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NUMERO 51 | ESTATE 2015 | COPIA GRATUITA | WWW.BEAUTIFULFREAKS.

ORG

INTERVISTE

LIVE

RECENSIONI

RUBRICHE

Sommario
INTERVISTE
4 Jambus Experience
CONCERTI

8 Calcatronica 2015

RECENSIONI


10 Le Specialit Tipiche
11 Full Length
35 EP

RUBRICHE
37 Bu!Cce Candite

39 Lopinione Dellincompetente
40 Chi Lha Visti?

LE RECENSIONI
Elvis Perkins | Lisa | Sacri Cuori | Pedro Navaja SoundMachine | Notturno Americano | Sley | Haxel
Garbini | Pablo E Il Mare | Verdena | Caravanserai | Sanchez | Talh | Calvino | Grimoon | Iosonouncane
| Albedo | Gouton Rouge | The Cave Children | To You Mom | Zu | Icicle | Sofia Brunetta | Meanza & De
| The Stash Raiders | Farlibe Duo | Werto | Zolle | LIo | Winona | Vessels | Vallone | Mulo Muto / B E T
A | Sycamore Age | Cranchi | OoopopoiooO | Maya Galattici | Moa Bones | PuntinEspansione | I.Muri |
Thomas | Nei-Shi | Monolith | Giobbe | Electric Violet | Salamone ||| Orelle | Vanessa Van Basten | Sdang!
| Not A Good Sign //

BEAUTIFUL FREAKS
Sito web: www.beautifulfreaks.org E-mail Redazionale: redazione@beautifulfreaks.org
Twitter: http://twitter.com/bf_mag Facebook: http://www.facebook.com/beautifulfreaksmag
WikiFreaks: www.beautifulfreaks.org/wikifreaks E-mail Wiki: wikifreaks@beautifulfreaks.org
Direttore editoriale: Andrea Piazza
Caporedattore: Agostino Melillo
Direttore responsabile: Mario De Gregorio
Redazione: Maruska Pesce, Marco Mazzinga, Marco Petrelli, Fabrizio Papitto, Vincenzo Pugliano,
Pablo, Bernando Mattioni, Anthony Ettorre, Antonia Genco, Lorenzo Briotti, Rubby.
Hanno collaborato: Alberto Sartore, Ciceruacchio, Marica Lancellotti, Andrea Plasma, Piergiorgio
Castaldi, Gabriele O, Daniela Fabozzi, Daniele Bello, Andrea Schirru, Giacomo Salis, Alberto Giusti,
Aenis, Frank. Infine un ringraziamento particolare a Marco M. e Vincenzo P.
Le illustrazioni e le illustrazioni di Bu!Cce Candite sono di Antonia Genco.
Beautiful Freaks una testata edita da Associazione Culturale Hallercaul
registrazione al Roc n 22995

editoriale

Vittorio Alfieri informa nella sua autobiografia di aver tentato una lettura del Galateo di
Giovanni Della Casa, ma di averlo subito gettato dalla finestra, con gesto assai poco galante,
dopo aver letto la prima parola: conciossiacosach. Lo sdegno era mosso dallaver trovato
una parola tanto arcaica in un testo moderno.
Laneddoto mi ha punto la memoria il mese scorso, dopo aver iniziato la lettura di una nota
rivista musicale, che non menzioner perch non rilevante; potrebbe essere una qualunque
rivista musicale o cinematografica - che poi alla fine quanto parlano di musica e di cinema
se escludiamo il gossip? Chiamer questa rivista con il nome di fantasia Raggruppamento
incivile. Trovo terribile questa moda nel giornalismo, di nera soprattutto, di dare un nome
di fantasia a tutte le persone che godono dellanonimato. perch Antonella ucraina
e per riabbracciare subito Giulia (nome di fantasia). Non avrebbero potuto scrivere
semplicemente per riabbracciare subito la figlia? Uno squallido artificio retorico, per
giunta abusato, per innalzare la temperatura emotiva dellarticolo. Il giornalismo che
spettacolarizza non buon giornalismo, e non lo neanche quando si parla di spettacolo,
meno che mai di cultura. Credo. Oggi.
Tornando a Raggruppamento incivile (nome di fantasia). Apro a pagina 3 pronto a
immergermi nelle avvincenti avventure acquatiche della musica sommersa (trovando come
sempre banchi di indie e affini), ma al primo rigo mi blocco. C un ogni tot che mi crea un
fastidio indomabile. Non linformalit del termine, leffetto colloquiale che la senzaltro
esperta penna ha voluto dare. la sensazione di sciatteria che mi si arrampicata addosso,
allimprovviso. Chiudo e riapro la rivista, ma ogni tot sempre l. E anche la sensazione di
sciatteria. Idiosincrasia, pu darsi, ma oggi la chiamo sciatteria.
Con il volto contratto di chi ingurgita una pietanza sgradevole, concludo larticolo. Avrei
potuto fermarmi ad ogni tot... Avrei continuato a riflettere sullespressione, sulla sensazione,
sulla roba che mi si arrampicava addosso lungo le spalle, sullimprevedibilit del giudizio
estetico, sulla tirannia dei pregiudizi morali, sullimpietosit della grammatica italiana, sul
patetismo del giovanilismo ostentato. Invece ritorno a pensare che le pi note riviste di
musica non parlano di musica e sono incapaci di emettere riflessioni profonde. Perch non
lo fanno? Prima ipotesi: processi redazionali fatti di automatismi e tempi stretti che non
lasciano tempo ai giornalisti (ormai in gran parte collaboratori esterni) il tempo di una sana
riflessione.
Per concludere il cerchio, riprendo Alfieri e muovo in scacco: mi convinsi con sommo dolore
ad un tempo stesso, che nella fetida e morta Italia ella era assai pi facil cosa il farsi additare
per via di cavalli, che non per via di tragedie. Parafrasando per i pi pigri, ed eliminando il
rancore verso la nazione: per essere seguiti e per fare soldi qui bisogna dedicarsi al gossip,
praticare il gi noto, parlare di fica e di cazzate.
Rolling Stone di Settembre ha in copertina un vincitore di un noto reality show: Compari
(nome di fantasia). Scacco matto.
Torniamo a parlare di musica, vi prego. Ognuno come pu. La musica stimola lintelletto,
importante per formare lelettorato che costituisce le fondamenta della nostra democrazia
(nome di fantasia). Sulla conclusione mi sono fatto prendere la mano, lo so, mi succede, ogni
tot.
Alberto Sartore

 BF

JAMBUS EXPERIENCE
Musica itinerante nel cuore di Parigi

Sui lungosenna e nei locali di Parigi sta da tempo prendendo vita un progetto che offre a
tanti musicisti la possibilit di fare musica itinerante. Olivier e Dive ci hanno raccontato
qualcosa di pi del loro ammirevole progetto. Keep on reading.

Com nato il progetto JamBus Experience?


Olivier: Tutto cominciato lestate del 2012 sul lungosenna di Parigi dove ho incontrato
tanti musicisti, tra cui Dive, e insieme suonavamo tutte le sere. Quando le temperature
hanno cominciato a calare ho trovato un bar a Saint-Michel che ci ha permesso di
organizzare una jam tutti i gioved per mantenere questa atmosfera speciale dei quais
de Seine tutto lanno. Col tempo si creata una comunit di artisti ed un pubblico fedele
sempre pi numeroso. Dive invece stava lavorando al suo progetto JetZik per cui voleva
comprare e rinnovare un bus da trasformare in jam session ambulante. Gli obiettivi
principali sono quindi permettere alla nostra comunit di artisti indipendenti di trovare un
pubblico sempre nuovo attraverso lEuropa, tessere una rete di partnership con altri artisti
per condividere i locali delle loro citt ed invitarli a Parigi anche per mostrargli limmagine
di una citt culla di creativit, di scambio e di apertura culturale. Speriamo che Jambus
offrir sia agli artisti che al pubblico un nuovo modo di viaggiare e vivere unesperienza
unica.
Dive: Con JamBus vorrei dimostrare alla gente che si pu viaggiare con i trasporti in
comune senza che il tragitto sia sgradevole. Poi penso che passare del tempo con gli altri
sia sempre occasione di arricchimento e, con un sottofondo musicale, anche di felicit.

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Presentateci la famiglia JamBus, le varie radici ed influenze musicali che circolano tra
voi.
O: Il panorama molto variegato perch siamo pi di una trentina di artisti e ognuno ha le
sue influenze. Troviamo rock, blues, soul, funk, reggae, world music, rap, hip-hop e anche
del pop.
D: Non dimentichiamoci della musica africana, che racchiude lei stessa delle culture
musicali differenti.
Dove preferite suonare?
D: Nel nostro gruppo ci sono anche ballerini e foot freestylers quindi suoniamo sia per le
strade che nei locali e nei festival.
O: Suoniamo regolarmente nei grandi locali di Parigi come il Bus Palladium, il China o
lInternational, che hanno un pubblico ognuno molto diverso a seconda delle serate che
ospitano. Facciamo jam session ogni marted e gioved; il gioved la serata storica al
Carr Saint-Michel che ha un pubblico che non esita a mettersi a proprio agio e cantare e
ballare con gli artisti (come volevamo dagli inizi sul lungosenna). La serata del marted al
Nul Bar Ailleurs (quartiere Bastille), labbiamo creata per dare modo agli artisti amatoriali
del pubblico di imparare dagli artisti pi bravi e creare nuove canzoni insieme. Chiaramente
quando il clima lo permette continuiamo a suonare sul lungosenna, l che tutto
cominciato.
State per registrare il vostro primo CD: sar una registrazione live o in studio?
Indipendentemente da ci: lo registrerete con unetichetta indipendente o tramite
altri mezzi come il crowfunding o una classica autoproduzione?
O: Tra i nostri artisti abbiamo diversi fonici esperti che hanno registrato una nostra live
jam e si sono occupati di missaggio e mastering. Abbiamo preferito autoprodurre il CD
perch tutto stato fatto da e per lassociazione in modo che i ricavi del disco servano
a finanziare lacquisto e il rinnovamento del bus. Comunque contiamo di lanciare un
crowfunding nel 2016 per raccogliere i soldi che ci mancheranno per il bus.
D: Questa registrazione mostrer anche al pubblico quello che siamo in grado di fare,
senza trucchi o correzioni. Abbiamo voluto ricreare lo spirito della jam senza deformarne la
natura per mantenere la sua originalit.
Quali sono i princpi ed i valori essenziali secondo JamBus per vivere la musica?
O: La semplicit. Per noi tutto parte da l. La musica, anche se certamente richiede molto
lavoro, deve rimanere semplice e spontanea. Ho visto molti artisti cambiare per firmare
con una casa discografica o per accontentare pubblico e produttori. Quasi sempre questi
artisti si sono persi e hanno finito per gettare la spugna. La semplicit evita di perdersi
nelle trasformazioni che la major impone allartista per farlo diventare una star-prodotto
bancario e renderlo pi apprezzabile dai grandi pubblici. nella sua unicit che un artista
diventa interessante.
Oggi viviamo in un periodo in cui internet sempre pi il protagonista della
comunicazione e della diffusione delle informazioni anche nel campo della musica. Che

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 BF
cosa pensate dei social network come mezzi di espressione e diffusione per la musica e
per gli artisti?
O: Sono laccesso diretto al pubblico quindi permettono di emanciparsi dal controllo di
una major o dei produttori, e gi solo per questo non possono che essere degli strumenti
formidabili che hanno democratizzato laccesso e la diffusione della musica. anche vero
per che alcuni artisti possono perdersi e ritrovarsi prigionieri delle attenzioni dei loro
fan o della ricerca costante del mi piace, quindi importante restare semplici e fedeli a
se stessi.
Pensate che nel vostro caso i social
network come Facebook e Twitter possano
aiutarvi a farvi conoscere dal pubblico
oppure trovate pi utili e dirette le jam?
O: tutto collegato. I social network
permettono di promuovere gli eventi e gli
artisti e allo stesso tempo di mantenere i
contatti col pubblico incontrato nei concerti.
Questo permette anche di diffondere dei
video e delle canzoni a scala maggiore grazie
alla condivisione delle persone che ci conoscono durante i live e che invitano i loro amici a
guardare i video o a venire alle nostre serate.
E cosa pensate delle nuove piattaforme di streaming musicale per condividere le
canzoni con un pubblico pi vasto e non necessariamente localizzato a Parigi?
O: Tutte le piattaforme sono positive, anche se bisogna fare delle scelte e magari
concentrarsi su una piattaforma piuttosto che unaltra per non ritrovarsi con degli ascolti
troppo vicini allo zero.
Se da un lato viviamo nellepoca di massimo sviluppo di internet, dallaltro lato c
paradossalmente un ritorno ai dischi in vinile. Pensate che sia meglio da un punto di
vista musicale oppure si tratta semplicemente di una moda?
O: Un po entrambe le cose ma il vinile esiste da molto pi tempo prima, appartiene
ad unepoca dove la qualit era pi importante della quantit. Oggi come oggi viviamo
nellera del business, della rapidit e quindi della compressioneSi perdono tantissime
sfumature del suono con la compressione e i formati digitali non permettono di avere lo
stesso comfort di ascolto del vinile quindi il bisogno del ritorno al vinile reale. Spero che
in futuro la tecnologia permetter di avere la stessa qualit del vinile restando nei limiti di
dimensione dei file musicali.
Come immaginate il vostro concerto ideale?
O: Sarebbe un momento di comunione totale con il pubblico, dove ci si senta in perfetta
osmosi durante tutto il concerto. una cosa che capita molto spesso ma veramente raro
che duri per lintero concerto.

