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I.5.

FORMULAZIONE DIFFERENZIALE
DELLELETTROSTATICA
I.5.1. Propriet integrali del campo elettrostatico
Le propriet gi considerate del campo elettrostatico, descritte dal teorema di Gauss e dal fatto che il campo elettrostatico sempre conservativo,
hanno un carattere integrale. Da questi teoremi possiamo ottenere il valore locale del campo elettrico solo quando le sue sorgenti sono distribuite
con particolare simmetria. Il teorema di Gauss, ad esempio, nella sua
formulazione integrale non consente di valutare nei singoli punti dello
spazio il campo elettrico generato da distribuzioni di carica arbitrarie. InQINT
fatti lequazione E dS =
lega solo il valore del flusso totale di E
S
0
attraverso la superficie chiusa S alla quantit totale di carica contenuta nel
volume V delimitato dalla superficie stessa. Dalla conoscenza del flusso
totale possiamo ottenere localmente il valore di E, come abbiamo gi osservato, solo quando esso generato da distribuzioni di carica che presentano particolari simmetrie, come distribuzioni uniformi piane, sferiche o
cilindriche. Infatti, in ciascuno di questi casi si pu intuire la direzione
del campo e, di conseguenza, scegliere una superficie di integrazione di
geometria opportuna in modo tale che il valore di En (ove n il versore
di dS) risulti su di essa costante per ragioni di simmetria.
Analoghe considerazioni possiamo fare sul teorema della circuitazione.

Lequazione

E ds = 0 stabilisce che il campo elettrostatico E sempre

conservativo, cio esplicita una propriet integrale del campo E che si


pu tradurre in una propriet locale solo con sorgenti di geometria semplice e simmetrica.
Vediamo ora di riformulare questi due teoremi in forma differenziale, in
modo che descrivano propriet locali del campo elettrostatico E. In questo modo non otterremo direttamente il valore locale del campo E ma il
suo modo di variare da punto a punto. In altre parole troveremo le condizioni cui debbono soddisfare le derivate parziali di E. A tal fine dobbiamo introdurre alcuni operatori differenziali.
Abbiamo visto nel I.4.5. come partendo dal campo elettrostatico conservativo sia stato possibile introdurre il concetto di potenziale calcolando
mediante un integrale di linea il lavoro nel trasporto dellunit di carica.
Sappiamo anche che il valore del potenziale in un punto dello spazio non
determina direttamente il valore del campo nello stesso punto. Tale valore
pu invece essere determinato calcolando il gradiente del potenziale (cio
la rapidit di variazione del potenziale in quel punto) in modulo, direzione e verso. In coordinate cartesiane ci si ottiene valutando le tre derivate
parziali del potenziale rispetto alle tre coordinate spaziali.
Loperazione gradiente rappresenta un primo esempio di operatore differenziale, cio di un algoritmo che applicato al campo scalare del poten-

I.5.2. TEOREMA DI GAUSS IN FORMA DIFFERENZIALE

79

ziale (x,y,z) produce come risultato un secondo campo, in questo caso il


campo vettoriale E


E = i +
j+
k grad
y
z
x
Introdurremo in questo capitolo altri operatori differenziali, utili per risolvere il problema dellelettrostatica. Di particolare interesse risultano gli operatori divergenza e rotazionale di un campo vettoriale, in quanto,
come vedremo, descrivono la densit locale delle sorgenti del campo
stesso. Queste possono essere di due tipi: sorgenti di flusso (che chiameremo anche sorgenti coulombiane) e sorgenti di vorticosit, denominazioni che derivano dallanalisi del campo delle velocit di un fluido.

I.5.2. Teorema di Gauss in forma differenziale.


Divergenza di un campo vettoriale
Consideriamo un punto P(x,y,z) nello spazio in cui presente un campo
elettrico E ed un volume V, delimitato da una superficie S, nellintorno di
P. Il teorema di Gauss assicura che il flusso di E uscente da S dipende solo dalla carica in essa contenuta

E dS =
S

Fig. 1

Q INT
0

Per tradurre tale relazione integrale in una differenziale, che descriva il


comportamento del campo elettrico punto per punto dello spazio, prendiamo in esame un volume sufficientemente piccolo nellintorno del punto P in esame, al limite infinitesimo, e valutiamo mediante il teorema di
Gauss il flusso uscente
d =

(P ) dV
0

da cui
d
=
dV 0

(I.5.1)

Il primo membro della (I.5.1) definisce la divergenza del campo E nel punto P e si indica col simbolo divE : questa rappresenta il flusso specifico,
cio il rapporto tra il flusso del campo E uscente da un volume V, preso nellintorno del punto P, e il volume stesso, valutato al limite quando
questo tende a zero. Come limite del rapporto di due quantit scalari (flusso
e volume), la divE una quantit scalare e, come mostra la (I.5.1), essa dipende solo dalla densit delle sorgenti di flusso (che definiamo sorgenti coulombiane) presenti nellintorno del punto P e non dalla particolare geometria
del volume considerato n dalle sorgenti localizzate fuori dalla regione infinitesima considerata. Nel seguito daremo una dimostrazione qualitativa del
fatto che per un qualsiasi campo vettoriale che abbia componenti continue
assieme alle loro derivate prime (cosa sicuramente vera per il campo elettri-

I.5. FORMULAZIONE DIFFERENZIALE DELLELETTROSTATICA

80

. La divergenza va considerata come un oV


peratore differenziale che applicato ad un campo vettoriale d origine al
campo scalare che rappresenta la densit del flusso uscente da un elemento di
volume preso nellintorno di un qualsiasi punto del campo: per i campi che
soddisfano il teorema di Gauss, in particolare per il campo elettrostatico, la
divergenza del campo risulta proporzionale in ogni punto alla densit delle
sorgenti coulombiane del campo nello stesso punto.
La relazione

co) esiste ed finito il lim

V 0

n dS

(x,y,z)
0

divE =
Fig. 2

rappresenta la forma differenziale del teorema di Gauss.

