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Il quarto Vangelo
di Louis Bouyer
Traduzione di Noro Possenti Ghiglia
6.
de Chardin
de T eilbard de Chardin
1 2. HENRI DE LUBAC,
13.
via Andorno, 31
DIETRICH VON
1964
I ntroduzione
Non vi aleun libro ne! Nuovo Testamento che si distingua cos1 nettamente dagli altri, che presenti una fisionomia cosl particolare come il quarto Vange!o. Quando la si
legge dopo i primi tre, sembra appartenere a un altro monda,
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sta contemplazione ci assimili a Lui. Sembra essa stessa ispirata dalle cerimonie di certi misteri, in particolare dalla
epopsla quale l'ha descritta Apuleio nelle sue Metamorlosi.
L'iniziato, avvolto nella luce in cui la divinit si sarebbe
rivelata a lui, non vi appariva forse egli stesso de! tutto
siroile a Dio? E san Giovanni non ci insegna qualche cosa
di simile quando dice: Noi sappiamo che sarema simili a
Lui perch la vedremo quale Egli ?
Questo quanta alla fine de! secolo XIX veniva ammesso
come un assioma. Un tale Vangelo ral'presentava per que!l'epoca l'ellenizzazione pienamente compiuta del cristiane~
sima. Di conseguenza, per la quasi totalit degli esegeti, la
redaziane degli scri tti giovannei doveva esser pos ta assai
tardi ne! secoIo II; perci non venivano pi attribuiti n
a un apostolo, n a un discepolo della prima ' generazione.
Tuttavia, se questo rnetteva in evidenza taluni aspetti dei
quarto Vangelo) ne misconosceva altri non mena importantL
Anche i critici che vedevano ne! Vangelo di Giovanni
un Vangelo :610so.6.co, ellenizzato, avevano gi osservato in
CSSQ certi particolari singolarmente palestinesi:
ad esempio
a!cune precisazioni topografiche tante pi significative in
quanto date quasi incidentalmente (citiamone una sola: la
profondit inconsueta de! pozzo di Giacobbe fa sl che si
debba parlare pi propriamente di una sorgente e non di un
pozzo). La volont discreta, ma pur evidente, di correggere
la data della crocifissione che sembrava presul'posta da i
sinottici, documenta ugualmente un testimonio deIla prima
ora.
Si sarebbe forse continuato a trascurare questi particolati
senza un libro sorprendente dei Burney apparso ne! 1922 '.
Un esame filologieo attenta conduceva questo autore ad affermare che il Vange!o che si riteneva eUenizzato poteva forse
essere il solo, al contrario, a tradire al di sotta dell'attuale
testo greco un'origine aramaica.
Non si pu dire che la tesi de! Burney si sia imposta, per
quanta essa spieghi in modo meraviglioso agni specie di ano1
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fuori della cateche,i della Chiesa dei primi secoli. Il mirncalo che tutto questo formulato in modo tale che uno
spirito che conosca le speculazioni e i tentativi mistici
del~
l'ellenismo, leggendo il Vangelo di san Giovanni avr l'il11pressione di trovare la risposta ai suoi problemi.
Nulla dunque ci impedisce pi di credere che Giovanni
sia stato all'inizio un pescatore di Galilea. Nulla pi ci con
sente di pensare che egli sia mai venuto meno alla sua prima
formazione religiosaj sembra invece che in lui un'ampia
esperienza missionaria sia stata assimilata da un'intelligenza
linguaggio.
Un'obiezione pu essere sollevata a questo riguardo. Non
si suppone forse una specie di rafllnato artificio nella compo-
at~
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questo libro.
Nulla di pi simbolico, in un certo seoso, dell'ellenismo
platonizzante. Tutto, in questo mondo di materia, diventa
l'immagine delle realt immateria1ij ma i due mondi, quello
dello spirito e quello della materia, siccome sono scmpre paralleli, non si incontrano mai. L'idea stessa di un loro incon~
tro impensabile. L'uomo, che discerne negli esseri e nelle
cose di quaggi un riflesso celeste, non raggiunger le realt
superiori se non con l'evasione dalla realt infcriorc. Ci sup~
pane che egli fugga dal proprio corpo, considerata come una
prigione in cui l'anima trattenuta.
Nulla di simile per san Giovanni. Cio che egli ci annunzia che, nel Cristo, Dio venuta fino a noi, il Logos si
fatto carne. E questo non costituisce affatto un'aberrazione
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Se tu tto questo parla un linguaggio facilmente accessibile ail 'anima religiosa che era stata ridestata dalla pi pura
spiritualit ellenica, soprattutto il cristianesimo, ancor pi~
originale, ad annunziarlo. La storia divina, l'intervento d1vina nella storia umana, quanta il cristianesimo ha di pi
aiutare questa evoluzione in cui nessuna delle primitive certezze doveva essere rinnegata, ma invece tutto doveva essere
schiettamente giudaico.
Si deve dire di pi. Se il Vangelo di Giovanni, lungi da
spiritualizzare e dissalvere il fatta cristiana in una speculazione intemporale, la pane in piena valore, non pet nutrire
ragazzo, quasi un bambino? Ci spiegherebbe pure il pal'ticolare aetto con cui sembra che Ges e tutto il gl'UppO
degli apostoli circondino il discepolo prediletto, la facilit
SAN
GIOVANNI
rola che si fa Persona e si inserisce nella nostra storia portandovi un combattimento mortale e viviGcatore, sono certamente alla base dei due libri. Oggi ci appare evidente che
l'Apocalisse deve esser datata in un'epoca in cui Giovanni
si era da poco allontanato dalla sua terra palestinese, mentre
assume una parte di primo piano e cbe sembra essere tutt'uno con il prediletto ".
Una tradizione che stata accolta senza divergenze n
2 IV Vangelo
-,
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questa visione della storia appare pi chiara, poich egli comprese che se vi un casa in cui la verit diviene per cosi dire
abbagliante, questo la storia umana di Cristo. Poich la
Parola divina si fatta carne. il mondo, oscurato dalla eaduta.
ritrova in Ges il suo primitivo splendore.
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le verit per salvaguardare i fatti sarebbe condannarsi a raggiungerli impoveri ti fin dalla loro radice, sfigurati e irriconoscibili.
Abhiamo detto all'inizio che il Vangelo secondo san Giovanni produce nel lettore un'impressione diversa da quella dei
sinottici. Assai pi di es si pare avvicinarsi alla Grecia, con la
quale il giudaismo presentava un contrasto cosl netto. Abbiamo per sottolineato con quale prudenza bisogna avvalersi di
queste rassomiglianze, per non rischiare di hnire in palesi as-
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il parallelismo antitetico,
Cio che nato dalla carne carne,
cio che nato dallo spirito spirito .
(III , 6)
il ragionamento a fortiori,
Se non credete quando parlo delle cose tetrene,
come crederete quando vi parlera di cose celesti? .
(III, 12 )
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l'in6nita ricchezza della sua semplicit, deve spogliarsi, accettare la spoliazione es trema. Da cio deriva pure la scarsit dei
In fondo la ragione ultima di questo fascino cos1 caratteristico del quarto Vangelo, non deve forse essere ricercata
nell'unione cosl discreta e cOSI profonda dell'eterno e dell'umano, dell'umano pi completo? Effettivamente il simbolismo giovanneo ben lontano da quello degli alessandrini. Per
san Giovanni J'urnano non come uno sgabello respinto dal
piede di colui che egli ha sollevato fino al di vino, quando l'oggetto della ricerca stato raggiunto. L'evangelista dei Cristo-Dio ha parlato di Lui nella maniera pi umana. Persino i
personaggi secondari deI suo Vangelo sono descritti con dei
tratti che colpiscono, quasi commoventi: pensiamo a Marta e
Maria, 0 anche a Tommaso. In mezzo ad essi il Cristo che
noi ritroviamo quello che, 6.sicamente stanco, si siede a mez-
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Non si dovrebbe cercare nel Vangelo secondo san Giovanni un piano logico simile a quello che ci attendiamo di
trovare in un 'opera moderna. Il racconto e l'espressione del
pensiero vi mantengono sempre una scioltezza e una libert
ricche di ritorni imprevedibili, che si riflettono anche sulle
prime pagine come una luce rimandata dalle seguentL Tuttavia narrazione e pensiero maturano sotto i nos tri occhi.
Alcuni terni caratteristici si sviluppano organicamente e creano
in tal modo un disegno spolitaneo, che sarebbe difficile dire
fino
. a quaI punto sia stato previsto dall'autore stesso, ma che
s'lmpone a noi se risaliamo sino alla fonte le grandi correnti
del pensiero giovanneo.
Questo piano, questo vitale dlspiegarsi di una plenezza
iniziale visibilmente modellato sulla vita della Chiesa
~oich il quarto Vangelo, diversamente dal primi, non
tlvolge a degli increduli da convertire e neppure a dei neofitL
Non come i sinottici un testirnone della presa di contatto
del cristianesimo con delle moltitudini straniere. Quando esso
appare, il lievito ha gi cominciato a gonfiare la pasta. per
delle comunit che conoscono gi la Vira che ha per centro
e origine il Cristo, che quella Vita viene esposta quale- in Lui
apparve agli uomini. In questo modo si mantiene una relazione cos tante, discreta ma stretta, rra 10 sviluppo del racconto
giovanneo e quello della vita cristiana nella Chies a primitiva.
L'orizzonte deI racconto dominato da quelle nozioni
di V ita, di Luce, di Verit e di Gloria i cui nomi tornano
continuamente sotto la penna di san Giovanni. lnoltre non si
deve mai perdere di vista che le realt che esse rapptesentano,
pet Giovanni come per tutta la Chiesa antiea, diventano concrete e accessibili ai cristiani in quei grandi incontri di Dio
e dell'uorno, di Dio che giunge ad ogni uomo, che sono i
Saeramenti. Tutto il Vangelo sar dunque incomprensibile se
si
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IV Vengelo
=
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h~
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loro pienezza . Ne! corso dell'esposizione, per non appesantirla troppo, non abbiamo potuto giustificare, e 10 si comprender facilmente , le affermazioni esegetiche talvolra contestate sulle quali si fonda. Tale giustificazione si trover nelle
pagine seguenti, in un commentario particolareggiato in cui
riprenderemo riga per riga il Iibro che poco fa abbiamo percorso rapidamente.
Parte prima
I.
IL PROLOGO
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Il prologo
III ,
9 La Luce vera
che illumina agni uomo
stava per venire nel mondo.
10 Egli era nel monda,
e il monda per mezzo di Lui fu f~tto ,
e il mondo non la riconobbe.
11 venuto nella sua casa
e i suai non l'hanno accolto.
12 A quanti, pero, la hanno ricevuto,
ha dato il potere di diventar figli di Dio;
a quelli che credono nel suo nome .
13 Lui che non da sangue,
n da valere della carne,
n da valere d'uomo,
ma da Dio nato.