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Avete fatto dei concerti speciali questestate?
O: Questestate stata molto speciale perch stata la prima tourne europea di JamBus.
Abbiamo organizzato delle jam in 10 citt per promuovere 6 artisti Jambus e trovarne altri
6 da invitare a Parigi per una grande jam il prossimo novembre. Oltre a Parigi siamo stati
a: Bruxelles, Amsterdam, Berlino, Praga, Cracovia, Budapest, Bratislava, Vienna e Basilea.
Abbiamo fatto il viaggio in un mini-van grazie al nostro sponsor Loecsen.com, un sito per
imparare le lingue che ha coperto la maggior parte delle nostre spese.
Cosa possiamo fare dallItalia per aiutare JamBus Experience a crescere anche fuori
Parigi?
O: Potete condividere i video dei nostri artisti e mandare degli artisti italiani da noi a
Parigi. Comunque dato che dallanno prossimo avremo il JamBus, tutta lItalia far parte
delle nostre prime tappe quindi ci vedremo presto!
Olivier Domengie: Vicepresidente e direttore artistico - Dive Da Costa: Presidente

Quindi se passate da Parigi, fate un salto a Saint-Mich il gioved sera, ma se ci andate


destate cercate i jammers sul lungosenna e non ve ne pentirete.
(Per la versione in francese rivolgersi al sito www.beautifulfreaks.org/online)
A cura di Daniela Fabozzi

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Calcatronica 2015
14/16 Agosto @ calcata

Giunto alla terza edizione il Calcatronica promette di figurare ben presto come la calamita
polare del ferragosto romano. Dal 14 al 16 agosto a Calcata stata sferzata da un filo di
corrente alternata tranciato che ha sferzato tutta larea di scariche elettriche, notte e
giorno, con il solo intento di appagare orecchie scariche.

Il vero festival di musica elettronica nel ferragosto romano! Svoltosi a pochi chilometri dalla
capitale, nel borgo di Calcata vecchia e nuova, i cui ideatori sono stati Amptek, produttore e
videomaker romano collaboratore di diverse radio come la romana Radio Citt Aperta e John
Arnold Spectrex un batterista newyorkese passato allelettronica restando batterista, gi
osservato in azione presso il teatro Lo Spazio nelle serate di Musica Machina Nello Spazio.
Levento stato di per se molto difficile da rintracciare, e a ben ragione, del resto solo cos
si poteva scremare da chi avesse travisato che laccoppiata musica elettronica/ferragosto
in questo caso non rappresentava lultima chance 2015 di trovare un posto ballereccio,
finalizzato solo allo scusacometichiamimadaiancheiosonopesci. Cos non fosse di certo
avrebbe meritato sicuramente un passaparola pi ampio. Levento si spandeva per linterezza
di Calcata, vecchia e nuova, in diverse location tutte molto evocative come chi conosce la
cittadina, pu benissimo immaginare. I primi due giorni la scena si svolta nellanfiteatro
romano, ma di costruzione recente, della citt nuova dove si poteva assistere al susseguirsi
degli sciamani delle manopole intenti a tirar fuori questa o quella sonorit agitando levette
e potenziometri. I beat erano solo che accennati, lattitudine al ballo del pubblico inibita,
la mia soddisfazione gi in salita. Nello stand a bordo palco invece H501L intratteneva
sapientemente nei cambi palco che per lo pi si limitavano ad attaccare qualche jack da qui
a li, spegnere una ciabatta per attaccare un proiettore, misurare la resistenza, chiudere un
circuito, spegnere lamperometro. Le solite cose da elettricisti insomma. Per lo meno fino
alle 22 dove com giusto che sia latmosfera virava dalla musica elettronica dautore, nella

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declinazione della IDM ad una techno pi ballabile, con buonapace del sottoscritto.
Dopo la mezzanotte, scaldati gli animi lepicentro si spostava a Calcata Vecchia attraverso
una suggestiva discesa, che comunque al ritorno di ripresentava come salita per lo pi
ripidissima, discesa appunto che portava nel cuore della citt vecchia illuminata per
loccasione e viva nella sua piazzetta, e nei suoi scorci pi caratteristici di giorno che di
notte e nei forni rifocillagiovent. Gli eventi proponevano una ramificazione in alcuni locali
del posto che proponevano techno o ambient fino a sera tarda, ciascuno in linea appunto
con locale, pieni fino a fuori che solo i migliori stambecchi di montagna avevano loccasione
di accapparrarsi qualche tavolo libero, per primi, a seguito del saliscendi di cui sopra.
Nonostante tutto ho preferito di gran lunga latmosfera dellanfiteatro, che a dispetto della
citt vecchia, dava musicalmente unatmosfera pi vera ed entusiasmante. Il terzo giorno
stato il pi divertente, per lo meno per me. Mi capitato di parlare saltuariamente con
alcuni ragazzi che cercavano quellaccoppiata musica elettronica/ferragosto di cui parlavo
nella scorsa pagina, mi dicevano della loro difficolt a ballare su alcuni djset, che erano
veramente tosti da farci qualche passo sopra e aspettavano con veemenza lultimo giorno
per il rave nel bosco. Appena spiegatogli che lultimo giorno si svolgeva si nel bosco, ma di
non aspettarsi il cosdetto muro di casse i tre telarono armi e bagagli. Che forse alla fine
qui ho alzato un po il tiro ma non potevo sapere.
LOpera Bosco, dove si svolgeva lultima giornata, una specie di museo allaperto con
sculture lignee ed un percorso nella natura per visitarle tutte, larrivo in biglietteria era
ormai un pro forma dato che ferragosto era ormai passato e chi arrivava erano ormai volti
noti dei pi interessati che avevano fatto labbonamento ai tre giorni ad ascoltare le serate.
Una sorta di ritrovo pi intimo per rilassarsi con della buona techno che proseguiva senza
soluzione di continuit fino a tarda notte, dopo un piatto di pasta arrangiato, quando era
ormai ora di staccare la spina a questa tre giorni di relax e ottima musica elettronica da
ascoltare.
Piccola nota a margine, il costo dellabbonamento era di 20 euro circa per 3 giorni di musica
piena. Costo che ho voluto sottoscrivere interamente senza provare a chiedere nemmeno
un pass, poi era ferragosto volevo sentirmi pi libero di ascoltare musica anzich seguire
anche le conferenze inaugurali, che trattavano argomenti comunque interessanti. Realt
cos reputo siano da sostenere, non voglio correre il rischio che non si ripropongano, il
prossimo ferragosto romano.
Plasma

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10 BF

LE SPECIALIT TIPICHE
di Beautiful Freaks

Abbiamo diviso le recensioni che troverai nelle prossime pagine ordinandole per regione.
Specialit tipiche di stagione selezionate per te da Beautiful Freaks!
Albedo
Calvino
Gouton Rouge
Not A Good Sign
Sdang!
Vallone
Verdena
Zolle

Pablo E Il Mare
Thomas

To You Mom
Caravanserai
Grimoon
Maya Galattici
Notturno Americano
Alessandro Petrilli
Cranchi
Monolith
OoopopoiooO
Sacri Cuori
Winona

Haxel Garbini
Pedro Navaja SoundMachine
Vanessa Van Basten

Electric Violet
I.Muri
Farlibe Duo
Orelle
PuntinEspansione
Sofia Brunetta

Sycamore Age
Zu
Iosonouncane
Sanchez

Giobbe
LIo

Le nostre importazioni

Salamone
Talh
The Stash Raiders
Werto

BULGARIA - Icicle
GERMANIA - Lisa, Meanza & De
GRECIA - Moa Bones, The Cave Children
INGHILTERRA - Vessels
ISLANDA: Sley
SVIZZERA Mulo Muto / B E T A
USA: Elvis Perkins

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BF 11

RECENSIONI
Elvis Perkins
I AUBADE
Mir Records, 2015
Terzo album per Elvis Perkins. Il songwriter newyorchese, ma losangelino
di nascita, ci regala uno squisito trattatello poetico, che racchiude
ununica coloratissima anima, le cui sfumature rievocano i paesaggi
sterminati e le autostrade su cui nato il concept dellalbum. Non c
neanche bisogno di sottolineare di quale star del rocknroll fosse fan
il padre dellautore (che peraltro era il celeberrimo Anthony Perkins
dello Psycho di Hitchcock), ma il nome che porta e la sua storia familiare
(factcheck it) sono paradigmi di quanta musica e di quante storie scorrano nelle vene dellautore. Il
progetto trova un solido supporto nella voce di Perkins, il cui timbro pu ricordare lariosit di Devendra
Banhart, come il David Longstreth pi rilassato, lespressivit di Sufjan Stevens e lintima melanconia
di Iron and Wine. Le tracce dellalbum, cos scarne eppure cos piene di suono mai saturo, sono un
piacere per le orecchie, che assieme alla personale musicalit e la ricercatezza delle atmosfere create,
rendono I Aubade un album maturo e convincente. Il titolo dellalbum si riferisce ad una forma lirica,
ovvero un componimento poetico ispirato al sorgere dellalba, momento in cui gli amanti si salutano
dopo una notte damore. proprio questo ci di cui tratta lalbum: morning songs, canzoni da cantare
allaperto, di mattina. Quiete, pace e fragilit sono pertanto caratteri peculiari dellopera, che galleggia
tra i vaporosi inserti orchestrali di brani come My Kind e le suggestioni quasi classiciste di & Eveline.
I tpoi in cui Perkins inscena le proprie poesie raccolgono uno spettro emozionale fatto di polvere,
Sherwood Anderson e chamber pop a tinte folk. Poesia materica, ma non troppo: il singolo Hogus
Pogus la piccola storia di un trapianto cardiaco, Gasolina il pianto di un derelitto, My 2$ un delicato
vaffanculo alla storia degli U.S.A. del capitalismo. Tutto lalbum stato registrato con un registratore
a quattro tracce, abbandonando gli studios patinati, le recording sessions e la promozione sui social.
I Aubade fatto di briciole di suono, pause, assenza, umanit. Potremmo parlare per ore di ci che
questo album. Ma sappiate solo che uno degli album pi umani che siano usciti da un po di tempo a
questa parte. Una perla.
[8,5/10] Bernardo Mattioni
Lisa
NEVER OWN
Nettwerk Music Group, 2015
Lisa, con quellaccento spostato indietro che suona cos curioso, cos
eccentrico, quando in realt fin dalla prima traccia emerge chiara la
sua semplicit, indipendentemente dal fatto che sia accompagnata da
beat elettronici o dalla sua fedele chitarra classica. Gli arrangiamenti
elettro-pop infatti non fanno altro che esaltare latmosfera intima e
minimale che si costruisce attorno alla voce di Lisa, capace di essere s
malinconica, ma al tempo stesso fresca e avvolgente. Un calore umano
di straordinaria intensit, di quelli che ti fanno sentire bene anche quando sei nel bel mezzo di una
tormenta di neve e non puoi far altro che immaginare il crepitio sommesso del camino acceso. Labilit
interpretativa della ventiduenne di Amburgo salta allocchio anche nel momento in cui abbandona
linglese per cimentarsi col romanticismo di lingue quali francese (LHiver En Julliet) e italiano (AllInizio),
dimostrando sensibilit e charme tipici di un cantautorato femminile come quello di Florence Welch e
Anna Calvi, mantenendo per intatto quellistinto glaciale che la rende decisamente curiosa. Curiosa,
come quellaccento fuori posto simbolo della sua estrosit.
[8,5/10] Alberto Giusti

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12 BF
Sacri Cuori
DELONE
Glitterbeat Records, 2015
Fare man bassa del lavoro di geni granitici consacrati dal tempo la
pi naturale e umana forma di difesa verso la crisi didentit che
serpeggia nello scenario postmoderno in cui ci si agita, noi, voi, tutti.
Poi esistono i Sacri Cuori, i Quentin Tarantino delle colonne sonore.
Partiamo dal passato: un tempo di cui i nostri hanno fatto studio con
seriet e passione, al fine di incamerarne il mood e le sonorit, per
lanciarli prepotentemente fin dentro il fegato del presente. I Sacri
Cuori abbandonano le proprie spoglie mortali, incarnando un vettore che connette grandi tradizioni
musicali e personalissime soluzioni compositive, con gusto e qualit. La sovrapposizione di pi strati
concettuali rende Delone un album capace di comunicare attraverso la sintesi di diversi linguaggi.
Ne troviamo un eloquente esempio in La Marabina, che sembra omaggiare gli scanzonati sospiri nei
lavori di Piero Morgan. Poi allimprovviso avete presente quei primissimi piani nei film hard boiled
dove c uno zoom improvviso sulla faccia del cattivo? Ecco, la canzone si trasforma in qualcosa del
genere. Ovviamente la colonna sonora anni 60 un ricordo dinfanzia che la band ha disseminato
nellalbum, in diverse declinazioni: Seuls ensemble una ballata scura e disillusa, Portami Via una
cartaccia portata dal vento, Dirsi addio a Roma tutta nel titolo e nella melanconia Lalbum, per lo
pi strumentale, caratterizzato da una grande fruibilit, ma non immediato, non superficiale.
Lo si pu ascoltare distrattamente e funziona bene, ma si pu anche prestare attenzione alle
scelte armoniche che lo caratterizzano, e rendersi conto che non sono mai scontate. Linterplay tra
Gramentieri e i suoi smussa e scalda i contorni di unottima produzione, che annovera diversi ospiti
illustri: Marc Ribot, Howe Gelb (Giant Sand), Steve Shelley (Sonic Youth), oltre alla voce di Carla Lippis,
che dona lallure esotica definitiva al progetto, che segna un passo avanti rispetto al passato dei
Nostri, dal punto di vista compositivo. Realizzato in tre diversi continenti, pubblicato presso una label
che si occupa prevalentemente di world music, Delone parte come i nostri tanti emigranti dei quali
sembriamo non avere pi memoria: con lItalia nel cuore, i piedi nel mare, e un destino che appare l,
oltre lorizzonte.
[7/10] Bernardo Mattioni
Pedro Navaja SoundMachine
GRITA LA NOCHE!
Autoprodotto, 2015
Pedro Navaja SoundMachine (nome che richiama una celebre canzone
di Ruben Blades) una band nata nel 2009 dallincontro di un cileno, di
un cingalese e di un argentino conosciutisi nei vicoli e negli ambienti
musicali dei caruggi (vicoli) di Genova; la fitta presenza di immigrati
latinoamericani in questa citt ha quindi contribuito alla nascita di
questo gruppo cui si sono aggiunti poi vari componenti dopo i successi
riscossi nei primi locali.
I ritmi e le sonorit di questa band hanno quindi, un debito evidente con le tradizioni del continente
sudamericano (la salsa, la cumbia, ma soprattutto il reggae) ma si ispirano anche ad altri generi, come
il flamenco, il tango e la tarantella, n disdegnano i ritmi elettronici.
Un vero e proprio melting pot multietnico, insomma, che rimanda alla Pachanga di Manu Chao, che
non a caso i componenti del gruppo considerano un esempio da seguire e che sognano di vedere
sul palco assieme a loro.
Incoraggiati dai proclama della band (SoundMachine la macchina del suono e cio la vitalit, la
forza e lenergia che porta e trasmette questa musica latina sporcata da altri generi), non si pu
non farsi trasportare dalle note della loro musica, che diventa praticamente irresistibile in pezzi come
Rumba de la Luna, El Macaco, Bangra, Camaron e Genova Chango.
[8/10] Daniele Bello