I.5.3. Trasformazione di un integrale di superficie


(flusso) in un integrale di volume: teorema della
divergenza
S1

n1

n2

V1

V2
S2

n1

Nel seguito faremo riferimento al campo elettrostatico ma le considerazioni ed i risultati che troveremo si possono applicare ad un qualsiasi
campo vettoriale che abbia componenti scalari continue assieme alle derivate parziali del primo ordine.
Consideriamo il flusso di E uscente da una regione V delimitata da una
superficie chiusa S
=

n2
Fig. 3

n dS

Se ora sezioniamo la regione V in due parti, possiamo considerare le due


superfici chiuse S1 e S2 che racchiudono le porzioni V1 e V2, e che sono
costituite dalle due parti di S e dalla superficie che determina la sezione
considerata una volta come delimitante la regione V1, ed una seconda
volta come delimitante la regione V2. Si pu vedere che il flusso di E attraverso S1 sommato al flusso di E attraverso S2 risulta pari al flusso attraverso la superficie iniziale S, dato che i contributi a questi flussi dovuti
alla superficie di sezione che abbiamo aggiunto sono numericamente uguali ma di segno opposto (fig. 3).
Possiamo procedere in modo analogo, sezionando ulteriormente (fig. 4) le
regioni V1 e V2. La somma dei flussi parziali uscenti attraverso le superfici chiuse che limitano le regioni cos ottenute risulta sempre uguale al
flusso totale attraverso S

=
Fig. 4

E dS

E dS =

E dS =

Si

i =1

i =1

Consideriamo per ciascuna delle regioni Vi il rapporto tra flusso e volume. Si pu anche scrivere

= V V
i

i =1

i =1

(I.5.2)

I.5.2. TEOREMA DI GAUSS IN FORMA DIFFERENZIALE

81

Osserviamo che nella procedura di suddivisione in volumi parziali, la


somma di questi coincide con il volume totale (iVi = V ) , ma contemporaneamente, come abbiamo dimostrato, anche la somma dei flussi uscenti dai volumi parziali coincide con il flusso uscente dal volume totale
(i i = ) . Per tale ragione ragionevole attendersi che, quando portiamo al limite la suddivisione, il volume dV intorno ad un punto P e il
flusso d da esso uscente risultino infinitesimi dello stesso ordine. In altre parole plausibile che esista e sia finito il
i
= lim
Vi 0 V
Vi 0
i
lim

E dS
Si

Vi

Con la sola ipotesi che nella regione fissata le componenti di E siano continue e finite insieme alle loro derivate prime, si pu dimostrare che tale
limite esiste ed indipendente dalla particolare procedura di suddivisione, dipendendo solo dal campo vettoriale E e dal punto P scelto. Come
abbiamo gi visto per il campo elettrico, questo limite la divergenza del
campo nel punto in esame.
Quando nella (I.5.2) si porta al limite la suddivisione, la somma sui Vi si
trasforma in un integrale di volume ed il rapporto i Vi nella divergenza del campo E; si ottiene pertanto
=

i
dV =
i

E dS = lim V
V Vi 0

divE dV
V

La relazione

E dS = divE dV
S

esprime il teorema della divergenza: luso delloperatore divergenza


consente di trasformare un integrale di flusso di un qualsiasi campo vettoriale E, esteso ad una superficie chiusa S, in un integrale di volume di
divE , esteso al volume da essa delimitato.

I.5.4. Valutazione della divergenza in coordinate


cartesiane

Lespressione esplicita della divergenza di un campo vettoriale E dipende


dal sistema di coordinate scelto per la rappresentazione del campo stesso.
Calcoliamo esplicitamente lespressione della divE nel caso si faccia uso
di un riferimento cartesiano ed, in ogni punto di coordinate (x, y, z) il campo E = E(x , y, z ) sia noto in funzione delle sue componenti cartesiane

E = E(x , y, z ) = E x (x , y, z )i + E y (x, y, z )j + E z (x , y, z )k
Calcoliamo il rapporto tra flusso e volume gi al limite, considerando un
volume infinitesimo nellintorno di P ed il flusso, pure infinitesimo, da
questo uscente.
Come elemento infinitesimo di volume scegliamo un parallelepipedo,
avente gli spigoli paralleli agli assi cartesiani, in modo che il suo volume
sia espresso da dV = dx dy dz .

dx

dz
dy

P
y

z
x
Z
Fig. 5

I.5. FORMULAZIONE DIFFERENZIALE DELLELETTROSTATICA

82

n i

ni

O
x+dx/2

xdx/2
Fig. 6

Il flusso uscente da tale volume si pu calcolare facilmente, osservando


che il flusso attraverso ciascuna faccia del parallelepipedo dipende solo
dalla componente di E secondo lasse cartesiano normale a tale faccia.
Pertanto, se indichiamo con dx il flusso complessivo attraverso le due
facce aventi la normale orientata da parti opposte secondo lasse X, questo in generale dipende da come varia la componente Ex passando da una
dx

faccia allaltra (fig. 6), cio dal punto di coordinate x , y, z a quel2

dx

lo di coordinate x + , y, z . Quindi
2


dx
dx

d x = E x x + , y, z E x x , y, z dS x =
2
2


E
E x
= x dx (dydz) =
dV
x
x
Analogamente per il flusso uscente attraverso le facce con normale orientata secondo lasse Y e, rispettivamente, secondo lasse Z
d y =

d z =

E y
y

dy dS y =

E y
y

dy (dxdz ) =

E y
y

dV

E z
E
E
dz dS z = z dz (dxdy ) = z dV
z
z
z

Osserviamo che dx, dy, dz sono i tre contributi scalari al flusso totale
uscente dallelemento dV e non le componenti di un vettore come si potrebbe essere erroneamente indotti a pensare per la presenza dei tre pedici. Il flusso totale vale
E y E z
E
dV
+
d = d x + d y + d z = x +
z
y
x
e la divE si ottiene direttamente dal rapporto tra flusso e volume infinitesimi come
divE =

d E x E y E z
+
=
+
dV
y
z
x

Le derivate parziali delle componenti scalari vanno valutate nel punto


P(x,y,z) in cui si vuole conoscere la divergenza. E bene ricordare nuovamente che questa espressione vale solo in coordinate cartesiane.
Se da un punto di vista formale trattiamo loperatore , introdotto per

i+
j + k , possiamo
esprimere il gradiente, come un vettore =
x
y
z
esprimere la div E in coordinate cartesiane come
E x E y E z
+
= E
+
divE =
x
z
y

