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Cos' la globalizzazione ?
Oggi tutti parlano di globalizzazione ma quanti sono in grado di cogliere a pieno
il significato di questo termine di gran moda difficile dirlo. L' unica cosa
certa che ognuno lo interpreta come un processo inarrestabile che coinvolge l'
intero pianeta, ma solo pochi si accorgono che presenta molti pi aspetti di quanto
comunemente non si pensi. Le analisi della globalizzazione si propongono quindi di
mettere in luce che con questo concetto vanno compresi non tanto e non solo la
crescita e l' accellerazione degli scambi che travalicano i confini degli Stati,
dallo sviluppo delle imprese multinazionali alla internazionalizzazione dei beni e
dei servizi fino alle transazioni finanziarie; bens tutto il complesso delle
conseguenze che nascono dall' interdipendenza tra le trasformazioni del quadro
economico, il sistema socio demografico e le istituzioni della politica.
Tutti i cambiamenti che hanno investito l' umanit in questo secolo possono essere
riassunti nell' espressione compressione spazio-temporale. I progressi tecnologici
nel mondo dell' informazione e della comunicazione hanno permesso una straordinaria
riduzione delle distanze in termini di tempo e di spazio: singoli attori sociali o
gruppi, sia pure collocati agli estremi confini della terra, e perfino eventi
accaduti in lontanissimi luoghi sconosciuti, entrano in contatto e interagiscono,
dando vita a conseguenze globali. All' origine dei processi di globalizzazione
comunque preminente la dimensione economica a causa soprattutto del ribaltamento
del rapporto di forza tra economia e politica.
La globalizzazione dei mercati finanziari sancisce la supremazia delle forze di
mercato sulle scelte politiche e ed economiche degli Stati nazionali: i
pi
importanti mercati borsistici e finanziari sono in grado di spostare in pochi
minuti ingentissime quantit di denaro, talvolta di molto superiori al bilancio di
uno Stato. I capitali globali sono ormai in grado di imporre le proprie leggi all'
intero pianeta e nella totalit degli aspetti della vita, sia pure solo in ragione
del fatto che possono sottrarre alla societ risorse materiali (capitali, tasse,
posti di lavoro). Gli Stati non hanno abbastanza risorse o libert di manovra per
sopportare la pressione dell' economia mondiale per il semplice motivo che un
attimo sufficiente a far crollare le imprese e gli Stati stessi: una volta
distrutta la sua base materiale e annullata la sua sovranit allo Stato-nazione non
rimane che diventare l' amministratore degli affari delle multinazionali e
garantire la loro sicurezza.
La crescente mobilit, reale e virtuale, acquisita da coloro che possiedono i
capitali emblematica della nuova divaricazione tra economia e politica, tra
potere e obblighi sociali. I rappresentanti delle imprese che agiscono globalmente
hanno la possibilit, e la sfruttano a pieno, di sottrarsi ad ogni vincolo e ad
ogni dovere di contribuire al perpetuarsi della societ civile.
Con il concetto di subpolitica si sottolinea l' opportunit di azioni e
potere, al di l del sistema politico, senza mutamenti legislativi o discussioni
parlamentari, accresciutasi per le imprese che agiscono nel quadro della societ
mondiale.
Questo avviene concretamente nell' esportazione dei posti di lavoro dove i costi
e le condizioni sono pi convenienti, nel produrre e distribuire in luoghi diversi
del mondo per avere le migliori condizioni fiscali, nel vivere nei paesaggi pi
belli ma pagando le tasse dove pi conviene. I protagonisti della crescita
economica minano l' autorit dello Stato pretendendo le sue prestazioni ma
rifiutandogli le tasse; in questo modo i ricchi diventano contribuenti virtuali e
seppelliscono in modo legale, ma illegittimo,il bene comune democratico al quale
pure si appellano.
difficolt crescente dei giovani per entrare nel mercato del lavoro e la riduzione
dell' ammontare complessivo delle risorse destinate alle generazioni future.
Il cambiamento radicale che ha coinvolto il mercato occupazionale in Italia negli
ultimi trent' anni dovuto al passaggio dalla societ industriale a quella postindustriale. La
ristrutturazione del settore produttivo e l' espansione del
settore dei servizi hanno determinato
la nascita di nuovi strati sociali all'
interno del ceto medio. L' introduzione nel settore industriale delle nuove
tecnologie dell' automazione, dell' informazione e della comunicazione che
necessitano una sempre maggiore flessibilit dell' organizzazione del lavoro,
portano ad un progressivo restringimento della classe operaia a favore dei nuovi
ceti rappresentati da tecnici, impiegati, operai altamente specializzati. A questo
si accompagna la nascita del ceto medio impiegatizio e degli operai legati ai
servizi e l' emergere della nuova oligarchia finanziaria che fa riferimento alla
classe imprenditoriale.
Questo processo di portata tale da rimettere in discussione le precedenti
gerarchie sociali; esso tende a creare un contesto in cui non ci sono classi,
status, n parametri universalistici di riconoscimento, individuali o collettivi,
non ci sono regole che valgono per tutti e che tutti conoscono. La stessa
percezione soggettiva dell' ordine sociale finisce per essere rimessa in
discussione.