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BF 13
Notturno Americano
NOTTURNO AMERICANO
Santeria, 2015
Immaginate di mettere insieme un eclettico artista, due egregi musicisti
e una storia passata talmente attuale da dover essere raccontata,
immaginate il risultato. Smettete di immaginare: Emidio Clementi,
storica voce narrante e anima graffiante dei Massimo Volume, dedica
il suo ultimo reading a Emanuel Carnevali, poeta e faro illuminante
della carriera artistica di Clementi. Le parole di Carnevali per da sole
non bastano a riportare la mente dentro le storie narrate, occorre
una musica, la musica quella dei Giardini Di Mir (una parte), storica band protagonista della scena
underground italiana, Corrado Nuccini, gi compagno di reading di Clementi nel precedente lavoro
e Emanuele Reverberi, anima musicale delicata e mistica. Tutto questo Notturno Americano, un
viaggio attraverso i continenti e i disagi di un uomo, il racconto delle sue paure e dei dolori lungo
la strada, attraverso le sue stesse parole. Carnevali era un uomo solitario, chiuso, a tratti assurdo e
verosimilmente bipolare, piangeva e rideva, singhiozzava al buio o urlava in una qualunque strada
di new york, e poi soffriva e scriveva, scriveva e soffriva. Chi meglio di Mim (Emidio Clementi) pu
entrare nelle viscere di un cos poliedrico personaggio. Nuccini e Reverberi creano un tappeto musicale
variopinto, caleidoscopico, di sogno e dinferno man mano che si susseguono i racconti. Il disco nasce
dopo un anno di spettacoli in giro per lo stivale, prova a racchiudere tutta la magia, ma non ce la fa,
live che si scatena il ciclone emotivo.
[8,5/10] Maruska Pesce

Sley
ASK THE DEEP
Morr Music, 2015
Ask The Deep il disco perfetto da ascoltare mentre lestate finisce. C
un senso di sospensione inquieta che riempie tutti i pezzi, minimalisti o
maestosi, sempre intimi, da interno-autunno. Questo un album algido
ed elegante, sorretto da una produzione impeccabile. Sley islandese
e, come altri dei suoi compatrioti, ha un senso raffinato del vuoto e del
silenzio. Suonano come storie della buonanotte oscure, le canzoni che
scrive, musica da sogni inquieti senza che diventino dei veri e propri
incubi. C il diavolo, una signora con un occhio solo e delle bambine fantasma, annunciati da note
malinconiche e spettrali, sfilacciate come il volto che si disfa in colore informe ritratto in copertina. Ask
The Deep, musica che interroga le profondit dellinconscio e le restituisce nelle forme archetipiche
delle fiabe. Ogni pezzo un piccolo e complesso paesaggio sonoro, ghiacciato e sempreverde, a
comporre una serie di esperienze dambiente. La musica avvolgente ma mai invadente, canto
di folletti qui, seriamente inquietante l, quando i momenti bui diventano una caduta precipitosa,
come nellapertura, Devil. Eterea e innestata su di un tappeto sonico che parte dallelettronica ma si
arricchisce di chitarre e note di piano, Sley indubbiamente una virtuosa della composizione, fatta di
strati successivi che vanno a ispessire via via i pezzi. La lezione sintetica di Bjork imparata a memoria
e ripetuta senza sfociare mai in sperimentalismi eccessivi, mantenendo sempre il disco sui binari
della ballad oscura e dellambient minimalista, per atmosfere lunari e notturne. C tempo anche per
unescursione pop, Breath, piccolo raggio di luce tra gli anfratti ombrosi di cui questo disco abbonda.
In Ask the Deep ci viene chiesto di affrontare la nostra fiaba, abbracciandone anche i lati oscuri che
inevitabilmente accompagnano le narrazioni pi arcaiche e in connessione con il fondo indistinto della
coscienza. Un album da meditazione, involuto ma non semplicistico, elegantemente inquietante, come
un incubo barocco fatto di strane creature ambigue.
[7,5/10] Marco Petrelli

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14 BF
Haxel Garbini
URI
Snowdonia, 2014
URI un luogo della mente in cui ritrovare emozioni primordiali.
URI un disco liquido che fluttua attraverso i sensi.
URI una graduale immersione in un morbido vortice di
sperimentazione.
Il ligure Haxel Garbini, attivo dal 1993, ha attraversato negli anni
luniverso sonoro in modo trasversale (dalla psichedelia al grindcore,
dal punk al klezmer-surf) e approda oggi alla sua memoria e ai suoi
primi ricordi attraverso un filtro fatto di placenta emozionale. URI genera un soave microcosmo di
suggestioni musicali che catapulta in un caldo e avvolgente liquido amniotico acustico, come fosse
una sorta di cassa di risonanza fisiologica. La genesi di ogni singolo brano frutto di un lavoro
calibrato e sopraffino che affiora gradualmente traccia dopo traccia. Luso di uno stetoscopio come
filtro di suoni e ambienti d alla luce paesaggi sonori crepuscolari fragili nella loro complessit come
Estate 1984, dove sono presenti 33 tracce sovraincise sensibilmente. Da menzionare inoltre la traccia
dapertura Lago Peloso, sorta di cliffburtoniana Anesthesia rielaborata sul fondo delloceano, come la
successiva Morto in un fienile, necrologio misticheggiante inquietante e ipnotico. Lelettrica Film sulla
psicocinesi o la poco rassicurante Saponificazione arricchiscono un lavoro complesso ed enigmatico in
cui echeggiano memorie krautrock cos come magnetismi che vanno da Klaus Schulze a Wendy Carlos,
passando per momenti che persino il maestro Nyman di certo apprezzerebbe (Inundata, Dobbiamo
Scappare).
Disco personalissimo che documenta un maturo percorso di ricerca di un artista da tenere docchio.
Menzione speciale per la superlativa edizione in vinile trasparente e le suggestive foto di Giuseppe
[8/10] Anthony Ettorre
dAnna.
Pablo E Il Mare
RESPIRO
Libellula Label, 2015
Anche se lestate ormai finita prolungate latmosfera premendo
Play su Respiro. Il secondo album di Pablo e il Mare denso di suoni e
richiami caldi dellestate mediterranea e proprio per questo confesso
che stata una sorpresa scoprire che in realt stato scritto da un
gruppo acoustic-pop torinese. Tortuga un buon biglietto da visita
per chi ancora non conosce Pablo e il Mare, un singolo estivo in tutto e
per tutto dal videoclip ambientato su una spiaggia (al mattino deserta)
che merita di essere visto sia perch esalta ancora di pi la canzone sia perch vede laccurata regia
di Fabrizio Vacca e la partecipazione di Kristin Furnes come fascinosa e misteriosa co-protagonista.
Uninteressante costruzione della storia ed unottima attenzione alla fotografia e ai colori ne hanno
reso pi che valida la partecipazione al Bellavita Film. La scrittura molto descrittiva delle canzoni di
questo album gli conferisce un forte impatto comunicativo ed emozionalmente intenso (profumo di
cannella e caff) che appunto richiama delle influenze mediterranee come dichiarato dal gruppo
stesso. A Bahia anche questa una canzone molto estiva dai ritmi di bossa nova che ne rendono
piacevole lascolto e ci portano in una vacanza brasiliana anche solo per qualche minuto. In alcuni brani
(come Giappone e Il Mio Amico Cedro) le parti del violino rendono pi intenso il mood della canzone che
generalmente pu considerarsi leggero grazie alle chitarre acustiche che sono una colonna portante
a livello musicale. Dieci canzoni dalla vena acustica e di matrice pop-cantautorale con degli sprazzi
esotici che ha visto la luce grazie ad un progetto di crowfunding sulla piattaforma Musicraiser.
[7/10] Daniela Fabozzi

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BF 15
Verdena
ENDKADENZ VOL.1
Universal, 2015
arrivato come un fulmine a ciel sereno, a pochi giorni dalla notizia del
nuovo tour esce Endkadenz, il volume 1 ( proprio di questi giorni luscita
del secondo volume e la candidatura alla Targa Tenco come miglior
album) e arriva in faccia a chi ormai aveva etichettato i Verdena come
fuori scena. I puristi dellindie, i nostalgici degli anni novanta si erano
pi volte pronunciati sulla delicata linea di confine valicata con WoW,
un ottimo disco dal punto di vista prettamente musicale, ma lontano
anni luce dal background della band, che tutto lasciava intendere nel passato tranne una cos pacata
trasposizione della loro musica. In questo contesto si inserisce il nuovo lavoro dei Verdena, ed subito
caos, non solo il sound della band vivo e vegeto, ma ancora capace di stregare qualunque orecchio,
purista e non, nostalgico o moderno che sia. Endkadenz vol.1 il disco pi bello uscito questanno
ed ricco e groovy e grezzo e suonato eccellentemente. Sul palco poi i Verdena sono apocalittici,
al contrario delle ultime riminescenze caricano il palco di adrenalina pura, o efedrina che si voglia.
Endkadenz ha dettato le leggi della nuova scena alternativa, mai i Verdena erano stati cos influenti e
meticolosi nellesserlo. Grande disco, grande band.
[8/10] Maruska Pesce

Caravanserai
FERAL
Garage Records, 2015
Mai sentito parlare di instant classic? No, non mi riferisco a Lo Stato
Sociale, mi figuro piuttosto unopera o un prodotto che vista laltissima
capacit di adattamento e fighezza intrinseca, entri di prepotenza
nellimmaginario collettivo, facendo s che si finisca per parlarne come se
il suddetto prodotto fosse l da sempre. Feral sembra partire proprio da
questa pretesa. Per dirla tutta, non proprio instant vista la lunghissima
gestazione, ancor pi distante dalla data di fondazione del progetto,
risalente al 2008. Feral un classico imperfetto. La band ama definire la propria musica attraverso due
aggettivi: sperimentale e tropical. Tropical, s, pu starci. Ci che vogliono esprimere metaforicamente
i Caravanserai (o almeno il loro ufficio stampa) con questo termine unestesa gamma di suoni che
avvolge lascoltatore, che non ha niente a che fare con i ritmi centroamericani. Nonostante il termine
possa risultare ambiguo, proprio questa atmosfera uno dei punti di forza dellalbum: un incedere
che definirei ipnotico, piuttosto che scomodare la pi che abusata psichedelia. Non capisco bene cosa
intendano i Nostri con sperimentale: nellalbum abbiamo 11 tracce, quasi tutte canzoni ben scritte, ma
che con la sperimentazione hanno ben poco a che fare. Piuttosto, il terreno in cui la band affonda le
propre radici circoscritto, perdonate lossimoro, nellenorme universo che abbraccia alt e art rock, tra
gli anni 90 e gli inizi del 2000. Dallalbum emergono molte anime. Echi brit-pop come nel singolo The
day is one o in Memorial Day, in cui troviamo alcuni fraseggi piacevolmente Blur, ma anche deliziose
incursioni orchestrali la Elbow, come nella bellissima Arabesque, forse il momento pi ispirato
dellalbum. molto evidente, ma anche le grandi band degli anni 90 come R.E.M. e Pearl Jam hanno
lasciato il segno nei cuori dei Nostri, cos come il cantante sembra una riuscita sintesi tra Eddie Vedder
e Morrissey. I punti forti sono una ricerca sonora raffinatissima, di cui troviamo traccia in tutto lalbum
(A Man and his Burden ne un ottimo esempio), oltre alle buone orchestrazioni. Un buon disco, che
scorre via senza intoppi, con buone idee che raramente riescono a sbalordire, non troppo cantabile ma
neanche cos rivoluzionario da sconvolgere le necessit alla base di un buon disco pop. Unottima base
per i progetti futuri.
[6/10] Bernardo Mattioni

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16 BF
Sanchez
#1 THE GREATEST X
Autoprodotto, 2015
Ottimo disco di debutto per i Sanchez, giovane band cagliaritana che si
muove agilmente nei territori del R&B, Neo-Soul e Jazz-Hip Hop. Il lavoro
si presenta nella sua grande variet abbastanza omogeneo, mantenendo
una chiara e distintiva linea stilistica e risultando davvero attuale rispetto
alle ultime tendenze musicali doltreoceano alle quali strizza locchio
(anzi, entrambi glocchi!). Questo aspetto non impedisce comunque alla
band di delineare una propria dimensione peculiare attraverso soluzioni a
tratti molto originali. Le caratteristiche che spiccano maggiormente allascolto risultano essere linsolita
lunghezza delle tracce (nonostante siano quasi tutte cantate), la libert con la quale esse sono strutturate
unita al grande spazio lasciato agli a solo e al massiccio utilizzo di synths, arpeggiatori ed effettistica
varia che creano un netto contrasto con le voci, trattate invece in maniera pulita e naturale. Un aspetto
distintivo inoltre costituito dallassenza del basso nella line-up, mancanza colmata dal chitarrista
Mauro Laconi attraverso uno strumento modificato che gli consente di eseguire sia linee di basso che
accompagnamenti chitarristici. Il risultato sorprendente, merito anche della grande intesa ritmica col
batterista Frank Stara. Grandissimo ed accurato il lavoro sugli inserti di elettronica e synths ad opera di
Matteo Sedda, autore anche dei notevoli soli di tromba (sia pulita che effettata!) che gli vengono affidati
in quasi tutti i brani, permettendogli di destreggiarsi abilmente sia fra le sonorit jazzy che in quelle pi
marcatamente R&B. Le pregevoli voci soliste di Marco Cotza e Silvia Follesa risultano pi convincenti
nelle parti melodiche che non in quelle dove utilizzano lo spoken word, perfetta invece lamalgama
delle parti armonizzate. Il disco non risulta scorrevolissimo allascolto costringendoci a soffermarci e a
seguirlo con attenzione; in questo modo per possibile coglierne i dettagli e le atmosfere pi raffinate
che altrimenti passerebbero in secondo piano.
A questo punto mi piacerebbe lasciare al lettore il gusto di ascoltare questalbum senza ulteriori
anticipazioni, ma non riesco a fare a meno di citare il brano di apertura, All the things (che melodia
nel refrain!), e quello di chiusura, Morgy, come i pi freschi ed efficaci, About Me e Gimme Love per le
caleidoscopiche sfumature ed i contrasti, Ensanchetized, il brano pi ostico e sperimentale (che vede la
collaborazione col notevole tastierista Tomasz Bura) e Fear builds walls per il finale dalle sonorit quasi
noise unite alle eteree frasi di tromba. Caldamente consigliato.
[8,5/10] Andrea Schirru
Talh
MISTERA
Seltz Recordz, 2015
Il termine dialettale Mistera potrebbe essere interpretato da due
punti di vista opposti, un gioco di parole pittosto strano ma non
particolarmente estraneo al disco in s. Mistera corrisponde al plurale
della parola mestiere, e della parola mistero. Quello che certo fin dalle
prime note per che il disco si riferisce senza alcun dubbio alla seconda
accezione del termine. Il disco esce a qualche anno di distanza rispetto
a Ratapuntu primo lavoro pubblicato dal gruppo, non abbandonando
la forza popolare del dialetto siciliano e stilisticamente si aggrappa agli accordi prepotentemente folk
delle fisarmoniche . Nonostante ci non la solita miscela folkloristica e popolare propinata negli ultimi
anni dai mestieranti del settore, bens un concentrato di sicilianit nuda e cruda. Ci si addentra in scenari
storici, tra riti pseudo magici al cospetto di mentalit ristrette e chiuse, si racconta di credenze popolari
e dicerie tramandate di anni in anni. Niente di pi vero. Lambient musicalmente adatto ai cambi di
scenario e non prevarica mai sulle storie, perde defficacia in qualche punto ma mantiene le redini
testuali alla perfezione. Provare a svecchiare il suono non sarebbe male, ma solo se ci risulta naturale
e non costretto da necessit stilistiche.
[6,5/10] Maruska Pesce