IV,
':;3
1. IL V ERBO
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Il pr%go
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louare contro l'antropomorfismo), pur conservanclo la certezza deH'intervento divino neUe cose del mondo.
Che il Verbo di cui parla Giovanni sia la Parola deU' An
tieo Testamento evidente dal fatto che egli (al v. 14) riavvi
cina analogamente la Gloria e la Dimora nel tempio: la
Schekinah che si manifesta e si nasconde neHa nube luminosa
(Cir. 1 Re, VIII, 101l).
Si deve pere esaminare un'altra nozione dell'Antico Testamento se si desidera penetrare il sense con cui san Giovanni
usa il termine Logos che noi traduciamo Verbo.
Questo termine Saggezza ), in ebraico hokma, vocabolo a cui il greco Logos corrisponde a!trettanto bene come
a davar, Parola, poich significa esattamente il pensiero
formulato nella sua espressione.
La Saggezza appare ancora pi personale della Pa
rola . Il passo pi caratteristico il c. VIII dei Proverbi ,
unD dei libri che rappresentano il meglio delle tendenze spe
culative dei giudaismo posteriore aU'esilio:
Jahv mi form fin dall'inizio dei suo potere,
prima deUe sue opere, fin d'aUora.
Dall'eternit fui stabilita;
dalle origini, dai primordi della terra.
Non c'erana ancora abissi: io fui concepita;
n c'erana sorgenti rigurgitanti d'acqua.
Prima che i monti avessero fondamenta ,
prima deUe colline io ero nata;
quanclo non aveva ancora fatto n terra n campagne
n i primi elementi della polvere dei mondo.
Quando Egli fissava i cieli, io ero l;
quando colloc una volta sulla faccia deU'abisso;
quando condense le nubi in alto,
quando regol le sorgenti degli abissi;
quando fiss al mare il suo limite
perch le acque non ne oltrepassassera le spiagge;
quando consolid le fondamenta della terra,
io stavo accanto a Lui come architetto,
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Il pr%go
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figlio di Sirac):
Sono uscita dalla bocca dell' Altissimo
e come vapore ho coperto interamente la terra.
Ho posto la mia tenda in alto,
il mio trono sopra una colonna di nube.
Ho fatto da sola il giro dei cielo
e ho percorso le profondit dell'abisso,
i flutti del mare e agni terra;
sono stata la prima di agni popolo 0 gente.
Tra tutti costaro ho cercato dove sostare
e nell'eredit di chi fissare il mio soggiomo.
Allora il Crea tore di tutte le cose mi fece un comando
Colui che mi aveva creato fece sostare la mia tenda,
dicendomi: "Metti la tua tenda sotta Giacobbe;
tua porzione sia Israe1e JJ.
Mi ha creata, prima dei tempo, /in da principio,
e non verr mena eternamente.
Nella tenda santa, innanzi a Lui, ho servito;
cos1 mi sono fis sa ta in Sion
(Ecclesiaste XXIV, 3 e ss.).
Si notino soprattutto le prime parole: Sono uscita dalla
bocca dell'Altissimo che introducono alla nozione dei Verbo
che unisce Parola e Saggezza 3; ma anche attraverso tutto il
tradurre il testo dei Proverbi (VIII, 22), quantunque il testo ebraico che noi
possediarno usi nell'ultimo caso il termine pi generale di c formare . Tutto
db che si pub dire che Dei due testi difficile sapere sc la Saggezza una
creatura a se in Dio, al di sopra di lutte le creature. In ogni modo essa
implica e realizza una relazione molto intima con Dio e la sua opera.
4 Cfr. Ebrei l, 3.
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Il pr%go
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IV Vangelo
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Il prologo
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2. LA VITA
.,
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La Vila scorrer grandiosamente attraverso tutto il Vangelo. DaI c. III al c. IV sar al centro di tutti i pensieri, il
punto di convergenza di tutte le parole e di tutti gli atti.
Nell'intero libro il nome s'incontra almeno cinquantadue
volte' .
La Vi ta non la nozione vaga e scolarita trasmessacl dal
ramanticisma, diventata cos1 camune da presentarsi sponta~
neamente al nostro spirito allorch leggiamo questo termine
nel Vangelo. La Vita che san Giovanni ci fa conoscere
tutto il contrario di un'effervescenza in cui l'essere si esau~
risce.
11 pro/aga
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divina che si rivela agli uomini vi passa come un fiurne che non
soItanto scorre, ma si riflette in ogni essere, dove aora in una
nuova sorgente. Non dice forse il Signore a quelli che riceveranno la Vita che dal loro sena sgorgheranno delle sorgenti
d'acqua viva?
Giovanni ha scritto molto bene la parola definitiva : Dio
amore . Dio Pamote sussistente, ed in questo amore che
la Vita si realizza, in questo arnore il cui slancio non conosce
llmiti e tuttavia soddisfa se stesso, poich, al contrario dei
nostri amori umani, non la conseguenza di un'indigenza ma
d'una sovrabbondanza.
'
Noi, amando i fratelli, sappiamo d'essere passati dalla
morte alla Vita. , dice san Giovanni nella 1 Epistola (III,
14 e 16), Chi non ama dimora nella morte ... Ecco ara da
che co~a abbiam? conosciuto l'amore: dal fatto che Egli offrl
per . nOI la sua vlta. Anche noi quindi dobbiamo per i fratelli
affrue le nastre vite .
Abbiamo gi detto come i Greci si mostrassero dillidenti
dinanzi ad agni idea di infinito: per san Giovanni l'infinit
dei Dio biblico si rivela infinit d'amore.
'
Ecco. perch .Ia Vita divina pua riunire due aspetti che
s:mbra lmposslblle accostare: la verginit, l'integrit unica
~1 un possesso scanfinata ed eterno, e il dono che non tra t~
tlene ~u.ua, c.he non conserva nulla. l due aspetti, che sono
oppo,st! ln ~01 perch imperfetti, in Dio si congiungono; cio si
vedra meglio nelle pagine seguenti.
3. LA
LUCE
Il pro/aga
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II prologo
Il salmista
l'a~va
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a!trettanto precisa, ma usa solo alcune volte il simbolismo luminoso, proprio nei testi pi vicini a san Giovanni; cos1 scrive
agli Efesini: Camminate come figli della Luce (V, 8) ".
Giovalmi nella sua 1 Epis/ola, che insieme un chiarimento e una sintesi dell'insegnamento su queste due nozioni
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Il pro/aga
al Cristo.
San Paolo nell. 2 Epistola ai Corinti, partendo dall'esperienz. di Mos introdotto nella nuvola da dove scorge il
volto luminoso di Dio, fa esplicitamente la trasposizione: E
noi tutti che, a viso scoperto, rispecchiamo la Gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine (2 Epi-
della salvezz. alla stesso modo in cui san Giovanni l'ha compreso: in Dio, essenza della Vita l'amore, e la Luce
l'irraggiamento dell'amore; a noi la visione della Luce data
Vediamo non pi soltanto l'essenziale diversit ma l'antagonismo assoluto tra queste due vite: quella che ' cupidigia
e quella che amore. Tutto il Vangelo descriver il loro connitto.
L'aoristo greco che traduciamo col passato remoto ci avverte che siamo discesi, con la seconda strofa, dal piano sovra-
temporale a quello storico. Abbi.mo contemplato il Verbo accanto al Padre. Ora sulla terra incontriamo un uama ma un
uomo mandata da Dio.
J
llltroduce nel pralogo, dimostra il ruolo notevole che gli attribuisce, d'accorda in cio con la pi antiea tradizione cristiana.
1 3.
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meno palese
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La Luce vera
che illumina ogni uomo
stava per vcnire nel mondo.
Il
pr%go
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-,
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San Giovanni acconsente a questa dottrina . Lungi dal condannare i Iumi naturali dell'intelligenza umana, le riconosce
l'origine dall'alto che gli antichi le avevano attribuito e precisa
che la luce che risplende nel verbo umano procede direttamente dal Verbo divino ne! senso assoluto in cui egli la considera.
Si noti coli quale decisione l'atteggiamento della scrittore
sacro condanni quello di alcuni pensatori staccati si dal cristianesimo, che hanno voluto opporre radicl~ente l' due luci:
quella della rivelazione e quella della ragione.
Tanta profonda l'opposizione tra la vita dei monda e la
Vita divina, tanto stretto il legame rra la luce che illumina
agni uomo e la Luce dei Verbo. Dio non ha mai lasciato
l'uomo senza la sua Luce : essa abita in lui per guida rio attraverso il disordine della vita corrotta. Egli non decaduto, n
completamente malvagio grazie a quella Luce che non potrebbe
mai perdere ' completamente; d'altra parte il male assoluto
una contraddizione poich il male accostandosi all'assoluto
semplicemente si annullerebbe.
Si deve allora pensare che il perdurare della luce nell'uomo
fin nelle tenebre pi profonde renda vana l'opera di Dio per la
nostra salvezza? In nessun modo; immaginarsi che possa essere
cos1 frutto di una grande confusione. San Giovanni la chiatisce in una frase:
La Luce vern che illumina agni uomo STAVA PER VENIRE nel manda.
Il prologo
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E aggiunge:
Egli 1 Gera nel manda
e il manda per mezzo di Lui fu fana,
e il manda non 10 ricanobbe.
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Il
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da sangue,
della .:arne,
d'uorno,
nato,
4.
LA DI MORA E LA GLORIA
pr%go
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Il prologa
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usando il verbo greco pi concreto, quello che indica unicamente la visione fisica. Ci non vuol dire per che l 'Incarna~
zione dia ad agni uomo la Gloria divina : l'uomo diviene
capace di vedere Dio, ma unicamente pel' mezzo della fede
che Dio solo puo porre in lui. Tutto il passa deve e,,~re letto
10 dipendenza immediata dal precedente:
A quanti pero 10 hanna ricevuto,
ha data il patere di diventar Iigli di Dio,
a quelli che credano nel sua nome.
Il prologo
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Nei dialoghi con i suai dopa la Cena, parlando loro apertamente della sua morte, il Signore parler apertamente della
sua Gloria . La preghiera sacerdotale sar come l'effusione di
quella Gloria che fiorir, dopa aver trionfato sulle tenebre,
il mattino di Pasqua:
Luce gioiosa della santa Gloria
dei Padre immortale: 0 Ges Cristo,
giunto il tramonto dei sole,
contemplando la luce della sera,
noi cantiamo il Padre e il Figlio
e la Spirito Santo di Dio:
tu sei degno in tutti i tempi
di essere cantato da vod sante,
Figlio di Dio che doni la Vita,
pel' questo il monda ti glorifica .
Noi non vediamo ancora nella sua pienezza la Luce della
Gloria divina, pet quanta la sua pienezza d sia gi stata data.
Essa appare come una luce vespertina, perch, anche se
gi presente, le ombre de! monda non sono ancora dileguate.