Rimangono o crescono le disegualianze e gli squilibri tipici della struttura
sociale moderna ma viene a mancare quell' identificazione tra occupazione e classe
sociale che forniva alla persone una identit da tutti riconosciuta. Venendo a
mancare quel senso di appartenenza collettiva che aveva dato vita alle
rivendicazioni tipiche della classe operaia, diventa pi problematica una
ricomposizione globale degli interessi in campo che possa portare ad un' effettiva
riorganizzazione in senso solidaristico della struttura sociale.
Il mutamento culturale
Gli effetti dei mutamenti fin qui considerati, saldandosi insieme, costituiscono
una spinta potente verso la globalizzazione non solo nella sua dimensione politica
ed economica ma anche culturale. La globalizzazione, infatti, gioca un ruolo non
secondario
nel
portare
avanti
mutamenti
socio-culturali
innescati
dalla
modernizzazione,
omogeneizzando
le
culture,
sfumando
le
specificit,
universalizzando le appartenenze, dissociando l' individuo dalle sue solidariet
sociali primarie ed offrendogli in cambio la partecipazione ad entit sociali pi
ampie, diffuse e potenti, cos da aumentare significativamente i gradi di libert
del singolo attore sociale nella scelta dei propri ambiti relazionali .
La maggire libert pagata, secondo molti sociologi, con quella che viene
chiamata da Durkheim anomia, cio una condizione in cui sono assenti o carenti i
valori, le norme, i legami sociali che consentono all' individuo di interpretare
adeguatamente la realt che lo circonda e di dare un senso e un orientamento alla
propria vita. Il credere che oggi gli uomini possano incontrarsi semplicemente in
quanto uomini senza tenere conto delle loro specifiche identit, porta ad uno
svuotamento della loro cultura e ad una partecipazione all' organizzazione della
societ solo come soggetti del sistema globale di produzione e consumo delle merci,
che l' unico che pare avere un significato universale.
Ma quanto detto fin' ora solo una delle faccie della medaglia perch, se il
concetto di globalizzazione allude in prima istanza a processi di integrazione
globale tra le diverse aree geografiche, societ e culture che si tradurrebbero nel
tempo in un unica entit, altrettanto vero che la percezione che comunemente
abbiamo dell' ambiente umano che ci circonda tutt' altra: quella di un insieme di
gruppi differenziati ed estranei in quanto caratterizzati da diverse radici
etniche, culturali e religiose. Questa impressione corroborata dal continuo
insorgere di atteggiamenti di tipo rivendicativo e spesso violenti, da parte di
diversi gruppi sociali, orientati all' affermazione della propria diversit
culturale. Il rilancio dei localismi, dei nazionalismi e in generale di tutti i
4. I valori
I mutamenti culturali fin qui evidenziati si accompagnano ad una serie di
trasformazioni negli orientamenti dei valori e nei mezzi di trasmissione di questi
ultimi.
I valori possono essere definiti come le cose importanti nella vita, ricche di
significato perch orientative delle scelte fondamentali di vita dell' individuo.
Dalle ricerche condotte in Europa e negli Stati Uniti si pu evidenziare, a
partire dagli anni Settanta, un intreccio tra gli insiemi di valori tradizionali e
quelli nati in seguito alla modernizzazione: da una parte restano, pur con delle
modificazioni, i punti di riferimento classici come famiglia, religione, lavoro
dall' altra emergono i cosiddetti valori post-materialistici come l' esigenza di
autorealizzazione, di appartenenza, di difesa della propria cultura. A ci si
aggiunge domanda crescente di interazione sociale, dovuta alla consapevolezza di
vivere in un contesto globale e all' interesse per ci che succede nel mondo, a cui
fa seguito una risposta solidale nei confronti delle sofferenze degli altri.
L' analisi dei valori deve inoltre tenere conto delle diverse combinazioni dei
parametri materiali di tipo economico, di status, di sicurezza e dei parametri
qualitativi di tipo espressivo e partecipativo che si presentano insieme
soprattutto nelle fasce giovanili e interessano pi che altro le propensioni e le
scelte personali dei soggetti.
Il lavoro costituisce ,oggi, un ottimo esempio di quanto appena detto: se da un
lato mantiene il suo ruolo di garante della sicurezza economica o del benessere e,
soprattutto in Italia, vengono avversate le politiche di flessibilit a favore del
posto fisso, dall' altro viene visto, sempre di pi, semplicemente come un luogo di
autoaffermazione e cresce l' esigenza ,in particolare nei giovani, di ottenere un
lavoro adatto alla propria qualifica e alla proprie attitudini. Lo stesso vale per
la religione che viene vissuta in chiave maggiormente individuale determinando un
crescente divario tra la fede e le istituzioni ecclesiastiche, dimostrata anche da
un calo dell' affluenza alle funzioni religiose; a questo si contrappone per il
moltiplicarsi di gruppi e attivit con riferimenti organici alle chiese che
forniscono l' occasione per rendere operativi quei valori di solidariet e carit
generalmente condivisi ma non necessariamente legati ad un' esperienza religiosa.
