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PRINCETON
UNIVERSITY
LIBRARY

i.

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NUOVA COLLEZIONE
DI

OPERE

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C H E.

Voi;.ui8 VI.

X.

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LE GOLOMfi GOHMERGIAU
DEOLI

ITALIANI IN ORIENTE
INEL

MEDIO EVO
DI8SBBTAZI0NI

DEL PHUF. GUGLIELMO HEYD


imTicAaTo DiUA

a.

raiuci

umuua oi toccmda

FQBLICATK DA PKHlA ^EL GIOKIVALE D'ECONOMIA POLITICA Ut tUBIRGA


OKA RIFATTE DALL' AUTORE E RECATE IN ITALIANO

DAL PROF. GIUSEPPE MULLBR

YOL.

VENEZIA s TORINO,
O.

ANTONBLLI E

t.

BA8AD0NNA

DCCC LXVI.

BDIT.

(pEOPBIBTX LBTTBRABIA.)

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PREFAZIONE.

^ingiovanita

\ct la

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Patri ua iinpareg|pdble

si

levi

volU^

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Discesa impcradricc cntr la bara


Risiir'

Che

m.iriii.irii,

tpletuliila di

maglie

CofMt FoMuiA, CAine

h tom

coirniKTcI, a b.itlaj;!!^

te lo tcettro avito arca perdutOf

F* t

fra

in pria

reno nao ctUr, e fa tcnvto.

medio evo, e rigocominciale, merttano particolare


considerazione quelle che, poste al mare, spedivano a lonle citt italiane fiorenti nel

gliose di vita politica e

taue

spiag'g'ie le loro

navi cariche dei prodotti

dell'

indu-

stria Dazionale, per riportarne degli altri ricercati in tutta

TBnropa. Queste citt hanno comuni con tutte le


sorlle

il

mirabile organamento delle istitazioni

altre loro

civili ;

ma

ci che forma lo speciale loro vanto, e attira sopra di esse


lo sguardo dello studioso delle

umane cose, sono

loro imprese marittime, la fondazione di colonie


ciali fra popoli d' altra stirpe

lo

grandi

commer-

e d'altra religione; colonie

die diventarono altrettanti novelli centri di vita, cultura


ed attivit italiana, ampio campo air operosit dei loro
cittadini^ ricca fonte

^^^^ k

diprosp^nt materialeedi progresso

intellettuale per tutta Italia. Veneziani, Genovesi, Pisani

ed Amalfitani farono

nell'

gazioneedi commercio,

evo di mezzoi in

celebri dell* antichit per questo rispetto,


doi Fenici e dei Greci. Al ^jari di questi rssi
roTK)

mari prima non navigati, non

le

vogliam dire

non paventa-

coste per lo innanzi

non i paesi sconosciuti ; ovunque approdarono

Tinn visitate,
le loro

fatto di naT-

fortunati emuli dette nazioni piti

nayi, Taggiatori italiani percorsero tutti

paesi,

che parvero propizi al commercio. Basta nominare il solo


Marco Polo per richiamare alla memoria quanto ampio
tratto d paese fino allora sconosciuto fosse visitato dag^li
Italiani del
clic si

Ma

medio evo.

viaggi di uomini arditi

spinsero fino nell' estremo Oriente e nell' interno

deir Africa fino a Timbuctu,

le regolari navigazioDi

con tutti quelli del Levante che


avevano maggiore importanza pel commercio, parvero

istituite dai porti d* Italia

sufficienti

a dare ad

ess'>

quella sicurezza e quella stabilit

che necessaria, percb riesca

ver.i mente

proficuo.

ricavare dalle lontane contrade dell' Orieite, che

danno

quei prodotti preziosi sempre e da per tutto ricercati,

V utilit che promettevano,

molti cittadini delle Repnbli-

che

dimora nei

italiane presero stabile

fiorenti

empori

dell'

Oriente

rono quelle colonie commerciali,


nel presente

furono

libro. Piccoli

sicuri

ti

si

e nei

forma-

la cui storia trattata


i

loro princpi,

tette dai trattati conchiusi coi reggitori


e,

p<

ed a poco a poco

ma pre-

dd diversi paesi

nel caso del bisogno, fiduciose della propria forza e

del prop'io valore, vennero presto in

che meglio dei mercanti,


trattare

gran

fiore.

quali solo per breve

certo,

tempo

vi-

coloni che vi erano stabiliti pote^

gU affiurl,

perch, in continuo e giornali^

sitavano porti e paesi,

vano

contatto cogl' indigeni, erano in grado di meglio conoBcere

prodotti del suolo e dell'industria, la natura degli

abitanti,

quanto

yfuo

bisogni delle popolazioni.

utile fosse pei

Oriente

il

mercatanti

Non occorre
italiani

poi dire

che

si

reca-

trovare in ogni porto magg-iore, in

ogni emporeo pi considerevole una comunit di connazional, retta

da proprie autorit.

E ci sia detto riguardo

ai vantaggi materiali. Considerando poi le colonie italiane

in 0ri3te sott^ altro aspetto e da un punto di vista


elevato,
l'

drvrcmo

incivilimento e

pili

dire che furono altrettanti centri, in cui


il

diritto europeo, le

costumanze di Occi-

dente furono in continuo contatto con

la civilt,

con

le

leggi e coi costumi di Oriente e diedero origine a nuove

forme

di vita publica e privata. In questo riguardo la

storia delle colonie commerciali

degl' Italiani in Oriente

di srtnima importanza e per lo storico del commercio,

e per gli studiosi

dell' etnografa,

e della rdigione

ritto

delle colonie

della

vero,

e della storia dei di-

che l' ordinamento politico

per lo pib V imagine precisa di quello


ma si rinvengono pur de^ particolari in

madre citt,

cui differiscono. Nella giornaliera applicazione delle leggi


si

forma in pratica un nuovo

diritto,

per ci che

gi' Ita-

come comperatori e venditori, come maestri di operai


orientali, e ne' processi^ come accusatori od accusati, si
trovavano a fronte ord Greci or di Musulmani. Nei tratliani

tati

conchiusi dalle Repuhliche italiane coi rrincipi di

Oriente a favore delle colonie e del commercio italiano in

Levante, troviamo molti punti che segnano un vero pro-

gresso dell'incivilimento, del vicendevole rispetto

&a

popoli diversi di origine, di culti^ra, di religione, e per

conseguenza un progresso nel

diritto delle genti. Sotto

l'aspetto religioso le colonie commerciali degl' Italiani in


tutti

paesi orieiiiaii

si

possono considerare come altret-

tante colonie della Chiesa

romana fra le diversissioe

cristiaoe, fra i Mosolinaii

pagani.

ed

sette

Tartari, aneor per jonei

Non di rado l'esempio d^P Italiani, sebbene non

desldmsfieropantodi fiirproBeliti, avr indotto gl'infedli

ad abljracciare
nel

il

cristianesimo, e gli scismatici

grembo della Chiesa

e concordia con gente


insegnato

a rientrare

ma la necessit di vivere in pace

di altra credenza avr

pur anche

principi della tolleranza religiosa* L' instan-

cabile attivit degli Occidentali

e del

loro incivilimento

deve d'altronde essere stata un belP esempio a que'popoli


orientali; mentre,

come

tali sugritaliaui,

possiamo notar questo

inllusto

nocivo dei costumi oriensolo, che, cio, si

avvezzarono a comperare ed a vendere degli schiavii ed

a tenerne, anco essi

stessi. Certo die Genovesi, Veneed Amalfitani portarono anche oltre mare 1
loro odi municipali, e che le colonie furono spesse volte il

ziani, Pisani

teatro di lotte accanite;

ma pariante volte, dovendo tener

fronte a gente straniera,


figli della

medesima

si

torra.

saranno risovvenuti di essere

P^r

tutti questi rispetti

qui possono soltanto accennarsi,

che

istoria delle colonie

commerciali degP Italiani in Oriente della massima

importanza per

gli studiosi delle cose d' Italia, e neces-

complemento delP ist>oria generale della penisola.


Siccome poi quest' istoria degP Italiani in Oriento non fu
ancora ampiamente trattata secondo il metodo storico
dei tompi nostri, cos il chiarissimo bibliotecario Gugliel*
mo Heyd si era preso V impeg-no di svolgerla in una serie
sario

di dissertazioni inserite nel Giornale di economia 'politica

pubiicato dalla facolt destinata per

T insegnamento/

Tdbinga

di qoesta scienza nil' Universit di


egli

medesimo

lavoro in tutti

(1)*

osserva, sarebbe staio d' uopo


i

Come

on lungo

principali arcbivl d' Italia per dare tale

Ma

istoria in tutte le sue parti perfetta.

cesso di poter visitare

Don

g-li

fu con-

depositi delle preziose carte

air argomento si riferiscono; e,

ad ecceaone

che

delle carte

inedite comanicategli con somma liberalit dal chiarissimo consigliere Pertz, P eruditissimo prefetto d^a
Biblioteca di Berlino,' e dal eh. professore G. I\L Thomas,
bibliotecario a

ziana,

si

Munaco, zelante cultore

dell' istoria

vene-

dovette accontentare dei materiali publicati gi

coUe stampe. Con questi materiali


lavoro, perch

il

numero deUe

accinse Mocioso al

si

carte autentiche, che illu-

stranal relazioni commerciali delP Italia coll'Orente, pablicate

da dotti

italiani e stranieri, di

gi considerevole;

e molte notizie relative a cosiffatto argomento

si

trovano

negli storici e cronisti italiani, bizantini^ arabi. I racconti


(1) Siooome fona qualche studioso vonk rieorrere air originale tedesco, cosi indichiamo qui ed il titolo di periodico
in cui le dissertazioni furono publicate, ed i fascicoli in cui si
le^g-e ciascheduna di esse. Il giornale si publica col titolo :
Zeitschrift fUr die gesammte Staatswissenschaft, herausgegehen
t'on der staatswirthschajlichen Facultt in Tubingen. La prima dissertazione publicata nel voi. XIV (1858 p. C52-720;
la terza e la qnnrta,
la seconda, nel voi. XV (1859), p. 40-8*2
che formano, nel presente volume, la terza, nel voi. XVI (IHiii),
la qiiinta, nel voi. XVII (1861), p. 444-495;
p. 3-71 e 411-4G0
,

(che insieme colla precedente la nostra quarta),


XVIII (1862), p. 194-272; la settima nel medesimo volu-

la sesta

nel voi.

me, p. (353-718; la ottava, nel voi. XIX, p. 102-211; la nona


e decima, nel vol.
(1864), p. 54-l:i8 v p 617-600. Queste
ultime, con l'aggriuntadi una nuova diitciiazione sulle colonie

XX

in Cipro, sono riservate pel nostro secondo volume.

xn
dei viaggiatori occidentali dell'evo

medio e moderno, eie

notizie sparse nelle opere geografiche degli Arabi fanno

conoscere le vie tenute dal commercio nei tempi di mezzo

ed

ampia messe
messa a raffronto,
severa, permette ornai di dare una

centri principali di esso. Tntta qoest'

di notzie, raccolta diligentemente,

esaminata con critica

storia coscienziosa delie colonie italiane, delia loro origine

vero che molto rimane


pur anco, principalmente riguardo agli ultimi
tempi, ma Fautore, indicando esattamente (il che ci semini un mento particolare del suo lavoro) le lacune delle

e delle loro condizioni e vicende.

farsi

notizie che possediamo, agli studiosi delle cose italiaue,

che hanno l'opportunit


posaibile

il

documenti

rende

novelli.

Chi vorr esaminare


dotta,

d' investigare gli archivi,

riempiere queste lacune colla pablicazione di

l'opera,

che qui presentiamo tra-

non potr certamente negare

erudizione, che trasse partito da tutti

vano contenere

notizie utili

all'

all'autore
i libri, i

una vasta

quali pote-

una somma
; una
rettificare non

argomento

diligenza adoperata nello studio di tutte le fonti

severa crtica storica, che gli permise di

pochi errori degli antecedenti

nuovo aspetto cose gi


osservate;
ri,

tecrittori, di

presentare sotto

note, e scoprirne altre finora

una chiara esposizione di quei minuti

non

particola-

senza la cognizione de^quaU non possibile una cono-

scenza ampia, profonda, sicura delTargomento trattato [1}.


(1) L'erudita memoria del di. Doubnico Pbomis, Za Zcca
di Scio durante il dominio dei ^enattei, Torino 1865 [Atti delVAccademia Beale deUe Mense in ToHno^ Serie, YoLXXni},
fb publicata soltanto, quando la stampa del presente volume
era condotta^quasi al suo fine.

.^

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L' autore non ha inteso di &re un' opera popolare,

oggid
sia

si

vorrebbe.

Non

ancor giunto

il

tutte

colonie

le

molti fossero
finiti
porli,

cm

esporre popolarmente qnesto argomento.

possibile

Finora mancava un lavoro che comprendesse


di

come

tempo, in

l'

istoria

quantunque
e docnmenti in*

in Oriente,

italiane

materiali sparsi in libri

Bisognava adunque raccorr questi materiali, dia*


ordinarli, esaminarli, discuterli ; doveva insomma

necessariamente riuscire un'opera erudita,

uii libro fatto

per gli studiosi che vogliono conoscere la ragione e

fondamento
pare, che

illustre autore

corrispondere al suo

V opera,

la

>i

il

In questo riguardo a noi

delle cose esposte.

abbia saputo ^regiamente


L' intrinseco valore del^

posito.

sua importanza per

l'

generale d'

istoria

la quale in esso viene a conoscere

l'

Italia,

istoria de' suoi figli

passati in istranieri paesi, la favorevole accoglienza che


le dissertazioni avevano trovato

a por mano ad una

anche in

Italia, c*

indusse

traduzione, che speriamo riuscir

gradita agli studiosi delP istoria in

Italia. Il

permesso d

publicarla colia stampa, chiesto da noi air autore, ci fu

con

somma

cortesia conceduto.

Siccome era scorsa una

Ma

serie di anni

egli

fece di pii.

dacch aveva dato

principio ai suoi studi ed alla publicazione delle dissertazioni nell' originale tedesco, e frattanto

menti e lavori eransi

publicati,

non pochi deca-

che aveano somministrato

alla scienza importanti aggiunte, rettificazioni e noti-

P indefesso autore

zie del tutto nuove,

&re interamente

il

si

decise di ri-

lavoro per questa edizione italiana,

e di renderlo pi completo che fosse possibile con


scorta delle

pili recenti publicazioni.

per questo lavoro

'

il

ben

la

naturale che

traduttore comunicasse all'autore

quel poco di docamenti mediti o


di coi poteBse dispone.

Una

non ancora

pablicati,

parte dell* istoria delle co-

lonie italiane in Oriente, qaelkt degli stabilimenti in Cipro,

dere

non erasi ancora trattata, perch conveniva attenil compimento dei vasti lavori di Maslatrie
ma
:

eziandio queste colonie avranno nella nostra edizione la

A ragione adunque possiamo


che questa edizione italiana, per Tamore delFantora
all'opera sua, riesce molto pili compiuta e perfetta dello

loro apposita dissertazione.


dire,

pu

stesso originale tedesco, di cui

dii^i

una seconda

edizione rifatta, accresciuta e migliorata in ciasche-

duna sua

parte.

tradottore per parte sua

ba osato ogni

diligenza,

perch la versione potesse riuscire esatta, e la stampa,

quanto

fosse possibile, scevra

da errori; iuteuto non

facile

a conseguir! specialmente per le molte citazioni di uo-

mf di date e di numeri, in particolare nelle note. Sar


sua cura di contribuire eziandio con ulteriori ricerche
negli archivi all'illustrazione di

tante
molti

dell* istoria Italiana,

ona parte tanto imporr

che richiede ancor

studiosi. Neil' intraprendere

della presente versione

non ebbe

la

non

l'

opera di

lieve

fatica

altro desiderio,

che

on piccolo servigio agli studiosi dell'istoria:


^llsl chiamer ben contento, se gli si conceda di non
di rendere

aver &tio opera inotile.

DISSEKTAZIONI.

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L COLONIE GOMMERGIU DEGLI ITALIANI


AL MAR NERO (I).

Quando VenziaDi, GenoTesl o Pisani (2) abbiano


cominciato a prender parte al commercio del mar Nero
possiamo soltauto approssimativamente

stabilire.

Noi

QuaDdo gi stavamo apparecbiaiido

la stampa di quegiunse per la gentilezza del membro delTAcisademia di Pietroburgo, sig. E. Kunik^ mia dissertazione
importante pel nostro argomento , vogliamo d|re le NoHces
h^storiques et topographiques coneemanif Jet cohmi^s italienufs
en QttstaHe par le prof, Phil. Bbunn di Odessa, inserita nelle
Jfmoiree de VAeadmie de JSt, JNter$b(furg, Serie VII, tom. X,
n. 9. Sebbene non abbiamo pi potuto mettere a profitto tutte
le notizie raccolte in quest* opera, pure le dobbiamo molte ag*
giunte e rettifiche tratte specialmente da ibnti russe studiate
(1)

sta dissertazione,

dair

ci

autore.