Se si vuole ottenere lespressione della divergenza in un altro sistema di

I.5.5. ROTAZIONALE DI UN CAMPO VETTORIALE

83

coordinate, come il sistema di coordinate polari r, , , con un procedimento analogo al precedente occorre scegliere il volume elementare mediante archi infinitesimi definiti da variazioni di una sola delle coordinate
per volta. Questi sono (fig.7)
dl 1 = dr

dr

dl 2 = r d

r d

dl 3 = r sin d

r sin d

e lelemento di volume risulta perci definito come

dV = r 2 sin d d dr = dS dr
In questo caso la divergenza (divE(r,,)), valutata come lim

V 0

, riV

sulta pari a
divE =

Fig. 7

1
1 2
(E sin ) + 1
r Er +
2
r sin
r sin
r r

I.5.5. Propriet della circuitazione del campo


elettrostatico in termini differenziali. Rotazionale
di un campo vettoriale

n
P

Per tradurre in termini differenziali la legge della circuitazione del campo


elettrostatico

= E ds = 0
che, come sappiamo, esprime la propriet del campo E di essere conservativo, possiamo procedere in modo analogo a quanto fatto per tradurre
in termini differenziali il teorema di Gauss.
Fissato un punto P nello spazio sede del campo E, consideriamo una linea
chiusa nellintorno di P su cui fissiamo un verso positivo di percorrenza. Sia S larea di una arbitraria superficie, avente come contorno la linea chiusa e passante per il punto P. Orientiamo la normale n alla superficie utilizzando la regola del cavatappi destrogiro o della mano destra: facendo ruotare il cavatappi nel verso positivo di , questo avanza nel verso positivo di n, oppure indicando con le dita della mano
destra il verso di percorrenza del contorno, il pollice indica il verso
della normale positiva. Osserviamo che prendendo linee chiuse sempre
pi piccole, si riducono contemporaneamente sia larea di S, appoggiata
su , che la circuitazione di E su . Riscontriamo in ci una situazione
analoga a quella incontrata quando abbiamo tradotto in termini differenziali il teorema di Gauss, relativamente al flusso uscente attraverso una
superficie chiusa ed il volume da essa racchiuso. Questa analogia suggerisce di prendere in esame il rapporto tra e S al limite quando larea
della superficie diventa infinitesima. Si pu dimostrare che se il campo,
nella regione in cui definito, ha componenti scalari continue assieme

Fig. 8

n
P

Fig. 9

I.5. FORMULAZIONE DIFFERENZIALE DELLELETTROSTATICA

84

alle loro derivate parziali del primo ordine, il rapporto S tra la circuitazione e larea della superficie tende ad un limite finito1 quando la
superficie diventa infinitesima. Ci vale per ogni punto P(x,y,z), nel cui
intorno sia presa la superficie elementare stessa. Osserviamo che le condizioni precedenti sono ovviamente soddisfatte dal campo elettrostatico
che conservativo.
Data larbitrariet con cui possiamo scegliere la superficie sul cui contorno si valuta la circuitazione, dobbiamo attenderci che il limite d dS dipenda non solo dalle coordinate del punto P in esame ma anche dalla particolare orientazione della normale n allelemento di superficie dS (su cui
si trova il punto P). Nello stesso punto P il valore del limite pu quindi
assumere infiniti valori diversi. Si pu dimostrare per che esiste un vettore chiamato rotazionale di E, indicato con il simbolo rotE, che permette di dedurre in modo univoco tutti i valori che tale limite assume nel
punto in esame, in corrispondenza delle diverse orientazioni della normale n. Risulta infatti che il limite cercato dato dalla proiezione del vettore
rotE sulla normale n dellelemento dS

lim
= (rotE ) n
S0 S
Ricordiamo che nella relazione precedente il verso positivo scelto per il
calcolo della circuitazione e il verso della normale n allelemento di superficie, sul cui contorno valutiamo la circuitazione stessa, sono legati
dalla regola della mano destra.
Il rotazionale un operatore differenziale che applicato ad un campo vettoriale, d origine ad un nuovo campo vettoriale la cui componente in una
direzione generica d la densit di circuitazione per un contorno preso nel
piano ortogonale a tale direzione.
Per comprendere il significato delloperatore rotazionale utilizziamo ancora
il campo di velocit di un fluido incompressibile in moto stazionario. Sappiamo che vi pu essere un campo di velocit degli elementi fluidi anche in
assenza di sorgenti e di pozzi. Questa situazione presente quando si hanno dei vortici con linee di corrente che si chiudono su se stesse e che corrispondono ad uno stato di rotazione del fluido.
Il caso pi semplice si ha quando il fluido si muove tutto insieme come
un unico corpo rigido. Consideriamo infatti un volume di fluido cilindrico
di raggio R che ruota rigidamente con velocit angolare attorno al suo
asse. La velocit v di ogni suo punto vale v = r , ove r il vettore
che ne definisce la posizione rispetto ad un punto O dellasse di rotazione. Verificheremo nellEsempio I.5.1. che in questo caso rotv = 2 , indipendentemente dal valore di r.
Nel caso di un fluido in moto stazionario non rigido, il campo delle velocit ed il suo rotazionale variano in generale da punto a punto. In ogni caso, per, la relazione rotv = 2 continua a valere in ciascun punto: il rotazionale della velocit pari al doppio della velocit angolare del
moto del singolo elemento del fluido. Quando il moto del fluido risulta

1. Di ci daremo nel seguito una spiegazione qualitativa.

I.5.5. ROTAZIONALE DI UN CAMPO VETTORIALE

85

irrotazionale ( rotv = 0 ) possiamo osservare sperimentalmente che piccoli


elementi solidi trascinati nel moto non ruotano su se stessi mentre vengono trasportati. In particolare se risulta rotv = 0 in tutto il fluido, il moto
del fluido privo di vortici.
Diremo perci che il rotazionale di un campo vettoriale proporzionale
in ogni punto alla densit locale di sorgenti vorticose del campo stesso.
Nel caso del campo elettrostatico, poich la sua circuitazione sempre
nulla, segue che
(rotE)n = 0
per qualunque orientazione della normale n. Se ne deduce che il campo
elettrostatico sempre irrotazionale, cio
rotE = 0

(I.5.3)

in ogni punto dello spazio e, di conseguenza, esso non ha sorgenti vorticose. Nello studio dellelettromagnetismo troveremo altri campi vettoriali
per i quali sono presenti solo sorgenti vorticose e anche campi che hanno
sia sorgenti coulombiane che vorticose.
La (I.5.3) rappresenta la formulazione differenziale del teorema della
circuitazione del campo elettrostatico.