La fede fatta proprio dell'unione di ombre e di luce, ma pel'
mezzo sua andiamo dalle ombre verso la Luce, cio dalle
immagini alla Verit.
5. LA GRAZIA E LA VERIT
Gloria che come unigenito ha dal Padre,
pieno di Grazia e di Verit.
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Il prologo
La Verit dei quarto Vange!o oppone ci cbe in pienezza, Dio, a tutto cio che non la : la cteatura.
Dire che il Piglio la Verit, significa dire che Egli non
un dono creato, ma il dona di Dio, nel senso piena gi sottalineato. Di qui il legame tra la Grazia e la Verit. Questo
la Grazia: Dio si cbinato sul nulla della creatura pel' rivelarle, donandogliela, la Verit stessa deI suo essere increato.
Alla fine de! prologo, cosl denso, giunge la conclusione,
pi riposante, cbe riprende la testimonianza di Giovanni Battista e ne esprime il contenuto:
Giovanni gli d testimonianza e grida cos!':
Questi Colui di cui dicevo:
Quegli che viene dope di me
mi ha sopravanzato,
perch era prima di me.
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Le testimonianze e i seglli" 73
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II.
LE TESTIMONIANZE E l SEGNI
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Le testimonianze e
segni
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Le testimoni011t.e e i segl1i
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Casl quanda Jahv passer ... vedenda il sangue sul frontone e sui due stipiti, Jahv salter tale porta e non permetter che 10 sterminatore en tri nelle vostre case per colpire
(Esodo XII, 23) .
Sala il cnstlanesima daveva unificare le due idee, riferendale entrambe a Ges. Il testa di san Giavanni 10 indica
attraverso il verbo greco usato che, secondo un procedimento
frequente nel quarta Vangelo, suscettibile di due significati
che non si devono mai separate: insieme portare e togliere 2 .
passibile pertanta che la prospettiva del Messi. che
muore, scandalosa pet i giudei, non sia stata completamente
capita dal Battist . Egli dunque avrebbe campreso soltanta
l'agnella di Isaia. Il termine aramaico da lui usato 3 presenta
perb la medesima ambiguit dei termine greca dei nastro testa.
La seconda delle frasi di Giavanni che abbiamo rilevata,
2
AirO.
Nahal.
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Le lestimonianze e i segni
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poli di Giovanni digiunano (Marco II, 18) . Il quarto Vangelo il solo per a dirci che fu precisamente in questo
gruppo che Ges trov i suoi primi discepoli. In seguito alla
ripetuta aftermazione di Giovanni: Ecco l'agnello di Dio ,
Le testimonianze e i segni
che, dal principio Jino alla fine, avvirice tutti coloro che vengono a incontrare il Signore.
vanni, ma in GaliIea).
43 L'i ndomani, GeSLJ decise di partire pel' la Galilea.
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Dopo la testimonianza dei discepoli dei Battista, passiamo a quella dei primi discepoli chiamati da Ges al di fuori di
questa cerchia (non siamo pi in Giudea dove stava Gio-
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Incontl'o Filippo
e gli disse:
( Scguimi .
Filippo era di Bethsaida, citt di Andrea e Pietro.
Filippo incontro Natanaele e gli disse:
Celui di cui scrissero Mos nelln legge e i profeti,
l'abbiamo tl'ovato:
Ges, figlio di G iuseppe, da Nazareth .
Gli disse Natanae1e:
Pua venire qualcosa di buono da Nazareth? .
GH disse Filippo:
Vieni e vcdi .
Ges vide venire a s Natanaele
c disse di lui:
Ecco davvero un I sraelita in cui non c' finzione .
IV Vengelo
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tu sei il re d'Israele!
50 GU rispose Ges:
Perch li ho detto: "Ti ho vista sotto il fico".
tu crccli?
Vedrai cose pi grandi di queste !
51 E gli disse:
In verit, in verit vi dico: vedrete il cielo aperto
e gli angeli di Dio salire e sccodere sul Figlio deU'uomo ".
Le testmoniam:e e
segni
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8 Questo termine non appare che nel quarto Vangelo al c. III , 13 e 14;
c. V, 27; c. XII , 23 e c. XIII , 31. Alludcndo al personaggio apocalittico descritlo
ncl c. VII di Daniele (e i cui tratti sono ripresi pel' esscrc applicati al risuscitalo
nel c. 1 dell'Apocalisse giovannea), qucslo litolo dovcva evocarc il carattcre
soprannaturale ed escatologico (riferendosi aile cose della fine dei tempi) c he
innalza l'umanil di Gcs al di sopra della nostra .
!I Notare che il quarto Vangelo il solo che parla di Filippo con qualche
particolarc: cfr. VI, 5-7; XII, 21-22; XIV, 8-9. Notare ancora che anche di qui
che sappiamo quai la citt dei duc apostoli.
84
Le testimonanze e
il re d'Israele .
segni
8.5
3. IL SEGNO DI CANA
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Le
leslnonal1le
e i
segl1i
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geli. significativo che san Giovanni, che non riferisce le circostanze relative alla nascita di Ges, abbia tuttavia fatto
apparire Maria alJ'jnizio dei suo ministero. Come gi stata
la porta attraverso la quale il Figlio di Dio passato dal cielo
alla terra, eUa 10 introduce ora presso gli uomini. Il suo
ruolo sempre queUo di dare aUa salvezza l'occasione di
attuarsi.
Come Maria ha presentato gli uomi.ni al Cristo, esprimendo con la sua prima frase la totale disponibilit con cui
essi devono presentarsi a Lui, cosl presenta il Cristo agli
blime discorso del Cristo dopo la Cena, sar l'aperta rivelazione dell'unione inseparabile delle sue sofferenze e della sua
gloria, pienamente manifesta ta dalla morte e resurrezione, ma
gi oscuramente annunziata dal sua primo segno.
lS Cfr. l'atteggiamento dei tutto analogo deI Battisla allorch ncga d'esscre
0 il Profcta e si dichiara tuttavia il Precursore.
16 Cfr. VII, 30; VIII, 23; XIII, 1; XVII, 1.
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4. IL
Le lestimollianze e i segnj
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Si.mo ora in gr.do di vedere 1. s.piente disposizione dell'ntroduzione al Vangelo, costituita dalle testimonianze e
dai segni.
n B.ttista e i primi diseepoli h.nno .fferm~to che Ges
il Messia. Egli stesso allora precis. 1. vera natura della sua
missione attraverso alla sua stessa opera messianica, incom
prensibile pel' i giudei, cio con la morte e resurrezione. A
Cana insiste sulla prima (il vina imm.gine dei s.ngue sparso),
Le testim011anze e
segni
91
21.
La V la: il Ballesimo
III.
LA VITA: IL BATTESIMO
6
7
B
1. NrcoDEMo
III,
10
11
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94
La Vita: il Battesimo
totale franchezza .
10izia con reticenza:
prima frase, ben lontana dalla conclusione che sembra formulare, implica una domanda che non puo precis are. Prima di
tutto: Dio con Ges; si pub dunque considerarlo come uno
di quei dottori che rappresentavano la pi alta autorit religiosa. Basta pero pronunciare questo titolo per sentire come
non si confaccla aIle azioni di Ges, e anche soltanto aIle sue
parole.
Nicodemo ammette che Ges sia un dottore per rlassumere in questa parala tutto quello che non puo dire: senza
C~e Dio sia CO~ Ges, se viene inteso in senso vago, insuffiC1e~te ad es~rtmere la realt nascosta di tutta la sua opera,
realta che NIcodemo ha prudentemente lasciato nell'indefini~o : i s~gni che tu fai , ma che Ges, con termini propri
chlama: ri Regno di Dio .
La risposta di Ges rivolta tanto alla situazione in cui
si trova Nicodemo, come alla frase che questi ha detto di
Lui. Il riconoscimento dell'origine soprannaturale di Ges
implicito in cib che questi dice esplicitamente; ma cio che afferma come primo punto, il motivo dell'incredulit di
fatto rivelata dal\'attestazione in apparenza' positiva di Nieodemo: Nlcodemo giudica umanamente di cio che non accessibile che alla vista dell'uomo che nato di nuovo, che nato
dall'alto.
Nicodemo si lascia trasportare docilmente su questo
nuovo terreno. Si direbbe che l'esser stato penetrato da Ges
gh abbla dato fiducia: anzi, c' pi fiducia nella franca obiezione
da lui formula ta, che nell'apparente acquiescenza delle prime
parole.
Si .arena di fronte aIl'idea di rinascere: non puo concepire
una vIta realmente al di sopra della natura umana. Gli sembra incomprensibile che questa debba rinunclare a se stessa
per ricominciare ad essere senza fondarsi pi su eio che era
prima. Se nell'uomo dev'essere operato un assoluto rinnovamento, non siamo forse spinti all 'assurdo?
Ges scarta l'assurdit supposta, e precisa di quale naseita si tratti: una naselta non meno conereta , ma ruversa
da quella a cui pensa Nicodemo. Nicodemo si fermava di
fronte al nascere di nuovo ~>, Ges sottolinea il nascere
dall'alto come sua unica spiegazione.
La nascita da acqua e Spirito di cu i parla, evidentemen~e il ~attesimo . Non un battesimo qualunque, ma quello
che dIetl'O ri segno visibile contiene, se cosl si pub dire la
realt invisibile: 10 Spirito 3; e Ges mostrer il contr~sto
tra cio che PU? la ?pirito e cio che puo Ja carne 4. (cio sempre,
nel vocabolano glovanneo, Ja natura umana considerata in
ID
95
96
La Vi/a: il Ba/lesimo
Di qui la risposta quasi amara di Ges : poco prima Nicodemo l'aveva chiamato dottore, ma dei due interlocutori
proprio lui, Nicodemo, ad avere uflicialmente diritto a
questo titolo; ota ecco che il dottore d'Israele si rivela
In greco
10
10
spirito.
97
SI
POlche DlO ... , perche tutto cio che segue presuppone che
7 IV Vongero
98
La Vi/a: il Batlesimo
costante unione della croce e della glorificazione, cosi caratteristica del quarto Vangelo. Per Nicodemo essa presentava
crudamente cib ch'egli allora non avrebbe in a\cun modo potuta sopportare : l'idea deI Messia sofferente; ma, come per i
discepoli la frase sul tempio, cosi questa sul serpente di
bronzo sarebbe stata per lui carica di significato solo dopo
gli avvenimenti del venerdi santo e della Pasqua.
In seguito Nicodemo sembra scomparire. Non si parla
pi di lui dal momento in cui l'evangelista ha trovato nel
racconto il modo d'inserire una verit superiore che assorbe
ben presto tutta la sua attenzione.
Ci che abbiamo presentato come una glossa di san Giovanni 10izia con il tanto citato versetto in cui stata vista, e
con ragione, una sintesi della teologia giovannea forse pi
99
8.
ancor~
100
Il
La Vila: il Battesimo
101
Ges viene dal cielo e perci non pu esser messo sullo stesso
piano: il solo che non parli di case divine per sentito dire'
Egli le ha viste e udite , come noi vediamo e udiam~
le case di questo mondo.