Noi parliamo soltanto di queste tre nazioni, perch le


li
Amalfitani nel Ponto si sono perdute, meno una sola, ed anche questa poco sciura. Vog^Iiamo
dire, che una carta g-eog-rafica del medio evo, conservata nella
Biblioteca di corte e stato a Monaco, registra nelle vicinanze
di Savastopoli un porto Maljilan. in un luog"o, in cui tutto
le altre carte pong^ono un porto MengrellOj porto della Wingrela. Ved. Thomas. Der Periplus des Pontus Ettxinu$ (Atti
(2)

traccie del commercio de a

della reg.

Accademia bavarese, Classe

G. iiyd,

li.

I, voi.

X, sezione

I,

p. 26.

2
sappiamo che queste tre nazioDi nel dodicesimo secolo
si acquistarono il permeaso di trafficare in tutto l'impero
bisantino. Ma quest* impero comprendeva in quel tempo
ancora una parte oonsiderevole de*paeB posti alle spiagge
del Ponto. Niuno impediva dunque
mercatanti italiant
i

ad approdare a Cherso, Trebisonda o Sinope, e se


diploma
fra

dell'

imperatore Alessio III delPanno 1199

porti aperti ai Veneziani

mar Nero ad

al

non involgeva
i

non nomina alcuno

il

(1),

situato

eccezione forse del solo Anchialo, ci

(Io

abbiamo a suo luogo

avvertito),

Veneziani fossero esclusi dal Ponto. Altro quesito

che
,

se

gi allora abbiano frequentemente navigato questo mare.


Ci deve recar maraviglia, che

nell' atto

di

partizione

deir impero bisantino iatto dai conquistatori latini nel

1204

Veneziani non abbiano pattuito per s alcun

porto alla costa del Ponto, mentre allMmperatoTe venne

assegnato tutto

il

litorale

da Costantinopoli verso

set-

tentrione fino ad Agatopoli [Aciebolu) e ad oriente oltre

Velui o60 {Onieh [2}). manifesto, che


non vi avessero ancora relazioni commerciali di
maggiore momento. In tal caso difficilmente avrebbero
Sinope fino

neziani

allMmperatore abbandonata tutta la costa del

Ma

quanto pi durava

poli,

il

dominio latino

Mar

Nero.

in Costantino-

tanto pi imparavano anch' essi a conoscere le

regioni del Ponto nel riguardo commerciale.

probabile,
mercantili

empori

(1)
(*^)

di

eh' essi indirizzassero le loro spedizioni

a preferenza

agli antichi e rinomatBsimi


Matrega sulla penisola Taman ed a Soldaja

Tapbl e Thomas,
Tapbl e Thomas,

I, p.
I,

p.

258 e seg^.
474-476.

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3
(1). Noi conosciamo il primo, perch ne
abbiamo parlato a proposito della richiesta dell'imperatore Manuele Comneuo, che i Genovesi non dovessero

nella Crmeii

navigare a Matrega.

mato

Scioltadia

Il

secondo, originariamente chia-

o Soltadia

ma comanemente appel-

{%),

lato Soldaja dagli Occidentali

e Sndadi (Sodagh) dagli

come dagli odierni abitanti

Orientali,

alla costa raeridiooale della

Crimea

del paese, situato

laddove un' ampia vallata ricca di vigneti

mare* Ibn-Batuta

il

pih spaziosi e
i

belli

(Z) dice,

fin

il

ed Alusta,

fra Gaffa
s'

apre verso

suo porto essere nno dei

dai tempi antichi lo viattavana

commercianti di tutte le nazioni che seggono vicine

al

Mare Nero.
Gli abitanti delle reanoni nordiche couducevano per

Soldaja ueli' Asia minore

le loro pelli^

ma anche

e schiave;

le nazioni

sto porto

loro tessuti di cotone o di seta

ghe

schiavi

ddl'Asia minore recavana per que-

ai paesi settentrionali (4).

le loro dro-

Questa citt aveva

il

pi

vivo commercio con Trebisonda, Castemum, Sinope e

Costantinopoli (5) e per esso era di gi nella prima

(1)

RuBBUQuis,

p.

met

315 e aeg., e quello che in proposito

detto nella diasertazone II, voi.

I,

p. 133.

Emisi, trad. par Jaubert, II, p. 395, Marco P01.0 ed.


Baldelli Boni, p. 5.* Confronta anche Neumamh nella versione tedesca deir opera di Marco Polo di Brk, p. 605.
(2)

Ed. Defrmery e Sanguinetti, I, p. 28; li, p. 415.


Ibn al Athir citato da Defrmfry t\q\V Journal asi atique, Serie IV, T. XIV, p. 457, e da QuATRBM^aaa BaSCIEDv3i

(4)

DIN,

1,

(5)

p. 67, RUBRUQUIS, p. 215.


IBN Said Maghreby secondo Frahn, Ibn Fosslans Mei-

sebenchtef
p. 361.

i>.

31.

Scehabeddin

nelle Notices et eatraiU, XIII,

medio evo divenuta assai estesa

del

e popolosa (1).

Nuova

quando era stata assog-

importar! z fi acquist Soldaja,

gettata ai Tariari. Qaeati ultimi conquistarono la citt


negli anni

1223 e 1239

(2),

d*

ora in avanti essa ap-

partenne al canato di Chipeiaeh, in modo per, che la


popolazione, consistente per la pi parte di Greci, conservasse

suoi propri i magistrati ed

il

suo vescovo, e

Tartari pagasse soltanto un tributo (3). Dalla

met

ai

del

decimoterzo secolo in poi ebbe luogo un vivo commercio


deir Occidente coi Tartari,

come

quali furono considerati

naturali alleati dei Cristiani contro le potenze

suluiaue e non di rado fecero conoscere


di abbracciare pur anche

ed

il

cristianesimo

(4).

mercatanti, che in quel tempo percorrevano

tartari,

come un

territorio

missioni ed ai commerci,
la via di Soldaja.

che novello

comunemente

si

vi

Qui approd nel 1253

mu-

loro desiderio

il

monaci
i

paesi

apriva alle

entravano per

il

monaco Ru-

bruquis per dar principio al suo viaggio nei pi lontano

Ibn-Batuta, II, p. 415.

Ibn-al-Athir, L c, Abijlfeda, Anna. moslem., IV,


p. 300. Saint-Martin, Mmoires sur VAruttnie, il, p. 121, 2G4;
Raschieddin ed. Quatbemre p. 67 e seg. Brunn, /. e,
p. 28, fissa repoca della prima oonquista ali* anno 1223^ gi
{li

(2)

ammessa da Bbomank, Tmudichin,


ad un antico SffnawarUm greco.

p. 434.

Bbunn

attinge

Ibn-Sid, morto nel 1274 presso boulfbdA; trad. par


p. 319 ; Rubbuquis, p 217. Una ristauiazione
del governo greco poco dopo la prima conquieta >aoeennata
dal citato Synaaarion ; ma essa dev' essere stata di breve
durata. V. Bbunn, /. e, p. 28
seg.
(4) Ved. Hbtd, Die Colonien der rmischen Kirche in den
Tartarenlndern^ nella 2Httchr\ft fUr hiitorische Theologie
(3)

REiNAun,

'

1858, fase.

II.

5
Oriente, qui sbarcarono colle loro

gemine e

sima intenzione alcuni anni pih tardi


veneziani Nicol e Maffio Polo

(1).

nella mede*
dae commercianti
Abbiamo g*i prima
i

accennato come a cosa probabile, che


stati

yia,

primi Veneziani,

essi

non

fossero

quali avessero preso questa

e sappiamo, che an, terzo

fratello

di quei

dne Polo,

Marco, zio del celebre viaggiatore del medesimo nome,


qfii

ferm la sna stanza e cos\ divenne nno dei fondatori

della

colonia veneziana in Soldaja, di cui

occuperemo

pii tardi

ci

(2).

Fino a tanto che

Veneziani erano la nazione do-

minante in Costantinopoli (1204>126I), non potr esser


ammesso, che i Qemveki avessero prescr parte molto
attiva nel commercio del Ponto, sebbene non ne saranno
stati del tatto esclusi (3).
(1)
i

Ved.

il

anzi affatto probabile, che

proemio del viaggio di Marco Polo, dove per

testi migliori e j>i antichi

hanno una

ihlaa data. I fratelli

Polo trovarono nel CMpciach il Can Berche, il quale venne al


governo non prima dell'anno 1255; e videro durante il loro
soggiorno d' un anno la guerra fra Barche e Hulagu^ seguita
neir anno 1261. 1 Poli non possono adunque esser partiti da
Costantinopoli nel 1250, come vogliono 1 testi, ma non meno
di cinque e fors' anche dieci anni pi tardi. Neumann nella
versione di Biirk, p. 606; Pasini, Viaggi di Marco Polo, p. 271;
Hammer, Geschichie der Goldenen Barde, p. 168; Mabco Poiip
ed. Pauthier, I, p. I, p. 15-17 nelle note.
(2) Ei cesse in seguito la casa a suo figlio Nicol, il quale
abitava in Soldaja ancora nel 1280, quando Marco fece il suo
testamento, dal quale tolta tutta questa notizia. Ved. questa
scrittura presso Cicogna, Iscrizioni veneziane , 111, pag. 489
e seg. Pasini, l. e, Appendice, p. 430 e seg.
(3) Canale, Storia dei Genovesi, II, p. 619, trova menzione
della navig-azione di flotte genovesi nel mar Nero in un passo
del trattato concbiuso fra Venezia e Genova nel '^'ob. Le due

Lj

VJV.r..-^lC

primi e deboli principi della colonia genovese di Gaffa

abbiano avuto luogo appunto nel tempo dell'impero


latino.

noto, che tanto il tempo preciso, quanto il modo

con cui ebbe ongDe qaesta colonia sono anco assai


oscari ; ma a noi pare di poter, con qaanto Terremo dicendo, contribnire essenzialmente a mettere in chiaro

ambo

queste cose.

Il

genovese Miclicle Giuseppe Canale,

recente di questa colonia

(1), tratto in

lo storico

inganno

pi

dall' ar-

civescovo di Moiiev, Siestrzencewicz di Bohnsz (che in


principio di questo secolo diede
della

Crimea

Me

stampe nn* istoria

con assai poco di

(2), fatta

critica

e nem-

meno

esente di vere invenzioni (3) ) ha voluto attribuire


alla colonia dei suoi compaesani in Coffa un' antichit

molto maggiore di qoella che finora fa quasi general-

mente ammessa, specialmente in consegnensa delle ricer*


che deir abate (Merico (4). A noi peraltro non riuscir
difficile il dimostrare
quanto poco siano fondate le
,

potenze piomisero In esso di recarsi vioendevolmente ajuto


contro flotte nemiche o navi di corsari, che vengono: inmtLtt
magnum extra Cretam (Tavbl e Thomas, li, p. 348). Ma tanto
contesto, quanto V apposisione ewtra Cretam mostrano chiaramente, che nel nostro passo mare mugnutn non vuol dire
mar Nero, ma indica l'aperto mare a mezzogiorno di Creta
in opposizione all'arcipelago a settentrione dell' isola.
(1) Della Crimea, tom. I-UI, Genova, 1855-1856.
il

(2)

Histoire

adoperiamo
(3)

Ved.

la
il

du ragaume de la Chersonse taurique, di cui


seconda edizione stampata a Pietroburgo 1824.

ffiudicio di

d' archoiogie et de

KOhne,

nelle Mnoires de la socit

numismatique de

8t, Pterebourg ,

(1849j, p. 82 e seg.
(4]

lettere iiguiltche, BassanOj 17^2.

tom.

Ili

di Siestrzencewiez e di Canale.

.asserzioni

Ameudue

(1)

raccontano di un cimiaUimento particolare sostenuto dal

gran principe russo Vladimiro II Vsevolodovice (che


regnava dal 1113 al 1125, e che gi prizna b distinse

come
cio

eroe) con
il

nn

htoffotenmte genovese di (k^a^

principe assediava

questa

citt.

ricevuto per questo combattimento non solo

Monomaco,
fei,

e fra gii

ma

quando

Egli avrebbe
il

nome

di

riportatone eziandio alcuni preziosi tro*

altri la collana

{fiwnn^ che pi tardi venne

mostrata fra le insegne dei dominatori della Russia. Se


qnesta tradizione fosse vera,
vuto possedere

Caflfa

Genovesi avrebbero do-

gi in principio del dodicesimo

secolo e fors' anche alla fine dell' undecimo, cio in

un

non avevano n anche fondata una loro


coionia in Costantinopoli. Prima di ammettere per certa
une cosa tanto improbabile, noi dovremmo ben domandare, a quali autorit si appoggia una siffatta notizia.
Ne abbiamo due che peraltro apparteng-ono al decimotempo,

in cui

sesto secolo,

il

cronista e geografo polacco Strykowski (2),

nato nel 1547, e rinviato austriaco Sigismondo di Her^


berstein (3), il quale negli anni 1517 e 1526 si trovava
in Moscovia e vi vedeva quel Barma, rispetto al quale

pervenuto

gli fu detto, essere

russo ne]

modo da

nianze formano in realt una

anche in

altre cose

non

Ma

queste due testimo-

sola,

dacch Strykowski

fa che copiare letteralmente

192; Canale,

(1)

SiESTBz,

(2)

Citato da Siestsz,

p.

in possesso del principe

noi indicato.

l.

-I,

il

p. 151.

e, nella nota.

(3) Ved. i suoi CommenUtHi rerum Moscoviticarum presso


Starczewski, Historim ruthen. $criptore9 ewtcri toc, XVJ,

Befolini et Petxop., 1841, tom.

I, p. 16.

Herl orstein

(1),

ed anche Del caso nostro avr soitaut^

ampliata ed abbellita

V opera

la

breve notizia rinvenata nel

di qaest' ultimo. Questa notizia

adunque non

che una tradizione o leggenda clie nel corso del tempo


si formava riguardo alle insegne della corona a Mosco-via

(2).

quella tradizione,

risponde poi

meno che

facciamo parola,

di cui

tutte le altre alia vera qualit

delle insegne, le quali per

buona ventura

ci

sono ancora

conservate. Secondo le descrisioni ed i disegni che ne

abbiamo

(3),

delParte greca, in

desse sono prodotti

parte adorne di rappresentazioni religiose che accennano


alla fede cristiana

che

fra esse

ed

al rito greco,

insegne

si

della corte bisantina alla russa,


tradizione, anzich

novese.

Il

autorevoli,

nome
non

di

ed anche

la collana,

un dono
come vuole un' altra
vestimenta di un Qe*

trova, sar piuttosto

una parte delle

Monomaco

poi,

secondo

le fonti

pi

dovuto ad un combattimento singolare,

perch Vladimiro io port n dalla fanciullezsia e lo


aveva preso da suo avo mateimo, V imperatore bsantino
!ostantino Monomaco (4).

La circostanza poi, che nessun

Intorno a Strykowski ed il suo carattere come scrittore


veti. Braun, Scriptorum Polonim et Russi<d catalogus, Coloniii
1723, p. 3(3 e se^*., e (Dubois), Essay 6ur rktaioij-e litUraire
(1)

de Pologne, Berlin, 1778, p. 98 e seg., l'Jt.


Estesamente ne parla Schtscherbatow
(2)

&esehiehte Ubenetzt ton Rate, Danzig^ 1T79, parte

Russische
II,

p.

548

sefiT.

(3)

La

descrizione si le^ge presso

Schtschbbbatow,

/.

e,,

trovano nella magnifica opera: AnHquits de V^mpite rune, Serie II.


(4) Vedi il proemi del testamento di Monomaco presso
Kabamsin, BUhire de Muetie, II, p. S02 Steabl, Oetehiehte
dee russisehen StaaU, \, p. 193^ 211.

p. 557-559, i disegni Si

me-

cronista coutemporauco, anzi nessuno scrittore del


dio evo parla del

miro

(1) fa s,

combattimento singolare

di

Vladi-

che non possiamo ammettere per vero

il

Tacoonto che concenie questo combattimento. Di pi


.

non

si

rinviene

nemmeno

traoeia sicura d ci,

che

Vift*

dimiro nelle molte sue spedizioni guerresche sia mai

pervenuto nella Criinea


storici

per tal ragion e, che tutti gli

moderni della Russia, da Schtscherbatow

in poi,

hanno rigettato questo racconto che dal libro di Strykowsld era passato anche in alcune storie russe (2).
Anche Siestrzencewics non lo ammette in tutta a sua
estensione, quando' dice, avere la traditone confuso due
diversi Vladimiri

il

principe russo, da cui fu assediata

Gaffa ed ucciso in combattimento

li

comandante

essere stato

ma

altro Vladimiro, figlio di Vsevolod,

una

il

delle parti del regno,

il

quale

assaltati e battuti presso Gaffa


la vera istoria

di essa,

gran-principe Vladimiro Monomaco,

non

nell'

dominatore di

anno 1095 ha

Greci di Gherson.

non conosc^questa distinzione

fra

Ma
due

Vladimiri contemporanei, sostenuta da Siestrzencewicz,


e,

le lonti

non sanno poi nulla

aflbtto di

un

assalto

dato ai Greci di Gherson da un principe russo alla fine

deirundecimo secolo
cl^e

(3).