I.5.6. Trasformazione dellintegrale di circuitazione in


un integrale di flusso: Teorema di Stokes
Nel seguito faremo ancora riferimento al campo elettrostatico ma le considerazioni ed i risultati sono del tutto generali e si potranno poi applicare
ad un qualsiasi altro campo vettoriale che sia definito in una regione dello
spazio ove ha componenti scalari continue assieme alle derivate parziali
del primo ordine.
Consideriamo il campo elettrostatico in una tale regione e prendiamo una
linea chiusa arbitraria su cui valutiamo la circuitazione di E, dopo aver fissato un verso positivo di percorrenza

= E ds

Appoggiamo ora al contorno una superficie S arbitraria, i cui punti siano tutti interni alla regione considerata. Tale superficie pu essere suddivisa mediante un sistema di linee in tante porzioni, ciascuna delle quali ha
un contorno i lungo il quale si pu valutare la circuitazione i di E

i = E ds
i

E facile vedere che se sommiamo i valori di tutte le circuitazioni sui contorni cos definiti, tutti i tratti interni non danno contributo alla somma in
quanto vengono percorsi due volte in versi opposti, e pertanto i loro
contributi sono dello stesso valore ma di segno opposto. Resta quindi solo
il contributo del contorno esterno

= E ds =

i =1

E ds =

i =1

Si

Fig. 10

I.5. FORMULAZIONE DIFFERENZIALE DELLELETTROSTATICA

86

Tale relazione vale anche se moltiplichiamo e dividiamo ciascun contributo i per larea Si della superficie corrispondente e continua a valere
anche se portiamo la suddivisione al limite per N ed Si 0
=

= S
i

i =1

i =1

S i = lim

i
S i =
i

i =1
N

lim i

S Si 0 S
i

dS =

rotE ndS
S

cio risulta

= E ds =

rotE ndS = rotE dS


S

Questa relazione, che esprime il teorema di Stokes, si pu interpretare


dicendo che la circuitazione di un campo vettoriale E lungo una linea
chiusa uguale al flusso del vettore rotE attraverso una superficie
qualsiasi che si appoggia sul contorno , orientata positivamente con la
regola della mano destra2, in accordo al verso positivo fissato su . Abbiamo cos trasformato un integrale di linea in un integrale di superficie.
Abbiamo gi visto che un campo conservativo, come il campo elettrostatico E, poich ha circuitazione sempre nulla (=0), deve anche risultare irrotazionale ( rotE = 0 ) in tutti i punti in cui definito. Invece se
un campo vettoriale ha rotazionale nullo soltanto in una regione limitata
dello spazio, risulta anche conservativo in tale regione solo se questa
semplicemente connessa3. Solo in questo caso, infatti, su ogni linea
chiusa tracciata entro la regione possiamo appoggiare una superficie che
stia interamente allinterno della regione stessa, in modo tale che su tutti
i punti della superficie su cui si calcola lintegrale, il rotazionale del
campo risulti nullo. Per esempio, se il rotazionale del campo nullo solo allinterno di un volume di forma toroidale, il campo risulta non conservativo (cfr. II. 5.5).

I.5.7. Calcolo delle componenti cartesiane del


rotazionale
Il vettore rotE pu essere definito in ogni punto valutando le sue tre
componenti nel sistema di riferimento prescelto. Nel caso di un riferimento cartesiano, in cui il campo vettoriale E espresso mediante le sue
componenti
E = E(x,y,z) = E x (x , y, z ) i + E y (x , y, z ) j + E z (x , y, z ) k
si tratta di valutare per ogni punto i tre limiti cui tende il rapporto
S avendo scelto tre superfici di area S rispettivamente normali
allasse X, allasse Y ed allasse Z.
Come esempio, vogliamo calcolare la componente lungo lasse Z del rotazionale in un punto P

2. Si potrebbe fare la scelta opposta, purch si mantenga la consistenza in tutti gli sviluppi
successivi.
3. Una regione semplicemente connessa se una qualsiasi curva chiusa in essa contenuta
pu ridursi con continuit ad un punto senza uscire dalla regione stessa. Una regione toroidale, ad esempio, non soddisfa questo requisito.

I.5.7. CALCOLO DELLE COMPONENTI CARTESIANE DEL ROTAZIONALE

87

Scegliamo intorno al punto P(x, y, z) unareola dS, con lati dx e dy paralleli agli assi X e Y rispettivamente e con la normale orientata nel verso
positivo dellasse Z (fig. 11). Per la regola adottata della mano destra, la
circuitazione va effettuata percorrendo il contorno in verso antiorario, se
visto da un osservatore orientato secondo k

(rotE)z = rotE k = lim


S 0
z

E ds
S z

1
dy
dy

= E x x , y + , z + E x x , y , z dx
+
2 dx dy
2


1
dx
dx

+ E y x + , y, z E y x , y, z dy
=
dx
dy
2
2


E y E x
E y
E
dy
dx

dx
=
= x dy
+
dx dy
x
y
dx dy x
y
In modo analogo si pu ottenere

(rotE)x = rotE i = E z
y

(rotE)y =

rotE j =

E y
z

E x E z

x
z

Come regola mnemonica si pu considerare il rotE definito dal


determinante
i

rotE =
x
Ex

y
Ey

z
Ez

nel significato conferitogli dal suo sviluppo formale, interpretando il prodotto E y z come indicazione di derivata parziale di Ey rispetto a z, etc.
Con questa notazione, i simboli x , y , z indicano degli operatori differenziali che agiscono su delle funzioni scalari producendo delle
nuove quantit scalari che sono appunto le rispettive derivate parziali.
Daltro lato i simboli x , y , z possono essere interpretati formalmente come le componenti cartesiane delloperatore , cos che il
rotE in coordinate cartesiane pu essere espresso come

rotE = E
ESEMPIO I.5.1. ROTAZIONALE NEL CAMPO DELLE VELOCIT
Consideriamo come campo vettoriale il campo delle velocit di un corpo
rigido, ad esempio un disco di raggio R. Assumiamo dapprima che esso
trasli su un piano orizzontale con velocit v (fig. 12). In tal caso facile