San Giovanni riprende i termini dei prologo per mettere
in evidenza l'incredulit suscitata dall'e1evatezza dei messaggio di Ges: Nessuno accetta la sua testimonianza .
Non c' contraddizione tra questo e quanto segue: Chi accetta la sua testimonianza , poich, vedremo tra poco, nello
stato attuale dell'uomo l'incredulit divenuta naturale:
neSSUJl uomo pu, con le proprie forze, 3rrivare alla fede; se
questa nasee in lui pel' grazia di Dio.
La frase: Chi accetta la sua testimonianza certiBca che
Dio verace , si comprende meglio se si tiene presente il
senso tutto speciale della parola Verit in san Giovanni: il
latto che Dio si rivela a noi COli il dono reale di se stesso.
La prima riga dei versetto seguente 10 spiega: Colui che
Dio ha "mandato" pronuncia le stesse parole di Dio . La
seconda frase dello stesso versetto non deve essere intesa come
una spiegazione della prima, ma come un'aggiunta: Ges
manifesta la verit sia perch pronuncia le parole di Dio, sia
perch dona la Spirito in pienezza. La Verit di Dio trova
allora la sua definizione perfetta in queste parole: Il Padre
ama il Figlio e gli ha data tutto in mano .
Dopa di che, il richiamo alla nozione dei giudizio, che
stata svilppata nel commenta aile parole di Nicodemo, giung~
come la conclusione naturale di tutto il capitolo .
3.
LA
SAMARIT ANA
102
l :l
Mezzogiorno.
La Vila: il Battesimo
103
104
larit stessa della sua vita, dai pregiudizi propri dei suo ambiente, e loquace come la maggior parte degli esseri un po'
superficiali. Diciamo un po' , poich vi in lei una certa
La Vita: il Battesimo
10.5
colta ed a cui si rivolge, senza lasciarsi scoraggiare dalla futilit in cui molto facilmente es sa si perde.
Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me che
sono una donna samaritana? . Seconda la s~a abitudine, Ges
non risponde alla domanda frivola e pone subito la conversazione sul piano da Lui scelta: Se tu canoscessi il dono
di Dio e chi chi ti dice: "Dammi da bere Il, l'avresti pre-
mersi a quel pres agio che ha colto nella donna, meglio di lei
stessa: Chiunque beve quest'acqua avr sete ancora; ma chi
beve l'acqua che io gli daro non avr sete in eterna: l'acqua
106
La Vito: il Battesimo
107
dopo, un altro indice di quanto sia stata colpita profondamente: tutta la sua povera religiosit, senza dubbio ben
lontana da lei solamente alcuni istanti prima, che ora le
ritorna e che presenta a Ges nell'omaggio maldestro, ma
sincero,
005tri
oa
lei, la trattiene pero sulla soglia dell'interrogazione. l ,amaritani erano arrlvati, almeno nel popola, a fare della rivaIit dei santuari quasi tutta l'essenza dei loro sdsma. Stupita
di vedere un profeta in uno dei giudei detestati, perfettamente naturale che la Samaritana desideri porre quella domanda che non poteva venide aile labbra. C' gi un dubbio
in lei, forse preparato da quel distacco dai pregiudizi e dalle
eredenze positive della Samaria al quale la sua vita scand.10sa non doveva essere estranea. Ges non dichiara in nessun modo che la cosa sia indiiferente: qualche istante dopo,
alfermer che i giudei sono i veri eredi delle promesse, ma,
ascoltando la donna, pensa che quelli che possedevano la
prensione come coloro che avevano perduto quella stes sa religiane. Di qui la predizione: Credimi, donna, viene l'ota in
liste .
Ges non si lascia ingannare. Nel momento in cui la
3VUtO
infatti dnque mariti e quello che hai adesso non tuo marito; in questo hai detto la verit .
Si puo pensare che almeno alcuni dei dnque predecessori
non fossero neppure mariti della donna. Ges non ne parla,
ma la battuta finale: In questo hai detto la verit >', che
sottintende che la sua ammissione non che una parte della
verit, basta per sconcertarla completamente. Di colpo, la frivola e peceatrice Samaritana si pone sul piano dell' israelita
in cui non c' finzione : Signare, veda che sei un profeta .
Ora crede sinceramente, non si tratta pi d'uoa derisoria adesione verbale.
Certo, la sua fede imperfetta, e molto, ma ugualmente fede. Cio che vi di puerile nel quesito posto subito
108
La Vila: il Battesimo
109
dendo pel' spirito una parte superiore dell'uomo, artificiosamente astratta dall'insieme concreto del sua essere, non
si faceva che introdurre in lui una divisione contra natura: si
La frase che segue stata forse la pi distorta dei Vangela, al punto da farle cantraddire il sua pi profonda significata . L'usa indiscriminata della formula in Spirito e Verita senza dubbio uno dei pi gravi abusi che siano stati
fatti alla Scrittura. Il vacabala italiano spirito pub corrispondere a tre termini greci: psych , nos , pneu ma .
Il Nuovo Testamento usa i primi due rispettivamente nel
senso di vita fisica e intelligenza ; l'ultimo design a sia
la terza persona della Trinit divina considerata in se stessa,
sia la sua presenza e i suai effetti nell'uomo rigenerato. Il
senso nel quale s'in tende generalmente la parola spirito
nel brano che stiamo stlldiando, corrisponderebbe all'aceezione psych propria dei platonismo e ignorata dal Nuovo
Testamento: tma parte dell'uama, superiare e appasta alla
mate ria. Tuttavia il termine greco pneuma che si trova nel
nostro testa, non indica mai nel Nuovo Testamento (e raramente altrove) la spirito inteso in tal modo. La nozione
stes sa di un'opposizione tra materia) e spirito) e l'idea
che cio che vi di veramente umano nell'uomo questo fantomatico spirito , sono caratteristiche di un punta di vista
estraneo, anzi molto contrario alla visione cristiana. Uno
15 Cfr. Matt eo V, l7.
limitati, ma non mai puri: il culto dello Spirito che intereede di persona pel' noi (secondo l'espressione di san Paolo
qui VIClnlSSlmo alle formule di san Giovanni),
110
La Vita: il Battesimo
111
Ne! momento in cui Ges pronuneia le ultime parole, tornano i discepo li . Pare che l'evangelista abbia voluto mostrarci in loro quella stessa visione delle cose che era nella
donna: visione troppo umana che, in essi come in lei, rostacolo pi sottile, ma anche pi difficile da vin cere, che si oppone alla Luce. Come la Samaritana, vedendo che Ges le l'volgeva la parola, non aveva pensato che al pregiudizio che
separava i giudei clai samaritani, cosl ai discepoli non viene in
mente che il pregiudizio che allontanava i rabbini dalle donne.
Eppure la familiarit stessa che hanno con Ges e che fa
sl che 10 conoscano gi per quanto imperfettamente, li trattiene dall'interrogarlo.
Hanna da poco consumato il loro pasto e invitano seoza
malizia Ges ad imitarli; ma Egli pensa che essi sono come la
donna, della stessa razza incredula , immersa neUe cose del
monda, che candiclamente ignora il resto, e ricorda 10ro, semplicemente, questo resta: la ho da mangiare un cibo che vol
non conoscete . Avviene allora il medesimo equivoco avvcnuta con la donna. Essa gli aveva detto, quand 'Egli aveva
parlato dell'aequa viva: Tu non hai nul1a per attingere e il
pozzo profondo, dove, dunque, prendi l'acqua vivo? .
Quando parla loro di questo cibo misterioso, gli apostoli si
chiedono: Che non gli abbia qualcuno portato da mangiare? . Egli risponde loto: Il mio cibo fare la volont di
Colui che mi ha mandata e portare a compimento la sua
opera .
La volont dei Padre la salvezza degli uomini, di cui i
discepoli stanna per avere come un presagio neUa conversione
di alcuni samaritani. Non dite voi: H Quattro mesi aocora
e poi viene la mietitura? ". Ebbene, io vi dico: leva te gli
ocehi e contemplate i campi: gi bianeheggiano pronti per la
mietitura .
Ges parla qui innanzi tutto dei campi che si distendono
davanti a Lui: siamo in gennaio, la mietitura si avvicina, ma
112
La Vila: il Battesimo
113
de! monda .
siama lasciati
abbiamo pi
fede, tiene il
Abbiama detto che questa segna come un sigilla appasto all'incontro con la Samaritana: vi vediamo Ges padrane
della Vita seconda la sua parala.
Sattalineiamo saltanta a!cuni particolari dei racconta cosl
sabria. Dopa la severa rispasta di Ges, la frase dei dignitaria
reale: Signore, scendi prima che il mio bambino muoia ,
mirabile per la richiesta che esprime e per la sua discrezione,
come pi d'una di queUe brevi preghiere che san Giovanni ci
ri ferisce 21 .
Ges ha appena biasimata la fede che esige dei miracali
per credere dopa: il dignitario reale non osa dire che non
19 Si tratta d'un ufficiale di Erode, tetrarca di Galilca, che veniva corrcntcmente chiamato re _, anche se non era il suo Icgittimo titolo.
20 Cafarnao si trova sulla riva dei lago, Cana in alto.
21 Cfr. XI, 3: "Signorc, "edi, colui che tu ami malato _.
8 IV Vengelo
114
La V ita: il Battesimo
4. IL
PARALlTICO Dl BETHESDA
V 1 Dopa di db ricorreva una festa dei giudei, e Ges sail a Gerusalem'me. 2 Ora, a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, c' un.a
piscina, chiamata in ebraico Bethesda 22 che ha c!nque ~o.rt.ici. 3 In.qucstl,
giaceva una moltitudine di infermi, ciechi, ZOppl, parah,t1cl. 4 (E.ssi attendevano che l'acqua si muovesse, poich un angelo ogm tanto discendeva
nella piscina e agitava l'acqua; perci chi vi entrava tx:r primo, dopo che
l'acqua era sta ta agitata, era guarito dalla sua malatua, qualunque essa
fosse), 5 Cera l un uomo, ammalato da trentotto anoi. 6 Ges, ved~n~o10
disteso e sapendo che gi da molto tempo era in quello s~ato, glt dIce:
Vuoi guarire? ~), 7 Gli rispose l'infermo: Signore, non ho nessuno
che, quando l'acqua agitata, mi cali nclla piscina; e cos~, mentr~ ,vado,
un altro scende prima di me . 8 GU dice Ges: Levau.' prendl. JI , t~o
giadglio e cammina . 9 All'istante, quello guad, prese Il suo g!a~gl1~
e camminava. Quel giorno pero era un saba ra. 10 Dlcevano, pefCI, 1
giudei al guarito: ! sahato, e non ti Iecito. portar via il gia~i~lio,
Ma quegli rispose loro: Chi. mi ha guarito, ml ha. ~ett,o: Prendl il. tua
giaciglio e cammina , 12 Glt domandar~no: Chi e 1uo~o che 11 ~a
detto: Prendi e cammina? , 13 E il guanto non sapeva chi fosse; Gesu,
infatti, era scomparso perch l c'era folla., 14 ~opo di do, Ges .:0
incontr nel tempio e gli disse: Ecca, sel guanta; non ~ecc~re. plU:
affinch non ti succeda di peggio . 15 L'uomo se ne and a dire al glUdel
che era Ges che l'aveva guarito. 16 E percio i giudei perseguitavana
Ges, perch faceva queste cose di sabata 23,
115
tema battesimale della Vita, espressa nel sua scaturire originale con l'immagine delle acque.