Ma il punto di riferimento fondamentale degli individui che vivono la societ
globale resta la famiglia, nonostante i profondi cambiamenti che l' hanno investita
nel corso degli ultimi decenni.
Dal punto di vista strutturale si assiste al
passaggio dalla famiglia estesa alla famiglia nucleare che significa non solo una
riduzione delle dimensioni
e delle generazioni presenti al suo interno ma anche
una diversit nella composizione delle singole famiglie che si accompagna con la
crisi dell' istituzione matrimoniale.
Il calo dei matrimoni a favore delle convivenze, la crescita delle separazioni e
dei divorzi a cui segue l' aumento delle famiglie con un solo genitore o delle
famiglie ricostituite, il calo complessivo delle nascite e l' aumento delle nascite
al di fuori del matrimonio sono fenomeni che
portano inevitabilmente a dei
profondi mutamenti della natura stessa della famiglia e del matrimonio: quest'
ultimo non indica pi il passaggio simbolico dall' adolescenza all' et adulta, non
pi l' evento che legittima l' accesso alla vita sessuale, come stato fino all'
inizio degli anni Sessanta, n il fondamento necessario della famiglia e della
procreazione. Inoltre nel corso della propria vita ciascun uomo pu, oggi, vivere
una molteplicit di esperienze familiari; per questo la crisi della famiglia non
significa la dissoluzione delle relazioni affettive ma semplicemente le sue
profonde trasformazioni. Anche in passato esisteva una pluralit di forme di
famiglia, ma esse avevano un significato diverso da quello che hanno assunto ora.
La morte precoce di uno dei coniugi e l' emigrazione di massa davano origine ad un
gran numero di famiglie con un solo genitore o formate da una sola persona e di
famiglie ricostituite ma l' instabilit della famiglia era dovuta a eventi
ineluttabili o involontari che non mettevano in discussione il matrimonio come
istituzione. Nella societ contemporanea instabilit e pluralit delle famiglie
trasformazioni messe
in moto
dal decollo
di sofisticate
tecnologie di
comunicazione
e
di
informazione
stanno
delineando
un
nuovo
modello
di
organizzazione sociale che ridefinisce, a livello mondiale, i diversi sistemi
nazionali, regionali e di mercato, alterando, al contempo, la realt spaziale,
sociale ed economica della citt. I mutamenti connessi alla divisione
internazionale del lavoro e alla mobilit del capitale che si muove su scala
globale, determinano un cambiamento nei punti di riferimento territoriale dei
fenomeni urbani e nei rapporti tra le diverse scale locale, regionale, mondiale. L'
integrazione di aree di mercato differenti in un unico universo e l' instaurarsi di
nuove connessioni politiche e culturali portano con s una tendenza all'
omogeneizzazione
a
cui
contemporaneamente
si
contrappone
una
crescente
frammentazione che provoca nella citt un ridimensionamento delle relazioni di
inclusione ed esclusione. Diversamente dal passato, la citt non ruota pi intorno
a comuni stili di vita ma riflette una accentuata frammentazione e pluralizzazione
delle identit collettive in ambiti diversi e in reciproco conflitto.
Progresso o declino, centralit o marginalit si alternano nel caratterizzare le
citt di oggi. Alcune riescono a sfruttare a pieno le nuove logiche di sviluppo
economico e acquisiscono un ruolo di prestigio all' interno del sistema mondiale,
altre che non sono in grado di arrestare il deterioramento che le investe, non
riescono a mantenere la loro competitivit; per cui, accanto alla depressione
urbana emergono consistenti disegualianze sociali che contribuiscono ad aggravare
la situazione. La citt, nel compito non facile di adattare le condizioni spaziali
locali alle esigenze della globalizzazione economica e politica, va cos incontro
ad una lunga serie di problemi sociali che sono ampliamente esemplificati dall'
instabilit delle politiche urbane. Il progetto di modernizzazione antepone spesso,
nell' ambito di una logica basata sulla competitivit, la crescita economica, che
si traduce in un rafforzamento del livello degli investimenti e un miglioramento
delle infrastrutture locali, all' attuazione di politiche finalizzate alla
risoluzione di problemi sociali che nascono dai fenomeni di deprivazione e di
squilibrio nella distribuzione del reddito.
Il nuovo assetto dell' economia globale, cio un' economia che agisce
unitariamente in tempo reale su scala planetaria, determina una riduzione dell'
autorit degli stati nazionali e di conseguenza muta il rapporto tra i centri
urbani e i tradizionali condizionamenti territoriali. Tenendo presenti anche l'
intensificazione delle comunicazioni globali e delle migrazioni internazionali, sul
piano culturale si assiste alla nascita di nuovi flussi culturali mondiali, di
nuovi significati e identit, di valori e interessi che appaiono svincolati dai
contesti locali che li hanno prodotti.