nk

x
X

P
dy
Fig. 11

dx

I.5. FORMULAZIONE DIFFERENZIALE DELLELETTROSTATICA

88

verificare che

B
C

v ds = 0

lungo un percorso chiuso qualsiasi, ad esem-

pio il contorno del disco stesso, in quanto il contributo relativo allarco


ABC uguale ed opposto a quello dellarco ADC. Pertanto il campo delle velocit risulta irrotazionale. Se invece il disco ruota rigidamente con
velocit angolare attorno al centro O (fig. 13), la velocit v di un suo
punto qualsiasi vale v = r , ove r il vettore che ne definisce la posizione rispetto ad O. facile verificare che in questo caso rotv = 2 , indipendentemente dal valore di r: basta infatti integrare su una circonferenza di raggio r e poi dividere per la superficie da esso racchiusa.
Possiamo anche ottenere lo stesso risultato valutando la velocit v degli
elementi del disco in rotazione e il vettore rotv in coordinate cartesiane.
Poniamo r = xi + yj e = z k

Fig. 12

v = r = 0 0 z = z yi + z xj
x

B
O
D
Fig. 13

i
j

rotv =
x
y
z y z x

= ( z + z ) k = 2
z
0

Quindi nel caso di moto rotatorio, il rotazionale della velocit v proporzionale alla velocit angolare locale. Il risultato precedente continua
a valere anche se la rotazione avviene attorno ad un punto diverso da O
oppure se il moto del corpo rigido qualsiasi, in quanto ogni atto di moto pu essere scomposto in una traslazione pi una rotazione infinitesime
( v = v O + r ).
Nel caso di un moto non rigido, quale di solito si ha per un fluido, il
campo delle velocit ed il suo rotazionale variano da punto a punto, dipendendo dal particolare tipo di flusso. In ogni caso, per, possiamo
considerare ogni elemento infinitesimo del fluido come un corpo rigido
infinitesimo e la relazione rotv = 2 continua a valere in ciascun punto;
il rotazionale della velocit indica lo stato di moto rotatorio del singolo
elemento del fluido.

I.5.8. Uso formale degli operatori differenziali


Consideriamo loperatore differenziale gradiente, indicato con il simbolo
(nabla), gi visto nella definizione del campo elettrico a partire dal
potenziale
E = grad =
Lapplicazione dell operatore ad un campo scalare (x,y,z), corrisponde allapplicazione a tale campo degli operatori di derivazione
parziale, ciascuno dei quali fornisce una delle componenti di un campo vettoriale

I.5.8. USO FORMALE DEGLI OPERATORI DIFFERENZIALI

89

i+
j+
k
x
y
z

Da un punto di vista formale si pu trattare loperatore come un vettore


=

i+
j+ k
x
y
z

ed applicare, con le dovute cautele, le regole delle operazioni tra vettori.


In questo modo, come abbiamo gi osservato, si ha
Gradiente ( ): Equivale al prodotto di un vettore per uno scalare, cio
=

i+
j+
k
x
y
z

Divergenza ( A ): Equivale al prodotto scalare tra vettori, cio


A=

Ax + Ay + Az
x
y
z

Rotazionale ( A ): Equivale al prodotto vettoriale tra vettori, cio


i

A =
x
Ax

y
Ay

z
Az

Questi operatori sono lineari, nel senso che, per esempio, si ha


(1 + 2 ) = 1 + 2 . Luso formale delloperatore utile per
ottenere direttamente alcune propriet notevoli degli operatori, propriet
che si possono daltra parte dimostrare in maniera rigorosa mediante lo
sviluppo completo. Queste propriet sono
1. = 0
cio
rot (grad ) = 0
Ci significa che un campo conservativo che deriva da un potenziale
sempre irrotazionale.
2. A = 0
cio
div (rot A) = 0
Un campo vettoriale che sia definito come rotazionale di un campo
vettoriale arbitrario sempre a divergenza nulla e viene detto solenoidale. In altre parole tale campo non ha sorgenti coulombiane.
3. Consideriamo ora la seguente combinazione
div(grad) = 2 =
2 2 2
+
+
+
+
=
x x y y z z x 2 y 2 z 2
Loperatore (div grad) che indichiamo con 2 e con il nome di operatore di Laplace (o Laplaciano) un operatore lineare e scalare cio, applicato ad un campo scalare produce un nuovo campo scalare: 2 .
Talvolta formalmente utile applicarlo ad un campo vettoriale A ma,
in tal caso, lo si intende applicato separatamente alle componenti cartesiane di A, cio

I.5. FORMULAZIONE DIFFERENZIALE DELLELETTROSTATICA

90

2 A = 2 A x i + A y j + A zk = 2 A x i + 2 A y j + 2 A zk
dato che i versori degli assi di riferimento sono da considerarsi costanti nelloperazione di derivazione.
4. Ricordando che

A (B C) = (A C) B (A B ) C
si pu ottener la seguente identit, che risulter particolarmente utile
nel seguito
rot rotA = A = ( A ) 2 A = grad divA 2 A
5. Mentre per i vettori veri vale la relazione A(BC) = (AB) C, si
pu verificare con lo sviluppo diretto che per loperatore vale invece
(A B ) = B ( A ) A ( B )
cio
div(A B ) = B (rotA ) A (rotB )
6. Infine si pu verificare con lo sviluppo diretto che per loperatore
risulta
(A ) = ( A ) + A ()
cio
div(A ) = (divA ) + A grad

I.5.9. Propriet differenziali del campo elettrostatico


Il teorema di Gauss in forma differenziale pu essere anche ottenuto utilizzando il teorema della divergenza che, come abbiamo visto, trasforma
lintegrale di superficie in integrale di volume.
Sappiamo che il teorema di Gauss collega il flusso di E uscente attraverso
una superficie chiusa S con la quantit totale di carica QINT contenuta nella regione delimitata da S
E =

E dS =
S

Q INT
0

Ricordando la definizione di densit di carica = (x,y,z) = dq dV , il


secondo membro si pu esprimere come integrale di volume della densit
di carica
q INT
1
=
0
0

V dV

Daltra parte, sappiamo che anche lintegrale del flusso pu essere trasformato in un integrale di volume, mediante il teorema della divergenza