Il richiamo sulla strana credenza secondo la quale chi
s'immergeva nella piscina delle Pecore, a Bethesda, era guarito
da ogni male, certamente, nel contesto, una trasparente allusione al battesimo primitivo in cui il neofita scendeva nella
piscina sacra per risalirne rinato.
L'impossibilit in cui si trovava il paralitico a ricevere
la Vita nno a che Ges non fosse venuto, sottolinea una volta
di pi, dopa il: Non hanno pi vina di Cana e il Tu non
hai nulla pel' attingere e il pozzo profondo di Sichar, l'impotenza di cio che san Giovanni chiama la carne , cio
l'umanit lasciata alle sue sole forze, /lnch il Cristo non si
chinato su di lei pet farIa rinascete, per sostituire il battesimo d'acqua con il battesimo d'acqua e di Spirito .
Nella guarigione deI /lglio dei dignitario reale, la richiesta
era partita dall'uomo. Qui al contrario Ges che domanda:
Vuoi guarire? . Il racconto precedente insisteva sull'angoscia dell'uomo, che chiama, ma non sa altro cbe domandare'
questo pone in rilievo l'iniziativa di Dio che provoca inten~
zionalmente la richiesta che vuole soddisfare e che l'uomo
disperato non osa neppur pi formulare,
Il modo con cui Ges opera la guarigione altamente
rivelatore di come san Giovanni intenda la fede. Ges dice:
Levati, prendi il tuo giaciglio e cammina e l'uomo obbedisce. Gli altri evangeIisti hanna tutti . dei tratti come questo,
ma san Giovanni vi insiste particolarmente. Per lui la fede 24,
lungi dall'escludere l'azione dell'uomo, la comprende come un
elemento essenziale. La fede non affatto pura passivit; suppone al contrario un'azione compiuta da noi, pur sapendo che
ne siamo assolutamente incapaci e, di conseguenza, appoggiandoci unicamente a Dio. Proprio nel momento in cui il
paralitico ha espresso la sua disperazione per non riuscire mai
a guarire, Ges gli ordina di agire come se fosse guarito: egli
osa, sicuro della parola di chi glielo ha ordinato; la cOllfesser
egli stesso: Chi mi ha guarito, mi ha detto: Prendi il tuo
giaciglio e cammina .
24
116
La Vito: il Battesimo
117
passato dalla morte alla Vita, 25 In verit, in verit vi dico: viene l'ora,
ed adesso, che i morti udranno la voce del Fjglio di Dio, c quelli che
l'avranno ascoltata vivranno. 26 Come, infaui, il Padre ha in se stesso
la Vita, cosi ha dato al Figlio d'aver la Vita in se stesso: 27 e gli ha
dato jl potere di giudicare, perch Figlio d'uomo. 28 Non vi meravigli
quesro, perch viene l'ora in cui tutti quell che sono nei sepolcri udranno
la sua voce 29 e ne usciranno: quelli che bene operarono per una resurrezione di Vita, quelli che male operarono per una resurrezione di giudizio,
30 Da me, io non posso far nulIa; giudico secondo che ascolto e il
mio giudizio giusto, perch non cerco la mia volont ma la v~lont
di Colui che mi ha mandato ,
Marco
XV
27 Qucs tc cose sono slate scrlle affinch crediate che Ges il Messia
'
il Figlio di Dio li (XX, 31).
118
La Vila: il Battesimo
119
120
operarono per una resurrezione di Vita, quelli che male operarono pet una resurrezione di giudizio) 31 .
Al contrario dei commentatori che hanno ellenizzato il
quarto Vangelo al punta di attenuarvi 0 cancellarvi l'escatologia 3 2, si deve riconoscere qui la dualit che essenziale al
pensiero di Giovanni sulla Vita. Essa effettivamente posseduta gi ora, ma sar pienamente rivelata solo nell'ultimo
giorno, in cui la voce trionfante deI Cristo chiamer a risuscitare con Lui.
Tutta la prima parte dei discorso si conclude con il ri torno all'idea da cui era partita: Da me io non posso far nulla;
giudico secondo che ascolto e il mio giudizio giusto, perch
non cerce la mia volont, ma la volont di Colui che mi ha
mandato .
Il tentativo giudaico di servire il Padre rifiutando il Figlio
assolutamente inutile: le loto volont non possono essere
disunite; cio che ferisce il Figlio ferisce il Padre, poich tutto
cio che ha il Figlio viene dal Padre.
La seconda parte dei discorso stabilir la filiazione divina
di Ges sulle testimonianze che rendono inescusabili i giudei ,
perch mettono in evidenza l'impossibilit della separazione
che essi vogliono operare tra il Vangelo e l'Antico Testamento.
Questo altro) invocato da Ges non Giovanni Battista, 10 dimostra ci che segue: il Padre stesso.
La Vila: il Battesimo
35 Quegli era la lucerna che arde e risplende,
avete voluto esultare alla sua luce.
121
122
LA VITA: L'EUCARISTIA
1.
124
La Vita: l'Elicaristia
giare? . 6 Pero, diceva cio per metterlo aUa prova, perch Egli sapeva
che cosa stava per fare. 7 Filippo gli rispose: Duecento denari di pane
non bast:mo perch ognuno di loro ne abbia un pezzetto . 8 Uno dei
discepoli, Andrea, il fratello di Simon Pietro, disse a Ges: 9 C qui
un ragazzetto che ha cinque paru d'orzo e due pesd, ma che cos' qucsto
per taota gente? . 10 Disse Ges: Fateli sedere . Cera moita erba in
quel luogo. Si sedettero, dunque, gli uomini, in numero di quasi cinquemila. 11 Ges allora prese i pani e, rese grazie, li distribu1 alla gente
sedutaj cos1 fecc anche coi pesci, finch ne voUero. 12 Quando, poi, si
saziarono, disse ai suoi discepoli: Raccoglictc i frammenti avanza li,
affinch nulla si perda . 13 Li raccolsero c riempirono dodid ceste con
j frammenti dei cinque pani d'arzo avanzati a queJli che avevano mangiato.
125
3 Malteo XlV, 13-21; Marco VI, 35-44; Luca IX , 10-17; cfr. Matteo XV, 32-39
e MClrco VIII , 1-10.
<1 Cfr. cgualmcnte )'incontro con i greci, XII, 20-22.
5 Si dcvc anche ricordare il significato cristologico che si attribul ben
presto al pesce e il fana che le pi anliche rappresentazioni simboliche prt;senlano gi i pesci con i panL Tuttavia difficile dire se vi gi una specifica
inlenzione dcll'aulore in quest'ultima mcnzionc.
126
2. IL PANE DI VTTA
La V ita: l'Eucaristia
127
128
La Vila: l'Eucaristia
la Parola di Dio.
poich formula in modo completo una delle domine essenziaIi dei quarto Vangelo: la predestinazione.
36 Ma ve l'ho detto che mi avete anche veduto e non credete.
37 Tutto quanto mi d il Padre a me verr, e chi viene a me non la
caccero fuod, 38 perch son disceso dal cielo non per fare la mia volont,
ma la volont di Colui che mi ha mandato. 39 Ora, la volont di Colui
129
Thora.
9 IV
Vnngel~
130
La Vita: l'Eucaristia
131
132
fisica concreta
18.
La Vi/tl:
l'Etlcaristia
133
134
La conclusione de! capitolo riprende l'idea della predestinazione per appol'tal'vi un'ultima precisazione.
64 Ma vi sono tra voi alcuni che non credono . Ges, infatti, sapeva
fin dat principio quali erano quelli che non credevano e chi era queUo
che la avrebbe tradito. 65 E soggiungeva: Perci vi ho detto che
nessuno pu venire a me, se non gti data dat Padre. 66 Da aUora,
moIti dei suai discepoli si ritirarono e non stava no pi con Lui. 67 Disse,
allora , Ges ai dodid 20: Volete andarvene anche voi? .68 Gl i ri spose
Pietro: Signore, a chi andremo? Tu hai parole di Vira eteroa. 69 E noi
abbiamo creduto e conosciu to che tu sei il Santo di Dio . 70 Rispose
Joro Ges: Non ho io scelto voi, i dodici? Eppure uno di voi un
diavolo . 71 Egli parlava di Giuda, (figlio) di Simone Iscariota; era lui,
infatti, che l'avrebbe rradito, una dei dodici!
La Vita: l'Eucaristia
135
137
V.
LA VITA E LA LUCE
LA FESTA DEI TABERNACOLI
1.
In tutti i tempi gli esegeti si sono mel"avigliati della contraddizione, almeno apparente, che vi tra la frase di Ges
ai suai fratelli e la sua azione. Se si considera che Egli ha
inflne compiuto cio che aveva rifiutato cos1 energicamente,
non si puo non vedervi 0 una Bnzione 0 un 'incostanza che
appare ugualmente difficile da comprendere.
Il testa diventa chiara se la si accosta a quello delle nozze
di Cana: si ha la stesso rifiuto di Ges, fondato sulla medesima ragione 1, e inflne l'azlone che sembrava respinta viene
compiuta in modo materialmente conforme, fino a un certo
punto, a db che si attendeva, ma con un senso ben diverso.
Nei due casi gli si chiede la manifestazione della sua messianit, ma intendendola in modo puramente materiale: i fratelli
di Ges gli propongono di manifestarsi ai suai discepoli di
Gerusalemme, per intraprendere final mente quell'attivit politiea che tutti quanti attendono e da cui l'abbiamo vista sottrarsi (VI, 15 ). Ges rinuta, e se in seguito sale a GerusaJemme, sar pet annundare che la sua messianit di natura
ben diversa da quella che immaginano colora che la invitano,
ma dei quali san Giovanni ci dice apertamente aocora una
volta che non hanno la fede.
n tempo della sua manifestazione non aocora venuto,
al contrario di ci che credono i suai, ai quali l'occasione
di tentare un colpo di mana sembra unica. Egli dar un segno
che riveler ai credenti che cosa sar veramente quella
manifestazione.
Ges testiflca l'accorda che vi tra il monda }) 2 e i
suai fratelli: il monda non pua odiadi, mentre Lui odiato,
e nel giorno n.ssato da Dio (il sua tempo }), la sua ora }
quell'odio proromper .