Dobbiamo adunque concludere,

r apparente emendazione

essere

di Siestrzencewicz risulta

una gratuita modificazione

delia

leggenda me-

diante invenzioni sue proprie.


{!)
(2)
(3)

Levesque, nistotre de Russie


ScHTSCHERBATOWj l. c, p. 538
Ved. KoHNE, l. e, p. 83. Di un
,

I,

p.

2G4.

e seg-., nota; e p. 56(V

intiero secolo anteriore

la conquista di Cherson per Vladimiro TApostolico, figlio di


Sviatosiav,

e, p. 70 e seg.

Non ha
zeDcewicz
tato,

segoeDdo

lai,

per mezao del quale

ceduto
Gaffa

migliore fondamento la notizia che Sieetr-

e,

i\

Genovesi

come

Canale ci danno
un tratCumani o Pohtm, avrebbero

terreno,

il

colonia genovese.

8^

su cui tosto

Cumani erano

innalz

stati gli

immediati predecessori dei Tartari nei dominio sulla

Crimea

(1).

Se adonqne

accordato ai Genovesi

il

rsoltaeae,

-che quelli abbiano

permesso di

stabilirsi in Caflfo

la fondazione di questa colonia avrebbe avuto luogo ai


del secolo decimoterzo,

piti tardi nel prin( i]io

sarebbe di gi avvenuta nella seconda met

cimo. Be ricerchiamo, su quali autorit


sta asserzione, noi veniamo

ghiettnra di

Canale

tinta la notzia
sussistere

(3)

si

ma

dell'

forse

unde-

appoggia que

conoscere che la con*

Siestrzencewicz at-

avere

ad antiche cronache russe, non pu

semplicemente perci che questi

al

luogo

indicato (3) cita solamente testimonianze bisautme ed


occidentali.

Ricercando pi esattaofAte, di quali fonti

V autore

del trattato,

da

si sia valso

n & manifesto,

che tutto il contenuto


come Siestrzencewicz. lo d contraddistinto

russo, ci

virgolette, tolto letteralmente

da Formaleoni, storico

veneziano del secolo passato (4) e che tutto il luogo


dello scrittore veneziano, che a ci si riferisce, a||ro

(1)

Ved.

(2)

Della Crimea ,

(8)

Hittoria, p. 312 e

p.

e.

RuBiiUQUis,
l,

p.

p. 219.

158.
segr.

SHnria della navigaiwAe^ del cmmereio e delle eoloHie


degli antichi nel mar Nero , tom.' II ( Venesia 1789 )> p. 78.
(4)

Formaleoni ha un terso punto^ ommesao da Siestraeneewicz.


Ved. la nota seconda^ P* 11
cui eitiaoo il passo.

non

foro

Gregora suU' origine

che una libera versione del noto racconto di Nice-

Lo

di Calia (1).

Btorco bisantno si sforza nel passo citato

ai sooi lettori un' idea del

in generale gli

modo con

cui

a dare

Genovesi ed

Occidentali siano pervenuti

ad avere

colonie commerciali nei paesi d'Oriente: in primo luogo


8i

sono cercati luoghi e porti situati favorevolmente per

commercio; poi si sono avvicinati ai signori di qtiesti


paesi, promettendo di peigare esattamente i dazi che
verrebbero stabiliti dai trattati e di offerire gradito mer*
il

cato agli abitanti delle vicine contrade

merci dalle pi lontane regioni

permesso

coli'

importare

con ci ottennero

di fabbricare sul terreno

da loro

il

scelto case

e magazzini per le mercanzie: e cosi


andata la cosa anche in CafiSlu Lo SeUa, dominatore
del paese, a cui si eran rivolti, li ha ammessi col a
X)er loro abitazione

pari

condizioni.

Formaleoni, traducendo

questo luogo dello scrittore bisantno,


speciale di Gaffa quello

cha Niceforo

liberamente

riferisce in

modo

dice in generale

snir orgine delle colonie commerciali degli Occidentali,


e d al sno racconto una forma tale da permettere di
credere che abbia avtito sott* occhio il documento di nn
trattato fra
Genovesi ed il reggitore di quel paese, od
i

almeno T

estratto di tale

documento

(2).

La medesima

Bd. Boxw, II, p. 663 e seg.


Perch il lettore megUo possa giudicare, con quale sicurezza il Pormaleoni parla, citiamo testnalmente il passo
ConelHuser es9i dunque un trattato eoi principe de'CaMH,
eke allora diminavano nella Tauride. Le condizioni furono :
(1)

(2)

1.**

ke i Q^noveei pagherebbero

d* uteita,

per

tutte le

le

eolite pabelte

d' entrata e

merci che introdurrebbero nella penieola

idea pu nascere

chi legge Siestrsencewicz che qaaai

letteralmente copia Formaleoni

altro

hanno yedato nn simile

Se gi in questo punto

il

eppare n V nno n

trattato.

luogo originale dello storico

bisantino non esattamente reso, ancor pi chiaro appare

arbitrio degli autori posteriori neli' interpretazione

d^li Sciti {onvv


che secondo Niceforo Gregor. aveva
concedato ai Genovesi il potersi stabilire a Caffo. Il
bisnntino che us di una espressione apparentemente

che danno

alla espressione jpn'M^jp^

2jct/dwir ly ffi^f),

vaga ed indeterminata, secondo Formaleoni, avrebbe


voluto parlare del principe dei Cazar, 1 quali nel decimo
secolo erano

signori

della Crimea. Siestrzencewicas

dei Cumant. mendue


non avvertono, che Niceforo Gregora sotto il nome di

invece opina che sia

Sciti

intende

un prncipe

Tartari. Ci risulta dal nesso del

suo

racconto, perch tosto dopo paria del conflitto insorto

neir anno 1343 fra

come 4' una

il Can del Tartari,


ed il prindpe degli SeUi;
della sua Cronaca <^iama xmHnm"

Genovesi ed

rottura Ara

e gi nel primo libro


sione degli Sciti

Iqiro

avanzarsi verso Occidente dei Tartari

condotti da Giughiscan e dai suoi

figli (1).

Lo

stesso

autore, che scrisse la sua opera intorno al 1360, dice


inoltre

]^er

la fondazione della colonia in Caffa

mezzo dei loro bastimenti

2.**

aver avuto

che lascierebbero ad ognuno

la libert di comperare e di vendere

tutte le

cose trasportate

da qualunque atro luogo ; S.'* che fosse lecito ai Genovesi di


fabbricare magazzini e caie sopra il terreno che verrebbe loro
assegnato^ ad oggetto che custodir potessero le merci e derrate
del loro commercio,
(1;

II, p.

685

I,

p. 35^

ooUa nota

di

Ducahqb.

13
luogo non molti anni prima. Giorgio Stella, V annalista

genovese
'

(1),

il

quale scrisse intorno al

1480, senza

attingere allo storico bisantino, asserisce di avere udito

da uomini vecchi, non esser lungo tempo, dacch


colonisti genovesi erano andati
al

tempo di Nioeforo Gregora eran


dacch

prmii

Ma

passati di gi cento-

quaranta anni, ed a quello dello StUa non


centottiiDta,

stabilirsi in Cafi&.

Cumani erano

meno

stati cacciati

di

dalla

Crimea e dacch i Tartari se n' erano resi padroni.


adunque evidente, che la colonia genovese in CafiOei non
pu ^er stata fondata durante il governo d'un prncipe
Cumano, Per rendere pib forti i nostri argomenti dobbiamo poi aggiangere, che i Cumani generalmente ci
vengono descritti cuniu un popolo nomade e guerriero
senza qualsiasi cultura (2), insomma come un popolo
che certamente non sapeva apprezzare i vantaggi, i
quali gii sarebbero risultati dal commercio

coli*

Occi-

da essi erano i Tartari. vero, che'


anch'essi barbaramente calpestarono la cultura cristiana
e musulmana, quando fecero la loro grande spedizione
dente.

di

Ben

diifferenti

conquista

cultura e ad

ma

un

per questo non erano inaccessibili alla

viver civile I loro princpi mostrarono

oltre alle qualit dei

grandi guerrieri anche non poche

di quelle di uomini politici. Essi cercarono perfino le


relazioni coir Europa,

fubs'

anche soltanto, perch da

principio vollero far opposizione alle potenze musulmane.

Quand' anche Niceforo Gregora non ce

lo

confermasse

Presso Muratori, bs. XVII, p. 1095.


Vedi quanto ha raccolto Schlzek nei Krilische Sammlungen zur Geschtchte der DeiUschen in SiebenbU^en, Fasc. II,
(1)

(2)

p.

225 e seg.

14
^b. per questa nostra ricerca saremo
ad ammettere, che la colonia genove^ie in Coffa

espressamente,
costretti

fu fondata sotto il gonemo dei Tartari,


amto origina in im imfo tmtemre (1).

e mon pi aver

Tale fu anche quasi generaUnente V opinione degli


eraditi dal

momento

opera di Oderico.

che

il

in cui

Ma

comparve V importantissima

se a questo storico pare probabile,

Oran (Orengj Ttnur,

principe tartaro

neir anno 1266 ebbe in feudo


(<o

Crim vecchio

Chipciach

(2),

abbia ceduto
fessare di

ossia Solgat) dal

il

Gaffa e

aia stato precisamente quello,

Cafi&i ai

Genovesi

(3),

quale

Crim
Can Mengcu di

le citt di

il

quale

noi dobbiamo con-

non poter trovare una ragione sulLcieute per

Prima

sostenere questa ipotesi.

e dopo questo

tempo i
Crimea

principi tartari regnavano in quella parte della

in cui situata Cah, ed semplice caso che solo ri-

guardo ad Oran Timur


tizia, coni' egli

ci sia

ricevesse

pervenuta particolare no-

feudo la citt di Caffa. Per-

ch dev'essere stato egli precisamente quello che accolse

Che

non esistesse prima, conferAbbiamo una serie di contratti


della met del secolo duodecimo (1155 e seg-.), in cui commercianti genovesi si associano tra di loro per fare comuni
viaggi di commercio in certe citt e paesi che vengono nominati. Nel grande numero di questi atti (Monvmnia hisi&rieB
patria ; Chartmt tom. II, p. 287-988} GaiTa non nominata
neppure una sol volta, e cos n anehe la Tana, la qoal osservazione ci servir, aUorquaado firemo ricerca dell'et
della Tana.
(l)

mato

{%)

la colonia di Gaffa

anclie dal segueDte fatto.

Abuloasi Batadub Chan, Hi9toir$

Tatari, Leyde, raS, p.4S3;


Sorde, p. 249, 254.
(3)

Hammbb,

iftnealogique des

^eschichte der goldenen

lettfre igusttchet p. 127.

d by

Google

15
i GeooTeBi in essa ? noi pare, che Oderco con questa
saa semplice conghiettura, e non si tratta
altro,

inetta alquanto troppo tardi V origine della colonia geCafifa. Neli' anno 1289 la Colonia di Coffa d
smro segno delia sua esistenza con un atto che
non pare tale da poter esser atta da un comnne appena

novese in

il j^rimo

nato.

La

notizia del disastro di cni era minacciata la

principale colonia genoTese nella Siria,

cio Tripoli

per l'assalto contr' essa diretta dal suldauu Chelaun


dest Degli abitanti di Gaffa

il

desiderio di accorrere in

ajuto dei fratelli che dimoravano nella Siria.

Paolino Doria che

si

11

console

troTava a capo della colonia di

i commercianti e cittadini di essa ad


adunanza ed in questa fu deciso di noleggiare tre navi,
armate per la guerra, che appunto erano venute con
mercatanti da Geoova a Gaffa, d' imbarcarvi dei bale-

QaSS, convoc

strieri

e di mandarle nella Siria sotto

console istesso

(i).

gli ordioi

del

Pare adunque che la colonia in quei

tempo non avesse pi a temere per

la

sua propria

esi-

stenza e fosse gi snfficientemCTte fiorente anche sotto


il

riguardo finanziano per poter disporre a favore di

altre colonie di forze

armate

gere tale prosperit non

e di danari.

Per raggiun-

che possano bastare


yentitre anni, ch tanti sarebbero appunto scorsi, se-^
condo r ipotesi di Oderico, fra P origine della colonia e
questa prima sua impresa. Noi siamo propensi ad amci pare,

mettere, che essa fosse fondata verso la met del


Jac. Dobia ed. Pertz, p. 3*24, Ag. Giustiniani, fol. 109, b.
abbiamo veduto prima, che la spedizione arriv troppo
tardi (Voi. l, dissertas. Ili, p. 258). La lepubUea cU Genova
(1)

>ioi

risarc

poi pi tardi la colonia delle spese sostenute.

16
decimoterzo secolo, anzi piuttosto prima che dopo, e per

conseguenza ancora durante T epoca

e poco tempo dopoch la Crimea


dai Tartari

(1).

deil*

impero latino

stata conquistata

ambe
Una ben

questo tempo accennerebbero

certe tradizioni popolari, sebbene poco eicnre.


antica, gi ricordnta da Giorgio Stella (2)

nonima come

primo

colonista in Gaffa certo

Baldo Doria

zia si legge, secondo Canale, in

un antico

simile noti-

albero genea-

logico della famiglia Doria, nel quale gli anni 1211

e 1263 sono

indicati

come

quelli della vita di questo

Baldo o Sinibaldo (3).


Non vorremo dare troppo peso a questa tradizione,
specialmente perch a petto di lei ne troviamo un' altra,

da Agostino GiustiGenovese stabilito in

diffusa in Gaffa istessa, ed accolta

niani, secondo la quale

il

prin^o

Gafi^ sarebbe stato Antonio Del? Orto (4). notevole,


che dae luoghi degli statuti di Gaffa degli anni 1290

1316
(1)

(5),

concordi tra loro, pruovauo, avere la famiglia

Si potrebbe

domandare,

Mengcu, potesse nel 1206

in che

modo

il

Caii dei Tartari,

Oruu Timiir la
prima fosse posseduta dai Genovesi. A quest'osservazione si pu rispondere, che anche nei
tempi del maggior fiore della colonia i Can dei Tartari od i
loro vasalU che regnavano nella Crimea, conservavano sempre
una certa sovranit su Gaffa, come pi innansi dimostreremo.
Dovrassi ammettere, che al tempo in eoi la colonia fti ne'suol
princpi, avessero ancor pi potenza in Ca0lb, die pi tardi.
(d) P. 1095
SaUuB de Auria Cagm
ht^iUtta domicilia
primitus JUH ficit et primus ibidem hahitavit
conferire al principe

citt di Cafla, se questa gi

(3)
(4)

(5)

Gan^b,

I, p.

159.

AooBT. GiusTiiirAin, foh 109, b.


Canale, I, p. 227, 152 esefir-, MimmieiiUa hieior.pa-

tria^ Leges municipaleSf p. 996.

d by

Google

^ 17
Dell'

Orto in via di eccezione goduto

riscuotere dei d

che

rz

di

commercio

il

in Caif.

diritto di poter

Pare evidente,

dovesse gratitudine a questa famiglia per meriti

si

straordinari da essa acquistatisi nella colonia o indennit

in danari per Sabbriche che

ivi

avesse erette

(1).

Tntto%

ci rende assai probabile, che la tradizione, secondo la

membro

quale un

tonio, si fosse

della famiglia DelTOrto, di

primo

stabilito in CafiOi, avesse

nome An-

fondamento

di verit.