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BF 17

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18 BF
Calvino
GLI ELEFANTI
Dischi Mancini, 2015
A Milano, Calvino non pi solo un istituto di periferia. anche un
cantante e musicista dal timbro di voce caratteristico, il cui nome in
dialetto si pronuncia Niccol Lavelli. Il giovane era assorto in un safari di
buoni propositi da alcuni anni, quando ha incontrato quelli del Blend Noise
Studio, che gli hanno proposto di intraprendere insieme la strada verso
s stesso (ed il suo primo EP Occhi Pieni Occhi Vuoti, 2013). Oggi pu
ascoltare Gli Elefanti concreto e compiuto: un disco piacevole, allinterno
del quale la musica assiste una narrazione ispirata, semplice nei vocaboli eppure surreale nei contenuti.
Le melodie, con un certo gusto per la tastiera vintage, solo in pochi casi superano la funzionalit,
lasciando fin troppo facilmente la ribalta alla voce di Calvino. Lei la guida spirituale che parla di storie
possibili, dentro e fuori di noi, lasciando comunque un senso di incompiutezza. Unimpossibile nostalgia
[6,5/10] Pablo
del futuro.
Grimoon
VERS LA LUNE
Macaco Records / Vaggimal Records, 2015
Decennale della band italo-francese, che per loccasione confeziona
unopera che si compone di un disco musicale (12 tracce) e di un film,
composto da 12 video danimazione che passano in rassegna numerose
tecniche (dalla stopmotion allanimazione 3d digitale, dalla pixilation alla
carta ritagliata, dalla claymation allanimazione di sabbia).
Nel viaggio verso la luna, i Grimoon portano con s di tutto. Chitarre
distorte, chitarre folk, sintetizzatori analogici... Lascoltatore immerso
in uno spazio rarefatto; avanza lentamente, dietro i colpi del basso. Latmosfera leggera, vagamente
psichedelica. Si parlano diverse lingue (inglese e francese), si dipingono scenari cangianti. Non ci si
annoia.
Molte collaborazioni deccellenza. In primis Pall Jenkins (The Black Heart Procession), alla voce sul
primo brano Flying away from you. La sua impronta si fa sentire, cos come si avverte lapporto di
Enrico Gabrielli nelle orchestrazioni, equilibrate nel loro tendere costantemente sopra le righe. Un buon
viaggio.
[7/10] Alberto Sartore
Iosonouncane
DIE
Trovarobato, 2015
Due anime si guardano distanti, in entrambe vibra la paura della morte, del
non ritorno, riflessa attraverso chilometri di mare. La storia di un amore,
per fare delle sei tracce di questo disco un dialogo, tra chi aspetta e chi
lontano. Uscito sotto il segno delletichetta Trovarobato, DIE costituisce
un ulteriore tassello di sperimentazione dellartista sardo, che naviga,
senza nostalgia, in una deriva sonora multiforme. Un lungo orizzonte
di musica elettronica al quale si amalgamano per magia le sonorit folk
dellisola: un richiamo sanguigno sempre presente, un sentimento di aggregazione tra lui e i musicisti.
Assieme creano ununione suggestiva, quanto insperata, che ridefinisce la fisionomia di Iosonouncane
dopo averlo conosciuto in La Macarena su Roma. Questo un lavoro dal respiro pi profondo, nel quale
la figura del classico cantautore italiano, scopre un ulteriore livello di complessit, ispirato dai tempi
moderni e dai suoi rumori. Croce e delizia dei naviganti.
[6,5/10] Pablo

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BF 19
Albedo
METROPOLIS
Massive Arts Records / V4V Records, 2015
Quarto disco in studio per i milanesi Albedo, uscito lo scorso marzo,
con produzione Massive Arts Studio. Come il fortunato Lezioni di
Anatomia, ci troviamo anche qui di fronte ad un concept album
ben sviluppato. Metropolis, la grande citt in cui il protagonista del
viaggio in dieci tracce si reca, per lasciare alle spalle la propria arida
terra dorigine, che ormai ha ben poco da offrire. Si parla del futuro,
si pensa costantemente al presente, con una retorica sicuramente non
sofisticata ma efficace.
Alt-rock ben suonato. Persa un po di ispirazione rispetto allalbum precedente, ma il risultato un
percorso molto coerente, con uno stile ormai consolidato. Certo, il riferimento al capolavoro del
cinema espressionista un grande impegno da reggere, che, difatti, lalbum, seppur buono, non pu
sostenere ma lasciando da parte la suggestione cinematografica, il disco sa farsi apprezzare. Il
momento migliore proprio la partenza (Partenze, seguita da Profezia e Astronauti); lapprodo non
quello auspicato.
[6/10] Alberto Sartore
Gouton Rouge
GIUNGLA
V4V Records / Lafine, 2015
Lerrore di battitura se c, non si vede, o forse ormai ha perso ogni
importanza: un vero Gouton magari, non neanche rosso. Ci che resta,
del futuro immaginato da adolescenti dal gruppo lombardo, lunico
dato di fatto dellimponderabile presente - ovvero Giungla.
Allalba cera lo shoegaze, poi un ispido pelo punk, quasi perso del tutto.
Quando il basso ha aperto una quarta dimensione i suoni hanno iniziato
a rimbalzare per la stanza delle idee, ed ecco altro. Terzo album in
studio che propone un groviglio di rock alternativo, caratterizzato da linee melodiche incisive, un eco
diffuso ed erre moscia su cassa rullante. Un lavoro originale con pochi passaggi a vuoto, convincente
anche nella scrittura; pu rappresentare un segno sullalbero della vita dei Gouton Rouge, dal quale
iniziare a contare il tempo. Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo? Parliamone dopo, non sono
mai buone domande per chi in movimento.
[7/10] Pablo
The Cave Children
QUASILAND
Inner Ear Records, 2015
La Grecia un posto molto chiacchierato da un po di tempo a questa
parte. Lasciando accordi economici e foto estive ad altri, qui su
Beautiful Freaks preferiamo concentrarci su Quasiland, il primo LP dei
The Cave Children: dallAttica, per servirvi. Un debutto discografico che
ruota intorno al concetto del quasi, inteso come senso di incertezza ed
espresso da dieci punti di vista differenti, per ognuna delle dieci tracce
di questo micro-cosmo. Il caos sociale diventa scenario psichedelico nel
quale lintimo nuota a largo. Meno depresso di laggi. Melodie sognanti, conservano i ricordi di quei
campi di fragole dei Beatles pi lisergici e li mischiano a sonorit lo-fi, tra cambi di tempo e spazio.
Lamore degli inglesi per lEllade qui definitivamente ricambiato. Il disco percorre con grazia il
perimetro di un buco nero, la scorciatoia tra sperimentazione e musica easy-listening. Un baratro che
stanno imparando ad illuminare.
[6,5/10] Pablo

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20 BF
To You Mom
WE ARE LIONS
Ghost Records, 2015
Secondo lavoro per il duo friulano composto da Massimiliano Santoni
e Luca Lorenzi dopo lEP I Am Ian, risalente ormai a quattro anni fa.
Anticipato dalluscita del singolo On A Friday, che ne coglie per intero lo
spirito malinconico e crepuscolare, We Are Lions una breve escursione
nel pop elettronico ora pi inquieto e vibrante come in pezzi come
Charming Karma o Royal Victory, pulsanti di bassi e decisamente calati in
atmosfere anni 90, ora pi morbido e melodico, come nella psichedelica
Some Good Answers o nella cover di God di John Lennon. Luso dei synth arricchisce ancor pi i suoni
e rimanda ad atmosfere e suggestioni metropolitane, venate di tristezza novembrina, ma non prive
di calore e di spunti melodici e avvolgenti. Viene in mente lautunno in bilico tra linverno in arrivo e
il ricordo dellestate. In questo vi il punto debole del disco, una forse eccessiva incertezza tra due
stagioni musicali, tra due stati danimo che danno un senso di incompletezza e di incoerenza (e i momenti
pi sicuri e trascinanti sono quelli maggiormente ritmici e oscuri). Ma anche questo approccio indeciso
forse una scelta pi ponderata di quanto sembri. Nel complesso un lavoro abbastanza riuscito, non
particolarmente originale e con un cantato non sempre convincente, ma interessante, da ascoltare in
[6] Vincenzo Pugliano
attesa di conferme pi coraggiose.
Zu
CORTAR TODO
Ipecac Recordings, 2015
Dopo le recenti prove di Goodnight,Civilization e lo spiazzante The Left
Hand Path, tributo alle passioni di giovent (Coil, Throbbing Gristle e
Neubauten) in compagnia dellingombranteEugene Robinson (Oxbow),
Cortar Todo segna il ritorno sul formato full length con il nuovo batterista
Gabe Serbian (The Locust).
In questo ultimo capitolo di una immaginaria trilogia sulla guerra, vengono
riprese le trame di quel discorso che unisce tanto critica personale alla
civilizzazione, una lotta al nemico esterno o interiore che sia, e dallaltro una ricerca individuale fatta di
trascendenza e di ascesi attraverso il potere terapeutico del suono.
Dall apertura oscura e sinistra di The Unseen War in cui vagheggia il fantasma di Ayler alla sabbatiana
Rudra Dances Over Burning Rome , passando per il dramma evocativo di A Sky Burial, fino alla
rigenerazione di Pantokrator , dove il canto dello sciamano e curando indigeno Shipibo ci accompagna
sino alla chiusura.
Unurgenza espressiva affiora dalla volont di scavare dentro certe questioni, talmente soffocate
dallipnosi sociale che ci coinvolge tutti ,tanto da essere cos difficile disseppellirle.
Lobbiettivo del trio romano sempre stato quello di arrivare a percepire una realt pi vasta,
dimostrando la volont di immergersi verso nuovi e inesplorati stati di coscienza, con la consapevolezza
che il suono possa influire su di essa. Una reazione a questa mancanza di fondamenta li porta a rifuggire
verso modalit pi antiche della mente. Non celate sono infatti la passione di Mai e Pupillo per lo
sciamanesimo e per il voodoo.
Emerge cos dalle pieghe di questo lavoro un uso quasi catartico del suono attento alle sfumature e
teso a scandagliare le diverse potenzialit del rumore, in una fusione nuova rispetto al passato di suoni
elettronici ,distorsioni chitarristi con i contributi di Stefano Pilia e Lorenzo Stecconi, fino al manifestarsi
orizzontale di flussi sonori su cui si stagliano compatti unisoni ritmici a cui i nostri ci hanno ormai abituato.
La rabbia che traspare dal disco sembra lasciare dietro di s solo cenere, ma forse proprio qui che si
nasconde la chiave di volta dellintero lavoro.
In fondo Cortar todo, non altro, che una nuova (ri)partenza.
[8/10] Giacomo Salis

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BF 21
Icicle
THEOREMS
Herd Records, 2015
Icicle il progetto solista di Krassy Halatchev, bulgaro di nascita,
canadese di adozione, trasferitosi a Montreal per fuggire dalla Bulgaria
comunista. Theorems il secondo album pubblicato dallartista (dopo
Resurgence), in cui Halatchev racchiude una personale e ben riuscita
declinazione di rock classico di ispirazione 90s. Bassista e cantante,
lartista produce interamente Theorems per pubblicarlo con letichetta
di cui fondatore, la Herd Records. Lalbum somiglia a molte cose, ma
non si sputtana mai. Certo, i vari Beck, Depeche Mode, o anche Soul Coghing fanno capolino qua e
l nella fantasia di chi ascolta, ma limpronta espressiva fuoriesce uniformemente da tutto lalbum,
tra carattere recitativo (I Am An Ant) e guitar rock (U-turn). Riff mentali e testi autoreferenziali si
inseguono solcando ampie venature strumentali piacevolmente demod e non scontate. piuttosto
difficile spiegare lalbum, che nella sua semplicit compensa una scelta dei suoni poco accattivante,
seppur molto varia. Lalternative (neanche troppo) rock contaminato nellelettronica, diciamocelo,
sera risentito. Coke, pop corn & bubble gum proprio uno dei casi pi eloquenti in cui lalbum si perde,
somigliando molto a un demo dimostrativo (di vari suoni da tastiere di marche che non nominer) e
non lascia il segno, pur basandosi su riff rockettoni e progressioni armoniche che tutti ci divertiamo
a suonare. Probabilmente i momenti pi introspettivi sono i lati migliori di un album che palesa una
volont espressiva a tutto tondo (come accade in On and on, ad esempio) ma una produzione non
sempre efficace. Una menzione va ai testi di alcune tracce, scritti a quattro mani con il poeta Joel
Jenkins, che rendono lalbum un buon tentativo, con buoni spunti, ma di cui non sempre si riesce a
seguire il filo.
[5,5/10] Bernardo Mattioni