I.5.9. PROPRIET DIFFERENZIALI DEL CAMPO ELETTROSTATICO

91

E dS = divE dV
S

Segue da ci leguaglianza dei due integrali di volume


1

divE dV = dV =
V

dV

che deve valere comunque sia scelto il volume di integrazione, purch lo


stesso per entrambi i membri. Ci possibile solo se le funzioni integrande sono uguali in ogni punto, cio se
divE =

Ritroviamo cos la legge di Gauss in forma differenziale, che in coordinate cartesiane assume la forma
E x E y E z (x,y,z )
+
+
=
x
y
z
0
Questa equazione differenziale lineare alle derivate parziali prime esprime una propriet del campo elettrico che deve valere in ogni punto dello
spazio. Le tre componenti del campo non possono variare in maniera arbitraria: le tre variazioni sono tra loro collegate in un modo che la loro
somma dipenda solo dalla densit di carica elettrica presente nel punto
considerato.
In particolare, se in un punto non vi carica ( (P) = 0 ) in quel punto deve essere ( divE )P = 0, cio in coordinate cartesiane
E x E y E z
+
+
=0
x
y
z

ci indipendentemente dallesistenza di cariche in altri punti del campo.


evidente che se in tutti i punti di una regione risulta divE = 0 , segue
che in questa regione il campo non ha sorgenti di tipo coulombiano.
Dalla legge di Coulomb elettrostatica abbiamo anche dedotto che il campo elettrostatico conservativo, per cui pu essere derivato dal potenziale
elettrostatico (x,y,z) che un campo scalare. Abbiamo inoltre visto che
questa propriet pu essere espressa in una forma diversa
rotE = 0
Lultima relazione pu anche essere ottenuta utilizzando il teorema di
Stokes. Infatti

E ds = 0

E ds = rotE dS = 0
S

da cui si deduce che


rotE = 0
Cio il campo elettrostatico irrotazionale.
Questa propriet del campo E esprime una condizione cui debbono soddisfare le componenti del rotazionale del campo in ogni punto dello spazio.

I.5. FORMULAZIONE DIFFERENZIALE DELLELETTROSTATICA

92

Dire che nulla la componente x del rotazionale corrisponde alla seguente


equazione differenziale tra le derivate parziali delle componenti di E
E z E y

=0
y
z
per cui in tutti i punti dello spazio la rapidit di variazione della componente z del campo per spostamenti rispetto allasse y deve risultare eguale
alla rapidit di variazione della componente y per spostamenti secondo z.
Analogamente per le altre componenti di E. Si pu ora vedere come queste propriet differenziali siano anche una conseguenza del fatto che
E = . Infatti la relazione
E z E y

y
z

pu anche essere espressa nella forma



y z z y
e questa risulta identicamente nulla per le propriet della derivazione
parziale.
In modo pi formale possiamo dire che essendo rot E = 0 e valendo
lidentit 0 (rot (grad ) 0), deve esistere un campo scalare
(x,y,z) di cui E il gradiente. Si pu perci porre
E =
ed in questo caso coincide con il potenziale scalare precedentemente
definito.
In sintesi, le leggi fondamentali dellelettrostatica in forma differenziale
si possono scrivere
divE =

rot E = 0

(Teorema di Gauss)
(Campo elettrostatico irrotazionale)

Quando questultima relazione risulta verificata in tutti i punti di una regione semplicemente connessa, essa equivalente alla
E =

(Campo elettrostatico conservativo,


derivabile da un potenziale).
Vedremo pi avanti, nel capitolo IV.1. dellinduzione elettromagnetica,
esempi di campi elettrici per i quali si ha rotE = 0 lungo tutto un cammino chiuso, ma che non sono conservativi se la regione in cui risulta
rotE = 0 non semplicemente connessa. Vogliamo perci sviluppare alcune considerazioni non limitate al campo elettrostatico, ma applicabili a
situazioni pi generali e che torneranno particolarmente utili per lo studio
del campo magnetico e dei campi elettrici non statici.
In generale, se un campo vettoriale in una regione dello spazio non presenta sorgenti di tipo coulombiano esso risulta a divergenza nulla e viene

I.5.10. EQUAZIONI DI POISSON E DI LAPLACE PER IL POTENZIALE ELETTROSTATICO

93

detto solenoidale: il suo flusso uscente da qualsiasi porzione di detta regione deve essere complessivamente nullo. In questa regione il campo
pu essere rappresentato da tubi di flusso: infatti ogni linea di campo che
entra in una porzione (priva di sorgenti) deve corrispondere ad una linea
uscente. Ci non vero per i campi che hanno sorgenti, che sono cio con
divergenza non nulla nella regione considerata. In particolare se il campo
considerato risulta solenoidale in tutti i punti dello spazio, le sue linee
di campo devono chiudersi su se stesse in quanto mancano le sorgenti
di tipo coulombiano. evidente che in questi casi la circuitazione del
campo calcolata lungo una di queste linee chiuse deve risultare diversa da
zero, positiva o negativa secondo il verso scelto per la percorrenza. Per il
teorema di Stokes deve perci essere diverso da zero il flusso del rotazionale del campo attraverso una qualsiasi superficie che si appoggia alla linea di campo considerata. Come abbiamo visto, in questi casi il flusso del
rotazionale corrisponde alla quantit di sorgenti vorticose che danno origine al campo stesso.