Una
se

questione di non po<^


-

momento

poi quella,

primi colonisti abbiano trovato un terreno af&tto

disabitato, in
di Gaffa o se
in cui

si

eni eressero

prima

vi

una

citt dandole

fosse di gi

un luogo

il

nome

abitato,

potesse stabilire la colonia. Per la prima di

queste opinioni parlerebbe la tradizione genovese conservata nello Stella e per essa ^i pronondano gli storici
*
(1)

Canale

esag-era l'importanza che la famiglia dell'Orto

aveva per Gaffa, se ei suppone, che (lessa in principio sia stata


non un comune con istituzioni repiiblicane, ma una specie di
possesso feudale della famiglia Orto [Della Crimea I, p. 153].
Un breve pontificio dell'anno 1310, deve ci provare. In esso
nominato un Petranus dell' Orto, olim dominus de Capha
(Wadding, Annales ordinis minor. , VII, p 277 e seg.)- Ma
aocome noi oonoBoiamo Cafi^ fino ^1 1289, come un oomnie
con Istitazioni republicane, con consoli alla sua testa, cos Carnale fstesflo non vorr sostenere che quel Petranus che viveva
nel IdIO possa essere stato signore fndale di Gaffa; al pi suo
padre suo avo lo aarobbero stati. Non piuttosto pxobabile,
che il papa con questa sua espressione alqusnto indeterminata
abbia voluto soltanto dire, che Petranus una volta sia stato a
capo della colonia come console ? (Confr. Odbrico, p. 158). Un
simile UBO della parola Signore per console ved. presso
Canale, Crimea, I, p. 311.
,

. Heyd,

II.

18
Odcrico e Canale. Anzi quest' ultimo mette
citt in anione

rese, quella dei Caffaro,

troppo arbitrio
cui

cronisti e

il

nome della

con quello di nna celebre uniglia geno(l).

Ma

non senza

incorrere la taccia di

indobitato che

il

nome

Ka^?,

documenti bisantini danno senza ecce-

zione alla Caffu genovese

si trovi

gi nei decimo secolo

presso C!ostantDo Porfirogenito (2),

il

qaale racconta di

un combattimento ivi avvenuto fra i Greci di Cherso


con un re bosporano, n V ha ragione di credere che
egli sotto l nome di Katpce; intenda tutt'ultr.) iwixo che
uso dello stesso, bi doi Greci posteriori, quando fanno
vr adunque ammettere, che al luogo dell' antica Teodo8ia .da molto tempo distrutta vi fosse un luogo abitato
di nome Gaffa anche prima che vi si stabilisse una coIonia genovese (3).
Iv^jy. ttoi

Ma

V espressione di Costantino

pare indichi, che

la Gaffa di qoel

ancora un luogo aperto composto

tempo

d *roO
fosse

di abitazioni^ disperse

qu& l. Che fosse gi prima dell' arrivo dei Genovesi


una citt considerevole, non a&tto probabile, perch
altrimenti avrebbe dovuto essere nominata daEdrsi, che

conosce bene

mera una

il

litorale

meridionale

de lla

Criinea ed enu-

serie di luoghi in esso situati (4j. I

Genovesi

Oderico, p. 120 e seg., 123; Canale, I, p. 148, 152.


De administrando imperio^ cap. 53. Muralt erra, se
citando Mansi. II, p. 702, sostiene, essere Gaffa di g-ia stata
rappresentata al concilio di Nicea da un vescovo (iiresso Canale, Della Crimeay II, p. 35G).
(8) Neumann, Die Hellenen ira Scythenlande, I,
p. -168
FoRBiOBB, Hanihueh der alien &eog rapine, III, p. 1126 e seg-.
(4) Edbisi, trad. par Iaubbbt, l, p. 395, oonfr. Lelbwel,
&eographie du mttfen ge^ III, p. 196 e segr.
(1)

(2)

d by

Google

adunque

si stabilirono

centro di commercio,

in Gaffa,

ma

un emporio* Innanzi

creare

non perch

un

fosse

perch aperavaiio di potervi


tatto furono attratti dal bel

porto che offeriya alle loro navi largo spazio,


lente ancoraggio e sicurezza contro

eccel-

venti settentrionali

che dominano nel mar Nero e sono talvolta assai pericolosi

(1).

OdSk era ancor pi favorevolmente

che Soldaja perch piU vicina


verso

mare

il

di.

riguardo per l'importanza

l'

dell' ultimo pel

tempo un

Oriente. Nel corso dei

commercio

la straordinaria fertilit

coi

del-

(luelli

altro vantaggio di

Genovesi, vogliamo dire

sar reso palese ai

si

Ponto

aov, la quale circostanza meritava

paesi del Settentrione, e presto anche con

Gaffa

situata

allo sbocco del

soci dintorni (2),

dei

fra

cai prodotti essi in seguito coltivarono specialmente


*

vino

il

(3).

Una

situazione geografica

cosi

favorevole doveva

necessariamente condurre ad un rapido

Ma

nia.

anche

gli avvenimenti

farla crescere velocemente. Neil*

in Costantinopoli
ai

Neumann.

(1)

ma

anno 1261 successe

grande rivolgimento

il

Greci frutt la preponderanza negli

de la mer Noire
p.

fiore della colo-

storici contriboivano

l.

et

c.y

p.

460

del

mondo

e trov in esso nel

ducento u vi mercantili e da guerra.


Essa viene esaltata in un documento genovese dell'an-

1334 non
(2)

meno

che

di stato,

Taitbout de Marigny, Pilote


Azow Constantinople, 1850,
461, not. bn-Batuta lo chia-

de la mer d'

Clarke, Voyages, IT, p.


uno dei porti pi rinomali

84

politico,

affari

no 1434

di

Canale,

I,

p. 243.

Ci argomentiamo gi dal -fatto, che il console genovese


non poteva tener sedute nel suo tribunale durante il tempo
(3}

della

yendemmia; Canale^

I, p.

263. Ved; anetie pi innan.

20
ed ai loro

alleati,

Genovesi, quella

do! commercio'.

che Cstantinopoli era stata


conquistata da Miehels JMeoloffo, Yeneaian abbandonarono in grande numero le coste del Ponto, perch
in osse non si l'rednvano pi sicuri. La pi grande
Qaftndo

si difiuse la notizia,

delle navi loro

Genovesi

dei

cadde

furono consegnati

delmente

in quest' occasione

ali'

trattati (2).

Michele Paleologo ed

tato di

Nimfeo

il

maggiore

si

mani

trovavano,

Nero, era cosa stabilita

Genovesi, perch nel trat-

primo promise

di

non permettere

stabilirono nel

(3).

D' ora in avanti

mar Nero

in

acqui-

viaggi tale pratica di queste

acque che anche in tempo invernale ardirono di


cario

numero ancor

di prima. I capitani delle loro navi

starono nei frequenti

la

che ai Geche avessero a

altri,

ed a quelli occidisntali

bordo danari e beni imperiali

Genovesi

nelle

Veneziani dovessero essere

mar

navigazione nelle acque pontiche ad


novesi, Pisani

si

imperatore greco e da lai cru-

Che

esclusi dal cominercio nel


Ira

che in essa

fuggitivi

sol*

(4).

Se
in poi

cio del

Genovesi

dal

tempo

del trattato

consideravano come loro monopolio

mar

Nero,

loro alleati

di
il

Greci eran

Nimfeo

commer-

meno

di

grado di disputar loro questo campo.


I Genovesi avevano gi al tempo di Michele Paleologo
tutti gli altri in

(2)

Ck)NT. Caffar., p. 244.

Liber iurium,

1, p. 1353. L* imperatore Andronico nel1S08> doveva promettere ai Genovesi ohe i suol ufficiali alle coste del mar^ Nero non concederebbero libert ad
(3)

ranno
altri

che a Genovesi ; Canalb, Storia dei Gemvesi, IV,


Pachym., , p. 419. e seg.

(4)

p. 304.

21
saputo ailoutanare dal commercio del Ponto

Greci,

con la qoal cosa qoest* aitimi perdevano molti guadagni (1). Siccome poi sotto Andronico venne affatto.
trascarata la marina greca, cos i Greci istessi si resero
impossibile ogni coDcorrenza coi Genovesi

che

vveri

N an-

(2).

necessari per Costantinopoli venivano pi

condotti alla capitale da navi greche:

Genovesi erano

specialmente quelli che recavano dal Ponto granaglie


0-i quando parlammo dell' istoria di
abbiamo uservato, come la metropoli era pi
una volta minacciata da carestia, quando i Genovesi

e pesci salati.

Galata
d'

o per mire ostili cessassero di condurre viveri od in


qualche modo fossero impediti a farlo (3). Anche i JHsani

non .erano

rivali terribili per i Genovesi Essi possedevano bens una colonia od almeno un approdo con una

fattoria nelle regioni del Ponto,

Pisano^ che

quarto in poi

(1)
(2)

vogliamo dire quel Porlo

portolani degli Italiani dal secolo decimo


(4)

pongono

Pachym., I, p. 420.
NicEPH. Grfooras,

I,

p.

nella parte settentrionale

175, 209.

Vodi la djss;errazonf^ IV. voi L p 373 e sofr.


(4) Siccome spesso dobbiamo parlare di queste carte g-eografiche, ne voo:liamo qui dire, quanto occorre. Un elenco di
tutti
luoghi delle. coste del Ponto e de) mare d' Azow in esse
registrati si legge presso Poto cki, Voyage dans les steps d'Astrakhan et du Caucase, 1829, I, p. 349 e seg-., e nella erudita critica di quest'opera publicata da Hammer
Wiener
(3)

Jahrbichc' der Literatur 1834,

1;

poi nell'opera:

Periplus

Ponti Euxini octupluSy ed. Gvay, Vieuna, 183G, che fu ristampato con note da Canale sotto il titolo: Vr*^?o ottuplo del
mar Nera, Qenoya, 1855, ed inserito da Tafbl nel suo erudito

programma: Constantinus P0BPBTBOQBinTus,7>e provinciif

^ .d by

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-.22

mare di Azov, appresso poco al loogo dell' odierno


Taganrog a nord-ovest dallo sbocco del Don. ncbe il viaggiatore Baldocc Pegolotti lo cita come il
porto pi vicino alla Tana verso nord-ovest (1). Sarebbe importante il sapere quando i Pisani abbiano
del

fondata questa stazione,


pisani

ma le

cronache ed

non ne fanno cenno. Possiamo

tamente affermare che Pardessus e


regni byzantini,

lib.

documenti

peraltro risola*

l'

autorit a cui ei

2, ui'opa, TubinyiL",

1846; o finalmente

de la Primaudae, tudes sur le commerce au


mopen ge, Paris, 184B, p. 209 e seg. Dal ricco materiale di
carte geografiche del medio evo conservato nella real Biblioteca di Monaco stato composto un Periplus Tonti Bu(tini,
dal prof. G. M. Thomas {Ahandlungen der bairigeken Ahademie. Classe I, yoI. X, parte
p. 221-200). Un portolano pi
esteso che comprende tutte le coste del Mediterraneo si trova
neir atlante dell'opera di Lblbwbl, QeographU du moifen ge,
composto eolia scorta d queste carte. questi materiali si
devono aggiungere le seguenti monografie: Conte Serristori,
lUuHrazione di una carta del mar Nero delVanno 1351, F>
renze, 185i>
Buchon e Tastu, intomo ad una carta Catalana
del 1375-137'7, nelle Notices et extraits, Tom. XIV; Andres,
di una carta del Pareto nelle Memorie della R. Accademia
E'colanense, Tom. I, Napoli^ 1822. Oltre a Potocki, Hammcr
e Lelewel si sono resi benemeriti specinlmPTite Dubois de
MONTPREux e Carlo Koch (nei noti loro viagj^i;, Fii.tpihj
Brunn (Bulletin de V Accad, de Petersbourg, Tom. I, ibik),
presso Elie

e Thomas colle loro ricerche dirette allo scopo di


luoghi nominati in queste carte. Intorno alla situazione di Porto Pisano, ved. specialmente Potocki, /. e, p. 367;
p,

373),

fissare

"

Notices
p. 36. Brunn
p. 13; Serristobi
30, cerca il porto Pisano pi ad Oriente, al
luogo dell'antica Tanaide, e cosi fa pure Taitiout de Ma-

Lelewel,

historiques,

/.

p.

BiGNY, Atlas de la mer noire^ Odessa 1850.


(Ij Della Decima, III, p. S9.

-23
riporta,

si

Cantini, grandemente

che questa stazione abbia

errano, se opinano,

gi

di

primi

nei

esistito

uaa colonia co8\ lontana Buppone nella citt madre una marina
mercantile e guerresca fiorente: ma Pisa non l'aveva
nei primi mille anni dell' era nostra. Noi dobbiamo
attenerci al fiitto, che di Porto Pisano non menzione
prima dell'anno 1318, di cui la pii antica delle carte
geografiche di sopra citate. Quanto oscuro il cominsecoli deir era cristiana (1). Il poter iondare

ciamento della coionia pisana, altrettanto

nome

fine. Il

si

che di gi appartengono

anche quando

servato,

po abbandonata

la sua

lo

rinviene ancora in carte geografiche

ai

tempi moderni

ei fu

con-

Pisani avevano da lungo tem-

la stazione.

Anch' essa venne

forst^

travolta nella grande catastrofe deiranno 1343, quando

Genovesi Veneziani furono cacciati dalla vicina Tana;


e

quando questi due

pieni di rigogliosa vita

popoli,

com' erano, ristabilirono

la loro

colonia in questa citt,

Pisani la cui potenza marittima era di gi molto in-

fiacchita, dovettero rinunciare al pensiero di rimettersi

nel loro stabilimento in Porto Pisano (2).

non poterono conservare a lungo


riuscirono
fatte nel

del

fra

per quest' ultimi.

Genovesi e Pisani, fu d^ esito

Una

galea loro che neir an*

Collectton des loU

taritimeSt

p, VII.
(2)

Pisani

Nero. L' unico conflitto che nelle acque

no 1277 con disegni nemici contro

(1)

i.

n anche fehcemente nelle loro imprese

mar

Ponto ebbe luogo

infelice

Se

questo possesso, non

Cosi Pabdbssus,

/.

e., p.

iL

Tom.

molti Genovesi

II,

Introduzione,

24
mar Nero

stabiliti Ile coste del

s'

era recata prima a

Sinope, poi a Soldaja, fo d vista di qaeet' ultima citt


assalita

da una galea genovese, presa e bruciata


rivali

soli

stare a petto dei Genovesi, erano

non avevano
nei Ponto,

Veneziani. Questi

pensiero

di rinunciare al

ma nemmeno

di accontentarsi

il

[1].

che anche in questi paesi potevano

commercio
fare una

parte secondaria in queste regioni^ Siccome le relazioni

dell'imperatore Michele Paleologo coi Genovesi tosto


s'

intorbidarono, ed egli anzi venne in aperta discordia

con

loro,

cos\

dell' articolo
i

insistette

poco

tanto

del trattato di Nimfeo,

mar

Veneziani dal

il

sull'

osservanza

quale escludeva

Nero, che quattro anni dopoch

ofiEerY ad essi colonie


dovunque volessero (2). Un
ambasciatore greco, reduce dalla corte dei Can dei
Tartari, si serv senza esitanza da Soldaja in poi d* una
nave veneziana (3). I Veneziani continuavano a condurre granaglie dal Ponto e contendevano coi Paleologfat
soltanto sul pnnto
se a loro dovesse esser lecito di

aveva concluso questo trattato,

alle coste

del

venderne

nell'

mar

Neiro,

recarie

(1)

impero greco o solo attraverso

altrove

(4).

Pare poi anche

CoNTiN. Caffar ed, Pbbtz,

Foglietta,
(2)

p.

285

che

di

esso

colonisti

GiustianI| p. 103;

p. '380.

Trattato dell'otto

Giugno 12C5; Tapel e Thomas,

ili,

p. 70.
i3)

Tapel e Thomas, IH,

p.

(4)

Per ci nffermare

apporr giamo

presso

Tafel

Thomas,

ci
III,

p.

245.

144, \1]

non solo
c seg.,

ai passt

179 e seg.,

189 e seg., 237 o seg., 240, 249, 206, 274, 27G ma anche a
dooamenti del secondo volunfie dei Commerooriali, di
cui gentilmente ci Ai ooncessa copia dal prof. Thomas.
;

diTersi

d by

Google

25
veneziani,

]e regioni

quali n

vevano precipitosameute abbandonate

pontiche al

momento

in cui

donainio g^reco

il

fu ristabilito a Costantinopoli, presto ritornassero nel

mar

Nero. In ^o/e^t^a, almeno, tanto cresceva in quel

tempo
nello

ohe

la colonia veneziana,

nel 1287 deliber

(1),

come

il

conaglio veneziano

nominarvi un console,

tempo era

stesso

Gazaria

di

eletto

allora

chiamava

si

stirpe dei Ca^Ari, potenti in qnel

tempo

nel paese.

