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070Elementi_di_Piastra.

DOC ELEMENTI PIANI DI PIASTRA

(23/12/2003 16.46)

PIASTRE PIANE
Introduzione
La piastra un elemento strutturale bidimensionale descrivibile geometricamente mediante la sua superficie
media; essa capace di sopportare carichi trasversali e momenti (flettenti e torcenti agenti nel piano)
applicati al suo contorno.

Il modello di piastra introduce, nella descrizione del problema, alcune semplificazioni atte a ridurre il
problema da tre dimensioni a due soltanto.
In questo senso la soluzione esatta della teoria delle piastre, come quella delle travi, valida solo se sono
rispettate le ipotesi dell'approccio; queste si possono condensare nell'assunzione di spessore piccolo in
rapporto alle dimensioni trasversali della piastra e di spostamento trasversale piccolo nei confronti dello
spessore.
Per la definizione del comportamento cinematica di una piastra si faccia riferimento alla parte introduttiva
del corso.
Nelle ipotesi per la formulazione classica della piastra, un punto della superficie media trasla
esclusivamente lungo la direzione normale z e ruota cosicch lo stato di deformazione di un elemento
soggetto a soli carichi trasversali completamente descrivibile attraverso una unica grandezza, che lo
spostamento trasversale del piano medio della piastra stessa, e le sue derivate spaziali nel piano
dell'elemento stesso. La piastra pu essere vista come una estensione al caso bidimensionale del modello di
trave snella soggetta a flessione.
La modalit di deformazione secondo cui si esplica la cedevolezza della piastra sottile implica, in analogia
con la trave snella, la curvatura della superficie media, cio la derivata seconda dello spostamento; quindi,
una volta reso bidimensionale l'elemento, in base alle considerazioni sulla continuit degli spostamenti
lungo lo spessore della piastra occorrer che oltre a quella della funzione spostamento sia rispettata anche la
continuit della sua derivata prima in modo da garantire la continuit dello spostamento attraverso lo
spessore. Se in corrispondenza della frontiera comune la pendenza calcolata in due elementi adiacenti fosse
diversa, si avrebbe una discontinuit nello spostamento in quanto al di fuori del piano medio le due facce
non risulterebbero pi continue: da un lato ci sarebbe interferenza mentre dall'altro ci sarebbe una fessura.
Dal punto di vista matematico viene richiesta la continuit per la funzione e le sue derivate sino all'ordine di
derivazione ridotto di una unit rispetto all'ordine di massima derivazione della funzione che compare nel
legame costitutivo; poich, come vedremo, nelle funzioni integrali compare la derivata seconda dello
spostamento trasversale ne consegue la necessit di una continuit di primo grado, cio di tipo C1.
Il modello di piastra riduce il problema elastico ad un caso bidimensionale, per ottenere la soluzione
necessario determinare funzioni di forma in grado di soddisfare tre condizioni di continuit, spostamento
trasversale e rotazioni attorno ai due assi coordinati sul contorno. La loro determinazione rappresenta un
problema piuttosto complesso, tanto che le difficolt matematiche e di calcolo spesso raggiungono livelli
tali da sconsigliarne l'implementazione per semplici scopi didattici. per questo che in alcuni casi le
condizioni di continuit vengono rilassate: si impongono cio completamente le condizioni di continuit
dello spostamento e delle sue derivate in corrispondenza dei nodi, mentre ci si accontenta del
soddisfacimento di quella sul solo spostamento lungo il contorno dell'elemento; la determinazione delle
funzioni di forma risulta, in queste condizioni, decisamente pi semplice. stato verificato che il
rilassamento delle condizioni di continuit al contorno non compromette il funzionamento di un elemento
1

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di questo tipo che risulta ancora in grado di garantire la convergenza se capace di descrivere uno stato di
deformazione costante, e quindi di soddisfare la verifica costituita dal "Patch Test".
Gli elementi di piastra che verranno presentati si limitano alla trattazione dei termini di deformazione
associati alla flessione; esattamente come nel caso della trave in cui si sono trattate separatamente le
caratteristiche di rigidezza per carichi trasversali ed assiali. possibile assemblare i due modelli per
realizzare un elemento che presenti la capacit di opporsi a carichi nel piano (membranali) ed a carichi
trasversali (taglio, flessione e torsione).
Alla base di questa procedura vi l'ipotesi di separazione del comportamento membranale, descritto in
termini di deformazione nel piano della superficie media, da quello flessionale caratterizzato da una
deformazione trasversale della piastra, la qual cosa risulta essere vera se la superficie di riferimento scelta
per la direzione trasversale coincide con il piano neutro della piastra. Questa scelta semplice se l'elemento
strutturale omogeneo ed isotropo, in caso contrario, per esempio con i materiali compositi, sarebbe
richiesta una opportuna analisi preliminare che viene evitata abbandonando l'ipotesi di disaccoppiamento.
In queste condizioni il campo cinematico di flessione disaccoppiato da quello membranale. Questa
situazione rimane valida fintanto che le deformazioni sono infinitesime, o gli spostamenti piccoli rispetto
alle dimensioni trasversali della piastra; in caso contrario il comportamento membranale potrebbe
accoppiarsi con quello flessionale a causa degli effetti non lineari, per esempio l'allungamento del continuo;
questo provocherebbe dei sensibili cambiamenti della rigidezza dell'elemento richiedendo una procedura
iterativa per la soluzione del problema.
Sono gi stati analizzati i due modelli pi diffusi nella
formulazione degli elementi di piastra; opportuno
z
esaminare come alcune delle grandezze precedentemente
dy
introdotte sono state definite nellapproccio classico. Per
dx
una piastra omogenea, con riferimento alla figura ( ), si
y
operano le seguenti assunzioni per quanto riguarda le
x
componenti di sforzo:

- x , y e xy varino linearmente attraverso lo spessore,


t
yz
abbiano cio valore nullo in corrispondenza del piano

y
medio della piastra e valore massimo in corrispondenza

zx
delle superfici inferiore e superiore;
xy
x xy
- siano caratterizzate da un andamento parabolico le
componenti zx e yz ; queste componenti di sforzo
devono essere nulle sulle superfici inferiore e
superiore, pertanto la distribuzione pi semplice, cio di ordine inferiore, che soddisfi questo requisito
ammettendo valori non nulli all'interno e' quella quadratica. Per questo motivo potremo ritenere che
nelle piastre sottili il loro contributo al lavoro di deformazione sia trascurabile rispetto a quello delle
altre componenti di sforzo.
-

nulla, o trascurabile rispetto alle altre, la componente z.


si considerino soltanto carichi esterni applicati normalmente al piano medio

Definizione delle azioni interne


L'integrale sullo spessore delle diverse componenti di sforzo ci permette di definire le forze di taglio Qx,Qy,
i momenti flettenti Mx,My e un momento torcente Mxy che risulteranno essere forze per unit di lunghezza
applicate al contorno dell'elemento. Le loro espressioni sono date dalle seguenti relazioni:
t

Mx =

Qx =

2
t

x z dz

zx dz

My =

Qy =

2
t

y z dz

t 2 yz
2

M xy =

z dz
t 2 xy
2

dz

Mx in particolare il momento per unit di lunghezza che flette l'asse uscente dal bordo parallelo all'asse x,
o che fa ruotare la faccia, alla quale e' applicato, attorno ad un asse parallelo all'asse y. Allo stesso modo Qx

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la forza di taglio per unit di lunghezza diretta secondo l'asse z e applicata alla faccia di normale uscente
x.
Con queste definizioni abbiamo implicitamente assunto le convenzioni riportate in figura per quanto
riguarda i versi positivi di forze e momenti; si noti che la convenzione non coerente con la classica regola
della mano destra.
z

z
Qx dy
y

Qx dy

x
My dx

My dx

Mxy dy
Qx dy

Mxy dy

Mxy dx

Mx dy

Qx dy Mxy dx

Mx dy

La scelta dettata dalla semplicit degli sviluppi della formulazione che ne consegue: in questo modo tutti i
termini di forza e momento sono positivi. Quindi i risultati cui si perverr sono da modificare per tenere
conto di questa situazione in relazione alle usuali definizioni di forze e momenti secondo i diversi assi. La
trasformazione che si rende necessaria costituita dal cambio di segno dei momenti My ed Mxy soltanto.
Dagli andamenti ipotizzati per le diverse componenti di sforzo possiamo derivare i valori massimi: le
componenti x , y e xy sono tutte caratterizzate da andamento lineare lungo lo spessore e sono nulle sul
piano medio; consideriamo la sola componente x che in un generico punto dello spessore avr valore
x = max t /z2
dall'espressione del momento Mx
Mx =

t2

max

z
t/2

z dz

possiamo ricavare il valore massimo dello sforzo


max = 6Mx
2
t

Procedendo allo stesso modo per le componenti di taglio zx e yz utilizzando espressioni paraboliche e
imponendo valore nullo alle estremit dello spessore, si perviene alla seguente espressione:

z2
= max 1
(t / 2) 2

Integrando lungo lo spessore lo sforzo massimo e' messo in relazione con il carico trasversale di
competenza:
1.5 Q
max = t
Analizziamo ora i due modelli di piastra pi diffusi:

Kirchhoff (1850)
adatto per lo studio di piastre sottili nelle quali si pu ritenere nulla la deformazione per
scorrimento nel piano verticale

Mindlin (1951)
adatto per lo studio di piastre spesse nelle quali risulta non trascurabile la deformazione per
scorrimento nel piano verticale

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ELEMENTI FINITI DI PIASTRA


Passiamo ora allesame degli elementi fondamentali relativi allo sviluppo di elementi finiti di piastra.
PIASTRA DI MINDLIN
Abbiamo visto come il lavoro di deformazione pu essere riscritto in funzione delle componenti di
deformazione generalizzata:

L D = {}T {} dV = {}T {}dz dA = {k}T {M} dA = {k}T [D M ]{k} dA


V

At

avendo operato la ridefinizione delle componenti di deformazione e sforzo elementari


{} = [C]{}
x
x


y
y
E


{} = xy ;{} = xy ;[C] =
1 2


xz
xz

yz
yz

0
0

(1+ )
2

(1+ )
2

0
0

0
0
0

(1+ )

in funzione di deformazioni generalizzate ed azioni interna:


{M} = [D M ]{k}

E E
Mx

M
E E
y
0
M xy = 0

Q
0
0
y

0
Q x
0

0
x / x

0
y / y

(1 )
( x / y + y / x )
E
0
0
2

0
G yz t
0 y w / y
0
0
G zx t x w / x
0
0

0
0

Elemento rettangolare
Il modello di Mindlin per la formulazione di un elemento di piastra spessa risulta essere di implementazione
abbastanza semplice, in quanto, essendo le incognite nodali di spostamento w e rotazione x,y
indipendenti tra loro, possibile utilizzare funzioni di interpolazione caratterizzate da continuit di tipo C0
ed utilizzare le stesse funzioni per tutti i gradi di libert nodali.
w = Ni w i
x = Ni xi
y = N i yi