I.5.10. Equazioni di Poisson e di Laplace per il


potenziale elettrostatico
Torniamo al campo elettrostatico. Dalle relazioni
divE =

E =

possiamo scrivere div ( grad) =


2 =

cio
0

Questultima, detta equazione di Poisson, unequazione differenziale


lineare alle derivate parziali del secondo ordine che esprime una condizione fondamentale cui soddisfa il potenziale elettrostatico nello spazio, quando si conosca la distribuzione delle cariche (x,y,z).
Scrivendo per esteso lequazione di Poisson, si ha

2 2 2
+ 2 + 2 =
2
0
z
y
x
Se si chiede che la funzione potenziale (r) = (x,y,z) sia monodroma,
finita e continua in tutto lo spazio, che si annulli allinfinito almeno come
1/r e che la sua derivata radiale si annulli allinfinito almeno come 1/r2, si
pu dimostrare4 che la soluzione dellequazione di Poisson
(r ) = (x , y, z ) =

1
4 0

(x ' , y' , z')


dx ' dy' dz'
V
r r'

4. Vedi p. es. Persico - Introduzione alla Fisica Matematica.

I.5. FORMULAZIONE DIFFERENZIALE DELLELETTROSTATICA

94

ove lintegrale esteso a tutta la regione V occupata dalle cariche. Questa


soluzione era gi stata dedotta sulla base della legge di Coulomb e del
principio di sovrapposizione, nellipotesi che non vi fossero cariche
allinfinito.
Nel caso particolare dello spazio vuoto, privo di cariche, ove perci sia
= (x,y,z) = 0, lequazione diventa
2 = 0
cio
2 2 2
=0
+
+
x 2 y 2 z 2
E questa lequazione di Laplace. Le funzioni che soddisfano a questa
equazione si dicono funzioni armoniche e godono di importanti propriet.
Il potenziale elettrostatico , nello spazio vuoto, sempre una funzione armonica.

I.5.11. Alcune propriet delle funzioni armoniche


Possiamo vedere che qualsiasi funzione lineare nelle coordinate x, y, z
armonica, in quanto le sue derivate parziali prime sono delle costanti e le
derivate seconde sono perci nulle.

1 2

Anche la funzione 1 r = x 2 + y 2 + z 2
particolarmente importante perch appare nellespressione del potenziale di una sorgente puntiforme,
risulta armonica, come si pu facilmente verificare dallo sviluppo esplicito del laplaciano.
Vediamo ora una importante propriet delle funzioni armoniche. Consideriamo i valori che una funzione armonica assume sui punti di una superficie sferica S arbitraria di centro in P e di raggio r, tutta interna alla
regione ove la funzione armonica. Sia il valore medio di su tale
superficie. Il valore medio sulla superficie della sfera di area S=4r2 cos definito
< s > =

1
4r 2

dS
S

Vediamo come tale valore medio varia al variare di r, ricordando che la


media non che una somma normalizzata e che la derivata di una somma
equivale alla somma delle derivate
d < s >
d
1
=<
>=
dr
dr
4 r 2

dr
S

dS

Ricordando che la derivata direzionale di coincide con la componente


del gradiente della funzione nella direzione assegnata, si ha

I.5.11. ALCUNE PROPRIET DELLE FUNZIONI ARMONICHE

95

d < s >
1
()r dS = 1 2 S() r dS =
=
2
S
dr
r
4r
4r
1
() dS = 1 2 V () dV =
=
2
S
4r
4r
1
=
2 dV = 0
V
4r 2

essendo 2 = 0 per ipotesi in tutti i punti della regione V.


Il valore medio di non dipende quindi dal valore del raggio della superficie sferica scelta e deve perci coincidere con il valore che assume nel
centro P
S = (P)
La media S dei valori che una funzione armonica assume su una superficie sferica qualsiasi S uguale al valore (P) che essa assume nel centro
della sfera. Da ci segue che (P) pure la media dei valori che assume
nei punti interni alla sfera, come si pu facilmente dedurre immaginando il
volume sferico diviso in infiniti gusci sferici di spessore infinitesimo.
Della propriet della media delle funzioni armoniche possibile dare una
dimostrazione alternativa, che chiarisce meglio il significato fisico di tale
propriet. Consideriamo la situazione fisica illustrata in fig. 14, in cui il
campo ed il potenziale elettrostatico sono generati da un sistema di cariche puntiformi qi. Calcolare il valor medio del potenziale sulla superficie
sferica di centro P e raggio r, equivale a calcolare il lavoro necessario per
trasportare cariche dallinfinito alla superficie della sfera, in modo da ottenere una distribuzione uniforme di carica con densit , e poi dividere
tale lavoro per la carica totale trasportata
<>=

S dS = S dS
4r 2

4r 2

Ma il lavoro speso per caricare uniformemente la sfera con densit in


presenza del campo prodotto dalle cariche qi equivalente al lavoro necessario per trasportare le cariche qi nel campo della sfera carica, in quanto il campo elettrico conservativo. Sappiamo per che una sfera carica
uniformemente genera nei punti esterni un campo pari a quello di una carica puntiforme posta nel centro P. Questa osservazione ci permette di affermare che il valor medio del potenziale sulla superficie sferica deve
coincidere col valore che il potenziale assume nel centro P.
Dalla propriet del valor medio delle funzioni armoniche si pu facilmente
dedurre che se una funzione armonica in una regione V dello spazio, in
tale regione non pu avere punti di massimo o di minimo relativo. Se ci
non fosse vero, si potrebbe scegliere una opportuna superficie sferica centrata nel punto di massimo o di minimo e il valore medio di su tale superficie dovrebbe perci risultare rispettivamente pi piccolo o pi grande del
valore assunto nel centro, in contrasto con la propriet vista pi sopra.
Altra conseguenza di notevole interesse nella teoria del potenziale riguarda il caso in cui la funzione armonica assume un valore costante su tutti
i punti di una superficie chiusa S che delimiti una regione di spazio priva

q1
q3
q2
r

Fig. 14

I.5. FORMULAZIONE DIFFERENZIALE DELLELETTROSTATICA

96

di cariche. In tale caso assume lo stesso valore anche in tutti i punti dello spazio interno. Si pu vedere infatti che in caso contrario la funzione
dovrebbe ammettere almeno un punto di massimo o di minimo relativo
nella regione interna.
Dimostriamo per ultimo il teorema di unicit della soluzione della equazione di Laplace in una regione di spazio vuoto, quando siano dati i valori che questa assume sulle superfici che delimitano tale regione e
che ne rappresentano il contorno. Siano k i valori che la soluzione assume sulle superfici a distanza finita e sia nullo il valore che assume nei
punti allinfinito.
Supponiamo che esistano due funzioni (x,y,z) e (x,y,z) che soddisfano entrambe allequazione di Laplace, con le stesse condizioni al
contorno. Per la linearit dellequazione di Laplace, ogni combinazione lineare di due soluzioni deve pure essere una soluzione; quindi lo
sar anche la funzione
(x,y,z) = (x,y,z) (x,y,z)
Dato che e assumono gli stessi valori al contorno, la loro differenza
assume valore nullo su tutti i punti del contorno. Quindi la funzione
(x,y,z) rappresenta la soluzione per un problema con una geometria identica, ma con valori al contorno tutti nulli.
In tal caso per la funzione (x,y,z) deve essere nulla anche in tutti i punti interni, da cui lidentit di e e lunicit della soluzione.
Il potenziale elettrostatico nello spazio vuoto deve soddisfare allequazione
di Laplace ed quindi una funzione armonica. Il problema generale
dellelettrostatica infatti quello di trovare la distribuzione del potenziale
che soddisfa allequazione di Laplace 2=0 e contemporaneamente alle
condizioni al contorno. Ci di estrema importanza nella risoluzione sia analitica che numerica dei problemi di elettrostatica nei casi non risolubili per
altra via.
S

