--- x--->j
At(~w
~=x/l).
2a
--~
141
M/+(M,'s,-P/'J!,/a)=O,
[a]
2
{B. ) In genere viene invece assunta, come configurazione principale, la trave illimitata
nei due sensi (si veda, ad esempio, l'art. di H. BLEICH, cit. nella bibl., e l'op. di I<. BEYER,
p. 144). La trave illimitata in un solo senso una configurazione di solito pi prossima
a quella reale, ed quindi preferibile.
l+s,
P/=P, (1-d,) (l+s,)-2% 2
P'
M'=-'-~.
0
a
1 +s0
[6.23]
'
P'
/
O
'lfJo
M o=-~ 1-so'
[6.24]
M,'=M,
(1-d,)(l+~)-2%''
2tpo
' M'
P o=
o a l-d ;
[6.25]
'
[6.26]
Ovviamente gli effetti di una forza o di una coppia applicata a una sola
estremit (fig. 6.9) si possono ottenere scomponendo tali azioni esterne in
un'azione simmetrica e in una antimetrica.
,
142
Capitolo sesto
b) Gli effetti provocati da coppie e forze simmetriche o antimetriche possono venire calcolati anche impiegando l'espressione [6.10] dell'integrale
generale.
Consideriamo, ad esempio, la trave soggetta a due carichi simmetrici
(fig. 6.10): le costanti C, D debbono esser nulle, perch il terzo e il quarto
termine dell'integrale citato (quindi della linea elastica) acquistano valori
uguali ma di segno contrario in sezioni simmetriche. Le condizioni ai limiti
sono:
senhy seny
senh 2y+sen 2y
A=B-~--
noti tali valori, utilizzando ancora le stesse [6.10], [6.11], si ottiene qualunque
effetto (r=v', M=-EJv", T=-EJv"').
Le espressioni si trovano riportate in numerosi testi <6 3),
l;tx~
~(A"'~"':&'-"i!"'="'W-"i>"'k"%&"""'k"'Y"""'"'0"B
.,_--I--~
Fig. 6.9
Fig. 6.10
1--,-!'.x_lff
7,0
sono raccolti nelle tabelle 6.2 e 6.3, riportate al termine del presente capitolo.
Diagrammi e tabelle forniscono i momenti per al variabile da O a 6. Ma
per al<0,8 i valori dei momenti sono pochissimo diversi da quelli relativi
alla trave immaginata indeformabile (relaz. 21, 22); mentre per a/>6 i momenti uel tratto sensibilmente sollecitato possono essere calcolati considerando la trave di lunghezza illimitata (la lunghezza 1=6/a poco diversa
dalla lunghezza d'onda A=2n/a).
Nelle tabelle 6.4, 6.5 sono elencati i valori delle pressioni in varie sezioni,
provocate dalle forze P,, M, applicate ad uno degli estremi della trave.
(vol. 1
Ww~WJsv/hYA%
~-
M_,Af,,
-i--,_
,.._
0,8
l_l1;J
~
0,6
',
xl4t/s
+-
0,4
;x_d/a
,
I
~~
Fig. 6.12
I-'--
al
'
i'-1'-
1-
,X-7/fs
'
I
,_e-.
I
2
',
"i---
'"'~ I">
I I ' r---,
-,__
t-
',
''
,x~~i/s
0,2
0,0
_0,05
'-,
'
'
BEYER
r-r-
I I
Anche i movimenti delle sezioni estreme di una trave A-B per effetto di
una forza P, e di una coppia M, applicate in A possono facilmente essere
-~
X 2/{s
<5.sJ
11
',
''
'
'
'e--
'"
'
"
'
'
"'-i---
e-,_
I'-, ,__
4
-~ ~
i'-
e- t 6
2,8
144
Capitolo sesto
SEZIONE A
2p
calcolati come stato dimostrato nei precedenti punti a), b): i valori, riportati nelle figg. 6.13, 6.14 e nella tab. 6.6, che si trova al termine del presente
capitolo, sono dati dalle espressioni (positivi gli spostamenti verso il basso
e le rotazioni destrorse):
movin1enti della sezione A:
2P0 a
2P 0 a
Vap=-{J- (senhal cosha1-senalcosal): D=C, -{!-,
p'
"
,.________ l ________,.
2,4
2.2
I
I\
" "r-.c;
'\
1,4
1,2
..
-~
16
18
2.0
</hm=- l"f#o
r--_
-----
14
12
i==
-:::::::~
--;-~C
1,0
2,2
2f3
2(3
2#
3,0
3,2
3,4
Fig. 6.13
[6.28]
, 2Moa2
Vbm=-C2
(3
'
(cosa/ senh al+sen al cosh al): D=-C3 '
'lzm=~f,o
'-
"' " e,
0,8
4M a 3
2Moa'!
-i-----
2P a'
2P a'
<p,v=---j-2senalsenha/: D=-C2 '
'Pbm=---t-
<J/ip =-6Po
12
a_
-
'\: i'--
al
1,0
2P,a
2P,a
v,v=--{J- (sen al cosh a/-cos al senhal): D=-C1 ' -{!-,
p'
,rr
'Pam
<J/ip ~-C2
,\'
1,6
~1...i
Vip=~fo
[6.27]
1"
'kp~c, 21~
'lzm~C
1,8
T;
M0~t
A
A'
4Ma3
Moi;f
2,0
2P a'
2P a 2
'Pap=---j- (senh 2 al+sen 2 a1): D=-C,
4,0
SEZIONE B
4M,a 3
f3
f--'-
3,6
M0~~
-1_,,
con:
3,2
2/3
vbm =-c;2M,p /
\ '\.
'-
',\
I"\.
~ e2
---~
\'--- C'3
f]!bm=-C;4Moaf
2,0
1,2 ~
~
al
----
tQC' ""'I""
C'1
'
10 -
<J!bp =-rii
vb _-6Mo
m-712
<pbm=-72Mo
13
2,4
1==
vbp-{fl
_-2Po
\I
1,6
a) Data la trave di lunghezza finita della fig. 6.15, soggetta per esempio
'
vbp =-c;21;5 a/
1~111v~r. l0
1,0
POZZATI,
11-1.
--1,4
i--- r-t-
1,8
Fig. 6.14
2,2
2,6
3,0
3,4
3,8
Capitolo sesto
146
r.. f.
ponendo gli effetti dei due carichi; ad esempio nella mezzeria, per k=2(al=3), si
ottiene
(P,/a~37,59
~, \Pi
(~ &
.i11;,(
Fig. 6.15
tm)
M(mezz.)~-2
p(x~O)~(l,007-0,113) P,2a/b~0,317
AJP,,,,0 !avlB
~1)J ! ' ~
r. 1r.
147
p(x~l/2)~2
t1
0,0163 P,2a/b~0,012
kg/cm',
kg/cm'
~i)M[ ~
) bl1b
.. ,,,;,;..,,, .,,,)Mb
Esempio 6.2
Per la trave su suolo elastico dell'esempio precedente, per con /=8 m (al=
=0,266 8';;;,.2,1), risolvere i casi indicati nella fig. 6.17.
M,
M,
opposto a quello risultato nella prima fase: lo studio della trave A-B isolata semplice utilizzando il procedimento e i diagrammi illustrati nel
par. 6.3.3c (o le tabelle riportate al termine del presente capitolo).
G:@_bh&dYAY~
A
a)
Esempio 6.1.
Calcolare il diagramma dei momenti e delle pressioni per la trave su suolo elasticq
kg/cm',
a'~300/
a~2,66
J~750
/3~kb~300
kg/cm',
(4 2 10' 750 10
b~l50cm,
dm',
)~50
E~2
10 kg/cm',
10- cm- 4 ,
15
a/';;;,.3,0,
(fig. 6.17a).
Dovendo essere nullo lo spostamento delle sezioni estreme, dalla tab. 6.6 si
ottiene
(-1,0965+0,4499) M,2a'f/3+ (1,1084-0,3634) V2a/f3~0,
V~0,8681 Maa,
quindi, sovrapponendo gli effetti dei momenti Ma e delle reazioni V, dalla stessa
tabella risulta, ad esempio,
<p,=(1,0519-0,1002) M, 4a'//3+(-l,0965+0,4499)
~2,684 Ma a'/<p~l68,4 10-
(senza il suolo elastico,
<p.~M.l/2EJ~266,7
V2a 2//3~
10-).
(fig. 6.17b).
Fig. 6.16
Divisa la trave in 8 tratti, la tab. 6.2 (al termine del cap.) o i diagrammi della
fig. 6.11 forniscono i valori riportati nella fig. 6.16 per k~2 e k~lO kg/cm', sovrap-
poggiata.
Capitolo sesto
148
Utilizzando .le due soluzioni ricavate nei precedenti punti a), b) (coppie simmetriche e antimetriche) si ricava
%~(168,4+85,5) IQ-'/2~ 126,8 10-,
<p0 ~ -41,6 10-.
149
Fig. 6.18
d) Trave con un'estremit soggetta a una coppia e con l'altra estremit incastrata (fig. 6.17c).
Per quanto stato ricavato nel punto e) si ottiene, dalla condizione che sia
nulla la rotazione della sezione B, e tralasciando il fattore 1o~a,
-41,6Ma+126,8 M0 ~0,
M0 ~0,328 Ma,
(senza il suolo elastico M1;=0,5 Ma); quindi, sovrapponendo gli effetti di Ma, Mb,
'Po~ 113,2 10- M 0 (senza il suolo, 133,3).
e) Le estremit della stessa trave si spostano relativamente di V=0,1 cm senza
ruotare (fig. 6.17d).
Le azioni incognite P 0 , M 0 sono determinate dalle condizioni ai limiti qJ1;=0,
v1;=ii. Utilizzando la tab. 6.6, dalla prima condizione si ricava M 0 =0,6711 P 0 /a;
poi, sovrapponendo gli effetti, P,~1,1521 ii/a, quindi M,~0,773 Pv/a'~32,8 tm
(senza il suolo, M,~6EJv/l'~l4,l tm).
~-;;r,;-(1-2
Pa
40
tm
essendo x la distanza di ciascun carico dalla sezione A [vari valori delle funzioni'
d(ax), fJ(ax) sono riportati nella tab. 6.1]. Quindi, poich risulta: (per x~l m,
canco P,) ax;;;:0,27, d(ax)~0,5327, fJ(ax)~0,7358; (per x~7 m, carico PJ
ax~l,86, d(ax)~-0,1929, fJ(ax)~~0,0443; (per x~13 m, carico P,) ax~3,46,
d(ax)~-0,0201, fJ(ax)~ -0,0299, Sl ottiene
Pa/2P.
Ma
q/-1,0507 Pa/2p~o,
(senza il suolo,
P~l,9036 q/a,
M0 ~ql'/12~0,0833
ql').
Esempio 6.3.
.La trave d) fondazione della fig. 6.18, avente la complessiva lunghezza di 14 m,
- soggetta ai carichi P 1 =70 t, P 2 =95 t, P 3 =70 t; i dati per la sezione e per il
terreno sono quelli della trave dell'esempio 6.1, ossia k=2 kg/cm3 , a=0,266 m-1,
P~kb~300 kg/cm'. Calcolare il diagramma dei momenti seguendo il procedimento
del par. 6.3.4.
1
. o,
(70 0,5327-95 0,1929- 70 0,0201)~ 16,5 tn\ ,
266
1
P.~-z(70
ossia imponendo per la trave di lunghezza illimitata (soggetta a un carico uniformemente distribuito sull'intera lunghezza e alla serie dei carichi concentrati inco'gniti P) che le sezioni A non si spostino. Cos operando si ottiene (lo spostamento
del solo carico uniforme vale q/p)
I: P,d(ax),
4a k=l
M.~-
M,~61,1
M 1 =44,3 tm,
tm.
(Pa)
(Po)
(tot.)
M(P0 )
(M.) (tot.)
M(Ma)
o
o
o
o
o
1
-16,5
1/8
21/8
31/8
41/8
0,2843
0,0038
0,2881
-24,5
0,3143
0,0228
0,3371
-28,6
0,2379
0,0673
0,3052
-25,9
0,1423
0,1423
0,2486
-24,2
0,8294
-13,9
0,5265
-8,7
0,2877
-4,7
0,2004.
-3,3
Fattore
P0 /a~85
tm
tm
M.~-16,5
tm
tm
150
Capitolo sesto
Tracciati i due diagrammi dei momenti relativi alle due fasi del calcolo, si ottiene il diagramma definitivo (fig. 6.18). In tratteggio riportato il diagramma dei
momenti supponendo la trave indeformabile (reazione del suolo lineare).
In modo analogo pu venire calcolato il di~gramma delle pressioni.
gramma dei momenti comprendente (se si considera nulla la reazione del terreno)
una parte costante, dovuta alle eccentricit degli ancoraggi (supposte uguali alle
estremit), e una parte M(prec.) variabile lungo l'asse. Quest'ultima pu essere
espressa con una serie di seni: se l'andamento ad esempio parabolico, con ordinata massima M 0 , si pu scrivere (cap. X)
32 M 0
1
nnx
M(prec.)~--;a--f ll'sen--,
(11~!, 3, 5, ...)
[a]
1
Esempio 6.4.
Il reticolo della fig. 6.19 costituito da un elevato numero di travi appoggiate
parallele tra loro,_ collegate da una nervatura longitudinale; nel nodo C applicato
un carico concentrato, avente direzione normale al piano del reticolo.
a) Qualunque sia la condizione di carico agente sulla trave trasversale A-B,
lo studio del reticolo pu essere sempre riportato al carico concentrato i_n C:
basta infatti considerare in una prima fase un appoggio ausiliario in C e calcolare la sua reazione P 0 , poi applicare questa cambiata di segno. Un siffatto reticolo pu schematizzare, ad esempio, i vari tra1-'i+i->1< i 'i
vetti portanti di un solaio con un cordolo di col_________ 4 _____ _
legamento centrale; oppure, nell'impalcato di un
ponte, la serie dei traversi appoggiati su due travi
principali e collegati da un longherone.
e
l
Si considerano le travi trasversali tutte uguali
(con la sezione di momento d'inerzia Jt) e sufficientemente accostate per poter ritenere continuo il
-='=='========<X=="=sostegno fornito alla nervatura longitudinale (11)
B
------L-----che le collega; inoltre si pensa per esse trascurabile la rigidezza torsionale. Pertanto, se l'interasse i
Fig. 6.19
sufficientemente piccolo rispetto alla lunghezza L
(preciseremo in seguito tale condizione), la nervatura longitudinale pu essere
considerata una trave di lunghezza illimitata su suolo elastico le cui caratteristiche sono facilmente determinabili: per provocare lo spostamento 1 della
mezzeria di una delle travi (che qui costituiscono il suolo) occorre la forza
F1 =4SEJtfl 3 ; e poich con f3 si indicata la reazione del suolo dovuta allo spostamento 1 e agente sul tratto unitario della nervatura, si pu assumere, considerando F 1 ripartita uniformemente sul tratto ;,
P~F,/i~4SEJtfil'.
151
o anche, arrestando lo sviluppo al primo termine per la forte convergenza della serie,
nx
M(prec.);;;:M,sen--
[b]
1
Gli effetti provocati dalle due coppie estreme si determinano facilmente, impiegando i diagrammi dati precedentemente (par. 6.3.3c).
Il diagramma [b] dei momenti suscita ulteriori reazioni del terreno e sia
v~vsennx/l
[e]
la linea elastica; il momento complessivo M, dovuto per una parte a1la precompressione [b] e per una parte (M,) alla relativa reazione r del suolo (r~ -Pv~
~-Pvsennx/l), vale (essendo M,"~Pv):
M~(M,-fivl'/n') sen nx/1.
[d]
Dovendo poi essere v"~-M/EJ, utilizzando le [e], [d] e posto
PI'
+ n'EJ
,
y~ 1
[e]
si ottiene
[j]
[g]
1
R~T
fi
Pv dx~ n'y
M,1'
EJ ,
[h]
ax
l}(x)
o
0,05
0,10
0,15
0,20
0,25
1
0,95004
0,90031
0,85105
0,80241
0,75459
0,30
0,35
0,40
0,45
0,50
tp(x)
s(x)
d(x)
0,04754
0,09033
0,12862
0,16265
0,19267
1
0,99758
0,99064
0,97967
0,96506
0,94726
1
0,90250
0,80998
0,72243
0,63976
0,56192
0,70773
0,66196
0,61742
0,57415
0,53228
0,21893
0,24164
0,26104
0,27734
0,29078
0,92666
0,90360
0,87846
0,85149
0,82306
0,48880
0,42032
0,35638
0,29681
0,24150
0,55
0,60
0,65
0,70
0,75
0,49186
0,45296
0,41559
0,37981
. 0,34562
0,30157
0,30988
0,31594
0,31990
0,32198
0,79343
0,76284
0,73153
0,69971
0,66760
0,19029
0,14308
0,09965
0,05991
. 0,02364
n/4
0,80
0,85
0,90
0,95
1,00
0,32240
0,31305
0,28208
0,25272
0,22496
0,19878
0,32240
0,32233
0,32111
0,31848
0,31458
0,30956
0,64479
0,63538
0,60319
0,57120
0,53954
0,50834
0,00000
-0,00928
-0,03903
-0,06576
-0,08962
-0,11078
1,05
1,10
1,15
1,20
1,25
0,17412
0,15099
0,12934
0,10913
0,09034
0,30354
: 0,29666
0,28901
0,28072
0,27189
0,47766
0,44765
0,41835
0,38985
0,36223
-0,12942
-0,14567
--0,15967
-0,17159
-0,18155
1,30
1,35
1,40
1,45
1,50
0,07290
0,05677
0,04191
0,02827
0,01578
0,26260
0,25295
0,24301
0,23286
0,22257
0,33550
0,30972
0,28492
0,26113
0,23835
-0,18970
-0,19618
-0,20110
-0,20459
-0,20679
1,55
1,60
1,65
1,70
1,75
0,00441
0,00000
-0,00590
-0,01519
-0,02354
-0,03097
0,21220
0,20788
0,20181
0,19145
0,18116
0,17099
0,21661
0,20788
0,19591
0,17626
0,15762
0,14002
-0,20779
-0,20788
-0,20771
-0,20664
-0,20470
-0,20196
1,80
1,85
1,90
1,95
2,00
-0,03756
-0,04333
-0,04835
-0,05267
-0,05632
0,16099
. 0,15115
0,14153
0,13215
0,12306
0,12343
0,10782
0,09318
0,07948
0,06674
-0,19855
-0,19361
-0,18988
-0,18482
-0,17938
2,10
2,20
2,30
-0,06182
-0,06521
-0,06680
-0,06702
-0,06689
-0,06576
0,10570
0,08958
0,07476
0,06702
0,06128
0,04913
0,04388
0,02437
0,00796
0,00000
-0,00561
-0,01663
-0,16752
-0,15479
--0,14156
-0,13404
-0,12817
-0,11489
n/2
3n/4
2,40
2,50
TABELLA 6.1 (segue). Valori delle funzioni l}(x), tp(x), s(x), d(x).
l}(x)
ax
tp(x)
s(x)
d(x)
2,5
2,6
2,7
2,8
2,9
3,0
-0,06576
-0,06364
-0,06076
-0,05730
-0,05343
-0,04929
0,04913
0,03829
0,02872
0,02037
0,01316
0,00703
-0,01663
-0,02535
-0,03204
-0,03693
-0,04027
-0,04226
-0,11489
-0,10193
-0,08945
-0,07767
-0,06659
-0,05632
3,1
3,3
3,4
3,5
-0,04501
-0,04321
-0,04069
-0,03642
-0,03227
-0,02828
0.00187
0,00000
-0,00238
-0,00582
-0,00853
-0,01059
-0,04314
-0,04321
-0,04307
-0,04224
-0,04080
-0,03887
-0,04688
-0,04321
-0,03831
-0,03060
-0,02374
-0,01769
3,6
3,7
3,8
3,9
4,0
-0,02450
-0,02097
-0,01769
-0,01469
-0,01197
-0,01209
-0,01310
-0,01369
-0,01392
-0,01386
-0,03659
-0,03407
-0,03138
-0,02861
-0,02583
-0,01241
-0,00787
-0,00400
-0,00077
0,00189
4,1
4,2
4,3
4,4
4,5
-0,00953
-0,00735
-0,00544
-0,00377
-0,00234
-0,01356
-0,01307
-0,01243
-0,01168
-0,01086
-0,02309
-0,02042
-0,01787
-0,01545
-0,01320
0,00403
0,00572
0,00699
0,00791
0,00852
4,6
4,7
3n/2
4,8
4,9
5,0
-0,00113
-0,00011
0,00000
0,00072
0,00139
0,00191
-0,00999
-0,00909
-0,00898
-0,00820
-0,00732
-0,00646
-0,01112
-0,00921
-0,00898
-0,00748
-0,00593
-0,00455
0,00886
0,00898
0,00898
0,00892
0,00871
0,00837
5,1
5,2
5,3
5,4
5,5
0,00230
0,00258
0,00277
0,00287
0,00290
-0,00564
-0,00487
-0,00415
-0,00349
-0,00288
-0,00334
-0,00229
-0,00138
-0,00062
0,00002
0,00794
0,00745
0,00692
0,00636
0,00578
5,6
5,7
5,8
5,9
6,0
0,00287
0,00279
0,00268
0,00254
0,00238
-0,00233
-0,00184
-0,00141
-0,00102
-0,00069
0,00054
0,00095
0,00127
0,00152
0,00169
0,00520
0,00463
0,00409
0,00356
0,00307
6,1
6,2
2n
6,3
6,4
6,5
0,00221
0,00202
0,00187
0,00184
0,00165
0,00147
-0,00041
-0,00017
0,00000
0,00003
0,00019
0,00032
0,00180
0,00185
0,00187
0,00187
0,00184
0,00179
0,00262
0,00219
0,00187
0,00181
0,00146
0,00115
"
3,2
TABELLA
TABELLA
6.3. Trave di lunghezza finita su suolo elastico (Winkler) - Momenti per lt-'10
(M~M,).
x~61/8
x~71/8
x~l/8
x~21/8
x~31/8
0,0082
0,0
0,9570
0,8437
0,6836
0,5000
0,3164
0,1562
0,0430
0,0373
0,0109
0,6
0,9569
0,8433
0,6830
0,4993
0,3159
0,1559
0,0429
0,0870
0,0463
0,0135
0,8
0,9565
0,8424
0,6816
0,4979
0,3147
0,1552
0,0426
0,1472
0,1032
0,0548
0,0160
1,0
0,9558
0,8405
0,6787
0,4948
0,3122
0,1537
0,0422
0,1997
0,1691
0,1181
0,0626
0,0182
1,2
0,9546
0,8370
0,6736
0,4894
0,3077
0,1511
0,0413
0,2183
0,2241
0,1888
0,1312
0,0693
0,0201
1,4
0,9526
0,8313
0,6653
0,4806
0,3005
0,1468
0,0400
0,1682
0,2413
0,2457
0,2053
0,1418
0,0744
0,0214
1,6
0,9495
0,8229
0,6531
0,4676
0,2899
0,1405
0,0380
0,1848
0,2620
0,2637
0,2180
0,1491
0,0776
0,0222
1,8
0,9452
0,8113
0,6361
0,4496
0,2753
0,1319
0,0353
2,0
2,2
0,2003
0,2798
0,2774
0,2261
0,1526
0,0786
0,0223
2,0
0,9397
0,7959
0,6138
0,4262
0,2564
0,1208
0,0318
0,2148
0,2943
0,2864
0,2291
0,1519
0,0770
0,0215
2,2
0,9326
0,7767
0,5863
0,3975
0,2332
0,1072
0,0276
2,4
2,6
0,2280
0,3056
0,2904
0,2270
0,1472
0,0731
0,0201
2,4
0,9241
0,7539
0,5537
0,3638
0,2064
0,0916
0,0228
0,2400
0,3135
0,2898
0,2201
0,1388
0,0671
0,0180
2,6
0,9143
0,7278
0,5171
0,3264
0,1768
0,0746
0,0175
2,8
0,2508
0,3184
0,2850
0,2091
0,1272
0,0593
0,0154
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14,1116
9,0061
6,1560
4,4486
3,3699
2,6601
2,1782
1,8430
1,6056
1,4353
1,3121
1,2225
1,1574
1,1102
1,0761
1,0519
1,0349
1,0232
1,0154
1,0103
1,0072
1,0044
1,0037
1,0037
1,0036
1,0032
1,0027
1,0021
1,0015
1,0010
1,0006
1,0003
1,0002
13,8118
8,6565
5,7569
4,0002
2,8727
2,1146
1,5850
1,2031
0,9201
0,7056
0,5398
0,4095
0,3058
0,2225
0,1550
0,1002
0,0557
0,0196
-0,0094
-0,0324
-0,0504
-0,0739
-0,0846
-0,0863
-0,0817
-0,0733
-0,0628
-0,0517
-0,0408
-0,0309
-0,0222
-0,0149
-0,0091
'
Vengono citate le opere che pi particolarmente trattano la trave su suolo elastico secondo Winkler: B. WINKLER, Die Lehre von der Elastizitii.t und Festigkeit,
Praha, 1867. - H. ZIMMERMANN, Die Berechnung des Eisenbahnoberbaues, Berlin,
1888. - K. HAYASHI, Theorie des Trii.gers auf elastischer Unterlage, Berlin, Springer,
1921. - H. Mfu.LER-BRESLAU, Die graphisce Statik der Baukonstruktionen, B.II,
Leipzig, KrOner, 1925 c2a ed.), par. 18. - s. TIMOSHENKO-M. LESSELS, Festigkeitslehre,
158
Capitolo sesto
Berlin, Springer, 1928, par. 37. - K. BEYER, Die -Statik ini Eisenbetonbau, Berlin,
Springer, 1933, par. 22. - C. B. BIEZENO-U. GRAMMEL, Technische Dynamik, Berlin,
Springer, 1939, cap. IV, par. 3 e cap. VII, par. 3. - O. BELLUZZI, Scienza delle costruzioni, Bologna, Zanichelli, 1944, cap. XII C. - M. HETBNYI, Beams on elasttc
foundation, Ann Arbor, Michigan, University of Michigan Press, 1946. - P. Poz~
ZATI, Metodi per il calcolo delle fondazioni, Bologna, Zanichelli, 1953. - V. Z. VLASOV
e U. N. LEONT'Ev, Beams, Plates and She!ls on elastic Foundations, Israel Program
Scientifc Translation, Jerusalem, 1966. - J. CoURBON, Rsistance des matriaux,
Paris, Dunod, 1971 (2a ed.), voi. Il, cap. II. - R. BALDACCI, Scienza delle costruzioni,
vol. II, UTET, Torino, 1976, par. 32.
Tra gli studi riguardanti la trave su appoggi elastici infinitamente vicini ricordiamo: J. W. SCHWEDLER, Beitrage sur Theorie des Eisenbahnoberbaues , Zeits.
Bauverw., 1889. -A. FruruNn, <(Theorie der gleichmiissig elastisch gestfitzten KOrper,
Beton u. Eisen, 1917, 1918. - A. F'REDh'D, Beitrag zur Berechnung der biegsamen
Gri.i:ndungssohlen )), Z. Bauwes., 1924. - H. CRAEMER, <l Zur Berechnung geschlossener Kastenrahmen auf elastischem Baugrund , Bauing., 1925. - P. PASTERNACK,
Die baustatische Theorie biegefester Balken u. Platten auf el~stischer Bettung ,
Beton u. Eisen, 1926. - K. SANDEN-F. SCHLEICHER, Zur Theor1e des Balkens auf
elastischer Unterlage , Beton u. Eisen, 1926. - E. CHWALLA, Die Stabilitiit eines
elastisch gebetteten Druckstabes , z. angew. Math. Mech., 1927. - W. PRAGER,
Zur Theorie elastisch gelagerter Konstruktionen , Z. angew. Mat~. Mech., 192?.
- P. NEMENYI, Theorie durchlaufender tragerloser Fundamentstre1fen auf elasttscher Bettung )>, Beton u. Eisen, 1928. - H. FruTZ, << Einfiussftache des biegefesten
Balkens auf elastischer Bettung i>, Beton u. Eisen, 1930. - P. NEMENYI, Tragwerke
auf elastischer Unterlage i>, Z. angew. Math. Mech., 1931. - H. BLEICH, Berechnung von Eisenbeton Streifenfundamenten i>, Bautechnik, 1937. - G. MAGNEL, Le
calcul des poutres sur terrain lastique , La Tchnique des Travaux, 1938. - A. RETI,
Calcul des semelles continues croises, Travaux, 1949. - A. RAITHEL, Un metodo
di iterazione per la trave su suolo elastico)>, Rend. Ace. Se. Fis. Mat., Napoli, 1951.
- O. ZANABONI, Soluzione abbreviata della trave su suolo elastico , Ingegneria
ferroviaria, 1955. - V. FRANCIOSI, Contributo allo studio delle trav~ su mezzo el'.1stico ,L'Ingegnere, 1957. - C. RAYMOND!, Sul problema delle travi con appoggio
elastico continuo, Atti dell'Ist. di Scienza d. costruz. di Pisa, 1957. - E. FANELLI,
Travi di lunghezza finita su suolo elastico, Giornale Genio Civile, 1957. - B. BARBARITO, <<Calcolo semplificato della trave su mezzo .elasti~o , L~Ingegne~e, 1959;
dello stesso Autore, La precompressione nelle travi continue d1 fon~z1one i>, Il
Cemento, 1961; Linee d'influenza della trave semiinfinita su mezzo elastico l> (note I,
Il, III), Costruzioni metalliche, 1970, 1971; Le linee d'influenza della trave finita
su mezzo elastico ... , 5 note, Giorn. Genio Civ., 1972, 1973, 1974. - M. MELE, Propriet e determinazione dei parametri caratteristici di un nuovo model~o di fondazione, Tecnica italiana, 1966. - F. M. MAZZOLANI, La progettazione delle
travi di fondazione sul suolo di Winkler )>, Rivista italiana di Geotecnica, 1967. G. ToNIOLO, Sul calcolo dei coefficienti elastici delle travi appartenenti ai graticci
di fondazione, Costruzioni metalliche, 1973.
CAPITOLO
VII
7.1. l're!llessa.
Per una trave snella prismatica soggetta a carichi trasversali che la inflettono, lo sforzo assiale P pu alterare sensibilmente, quando oltrepassi certi
valori, lo stato di tensione, a causa dell'eccentricit acquisita in seguito all'incurvamento. Ovviamente i risultati sono diversi a seconda che p sia di
trazione o di compressione; e infatti nel primo caso I 'inflessione si allevia,
mentre si aggrava nel secondo, sino a ottenere valori nulli della rigidezza,
ossia l'annullamento delle capacit reattive della trave, qnando si pensi ragginnta la soglia dell'instabilit dell'equilibrio. Inoltre, per il calcolo delle
azioni staticamente indeterminate relative a membrature snelle, pu presen-
per P di compressione pari a nn quarto del valore critico, e rp:;;; 0,83 rp"' per
ugual valore di P, ma di trazione; e s'intende che, nel caso di aste tese, P
pu essere notevolmente superiore, in valore assoluto, a quello critico. Si
troveranno trattati in seguito alcuni casi, in particolare l'asta compressa
soggetta a una coppia applicata ad una sezione estrellla, essendo tale schema
ntile per studiare iterativamente strutture complesse. Inoltre verr anche
risolta l'asta tesa soggetta a un carico concentrato nel mezzo; caricamento,
questo, che pu essere attuato, ad esempio, per determinare il preesistente
Capitolo settimo
160
161
Se l'origine dell'asse x in corrispondenza di uno degli appoggi, le costanti C1 , C2 sono determinate dalle condizioni che Io spostamento v sia
nullo per x=O e x=l. Nei casi simmetrici, con l'origine di x nel centro della
trave (fig. 7.lb), nell'espressione della v scompare il termine C2 sen ax che
ha carattere di antimetria (poich cambia il suo segno nelle due met della
trave). Quindi, ponendo
=al/2,
[b]
a)
l'..._.A,g;=i VI i~B
1 --- --i-=
b) PA_gJl x
tfl
l'integrale [7.2] diventa, in seguito alla condizione v=O per x= 1/2, e con
Vv
simmetrico,
[7.3]
l!~B
t<r---l/2~
c)PA~B
Fig. 7.1
:n:x
V"'fcos
EJ dx' =-M,,.-Pv
[7.1]
l '
[7.4]
[a]
:n: 2
nx
quindi M,,=-EJv;;=EJ /2 f,, cos - -
1
Sostituendo queste relazioni nell'equazione [7.1] si ha allora, essendo
n 2EJ/l 2 =P" ed eliminando il fattore comune cos nx/l,
J-__J._,~
p
[7.5]
1-p"
POZZATI, IIMl.
Capitolo settimo
162
tg
Mmax=Mtr_A_,
f=fti
3(tg A-A)
;,s
'
<p=<p,,
2(1-cos A)
A2 cos A
[7.10]
163
f= f,,
tg A
2(1-cos A)
A2 cos A
<p=<p,,-A-.
[7.11]
d) Coppie Ma. antimetriche applicate alle estremit. - Per tale condizione di carico trasversale, con l'origine degli assi nella mezzeria, si deve
senax
V= -(v,),~ '" sen A +vP '
q (cosax
- EJa 4
cos A
v-
a'- 1),
" q
con vP=-MtrfP, M,,=Man 2x/l. Procedendo come si visto precedentemente, si ottiene (rp,,=Ma.lf6EJ)
<p=<p,,
__
5 tj/4_ [~ (-1__
A'-1)]
- 384 EJ 5A 4 cos A 0, 5
'
M
max
= ql
8
[2
).2
[7.7]
cos
Mal
'Paa= EJ
'
ql' [ 3(tg A-A)
(v )x~z12=<p= 24EJ
A'
[7.8]
[7.9]
[7.12]
1-cos A ]
3(1-A cotg A)
A2
Mal
Kaa,
[7.13]
Mal
rp,.= - GEJ
2T
Mal
(tg A+cotg A-1/A)= - GEJ K, .
I diagrammi dei coefficienti Kaa K,. si trovano rappresentati nella fig. 7.2
in funzione di P/P,,, quindi di A=al/2=
~ VP/EJ= ~ VP/P";
alcuni valori
164
Capitolo settimo
'Pa=Kaa Mal/3EJ,
'l=K,. Mal/6EJ,
(P"=n'EJ/l')
--~-
P/P"
Kaa
K,.
0,1
0,2
0,3
0,7
0,9
1,0
0,4
0,5
0,6
0,8
1 1,073 1,162 1,277 1,427 1,636 1,946 2,460 3,480 6,527 <Xl
1 1,128 1,290 1,500 1,782 2,179 2,778 3,781 5,798 11,866 <Xl
''
----
Ma __.__ ~- W
p~
~b
~,__,_MZ---~$$B
1-----
~A 'I!
3,0
--
---~
I
I
- - --
Esempio 7.1.
2.5
'
m[
V2
/
/
I I I
,_A1-p
-
~I
3,0 - l',_ J:
I
2,0
a) Carico uniforme.
(K,,Kz}
--aa
---
I I
I I
I I l I I I I ~\
B\,_t
1-_._ ~ ! ! ! ! ! ! ! ~
~
"'il
B~
2,5 ~-A
1,5
1,0
f/ft,=M/M.,.=1,333;
2; 4,
/-
o,o
2,0
0,2
o,sPlf,.
0,4
Fig. 7.2
)
~~-
1,5
....
0,0
1,986; 3,958 ;
D,5
__
1,op;:
P:d2itJ17?)
MmQ.=-K1
ql"
l2
ffft,=M/M.,.= 1,333 ; 2 ; 4,
qP
Mme.=-K2g.
25+--t-+++--t-+~-t-++-Hl-+--t+-I
~~
--1--
1-1-+++--fc .,_
costante il carico longitudinale P, deformazioni e momenti sono proporzionali al carico trasversale, per cui pu essere applicato il principio della sovrapposizione degli effetti.
Ci consente di risolvere facilmente la trave avente le estremit incastrate
perfettamente o inserita in un insieme di membrature elastiche, utilizzando
in quest'ultimo caso i procedimenti che verranno in seguito sviluppati; e
anche quando lo sforzo normale non rimanga costante al variare del carico
!/
2,0
-~-
1,5
V/
1,0
0,5
--
Capitolo settimo
166
Ma=Mtr
2(1-cos .l.)
,,..1 senA1
[7.14]
poi, sovrapponendo gli effetti del carico trasversale e dei momenti (/,,=
=Q/3/192 EJ),
12 [
2(1-cos .l.)'
[7.15]
f=ft,;;s tg.l.-.l.- sen2.l.
cos ix=cosh x ,
con l'errore di 10,1% per il momento d'incastro; per diverse condizioni di carico e
uguale rapporto P/Pcr l'errore pu essere sensibilmente maggiore.
.l. tg.l.
K1 (-ql'/12),
[7.16]
e altrettanto facilmente pu essere ottenuta l'espressione del momento d'incastro quando soltanto un'estremit sia incastrata [Mn=K2 (-q/2/8)]. Nella
fig. 7.3 sono riportati i diagrammi che forniscono i coefficienti di amplificazione K 2 , K 1 per la trave caricata uniformemente, con una o con entrambe
le estremit incastrate.
Procedendo in modo analogo, per la trave con appoggio e incastro, soggetta a una coppia M si ottiene
Ma
Mba=2
Kba
Ma
K=-2-
Cba'
I
M.Z
'Pa= EJ (M.K -M,.K.,/2)= 4EJ Ka,
3
tg ix= i tgh X.
Ql'
f= 48EJ
3(.l.-tgh .l.)
.l.3
[7.18]
f/ft,=M/M,,.=2,
12
con K , K.,=K,. dati dalle [7.13] e dai diagrammi della fig. 7.2 o della tabella 7.1; al solito, M, e 'Pa tendono all'infinito per P tendente al valore
P,,=2,046 (n'EJ/1 2), che provoca l'instabilit della trave con appoggio e
incastro. I diagrammi dei coefficienti e,., Ka sono riportati nella fig. 7.4.
Mmax=4-.l.~'
f/ft,= 1,986,
167
[7.17]
Ql 2(cosh.l.-l)
M.=-3
.l.senh.l. '
[7.19]
Q/
12 [
192EJ JF .l.-tgh .l.
2(1-cosh .l.)']
senh 2.l.
f,,
p
1+P,,
M,,.
p
[7.20]
1+P,,
168
Capitolo settimo
poggiate e incastrate, sono riportati nella fig. 7.5; la conoscenza di tale caso
pn risultare utile ad esempio per determinare, mediante una prova di carico, la trazione preesistente nelle catene degli archi (es. 7.2). opportuno
notare che, se elevata la prevalenza di P su Pc,, l'influenza dell'incastro
(K,,K4)
o,o - p - - _,._LS--
.[,
~-----
P,,~4n'EJ/l'~ 12920
cm,
i(,
K4
kg.
kg,
a(P)~914
kg/cm' ;
Mmax;;Q//8: (l+P/P,,)~3875:
0,5
11- I/ V
----- I9l
I
o
-------
p ~
2,089~1855
kgcm,
quindi amax(M)~103 kg/cm' (dalla formula [7.19], essendo J.~3,28, si ottiene invece Mmax=2191, con la conferma che la [7.20] non fornisce in genere approssimazioni molto buone per i momenti).
"-V
1,0
J,,~2Ql'/384 EJ~0,493
,V
Q"25
oB
--p
_,___,--
169
---
KJ! 1
r -
.{
1 hPiP*(P:~2Eif,/
w ' p;p
Q/'
Ql" )
Ka, K4 ( fa=Ka 48EJ J,=K. 192EJ ,
(P"~3230
ftr,i
per cui, nel caso del carico concentrato in mezzeria, essendo !tr,i=
=!tr,a/4, Pcr,i=4 Pcr,a si ottiene (quando, come si detto, sia P>>Pcn
p
kg,
f,,~ 1,97
cm)
kg.
Tale risultato conferma, anche in questo caso particolare in cui P non fortemente diverso da Per. che il valore dello sforzo assiale P influenzato molto meno
della ftr dalle ipotizzate condizioni di vincolo.
d) Nel caso in cui si disponga, avendo rilevato le dilatazioni alle estremit per
effetto di Q, del valore del momento d'incastro M,(Q), si ha
"
,.
J,,,,
,.
,,-;;--~p-~Ja
1+Pcr,i
Esempio 7.2.
171
tra loro le linee dei due appoggi e costante la sezione della trave.
CAPITOLO
VIII
8.1. Premessa.
Data una trave su appoggi obliqui, la rotazione di ciascuna sezione
estrema consentita liberamente nel piano di traccia n normale alla linea di
appoggio, ed invece impedita secondo l'altra direzione ortogonale (fg. 8.1);
per cui appare subito chiaro che la soluzione della trave, anche quando essa
rignarda l'appoggio semplice, si presenta in tale caso di solito staticamente
indeterminata, non essendo pi libera di avvenire liberamente la rotazione
secondo x; e vedremo che l'obliquit pu comportare forti alterazioni dello
stato di sollecitazione relativo all'usuale caso della linea d'appoggio ortogonale all'asse. Lo studio delle travi snelle su appoggi obliqui risulta semplice
procedendo con il metodo dei vincoli ausiliari, ossia considerando le rota~
zioni delle sezioni estreme in un primo tempo bloccate ad opera di fittizi
vincoli e dei relativi momenti d'incastro (soluzione particolare); poi consentite, applicando tali momenti cambiati di segno (soluzione complementare).
Accade infatti che, quando la trave supposta incastrata perfettamente,
I'ipotesi di rotazioni nulle delle sezioni estreme intorno a z e x rende spon~
taneamente nulla anche la rotazione intorno all'asse n, per cui l'obliquit
non fa risentire alcun effetto, s'intende ragionando nei termini sintetici e
imperfetti della conservazione delle sezioni piane: allora le conseguenze
dell'obliquit si possono riportare tutte al caso semplice di trave soggetta
soltanto a coppie estreme; caso che verr considerato subito, anche perch
esso consente di risolvere facihnente le travi oblique continue. Le ipotesi
saranno al solito quelle relative ai solidi aventi prevalente sviluppo lineare;
per la presenza dell'obliquit, che comporta in prossimit degli appoggi
Ull funzionamento fortemente bidimensionale, rende opportune alcune osservazioni su cui ci soffermeremo a conclusione del presente esame approssimativo, che pu essere utile per disporre di risultati limiti semplici e per saggiare le conseguenze derivanti dall'esistenza degli appoggi obliqui.
Verr fatto riferimento a una terna di assi cartesiani (fig. 8.1), di cui y
verticale e x coincide con l'asse della trave; di una seconda terna t- n -y,
t diretto lungo la linea dell'appoggio. Inoltre si conviene, come di con-
Fig. 8.1
M~A
z
MZA
AI
' "'-n
'"
iO
'
I
'
;M(momjlett.)
~~--~-----------Fig. 8.2
'
;C(mom torc.)