Data la sua struttura l'elemento di piastra di Mindlin facilmente implementabile utilizzando lo schema
isoparametrico che ci permette di trattare con lo stesso schema elementi rettangolari o genericamente
quadrangolari, lineari o di ordine superiore.
2

z
1

3
4

8
y

Assumiamo l'organizzazione degli spostamenti nodali definita dall'unione dei termini relativi a ciascun
nodo
{d} = [w1 x1 y1w 2 x 2 y2 " w 4 x 4 y4 ]T
il vettore di spostamenti

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w

{u} = x

y
in un generico punto della piastra viene definito dalla usuale forma di interpolazione isoparametrica delle
grandezze relative agli N nodi dell'elemento:
{ u } = [ N ]{ d }
3x1

3x3N

3Nx1

dove sono state esplicitamente indicate le dimensioni degli operatori e nella quale la matrice [N] assume la
forma:
0 N2 0
0
NN
0
0
N1 0

[N] = 0 N1 0
0 N2 0 " 0 N N
0
0 N1 0
0 N2
0
0 N N
0
Definiamo ora il legame tra lo spostamento cos espresso ed il vettore di deformazioni caratteristico del
modello di piastra in termini di operatore differenziale lineare;
{k} = [ ]{d}
essendo le deformazioni generalizzate della piastra esprimibili come
x / x

y / y

( x / y + y / x )
w

/x
x

y w / y

possiamo facilmente ricavare la struttura dell'operatore differenziale []


(.) / x
0
0
0
0
(.) / y

[ ] = 0
(.) / y (.) / x

0
1
(.) / x
(.) / y
1
0
Arrivati a questo punto non ci resta che da determinare l'espressione della matrice [B] come
[B] = [ ][N]
che porta a
N1/ x
0
"
0
Nn / x
0
0
0
0
N1/ y "
0
0
N n / y

N1/ y N1/ x "


0
Nn / y Nn / x
[B] = 0

0
N1 " N n / x
0
Nn
N1/ y
N1/ x
N1
0
" Nn / y Nn
0

ora possibile eseguire con le solite tecniche l'integrazione necessaria per determinare la matrice di
rigidezza della piastra (si ricordi che l'integrazione lungo lo spessore gi stata effettuata a livello della
definizione del legame curvature-momenti applicati ed contenuta nella matrice [DM])
[k] = [B]T [D M ][B]dA
A

Se la piastra rettangolare l'integrazione sar diretta mentre se si tratta di un elemento distorto o a lati curvi,
essendo le funzioni di forma espresse nel riferimento locale ,, l'elemento di area assumer l'espressione
dA=J d d e nell'espressione della matrice [B] occorrer tenere conto, sempre mediante lo Jacobiano, della
diversa metrica dei due riferimenti.
Dato che tengono conto della deformabilit a taglio, gli elementi di questo tipo sono convenientemente
utilizzabili per la modellazione di piastre spesse; possono essere impiegati anche per l'analisi di piastre
sottili tenendo presente che, normalmente, un elemento siffatto, se utilizzato in questa specifica
applicazione, funziona meno bene di un elemento formulato secondo il modello di Kirchhoff.
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Esempi di programmazione
Elemento bilineare
Soluzione rispetto al rapporto L/t
Elemento triangolare
Considerazioni
Ricordando che la matrice elastica della piastra [DM] presenta un disaccoppiamento tra i termini di
flessione e quelli di taglio
0
D
[D M ] = K

0 G
possibile separare i contributi dovuti a questi termini e vedere la matrice di rigidezza dell'elemento come
la somma di due matrici calcolate indipendentemente e relative appunto a queste modalit di deformazione.
La matrice legame spostamenti/deformazioni pu essere formalmente partizionata nei termini associati al
comportamento flessionale e quelli legati alla deformaziona nel piano verticale.
[B] = [BF BT ]
Tenendo conto della stessa partizione della matrice elastica e della nullit delle matrice di accoppiamento di
questi termini si ottiene:
[k] = [BF ]T [D K ][BF ]dA + [BT ]T [G][BT ]dA = [k F ] + [k T ]
A

La separazione dei due contributi ha lo scopo di evitare che l'utilizzo di formule per la corretta integrazione
di uno dei due termini possa compromettere in qualche modo l'ottenimento di risultati altrettanto
soddisfacenti per l'altro: l'utilizzo di troppi punti di integrazione pu infatti introdurre un effetto di
irrigidimento del modello (indicato nella letteratura anglosassone come "locking") dovuto all'eccessivo
vincolo esercitato sui termini di deformazione normale zx e yz. Questo fenomeno numerico si presenta
quando gli elementi sono stirati e lo spessore molto piccolo, in rapporto alle dimensioni trasversali. In
questa situazione la condizione di scorrimento trasversale nullo tende a presentarsi naturalmente e questo
comporta che i termini BT associati a tale fenomeno tendono a crescere per forzare numericamente questa
condizione. Poich questi termini sono accoppiati a quelli di deformazione trasversale, l'irrigidimento che
ne consegue e' tale da bloccare anche questi gradi di libert, con conseguente blocco anche della flessione
dell'elemento.
Un trucco per porre rimedio a questo problema e' ancora una volta costituito dal rilassamento
dell'integrazione, in particolare da un rilassamento selettivo. Infatti l'unica possibilit e' di sottovalutare
l'irrigidimento commettendo intenzionalmente un errore di integrazione che consenta di avere un elemento
sufficientemente rigido da soddisfare il requisito di Kirchhoff ma non tanto da impedire la flessione.
L'errore nel calcolo del lavoro dovuto al taglio trasversale pu anche essere rilevante ma non pu
determinare il degrado della precisione del risultato in quanto trascurabile rispetto a quello di flessione: la
piastra infatti troppo sottile per essere correttamente modellata con Mindlin, quindi il contributo del taglio
trascurabile e stimarlo in maniera sbagliata non comporta problemi; l'unico requisito quello di rimuovere
il locking.
Utilizzando la classica formula di Gauss-Legendre per effettuare l'integrazione, possibile effettuare una
integrazione rilassata o completa di entrambi i termini oppure impiegare ordini di integrazioni differenti
per i due contributi, in particolare, riducendo di un ordine la formula utilizzata per il taglio.
A titolo di esempio si riportano i punti di integrazioni relativi all'elemento a 4 nodi:
Integrazione
Rilassata
Selettiva
Completa