Dal punto di vista economico, mentre le multinazionali sviluppano le loro
strategie di potere nel sistema mondiale, cambiano le gerarchie urbane e si attiva
un processo concorrenziale tra le citt per conservare o attirare verso di s i
capitali. Il rapporto tra la citt e il sistema economico non pi legato all'
organizzazione della struttura industriale nel territorio urbano ma dipende sempre
di pi dalla sua capacit di integrazione nell' economia mondiale sulla base della
qualit della forza lavoro e della specializzazione dei servizi. Le citt sono
quindi stimolate, non solo ad accrescere il loro potenziale, ma anche ad
intensificare i collegamenti con altre citt al fine di creare un rapporto di
cooperazione tra centri ubicati in ogni parte del mondo, poich le citt che pi
delle altre sono coinvolte in attivit economiche innovative e globalizzanti sono
oggi quelle che occupano le posizioni pi elevate nella gerarchia economica e
sociale mondiale.
Il rovescio della medaglia che la crescente interdipendenza tra aree diverse
del pianeta, la preminenza di scelte che seguono gli interessi del capitale
internazionale, le continue modifiche nell' organizzazione della produzione per
creare un mercato sempre pi competitivo, mettono in secondo piano i differenti
interessi della societ locale e determinano un indebolimento della coesione
sociale. All' interno della citt la gestione del potere, della produzione, della
cultura espressione dell' intersecarsi di strategie e poltiche che superano i
confini strettamente municipali, mostrandosi inclini ad assumere una dimensione
internazionale.
privi di radici.
Il processo di frantumazione dell' identit urbana si sviluppa anche per l'
indebolimento della corrispondenza tra gli interessi territoriali dell' economia e
quelli della societ locale a causa della globalizzazione. Pur potendo liberamente
scegliere tra un universo di opzioni di vita, di fatto, l' esistenza degli
individui condizionata dalle decisioni politiche e di mercato di organismi che
operano al di fuori delle possibilit di controllo dei cittadini stessi.
La citt, travolta dai processi economici globali e da immagini e significati
planetari, non pi in grado di trasmettere identit e senso di appartenenza ai
suoi abitanti che non ritrovano in essa un contesto di identificazione comunitaria.
Lo spazio urbano non pi luogo di incontro tra estranei ma esprime indifferenza e
isolamento ed caratterizzato dalla competitivit, dallo sfruttamento reciproco,
dall' importanza crescente di denaro e potere, dal soddisfacimento ad ogni costo di
bisogni artificiali. La circolazione delle informazioni veicolate dai media e dall'
industria dell' immagine fa emergere i segni del benessere diffuso e di una cultura
che tende ad omogeneizzare i diversi ceti sociali e i diversi luoghi del
territorio in nome dei consumi. E' per questo che nell' immaginario collettivo la
citt metropolitana assume le caratteristiche di un supermercato globale in cui si
espone di tutto e in cui tutti i desideri sono appagabili. I simboli connessi al
consumo influenzano cos i modelli di comportamento dei residenti che non si basano
pi sui valori tipici di una comunit e sul senso di appartenenza ma su una serie
di piccole soddisfazioni di bisogni mutevoli che creano atteggiamenti incostanti,
apatici, deresponsabilizzati.
Se da un lato la citt sembra un luogo di autorealizzazione per la libert dei
vincoli sociali e le occasioni diverse per costruire il proprio stile di vita che
offre, dall'altro acquista i caratteri di un ambiente che sottopone l' individuo
all' isolamento, alla mancanza di solidariet, all' insicurezza favorendo
atteggiamenti che dimostrano povert socioculturale e processi di emarginazione.
L' anonimato e la crisi di relazioni interpersonali sono tra i fenomeni pi
vistosi del deterioramento della qualit della vita urbana: mai come oggi si vive
a contatto con i propri simili e mai come oggi si percepisce un senso di solitudine
ed estraneit nei confronti degli altri. Questo fa si che venga a mancare
una
comune mentalit, o gerarchia di bisogni, fondata su valori
condivisi: il deterioramento di una cultura urbana conseguenza di quei fenomeni
che hanno atomizzato la vita della citt. Denatalit e crisi della famiglia hanno
indebolito i canali tradizionali di trasmissione dei valori e di socializzazione a
favore di un ruolo sempre pi pervasivo della cultura di massa. Le migrazioni verso
le grandi citt, prima dalle campagne e oggi dai paesi sottosviluppati, hanno
determinato una frattura tra la cultura dell' elit dei nativi, che si sono
rinchiusi in s stessi, e quella dei nuovi venuti, costretti ad insediarsi nelle
periferie senza alcuna possibilit di partecipare attivamente alla vita della
citt.
L' unico elemento che sembra assumere un ruolo socializzante in questo contesto
la cultura di massa che, essendo percepita come universalizzante, viene da tutti
passivamente accettata e va a colmare i vuoti lasciati dagli altri agenti della
socializzazione famiglia, scuola, vicinato contribuendo ad allargare l' anonimato e
la crisi relazionale. Inoltre la comunicazione di massa si presenta come l'
opinione di tutti anche se costruita su bisogni individuali e sugli interessi
solo di coloro che sono funzionali al sistema, venendo a creare una falsa
immagine sociale. I modelli culturali offerti dalla TV vengono assimilati in modo
acritico, andando il pi delle volte a confermare opinini preesistenti e rendendo
il dialogo o superfluo o impossibile tra persone con idee diverse.