L'equazione dei lavori virtuali, che rende esplicita la condizione di congruenza ('!'nA=O) per tramite dell'azione ausiliaria MnA=Mnn= 1, risulta
(M'=-lcosa, C'=lsena)
sena dx/GJ,,
Capitolo ottavo
172
y=l +e tg'a,
e=EJ/GJ,,
[8.1]
C=M,A tga/y,
[8.2]
n
1)
1-y
M,A/
[8.3]
2EJ ,
Ar
Fig. 8.4
-f
u..
M,A/ (
3 )
q;,s=- 6EJ l - 2y '
a)
b)
,/
-r'
1*7(1
M,Alb
[8.8]
IO
I
[8.7]
MzA
2
X
132&
[8.6]
}'
/B
I
antimetriche, si ottiene
[8.4]
MzA
A/
.I
173
/B
7'
Fig. 8.5
Fig. 8.3
Per quanto stato visto nel precedente paragrafo, l'equazione di congruenza (q;,s=O), necessaria per calcolare l'incognita M,s staticamente indeterminata risulta:
e da essa si ottiene
y-1,5
y-0,75 ,
[8.9]
Capitolo ottavo
174
M,Al (
3 )
<p,A= 3EJ l-4y
+ M,sl
6EJ
3 )
l-ly .
[8.10]
175
diretta o iterativa (cap. XIII), sia quello della congruenza (cap. XIV); e
forse quest'ultimo in tale caso conveniente, essendo limitato il grado di
indeterminazione statica.
Pab'
[ Pab
I )
Pa'b
(2' fase)=
Fig. 8.6
[8.12]
Gli effetti delle due coppie MxA possono venire anche determinati, con
riferimento ai relativi vettori, scomponendo questi secondo le direzioni n
(tali momenti non danno conseguenze) e z (M,A=MxA ctg a); e utilizzando
quindi i risultati del par. 8.2.1 a.
[8.13]
Pab
=--1-2y'
[8.14]
Se il carico eccentrico, per la trave provvisoriamente incastrata debbono
;enir calcolati anche i momenti torcenti MxA' MxB; facile poi completare
il calcolo, quando vengono applicati cambiati di segno, avendo nota la soluzione del par. 8.2.2.
8.3.3. Carico ripartito uniformemente.
ql'
MA=Ms=-'-u (!' fase)+
+i~
q/
q/
1
v,= 384EJ (!' fase)+Ll 8EJ
1-yI )
[8.15]
C= q/ tga'
12 y
[8.16]
(2' fase)=
[8.17]
[8.18]
Capitolo ottavo
176
/,
'
''
''
-P
'
,!
, I
/a
'
!I
177
Per la stessa struttura, considerata con1e trave e con1e piastra, calcolare anche
la linea d'influenza dello spostamento nel centro.
a) Carico uniformemente ripartito.
Per tale condizione di carico, il calcolo c9rne trave stato indicato nel par. 8.3.3:
supponendo lo spessore s piccolo rispetto alla larghezza b, risulta Jt~bs 3/3, quindi
(v= 1/6), G=E/2(H->), e=EJ/GJ,=0,5833. Per effettuare i confronti, si considerano
i valori medi dei momenti nella sezione di mezzeria, ossia m=Mnctt.fb, nitore.=
=C/b(p=q/b). Per a=60, ad es., risulta y=2,75; quindi, dalle [8.16], M,=0,0947 ql',
C=0,0525 ql'.
: v,=0,01302 pbl'/EJ,
mx=0,1250 pl2 ,
mx=0,0947 pi',
m,=0,0884 >),
mx=0,0845 >),
mx=0,0808 >),
(b/1=1/2): v,~0,00421
)
(b/1=2/3): v,=0,00377
mx=0,0724 plz,
mx=0,0556 i> ,
m,=0,0464 ,
tnx=0,0399 1> ,
a=90)
mtorc.=0,0525,
111torc. =0,0321
0,0349
n1torc.=0,0368
mtorc. =
lntorc. =0,0526 .J
mtorc. =0,0359
mtorc. =0,0377
ffltorc. =0,0357
Vi
Al solito la struttura dev'essere snella, per poter ragionare in termini di caratteristiche di sollecitazione; e sussiste anche la circostanza che, per i tratti
estremi della trave, risultano malamente definibili l'andamento dell'asse e la
connessa entit delle sezioni rette. Quindi lo stato di sollecitazione in genere
attendibile al di fuori di tali tratti, tanto meno estesi, rispetto alla luce, quanto
pi b piccolo rispetto ad essa ed minore il grado di obliquit della trave.
A tale riguardo si troveranno sviluppati, nell'es. 8.1, confronti tra i risultati ottenuti considerando, con il procedimento illustrato, la struttura come
trave, poi anche come piastra obliqua, utilizzando per il calcolo di questa
i numerosi casi gi risolti (v. bibl.). Un sintetico giudizio indicativo pu
scaturire dall'esame delle varie linee d'influenza dello spostamento del centro O riportate nella fig. 8.7 e commentate nello stesso esempio.
Esempio 8.1.
Un ponte realizzato con una soletta di calcestruzzo armato (v= 1/6) su
appoggi obliqui. Calcolare le sollecitazioni e lo spostamento nel centro per. effett~
di un carico uniformemente ripartito, ponendo a=60 e a=45; confron!are 1 valori
che si ottengono considerando il ponte come trave o come lastra, e In quest'ultimo caso per vari valori del rapporto b/a.
I dati sono uguali a quelli riportati nel punto a). La linea d'influenza dello
nel _centro ~ella soletta coincide con il ~agramma degli spostamenti
dovuti a un carico apphcato nel centro. Effettuando Il calcolo come trave, si ottiene il seguente valore dello spostamento nel centro (relaz. 8.3)
spost~mento
2PI'
.
v,= 384EJ (trave mc.)+
(PI)
I' (l--y1) = 3848
8 8EJ
3)
PI' (
EJ l - 4y ;
per a=60)
0,727
0,687
per a=45)
Per il calcolo della trave ad asse rettilineo su appoggi obliqui si veda J. CoURBON,
Rsistance des matriaux, Dunod, Paris, vol. Il, cap. VIII, 1971; la trave ad arco
12 -
POZZATI, Il-1.
178
Capitolo ottavo
CAPITOLO
IX
Y1
Y2
con n=E./E" ma col valore del modulo di elasticit E, del calcestruzzo non
facilmente definibile, perch esso risente, come accenneremo, di numerose
circostanze.
I'
G
z
a)
q,
1y
1
d
l
Fig. 9.1
180
Travi
Capitolo nono
interna che provoca lo stato di dilatazione, ossia tanto per lo sforzo assiale,
quanto per la flessione semplice o composta.
chiaro che le ipotesi e le propriet dianzi richiamate sono precisamente
quelle poste alla base dello studio delle travi di calcestruzzo armato; quindi
non ci staremo a dilungare, se non per quel tanto che pi particolarmente
interessa le sezioni in cui la parte inetallica, che sopperisce alla carente resistenza a trazione del calcestruzzo, costituita, invece che da barre, da un
profilato o da una trave composta di acciaio (fig. 9.1).
Principalmente per le travi miste di acciaio e calcestruzzo, le deformazioni lente derivanti dalla viscosit e dal ritiro di quest'ultimo mettono in
gioco delicate questioni per l'evoluzione del valore del rapporto n dei moduli
di elasticit; e poich tali questioni potranno essere in seguito soltanto
accennate a causa del loro carattere specialistico, in merito ad esse si trover
riportata una bibliografia abbastanza estesa (saranno trattate in generale nel
cap. I del voi. II parte 2") ..
<l
miste
181
dipendendo esso non soltanto dalla qualit del calcestruzzo, dalla sua et
e dall'ambiente in cui avvengono Ia presa e l'indurimento, ma anche, e forte~
mente, dalla durata di applicazione dei carichi e dal numero delle loro ripetizioni. Quindi, anche dando per buona l'ipotesi dell'elasticit lineare,
che invece sappian10 essere malamente verificata, resta l'influenza del
fluage del calcestruzzo, ossia dell'accrescimento spontaneo della sua deformazione sotto carico. Accontentandosi di esaminare le cose nelle grandi
linee, ossia dell'ordine di grandezza dei risultati, si pu assumere, quando
i carichi siano applicati per breve tempo, il valore del modulo di elasticit
per compressione (9.l):
[9.5]
essendo R,' la resistenza (in kg/cm 2) del calcestruzzo a compressione, ovviamente al tempo in cui comincia ad essere soggetto allo stato di tensione;
per i carichi permanenti si pu adottare:
[9.6]
[9.3]
cifra tonda, n ~ 5 e n ~ 15; valori che, conviene ripeterlo ancora una volta,
sono da considerare soltanto indicativi.
A tale proposito pu essere opportuno tener presente che, a parte altre
incertezze, introdurre nella valutazione di quantit dipendenti dalla deformazione viscosa l'ipotesi di un fittizio comportamento elastico lineare, e ispirare
a tale assunzione ad esempio il calcolo delle azioni staticamente indeterminate, anche se sul piano della concretezza consente utili risultati, in effetti maschera l'essenza dello stesso fenomeno, che al contrario ha nella
deformazione differita una componente pressoch irreversibile, di natura
tutt'altro che elastica e lineare.
b) Sezione di calcestruzzo preco1npresso e ordinario.
<9 .ll
182
Capitolo nono
Travi miste
trave)=T/hasa.
[9.8]
183
o,
da cui:
[9.11]
[9.12]
n=Ea/E,.
[9.13]
Se si indica con:
[9.14]
la tensione media in corrispoudenza del baricentro G della sezione totale
(che certamente cade nella parte metallica), in due generici punti apparte-
184
Capitolo nono
Travi miste
F=J<1 dA=
Aa
[9 .15]
essendo, come si detto, Y la distanza dall'asse neutro.
Per quanto riguarda il valore del modulo E, di elasticit del calcestruzzo,
si deve in particolare tener conto che, relativamente al ritiro, si ha a che
fare con uno stato di tensione per1nanente.
185
<la
~s.,
Yc
[9.16]
9.5. Deformazioni.
Fig. 9.2
Il diagramma delle tensioni indicato nella fg. 9.ld; ad esso evidentemente non corrisponde alcuna caratteristica di sollecitazione, essendo il
risultato di due sforzi N1 uguali e contrari; inoltre la congruenza certamente soddisfatta, poich cosi avviene in entrambe le due fasi del calcolo.
Infine pu essere opportuno osservare che la soluzione ottenuta comporta
la presenza delle tensioni [9.15] anche alle estremit della trave, per cui,
avendo supposto questa appoggiata, occorre annullarle, ossia applicarle alle
sezioni estreme cambiate di segno (fig. 9.2). Per non corrispondendo ad
esse alcuna caratteristica ,di sollecitazione, come stato dianzi ricordato,
i loro effetti non si fan risentire oltre i tratti terminali lunghi quanto la maggior dimensione della sezione della trave, per cui sulla sezione B-B1 (fg. 9.2),
le tensioni possono essere ritenute smorzate, beninteso per effetto delle azioni
applicate alle sezioni estreme nella situazione correttiva considerata per
rispettare le condizioni ai limiti. In detti tratti ha particolare importanza
Io sforzo longitudinale di scorrimento tra calcestruzzo e acciaio che, per
l'equilibrio alla traslazione di ciascun tronco terminale di nervatura o di
soletta, deve eguagliare il complessivo sforzo normale applicato all'una
[a]
Capitolo nono
Travi miste
Il diagramma a per n~15 e n~5 riportato nella fig. 9.3b: dal valore di n
maggiormente influenzato il valore massimo della tensione del calcestruzzo (passa
da 7,1 a 9,2 kg/cm') che quello dell'acciaio (da 165 a 154).
186
Per la trave avente la sezione mista acciaio-calcestruzzo indicata nella fig. 9.3 calcolare i diagrammi delle tensioni per effetto del momento M= 100 tm, del taglio
T~ 100 t e del ritiro.
183
r'"
145
187
max~392
super.)~383
kg/cm' (392),
(392),
infer.)~ 300
(282) ;
m~431
n=(/
b)/
a)
/ / " n=15
1 <{;=r
50
'=P1342)
kg/cm'.
kg/cm'
100
7:( T=10ot)
cr(M=100tm)
100
300
300
kg/cm'
kg/cm'
cr(ritiro cak.)
per
n~ 15)
~ 13,8,
F~552
per
n~5)
T=15,6,
F~624;
kg/cm,
agli sforzi di scorrimento (compresi quelli dovuti al ritiro) debbono resistere adeguate armature (fig. 9.4).
Fig. 9.3
da'=54 cm.
Per la trave intera, considerando n= 15 e la sezione ideale omogeneizzata (ridotta tutta a calcestruzzo) <11 2>
A~450
(acciaio)~ 10.117
Fig. 9.4
10' cm',
a~=My/Jc,
a,.=nMy/Jc ;
nel secondo:
a,.=My/Ja,
a,~
(My/J,) ,
[a]
[b]
con n=E,,/Ec; e le tensioni ottenute nel secondo sono identiche a quelle del primo, essendo
J,,=Jcfn,
9 3
< l Il ritiro si aggira sul valore 40 10-5 ; ma si pu assumere un valore ridotto per
tener conto che una parte del ritiro avviene quando il calcestruzzo possiede un limitato
grado d'indurimento.
9 4
C > La trazione del calcestruzzo provocata dal ritiro pu prevalere o no rispetto a
un precedente stato di compressione: nel secondo caso (pensando la trave appoggiata
una parte dei carichi permanenti in generale agisce sulla sezione completa) la trazione pro~
voca una decompressione, e il modulo di elasticit quindi praticamente quello all'origine
del diagramma a-e (ma, essendo le azioni di lunga durata, dev'essere poi ridotto, secondo
Capitolo nono
Travi miste ))
riportando tra parentesi, per utili confronti, anche i risultati relativi a Ect=
=50.000 kg/cm'.
Per la sezione omogeneizzata (ridotta tutta a calcestruzzo):
lata dai valori dei rispettivi moduli di elasticit e dalla deformazione a lenta evolu~
zione propria del calcestruzzo.
Si comprende quindi che il comportamento delle strutture miste)), cosi come
stato trattato nel precedente paragrafo, schematizza rozzamente un fenomeno
complesso che gi stato oggetto di estese indagini teoriche e sperimentali.
188
A.=655 cm',
A,=450 20=9000,
d=119 cm,
a. (rei.
9.1)=48,5 (30,4)'
d,=70,5 cm (88,6),
244
a. (lembo infer.; rei. 9.15)=73 24,5=77 (63),
a. (lembo super.)=-
244
78 120,5=-377
(-308),
quanto stato accennato nel par. 9.2a). Nel primo caso le cose sono pi incerte: la resistenza a trazione del calcestruzzo pu essere calcolata con la formula Rc1;;;8+0,06 R/
(in kg/cm 2, indicando con R/ la resistenza a compressione; "." bolle~tino ~it. nella nota 9.1,
p, 77); per il modulo di elasticit E01 del calcestruzzo teso si ve~a 11 cap1t<;ilo.I del vol. II,
parte 2a. Relativamente al calcolo delle deformazioni di elei;t1-e~t1 st~utturah d~ calcestr.uzzo
permanentemente e sensibilmente tesi (par. 9.5), o delle azioni stati~mente. 1n~etenmnate
dipendenti da tali deformazioni, si soliti adottare un valore ~asso (a titolo d1 one~tam~nto
Ec =50.000 kg/cm 11) per tener conto in modo approssimativo ~ella ~rest:nza d1 m1c:ofe~surazioni, la cui entit fortemente condizionata dal tempo d1 applicazione del ~anco
e dalla tensione delle barre di acciaio, alle quali deve essere com1:1-nque affidat.o l '~ntero
sforzo di trazione. In seguito a tutto ci appare evidente quantm siano notevoli le incertezze e le approssimazioni.
189
b) Le strutture miste)> e le questioni ad esse relative sono state particolarmente trattate nelle seguenti opere: E. M6RSCH, Statik der GewOlbe und Rahmen,
Stuttgart, Wittwer, 1947, parte A, p. 442. - K. SATTLER, Theorie der Verbundkonstruktionen, Ernst, Berlin, 1953. - F. SCHLEICHER, Taschenbuch fiir Bauingenieure, cap. Stahlbau , p. 715, Springer, Berlin, 1955 (con ampia bibliografia). I. M. VIEST, R. S. FoUNTAIN, R. C. SINGLETON, Composite Construction in Steel
and Concrete for Bridges and Buildings, McGraw-Hill, New York, 1958. - B. FRITZ,
Verbundtrllger, Springer, Berlin, 1961. - H. WIPPEL, Berechnung von Verbundkonstruktionen aus Stahl u. Beton, Springer, 1963. - I. M. VIEST, Composite
Construction l>, cap. XIV del Structural Engineering Handbook, ed. da E. e C. Gaylord,
McGraw-Hill, New York, 1968 (un breve par. anche sul calcolo limite). - S. I. CoLOMBINI, Le strutture miste acciaio-calcestruzzo, Roma, Cavalletto, 1975.
e) Tra le numerose memorie ricordiamo per il loro particolare interesse: F. STt.iSSI,
Profiltriiger, kombiniert mit Beton, auf Biegung beansprucht (esperienze), IVBH,
Kongress Paris, 1932. - H. WoLF, Stahlskelett u. Eisenbeton als kombinierte
Bauweise , Beton u. Eisen, 1932. - M. L. BAES, Poutrelles mtalliques enrobes l>,
Ossature metallique, Bruxelles, 1933. - H. MEIER-LEIBNITZ, << Versuche iiber das
Zusammenwirken von I Triigern mit Eisenbetondecken )}, Bautechnik, 1941, p. 265.
- A. ALBRECHT, Der Verbundtriiger , Sch-weiz. Bauzeitung, 1945, nn. 2, 4 (esper.
statiche e dinamiche in laboratori Svizzeri e di altri Paesi su travi miste l>, con
particolare riferimento a diversi tipi di collegamenti; citati i primi lavori su travi
miste). - H. FROHLICH, Einfluss des Kriechens auf Verbundtriiger 1>, Bauing.,
1949, p. 300; 1950, p. 80 ( Theorie der Stahlverbund-Tragwerke ; confronto dei
calcoli eseguiti con vari metodi su 3 diversi tipi di sezione; cenno allo stato limite). F. DrsCIDNGER, << Stahlbrilcken im Verbund mit Stahlbetondruclcplatten ... l), Bauing.,
1949, p. 321. - W. KLINGENBERG, Schubsicherungen , Bauingenieure, 1950, p. 77,
[analisi critica di vari tipi di collegamenti ( connectors )) in inglese), con riferimento
anche a risultati sperimentali eseguiti in America (Proc. ASCE, 74, 1948, p. 287)
e in Svizzera (Schweiz. Bauz. 125, 1945, nn. 2-4; cit. in seguito). Il fascic, 3 dell'annata 1950 della rivista Bauingenieur dedicato al convegno sulle StahlverbundBauweise i> tenutosi nel dicembre 1949 in Hannover; il fascicolo si conclude con
varie relazioni su ponti realizzati]. - K. ZENDLER, Beitrag zur Entwicklungsgeschichte der Verbund-Trligerdecke , Bauing., 1950, p. 88 (dedicato alle coperture;
esiti di prove su modelli). - B. FRITZ, Vorschliige fiir die Berechnung durchlau~
fender Triiger in Verbund-Bauweise )}, Bauing., 1950, p. 271. - F. LEONHARDT,
Gedanken zur Baulichen Durchbildung von Durchlauftriigern in Verbund-Bauweise , Bauing., 1950, p. 284. - D. FucHs, Versuche mit Spannbeton Verbundtriigern l), Bauing., 1950, p. 289 (prove spinte a rottura su un modello con soletta
precompressa). - O. GRAF, Versuche iiber den Verschiebewiderstand von Diibeln
filr Verbundtrliger , Bauing., 1950, p. 297 (prove su modelli per saggiare il comportamento di vari tipi di collegamento). - R. BusEMANN, Kriechberechnung von Verbundtriigern unter Benutzung von zwei Kriechfasern l), Bauing., 1950, p. 418. G. KRALL, Armature metalliche, centine per ponti in c. a. e nuovi metodi d'impiego informati alla viscosit dei calcestruzzi , Ingegneria ferroviaria, Roma, maggio
1950. - W. KLlNGENBERG, Verbundbauweise im Strassenbriickenbau gegenwiirtiger Stand und uberblick tiber laufende Versuche , Bauing., 1952, p. 186 (citate le
esperienze di vari ricercatori; in particolare una di O. GRAF riguardante una trave
mista)) sottoposta a vibrazioni). - R. HfilLIG, Zur Theorie des starren Verbunds ,
190
Capitolo nono
Stahlbau, 1953, p. 85. - K. SATTLER, Die Fliessichereit von Vollwand-Verbundkonstruktionen , Bautechnik,, 1953, p. 153; 1954, p. 72 ( Ein einfache Naherungsberechnung fiir statisch unbestinunte vollwandige Stahltriigem-Verbundkonstruktionen ); Beton u. Stahlbetonbau, 1954,
gespannten Verbund - Stahlbeton Konstruktionen u. beliebigen Stahltragem Verbundkonstruktionen (procedimenti di calcolo anche approssimati per l'analisi
di strutture miste staticamente determ. e indeterm., con o senza precompr., soggette a viscosit e ritiro). - K. KLOPPEL-H. WEIHBRMULLER, Versuche mit Verbundtragern , Stahlbau, 1954, p. 121 (accurate esperienze con diversi tipi di collegamento). - E. MuLLER, Beitrage zur Ermittlung der Kriechabhiingigen Spannungen
von Verbundtrtigern 1>, Bautechnik, 1955, p. 145. - F. DE MIRANDA, Le distorsioni
elastiche impresse nei ponti a travata continua in sistema misto acciaio-calcestruzzo , Costruzioni metalliche, 1960, n. 4. - P. MATILDI, Influenza della viscosit e del ritiro dei calcestruzzi giovani sul comportamento delle strutture miste in
acciaio-calcestruzzo, Rendiconti (1962) del Corso di perfezionamento per le costruzioni in cemento armato, Tamburini, Milano, 1964, p. 96 (ampia, chiara trattazione,
con analisi critica dei principali metodi di calcolo). - R. G. SLUITER e G. C. DruscoLL, Flexural Strength of Steel-Concrete Composite Beams )), Proc. ASCE, aprile
1965. - R. G. SLUTTER e J. W. FISHER, Fatigue Strength of Shear Connectors"
Highway Research Board, 1965. - F. DE MIRANDA-M. MELE, Travate da ponte
presollecitate in acciaio e cemento armato collaborante l>, Costruzioni metalliche,
1972, n. 3.
d) Il sistema misto acciaio-calcestruzzo si present come soluzione naturale
nella realizzazione dei ponti in acciaio, e sono numerosi gli articoli che ne hanno
descritto le caratteristiche. Vari esempi di impalcati di ponti (oltre a quelli riportati,
come si detto, nel fase. 3, 1950, della rivista Bauingenieur) sono stati riportati da
F. Sri.issi, Trager in Verbundbauweise , EMPA -Bericht n. 149, Ziirich, 1944. Un notevole esempio, per quel tempo, di un ponte a travate continue di 4 campate
a Zagabria Umax~55 m) venne descritto da J. EREGA, Bauing., 1941, p. I; per la
stessa opera un interessante confronto tra i valori sperimentali e teorici (n=6)
stato presentato da F. ScHLEICHER, Bauing., 1950, p. 101. Numerosi anche i riferimenti riguardanti le ossature degli edifici (si veda, per esempio l'art. cit. di ZENDLER).
Accurate esperienze con sollecitazioni ripetute (500.000 cicli) su un viadotto di
acciaio-calcestruzzo comprendente campate appoggiate di 20 m di luce sono state
accuratamente illustrate da L. DONATO, L. SANPAOLESI, E. LEPORATI, Esperienze
a fatica e misure dinamiche su un viadotto di acciaio-calcestruzzo l>, Atti dell'Istituto di Scienza delle costruzioni dell'Universit di Pisa, vol. XIII, 1973.
CAPITOLO
10.1. Premessa.
10.1.1. Serie e coefficienti di Fourier.
a) Si definisce serie trigonometrica una somma del tipo
(10.1]
n=l
in cui ogni termine comprende una costante moltiplicata per il seno o il coseno del multiplo, secondo il numero intero n, dell'argomento z; la costante
detta an1piezza, e coincide col massimo valore che pu acquisire il relativo
termine. Se i coefficienti b, e bn sono nulli, la [IO.I] detta serie di seni; se
sono nulli i coefficienti an, detta serie di coseni e la costante b0 pu essere
riguardata come il suo primo termine, ottenuto ponendo n=O.
Una serie trigonometrica, quando converge, evidentemente rappresenta
una funzione f(z) periodica di periodo 2n, essendo periodici tutti i suoi termini; per cui sufficiente esaminarla in un qualunque intervallo di ampiezza 2n, quindi, ad esempio, da ~n a n, da O a 2n. Viceversa, una funzione
f(z) definita in un intervallo O:o;;z<2n pu essere rappresentata, sotto certe
condizioni, con una serie trigonometrica e venire quindi scritta
(10.2]
n=l
Si dice allora che laf(z) sviluppata in serie cli Fourier; e le costanti b"'
an, bn vengono chiamate coefficienti di Fourier.
Infatti fu Jean Baptiste Fourier, in una sua memoria presentata nel 1807
all'Accademia di Francia, dopo le soluzioni in forma sinusoidale di Taylor
e di Bernoulli relative al problema delle corde vibranti, a indicare per primo
la possibilit di rappresentare una funzione nella forma 10.2. La sua idea
segn uno storico passo nell'evoluzione del pensiero matematico e forn un
Capitolo decimo
studi sulla trasmissione del calore; e che soprattutto consente, s'intende sotto
determinate condizioni, d'interpretare ogni funzione, di conseguenza ogni
fenomeno ad essa collegato, come somma di infinite funzioni elementari
opportunamente ordinate e dosate, con l'evidente vantaggio di potere uti-
In modo ai:a!ogo si r!cavano i valori degli altri coefficienti: quelli hn, moltiplicando ~ntramb11 membn della.[10.2]_per co~nzdz,_anzich per sennzdz, e integra;ido, la costante h0 , con diretta 1ntegraz1one de1 termini della serie moltiplicati per dz.
Le espressioni dei coefficienti [10.3] sono state ottenute dando per per
sco~tata la rapi:resentabilit di una funzione con una serie trigonometrica,
192
a.=I
n
bn=1
n
[10.3]
con la costante b, che evidentemente corrisponde al valor medio della funzione data.
Fourier adott un metodo gi indicato da Eulero alcuni anni prima per un caso
particolare. Volendo, ad esempio, esplicitare an, egli not che basta moltiplicare
nella relazione [10.2] tanto la /(z) quanto tutti i termini della serie per sen nz dz, poi
integrarli nei limiti 0-2n: allora facile constatare che i termini si annullano tutti,
eccettuato quello contenente an, che risulta pertanto definito. Infatti, avendosi
2n
2n
cos
sen nz dz=O,
mz sen nz dz=O,
per qualsiasi n, m si annullano h0 e tutti i termini della serie dei coseni; ed essendo
l'integrale
2n
sen mz sennz dz
nullo per m=l=n ed uguale a n per m=n, vengono eliminati anche tutti i termini contenenti am, per qualunque m, ad eccezione di quello avente I'ampiezza an. Per cui
rimane
2n
2n
193
!mutare la somma al solo primo termine (oltre s'intende ab,), il quale viene
spesso chiamato armonica fondamentale, mentre sono denominati armoniche superiori i rimanenti termini; e si dice che viene fatta l'analisi armonica di una funzione quando si determinano i coefficienti della serie di Fourier associata.
Ricordiamo inoltre, sempre in tema di propriet generali, che qualora
la funz10ne f(z) sia periodica con periodo 2n, la serie di Fourier associata,
se converge, uguale ad essa per qualunque valore di z ossia anche fuori
dell'interva!lo 0-2n. Se la /(z) non periodica e ci inte;essa rappresentarla
In un solo intervallo, la serie di Fourier corrisponde a una funzione periodica
che pu coincidere con la funzione data soltanto in quell'intervallo: qnindi
nell'espressione [10.2] non lecito usare il segno di uguaglianza; o se per
c~mod1t lo si mantiene, dev'essere chiaro che la rappresentabilit si riferisce solamente allo stesso intervallo.
S~ una serie di Fourier associata a una funzione f(z) diverge, la serie ottenuta mte!';'.andola t~rmine a te:mine converge e rappresenta l'integrale di/(z),
q~alora s mtende sia mtegrab1le la stessa f(z); e poich l'integrazione migliora>> la convergenza di una serie di Fourier, chiaro che la derivazione
la peggiora; fatto, questo, che frequentemente avremo occasione di constatare. Quando si impiegano le serie di Fourier nella soluzione delle equazioni diffe:enziali, opportuno aver presente che a ognuna delle due classi
di funz1on1 componenti la stessa serie Q'una di seni, l'altra di coseni) compete un proprio corredo di condizioni ai limiti che occorre confrontare con
le condizioni connesse col problema in esame.
Per quanto concerne l'impiego delle serie di Fourier nel calcolo delle
travi prismatiche e anulari, ricordiamo che notevoli vantaggi si possono ottenere nello studio di casi aventi iperstaticit diffuse, ma principalmente per
la soluzione delle lastre caricate nel piano o inflesse che l'utilit pu essere
di grande rilevanza.
13 -
POZZATI, ll-1.
Capitolo decimo
194
195
Fig. 10.1
rt
sue caratteristiche, spesso possono senz'altro venire esclusi o. gli uni o gli
altri; inoltre la costante b0 , facente parte dell'insieme dei termini simmetrici,
1
a,=n
b)
j!
! 1 t::---1 .
1~1~
[I0.4]
I
'
I_........
4[,
an=--,
n:n:
(n= l, 3, 5, ... )
4[,
sennz
f(z)=J;a, seu n z = - J ; - - .
n=l
n n
n
(n= I, 3, 5, ... )
[10.5]
Fig. 10.2
[10.6]
Ma l'annullarsi di una parte dei suoi termini pu essere rilevata immediatamente notando che l'ordinata media nulla per l'intervallo 0-2n (quindi
b,=0); che, essendo l'andamento antimetrico rispetto agli estremi, risulta
bn=O; ed essendo simmetrico rispetto a n/2 si annullano i termini sen nz
di indice n pari (fig. IO.la). Lo stesso esempio consente di rendersi conto come
Fig. 10.3
Capitolo decimo
Notiamo inoltre che, ponendo l'origine nel centro di nn gradino (figura I0.2d), si ottiene analogamente, dalle [I0.3], b,=0, an=O,
196
'"f
I
h.=n
4
/(z) cos nz dz=-f,
:n;
"''f
0
n-I
nn
ma (sen nz),"12 si annulla per n pari, e per n dispari vale sen 2=(-I) 2 '
quindi
4J;
n- I cos nz
[10.7]
f(z)=J::b.cosnz=-' L; (-!) 2 - - ;
n
:n; ~~
n
"
(1-+++-.. )=1,.
'+'f
(2-,+')I
nn
"f:
2/,
2/,
=---cos nn=-(-I)n+I.
nn
[10.12]
n11:
011:
[I0.8]
'"f
"f
2dF
2J;
an= --sennz=~
nz sennz d(nz)=
ed facile constatare che tale serie fornisce risultati coincidenti con quelli
dell'espressione [I0.6]: infatti, ad esempio nel centro (z=O), come con la
[10.6] si ottiene
f,
197
2F
hn=-cosne.
"
e) Cambiamento di denominazioni.
/, sen nz dz+
[I0.9]
e le espressioni di b,, a., bn sono ancora date dalle [I0.3], che diventano
pertanto
(2n-e-<'J)
1
b,=2a
"Jt<X'J dx,
[IO.li]
"J
-a
[I0.15)
I ].f(X)cosa.xdx.
h.=-
[IO.IO]
"
oo
2F w
f(z)=J:: a. seu nz=-J:: senne sen nz.
I
n I
[10.14]
dove
e-d
4j,
[I0.13]
-a
199
Capitolo decimo
Nella tabella 10.1 sono riportati i valori dei coefficienti di Fourier per
alcuni casi ricorrenti.
Quindi la funzione carico nota e pu venire espressa con lo sviluppo
in serie
[10.17]
q(x)=fq. sena. x;
(an=n,,/l)
198
x={}r;
n=l
n"
n"
pertanto l'argomento an x=---;;- X diviene a. ff=Tff. In particolare, per
{}
'
v(x)=
[10.16]
x=1Jr,
10.2. L'impiego delle serie di Fourier nello studio delle travi prismatiche.
Vn
sen an
[10.18]
(a.=n,,/l)
X,
n=I
ma ha le ampiezze " incognite. Il legame tra le due funzioni fornito dall'equazione differenziale EJ v'v=q; per cui, derivata l'espressione [10.18],
per il principio di identit delle serie sussiste la relazione
[10.19]
(a.=n,,/l)
Vn,
~,4
e)
p~,J.,,.i
.LSO
Fig. 10.4
d) ~'1t
12 Eoo q. sen a. x
M(x)= 2
" '
2t
i
i
i
i
p~',[
:A
l'una rispetto alle adiacenti (fig. I 0.4): infatti essendo antimetrica la condizione
di carico (quindi ogni sua conseguenza) rispetto ai punti x=O, x=l, in tali
punti, poich risultano nulle le quantit che hanno carattere di simmetria
(v=O, M=O), vengono rispettate le condizioni di vincolo della trave appoggiata.
'
<p(x)- :n'E'J
Eoo q. cos a.
n'
1
I !f. q. cos a. x
T(x) =-"'-'
" '
n;)
'
[10.21]
In definitiva la prima cosa da farsi il calcolo dell'ampiezza qn dipendente dal dato del problema, che il carico (tab. IO.I). Da essa si ottiene poi
ogni altra quantit sviluppando la relativa somma, la cui convergenza alle
volte tanto notevole (specialmente per gli spostamenti) che possibile ottenere buone approssimazioni anche limitandosi al solo primo termine, ossia
all'armonica fondamentale (es. IO.I): naturalmente, per un dato carico, la
convergenza dello sviluppo pi rapida per lo spostamento v di una sezione
che per la sua rotazione <p=v', e pi per <p che per M = -EJ v''; ci in accordo con quanto stato accennato sull'effetto frenante della convergenza
dovuto all'operazione di derivazione (par. IO.I.le).
Infine pu convenire osservare che un carico rappresentabile con una
sola armonica di ordine n provoca una linea elastica e un diagramma dei
momenti affini, ossia rappresentabili anch'essi con un'armonica del medesimo ordine.
Capitolo decimo
200
201
e in definitiva
[I0.25]
(u.=n n/l)
[10.22]
e) Trave inflessa e soggetta a sforzo normale, vincolata a un suolo elastico (appoggiata alle estremit).
tale condizione di carico pu essere utile per studiare insiemi di travi giacenti anche
in piani diversi e collegate lungo i lembi.
-t- ~..L------
Fig. 10.5
il carico (che interviene nella definizione di Mtr) possono essere rappresentati con
sole serie di seni. Per Mtn che il momento provocato dai carichi trasversali,
in questo caso conseguente tanto alle azioni esterne quanto alla reazione del
suolo, ed quindi esprimibile con la terza delle relazioni [10.25]. Pertanto, sostituendo nell'equazione [b] ed eliminando il fattore comune sen anx, si ottiene
In una generica sezione alta h si ha (le azioni t dx hanno, lungo l'intero lembo
della trave, risultante nulla, e sono quindi nulle le reazioni degli appoggi)
fn
N(x)= } t(x) dx=l:- son un x,
n
[b]
t(x)~ff tn cosanx
1Fx
t
EJv"=-Mtr-Pv,
a.'+kb/EJ
Un
[10.26]
Pvn,
[10.23]
M(x)=EJ
J:1 an
Vn
sen an
X.
[I0.27]
Esempio 10.1.
quindi, essendo M =
seni, si ottiene
v=Evnsenanx,
Vn=
[10.24]
4q
nn
qn (tab. IO.I)=- ;
d) Trave appoggiata alle estremit, su suolo elastico.
Nel cap. VI abbiamo visto che per una trave prismatica posata su vincoli elastici
tra loro vicinissimi vale l'equazione differenziale
d'v
EJ dx' =q(x)-kbv,
[a]
indicando con k il modulo del " suolo " ideale al quale pu venire assimilata l'azione
dei vincoli, e con b la larghezza della sezione a contatto con lo stesso suolo.
Capitolo decimo
202
203
(dv)
'PA(M)= dx
.-r=O
2Ml ~ 1
J; - .
n EJ 1 n 2
(n=l, 2, 3, ...).
=2
[e]
"'
di 11%).
'
<fB(M
2Ml
) = n 2EJ
J: cos nn
1
-n-,-;
2 ( -1+22-3'+
1
1 ... )
~
2P
1
nn
[d]
tenendo conto per esempio dei primi 5 termini, la rotazione risulta, a meno
di Ml/EJ:
(n=l, 2, 3, ...);
2P~
= - --(-1) 2
1
=-0,1699
2=0 02053
"' '
(n= 1, 3, 5, ...)
[e]
quindi:
[/]
2
( 1+3'+5'+
1
1 ... ) '
M 0 =7Pl
"'
n4EJ
n4
La linea elastica per effetto di una coppia di mom~nto uni~ario, applicata ~n 1;lll
generico punto di ascissa e, pu essere ottenuta der1va:id? rispetto alla. var1ab1le
e l'espressione precedente con P=l (par. 10.2.lb), qumd1 (figura 10.4).
[b]
Capitolo decimo
204
Inoltre risulta:
qza
cosa X
n
n2
'
e.o
M=-EJv''=---2 L:
2n 1
ql'
( ad es., per x=O, M=- 2n 2
205
(n= 1, 2, 3, ...)
1
ql'
f Jl2=12 ,
00
essendo
1 "')
f !2=6
00
Sovrapponendo i due casi (2, 4) riportati nella tab. 10.2 (il valore medio al
solito nullo, essendo il complessivo carico equilibrato; 2a=l, an=2nn/l):
2P r.t>
P e.o
q(x)=- L: [-l+(-1)"] cos a.x= - - L;cos "n x,
a 1
a i
(n= 1, 3, 5, ... )
4P
q.=--,-.
'"'
V =~
4n4EJ -;i
(1-cos an x)
Fig. 10.6
n4
(n= 1, 3, 5, ...)
Esempio 10.2.
n2
Soluzione, in serie di Fourier, della trave incastrata soggetta a un carico uniforme e a un carico concentrato nel centro.
a) Carico uniformemente ripartito.
P=ql (caso 2 della tab. 10.2) insieme con l'azione esterna q uniformemente di-
a
I
1
2mt)
2P
q.=--1-=-2q
Linea elastica:
00
V=v 0
Studiare, impiegando le serie trigonometriche, una trave di lunghezza illimitata, appoggiata su suolo elastico e soggetta a una serie di carichi equidistanti.
La soluzione della trave su suolo elastico gi stata trattata nel cap. VI: in
generale l'impiego delle serie trigometriche non offre particolari vantaggi; alle
volte pu essere utile per ricavare integrali particolari relativi a condizioni di
carico complesse.
Venendo al caso in esame, poich i carichi e la reazione del suolo di modulo k (r=kbv) costituiscono un sistema equilibrato, si ha b,=0 quindi (caso 2
della tab. 10.2; 2a=l, an=2nn/l):
+.E Vn COS an X
q(x)= L: (qn-kbvn)
00
an X,
(n=l, 2, 3, ...)
q.=2P/l.
la costante v0 determinata dalla condizione che per x=O sia v=O, quindi:
=-l.:vn,
COS
con
EJan 4 Vn=qn;
V0
(n= 1, 3, 5, ...)
n2
ql'
00
v=---L:
81-EJ i
(1-cos "n x)
n4
ql'
(
1
1
)
f=v(x=l/2)= 8n'EJ 2 l+34+s<+ ...
4
(con un solo termine, il coefficiente numerico vale 2/8n =1/389,6 invece di 1/384).
Linea elastica:
(n=l, 2, 3, ...)
X,
kbl'
16n 4EJ'
"
q.
EJa.'(l+efn')
206
Capitolo decimo
del periodo (fig. 10. 7), valgono ancora sia l'espressione dello sviluppo [10.14],
sia le tabelle IO.I, 10.2, purch in esse si ponga (par. IO.le):
f'
a=nr,
207
[10.28]
x=fJr,
Una volta definita la funzione carico, si passa al calcolo delle sne conseguenze (rappresentate anch'esse con serie trigonometriche), utilizzando. le
formule che legano la prima alle seconde: per l'anello circolare tali formule
16n' 2 105 10 7
0,07884,
10'
kbl
5. 120. 800
PI'
8n'EJ
0,2083 cm,
0,0329cm,
PI
2n 2 =40,53 tm ;
v(x=0)=0,2083+0,0329 (0,9270+0,0622+0,0123+0,0039+0,0016)=0,241 cm ;
M(x=0)=40,53 (0,9270+0,2487+0,lll0+0,0625+0,0400)=
=40,53 1,3893=56,3 tm.
Per quanto riguarda il momento flettente pu essere opportuno notare che
il resto della somma, pressoch indipendente da e, vale 0,1813 (I l/n'=n'/6 per
n=l, 2, 3, ... ); quindi il valore effettivo :
a)
Fig. 10.7
furono ricavate nel par. 4.2; e pertanto dovremo anche qui supporre che
le dimensioni della sua sezione retta siano piccole in confronto al raggio e
che un asse principale d'inerzia della sezione giaccia nel piano dell'anello.
Il riferimento cartesiano (fig. 10. 7) sar ancora quello indicato nello stesso
cap. IV.
10.3.1. Carichi radiali (fig. 10.8).
10.3. L'impiego delle serie di Fourier nello studio delle travi ad anello.
gi stato accennato che, volendo rappresentare una funzione con serie
trigonometriche, nulla camhia se essa si sviluppa con andamento periodico
lungo una circonferenza anzich lungo una retta. Nel nostro caso, al solito,
la funzione primaria da rappresentare il carico con le relative eventuali
reazioni dei vincoli, e debbono essere impiegate le serie di coseni o di seni
a seconda del loro carattere di simmetria o di antimetria. Non staremo a
ripetere le osservazioni gi fatte, ancora tutte valide; ricordiamo soltanto
che, se r il raggio della circonferenza caricata, e se 2fJ,r~2nr la lunghezza
208
Capitolo decimo
u= un sen nfJ ,
u.=
r' [
n~".._1
r
1 ]
n 2 (n 2 -l)EJ, + EA
qyn I'
N
=
--
n
n2-J
dalla quarta
209
Fig. 10.9
(M,= T"r):
..