O^a

rapido fiore fosse nna spina negli occhi dei


cianti veneziani, che dimoravou in Soldaja.

mar Nero

la

col suo

commerL'ammi-

raglio veneziano Giovanni Soranzo entr uelFanDO

Qon venticinque galee nel

quale

Crimea dalla

la

che la colonia genovese in

natarale,

il

a console di tutta

1296

senza curarsi

delle proteste fatte dagli imperatori

greci in diversi

trattati contro conflitti guerreschi di

Genovesi e Ve-

iieziaiii

111

questo

novesi, diede

1'

iiiare

(2)

ei

prese molte navi ge-

assalto a Cafa e conquisto finalmente

questa citt che gli aveva fatta hm^^-a resistenza. In

questa occasione bruci

ai

Genovesi due galee e quattro

altre navi. Finalmente per lo sorprese la stagione inver*

naie e durante questa ^ perdette una parte del suo esercito

e per

il

crudo freddo e V intemperie, e per

di viveri

hi

mancanza

cosicch nel 1297 ritorn a Venezia con soie

sedici galee (3). Caffa

non sar rimasta

Veneziani che per quel tempo in cui

nelle
il

mani

dei

Soranzo era

(1) Canale, Iklla Crimea^ II, p. 441; Eomanin, III, p. 151;


Mabin, vi, p. 69.
(2) Tafbl e Thomas, III, p. 96, 141, 329.
(8) Dandolo, p. 407; Sanuto, Vite dai Dogi, p, blB^ NaVAGBRO, p. 1009.

26
presente nel Ponto con le sue galee.

e certamente dopo

la

Dopo la saa

ritirata,

pace del 1299, fu di nuovo occu-

pata dai Genovesi. Vuoisi, che appunto in questa pace

Venezia avesse prornesf^o


in Pera,

simi

CafiOgi

danni

fatti

mar Nero, n

anni navi da guerra n nei

ti'edici

nella Siria (1).


coli della

di risarcire tutti

ed Accone, e poi di non spedire nei pros-

Ma contro R primo di questi

pace dell'anno 1299

si

pretesi arti*

potrebbe osservare, che

contiene un errore storico, perch nomiua

la citt

cone gi da otto anni distrutta, ed

il

infatti

originale della pace nn contiene n

primo n

il

d'Ac-

documento
il

se-

condo di questi capitoli, ch anzi delle condizioni del


Ponto non si & parola (2]. I Veneziani poi non risarcirono I danni da loro fiitti a Caffo, anzi le due potenze
rinunciarono espressamente a tutte

le

duaiande

d' in-

dennit.

Gafb

si

sarebbe probabilmente pi presto riavuta da

(1) Il secondo di questi


Villani ed. Dbaoomanni,

articoli al leffge presso

Oiovanmi

e tolto da lui in MubaTORi, nnaU d'Italia^ V^, p. 524, alPanoo 1^9; Fanuoci,
/ tre popoli marittimi, l, p. 158, ed altri ; ambedue questi
punti da Serr.v ed. Capolago, II, p. 212.
(2)

estratti

Ora publicato nel Ztber iurium,^


pi o

MoNACis,
seg".,

II, p. 90,

cosi

men

estesi di essi

Navaqero, p.
p. 205
che soltanto da stupirsi, come
;

li,

p.

344 seg.,

s'avevano gi in Laub. de
1011, e Mabin, V, p. ISW e
g-Ii

storici potessero

tempo prestar fede alle asserzioni del Villani, s poco


sicure. Canale, che aveva sott' occhio il documento originale
e nella Storia dei Genovesi, 11, p. M2-144, quasi letteralmente
lo inserisce, ha ragionevolmente rigettata ia notizia del Villani. Ma eg-li stesso riproduce la cosa da lui prima riprovata
pi tardi nel libro Della Crimea, I, p. 204, mutando i'amio
tnito

1299 in 1300, senza avere per ci fare una ragione.

27
questa sventura, se dessa nou fosse stata seguita tosto da
un'altra. Il

Cau

di

Cipciach Toctai (che regn dai 1291

1313) era stato informato, che

al

altri Occidentali

Genovesi di Gaffa ed

rapivamo de' fanciulli tartari per ren-

Mosolmani. i sped per ci nel 1308 (1}


i cai abitanti, a quanto
pare, non tentarono nemmeno a difendersi, ma abbanderli schiavi ai

suoi soldati contro la citt,

donarono

la citt vuota ai Tartari, ritirandosi coi loro

averi sulle navi. 11

beni genovesi,

Can Toctai

s'

impadron di poi dei

quali si trovavano nella soa capitale

Sarai e nelle sue vicinanze per pagare con essi le spese

sostenute
TI

per

(2).

couiune di Genova

far

rifiorire

la citt

dalla disgrazia, facendo


.

riedificate le case e le

Usbech

s,

adoperava in ogni modo

bi

colpita due volte


che sollecitamente venissero
di Cafa

mura

distratte,

per la qual cosa

nipote e successore d Toctai, diede

permesso, quando

gli

fu richiesto

Antonio Grillo e Nicol di Pagano


Brunn,

il

suo

dagli ambasciatori
(3].

La

repubblica

l.
e, p. 36, toglie questa data dal iSywfl'irflfrio
occupazione tartara ebbe luogo il 21 Maggio.
(2) Ved. gli estratti da Novairi presso D'Ohsson, Histoire
des ^fongolSJ IV,
757. Questo passo finora affatto trascurato
dagli storici della Crimea conferma la verit d'una notizia
che si legge in una cronaca inedita di Genova, che cio gli
abitanti di Caffa assaliti da nemici , nel 1807, abbiano essi
stessi demolita una parte delle loro lbrtificaloni, Odbrico,
p. 169, rigetta questa notizia^ Canale, Storia dei Benopetit IV,
l*ha semplicemente registrata senza togliere i dubbi
p.
del suo antecessre. Confronta an<^e Mu&alt neU' Archivio
di Bbman., toI. XVIII, p. 159.
(3) Odbbico, Canale, Mubalt, l, e,, attingendo alla cronaca genovese inedita, di cui parola nella nota i^ntecedente.

(Ij

citato. L'

28
consider
fosse

rialzamento di Gaffa come una cosa in coi

il

impegnato

il

sno onore, e la fortificazione di essa

come importantissima per la sicurezza


genovese nel mar Nero. Aflne di avere
sari per

del commercio

mezzi neces-

fare le spese fu ingiunto a tutti

proprietari e

capitani di navi genovesi che da Costantinopoli venivano

mar Nero ed andavano oltre Oah

nel

mare d'zov navigavano

dal

in questo porto,

un'

inlpo^t^^

verso Orienter che

alla Grecia, di

approdare

un giorno e

di pagare

di dimorarvi

che venne stabilita in

parte

secondo

il

peso delie merci caricate sulle navi, in parte secoudo


i

capitali posseduti

dai commercianti, che in esse

si

trovavano. Si cercava poi di attirare sempre maggior

numero
genovesi

di gente
di

fare

a Gafik col proibire ai commercianti


un sogg-iorno pi lungo nei vicini

empori. Cosi non era permesso

ai

Genovesi

di

dimo-

a Sold&ja, se non volevano esser


multati d* una forte somma, di svernare o d* acquistare
case alla Tana. Tutti dovevano considerare Gaffa come
rare pi di tre giorni

emporio principale. In Soldaja nessun Genovese doveva


in

g:enemlc

comperare o vendere delle merci, ninno

scaricarne sulla costa fra Gaffa e Soldaja, od in altri


siti,

ma

riscosse

solo nella

dal

cose contrarie a

per

prima

console in

Le multe
che facevano

di queste citt (1).

Oafb da

quelli

queste leggi spettavano alla cassa

le costruzioni degli cdifiz

in Gaffa.

che acquistasse terreni e fondi nella

Ogni Genovese
citt era obbli-

gato di erigervi una casa entro lo spazio di diciotto

ai

(1) Diremo pi tardi di u orUiue simile che


commercio con Soigat.

si

riferisce

d by

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mesi, aliinch presto

ancor vuoti

si

coprissero di fabbriche

Tutte queste prescrizioni furono


la cui esist^za istessa

cura diligente, che


ed

alle colonie

loro

si

da un'autorit,

fatte

Genovesi rivolsero

al

commercb

mare di Azov.
Genova una giunta

nel Ponto e

nel

danni che questo commercio

poi perch

luoghi

forma una noveUa prova delia

Nell'anno 1313 veuDC istituita in


permanente di otto cosi detti >aj^ierUes,
per

(1).

in

primo luogo

sofiEriva

dai pirati, e

occupi ad ordinare gli affini del Pnto

questa giunta fu dato

perch doveva rivolgere


alla Gazaria, cio alla

nome

il

la

(2).

Offidim Gamriae,

sua attenzioiie specialmente

Crimea ed

in questo paese, CaBa,

di

ma

alla colonia principale

ancora alla Tana, e Trehi-

sonda e la Persia, posta di dietro al regno dei GranGomneni. Anche il settentrione dell* Asia minore non
era escluso dalla sfera della sua azione. L'ufficio di questa giunta fu

dare un ordinamento alle colonie in

di

questi paesi, di emettere statuti per essi, di prendere

misure che potessero far prosperare il commercio in


esse, di nominare le persone che potessero occuparvi le
principali magistrature e di attendere

U Oflcium

affari.

anche tutta

Gazanae

reg-olava

la navig-azione diretta al

ad

altri simili

dall' altra

parte

Levante e non solo

quella delle navi mercantili genovesi che andavano al

(1) statuti per Gaffa dell'anno 3316, nei Entonm patria


monumenta, Leges municipales, p. 378-382, 408 e seg'.
'2) Questa Giimta esistette fino air anno 1528, in cui ftt

abolita

Oliviebi,

CarU

cronache

ecc., p.

174.

30 ^
mar Nero

e ftceva le

(1)

l^^i pih mioote

sui

modo^ in

cui doTessero essere caricate, equipaggiate, approvai'

giooate ed armate

a fare

le navi,

tempo

sul

in cui avessero

loro viaggi, e vegliava sul!' osservanza di que-

sta prescrizione da parte dei capitani per mezzo dei


consoli e gli uffici di

commercio

{qficia

mmandae)

colonie istesse. Gii ordini di questa giunta

yenivano cambiati ogni


tati
le

quanto

le stesse

sei mesi,

nelle

membri

dovevano essere

leggi della republica

parole dello statuto con

cui

risipet-

cos dicono

cui venivano introdotte, ed

essere eseguiti sen^a ricusa dalle autorit costituite e

dai privati. Per dare forza a quest'ufficio gli fu concesso


di poter

nominare quattrocento <Httadini


si dovessero mettere a sua

popolani che

con 0 senz' ormi, qualora di ci fossero

richiesti (2).

L' officium Gazariae era quello che nel


cittadini di

Genova eleggeva

faceva prestare

il

il

fra nobili e

disposizione,

numero

console di

dei

Q^fa e

lo

suo giuramento. Prima per d^ essere

ammesso a giurare depositava ccmsidervole somma di


danaro come cauzione. L' istruzione che gli veniva data
non concerneva

ma

soltanto gli obblighi suoi

s'occupava talvolta anche di minuti

come per mo* d'esempio, venne

(1)

Donde
Il

fin

particolari,

prescritto al console

che

Oflcium odo sapienmaris maioris.

anclie l'altro suo titolo:

tium super factis navigandi


(2)

in generale,

et

qui detto attinto alla Imposicio

ojjicii

Gazarifs,

c, p. 305-312j ed agli statuti di quest'autorit coloniahdell' anno 1441 presso Pardessus IV, p. 458-524. Ci rincresce
.

di

non aver potuto vedere T edizione completa

fattane nel

stona ed antichit d'Odessa,


con note di Jubgievicz in lingua russa.
voi. desrli Atti della societ di

d by

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31
neir autunno l:UG partiva per Gaffa, di erigere su pali
nr
alle

mare davanti alla loggia un macello, di fare intorno


mura una spianata larga cento braccia, di riservare

una piazza

nella direzione yerso Solgat per

delle vettovaglie e del

legname ed

il

mercato

altre simili cose. Il

console nuovamente eletto, tosto che fosse arrivato a


Gaffa

adunava

per presentare loro

cittadini

il

sue

nomina e la sua istruzione, e convocava il


eomiglio maggumddvetUigmUraj che era stato in carica
decreto di

dorante
facesse

il

governo del console antecedente, perch

nn oltimo

atto

cio

nuovo consiglio maggiore. In


osservare tre cose

quello di eleggere
elezione

tale

un

eran da

che cio nessuno di quelli che ave-

vano appartenuto al consiglio antecedente venisse rieletto, che il collegio consstesse di dodici nobili e dodici
popolani, ed infine, che in esso non dovessero sedere
pi di quattro cittadini [burgenses] di Gaffa (1). Il primo
ufficio che esercitava il nuovo consiglio era ugualmente
dacch ei nomiuava dal suo seno una
un' eiezioue
,

giunta di

sei, ossia il

consulto minore,

console istesso

non doveva assolutamente aver parte in ambedue queste


elezioni e cosik quei due consigli municipali, con cui ei
divideva ruutorit del governo,

si

formavano senza che

egli potesse miiiiaiamente influire sulla elezione dei suoi

membri.

Il

console non poteva dar ordini di

momento senza

il

maggior

concorso del consiglio maggiore (in

pochi easi bastando quello del consiglio minore), non


fare

una proibizione che risguardasse

(1)

Cw

Dello statuto deir

ann

il

1316.

commercio, nou
ImpoMicio Qfficii

Gaz., p. 389. Pi tardi la met dei membri del consiglio potevano essere cittadini di Cafib; Canalb, I, p. 259.

far raccolte di

danaro, non nirodanre nuove imposte,

non incontrare

imprestiti,

somme

non spendere o dare a mntuo

di danaro, sia inag-g-iori, sia minori.

comune erano
maggiore a cui

in

mano

sempre per due mesi V ufficio


chiamano elav^feH). Scorsi due mesi

dovevano rendere conto

Non

il

danari del

fu affidato

di tesoriere (essi si

uscite.

due membri del consiglio

di

console,

al consiglio delie entrate

ma

il

per non fra

impiegati della comunit,

ed

consigli eleggeva dne altri


consiglieri.

L' officio di Cancelliere (scriba consul) era riputato di

importanza che

tale

eoa nomina.
i

Il

l'

qfficium Gazariae si riservava la

suo incarico fu da qna parte di estendere

protocolli di tutti gli atti ufficiali del console, in parte

per

di fare

privati contratti d'ogni genere, testamenti

ed inventar!, scritture
legali,

0 di

farli fare

ed

in processi

altri

documenti

dai suoi assistenti. Ei doveva adun-

que esser giurisperito e veniva

scelto dal

numero

dei

notai matricolati di Genova, Conoscenza del diritto era


indispensabile anche per

il

Era

obblig-ato

ad attenersi

non

era

ma anche giudico

1).

console, perch e

soltanto impiegato amministrativo,

al diritto statutario di

va, ed ove questo nulla stabilisse per


lare, al diritto

due o quattro uomini

se eran discordi,

console di nominare un

arbitro per poter

e questi

decidevano

venire ad una.seuteuza. In ogni caso

(1)

di fiducia

[oni homines)
al

partico-

romano* Nei processi le parti contendenti

stesse introdacevano

spettava

un caso

Geno-

Secondo

io

il

console non

statuto poateriore del 1449 sedeva a tribu-

nale insieme al suo vicario ogni luuudi, gioved e sabato;

Canale,

I,

p. 202. 2G0.

doveva pronunciare

ma solo provvedere alla

la sentenza,

esecuzione. L' autorit punitiva del console era illimita-

ta

ei

poteva riscuotere multe, mandare in esigilo, dar

esecuzioDe alle pene capitali


tigia dell'indipeDdenza

eoa azione
soidi

ufficiale gli

un dono

accettare

guadagno

Per aver una guareu-

era rigorosamente proibito di

cui valore fosse maggiore di dieci

incaricarsi d'

(2)

il

(1).

ed imparzialit del console nella

un

affare

che promettesse

a ad entrare in dipendenza feudale dal Qm de' Tartari o della sua consorte {mj^mior,
imperatria Q^aeJ. Scorso un anno doveva senza miniqualsiasi

mamente

(3)

esitare consegnare

il

suo

ufficio al successore

che veniva da Genova o se questi non fosse ancor giunto


al

vicario contoare

che doveva essere nominato dal

consiglio maggiore. Egli stesso era obbligato di tornare

a Genova, dove

tutto

che era stato in

il

suo procedere durante

carica, veniva

il

tempo

esaminato da appositi

viiUatri assistiti da eommercianti degni di fede che

appunto
Il fin

fatto nel

in quel

tempo avevano dimorato a

qui detto in breve

il

Cafia.

contenuto dello statuto^

131^ per Calb daU' OJicmn Qazariae

(4).

Ru-

briche d* uno statuto anteriore dell'anno 1290 destinato

(1)

Per queste ultime vedi Canale.