Flessione
1x1
2x2
2x2

Taglio
1x1
1x1
2x2

Si noti che il rilassamento dell'integrazione pu introdurre anche in questo caso dei meccanismi che si
possono trasformare in labilit globali se il modello non sufficientemente vincolato impedendo cos la
propagazione dagli elementi che lo manifestano. Mentre negli elementi piani isoparametrici membranali
questo fenomeno direttamente associato alle componenti di spostamento, nelle piastre esso da ricondursi
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a quelle di rotazione e di scorrimento al taglio normale; in figura possiamo osservare i meccanismi di


deformazione a sforzo nullo possibili in una piastra con ordine di integrazione ridotto ad 1:

Esempi di applicazioni
Schemi di implementazione
Rifare diagrammi del Cook sull'utilizzo delle diverse FF e ordine di integrazione
PIASTRA DI KIRCHHOFF
Anche nel caso della piastra sottile si riscrive il lavoro di deformazione in funzione delle componenti di
deformazione generalizzata:

L D = {}T {} dV = {}T {}dz dA = {k}T {M} dA = {k}T [D K ]{k} dA


V

At

avendo operato la ridefinizione delle componenti di deformazione e sforzo elementari


{} = [C]{}
x

{} = y ;

xy

x

{} = y ;

xy

E
[C] =
1 2

0 0

0
(1+ )

in funzione di deformazioni generalizzate ed azioni interna:


{M} = [D K ]{k}
E E
Mx

M y = E E

M
0
xy
0

/ xx
w / yy

(1 ) 2w
E / xy
2
0
0

Vista la semplicit dello sviluppo dell'elemento di piastra per il modello di Mindlin, si potrebbe essere
indotti a credere che lo sviluppo per quello di Kirchhoff dovrebbe risultare pi agevole visto che il modello
teorico su cui si basa pi semplice.
Purtroppo non affatto cos.
La formulazione di un efficiente ed efficace elemento finito di piastra di forma generica piuttosto
complessa e la vasta letteratura reperibile in merito significativa dell'importanza e della difficolt che
caratterizzano l'argomento.
Cerchiamo di analizzare le procedure fondamentali per la formulazione di piastre secondo i modelli
precedentemente esaminati e per capire quali siano le principali difficolt che ne rendono problematico lo
sviluppo.
Elemento rettangolare
Cerchiamo di impostare un elemento di piastra lineare, piano, rettangolare e a spessore costante. L'utilit
pratica di un simile elemento limitata, in particolar modo per il vincolo di pianta rettangolare: come altre
volte il suo utilizzo volto ad uno sviluppo completo dell'elemento che evidenzi i problemi connessi alla
sua generalizzazione.
Le caratteristiche dell'elemento sono rappresentate in figura:
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y
a

4
z

y
w

b
1

La matrice dell'elemento pu essere fatta derivare, per esempio, dalla scrittura del lavoro virtuale di
deformazione:

L*de = {k*e }T [D K ]{k e } dA e = {k*e }T [Be ]T [D Ke ][Be ] dA e {k e }

A
dove {ue} costituisce il vettore degli spostamenti nodali associati alla modalit di deformazione
dell'elemento; tale vettore, per le ipotesi precedentemente fatte di separazione tra carichi membranali e di
flessione, composto dagli spostamenti trasversali w e dalle sue derivate rispetto a x ed y ai nodi
dell'elemento
{d} = [w1 w1/ x w1/ y w 2 w 2 / x w 2 / y " w 4 w 4 / x w 4 / y ]T
L'espressione della matrice [Be] che condensa i legami spostamento nodali / spostamento / deformazione :
[Be ] = [D][N e ]
Per quanto riguarda la struttura dell'operatore lineare differenziale [D] avremo:
w / xx 0 / x 0 w