Mzr 2
Infine, essendo v+v=-EJ [form. 4.4], risulta:
'
V=Vn
cos n{} ,
qzn r2
n-
EJ,(n'-1)'
Myn=-.--I,
EA .
ed essendo N=-- (u-v) [form. 4.4]:
r
u= un sen n{} ,
u.
qyn r' (
r'
n(n'-1) EJ,(n'-1)
Mvn
Mxn=--,
1 )
+ EA
W=Wn
cos nfJ,
wn
q,. r<
(n 2 -1) 2
1
EJ"
+ n GJ,
2
Fig. 10.10
qxn
r2
n(n'-1)
I
I
I casi n=O, n= 1 sono privi di significato, poich le corrispondenti condizioni di carico non sono equilibrate.
V=Vn
cos nfJ,
n(n'-1) 2EJ,'
[a]
14 -
POZZATI, ll-1.
Capitolo decimo
210
TABELLA
mxnr
Mvn=--,-1,
n-
W=Wn
cos nff,
mxn r
Wn
(n'-1)'
I
EJy
10.J.
I )
GJ, .
Fig. IO.Il
~
~
4.({Jj
'2
Esempio 10.4.
Studiare, impiegando la serie trigonometriche, l'anello della fig. 10.12 (#0 =n,
IJ1 =n/8).
4q
1
nn
qy(IJ)=qo+-X:- sen cosnlJ.
8
n n n
(n=2, 4, 6, ... )
4
! illJl~q--- ~e~
!>l2cl< >l2cl< i
!
i lp
I
!
~<sJ
sq senan c.senan e 13
a
an
1 ,s, ...
P1
iI
t,J,s, ...
Fig. 10.12
n+1
2q (_7)
a an
~~(-1) 2,
qyn=2Pjnr;
1
1
M,(IJ=O)=l-_ Pr (2._+- + - + ),
"
3 15
35
e arrestando ad esempio il calcolo a n=lO si ottiene 0,909 Pr/n (invece di Pr/n).
Bq
ri.n
a2
n-1
qs, ...
212
Capitolo decimo
213
10.2.
~.
j---a
1
'
'
I
I
I
I
I
I
I
I
-?>12c\<''
'p
I
I
I
I
I
I
i'
.I
I
I
I
I
l{_ffiTI
I
I
I
42c~
t
I
I
I
I
I
{[Ilj] i [)IlJJ
I
I
I
I
I
I
I
-fEe*e;.I
'
~e*e"'i
tp
I
I
I
I
I
I
I
1,2,3, ...
n
senan
e
qc -2qfi)--a a
an
~213, ...
2a
p (-i)
1,2,3, ...
I
I
I
I
pi
I
I
I
I
Ia
I
I
I
_E_
a
:~:
'.l::- !
!a
1,2,3, ...
42c~ i ""\2c~
'
qc 2q sena,, e
a- -a;;-
p'
I
I
I
I
I
I
I
I
I
I
I
I
I
I
I
I
I
I
I
I
I
I
'
'
I'
I
I
'P
'
I
I
rrtw
a,,-ncf
a--?f
lfITiq
I
I
?o12c~
x.,
I
I
I
~I~
2f cosan.e
1,2,3, ....
4q 1
(;!~
1,3,5,. .
a-
4q
~ - a2
a;1
1,3;5, .
215
j(x)
1h 2h
Fig. 11.1
attuare in un adeguato numero di punti, pagando l'evidente prezzo dell'approssimazione e della perdita di utili indicazioni qualitative frequentemente
fornite dalla soluzione generale, ma rendendo semplice la deduzione dei
risultati che alla fin fine, purch attendibili, sono quel che pi importa all'ingegnere. Resta, vero, la verifica del grado di approssimazione: ma frequentemente esso pu essere saggiato con facilit, specialmente con l'ausilio di
un elaboratore, confrontando gli esiti di calcoli relativi a differenze di diversa
ampiezza; inoltre, come accenneremo in seguito, spesso possibile, senza
alterare le caratteristiche del metodo, affinare le approssimazioni sia direttamente, ricorrendo a particolari legami polinomiali, sia per estrapolazione,
una volta esaminati dne o pi casi relativi a diverse lunghezze degli intervalli.
Per l'importanza dell'argomento, che riguarda quindi il problema generale
1
<11 l La prima trattazione organica delle equazioni alle differenze finite venne data
da BROOKS TAYLOR, The Method of Increments (ricordata nel vol. in seguito cit. di
v. KiirmRn); nun1erosi contributi furono forniti da lSAAC NEWTON. Per un ampio e appro~
fondito esame, in merito alle differenze finite, si veda il vol. di L. CoLLATZ, The Numerica/
Treatment of Dijferential Equations, Springer, Berlin, 1960, 3a ediz. (Band 60 della collana
Die Grundlehren der Mathematischen Wissenschaften in Einzeldarstellungen J)).
Chiare e sintetiche esposizioni si trovano, ad esempio, in capitoli delle seguenti opere:
K. BEYER, op. cit. (v. bibl.), 1933 (za ediz.), vol. 1, p. 129; T. v. KARMAN e M. A. BroT,
Mathematical Methods in Engineering, McGraw, 1940 (9" ediz.), cap. 11; C. T. WANG,
Applied Elasticity, McGraw, 1953, cap. 6. Per impieghi pruticolari relativamente al calcolo
delle strutture di fondazione: P. PozZATI, Metodi per il calcolo delle fondazioni, Zanichelli,
Bologna, 1953 (capp. 6 e 7).
>i
I<
h=/J.x
Capitolo undicesimo
216
(dxdf) , -f,,,-f-1n,
2h
iJf
x/h
[11.4]
iJ'f
iJ'f
217
iJ'f
12
14
12
16
24
38
12
54
36
74
d'f) "'(/,,,-/,
( dx 2 0 h
[11.5]
d'f) =(~)
Srn-S-rn - (f,-2f,,,+f,,,)-(f_27,-2f_,,,+f,) ( dx',
dx,2h
2h3
[11.6]
-[_,,, +2f-11,-2J;,,+J,.
Cose del tutto analoghe possono esser dette per le differenze a sinistra.
Pu essere interessante notare che un errore relativo al valore in O della
funzione fa risentire effetti in genere crescenti aumentando l'ordine delle
differenze. Ci, ad esempio, trova conferma nella sequenza delle differenze
segnate nella seguente tabella, che mostra la propagazione di un errore localizzato unitario:
o
o
2h3
[11. 7]
128
o
o
iJf,=J;.-f,'
iJ'f,=iJJ;,-iJf,=f,-2J;,,+f21,'
iJ'f,=-f.+3frn-3J,,+f,,,
[11.8]
-3
-2
o
o
o
o
IO
-20
-1
-4
-10
-4
-1
[11.9]
EJ
[Il.IO]
Capitolo undicesimo
218
[11.11]
interessante notare che la relazione [11.9] pu essere ricavata anche
scrivendo l'equazione di equilibrio del nodo O alla traslazione verticale, com'
d'altronde da attendersi appena si rifletta alla genesi della stessa equazione
(dT/dx=-q). Basta isolare i due tratti lunghi h e applicare le azioni interne
rese esplicite in conseguenza dei tagli effettuati (fig. 11.2): espressi allora i
momenti in funzione degli spostamenti, poi (mediante le condizioni di equilibrio alla rotazione) gli sforzi taglianti in funzione dei momenti, la condizione di equilibrio alla traslazione per il tratto infinitesimo collegato alla
Fig. 11.2
sezione O fornisce immediatamente l'equazione [11.9] (ll.zJ. Pertanto l'equazione [11.9] garantisce, se i carichi sono concentrati nei nodi, l'esattezza
degli incrementi L1 T degli sforzi taglianti; e, se in una sezione viene prescritto
il valore esatto del taglio, degli stessi sforzi taglianti T e degli incrementi
L'.JM=TLix; infine l'esattezza anche dei momenti, se di questi noto e viene
imposto in una sezione il valore esatto (ad esempio valore nullo all'estremit
di una trave appoggiata, o all'estremit libera di una mensola, esempio Il.la, b) (ll. 3J. Comunque, anche nei casi staticamente indeterminati
per i quali lo stato di sollecitazione, dipendendo da quello di deformazione,
risulta inevitabilmente approssimato, spesso si ottengono approssimazioni
219
[11.13]
Vediamo ora il modo di procedere. Divisa la trave in tratti di uguale lunghezza, si scrivono le equazioni di equilibrio alla traslazione [11.9] in corrispondenza delle varie sezioni (nodi) che delimitano gli intervalli, ma limitatamente a qnelle che sono suscettibili di traslare; ci perch, se lo spostamento
di nn nodo k nullo per la presenza di un vincolo, non incognito v,, e
d'altronde non ha senso imporre nna condizione di equilibrio che la reazione del vincolo sempre in grado di soddisfare. Il numero delle incognite
risnlta per pi elevato di quello dei nodi e quindi delle stesse equazioni [11.9]. Infatti, se la sezione estrema O di una trave (e ad esempio quella
di sinistra) pu spostarsi, accade che nella relativa equazione compaiono
due incognite v_11,,, v_ 21i relative a nodi giacenti sull'ideale prolungamento
della trave, d'accordo col carattere della stessa equazione indefinita di equilibrio, la quale stata ricavata per l'appunto prescindendo dalle condizioni
di vincolo, ossia considerando la trave di lunghezza illimitata; ma le cose
si sistemano, perch alle due incognite supplementari (ausiliarie) che si sono
aggiunte fanno riscontro le due correlative condizioni ai limiti. Osservazioni
Fig. 11.3
EJ
V-Ili= -Vlli ;
(deformata antimetrica)
[11.14]
Capitolo undicesimo
220
Esempio 11.1.
--+ V-1n=V11t ;
(deformata simmetrica)
[11.15]
T'=-q.
[11.17]
6v,-4v1 =qh'/EJ.
14
qh'/EJ, v,=4 qh'/EJ=0,0137 ql'/EJ (il valore rigoroso
a)
b) qh 1111/lom
fltfttfOOff'ftttOfft
<
3=-zt 2
B'
6v1 -8v,=qh'/EJ,
!---
fi~.
nodi 1, 2,, te;riendo conto della simmetria e delle condizioni di vincolo [vA=O;
MA=O qu1nd1 v3 =-V 2 , rei. 11.14], fornisce il sistema:
[11.16]
M=-EJv",
221
-I
2+
I 2
!<------- l -----4
yqh
t---1-- I
~--i
1<--l __,,
[11.18]
Fig. 11.4
[11.19]
Le quantit B, B', B" sono note, essendo assegnata la sezione della trave
in ogni punto. Quindi, mediante le relazioni [ll.4], ... , [11.7] l'equazione
[11.19] in ogni nodo pu essere espressa alle differenze.
T1 =0].
riguarda il taglio, la cui espressione ora data dalla [11.18], coincide con
quella valida per la trave prismatica qnando nella sezione in esame si ha
M=O, oppure B'=O.
Condizioni ai limiti:
[a]
6v,-4v1 +v,+v,=qh'/EJ.
</)A=O -+ Vr;=V2,
Mi=O -+
V3
=2v1 -v 2 ,
~~.
La soluzione :
v,=qh'/EJ,
v,=2,5 qh'/EJ=0,156ql'/EJ (valore esatto O' 125' errore 24' 8%)
o '
MA=-2v,EJ/h'=-2qh'=-ql'/2 (coincidente col valore esatto, par. 11.2a).
Capitolo undicesimo
222
valori che si possono anche ottenere direttamente per analogia con quelli
precedenti.
chiaro che, con tale modo di procedere, la funzione viene rappresentata
mediante uno sviluppo polinomiale limitato ai soli addendi con esponenti
compresi tra O e 3 <11 4!.
6v1 -8v,=qh'/EJ,
8v,-4v1 =qh'/EJ;
La soluzione :
'
223
5
qh'/EJ
8
'
=-
v(x)=C,+c,x+C,x 2 ,
6
M, =g qh'= 1,125 (ql'/24) ;
se si vuole che esso assuma i valori v_1h, v0 , v1n in corrispondenza di una terna
di punti -lh, O, lh (con l'originale delle ascisse in O), le costanti debbono
valere
v(x)=C,+c,x+C,x'+C,x'
[11.21]
al tratto della linea elastica interessato da due incognite ausiliarie e da altrettanti spostamenti incogniti effettivi. Posta l'origine delle x in O, imponendo
le condizioni che in corrispondenza dei punti -2h, - Ih, O, Ih la funzione
acquisti i valori v_ 2h, v_1 11., v 0 , v11"' per le costanti si ottengono i valori
e,
e,
[11.22]
e,
1
C3 = h' (-v_,.+3v_'"-3v,+v11,).
6
6v,-4v1 +v,+v,=qh'/EJ,
quindi sin qui nulla di nuovo rispetto al procedimento solito. Risultano invece
modificate le condizioni ai limiti, a parte quella riguardante il momento:
<fA=vA'=O'
<11 A> Procedendo come si detto, non si modifica la semplice espressione [11.9] del}'equazione differenziale del 4 ordine, e si opera soltanto sulle condizioni ai limiti.
Migliori affinamenti, con espressioni pi elaborate, si trovano esposti nel vol. di CoLLATZ
citato nella nota 11.1. Interessante il par. 6.6 del vol. di WANG, citato nella stessa nota.
Capitolo undicesimo
224
V5=3V2-0,5 Vi;
225
h, posti
h2
h3
h4
v1 -2v,=qh'/2EJ
-2,5 v1 +8v,=qh'/EJ.
La soluzione
J,.-f_,.
2h
v5 = 1,25 qh'/EJ.
[11.26]
per cui l'errore che si compie esprimendo la derivata prima della funzione
con il rapporto delle differenze prime vale
h4 rv
E _,., _ Li'"
_1_,, - - h'
- ,.,,, __
01-10
h 3! Jo
5! Jo -
Esempio 11.3.
LI/,
Lix
[11.27]
'
Soluzione.
facile quindi, procedendo in modo analogo, ottenere la rilevante propriet che l'errore conseguente al fatto di esprimere la derivata di ordine n
di una funzione con il rapporto delle corrispondenti differenze pu essere
scritto nella forma <11 .5)
LI/,,
,,.
E,n=lo--~,=(h/l)'A,+(h/l)'B,+(h/[) 6 C,+
V3=3V2-,5 V1;
... ,
[11.29]
quindi
v1=0,75 qh'/EJ=0,00293 ql'/EJ (valore esatto 0,00260, errore 12,7%; col procedimento ordinario l'errore stato invece del 50%, v. es. 11.lc),
v,=0,4375 qh'/EJ,
v,=0,9375 qh'/EJ;
MA=
EJ
15 -
PozzATI,
Il~1.
226
Capitolo undicesimo
sole potenze con esponente pari di h, e la serie dei termini da cui esso dipende
si smorza rapidamente, se h piccolo rispetto a I. Ma, nella soluzione di
un problema definito da un'equazione differenziale lineare e da condizioni
ai limiti pure esse lineari, la propriet [11.29] riguardante la derivata di ordine n della funzione vale anche per la funzione stessa; ossia anche l'errore
nel valutare questa dipende soltanto dalle potenze pari di h C11 6l,
Pertanto, quando, relativamente a un'equazione alle differenze, siano stati
calcolati in un punto O pi valori/,, della funzione che si vuole determinare,
avendo adottato ogni volta un diverso numero di intervalli h, lo sviluppo
[11.29] consente di istituire un sistema di equazioni in cui figurano come incognite, oltre al valore pi affinato f 0 * della funzione, le costanti A 0 , B 0 , , e
come termini noti i vari ..foi S'intende che, quanto pi questi sono numerosi,
tanto maggiore pu essere l'affinamento, ma in genere la velocit della con~
vergenza notevole, ed sufficiente un numero molto limitato di equazioni;
se per f,, * si ottiene il valore rigoroso, ci significa che le derivate al di l del! 'ordine considerato non hanno influenza.
227
Soluzione.
a) Adottati due soli intervalli
nisce (es. 11.lc)
v,~0,0078125
v,~0,00390625
MA~-ql'/16~-0,0625
ql'/EJ,
Adottati 4 intervalli
(h~ 1/2),
(h~l/4)
ql'/EJ,
ql',
M,~0,0625
ql'.
ql',
M,~0,046875
ql'.
risulta
v,*~0,002604167
Esempio 11.4.
MA *+0,078125 ql'~(l/4) 2 A, ;
b)
a)
q
~ nunhnnnn1uu ~
!<-----
l ________,,
I< h=l/21
h=l/4
I< 'i
~ 2I
11.5. Soluzione di nn sistema di equazioni alle differenze espressa mediante un'equazione algebrica Cll.7J
Fig. 11.5
<11 6 > Ad
[11.30]
dx"
[a], [b]
[cl
(/1 -/,)~-
[d]
[11.32]
[11.33]
[e]
(4)'A,- (4)'B,...
x"
[11.31]
d"/,
Ll"f, (h)'
dx':-y=
T A.,+ (h)'
T B.,+ ... ;
::;,
f,=Cq;,
troncato~
f,= E
e, q;, ,
[11.34]
i=l
cii.7 > Si veda, ad es., il chiaro cap. XI dell'op. di KARMAN e B1or citato nella nota 11.1 .
Capitolo undicesimo
228
con le costanti e, da determinare mediante le condizioni ai limiti che la funzione J-i: deve soddisfare; esse, come abbiamo visto, vengono inevitabilmente
chiamate in causa nella scrittura del sistema delle equazioni alle differenze.
In definitiva, la soluzione dell'equazione [11.30] pu essere ottenuta (continuando a utilizzare la corrispondenza tra le propriet delle equazioni differenziali e alle differenze) sommando alla soluzione [11.34] dell'omogenea
associata una soluzione particolare, che tiene conto del termine noto hx.
Esempio 11.5.
(il.8)_
Rese indipendenti le campate mediante tagli praticati sugli appoggi, ed esplicitati i momenti Mi (i=l, 2, ... , x, ...), l'equazione ricorrente di congruenza
(equazione dei tre momenti, par. 14.2.1)
[g]
Mx= -
229
ql'
JT [1-(-J)X (0,26795)'].
[h]
. oc;
O
b)
a)
z::
z:: :zs: 2 3
e)
~:zs:
O I
2
X
Fig. 11.6
[a]
Le radici sono
<p,=-2+V3 =-0,26795,
[b]
<p,=-3,73205,
[e]
[d]
[e]
[/]
;per
.(11 .9 >
e~~
Mx
Mx+l
Mx-1
= Mx :;
Mx.r1
M,_, = M,
Mx
M,_,
L 'equazion~ dei
'P
Mx-1+4Mx+Mx+1=-
qn/2
----z;:;- X=-ax.
[i]
C=-a/6,
Mx,p=-ax/6.
[I]
. La soluzione generale dell'equazione [i] si ottiene come somma della soluztone [d] dell'associata omogenea (ora C 2 diversa da zero perch le campate
non sono infinite) e della soluzione particolare [/]
'
Mx~C, (-0,26795)"+C, (-3,73205)'-ax/6.
[m]
. Dovendo aversi Mx=O per x=O, risulta C 2 = -C1 ; si ha inoltre l'ulteriore condizione Mx=O per x=n. La soluzione quindi definita.
C)
CAPITOLO
XII
PREMESSE E RICHIAMI
coefficienti
"
"
F
Fig. 12.1
234
Capitolo dodicesimo
Premesse e richiami
Per quanto riguarda le convenzioni sui segni da attribuire alle varie azioni
presenti nelle equazioni di equilibrio, riteniamo positivi i momenti destrogiri, le forze orizzontali verso destra, quelle verticali verso il basso; e analoghe
convenzioni vengono adottate per i movimenti (voi. I, par. 8.3).
Qualche chiarimento pu essere opportuno anche in merito ai segni attribniti ai termini presenti nel sistema [12.1], per il quale la generica equazione
pu venire in breve scritta
235
- J: k,! a;+F,=0,
[12.l ']
f=l
mettendo cos in risalto le dne essenziali presenze della forza esterna e del
complesso delle azioni interne, queste ultime conseguenti ai vari movimenti
indipendenti a. Che le azioni interne debbano figurare col segno negativo,
facile rendersi conto per la definizione data dei coefficienti di rigidezza, i
k11
,,-"
,' ,li,__
Cf,=1
'
B,.!
M;,b '
~r:: q;-1
\..!:;(.LS'(
~A
Ate
Ikll =A'{,,,+~ I
k,2
,--,
fl':z =1 :
'A
'B -k,2 :
I
\
I
Bf
~:
~=1
a)
Fig. 12.2
cui segni, per le convenzioni adottate, sono concordi con quelli dei correlativi movimenti a. Infatti, riferendoci per maggiore concretezza al semplice
esempio della fig. 12.2a, chiaro che il coefficiente di rigidezza k 11 =M +M.,
il fittizio momento che sarebbe necessario applicare al nodo A (o pi precisamente alle estremit A delle aste A-B, A-C) per fare avvenire la sola rotazione a1 =1; momento considerato positivo, quindi con senso orario, con1e
la stessa a 1 Analogamente, per fare avvenire la sola rotazione a 2 =1 del
Premesse e richiami
Capitolo dodicesimo
236
nodo B, occorre l'intervento di un vincolo ausiliario nel nodo A (o pi precisamente all'estremit A dell'asta A-B) in grado di impedirne la rotazione
e di fornire il momento fittizio k 12 ; e s'intende che anche questo va slip
posto positivo, quiudi destrorso. Ma nell'equazione figurano le azioni interne (in questo caso i momenti) trasmesse al nodo in esame dalle varie
membrature; e allora, secondo quanto indicato nella figura, tali azioni
hanno senso opposto a quello dei momenti k, che come si detto si pen
sano applicati alle estremit delle aste.
Incidentalmente notiamo che i coefficienti di rigidezza per la trave prismatica della fig. 12.2b, avente l'estremit destra suscettibile di subire i due movimenti indipendenti a1 , a 2, valgono (i sensi delle forze F1 , F2 sono assunti
secondo la citata convenzione; R=EJ/l)
[a]
k 11 =4R,
1 l
=J M M'(Xa) ds/EJ,
0= M M'(Yal dsjEJ,
[b]
0= M M'(Ma) ds/EJ,
237
[12.2]
avendo indicato con hii il valore della stessa sollecitazione Si per a1= 1; ed chiaro
che, in genere, non tutti i movimenti interverranno nell'espressione [12.2].
12.1.2. Strutture genericamente caricate. Il ricorso a vincoli ausiliari.
F=F,-F,
[12.3]
avendo indicato con F0 le azioni esterne. E cos si ricade nel caso, esaminato
nel punto precedente, per il quale le condizioni di equilibrio possono essere
espresse nell'utile forma [12.l] C12 2>; non staremo a insistere, perch per
quanto ci sar necessario pu bastare il cenno fatto, e anche perch il metodo
dei vincoli ausiliari venne gi precedentemente illustrato. Ci limitiamo a
ricordare che, se una quantit nulla nella pri:ffia fase, il suo valore ovvia~
mente coincide con quello che si ricava nella seconda: ci per l'appunto
accade per i movimenti dei nodi provvisoriamente vincolati; quindi, ad esempio per la struttura della fig. 12.3, a tale effetto. le condizioni di carico a), e)
sono equivalenti (propriet dell'equivalenza; voi. I, par. 9.2.3).
<12 2 > Con riferimento alla fig. 12.3, si ha, ad es. ne1Ia prima fase (nodi bloccati) pensando le aste prismatiche: Mb,,=q1 a 2/12 (destrors_o),_ Mh 0 =-q1bz/12 (sinistrorso), M 0 b=
.:o=q1 b~/12. Quindi, nella seconda fase, si debbono applicare, ad es., in corrispondenza
del' nbdo B, le <1 forze F 4 = -(q1 a 2/12-q1 b 2/12), F 3 =q1 (a+b)/2; e nel nodo C,
F,~M,.-(q,b'/12).
238
Capitolo dodicesimo
Premesse e richiami
S'intende che per ottenere il valore totale di una qualunque sollecitazione S, occorre poi sovrapporre gli effetti ricavati nelle due suddette fasi,
ossia sommare al valore [12.2] quello d'incastro perfetto della prima, scrivendo in definitiva
S, (totale)=S,+S,{a)=S,+E h,1a1
[12.4]
q,
_,_ n
q,
lj,
"'
"'
'I,
_,_
lj,
e )M,,
a)
a~h
[12.7]
_,_
_,_
"
239
~GA
B
1Tf-4RI
b)
"Te;.
Tf-3R
e)
d)
:dG
B A
Tf-2R
_;;,M
Jll{.6R
Fig. 12.3
Ma 4EJ
W.=--=--=4R ;
'7'a
I
[12.5]
nei casi in cui la sezione B sia lasciata libera di ruotare, o si abbiano configurazioni simmetrica o antimetrica (fig. 12.4b, e, d),
Wa=3R,
0~ 1 6Rll
A,q_~,
PI
r'-
_p/
_, 3R//.
3R
I'
b)
_F//2
arco po,mbolico (J.J/cos{},]\.Ej/l}
Pc
~~1'5~
~-./<i~-l,\y ~:f ~!L d)
Fig. 12.5
~:'.~
b) Rigidezza alla traslazione. - Data una trave A-B, pensiamo di imprimere alla sua sezione terminale A la traslazione o.= 1 lungo una data direzione, considerando gli altri movimenti cli entrambe le estremit di solito nulli:
definiamo rigidezza alla traslazione u. la correlativa forza, che pu essere pensata causa o effetto, indifferentemente. Citiamo alcuni casi ricorrenti: per
Capitolo dodicesimo
Premesse e richiami
Allora per una qualunque asta s risulta, utilizzando la relativa espressione M;,= W,, 'Pi [relaz. 12.11],
240
12EJ 12R
Ua=-,-=--p:-;
1
[12.8]
[12.14]
[12.9]
241
essere opportuno notare che le espressioni [12.5 e 12.6] delle rigidezze (relative
ad aste prismatiche) potranno essere impiegate soltanto quando i nodi ruotano senza traslare; ed chlaro che se la sezione di un'asta variabile, posA ,.
a)
[12.10]
12.1.4. Distribuzione di un momento tra piu aste aventi rigidezza alla rotazione nota.
A un nodo J in cui si collegano n aste per le quali nota la rigidezza alla
rotazione, sia applicato un momento M; (fig. 12.6); allora utile, in relazione
anche allo studio di strutture complesse, conoscere come M 1 si ripartisce
tra i vari elementi strutturali. Se il collegamento rigido, la rotazione 'Pi
del nodo dev'essere uguale, per congruenza, alla rotazione delle sezioni
estreme delle aste che si saldano in J; per cui esse ricevono i momenti, ricordando la definizione di rigidezza alla rotazione,
B
Fig. 12.6
sono essere utilizzate le tabelle date nel par. 3.2. Un esempio molto semplice
di ripartizione di un momento tra due aste aventi uguale rigidit R=EJ/I,
ma diversamente vincolate, riportato nella stessa fig. 12.6b:
[12.11]
3R
M,, =M _3_R_+_4~R-
Mi-}; Mi,=0.
[12.12]
i=l
w,,,
[12.13]
3
7 M,
12.1.5. Distribuzione di una forza trn piu aste aventi rigidezza alla traslazione nota.
a) S'intende che tanto la forza quanto le rigidezze debbono essere correlative al medesimo movimento. Tutto analogo a quanto stato visto relativamente alla ripartizione di un momento: consideriamo una trave j indeformabile, che collega pi aste ad essa ortogonali aventi rigidezza alla traslazione nota, soggetta a nna forza P1 assiale {fig. 12.7). Lo spostamento b;
della trave dev'essere uguale, per congruenza, allo spostamento relativo delle
estremit delle varie aste; qnindi per ciascuna di esse, ricordando la definizione di rigidezza alla traslazione, la parte assorbita del carico, ossia lo
16 -
PozzATI, II-1.
242
Capitolo dodicesimo
Premesse e richiami
Pja='U;a /!Jj
P,,=[fiv ~,
243
[a]
P1-L; P1,=0,
T1=P1 +P,+P3 . La forza T1 dev'essere ripartita, secondo la [12.17], proporzionalmente alle rigidezze alla traslazione delle colonne; ma nell'espressione che definisce le rigidezze sono comuni i valori di E, di i=h1 e del
coefficiente numerico, quindi la ripartizione pu essere eseguita in parti
i=I
P,
..-~~..,,_~~~--.,
[12.16]
traVataj
proporzionali ai momenti d'inerzia J1 delle sezioni dei vari ritti del medesimo piano; e, ad esempio, per l'asta a risulta
a)
p
8
2-. J
A
8
"1Jr
[12.18]
<J
lJa
_l
pd
p
Lo- ....J.
Fig. 12.7
Fig. 12.8
ljb
l}c
riguardante tre aste uguali ma diversamente vincolate: le rigidezze alla traslazione, posto c=EJ/l', valgono U31 =3c, U42 =12c, U35 =12c; e ad esempio per l'asta 4-2 risulta
12
T 42 =PTI'
b) Pu essere opportuno osservare che i diagrammi degli sforzi taglianti
e dei momenti flettenti dei ritti di un telaio comprendente pi piani sono
calcolabili con semplicit quando i nodi possono soltanto traslare e sono
note tutte le forze orizzontali applicate in corrispondenza delle travate. Fa-
mata del telaio che ha i nodi liberi di traslare ma non di ruotare; infatti lo
spostamento relativo di una travata j rispetto alla sottostante j-1 vale, per
la [12.16],
[12.19]
essendo T, lo sforzo tagliante del piano in questione.
12.1.6. Osservazioni.
La validit delle equazioni di equilibrio [12.1], del tutto generale nell'ambito delle ipotesi fatte, indipendente dall'essere la struttura isostatica o
iperstatica. Dal grado di iperstaticit dipende il numero dei movimenti indi-
244
Capitolo dodicesimo
pendenti che intervengono quali incognite uelle stesse equazioni [12.l]; quindi
si verifica la singolare circostanza che se, aumentando il numero dei vincoli,
diminuiscono i movimenti, diminuisce il nu1nero delle incognite da determinare.
In conclusione, dalle equazioni [12. l] scaturisce il procedimento, detto
dell'equilibrio (voi. I, cap. 8), che tende a semplificarsi aumentando il
numero dei vincoli, e viceversa a complicarsi via via che la struttura si approssima all'assetto isostatico; ci fa intravedere, come pi estesamente vedremo
nel par. 12.3, la dualit di tale metodo rispetto a quello della congruenza,
col quale, considerando come incognite le azioni staticamente indeterminate,
le difficolt crescono invece con l'aumentare del grado d'indeterminazione
statica. Dualit d'altronde gi chiaramente insita nelle equazioni [12.1] e
in quelle [12.20], che vedremo a proposito del secondo metodo: infatti i coefficienti di rigidezza comportano per loro definizione il rispetto della congruenza, perch quando s'imprime a un nodo j un movimento isolato ai=l,
e se ne trovano i riflessi su una qualunque parte o sezione i della struttura,
al movimento del nodo .i partecipano uguahnente tutte le sezioni ad esso collegate; quindi con le equazioni [12.I] si determina l'unica soluzione che, tra le
infinite congruenti, ha la prerogativa di essere equilibrata. II discorso si rovescia per il metodo della congruenza col quale, introducendo sin dall'inizio
la condizione dell'equilibrio, si determina l'unica soluzione che, tra infinite
equilibrate, ha la prerogativa della congruenza.
12.2. Condizioni di congruenza per una struttura staticamente indeterminata. Coefficienti di deformabilit.
a) Le equazioni di congruenza espresse con i coefficienti di deformabilit.
Una struttura iperstatica che presenta n gradi di indeterminazione statica
pu essere resa isostatica sopprimendo un corrispondente numero di vincoli
esterni e interni, ed applicando al loro posto le relative reazioni incognite X,,
da determinare con le condizioni di dar luogo a una deformazione della
stessa struttura congruente e compatibile con la presenza dei vincoli eliminati.
In una generica posizione della struttura principale isostatica (soggetta alle
azioni esterne e a quelle incognite X,), dove stato praticato uno dei tagli
per rimuovere la connessione iperstatica, indichiamo con a10 il movimento,
per effetto dei carichi, correlativo all'azione X; messa in evidenza dallo stesso
taglio; con a1i il movimento ~ conseguente a una generica altra azione Xi= 1;
movimenti che sono ritenuti positivi se hanno segno concorde con quello
assunto per l'azione X;. Allora le condizioni di congruenza sono esprimibili
nella forma (gli indici, come per il sistema [12.l], non significano pi una
posizione, ma una diretta dipendenza tra azioni e movimenti; si pensano per
Premesse e richiami
245
'
'
[12.21]
'
'
[12.22]
Capitolo dodicesimo
Premesse e richiami
246
247
[12.23]
essendo S/ la caratteristica di sollecitazione correlativa a {3, conseguente
all'azione unitaria X,=l, correlativa ad a, (es. 14.1) <12 3l.
S'intende che, se il vincolo in corrispondenza del quale si scrive una delle
condizioni di congruenza [12.20] subisce un movimento di valore prescritto a,
o di natura elastica (caratterizzata dal coefficiente a,.), al secondo membro
della stessa equazione si deve porre, anzich zero, ai oppure xi . Utv E se
la stessa configurazione principale a possedere vincoli cedevoli (es. 14.2),
si deve allora considerare, per quanto riguarda il contributo dato dalla cedevolezza del vincolo (si veda la nota 12.3)
b) S'intende che coefficienti di deformabilit per elementi strutturali costituiti da travi prismatiche possono essere frequentemente dedotti da formule
note. A tale proposito si ricorda che la rotazione dell'estremit A di una
trave prismatica AB appoggiata pu venire calcolata con l'espressione
avendo indicato con M., M. i momenti d'incastro perfetto supposti destrogiri (v. tab. 3.5) e applicati alla trave cambiati di segno, quindi sinistrogiri.
E per la trave con un'estremit A appoggiata e l'altra B incastrata,
[12.24]
[12.25]
dove L1v,, il movimento (del generico vincolo cedevole s) impresso, o elastico per effetto delle azioni esterne agenti sulla struttura principale; R,,'
la reazione dello stesso vincolo, correlativa a Av 08 , per effetto dell'azione
virtuale Xi=!. Definizioni analoghe possono essere date a proposito della
[12.25], essendo L1v,1 il movimento elastico provocato dalla generica azione
x,=L
<12 3 > Il termine a10 si ricava in questo caso adottando come sistema di forze equilibrate
l'azione Xi=l e le sue conseguenze, e come sistema di movimenti, piccolissimi e congruenti, le distorsioni 'fi; pertanto, per il principio dei lavori virtuali:
a,.+2: S/p~o,
[a]
e il segno di un generico termine della sommatoria positivo se il senso della sollecitazione S/ coincide con quello della correlativa distorsione "jj. Per esempio, nel caso di una
asta riscaldata di una travatura reticolare, se l'asta tesa da S;', i due sforzi uguali e contrari applicati ai nodi che delimitano l'asta (si allontanano dai nodi) compiono lavoro
virtuale negativo (quindi a 1" positivo), perch, per effetto dell'accresciuta lunghezza dell'asta, il senso del loro spostamento relativo contrario al loro segno (es. 14.1)..
Altrettanto pu essere detto per il cedimento Lfv0 di un vincolo s [rel. 12.24, 12.25];
e il segno da assumere positivo (pensando, come nella [aJ, tutti i termini portati al primo
membro), se il senso della correlativa R 81 ' (reazione del vincolo provocata da Xi=l) lo
stesso del cedimento (es. 14.2).
Per il calcolo di a;o dato dalla [12.21} [uguale osservazione vale per la 12.22], nell'equazione dei lavori virtuali il segno di ogni contributo infinitesimo [ad es., N/(Nads/EA)]
negativo (pensando, come nella [a], tutti i termini portati al primo membro) se N/, N 9
hanno uguale segno (entrambi di trazione o di compressione), come si riconosce facilmente
constatando che le due azioni mutue N/ (per es. di trazione), applicate alle due sezioni
della struttura privata del tronco ds, compiono lavoro negativo per un allungamento
dello stesso tronco (si veda, in proposito, il par. 5.4 del vol. I).
[12.26]
avendo indicato con c1i il generico coefficiente di deformabilit, ossia il movimento j prodotto dalla forza unitaria correlativa a un altro qualunque
movimento i. Tale sistema corrisponde a quello [12.1]; vedremo nel cap. XV
le propriet, in termini matriciali, che legano i due sistemi, i quali stabiliscono in veste duale la dipendenza tra cause e relativi effetti.
Quando i carichi non agiscono soltanto nei nodi, basta al solito, per calcolare i movimenti degli stessi nodi, considerare le forze F,-F [rei. 12.3],
al posto delle sole F.
248
Capitolo dodicesimo
Premesse e richiami
249
[b]
o~;: J
[a]
+ ... +M(X,)
[b]
112
.4> Il coefficiente di rigidezza kit la forza (correlativa al movimento ai) conseguente al solo movimento unitario a;,. Per calcolare k 1, adottiamo come sisten1a di forze
(e di sollecitazioni) quello che provoca il solo a 1=1; e come sistema di movimenti quello
el~mentare t4=1, con la conseguente deformazione. Delle forze, compie lavoro la sola
azione che si trova associata all'unico movimento (virtuale) che avviene nei nodi: tale
azione , per definizione, il coefficiente di rigidezza k 11 , e il suo lavoro virtuale vale quindi
Le=k1, 1. Il corrispondente lavoro interno risulta Li= -.f,j[M'(ctt) M'(a1) ds/EJ+ ... ];
e se si indica M(a1)=a1M'(a1), verificato quanto stato detto.
Capitolo dodicesimo
250
(12.5J,
'"
due ultimi punti del presente capitolo. E una dualit radicata nei due modi di applicare il principio dei lavori virtuali, diversi nel fatto che ciascuno pone a premessa
quel che l'altro persegue come fine; ed una dualit che accompagna indissolubilmente i due procedimenti di calcolo in tutte le loro molteplici derivazioni.
<12 6 > Il coefficiente di deforn1abilit aii il movimento a 1 conseguente alla forza X,;= 1.
Per calcolare ai1 adottiamo co1ne sistema di movimenti (e di deformazioni) quello provocato
dalla sola X,;=1; e come sistema di forze, quello elementare X1=1 (e relative sollecitazioni).
Nel lavoro esterno figura il contributo dato dall'unica forza virtuale esistente (Xj=l)
per il correlativo movilnento che, per definizione, a1,. Il corrispondente lavoro interno
vale L,=-Jij[M'CX;)M'(,Xi)ds/EJ+ ... ]; ma M(Xj)=X;M'(X1), per cui verificato quanto
stato detto.
XIII
'f
>i 1 f<
--~AI:I:o:'.:Btr:IIO:::~C
a)
'1,-1
h,
d)
1tiql
"
D
B
_,...
b)
f)
e)
Fig. 13.1
Capitolo tredicesimo
Metodo dell'equilibrio
252
J;
kjia1,=F01-FJ,
[13.1]
i=l
essendo F01 l'azione correlativa esterna, e -Fj quella derivante dalle reazioni, cambiate di segno, dei vincoli ausiliari.
5. Dal sistema di equazioni [13.1] si ottengono i valori dei movimenti a.
6. Si risale dai movimenti alle corrispondenti sollecitazioni S(a), utilizzando, totalmente o in parte, il calcolo eseguito nella fase 3.
7. Le sollecitazioni complessive si ottengono sommando i valori ottenuti
nelle fasi 1 e 6
[13.2]
s,0 ,. =S +s (a) .
Il metodo dell'equilibrio, basato evidentemente sull'applicabilit del
principio della sovrapposizione degli effetti, scaturisce quindi dal ripetuto
impiego di vincoli ausiliari, utilizzati nella fase l, quando si tiene conto dei
carichi con tutti i movimenti a nulli, e nella fase 3, ogni volta che si determinano gli effetti provocati da uno solo dei vari movimenti a.
Il calcolo dei coefficienti k;; e la soluzione del sistema delle equazioni
[13.l] costituiscono le fasi essenziali del procedimento; e poich l'equilibramento dei nodi avviene in virt dei movimenti provvisoriamente bloccati
nella fase 1, le stesse equazioni [13.1] possono essere dette dei movimenti
equilibranti.
b) Equazioni delle azioni equilibranti.
possibile scrivere le equazioni di equilibrio [13.1] facendo comparire, al posto
dei movimenti incogniti a, le forze F* ad essi conseguenti, Volendo operare in tale
maniera, opportuno adattare alle nuove esigenze il calcolo preparatorio eseguito
(1 3 11 Nell'equazione [13.1] l'indicej distingue il movimento relativamente al quale viene
scritta la condizione di equilibrio; l'indice i (i= 1, 2, .. ., j, ... , n) tutti i possibili movimenti.
Il significato degli indici quindi rovesciato rispetto all'equazione [12.1']. Ci perch si
indicher in seguito con J il generico nodo (o la generica parte) della struttura per il quale
verranno imposte le condizioni di equilibrio.
253
[13.3]
essendo Fi* le forze equilibranti incognite. L'equazione [13.3] differisce solo formalmente dalla [13.1]: uguale il concetto ispiratore, uguale il numero delle incognite,
uguale 1'accorgimento nel lavoro preparatorio
(fase 3) di fare avvenire un movimento per
~1 =4R
volta; per pu presentare il vantaggio di far
/l"':i C/},=1
comparire, nelle equazioni risolventi, grandezze
(~
incognite (F*) omogenee con le grandezze note
(F, -
FJ, trattandosi,
k,,~ 5RJt
-4-----
" '
[13.4]
Ad esempio, per la trave con appoggio e incastro della fg. 13.2 si ha k 11 ~4R
(par. 12.1.3), k,,~2R, k,,~6Rfl (con R~EJ/l); quindi (ed immediato constatare
la correttezza dei risultati) f21 ~k2 i/k11 ~1/2, f31 ~k 31 /k11 ~3/2/.