1 Cfr. II, 14: La mia ara non ancora venu la _.
NOlare il senso peggioralivo ehe assume il termine. monda _; cfr. anche
XVII, 9.
l
138
Sembra che Ges abbia a che lare con tutta una serie di
interlocutori diversi. Il brano che abbiamo letto si rilerisce
ai giudei , e noi sappiamo che san Giovanni d 'ordina rio
139
S i deve notare un part icolare: la [rase greea (in cui si trava il termine
gramma/a, senza articolo, che designa spesso le conosccn'le classichc clcmcn tariJ
potrebbe essere tta dotta: .. Come mai costui istruito senza aver ma i apprcso
nulla? ~. La nostra interpretazione pero, si inserisce mcglio ncl contesto (c
abbiamo ait ri esempi: efr. 2 Timoteo Ill , 14 c 15 in cui g rammafa, senza
articolo, designa le Scritture).
140
14l
COti
T rifone di san
142
Il Verbo, Vi la e Luce
143
dunque. i giudci tra loro: Dove vuole andare Costui che non possamo
trovarlo? Che vog a andare tra i dispersi fra i greci 9 per istruire i greci?
36 Che significa queUo che ha detto: "Mi cercherete e non mi troverete, e dove sono io voi non potete venire?" .
sene "Jo. 39 Questo disse dello Spirito che dovevano ricevere i cl'edenti
in Lui; 10 Spirito, infatti, non era ancora stato dato, perch Ges non
era ancora stato glorificato.
144
145
3.
IV Vungelo
146
147
148
VI.
LA LUCE
1.
LA VERt TA
Tutta la foUia tragiea dei conRirto si rivela immediatamente: colora che combattono ]a Luce allontanano da se
stessi ]a sa lvezza. La Luce venuta a ]oro poich es si non
150
La LI/ce
L'opposizione si stabilisee tra Ges e il mondo . Queste termine che ricorre di frequente nella Scrittura, rieeve
in san Giovanni un senso ben preciso: non si riferisce all'universo in se stesso, ma in quanta sottomesso aIle potenze
delle tenebre che vi mantengono la notre tenendolo lonrano
da Dio.
Gli uomini morranno nel peccato, se non accetteranno la
Luce celesre che, sola, pua elevarli al di sopra del monda.
La Luce si offre loro perch la rlconoscano, ma, secondo le
parole dei prologo, essi preferiscono le tenebre alla Luce.
25 Gli dicevano dunque: Chi sei tu ? . Disse loro Ges: Assolutamente quello che vi dico. 26 Su di voi ho ancora molto da dire e giudicare, ma Colui che mi ha mandata verace, ed cio che ho udito da
Lui che io dico nel mondo . 27 Essi non compresero che pa rlava loro
dei Padre.
151
Si ha infine l'insegnamento sulla Verit che segner l'origine profonda del confl itta delle tenebre contro la Luce.
31 Ai giudei che avevano creduto in Lui, Ges, dunque, diceva: Se
voi rimanetc nella mia parola, siete veramente miei discepoli; 32 e cono
scercte la Verit, e la Verit vi far liberi . 33 Gli risposero: Noi
siamo stirpe di Abramo, e non siamo mai stad schiavi di nessuno; come
puai dire diventerete liberi? ). 34 Rispose Ioro Ges: In verit, in
verit vi dico: chiunque commette il peccato schiavo del peccato; 35 ora,
10 schiavo non rimane nella casa per sempre; il figlio, invece, vi resta
per sempre. 36 Se, dunque, il Figlio vi far liberi , sarete realmente liberi.
37 Lo so che siete stirpe di Abramo, ma cercate di uccidelmi perch la
mia parola non ha accesso in voi. 38 la dico cio che ho veduco presso
il Padre; dunque {ate anche voi cio che avete udito dal padrc vostro .
Cli rcplicarono: Il padre nostro Abramo! . Disse loro Ges; Se
siete ftgli di Abramo, fate le opere di Abramo! 40 ara, invece voi ccrca re
di uccidere me, che vi ho detto la Verit che ho udito da Dio; questo,
Abramo non 10 ha fatto! 41 Voi fate le opere deI padre vostro . Gii
dissero: Nol non siamo nari da adulterio; noi abbiamo un solo Padee:
Dio! . 42 Disse loro Ges: Se Dio fosse padre vostro mi amereste;
io, infatt i, da Dio sono uscito e vengo, n sono venuto da me stesso,
ma stato Lui a mandarmi .
SU 0 1
152
La Luce
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154
La Luce
155
2.
Ecco infine il segno che stabilisee la verit dell 'insegnamento che abbiamo tracdato poco fa .
IX, 1 Passando, vicle un uomo cieco dalla nasci ta. 2 1 suoi discepoli
gli chiesero: Rabbi, chi ha' peccata: quest'uoma 0 i suoi genitori, perch
sia nato cieco? . J Ges rispose: N lui ha pcccato, n i suoi genitori,
ma fu perch siano manifestate in lui le opere di Dio. 4 Pinch giorno,
necessario che io compia le opere di Colui che mi ha mandato; viene
la natte, quando nessuno puo pi opcrare 2. 5 Finch sono nel mondo, io
sono la Luce del mondo . 6 Detto questo, sputo in terra e fece con la
saliva un po' di fango, 10 spalmo sugli occhi del cieco 7 e gli disse:
Va' a lavarti alla piscina di Siloe (che significa: ioviato). Quello ande),
si lavo e torno che ci vedcva.
8 l vieini e queIli che prima erano soliti vederlo, giacch era un men.
dicante, dicevano allora: Ma costui non quello che era sedu to e
menclicava? . 9 Altri dicevano: E lui ); altri ( Niente aftatto, ma gli
somiglia . Quegli diceva: ( Sono io . 10 Gli clissero, aUora: ( Come
dunque ti si aprirono 81i occhi? ). 11 Questi rispose: L'uomo che si
chiama Ges ha fatto dei fan go, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto:
"Va' a Siloe e Iavati ". Ci sono andato, mi sono lavato e ho l'iacquistato
la vista 3 . 12 GU dissel'O : Dov' Lui? . Rispose: ( Non so ).
156
ricordano .
La Luce
157
158
La Luce
3. LE
S IMILITUDI NI
DELLA
PORTA
DEL
159
BUON PASTORE
Vedi p. 30.
160
La Luce
161
la lora presenza; cosi, arrampicandosi sopra il mura si sfarzano di penetrare nel rednto . Il pas tore che viene al mattino
a cercare Je sue pecore pet condurle a pascolare, si presenta
si era fatto passare per il Messia e aveva suscitato deUe sedizioni, come Teuda e Giuda il Galileo che sono citati negli
Alli degli Apostoli (cfr. V, 36 ss.).
il Cristo, venuto per portare loro il dono della Vita. L'accenno aUa venuta del Cristo prepara una nuova applicaziane del tema dell'ovile, in cui non sar pi la porta, ma
'J
IV Vangelo
162
La Luce
163
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La Luce
165
serina nella vostra legge: " la dissi: siele dei?" 13. 35 Se la legge
chiama dei coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio - e non si puo
distruggere la Scrittura - 36 perch a me, che il Padre ha consacrato
e mandata nel monda, dite: "Tu bestemmi ", perch ho detto: "Sono
il FigEa di Dio "? 37 Se non faccio le opere di mio Padrc non crede
terni; 38 ma se io le faccio, anche se non credete a me, credete ulle
opere, affinch sappiate e conosciate che il Padre in me e io nel
Padre. 39 Cercavano, dunque, di prenderlo di nUQVO, ma Egli sfuggl
aile loro mani.
=
166
La Luce
167
La rcmrre:!.iol1e di Lazzaro
LA RESURREZIONE DI LAZZARO
169
170
La rerurrezione di Laz:::aro
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172
28
La resurreone di Lazzaro
173
scpolcro. Era una grotta, contro la quale era stata posta una pietra.
39 Ges disse: Togliete la pietra! . Gli disse Marta, la sorcHa del
morto: Signore, gi puzza, perch son quattlo giorni che l )). 40
Ges le disse: Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio? .
41 Tolsero, allora, la pietra. Ges leva gli occhi al cielo e disse :
Padre, ti ringrazio di avermi ascoltato. 42 la per sapevo che tu mi
ascolti sempre, ma l'ho detto per il popolo che mi circonda, affinch
credano che tu mi hai mandato . 43 E, detto qucsto, con gran voce
grid: Lazzaro, vieni fuod! . 44 Il morto usd con i piedi e le
mant legati da fasce e la faccia avvolta in un sudario. Ges disse loro :
Scioglietelo e lasciatc10 andare .
174
La resurrezione di Lauaro
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La resul'rezione di Lo:Wlro
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IV VOflgel0
178
La resmre:one di LaZ1.oro
179
Cristo ha fatto risplendere la Luce alla quale si era espressamente identificato, manifestandosi con la resurrezione di
Lazzaro come la Vita donata, che, passando attraverso la
morte e trionfando su di essa, risplende nella Gloria.
Alla manifestazione decisiva da parte sua, risponde quella
dei giudei: farisei e principi dei sacerdoti si riconciliano
nel sinedrio per mettersi contro di Lui, i primi spinti dal6 Letteralrncntc segni _,
1 Cio in Giudea, il solo tuago in cui la giurisdizionc dei Sinedrio cra
coercitiva.
180
Parle seconda
La Passione
e la Glorificazione
I.
1. L 'UNZIONE A BETHANIA
55 Era, pero, vidna la Pasqua dei giudei, e moIti salirono a Gerusalemme da quella regione, prima della Pasqua, pcc purificarsi. 56 Cereavana, dunque, Ges, e si dicevano gli uni gli altri, fermandosi nel
tempio: Che ve ne pare? Non verr alla festa?, 57 Ol'a, i gca n
sacerdoti e i farisci avcvano dato ordini a chiunque sapcssc dov'era
Ges di denunziarlo, pet arrestarlo.
184
La Pass;ol1c e la Glorificazione
185
XII, 1 Sei giorni prima della festa di Pasqua Ges venne a Bethania,
dov'era Lazzaro che Egli avcva risuscita to cla morti. 2 L gli fecete una
ceoa; Marta serviva e Lazzaro cra uno dei commensali. 3 Maria, dunque.
prese uoa libbra di profumo di narda autentico, di molto valare, e
unse i picdi di Ges, asciugandoli con i suai capelli, e la casa si riempl
deI profumo deU'unguento. 4 Giuda l'Iscariota, pero, uno dei suai
discepoli, quello che srava pet tradirIo, disse: Perch non s' vendu to
questo unguento pet ttecento denari e non s' dato ai poveri? . 6 Disse
queste non perch gli importasse dei poveri, ma perch cra ladra e,
teneodo la hOl'sa, rubava cio che vi si metteva dentro.