(2)

La

storia,

I>

p. 241.

come un console di Caffa non

accettasse doni

da un commerciante persiano, a cui aveva fatto restituire


de' beni rubatigli in CaflTa, raccontn Ao. Giustiniani, p. 136 b.
lo statuto deli'auDo 1449 gli era anche vietato
(3) Per
solo quando era finito il tempo
rli occuparsi del commercio:
lei suo consolato poteva convertire i suoi danari in mercanzie e condurre queste in patria; Canale^ I, p. 252.
(4)

Of. Gaz., p. 386 e seg.

G. Ueyd,

II.

34
per questa colonia sono state scoperte da Canale

Dai 'titoli

di queste robricbe,

(1).

che sono identiche con molti

di quelli che aon sovrappostt ai singoli capitoli dello sta-

tuto del

1316

si

pu argomentare, che

la

maggiore

parte di questo statuto pi antico sia stata accolta in


quello del 1316, cosich
la perdita del primo.

in questo

un

Ma

non troppo ci deve rincrescere


Canale ha voluto trovare anche

capitolo che dovrebbe originariamente ap-

partenere ad uno statuto emanato Del 1257.

Il

detto

captolo (2) parla dei eansules plaetorum (consoli, dei


tribuiiaii) in Genova, i quali, secondo 1' asserto di Ca-

sempre

nale, avrebbero cessato per

mento

della coatitozione, fatto

gra (1257), essendo passate


stranieri chiamati

insegna, che

le loroftmzioni

per tal fine a Genova

sup^ciale

studio anche

ali' epoca del mutada Guglielmo Boccane-

dei

(3).

legali

Ma uno

documenti genovesi

detti consoli perfino

ci

nel deciraoquarto

secolo continuarono ad esistere a fianco dei legali esteri (4),

ed anche,

il

capitolo o rubrica dello statuto del-

anno 1316 otr ora citato & prova della loro esistenza.
Posto anche il caso che avesse esistito uno statuto appartenente alla met del secolo decimoterzo, il quale
prescrivesse al console genovese in Cafta di mandare
tutto r avere d' un Genove^ morto in GafTa senza
1*

(1)
(2)

(3)

Detta Crimea,

1,

P- 227.

Qf. aaz., p. 899.


StoHa dei 9envesi,

l, p.

311; Della Cfrimea,,!, p. 239.

Vedi ratto notarile del 17 Febbraio 1300, citato. dallo


atesso Canalb, nVIstofia dei &eimesif IV, p. 252, ed il documento deiranao 1803 presso Cuneo, Memorie sopra V antico debito pubblico di Genova, p. 273.
(4)

testamento
difficile

ai

Considcs ijlacUurum in Genova, pure

a credere

membri

.-ulcI

Gazarice tanto

dell' Officium

sbadati da ripetere questa prescrizione nel 1316, se la

carica dei Ckmsuies placiAtrum gi da

di sessanV anni

piti

ha certamente preso nn abbavolendo rinvenire traocie d ano statato anteriore a

fosse stata abolita. Guatale


glio,

qaello dell'anno 121)0.

Le

stesse leggi che

c'

informano

degli ufici nella colonia di Gaffa

ci

dell*

organamento
anche

offrono

delle

notizie salla s& popolazione mista di diversa gente.

parte principale di essa erano bens

Genovesi,

La

ma

il

vivo commercio aveva gi nei primi tempi delPesistenz


di questa colonia allettati e Greci e Russi
stabilirvisi.

ed Armeni a

Gli ultimi devono considerarsi

come una

parte di qu^li Armeni, che in conseguenza della crudele


devastazione della loro patria fatta dai Tartari o volon-

tariamente emigrarono o farono costretti ad abbandonare

il

luru paese nativo.

Da prima

si

eran fermati nelle

vicinanze di Astracan e di l in grande numero venuti


nella Crimea, la quale presso alcuni storici armeni del

secolo decimo terzo e decimo quarto chiamata

tor Armenia

marUHma

(1). Il

console di

Gab

dirit^

ricevette

1316 V ordine

di assegnare agli Armeni, Greci ed


non genovesi un certo luogo fuor della
inoltre sappiamo che esisteva un
citt dietro pigione
trattato fra il console genovese ed il vescovo armeno

nel

altri

Cristiani

1,^.11^, Jour(1) Saint-Martin, Mmoim tur VAnnt n


nal asfatique, l, p. 23 e seg, Aeoutinski-Doloobuxi presso
SiESTRZENCE^icz , p. 320; RiTTsa, EaDKUNDB, parte X,
'

p. 441, 597.

36
per

protezione dell' acquedotto eretto da quest' ulti-

mo

(1).

Questo coabitare di tanta gente di stirpe dTeraa

fece

s^,

che anche le diTeree crederne

religioee foseero

rappresentate in Cafia. I Cristiani erano, per cosi dire,


in tre

divisi
forte,

il

isfuggi
nia,

il

accampamenti

di

cui

naturalmente

il

accortezza

all'

d^

ponteficr,

pih

Non

dominante, era quello delia Chiesa romana.

quanto questa colo-

cui commercio rapidamente s^aumentava e la cui

popolazione giornalmente cresceva, fosse adattata per

formare un
paesi.

centro

della

Gi papa Clemente

contribuito per parte sua

coir erigervi

religione cattolica

in

questi

aveva per questa ragione

all'

esterna sicurezza di Cafib

a spesa sue proprie una

torre importante

per la difesa, posta nelP angolo della citt che guarda a


settentrione verso F interno del paese
(1)

(2).

Suo successore

Qf, &az., p. 407, 406, 880.

Questa torre porta ancor oggi il nome di papa Clemente ed un^ iscrizione deiranno. 1908, ehe prima si trovava
sovr* essa ed ora si conserva nel museo della- citt, fa testir
monianza della muniflcensa di questo pontefice. Ved. Dubois
DB MoNTPREux, Voyqge avtur du Caucase, V, p. 286. L' iscrizione pubblicata con molta negligenza daWAXEL, MetS}

sur les ho'rds de la ner


Atias.
20 esattamente da Dubois Montpbeux
planche 43. Molte parti di essa sono illegibili, chia-

cueil de qtieqties antiquits trouvcs

Noire

n.

Serie

II,

ramente appare l'anno

{une trecentis otto^ cio octo),

il

nonae

del papa e lo scopo dell'erezione della torre frrucis in aug-

T iscrizione si vedono anche le


anno fosse meno chiaro noi preferiremo a credere, che non Clemente V (1305-1314) ma Clemente VI {342-13.V2jj abbia fatto fabbricare questa torre, come
vuole Dubois de Montpreux. Clemente VI ebbe anche del
resto graiide ed attivo interesse per Caffa come asilo di Cristiani, ved. Raynaldi, Annales eccles., all' anno 1345, n. VII.
mentum).

Nell'arma sopra

chiavi di S. Pietro. Be V

d by

Google

Giovanni XXIl innalz nel 1317 o 1318 (1) j,fa


a sede cV un vescovo assegoando a questi una diocesi
assai vasta, che
fno

a Sarai

Ruteni.

s'

estendeva da Beroe in Bul^ria

alia Volga, e dal

mar Nero no

(2)

al paese dei

A primo vescovo di Caffit venne consacrato uno

dei tanti missionari ohe in qne' tempi furono mandati

nei paesi dominati dai Tartari, cio

il

Francescano Gi-

rolamo. Gi quando questi abbandon V Occidente era


destinato ad occupare una delle sedi vescovili che dovevano essere erette nei domini tartari. A Ga&i Girolamo

legge presso Wadding Annales ordinis


548 e seg. Come data si trova ivi il quarto
anno dei regno di Giovanni XXII, cio 1320, mentre RayNALDi d il sesto, cio 1322 (vedi a quest'anno n. XLV).
N r una, n 1' altra pu esser la vera, dacch questo papa
indica Girolamo come vescovo di Gaffa di gi. in una lettera
scritta nel secondo anno del* sao regno (1318) ; mentre lo
statuto di Cafl deir anno 1316, lo ^biama ancora fraUr, Da
ei6 giustiflcato di mettere la sua nomina uell* anno , il
quale abbiamo dato nel testo. Il contenuto della bolla poi non
ci permette di credere die Girolamo avesse avuto degli antevi ha senza dubbio
cessori. Se ne vengono pure nominati
confusione nel!* indicare il tempo ed 1 luogbl, il cbe Canal6
non avrebbe dovuto Ignorare dopo quello die hanno detto
L-QuiBN, neir OHen chrttianus^ III, p. 1108 ; e Onaaico
p. 1G8 e seg.
(1)

La

bolla si

minoi'um, VI,

p.

una valle Interrile del t^itodo bagnato


ad oriente da Filippopoli, a nord-ovest da
Adrianopoll. Ved la carta della Turchia di Lapie, e Tarticolo
su Beroe, scritto da Tapel, nella Realencyclopadie di Pauly.
La, citt si chiamava nel medio evo anche Veroe, oggid BeTia; il nostro documeuto ha Varea o Varia. Forse ha rag-ione
Brunn, L c, p. 20, se in questa Varea vede il noto Yarna
(2)

Situata in

dalla Maritea,

al

mar

Nero.

38
come semplice frate fabbricandosi nn^abiuna cappella (1), ora vescoTo della citt si

s'era stabilito

tazione con

rese benemerito della missione fra

venne a contesa

sto
la

sua sede. Ri

si

coi

rec in

Tartari

(2);

ma

pre-

abbandonare
Europa per lagnarsi col pon-

Genovesi

tefice dello ingiurie sotiertc

e dovette

questi prese fortemente le

ed probabile che le sue rimostranze


condncessero ad una conciliazione in conseguenza della
quale il vescoyo pot &r ritorno a Oaffa (4j. Da uUiuo vediamo fra Girolamo nel 1324 attivo per promuovere V unione fra le chiese romana e greca (5). Non
nomi dei suoi successori basti
qui il luogo di dire
sne difese

(3)

accennare, che Gaffa fu sede d'


il

tempo

del governo genovese sovr'essa.

la diocesi

perdette

perch venivano
nei

un tcscoto

territori

bend

ma

tutto

poco a poco

antica sua estensione,

vescovadi e nella Crimea e

eretti altri

Innitrofi.

Sant' Agnese:

dell'

p^

Chiesa cattedrale era quella di

1316 troviamo

^i nel

in Gaffa altre

chiese e conventi di Francescani e Domenicani ed anche

una casa
(1)
(2)
(3)

meo,
(4)

delle

beghine

OJtc. Gaz., p. 407.

Wadding,
Wadding,
p.

vi, p. 372
l.

p.

97X
(5)

Raynald, alTanno

e, p, 378; Raynald,

1321, n.

a. cit. n."

1.

V; Ode-

107.

Ci possiamo argomentare dal

per lui quando ritorn

ad un

(6).

in

fktto,

che

il

papa scrisse

Oriente una lettera comiut ndatizia

prDC|ie tartaro del resto sconosciuto

Ratnald, l e,, n. 1.
Sanuto, JBpist.j VII, Vili,

WADDiNa,

l.

e,

iliym crucis, p. 299 e seg.


(6) q0c. Gaz., p. 407 e segrding, l, e, p. 349.

in appendice ai Secreta Ji-

Ratnald, l e,

n/" 5;

Wad-

^ .d by

Google

Pare che in ciimero


dopo

cattolici,

Ameni

gli

scovo alla loro testa

romani promosse

anche

contatto di essi coi

Il

(1).

tolici

la loro

Genovesi cercaTano d'

riguardo

Gi

(2).

Tenissero subito

perch avevano tre chiese ed un ve-

al

unione con

inflaire

cat-

Homa

ed

su loro b questo

primo vescoTO romano di

CafiGn

dichiararono gli Armeni della citt di volersi assoggettare alla santa Sede
concilio di Firenze

ed orientale fu

(3)

quando pi

tardi nel

V unione della chiese occidentale

stabilita in

modo

pi largo, comparvero

col per impulso del console Paolo Imperiali di Caf&i

anche delegati armeni, fra i quali Sarchia che rappresentava il patriarca armeno a Caffii, affine di aderire
all'

unione colla chiesa roiuaDa

questo patriarca
all'

(4).

secondo gii ordini di

Tali dichiarazioni di sottomissione

autorit della santa Sede eccitarono peraltro ne' ve-

scovi

CafGi

latini di

il

desiderio

di

dominare sugli

d
; Dubois db Montvbsux ci
due chiese armene a Caffii fabbricate nel tempo del
dominio genovese 1* una adoperata ancora og^icome chiesa,
{l)

Qf. &e^, p, 407, 380

notizia di

r altra convertita in mag-azzino. Quest'ultima mostra sul suo


maio esterno delle iscrizioDi armene di quel tempo^ la prima

& vedere
mentre
(2)

r influsso occidentale

ne* suoi archi di sesto acuto,

del resto del tutto costruita in stile armeno.

Il

cittadino di Gaffa, Battista Gentile, ottenne nell'an-

no 1443 dal papa Eugenio

IV, il titolo ed i diritti d'un conte


suo zelo speciale in questo campo
ved. Theiner, Vctera monumeita Savomm
della missione
meridionaium historiam tllustrantia , Koma, 1863, tom. I,
p. 381 e seg-.
(3) Raynald, a. a. 1318, n. XIII; 1321, n. XIII.
(4) Ada concini Fiorentini ab Eorat, lusimam collectaf
Roma, 1638, fol. 348 e seg.

palatino lateranense per


;

il

40
Armeni, cos che e

g-li

uffici della

colonia ed

pontefice

il

forono costretti ad incaricarsi della difesa dei diritti


di qaeati (1).

Oltre ai cattolici ed

Armeni troviamo in Cafh Cri-

stiani greci, che nel declmoquarto secolo t

avevano

due chiese e due conventi, e nel decimoqainto

(se le

notizie di Schiitberger in questa parte sono esatte) an-

che un vescovo

(2)

inoltre degli

Bbm

in parte ap-

partenenti alla setta cberatica, in parte alla talmodica

Ma

(3).

nella citt

schea

saimana

La

anche

l'

islamismo aveva

suoi aderenti

un cad ed una moper conseguen^ui anche una comunit mu:

Ibn Batata

vi trov

(4).

oireoataDai, che in GaB& fossero raccolti nomkii

di si diverse credenze religiose,

vano bisogno

quali quasi tutti ave-

di piti chiese e templi per celebrare'

loro culto, ci costringe ad ammettere, essere stata

merosa

la

popolazione della citt di gi nel principio del

decimoquarto secolo.

Non

ci

far meraviglia se Schiit-

berger nel principio del secolo

ancora accresciuto
Ofilb,

il

nu-

compreso

il

il

numero

sdente,

in cui

s'

era

degli abitanti, conta in

sobborgo, ventonmila case

(5)

o se

Canale, I, p. 203; Raynald, a. a. 1439, n. XVII.


p. 407 , Ada ei diplomata greca saera et
Qf.
,
profana eolheta ed, Fn, Miklosck et X IfOirUa, Vindobene
1860, tom. I, p. 486 ; II, p. 70 e seg. ; Sgbiltbbboib Beis(1)
(2)

hueh %erausgegaen
Numann, p. 106.
(3) 80HILT88BO8B, p. 106.
(4) Ed. SANGunncTTi et Dbfbiibbt, II, p. 857 e seg.
(5) Pag. 106 ; Il medesimo dice a p. 157 : Xt^a isi eine
machtige Stati und stnt seekserisjf Mouben dartnn (Caflli
dtt grande, ed in essa stmo sei crodense religiose).

41
Genovesi alcuni decenni
nia,

che

la

pii

tardi dicono della loro colo-

sua popolazione quasi

di (Costantinopoli

piti

grande di quella

(1).

I dintorni della citt,

specialmente qudli

Terso

V interno del paese, erano abitati da Tartan. A poche


ore da Caffa verso Occidente in un' ampui vaile, alle
falde del monte Agharmi&ce, era situata la residenza
degli emiri tartari che reggevano la Crimea tartara

come

luogotenenti dei

Gan

di

La

Chipciacb.

citt

chiamava Crimea e con nome pih conosciuto


Solgat (Solcati) (2). Ancor oggi il viaggiatore stupisce
vedendo l' immenso campo che detto EscM-Crim
(Crimea vecchia) (3) coperto di rovine, e rimane conTinto che i geografi e storici arabi (4) non esagerano
in quello che dicono dell* estensione della citt, della
istessa si

ricchezza de' suoi abitanti, della magnificenza delle sue

moschee. I Grenovesi avevano a Solgat un console, che


veniva nominato da quello di Caffa (5). Solgat era sotto
piU di un rispetto di grande importanza per

Caffii*

Raynald, a. a. 1445, n. XXXIV.


Aboulfda, trad. da Reinaud, II, p. 38,
SAFATTE Barbaro, Viaggi alia Tana, p. 1*7.
V p. 307 e seg.
(3j DuBOJS D. MoNTi'i,itKux

Gli

(1)
(2)

3'20

Gio-

Pallas,

Meise in die sUdliehm StaUhaltersehaften des ruisischen Reiekis , II, p. 257 seg. Ved. anche Broniovius , Descriptio

SMaria,
(4)

p. 9.