S, 0 ,. = S +S(F*) ;
[13.5]
13.2. Osservazioni.
a) Nell'applicazione del metodo dell'equilibrio, che come noto risale a una
idea di Navier C13 2), il numero delle incognite dipende dai movimenti dei nodi, non
<19 2 > Loms M. II. NAVIER (1785-1836) nella sua classica opera Rsum des lecons de
Mcanique (1826) tratt col metodo dell'equilibrio (o delle deformazioni))) proprio il problema (per l'appunto detto <(di Navier ))) deU'insieme di aste aventi un comune nodo a
cerniera>) (voi. I, par. 8.2). Anche l'accorgimento di scrivere le equazioni di equilibrio con-
Capitolo tredicesimo
dal numero delle aste che si collegano negli stessi nodi; cos, ad esempio, le incognite
restano due per entrambe le strutture a), b) della fg. 13.3, indipendentemente dal
fatto che la prima di esse isostatica e non la seconda. Quindi, in relazione al numero
delle incognite, il metodo dell'equilibrio, come gi stato accennato nel precedente
capitolo (par. 12.1.6), tanto pi vantaggioso rispetto a quello della congruenza (col
quale si assumono incognite le azioni staticamente indeterminate) quanto pi elevato
il grado di iperstaticit; e pu allora risultare non conveniente per strutture a basso
grado di indeterminazione statica o addirittura isostatiche (cosi, ad esempio, per la
struttura della fg. 13.3c, quattro volte statican1ente indeterminata, i movimenti
incogniti sono 17, e restano tali anche quando si abbia un semplice ordine di diagonali, ossia quando la struttura sia isostatica). Proprio per questa circostanza il
metodo dell'equilibrio rimasto a lungo in ombra, finch gli ingegneri furono co-
254
a)
Fig. 13.3
stretti, per le difficolt operative connesse con procedimenti laboriosi, a non scostarsi
da schemi strutturali moderatamente iperstatici. Per, come vedremo, esso presenta
anche il notevole vantaggio di poter scrivere le equazioni risolventi di solito in modo
pi facile che col metodo della congruenza (cap. XIV), tra l'altro senza doversi preoccupare di come scegliere la struttura principale; vantaggio che si rivelato decisivo
a mano a mano che, con il perfezionamento delle macchine calcolatrici, emerse quale
impegno primario proprio la scrittura delle citate equazioni. E anzi, come vedremo
nel cap. XV, quando si usi un elaboratore elettronico, possibile, essendo poco preoccupati della mole dei calcoli, ridurre questi a un vero e proprio algoritmo (cap. I),
ossia a un complesso di operazioni basate su criteri automatici di esecuzione che
nulla o ben poco lasciano all'intervento soggettivo. Ma esiste anche l'altra esigenza,
fondamentale per l'ingegnere, di poter disporre di metodi rapidi che consentano
valutazioni approssimate delle sollecitazioni, necessarie per le progettazioni di massima e per il controllo dei risultati di calcoli pi approfonditi; e il metodo dell'equilibrio pu risultare anche a tale fine molto vantaggioso, presentando tra l'altro
quel suo utile requisito dell'evidente significato fisico attribuibile alle operazioni
analitiche. E con tutta probabilit stato proprio tale requisito a far nascere l'idea,
come dettagliatamente vedremo in seguito, di allentare i vincoli ausiliari in modo
progressivo, e a far proporre, per conseguire maggiore semplicit o convergenza,
vari modi di procedere 1n tale operazione di rilassamento della struttura posta in
sentendo un movimento per volta di vecchia data (si veda ad es., in proposito, la bibl.
e in particolare il cap. 38 dell'opera di K. Beyer, 1933, za ediz.).
Chiare esposizioni dei metodi dell'equilibrio (o delle deformazioni) e della congruenza
(o delle forze) si trovano in numerose opere. Tra queste ricordiamo, oltre a quella di I(. BEYER dianzi citata: o. BELLUZZI (vol. II, par. 445, v. bibl.); J. GRAHAM-W. G. GODDEN,
Structural Analysis , Section 1 del manuale Structural Engineering Handbook, edito da
E. GAYLORD-C. GAYLORD, McGraw, 1968. Per varie altre citazioni si veda la bibliografia.
255
b) Stati coattivi. Un richiamo particolare pu essere opportuno quando le sollecitazioni sono dovute a cause estranee ai carichi, ad esempio a cedimenti dei vincoli e a variazioni termiche.
La sostanza di quanto stato detto nel par. a) resta immutata, perch anche in
questi casi i vincoli ausiliari applicati nella fase 1 hanno la funzione di rendere il
pi possibile semplice il calcolo delle conseguenze dei disturbi, adottando una
configurazione congruente ma non equilibrata. Consideriamo ad esempio il solito
telaio (fig. 13.4): se la sezione d'incastro H subisce una prescritta rotazione qi, nella
fase 1 si realizza tale rotazione mantenendo nulli tutti gli altri movimenti indipendenti (fi.g. l3.4a) (13 1); se la stessa sezione subisce un cedimento verticale V, si im-
~r----Tg-----FI
!_____w_____ cJ;
I
1----
u,
>1 r
-----.J;TLD
~ ,
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I
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_____
:
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I
k-a
iI
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[
L
iJ
7\
"
:
-1_
e)
_J,__
Fig. 13.4
prime tale movimento alla stilata determinando le conseguenti azioni S alle-estremit
delle aste B-C, E-F (fig. 13.4b) <13 4 ); se, infine, la travata superiore soggetta a una
variazione termica t/ uniforme (fg. 13.4c), posto un appoggio fisso ausiliario per
esempio nel nodo E, sono noti i movimenti U1 , U2 delle estremit delle due aste D-E,
E-F (se si omette al solito la deformazione per effetto dello sforzo assiale), per cui
si calcolano semplicemente le conseguenti azioni S alle estremit delle aste A-D,
13 3
< l Se l'asta prismatica si ha ad esempio, Mhc=4R"',(j), Mch=2R"';tf;; nelle fasi successive la sezione H (che gi ruotata dell'angolo 'iji) dev'essere considerata incastrata.
3 4
(i J Per esempio, se l'asta B-C prismatica, Mb 0 =M0 b=-6RhtV/b; la reazione verticale
. tn
. B vaIe Yb=-fj2
12 ii (Rb +Ret,
) con-R=EJ//.
d eli 'appoggio
0
256
Capitolo tredicesimo
Metodo dell'equilibrio
C-F (1a.5). In modo analogo possono essere introdotte nella fase 1 altre cause di
sollecitazione; mentre le fasi successive non differiscono da quelle gi illustrate.
camente applicate le sole azioni verticale ql/2 e orizzontale qF/Sf, relative all'arco a
tre cerniere; inoltre, quando la struttura snella, se le imposte sono collegate da
un tirante, spesso ha scarsa importanza il loro spostamento relativo.
Fig. 13.5
d) Se la sezione estrema di un elemento strutturale incernierata, come ad esempio la sezione G della struttura della fig. 13.1, il modo di procedere resta inalterato:
al solito nella fase 1 si considerano nulli tutti i movimenti indipendenti (compresa
la rotazione q; 0 ); e ovviamente occorre calcolare anche i coefficienti di rigidezz~
relativi alla sola rotazione unitaria di tale sezione e scrivere in corrispondenza d1
essa una delle equazioni di equilibrio (riguardante la rotazione) [13.1] o [133]. Analoghe osservazioni valgono per altre condizioni di vincolo diverse dall '1ncastro.
/) Pu essere opportuna qualche ulteriore osservazione in merito a casi particolari, per i quali per non si modifica in nulla l'essenza del metodo dell'equilibrio.
Per le travi a traliccio con nodi a cerniera e caricate in corrispondenza degli
stessi nodi (fig. 13.3c), le equazioni di equilibrio riguardano soltanto i possibili spo~
stamenti O, che sono due nei problemi piani e tre in quelli spaziali; e se i collegamenti anzich a cerniera sono rigidi, e se le aste sono snelle, le tensioni dovute ai
momenti staticamente indeterminati hanno di solito scarsa importanza rispetto alle
tensioni conseguenti agli sforzi normali (par. 13.4.7). Nel caso di carichi agenti fuori
dei nodi, lo stato flessionale e le condizioni di continuit angolare per le varie aste
ovviamente non sono pi trascurabili, e possono alle volte essere influenzati dalla
presenza dello sforzo N (cap. VID.
Quando i ritti che si collegano a una trave sono diversamente inclinati tra loro
(fig. 13.6a), la sola traslazione orizzontale impressa alla trave comporta anche una
sua inflessione, a causa di uno spostamento relativo (non indipendente) in direzione
verticale. Ad esempio, per la struttura indicata nella citata figura si ha, omettendo la
6
deformazione per sforzo assiale, A-A 2 =~ (quindi, perii ritto, Mac= - E:1
11
1
12EJ1
1 )
sen "1
sen 81 ' Tac=~ sen 01
Se i ritti sono paralleli tra loro e la trave inclinata rispetto ad essi (fg. 13.6b),
la loro inflessione non cambia, in confronto al caso .di elementi ortogonali,
quando si pensa di imprimere una sola traslazione O alla stessa trave pensata indeformabile; per cui, ad esempio, alle estremit di un ritto generico prismatico di lun-
A proposito di strutture per le quali esiste una configurazione principa~e isostatica in cui i carichi provocano soltanto sforzo assiale, le grandezze staticamente
indeterminate hanno spesso scarsa importanza sotto certe condizioni (voi. I, cap. VI),
delle quali soprattutto contano la rigidezza dei vincoli e la snellezza della str:uttur~.
Cos, facendo ancora una volta riferimento alla fig. 13.5, se l'arco parabolico e Il
carico q uniforme sull'orizzontale, nella fase 1 possono essere frequentement_e
trascurati i momenti d'incastro perfetto, e al nodo A, ad esempio, vengono pratiPer esempio, Mad=6R,,,;ii1/h; l'appoggio ausiliario in E fornisce la forza X.=
(-Ra.1ll1
- + Rrtllz
-)
<13 5 )
12
=Ji2
257
Fig, 13.6
ghezza lt si hanno le sollecitazioni Ti,=12EJi0//i 3 , Mab=Mba=-Tili/2'. In particolare, per la trave a doppio ginocchio della fig. 13.6c, se si omette la deformazione
per effetto dello sforzo assiale e se le estremit A, D non sono cedevoli orizzontalmente, non pu aversi uno spostamento relativo verticale delle sezioni B, C; di conseguenza una traslazione verticale v in B comporta un eguale spostamento in C e,
se si considerano i nodi impediti di ruotare, un carico Pb si ripartisce proporzionalmente alle rigidezze alla traslazione dei due elementi orizzontali (par. 12.1.5).
Per le str4tture simmetriche, condizioni di carico simmetriche o antimetriche si
riflettono in cOrrispondenti condizioni per i movimenti, sicch' il numeto delle incognite risulta in genere sensibilmente diminuito rispetto a quello relatiyo a una condizione di carico generica.
Infine nessuna complicazione interviene nella scrittura delle equa,zioni [13.1] o
[13.3], se una o pi aste dell'insieme sono vincolate a un suolo elastico : in tale
caso sono utili i diagrammi ricavati nel cap. VI.
17 -
PozzATI, 11-1.
258
Capitolo tredicesimo
Metodo dell'equilibrio
Esempio 13.1.
la cui soluzione
Risolvere il telaio della fig. 13.7 con il metodo dell'equilibrio, adottando come
incognite i movimenti o le azioni equilibranti; le aste hanno uguale rigidit R=EJ/l.
a) I nodi sono impediti di ruotare (positivi i momenti destrorsi e le forze orizzontali verso destra)
M,,=14'/12=1,3310' kgcm,
M,,=-1,33 tm,
X,,=-2000 kg;
y= J/h=0,42857 10'/R.
~~
259
(,:;
M, 4
M,= 7
"
tm,
M12=0,921,
M 21 =1,365,
M 24 =-1,365,
M 31 =-3,746,
8et
d)
M 13 =
e analogamente
P=I
lnr:i.n
3
Fig. 13.7
M 42 =-1,968 tm.
;
d) effetti della forza X* (si veda il par. 12.1.5):
12EJ
X,,=X,.=~
[Jl (N)=O]:
,
J=l2RJ/h ,
Le tre equazioni di equilibrio (alla rotazione dei nodi 1, 2 e alla traslazione deila
trave) risultano
Mu=M,,= -X,,h/2=-6RJ/h,
0,25 M,*+I M,*-1 X*=O
e la loro soluzione :
M 1*=0,6349 tm,
X*=2,5714 t.
260
Metodo dell'equilibrio
Capitolo tredicesimo
Esempio 13.2.
Risolvere il telaio di acciaio della fig. 13.8: la tr'ave e le colonne sono realizzate
con HE 240 A (!=7763 cm', A=76,8 cm'); le diagonali con profilati U 40 (A=
=6,21 cm2), posti di schiena l'uno all'altro; si tiene conto della deformazione conseguente allo sforzo normale soltanto per le aste diagonali (pensando che anche
quella compressa possa reagire).
261
cogmta X.
Quindi, dai valori riportati nei punti a), ... , d), si ricava ad esempio:
M 13 =0,60,
M 12 =0,40,
M 31 =0,30,
M 21 =0,20 tm,
X1a= -0,225 t ;
Fig. 13.8
M 12 =4R12q;1 =51,752
Rigidezza alla traslazione delle colonne 1-3, 2-4 (E=2 10' kg/cm')
E<p1,
M 21 =25,876 E<p1 ,
rigidezza alla traslazione delle aste 2-3, 1-4 (1=721 cm, cos il=0,8321)
<p 2 :
M 12 =25,876 Eq; 2
X 24 = -0,225 t ;
e provoca i momenti
EA)'
X,,=X14 = ( ~
o cos' il=2,38514 Ey,
. 1
~3
h/2=-0,1962 tm.
l M 1 *+0,20 M 2*-0,1962X*=-l,3J
Le equazioni di equil.ibrio. alla r9tazione per i. nodi 1, 2 e alla traslazione per la
trave risultano (E in kg/cin', M in kgcm, X in kg):
e la loro soluzione
M 1 *=1,0800 tm,
-10~0,
M,*=0,5866 tm,
X*=l,8890 t.
Ma1 =-2,028,
M 42 =-0,195 tm,
X,,~0,4019
X*=0,759 t.
262
Capitolo tredicesimo
13.3. Applicazioni del metodo dell'equilibrio: equazioni tipiche per strutture ricorrenti.
Nei casi particolari che ci apprestiamo a prendere in esame il modo di
procedere generale non viene per nulla modificato, e tutto si riduce a specificare le equazioni di equilibrio [13.1] o [13.3] che, riguardando strutture
tipiche, possono venire scritte una volta per tutte. Vedremo nel cap. XV che,
utilizzando l'analisi matriciale (cap. I), il calcolo pu essere organizzato
per consentire lo sviluppo pressoch automatico delle operazioni, quando
si impieghi un elaboratore elettronico.
ossia la rotazione che la trave dovrebbe effettuare, quale corpo rigido, per
dar luogo allo stesso spostamento relativo delle sue sezioni estreme ritenen'
dola al solito positiva se destrogira, si ha allora
M1a=Mai=~6Ry1 a,
263
Ti.=-Ta;=-l2Ry1./l.
In totale:
[13.7]
6R
'I'ia=T;.+--(ip,+tpa-2Y;a).
1
-6E}8.
1.
~ p/'
[13.8]
Fig. 13.9
equilibranti. Ricaveremo tali equazioni nella prima delle due forme a titolo
di esempio, e per certi impieghi che ne faremo in seguito; nella seconda forma
vedremo alcuni casi particolari.
b) Le equazioni.
per cui, tenendo conto della relazione [13.7], l'equazione di equilibrio alla rotazione dello stesso
nodo J risulta [le varie sezioni
collegate al nodo J ruotano del medesimo
e
e
Fig. 13.10
1fa=1fa
il basso)=-T.1=(M1.+M.1)/1=6Rip1/l.
[13.9]
ove le somme sono da estendere a tutte le aste collegate al nodo, escludendo
ovviamente quegli ele1nenti il cui contributo nella relativa so1nma non esiste
essendo nulli i carichi, o la rotazione tp,, o lo spostamento 011 (quindi y 1,)'.
264
Capitolo tredicesimo
la quarta somma, vale per le strutture i cui nodi ruotano soltanto (par. 13.3.3);
e che un'osservazione analoga pu esser fatta in merito all'equazione [13.10],
se i nodi traslano senza ruotare (par. 13.3.4).
[b]
con la somma estesa a tutti gli elementi compresi tra la travata j e le due contigue a, b. Tenendo conto della formula [13.8] e dei segni degli sforzi taglianti
espressi in funzione delle rotazioni (positivi, se la travata li riceve rivolti
verso destra; i tagli ~i sono considerati positivi, se applicati verso destra
alle relative sezioni) si ottiene lequazione di equilibrio alla traslazione della
travata j
R!i
~'
P -l: -'Zj,+61: -(rp +rp,-2y ,)-6};--(rp +rp,-2y ,)~0,
[13.10]
1
aji
bj
265
ove la prima somma da estendere a tutti gli elementi che si collegano alla
travata j; la seconda a quelli compresi tra le due travate j, a (con y 1, uguale
per tutti gli elementi della medesima lunghezza); la terza a quelli tra j e b.
Ovviamente l'equazione [13.10] vale anche per una trave verticale quale
la f (fig. 13.10), con l'intesa per di ritenere positivi tanto l'eventuale carico
applicato alla stessa trave f, quanto gli sforzi taglianti T" agenti alle estremit delle membrature collegate alla f, se essi sono rivolti verso il basso;
inoltre la seconda somma da intendere estesa aUe travi a sinistra e la terza
a quelle a destra.
e) Di equazioni del tipo [13.9], ne debbono essere scritte tante quanti
sono i nodi liberi di ruotare (quindi anche in corrispondenza di eventuali
sezioni articolate, da considerare alla stregua di un nodo comprendente una
sola membratura); del tipo [13.10], quante sono le travate libere di traslare
(orizzontalmente o verticalmente). Non stiamo a dilungarci su osservazioni
che gi facemmo a proposito del modo di procedere generale; ci limitiamo a
rilevare l'unica lieve variante di aver considerato gli spostamenti relativi f51i
(e le corrispondenti y1,) anzich quelli totali. Deriva da ci che, se una travata, quale ad esempio la d del telaio della fig. 13.10, impedita di spostarsi,
ovviamente si deve porre, per congruenza, b4=-(!Jb1+01a+ae-l-ce), con
l'evidente passaggio alle corrispondenti rotazioni y, dovendo risultare nullo
lo spostamento relativo tra livello di fondazione e appoggio. Ed chiaro che
altrettanto pu essere osservato per la travata verticale f
Le equazioni [13.9], [13.10] furono ricavate in forma un po' diversa da
GEHLER <13 6!. appena il caso di osservare che l'equazione [13.9], escludendo
<13 6 > L'equazione di equilibrio alla traslazione venne scritta, anzich per una travata,
per l'intera parte del telaio posta al di sopra di una sezione orizzontale; ci che richiede la
conoscenza dello sforzo tagliante totale: W. GEHLER, Rahmenberechnung mittels der
Fig. 13.11
266
Metodo dell'equilibrio
Capitolo tredicesimo
a tutti i nodi di una medesima travata, ossia a tutti i nodi che, per l'ipotesi
fatta, subiscono uguale rotazione (es. 13.3), si ha ovviamente che, ricavati i
movimenti e calcolati i momenti alle estremit delle varie aste, le condizioni
di equilibrio alla rotazione in corrispondenza di ciascun nodo risultano non
esattamente soddisfatte. Ma, relativamente ai valori degli spostamenti, gli
errori sono in genere lievi finch, oltre alla poco diversa rigidit degli ele-
menti di ciascuna travata, si ha anche, citiamo ci a titolo puramente orientativo, J,<J,<4J, (es. 13.3); e tale rilievo interessante, perch vi sono
casi in cui sono per l'appunto i valori degli spostamenti ad avere dominante
importanza (par. 13.3.2) <'''l.
chiaro che le osservazioni fatte sono valide anche se le travi spostabili
sono verticali; e che, se i carichi hanno direzione e posizione qualunque,
valgono per quella fase del calcolo in cui si considerano le forze applicate
soltanto nei nodi.
:} } Ir'M
R
<p, =0,05208 e,
<p 2 =0,02083 e ,
y=h=0,07639 e .
Inoltre immediato constatare che le equazioni [a] coincidono con quelle relative
al telaio della :fig. 13,12b; e si trova cos conferma di una propriet rilevata precedentemente (voi. I, par. 10.4).
Si ottengono infine, applicando le rei. [13.7], [13.8], i momenti alle estremit delle
aste:
M 13 =4R<p,-6Ry=-0,25 Ph,
M,,=4R<p,+2R<p,=0,25 Ph,
M,,=0,1875 Ph,
M 31 = -0,3542 Ph,
M.,=-0,2083 Ph.
Sommando le due prime equazioni [a] di equilibrio alla rotazione, scritte nel
punto precedente per i nodi 1 e 2, e ponendo <p1 =<p2 =rp, si ottiene
26<p-12y=O
9<p-18y= -e,
Esempio 13.3.
2P (i)
267
quindi
[inoltre, ad es., M,,= -0,3 Ph (invece di -0,25 Ph); M,,=0,2 Ph (invece di 0,25 Ph);
come gi si osservato, l'equilibrio del nodo non soddisfatto e gli errori sono sensibilmente pi elevati per le rotazioni e le sollecitazioni che per lo spostamento].
e) Considerando la trave indeformabile rispetto ai ritti risulta
1@
a)
b)
"
e)
Fig. 13.12
Soluzione.
a) Le equazioni [13.9], [13.10] di equilibrio alla rotazione dei nodi 1, 2 e alla
traslazione della travata 1-5 risultano:
4<p, 2R+2R<p2 -6Ry=0
4<p, 3R+2R<p,+2R<p 5 -6Ry=O
<p=0,03333 e,
[a]
<13 7 > In definitiva, procedendo in tale modo semplificato, si ottiene per le rotazioni una
specie di valor medio; il procedimento trova la sua giustificazione soltanto in riferimento
al caso della fig. 13.11.
Semplificazioni sono illustrate anche nella memoria di C. CEccoLr, Sistemi di telai
multipli connessi con elementi di elevata rigidezza e soggetti a carichi orizzontali,
Giornale del Genio Civile, sett. ott. 1969: considerando per ogni nodo uguali le rotazioni
dei due nodi adiacenti appartenenti aUa medesima travata, nel calcolo intervengono matrici
d'ordine mai superiore al numero dei piani.
<p,=0,04167 e.
Capitolo tredicesimo
268
Metodo dell'equilibrio
qh/2+6 h (q>,+<p,-2y)+6
0,5R
-h-(q>,-2y)~O.
q>,~0,04023'
q>,~0,14511
q nR( i @
)
Fig. 13.13
R/2
FI>
'
y~0,08525.
Mediante la [13.7] si calcolano i momenti alle estremit delle aste; nella fig. 13.13
riportato il diagramma dei momenti.
269
Spesso i vani riservati alle scale e agli ascensori degli edifici sono delimitati da pareti di calcestruzzo che possono avere un ruolo notevole nella resistenza alle azioni orizzontali.
In genere lecito ritenere che le pareti funzionino come mensole iD;castrate alla loro base. Inoltre i solai hanno rigidezza molto elevata nei confronti di azioni agenti nel loro piano medio, e sono quindi in grado di fornire
un vincolo assai efficace per quanto riguarda gli spostamenti orizzontali;
per cui questi verranno considerati uguali in corrispondenza degli stessi solai.
Nella fig. 13.14 indicato un telaio collegato, mediante bielle poste alle
quote dei vari piani, a una mensola; J, A, B siano le sezioni della stessa mensola ai livelli di tre piani consecutivi, e sia X1 l'azione mutua incognita agente
in J. Considerando un brevissimo tronco comprendente la stessa sezione J
alla stregua di un nodo isolato, per esso l'equazione di equilibrio [13.10]
risulta, se si pensa prismatico ogni tratto lungo li(Rim=EmJmtfli; l'indice m
distingue le quantit relative alla mensola),
lJ
Fig. 13.14
essere con modesti errori considerate nulle (par. 16.3), semplificando quindi
notevolmente la scrittura delle equazioni, nelle quali figurano, relativamente
al telaio, le sole rigidezze alla traslazione.
[13.11]
b) Sistemi spaziali di telai e mensole.
'
(rn,sJ Per utili considerazioni e criteri semplificativi sulla ripartizione dei carichi tra
telai e controventamenti si veda C. CECCOLI, memoria citata nella nota 13.7; F. M. MAzzoLANr-R. RAMAsco, <! Statica dei sistemi intelaiati spaziali con irrigidimenti di forma qual~
siasi , Giornale del Genio Civile, 1971, 3; R. ALESSI-A. CHIARUGI, Sistemi di telai i>, Inarcos,
Bologna, aprile-maggio 1972.
Un edificio comprende in genere pi telai e mensole:, e se si hanno sensibili dissimetrie in pianta O- irregolarit di forma e- di caricamento (ci si riferisce sempre ad
azioni orizzontali), la citata presenza_ dei solai, considerati alla stregua di. lastre
indeformabili nel loro piano, fa si :che, tra gli spostamenti dei nodi appartenenti
ad uno stesso piano_, si stabiliscano dipendenze di tipo lineare;
Pensiamo che, in corrispondenza dei piani, gli sforzi taglianti Tx esterni, immagiriahdo di praticare varie. sezioni orizzontali, agiscano lungo una direzione principale x; e che_ siano quindi tali, omett~ndo per ora. la presenza di eventuali azioni
270
Capitolo tredicesimo
Metodo dell'equilibrio
citazione della parte superiore del telaio si trova aggravato anzich alleviato dalla presenza della mensola. Occorre per aver presente, in merito al grado di attendibilit
di tali risultati teorici che, nello sche1na strutturale adottato nei calcoli, spesso problematico tener conto di irrigidimenti che invece possono alterare sensibilmente le
condizioni di congruenza: basta a tale proposito riflettere sull'influenza derivante
dai tramezzi e dalle pareti di tamponamento. Inoltre anche i cedimenti delle fondazioni possono avere notevole importanza (cap. VII del val. II parte za).
Terminiamo osservando che, quando il numero dei piani elevato, possibile
ottenere notevoli vantaggi trasferendo la soluzione dal discreto al continuo (paragrafo 16.5). Cosi facendo, si ritrova, per certe condizioni di carico e di vincolo,
d.'
e) Osservazioni.
Le mensole presentano in genere deformabilit molto limitata nel tratto inferiore, ma fortemente crescente verso l'alto per cui, a causa di tale comportamento
sensibilmente diverso da quello dei telai, si possono avere risultati non sempre prevedibili nella ripartizione delle forze esterne.
Consideriamo, a tale proposito, il semplice sistema della fg. 13.15, comprendente una mensola c?nnessa con un telaio avente le due travate indeformabili, sog
getta a una forza orizzontale P a livello del primo piano. Qualora pensassimo di
effettuare la ripartizione dell'azione esterna stabilendo le condizioni di congruenza
in corrispondenza della sola travata inferiore, avremmo t5:u= 01 t per il telaio, ma
62m sensibilmente maggiore di 61m per la mensola (fig. 13.15b). Ed allora evidente
che, quando s1 rende completa la congruenza, il telaio deve fornire alla mensola, in
corrispondenza della travata 2, una forza di segno opposto a quello della forza P
(fig. 13.15c).
Questo particolare comportamento si riscontra di frequente nello studio dei
sistemi costituiti da mensole e telai (es. 13.5), per cui accade che lo stato di solle-
271
ffR
p
~
(J)
a)
b)
Fig. 13.15
evidente quell'azione di sostentamento alla sommit della mensola di cui precedentemente si parlato; inoltre viene implicitamente introdotta la semplificazione di
considerare uguali le rotazioni di tutti i nodi appartenenti a una medesima travata
(par. 13.3.ld).
Esempio 13.5.
Il telaio simmetrico della fig. 13.16 ha ritti e travi di eguale rigidit R~EJ/l,
ed collegato a una mensola avente rigidit Rm=lOOR. Confrontare le soluzioni
considerando la situazione effettiva, oppure indeformabili le travi del telaio rispetto
ai ritti.
Soluzione.
Indichiamo con gli indici e, i le stilate esterne e interne (il telaio simmetrico);
quindi, ad es., <p4i la rotazione del nodo appartenente al piano 4 e alla stilata i.
a) Travi e ritti del telaio di eguale rigidit
Rm~lOO
R~EJ/l
R).
Metodo dell'equilibrio
Capitolo tredicesimo
272
'"h
(h~3,5
273
m):
(sinistrogiro)
6-f
[0+2<p,,-6
(o,-OJ]
h
~-0,193Ph
s-f
h
4-f
h
3-f
h
2
I
"*
h
-'!
h
Fig. 13.16
:7-
, :i_
I ritti (o colonne) sono considerati tutti di uguale rigidit R; rigidit della mensola Rm=100 R. Il numero delle equazioni scende da 28 a 14, essendo nulle le rotazioni dei nodi del telaio. Le incognite acquistano i seguenti valori.
Spostamenti 0'1 , , 0' 7 (a meno di Ph 2 /R; per ogni valore segnata la differenza
percentuale rispetto al caso di travi e ritti di uguale rigidit R):
0,03091 (23%);
0,22709 (41%);
0,34729 (48%).
Rotazioni
Rotazioni <p1 e, ... , q; 7 e dei nodi della stilata esterna e (a meno di Ph/R):
0,05284; 0,07798; 0,08383; 0,07899; 0,06863; 0,06126; 0,07819.
<p1 m,
.. ,
0,614;
1,096;. -1,370.
6Rm[rp m-2
T 0 m=-h1
(o,-0)]
h
=-5,45 P
(verso s1n1s
t
)
~~
(se la mensola assorbisse l'intero carico, lo sforzo tagante Varrebbe Ttot. = _:6,5 P;
quindi Tom=0,838 Ttot.- -Ovviamen~e T0 mdeve. risultare ugual~ alla somma delle Xi,
che infatti risulta poco diversa; precisamente EXi~ 5,49 P).
Per esempio, ]o sforzo tagliante e il momento alla base della mensola valgono
(tra parentesi i valori ottenuti per travi e ritti di eguale R)
0,05347; 0,06961;
M,m~-1,85
Sez.
Rm/Rp~lOO
Rm/Rp~lOOO
Rm/Rp=l0.000
18 -
0,320
0,706
0,952
0,172
0,621
0,938
0,044
0,521
0,920
PoZZATI, IIML
3
-0,084
0,390
0,896
4
-0,236
0,192
0,859
5
-0,622
-0,181
0,789
6
-1,75
-1,24
0,60
Metodo dell'equilibrio
275
iljl
,,1'
un caso particolare rilevante della soluzione dei telai trattata nel par. 13.3.1.
Vedremo che i telai con i nodi liberi soltanto di ruotare possono in pratica venir
studiati vantaggiosamente impiegando il procedimento iterativo di Cross, derivante pure esso dal metodo dell'equilibrio; utile anche per l'evidente significato
fisico insito nelle sue operazioni (par. 13.4.2). Tuttavia pu essere istruttivo e in qualche caso conveniente lo studio attraverso la scrittura delle equazioni di equilibrio,
r---~
))
:a----,.--
L._
I l!Jj
A(
I
B
I
I
i---y, ,---11
I
I
--r-I
J_
a)
-L
-L
b)
-L
-L
e)
d).
Fig. 13.19
~~ot.inc.
0,7
0,6
0.4
0,3
0,2
0,1
o
che in forma tipica possono essere ricavate nelle due forme, nella sostanza coincidenti, dei movimenti o delle azioni equilibranti (par. 13.1).
Fig. 13.17
4, 888
3,236 a,5p
.,c::::.:_~~~~~,~~-!-~~,r7,~~~~~lil
'
p
p
p
; 'Rt
,,
Rp
'
"':"
~??.
"
i '
~~
_ _ telaio isolato
_____ Rm/Rrroo
NB. i ritti hanrio lutti
eguale rigidito:Rp=Elpfa
Mt==EAft,+4'P1ER;,+2ER;i'Pt
i
[13,12]
Di tali equazioni se ne debbono scrivere tante quanti sono i nodi della struttura
che possono ruotare, comprese quindi le estremit articolate, da considerare quali
nodi comprendenti una sola asta (es. 13.4): ognuna di esse contiene al massimo
5 incognite (<p1, <fa, , <rdJ ed pertanto frequentemente detta delle 5 rotazioni;
il loro sistema presenta caratteristiche favorevoli per venir risolto iterativamente
(par. 2-4),
Ricavate ]e rotazioni <p dei nodi, si calcolano i momenti alle estremit delle varie
aste mediante la formula [13.7], in cui da porre ancora y=O.
b) Equazione delle azioni equilibranti.
Fig. 13.18
(lS, 9) BENDIXSEN,
v. nota 13.6.
276
Metodo dell'equilibrio
Capitolo tredicesimo
Il) Per la sola rotazione destrogira q;1 : deriva da essa il momento
~:r.,
somma
dei momenti destrogiri applicati, per effetto di rp1, alle varie sezioni collegate in J;
i1 nodo riceve - M 1*.
III) Per le rotazioni, una alla volta, dei nodi circostanti A, ... , D, i cui effetti
si ripercuotono sull'equilibrio del nodo J: se, ad esempio, indichiamo con _fja il momento applicato alla sezione J della trave J-A per effetto di Ma*= 1 (essendo Ma*,
al solito, il momento che deriva dalla sola rotazione Cfa) il nodo riceve -fjaMa* dalla
trave J-A, e dai vari nodi circostanti -EhiMi*
i
M 78 =-33,6 tm;
al nodo 7 applicato il momento sinistrogiro di -5,2 tm.
Equazioni di equilibrio [13.12].
In definitiva, l'equazione di equilibrio alla rotazione del generico nodo J risulta C1a.10)'
(i~a, b, e, d)
[13.13]
M,~EMJi+M,*+Efi,M;*;
i
~.2pt1m
. I I lt lf I
[13.14]
Af,,~M,,+M,*e;<+M,*f.1,
[13.15]
I 40l.J5
~
(j)
tc---7.50
qA;O
ttftll.f
40/Js %
'30{,5
:::; o/,
::i
4fYJ5
~
7,;
'?7,
--+
l'equ~zioi:e per i~~~do;> 1 fornisce, essend l'asta 1-4 scarica, <p 1 =-rP~./2.
81 ottiene qmnd1 11 sIStema (nodi 4, 5, 7):
10,2108 <p,+4,272<p,-14,06.
- -
Fig. 13.20
[13.16]
10-~o
4,272<p,+25,7312<p,+1,5914<p,+2,06. 10-~o
Esempio 13.6.
1-4
2-5
4-5
5-6
5-7
7-8
....
,6)
Asta
7565
(j)
q:S.ot.4n, . ~,oo
L'equazione [13.14] dev'essere scritta per tutti i nodi che possono ruotare: per
un nodo interno, essa presenta in generale le cinque incognite M 1*, Ma*, ... , Mri*;
i coefficienti ht delle incognite Ma* ... , Ma* sono di solito molto minori del coefficiente (uguale a 1) di M 1*, e ci conveniente per la risoluzione del sistema di equazioni per via iterativa (cap. 2; secondo la [13.14], nel caso di quattro travi uguali
[i,~ 1/8).
Se la struttura ha un'estremit E incernierata (fig. 13.19), l'equazione dev'essere
scritta anche per tale sezione; tuttavia essa pu essere evitata tenendo conto della
presenza della cerniera nel calcolo sia del momento d'incastro in F, sia della rigidezza, sia dei coefficienti di ripartizione (13 .n).
Calcolate le azioni M*, si risale facilmente, sovrapponendo gli effetti, ai momenti
agenti alle estremit delle varie travi. Infatti per una generica membratura i-i risulta
277
la cui soluzione
<p,~ 1,6278.
(EJ/l) 10-s
(h/b)
J
(dm')
dm
(kgcm)
35/35
40/35
65/35
65/35
40/35
75/35
12,5
18,7
80,1
80,1
18,7
123,1
45
45
75
60
47
120
0,5556
0,8311
2,1360
2,6700
0,7957
2,0517
Sezione
(la.io> F. TAKABEJA, Nouvelle mthode de calcul des ossatures ... , L'ossature mtallique, 1935, 5; dello stesso A., ((Nuovo metodo di calcolo dei telai irregolari a nodi rigidi,
Acciaio, 1962, 1; V. DI BERARDINO, Il metodo delle deformazioni a una svolta... , Ingegneria ferroviaria, 1962, 1; V. DI BERARDINO e altri A.: Nuovo metodo di calcolo: le strutture a telaio risolte con i momenti non equilibrati di nodo e di piano l}, Ingegneria ferro~
viaria, 1971, 10.
13
t .n> Se l'asta prismatica, ed caricata uniformemente, si ha M 1e=---ql2/8, Wfa=3R.
10-'
<p5= -0,5995.
10-3'
<p,~4,0287.
10-.
I momenti flettenti alle estremit delle aste vengono calcolati con la [13.7] po'
nendo r=O; per es.
M,.~M.,+4R.,<p,+2R"<p 4 ~15,89 105 kgcm.
Le incognite sono M4* M5*, M?*; l'incognita M 1* pu essere evitata avendo presente la nota 13.11.
Rigi~ez~.e all~ rotazione. W ~necessarie per il calcolo dei coefficienti e; par. 12.1.4;
momenti d inerzia delle sezioni e lunghezze delle aste si trovano riportate nel punto
precedente).
asta
1-4
2-5
4-5
5-6
5-7
7-8
3
0,833
4
1,662
4
4,272
4
5,340
4
1,591
2
2,052
w~cJ/l
Capitolo tredicesimo
278
Coefficienti di ripartizione
L'W;,~
Nodo 5)
e 56 ~0,415,
Nodo 7)
q,.~0,563,
'
e.
W46 + W.,~5,105,
Nodo 4)
Metodo dell'equilibrio
q.,~4,272/5,105~0,837,
e.. ~o,163 ;
eirn=0,129'
e75 =0,437.
I momenti d'incastro perfetto sono stati riportati nel punto precedente; al nodo 7
applicato il momento sinistrogiro di -5,2 tm.
Equazioni di equilibrio [13.13].
Scriviamo ad esempio l'equazione per il nodo 7 (e 57 =0,124):
0,124
279
sp?ndenza di sezioni che intersecano tutti i ritti di un piano), lo studio molto sempltce (par. 12.1.5): lo.sforzo tagliante Ti di un generico ritto viene ottenuto ripartendo lo sforzo taghante complessivo proporzionalmente ai momenti d'inerzia
delle ~e~ioni dei vari ritti. appartenenti a un medesimo piano (o proporzionalmente
alle r1g1dezze alla traslazione, nel caso di aste di diversa altezza); poi i momenti
aUe estren1it dei ritti vengono ottenuti moltiplicando i relativi tagli per la mezza
lunghezza ?elle ~ste (o per I~intera lunghezza se sono incernierati alla base) .
. ~a.se I1.t.el<l:10 ha f?rma trreg?lare, pu essere conveniente il ricorso alle equazioni d1 equtl1br1?. o scnve~dole ~1retta~~nte, .~om~ si mostr in via generale (parag_rafo 13.1), o utt~izzando 1. equazione t1p1ca g1a scntta una volta per tutte. E riportiamo tale equa~~on~, a titolo sempre di esempio delle possibili applicazioni del
metodo dell 'equ1hbr10, nelle due forme dei movimenti e delle azioni equilibranti.
-5,2~-33,6+M,*+--M,*.
M,*-14,06~0
M,*+0,166
Ms*+0,4185 M,*+0,2185
M,*+0,062
Ms*-28,4~0
la cui soluzione (il procedimento iterativo del par. 2.4.ta ha forte convergenza,
come mostrato nel punto seguente; altrimenti conviene il metodo di Gauss)
M 7 *=29,36 tm.
P,-x:ri,-12L'-1-r"+12 L'--r"~o,
i
ajl
b j1
[13.17]
R1i
Rii
co~ il significato dei simboli a suo tempo iUustrato. Di tali equazioni se ne debbono
scnvere tante quante sono le travate che possono spostarsi.
Ricavate le incognite y, ossia gli spostamenti, si calcolano le azioni alle estremit delle varie aste mediante le [13.7], [13.8], in cui sono da porre ancora nulle le
rotazioni <p.
tm.
M,*+2,06~0
M 5 *= -15,43,
<p
M 6*=-7,94,
M 7 *=28,89;
) M 4*=15,38,
M 5 *=-14,81,
.M7*=29,32 ;
)) ) M 4*=16,52,
M 5 *=-15,38,
M,*~29,35.
Consideriamo una travata generica j della struttura, soggetta alla forza esterna p.
e agl~ sforz~ taglianti, cam?iati di segno, delle estremit dei ritti ad essa collegate;
sforzi che dipendono al sohto, trascurando la deformazione per sforzo assiale dalle
.
'
seguenti circostanze (fig. 13.21):
_!) Dai carichi in assenza degli spostamenti delle travate; e se indichiamo
con Tj Io ~orzo di taglio (positivo verso destra) per una generica sezione, la trave
riceve -.J;Jjh essendo la somma da estendere a tutti i ritti collegati ad essa.
II) 'Per la sola traslazione 01 positiva (verso destra) della trave j: agisce su di
essa la forza -PJ* somma (cambiate di segno) degli sforzi di taglio applicati aIIe
Tal~
[13.18]
Metodo dell'equilibrio
Capitolo tredicesimo
280
o, ~0,03947
.{
.{
o,~0,03509
e.
M56 ~-6Ry'"~0,0263
-0,2368 Ph,
Ph,
-0,0526 Ph.
u,: EU,,
par. 12.1.5).
T41=T52=T56=1/3 ;
I,,
A,
e,
M,,~ -6Ry 37 ~
T1,
J,
(c~Ph'/R~Ph 3/EJ)
1B2
IB,
1J
e quindi si ottiene
281
T65=8/9,
1t
--IJ'[
r lS 1\
-,I
I
>16; i"
I
I
I
I
I
,_
$,
I
I
A,
>"'
a
-P,*+P,*1/3~0,
>16'1"
~
~----i
I
I
I
...L
...L
I
I
$,
iI
'I
...L
l
2h
"
Fig. 13.21
Fig. 13.22
e per un piedritto J- B,
[13.20]
e da esse si ottiene
27
P,*~19P,
Esempio 13.7.
Per il telaio della fig. 13.22 si considerano i nodi liberi soltanto di traslare,
essendo prevalente la rigidit (R~EJ/l) delle travi rispetto a quella delle colonne.
Le colonne hanno uguale sezione.
1. Movimenti equilibranti (t5i, i52 traslazioni delle travi 1, 2).
Essendo y 14 =y 25 =81/h, y56 =(62 -t51)/h, y37 =fl 2/2h, l'equazione di equilibrio
13.17 fornisce per le travi 1, 2:
P-12R 2,/h'+ 12R (6,- o,)/h'~O,
6,1 ,,,J~o,
* _ 27 I _ 9
T 41 *-P1 T41-19P3-19P,
,,
Mu~M,.~-T.,* 2~-
38 Ph~-0,2368Ph.
b) Ogni forza P*, come stato detto, la forza che provoca il definitivo spostamento correlativo, essendo i rimanenti spostamenti interdetti. Quindi, posto
c=EJ/h3 , si ottiene, ad es.:
27
I
o, ~P,*/EU,~19 P 3 . 12 e 0,03947 Ph'/EJ.
Metodo dell'equilibrio
Capitolo tredicesimo
282
Esempio 13.8.
Risolvere il telaio della fig. 13.23, i cui nodi traslano soltanto; tutti i ritti hanno
la medesima sezione (la colonna 4-1 articolata alla base).
Soluzione.
Equazione dei movimenti equilibranti.
,
.
.
.. .
In questo caso la sezione 1 libera di ruotare. L equa~1one d1 equ1hbr10 all~
rotazione [13.9] scritta per <1 il nodo 1, e quelle alla traslazione [13.10] per ,le travi
1,2 forniscono (y14=y25):
)-o
2 0,5R
2hy37-,
qh
( 2R
- + 6 ---y'"
2
h
cp1 =0,16497 e,
y"=0,02636 e.