7 Ma Ges gli rispose: Lasciala! Essa ha l'servato questo unguento
al giorno deUa mia sepoltura. 8 1 poveri, infaui, li avcte scmprc tra
voi, ma non avete sempre me }).
9 La gran folla di giudei seppe che Ges cm l e vennero non solamente per Ges, ma anche per vedere Lazzaro che Egli aveva risusdtato dai morti. 10 Ora, i gran sacerdoti decisero di far modre anche Lazzaro, 11 perch moIti giudei li abbandanavano a causa di lu i c
credevano in Ges.
2. L'ENTRATA A GERUSALEMME
186
La Passione e la Glorificazione
3.
L ' I NCONTRO
CON
GRECI
187
cere a me tutti gli uomini ~> . 33 Diceva qucsto per indicare di quaI
morte stava per morire.
34 Gli cispose la foUa: La legge ci ha insegnato che il Messia
rimane in eterno, e come puoi tu dire che il Figlio dell'uomo deve essere
innalzato? Chi codesto Figlio dell'uomo? ). 35 Ges, allora, disse
101'0: La Luce ancora pec poco tra voi; camminate mentre avete la
Luce affinch non vi sorprenda la tenebra, perch chi cam mina nella
tenebra non sa dove va. 36 Mentre avete la Luce crcdete nella Luce,
affinch diventiate Figli della Luce .
Cos1 parla Ges, poi se ne and c si nascose loro.
La Passione e la Glorificazione
188
37 Bench Ges avesse fatto tant segni in loro presenza, non credevane in Lui; 38 affinch si compisse la parola d'Isaia profeta:
Signore, chi ha creduto alla nostra parola?
" A Ire riprese si verifica nel Vangelo il medcsimo cquivoco, carco di un
scnso ccrtamente voluto, con questo stesso vcrbo-. CCr. Ill, 14 c VIII, 28.
S
189
San Giovanni aggiunge infine come un florilegio dell'insegnamento pubblico di Ges riunendo parole che conosciamo gi pi 0 meno letteralmente:
44 Ora Ges grid:
Chi crede in me, nan crede in me ma in Celui che' mi ha
mandato 1,
45 e chi vede me, vede Colui che mi ha mandata.
46 10 son venu ta nel monda per essere la Luce,
affinch chiunque crede in me non resti nella renebra 8.
47 Se qualcuno ascolta le mie parole e non le ossel'va,
sono io che 10 giudico;
non sono, infatti, venuto per giudicare il monda,
ma per salvare il monda.
48 Chi mi rigetta e non accctta le mie parole ha chi la condanna:
La parola che ho annunziato, quella 10 condanner nell'ulti
ma giorno 0.
49 Perch ia non ho parlato per conta mio,
ma il Padre che mi ha mandata, Egli stesso mi ha prescritto
cio che dovcvo dire e annunziare,
50 E 50 che il sua comandamento la Vita eterna,
Cio che dico, dunque, 10 dico come il Padl'c me la ha detto 1 O.
6 Il passo cHalo (lsa;a VI, 1) la visionc che il profet3 cbbc di Dio neUa
sua Gloria, il nostro testo dunquc un'affcrmazione implicita della divinitil
di Gcs.
7 -Cfr. VII, 16 e VIII, 19.
Ges e i - suoi
II.
GES E l SUOI
1.
L'ULTIMA CENA
XIII 1 Prima della festa di Pasqua, sapendo che era venuta pet
Lui l'or~ di passare da questo monda al Padre, Ges, che aveva amato
.
quelli che nel monda crana suai, li amo fino alla fine.
2 Durante la cena, quando gi il diavolo aveva messo ln cuore a
Giuda Isca1'iota, figlio di Simone, il proposito di tradirlo, 3 sapendo
che il Padre gli aveva data tutto nelle mani e che Egli era venuto d,a
Dio e a Dio l'tornava 4 Ges si leva dalla mensa, depone le veStl,
prende un panno e se' ne cinge. 5 Poi, versa l'acqua nel cati~o ~ s~
mette a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli col panna dl CUl SI
era cinto.
191
Es llos.
Loisy.
r
Ges e i suai
La Passiane e la Gla/'ificazione
192
193
quaI proposito gli aveva parlato cos); 29 alcuni, infatti, siccome Giuda
teneva la borsa, credevano che Ges gli dicesse: Compra cio che ci
serve per la festa ; oppure: Da' qualcosa ai poveri, 30 Preso dun'
que, il boccone, Giuda subito usd. Era notte.
l convitati sono distesi, come nei banchetti dell'antichit, su letti di riposo, attorno alla tavola a ferro di cavallo.
Quando Ges annuncia il prossimo tradimento, Pietro che
si trova senza dubbio alla sinistra del Cristo, in modo che
questi gli volta per met il dorso, fa un cenno al discepolo
prediletto, che si trova invece alla destra; nello stesso tempo
gli suggerisce a fior di labbra di domandare ci che nessuno
osa. Giovanni si volgc verso Ges, e ha luogo tra 101'0 due
un breve dialogo a voce bassa. Soltanto il discepolo prediletto, cos1 come Pietro che segue tutta la scena, possono comprendere il significato del gesto di comune cortesia fatto
da Ges e delle parole che l'accompagnano. Giuda non si
lascia fermare ed esce immediatamente. L'evangelista ag~
giunge: Era notte ~>.
Quanto aIle parole con cui Ges annuncia il tradimento,
bisogna notarvi la proclamazione del suo messianismo:
affinch quando sar accaduto, crediate che io sono , sottinteso colui che deve venire , pel' riprendere i termini
della questione che il Battista aveva posto ".
Si ritrova in seguito, applicato alla missione dei disce~
poli, il parallelo tra il rapporto di Ges con il Padre e quello
dei suai discepoli con Lui.
Adesso l'intimit di Ges e dei suoi perfetta, ed Egli
puo donare 101'0, nel lungo incontro che sta pel' cominciare,
i suai supremi insegnamenti.
2. LA
GLORIA DEL
CRISTO E
SUOI
La prima parte dei discorsi d'addio dei Cristo costituita da una serie di consolazioni che sono legate le une
aile altre. Anzitutto afferma che la morte, che ha annunciato come imminente, la condizione della sua
4
13
Matteo XI, 3.
IV Vangela
glorifica~
194
La Possiolle e la Glorificazione
Ges e i sua;
195
l discepoli non devono turbarsi per la separazione annuncia ta da Cristo. Essi sanno gi, Egli l'ha appena dichiarato, che la sua partenza sar la sua glorificazione; essi
devono ora eredere che questa glorificazione per lorD:
(1
---~--------------~
196
Ges e i suoi
La Passione e la Glol'ificazione
Gloria.
Il ritorno del Cristo di cui si parla qui non puo es sere
che il suo ritorno nella Parusia, alI'ultimo giorno; ma tutto
cio che abbiamo detto della fede in san Giovanni, dimostra
che questa far conoscere anticipatamente ai discepoli, in
modo oscuro, ma certo, ci che sar rivelato a tutti nell'ultimo giorno.
La dichiarazione finale che i discepoli conoscono .la via
per raggiungere il Cristo nella sua Gloria, provoca la domanda di Tommaso che, persistendo a non vedere che
l'immediato, crede di scoprire uoa contraddizione nelle
parole del Cristo. Ges ha detto che i suoi discepoli non
possono seguirlo; es si non sanno clave va, come patranno
dunque conoscere la strada? Ges aUcra precisa: se essi
devono raggiungerlo nella Gloria, dove effeuivamente sono
inc~paci di seguirIo da soli, Egli far di se stesso JI
cammino che ve li condurr. La frase: Credete in me ,
assume qui tuUo il sua signlficato; bisogna credere in Ges
197
198
Ges e
La Ptlssionc e la Glorificaziol1e
domanrimanga
ticevcrc
rimane
suoi
199
il)
Il
crr.
XII, 26.
200
Ges e
La Ponioue e la Glori,ficazioltc
suoi
201
IS
J li
L'astllnia.
Ges e i suoi
203
III.
GES E 1 SUOI (seguito)
la
prima sviluppa, intorno alla similitudine della vite, il concetto dell'unit deI Cristo e dei suoi nell'amore, con la sua
contropartita nell'odio che il mondo voter loro ugualmente;
la seconda rtorna sul Paraclito. La conclusione nella preghiera di Ges che viene chiamata la preghiera sacerdotale.
1.
Ges e i suoi
La Passione e la Glorificazione
204
Cfe. Osea
x,
xv;
Sa/mo LXXX,
9-16.
4.
205
206
Gesit e i Sl/oi
La Parsione e la Glorificazione
207
208
La Pass;ol1e e la Glorificazione
Ges e i moi
209
14
Gioele III. 1.
IV Vallgelo
210
La Parsiol1e e la Glarificazione
12 Ho ancora malte cose da dirvi, ma adesso non siete in condizione di portarle. 13 Quando, pero, verr Lui, 10 Spirito di Verit, vi
introdurr a tutta Intera la Verit; Egli, infatti, non parler per COntO
suo, ma dir quanto ascolta, e vi annunzier le cose da venire. 14 Egli
mi glorificher, perch prender deI mio per comuncarvelo. 15 Tutto
cio che ha il Padre mio; ecco perch vi ho detto che prender deI
mio per comunicarve1o .
Ges e i suai
211
La Passione e la Glori{icalione
212
Ges e i suoi
213
Dio. 28 Sono uscito dal Padre e sono venuto nel monda; adesso lascio
il monda e torno al Padre .
29 Dicono i suai discepoli: Ecco, adesso parli apertamente e non
dici a1cuna similitudine. 30 Ora sappiamo che sai tutto, e non hai
bisogno che qualcuno ri interrogru: perci crediamo che sei uscito da
Dio . 31 Risponde loro Ges: Adesso credetc? 32 Ecca, viene l'ora,
anzi venu ta, in cui vi disperderete, ciascuno per conta SUD, c mi
lascerete solo; ma io non sono solo, perch il Padrc con me. 33 Qucste
case vi ho detto afIinch in me abbiate pace. Net monda avrete tribo
lazione, ma coraggio!, io ho vinto il monda .
XVII, 1 Queste case disse Gcs, poi, levati gli occhi al cielo, disse:
Padre, venu ta l'ara; glorifica il Figlio tuo, afIinch il Figlio glorifichi
te; 2 siccome gli hai dato potcst su agni carne 14, affinch a tutto cio che
gli hai data, dia loro la Vita eterna. 3 Questa la Vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e Colui che hai mandata (Ges Cristo) 15.
4 la ti ho glorHicata sulla terra compiendo l'opera che mi desti da
fare ; 5 e adcsso glorificami tu, Padre, pressa di te, oon la Gloria che,
prima che il mondo fosse, avevo pressa di te .
101'0
L. preghier. inizia unendo ne! modo pi diretto la Passione e la glorific.zione del Cristo.
Ges ha ricevuto ogni potere su ogni carne per comunicare agli uomini la Vita eterna, che essenzialmente cono-
ne comprendiamo ara il perch: dando agli uomini la conoscenza eflerriva di cio che Dio, che Ges d loro la Vita.