{} = [D]{s}
e quindi
w / yy = 0 0 / y w / x
2w 0 / y / x w
/y
/ xy
Si pu notare che la deformazione non viene a dipendere direttamente dallo spostamento trasversale, ma
solo dalle sue derivate spaziali.
Utilizziamo la procedura di Ritz, o in Base a, per la definizione delle funzioni di forma: avendo a
disposizione 12 condizioni al contorno, costituite dai valori nodali delle 3 componenti di spostamento
generalizzato, potremo ricorrere ad un polinomio di 12 termini:
w = [1, x , y , x 2 , xy , y 2 , x 3 , x 2 y , xy 2 , y3 , x 3 y , x y3 ]{a}
ottenuto scartando i termini x4,x2y2 e y4 della quinta riga del triangolo di PASCAL e dove il vettore {a}
contiene le dodici incognite generalizzate ai.
Possiamo esprimere anche le derivate dello spostamento in funzione dei parametri derivando la ( ) relazione
di interpolazione dello spostamento:
w
= [0 ,1 , 0 , 2x , y , 0 , 3x 2 , 2xy , y 2 , 0 ,3x 2 y , y3 ]{a}
x
w
= [0 , 0 , 1 , 0 , x , 2y , 0 , x 2 , 2xy , 3y 2 , x 3 , 3x y 2 ]{a}
y
Siamo quindi in grado di esprimere le 12 condizioni al contorno sui valori che la funzione w e le sue
derivate devono assumere in corrispondenza dei nodi e che per il primo di essi si esprimono come:
w1 = [1 , x1 , y1 , x12 , x1y1 , y12 , x13 , x12 y1 , x1y12 , y13 , x13 y1 , x1 y13 ]{a}
(w / x )1 = x1 = [0 ,1 , 0 , 2x1 , y1 , 0 , 3x12 , 2x12 y1 , y12 , 0 ,3x12 y1 , y13 ]{a}
(w / y )1 = y1 = [0 , 0 ,1 , 0 , x1 , 2y1 , 0 , x12 , 2x1y1 , 3y12 , x13 , 3x1 y12 ]{a}
la scrittura di queste 3 equazioni per i 4 nodi porta ad un sistema di 12 equazioni lineari
{d} = [A]{a}
risolvibile esplicitamente e dove il vettore dei parametri nodali pu, per esempio, essere organizzato come:
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{d} = [w1 x1 y1 w 2 x 2 y2 w 3 x3 y3 w 4 x 4 y4 ]T
La soluzione del sistema ( ) richiede ovviamente che la matrice [A] sia invertibile cosa che avviene sempre
se l'elemento triangolare non degenera, come dimostrabile mediante un'inversione algebrica.
Ci resta da costruire la matrice [B], che definisce il legame tra le incognite generalizzate e le deformazioni,
derivando la ( ):
2w
= [0 , 0 , 0 , 2 , 0 , 0 , 6x , 2y , 0 , 0 , 6xy , 0]{a}
x 2
2w
= [0 , 0 , 0 , 0 , 0 , 2 , 0 , 0 , 2x , 6y , 0 , 6x y]{a}
y 2
2

2w
= [0 , 0 , 0 , 0 , 2 , 0 , 0 , 4x , 4y , 0 , 6x 2 , 6y 2 ]{a}
xy

2w

2
x 0 0 0 2 0 0 6x 2x 0 0 6xy 0
2 w

= 0 0 0 0 0 2 0
0 2y 6y 0 6xy {a}

2
y
2
2
2 w 0 0 0 0 2 0 0 4x 4y 0 6x 6y
2

xy
quindi poich
{} = [DX]{} = [DX][A]1{d} = [B]{d}
[B] = [DX][A]1
abbiamo a disposizione tutti i termini necessari per procedere con la determinazione delle matrici di
rigidezza, di massa e dei eventuali vettori di carico consistenti.
La matrice e' integrabile in forma esplicita data la semplicit dei termini che la compongono (polinomi di
grado limitato) (vedi Zienkiewicz)
L'impostazione segue la procedura canonica per lo sviluppo di un elemento; possiamo ora verificare se
un'interpolazione cosiffatta in grado di garantire la continuit inter-elementare dello spostamento e delle
sue derivate. Per operare questa verifica sufficiente dimostrare che i coefficienti dell'interpolazione su di
un lato dipendono solo dagli spostamenti nodali dei nodi che vi appartengono.
Prendiamo per esempio il lato 1-2 a coordinata y costante (y=-a), su di esso l'interpolazione definisce una
equazione di terzo grado:
w = c1 + c 2 x + c3 x 2 + c 4 x 3
i cui coefficienti possono essere determinati con le 4 condizioni al contorno costituite dall'imposizione del
valore dello spostamento e della sua derivata rispetto alla coordinata x ai nodi 1 e 2. Ovviamente non
possibile imporre vincoli sulle derivate rispetto ad y in quanto siamo su di una linea ad y costante.
Quindi due elementi affacciati sono in grado di esprimere in maniera coerente queste componenti di
spostamento e quindi di garantire la continuit attraverso la frontiera comune dello spostamento trasversale
e della rotazione normale.
Quello che possiamo per rilevare che su di una linea ad x costante non possibile imporre condizioni
sulle derivate rispetto ad y e questo porta all'impossibilit di definire l'interpolazione unicamente in
funzione delle grandezze nodali di un lato: il polinomio che definisce l'interpolazione della seconda derivata
sul lato e' sempre di terzo ordine ma disponiamo solo di due condizioni nodali. Quindi la definizione dei
coefficienti dell'interpolazione sfrutta gli spostamenti di tutti i nodi, nel punto di coordinata x=L che
appartiene anche al lato 2-3 la derivata rispetto ad x assume un valore che viene a dipendere dai parametri
del nodo 1, quindi da incognite nodali non pertinenti al lato in questione. Essendo quindi il valore dello
spostamento, o delle sue derivate, determinato anche in funzione di grandezze nodali non appartenenti al
lato, due elementi affacciati esibiranno in generale un comportamento differente sul lato in comune: le
funzioni di interpolazione sono allora non-conformi e l'elemento risulta essere incompatibile per quanto
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riguarda rotazione normale ad un lato. L'elemento comunque in grado di raggiungere la convergenza con
il raffinamento del modello ma questa non sar caratterizzata da un andamento di tipo monotono.
Analizziamo ora se l'elemento in grado di descrivere uno stato di deformazione costante, cio di curvatura
costante: esaminando la struttura della matrice che lega gli spostamenti alle deformazioni notiamo che se i
coefficienti dello sviluppo polinomiale relativi a termini di ordine superiore a quello lineare (a7-a12) sono
nulli la deformazione nell'elemento risulta essere costante in quanto rimangono in gioco soltanto i termini
costanti non nulli della matrice. Essendo dotato di questa capacit possiamo concludere che l'elemento di
piastra rettangolare possiede i requisiti necessari per la convergenza della soluzione.
Generalizzazione dell'elemento rettangolare
La generalizzazione dell'elemento rettangolare ad una forma quadrangolare generica, per esempio mediante
una trasformazione delle coordinate con una formulazione isoparametrica, porta normalmente ad elementi
non in grado di descrivere uno stato di deformazione costante; tuttavia, nonostante per questo motivo il loro
comportamento non sia dei migliori, questi elementi riescono comunque a superare i test di convergenza ed
a fornire risultati soddisfacenti.
Un caso particolare di quadrangolo costituito dal parallelogramma. Non si tratta di una generalizzazione
completa ma pu risultare utile in quanto dimostrabile che la continua suddivisione di un quadrangolo
qualsivoglia, realizzata per dimezzamento dei lati,
x