2h
1
h
283
a) Il procedimento.
Con tale procedimento tutti i nodi sono considerati all'inizio provvisoriamente bloccati e si calcolano, per effetto delle azioni esterne, i momenti
d'incastro perfetto alle estremit delle varie aste, ottenendo al solito una
soluzione congruente ma non equilibrata. Poi i nodi vengono allentati (quindi
equilibrati) uno per volta, considerando impediti di ruotare i nodi intorno
a quello sul quale si opera; ed proprio questa idea del provvisorio incastro
dei nodi circostanti che costituisce la chiave del procedimento, poich sono
allora note le rigidezze alla rotazione delle aste, ed possibile applicare la
semplice operazione di equilibramento illustrata nel par. 12.1.4. Equilibrato
un nodo e calcolati i momenti di trasmissione (ossia i disturbi) nei nodi circostanti, si passa a un altro nodo e si ripete la medesima operazione sino ad
ottenere lo smorzamento dei momenti trasmessi; smorzamento che, come
vedremo, in generale rapido, sicch bastano pochi cicli di operazioni per
ottenere il risultato voluto, ossia la soluzione equilibrata.
Il procedimento richiede i seguenti calcoli preparatori:
I. Momenti d'incastro perfetto. Al solito tali momenti sono considerati
positivi quando essi hanno senso destrorso (ossia orario) alle estremit delle
travi; se per una trave AB un'estremit incernierata, non necessario appli-
rj)
Fig. 13.23
e analogamente,
M00 ~-0,2415
qh',
M,,~ -0,1837
qh'.
Capitolo tredicesimo
Metodo dell'equilibrio
care in corrispondenza di essa l'incastro provvisorio, e naturalmente il. momento d'incastro in B deve tener conto che l'estremit A considerata hbera
284
di ruotare. I loro valori per alcuni casi rilevanti sono riportati nella tab. 3.5.
2. Rigidezze alla rotazione. Vennero definite nel par. 12.1.3. Se, per
una trave prismatica, l'estremit opposta a quella in cui si considera la rotazione incastrata (vedremo che tale caso fondamentale) si ha
285
(R=EJ/l);
W=4R,
se incernierata,
W=3R.
D
W (configurazione simmetrica)=2R,
W (configurazione antimetrica)=6R.
M 1a=M1e1a,
con
e1a= W1a/EW
1,.
i
+22,4
Il+ 0,6
Il- 2,2
1+24,0
B 1"3641
lo=I
1 +mo
11-4,8
11/+0,5
li -Oi2
+[0,0
-2,5
11!-0,1
I o
///- 1,5
Ovviamente il coefficiente di trasmissione nullo se l'estremit B semplicemente appoggiata; se la trave di sezione variabile, si veda il par. 3.2.
-5,0
1/-0,2
11-4,8
fil
///-2,4
~1:;,<1~}
I
--:::: ::::
F
Fig. 13.24
Si cambia segno a .EM e si ripartisce -14,5 in parti proporzionali alle rigidezze delle travi che si collegano in B(W,a=W,1 =W,,=4R; e=4/12;;::
;;::0,333); si ottengono cos i momenti II=-14,5 0,333;;::-4,8, e i momenti III=-4,8/2=-2,4 tm. Per ricordare che il nodo C equilibrato, si
traccia una linea dopo i momenti IL
Si blocca il nodo Ce si torna al nodo B, che non pi equilibrato, avendo
ricevuto il momento III=-2,4 causato dalla rotazione del nodo C. Si ripartisce pertanto il momento III cambiato di segno, ossia lo si moltiplica per
i soliti coefficienti di ripartizione, ottenendo i nuovi momenti II (0,9= +
+2,4 0,364; 0,9; 0,6) e i corrispondenti III=0,9/2;;::0,5 tm. E cos si prosegue, sino ad avere trascurabili momenti di trasmissione.
Si sommano infine i momenti I, II, III in ogni estremit, e si ottengono i
momenti definitivi; la loro somma, per le estremit facenti capo a l-no stesso
286
Metodo dell'equilibrio
Capitolo tredicesimo
287
Nodo 4
aste
J(dm')
/(dm)
4-5
4-1
80,1
12,5
75
45
4J/l=4,272
3J/1=0,833
0,837
0,163
1,000
Esempio 13.9.
Studiare con il metodo di Cross la struttura della fig. 13.25, gi esaminata con
diverso procedimento nell'es. 13.6.
'
q~3,Qtlm
i i i
j' i i" i
75,&,j
~.oo 0
iiillliiii
4%s
(i)
~7,50'
i 30.$
4065
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q_4,0l0{J!
65.$
651J5
35/:)5
.. ...
6,00
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4o/Js
6,00
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35/Js
--
7,50-+
-17,07
Il+ 0,02
Il+ 0,24
ll+-76,27
I +5.20
111-1,u
w-2,2a
~ ~I ~1~
~1g g1~+I +I++
2:::::::: ~""" 2::"""
I 11 I j
I
// +11,17
/!/+5,89
I +I +I
lf
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7.
1 -33,60
+15,87
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--
::'~= ~ 1~ ~1g-~1~-+
C:
'
J/-0,24 - - - - 1//-0,12
-JB,39
+.B,81
I
I
W,,
(j)
Fig. 13.25
Soluzione.
a) Si calcolano i momenti d'incastro perfetto I: ad es., M,,=-3 7,5'/127"
= -14,06 tm. Il momento applicato dallo sbalzo al nodo 7 sinistrogiro; quindi
destrogiro quello applicato all'estremit incastrata dello stesso sbalzo (2,6 2'/2=
=+5,2 tm).
La rigidezza dell'asta 7-8 vale 2R; quella dello sbalzo collegato al nodo 7 nulla.
e) Si comincia, per es., ad equilibrare il nodo 4 ottenendo i momenti II:
+14,060,837=+11,77; 14,060,163=+2,29 tm; all'estremit 5 viene trasmesso
il momento III=ll,77/2=5,89 tm. Si passa al nodo 5: l.'M=-12+14,06+5,89=
=+7,95; si ottengono i relativi momenti II e III. Si passa al nodo 7, ove si ripartisce la somma, cambiata di segno, dei momenti I e III -(-33,6-0,49+5,20)=28,89;
poi si torna al nodo 4, e cos si prosegue sino a raggiungere l'approssimazione voluta. Si sommano infine, in ogni estremit, i momenti I, II, III; ad es., M 4 r,= -2,71 tm.
Il nodo 6 da considerare incastrato, perch esso non ruota in virt della configurazione simmetrica.
b) Osservazioni.
Si gi accennato che, terminato il procedimento, la somma dei momenti relativi alle estremit di uno stesso nodo dev'essere uguale all'eventuale momento
esterno: ad esempio, nel nodo 7 della struttura studiata nell'es. 13.9 si ha -17,07+
+11,87=-5,2 tm, uguale al momento sinistrogiro applicato allo stesso nodo (a
sua volta uguale e contrario al momento d'incastro per lo sbalzo).
.
In corrispondenza dell'estremit J di una generica trave J-A, ogni momento ha
un chiaro significato fisico: quello I il momento d'incastro perfetto; la somma
dei II fornisce il momento che provoca la rotazione della sezione J con l'altra estremit A incastrata; la somma dei III conseguente alla rotazione della sezione A
con quella J bloccata. Si ha pertanto che, per la definizione di rigidezza alla rotazione, <r1a=rp1=(1.: II)1a!W;;a; per cui si pu scrivere anche rp1=EI"Iji/E w;;h essendo
E 111i la somma di tutti i momenti II scritti intorno al nodo J.
Volendo rendersi conto degli aspetti comuni dei procedimenti esaminati, che
fanno parte tutti del metodo dell'equilibrio, chiaro allora che il momento M1*
definito nel par. 13.3.3 coincide con EI~: basta infatti pensare al loro significato;
e si ha d'altronde conferma di ci dai risultati degli esempi 13.6 e 13.9 [ad es., M 4 *=
=16,62 tm, (l.'II)4 =16,61]. Pertanto il metodo di Cross corrisponde nella sostanza
alla risoluzione iterativa del sistema di equazioni in cui sono incognite le azioni
equilibranti Mi*; e precisamente all'iterazione condotta operando sugli incrementi
delle incognite (par. 2.4.lc).
La velocit della convergenza, in genere notevole, risiede nel fatto che, come
abbiamo gi accennato, i momenti trasmessi III, dai quali dipende il proseguimento
del processo iterativo, sono piccoli rispetto al momento che Ii genera: un momento M applicato a un nodo, in cui s saldano quattro travi uguali aventi l'estremit opposta incastrata, si ripartisce in quattro parti uguali; e ogni momento ripartito si trasmette dimezzato, quindi si ha III=M/8. In genere non ha grande importanza l'ordine col quale si sbloccano i nodi; tuttavia chiaro che conviene dar la
precedenza a quelli in cui la I:AfJt pi elevata.
Come indicato nella fig. 13.26, la quale si riferisce a sistemi di travi uguali,
sufficiente una sola ripartizione quando con i vincoli ausiliari impedita una sola
288
Capitolo tredicesimo
Metodo dell'equilibrio
'
q
.
'
~liIJIJ!Llllli3!._ .!_+1,18 x-1,112 -
3R @ 2R B'
A'
13] @ [Zj;J
!l-~/12)
rm,-:1!c
~
@ liR D'
'
i; 4R
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_
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0,4! -1/20
~:~.
11-(;24)"'51 llc(l/24}2;5
:~
1+1/12
lilli
l?lJ
- 2;11
Il +13,91
_::_1/!!!______
q'
R
C:
" r
A3RB4R~
e)
'
dbwm,enti__g,JI1ff!1Q_di_gl=
Fig. 13.26
289
ff+(l/12) 1/3
1-1/12
BI~-
"f1~
"''
-14-.06
lii- 2,56
+15,87
Il -5,11.
Il +13,83
lff-2,46
111+6,92
// -4,92
Il +12,87
//+6,44 ~
lii- 1,32
/I+ 11,77
I -14,06
ll-2{i4
@]
//{+5,89
I +14,06
lo41s I
I +12,00
111-3,19
Se, in corrispondenza di ogni nodo, ogni volta viene ripartito il complessivo momento squilibrato somma dei momenti III e dei momenti d'incastro
perfetto, si ottengono i momenti II e III totali, anzich i rispettivi incrementi.
Tale modo di procedere, che sostanzialmente non differisce dal procedimento originale gi illustrato, indicato nella fig. 13.27, nella quale trattata
la stessa struttura dell'es. 13.9: segnata in ogni nodo la J.:M;, (riquadrata),
il primo ciclo coincide con quello solito; poi, nel secondo ciclo, si ripartisce,
ad esempio per il nodo 4, la somma cambiata di segno dei momenti trasmessi
(in questo caso il solo -1,32) e dei momenti d'incastro (EM=-14,06) e
si ottengono i momenti totali, ovviamente approssimati, II ( +12,87, +2,51)
e III ( +6,44). E cos si prosegue sino a far coincidere i valori consecutivi dei
momenti ripartiti. I momenti complessivi vengono ottenuti in ogni sezione
estrema sommando al momento I gli ultimi II e III segnati nella figura con
asterischi.
La giustificazione di tale modo di procedere pu esser riportata al fatto
che, per quanto stato osservato nel paragrafo b) precedente, il metodo di
Cross coincide con la risoluzione iterativa del sistema di equazioni in cui
figurano le azioni equilibranti incognite M,*=J.: lit,. Con l'iterazione continua vedemmo (par. 2.4.la) che per determinare, ad ogni fase, un valore
pi approssimato del valore di un'incognita, si deve sommare ai disturbi
dovuti alle altre incognite il termine noto; ed chiaro che nel nostro caso
1--
I
I
+B,81
I
I
I
I
I
8l
a
I
(j)
""
Fig,
"
13.27
@i
<
19 -
11~1.
Capitolo tredicesin10
Metodo dell'equilibrio
290
291
[e]
F4
[d]
Hi,
Itr
11,
7,b,
Fig. 13.28
~"'
""'
[b]
essendo
[13.21]
\
k1-~----
l-e1aSa-(!jbSb
[13.22]
IV, 0 =-IJ.iasa,
[13.24]
292
Metodo dell'equilibrio
Capitolo tredicesimo
11
41
R~E]!l
Esempio 13.10.
4m
Rh
i=
I ---
a)
modificazione, ai casi non consueti di telai aventi colonne articolate alla base
o di diversa altezza, o elementi strutturali di sezione variabile.
_,._
21
---@
293
5m
@)
Rh
b)
e)
Fig. 13,29
Soluzione.
I
13 , 1 =11 , 3 =-3 l+0,
5
;r=-5,00 tm,
pate della fig. 13.29, costituito da travi e ritti di eguale rigidit R e soggetto a forze
l4,i=I2,4=-2,5 tm.
orizzontali. Come noto (vol. I, par. 10.4b), pu essere considerato mezzo telaio
con i momenti d'inerzia delle sezioni dei ritti centrali dimezzati e soggetto alla met
delle azioni orizzontali; per cui il telaio che rimane da studiare non pi simmetrico.
294
Capitolo tredicesimo
2. Coefficienti di ripartizione e.
Per il nodo 3: es,4=e3,1=es,r;=l/3.
0,5
Nod o 4: Q4,2=e4,6 O,S+l+O,S 0,25, e4,s=0,5.
Nodo 5: e5 , 6 =e 5 , 3 =0,5.
Nodo 6: e6 , 4 =0,333, e6, 6 =0,667.
3. Coefficienti di spostamento s (form. 13.21).
Per il primo piano: s 3 , 1 =
Metodo dell'equilibrio
295
s~mma degli sforzi .di taglio ~ei ritti appartene!1ti ad uno stesso piano deve eguaglr~re lo_ sforzo taglrante del piano. Per l'esemp10 trattato si Ira: T(2o piano)=! t,
3 t, e infatti
Esempio 13.11.
Studiare !l telaio si~etrico della fig: 13.30, avente travi e ritti di uguale rigidit
R=EJ/l. Puo essere studiato mezzo telaio soggetto ad azioni orizzontali dimezzate.
1 -es,1Ss,1-ea,1>sa,s
1
1-0,333. 0,5-0,333. 0,5 -J,S.
1
Nodo 4 ' k,- 1-0,25 0,25-0,25 0,25
Nodo 5: k,=1,333.
Nodo 6: k 6 = 1,091.
1,143.
1t
--~---~~
.
4,Qm
~1-o@~-~@=-1
@
s.o,~I
IS-o,751
I
I
I
0
"
Fig. 13.30
Soluzione.
0,286,
Q,,,=6/14=0,428;
es,a=0,6.
3. Coefficienti di spostamento (si considera mezzo telaio): s (lo piano)=s (20 piano)=3/4=0,75.
4. Coefficienti k:
k,
1
1-2 (0,286. 0,75)
1,751'
k,
1
1-0,4. 0,75
1,429.
Capitolo tredicesimo
296
Metodo dell'equilibrio
tanto, se immaginiamo soltanto i nodi J liberi di ruotare, i ritti J-A, J-B, impediti
di ruotare in A e in B, si trovano esattamente nelle condizioni della mensola dianzi
citata; le rigidezze alla rotazione delle aste collegate in J valgono:
es,3*=0,571,
1]3 , 4 *=0,75,
297
[13.27]
13.4.4. Telai con nodi spostabili: il caso del telaio simmetrico a una sola
campata (le torri) <13. 14J.
Un cenno al caso particolare di un telaio a due stilate uguali pu essere interessante, per completare il quadro dello studio iterativo delle strutture a nodi spost~
bili, e come utile premessa all'esame della trave Vierendeel; ovviamente lo studio
Yl;);.R.Jb
1~
......
::,M
Fig. 13.31
fff,;.~
b)
a)
e)
*"
'"m
Esempio 13.12.
w,
Studiare il telaio della fig. 13.32, avente travi e ritti di uguale rigidit, gi, risolto
nell'es. 13.11 con il procedimento generale.
:m
pu essere effettuato con il procedimento generale (es. 13.11), ma qualche osservazione pu risultare opportuna e istruttiva.
Per una mensola J-A incastrata in A e con I 'estremit J libera da vincoli e soggetta a un solo momento M, si ha la rotazione rp1=M/R, quindi la rigidezza alla rotazione (fig. 13,31a)
[13.25]
W=R,
Soluzione.
1. Momenti d'incastro perfetto (v. es. 13.11).
[13.26]
Tale richiamo utile per l'esame del telaio simmetrico della fig. 13.31b, sottoposto a due coppie antimetriche ~: evidentemente sono nulle le azioni oriz~ontali
alla base, perch se esistessero dovrebbero essere antimetriche, ma sarebbero incompatibili con l'equilibrio della struttura; e sono nulli anche gli sforzi taglianti d~i ritti,
per ognuno dei quali quindi costante, se esiste, il diagramma dei momentt. Per(1 3 .1 41 p. PozzATI, Una notevole semplificazione nello studio dei telai a due piedritti
uguali, sottoposti a condizione di carico antisimmetrica, Il Ce1nento, 1946, 9.
R
R+R+6R
R
R+6R
0,125'
0,143'
e,,,~6/8~0,75,
e,,,~6/7~0,857.
298
Capitolo tredicesimo
Metodo dell'equilibrio
-qh'/6,
Rigidezze e coefficienti hanno i valori calcolati in a); nella figura sono riportati
i valori dei momenti.
n r1
q
W6R
1t
W=R
--~----~
299
A,
D,
_Af/7
11+6M/7
t-M
,!!~&=___,
I~
+ "
"",':::;:,
(j)
Fig. 13.32
IM~qf/321
Fig. 13.33
al momento I gli ultimi II, III segnati con asterisco (se avessimo operato sugli incrementi dei momenti, sarebbe invece stato necessario sommare tutti i momenti incolonnati).
Esempio 13.13.
Casi per i quali sufficiente una sola ripartizione. Per semplicit si considerano
trave e ritti di eguale rigidit R.
a) Telaio soggetto a una forza orizzontale (fig. 13.33a).
il caso pi semplice del procedimento esposto nel presente paragrafo.
Momenti di incastro per le estremit dei ritti: M=-Ph/4.
Rigidezze e coefficienti di ripartizione:
eoa~ 1/7,
Capitolo tredicesimo
quando i correnti sono eguali (es. 13.12), il perfezionamento del calcolo semplice.
Ci purch non si debba mettere in conto la deformazione per effetto dello sforzo
assiale, cosa, come sappiamo, in genere lecita, purch la trave Vierendeel non sia
molto snella; o non sia, ad esempio, incastrata alle estremit, perch allora l'inde~
terminazione statica riguardante il diagramma dei momenti relativo alla trave Vie~
rendeel considerata nel suo complesso (che, come vedremo, interviene nel calcolo
delle azioni interne) deve passare attraverso particolari condizioni di congruenza.
tera trave (accennammo gi ad esso nel punto precedente) si ripartisce proporzionalmente ai momenti d'inerzia delle sezioni delle coppie di aste dei correnti, per cui
300
J.,
T.,~ T, J. +J.
ab
de
301
Ta,~T, J. +J.
ab
r----,\.--
!{
T@
d)
[13.28]
de
[13.29]
,\b
a)
e)
Fig. 13,34
i;
,..<.....>....
tH
...<......>...
!H
Questo calcolo, che, come si detto, in genere non d luogo a forti errori fnch
Rm :;;::: Re, in ogni caso utile premessa per successivi affinamenti; esso ricalca com-
pletamente quanto gi stato detto a proposito dei telai con nodi che traslano soltanto (par. 12.1.Sb).
Possiamo pensare che i carichi agiscano in corrispondenza dei nodi, essendo in
ogni caso facile ricondursi a tale schema con il solito ricorso ad appoggi ausiliari.
Allora le maglie si deformano nel modo indicato nella fig. 13.35b, e le due aste rizzontali di una stessa maglia hanno, per l'ipotesi fatta, le estremit che non ruotano
e si spostano ugualmente, per cui hanno un flesso nelle mezzerie.
Quindi, se immaginiamo di praticare un taglio a met di un generico campo A
(fig. 13.35c), le azioni interne si riducono ai soli sforzi taglianti e assiali facilmente
calcolabili. Infatti, per quanto sappiamo (par. 12.1.5), lo sforzo di taglio T, dell'io-
S'intende che, in conseguenza degli sforzi taglianti [13.28], alle estremit delle
aste dei correnti si hanno i momenti
Metodo dell'equilibrio
Capitolo tredicesimo
302
Il calcolo quindi molto semplice. Consideriamo ad esempio la trave Vierendeel della fig. 13.36, per la quale il momento d'inerzia del corrente superiore doppio di quello relativo al corrente inferiore. Gli sforzi taglianti e i momei:ti flettenti
complessivi (ossia per l'intera trave) nelle mezzerie A, B, C delle tre maghe valgono
3
p
p
TA=4P,
Ts=-4,
Tc=-4'
1
M e =-Pk
8
'
["-- I.~-- 2!. ---~ !. ~
!A
I
CD
P
@
rli
4 IA
5
IB
'
.:IPI
4
b)
07
ic
'
T2,a=Ta,4=-P/6,
T 6 , 5 =P/4,
T,,,= T,, 6 = -P/12,
2).
).
M 2 , 1 =M1,2=-T2,1 z=-P/4,
M,,,=M,,,=-T,,, 2=+PA/6,
M,,,=M,,,=+PA/12,
M" 6 =M,,.=-P)./8,
Mo. 7 =M,,,=+PA/12,
M,,,=M,,,= +PJ./24 ;
M,, 6 =-(M,,,+M,,,)=+PA/12,
1
T,,.=(M,,,+M,,,)/h=g
M 6 , 2 =+PA/24,
p).
h;
p).
PJ.3
24EJ '
e) Montanti defor1nabili (i casi in cui le rotazioni dei nodi hanno sensibile in"
fiuenza) (la.1t>).
Fig. 13.36
3
2J
T,,,=4P3J=P/2
1
2
N2s=-- - - ,
P
J.'
'1
n.'
v, (totale)=4 12EJ --y; ).= 32EJ .
11 11 I
111111111111111111+111111111
3 p).
N12=-N5s=-MAfh=-- - - ,
'
8 h
--
PJ.' ( 1
8
1 )
'1=vo.,+v,,,+v,,,= !2EJ 4-12-12 =
I '2]
'2]!
a)
'e
!B
303
Quando la rigidit Rm=EJm/h dei montanti inferiore a quella delle aste dei
correnti, l'ipotesi dei nodi che traslano soltanto pu dar luogo a sensibili errori. Per
i 'affinamento del calcolo molto semplice se i correnti sono uguali, e quanto stato
esposto nel punto b precedente costituisce la fase preliminare necessaria per la deter"
minazione dei momenti d'incastro perfetto. Calcolati questi, pu poi essere appliM
cato il procedimento iterativo esposto nel par. 13.4.4, a proposito dei telai aventi
due stilate uguali e soggetti a carichi orizzontali: l 'identita dei due tipi di strutture
al solito evidente quando si consideri la trave Vierendeel ruotata dt 90, soggetta
oltrech ai carichi alle reazioni degli appoggi (fig. l 3,34d) e tenendo presente che,
come osserveremo in seguito, i due correnti non subiscono spostamenti relativi a
causa della deformazione dei montanti. Quindi le rigidezze valgono Wm=6EJm/h
per i montanti, W0 =EJ0 /A 0 per le aste dei correnti; e i coefficienti di trasmissione
valgono -1; occorre l'unica avvertenza, per altro ovvia, di effettuare le operazioni
di ripartizione anche in corrispondenza dei nodi estremi. Ma non il caso di dilun"
garsi, perch nulla cambia rispetto a quanto venne illustrato a suo tempo, ed essendo
il calcolo mostrato con evidenza nell'es. 13.14.
Lo studio della trave Vierendeel, considerando i nodi liberi di ruotare oltrech
di spostarsi, resta abbastanza semplice anche quando i correnti sono diversi, potendo
applicare il metodo di Cross generalizzato (par. 13.4.3), del quale venne mostrata
un'applicazione proprio per un telaio avente due stilate diverse (es. 13.11).
Esempio 13.14.
Studiare la trave Verendeel della fig. 13.37 (avente i due correnti uguali), tenendo
conto sia degli spostamenti, sia delle rotazioni dei nodi.
C1310 > P. PozzATI, Sul calcolo delle travi Vierendeel , Giornale del Genio civile, 1947, 2;
Bollettino Ingegneri Costruttori, Bologna, 1948, 10. Un ampio capitolo dedicato allo studio
de11e travi Verendeel (anche continue) si trova nel vol. di l(LouCEK citato nella bibl. finale.
Capitolo tredicesimo
304
Metodo dell'equilibrio
= AM1ot.; ma, essendo la trave appoggiata, si ha L'(AM, 01 ,.)~0 [infatti 2(- 7,89+
+2,63+2,90+2,37)= ~01.
nulla anche la somma dei momenti definitivi in tutte le estremit delle aste
dei correnti, perch le operazioni di ripartizione non hanno comportato modificazioni dello sforzo tagliante delle aste dei correnti [infatti: -6,76-9,04+4,34+
+o,91 +2,67+3,13+2,32+2,41 = ~01.
nulla anche la somma dei momenti alle estremit dei montanti, dovendo essa
eguagliare (per l'equilibrio dei nodi) la precedente somma. E allora nulla la somma
Soluzione:
a) Momenti d'incastro perfetto (nodi liberi soltanto di traslare):
M,,,=M,,,=-V,J1,,/4=-7,89 tm,
M,,,=M,,,=(-7,89+10) 5/4=+2,63 tm, ecc.;
b) Rigidezze e coefficienti di ripartizione:
asta 1-2)
asta 1-6)
J (sez. 70/40)=114,3,
1=40 dm,
W (a meno di E)=lJ//=5,77 dm';
a)
'1i
W=6J/l=18,05;
J.<.A=4m
L~ --~~ - m~
l
400
500
~--
('
i'
b)
80
550
450
fl-2.41
1/-2,35
-9,04-
Il -0,82
I +2,90 I +2,37
lii +0,72 Il -0,65
IL~ llt+0.67
lll+0,82 ff -0.73.
Il -060 ffl +0.60'
lll+0,83 ff -073
Il -0,50
+2,32
Q2
1-l=H
QI
+2 7
I +2,63 I +2,90
11/-0,89 11-0.72
{f -0.80 111+0.53
flf-0,82
[@j
111-2,18 Il +0,82
Il +1.03 111+0,90
Il +2J6 iiT-2,16 !I +0;81
+4,34
-ti76 '11/ +1,01
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40
----'4
111-1,1!
Il +2,18
111-1,03*
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111-1,st !!+Q89
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I
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1----2-.-----3------4-------5
lh,z=0,242.
t"''
305
,,
0.3an 1conE=250000kg/cm21
___ _____ _
..:.
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!//+Ofi5
Il -o,67
fll+0,73
li -D,68
------------ ------------
--- ------
+2,4!
----~
Fig. 13.38
+3,t3
+0,91
degli sforzi di taglio dei montanti; per cui se avessimo pensato di impedire gli spostamenti orizzontali dei correnti con appoggi ausiliari, le reazioni di questi sarebbero in definitiva nulle.
In conclusione, per la deformazione fl.essionale delle aste, i correnti non manifestano uno spostamento relativo orizzontale.
Fig. 13.37
d) La somma dei momenti I nulla, perch per ogni maglia di luce Ji. la somma
dei quattro momenti alle estremit delle due aste dei correnti uguale a Ttot.A=
d) Osservazioni.
Nei procedimenti di calcolo precedentemente illustrati non si tenuto conto,
per le aste dei correnti, della deformazione per effetto dello sforzo assiale. Nella
fig. 13.38 sono riportati i diagrammi dei momenti flettenti ottenliti mettendo o no
in conto l'influenza di tale deformazione per una trave Vierendeel a maglie uguali,
con correnti e montanti di eguale sezione, per due diversi valori del rapporto h/J.;
e si ha quindi conferma che I 'influenza modesta anche per sensibile snellezza della
20 -
POZZATT, 11-1.
Capitolo tredicesimo
Metodo dell'equilibrio
trave. Tuttavia, come gi stato accennato, vi sono c~si (ad e~empio la !!ave doppiamente incastrata) in cui per la natura staticamente 1ndeterm1nata del diagramma
dei momenti il calcolo dev'essere completo.
.
mente alla precompressione (fig. 13.41). Si comprende che, in tali casi ibridi, il comportamento a trave Vierendeel resta limitato alla parte della struttura comprendente le maglie quadrangolari. Ricordiamo infine che i correnti delle travi Vierendeel,
306
~--
~---
~-
gonali (o di
Fig. 13.39
paret~):_fatrave
I \
i
i
I,
'
1!1
I
I
,I,
I
'
Fig. 13.41
11
HE450A
600
HE200B
r---
_HE340-
'''""5Qt1I'
;:
600
,r13E45QA
600
71
i
Lit,
-- ".:r"
:SJDJZI
I
I
'
!1
307
I
i
l/H/0450M
Fig. 13.40
J %
r ~
~%
%ii?
costruttive. In questo caso possibile alle volte far r~corso a una configurazione mista
comprendente maglie quadrangolari e triangolate, ci che co-1~se11;te la presenza delle
aste di parete dove sono pi elevati gli sforzi taglianti totalt, ricorrendo eventualw
Fig. 13.42
-~
--
fE---- lb f.-- {,
--
-:I
--
--
Metodo dell'equilibrio
Capitolo tredicesimo
308
l __,,
2S:
B "o
-""'- _:;;
efil
36c
'7
;JQC
7
CW,
~"
Mba=-3E]ojt';,,-3C
2
Mbc =+6EJ8/z =+6c.
e) Osservazioni.
13.4.7. Sollecitazioni secondarie per tralicci aventi le aste collegate rigidamente e caricati in corrispondenza dei nodi.
Fig. 13.43
J<'-l
309
- C30/) + C30/7
11-3C 3/7! "-3C 4/7
1-3C I l.+6C
Fig. 13,44
nn 'equivalente diminuzione della temperatura. A tale classe di effetti conseguenti a valori prescritti degli spostamenti dei nodi sono riferibili anche quelli
dovuti a deformazioni di natura viscosa (voi. II, parte 2", par. 1.2.4), particolarmente importanti per strutture precompresse.
b) Effetti per cedimenti noti dei vinco/i. Lo stato di coazione pu derivare
anche da cedimenti dei vincoli di entit prescritta. I loro effetti si calcolano
nel modo consueto: ossia facendo avvenire i movimenti considerando i nodi )
impediti di ruotare (non necessariamente dove le estremit sono articolate);
poi, determinati i momenti d'incastro perfetto, si completa il calcolo procedendo come si visto precedentemente. Un semplice esempio riportato
nella fig. 13 .44.
Capitolo tredicesimo
Metodo dell'equilibrio
spesso laboriosi, dovendo far ricorso a vari sistemi di forze ausiliarie (v. par. b);
per cui pu risultare conveniente il metodo grafico di Williot che ricordiamo brevew
mente, anche per l'utilit del suo impiego nel calcolo della deformata di una travaw
tura reticolare.
310
311
,c~'_.,___,c
//
1(+)
BtP.
,,
E:_Cf-'cf-_,3.,I-"'!:;;::;;;;DL,d
'-
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1
I
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I
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'
0--1
a11
Fig. 13.45
',
d'
~.
o,;b]
[olb
a)
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I
I
I
I
I
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2(+!
I
I
1'
I ",
I
/1
/.
a 1
'b~t/
e'
X
',
llO\'.
I
I
I
M"a "'"'
LI, (
iL...Y"obd
Ll b
uda \')'!>
Ll1 b L12
assumendo la direzione A ~B
arbitrariamente fissa (origine inA)
Fig. 13.46
rispetto ad A dato dal segment? e'e (rispettando cos la condiz~one che tra A e C
si abbia uno spostamento relativo soltanto secondo la traslazione del carrello);
e lo spostamento di un generico punto R dato dal v~ttc:>re .r'r.
Ricordiamo infine che la scelta tanto del punto di riferimento, quanto della
direzione dell'asta considerata fissa arbitraria, e che pertanto una scelta felice pu
f'VSVSVl
1,
Rf ;.
a)
IS
1SIZSJ7~1/l
Fig. 13.47
b)
semplificare il diagramma; cosi, ad esempio, se il traliccio simmetrico della fig. 13.46
soggetto a condizione di carico simmetrica, conviene considerare fiss? il punto O
.di mezzo dell'asta DE superiore, e tener conto che questa resta orizzontale (:figura 13.46c).
Lo spostamentc:' relativo brs d~lle estr.e~it. di .una gen~rica. as~~ R-s. pu e~se~e
determinato semphcemente per vta anahtica zmpzegando_ il pr1ncp10 dei lavori virtuali: si applicano nei nodi R e S due forze 1:nitarie di_ segno. oppos~o, entramb~
dirette normalmente all'asta (fi.g. 13.47); se S sono gh sforzi ass1alt conseguenti
312
Capitolo tredicesimo
Metodo dell'equilibrio
313
k21a1 +k22a2+k23a3+k24CT4=Fo2-F2
poi, se come si gi detto si procede ad esempio con il metodo di Cross (par. 13.4.2),
i mo1nenti possono venire facilmente equilibrati.
Frequentemente le .aste d~l c?rrente che sostiene direttamente l'impalcato di un
~ono
e allora per queste ultime gli effeti1 ffess1onali possono essere tralasciati.
. d) ,ca_richi agenti a_nche sulle aste. Con l'applicazione di vincoli ausiliari la soluz1c:ine e ricondotta facilmente al caso precedente: basta al solito considerare in una
p~1~a fa~c la struttur~ .soggct~a al.le az~oni e~terne con g~i sros.tan1~nti <lei ~odi imped~tl mediante appoggi 1mmaginar1, poi applicare le reaz1on1 d1 tali appoggi cambiate
dt segno.
opport~;io os~ervare che le azioni ftessionali, trascurabili spesso nella seconda
f~se, come g1a a?b1amo osservato nel punto precedente, possono avere importanza
~llevante .nella prr~na; ma esse sono facilmente determinabili, applicando ad esempio
il proce~1mento d1 Cross, av~ndo a che fare con una struttura i cui nodi non possono
spostarsi: P_er~anto lo stu~io de!la travatura reticolare spesso scomponibile in
due parti distinte: nella prima SI hanno rilevanti i momenti flettenti e trascurabili
gli .sf?rzi assiali; ~ella seconda, vi~eversa; hanno pratica importanza soltanto questi
ultimi; ma s~ cosi non. fosse, abbi~rno v~sto nel punto e) come le azioni ftessionali
P?ssono v~n~re .de~ermtnate anche in casi complessi, mentre in casi semplici immediate cond1~1on1 d.1 co~gruenza ?e pennettono la determinazione (voi. I, es. 6.4).
Alle. volte. 1 v~lo~1 dei momenti flettenti possono essere sensibiln1ente influenzati
dagli sforzi ass1ah a causa della defornrazione dell'asta (cap. VII).
13.5. Riduzione del numero dei movimenti incogniti e delle relative condizioni di equilibrio. Procedimento dei movimenti primari impressi.
a) Il numero delle equazioni risolventi [13.l] o [13.3] pu essere ridotto; e
le operazioni sono abbastanza semplici eliminando i movimenti incogniti a
per i quali sono nulle le correlative azioni (F,-F). Consideriamo, per ren-
[a]
k41a1 +k42a2-l-k4aaa+k44CT4=0'
verificate le due equazioni di equilibrio riguardanti tali movimenti, qualunque siano i valori di av a 2 Ed chiaro l'aspetto sostanziale delle operazioni
descritte: alcuni movimenti ai vengono impressi uno per volta, e in funzione
di ciascuno di essi si determinano i valori che altri movimenti debbono acqui-
nulle le coppie applicate nei nodi (es. 13.15); il calcolo pu venire programmato per l'impiego di un elaboratore elettronico (par. 15.2.5) C13.l 8).
Ovviamente la stessa riduzione pu essere operata sul sistema di equazioni << delle azioni equilibranti .
b) appena il caso di osservare che il medesimo procedimento pu essere adottato, per con operazioni un po' pi complesse, anche quando nel sistema non si
abbiano equazioni omogenee. Riferendoci ancora al preceden~ caso di quattro
equazioni, e indicando per brevit con vi i termini noti (F0 i-Fi), possibile, ad
esempio, eliminare a 3 , a 4 dalle prime due equazioni considerando ordinatamente
nelle ultime due: a 1 =1, a 2 =v 3 =V 4 =0; a 2 =1, a1 =v3 =v4 =0; v3 , v4 , a1 =a 2 =0; e
ricavando ogni volta i corrispondenti valori di x 3 , x 4 che vanno poi sostituiti nelle
prime due equazioni, nelle quali compaiono quindi soltanto a1 , a 2
(rn.ia) Si veda ad es: P. PozzATI, Il metodo delle deformazioni impresse: strutture spaziali - reticoli di travi ad asse rettilineo e curvilineo)), Costruzioni metalliche, 1959, 4. L'applicazione del n1etodo (con alcune oppurtune modificazioni) al calcolo delle dighe illustrata
nella nota di M. FANELLI, <1 Il calcolo approssimato delle lastre curve mediante funzioni d'influenza di una speciale classe di travi continue i>, Energia elettrica, 1967, 9.
Per applicazioni a graticci, si veda per es. R. ALESSI, ((Reticoli di travi ortogonali ed
obliqui)), Costruz;oni in c. a. (corso di perfezionamento presso il Politecnico di Milano),
1964.
314
Capitolo tredicesimo
Metodo dell'equilibrio
evidente che tale modo di procedere (in genere non conveniente per la risoluzione di un sistema di equazioni) si basa sul carattere lineare delle equazioni stesse
e sulla possibilit quindi di sovrapporre gli effetti. Pu essere alle volte adottato,
ad esempio, nello studio delle strutture con i nodi spostabili, per isolare, come
stato gi accennato, le sole equazioni di equilibrio correlative agli spostamenti,
la cui scrittura risulta facilitata anche per il chiaro significato fisico delle operazioni, riportabili in definitiva alle seguenti fasi:
1) si pensano tutti i nodi impediti di spostarsi e, per effetto dei carichi, si
consentono le rotazioni; ad es~pio per l'appoggio fittizio che impedisce lo spostamento ai si ha la reazione R1 ;
2) si imprime uno spostamento ai= 1 per volta, consentendo ogni volta le
rotazioni; per cui, in corrispondenza dell'appoggio fittizio che impedisce lo spostamento flj, si trovano le reazioni l:R'1iai, essendo R'1i la reazione in j per effetto
di ai=l;
i
3) si scrivono le equazioni di equilibrio relative agli spostamenti. Ad esempio.
per quanto riguarda il generico spostamento a1 risulta:
a)
M5,a=-2,532 Ob,
M 3 , 5 =-3,037 Oo,
315
M 3 , 1 =1,519 60 ,
M 1 , 3 =0,760 00
2t
Ha~ -3,924
J,,
J,.
"-
~t
4m
4t
\.'.,-
_!!:
r.-
4m
dove i vari R'1i possono essere considerati ancora coefficienti di rigidezza, per
con significato pi generale;
4) determinati gli spostamenti primari i si ricavano i vari effetti utilizzando
il lavoro svolto nella fase 2.
Quindi, in sostanza, non si ha nulla di diverso dal procedimento originale;
il vantaggio di avere un numero ridotto di equazioni richiede il prezzo del lavoro
preparatorio.
{}
I<-
l"6m
_,,,
2l
X
-,
Ob,,,fcm
v_r,
__!J
Esempio 13.15.
Studiare il telaio della fg. 13.48 con il procedimento dei movimenti primari
impressi)). I ritti e le travi sono realizzati tutti con REA 240 (J=7763 cm4); le diagonali con U 40 (A~6,21 cm').
a) Si imprime il solo spostamento Oa=l cm (Ob=O) consentendo le rotazioni dei
nodi (fig. 13.48b): come abbiamo visto (par. l;l.4.6), questo caso pu essere risolto
molto semplicemente ad esempio col metodo di Cross perch, una volta impresso
lo spostamento prescritto (Oa=l cm), i nodi debbono esser poi mantenuti fissi (ed
in tale modo rispettata la condizione per l'applicabilit dello stesso metodo). Si
ottengono cos i seguenti momenti (fig. 13.48c; Oa in cm, M in tm)
3,038 Oa,
Ma,1=-5,316 t5a,
M 6 , 6 =-3,038 Oa,
M5,3=
4,809 (ja,
Mi. 3 =-5,569 Oa,
M 3 , 4 = 0,506 aa.
Ma,6=
Ha~2(M,,,+M,,,)/h-2(M,,.+M.,,)Jh~+3,924+5,443~9,367
d)
Fig. 13.48
. Inoltre? a causa del movimento impresso, le diagonali danno luogo alle azioni
or1zzontah
H,~23,851 J,,
H.~-23,851 o,.
e) Le equazioni di equilibrio. Gli spostamenti Oa, 00 debbono aver valori tali da
rendere le somme delle azioni Ha, Hb (calcolate precedentemente come loro funzioni)
uguali ai carichi esterni, quindi:
Ja.
[a]
e si ottiene
c5a=0,216 cm,
J,~0,301
cm.
L'~n~uenza delle diagon.a~i, deri';'ante ~elle equazio?-i d~~ primi t~rmini tra parentesi, e molto forte. Noti 1 valori degh spostamenti, utilizzando l calcoli svolti
316
Capitolo tredicesimo
Metodo dell'equilibrio
fittizi. E s'intende che, se gli spostamenti di due (o pi) nodi j, j' debbono avere
ugual valore e senso concorde od opposto per condizione di simmetria o d'antimetria, conviene pensare simultanea l'applicazione dei loro spostamenti. Nel caso
di un nodo sul bordo del reticolo (o interno) connesso elasticamente con un vincolo, nulla cambia rispetto al procedimento consueto: quando si imprime il movimento che deforma il vincolo, si deve mettere in conto la correlativa forza esterna
provocata dallo stesso movimento. Infine, se la sezione di una trave variabile,
occorre valutare tale circostanza nel calcolo preparatorio relativo al reticolo soggetto
N(asta diagonale
6-3)=~:
~:
317
cosO(-a.+o,)=1210 kg;
e analogamente si ottiene
M 3 , 5 =0,127,
M 3 , 1 =-0,694,
M,,,= -0,977 tm .
16'
I
I
I
} I
72
Il
'
I
I
aa=l,778 cm,
5 :1
che sono molto superiori a quelli calcolati precedentemente. Dai risultati del
punto e) si ha inoltre conferma della limitata importanza che, per le strutture snelle
(vol. I, cap. VI), hanno in genere i momenti flettenti, dipendenti da condizioni di
iperstaticit, quando esiste una configurazione isostatica per la quale i carichi inducono soltanto sforzi assiali.
Utilizzando ancora i coefficienti ricavati nei punti a, b, si ottiene
M5,a=3,038 Oa-2,533 <Jb=-2,77 tm,
Ma, 1 =-4,56,
'
I
I
I
I
I
:1
~
lI
M
'
II
MX
w,w
w,>7/m,
a)
M 3 ,5=-1,24,
M 1 , 3 =-7,45 tm.
