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VALENTINA PERU, Due divinità femminili nella Sardegna romana: Venere e Cerere,
tesi di laurea AA 2005-2006
Conclusioni
Da una osservazione globale dei dati emersi nel corso di questa ricerca è possibile
concludere con alcune riflessioni, sia per quanto riguarda il culto di Demetra che quello
di Venere, finalizzate a riassumere le caratteristiche principali attraverso le quali si
manifesta il loro culto, almeno quelle che è possibile dedurre dall’esame dei dati
considerati.
Per quanto riguarda il culto di Demetra-Cerere è possibile fare alcune osservazioni
sulla distribuzione geografica dei siti in cui sono state rinvenute attestazioni ad essa
riferibili: ad una concentrazione limitata al nord Sardegna per quanto riguarda i busti
fittili di Sarda Ceres fa riscontro una distribuzione decisamente più ampia dei
thymiateria kernophoros. I rinvenimenti di questi oggetti votivi, infatti, sono stati
effettuati in diverse zone dell’isola anche se si può notare una forte concentrazione in
due zone specifiche, ossia l’Oristanese e il Sulcis: da Tharros1, Narbolia, San Vero
Milis e Cabras2 provengono infatti molti esemplari di questi ex voto oltre ad altre
attestazioni demetriache; per quanto riguarda il Sulcis-Iglesiente ai rinvenimenti del
sacello del Mastio di Monte Sirai3 e dell’area sacra di Narcao4 si possono aggiungere
altri esemplari che sembrerebbero testimoniare una maggiore diffusione di questa
categoria di oggetti in questa zona della Sardegna: alcuni thymiateria provenienti da
Sant’Antioco5 e da Sulcis6 ed un esemplare proveniente da una tomba cagliaritana7
sembrano suggerire una presenza maggiore di quella finora rilevata. Sempre dalla
provincia di Cagliari, infine, troviamo il nuraghe Genna Maria di Villanovaforru8, altra
importante sito interessato dalla presenza di alcuni thymiateria kernophoros.
Non mancano, tuttavia, rinvenimenti di questi oggetti votivi anche in altre zone
dell’isola ed in particolar modo dalla Sardegna centrale e nord occidentale: nei pressi
1
Vedi pp. 116-128.
2
Vedi p. 135.
3
Vedi pp. 84-92.
4
Vedi pp. 93-98.
5
GARBATI 2005, p. 82.
6
GARBATI 2005, p. 41.
7
GARBATI 2005, p. 41.
8
Vedi pp. 72-76.
del centro abitato di Paulilatino si trova sia uno dei nuraghi che hanno restituito la
maggior quantità di reperti di questo tipo9 che il santuario nuragico di Santa Cristina,
dal quale provengono diversi esemplari di kernophoroi10; il nuraghe Santa Barbara
presso Macomer11, il nuraghe Sa Turricola di Muros12 e i materiali provenienti dal sito
di Padria13 completano questo quadro geograficamente molto ampio dal quale rimane
esclusa la Sardegna orientale.
La distribuzione dei busti di Sarda Ceres, come si evidenziava nel lavoro della
Vismara che individua in Porto Torres il centro di fabbricazione di questi oggetti
votivi14, appare concentrata esclusivamente nella Sardegna nord occidentale e, tranne
nel caso dell’esemplare proveniente da Ozieri15, i reperti vennero rinvenuti all’interno di
nuraghi o edifici di epoca nuragica, come nel caso degli ex voto recuperati presso il
pozzo nuragico di Olmedo16.
Per quanto riguarda la cronologia di queste due tipologie di oggetti votivi risulta
impossibile fornire dati certi, spesso a causa della mancata registrazione dei contesti
esatti di rinvenimento; emergono tuttavia alcuni dati interessanti: i thymiateria vengono
solitamente collocati cronologicamente fra il IV-II secolo a.C. ma molti dei siti dai quali
provengono testimoniano una frequentazione che arriva spesso fino ai primi secoli dopo
Cristo, come nel caso del nuraghe Genna Maria, Lugherras, Santa Barbara, Sa
Turricola, il sito di Cadreas17 e l’area sacra di Narcao. I busti fittili di Sarda Ceres,
invece, vengono genericamente fatti risalire al I-II secolo d.C. nonostante anche in
questi casi spesso le indicazioni cronologiche siano dedotte unicamente dagli altri
materiali rinvenuti, spesso reperti numismatici o lucerne (come nel caso di Genna
Maria, Lugherras, Truvine, Sa Turricola).
