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Miriam Mafai

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on. Maria Mafai
Bandiera italiana
Parlamento italiano
Camera dei deputati
Luogo nascita Firenze

Data nascita 2
febbraio 1926
Luogo morte Roma
Data morte 9 aprile
2012
Titolo di studio Licenza
media superiore
Professione
Giornalista

Partito Alleanza
Democratica
Legislatura XII
Coalizione Alleanza
dei Progressisti
Collegio Pescara
Maria Mafai, nota
come Miriam Mafai
(Firenze, 2 febbraio
1926 Roma, 9

aprile 2012), stata


una giornalista,
scrittrice e politica
italiana, tra i
fondatori de la
Repubblica e per
trent'anni compagna
di Giancarlo Pajetta,
storico esponente del
PCI.

Indice

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1 Biografia
2 L'autobiografia
3 Opere
4 Note
5 Altri progetti
6 Collegamenti
esterni

Biografia[modifica |
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La tomba di Miriam
Mafai, al cimitero
acattolico di Roma
Assieme alle sorelle
Simona e Giulia,
Miriam Mafai nasce da
una coppia di noti

artisti italiani del XX


secolo, il pittore Mario
Mafai, cattolico, e la
scultrice Antonietta
Raphal, di origine
ebraica, tra i
fondatori della
corrente artistica
della Scuola Romana,
che la educano

all'antifascismo sin
dagli anni trenta. Con
l'introduzione delle
leggi razziali, nel
1938, Miriam deve
lasciare il ginnasio.[1]
A seguito dell'8
settembre 1943,
Miriam partecipa alla

Resistenza
antifascista a Roma,
distribuendo volantini
contro l'occupazione
tedesca e lavorando,
dal 1944, presso
l'ufficio stampa del
neo istituito ministero
dell'Italia occupata,
diretto da Mauro

Scoccimarro, dove
incontra Giancarlo
Pajetta, membro di
una delegazione del
Comitato di
Liberazione
Nazionale, di cui
diviene amica e in
seguito compagna.[1]
Nel dopoguerra si

iscrive al Partito
Comunista Italiano e
sposa civilmente
Umberto Scalia,
segretario della
Federazione del PCI
dell'Aquila, dalla cui
unione nasceranno la
figlia Sara e il figlio
Luciano.

Nei primi anni


cinquanta assessore
al comune di Pescara,
dove si occupa di
gestire gli aiuti per
sfollati ed
indigenti.[1]
Intraprende quindi la
carriera giornalistica.

Al termine degli anni


cinquanta, Miriam
Mafai
corrispondente da
Parigi per il
settimanale Vie
Nuove, quindi lavora
per L'Unit e dalla
met degli anni
sessanta al 1970

direttrice di Noi
Donne e poi inviata
per Paese Sera.[1]
Contribuisce alla
nascita de la
Repubblica nel 1976 e
ne diviene
editorialista. Dal 1983
al 1986 sar anche
presidente della

Federazione nazionale
della stampa italiana.
Nel 1962 inizia una
relazione con
Giancarlo Pajetta, di
quindici anni pi
anziano, che dura fino
alla morte di
quest'ultimo nel

1990. Sul loro


rapporto Miriam Mafai
aveva detto: Tra un
weekend con Pajetta
e un'inchiesta, io
preferir sempre,
decider sempre, per
la seconda.[1] A
partire dagli anni
ottanta, al

giornalismo Miriam
Mafai affianca la
scrittura di opere di
saggistica, da L'uomo
che sognava la lotta
armata (1984) a Pane
Nero. Donne e vita
quotidiana nella
seconda guerra
mondiale (1987) a Il

lungo freddo. Storia


di Bruno Pontecorvo,
lo scienziato che
scelse l'Urss (1992),
da Botteghe Oscure
addio. Com'eravamo
comunisti (Premio
Cimitile nel 1996) a
Dimenticare
Berlinguer (1996), da