Esempio 13.16.
a) Per lo studio di un reticolo piano di travi caricato normalmente al suo piano
medio (x, y) si hanno, procedendo col metodo dell'equilibrio, 3 movimenti incogniti per ciascun nodo (lo spostamento Oz= w e le due rotazioni fPx, rpy), e pu essere
facilmente scritta la corrispondente equazione tipica facendo avvenire un movimento per volta, come si visto ad esempio per ricavare l'equazione di Gehler
(par. 13.3.1).
Impiegando il procedimento dei movimenti primari impressi le incognite si
riducono ai soli movimenti w. Al solito si pensa di imprimere lo spostamento w=l
a un nodo j per volta, immaginando quindi tutti gli altri nodi impediti di spostarsi
per la presenza di appoggi fittizi, ma liberi di ruotare; per cui le condizioni di equilibrio riguardanti i momenti risultano soddisfatte. I coefficienti di rigidezza, ossia
le sollecitazioni (e in particolare le reazioni degli appoggi, compreso quello in j,
necessario per mantenere immutato lo spostamento unitario ivi impresso) possono
essere determinati applicando il metodo di Cross, mettendo eventualmente in conto
anche le rigidezze torsionali delle travi, ammesso che valga la pena di computarle
(punto e). Allora le equazioni di equilibrio [13.1] riguardano le sole traslazioni, per
cui se con "Vj/ indichiamo la reazione nel nodo j per lo spostamento 1 impresso
in i, i vari spostamenti w debbono acquistare valore tale che, ad esempio nel nodo j,
[a]
Fig. 13.49
ai movimenti elementari, utilizzando per esempio quanto stato esposto nel par. 3.2
o in testi pi ampiamente dedicati all'argomento (v. nota 3.1).
Nel successivo capitolo (par. 14.2.3) vedremo che, in particolare per reticoli a
maglie regolari con la possibilit (in pratica frequente) di omettere la rigidezza torsionale, il metodo della congruenza pu venire utilmente impiegato.
b) A titolo di esempio, consideriamo il graticcio della fig. 13.49, costituito da
quattro travi della medesima sezione (due incastrate e due appoggiate alle estremit),
soggetto a un carico P (normale al piano medio x, y) agente nel nodo 1. Pensiamo
trascurabile la rigidezza torsionale, che d'altronde pu essere introdotta facilmente
(v. punto e). Imprimiamo ad es. lo spostamento unitario al nodo 1: procedendo
come si visto nel par. 13.4.6 vengono facilmente determinati i diagrammi dei mo~
menti (si considerano positivi quelli che comprimono l'estradosso), indicati nelle
figure 13.49c,d; quindi, considerate le varie campate disgiunte e soggette alle estremit ai relativi momenti, si calcolano le reazioni degli appoggi fittizi. Le stesse
operazioni vengono poi effettuate anche per i restanti nodi; in questo caso semplici, essendo uguale la geometria dei quattro nodi, quando sono soggetti
allo spostamento 1. Riuniamo i risultati di tali calcoli preliminari nello specchietto
a pagina seguente.
Capitolo tredicesimo
Metodo dell'equilibrio
Per lo spostamento w1 (si indicano con Mx, My i momenti aventi come asse momenti x e y; si pone c=EJ/l'):
318
trave 6-1-2-9)
trave 7-1-4-12)
M 1 y=3,6cw1 ,
M 2y= -2,4cw1 ,
V1 =9,6cw1 /l,
V2 = -S,4cw1/l;
M1x= -5,6cw1 ,
M4X= -3,2cw1 ,
Mix=5,2CW1,
M 1 2x= l,6cw1 ,
V,=19,2cw,/l,
V.= -13,2cw,/l.
V2 =9,6cw2 /l,
M 1y=-2,4cw2 ,
V1 =-8,4cw2/l;
Max= -5,6cw2 ,
M3x= -3,?cw2 ,
Mzx=5,2CWz,
M 11 x= 1,6cw2,
V2 =19,2cw2 /l,
V,= -13,2cw,/l.
29,62
-8,80
0,05
-13,21
-13,2
-8,4
j {: :,'
"
}={
e,,.=0,392,
e,,,=0.043
-8,80
29,62
-13,21
0,05
0,05
-13,21
29,62
-8,80
-13,21
0,05
-8,80
29,62
poco diversa da q_uella trovata nel punto precedente omettendo la rigidezza alla
torsione. In definitiva, i valori degli spostamenti, tenendo conto della rigidezza alla
torsione, valgono (a meno di Pl'/EJ)
W1~0,0548,
Wa=0,0202,
w,=0,0304
__2~;!
2~:: -1~,2 -l6'
o -13,2 28,8 -8,4
e,,,=0,043,
e gi indicano la tenue importanza della rigidezza alla torsione delle travi 1-4, 1-7.
In tale caso, eseguiti i semplici calcoli preliminari, la matrice dei coefficienti
Per lo spostamento w2 :
M 2y=3,6cw2
e,,,=4/7,667=0,522,
319
p~~)c}
28,8
w,=0,0267,
w,=0,0217,
w,=0,0267,
w3 =0,0217,
w,=0,0326
(considerando la trave
=-0,25 PI).
7-1~4
w,,,=4EJ/l,
w,,,=GJt!l,
w,,,=3EJ/I,
w,,,=GJtfl;
se le travi sono di calcestruzzo armato e la loro sezione rettangolare con l'altezza h doppia della larghezza b, risulta
EJ 1,3
EJ 1
GJ,/l"' -l- (h/b)' "'-!- 3
Capitolo tredicesimo
320
tratte dell'arco
XIV
CAPITOLO
con conseguenti loro sforzi assiali, e azioni assiali (in genere trascurabili) per le
due aste della mensola.
Osservazioni analoghe sono possibili per lo spostamento by= 1 impresso allo
stesso nodo j: si hanno le variazioni di lunghezza
con conseguenti sforzi assiali per le due aste dell'arco e sforzi tangenziali (di membrana, ossia nel piano x, y) per quelle della mensola; e s'intende che by provoca
anche le distorsioni angolari
Cfja =
n _n
I'X,-1
X,-1
Fig. 14.1
Ea1,X,+a1,=0.
i
Capitolo quattordicesimo
b) La scelta della struttura principale importante per ottenere un sistema di equazioni stabile (par. 2.5d), che ammetta scrittura e soluzione
semplici. Ci limitiamo a ricordare che per la definizione della pi opportuna configurazione principale esistono i seguenti criteri di scelta orientativi:
1. opportuno che per la struttura principale le sollecitazioni dovute
ai carichi non siano molto maggiori di quelle definitive; perch altrimenti
nell'eseguire la differenza tra le sollecitazioni S, dei carichi e quelle S(X)
delle azioni staticamente indeterminate il risultato dipende dalle ultime cifre
che sono le pi incerte.
2. opportuno che i coefficienti della diagonale principale del sistema
delle equazioni di congruenza [12.20] siano prevalenti sugli altri coefficienti,
ossia che in ogni equazione di congruenza il movimento a11 conseguente all'azione correlativa unitaria sia maggiore dei 1novimenti dovuti alle altre
azioni Xi poste anch'esse uguali ad 1; ci influenza favorevolmente la stabi ..
lit del sistema di equazioni e la velocit della convergenza dei procedimenti
di risoluzione iterativa. In alcuni casi possibile rendere nulli gli altri coefficienti, ossia separare le incognite entro iLsistema risolvente (voi. I, par. 9.3.2).
3. Alle volte conviene scegliere una configurazione principale iperstatica, e allora i vari a10 , a1i debbono venire calcolati tenendo conto delle incognite staticamente indeterminate mantenute implicite; con tale lavoro preparatorio, che corrisponde dualmente a quello del par. 13.5, il numero delle
equazioni risolventi risulta ridotto.
4. Se per nna struttura principale snella i carichi provocano soltanto
sforzi assiali, e le incognite staticamente indeterminate xi provocano invece
anche momenti, allora le Xi> sotto certe condizioni, sono inessenziali, per cui
lo stato di tensione conseguente ai soli carichi dominante (voi. I, cap. VI).'
322
che le incognite staticamente indeterminate si presentano parzialmente separate. In corrispondenza dei tagli effettuati sull'asse di simmetria le sollecitazioni debbono mantenere il carattere di simmetria o di antimetria delle azioni
esterne (voi. I, cap. X): pertanto, se il nnmero delle campate dispari, possono sussistere soltanto in genere, nella sezione di mezzeria, momento flettente e sforzo assiale nel primo caso (quello simmetrico), soltanto sforzo
tagliante nel secondo; azioni interne che, se sono staticamente indeterminate,
vengono poi calcolate con le correlative condizioni di congruenza. Il metodo
della congruenza si presenta quindi particolarmente conveniente per strutture
simmetriche, a numero di campate dispari, caricate antimetricamente. Criteri
analoghi valgono per le strutture sollecitate in modo spaziale.
Ea,,,= 193,1 .
20 X1 +193,1 X,+814,4=0,
X,=-4,049 t.
Fig. 14.2
~400~
Studiare la trave reticolare della fig. 14.2, avente tutte le aste di uguale sezione.
Tenere conto in un primo caso dei carichi segnati nella stessa figura, e in un secondo
caso della variazione termica uniforme t 0 ' = 15 per la sola asta 2-3.
N 15 =6J/2 +o X1 +1 X,=4,437 t.
'
Ea1.o=E(N1).,a,at0 '=-2,110' VI_ 1,1l0-5 400 15=-98
.
2
'
(si veda, in merito al segno, la nota 12.3);
Equazioni di congruenza:
Esempio 14.1.
Ea2 , 0 =819,4,
N,_.=2J/2+IX1+0X,=0,955 t,
323
X,=-0,0531 t.
324
Capitolo quattordicesimo
325
Esempio 14.2.
~
'il
"'
"'
fl
fl
"'
lf!.
o
.,,.
I~
fl
fl
IM
-;,..
o
.,,.
~
~
~
~
"'
"'
Risolvere la trave reticolare simmetrica e continua della fig. 14.3, avente l'appoggio centrale cedevole elasticamente (Io spostamento dell'appoggio per effetto
di una forza pari a 1 t vale c'=0,1 cm/t).
Soluzione.
a) Struttura principale isostatica ottenuta sopprimendo l'asta centrale 4-5 (figura 14.3b). Essendo cedevoli elasticamente i vincoli della struttura principale, oc5
lf!.
?
I~
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"'N
Fig. 14.3
corre tener presente quanto stato detto in proposito nel par. 12.2a. I dati necessari
sono raccolti nella seguente tabella.
o
Aste
I
(cm)
1-6
6-7
7-8
2-3
3-4
1-2
2-6
6-3
3-7
7-4
4-8
4-5
600
o
,,'
,,
',,
,,
'o
o
o
"'"''
N,
N,
(cm')
(t)
(X1 ~1)
50
50
50
20
20
20
20
20
20
20
20
20
5,20
10,39
5,20
-10,39
-10,39
-10,39
10,39
-0,1667
-0,5
-0,8333
0,3333
0,6667
0,3333
-0,3333
0,3333
-0,3333
0,3333
-0,3333
1
o
o
10,39
-10,39
N,N1 1/A
N1 '//A
-10,39
-62,36
-51,96
-103,93
-207,86
-103,93
-103,93
0,33
3
8,33
3,33
13,33
3,33
3,33
3,33
3,33
3,33
3,33
30/2
o
o
103,93
103,93
*
~-2.
"''
l<-6,om_,.j
C'
j~\l~\Z-\2\/\/\_ j\/\Z\{\1\7\
N
!~
o00
0,1)~2400,5;
Capitolo quattordicesimo
326
addendo raddoppiato poich la somma stata calcolata per mezza trave. Inoltre
Ea 1 , 1 ~EN,'l/A+ ER1 (R 1 c')~2
63,30+2,1
103
327
Ve=33 t,
Si ottiene quindi
X1 ~ -12,2 t (di compressione).
436,5,
Ea 1 ,1 =2 63,30,
No
N,
(cm)
(cm)
(t)
(X1 ~1)
600
50
50
50
20
20
20
20
20
20
20
20
20
12,99
33,78
44,17
-25,98
-41,57
-46,77
-25,98
25.98
-15,59
15,59
-5,19
5,19
0,2887
0,8661
1,4434
-0,5774
-1,1547
-1,7321
-0,5773
0,5773
-0,5773
0,5773
-0,5773
0,5773
,,
,,
,,
,,
>)
,,
>)
>)
,,
>)
>)
Ea 1 , 0 ~EN1N,l/A~2
Ea 1 , 1 ~EN1 'l/A+ER 1 (R 1 c')~2
N 0 N 11/A
N 1 1/A
45,9
351,0
765,1
450,0
1440,0
2430/2
449,9
449,9
270,0
270,0
89,9
89,9
1,000
9,002
25,001
10,002
40
90,005/2
9,998
>)
>)
,,
>)
>)
a)
5885,7,
189,996+2,1103
risulta:
x1 ~-5886/189,996~-30,98
t,
~~b
~J
Fig. 14.4
e)
X1 =-19,95 t.
(c'~O)
b~~-
Utilizzando i dati della tabella si ottengono i valori degli sforzi delle varie aste,
per es.
N,,,~-46,77-1,7321 X,~-12,2 t,
che coincide col valore ottenuto nel punto a).
Considerando l'appoggio centrale rigido
-:Z!:*DIIIDBIBD\~!}P'I'!!:lfc..,,,.,.--_J_~---,A"
a
JJ 1 Jb
10,1~589,992,
t.
e) Reazione dell'appoggio centrale rigido: confronto tra i valori per la trave reti~
colare e per la trave considerata ,prismatica. Per la trave reticolare si ottenuto
(v. ad es. punto b)
V,=30,98 t (verso l'alto) ;
quindi, posto
[14.1]
<141>
B. P.
CLAPEYRON,
Capitolo quattordicesimo
e in essa i simboli hanno il consueto senso, d'altronde indicato nella stessa figura:
cp10 la rotazione relativa conseguente ai carichi; rp11 quella per .il ~olo .effett<? d~
~= 1; rp1a, <fJb, le rotazioni della stessa sezione per Ma 7d Mb un1tar1. I?1. relazic:i~1
del tipo [14.1], in ciascuna delle qu~Ii figura?-o al m~s~1rno tre. mon:ent1 1ncogn1b,
ne possono essere scritte tante quanti sono gh appoggi 1ntermed1, ossia quante sono
le incognite del problema.
Se ogni campata mantiene costante la sezione, la [14.1] diviene (<r11 ~11/3E.f;+
+l,/3EJ,, 'Pia~ '1/6E.f;)
328
(t
)M.+2(
+ ;, )M1+ ( ;, )M,+6E<p,,~o.
[14.2]
[14.3]
4~
o
f.- l -~
a)
b)
~''.f'~t
-~
ob
lIIIl[.i :ililll.
.
i-1
329
=
t
i{'
i+t
go 11 o':2s.:
:zs:
A
i_t;
:~
:i,:
Fig. 14.5
6EJ
6EJ ( q,l' )
q.i I'
-1-'P1a=-1- 2 24EJ ~q,l'f 2 =n T
[14.4]
01-0a
11
- + 6EJi
11
0 - Ob
lb
1
(-2111;-Ma)=-1-,-+ 6EJ,
(2M1+M,).
[14.6]
M,-Ma
la
111;-Ma)
11
: ka'
[14. 7]
[14.8]
[14.9]
(143 > Si trova illustrata nelia nota: P. PozzATI, <(Reticoli di travi l>, Giornale del Genio
Civile, 1958, 1.
<1 .iAJ Si veda, per es., la pubblicazione citata nella nota 14.3.
Capitolo quattordicesimo
330
331
Nella fig. 14.7 sono riportati, a titolo esemplificativo, i diagrammi che forniscono, in funzione di k, i momenti incogniti (quindi, con la rel. 14. 7, anche i carichi
sui sostegni cedevoli) per la trave su quattro appoggi, soggetta a un carico Pisolato;
si possono cos trarre indicazioni, per un numero di sostegni limitato, sui valori di k
che rendono sensibile l'influenza dei cedimenti sullo stato di sollecitazione della
Pi
trave (14.s)_
Fig. 14.7
80<35
_J/_
1,15
" 65
5 25
catena 1ca:vo 12
Le due situazwni limiti di vincolo
==f=.40
Fig. 14.9
135
4,25
23,50
Fig. 14.8
j..-3,:60ltHI-- S,30
135
90<30
332
Capitolo quattordicesimo
Per l'esempio citato, nelle due situazioni limiti si trova k' = 1700 kg/cm, k" =9400;
nella fig. 14.10 sono riportati i diagrammi dei momenti e i valori delle reazioni
per una condizione di carico.
333
i;=x/I,
[14.10]
PI'
v= EJ /ll;[a(l+fi)-1; 2] ,
6
PI'
v= 6EJ a(l-1;) [1;(2-1;)-a'].
per t;,;,a:
per t;;o,a:
X-si
[14.11]
B
j
Fig. 14.11
i;=j/n,
a=i/n,
fi=(n-i)/n,
[14.12]
e la prima delle .equazioni [14.11] diventa (facendo figurare al denominatore n' per
ottenere una scrittura 9rnogenea con altri casi che verranno esaminati) (i 4 .s)
1,29
1,54
4,70
3152
Fig. 14.10
7,92 : 9,13 :
: 555,5 5555
6,60
1--
12,95
b) La linea elastica di travi prismatiche variamente vincolate, soggette a un carico concentrato in un qualunque punto.
V1=(6~J ~,)fj,
(14.13]
jj=P,n'[j(n-i) (2ni-j'-i')],
[14.14]
con jS::.i,
ed sufficiente la scrittura della prima delle [14.11] relativa a t;,;,a(j$;i), perch,
essendo fji=fi1, sempre possibile riportarsi a tale caso.
Alcuni valori dei coefficienti fj :
n=2)
f,=8P1 ;
n=3)
n=4)
n=5)
n=6)
(!1f, )=[7263
f'}
f,
f.
= [288
352
224
r, 1 [
63
72
l (;: )
352
512
352
224]
352
288
{~:}
f, f. f,
800
1125
1000
575
1125
1800
1700
1000
1000
1700
1800
1125
575]
1000
1125
800
f,
f,
f,
f,
2736
2808
2232
1224
2736
4608
4968
4032
2232
2808
4968
5832
4968
2808
2232
4032
4968
4608
2736
n[~
=
{fjl
~i
2232
2808
2736
1800
[14.15]
rn1
14 8
< ) A. DANUSSO, Contributo al calcolo pratico delle piastre appoggiate al contorno, Il
Cemento, 1911, 1-10; Il cemento armato, 1925 (7-12), 1926 (1-8). Numerosi esempi di reticoli
di travi appoggiate sono riportati nell'op. di O. BELLUZZI, cit. nella bibl. cap. 26, par. 645.
334
Capitolo quattordicesimo
335
PI'
per :-S:a)
v= 6EJ
v=
per {;:2-a)
P'
:~~ a(l~)'
[3a-(2+a) '],
PI'
per :-S:a)
v= 6EJ P''[3a-(1+2a)li],
per {;:2-a)
[14.16]
[-2a'+(2+P+ap)I;];
[14.21]
PI'
6
si ha inoltre
si ha inoltre:
Ma=-Pla(J 2 ,
M,=-Pla'P.
[14.22]
[14.17]
A . x.sl
.LS...
~o
""'---1-1--11~~~1-;.~~~n~
o 1 2
J
Fig. 14.13
Fig. 14.12
'
[14.19]
n=2)
n=4)
n=5)
n=6)
rl} [
rl 1 l
f,
f,
f, f, f,
175,5
172
66,5
512
621
424
143
nl""''
f,
f,
f,
f,
(Pi)
P,
23]
38.
1616
1390,5
832
261,5
172
224
100
621
918
692
244
1616
2560
2376
1472
472
66,5]
100
67,5
424
692
648
261
143
244
261
152
1390,5
2376
2551,5
1728
580,5
{~:}
J
n=5)
[14.20]
{f
832
1472
1728
1408
536
472
580,5
536
287,5 .
'1
[14.24]
n=6)
j~i,
scambiando
f 1 =2 P, ;
(!1)=[16
f,
11
n=4)
h)-[40
( f,
- 23
n=3)
[14.23]
con
con
11= i
I'
1)
v,= ( 6EJ fi' f1 '
{!'}
f,
f,
= [54
64
26
rl 1 l
11
16
64
128
64
f, f, f,
128
189
136
47
189
432
368
136
f,
f,
f,
f,
416
378
232
74
416
1024
1080
704
232
n[~
=
(~:)
26]
64
54
{~:}
136
368
432
189
378
1080
1458
1080
378
136
47
189
128
232
704
1080
1024
416
[14.25]
{ft}
"1 rJ
232
378
416
250.
P,
P,
P,
P,
Esempio 14.4.
ml
Il solaio quadrato della fig. 14.14, caricato uniformemente, ha due Iati adia~
centi incastrati e due appoggiati, ed realizzato con un reticolo di sei travi uguali
(16 scomparti); si trascura la rigidezza alla torsione.
336
Capitolo quattordicesimo
Soluzione:
Soluzione.
i
I
,,
,/
,@
J
./
_/b
'
I
I
I
I
I
I
hl/
i~~
%.
J 0f
(J;.+x,,)
Ph
{i;--x,)
L'.S:b
che figura nella [14.18], l'/6EJn'; cos nel punto a si ottiene ad esempio la seguente
equazione (fig. 14.14):
175,5 (;'-x.)+112(;'-x,)+66,5 ;'
;' +100 ( ;' +x,)+67,5 ( ;'
172
291,5
-66,5
100 ]
-66,5
399,5
tx; tx;,
e
+x.),
{ X,
x. }~P{ 131
90 }
X,
-41
'
1
=@ (2736 Xa+4608 X,+4968 P/2+4032 X,+2232 XJ.
t"
d
Fig. 14.15
Fig. 14,14
~ 66,5
bA
.x;,t x,t
pb"' 0,9 p.
..In .qu~sto caso le lunghezz~ delle travi SOJ?-0 di_verse, quindi nello scrivere le cond!Zlom di congruenza non puo essere tralasciato 11 fattore l'/6EJn' [rei. 14.13]. Uti-
,,. /
''
337
,
.
M.~-0,557 P~-0,00729 pl'~-24,6
tm,
32,8 tm.
Esempio 14.5.
Il solaio quadrato della fig. 14.15, caricato uniformemente e appoggiato al contorno, realizzato con un reticolo di travi parallele alle diagonali e di uguale sezione;
si trascura la rigidezza alla torsione <14 9).
<14. 9 > Tale tipo di reticolo si trova studiato, con procedimento un po' diverso, nell'op.
cit. nella bibl., di K. BEYER, vol. II, par. 65.
22 -
POZZATI, ll-1.
pi'
27,1
~29,4
tm.
339
CAPITOLO
XV
15.1. Premessa.
15.1.1. Generalit.
L'impiego delle matrici e della relativa analisi (cap. I) consente, anche
per il calcolo delle strutture, di rappresentare sequenze complesse di operazioni in modo conciso e chiaro. Tale impiego non comporta per se
stesso la fomulazione di nuovi metodi, ma fornisce una stenografia operativa
quanto mai utile; molto idonea, tra l'altro, per redigere, con sintetiche istruzioni, un programma di calcoli da far svolgere da un elaboratore elettronico.
In seguito, per illustrare le possibili applicazioni, verr fatto riferimento
ad esempi elementari. Tuttavia evidente che della potenza dell'uso di un
calcolatore e delle matrici che lo servono si pu aver misura tanto pi significativa quanto pi complesso il problema da risolvere: infatti i modi di
procedere adatti per un elaboratore appaiono macchinosi per i casi semplici,
ma costituiscono vie idonee a risolvere quelli complicati; mantenendo l'elaboratore quella sua caratteristica di poter dare risposte straordinariamente
rapide e vaste servendosi di un linguaggio elementare, ma per nulla congeniale all'uomo (par. 1.1. nota 1.6).
Ai fini della programmazione dei calcoli, vedremo i motivi che rendono
il metodo dell'equilibrio ancora, in genere, nettamente pi conveniente
di quello della congruenza. Ci dilungheremo quindi pi sul primo che sul
secondo; e un cenno verr dato anche a quello, in alcuni casi utile, che pu
esser detto globale , perch si attna scrivendo simultaneamente tanto le
equazioni di congruenza quanto quelle di equilibrio, ossia rinunciando a
ottenere una diminuzione del numero delle incognite mediante l'utilizzazione
delle prime nel formulare le seconde, o viceversa.
Relativamente al metodo dell'equilibrio, pu essere opportuno accennare sin da ora che verr esaminato dapprima il caso dei sistemi di travi
caricati nei nodi, in quanto che, come sappiamo (cap. XII), ad esso si pu
sempre ricondurre lo studio di una struttura genericamente caricata.
Altre osservazioni saranno riportate al termine del presente capitolo;
e le citazioni si troveranno inserite nella bibliografia conclusiva.
Fig. 15.1
mento o una forza <1 51); e l'indice significher in genere non la pos1z1one
di una certa grandezza, bensl la distinzione in un ordine nnmerico prestabilito, consentendo cos il legame tra quantit che stanno tra loro nel rapporto
di cause e di relativi effetti.
b) Dei vantaggi insiti in tale simbologia ci si pu render conto facilmente riflettendo sulla difficolt per indicare, mediante i consueti simboli, un certo movimento
in un dato nodo, per effetto delle varie possibili componenti (tre forze e tre momenti)
agenti in un altro nodo; mentre un coefficiente di rigidezza kt1, ad esempio, col
doppio indice risulta perfettamente definito. S'intende che non immediata l'identificazione della natura e della sede di un certo movimento (o forza), ma esistono
accorgimenti per facilitare tale identificazione. Ad esempio, si pu assegnare a ciascuno dei nodi progressivamente numerati un determinato corredo di movimenti
(o forze), anch'essi distinti con ordinata progressione numerica: cosi, per la struttura della fig. 15.1, se il suo stato di sollecitazione piano, ad ogni nodo si assegna
una terna di movimenti (o forze) numerati rispettando sia l'ordine seguito per i
nodi, sia, per ciascuna terna, una prestabilita successione (a1, a1+i. a1+2 possono rappresentare gli spostamenti seconcfo x, y e la rotazione di un nodo). Pertanto, ad
esempio, il movimento a14 subito individuabile: poich appartiene alla quinta
terna, relativo al nodo 5; e poich occupa nella terna la seconda posizione Io
spostamento secondo y. E se, per lo stesso telaio, lo stato di sollecitazione invece
{ID.I) Le convenzioni sui segni sono quelle solite del metodo dell'equilibrio (par. 12.1.lb);
unica differenza che, per uniformit con la maggior parte delle opere interamente dedicate
a tali questioni, assumeremo positivi gli spostamenti e le forze verticali verso l'alto.
Capitolo quindicesimo
nate, ossia segnare sul suo contorno la sequenza delle forze e dei movi1nenti; cos, ad esempio :
340
a1
' 21
l'"
kn1
bolismi, pu essere opportuno a questo punto accennare che negli esempi che seguiranno si manterr alle
volte la vecchia convenzione di fare riferimento con
gli indici alla sede, per di pi cambiando il simbolo a
seconda della natura del movimento o della forza; ma
ci verr fatto soltanto per rendere pi immediata la
comprensione degli stessi esempi.
[F,F2 -
a1 a2
.
[ .
an_
[15.l]
_Fn
o pi brevemente
[K] {a}={F},
Ka=F.
[15.2]
F1
'"1
Jn2
k,.
F,
knn_
Fn
La matrice delle rigidezze, che consente quindi la rappresentazione ordinata dei coefficienti delle equazioni [15.l], l'elemento chiave del calcolo
delle strutture risolte impiegando il metodo dell'equilibrio.
b) Determinato lo stato di sollecitazione di nna struttura, i movimenti
indipendenti dei suoi nodi possono essere espressi in funzione delle forze
correlative, e il legame pu venire espresso mediante il sistema di equazioni
[12.26], che in forma matriciale pu essere scritto:
.. .
a,
km
k,,
341
C12
e,,
1- I [
1
C1n
C2n
F
F2
.
Cnn _ _
a,
a2
Fn
_Un_
[15.3]
o pi brevemente
[C] {F}={a},
CF=a.
[15.4]
a=K-1F,
[15.5]
[15.6]
per cui si ha che, per una .data strnttnra, la matrice C delle deformabilit
coincide con l'inversa della matrice delle rigidezze; analogamente si ottiene
K=C-1, e si ha inoltre
KC=l,
[15.7]
essendo I la matrice unit.
e) Un'o.sservazione pu essere opportuna a proposito dei vincoli. Un
movimento da essi impedito ovviamente non compare nel sistema [15.1],
342
Capitolo quindicesimo
343
S=[S1 S,]'.
I coefficienti di rigidezza si calcolano al solito con facilit. Impresso ad esempio
il solo spostamento f/1 =1 (dell'estremo A, nella direzione dell'asse e verso destra),
si ha ki1=EA/l, k 21 =-EA/l (col segno meno, essendo per equilibrio rivolta verso
sinistra); analogamente per f/ 2 Pertanto la matrice delle rigidezze vale
(!,
(!,
-EA!l] S,
[ 1
EA/l s,=EA/l -1
EA/l
k= [ -EA/l
-11 .
[15.9]
{3,,s,
0.
.LS:
Fig. 15.4
Fig. 15.5
2) Asta inflessa con gli estremi liberi soltanto di ruotare (fig. 15.4).
I vettori movimenti e azioni interne sono
S=[S1 S,]'.
f!=[fl, (!,]''
[15.8]
zione (!1 =1 (con (J,=O) e si ricava l<,1 =4EJ/l, k 21 =k11 /2=2EJ/l; analogamente
per (!,. Pertanto la matrice delle rigidezze vale
k=
~J
[i ~ l
f!=[fl, (!,]''
<155>
[15.10]
S=[S, S,]';
k- EJ [ 12/I'
-
-6/l
-6/1]
4
[15.11]
Capitolo quindicesimo
344
4) Asta inflessa con gli estremi liberi di spostarsi e di ruotare (fig. 15.6).
Vettori movimenti e azioni interne:
. l
S~ [S,
S 2 S, S,]' ;
EJ
12/I'
-6/l
k~-1- -12/l'
-6/l
-6/1
4
6/1
2
-12/1 2
6/1
12/I'
6/1
. -6/l]
2
6/1 .
4
[15.12]
345
sformazione sia delle componenti dei vettori, sia delle matrici delle rigidezze;
trasformazione che, secondo quanto venne indicato nel par. 2.8.3, pu essere
effettuata mediante la matrice R dei coseni direttori c;he, proprio per la
funzione che chiamata a svolgere, venne chiamata matrice rotazione>).
Pertanto, se si indicano con i simboli p,
S, k le matrici di un elemento riferite al
proprio sistema di assi coordinati, le stesse
matrici riferite al nuovo sistema di assi risultano
[15.14]
k=R'kR.
'
Fig. 15.7
Fig. 15.6
/!1
1/e'
o
o
-1/e'
O
/!,
o
12/1'
-6/l
o
-12/1'
/3,
o
-6/1
-~
/!,
-1/e'
o
6/1
1/e'
O
/!,
o
-12/1'
6/1
o
12/I'
~
(e'~J/A):
/!,
o ] s,
-6/1 s,
2 s,
o s,
6/1 S,
[15.13]
4_~
Le matrici delle rigidezze dei vari casi precedentemente visti possono essere
b) chiaro che quando l'asta si trova sottoposta a uno stato di sollecitazione spaziale, i due vettori azioni interne e movimenti possono c~m
prendere al massimo 12 componenti ciascuno; per cui il numero degli
elementi della matrice dlle rigidezze sal a 144.
.Se si vuole che i coefficienti di rigidezza dell'elemento strutturale abbiano
gli stessi indici, di quelli della struttura, evidentemente deve essere uguale
la numerazione delle analoghe azioni e degli analoghi movimenti.
'e) Trasformazione della mctrice delle. rigidezze, cambiando il sistema di
riferimento. Di solito tanto le grandezze geometriche, quanto quelle statiche
dell'elemento strutturale (di conseguenza anche la sua matrice delle rigidezze)
vengono riferite a un sistema di assi cartesiani locale, proprio dello stesso
elemento. Ma passando, allo. studio dell,'intera struttura, occorre adottare
un unico sistema di riferimento generale (fig. 15.8), .al quale le varie grandezze particolari debbono essere rapportate, allorch si deve passare da un
'sistema di riferimento all'altro. Tale passaggio comporta in genere una tra-
La matrice [R] ha, come gi stato ricordato, quale suo generico elemento aii il (x,y,z) sist. di riJerim. locale
coseno dell'angolo che l'asse i del primo ri- (x,y,z}sist di rifirim. generale
ferimento forma con l'asse .i del secondo;
Fig. 15.8
ed essendo essa rnrtogonale (R'=R-'; paragrafo 2.8), si ha anche, quando si voglia passare dal nuovo riferimento
al vecchio,
S=RS,
fl=R/3,
k=RkR'.
[15.15]
Come vedremo (es. 15.1), le relazioni tra i vettori S, S (o, (3, /3) possono
essere ricavate direttamente. E anche la matrice k pn essere ottenuta per
via ordinaria, facendo avvenire un movimento [3 per volta, e tenendo conto
dei legami di equilibrio tra le componenti del vettore { S}; si evita in tale
modo il calcolo delle matrici [R], per il procedimento richiede un lavoro preparatorio maggiore, perdendo quindi una parte dell'((automaticit del calcolo.
Esempio 15.1.
----
L'ast della fig. 15.9 soggetta al vettore forze S~[S, s, s, S,]' riferito
agli assi X,y ; calcola'.re la'traSformazione del vetto!e Se della matrice delle rigidezze
quando Si pa~sa al sistema di riferimento x,
y.
Fig. 15.9
sen a=ft,
Capitolo quindicesimo
346
Matrici
o, pi brevemente,
[~]~[-1 l Jl l~J
'"
e scomponendo
a22=cos (j,y)=cos a.
k~
o
o
EA [
I
-I
o o
-1
p,
o]~
El
k=-1-
o o s,
I o s,.
o o s,
[d]
R'~l~ -~
! -~J,
R'k=~A l=~
o
o
o
p,
o
o
o
o
o
o
p,
o
p,
o
12//3
-6/l
-6/l
4
-12//2
-6/l
6/1
2
p,
p,
o
o
o
o
o
o
o
-12//2
6/l
p,
o
-6/l
2
12//3
6/l
6/1
4
s,
;s;.
~3.
[a]
s,
.s
s,
Fig. 15.10
Soluzione.
a) La matrice delle rigidezze k riferita agli assi X, ji gi stata indicata nel paragrafo 15.3.1 (caso 5); se pensiamo lo sforzo assiale nullo e si vuole rendere k compatibile, come vedremo, con la R, dovendo effettuare il loro prodotto, si ha
p,
Esempio 15.2.
Calcolare per un'asta prismatica inflessa la
trasformazione della matrice delle rigidezze
cambiando gli assi di riferimento come indicato nella fig. 15.10.
p,
P1
S1
L'espressione [e] conferma la seconda delle [15.15], poich la R non altro che
la matrice di coseni direttori, ossia la matrice rotazione 1>: infatti
347
S1 ~N~p1EA/l~(p 1 e) J.;
[e]
delle strutture
(la traslazione lungo Y non interessa, avendo supposto che l'asta si deformi soltanto
per sforzo assiale). Quindi (EA/l~e):
nell~analisi
o o o0 o o
o o o
o
I
[b]
k=R'kR~ E: r_1;
'
-
l-
-'
).'
-J
-'
[e]
'
e) Come stato accennato nel punto e) del par. 15.3.l, la matrice k (riferita
al nuovo sistema di assi) pu essere ricavata per via ordinaria facendo avvenire ogni
movimento (riferito anch'esso al nuovo sistema di assi) uno alla volta, quindi senza
ricorrere alla matrice [R].
Imprimiamo ad es., relativamente al caso trattato in b), lo spostamento f31 secondo il nuovo asse x; lungo il primitivo asse X (coincidente con l'asse dell'asta)
si ha (cos a~J.):
p,~LJ1~p, cos a~p,;.
P1
p,
p,
p,
12 2// 3
;
-12/l'
12J.'//'
simm.
-6).jl
4
i
6/l
-------------------------------------:----------
-12'/l'
12/l' -6/l i,
12'/l'
12J./l' -12).'/l'
6)./1
-12J./l' 12J. 2// 2
6/l
-6).jl
2
-6/l
6)./1
4
El
k~R'kR=-
,,
s,
s,
s,
[e]
348
Capitolo quindicesimo
b) Come stato mostrato nel punto e) dell'es. precedente, la matrice k pu essere ricavata per via ordinaria.
349
Esempio 15.3.
Per il telaio della fig. 15.11, costituito da dUe travi uguali, determinare la matrice
delle rigidezze procedendo per addizione dei coefficienti di rigidezza.
a) Procedimento ordinario. Abbiamo gi accennato che la determinazione della matrice delle rigidezze costituisce una fase importante del metodo
dell'eqnilibrio perch, essendo gli elementi k,1 i coefficienti delle equazioni
risolventi, il successivo calcolo confluisce nel problema generale della soluzione di un sistema 'di equazioni lineari. S'intende. che i coefficienti k<; possono essere calcolati come vedemmo nei capitoli 12 e 13, ossia immaginando
che avvenga un movimento indipendente unitario per volta e determinando
le relative conseguenze. Diremo pertanto tale procedimento ordinario ; e
nulla dovremmo aggiungere rispetto a quanto esponemmo a suo tempo,
se esso, che appare sotto il punto di vista concettuale tanto semplice, non
presentasse lo svantaggio di adattarsi malamente a un calcolo da tradurre
in un programma per l'impiego di un elaboratore. Ma tale inconveniente
pu. essere aggirato con i due seguenti procedimenti.
a) Le matrici rigidezze kab' "f0ic delle due aste isolate, riferite agli assi locali )}
Fig. 15.11
Per l'asta A-B il sistema di riferimento locale coincide con quello globale; mentre
per l'asta B-C occorre intervenire con la matrice rotazione (v. es. 15.2):
R~
-o
o
o o o
o
o o o
o o 1
o o o
-----------------------------------------------------
o o o
au a,, o
o o o
a,,
o
ll21
o o o
o o 1
au
a,,
o ! o o o
o o ! o o o
o o 1 i o o o
------------------------------------------------o o o ; o -1 o
o o o ! 1 o o
o o o j o o 1
a,,
a,,
-I
[a]
{3,
k,,~R'k,,R~ ~J l-~20~;;:
-6/l
{3,
lr
-1/e'
{3,
6;1
o
2
{3,
:;/~o
6/1
{3,
f!,
s,
s,
S,"
s,
1/e'
- s,
[b]
s,
Le matrici kab' kbc possono essere addizionate per ottenere la matrice K del telaio.
Naturalmente la matrice k pu essere ottenuta per via ordinaria (v. es. 15.2b).
b) Nel costituire le matrici kab kl!c avremmo potuto_tener conto delle condizioni
di vincolo considerando nulle le- componenti dei movimenti impedite di esplicarsi.
350
Capitolo quindicesimo
ove fln, .. ., {J,. sono gli elementi della riga i della matrice A, e {J,1 rappresenta il contributo allo stesso movimento {J, dovuto al movimento indipendente a;=!. La matrice [A]"., per la condizione di continuit che essa
esplica tra nodi ed estremi delle aste, pu essere detta della congruenza,
e pu essere facilmente calcolata facendo avvenire un movimento indipendente per volta e determinando i conseguenti {J; e poich tali movimenti si
esplicano a spese dei lavori di deformazione, per questi dev'essere eventualmente deciso se certi apporti possono o no venire omessi (ad esempio la
deformazione per effetto dello sforzo assiale per le membrature inflesse).
Per ogni membratura r, la relazione matriciale [15.8] {S},=[k],{fJ}, consente di esprimere il legame tra le sollecitazioni e i correlativi movimenti.
S'intende che pu essere definito il vettore, correlativo a quello [15.16] dei
movimenti {J, comprendente tutte le s sollecitazioni presenti nelle sezioni
estreme delle aste
s, ]' ;
[15.20]
S1
vata la matrice generale K: per fare ci si eliminano evidentemente le colonne riguardanti i movimenti nulli; e si omettono anche le righe intestate alle sollecitazioni correlative, perch non interessa scrivere le corrispondenti equazioni di equilibrio se
a,
EJ
K~-,-
a,
a,
12/1'+ I/e'
-6/l
6/1
(1/e'+ 12/I')
-6/l
-6/l
6/1
8
2
a,
-6/IJ F, .
O
2
4
(F,~M,
F,
F,
F,
tiamo la deformazione per effetto dello sforzo assiale (a 4 =0, a5 =0). Le equazioni
di equilibrio risultano (F,~O)
(8 a,+2 a,) EJ/l~M
(2 a.+4 a,)
351
EJ/Z~O,
da cui si ottiene a,~ -a,/2, a,~M/(7R), essendo R~EJ/l. Risultato che potevamo
ottenere immediatamente per la propriet [12.12] (W,.~4R, W,,~3R)
{S}=[k,] {fJ},
M
<p~ EW =M/(7R).
S=k,{J,
[15.21]
ove la matrice k,, evidentemente di ordine s, riunisce le matrici delle rigidezze delle membrature singole, e viene detta matrice delle rigidezze dissociate. Essa pn essere rappresentata con semplicit per sottomatrici, riportando le matrici delle rigidezze delle membrature isolate a, b, .. ., m in forma
diagonale
- ka o
o
k,
k,=
[15.16]
oppure
[15.22]
fln
f112
f111
f11n -
a,
fln
{J,,
fln
...
{J,.
a!
ed allora facile riconoscere che, essendo nulli tutti gli elementi sopra e
sotto la diagonale principale, dalla relazione [15.21] si ritrovano le varie
relazioni S,=k,{J, relative ai diversi elementi strutturali.
Sostituendo l'espressione [15.18] fJ=Aa nella [15.21], si ottiene
[15.17]
S=k,Aa.
{J,
{J,, {J,,
...
{J,,
{J,.
Inoltre facile constatare che tra i vettori delle n forze esterne e delle s sollecitazioni sussiste il legame
o pi brevemente:
{fJ}=[A] {a},
{J=Aa.
[15.23]
F~A'S,
[15.18]
[15.24]
352
Capitolo quindicesimo
e l'apice che esso unitario. Per il principio dei l~vt;>ri virtuali, s~ si indica co: Si
la generica componente del vettore delle s azioni interne effettive [15.20], s1 ha
e si ottengono da essa, come accennammo per la [15J3], tutti i casi particolari piani
I Fj~E' (P/),S,.