I thymiateria e i busti fittili rappresentano la categoria meglio attestata fra i reperti
riferibili a Demetra-Cerere presenti in Sardegna ma altre tipologie di oggetti,
interpretabili come raffigurazioni di questa divinità, sembrano essere comuni ad alcuni
siti; la statuetta di divinità a schema cruciforme, ad esempio, è presente nell’area sacra
di Narcao18, a Santa Margherita di Pula19 e a Tharros20, contesti nei quali è associata ad
altre tipologie di materiali riferibili a Demetra che contribuiscono ad interpretarla come
una sua rappresentazione; l’immagine della dea con fiaccola e piccolo animale, spesso
interpretato come un suino, è presente fra i materiali rinvenuti a Monte Sirai21, a
Narcao22 e a Santa Margherita di Pula23, dove si rinvenne anche una statuetta
raffigurante una femmina di cinghiale24. Nel nuraghe Sa Mandra e Sa Jua presso Ossi25,
9
Vedi Lugherras pp. 61-71.
10
Vedi p. 137.
11
Vedi pp. 81-83.
12
Vedi pp. 133-134.
13
Vedi pp. 108-115.
14
VISMARA 1980, p. 73.
15
Vedi pp. 137- 139 fig. 2.
16
Vedi p. 136 e p. 138 fig. 1.
17
Vedi pp. 136-137.
18
Vedi p. 97 fig. 4-5.
19
Vedi p. 106 fig. 8.
20
Vedi p. 128 fig. 10.
21
Vedi p. 91 fig. 4.
22
Vedi p. 96 fig. 3.
23
Vedi p. 105 fig. 6.
24
Vedi p. 107 fig. 9-10.
25
Vedi p. 134.
inoltre, si rinvennero resti di sacrifici di suini, attestati anche nell’area sacra di Narcao.
A Tharros e Nora è inoltre presente un’altra tipologia di statuetta raffigurante la divinità
in cui sono presenti un piccolo volatile, identificato come colomba o cigno, ed un frutto
interpretato come melograno26; è interessante sottolineare che fra i numerosi reperti
provenienti dalla stipe di Padria, uno dei siti in cui risulta più difficile risalire ad una
precisa figura divina, sono presenti le riproduzioni fittili sia del melograno che della
colomba27.
Per quanto riguarda le attestazioni del culto di Venere-Afrodite prese in esame
risultano evidenti alcune interessanti particolarità: le testimonianze riferibili a questa
divinità, infatti, presentano caratteristiche molto diverse fra loro e i tre siti più
significativi occupano due estremità opposte dell’isola, Cagliari ed Olbia, mostrando
una scarsa distribuzione delle attestazioni relative alla dea.
In entrambe le località sono stati identificati i resti di santuari in cui si ritiene
probabile il culto a questa divinità: nel caso dei siti ubicati nei pressi di Capo Sant’Elia28
e dell’antico porto di Olbia29 l’affinità si riscontra unicamente nella vicinanza col mare,
che ha reso verosimile l’ipotesi dell’esistenza della pratica della prostituzione sacra. Il
legame con Venere-Afrodite, infatti, si deduce in questi siti da elementi decisamente
molto diversi: se nel primo caso l’unico elemento identificativo consiste nella nota
iscrizione punica in cui compare la dea Astarte di Erice30, divinità che avrebbe subito
una romanizzazione a partire dal III secolo a.C. assimilandosi al culto romano della
Venere Ericina31, nel caso del santuario di Olbia ad orientare le interpretazioni verso
questa divinità sono alcuni reperti fittili in cui sembrano potersi riscontrare attributi ad
essa riferibili, come la conchiglia e l’ancora miniaturistica che reca incisa una V ed una
statuetta acefala che ne riprodurrebbe l’immagine32.