porta ad elementi appunto di parallelogramma. Inoltre


a
a
l'elemento cos formulato in grado di descrivere lo
3
4
stato di deformazione costante.
La trasformazione tra le coordinate globali e quelle
b
locali espressa dalle relazioni:
x,

b
2

= (x y cot an()) / a
= (y cos ec()) / b

Elemento triangolare
Dati i problemi che si incontrano nel formulare un elemento quadrangolare naturale pensare di sviluppare,
usando la stessa procedura, un elemento triangolare lineare; questo permetterebbe un impiego pi pratico
della piastra che pu essere utilizzata per modellare ogni tipo di superficie.
Con 3 nodi si possono definire 9 condizioni nodali e questo costituisce un serio problema in quanto il
polinomio completo di grado pi basso composto da 10 termini:
w = [1 , x , y , x 2 , xy , y 2 , x 3 , x 2 y , xy 2 , y3 ]{a}
per cui necessario definire una relazione di interpolazione basata su 9 coefficienti introducendo
arbitrariamente o l'eliminazione di un termine, e in questo caso si pu, per esempio, eliminare il temine
quadratico xy
w = [1 , x , y , x 2 , y 2 , x 3 , x 2 y , xy 2 , y3 ]{a}
o forzare una relazione tra alcuni di essi, per esempio utilizzando lo stesso coefficiente per i termini cubici
misti:
w = [1 , x , y , x 2 , xy , y 2 , x 3 , (x 2 y + xy 2 ) , y3 ]{a}
In entrambi i casi si hanno per dei problemi.
Nel primo l'assenza del termine xy comporta l'impossibilit di rappresentazione di una torsione costante
nell'elemento, di fatto ci lo rende inaccettabile non essendo soddisfatta una delle condizioni basilari per
garantire la convergenza:
partendo dallo sviluppo dello spostamento determiniamo la derivata seconda mista
w / x = [0 ,1 , 0 , 2x, 0 , 3x 2 , 2xy , y 2 , 0]{a}
w / xy = [0 , 0 , 0 , 0, 0 , 0 , 2x , 2y , 0]{a}

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(23/12/2003 16.46)

risulta evidente dall'analisi di quest'ultima espressione che non esiste la possibilit di ottenere un termine
costante non nullo.
Nel secondo si ha una marcata mancanza di isotropia geometrica nel comportamento dell'elemento; inoltre
la matrice [A] pu risultare singolare in alcuni casi caratterizzati da un'orientazione particolari dei lati, per
esempio due lati contemporaneamente paralleli agli assi x ed y.
Una tecnica di implementazione che a prima vista permetterebbe di superare i problemi ora visti quella
che consiste nel realizzare l'elemento triangolare utilizzando un quarto nodo interno all'elemento, posto per
esempio in corrispondenza del centroide.
La formulazione, data la struttura polinomiale dell'interpolazione, pu procedere esattamente nel modo
prima visto con l'unica accortezza di eliminare i gradi di libert del nodo aggiunto mediante una
condensazione statica.
Purtroppo questo elemento non converge.
Triangolo di Kirchhoff discreto
Le possibilit di arrivare alla formulazione di un efficiente elemento di piastra sottile triangolare secondo il
modello di Kirchhoff passa attraverso un parziale abbandono della formulazione originale: poich
l'imposizione delle condizioni di deformazione a taglio nulla in tutto il volume dell'elemento pone problemi
particolarmente difficili da risolvere, nella determinazione di convenienti funzioni di interpolazione si
accetta che esse vengano imposte soltanto in un certo numero di punti; in questo modo risulta pi semplice
risolvere il problema della determinazione di adeguate funzioni di forma.
Gli elementi che derivano da un simile approccio vanno sotto il nome di elementi triangolari di Kirchhoff
discreti.
Esaminiamo per sommi capi i passaggi di uno dei possibili sviluppi per un elemento di questo tipo. L'idea
portante e' quella di costruire un elemento con pi gradi di libert di quelli strettamente necessari per un
elemento di Krichhoff a tre nodi, e di sfruttare questa ridondanza per imporre opportune relazioni di vincolo
che permettono di imporre le condizioni di scorrimento trasversale nullo. Queste relazioni si tradurranno in
matrici di trasformazione delle componenti di spostamento da applicare alla matrice di rigidezza
dell'elemento di partenza.
Consideriamo come punto di partenza della formulazione un elemento triangolare a lati diritti con 6 nodi, 3
di vertice e 3 nei punti medi dei lati.
3
5

y,v
6

4
1
x,u

z,w

Assumiamo che le rotazioni della superficie media x,y siano interpolate a partire dai valori nodali di
queste ultime xi,yi mediante uno sviluppo quadratico polinomiale come se stessimo sviluppando un
elemento con il modello di Mindlin:
x = N i xi

y = Ni yi

Le funzioni di interpolazione Ni possono essere le note funzioni di interpolazione paraboliche in coordinate


di area:
N1 = 1 (21 1)
N 2 = 2 (2 2 1)
N 3 = 3 (23 1)
N 4 = 41 2

N 5 = 43 2

N 6 = 413

Per la realizzazione dell'elemento si applicano le relazioni spostamento/deformazione proprie della


formulazione di Mindlin tralasciando i termini di taglio trasversale, che possiamo ritenere trascurabili in
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quanto l'elemento strutturale al quale applicare questa formulazione e' sottile. Le deformazioni si riducono
quindi a:
u
x =
= z x / x
x
v
y =
= z y / y
y
u v
xy =
+
= z(x / y + y / x )
y x
Queste equazioni sono al solito esprimibili in forma matriciale come
{}=-z[]{}
avendo definiti il vettore di rotazioni nodali come {}=[x,y]T e l'operatore differenziale lineare come:
/ x 0
[ ] = 0 / y
/ y / x