[15.25]
f!1
i=l
La somma dei prodotti al secondo membro pu essere espressa in. forma matriciale
come prodotto della matrice riga dei movimenti fJ/ per la matrice c?lonna delle
azioni S.,,, ossia, i_ndicando la matrice riga come trasposta della matr1_ce colonna,
[15.26]
k~ EA
I
FJ~{fi/}' {s}.
p,
[II 1I] S
84' '
1
I (es. 15.4).
[15.27]
ll2li
t"i~A~_~a~-~B71t __9\.F,
{F}~[A]' {s}.
s~k 0 Aa;
Fig. 15.12
'.Fig. 15;13
- Ife'
EJ
k=-1-
Ife'
o
o
12fl'
-6fl
o
12fl'
-6fl
-6fl
4
o
-6fl
2
p,
Ife'
p,
o
l2fl'
-6fl
Ife'
;,---"c__
o
o
12fl'
-6fl
~''1
Esempio 15.4.
Ricavare la matrice delle rigidezze e delle soll,ecitazioni per il traliccio iperstatico
della fig. 15.13; le aste hanno uguale sezione.
a) Procedimento ordinario.
Ad esempio, impresso nel nodo B lo spostamento a 1 =1, si ha: f3a=1,
I
EA
s.=(EAfl) I; Pa= ,,,, , s.~ ,,,, fJ.~o,5 EAfl; ku~s.+safVz =1,3536 EAfl,
y2
y2/
k"~s.fVz ~o,3536EAf1.
Quindi si ottiene:
a,
K~
E:
a,
0,3536
1,3536
[ 1,3536
0,3f6
-1
a,
o
o
1,3536
-0,3536
a,
F
-IO ] F,
-0,3536 F,
1,3536 F,
b) Procedimento diretto.
-6fl
s,
S3
-6fl
4
_,,fl.E!3lf
(e'~JfA):
p,
~ z_ ____,,,t, F
p,
1a"~
jJ,
' o
[15.28]
P1
[15,31]
E:
Scrivendo n volte la relazione; cio passando all'int~ro v~ttore ~elle fo~ze esterne,
si ottiene infine, ricordando che, nella [15.27], la matnce riga {fi11t non e altro che
la generica colonna della_matrice A ~ella congruenza, la relazione [15.24]
per cui, esserido S 1 =S4 , si pu far riferimento, anzich 8.gli sforzi applicati alle estremit, allo sforzo S dell'asta per la correlativa defor1nazione specifica /3= 1; e la ma-
trice diventa
e allora la [15.25] diventa
a~te
353
"1
s,
s,
s,.
[15.30]
A~[</~>
23
a,
o
I
o
o
, I. ~~" [l
-I
O
o
p,
flc,
Pa
lfVz
-lfVz
{!,
1fV2
PozzATI,
a,
a,
o
o
I
o
II~l.
o
I
o
o
o
o
o
I
o
o
o
o 1fV2
o
"o
1fv2
354
Capitolo quindicesimo
. l
l
EA
A'k,=-1,
EA
K=A k,A=--
o o
1 o
o 1
-1 o
O
1
o
o
0,5
0,5
-0,5
o
o
1,3536
-0,3536
-1
355
o
o0,5 J '
o
o
0,3536
1,3536
1,3536
O,:i536
-1
o .
-0,3536
1,3536
M,,
T,,
Esempio 15.5.
Ricavare la matrice delle rigidezze per il telaio della fig., 15.14. Le aste sono
uguali; si omette la deformazione per effetto dello sforzo assiale (aa=a1).
a,JJ
a;-:F;
,.---...
El [ 12/1
A'k,=-1-
-~Il
-6/l
4
o o
4
2
EJ[ 24/l'
K=A'k,A=-- -6/1
l -6/l
~E;
12/1'
2
4
a,
a;,..f
r-..
-6/1]
-6/l
'
a,
a,
-6/1
-6/l] F,
2
F,
F,
h.l
lyl!
Fig. 15.14
a) Procedimento ordinario.
Al solito, imprimendo un movimento per volta risulta facilmente:
El[
a,
-6/1
-6/l] F,
2
8
8
2
F,.
F,
Infatti, impresso ad_ esempio il solo spostamento a1' i tagli ~eri due ri.tti coincidono con la rigidezza alla traslazione {T14 =T23 =12EJ/l3); 1 momenti valgono
-Tl/2,
b) Procedbnento diretto.
Le condizioni di congruenza sono, indicando con u Io spostamento parallelo a x:
Ai ritti 1~4 2-3 debbono essere attribuite le matrici ricavate dalla [15,30] considerando solta~to fJ 2 , /33 diversi da zero; alla trave 1-2, considerando i sol~ !11-ovimenti p,, p, (fig. 15.7). Pertanto le matrici A (della congruenza) e k, (delle rigidezze
dissociate) risultano:
a, a, a,
-1
A=
T.
o
o 1 o
o 1 o
o o 1
1 o 0
o o 1
(/)14
(/)12
(/)21 '
U23
(/)23
(/Jra <pz1
<f14
-4
a,
a,
24/1'
K=- -6/l
I
-6/l
Per i due ritti si considerano, al posto degli spostamenti relativi u 14 =uz3 =ah le
rotazioni di corpo rigido y14 =yz 3=a1/h; poich si pensa che ogni movimento
avvenga isolatamente, le rotazioni y debbono essere annullate, e le sezioni superiori degli stessi ritti debbono ruotare, a causa di ah delle quantit cp14=-y14 =
= -a1 /h, <p 23 = -a1 /h. Pertanto:
"(per h=I)=
<pz3
! o- M,.
4_ M 23
EJ [ 24/l'
K=A'k,A=- -6/l
l
-6/1
-6/l
-6/l]
a) Strutture caricate nei nodi. Come gi abbiamo accennato, la determinazione della matrice K dei coefficienti di rigidezza dell'intera struttura
costituisce la fase fondamentale dell'intero calcolo perch, nota K, si conoscono i coefficienti del sistema delle equazioni [15.1], in cui figurano incogniti
i movimenti indipendenti a.
A questo punto pu essere opportuno osservare che le varie fasi del calcolo - consistenti nel determinare K, ricavare dalle equazioni [15.l] i movimenti a e infine, mediante questi, risalire alle sollecitazioni - nella sostanza
356
Capitolo quindicesimo
In generale viene considerato preferibile il procedimento diretto, che d'altronde stato escogitato per sfruttare al massimo le prestazioni di un calcolatore elettronico.
La matrice delle rigidezze K presenta frequentemente, adottando un'adeguata successione dei suoi elementi, per altro in genere spontanea, una con-
e) Stati di sollecitazione coattivi. Se lo stato di sollecitazione di una struttura staticamente indeterminata dipende non dalle forze ma da altri disturbi
(quali, ad esempio, variazioni termiche e cedimenti dei vincoli) nulla cambia
in sostanza nella procedura di calcolo illustrata. Basta pensare che avvengano
tali disturbi, ma con i movimenti dei nodi provvisoriamente bloccati mediante
vincoli ausiliari; per cui l'unica differenza che nella relazione [15.36] i]
vettore F non comprende componenti esterne.
Esempio 15.6.
le aste uguali.
Soluzione.
Per tale telaio gi stata ricavata, nell'es. 15.5, la matrice delle rigidezze:
a,
a,
EJ [ 24/1'
K = - -6//
I
-6/1
a,
-6/1
8
2
-6/1] F,
2
8
. (j)
3,D(
g' '
. . . ~.
3,0f'I..
1r0
[15.33]
F,.
F,
~"11/m
h"6m
[15.34]
%'
Fig. 15.15
[15.36]
essendo F=F,-F.
[15.32]
H=k,A.
d'incastro perfetto;
{S}=S+k,Aa=S+[k,AK-1 ] {F},
{S}=[H] {a}
si
S=k,Aa;
357
'./.
f<..- [ 5m
0
Capitolo quindicesimo
358
K-
/ [ 0,11905 I'
EJ 0,07143 l
2
0,07143 l
0,07143 l
0,30952
-0,02381
0,07143
-0,02381
0,30952
I]
3,0 10'
essendo
[15.41]
la matrice delle rigidezze ridotta.
359
{P}=[A
-3,0 IO']',
A]{--~;-};
[15.42]
'
quindi
M11~=-3,0
M 21 =
tm,
0,7143 tmJ M 14
2,2857 M,.
e applicando ancora il principio dei lavori virtuali, come si fatto per ricavare la
[15.29], si ottiene (15-')
Mas
[15.43]
0,2857 !)
-3,2857 )}
Mz1 '
M 12 (totale)=-3,0+2,2857=-0,7143 tm (=-M,.),
3,0 tm,
M 21 (totale)=
3,0+0,2857=
Utilizzeremo tale modo di procedere, a titolo di esempio, nello studio della ripartizione di azioni orizzontali per sistemi spaziali complessi comprendenti pareti e
telai collegati dai solai dei vari piani (voi. II, parte 2, cap. VII).
3,2857 tm (=-M,;).
a) Nel par. 13.5 si consider la convenienza, quando alcune delle forze F appli-
cate ai nodi sono nulle, di esprimere una parte dei movimenti indipendenti in funzione dei restanti, con il vantaggio di ridurre il numero delle equazioni; chiamammo
tale modo di procedere, tipico del metodo dell'equilibrio, dei movimenti primari
impressi)), per dar rilievo alle operazioni preparatorie. L'impiego delle matrici consente anche in questo caso una sintetica rappresentazione delle operazioni necessarie.
Consideriamo i movimenti indipendenti divisi in due insiemi di valori aa, a
correlativi alle forze Fa, Fb, e supponiamo Fb=O (io. 4), Pertanto l'equazione matriciale [15.2] (F=Ka) pu venire scritta semplicemente per sottomatrici
[15.37]
per cui
[15.38]
Da tali relazioni risulta
[15.39]
relativamente al telaio della fi.g. 15.15 soggetto alla sola forza X, quindi con F 2 ed F 4 nulli
(fi.g. 15.14), a 2 e a 4 sono diversi da zero.
a) Definito, per una struttura isostatica, il_ vettore. delle azioni interne
relative alle sezioni estreme delle varie membrature che compongono la
stessa struttura
S=[S1 S, ... S, ... S,]t,
[15.44]
il legame tra qnest'ultimo e le n forze esterne pu essere scritto nella forma
{S}=[B] {F}, o semplicemente S=BF;
[15.45]
Effettuando la stessa operazione per tutti i movimenti alt considerati uguali a 1, si ottiene
Fa=A1t1 S,,=A~ k 0 {J,,=(A,/ k 0 A,,)a,,.
1
Capitolo quindicesimo
essendo i coefficienti bn ... b,n i vari elementi della riga i della matrice B, e
bu il contributo alla sollecitazione S, da parte della forza Fj= !. La matrice B, che la diretta e sintetica espressione delle condizioni di equilibrio
dalle quali scaturiscono le sollecitazioui della struttura isostatica, evidentemente di ordine s x ne viene detta matrice delle sollecitazioni (v. nota 15.3).
[15.51]
360
o
e,
o
o
F,.a,
lf.a,
r:
::\
1~
f:3;j
~
tF,
4(~
<;,
a)
Fig.' 15.16
F;(
b):r!(~
S2..,_
.
"
fi=c,BF.
~
~
[15.47]
[c],=[Cn
C21
C12]
c 22 =
6 EJ
S1
s,
.l]/11.
2 /12 '
[2
[15.52]
[15.48]
Tale relazione, per quanto stato indicato nel precedente par. 15.3.2c, pu
essere posta sotto la forma
[15.55]
. l[t'/3
[15.49]
[e],= EJ 1/2
361
a=(Bjc,B)F,
scrivendola n volte (ossia tante quante sono le forze), e ricordando che la riga {S/}t
coincide con la colonna j della matrice BIZ., si ottiene:
[15.56]
a=CF,
[15.50]
avendo riunito nella matrice [e,] tutte le matrici deformabilit e,. La [e,],
evidentemente di ordine s, viene detta matrice delle deformabilit delle
si ha (va ricordato
eh~
la struttura isostatica)
. C=B,;/c 0 B.
[15.57]
362
Capitolo quindicesimo
fl=Aa,
S=(k,A)a,
(A'k,A)a=F,
K=A'k,A,
[a]
fl=(c,B)F,
(Bjc,B)F=a,
C=Bjc,B,
[b]
dopo aver definito la matrice B delle sollecitazioni (imponendo implicitamente le condizioni di equilibrio) e quella c0 (diagonale) delle deformabilit
dissociate. un confronto significativo che mette in risalto le possibilit di
sintesi offerte dalle matrici e la corrispondenza duale sulla quale si fondano
i due procedimenti.
15.4.2. Strutture iperstatiche: calcolo delle incognite staticamente indeterminate.
a) Eliminati i vincoli iperstatici, la struttura principale isostatica che
363
[15.63]
[15.64]
{!,
{!, l
{!,
[15.65]
dei movimenti degli estremi delle membrature per effetto del disturbo esterno ..
Quindi il sistema delle equazioni risolventi ancora dato dall'espressione [15.63],
nella quale al posto del termine noto [ {J,' e, B] {F} va posto [ B,'] {/)}, ottenendo
quindi
[15.66]
[15.58]
Esempio 15.7.
essendo la matrice [B] quella definita nel punto precedente la [B1] la matrice
delle sollecitazioni relativa, anzich al vettore delle forze, a quello delle incognite X.
Per effetto delle varie azioni X, (i= 1, 2, ... , n), il vettore dei correlativi
movimenti a, risulta, per la [15.57]
{a'}=[B,'c,B,] {X}=[D1]
{X},
avendo posto
[15.59]
[DJ=[B,'c,B1 ]
[15.60]
Per il telaio isostatico della fig. 15.17 calcolare i movimenti a1' a 2 per le forze)>
correlative F1' F 2
[15.61]
Fig. 15.17
Soluzione.
F,
F,
[15.62]
B=U
OJ
M 1
O M2
1
O
M2s'
Ms2
e,=
6EJ [2
1
2
o
o
o
o
4
'P12
oJ </)21
2
4
1P2s '
'Ps2
Capitolo quindicesimo
364
F,
1
B-B'CoB
- --[ 64/I'
C -B'
o::Co -6EJ
365
4/la
4
1 ,
D 1X=-DF,
a2
per cui, tralasciando il fattore comune l: (y/2EA), si ottiene (F1 =2 t,- F 2 =_3 t)
o
2+V2
o
a,=4F1 l'/6EJ+4F,l/6EJ.
a 1 =F1 l'/EJ+4F,l'/6EJ,
Esempio 15.8.
X 5 =0,
11;'
F, (]) X, X QJ
X
4+j/2
oo
X6 =-1,7574 t,
X,
S 1 = 1,4142-0,5224=0,8918 t,
S,=-2,1213+1,7651=-0,3562,
"
Soluzione.
Si sceglie la configurazione principale indicata nella figura; Xs, X6, X1 sono le
incognite staticamente indeterminate.
X5
X6
X7
F,
F,
--1
o
1-1
o
1
1
-1
o
-1
2
-1
o 2
o -1 -1 3
-1
o
3
1
1
o -1
1 4
o -1 4,
B= j/2
B,=
V2
o 5
o 5
V2 o
o
o 6
o
o
6
o o 7
o
o
7
V2
I
Co=
EA
o
o
o
o
o
o
V2
o
o
o
o
o
o
o
o
o
1
o
o
o
o
o
o
o
1
o
o
o
o
o
o
o
D=B1tc0 B
D1 =B1tc 0 B1
I
V2EA
V2
o
o
o
o
o
o
o
o
V2o
f2EA
(2~j/2)
o
S,=-2,1213+0,7203=-1,4010 t.
"
V,
Fig. 15.18
-v2
X,=-0,7388 t.
o
o
~] ,
[O
~
o
(2+j/2)
o
(4+V2)
[15.67]
essendo au ... ais i coseni direttori, ossia i coseni degli angoli che gli assi delle s
aste formano con la prescelta direzione dello spostamento a~. Scrivendo tali equa~
Capitolo quindicesimo
zioni per tutte le possibili traslazioni, che sono tante quanti sono gli n spostamenti a,
si ottiene quindi il sistema
[15.68]
[A] {X}+{ F }~o,
gnite {X). Il sistema [15.68] com.Prende n equazioni (quanti sono gli spostamenti a);
quello [15.71] s equazioni (quanti sono gli sforzi X); numero di equazioni e numero
di incognite sono quindi ovviamente uguali. I due sistemi possono venire concisamente rappresentati per sottomatrici:
366
367
[15.72]
Pu essere opportuno notare infine, per potere utilizzare la propriet della matrice trasposta, che l'ordine di scrittura delle equazioni di equilibrio nei confronti
delle varie traslazioni, deve coincidere con l'ordine adottato per la successione degli
spostamenti incogniti a (viceversa, l'ordine di scrittura delle equazioni di congruenza
relative alle varie aste deve rispettare l'ordine adottato per la successione delle inco~
gnite X); attenendosi a ci si ha che, come dev'essere, se nel sistema di equazioni di
equilibrio l'incognita Xj occupa la colonna j, l'equazione di congruenza relativa
alla stessa asta deve occupare la riga j nel secondo gruppo di equazioni <16 6>.
Esempio 15.9.
Studiare col metodo globale il traliccio della fig. 15.19: le aste hanno la medesima sezione; agisce la sola forza F 1
mibile, come pi volte abbiamo notato, nella forma matriciale { F 11 }t' { a} , prodotto
di una matrice riga con una matrice colonna; e allora le forze conseguenti a tutte
le X unitarie compiono il lavoro virtuale esterno complessivo, tenendo presente
la relazione [a], L 8 = - [ At] { a} . Per quanto riguarda il lavoro interno, ogni azione
virtuale Xj= 1 , posto
[b]
X1
' XiC!i esprimibile, con notail segno si veda la nota 12.3); quindi, in totale, Li=-.E
i=l
zione matriciale, nella forma -[ c0 ] {X} , essendo c0 la matrice diagonale dei coefficienti di deformabilit e,:
[
,,
e,~
o
ez
.'.l
[15.69]
[A'J{a}+[c,J{x}~o;
[15.70]
Soluzione.
[15.71]
Risulta quindi, come si era accennato, che la matrice associata agli spostamenti
incogniti {a} la trasposta della matrice A associata, nella [15.68], alle inco-
Capitolo quindicesimo
368
o
o
o
o
o
11V2
o
o -1/j/2
o
o
o -1
o -1/j/2
o
o -1
o -11Vf
o
o
o -11Vz o
1
-1
-1
o
o
o
o
o
o
o
-1
11Vz -11Vz
o
o
o
-1
o
o
o
-1
a,
-1
-1/Vf
=0.
[ a,
-11vr -11v2
a,
a, +e
a,
I due sistemi possono essere raggruppati in quello unico riportato nella fig. 15.20,
corrispondente al sistema [15.72].
o .o 1 o Y12 o
o -1 o o -y,12 o
o o -1 o o Y12
o o o -1 o %
~1
o o o -y,12 o
o o o o -1
o -1 o o o
-1 o -1 o o
o o o -1 o
y., -12 o o -1k_
o o -y,,"2 "2 o
-x
a,
E1
'2
o
o
o
o
o =O
o
o
o
o
o
a3
a;,
a5
.x;, +
~
p
p
p
-x
p
~
X,,
xd
X,,
X;-
Fig. 15,20
La soluzione
{ X}=F,[ 0,5
0,5
{a }=F,e [ 2,4142
-0,5
0,5
-0,5
-1/]/2
1,9142
-0,5
1/J/21' ;
0,5 ]'.
15.6. Qualche osservazione conclusiva. L'impiego degli elaboratori elettronici nel calcolo delle strutture.
a) Come si visto, l'impiego delle matrici utile per esprimere in modo
chiaro e conciso sia le linee concettuali dei metodi, sia le operazioni, che pos~
sono venire oganizzate in programmi di calcoli da sviluppare mediante un
369
elaboratore. Con tali programmi si mira, almeno per certi tipi ricorrenti di
strutture, a concepire l'intero calcolo come un vero e proprio algoritmo,
ossia come un complesso di operazioni che una volta per tutte possono essere
stabilite e programmate. S'intende che occorre, come prima cosa, fornire i
dati relativi alla geometria della struttura e alle sue condizioni di carico e di
vincolo. Ma poi l'elaboratore, una volta dedotti i valori ausiliari (ad esempio le aree e i momenti d'inerzia delle sezioni delle aste, le rigidezze fiessionali), provvede al calcolo automaticamente, eseguendo gli ordini impartiti
dal programma: ossia deduce i termini noti e i coefficienti del sistema; i valori
delle incognite, le varie azioni interne e i movimenti richiesti. Ed effettua,
volendo, le verifiche delle sezioni; giungendo anche - con l'impiego di un
plotter, ossia di un tecnigrafo operante per punti - a fornire diagrammi
riproducenti gli schemi della struttura e dei carichi, gli andamenti delle sollecitazioni, particolari costruttivi, quali le armature di aste di calcestruzzo
armato.
chiaro che questi blocchi di operazioni, tanto sinteticamente citati, in
realt si frammentano in programmi e sottoprogrammi complessi e articolati.
Inoltre, di fronte alle esigenze poste da tale notevole automazione, si presentano diversamente i vari metodi di calcolo: il metodo dell'equilibrio
in genere nettamente preferibile perch, oltre alla forte diminuzione del
numero delle incognite messe in gioco da altri procedimenti proprio nei casi
che si prospettano pi ardui per il loro elevato grado d'indeterminazione
statica, non si richiedono scelte della configurazione principale, che sempre
quella, per strutture sia isostatiche sia iperstatiche, con tutti i movimenti
indipendenti bloccati; inoltre di solito i sistemi di equazioni hanno le matrici
dei coefficienti a banda e risultano bene condizionati per cui, gi lo accennammo a suo tempo (par. 2.5d), gli esiti dei calcoli poco risentono degli arrotondamenti numerici, inevitabili nel concatenamento delle operazioni. Per
contro, con il metodo della congruenza, la scelta della configurazione
principale, che la struttura priva dei vincoli iperstatici, non automatica,
a causa degli infiniti modi di rendere isostatica la medesima struttura; per
di pi essa spesso fortemente influente sul favorevole condizionamento del
sistema di equazioni. In quanto al procedimento che abbiamo detto globale, perch conduce sul medesimo fronte le condizioni di equilibrio e di
congruenza, il numero delle equazioni in genere fortemente superiore a
quello che si ottiene con gli altri due modi di procedere; tuttavia pu offrire
il vantaggio di un lavoro preparatorio particolarmente semplice nello studio
delle travature reticolari spaziali.
Pu essere opportuno riflettere un momento su questa tendenza ali 'automazione assoluta dei calcoli ed accennare alle conseguenze non tutte favorevoli che da essa possono derivare.
b) L'impiego del calcolatore ha profondamente modificato il modo di
impostare le tecniche e i metodi di calcolo, perch con esso quel che pi
conta non la quantit delle operazioni, ma la possibilit di renderle auto24 -
PozzATI, 11-1.
370
Capitolo quindicesimo
richiedono giudizi e scelte dell'operatore non facihnente traducibili in algoritmi matematici, si sono rivelati non pi utili, con il vantaggio di vedere
selezionato un ristretto numero di metodi essenziali. Viceversa, sono risultati
vantaggiosi alcuni procedimenti che erano stati abbandonati a causa dell'eccessiva loro laboriosit; e un chiaro esempio dato da certe soluzioni
iterative a convergenza lenta, per le quali l'uso del calcolatore pu superare
senza confronti ogni immaginabile possibilit dell'uomo.
Inoltre il calcolatore consente di studiare schemi strutturali pi completi,
essendo non sempre essenziale la differenza, in termini di costi, di calcoli
miranti a un diverso affinamento; e consente anche di mettere a punto, una
volta per tutte, le soluzioni di alcuni problemi ricorrenti. Si cos a mano
a mano costituita una vera e propria biblioteca di grossi programmi, ognuno
con un proprio settore di utilizzazione preferenziale, corredato di manuali
in cui si trovano raccolte le istruzioni per la preparazione delle relative schede
di funzionamento del calcolatore a seconda dei linguaggi adottati C1 ''!;
programmi che, se presentano il vantaggio del lavoro effettuato una volta
per tutte da specialisti, hanno l'inconveniente cli risolvere anche il problema
semplice come caso particolare di quello pi complesso, mettendo spesso
in gioco grosse elaborazioni e lasciando in uno stato di mortificante e pericolosa passivit l'utente che, costretto ad accettare i risultati a scatola
chiusa , non facihnente pu effettuare controlli, e si abitua spesso a considerare inappellabili i risultati. Certamente per, con il diffondersi dell'uso
dei calcolatori, i progettisti potranno acquisire pi autonome posizioni, imparando ad effettuare con l'elaboratore un dialogo diretto e quanto mai
proficuo.
Ma non soltanto snl piano pratico la comparsa e lo sviluppo dei calcolatori hanno provocato e provocheranno profonde ripercussioni. Anche le
matematiche sono restate coinvolte, soprattutto dalla richiesta di finalit
strettamente connesse con il funzionamento dei calcolatori: il concetto di
H soluzione}), non pi identificato con l'acquisizione di una verit, tende a
spostarsi verso l'obiettivo del risultato sufficientemente approssimato, ossia
non troppo contaminato dagli errori che l'esecuzione del calcolo comporta.
In definitiva l'essenziale sta nel valore; e questa visione utilitaristica della
ricerca potr comportare profonde conseguenze, corrompendo I'illuminante
esigenza interiore del rigore.
naturale che le straordinarie prestazioni degli elaboratori elettronici,
ai quali si legano storiche imprese dell'uomo, abbiano creato una profonda
suggestione, che facilmente ha potuto indurre a magnificazioni. Invece, ovviamente, i calcolatori hanno i loro limiti. Tra l'altro occorre che il calcolo sia
<ts.n Tra notevoli programmi attuali ricordiamo, per esempio: lo STRESS, il NASTRAN
(Nasa Stress Analysis), lo STRUDL (Structural Design Language), il FRAN (Frames
Analysis).
371
n_on. si identifica col calcolo: permangono fondamentali le scelte delle soluz1?n1 s~rutturali,. non. rip_o:tabili, se non in campi ristretti, a processi di ottim1zzaz1one; le s1ntes1 cr1t1che, una volta ottenuti i risultati numerici il travaso dei risultati teorici nel progetto esecutivo, che quello che ve;amente
importa: Per cui resta fondamentale, non ci stancheremo di ripeterlo l 'impiego . d1 procedimenti agili, aderenti ai fatti fisici, espressione im~ediata
delle idee creative.
Procedimenti semplificativi
373
CAPITOLO
XVI
PROCEDIMENTI SEMPLIFICATIVI
16.2. Telai aventi lo stato di sollecitazione poco influenzato dagli spostamenti dei nodi.
Quanto verr accennato riguarda il caso frequente di telai con numero
abbastanza elevato di colonne e con campate di luci poco diverse, soggetti
a carichi verticali di paragonabile intensit massima.
16.1. Premessa.
Pi volte, illustrando i vari metodi di calcolo, abbiamo avuto occasione
di accennare al fatto che, per le ipotesi poste alla base della teoria, e in particolare per quella di perfetta continuit tra i vari elementi strutturali, le
soluzioni relative ai casi staticamente indeterminati sono inevitabilmente
approssimate; inoltre sono necessariamente semplificati gli schemi strutturali, e sono in genere convenzionali e molto numerose le condizioni di carico
accidentali da considerare per dar luogo alle pi gravose sollecitazioni, seppure limitatamente alla rosa delle sezioni maggiormente significative. Quindi
il progettista ha la necessit di disporre di procedimenti di calcolo sbrigativi
ed essenziali, per potere rapidamente prima di tutto saggiare l'accettabilit
e la convenienza della soluzione strutturale adottata, poi controllare gli
ordini di grandezza dei risultati forniti da una macchina calcolatrice o da
metodi di calcolo complessi. In definitiva necessario evitare che la mente,
nel correr dietro ai particolari, perda di vista l'essenziale; e si abbia la possibilit di eseguire tutte quelle sintetiche verifiche che un progettista avveduto
non deve mai mancare di mettere in opera.
Pertanto, nell'ambito delle strutture staticamente indeterminate, essendo,
come si ricordato, tutte le nostre soluzioni approssimative, evidentemente
il presente capitolo si riferisce a procedimenti per i quali vengono aggiunte
ulteriori semplificazioni a quelle poste alla base dei metodi di calcolo classici.
Ed chiaro che si pu ricavare una gran variet di tali modi di procedere;
per cui ne citeremo pochissimi, pi che altro per mostrare alcuni esempi,
rinviando maggiori particolari alla parte in cui verranno trattati gli aspetti
che pi interessano la pratica della progettazione.
Inoltre pu essere opportuno ricordare anche che un intervento semplificativo di particolare importanza gi stato illustrato in precedenza (voi. I,
cap. VI): esso riguarda le strutture iperstatiche inflesse, per le quali, adottata
tma configurazione principale isostatica, i carichi provocano puro sforzo
assiale e sono quindi soltanto le incognite staticamente indeterminate a generare momenti flettenti. Allora per tali strutture si ha, sotto certe condizioni
frequentemente verificate, che il semplice stato di sollecitazione dovuto ai
carichi per la configurazione isostatica dominante, ossia diviene inessen-
~~
~~
I 1
,
'
.-
..
, ..
,.,.
. ,,,
.,
.. ,
'
,,~
~~
e)
Fig. 16.1
374
Capitolo sedicesimo
Procedimenti semplificativi
i telai ridotti indicati con tratto ingrossato {fig. 16.lc), e considerando poi
per essi le pi severe condizioni di carico accidentale (voi. II, parte 2', cap. V).
Ed chiaro che nella parte inferiore di telai aventi munerosi piani i pilastri
diventano tanto rigidi da rendere le varie travi pressoch incastrate.
I diagrammi dei momenti dedotti con tale procedimento semplificato
sono in genere accettabili per i valori negativi, mentre opportuno incrementarli nei tratti di ordinate positive, per tener conto delle cause che possono indebolire le condizioni di perfetta continuit presupposte nei calcoli.
S'intende che alle rigidezze dei vari elementi possono non di rado essere
attribuiti valori che rispecchiano in modo pi accurato anche le condizioni
dei nodi appartenenti ai piani vicini: cos, per esempio, per la ricerca dei
momenti flettenti dei pilastri esterni pu essere adottato lo schema ridotto
della fig. 16.ld, attribuendo ai ritti le rigidezze 6R (con R=EJ/l), corrispondenti all'ipotesi che le rotazioni dei nodi J, B, C siano uguali. Per cui, ad
esempio, se la trave soggetta a un carico uniforme, si ottiene facilmente,
in base alle solite notazioni:
q/2
6R1,
M,,= ~ --12- -4-R-,-.+-6-R~,,-+-6-R-,,
Tali modi di procedere su parti ridotte della struttura verranno illustrati
nel cap. V della parte 2' del voi. II (dedicata alle applicazioni), mostrando
in particolare le varie condizioni di carico da considerare.
375
rendendo quindi soddisfatto l'equilibrio del nodo [ma non l'uguaglianza delle
rotazioni delle sezioni estreme delle varie aste; nel caso indicato nella figura,
15,6 3,6
Mab= - - 4 - 2 = - 7,02 tm, Maa= -5,94 tm, Ma,= -(- 7,02-5,94) 0,56=
=7,26, Ma,=5,70 tm].
Per farsi un'idea dei limiti della validit del procedimento, ossia della
_;igidit che gli elementi ritenuti indeformabili debbono avere rispetto agli
i, 2 t f<-- 5.5
7,0
altri ad essi collega!~ per po5, 5 ~
_._
'f
tere ancora ritenere 1 risultati
~~
significativi, pu essere oppor2,1!,_'!rn---'li----=.,,,____"!,
luno considerare il semplice
g esempio del portale, soggetto
<>
a una forza orizzontale (esemWll="~"'W==--4--"111"1'1
pio 13.13a). Nella fig. 16.3
11
sono riportati i diagramn1i dei
'i<l=-'"""''W=--=u:i,,,,,.-""'=llb l
momenti relativi ai dne casi di
f1 trave con rigidit R, di valore
l,', sia infinito, sia uguale rispetto a
9ll'l11T!JP"""''lmi:=-"""=k_,1l.ll.ll.ltj"" f quella RP dei due piedritti: nel
-+-
-f
'=!mnnu~-----~il11.1.lllE6t
E'f
16.3. Telai aventi lo stato di sollecitazione poco inllnenzato dalle rotazioni dei nodi.
"'
e comunque si pn sempre giungere a tale schema di carico mediante il preliminare ricorso ad appoggi ausiliari. Le sollecitazioni sono calcolabili con
semplicit considerando i nodi liberi soltanto di traslare, ossia ritenendo
indeformabili le travate rispetto ai ritti; ipotesi questa che d'altronde un
passaggio obbligato anche per pi precise valutazioni, volendo procedere
col metodo dell'equilibrio. Come vedemmo nel par. 12.1.5, per ottenere i
momenti flettenti agli estremi di nn generico ritto A-B (fig. 16.2), basta ripartire lo sforzo di taglio del relativo piano proporzionalmente alle rigidezze
alla traslazione dei vari ritti appartenenti al piano (quindi proporzionalmente
ai momenti d'inerzia delle sezioni, se tutti i ritti hanno uguale lunghezza h),
e si ricava cosi lo sforzo tagliante singolo T,,, dal quale si ottiene subito, per
elementi prismatici, M.,=M,a= -T,,h/2 (sinistrogiri se le forze sono rivolte
verso destra). I momenti flettenti per le estremit AC, AE delle travi possono
infine essere valutati approssimativamente ripartendo la somma dei momenti dei ritti, cambiata di segno, proporzionalmente alla rigidit R delle
stesse travi: si ottiene cos, ad esempio, Mac=-(Mab+Maa) R
~~ae '
aa
.........
_ _ diagr:
10tm
Fig. 16.2
MJ;erR,~Rp
Fig. 16.3
Capitolo sedicesimo
Procedimenti semplificativi
che corrispondono all'ipotesi dei nodi liberi soltanto di traslare; gli errori,
nei limiti precedentemente specificati, non sono in genere grandi, e ci
confermato anche dai diagrammi della fig. 16.4 nella quale sono riportati
i momenti calcolati per la trave Vierendeel multipla della fig. 13.40, considerando i nodi liberi o no di ruotare.
16.4. Telai aventi Io stato di sollecitazione influenzato sia dalle rotazioni, sia dagli spostamenti dei nodi.
376
diagramma M
-- li
--
1,51/m
'10'30
'10 30
k350,i._ 700
"
'
qp+tfa
'
qp+0.9q
"
qp+QB~
Fig. 16.5
qp+0.7q
,, ,, T1
:R
"
a)
O 50 100 150/Jn
Fig. 16.4
M=-6 EJo/l'.
Se i punti di riferimento non sono noti, basta far ricorso in una prima
fase ad appoggi ausiliari, e sovrapporre ai momenti che si ottengono in tale
situazione quelli dovuti alle reazioni degli appoggi cambiate di segno, Ma
non stiamo ad insistere su cose ripetutamente dette (par. 13.4.6).
-.J
a)
J==
_JS
4=
H,+ H,
1t rn
'
~ ~
li==
'10/30
qp+tf.
377
e)
. Si c~nsideri, a titolo d'ese!llpio, il semplice telaio della :fig. 16.5a, con le travate
libere di spostarsi; le dimens1oni delle varie aste, tutte prismatiche, sono indicate,
con la condizione di carico, nella stessa figura. Come stato detto, si pu pensare
di seguire il procedimento di calcolo approssimato consistente nel sommare gli
0,136
0118
-0494
T r,(
\. t
/\..f'";( 'r:t
J_
.
l"I
\..:
e
~
(L
\....::
-0,166
-0,378
~~fi~a~;~v~te~gfi~!tie!~i~~fr;pc~:~~~: T ((
'-.I
0898
1,708
G(
(7}-,
\tJ
l}}!:_t
([
03641
\..: (J) ---1,694
-2,684
(j( (])
l},. !_
378
Procedimenti semplificativi
Capitolo sedicesimo
H,
35
,
35
,
-2,684-1,342]~058
35
,
'
t.
S'intende che per le estremit inferiori dei piedritti valgono le stesse considerazioni precedenti, ma con il risultato che le forze H non vanno cambiate di segno;
379
16.5. Il comportamento delle strutture " a telaio " interpretato con fittizi
schemi continni.
16.5.1. Premessa.
Per le strutture iperstatiche complesse frequentemente pu essere utile
pensare le azioni concentrate di un certo numero di vincoli sostituite con
M&mJ'...
h6 1
*
*
*
*-tH
*
*
*
h
h
h
_____ procedimento
_ _ procedimento
'satto''
semplificato
a)
Fig. 16.7
quindi si dovr scrivere, ad esempio, per le estremit inferiori dei piedritti del piano
compreso fra la prima e la seconda travata:
H,
0,364 t.
t,
rivolta verso destra, ed quindi da applicare, nella fase indicata nella fig. 16.Sc,
rivolta verso sinistra.
La fig. 16.7 mostra, per utili confronti, i diagrammi dei momenti flettenti ottenuti sia con il procedimento semRlifcato cui dianzi si fatto cenno (curve in
tratteggio), sia tenendo conto dell effettiva deformabilit delle travi, a parte l'influenza degli sforzi taglianti e assiali. Nel caso esaminato, le massime sollecitazioni
differiscono, a conti fatti, al massimo dell'ordine del 10%; ci che conferma l'attendibilit dei risultati ottenibili mediante il procedimento semplificato, nell'ambito,
s'intende, delle limitazioni specificate nel precedente par. 16.3, in merito all'ipotesi
della trascurabilit degli efttti dovuti alle rotazioni dei nodi quando si studiano
telai soggetti a forze orizzontali.
o
Fig. 16.8
*
h
~7i?iW!i?!??l?!??i?!??i0'~-:'.;300fm
100tm o 60t 20
v (sposi seam.dii Y)
_ _ senza la deformazione ~dei ritti per N
............. con la defarmamme ~ ilei ritti per N
10t
una corrispondente loro azione diffusa: chiaro allora che, al posto dei
sistemi di equazioni alle differenze esprimenti condizioni di congruenza o
di equilibrio, si hanno equazioni differenziali, e che le quantit incognite
si trasformano in funzioni, con il vantaggio, come vedremo, di ottenere solu-
Capitolo sedicesimo
Procedimenti semplificativi
zioni rapide e sintetiche, dalle quali possono emergere con utile evidenza
aspetti qualitativi, ottenendo risultati che in vari casi possono essere sufficientemente precisi (es. 16.3), con approssimazioni evidentemente tanto migliori quanto pi la condizione di vincolo reale si avvicina a quella ipotizzata.
Di tale modo di procedere vedemmo gi un'applicazione utilizzando la
teoria della trave su suolo elastico nello studio dei graticci di travi (es. 6.4),
ma evidente che i problemi offerti dalla pratica, per la cui soluzione possibile e conveniente passare dal discreto al continuo, sono innumerevoli.
In seguito ci limiteremo ad esaminare alcuni esempi particolarmente significativi, rinviando l'illustrazione di altri casi al cap. VII (alti edifici) della
2' parte dello stesso voi. IL
chiameremo ancora ritti (o mensole), aventi le sezioni appiattite e costanti a 1 s, a2 s; ossia pensiamo distribuite le sollecitazioni che ad essi
vengono applicate dai traversi aventi la luce netta a e la sezione di momento
d'inerzia J,,: risultano allora uguali le linee elastiche dei due ritti (v1 =v2 =v),
le rotazioni delle sezioni rette (cp1 =cp2 =dv/dx) e le curvature; per cui tra i
momenti flettenti dei ritti sussiste la relazione:
380
381
[16.l]
con J 1 =S a1 3/12, J 2=s a 23/12. Inoltre per i traversi, che supponiamo tutti
uguali tra loro, il momento flettente nullo in mezzeria (fig. 16.9), e le sollel
16.5.2. Pareti irrigidenti con una o pi serie di fori allineati verticalmente <16 2>.
essendo m il momento applicato con continuit alle mensole dai traversi, a 2 =6J,,rf(Jhl)
(corrispondente alla rei. 16.24), Ji. 2 =a 2 (l +4J/Al2) (corrispondente alla rei. 16.25); trattato anche il caso del telaio con mensole diverse e di numero qualunque. Il lavoro della
CHITI'Y esposto anche nell'interessante volume di A. J. S. PIPPARD, Studies in Elastic
Structures, ed. Edward Arnold, London, 1952, cap. 8.
I telai a connessione continua sono stati studiati a fondo, pressoch contemporaneamente, da R. RosMAN e da H. BECK, considerando in particolare il caso frequente nella
pratica dei ritti aventi Ia dimensione nel piano del telaio non pi piccola rispetto alla
lunghezza netta a dei trasversi, ossia nel caso in cui I non pu essere considerato pressoch
uguale ad a: R. RosMAN, (( Beitrag zur statische Berechnung waagrecht beJasteter Querwande
bei Hochbauten , Der Bauingenieur, 1960, 4 (la prima nota, indicata nel lavoro cit., apparve
sulla stampa tecnica iugoslava nell'aprile 1959); H. BECK, Ein Beitrag zur Berilcksichtigung
der Dehnungsverformungen bei Rahmen mit schlanken u. gedrungenen Konstruktionsgliedern , Der Bauingenieur, 1959, 5. Entrambi gli Autori hanno proceduto col metodo
della congruenza operando su una funzione incognita sollecitazione (lo sforzo assiale N
dei ritti per RosMAN; lo sforzo di taglio t dei trasversi per BECK). Vedremo questo procedimento nel punto 16.4.2e.
Qui si procede col metodo dell'equilibrio e si ha come funzione incognita la linea elastica v dei ritti. Tale procedimento, non diverso nella sostanza da quello di RosMAN-BECK,
pu offrire qualche vantaggio nel caso di pareti con pi serie di aperture (o in genere dei
telai con pi campate o di sistemi comprendenti pi strutture), poich la funzione incognita resta la sola v. Esso si complica volendo introdurre la deformazione dei ritti per effetto
dello sforzo assiale, per altro spesso poco influente (es. 16.2; :fig. 16.8); di tale deformazione si pu tenere conto con facilit adottando il procedimento di RosMAN-BECK che,
come stato accennato, assume come funzione incognita lo sforzo assiale (o la funzione
taglio dei traversi direttamente legata a N).
Un'esposizione panoramica di vati procedimenti si trova nella nota di G. MENDIIT01. RuscoNI CLERICI, (!Introduzione allo studio delle pareti di controventamento , Tecnica
Italiana, 1973, 7-9.
12EJ,,l
a'
'P.
[16.2]
Mb=M0=Nfir=
~Jtr
(qi+: )=6EJ,,,hp/a
Capitolo sedicesimo
Procedimenti sen1plificativi
b) Integrali particolari. Carico q distribuito uniformemente (rivolto secondo y positivo; fig. 16.10):
q(H-x)'
,
M,(x)=2
[16.13]
M,(x)
qEltot.