Il sorpasso. Gli
straordinari anni del
miracolo economico
1958-1963 (1997) a
Il silenzio dei
comunisti (2002). In
ultimo aveva
pubblicato nel 2006
Diario italiano,
raccolta degli

editoriali pubblicati su
Repubblica a partire
dal 1976.
Nel 1994 aderisce al
partito Alleanza
Democratica e alle
elezioni di quell'anno
viene eletta alla
Camera dei deputati,

nella XII Legislatura,


per la coalizione di
centrosinistra dei
Progressisti.[2] Nel
2005 ha vinto il
Premio Montanelli,
per la sua attivit
votata allo sviluppo
della cultura italiana
del Novecento, con

particolare attenzione
al mondo femminile.
Nel corso della sua
attivit di scrittrice
questa attenzione non
verr mai meno: in
occasione del suo
ottantesimo
compleanno ebbe
modo di dichiarare:

Alle giovani dico


sempre di non
abbassare la guardia,
non si sa mai. Le
conquiste delle donne
sono ancora troppo
recenti.[3]
Nel novembre del
2010, quando l'allora

Presidente del
Consiglio dei Ministri,
Silvio Berlusconi,
decise di tornare sulla
vicenda "Ruby" in
occasione del suo
intervento al salone
del motociclo, alla
Fiera di Milano, ed
ebbe occasione di dire

"Meglio essere
appassionati di belle
ragazze che gay"
Miriam Mafai non fece
mancare il suo
intervento, cos
appassionato da
somigliare quasi ad
un'invettiva. La
scrittrice dichiar che

il premier fingeva di
non capire e che il
problema non era
essere gay od
eterosessuale, scelta
definita "rispettabile
ed assolutamente
privata". Il problema
per la Mafai era
legato ai

comportamenti del
Primo Ministro
italiano, colpevole a
suo parere d'aver
trasformato "una
sede pubblica in un
luogo di grotteschi
festini" e di essere
"intervenuto per far
rilasciare un partner"

fermato dalla polizia.


Atteggiamenti alieni a
quelli di altri leader
europei, quand'anche
dichiaratamente
gay[4].
Tra i temi di maggior
interesse e attualit,
Miriam Mafai si

espressa su divorzio,
aborto, referendum,
laicit dello Stato,
legge sulla
fecondazione assistita
e condizione
femminile, oltre che
sui temi pi generali
della politica e dei
diritti dei

lavoratori.[1] Per
questo suo impegno
sociale e su tematiche
care alle donne
Eugenio Scalfari,
fondatore de la
Repubblica ebbe
modo di definirla "una
donna laica e libera"
ed ancora, riferendosi

ai trascorsi degli anni


cinquanta nel Partito
Comunista Italiano
"una femminista nel
partito pi maschilista
di tutti".[5]
Nonostante questa
sua forte tensione
morale seppe sempre
coniugare la forza

dell'impegno con la
dolcezza del carattere
che le era proprio,
meritando da Ezio
Mauro, direttore de la
Repubblica al
momento della
scomparsa, la
definizione di

"fortissima e
dolcissima".[6]
Il giorno della
scomparsa il
Presidente della
Repubblica Italiana in
carica, Giorgio
Napolitano, la ricorda
in un messaggio di

cordoglio ufficiale
rammentandone la
forte personalit, il
temperamento morale
alieno da
convenzionalismi e
faziosit ed il grande
talento giornalistico
uniti alla combattivit
che le permisero di

divenire una
significativa scrittrice
strettamente legata al
movimento per
l'emancipazione delle
donne e, pi in
generale, all'attivit
politica della sinistra
italiana. Il messaggio
si conclude con un

ricordo personale che


ne sottolinea
l'umanit: Nel
ricordare la schietta
amicizia che ci ha cos
a lungo legati, mi
resta vivissima
l'immagine della sua
umanit
appassionata,

affettuosa ed
aperta.[7]
morta a Roma il 9
aprile 2012. Al
termine della
cerimonia funebre il
feretro della scrittrice
stato cremato
presso il cimitero di

Prima Porta. Le ceneri


della giornalista sono
ora conservate nel
cimitero acattolico di
Roma.
L'autobiografia[modifi
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wikitesto]

Per anni Miriam Mafai


aveva declinato gli
inviti di grandi editori
a scrivere la propria
autobiografia,
verosimilmente nel
timore di erigere un
piccolo "monumento"
a se stessa. Tuttavia
la malattia fece

cambiare idea alla


scrittrice che
nell'ultimo periodo di
vita si era messa a
lavorare tenacemente
al racconto della sua
vita, quello di una
donna che visse da
protagonista i grandi
eventi e le battaglie

del XX secolo, intenso


e tormentato. Il libro
non stato concluso
e si ferma agli
avvenimenti del
1956, quando la
scrittrice lascia il
lavoro nel Partito
Comunista e ritorna
in Francia, a Parigi,

luogo caro alla Mafai


ed ai suoi genitori. Il
libro dal titolo "Una
vita, quasi due"
edito da Rizzoli.
L'edizione presenta
una prefazione della
figlia Sara Scalia ed
un'introduzione di
Corrado Augias.