La citt, solcata da flussi omnidirezionali, denota una graduale perdita della
sua specificit, caratterizzata una volta dalla presenza di relazioni sociali
regolari e uniformi,connesse a forme di vicinanza spaziale e solidariet, e sembra
ridursi esclusivamente ad un insieme di oggetti, strutture e di individui isolati
che si muovono seguendo i flussi del consumo e dello spettacolo.
Il legame tra la citt e i suoi abitanti dipende, quindi, in gran parte dall'
immagine che di essa emerge dai media, che sono in grado di proiettarla anche oltre
i suoi confini: l' orgoglio cittadino sorge quando essa diventa oggetto di
desiderio, di riferimento, di confronto, quando produce e trasmette mode e tendenze
per milioni di individui che non vi abitano e non vi lavorano ma si sentono in
qualche modo condizionati dalla sua esistenza. Sotto questo profilo diventa
importante per la citt progettare al suo interno degli spazi che riflettano
immagini ricche di significato e di stimoli tali da suscitare interesse nei
visitatori ma anche negli stessi abitanti. Per questo tutte le citt cercano di
ricostruire la propria immagine ristrutturando luoghi artistici fin' ora
trascurati,
musei,
gallerie,
teatri,
ripristinando
vecchie
tradizioni
folkloristiche o feste popolari, moltiplicando le occasioni di intrattenimento,
creando i cosiddetti eventi per attirare turisti.
La produzione di eventi, siano essi culturali, sportivi, religiosi o
semplicemente ricreativi, al di l delle diverse finalit strategiche che ne stanno
all' origine, determina effetti significativi sul piano sociale. Innanzitutto un
miglioramento della qualit della vita urbana, attraverso la rigeneazione del
tessuto insediativo delle aree centrali, l' incremento del turismo, l' acquisizione
da parte degli abitanti di un senso di appartenenza e orgoglio cittadino che si
traduce in una maggior cura degli spazi della citt e nella crescita del potenziale
relazionale degli abitanti.
Il sentimento comune di identit si rafforza specialmente per quei gruppi che
sono in grado di interagire con gli eventi: per questo vengono talvolta organizzati
per raggiungere i gruppi marginali e offrirgli la possibilit di uscire dall'
isolamento, oppure per verificare l' effettiva disponibilit di questi gruppi all'
integrazione.
La produzione di eventi diventa un investimento proficuo per le citt non solo
dal punto di vista economico ma anche perch distogli l' attenzione dai problemi
srutturali la cui risoluzione richiede scelte politiche difficili e tempi troppo
lunghi.
Inoltre l' organizzazione di eventi festosi pu riaggregare spazi e recuperarli,
pu definire intorno a consumi collettivi nuove identit e nuove alleanze sociali,
anche se queste nuove forme di aggregazione sono transitorie e destinate a
sciogliersi e ricomporsi a seconda della situazione e degli interessi delle persone
coinvolte che vivono prevalentemente in condizioni di instabilit e precariet.
Le ristrutturazioni degli spazi collegati alla produzione di eventi e alla
visione della citt come luogo di consumo, caratterizzano sempre di pi la citt,
sviluppando
sentimenti
di
appartenenza
ma
nello
stesso
tempo
paura
di
espropriazione, provocando negli abitanti orgoglio ma anche stress e risentimento.
Le opere di ristrutturazione nei centri urbani sembrano rivolte esclusivamente a
sollecitare il piacere dell' acquisto nei ceti pi abbienti: mentre attraggono una
specifica fascia sociale, ne respingono un' altra ritenuta inutile per la rendita
dei capitali investiti. Non tutti hanno la possibilit di accedere a questi spazi e
adottare stili di vita incentrati sul consumo, per cui i miglioramenti nelle aree
centrali della citt finiscono col favorire la dislocazione dei cittadini a basso
reddito nelle zone periferiche in cui si vanno a concentrare i pi acuti problemi
sociali. Per coloro che occupano i gradini pi bassi della scala sociale, l'
ingente offerta di beni di consumo, a cui di fatto non possono accedere, suscita
sentimenti di esclusione e repulsione: l' essere tagliati fuori dagli spazi urbani
provoca comportamenti aggressivi che si manifestano nella crescente criminalit.
4. Problemi e paure
Da quanto detto fin' ora emergono soltanto una parte delle contraddizioni che
caratterizzano lo spazio urbano; la citt metropolitana riproduce infatti,
rendendoli ancora pi visibili, i grossi problemi del mondo contemporaneo:
sovraffollamento, degrado ambientale,criminalit dilagante, commistione tra affari
e politica, conflitti etnico-culturali, persistenza di forme di estrema povert.