Nel secondo santuario rinvenuto nella città di Cagliari noto come ‘tempio di via
Malta33’ sarebbe presente, secondo un’interpretazione delle strutture e dei materiali
rinvenuti, una manifestazione del culto di Venere unica in ambito sardo che
testimonierebbe la sua venerazione all’interno di un binomio divino in cui sarebbe
associata ad uno dei suoi celebri compagni, Adone.
Due ulteriori attestazioni del culto a questa dea contribuiscono a rendere decisamente
singolare e vario il quadro delle possibili manifestazioni del suo culto nell’isola: si tratta
dell’affresco rinvenuto nell’ipogeo di San Salvatore di Cabras34 e della iscrizione in cui
un devoto invoca Venus Obsequens proveniente dalla Nurra35, unico riferimento alla
divinità in questa zona della Sardegna. Le immagini raffigurate nella parete dell’ipogeo
costituirebbero una testimonianza decisamente peculiare per diversi motivi: oltre ad
esserne l’unica rappresentazione figurata rinvenuta nell’isola riprodurrebbero un’altra
versione del mito in cui la dea viene celebrata nella sua unione col dio Marte; la
pertinenza di questa raffigurazione in un contesto come quello dell’ipogeo di San
Salvatore, infine, contribuisce ad accrescere il fascino di questa singolare testimonianza.
26
Vedi rispettivamente p. 122 fig. 3 e 124 fig. 6, p. 132 fig. 2.
27
Vedi p. 110-111.
28
Vedi p. 38-40.
29
Vedi p. 40-43.
30
Vedi p. 38.
31
Vedi p. 39-40.
32
Vedi p. 41.
33
Vedi pp. 43-48.
34
Vedi p. 48-50.
35
Vedi p. 40.
Un’ulteriore riflessione, infine, emerge dal confronto delle attestazioni dei culti di
entrambe le divinità: in un panorama di culti femminili sbiadito e frammentario36come
quello sardo, la figura di Demetra-Cerere spicca prepotentemente sia per quantità di
attestazioni che per la straordinaria continuità del culto ad essa tributato, che si adatta
modificandosi a seconda della cultura o del popolo di cui è espressione, ma che rimane
indissolubilmente legato al mondo agricolo, legame ben visibile sia nella localizzazione
dei siti che nella simbologia dei reperti votivi.
Ad una omogeneità e ripetitività del culto della divinità eleusina, almeno per quanto
riguarda le tipologie di ex voto e la distribuzione geografica dei luoghi di culto,
sembrano contrapporsi le scarse e lacunose testimonianze relative a Venere -Afrodite,
caratterizzate anche dalla varietà di rappresentazioni riferibili alla dea. Dall’analisi dei
siti e dei reperti riconducibili al culto di questa divinità in Sardegna, infatti, non emerge
un quadro chiaro ed uniforme, al contrario sembrerebbe essere di fronte ad un sunto
delle varie manifestazioni e versioni del mito relative a questa complessa e sfaccettata
figura divina. È comunque possibile riconoscere, esaminando i dati attualmente noti sul
culto di questa divinità nell’isola, un elemento ricorrente almeno nella localizzazioni di
alcuni dei siti più noti: la collocazione dei luoghi di culto in prossimità del mare e di
punti di approdo, che giustificherebbe l’ipotesi della pratica orientale della ierodulia
anche in Sardegna.
Sulla base dei dati emersi da questa analisi, quindi, Demetra-Cerere e Venere-
Afrodite, pur con manifestazioni nettamente differenti, sembrano rappresentare le due
facce di una stessa medaglia, legate ai due elementi sostanziali di una terra come la
Sardegna: Il mare, onnipresente e fondamentale per chi vive in un’isola, unica via per il
commercio ed il trasporto delle merci, e la terra, ossia la produzione e la raccolta delle
messi, fulcro dell’economia e della vita stessa.
36
Vedi p. 13.
da Territorio e patrimonio. Conoscere per valorizzare. Atti del convegno, Muros 4
giugno 2007, a cura di D. Fiorino, Genova, 2007,