Sofia Brunetta
FORMER
Piccola Bottega Popolare, 2015
Former un sorprendente tuffo nel passato, nei colorati anni 60 dei
coretti soul e delle tastiere talvolta acide e psichedeliche. Estremamente
eclettico, trascinante e coinvolgente, il primo album della leccese Sofia
Brunetta stupisce soprattutto per la capacit di reinventare un genere
principalmente del passato come il soul grazie alle contaminazioni
moderne di rock ed elettronica e a degli arrangiamenti decisamente
degni di nota. Le tastiere sono spesso una presenza costante, che
unita alla vivacit della chitarra e ai tocchi di colore del basso e della tromba in alcuni pezzi creano
un ensemble musicale davvero particolare. Il vero arricchimento musicale per dato dai coretti
soul che sono segno caratterizzante dellalbum e che costituiscono una linea musicale vera e propria,
soprattutto in Low. Low proprio il tipo di pezzo che piazzato ad apertura del disco non lascia nessuna
possibilit di deludere le aspettative di ascolto, basteranno i primi 20 secondi per esserne certi. I
campionamenti dapertura di Arthur and I portano una carica pi moderna e anche un intermezzo
di basso e tastiere in puro funk style che risulta piacevole. In questo mega mlange di energie non
mancano i pezzi pi delicati come la cullante Take Me Somewhere e la conclusiva Black Little Star che
riescono a rilassare lascoltatore anche dopo gli altri brani molto ritmati e pi incisivi. Sofia Brunetta,
dalla voce affascinante e carismatica, dalla splendida pronuncia inglese e dalle radici soul, di talento ne
ha da vendere e sicuramente le si prospetta davanti un percorso musicale sempre cangiante, proprio
come Former.
[8,5/10] Daniela Fabozzi

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22 BF
Meanza & De
OU
Aut Records, 2015
Meanza appartiene a quella folta schiera di indagatori del suono che,
stregati da esso, arrivano a spingersi continuamente oltre. attento a
delineare un percorso personale che comprende progetto installativi
di sound art, quali ad esempio Cicadas, piccoli insetti robotici, costruiti
con componenti elettronici e microcontroller e dallaltro la militanza in
band quali Toxidoll, e le collaborazioni con il chitarrista Andrea Faccioli.
In questo nuovo capitolo , targato Aut Records, lo troviamo in compagnia
di Filipe Dias De, membro fondatore di Altes Finanzamt, musicista e scrittore, che affronta uno studio
del sitar applicato a contesti di musica improvvisata in ambito sperimentale.
I due ci offrono un viaggio affascinante e ambiguo, frutto di una indagine intelligente e meditata in
un ambiguit fatta di passato e futuro, di citazionismo e negazione di esso. Allinsegna di un equilibrio
fatto di improvvisazione radicale, elettroacustica, glitch, space ambient e dove ipotetici mantra vengono
opportunamente de-sacralizzati in quanto piegati e trasfigurati nel caos delle concitazioni postmoderne.
Le sovrapposizioni di Spree 2, dopo un inizio immateriale lasciano spazio a temi affascinanti e liquidi,
sostenuti da un impianto ritmico del tutto inaspettato.
Il tribalismo digitale di Nominale Steigung caratterizzato da pattern ritmici fatti di rintocchi , frasi
pitchate e slide. Il viaggio freak di OSC , sitar in evidenza sostenuto da droni e frequenze da space
movie e ancora i lamenti urbani di Puppets, e la materialit ostentata di Et del Ferro che sconfina
in territori cageiani.
Una ricerca in bilico tra atmosfere lisergiche proiettate nel futuro ignoto, folk frantumato, anti
accademismo, e la consapevolezza propria di chi vuole portare la propria indagine sonora a un livello
superiore.
[7/10] Giacomo Salis

The Stash Raiders


APOCALYPTIPOP
Hopeful Monsters Records, 2015
Se gi Neil Young descrisse in Zuma il saccheggio dellimpero azteco
da parte degli spagnoli con un sapiente mix di psichedelia e folk, il
viaggio intrapreso da questi banditi siciliani ha invece pi a che fare con
lavventura libera e selvaggia nel mondo del post rock contaminato. E le
contaminazioni di questo disco sono parecchie, a cominciare dalla nuova
scena psichedelica di Flaming Lips o MGMT, per poi passare attraverso
ritmiche pi caraibiche di brani come Cairo o Hes a Fisherman, Hes
a Chef, in cui spiccano percussioni sfrenate, accordi aperti di chitarra e coloratissimi passaggi di sax.
E in questa jungla di arrangiamenti spesso si rimane un po interdetti dalle brusche virate acide degli
organi di Sasha Tilotta, che assieme alla voce di Francesca Giunta costruisce una maniera di cantare forse
pi simile a un mantra che a una vera e propria armonia. Il viaggio nel mondo in technicolor degli Stash
Riders non si esaurisce tuttavia in un banale revivalismo pop, ma trova la sua ragion dessere in generi
come il jazz e il funk, su cui si innesta la loro vena sperimentale. Un esempio in tal senso Me, You And
Everybody Knows, pezzo che si avvicina molto allo spaghetti funk dei Calibro 35. Il finale dellalbum,
costituito da una coppia di tracce noise in cui gli effetti sintetici e orientaleggianti la fanno da padrona,
ritorna ad anello verso quellacidit che forse lunica costante di un album ricco di spunti, suggestioni
daltri tempi, e soprattutto di gran fascino.
[7,5/10] Alberto Giusti

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BF 23
Farlibe Duo (Giovanna Carone e Mirko Signorile)
MIRAZH
Digressione Music, 2014
Quello che state per ascoltare non un disco sul viaggio. Quello che
state per ascoltare un disco sul racconto; sulla capacit di suggestione
della musica, sulla potenza evocativa della parola. Un itinerario forse,
ma immaginario; un affascinante percorso in dodici brani, dodici
pagine di un diario in cui si descrivono posti lontanissimi, mai visti,
mai visitati, forse mai esistiti, eppure raccontati. Questo il manifesto
programmatico del duo composto da Giovanna Carone (voce) da Mirko
Signorile (pianoforte), che - a tre anni di distanza dal loro primo lavoro rinnovano il loro sodalizio
con Mirazh, un album che in modo assai esplicito si ispira a due testi letterari: Le citt invisibili di
Italo Calvino e Il libro dei viaggi di Beniamino di Tudela. Le eleganti trame sonore dello strumento
ed il timbro evocativo della voce danno vita ad un percorso musicale che si muove attraverso sentieri
poco battuti, toccando il jazz e la canzone dautore, la lingua italiana e quella yiddish. Un esperimento
indubbiamente colto e raffinato, ma che ha forse il difetto di rivolgersi soprattutto allintelletto e meno
al lato emozionale di chi ascolta. Non si pu tuttavia fare a meno di menzionare la elevata qualit dei
testi di Marisa Romano e Luca Basso, che riescono in molti casi a raggiungere vette poetiche piuttosto
insolite nel panorama contemporaneo. Impossibile restare insensibili di fronte a talune suggestioni,
come in Bauci sospesa (Gambe sottili che sostengono il cielo / la fantasia se ne sta tra bugie / e
favolose verit come luce) o in Eufemia Bazar (Ma nel blu della sera, / luci di fuochi / fondono volti
e sagome, / cambiano voci e favole, / la memoria respira laggi / e non ricordi quale sia / la verit).
[7/10] Daniele Bello

Werto
(MNEME)
Doremillaro (sb) Recs, 2015
-Inserire Floppy 1 di 4- Devo dire che ogni tanto fa bene ricordare i
tempi passati, quando le colonne sonore cominciarono ad espandere la
loro sfera dazione anche ai videgiochi. Dischi molli da colonizzare ma
dischi decisamente ostici per i nostri compositori elettronici del tempo.
Lo spazio virtuale a loro disposizione era veramente limitato e si doveva
fare di necessit virt pilotando i suoni in 8bit, spesso e volentieri poi
direttamente in linguaggio macchina e non premendo i bottoncioni
della Fisher-Price come in alcuni sequencer di adesso.
-Inserire Floppy 3 di 4- Sarebbe ormai lora di creare una bella storiografia di quegli esploratori, pazzi e
intraprendenti come pochi, della musica digitale nei videogiochi e non per omaggiarli il dovuto; colgo
infatti loccasione per lanciare lappello a qualche storico della musica elettronica che si prodighi a
riguardo.
-Inserire Floppy 2 di 4- E queste colonne sonore quindi dovevano perdurare ore e ore per far perdere il
giocatore tra questi suoni grezzi nelle avventure pi immaginate nella propria mente che visuali nello
schermo. Werto ti gioca questi retrogame davanti e con la musica a tutto volume.
-Inserire nuovamente Floppy 3 di 4- Comincia il suo album con delle tracce da perfetta colonna sonora
di videogame, ho dovuto accendere qualche gioco del 96 per sentirmi a mio agio per tutta la durata
dellalbum, per poi maltrattare sempre pi quei suoni di salti, giravolte e palline infuocate.
-Inserire Floppy 4 di 4- Werto le maltratta stracciandole e comprimendole, non ti aiuta pi a finire
nessun quadro, ti chiede concentrazione risucchiandoti indietro da questo salto nel vuoto nei ricordi
dinfanzia. Si dice che Werto suoni un Game Boy, di certo uno dei nomi pi in vista della scena chiptune
[7,5/10] Plasma
italiana.

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24 BF
Zolle
PORKESTRA
Bloody Sound Fucktory, 2015
Solo chi conosce la disinvoltura di un bovino mentre defeca pu
comprendere la genesi dei brani degli Zolle. Si potrebbe chiudere con
questa citazione autobiografica la mia recensione anche perch agli Zolle
non gliene fotte un cazzo delle parole e il loro percorso strumentale
scatarrato direttamente nei nostri timpani senza alcuna esitazione.
I vantaggi del rock duro immediato sono gli stessi di un defibrillatore:
se leffetto non istantaneo sei fottuto!
Figli di un immaginario visceralmente godereccio, gli Zolle assumono nel loro Porkestra una dichiarata
attitudine suina: da Porkediem fino a Porkangelogabriele lascolto compatto come un blocco di
marmo. Non c spazio per interpretazioni di alcun tipo. Lispirazione suina che forgia le singole tracce
rimanda un disco storico (datato 1987), il frontalissimo Means Man Dream degli olandesi Gore che
sulla copertina raffigurava semplicemente un lercio vecchio coltello da macellaio. Anche l parlavano i
riff, grevi e ridondanti, claustrofobici ma anche liberatori. Ecco, qui come se la brutale essenzialit dei
Gore riprendesse con un vigore pi contemporaneo, rivendicando una sua personale connotazione noise
filtrata da insana goliardia godereccia e butcheriana di tanto metal estremo!
Da segnalare la Bloody Sound Fucktory, indipendentissima e superlativa etichetta marchigiana.
[8/10] Anthony Ettorre

LIo
BONTON
Seahorse Recordings, 2015
A primo impatto pensando al titolo, BonTon pu lasciare intuire qualche
cosa di tranquillo e pacato. Au contraire il disco vuole essere lopposto
del bon ton e delle convenzioni sociali e questo lo si pu capire gi da un
primo ascolto di Zero, che una critica scoppiettante agli opportunismi
e ai Super-Io che circolano decisamente in eccesso. Dai piedi del Vesuvio,
il giovane cantautore Flavio Ciotola (in arte LIo) sforna un album
davvero considerevole sotto diversi punti di vista soprattutto per essere
il suo disco desordio. Oltre ad avere una spiccata originalit nella creazione dei testi, LIo un vero
polistrumentalista; ha infatti suonato tutti gli strumenti presenti nel disco (ad eccezione della batteria).
La voce bella carica e definita completa il quadro. Spiegami perch mi innamoro sempre delle troie
un pezzo dal videoclip parte integrante della canzone che gi di per s fa sorridere. Vela e motore
invece una tagliente provocazione ad un vecchio amico che merita di essere ascoltata gi solo per la
scelta di alcune parole. I testi de LIo sono da apprezzare per la veridicit del quotidiano, soprattutto per
i piccoli elementi non convenzionali che solitamente nessun cantautore inserisce nelle canzoni (la saliva
sul cuscino) e questo non lo fa in maniera trash ma con ironia, tanta sana ironia condita da un buon
alternative pop-rock. Con le sue canzoni LIo fa anche riflettere su tanti comportamenti e contesti di oggi
ma sempre col sorriso sulle labbra e questa una capacit di espressione che gli va riconosciuta. Valido
artista per il cantautorato indie pop-rock nostrano.
[8,5/10] Daniela Fabozzi]

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BF 25
Winona
FULMINE
Seahorse Recordings, 2015
Quando sento un gruppo composto da tre persone so gi cosa mi aspetta
e raramente rimango disatteso, un suono potente, aggressivo che lascia
poco fiato e riempie tutto: anche in questo caso non mi sono sbagliato.
I Winona vengono da Carpi e la vita di provincia sicuramente un tema
ricorrente nelle loro liriche; forse da queste zone che pi si avverte il
malcontento di una generazione e che viene fuori con pi forza.
La musica che esce da questo loro primo lavoro affonda a piene mani nel
post-grunge degli anni 90, e non poteva essere altrimenti perch si abbina con una voce che poco concede
alla melodia e alla raffinatezza e molto alla grinta e alla rabbia: sia i testi che il modo di cantare mi hanno
ricordato molto il beneamato Capovilla che tanti proseliti ha creato nel nostro paese (giustamente!),
specialmente Peggio di quel che temevo sembra proprio uscita da un disco del Teatro degli Orrori.
Potremmo dividere lalbum in due parti, le prime sette canzoni scorrono veloci, rabbiose, come un
fulmine appunto che scorre e ti lascia una carica elettrica notevole, ma poi si ferma improvvisamente:
con Domani diluvia si abbandona la frenesia, il muro sonoro della chitarra e della batteria che hanno
impregnato laria e si passa alla sola chitarra acustica e voce, con testo e soprattutto modo di cantare
(mi riferisco alla quasi assenza di metrica e definizione della strofa) che si ricollega al conterraneo (o
perlomeno ferrarese di adozione) Vasco Brondi. Da questa canzone in poi seguono la gi citata Peggio
di quel che temevo e due canzoni corali, pi aperte e solari(le virgolette sono dobbligo non stiamo
parlando di canzoni estive) che chiudono il lavoro lasciando in definitiva un tocco di positivit dopo
lasprezza delle precedenti canzoni.
Insomma un lavoro ben fatto, che mostra un gruppo capace di prendere dal passato e dal presente,
dando per un proprio tocco personale.
[6,5/10] Piergiorgio Castaldi