L' esplosione demografica diventa un fenomeno critico soprattutto nelle metropoli
del Terzo mondo perch si contrappone all' insufficiente sviluppo della base
produttiva, delle abitazioni e dei servizi determinando la presenza di grandi masse
pagata
direttamente
dalle
popolazioni
del
terzo
mondo
e
indirettamente da tutti, attraverso i micidiali danni provocati alla natura e
allambiente.
Il progresso porta innovazioni finalizzate per gran parte al lucro; non richieste
Mentre, da una parte, si tende allannullamento delle diversit tra gli individui,
dallaltra si aumenta la disuguaglianza tra ricchi e poveri: i ricchi divengono pi
ricchi e i poveri pi poveri. La differenza tra ricchi e poveri si registra per gli
individui, per aree geografiche e per stati. Lazione sugli stati il primo
meccanismo per portare la povert tra le persone. Fare indebitare gli stati, fare
avvantaggiare di questo gruppi interni, mantenere le imprese ricche attraverso il
debito degli stati poveri. Uno dei meccanismi usato per aumentare i profitti
concentrare il controllo della produzione e del commercio mondiale in un numero
ridotto di soggetti: merci uguali distribuite in tutto il pianeta.
Il 20% della popolazione mondiale consuma l86% dei consumi totali. Il rimanente
80% della popolazione il 14% dei consumi totali. Il 20% pi ricco della popolazione
mondiale
nel 1961 aveva un reddito di 30 volte superiore a quello del 20% pi
povero; nel 1991 di 61 volte superiore; nel 1999 disponeva del 86% del totale del
PIL mondiale mentre il 20% pi povero dell1% [8]. 2,8 Mld di individui vivono con
meno di due dollari al giorno, 1,2 Mld di individui vivono con meno di 1 dollaro al
giorno e 1,1 Mld sono denutriti [4].
Nel 1999 nelle piantagioni di ananas Del Monte in Kenya, un bracciante guadagnava
3.000 lire al giorno (pari al prezzo di 3 kg. di farina di mais); nel 1998 in
Indonesia gli operai che lavoravano per la Nike erano pagati per 270 ore mensili
meno di 64.000 lire (pari al 31% dei bisogni vitali di una famiglia di 4 persone)
[12]. Lincidenza del costo della manodopera su di un paio di scarpe Nike del
1,96% i profitti degli azionisti il 3,53%, il margine dei dettaglianti del 41,42%,
le imposte del 20,4% [5].
Negli USA nel 1975 il reddito medio di un dirigente di massimo livello (strato I)
era di 41 volte superiore a quello medio degli operai e impiegati (strato VIII e
IX); negli anni novanta 187 volte superiore [8]; l1% pi ricco della popolazione
possiede il 48% del capitale finanziario del paese mentre l80% ne detiene il 6%;
non un caso che dal 1973 al 1993 il reddito del 10% pi ricco della popolazione
aumentato del 22% mentre quello del 10% pi povero diminuito del 21% [3].
Laumento dei profitti sulle merci aumentato esponenzialmente: fatto 100 il
prezzo del caff, l87% rimane al nord, il 13% torna ai paesi produttori (stato,
esportatore, grossista, fabbrica di decorticazione) e di questo solo il 3% va ai
contadini; per le banane solo il 12% torna ai paesi produttori e solo il 4% ai
contadini [3].
Il numero di persone che soffre la fame e quello che sovralimentato simile:
almeno 1,2 Mld di persone. Il 55% degli abitanti degli USA, il 54% della Russia, il
51% dellInghilterra, il 50% della Germania sovraalimentato; il 56% degli
abitanti del Bangladesh, il 53% dellIndia, il 48% dellEtiopia, il 40% del Vietnam
sottoalimentato [13].
Le 200 multinazionali pi grandi sono in 9 paesi: Giappone (92), USA (53), Germania
(23), Francia (19) [10]. Nel 1992 le prime 200 multinazionali hanno realizzato un
fatturato pari al 26,7 del PNL (Prodotto nazionale lordo) mondiale (24,2 % nel
1982) e le prime 10 multinazionali controllano un terzo delle attivit detenute
allestero dalle prime 100 multinazionali. Nel 1992 la General Motors e la Exxon
hanno avuto un fatturato rispettivamente di 132 e 116 Mld di dollari simile al PIL
(Prodotto interno lordo) della Malesia e del Cile rispettivamente 136 e 117 Mld di
dollari [19].
Nel 1989 il 91% della produzione mondiale di automobili era realizzata da venti
multinazionali; il 90% del materiale medico mondiale da sette multinazionali; l85%
dei pneumatici da sei; il 92% del vetro, l87% del tabacco e il 79% dei cosmetici
da cinque multinazionali; il 41% delle assicurazioni, il 44% del mercato
pubblicitario, il 54% dei servizi informatici da otto multinazionali [19].
Prestiti: una strategia per il controllo sociale
Tra il 1980 e il 1996 i paesi dellAfrica subsahariana hanno pagato due volte
lammontare del loro debito estero; oggi si trovano tre volte pi indebitati (253
miliardi di dollari di debito nel 1997 contro gli 84 miliardi di dollari del 1980,
nel frattempo hanno pagato 170 miliardi di dollari per oneri del debito).
Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale riscuotono dai paesi indebitati
(poveri) cifre enormemente pi grandi di quelle prestate e attraverso questo cappio
controllano la politica interna dei paesi con gli adeguamenti strutturali imposti
ai singoli paesi (licenziamenti, aperture al mercato delle multinazionali, ingresso
capitali, privatizzazioni) per avere altri prestiti o delazioni temporali, ne
riducono fino ad annullarla lautonomia politica e sociale.
Operazioni come Sdebitarsi non considerano la funzionalit del debito rispetto
alla gestione da parte dei potenti delle risorse dei paesi e portano a risultati
concreti marginali ed ad una confusione nelle reali posizioni. La Banca Mondiale e
il Fondo Monetario hanno annunciato di finanziare con fino a 7 miliardi di dollari
iniziative tendenti a rendere maggiormente sostenibile il pagamento del debito dei
paesi pi poveri e indebitati, ma il debito di quei paesi ammonta a 200 miliardi di
dollari e 200 miliardi di dollari sono svaniti nel mercato borsistico asiatico nel
solo mese di agosto del 1977 [10].
Banca Mondiale
Tassello fondamentale per il controllo del mercato globale. Istituita per
finanziare attivit nei paesi poveri (il tasso del prestito stato nel 1993 del
7,5%) essa un mezzo per il controllo politico dei paesi e uno strumento per fare
lavorare aziende occidentali privilegiando quelle statunitensi.
Alla banca aderiscono con sottoscrizioni di capitali circa 170 paesi; essa
controllata dai paesi ricchi (gli USA controllano il 17,5% delle azioni con diritto
di voto, 6,6% Giappone, 5% Francia, Germania, Gran Bretagna, ecc.; i 45 paesi
africani controllano il 4% del totale) e per lesattezza dai paesi dove risiedono
le maggiori 200 multinazionali; le attivit finanziate vengono commissionate per
gran parte ad imprese USA [14].
La Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale richiedono, per ottenere
nuovi prestiti, adeguamenti strutturali ovvero misure tese a facilitare lingresso
nei paesi di capitali stranieri, ad aumentare la privatizzazione dei servizi e del
patrimonio pubblico, alla riduzione degli addetti, ecc. intervenendo pesantemente
sulle scelte politiche dei paesi [15].
Lambiente compromesso,
il territorio e le comunit destrutturati
Lambiente e le comunit vengono usate come risorse, materia prima con cui creare
profitto. I beni comuni sono privatizzati acquisiti e rivenduti dove prima erano
gratuitamente fruiti. Al prelievo corrisponde la produzione di scorie (emissioni
inquinanti e ambiti di societ emarginati) che alterano le condizioni complessive
del pianeta con effetti spaventosi sulla salute umana. La cultura viene asservita
alla produzione e concentrata fittiziamente nei paesi forti.
Lo spessore del ghiaccio artico diminuito dagli anni 50 del 42%; ogni anno la
copertura di ghiaccio della Groenlandia perde un volume pari a 51 chilometri cubi
[13]. Lultima volta che la regione del Polo Nord rimase priva di ghiaccio come nel
luglio 2000, fu 50 milioni di anni fa [4].
In alcune aree del Pacifico e dellOceano Indiano il temporaneo riscaldamento delle
acque superiore ai massimi ha provocato la morte o lalterazione del 90% delle
barriere coralline [4].
Il deficit mondiale di acqua stimato in 200 Mld di mc annui (si preleva acqua
senza che si ricarichino i corpi idrici). Gran parte delle falde mondiali sono
inquinate: tra il 50 e il 60% delle campionature fatte nel mondo rileva la presenza
di inquinanti in concentrazioni sostanzialmente nocive. Sono centinaia i milioni di
persone che bevono regolarmente acque fortemente inquinate [4]. Ogni anno quasi 5
milioni di persone muoiono per malattie causate da inquinamento delle acque [16].
Dal 1751 sono state immesse in atmosfera 271 Mld di tonnellate di carbonio; dal 58
al 99 le concentrazioni di anidride carbonica in atmosfera sono aumentate del 17%
[4]. Ogni anno circa 3 milioni di persone muoiono per inquinamento atmosferico
[16].
Ogni anno la foresta vergine si riduce di 14 Ml di ettari; fra il 1997 e il 1998
gli incendi provocati dagli uomini hanno bruciato in Amazzonia 5,2 Ml di ettari di
foreste, macchia arbustiva e savana; in Indonesia 2 Ml di ettari di foresta sono
andati in fumo [2].
Circa 6 Ml di ettari si desertificano annualmente (non sono pi coltivabili quasi
sempre per una cattiva conduzione agricola); quasi 5 Ml di ettari ogni anno sono
occupati dallespansione degli insediamenti.
L84% della ricerca viene attuata in 10 paesi e il 95% dei brevetti controllato
dagli USA [16].