I.5.12. Equilibrio nel campo elettrostatico

E
P

Fig. 15

La mancanza di punti di massimo o minimo relativo per il potenziale elettrostatico nello spazio vuoto ci permette di affermare che non possibile
disporre delle cariche elettriche in modo da configurare un campo elettrostatico tale da permettere una posizione di equilibrio stabile per una carica puntiforme di prova q. Ci per il fatto che equilibrio stabile deve
sempre corrispondere ad un minimo della energia potenziale U = q.
Limpossibilit di avere punti di massimo o minimo relativo per il potenziale elettrostatico si pu anche giustificare direttamente dal teorema di
Gauss. Se si ammette infatti che un punto P sia un punto di minimo per
(x,y,z)
(P ) = min
tutti i punti di una superficie S intorno a P (fig. 15) avrebbero un valore
maggiore del potenziale e quindi il campo elettrico E = sarebbe diretto verso il punto P. Ci farebbe prevedere un flusso netto entrante attraverso S e ci in contrasto con il teorema di Gauss, in quanto non ci so-

I.5.13. OSSERVAZIONI

97

no cariche contenute entro S. Analogamente nellipotesi che (P) sia


massimo5.

I.5.13. Osservazioni
Come abbiamo gi osservato, il potenziale elettrostatico nello spazio vuoto soddisfa lequazione di Laplace ed , quindi, una funzione armonica.
Questo risultato di estrema importanza nella risoluzione di molti problemi dellelettrostatica che coinvolgono la presenza di corpi conduttori.
Come infatti vedremo nei capitoli successivi, non in generale nota a
priori la distribuzione di carica su questi, n la loro geometria tale da
consentire considerazioni di particolare simmetria per cui la valutazione
del campo elettrico non pu essere ottenuta ricorrendo al teorema di
Gauss o al principio di sovrapposizione. In questi problemi invece possibile conoscere il valore del potenziale che caratterizza ognuno dei corpi
conduttori, che con le proprie superfici delimitano al finito la regione di
spazio vuoto in cui si vuol valutare il campo elettrico. Pertanto i valori
del potenziale sui conduttori e la condizione asintotica (il potenziale nullo
nei punti allinfinito) rappresentano le condizioni al contorno che determinano univocamente la funzione potenziale (x,y,z) soluzione
dellequazione di Laplace e quindi del problema in esame. Tuttavia la determinazione di tale soluzione in generale complessa e non sempre ottenibile per via analitica. In questi casi si pu ricorrere a tecniche numeriche come il metodo di rilassamento, che descriveremo nel seguito, che
sfrutta la propriet della media delle funzioni armoniche per risolvere il
problema mediante approssimazioni successive. In altre situazioni, sfruttando la propriet dellunicit della soluzione dellequazione di Laplace,
potremo risolvere il problema sostituendolo con uno molto pi semplice
che presenti le stesse condizioni al contorno del problema originario (metodo delle immagini).
Vediamo nel seguito un esempio in cui risolvendo lequazione di Laplace
si ottengono informazioni non solo sul potenziale e sul campo elettrico
ma anche sulle distribuzioni di carica che li generano.

Y
1

ESEMPIO I.5.2. POTENZIALE E CAMPO TRA DUE PIANI PARALLELI CARI-

CHI

Si vuole determinare il potenziale ed il campo elettrico nella regione di


spazio compresa tra due piani indefiniti paralleli, distanti d =1m, carichi
uniformemente con cariche uguali ed opposte, su cui il potenziale vale
rispettivamente 1=300 V e 2 = 100 V.
Fissiamo un riferimento cartesiano in modo che i due piani siano perpendicolari allasse X (fig. 16); in particolare il piano carico positivamente coincida con il piano YZ, mentre quello carico negativamente
coincida con il piano di equazione x = d. Le condizioni al contorno del
nostro problema sono

= 1

per

x=0

5. Per avere nel punto P equilibrio stabile per una carica di prova q occorre che (P) sia
massimo o minimo prima di porre in P la carica q.

O
X
d
Z

Fig. 16

I.5. FORMULAZIONE DIFFERENZIALE DELLELETTROSTATICA

98

= 2

x=d

per

La particolare geometria del problema suggerisce che il potenziale non


pu dipendere da y e z , ma solo da x, =(x): infatti la situazione fisica
non varia se losservatore si sposta lungo gli assi Y e Z, dal momento
che i piani carichi sono illimitati lungo tali direzioni, invece diversa per
spostamenti lungo lasse X. In questo caso pertanto lequazione di Laplace diventa
d 2
=0
dx 2

Per integrazioni successive si ottiene

(x) = Ax +B
Le costanti A e B si determinano imponendo le condizioni al contorno

(x=0) = 1= B

B = 300 V

(x=d) = 2 = A d +1

A=

2 1
V
= 200
d
m

Pertanto

(x) =

1 2
x + 1
d

Il potenziale decresce linearmente dal valore = 1=300V, che assume


sul piano carico positivamente, al valore = 2=100V sul piano carico
negativamente.
Il campo elettrico si ottiene immediatamente

E = =

2
d
i= 1
i
dx
d

Esso, come sappiamo, costante tra i due piani ed diretto parallelamente allasse X cio dalle cariche positive a quelle negative. Il suo modulo vale

E = 200

V
m

Ricordando che (cfr. Esempio I.3.10) il campo tra i due piani pu anche

si ricava
essere espresso mediante la relazione E =
0

= 0 E = 8.85 10 12 200 = 17.7 10 10

C
m2

cosa che completa la risoluzione del problema.

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