Infine la comunicazione della Vita appunto cio pel' cui Dio
glorificato sulla terra.
L'avvicendarsi dei terni che il pro]ogo aveva enumerato si
ritrova dunque qui: la conclusione riassume, come quella deI
214
La Passione e la Glorificazioue
Vedi p. 128.
Vedi p. 221 e
S5.
Ges e i suoi
215
216
La Passione e la Glorifica;one
20 Non prego per questi soltanto, ma anche per coloro che crederanno in me per mezzo della loro paroJa, 21 affinch tutti siano una
casa sola come tu, Padre, sei in me ed io in te, affinch anch'essi siano
una casa sola in noi, cosl il monda creda che tu mi hai mandata. 22 E
io ho data loro la Gloria che tu mi hai data, affinch essi siano una casa
sola come noi siamo uno: 23 io in loro e tu in me, affinch siano perfcui
nell'unit, c il monda riconosca che tu mi hai mandata e li hai amati
come hai amato me. 24 Padre, cio che mi hai data, vaglio che dove 50110
io siano anch'cssi con me, affinch contemplino la mia Gloria, quella che
mi hai data, perch tu mi hai amato prima della fondazione del monda.
25 Padre giusto, il monda non ti ha canosciuto; io, pero, ti ho canosciuto, e questi han riconosciuto che tu mi hai mandata. 26 E ho fatto
101'0 conoscere il tua nome, e la faro cOlloscerc, affinch l'amore col
quale mi hai amato sia in loro e io in essi .
Ges e i suoi
217
La Passione
IV.
LA PASSIONE
1.
L'ARRESTO
219
220
La Passiolle e la Glol'ificazione
Pietro e il discepolo anonimo, che senza dubbio il prediletto ( cio con ogni probabilit l'au tore dei Vangelo),
seguono Ges. L'anonimo, che conosce il sommo sacerdote, entra
senza esitare. S'accorge aUora che PIetro non ha osato avventura rsi; ritorna sulla porta e dopo aver detto qualche parola
alla portinaia, la fa entrare. Costei perlJ avendo gi notato
la sua incertezza e concentrando ara l'attenzione su di lui,
formula il suo sospetto. Pietro nega senza riflettere, pel' un
tiflesso di pover'uomo disorientato che vede una minaccia
in agni domanda. Pur tuttavia resta l: i suoi timori petsonaIi non possono aver ragione dell'inquictudine disintetessata che Jo stringe.
Ges, dinanzi ad Anna, anziano sommo sacerdote e suocero del sommo sacerdote in carica, eludc le domande: sa
che ogni risposta sarebbe vana; non sono le infotmazioni
che rnancano ai suoi accusatori, la loro parodia d'inchiesta
non mira che a trovare dei pretesti. La brutalit della guardia
cia che pua trarre dall'imbarazzo il vecchio pontefice che
s'a!fretta a sbarazzarsi di quest'affare trasmettendolo al genero.
Ne! ftattempo, Pietro continua ad attirare l'attenzione.
Nega una seconda volta, pi decisamente, legato com' alla
prima negazione. A una domanda pi precisa e meglio formuIata, ha pau ta per davvero e rinnega il sua Maestro con
tutta l'energia che pua mettere nelle sue parole. Allora il gallo
canta ed egli misura la propria caduta.
La Pass;one
221
3.
DAVANTI A PILATO
222
La Passione e la Glorificaone
in cui la Verit messa in relazione con la sovranit soprannaturale di Ges; viene proclamato cOSI che la sua nascita
e la sua venuta sono state domina te dalla manifestazione
di tale Verit .
Pilato non si eleva tanto, ed un ridicolo controsenso
far dissertare questo soldataccio su una metafisica della Verit: egli non dice: Che cos' Ja Verit , ma semplicemente: Chi la Verit? , eio: Come me la caver in
tutte queste faccende giudaiche di cui non capisco nulla? .
38 E detto questo, usd di nuovo verso i giudci e disse loro: l a
non trovo in Lui nessun motiva di condanna. 39 Ma pel' voi consuetudine che io vi rilasci qualcuno in occasione della Pasqua. Volete che
vi rilasci il re dei giudei? . 40 Allora si misero a gridare di nuovo:
Non costui, ma Barabba! . Barabba era un brigante.
La Parsione
n.3
Ges al supplizio doloroso e soprattutto spettacolare delle verghe, sperando di soddisfate cosl l'odio dei giudei, e di Iiberare quest'innocente da una brutta situazione, il tutto senza
troppo danno. La soldatesca entra in gioco e si diverte a
beffare tanto il popolo quan to Ges, rendendogli degli onori
derisori. Pilato, sempre maldestro, crede d'acquietate i giudei
mostrandolo in quello stato pietoso. La sua esclamazione:
Ecco l'uomo! ", una di quelle frasi la cui portata sfugge
a coloro che le pronuneiano e che Giovanni ama riferire.
Il mantello di porpora e la corona per, anche se vani)
portano al colmo il furore dei sinedriti, poich colgono la
frecdata rivolta contro di loro, senza che le sofferenze subite
da Ges possano soddisfarli. La loro rabbia omicida esplode.
Pilato a sua volta s'irrita e si beffa della loro impotenza.
Allora, rischiando il tutto per tutto, non si trattengono e non
possono pi celare il vero motivo dei loro odio. Ma a questa
parola di Figlio di Dio >', il romano irreligioso e credulo
av r una reazione inattesa .
8 Quando Pila to sentI questa parola ebbe ancor pi paura. 9 Entra
di nuovo nel pretorio e disse a Ges: Donde sei tu? . Ma Ges non
gli diede risposta. 10 Pilato, allora, gli disse: A me non parli? Non
sai che io ho potere di rilasciarti e ho potere di crocifiggerti? . 11 Rispose
Ges: Non avresti aleun potere contra di me se non ti fosse stato dato
dall'alto; per questo, chi mi ha consegnato a te ha maggior peccato .
12 Da questo momento Pilato cercava di rilasciarlo, ma i giudei gridavano: Se rilasci costu i non sei amico di Cesare: chiunquc dice di
essere re si mette contro Cesare, 13 Pilato, udite queste parole, fece
portar fuori Ges e sed sul tribunale nel luogo detto Lastricato (in
ebraico Gabbatha). 14 Era la preparazione della Pasqua, verso l'ora sesta,
quando Pilato disse ai giudei: Ecoo il vostro rel . 15 Allora questi
gridarono: Via, via! Croci6ggilo! . Disse 101'0 Pilato: Il vostro re
devo crocifiggere? . Risposero i gran sacerdoti: Non abbiamo altro
re che Cesare! . 16 Allora 10 consegna 101'0 perch fosse crocifisso.
224
La Pass;one e la GloYificazione
La Passione
225
4. LA CROCIFISSIONE
15 IV Vongelo
--- 1
226
La PaHione e /a Glorificazione
5. LA
La Passiol1e
227
5.
228
La Pasriol1e e la Glorificazione
V.
GES GLORIFICATO
LA RESURREZIONE
1 Cfr. 1 Epistola di sail Giovallni V. 6.
230
La Passione e la Glorificazione
Ges glorificato
231
che vede cosl serena che non puo credete a cio che il SUQ
cuore le fa spetare. Resta prosttata e non vede in Colui
che davanti a lei che un estraneo che pu per qualche
cosa essete in telazione con quella separazione che la strazia.
Una parola basta a disingannarla e a mutare tutta la sua
tristezza in gioia: Maria ! . Allora esulta: Rubbuni , ma
Ges sfugge aU'eccesso di quest'amore troppo umano: la sua
presenza sensibi.le non che una tappa a cui non bisogna
fermarsi nella via trionfale verso il Padre. La presenza che i
suai devono attcndere quel!a che stabilir Lui in essi,
quando sar perfettamente glorificato attraversa l'Ascensione
pressa sua Padre, diventato loro Padre grazie alla sua opera.
19 La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentrc, pel'
pilma dei giudei, le poUe dei luogo dove si trovavano i discepoli erano
chiuse, Gesll venne, stette in mezzo 10ro c disse: Pace a voi! . 20 E
cio detto mostro ad essi le mani e il fianco. Nei vedere il Signore, i
discepoli furono pieni di gioia. 21 Egli disse di nuovo: Pace a voit
Come il Parlre ha mandato me anch'io mando voi. 22 E cio dctto alito
su di essi e disse: Ricevete 10 Spirito Santo; 23 a chi rimetterete i
peccati saranno rimessi, a chi li riterrete satanno ritcnuti.
24 Tommaso, pero, uno dei dodici, quello che era chiamato Didimo,
non era con 10ro quando era venuto Ges. 25 Gii altri discepoli gl i
dicevano: Abbiam veduto il Signore!. Ma egli rispose: Se non
vedo nelle sue mani Pimpronta dei chiodi e non metto il mio dito nei
posti dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, non credcro.
26 Otto giorni dopo, i discepoli crana di nuovo in casa e Tommaso si
trovava con Joro. Ges yenne a porte chiuse, stette in mezzo a loro e
disse: Pace a voit . 27 Poi disse a Tommaso: Porta qui il tua dito
c guarda le mie mani; stendi la tua mano e mettila nel mio fianco, e
non voler essere incredulo, ma credente! . 28 Rispose Tommaso: Signore mio e Iddio !nio! . 29 Ges gli disse: Perch mi hai veduto
ha creduto? Beati quelli che credono senza avec vista! .
232
La Passiolte e la Glorifica:one
30 Ges fece ancora, in p1'esenza dei suai discepoli, moIti altri miracoli che non sono scritti in questo libro, 31 ma qucste case sono state
sctitte affinch crediate che Gesll il Messia, il Figlio di Dio, e amnch,
credendo, abbiate la Vita nel nome di Lui.
2
EPILOGO
234
La Passione e la Glorificazione
Epilogo
23">
Indice
pag.
9
17
21
25
INTRODUZIONE
San Giovanni
Concezione giovannea della storia
Caratteri letterari deI quarto Vangelo
PARTE PRIMA
41 1. Prologo
43
1. Il Verbo
51
2. La Vita
54 3. La Luce
65
4. La Dimora e la Gloria
69 5. La Grazia e la Verit
72 II. Le testimonianze e
72
79
85
88
segni
1. Nicodemo
99
238
II/diee
pag.
101
Indice
pag.
3. La Samari tana
PARTE SECONDA
La Passione e la Glorifieazione
L L'llozione a Bethania
2. L'cntrata a Gerusalemme
3. L'incontro con i greci
1. L'ultima Cena
2. La Gloria del Cristo e i suai
L'artesta
Pressa Anna e Caib
Davanti a Pilato
La crocifissione
La deposizione dalla croce e la sepoltura
136
142
145
1.
2.
3.
4.
5.
L,
ResulTezione
233 Epilogo
239