Opere[modifica |
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Roma cento anni fa,
Roma, Il
rinnovamento, 1973.
Lombardi, Milano,
Feltrinelli, 1976.
L'apprendistato della
politica. Le donne

italiane nel
dopoguerra, Roma,
Editori Riuniti, 1979.
L'uomo che sognava
la lotta armata,
Milano, Rizzoli, 1984.
ISBN 88-17-53498-6
Pane nero. Donne e
vita quotidiana nella
seconda guerra

mondiale, Milano,
Arnoldo Mondadori
Editore, 1987. ISBN
88-04-29840-5
Il lungo freddo. Storia
di Bruno Pontecorvo,
lo scienziato che
scelse l'Urss, Milano,
Mondadori, 1992.
ISBN 88-04-33922-5

Il morso della mela.


Interviste sul
femminismo, con
Ginevra Conti
Odorisio e Gianna
Schelotto, Rionero in
Vulture, Calice, 1993.
Le donne italiane. Il
chi del '900, a cura
di, Milano, Rizzoli,

1993. ISBN
88-17-84229-X
Botteghe oscure,
addio. Com'eravamo
comunisti, Milano,
Mondadori, 1996.
ISBN 88-04-41051-5
Dimenticare
Berlinguer. La sinistra
italiana e la tradizione

comunista, Roma,
Donzelli editore,
1996. ISBN
88-7989-291-6
Il sorpasso. Gli
straordinari anni del
miracolo economico,
1958-1963, Milano,
Mondadori, 1997.
ISBN 88-04-40062-5

Il silenzio dei
comunisti, con
Vittorio Foa e Alfredo
Reichlin, Torino,
Einaudi editore, 2002.
ISBN 88-06-16353-1
Diario italiano,
1976-2006,
Roma-Bari, Laterza

editrice, 2006. ISBN


88-420-8097-7
Una vita, quasi due,
Milano, Rizzoli, 2012.
ISBN
978-88-17-06090-5
Note[modifica |
modifica wikitesto]
^abcdef
Alessandra Vitali,

Piangiamo Miriam
Mafai, addio alla
"ragazza rossa",
repubblica.it, 9 aprile
2012. URL consultato
il 9 aprile 2012.
^ Archivio storico
delle elezioni Camera 27/03/1994 Collegio Pescara,

interno.it. URL
consultato il 9 aprile
2012.
^ Corriere della
Sera.it Cronache.
Addio a Miriam Mafai.
Signora scomoda e
polemica del
giornalismo e della
sinistra.

http://www.corriere.it
/cronache/12_aprile_
09/addio-a-miriam-m
afai_d59a6832-824e11e1-9c86-d5f7abacd
e61.shtml
^ Video Repubblica.
Insulto ai gay.
Invettiva di Miriam
Mafai contro

Berlusconi.
http://video.repubblic
a.it/dossier/morta-mir
iam-mafai/insulto-aigay-l-invettiva-di-miri
am-mafai-contro-berl
usconi/92126/90519
^ VideoRepubblica.
Eugenio Scalfari. Una
donna laica e libera.

http://video.repubblic
a.it/cronaca/una-don
na-laica-e-libera-la-co
mmozione-di-eugenio
-scalfari/92306?video
^ VideoRepubblica.
Ezio Mauro. Miriam
era fortissima e
dolcissima:
http://video.repubblic

a.it/cronaca/ezio-mau
ro-miriam-era-fortissi
ma-e-dolcissima/923
05?video
^ Presidenza della
Repubblica Italiana.
Messaggio di
cordoglio del
Presidente Napolitano
per la scomparsa di

Miriam Mafai. 9 aprile


2012.
http://www.quirinale.i
t/elementi/Continua.a
spx?

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