Secondo gli USA letichettatura degli OGM rappresenta unillecita barriera
commerciale
Gli USA non si limitano ad opporsi alle restrizioni sugli OGM, ma usano il WTO per
contrastare letichettatura degli alimenti geneticamente modificati. Gli USA
sostengono che letichetta creerebbe pregiudizi nei consumatori e costituirebbe una
illecita barriera commerciale.
Dietro pressioni dellopinione pubblica gli USA moderano in qualche modo la
propria posizione, accettando letichettatura obbligatoria di alimenti contenenti
OGM, ma solo nella misura in cui il nuovo alimento mostri di aver subto
importanti cambiamenti dal punto di vista della composizione, trascurando che, di
fatto, gli OGM implicano
per definizione mutamenti genetici e hanno subto
importanti cambiamenti dal punto di vista della composizione [7].
Il passo successivo della logica dei brevetti
La Monsanto ha brevettato semi che non possono riprodursi. I semi sterili,
soprannominati terminator, possono essere attivati utilizzando una sostanza
chimica, e la semenza prodotta dal raccolto non potr mai germinare. E facile
pensare le conseguenze di questa prassi se si pensa che in questo modo gli
agricoltori sono costretti a comprare per ogni semina i prodotti della Monsanto;
per di pi, possibile che i raccolti terminator possano accidentalmente
impollinare le piante normali.
Nel 1996 negli Stati Uniti circa due milioni di acri sono stati piantati con una
variet di cotone geneticamente modificato della Monsanto, chiamata Bollgard.
Questo tipo di cotone una variet transgenica ingegnerizzata con DNA ricavata da
un microrganismo del suolo per produrre proteine velenose contro un parassita del
cotone. La Monsanto ha imposto agli agricoltori una tassa
tecnologica in
aggiunta al prezzo delle sementi dalla quale ha raccolto in un solo anno 51 milioni
di dollari. Ma, al contrario di quanto assicurato, la diffusione del parassita
nelle coltivazioni geneticamente modificate stata 20-50 volta superiore di quella
che si verifica per impianti tradizionali [7].
E vietato ai paesi limitare il commercio di prodotti ottenuti con il lavoro
minorile o con il lavoro coatto.
Le commissioni del GATT (General Agreement on Tariffs and Trade, espressione degli
accordi internazionali che preludono allistituzione del WTO- World Trade
Organisation) per la risoluzione delle controversie decretano che le merci non
possono ricevere un trattamento commerciale diverso a seconda del modo in cui siano
state prodotte o raccolte. La possibilit di distinguere tra metodi di produzione
indispensabile per la difesa dellambiente in parte basata sulla possibilit di
trasformare le condizioni e i processi entro cui si producono le merci e si
coltivano, si raccolgono, si lavorano i prodotti della terra.
In ragione di questa norma ad esempio gli USA non potrebbero bandire i palloni di
calcio fabbricati in Pakistan, che lOrganizzazione internazionale del lavoro (OIL)
documenta come frutto del lavoro di bambini in condizioni di sopruso. Inoltre
laccordo fa espressamente divieto ad ogni paese del WTO che abbia sottoscritto
laccordo di impedire contratti governativi con imprese che violano i diritti del
lavoro, delluomo e dellambiente.
Fonti e riferimenti
[1] UNDP (1998), Rapporto 1998 su Lo sviluppo Umano. I consumi Ineguali,
& Sellier, Torino
[2] Brown L.R., Flavin C., French H. (2000), State of the World Edizioni
Milano
[3] Gesualdi F. (1999), Manuale per un consumo responsabile, Feltrinelli,
[4] Brown L.R., Flavin C., French H. (2001), State of the World, Edizioni
Milano
[5] Nanni A. (1997), Economica leggera, EMI, Bologna
Rosemberg
Ambiente,
Milano
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Altri riferimenti
Amnesty International (2000), Diritti umani e ambiente, ECP, Firenze
Bologna G., Gesualdi F., Piazza F., Saroldi A. (2000), Invito alla sobriet felice,
EMI, Bologna
Bov J., Dufour F. (2000), Il mondo non in vendita, Feltrinelli, Milano
Centro nuovo modello di sviluppo (1996), Boycott!, Macro Edizioni, Forl
Celli G., Marmiroli N., Verga I. (2000), I semi della discordia, Edizioni Ambiente,
Milano
Chomsky N. (1999), Sulla nostra pelle, Marco Tropea Editore, Milano
French H. (2000), Ambiente e globalizzazione, Edizioni Ambiente, Milano
Masullo A. (1998), Il pianeta di tutti, EMI, Bologna
Meloni M. (2000), La battaglia di Seattle, Editrice Berti, Milano
Renner M. (1999), State of the War, Edizioni Ambiente, Milano
Rifkin J. (1998), Il secolo biotech, Baldini & Castoldi, Milano
Robertson R. (1999), Globalizzazione, Asterios Editore Trieste
Spybey T. (1997), Globalizzazione e societ mondiale, Asterios Editore, Trieste
Vaccaro S. (a cura) (1999), Il pianeta unico, Eluthera, Milano