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Il Cristo giallo,
Aha oe feii? (Come sei gelosa? 1892, olio su tela, 66x89 cm, Mosca, Museo Pukin
In questo quadro sono raffigurate due donne. Una accovacciata, laltra distesa. Della seconda si
intravede solo la testa e la parte superiore del busto. Il soggetto tratto da un fatto a cui il pittore
aveva assistito e che cos descrive nel suo libro Noa Noa: sulla spiaggia due sorelle che avevano
appena fatto il bagno, distese in voluttuosi
atteggiamenti casuali, parlano di amori di ieri e di
progetti damore di domani. Un ricordo le divide:
Come! Sei gelosa?
Come spesso capita nei dipinti di Gauguin, il titolo
dellopera viene scritto sulla tela, in questo caso in
basso a sinistra. scritto in tahitiano e il suo esotico
suono serve a dare pi suggestione al quadro. Ed
proprio la scritta che non solo un titolo, ma anche
una frase realmente pronunciata dalle due donne, a
dare il contenuto pi specifico al quadro. Se non
fosse per questa frase riportata sul quadro il
contenuto del quadro potrebbe essere scambiato per una pura sinfonia decorativa. Del resto, laspetto
muto e silenzioso delle donne e la loro posa estremamente plastica e affascinante potevano essere
scambiata per una ricerca solo sulla bellezza formale dei loro corpi. Invece Gauguin vuole cogliere
un diverso significato: la complicit tutta femminile nel dialogare del pi profondo arcano della vita:
lamore. E c in questo quadro una tale carica di intensa primitivit che sembra riportare il momento
del dialogo ad una ritualit senza tempo. Leterno ritorno dei sentimenti e dellamore e il continuo
interrogarsi sul loro significato. Il quadro, come la precedente produzione di Gauguin, tutta giocata
sulla risoluzione bidimensionale dellimmagine. Nella sua pittura il problema della rappresentazione
tridimensionale del tutto assente. Egli accosta forme, senza preoccuparsi della loro plausibile
collocazione in uno spazio virtuale che vada oltre il piano della rappresentazione.
Ci ancora pi evidente in questo quadro dove la donna distesa, e arditamente vista in uno scorcio
dalla testa in gi, scompare completamente nella met inferiore. Le due donne formano quasi un
corpo solo, divise solo dalla diversa tonalit dei loro corpi. Sono distese su una spiaggia di sabbia
rosa che nella parte sinistra perde qualsiasi apparenza orizzontale per divenire un piano indefinito.
Nella parte superiore, colori vari vengono stesi in campiture piane senza alcuna preoccupazione
naturalistica o mimetica. Servono solo a rendere pi evidente la bidimensionalit dellimmagine e,
nel contempo, ad accentuarne il carattere decorativo.
Gauguin era molto affezionato a questo quadro, tanto che in una lettera ad un amico scriveva: Ho
fatto ultimamente un nudo a memoria, due donne sulla spiaggia, credo che sia anche la mia cosa
migliore fino ad oggi.
Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?, 1897, olio su tela, 141x376 cm, Boston, Museum
of Fine Arts
La grande tela, realizzata da Gauguin negli ultimi anni della sua attivit, costituisce quasi un
testamento spirituale della sua arte. Concepita come il fregio di un tempio (numerosissimi sono i
richiami alle figure del Partenone) d l'idea di un affresco, poich presenta i bordi rovinati. Nei bordi
inserisce il titolo dell'opera (a sinistra)la firma e la data (a destra), altro elemento tipico dell'arte
bizantina.
L'opera va letta da destra a sinistra (appunto all'orientale) come un ciclo vitale disposto ad arco: non
a caso, all'estrema destra raffigurato un neonato, che gi dal momento della nascita lasciato
nell'indifferenza di chi lo circonda. Al centro un giovane (l'unico personaggio maschile) sta
cogliendo un frutto e pu essere interpretato in 2 modi: 1.Come richiamo al peccato originale 2.Come
simbolo della giovent che coglie la parte migliore dell'esistenza. Alle spalle del ragazzo, una figura
con il gomito in alto contribuisce a definire la struttura triangolare della prima met, al cui vertice
sono messe in risalto le figure rosse sullo sfondo, emblematiche e con l'aria di chi ordisce trame
nell'ombra: esse sono simbolo dei tormenti e delle domande che giacciono nel profondo di ogni
animo, che per altro danno il titolo al quadro.
La stessa struttura si ritrova nella seconda met del dipinto, speculare rispetto all'uomo centrale. Al
vertice troviamo stavolta la divinit, anch'essa col suo significato simbolico: l'inutilit e la falsit
della bugia religiosa, magra consolazione e senso provvisorio di una vita in realt vana. All'estrema
sinistra troviamo una vecchia raggomitolata su di s (identica ad una mummia peruviana vista in
giovent) in attesa della morte, trasfigurata in un urlo quasi munchiano dinnanzi alla vacuit di senso
dell'esistenza (piuttosto che per la paura della morte, dall'artista abbracciata almeno nelle intenzioni
dopo la conclusione dell'opera). Infine, uno strano uccello bianco con una lucertola tra le gambe,
simbolo della vanit delle parole, chiude la lettura del dipinto.
Lo sfondo rappresenta la vegetazione in maniera sintetica: i rami si trasformano
in arabeschi (decorazione doppia); i colori sono antinaturalistici: infatti, gli alberi sono blu.
Le due figure di giovani accovacciate su entrambi i lati e l'idolo blu della dea Hina sul fondo
compaiono in molte opere dello stesso periodo.
Ma straordinaria in questo quadro soprattutto lambientazione. Il percorso della vita si svolge in un
giardino che sa proprio di Eden. Con questo quadro il senso di inquietudine e di instabilit, tipico
dellartista e uomo Gauguin, ci appare alla fine come un percorso senza fine, perch volto a traguardi
che non sono di questo mondo. E cos il suo fuggire dallOccidente verso i paradisi dei mari del Sud,
in fondo, altro non che la metafora, non figurata ma reale, della ricerca perenne ma inesauribile
dellapprodo ultimo della nostra serenit.
Dopo alcuni schizzi preparatori, il pittore vi lavor notte e giorno per circa un mese, imponendosi un
ritmo di lavoro frenetico che fin col prostrarlo; fu cos che, ritenendosi incapace di finire il dipinto,
Gauguin tent di suicidarsi ingerendo dell'arsenico, ma la dose troppo forte e presa di getto,
determin un forte vomito che annull l'effetto del veleno.
Il dipinto fu poi arrotolato e spedito a Parigi al mercante d'arte Ambroise Vollard, che cos stipul un
contratto redditizio col pittore, assicurandosi l'esclusiva della sua opera.