Per cui ora possibile determinare la matrice di rigidezza dell'elemento a 6 nodi come:
[k ] = [B ]T [D K ][B ]dA
A

che per le ipotesi di lavoro fa riferimento alle incognite nodali di rotazione indipendenti del modello di
Mindlin
x1 y1 x 2 " y6
L'obiettivo per un elemento di Kirchhoff a tre nodi; dobbiamo allora determinare una trasformazione di
coordinate che permetta di definire il legame elastico nei termini caratteristici del modello di Kirchhoff
w1 w / x1 w / y1 " w / y3
quindi le rotazioni nodali xi, yi devono essere espresse in funzione degli spostamenti nodali w,w/xi,w/yi
dei soli nodi di vertice di un triangolo a tre nodi:
x1 y1 x 2 " y6 = [ T ] w1 w / x1 w / y1 " w / y3
12x9

Questa relazione ci permette di trasformare la matrice di rigidezza [k] dell'elemento a 6 nodi (e quindi con
sviluppo parabolico dello spostamento) in quella relativa ad un elemento a 3 nodi, caratterizzato da
spostamento lineare, con l'usuale tecnica:
[ k ] = [ T ]T [ K ][ T ]
9x9

9x12

12x12 12x9

Risulta ora evidente perch si partiti da un triangolo di ordine superiore: i gradi di libert in esubero
vengono utilizzati per imporre delle condizioni di vincolo, contenute nella matrice di trasformazione tali da
ripristinare le condizioni di Kirchhoff. In ultima analisi con questa tecnica possibile trasformare
l'elemento originale a 6 nodi e 12 gradi di libert in uno a 3 nodi e 9 gradi di libert, definiti come
spostamento trasversale della piastra e sue derivate rispetto alle coordinate x,y, in corrispondenza dei nodi.

3
5

2
4
1

x y

w, w/x , w/y

Per definire questa trasformazione occorre fare riferimento agli spostamenti nodali tipici di un elemento di
Kirchhoff che sono lo spostamento trasversale e le sue derivate. Assumiamo per lo spostamento trasversale
w un andamento cubico lungo ciascuno dei lati del triangolo:
w(s)=a+bs+cs 2 +ds3
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Imponiamo le condizioni al contorno, per esempio per il primo lato di lunghezza L1 i cui nodi sono
identificati come 1 e 2, scriveremo il sistema di equazioni:
w(0)=w1 =a
w'(0)=w s1 =b

w(L1 )=w 2 =a+bL1 +cL21 +dL31


w'(L1 )=w s2 =b+2cL1 +3dL21
Risolvendo il quale si ricavano i valori delle costanti
a = w1
b = w s1
c=

1
L21

(3w 2 3w1 2L1w s1 2L1w s2 )

d=

1
L31

(2w1 2w 2 + L1w s1 + L1w s2 )

Con questa funzione possibile descrivere la rotazione del lato come il vettore rotazione normale al lato
stesso in funzione dei valori nodali dello spostamento e delle sue derivate; sul lato avremo pertanto:
w (s) = w1 + w s1s + 12 (3w 2 3w1 2L1w s1 2L1w s2 )s 2 +
L1

1
L31

(2w1 2w 2 + L1w s1 + L1w s2 )s3

Avendo completamente definita la forma interpolatoria, si arriva a definire la rotazione normale nel punto
medio del lato 1-2 come:
w s4 = ( 2L3 w1 + 2L3 w 2 14 w s1 14 w s2 )
12

12

ed analogamente per i lati 2-3 e 3-1


w s5 = ( 2L3 w 2 + 2L3 w 3 14 w s2 14 w s3 )
w s6 = (

23

23

3
2L32

3
2L32

w3 +

w1 14 w s3 14 w s1 )

I gradi di libert di rotazione tangenti, ws , sono in relazione alle rotazioni coordinate (w/x,w/y) mediante
una combinazione dipendente dall'orientazione del lato al quale si riferiscono:
w / x
w / n

= [T]

w/s
w / y
Per arrivare a definire il triangolo in funzione di soli termini di spostamento w e delle sue derivate occorre
eliminare le rotazioni nodali ricercando 12 relazioni di vincolo.
La scelta di queste equazioni non univoca; esaminiamo una possibile opzioni:

Imposizione dei deformazione a taglio trasversale xz e yz nulla in corrispondenza dei nodi di


vertice: 6 equazioni in tutto del tipo
xi=w/xi
yi=w/yi

Imposizione dei deformazione a taglio trasversale sz nullo in corrispondenza dei nodi centrali dei
lati: 3 equazioni del tipo
si=w/si
che possono essere scritte dopo una trasformazione dei termini coinvolti

Variazione lineare della rotazione normale lungo i lati: 3 equazioni del tipo

4 n = 21 ( w1/ n + w 2 / n )
5n = 21 ( w 2 / n + w 3/ n )
6n = 21 ( w 3/ n + w1/ n )