-r

GoDfr. specialmente quanto raccolto in

Deouighbs

Sfria degli Unni, III, p. 372 e seg.^ da fonti arabe. Perfino


de* ioldani d* Egitto ahbellTODo Solgat di moschee. Ved. oltre
DBauiOMXS anche Masbizi^ ed. QuATRBifBaa, 11, p. Ol ; Ibn

BaTUTA^

II p. 859.

(5) QjfSc.

Oa*,, p. 390.

42
emiri che tenevano c^rte nella prima di queste citt

erano

immediati possessori del terreno, su cui era

gli

edificata Gaffa, e di tutto

il

paese vicino. Ai Genove&i

doveva massimamente Importare d' essm in buona relazione con essi, e molto piti che coi vero sovrano della
terra, il Can di Cbipciach, il quale dimorava in paese
lontano.

commercio

Il

e molti Genovesi

si

fra

le

due

citt era vivissimo,

trovavano sempre a motivo di esso

men lungo tempo. Quando VQfi18 Marzo 1316 emise un ordine, che

in Solgat per pi o

dum

Gazariae

il

nessun Genovese dovesse portare merci a Solgat, nessuno fare venire di i merci in una quantit maggiore
che

di quella

si

potesse comperare e condurre via en-

tro otto giorni (ch


bito), quest*
il

un soggiorno

piii

lungo era proi-

ordine iatto allo scopo di concentrare tutto

commercio a Caffo, venne di gi il 30 Agosljp


come troppo molesto per gli abitanti

conosciuto

Gaffa ed
parti

mercanti

genovesi che

di

venivaiio a quelle

per conseguenza di molto

ri-

modifcato.

CaGa si conducevano specialmente viveri,

come

Da

vini

ed altre cose alla capitale tartara in cui era un


grande consumo fu dunque di nuovo concesso a potervi recar questi generi. L'ufficio coloniale poi non
insistette suir esatta osservanza del divieto", che un
frutti

genovese pi di otto giorni

si

fermasse a Solgat e sta-

che nino commerciante genovese dovesse col


prendere la sua stabile dimora, n tenere in. magazperch ambo
zino a Solgat le merci ivi comperate
bili solo

queste cose sarebbero state di pregiudizio alla colonia


di

Caffiet

(!}

(1) qfie.

proposito di questi ordini

eaz,, p. fn^, 408 e seg.

veniamo a

uiyiuzed by

Google

conoscere alcnni

degli

di

Articoli

commercio che

Genovesi aDclavauo a prendere a Solgut

seta e merci fine, sotto la qual ultima espressione

uemente

intendono

le

pelli, pelliccie,

droghe. Quasi tutti

comu-

prodotti

ma anche degli

dei paesi nordici^

asiatici che venivano


giungevano per la via

trasportati per terra in Crimea,

di Solgat a Cafik. Ci ci conduce natnralmente a considerare quale fosse la situazione di

Cc^a in

rispetto al

commercio.

Per

le citt della

dai tempi antichi

portava

le

Crimea poste

una

al

mare passava fino


da una parte

via commerciale, che

merci del settentrione

al mezzod,

dall'altra

in direzione opposta quelle del mezzogiorno ai paesi del

nord.

prodotti

porti delia

ria turali

Crimea

del settentrione

venivano nei

caricati sulle navi per essere portati

in parte a Costantinopoli, in parte noli' Asia minore

posta d fronte

anche

(1), in

nella Siria e Persia.


del

parte alla spiaggia cancasia,

ma

in paesi piti lontani, in Occidente, nlP Egitto,

nord erano

pi ricercati fra questi

le peliiccie (2),

Italiani e le loro signore

di qnesto

mismo.
contrade

Queste
;

che

articolo

le

pelliccie

granaglie

perch

prodotti

ricchi e nobili

non facevano minor lusso


grandi dei paesi

dell' isla-

venivano recate a tutte


invece^ che sono

il

le

prodotto

(1) Le citt di Samastri, Sinope e Castemuni avevano , a


cagione della loro situazione geogn^ca, principalmente commercio con Soldaja, mentre Samsun e Treblsonda trafficavano
pi con CafTa. Ved. ScBHABBDom, nei Notices et eatraiU, Xll,

p. 361, 8G3, 380.

citato da Quatremre a RascieddIn,


(2) Ibn al Athir
67, e nel Journal asiatigtte. Srie IV, tom. IV, p. 457.
,

p.

44
priucipalissimo delle pianure settentrionali, erano desti-

nate specialmente per CostantiDopoli

e cosi pure

v^ivano

pesci dei mari e fiumi nordici, che

salati pri-

ma d* essere messi
della

Crimea

(1)

in commercio. Il sale- dei laghi salsi


andava particolarmente alle -coste del

Caucaso, dove manca affatto questo prodotto

legname per

le

costruzioni tagliato nelle

(2),

il

foreste della

penisola era ricercato a Costantinopoli, nella Siria, nel-

r Egitto, alle coste della Barberia, Siccome i Tartari


non erano navigatori^ e debole la marina greca, cos
rimaneva

l'esporto di tatti questi prodotti nordici quasi

esclusivamente nelle mani delle nazioni occidentali o


dei loro colonisti.

Appunto que' di Ca^ spedivano una

quantit di navi

mercantili

sa cai erano soUti. a

trasportare questi prodotti nataralt delle regioni setten-

ma

trionali,

come

ancora qnei della propria loro indastria,


ed

cambellotti

jiltri

('od

(3).

ci

si

relazioni con contrade abbastanza lontane


fiere

di

Bultanieh

mercanti di Cafib
propri magazzini

in

(4)

Persia venivano

di

di esso fu
il

Gaffa fra

abili

alle

nome

il

non dava

dei

loro snfficiente

soldani d' Egitto,

nnmero

(4)
(5)

Camalb,

(2)
(8)

di

nomini

armi, avevano bisogno che lor venissero

RuBBuquiEi, p. 219; Bboniovius, p. 15.


Viaggi alla Tana^ p. 16, 64. e seg.
Canalb, I, p. 315 e seg.^ 319.
115.
Glavuo, Vida del gran Tamoran^

(1)

commer-

perch gran parte

la cristianit,

commercio con schiavi.

cui paese

grandi

regolarmente

e nell' Egitto avevano


appunto il commercio con

quest' ultimo paese rese infame


cianti

aprivano

alle

in Cipro

Ma

(5).

J, p.

819.

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45
>

condotti altri apparteneDti a nazioni vigorose e guer-

resche per completare

loro eserciti

con

cosi detti

Mamelucchi (1). Essi amavano poi


ayere nei loio
haremi schiaye straniere , che talvolta ne' documenti
sono anche chiamate Mamelucch (2). Per avere tal
genie i negozianti di Gaffa avevano rivolto i loro
sguardi specialmente ai
tentrione ed oriente del

Michele Paleologo
loro

agenti che

il

ai

popoli

mar

che abitavano a set-

Nero, ed ottenuto gi da

libero passaggio del Bosforo per

toniavano cogli schiavi cotnperati


cipale

pel

recavano in questi paesi o di l

coinniercio

degli

seconda met del medio evo

(3).

schiavi
fu

Il

centro prin-

nel

appunto

Ponto
Gaffa.

nella

Gii

agenti dei Soldani venivano in questa citt per comperare, dei Tartari,

che potevano al Cairo esser riven-

a centoquaranta scebiai a testa,


o del GerchesB; che nel medesimo luogo valevano da
centodieci a centoventi zecchini V uno, od anche dei
Russi, per lo pi in et ancor tenera, come appunto
capitavano loro lira mani. Nel 1420 si calcolava, che
annualmente venissero in questo modo introdotti in
Egitto droa duemila uorami (4j. I Genovesi non

duti per centotrenta

fi)

MASLATRt, SUioire de Chypre,

II, p.

120, 126 e seg.

Sanuto, Secreta fidetimm crucis, p. 27.


(2) Noi uniamo colla parola Mamelucco V idea di guerriero ; ma in arabo significa originariamente ano ehe si trova
in potere d*un altro, uno sohiavo.
(3) P(tckfm,, \, p. nS-lT?; Ntc. Obbo., l, p. 101.
Vhistoire de
(4) Piloti, nei MmumetUe pour eet^ir
NamuTf de Eainaut et de Lmemburg publit par Meifenberg, tom. IV (1846)> p. 339, che fnno parte della CoUection
dee chroniques helgee indite.

avrebbero potato impedire agli agenti egiziani


Gqaiato di schiavi in af&, senza offoidere
pel quale

V a-

Soldano,

il

Mamelaccbi erano il migliore sostegno della


Avendolo nemico avrebbero messo in

sua potenza.

estremo pericolo

il

loro

impossibile V esistenza

commercio eoU^Kgitto e reso


loro

delle

colonie

questo

in

mer-

paese. Oos^ tolleravano per ragioni di prudenza

porto

di

schiavi di

religione

maomettana da

con un' imposta, che doveva esser pagata

uno

tava e

se peraltro

lo riteneva.

schiavi

(1).

questi finalmente vegliavano, perch abi-

Ai Genovesi

stessi

Mame-

maschi o femmine, in Egitto e nella Barberia o

Spagna saracena, o

tale trasporto (2).

che

come

era severissimamente

proibito sotto minaccia di forti multe di condurre


lucchi,

un

che era rispettata- dai

casa del vescovo,

nella

magistrati

console di Gaffa lo riscat-

il

Gli schiavi trovavano inoltre

tanti di Gaffa istessa non venissero condotti via

nella

es-

C'affa,

di questi schiavi dichiarava di volersi convertire

al cristianesimo, allora

asilo

questo traffico vergognoso concedendo

cantile

da questo

Ma

di
la

cooperare in qualche uiodo

speranza di ricco guadagno

commercio

si

poteva

ricavare

rese

pi d' un proprietario di nave o commerciante genovese sordo per


delle

(1)

Notices

Canale,
(2)
;3

soliti

la^

voce delP umanit e per

magistrature patrie

I,

p.

et extraits,

(3).

Un

gli ordini

Gentile

Genovese,

XI, p. 74; Piloti,

/.

e,

p. 339, 373;

263, 322 e seg.

Qfc. Gaz., p. 371-377 Canale, 1, p. 320.


Laonic Chalcondyla?, p. 130, dice che i Tartari sono
;

a vendere ai mercanti g-eiiovesi e veneziani

Caucasi,

di cui possono impadronirsi nelle loro scoi^reria.

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47
1432

Imperiali, fece nel

compera

la

di schiavi

che

sopra notato,

di
nel

1307 rapivano

Egitto.

Anche

perfino l'agente del Soldano per

Caffa

fanciulli

poi

abbiamo gi

genovesi di Caffa

tartari

legislatori genovesi

lontani dal proibire in generale


schiavi

(1).

gli abitanti

per venderli in

eran del resto ben

il

commercio degli

Cibraro cita quattro atti notarili degli ulti-

"(2).

mi decenni del decimoquarto secolo, che dimostrano


in Genova schiave tartare venissero vendute e

come

comperate

(3), le

condotte in

quali certamente

da ChSa, erano

state

Italia.

Come i prodotti del nord per Caffisi e SoMaja anda>


vano ne' paesi meridionali, cosi passavano pure per i
porti della Crimea i prodotti delle contrade meridioGli Italiani non erano oziosi speta qnesto commercio ma vi presero

nali al settentrione.

tatori in rgnaido

senza dubbio parte col portare di queste merci nello


interno della Russia. Possiamo provare che gl' Italiani

gi verso

la

met

del

secolo decimoterzo visitavano

Kiev penetrandovi da Costantinopoli per


probabilmente per la via di Soldaja
(I)

paesi tartari,

ed in principio

(4),

Otti dato un
VinsUfut; SeUn-

BBRTBA.MDON DB LA Bboquibb, da

estratto per

Lborano b*ausst,

cB imraleM et politiques, tom.

Mmoim de
V, Paris, an.
e Beg. ; 515.

XU^

(S)

Pabdbssub, tv,

(3)

Operette variey Torino, 1860, p. 303-306.

(4)

Il

p. 496,

missionario Giovanni de Plano Carpini, che la noper queste notizie, nomina come i prncpaU di

stra fonte

Michael Genuensis

Manuel Venedcus, Jacohus Venerius Acre

(di

questi

p. 510.

commercianti

Bartholomeus
Accone?), Ni-

cholaus Pisanus. Ved. Uecueil de voyages et mmoires,

Kabamsin, Eistoire de Muesie,

trad.

II, p.

da St.~Thoma8

et

772;

Jaup-

48
liei

Becob Bruente poteva

il

Can Toetai

confiscare ~

dei hemi genovesi nella sua capitale di Sarai (come

da noi

detto)

che

e ci sufficiente prnova

vesi estendessero

loro viaggi

fii

Geno-

commerciali fino ai Volga

subito dopo .essersi stanziati nella Crimea.

Fra

le

merci che per Solgat^ cio per la via di


a Gah si trovavano, secondo^ quanto

terra pervenivano

ahbiamo detto innanzi, anche droghe e


prodotti dell'Asia. V'era un tempo,
dell' interno dell'

fino in Crimea.

sete, vale

dire

cui le merci

in

Asia Tenivano dalle carovane condotte

Abmed

Ibn Arabsciah (morto nel 1450)

parla di una via di queste carovane, prima molto frequentata,

ma

ai suoi

tempi di gi abbandonata, che

dal Covaresmo, cio da Chiva tutta per terra giungeva


in

Crimea

facevano

Ma

(1).

le

merci

per molto tempo

mare d'zov. La

dell'
il

citt della

interno

dell'

Asia non

lungo giro intorno

Tana

attir presto

al

a s

qneato commercio, nonch una parte del settentrionale*

Accanto a Gaffa sMnnalz anche

Tana ad un

emporio importauiissimo. Diremo tosto in qual tempo


ci avvenisse;

sulla

ma

prima dobbiamo premettere alcunch

sua situazione geografica.

noto che la

Tana

era posta al {tome Don, non lungi dallo sbocco dello


stesso nel

mare di Azov. Non occupa

tca Tanaide,

il

Jnogo delPai^

cui ayanzt si trovano presso

gio Nedvigovca al braccio destro del

Don

(il

il

villag-

cos detto

FRET, tom. Ili, p. 248. D^W OJicium Gazariae, p. 407 e KaHAMSiN, VI, p. 100, sappiamo dall' altra parte, che anche dei
Russi si stabilirono per tempo in Gaffa mantenendo le loro
,

relazioni con questa colonia


(1)

Vita Timuri, ed.

M anger,

alla caduta della


I,

p.

medesima.

3l-75.

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49
Che

morto Donetz

(1)).

fosse diversa

da quella

la situazione dell'antica

della

Tana

Tanaide

medio evo,

del

fu

cosa conosciuta anche dal veneziano Giosafatte Barbaro,

che aveva dimorato longo tempo in qnest' ultima. La


sua spiegazione intorno a questo punto confermata
dalla relazione che d del suo Tiaggio intrapreso nelr inverno del 1438, movendo dalla Tana
allora la spedizione d'

un

esercito tartaro,

dalla Circassia era passato vicino alla

cedeva contro

il

r accampamento

paese, dei Russi (3)

di quest' armata,

passare tre dei rami del

Don

risulta chiaramente, che la

tentrione del
(1)
(2)

Don

Viaggi,

V.

p.

8, b.;

la lettera di

Nouv e au journal
'

(4).

(2).

Ei segui

che venendo

Tana ed ora pr*


per recarsi nel-

doveva

allora gelato.

il

Da

Tana non era

Veneziano

questo passo

situata a set-

Qaest* ultima notizia avvalorata


6-10.

Stempkowsky

asiatique, tom.

publicata da Klaproth,

(1828
p. 5i)-59
nelle 3fmotres de V Acadmie de St. Petershourg
I

Orafe.

J^rie VI,

tom. VI, p. 24, seguito anche da Boeckh, nel Corpus imcriptionum grecarum, V. anche Bulletin de V Acadmie de St. Petersbourg, 1B62, tom. V,

p.

"TS.

quanto intorno alla direzione della marcia di quest'esercito, Klaproth dice nella sua dissertazione
del resto molto istruttiva su Taiiaidc c Tana, l. e, p. 54. Ei
viene naturalmente alla conclusione opposta.
(3)

(4)

affatto falso,

Viaggi^ p. 6-10. Nel processo, p. 8, b,

Barbaro viene

a parlare della differenza che passa fi l'antica Taaaide e l


Tana del medio evo. Ei dice (se del resto interpretiamo bene
il luogo alquanto oscuro}, che quest^ultimasia situata in quella
tessa pianura traversata di colline, che si estende per un
tratto di dieci miglia ed in cui era posta anolie T antica Tanaide. Pare che la tradizione, seguita qui da Barbaro (ch ben
aMutende non potersi parlare d ricerche scientifiche intrapirese
per r archeologia) non collocasse ancora 1* antica Tanaide in
G. Heyd,

II.