Vessels
DILATE
Bias, 2015
Nuovo lavoro per il gruppo di Leeds che propone unimmersione nel
fluido mondo dellelettronica contemporanea. In bilico tra influenze
techno, dancefloor e influssi post rock, etnici e pop, il disco si dipana in
un susseguirsi di bassi, di synth e di percussioni che incedono, prendono
quota, si dilatano fino a coagularsi intorno a linee melodiche semplici
ma accattivanti. E infine precipitano di nuovo verso la terra vibranti e
intensi. Vertical ed Elliptic racchiudono tutto il percorso e il districarsi
di questo progetto attraverso reminiscenze e suggestioni, dalle atmosfere rarefatte e tribali allo stesso
tempo dei Talk Talk allarchitettura ritmica di Apparat. In linea con lelettronica odierna, Trentemller
ne rappresenta forse il culmine, gli stili, le emozioni, le atmosfere si sovrappongono, si mescolano, si
annullano per rigenerarsi in un caleidoscopio di colori e sfumature. Troviamo cos lincedere progressivo
e sintetico di Echo In o di Attica opposto allespansione liquida, spaziale ma palpitante e profonda di As
You Are o di On Monos, non a caso questi ultimi due gli unici pezzi cantati del lavoro. O ci abbandoniamo
in Glass Lake che parte emotiva e incalzante di synth e di percussioni per proiettarci definitivamente nel
cosmo, dissolvendosi in echi e schegge lontane. Infine ci perdiamo nella lunga cavalcata psichedelica di
On Your Own Ten Toes dilatata e percussiva che cresce malinconica ed evocativa pulsando di energia
per poi spegnersi delicatamente verso la notte e loscurit. Degna conclusione di un ottimo lavoro,
ricco di spunti, omogeneo nelle sue sfaccettature e destinato allascolto non soltanto di un pubblico di
appassionati, ma di chiunque voglia cimentarsi con lelettronica odierna. [7,5/10] Vincenzo Pugliano

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26 BF
Vallone
Multiversi
Musita, 2015
Il press kit dice che Vallone, progetto di Paolo Farina, prende il nome
da un personaggio a me sconosciuto, tale Andrea Vallone, calciatore
professionista, giornalista, attore e partigiano. Roba da far impallidire
chi, come me, riesce a malapena a fare un paio di cose decentemente.
Un disco di cantautorato molto pop e molto patinato, che ha dalla sua
una produzione impeccabile (assieme a Farina, Lele Battista e Paolo
Lafelice). Dieci canzoni morbide, a volte giocose e altre pi malinconiche,
che raccontano piccoli grandi drammi e rivelazioni di esistenze pi o meno comuni, tutto il contrario del
Vallone di cui sopra. Le montagne sono alte e Oltre fantasticano di mondi senza barriere, uguaglianza
e flower power. Giulia giura e Camilla, due ritratti femminili di dolore e libert; Polo Nord, una favola
marinaresca che nasconde una storia di alienazione e solitudine, Non sognare, un invito un po
fricchettone a cambiare le nostre vite, con il contrasto amaro/ironico della successiva Sette anni fa, che
mostra invece come i sogni e i desideri della giovent vadano spesso ad annacquarsi tra il cemento delle
periferie e le grandi e piccole tragedie degli accidenti dellesistenza. Chiude lalbum Quando saremo, un
reggae old school solare, che fa della rilassata giocosit degli accordi in levare una catarsi per unaltra
storia di sogni di riscatto dalla grigi routine di ogni giorno. Le influenze di Vallone sono da ritrovarsi
un po ovunque, dal cantautorato italiano a una certa scuola di elegante songwriting anni settanta
americano, e indubbiamente i pezzi che compongono Multiversi sono ben strutturati e perfettamente
eseguiti. Il punto dolente di questo disco che suona inevitabilmente datato, figlio di un altro tempo e
di un altro sentire. Pur nella sua malinconia di fondo, ottimisticamente proteso verso un senso poetico
dellesistenza che, se pure attraente in questi anni di vuoto nichilismo, forse non appartiene alloggi.
[6/10] Marco Petrelli

Mulo Muto / B E T A
Tape Crash #11: The Examination
Old Bicycle records, 2014
Tape Crash n 11 della Old Bicycle Records, etichetta italo svizzera che
si distingue per le proposte musicali estreme e per gli artwork intriganti.
Il lato A affidato agli svizzeri Mulo Muto e si consuma in una discreta
stratificazione di micro elementi noise a costruire una trama quanto
mai composita, e ricca di mistero, dove latmosfera sa di antico e di
inesplorato; il lungo brano nasce dagli abissi del silenzio per ergersi
con calma e senza invadenza tra interferenze e oscillazioni, feedbacks,
gracchiamenti e bruciature.
Per B E T A il discorso leggermente differente. Soluzioni sonore difficilmente identificabili, sfuggenti,
arpeggi chitarristici, interventi vocali presto suggeriti e subito abbandonati.
Il noise chitarristico di Kill Collins! nel suo gracidare continuo introduce la cover dei Death in June
(Behind the rose), e la sinistra psichedelia con memorie desert di Karma, please, si candida senza indugi
a brano pi interessante del lotto.
Una produzione volutamente lo-fi confeziona un lavoro costituito da droni avvolgenti nel cui sostrato
riecheggiano suoni apparentemente familiari. Di tanto in tanto vengono portate alla luce porzioni di
tracce melodiche, ma comunque loscurit ad avere la meglio.
Una pericolosa saturazione mantrica in cui piacevole e doveroso perdersi [7/10] Giacomo Salis

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BF 27
Sycamore Age
PERFECT LAUGHTER
Santeria, 2015
I Sycamore Age sono un gruppo aretino composto da Francesco
Chimenti, Stefano Santoni e Davide Andreoni che si avvalgono a loro
volta della partecipazione di competenti polistrumentisti quali Luca
Cherubini, Samuel Angus McGehee, Nicola Mondani e Franco Pratesi.
La band, con questo secondo album esplora e plasma composizioni
impegnative dalla realizzazione ampollosa, elaborata ed affascinante.
Gli undici pezzi contenuti in Perfect Laughter sono dei suggestivi
esercizi di musica composta in totale libert espressiva. Un caleidoscopio di suoni ricchi di sfumature, di
influssi, di suggestioni. Un incontro fra la memoria psycho-folk, i fiati sincopati, le armoniebalcaniche,
gli arrangiamenti darchi e i perimetri elettronici.
Risulta difficile categorizzare e descrivere tutti i brani, molto meglio ascoltarli e scoprire da soli le
sorprendenti sfaccettature.
Ci limitiamo a citare 7, una baraonda percussiva e disarmonica con coro di fanfare come sottofondo
che apre lalbum, Noise Of Falls, una ballata dal piano melodico, rituale, in scuola John Lennon,
Frowning Days Odd Nights, brano scherzoso, leggero, Cheap Chores dalle soronit noise tipiche
dellindustrial e Monkey Mountain che rievoca levaporata genialit Barrettiana di Astronomy
Domine.
[6,5/10] Gabriele O

Cranchi
NON CANTO PER CANTARE
In The Bottle Records, 2015
Dichiaratamente schierati dalla parte del combat folk questo disco ha
poco a che fare con il genere citato, ma nemmeno si rifa completamente
al pop intimistico del cantautorato italiano. E pregnato da diverse
affluenze musicali e arriva da un percorso musicale ben definito. I
Cranchi, band di radice politicamente militante, pubblicano cos il loro
terzo disco, chiaro nelle intenzioni e schietto nei contenuti. Liberamente
ispirato ad una citazione di un cantautore cileno resistente alla dittatura
del suo paese, lui Victor Jara e il periodo storico quello della salita al potere di Pinochet. Dieci
tracce di liberazione, speranza e rassegnazione, ma anche di lotta e spiritualit, e cos come tante sono
le tematiche sentimentali che lo compongono, sono altrettanti gli stili da cui si attinge nel raccontarli.
Del combat folk lintima coscienza militante, del cantautorato la narrazione pura e semplice, della
musica popolare la semplicit degli accordi e un groove elementare. Sono le corde, le tante corde a
contraddistinguere il sound della band, arpeggi costanti e caldi si intrecciano alle armonie degli archi e
dettano il tempo insieme alla batteria. Non canto per cantare non lascia spazio allimmaginazione, ma
da speranza, lascia nella mente di chi lo ascolta la forza della libert.
[6,5/10] Maruska Pesce

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28 BF
OoopopoiooO
OoopopoiooO
Tremoloa Records, 2015
Vincenzo Vasi e Valeria Sturba, al loro esordio discografico dopo
due anni di intensa attivit, danno alla luce la loro prima fatica.
Lelemento centrale del progetto OoopopoiooO il theremin, il padre
degli strumenti elettronici, veicolo prediletto di tanta avanguardia
e psichedelia contemporanea. Le oscillazioni di questo singolare
strumento fanno da tappeto sonoro di unopera decisamente
stravagante quanto rassicurante e avvolgente. Musica cinetica e
cinematica per la sua grazia dinamica: il duo di thereministi stupisce per le variabili proposte, per
lutilizzo inusuale e ricco del pi inconsueto degli strumenti. Il magnetismo dei due musici d vita
ad una bizzarra sequenza di raffinati brani non identificabile in alcun genere, se non nella pi pura
avanguardia. La presenza di violini, basso, piccole percussioni, voci e calibrata elettronica favorisce un
ascolto fluido e piacevole.
OoopopoiooO un progetto trasversaledi due artisti completi totalmente dediti al loro percorso di
ricerca attraversato da mille universi sonori in totale armonia.
Morbida bizzarria che non manca di accenti di ascolto easy, n di capitoli ipnotici e magici. OoopopoiooO
un universo di incanto musicale onirico in cui si resta piacevolmente immersi. Grandi applausi!
[8/10] Anthony Ettorre

Maya Galattici
EXOGEN TANTRA
Garage Records, 2015
Dopo il debutto discografico con Analogic Signals from the Sun per
la giovane etichetta Garage Records, i Maya Galattici, ci presentano
Exogen Tantra, dieci nuove tracce di rock soavemente vintage che
confermano la crescita artistica di questa band e dei suoi componenti,
veterani dellunderground italiano. Lintero album caratterizzato
da accenti psichedelici e abbaglianti, dallinconfondibile sound britrock/brit-pop analogico. Lalbum si apre con una delle tracce pi belle
Alligator di incantevole bellezza, seguono I Want A Head, I Kill The Machine cantata con un effetto
da voce computerizzata in stile cyborg synthpop anni ottanta, Where My Mind Goes When I Sleep
orecchiabile e sublime, The Way To Have Happiness quasi sussurrata, Mothers Blues, While The
Day Explodes In The Sum, In The Morning, liquida e ritmata, Listening to the radio sapientemente
arrangiata e in chiusura la traccia strumentale Stereonauts. Un bel disco, di facile ascolto che per
non emoziona ma intrattiene piacevolmente orecchie un po nostalgiche. I Maya Galattici sono:
Alessandro Antonel (Voce, chitarra e tastiere), Marco Pagot (Basso, chitarre, sintetizzatore e voce) e
Yacopo Mazzer (Violino).
[6,5/10] Gabriele O

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BF 29
Moa Bones
SPUN
Inner Ear Records, 2015
La Inner Ear, etichetta di Patrasso, sforna un altro piccolo gioiello.
Moa Bones la one man band costituita da Dimitris Aronis, songwriter
ateniese giunto al secondo LP dopo Aquarelles, preceduto a sua volta
dallEP By My Side. Spun un tributo alla folk song americana, di cui
Dimitris si conferma interprete appassionato e appassionante. Come
nella migliore delle tradizioni lo-fi, il disco registrato in camera da
letto, prodotto interamente da Moa Bones. Ma se le note di Spun
vengono incise in chiss quale angolo della Grecia, esse sono giunte alle orecchie e alle mani del
songwriter ateniese attraverso il tempo (gli anni 60) e lo spazio (la grande campagna statunitense).
Ispirato da anni di viaggi, esperienze e incontri, lalbum racchiude tutta la polvere, i cani, le donzelle e
i chilometri coincisi con lesistenza di Dimitris. Eccezion fatta per lispirazione della traccia Skopelitis,
dedicata al chitarrista greco-americano Nicky Skopelitis, lintero album sembra fatto apposta per
viaggiare tra boschi e lost highways. A met tra Lambchop e Iron & Wine (ma volendo ci potete sentire
anche tutto il folk-rock americano degli ultimo 50 anni), Spun un prodotto decisamente derivativo,
ammettiamolo. Questa, purtroppo, sembrerebbe essere la sua pi grande pecca, ma la bont del
prodotto, che non stona mai se non quando deve per ragioni di copione, riesce a reggere i possenti
colpi del confronto con i mostri sacri. Hey e The Journey hanno tutte le carte in regola per reggere
botta con grandi nomi folk-pop come Stealers Wheel, mentre Come On molto vicina a un placido Neil
Young. Insomma, lalbum commoventemente delicato, splendidamente demod nella sua semplicit
e incredibilmente preciso, in termine di carne al fuoco: n poca n troppa. Un disco da tenere sopra al
caminetto o comunque accanto a s, fedele come un cane che dorme steso su una veranda in legno.
[7/10] Bernardo Mattioni
PuntinEspansione
LESSERE PERFETTO
Ululati dallUnderground Records, 2015
I PuntinEspansione sono un gruppo maturo, hanno alle spalle dieci
anni di attivit e due album prima di questo Lessere perfetto, anche
se il loro sound in questo lavoro si differenzia in maniera sostanziale
dai precedenti lavori: qui il folk lascia spazio al rock e a sonorit pi
aspre e decise. Per questa loro decisiva svolta si sono affidati a Gaetano
Camporeale, storico tastierista di Caparezza, qui co-autore di tutti i
brani e ad Antonio Porcelli, tecnico del suono di Capa, che si occupato
di missaggio e registrazioni, e sicuramente lalbum ne esce molto arricchito da questi incontri.
Il suono infatti preciso, ricco, senza sbavature e delinea una tecnica notevole in cui tutti gli strumenti
hanno un ruolo paritario e ugualmente decisivo, molto presenti sono effetti elettronici che a volte
ampliano e ammorbidiscono il suono, come in Odore di bosco, altre volte lo scuriscono e lo tagliano,
come in Lasciato qui.
I testi affrontano temi personali, affrontando il mondo con una discreta ironia e quasi con distacco,
penso ad Animale Social Network e Tiritera, oppure in maniera molto pi sentita nel brano che chiude
il disco Succeder; in generale non posso dire che i testi mi abbiano colpito molto e questo come
sempre un punto a sfavore del cantare in italiano che comunque preferisco al nascondersi dietro
un inglese pi o meno incerto.Le nove canzoni di questo album sono in definitiva molto orecchiabili e
gradevoli anche se non riescono a stimolare mancando un po di originalit e di appeal; insomma la
struttura ottima, ma mi sembra manchi una precisa via da seguire e da inseguire con lanima e con il
cuore, quasi spaesati in un mondo che non sembra appartenere loro, vorrei sentirli nel prossimo lavoro
pi a loro agio in questo mondo rock.
[6/10] Piergiorgio Castaldi

