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di un filosofo che riesce a scavare nel suo io pi profondo. Per questo egli pu essere posto vicino ai
grandi mistici medievali, agli eretici, ai santi dellet gotica.
Come Welte tiene insieme Tommaso e Nietzsche? (77) Ma questa difficolt pu essere in certo
modo superata se si pensa che Tommaso non solo un filosofo aristotelico ma soprattutto un
filosofo cristiano. Quindi egli non parla di Dio solo come di un ente sommo, culmine di tutte le
perfezioni, ma parla di Dio soprattutto coma annuncio. Dio si d nella storia. E in questo darsi si
nasconde, appunto perch luomo non pu cogliere la sua luce. Il Dio come annuncio, come
testimonianza, implica che ci sia la presenza delluomo che sappia cogliere tale messaggio e farlo
proprio. Non si parla delluomo come specie ma delluomo come singolo. Il messaggio divino
rivolto al singolo ed accolto solo dal singolo. Su questa tematica Nietzsche si ritrova con
Kierkegaard e, prima ancora di Kierkegaard, si ritrova con Stirner. Welte, come del resto pure Lotz,
coglie nelle tematiche di Nietzsche questa critica di fondo alla verit intesa in senso concettuale per
far propria una dimensione di verit che trasforma luomo. Quando Welte parla nei suoi numerosi
saggi su Dio, sulla religione, si vede sempre sullo sfondo lombra di Nietzsche. Il pensare di
Nietzsche non ateo ma pio. Del resto Zarathustra stesso dice di essere luomo senza Dio ma di
essere pure il pi pio tra coloro che sono senza Dio. Questo tipico momento di piet atea, che
Nietzsche stesso vuole annunciare, rappresenta proprio ci che Welte intende mettere a fuoco per
cogliere un terreno comune a livello intrinseco, tra lannuncio biblico e il filosofare esistenziale di
Nietzsche, di Heidegger o di Jaspers. In fondo, la piet di questi pensatori che si dicono atei
[anche Jaspers?] una piet teista.
(78) A mio avviso Welte non pu essere considerato un filosofo della religione nel senso comune
del termine. Egli coglie il momento fondante della religione soprattutto nellatto di fede e non tanto
nella sua espressione oggettiva. Si tratta quindi di mettere a fuoco la realt esistenziale della fede
nella cultura delluomo credente del suo tempo. Ci si pu vedere non solo nei suoi numerosi
articoli e saggi ma soprattutto nel suo ampio studio Filosofia della Religione del 1978 che ritengo
unopera originale in questo ambito problematico. Si tratta di vedere fino a che punto una nuova
concezione della fede come rischio, cos come la presenta e la vive soprattutto Nietzsche, possa
essere affine a una fede delineata in un contesto piuttosto dogmatico.
(79) Egli [Welte] sostiene con convinzione la tesi che un autentico discorso ecumenico possibile
qualora le diverse religioni si spoglino dei loro tono dogmatici. Dio non pu essere rappresentato.
Dio non una sostanza. Non presenza ma assenza. Dio nulla. Ci si pu avvicinare a Dio
mediante lesperienza del nulla. a mio avviso quanto mai determinante per penetrare il nucleo di
fondo del filosofare di Welte il breve scritto del 1980, La luce del nulla, Sulla possibilit di una
nuova esperienza religiosa, Queriniana 1983. Si tratta forse del pi nietzscheano di tutti i suoi
scritti.
Considerando, come Welte, il pensiero di Nietzsche come una ricerca dellunit dellessere (81)
Perci, se si considera il discorso ateo di Nietzsche sotto questangolo visivo, si deve ammettere
secondo Welte che il singolo credente, anche se non mostra di esserlo. Come uomo, egli di
continuo aperto alla presenza e allassenza di Dio. Pure nella consapevolezza dellassenza di Dio,
luomo non cessa di essere credente, appunto perch lassenza un risvolto della presenza. Secondo
Welte, la tragedia di Nietzsche uomo consiste appunto in questa consapevolezza della perdita del
divino autentico che intrinsecamente unit e non gi divisione. Il super-uomo di Nietzsche
esprime proprio questa lotta interna verso lunit, che rimane sempre qualcosa che oltre.