Vp(X)=v(H)+ k
382
M(x)=Mo(x)+J~tdx)l=Mo(x)+kJ~v=Mo(x)+k [v(H)-v(x)],
[16.5]
tenendo conto, s'intende, delle convenzioni sui segni (fig. 16.8), e indicando
con M,(x) il momento per effetto dei carichi esterni (positivo se il centro
di curvatura dalla parte degli spostamenti v negativi).
Tra la linea elastica v(x) e il momento flettente totale sussiste la relazione:
d 2v
Eltot. dx' =-M(x),
[16.6]
383
k'
[16.14]
M,(x)
Vp(X)=v(H)+-k-
con:
[16.7]
Carico triangolare:
q 0 (H-x)'
6H
M,(x)=
Posto:
a. 2 =k/Eltot.
[16.8]
[16.9]
[16.10]
M,(x)
vp(x)=v(H)+ k
[16.15]
q,(H-x) Eltot.
H
k2
Fig. 16.10
e) Le sollecitazioni. Nota la linea elastica, si risale facilmente alle sollecitazioni sia dei ritti, sia dei traversi. Ad esempio, nel caso del carico uni
forme, si ha per uno dei ritti [dalle relaz. 16.10 e 16.13]:
M,(x)=-EJ,v"=-El,a. 2 (A cosh a.x+B senh a.x)+EJ,q/k;
Hf
fHf dv=/
[v(H)-v(x)] .
N,= dN,=1
X
[16.17]
[16.11]
[16.16]
Mtr=~ dx
[16.18]
A+vp(x=O)=O.
384
Capitolo sedicesimo
Procedimenti semplificativi
mazione dei ritti per sforzo assiale; deformazione sinora trascurata, e che
comunque verr presa in considerazione nel punto seguente.
385
in cui la parete si salda ai pilastri (es. 16.3); ma s'intende che alle cause di
approssimazione precedentemente accennate si aggiunge quella della presenza delle sollecitazioni concentrate dai pilastri stessi. Per tramite delle
condizioni ai limiti possono essere esaminate
altre interessanti situazioni.
pmmm?mM )( S '''"'""'"''T
I
Notiamo infine che, considerando, come '
stato fatto, i traversi dotati di rigidezza flesf
sionale, si ha uno stato di tensione e di defor- I
I
mazione intermedio a due stati limite (fig. 16.12): I
l'uno corrispondente alla mensola costituita dai f ujJer traversi i'ndeJormahili /
fR ==\.I
\ lr
'J I
due ritti funzionante come un'unica trave (tra- 1
i
versi indeformabili); l'altro relativo ai ritti colleI
I
gati da semplici bielle (traversi di rigidezza nulla).
I
.~ =rrrraJ]J
I
e) Il procedimento di Rosman-Beck (v. nota
\
16.2). Influenza della deformazione dei ritti per
\
\
sforzo assiale. Come si gi notato, per l'ipo\
\
tesi dell'azione diffusa dei collegamenti, e
\
trascurando ovviamente la deformazione di
\
questi per sforzo assiale, le linee elastiche dei _ _ a per traversi effettivi
ritti sono uguali; quindi nella mezzeria di cia- ,.... -.- _ a per traversi come bielle
scun traverso, a causa delle rotazioni uguali e
(R1,=o}
dello spostamento verticale relativo delle sue
Fig. 16.12
sezioni estreme, il momento flettente nullo.
Adottati gli assi di riferimento indicati nella fig. 16.13 (in questo caso
conviene porre l'origine in sommit), consideriamo due traversi adiacenti,
.b=o=r='!d,,"F9F--,c:
:{,
J;
h,,
7,::;;;7'!~)Y?.07,7,<!?7,il~7'<~/.'L
a)
b)
Fig. 16.11
tozza rispetto alla loro lunghezza a, la stessa ipotesi diviene anche per essi
inattendibile e si manifesta un comportamento di lastra con fori, malamente inter;retabile dallo schema di un insieme di travi.
Secondo quanto stato accennato nella nota 16.2, il procedimento non
presenta difficolt se la parete irrigidente ha pi file di aperture (fig. 16.lla),
o se il telaio comprende pi campate, poich la funzione incognita rimane
ancora e soltanto la linea elastica (16.o); e ci pu essere utile soprattutto
per le applicazioni nella dinamica. Pi complesso il caso indicato nella
fig. 16.llb per il quale, se i carichi sono orizzontali, la soluzione pu es.sere
ottenuta imponendo le condizioni ai limiti in corrispondenza della sezione
UG.Gl La soluzione pu essere ottenuta anche con il procedime~to di 1:lOSMAN-BEcK,
mettendo per in gioco tante funzioni incognite quanti ~?no le fil~ de1 traversi: R ..RosMAN,
Die statische Berechnung van Hochhauswiinden ntit Offi1ungsre1hen, Ernst, Berlrn, 1965.
q{x
a)
t~
t~
000
D
D
D
D
. aj.I oj
- H
-
b)
e)
Fig. 16.13
distanti Llx=h. evidente che lo spostamento verticale relativo Llu delle due
sezioni C, C' comprende, ragionando ad esempio per il ritto 1 (fig. 16.13c):
la parte 0-1 (verso il basso, considerando il momento flettente positivo) per
25 -
POZZATI, ll-1.
387
Capitolo sedicesimo
Procedimenti semplificativi
!'inflessione del tronco compreso tra i due traversi; l'aggiunta 1-2 (ancora
verso il basso considerando lo sforzo normale positivo) per l'allungamento
del tronco; i~fine la parte corrispondente alla differenza d'inflessione dei
due traversi consecutivi. Quest'ultima evidentemente vale L1 T a'/(24EJ,,) ed
ha senso contrario alle precedenti; pertanto, pensando diffusa la presenza
dei traversi, poich alla sezione di una generica lamella alta. d~ c~mpete lo
sforzo tagliante t dx e il momento d'inerzia J,,dx/h, e p01che. (md1cando
con N lo sforzo assiale del ritto) dN=t dx, essa m defimtiva nsulta:
ove Nv(x) nn integrale particolare che, ad esempio nel caso del carico
386
d'N
dt d'h/(24EJ,,)= dx' a3h dx/(24EJ,,) .
[16.19]
N=~'J,tdx]=
uniforme, vale:
[16.27]
e A, B sono le costanti da determinare con le condizioni ai limiti.
Noto lo sforzo assiale N(x), ogni altra sollecitazione viene determinata
facilmente (es. 16.3; relaz. f, g); diagrammi per facilitare i calcoli si troveranno riportati nel par. 7.3.2a della parte 2' del vol. II.
Evidentemente ponendo 2 =a' si omette l'influenza della deformazione
conseguente allo sforzo assiale dei ritti.
Esempio 16.1.
[16.20]
M 1 (x)=[M,(x)+N(x)/] ei,
della fig .. 16.8, alta H=31 m e dello spessore costante s=20 cm, soggetta al
canco umforme q=l t/m=lO kg/cm. Inoltre:
a=l,O m,
ove Mo(x) il momento totale dei carichi (per i segni si veda la nota 16.4) e:
e =J,/(J,+J,)
[16.21]
M 1 (x)dx
EJ1
(a+a,)
2
+ N(x)dx
EA 1
N''a 3h dx
24EJ,,
E=3 10 kg/cm'.
Soluzione.
du.
[16.22]
cosh aH=8,0425,
aH=2,774,
senh aH=7,9801 .
Un'analoga relazione pu essere scritta riferendosi al ritto 2, e, per congruenza, il relativo spostamento du dev'essere uguale al valore d~to dalla
d 2N
a'
dx 2 -}.'N=-1- M,,
h=3,l m,
il coefficiente di ripartizione.
Pertanto lo spostamento relativo du delle sezioni C, C', pensate distanti dx,
risulta:
a2=3,0 m,
l=a+(a1 +a,)/2=4,25 m,
[16.24]
Costanti d'integrazione:
e:
[16.25]
da cui
[16.26]
A= 1,2846 cm,
Capitolo sedicesimo
388
Procedimenti semplificativi
flet~
389
Soluzione.
a) Nulla la defarmazione fi(N) dei ritti per N (come nell'es. 16.1). In tale caso
si ha (v. es. precedente):
2=a 2=80,056 10-s cm-2.
M,(x=O)=M,J,/J,=-90,6 tm;
M,(x)= -qx'/2,
q
qx'
Np(x) [rei. 16.27]=a'I +;u,
J,
A+
a~l=O.
[a]
Studiare con il procedimento di Rosman la stessa parete d'irrigidimento considerata nell'esempio precedente, tenendo conto o no della deformazione dei ritti
per lo sforzo assiale.
':J.: =t (sforzo
ta-
g~iant~ speci~co. dei traversi), 7alla ba~e l'ideale. element? dei collegamenti trasversali
d1ffus1 non r1ch1ede alcuna azione statican1ente indeterminata per ricomporre la congruenza; pertanto, sempre dalle [16.26], [16.27]:
(AsenhH+BcoshH)+ qf =O.
Ma = a, quindi (v. es. precedente):
cosh H=8,0425,
senh H=7,9801 ;
B=l,9026 10',
f1=7146 10 4 cm 4 ,
J,=4500. 10''
["'
2/a'=
A,=6000,
A1+A2
A,A,
1,19957,
J,,,.=11.646 IO',
1=425 cm,
0,19957,
2 =96,032 10-5 ,
H=3,0379,
senh H=l0,4067.
Capitolo sedicesimo
390
Procedimenti semplificativi
Dalle solite condizioni (v. punto a; per ora A2 #;a 2) N=O per x=O, N'=O
per x=H si ha:
A +qa'/!.'1=0,
,l (A
da cui:
A=-2,042510 4 kg,
391
[e]
B=l,4396 10 4 kg,
A=-qa'/.l'l,
[d]
qH' qHh,
- -+-- -Al, cosh .lH-BI, senh .lH-Np(H) l,=O .
2
2
[e]
a1=a2=5,0 m,
a=l,1 m,
h=3,1 m,
1=6,1 m,
"';,3,5
s=0,16 m,
H=24,8 m;
Fig. 16.14
pilastri:
sezione 150/25,
Con i dati:
Soluzione:
Quindi dalla solita relaz. [16.26] si ricava N(x). Ad esempio, per x=O; 2h; 4h;
6h; 8h (v. fig. 16.14) e per il ritto a sinistra (teso):
N=O;
3,26;
11,07; 24,40;
Capitolo sedicesimo
Procedimenti semplificativi
16.5.3. Parete irrigidente collegata a un telaio soggetta a carichi orizzontali (16, 7).
a) Tale sistema (fig. 16.16), che venne risolto nel par. 13.3.2, pu essere
studiato approssimativamente passando dal discreto al continuo. Per il telaio
adottiamo l'ipotesi, frequentemente accettabile (par. 16.3), che i nodi traslino senza ruotare, e supponiamo inoltre che i ritti di una medesima stilata
siano tutti uguali e di uguale altezza: se si indica con T, lo sforzo tagliante
392
T,,=J'dN=N(x,)-N(x,),
[/]
[g]
393
Ad esempio, per il traverso x=6h {x1 =17,05, x 2 =20,15 m), si ottiene dalla
[16.26] N(x,)=20,21 t, N(x,)=27,93 t, T,,.(x=6h)=7,72 t, M,,(x=6h)=4,25 tm.
Fig. 16.16
Fig. 16.1
(dv=~ ~v
con N(x) dato dalla [16.26], l'equazione della linea elastica risulta (J,, ..=J,+J,):
d'v
EJ,01 dx' = -M(x) ;
12E
k,=-h, J;J,
M(x)=M,(x)+N(x)l,
[h]
[i]
N=O;
M 0 =21,7 tm):
Ti,=50,13/9=5,57 t.
N(lf)=43,93 t, T,,=4,88 t.
[16.28]
'
(k, ha la dimensione fisica di una forza), si ottiene:
[16.29]
Ora, al posto del telaio, si ha a che fare con un ideale elemento strutturale prismatico, per cui, indicando con M,(x) il momento flettente corrente
16
C 7 l R. ROSMAN, Laterally loaded Systems consisting of Walls and Frames , Tall
Buildings (Proceedings of Symposium in Univ. of Southampton, April 1966), Pergamon,
Procedimenti semplificativi
Capitolo sedicesimo
394
venire scritta:
Per la mensola:
dv
1 d'M,
dx 2 =k, dx'
2
[16.30]
La mensola sottoposta al carico esterno che provoca le sollecitazioni M,, T,, e alla reazione del telaio, che provoca (a parte il segno)
le stesse sollecitazioni precedentemente definite M,, T,. Av~ndo s_uppo~to
il contatto continuo tra la parete e l'elemento strutturale che simula 11 tela10,
debbono essere uguali sia le linee elastiche, sia le cnrvatnre [v" (parete)=
=v" (telaio)]; per cui, dalla relazione [16.30], e indicando con Jm il mome_uto
d'inerzia della sezione della mensola, l'uguaglianza delle curvature formsce
395
[16.38]
per il telaio:
dM,
T,(x)=--.
dx
(! _ _ _ __
~.
~/
[16.31]
r--1-
Posto:
a 2 =k,/EJm
[16.33]
e il suo integrale generale, somma di un integrale particolare M,P e di quello
dell'omogenea associata, vale:
[16.34]
[16.35]
[16.36]
[16.32]
L
,j_
z
i
Fig. 16.17
'
396
Capitolo sedicesimo
Procedimenti semplificativi
Mm: Ph
Tm :P
T,: p
2h
-3,01
-0,51
-8,05
(-7,86) (-2,84) (-0,39)
7
3,49
1,71
397
3h
4h
5h
6h
7h
0,69
1,20
(1,26)
0,27
1,27
(1,31)
-0,13
0,92
(0,95)
-0,59
o
o
(0,77)
0,79
h/2
3h/2
5h/2
7h/2
9h/2
llh/2
13h/2
1,56
3,05
3,32
3,0
2,45
1,85
1,41
I
I
I
I
I
I
Esempio 16.4.
Il sistema mensola-telaio indicato nella fig. 16.18 gia stato risolto tenendo
conto delle effettive connessioni (es. 13.5); lo stesso sistema viene ora studiato
.,,,/
/1
H=7h,
(schema cont',;nuo) \
aH=4,8496,
senh aH=63,8407,
,/
') /
T''"q
I
'---t'
a=0,6928/h ,
M'tv(x=O)=qH=7 P.
I
I
,''
'
! ;-'- - - + ,--;
'
,
,I
14/mensola)
cosh aH=63,8486,
I
I
/1
I
/ /'{(telaio) I
/' :..-/
/
,r
I '
I '
I '
Soluzione.
[rei. 16.32]
,,''
,,''
,,,;I '
a2
-1,33
--sP
/ ..., .......
aPh
sPh
2Ph
,,.
.....,;
~/
/1
\ //
\
,~'~'-----
-----Mm(sistema contzuo)
A= 10,1353 Ph.
Per esempio, il momento flettente alla base della mensola (x=O) risulta [rei. 16.38]:
Mm(x=O)= -A+q/a'=(-10,1353+2,0835) Ph= -8,052 Ph,
mentre per il sistema effettivo si trov (es. 13.5) -7,855 Ph (differenza di 2,5%).
Considerando la mensola isolata si sarebbe ottenuto Mm=-24,5 Ph.
(16.D)
(16 10> Ai fini della valutazione dei momenti flettenti delle colonne conviene calcolare
il taglio T; a met fra piano e piano perch tali valori meglio corrispondono a quelli che
si avrebbero nel telaio effettivo caricato in corrispondenza delle travate. Le sollecitazioni Mm,
Tm della mensola sono invece calcolate in corrispondenza dei piani.
398
Capitolo sedicesimo
Procedimentti semplificativi
a) Nel precedente par. 16.5.3 abbiamo visto come possono venire attendibilmente risolte strutture piane costituite dall'associazione cli pareti e telai.
Per non cli rado gli edifici comprendono numerose strutture e, per mancanza di simmetrie delle loro piante, possono dar luogo a funzionamenti
spaziali complessi. Gi ne demmo cenno nel par. 13.3.2b, a proposito di
sistemi discreti ; e sempre in tale ambito vedremo, nel cap. VII della
2a parte, come il calcolo possa venire impostato mediante le matrici, principalmente in vista dell'impiego cli un elaboratore. Ma, pnr adottando il
metodo dell'equilibrio, e pur ricorrendo a matrici delle rigidezze addensate,
l'impostazione resta in genere tediosa; per di pi non di rado si ha la remora
che dallo schema statico adottato, bench denso di connessioni iperstatiche,
non si possa ottenere null'altro che rappresentazioni molto approssimative
della realt, non riuscendo a tener conto cli numerose circostanze (basta
pensare alla presenza di tramezzature e di pareti di tamponamento) che
possono influenzare notevolmente Io stato di deforvi.
tem~
mazione, e quindi di sollecitazione generale.
Pertanto per tale problema appare conveniente
I'ipotesi di connessioni continue, specialmente in
vista di risposte nel campo dinamico; giungendo
cos a considerare le strutture alla stregua di mensole verticali, deformabili per flessione, o per taglio
(telai), o per l'una e l'altro insieme (parete con fori).
Ed opportuno aver presente, sempre a proposito
dei risultati dei nostri calcoli, che tali mensole possono presentare, isolate e per carichi uguali, andamenti degli spostamenti profondamente dissimili,
come risulta chiaro mettendo a confronto la deformata di una trave a sbalzo con quella di un
telaio (fig. 16.19a, b): infatti, mentre la prima diFig. 16.19
pende in larghissima misura dal diagramma del momento flettente, la seconda, stando alla [16.29], legata invece all'azione
tagliante, per cui - facendo riferimento, a titolo esemplificativo, a un
carico orizzontale uniforme, con l'origine de1l'asse x in sommit - si ha
dv
dx =-qx/k,, v=q (H2 -x 2)/2k,; e la rotazione della tangente alla linea eia-
...
399
.....
0
q2
a)
Fig. 16.20
- --
"h
'"
--
]l
i
I
b) /;
/IM(pa:rete)
T(telaio)
---cale. approssimativo
del carico); sappiamo inoltre che telaio e mensola si trasmettono in sommit
un'azione mutua T* concentrata (fig. 16.20).
Per equilibrio, dev'essere ovviamente q2 =q-q1 ; e le incognite q1' T*
possono venire determinate con le condizioni che siano uguali gli spostamenti orizzontali presentati dalle due mensole in sommit (x=O) e a met
altezza (x= H/2) (16.ll).
Per il caso in questione si ha evidentemente (posto r;=H3 /EJ1 , essendo J 1
il momento d'inerzia della sezione della mensola 1):
mensola 1)
q1H/S,
x~O)
vi(q1)~n
x~H/2)
v 1 (q1)~0,35417
(nq 1H/S),
v 1 (T*)~n
T*/3;
v 1 (T*)~0,3125
(nT*/3);
<16 11l Per convenienza di calcolo, l'origine degli assi viene posta in sommit, al con~
trario di quanto stato fatto in altri casi. Con tali condizioni resta non soddisfatta quella
che, per la mensola simulante il telaio, sia nullo lo sforzo di taglio alla base (essendo
tale mensola collegata con continuit all'altra deformabile per flessione e incastrata in
fondo). Quest'ulteriore condizione potrebbe venire introdotta considerando, ad esempio,
un aggiuntivo carico triangolare ripartito dalla base al primo piano (infatti I 'influenza
di tale condizione risentita soprattutto in corrispondenza di un breve tratto; vedi
fig. 16.20c).
400
Capitolo sedicesimo
Procedimenti semplificativi
401
valutazioni. Inoltre, sia per i telai, sia per le mensole a sezione piena possibile, volendo, tener conto anche della variazione della sezione che in genere
i pilastri presentano passando da un piano all'altro; e tener conto anche
di eventuali cedimenti delle fondazioni.
v,(qJ
q,(H'-x')
2 k,
T*(H-x)
k,
v,(T*)
X=H/2)
v,(q,)=
n q,H/47,04,
~
T*/23,52;
(n q,H/47,04),
1
v,(T*)=-z (n T*/23,52).
Fig. 16.21
b) v,=v(z)+ff(z)x,,
e) ff,=ff(z).
Alle 6n incoguite corrispondono: 3 (n-1) equazioni di congruenza, relative ai 3 movimenti a), b), e) considerati in sommit (16.l'J; altrettante analoghe equazioni a met altezza; 3 equazioni di equilibrio generale nei confronti
delle azioni esterne e interne (nelle quali evidentemente non sono presenti
le azioni concentrate in sommit, che costituiscono un sistema di forze
<u.1 2> Ad esempio, per due generiche mensole r, s, dalle relaz. [a], [e] si ottiene:
Ur-frYr=Ua-frY8 ;
POZZATI, ll-J,
402
Capitolo sedicesimo
404
405
(3 vol.). - E. SUTER, Die Methode der Festpunkte, Springer, Berlin, 1923. A. S1:RASSNER, Berechnung statisch unbestimmter Systeme, Ernst, Berlin, 1929
(2a ed1z.); Neuere Methoden, id., 1925 (3a ediz.; 5a ediz. 1951). - N. MAYER, Neue
Statik .der Tragw~rke aus biegesteifen Stben, Bauwelt-Verlag, Berlin, 1938. Inoltre
esso s1 trova chiaramente esposto, ad esempio, nelle opere citate di BELLUZZI
(par. 456, .. ., 460) e di GIANCRECO (par. 2.7).
d) Equilibramento iterativo dei momenti per telai con nodi liberi soltanto di
ruotare.
Il procedimento iterativo proposto da Gauss-Seidel (1874; v. bibl. al termine
del cap. II) per la risoluzione dei sistemi di equazioni lineari, e le caratteristiche
de!le equ~io~i del m~todo dell'e~ui.librio (c~e, in genere, con la forte prevalenza
dei coeffic1ent1 della diagonale pr1nc1pale assicurano una notevole velocit di convergenza) avevano reso possibile l'analisi di molte strutture senza dover ricorrere alla
sol~ione diretta di .sis!em~ di equazioni. E un decisivo passo, evitando la stessa
scnttura delle equaz1on1 e introducendo un semplicissimo meccanismo di iterazioni
per di p~ dotato di un palese e facile significato fisico, fu introdotto da H. CR.oss:
Analys1s of Continuous Frames by Distributing Fixed-End Moments , Proc. ASCE,
1930 (voi. 56), p. 919 e Trans. ASCE, 1932 (si veda anche H. CRoss e N. D. MoRGAN,
C,ontinuous Frames of Reinforced Concrete, Wiley, New York, 1932). La memoria
d1 c;ros~ solle': una v~stissima eco, come testimoniato dalla copiosa letteratura
tecmca. imperniata su di esso (punto /) e dai numerosi e spesso rilevanti interventi
apparsi sulle Discussions operate sulla rivista in cui era apparso il lavoro
(Proc. 1930, p. 1747, 1913, 2039; Proc. 1931, p. 119, 313, 369, 725, 1059, 1354;
Proc. 1932, p. 95, 409, 559, 914).
Con una sua not~ pubblicata alcuni anni dopo, A. CALrSEV rese noto ( Die
Metho~e der sukzess1ven Annftherung I;>ei der Berechnung von vielfach statisch
unbesti~mten. Syst.emen i>, A.I.1:.C., Zlinch, 1936, p. 199) di avere gi proposto,
numerosi anni addietro (Technicki List N. I, 2, 1922; N. 17, ... , 21, 1923), un me:.
to~o m~Ito si~ile ~ia ~quello di Cross, sia all'estensione data da GRINTER (v. punto e),
e riporto apphcazioTI,I al calcolo tanto delle sollecitazioni secondarie delle travature
a tr~ccic:', quar~to di telai con nodi anche spostabili; cit inoltre una precedente
p;ibbhcaz;1one .di J. A. L .. WADDELL (Bridge Engineering, 1916), in cui, con proceN
dtmento iterativo molto simile, era stato risolto il problema degli sforzi secondari.
In effetti il mecca?ismo opera~vo mostrato da aiiSev aveva molti punti di
c?ntatto .con 9uello di Cross, ma in sostanza assumeva pi la veste di un procedimento iterativo per la soluzione dell'equazione delle 5 rotazioni scritta in forma
opportu~a (par. 13.3.3a; equaz. [13] della mem. cit. di Calisev). Cross ha il notevole
mento di ay~re. introdc:'tt~ il c?ncetto ~i rigidezza. all~ rotazione, e di aver presentato
q~~l semphc1ss1?10 art1f.c10 di co?sent1re le rotaziom una per volta, dando la possiN
b1ht, ~o~e ~gh stesso. indic, di seguire Io sviluppo analitico con corrispondenti
operaz1om d1 bloccaggio e allentamento di morsetti, applicati idealmente ai nodi
della struttura.
Pu .essere opportuno not~re .che. Cross. ebbe ~en presente anche l'importanza
e la dehcate.zza delle. convenz1on1 sui segru, tant'e vero che nel suo testo citato,
~ pag; .92, SI trova g1usta~ente det~o una delle pi frequenti fonti di errori neIN
1 anahs1. (de11e s~rutture~ dipende dai segni; tuttavia non impieg la regola tanto
vantaggiosa (nei metodi che operano sulle equazioni di equilibrio) di :onsiderare
con lo stesso segno i momenti aventi uguale senso.
. Un metodo che ha riscosso notevole interesse stato anche quello di G. KANI,
Die Berechnung mehrstOcktger Rahmen, Wittwer, Stuttgart, 1949, 1956 (Sa ediz.);
Le, calcul d~s po~tiques etages multiples, Dunod, Paris, 1958; per cui su di esso
puo con"."en.1re d~ s?ffermar~ bre"."emente I:attenzione, considerando per semplicit
Il caso di s1stem1 di aste prismatiche con i nodi che subiscono soltanto rotazioni.
406
[a]
e ponendo:
M' aj = Wajf/J a/2,
~a=~a+2M'1a+M aj;
1
[b]
[c]
per cui, sommando i momenti relativi alle varie sezioni collegate al nodo J, se a
questo non applicata una coppia esterna, si ricava l'equazione di equilibrio
(EAfi,~O):
i
EM'1,~-+ (EM1,+EM',1).
'
'
[d]
'
[e]
407
Relativamente alla presente opera, per il calcolo dei telai a nodi spostabili
stato esposto (par. 13.4.3) un modo di procedere che, pur coincidendo nella sostanza
con quello di Cocchi, Dall'Aglio e Franciosi, mantiene caratteristiche ope:ative
che poco si scostano dal proc~di~en~o generalizzato ~1947) preceden~eme~~e c1t~~o:
infatti le rigidezze e i coefficienh d1 spostamento rimangono quelh sohh, e i influenza dello spostamento viene apportata mediante un coefficiente che il limite
di una serie; utilizzando cosi una vecchia indicazione (P. PozzATr, Il calcolo
semplificato ed esatto dei telai se!llplicement~, connessi aventi i_ I_Iodi che si spostano )), Giorn. Genio Civ., febbraio 1948), p1u recentemente utthzzata anche nel
.
.
.
testo (par. 39) di Blaszkowiak in seguito citato.
Ovviamente anche il metodo di Kani pu essere adottato per l~ stu~10 dei telai
con i nodi spostabili, seguendo, nella sostanza, la stessa generahzzaz1one (1947)
precedentemente menzionata.
Per accelerare la convergenza del metodo di Cross o d~ Kani s<?no _stat~ s1:1-ggeriti
vari altri metodi di procedere, alcuni dei quali veramente ingegnosi; di essi ricor"do:
L. CONTRI, Il metodo di Cross accelerato, Giorn. Genio Civ., 1952. - V. DAsEK,
Das abgekfirzte und verallgemeinerte Momentenverteilungsverfahren l>, Beton und
Eisen, 1940. - F. M. MAZZOLANI, Metodi di calcolo a rapida convergei:za
(2 parti), Giorn. Genio Civ., gennaio-marzo 1967. - G. MoRABITO, Una modifica
al procedimento di Kani , Giorn. Genio Civ., giugno 1965. - M. PAG~N?, Sul
calcolo dei telai a nodi spostabili, Giorn. Genio Civ., ottob~e 1957-. Tut~ 1 pr?ce:
dimenti iterativi possono trovare una loro corrispondenza in modi particola~ d:
risolvere iterativamente le equazioni alla Gehler: F. MATTIAZZO, I metodi di
calcolo dei telai piani per successive approssimazioni dedotti dal met?do ~elle
deformazioni , Rivista di Ingegneria, ottobre 1953. - R. SPARAGIO, La risoluzione
per iterazione su schema delle equazioni dei nodi e dei piani , Giorn. Genio Civ.,
giugno 1960.
.
.
.
Significativi confronti tra le caratteristiche e la velocit d1 convergenza di vari
procedimenti sono stati sviluppati nella nota citata ~i M~zzoL~I. e. nel. corso
tenuto da M. PAGANO, L'evoluzione del calcolo dei telai l>, leztom 1nser1te nel
testo Jo Corso di teoria e tecnica delle strutture, Liguori, Napoli, 1961 (si ved~
anche Progetti di strutture in cem. arm., Liguori, Napoli, V?l. I e ~I) .. lnteressant~
osservazioni si trovano nei lavori: D. BONVICINI, Su alcuni metodi di calcolo dei
telai piani)>, Tecnica Italiana, settembre 1941. - G. CERADINI, Alcune con~iderazioni
sui metodi di calcolo per iterazione dei telai, Giorn. Ger;io Ci~., lu~ho 195?. V. SCHADOURSKY, Berechnung der mehrstOckigen Rahmen In schr1ttwe1ser Annaherung , Bauingenieur, 1952.
.
. .
.
.
Relativamente allo stato di sollecitazione causato dalla torsione indotta dal
collegamento delle travi dei telai con i solai si veda: M. SALVATI, Sul calcolo
delle sollecitazioni trasversali nelle ossature... , L'Ingegnere, 1953. - P: MATIL~I,
Sul calcolo spaziale delle strutture intelaiate, Giorn. Genio Civ., gennaio-fe~braio
1957. - M. CAPURSO, <t Sull'influenza della deformabilit torsionale delle travi portanti i solai. .. , Il Cemento, 1965, 4. Su tale argomento un chiaro capitolo si trova
svolto nell 'op. cit. di GIANGRECO.
HALASZ, Anschauliche Verfahren zur Berechnung von ... Rahmen, Ernst, Berlin, 1951. J. JoHANNSON e G. RAczAT, Das Cross Verfahren, Springer, Berlin, 1955. - C. V.
IUouEIC, Distribution of Deformation, Artia, Prague, 1955, 3a ediz. ingl. V. KUPFERSCHMID, Ebene und riiumliche Rahmentragwerke, Springer, Wien, 1952. E. LIGHTFOOT, Moment Distribution, Spon, London, 1961. - O. LUETKENS, Die
Methoden der Rahmenstatik, Springer, Berlin, 1949. - G. RAczAT, Das vervollstiindigte Cross Verfahren in der Rahmenberechnung, Springer, Berlin, 1962 (3a ediz.).
- F. TAKABEYA, Multy-story Frames, Ernst, Berlin, 1965. - S. ZAYTZEFF, La methode
de Cross et ses simplifications, Dunod, Paris, 1957.
Una chiara esposizione dei principali metodi di calcolo delle strutture intelaiate
data da P. MATILDI, Lezioni di Scienza delle costruzioni, Adriatica Editrice, Bari
(cap. III della parte III).
408
/) Applicazioni ed esempi di metodi di calcolo iterativi per va~i tipi di. strutture
si trovano trattati in numerose opere, delle quali hanno particolare interesse:
S. BLASZKOWIAK e z. KAczKOWSKI, Iterative Methods in Structural Analysis,
Butterworths, London, 1968. - C. e J. L. FllRNANDEZ CASADO, Ca/cui des grandes
ossatures rticulaires noeuds rigides (traduz. frane.), Dunod, Paris, 1954. P. CHARON, La mthode de Cross ... , Eyrolles, Paris, 1955. - W. DERNEDDE e
R. BARBR, Das Cross'sche Verfahren, Emst, Berlin, 1961 (4a ediz.). - J. M. GERE,
Moment Distribution, Van Nostrand, Princeton, N. J., 1963. - L. E. GRINTER,
Theory of Modern Steel Structures, Macmillan, New York, 1962, 2 voi. (3a ediz.;
1a ediz. 1936). - R. GULDAN, Die Cross Methode, Springer, Wien, 1955. - R. v.
409
g) Il calcolo delle strutture con l'impiego delle matrici venne introdotto principalmente per lo studio delle costruzioni aeronautiche. Delle numerose memorie
ricordo: S. B. BENSCOTER, Trans. ASCE, 1947, p. 1109, sul calcolo matriciale delle
travi continue col metodo della congruenza. - A. L. LANG e R. L. BrsPLINGHOFF,
J. Aeronautica! Science, novembre 1951, che trattarono con le matrici il metodo
della congruenza. - M. J. 'fuRNER, R. W. QouoH, H. C. MARTIN, L. J. ToPP,
J. Aeron. Sci., settembre 1956, che illustrarono il procedimento diretto per
l'impiego del metodo dell'equilibrio. - Un'accurata disamina sull'uso delle matrici,
con bibliografia, stata svolta da J. H. ARavrus, ' On the Analysis of Complex
Blastic Structures , Appl. Mech. Rev., 1958, 7.
Relativamente al cap. XV sono state particolarmente utili le seguenti opere:
J. H. ARoYRis, Recent advances in Matrix Methods of Structural Analysis, Macmillan,
New York, 1964. - R. H. GALLANGHER, A Correlation Study of Methods of Matrix
Structural Analysis, Macmillan, New York, 1964. - J. GRAHAM e W. G. GonDEN,
'Structural Analysis , Section 1 dell'op. cli B. H. GAYLORD e C. N. GAYLORD
(Structural Engineering Handbook). - A. S. HALL e R. W. WoonHEAD, Frame
Ana!ysis, Wiley, New York, 1967 (2" ediz.). - R. K. LIVESLEY, Matrix Methods
o/ Structural Analysis, Oxford, 1969. - H. C. MARTIN, Introduction to Matrix
Methods of Structural Analysis, McGraw (Intern. Student Bclition), 1966. - J. S.
l'RzEMIENIECKI, Theory of Matrix Structural Analysis, McGraw-Hill, 1968. M. F. RUBINSTEIN, Matrix Computer Analysis o/ Structures, Prentice-Hall, N. J.,
1966. - G. ToNIOLO, Analisi strutturale con l'elaboratore elettronico, Tamburini,
Milano, 1975. - J. J. TUMA e R. K. MUNSHI, Theory and Problems of Advanced
Structural Analysis, Schaum's Outline Series, McGraw~HiH, 1971. - C. K. WANG,
Matrix Methods o/ Structural Analysis, Intern. Textbook, Scranton, Pennsylv.,
1970, za ecliz.
Il metodo che venne chiamato globale (par. 15.5) stato chiaramente illustrato, per i tralicci spaziali, da S. Dr PASQUALE, Metodi di calcolo per le strutture
spaziali (Collana Progettare acciaio, Italsider, Genova), Tamburini, Milano, 1971,
con un ampio esame della correlazione esistente tra tralicci considerati con la loro
effettiva configurazione discreta , o come strutture costituite da materiale continuo.
Infine, in merito al problema dei rapporti uomo-calcolatore si veda in partiM
colare: E. GAGLIARDO, L'automazione dell'intelligenza, Zanichelli, Bologna, 1968. J. SINGH, Linguaggio e cibernetica, Mondadori, Milano, 1969.
R. BARBR, 408.
M. L. BARON, 49.
H. BECK, 380.
E. F. BECKENBACH, 50, 51.
R. BELLMAN, 49.
0. BELLUZZI, 38, 50, 75, 158, 169, 254, 310,
333, 403, 405, 407.
A. BENDIXSEN, 265, 275, 404.
S. B. BENSCOTER, 409.
BESCHKINE, 130,
K. BEYER, 50, 92, 140, 158, 214, 254,
336, 403, 404.
C. B. BIEZENO, 158.
M. BmT, 213, 214, 227.
R. L. B.ISPLINGHOFF, 409.
s.
BLSZKOWIAK, 408.
A. L.
A.
C.
G.
L.
D.
P.
A.
CAUCHY,
48.
48.
CEccou, 178, 266, 268.
CERADINI, 408.
CESAIO, 169.
B. CHANDLER, 169.
CHARON, 61, 408.
CHIARUGI, 213, 268, 380, 393, 395, 396.
CAYLEY,
L. 0rrITY, 380.
A. L. CHOLESKY, 24, 49.
CHRISTENSEN,
131.
E.
F.
CHWALLA, 158.
CrAMPOLINI, 22, 49.
B. P. CLAPEYRON, 327, 403,
A. CLEBSCH, 404.
R. W. CLOUGH, 409.
G. COCCHI, 407, 408.
E. CoLERus, 48.
L. CoLLATz, 214, 223.
C. B. McCoLLOUGH, 82.
S. I. CoLOMBINI, 189.
F. CONFORTO, 169.
L. Comru, 408.
J. CouRBON, 132, 158, 177, 331, 383, 403.
H. CRAE:MER, 158.
G. CRAMER, 19, 20, 48.
H. CRoss, 283, 405.
P. D. CRouT, 24, 49.
B. DALL'AGLIO, 403, 407, 408.
A. DANUSSO, 333.
V. DASEK, 408.
S. DEI POLI, 131.
F. DE MIRANDA, 190.
W. DERNEDDE, 408.
V. DI BERARDINO, 276.
'DIOPHANTUS, 3.
s. DI PASQUALE, 409.
F. DISCHINGER, 189.
L. DONATO, 190.
M. H. DOOUITLE, 24, 49.
G. C. DRISCOLL, 190.
W. J, DUNCAN, 131.
A. EGGENSCHWYLER, 130.
F. ENRIQUES, 48.
J. EREGA, 190.
E. FANELLI, 158.
M. FANELLI, 313.
V. FEODOSYEV, 97, 132.
C. e J, L. FERNANDEZ CASADO, 408.
M. F'rLONENKO~BORODICH, 97.
U. F':rNSTERWALDER, 132.
412
J. W. FrsHER, 190.
w. FLUGGE, 50, 130, 213.
G. E. FoRSYTHE, 49, 50.
R. S. FoVNTAIN, 189.
J. B. FOURIER, 191.
L. Fox, 34, 49.
V, F'RANCIOSI, 131, 158, 169, 403, 406, 407,
408.
A. Fru!UND, 158.
B. FRrrz, 189.
H. FRITZ, 158.
H. F'R6HLICH, 189.
D. FuCHS, 189.
E. GAGUARDO, 409.
R. H. GALLANGHER, 409.
c. F. GAUSS, 21, 25, 48, 49, 405.
c. N. GAYLORD, 254, 409.
E. H. GAYLORD, 254, 409.
W. GEHLER, 264, 404.
J. M. GERE, 61, 130, 132, 408.
E. GIANGRECO, 169, 403, 405, 406, 408.
A. GIANNELLI, 328.
G. GODDEN, 254, 409.
0. GRAF, 189.
J. GRAHAM, 254, 409.
U. GRAMMEL, 158.
H. GREGG, 131.
L. E. GRINTER, 379, 405, 406, 408.
R. GULDAN, 61, 403, 408.
R. v. HALASZ, 409.
A. s. HALL, 409.
A. HANUSKA, 178.
K. HAYASHI, 157.
R. FIEILIG, 189.
M. HETENYI, 142, 158.
H. N. HILL, 131.
K. HrRscHFEW, 403.
N. J. HOFF, 131.
K. G. JACOBI, 48, 49.
J, JOHANNSON, 409.
W. JORDAN, 48.
Z. KACZKOWSKY, 408.
G. KANI, 405, 408.
T. VON IURMAN, 131, 213, 214, 227.
W. KLINGENBERG, 189.
J(. KL6PPEL, 190.
C. V. KLouCEK, 303, 409.
G. KRALL, 189.
V. KUPFERSCHMID, 409.
C. LANCZOS, 49.
A. L. LANG, 409.
P. S. (DE) LAPLACE, 4, 48.
M. LAREDO, 393.
H. LEBESGUE, 213.
G. W. LEmNiz, 5, 48.
F. LEONHARDT, 189.
u.
N. LEONT'EV, 158.
E. LEPORATI, 190.
M. LESSELS, 157.
E. LIGHTFOOT, 409.
R. K.
o.
169, 409.
409.
LIVESLEY,
LUJITKENS,
H. LUNDGREN, 132.
G. MAGNEL, 158.
R. MAILLART, 130.
J, MANDEL, 130~
H. C. MARTIN, 51, 409.
P. MATILDI, 190, 408, 409.
F. MATTIAZZO, 408.
N. MAYER, 405.
F. M. MAZZOLANI, 158, 268, 408.
H. MEIER-LEIBNITZ, 189.
A. MIGLIACCI, 131.
W. E. MILNE, 49, 50.
C. MlNELLI, 169, 407.
O. MoHR, 76, 265, 309, 403, 404.
F. MOLA, 131.
B. MooRMAN, 87' 92.
G. MoRABITO, 408.
G. MORETII, 48, 213.
N. D. MORGAN, 405.
C. E. MoRREY, 50.
E. M6RSCH, 83, 189.
MUHAMMAD IBN MUSA', 4.
E. MDLLER, 190.
H. Mi.iLLER BRESLAU, 50, 157, 403.
R. K. MUNSHI, 409.
L. NAVIBR, 253, 404.
P. NEMENYI, 158.
I. NEWTON, 214.
J. L. NoWINSKY, 131.
A. STENFELD, 404.
M. PAGANO, 169, 408.
J, PARCEL, 87, 92.
H. PARCUS, 130.
P. PASTERNACK, 158.
W, PELIKAN, 131.
A. PmLLIPS, 131.
L. A. PIPES, 49, 51.
A. Y. s. Pn>PARD, 380.
P. PozzATI, 142, 158, 214, 296, 303, 313,
329, 407, 408.
W. PRAGER, 158.
W. PRESCHER, 131.
J, S. PRZEMIENIECKf, 409.
G. RACZAT, 409.
A. RAITIIBL, 158.
R. RAMAsco, 268.
G. RAMPI, 131.
J. RATZERSDORFER, 169.
C. RAYMOND!, 158.
M. REDHEFFER, 49.
F. REINITZHUBER, 131.
A. RETI, 158.
w. RITTER, 404.
R. RosMAN, 380, 384, 388, 390, 393.
M. F. RUBINSTEIN, 51, 409.
I. RUSCONI CLERICI, 380, 384.
A. R. RzHANrrsYN, 131.
M. G. SALVADOR!, 49.
M. SALVATI, 408.
K. SANDEN, 158.
L. SANPAOLESI, 190.
K. SATI'LER, 189, 190.
V. ScHADOURSKY, 408.
F. SCHEID, 34, 49.
F. SCHLEICHER, 158, 189, 190.
W. L. ScHWALBE, 130.
J, W. SCHWEDLER, 158.
P. L. SEIDEL, 26, 49, 405.
W. F. SHEPPARD, 225.
J. H. SIMPSON, 60.
J. SINGH, 409.
C. SINGLETON, 189.
R. G. SLUITER, 190.
G. N. SMITH, 51.
I. S. SoKOLNIKOFF, 49.
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