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32 BF
I.Muri
TRAFFICO MENTALE
Autoprodotto, 2015
I.MURI colpiscono subito pesante, aprendo Traffico Mentale con
Chiacchiere, un riff ingrassato da una linea di basso sensuale e massiccia.
Queens of the Stone Age, Agnelli, Alice in Chains, Manson, Franz
Ferdinand; solo alcune delle somiglianze che mi saltano immediatamente
in mente. Stoner compattissimo e giusto un po malato, che il trio
abruzzese maneggia con eleganza, senza lesinare su riff lenti e pesanti
e melodie sporche, orecchiabili e ballerecce. Chiego continua sulla
stessa linea, scivolosa e fuori di testa, un po musica da striptease e un po da incidente in autostrada.
Confessa, il singolo estratto, apre e chiude come un brit-garage passando per uno special psych-doom
(scritto suona male, ma suona veramente bene). Distratti dal gioco un bluesaccio che si trascina tra
falsetti e bordoni fino a Humana, venata di Soundgarden, con coda stridente di feedback. Lalbum
si rilassa su Mercanti di, che aggiunge note solenni e dilatate di synth, un tocco di space rock la
Amplifier. Da qui in poi I.MURI si abbandonano sempre pi spesso alla creazione di atmosfere sinteticochitarristiche, mostrando laltra faccia di Traffico Mentale, quella pi onirica e psichedelica (Tratti, viaggi
nel cosmo di floydiana memoria). Tutti questi paragoni, pi che un segno di gi sentito sono in realt il
riconoscimento dellottima qualit di questo disco, composto dinfluenze diverse e ben amalgamate fra
di loro. un disco che mi ha divertito, soprattutto il suo lato pi pesante e ipnotico, un muro (nessuna
battuta) spesso, solido, costruito su una ritmica incalzante. Un esordio molto, molto interessante e
incalzante, vario, da ascoltare e riascoltare.
[7/10] Marco Petrelli

Thomas
FIN
Seahorse Recordings 2014
Questa band piemontese nata nel marzo 2001 dopo molti anni trascorsi
on the road con live spesso caratterizzati da improvvisazioni, solo nel
2010 decide di registrare debuttando con il primo album Mr. Thomas
Travelogue Fantastic (Automatic/Goodfellas) poi ancora tour in Italia e
in Europa.
Lattuale formazione composta da Giordano Menegazzi alle tastiere,
Enrico Di Marzio alla chitarra elettrica, Nicol Gallo al basso, Sergio
Sciammacca alla batteria e Massimiliano Zaccone a synth, voci e percussioni.
Questo secondo lavoro in studio non delude le aspettative dellascoltatore, composto da undici brani che
si intrecciano in una produzione ricercata nel suono e nella composizione. Registrato e prodotto dallo
stesso cantante della band, Massimiliano Zaccone negli studi Audiomokette per Seahorse Recordings,
lalbum Fin un perfetto mix tra funk e groove che strizza locchio ad intuizioni psichedeliche.
Apre lalbum Universe Is Me, pezzo elettronico, bizzarro ma non entusiasmante. Segue Lowland
Boletus sicuramente pi originale e divertente, dal perfetto ritmo funky e dalla sorprendente evoluzione
rock. La melodia di una serafica arpa ci introduce poi al miglior pezzo dellalbum, Masturbation, un po
soul un po funk che sembra quasi un gradito omaggio a Frank Zappa. Con la quarta traccia tutto cambia,
tutto rallenta, Tether infatti, un bel pezzo lento dai toni black e jazz. Con un evidente richiamo a
Several Species of Small Furry Animals Gathered Together in a Cave and Grooving with a Pict dei Pink
Floyd si apre Miracolo italiano, tribale e beffardo. Da qui in poi, secondo noi, lalbum perde di verve e
prosegue con pezzi interessanti ma anonimi.
Concludendo, Fin davvero difficile da categorizzare, ma proprio per questo motivo va assolutamente
ascoltato.
[7/10] Gabriele O

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BF 33
Nei-Shi
NEI-SHI
Snowdonia / Torredei Records, 2014
Attori passati, o mai stati, recitano le loro battute. Alda Merini racconta,
solo per me: ho la sensazione di vedere tutti senza conoscerli; eppure
nella notte, cos chiaro il turbamento su quel volto anonimo. Nei-Shi
un piano sequenza organizzato per arrivare a quellimo dove loblio,
la gravit della coscienza. Tutto il resto si distrugge e confonde. Brani
densi, mai orecchiabili, compongono una narrazione per immagini,
che a tratti corteggia il reading vero e proprio: lintervista alla Merini
sullesperienza in manicomio tocca corde nascoste. Tutto nel disco un tentativo di suggestione, di
scoperta introspettiva, che viaggia molto lentamente come impone lintimit, ma anche il sonno. La
chitarra arpeggiata la costante che via via si sperimenta e unisce con vari suoni elettronici, in una
forma, talvolta troppo prolissa, di ricerca dellemozione. Continui ponti vengono tesi: tra veglia e
sogno, tra vista e udito. La dimensione, ibrida per forza, di questo lavoro avanti e indietro, nel suo
modo di concepire musica. Una voce sussurra con dolcezza, le ultime parole disturbate.[6/10] Pablo
Monolith
EVEN MORE
Hazy Music, 2015
Roccioso di nome e di fatto, il quartetto di Modena costruisce uno
stoner rock di qualit, screziato di echi grunge la voce di Andrea
Marzoli in tal senso ricorda la rabbia generazionale dellindimenticato
Layne Staley e sonorit pi psichedeliche. Il tutto, come dicevamo,
poggiato saldamente sulla potentissima sezione ritmica di Riccardo
Cocetti e Enrico Busi, capaci di picchiar duro e al tempo stesso di
dilatare il groove quanto basta, fino a creare atmosfere malinconiche
e introspettive come quelle di Beautiful and Damned o Cockroach, dove le distorsioni di Massimiliano
Codeluppi formano un abbraccio caldo e al tempo stesso soffocante, da cui difficilmente ci si riesce
a liberare. E la forza di questa band al suo primo album full length sta forse in questo: unire la furia
cieca in stile Seattle, quella che ti spara dritto in faccia ci che hai dentro, alla morbidezza avvolgente
di organi e fuzz, che cullano la bestia che hai dentro fino a calmarla. Almeno fin quando una splendida
Luna Arancione traduzione italiana dello splendido pezzo che chiude il disco non sorger ancora
dalle profondit dello spazio per risvegliarla.
[7/10] Alberto Giusti
Giobbe
ABOUT PLACES
I Make Records, 2015
Era Disappearing One ora tornato ad essere semplicemente
Giobbe, inutile nascordere un anima chiaramente fragile dietro un
nome ben costruito. Questo disco esattamente il racconto di se
stesso, un viaggio introspettivo senza troppi se e ma, senza giri di testi
prepotentemente acculturati senza troppe maschere teatrali, ed
cantanto interamente in un ottimo inglese. Strano a dirsi, talmente
naturale da sembrare alquanto credibile, non fosse che la bio dice ben
altro. Giobbe un incontro assai intimo tra uno sfacciato Chris Martin e un timidissimo Jeff Buckley,
ragione e sentimento fusi insieme da una incantevole melodia. Giobbe (Fabio Giobbe) scrive, compone,
suona e canta di posti in cui ha vissuto o in cui lo ha fatto la sua mente, usa la musica come mezzo di
accompagnamento ai suoi testi, gradevole, misurato e pacato, non eccede mai ma per questo non
affatica lascolto. E puro.
[7/10] Maruska Pesce

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34 BF
Electric Violet
IN REAL LIFE
Red Cat Records, 2015
Il gruppo nasce ad Ancona ed esordisce con questo album proprio
questanno. Il disco piacevole sin dal primo ascolto, e anche se non
cattura lascoltatore per loriginalit, si sente che un disco suonato
bene, pensato e curato.
Gli undici brani funzionano bene soprattutto se lascoltatore impegnato
in altre attivit, perch questo disco riesce a sparire e a ricomparire nei
momenti di pi interesse, facendoci godere delle melodie vocali, delle
ritmiche spesso quadrate e dei tanti suoni di synth. Tutto questo possibile tramite lutilizzo dei pedali
(nota di lunga durata che rimane ferma e le altre voci che si muovono) quasi sempre affidati alle tastiere,
e a Petrucci (voce) che indubbiamente riesce a destare interesse con la sua energia.
Rimane comunque un disco ibrido di generi (rock, brit-pop, elettronica), ma sintetizziamo pure dicendo
che il disco tira verso il pop-rock, ricordando a volte gli Evanescence, a volte i Muse, a volte la musica
elettronica danzereccia; invece alcuni brani si prestano ad essere squisitamente radiofonici, come
Heath Undone o In Real Life.
La base musicale ha spesso un carattere hard, sia negli arrangiamenti sia nei suoni, ma questa durezza
smorzata, nel bene e nel male, dalle parti cantate che risultano energiche e melensi allo stesso tempo.
Insomma questo disco pare avere lintento di accontentare un po tutti, e sinceramente, ad un ascolto
distratto, riesce davvero a colpire nel segno e dunque come primo lavoro si pu essere soddisfatti; poi
[6/10] Manu Dante
si sa il secondo album sempre pi difficile...

Salamone
IL PALLIATIVO
Autoprodotto, 2015
Come nel medioevo esisteva ad esempio il filone cavalleresco (o chi
per lui), oggi abbiamo il filone della musica Folk che strizza locchio alla
musica Balcanica. Nulla i male in questo, il problema la realizzazione.
Il cantautore palermitano Salamone rispecchia tutti i clich (ma tutti
tutti!!) di questo genere che ormai diventato uno stile manieristico.
In questo disco ben arrangiato, ci sono tutte le tematiche del genere, il
popolo vittima, il governante cattivo, il musicista squattrinato ma libero,
il vino e il cantautore che libera le coscienze della povera gente...
Insomma non ci troviamo davanti a argomenti molto originali, e in realt tutto il disco sembra risentire
del contributo dei MCR, basti pensare che la quarta traccia finisce con lannuncio della morte di un
ragazzo al G8 di Genova, argomento serissimo trattato davvero con basso spessore.
Che altro dire; suonato e arrangiato bene (un po di confusione ritmica delle chitarre in alcuni punti),
con trombe, clarinetti e mandolini; le idee musicali sono anche carine (sempre dentro ai margini del
genere), ma ripercorre strade gi battute e ultimamente affollate.
Unaltra cosa, la linea melodica della voce praticamente la stessa per ogni brano, e varia tra un Vinicio
Capossela e un quando non so inventare una linea melodica urlo. Se facessimo zapping tra un brano
e laltro durante lesecuzione potremmo trovarci di fronte ad un fenomeno di continuit e coerenza
melodica e metrica della parte cantata. No, non un pregio; questo risulta molto pesante in un disco.
Si perch sono sicurissimo che live Salamone sia un vero mago; coinvolgente divertente, esilarante, dice
tutto per non dire niente, tanto la gente balla e non ascolta, o meglio ascolta le parole chiave, tipo vino,
sono tutti ladri, avete tolto il pane al popolo ecc...sono sicuro che un concerto di Salamone sarebbe
un successo di popolarit...
[5/10] Manu Dante

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BF 35

EP
Orelle
PRIMULAE RADIX
Black Candy Records, 2015
Ci hanno visto lungo alla Black Candy, quando hanno deciso di
ristampare il primo EP di Orelle, al secolo Elisabetta Pasquale from
Bisceglie, scoperta durante la scorsa edizione del Rock Contest a
Firenze. Nota di colore: non sono sicuro, ma dovrebbe essere lartista
del roster Black Candy geograficamente pi lontana dalla casa madre.
Talentuosissima, Elisabetta: imbracciando contrabbasso, basso e
chitarra acustica, la giovane artista pugliese riesce ad ingabbiare in un
unico extended play le reazioni base di un lavoro completo e maturo. Unica pecca, la resa fonica della
batteria, in alcuni sparuti frangenti, che non regge il passo del resto. Autoprodotto allinizio del 2015
e ristampato a giugno dalletichetta fiorentina, Primulae Radix un piccolo trattato di pop dautore,
le cui convincenti melodie sono sostenute da arrangiamenti robusti e versatili. La forte componente
black (accordi dissonanti, tempi dispari, fraseggi funk) si interseca ad unattitudine vocale tra il pop e il
cantautorato, con qualche digressione pi rock. Caos un singolo e met tra i Radiohead di Everything
in its right place e Fiona Apple, mentre Incantevole si apre con un groove di basso e atmosfere alla
Jamie Cullum, con un outro pi caustica e riffona. Ipotesi plausibile forse la pi mainstream delle sei
tracce contenute nellEP, seguita da Perfect thought. Ballata dellinetto lultima espressione in formacanzone di Orelle, nonch secondo singolo del disco. La Nostra trova anche il tempo per un congedo
strumentale, Apex, che accompagna lascoltatore verso luscita di questa breve e piacevolissima
manciata di minuti, sufficienti per convincere chi cerchi qualcosa di accessibile ma non scontato, a
pochi passi dallautunno che avanza. Bravissima.
[7,5/10] Bernardo Mattioni
Invia il tuo album alla casella email
redazione@beautifulfreaks.org
o allindirizzo postale che trovi sul nostro sito web.
Potrebbe trovare spazio tra i dischi recensiti su
questa rivista.