Elementi quadrangolari da elementi triangolari


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Nodi da eliminare

Programmazione
Esempi
Confronti Kirchhoff/Mindlin
1.25

1.00

0.75
T.Ril
T.Esa
S.Ril

0.50

S.Esa

0.25
1

N.Suddiv.
1
2
4
8

Appoggio
1.025
0.999
1.001
1.001

Incastro
1.500
1.228
1.069
1.021

Confronto elementi quadrangolari (Cook)

14

Appoggio
1.076
1.008
1.003
1.001

Incastro
1.012
1.046
1.019
1.007

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070Elementi_di_Piastra.DOC ELEMENTI PIANI DI PIASTRA

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(23/12/2003 16.46)

070Elementi_di_Piastra.DOC ELEMENTI PIANI DI PIASTRA

Confronto elementi diversi (Meek)


Piastra quadrata: convergenza punto centrale

Bordo incastrato
Carico distribuito

Bordo appoggiato
Carico distribuito

Bordo incastrato
Carico concentrato

Bordo appoggiato
Carico concentrato

Recupero degli sforzi: andamento del momento flettente (Meek)

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(23/12/2003 16.46)

Considerazioni
Il modello di piastra non contempla la rotazione attorno ad un asse normale al piano medio; questo grado di
libert risulta non saturato anche nel caso si associno i modelli di membrana e di piastra.
Opzione k6rot di NASTRAN.
Limiti di applicabilit
Spessore piccolo rispetto alle dimensioni trasversali:
Piastra spessa
t < a/10
Piastra sottile
t < a/30
Una delle condizioni di applicabilit del modello rappresentato dallo spostamento trasversale della piastra
dovuto alla deformazione flessionale piccolo rispetto allo spessore (non lo spostamento in assoluto perch
questo comprenderebbe in generale anche una componente rototraslatoria rigida dell'elemento che non ha
influenza sui termini in discussione).
La deformata caratteristica cui assoggettato il piano medio della piastra in seguito all'applicazione di
carichi di flessione non costituisce una superficie sviluppabile, cio una superficie che viene ottenuta senza
deformare quella originale. Questo comporta sempre la nascita di tensioni di accoppiamento tra il
comportamento membranale e flessionale; se per esse sono contenute si pu comunque ritenere valido il
modello di piastra.
In generale potremo ritenere che qualora lo spostamento trasversale superi una frazione del 20-30% dello
spessore si abbia la nascita di accoppiamenti significativi; queste tendono ad irrigidire l'elemento con un
effetto non lineare. In presenza di una simile situazione la struttura lineare risulta essere pi cedevole ed gli
spostamenti cos ottenuti sono generalmente sovrastimati con un errore che pu essere anche del 50%
quando la deflessione laterale arriva ad avere ampiezza pari allo spessore.
SANDWICH
Pelli

h
Riempitivo

c
h

Per una piastra a sandwich, come quella in figura, le


caratteristiche del legame sforzi deformazioni possono
essere determinate con la seguente procedura:
siano c ed h rispettivamente lo spessore del riempitivo e
delle pelli mentre per quanto riguarda le caratteristiche
elastiche E e siano il modulo di elasticit ed il
coefficiente di Poisson delle pelli e G il modulo di
elasticit del riempitivo;

In questo modo, riducendo i domini di integrazione alle sole pelli per gli sforzi normali e sul solo riempitivo
per quelli a taglio, si ottengono i seguenti coefficienti:
D
D
Eh(c + h) 2
D M11 = D M22 = M12 = M21 =

2(1 2 )
D M33 =

Eh(c + h) 2
4(1 + )

D M44 = D M55 =

G(c + h) 2
c

MATERIALI COMPOSITI
Meritano una trattazione a parte in quanto spesso il materiale, oltre che non omogeneo nello spessore non
neppure simmetrico rispetto al piano medio.
Questo comporta la nascita di forze nel piano
Occorre pertanto utilizzare modelli completi di piastra+membrana per trattare gli accoppiamenti.
L'elemento supposto formato da n strati di materiale le cui caratteristiche Ci sono definite in un
appropriato riferimento laminato ed il cui spessore ti. Ciascuna delle matrici Ci, relativa ad uno stato
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piano di sforzo, dovr essere trasformata per allineare correttamente il riferimento laminato con la giacitura
che lo stesso deve avere nell'elemento, conformemente con l'orientazione del laminato sulla struttura:
C=Tt C T
Possiamo definire le quote h corrispondenti all'interfaccia tra una lamina e la successiva ottenendo n+1
quote hk che avranno valori da 0 allo spessore totale del laminato, o da -h/2 a +h/2 o ancora tra due valori
arbitrari se la piastra non risulta essere allineata con il piano medio dell'elemento.
Il calcolo delle forze generalizzate per unit di lunghezza si esegue semplicemente sommando i termini
relativi a ciascuna lamina.
Nelle ipotesi minima di andamento lineare dello spostamento flessionale, l'energia di deformazione
T
1 t / 2 C zC
dU d =

dz
2 k t / 2 zC z 2 C k
nel caso di laminato sottile, tenendo conto della disomogeneit attraverso lo spessore, porta a
T
1 N h i +1 C zC
dU d =
dz
2 k i =1 h i zC z 2 C k
Tenendo conto della struttura degli operatori si pu dare una definizione esplicita dei coefficienti delle
matrici elastiche di flessione, membranale e di accoppiamento:
1 n
D K ij = cij(k) (h 3k h 3k 1 )
3 k =1
n

D M ij = cij(k) (h k h k 1 )
D A ij =

k =1
n

1
c (k) (h 2k h 2k 1 )
2 k =1 ij

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