Vanessa Van Basten


DISINTEGRATION
Taxi Driver Records, 2015
Non so quanto sia apprezzabile un lavoro del genere, che rende il
confine tra lomaggio e lo scimmiottamento molto labile. Interessante e
articolato senza dubbio, ma nulla di eclatante. Stilisticamente azzardato,
pecca di troppa presunzione , di certo il risultato non musicalmente
scadente ma nemmeno originale. Una forzatura altamente inutile a
canzoni che andavano lasciate la dove erano, troppo o troppo poco
perfino per i Cure. Tra laltro non ci si sbizzarriti neanche troppo a
tentare di dare un impronta personale agli arrangiamenti, qualche caricatura e distorsioni fuori controllo
fanno la differenza. Fortuna che un ep, si sarebbe rischiato di oltraggiare intoccabili pezzi di storia
musicale. La new wave non va daccordo col metal.
[5/10] Maruska Pesce

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36 BF
Sdang!
IL GIORNO DELLE ALTELENE
Autoprodotto, 2015
Duo bresciano composto da Alessandro Pedretti alla batteria e Nicola
Panteghini alla chitarra, gli Sdang! suonano con energia, passione e
tecnica, proponendo unesposiva miscela di post rock, progressive, metal
e grunge rabbiosa e malinconica allo stesso tempo. Nel Giorno delle
altelene si alternano infatti momenti decisi e incalzanti, quasi furiosi
nel loro procedere tra arpeggi, distorsioni e ritmica travolgente ad altri
pi pacati e sommessi, nei quali rifugiarsi dopo tanta foga. Ad esempio
nel conclusivo Il ponte del diavolo, tra intense suggestioni anni 90, i battiti accessi e vibranti trovano
sfogo in uno lungo respiro crepuscolare, quasi psichedelico. attraverso questo dialogo tra sensazioni e
ambientazioni apparentemente divergenti che emerge lattenzione dei due alla costruzione armonica,
alla ricerca di melodie convincenti, alla capacit evocativa della musica, il sentimento e la tecnica infatti
non perdono mai di vista questo obiettivo. Il risultato un suono ricco, avvolgente, immediato pur nelle
sue stratificazioni e rimandi. Ultima menzione per il brano Il giorno delle altalene che d il titolo allEP, un
pezzo emotivamente intenso che fa sobbalzare il cuore richiamando atmosfere lontane nel passato, ma
senza nostalgie o didascaliche citazioni, pregio notevole di tutto il lavoro! [7/10] Vincenzo Pugliano

Not A Good Sign


FROM THE DISTANCE
AltrOck / Fading Records, 2015
Questo un bel disco, suonato da musicisti capaci, meticolosi,
competenti e scrupolosi; non di meno questo disco registrato bene,
da tecnici audio competenti e con buona strumentazione.
E inutile che ci prendiamo in giro, lhome recording ha sdoganato una
massa di proposte musicali e ha messo in circolazione nuove idee. Tutto
bellissimo, ma il prezzo pagato (dobbiamo ammetterlo) anche un
livellamento tra chi capace (al di la di studi e titoli) e chi si improvvisa.
Non sta a me sciogliere questo nodo, ma segnalo che inevitabilmente questo disco ha una qualit
diversa.
un disco progressive che attinge con sapienza dai maestri King Crimson, Yes, Marillion per arrivare a
assaporare sfumature tratte dai Dream Theather, Steve Wilson e Opeth, ha degli affascinanti incastri
ritmici, poliritmie e cambi di metro che si sostituiscono al contemporaneo abuso delloverdrive (o chi
per lui) delle chitarre, cosa che pu allargare il pubblico.
Infatti sono sicuro che anche i non appassionati del genere possano trovare fruibile questo disco;
lalternanza tra brani elaborati e brani apparentemente pi semplici equilibrata, la dolcezza delle
ballad (come Aru hi no yoru deshita) contrapposta alle tracce pi aggressive. In pi, il calibrato uso
di strumenti come vibraphone, glockenspiel, oboe, corno inglese, non fa altro che sottolineare la regia
competente degli arrangiamenti. Ovviamente non possiamo affermare che sia un disco rivoluzionario,
anzi, il disco seduto, nel senso che non eccede mai in estrosit sperimentali, piuttosto invece rimane
molto composto e ordinato, quasi congelato, ma non per incapacit, forse pi per un conservatorismo
dovuto al rispetto della tradizione progressive - rock.
[8/10] Manu Dante

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BF 37

-Ri ScoMAmo fare questo lavoro


quanto probabilmente vVoi il vostro.
Dimostratemelo.
Riparto con estrema diffidenza
da uno scomparto di 3 Cidd, scelti mediaMente, veloceMente.
Ho difficolt a scrivere questo numero, eventi distanti e circostanziali distraggono il mio intento.
Probabilmente sono solo annoiata e il materiale che scartabello allinterno dellenorme scatolone,
che la redazione mi dona da visionare, risulta un pot-pourri dal gusto ambiguo. Tutto sembra rigorosamente eguale, un clich vintage con ben poca poesia. E rivedo laccoppiata illustratore/cantautore, gli
involucri di plastica rigida non riciclabile, i fuori formati fuorch pensati e cos via.
come spremere un mapo senza succo (rif. alla copertina puramente non casuale).
Ma dov finita la magia? Dove sono finiti quei Cidd che esplodono Vitalit?
E mi chiedo come alla soglia del 2016 ancora non esistano (ai miei orizzonti) cidd sistema, che esprimano pi verit contemporaneamente. Qualcosa di scorporabile, spazi interlacciati con il tempo, con
la luce, lolfatto... Pacchetti dotati di pin digitali. Esperienzali, multilevel.

Verrebbe quasi la voglia di lanciarvi una sfida,


Etichette ed Artisti, noi siamo ascoltatori con orecchie transgender!
Anche perch il mio Cidd un termine ancora aperto... qualcosa da costruire insieme. Visiono anche
vecchie cassette, vinili, e/o nuovi formati da reinterpretare. Anche senza forma, ma che in qualche
modo giungano amMe, fisicamente, con una bandierina eSseOesSe di richiamo.

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38 BF

Notturno Americano
Difetti: cupo, poco leggibile anche
nei suoi testi ammorbiditi (bianchi o
neri?) e nelle info Cidd totalmente
assenti.
Pregi: cupo, ma perfettamente annodato al tema musicale, il libretto
sembra tridimensionarsi attraverso
la trama del sua grafica. Ottima resa
del roSso nel giallo incarnato e venato di verde.

Nei-shi
Difetti: da non infilare in una borsa, peggio se
femminile. Se vuoi esporlo, teme la luce e la
polvere. Se vuoi conservarlo sar difficile, un
fuori formato dilatato, una sorta di big cartoon
dove un viso annega in un rosSo cielo.
Pregi: la sua essenza metafisica lo rende adatto
ad un regalo, ottimo per cogliere lattimo. Leggero, ma profondo quanto basta, incarna il suo
essere nella mano e nel gommino salva cd.

Gli elefanti
Calvino
Difetti: la confezione realizzata con un foglio A4 ripiegato non assicura
resistenza. Lo apri con timore di non riuscire a richiuderlo, easygoing...
ci sono canali YouTube dedicati!
Pregi: ottima grafica, perfettamente calibrata alla piega. Redville fa
faville con la sua esplosiva B.B. (Benedetta Bartolucci). Non compratelo il Cidd, deliziatevi con il vinile.

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BF 39

lopinione
dellincompetente
I nostri corpi sono prigioni per le nostre anime. Il sangue e la pelle non sono che le sbarre del nostro
confino. Ma non dovete temere. La carne destinata a decomporsi. La morte trasforma tutto in
cenere e, cos facendo, libera lanima dal suo carceriere.
Dal film del 2006 The Fountain - Lalbero della vita
Ascoltare un disco di musica strumentale fa
leffetto di bere un caff amaro ad uno che
abituato a berlo con lo zucchero. Ti costringe
ad apprezzare il gusto vero della sostanza che
stai ingerendo. La voce come un dolcificante
che appiattisce il gusto, anestetizza le papille
gustative, fa perdere le sfumature.
Esistono o esistettero delle voci umane cos belle
da poter competere con uno strumento musicale
ben suonato? Mi viene in mente solo quella di Elvis
Presley.
Nella musica di oggigiorno la voce umana
la costosa spezia che insaporisce la pietanza.
Deve avere una sua connotazione particolare,
caratteristica. A volte rauca, a volte nasale, a
volte presa in prestito dallopera lirica. Spesso ha
un sapore forte, coprente, che rende le pietanze
perfettamente riconoscibili tra loro ma, proprio
per questo, fa s che
siano veramente
nuove ed originali
solo
alla
loro
origine, diventano
poi inevitabilmente
ripetitive, scontate,
commerciali.In
questo disco invece
la voce non c e i
musicisti amalgamano bene i loro strumenti in una
orchestra che un corpo unico e ben funzionante.
A riempire il palcoscenico non c per una voce
solista o una personalit riconosciuta per cui se ne
deve occupare lascoltatore facendo ricorso alla sua
fantasia ed immaginazione. Nel disco, nellordine
in cui vengono proposti i brani, troviamo: Scherzo
And Trio intrigante motivetto veloce a base di
pianoforte che fa pensare al sottofondo musicale
delle comiche anni 30; Lifeboat (Lovers Rock)
con iniziale sax strappacore e poi il violoncello col
quale si spicca il volo e si va ad ammirare il mondo
dallalto del cielo immenso, coinvolgente, tanto,

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Penguin Cafe Orchestra - Union Cafe


da rimanerci col fiato sospeso; Nothing Really
Blueche lentissimo, ipnotico, notturno; Cage
Dead e i suoi tristi violini; Vega dal lento vagare
di pianoforte accompagnato da un fiato che non
so riconoscere (forse un oboe) in una specie di
soundtrack da film damore di quelli con tanto
di finale tristerrimo e strappalacrime; Yodel
3 dov la fisarmonica ad eseguire, al posto
della voce umana, il tipico richiamo delle valli;
Organum in cui lo strumento dominante non
un organo lento e pomposo (da chiesa tanto per
capirci) ma dallincedere veloce e ritmato delle
cornamuse scozzesi; Another One From Porlock
moderno, quasi techno; Thorn Tree Wind dal
suono abissale, angosciante, come ci fossimo
persi nel vuoto siderale; Silver Star Of Bologna
con i suoi virtuosismi al piano senza altri intrusi;
ed ancora Discover America dove violini ed
archi in un adagio classico dipingono inizialmente
la bella America delle distese e delle praterie
per poi cambiare ritmo, tanto da farlo diventare
frenetico, come quello della vita nelle metropoli
(in sottofondo riconoscibile e nitido un richiamo
a When the Saints Go Marching In, celebre
gospel cantato da Luis Armstrong); Pythagoras
On The Line che un piccolo brano sperimentale
realizzato col suono di un telefono che squilla
libero e poco pi; Kora Kora dov ancora il
pianoforte a tiranneggiare; Lie Back And Think
Of England bellissimo pezzo di musica classica,
davvero bello, arioso e maestoso.
Qui avrebbero potuto terminarlo sto disco e
sarebbe stato perfetto. In coda troviamo invece
altri 2 brani che potevano risparmiarci. Non tanto
la malinconica Red Shorts quanto la sperimentale
ed insopportabile Passing Through con 5 minuti
5 riempiti dal suono (rumore) di una goccia che
cade... eccheccazz!).Per concludere, prendere ogni
tanto un caff amaro potrebbe farci bene!
Felice Vita!
Rubby

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CHI LHA VISTI?


Ovvero: Breve scheda di identit di gruppi inutili
scomparsi nel nulla e che (per ora) ci hanno risparmiato una reunion ancora pi inutile.
a cura di Mazzinga M.

SHAMPOO
Genere: Bubblegum Britpunkpop.
Nazionalit: Inglese.
Formazione: Jacqueline Jacqui Blake (voce); Caroline Carrie Askew (voce).
Discografia: We Are Shampoo (Lp, 1994); Shampoo Or Nothing (Lp, 1995); Girl Power (Lp, 1996);
Absolute Shampoo (Lp, 2000 disponibile solo via internet causa mancanza di un vero e proprio contratto
discografico). Ed un paio di greatest hits per il mercato nipponico.
Segni particolari: Sciampiste canterine.
Data e luogo della scomparsa: Fine 2000, da qualche parte nel World Wide Web.
Motivo per cui saranno (forse) ricordate: Il singolo Trouble. E una serie di altri brani prestati a dei
capolavori della cinematografia mondiale come ad esempio: Power Rangers; Barb Wire e Casper.
Motivo per cui dovrebbero essere dimenticate e mai pi riesumate: Lapparizione delle bambole
Bratz. Degne sostitute del duo con il vantaggio che i produttori (nella versione in gomma e plastica)
non sono mai riuscite a farle cantare.

ARCADE
Genere: Glam Metal.
Nazionalit: Statunitense.
Formazione: Stephen Pearcy (voce); Fred Coury (batteria sostituito da Ray Luzier nel 95); Frankie
Wilsex (chitarra - sostituito da Tony Marcus nel 94); Michael Andrews (basso) Donny Syracuse (chitarra).
Discografia: Arcade (Lp, 1993); A/2 (Lp, 1994); A/3: Live and Unreleased (Lp postumo di live e demo,
2000); A/4: Calm Before The Storm (Lp compilation, 2006).
Segni particolari: La A cerchiata. Usata ad minchiam.
Data e luogo della scomparsa: 1995, sulla Salerno/Reggio Calabria.
Motivo per cui saranno (forse) ricordati: Aver battezzato la maggior parte delle loro uscite discografiche
ispirandosi alle principali arterie stradali del Belpaese.
Motivo per cui dovrebbero essere dimenticati e mai pi riesumati: Perch ascoltarli in autoradio
durante i frequenti ingorghi del GRA non solo non di alcun conforto ma, se possibile, ti fa incazzare
ancora di piu. CCISS.

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