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soaltra, scritta dalia mano del Veneziano Giovanni


Bembo e scoperta da Thomas in un Codice della biblioteca

da
di

Monaco

Tanais

la terra de la

della
il

Tana

fiame

concepita in questi termini

(1),

del fiume de

se

Da

la oeeka

nariga in suso millia dicioUo^ dove

Tana a banda

dritta nell'Asia. Se la citt

si

trovava a destra di coloro che navigavano

Don

contro corrente, essa era posta a sinistra

dello stesso, cio dalla parte di mezzogiorno. Allo stesso

giungiamo ancor per altra via. Gli Orientali


chiamavano Azach la citt posta allo sbocco del Don, e
risultato

cos troviamo

berger,

il

il

nome

presso

geografi arabi

qaale nel secolo decimo quinto

Schilt-

(2j.

trov nel

si

il loro zach quella


chiamano la Tana (3)

Ohi^Ciach dice espressamente, che


stessa citt, che gli Occidentali
il

ratVoDto poi delle notizie date

ed occidentali

cronisti orientali

quel luogo, in cui

modem!

da

altri

ci toglie

viaggiatori e

ogni dubbio

(4).

scavi vogliono aver rinvenuti

de' suoi avanjKi.


(I)

2)

Periplut des

Vedi

p. e.

Ibn Batuta,

^tus

Sminus,

p.

2C6.

Aboulfeoa.^. trad da Rsuaud,

II, p.

81,

868 e sep:.
Asach die heissent die
3) Publicato da Neu^tann, p. 106
Christen Alathena (alla Tana). Pare che gli occidentali seg"uissero T esempio dei Greci che diedero alla citt di medio
evo, come all'antica, il nome dal fiume Tanais,
ungiamo a quanto detto da Klaprotii
l.
c.
(4; A
p ri5 e sep-- che Ibn Batuta asserisce, che i Genove'si ed altri
portano mercanzie ad Azach inoltre che fonti or ci Lutali chia321

II,

p.

mano Mohammed

Maehma

Coia il luogolenente tartaro,


che nel 1333 risiedeva alla Tana, mentre Ibn Batuta solo un
anno pi tardi vi trov un emiro di nome Mohammed Cogi al
Carizmi; Canale, Della Crimea, 11, p. 144; Ibn Batuta, II,
p. 368.

osbia

Secondo

geografi^ orientali

Azaeh era situata dalla

parte sinistra del Don, perch al dire di Abulfeda, questo

fiume sboccava

occidente di Azach, ed Ibn Batuta

all'

doveira tragittare poco prima di arrivare in questa citt

dne grandi

quando dalla Crimea veniva ad zach


terni. In questi due
vin^j^iatore tirabo dobbiamo necessariamente
fiumi,

focendo tutto
fiumi del

il

rami del Don. Questa circostanza

riconoscere due

per determinare qual relazione vi sia fra la

decisiv^a

Tana e
braccio

suo viaggio per

l'

odierno Azov, posto alla sponda sinistra del

piti

Herberstein

di

Azach

orientale e

la stessa citt e

Sigismondo

mertdionide del Don.

r odierno Azov sono una e

poteva con tutta ragione asserire, che

Azov prima si chiamasse Tana presso gli Occidentali (1).


Per potere stabilire il tempo, in cut ebbe origine la
colonia italiana di Azach-Tana, importa massimamente
a ricercare, quando gV Italiani abbiano cominciato a
navi^are con bastiiiiciiti mercantili il mare di Azov.
Richiamiamoci ancor una volta il fatto, che taiito Rubruquis, quanto

fratelli

Niccol e Maffio Polo entrarono

paesi tartari presso Soldaja.

La prima meta del


Gan di

viaggio di quello e d questi era la corte del

Ohipciach posta

al

Volga. Perch

sbarcarono essi e

non continuarono piuttosto ?nla nave il loro viaggio


pei mare di Azov fino alle imboccature del Don e poi per
questo fiume a^e di raggiungere, cos il vicino Volga
risparmiando buon tratto della tticosa via per terra?
Risposta a* questa nostra domanda troviamo nelPim-^
portante
(1)
(2)

noti?:ia di

Rubruquis

Presso Stabczewski,
RUBRUQUIS, p. 215.

p. 45.

(2),

che

gli Occidentali

52
tempo non avevano ancor V ardire di navigare
di zot con navi maggiori, e vi mandavano
soltanto delle barche da Matrega per comperare alla foce
del Don dei pesci diseccati. Be la cosa stava cosi riguardo
alla navigazione degli Occidentali nel mare di Azov,
non potr esser parola d' una colonia commerciale alla
Tana verso la met del decimotonso secolo. Negli scritti
di Robrusquis e di Marco Polo non troviamo nemmeno
il nome della Tana. Egli appare per la prima volta
negli statuti dell' OJfcium Ga^ariae, Quando quest' uffiin qael
il

mare

cio per le colonie ed


oltre

Gaffik jgli fa

il

comn^ercio, nel 1313.

assegnato anche

a cui dovesse estendersi

la

la

si

riuniTa,

Tana come Inogo

sua azione.

Ma

ci indica

che la Tana era luogo a cui i ^novesi allora


dirigevano i loro viaggi mercantili non possiamo sup-

soltanto,

porre che fosse di gi una colonia genovese alla

Tana

tempo in cui venne istituito V Offleiunt Gazariae,


Giova riflettere, che ancora nel 1316 venne proibito ai
Genovesi di svernare alla Tana o di compmrvi ona
casa, sta)ilendo che chi non ubbidisse dovesse pagare

al

la

multa

di

cinquecento iperperi

(1).

Poco dopo per

deve esservi surta una colonia genovese perch riguardo

che ndPanno 1332

il can Usbech concesse


non nel privilegio istesso,
ma negli atti di conferma del 1342 e 1347), che questo
quartiere sia stato diviso da quello dei Genovesi, Dunque la colonia genovese alla Tana deve essere stata

al quartiere

ai Veneziani, detto (a vero dire

anteriore alla veneziana ed aver poste le sue fondamenta


fra gli anni

(1)

1316 e 1332.

qfic. Gaz., p, 306, 3ttl.

xj

by

G(

-^53
Pi sicure notizie
ria

deli'

ci

sono pervcuute intorno airisto-

origine della colonia veneziana alla Tana.

republiea di Venezia

mand

neir anno

Geno come suo ambasciatore


Usbech, per esprimergli
alla

Tana per

il

al

Can

1332
di

Lu

Andrea

Cbipciacb^

desiderio di poter acquistare

suoi commercianti dei fondi su cui po-

Non

tessero abitare e fabbricare delle case.

dobbiaiao

gi intendere che dal tempo di questa ambasceria soltanto avessero cominciato le relazioni commerciali fra

Venesia e la Tana.
parleremo,
dini

che

fino dai

ufficiali tartari
-dall' oro,

Il

si riferisce

privilegio di Usbech, di cui tosto

ad anteriori

tempi

trattati

aniiclii uuii

di esigere dazio dalle

argento e

fili

d'oro,

mentre

e consuetu-

permettevano agli

le

perle

gemme,

navi che arriva-

vano erano gravati d' nn' imposta stabilita secondo il


numero delle loro vele.
Usbech, che appunto quando giungeva V inviato di
Venezia si trovava non lungi dalla Tnua al fiume Cuban,
ader alle domande dei Veneziani sotto la condizione,
die dovessero pagare il tre per cento del valore delle
loro mercanzie (1) e don alla republiea per lo scopo
estendeva dal
indicato un terreno nella citt, il quale

Don

entro terra fino alla chiesa delTospedale.

Il

diploma,

nei quale erano contenute queste concessioni, fu portato

a Venezia nel novembre 1333 da Niccol Giustiniani,


primo console Teneziano alla Tana, quando torn in
patria dopo terminato il tempo per cui durava il suo
Can di Chipciach tenne un suo ricevitore di dogana
Tana ancora nel secolo decimoqunto ved. Babbabo^ L

(1) 11

alla
c,\

p. 15.

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54
monaco

affido (olim eoniul), Domenico,

polacco, dell'or-

dine dei predicatori, V aveva nelP agosto di qaeU' anno


tradotto dalla lingua curoana in uso presso
nella latina (2).

Questo adunque fu

colonia veneziana alla

un ordinamento

nuova

della

Tana

(3).

colonia. Il console,

Tartari

to^^to

ed amministrazione

che

tiilvolta

principio della

La repnblica diede

alla costituzione

sempre per dae anni e che

il

le

venne preposto

porta anche

il

titolo

superiore di bailo, esercitava la sua autorit governativa


e giudiziaria assistito da due cousigli che

dovevano in

MosHBiM,
(1) Pboolotti, p.
Append., p. 194 ; QuATasHEBB Vie de Maschidediu,
Jffistar,

Tartar, ecclesiastica,
p.

CVn

e seg.
{2}

p.

665

Si legge presso
;

e Canale,

HammbBi Siria dell'impero oUomano, II,

II, p.

474 e seg.

Mabin,

estratti presso

IV, p. 196-138. Una copia esatta tratta dal Ziber Pactorum e


Liber alhus, ci h\ gentilmente comunicata dal prof. Thomas.

In essa indicato come anno in cui venne concluso, Vannue


sume invece della qpal ultima parola inintelliprbile probaanno della seimia, come
bilmente si dovr leggere simi^
l)ropone Tafel. I Tartari facevano in cronolog-ia uso d' un
,

ciclo degli animali di dodici anni, e di questi l'anno llVi era

noi crediamo, per conseg^uenza, esser


i'anno della scimia
diploma rilasciato nei 1332 e tradotto nel seguente in la;

il

tino per essere portato a Venezia.

Seeonflo un ducumeiito presso Marin, VI, p. 2('2, la


casa pel console non era ancora terminata nel 1333. Fra gli

documenti comunicati al Canale da Venezia, se ne


trovalo anche alcuni con la data ]8$2 ma sieeome g"i nelle
prime linee si parla d" un' ambasciata u Gianibegh cosi la
estratti di

data necessariamente falsa. Gianibegh pervenne al governo


del canato di Chipciach non prima del 1341. I documenti
adunque non possono essere citati cm pruove di un* esistenza anteriore della colonia veneziana alla Tana. Della Crimea, II, 441-3.

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ogni caso essere composti di

senza

nobili-;

il

loro con-

sentimento egli non poteva far spese considerevoli dalla


cassa comunale; in affari di maggiore

momento era obcommer-

bligato a convocare V adunanza generale dei


cianti e di conformarsi alla decisione delia

maggioranza

di questa riunione. In contese fra Veneziani ed indigeni


il

console ed

il

luogotenente tartaro sedevano insieme

a tribupale. Quando venivano pesate

esercitavano la sorveglianza

Tosto che gli Italiani


questa citt crebbe in
pi considerevoli

per

italiane nella Siria,

per

il

commercio

le

stabiliti

essere

niirci

coi paesi situati

neli'

prima

(1270

il

all'

incirca)

nell'

Armenia
giovinezza di Marc Polo

venne traversato da

volevano inoltrarsi

centro

caduti essendo

perdute

quale al tempo della

il

interno di que-

regni fondati dai Crociati; ancbe quello


minore,

incari-

dogana

alla Tana^
uno degli empori
delP Asia. Le colonie

erano

quali erano state

sto continente erano tutte

un

della

(1).

s'

modo da
le

merci,

le

un impiegato

cato del console insieme ad

dell*

tutti quelli

interno deli' Asia

era

che

allora

talmente scosso dalle continue invasioni degli Egiziani,


cbe

si

doveva prevedere la sua non lontana rovina. I

pontefici

per di pi proibivano a continuare le anti-

che relazioni

coli'

India

per

mezzo

dell'

Egitto

essi

Quello cbe detto nel testo attingiamo in parie air


il console alla Tana, presso Marin, IV, p. 91
e Beg. ; VI, p. 262 (La data nel primo di questi luoghi (1302)
giusta nel secondo (13^)
in parie a Gio. Bembo,
falsa
Epistola ad Andf. Anesinum, pubi, da Mommsen (Bolletina
i$ll sedute dilla R. Accademia di Monaco^ 1861) voi. 1, p. 600;
in parte ai regesti stampati da Canale,
p. 461 e seg.
(1)

istruzione per

56
consideravauo ogni contatto con questo paese come

un

tradimento fatto alla causa della Criatianitu Era adunque


necessario a cercare nuove vie pel commercio coir in-

temo

deir Asia

Tana

la

era luogo fkTorevolmente si-

tuato qual punto di partenza. Approfittando di due fiumi


navigabili,

il

Don ed

Volga,

il

pochi giorni da questa

citt

si

poteva giungere in

ad Astracan, posta

allo

mar Caspio. Qoest' ultima citt era


appunto per mezzo del mar Caspio in vivo cammereio
sbocco del Volga nel
colla Persia

qualit

Caspio

si

(1)

le sete di

rinvenivano

questo paese, di cui


alla

le migliori

spiaggia meridioiiale del

e tutti gli altri suoi prodotti,

ma

anche

le

merci de ir India che venivano pel golfo persiano, e su


per

l'

Eufrate ed

il

Tigri potevano fcilmente esser re-

cate ad Astracan e di l alla


(1)

Celebri erano

le

Tana

sete del Gbiln

Una

via di

(seta detta

ghellie,

(2).

strabad (sete Stravattne, Stravedi) ved. Marco Polo, edito da Baldblli Boni, p. 30 Pegolotti, p. 301
CLAVIJO, P 114; GlOS AFFATE BARBARO, p. 47, b Angiolello
seta Ghella) ed

presso Ramusio,

II,

p. 73,

b.

Intorno al setifcio sulle coste

mar Caspio, ved. specialmente Schiltbercer,


ho aiisgegeben von Nkumann, p. 87, 100 e serr II nome strana, che ivi si legge, dovrebbe essere scritto Strava, come
meridionali del

presso Barbaro, L c, ed certamente Astrabad,

non

Erivsai,

come vuole Neumann.


(2) Il mar Caspio era

allora via commerciale tanto frebastimenti i quali lo navigavano tanto carichi


quentata ed
di merci preziose, che ne furono allettati i pirati. Il genovese
Luchino Tciiigo, che nel KiCG era btato contestabile dei balestrieri in Genova (Graberg di Hemso, neV Antologia 1831,
p. 46} intraprese nel 1374 in unione ad alcuni altri un'ardita
spedizione, movendo da Caffo con una barca^rmata. Egli and
8tt per il Don, poi nel Volga e discese per questo nel Caspio.
Quivi racoolae molta preda di cui buona parte gli ta ritolta
i

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^i0nM7iitfaQdaira da Astracan laogo la spiaggia del Caspio


che Yolge Terso nordest per i territori dei fiomi Giboii,
Osso ed Ili, od in altre parole per la Covaresmia, il

Torchestan e

la

Dsungaria

citt di Urglieuge, Oltrar

in

China, attraversando le

ed Almaig-h. Questa strada

dalla

Tana a Pechino

ietti

neir introdosione della saa opera cos spesso da

descritta esattamente

da Pro-

noi citata, facendo egli testimonianza che al suo

(1330
italiani

al

1340)

Ma

(1).

il

tempo

tempo

da commercianti

fu spesso frequentata

del soggiorno di Pegolotti in

uomioi ritorn a Caff, ma


e raggiunse da ultimo felicemente
Caffli; yed. QB'BSRa di HBifs5 Annali di geografia e di 9tatiitiea^ Genova 1802, tom. II, p. 289 e seg. ; Oi.nriBRi p. 66.
Una simile spedizione da pirata, intrapresa da un Veneziano
nel 1428, racconta Gios. Babbabo, p. 46.
(1) La medesima via prendevano allora anche i misrionarl,
come il francescano spagnaolo Pasquale del convento Vittoria
(1388) ; egli giunse per solo fino ad Almaligh e sofTerse il
martirio in questa sua stazione insieme ad un commerciante
genovese; ved. Mabionola presso Dobner, Monumenta histor.
Soem., n, p. 86 Moshbim, Bist, eccles. Tartar. p. 116, ed
Appendice, p. 194 e seg". Per la posizione geografica di Almaligh ved. specialmente Quatrbmbe a Rasoi deddin , ,
Ibn Batuta. Ili, p. 17 e seg. I ^mmercianti
p. 146 e seg".
che venivano dalle regioni del mar Nero e Caspio avevano
per ancora un' altra via per la China,, descritta da M. Polo
e da una leggenda sulla carta catalana del t375, che talvolta
letteralmente concorda col Polo, ved. M. Polo ed. Pauthiek,
I, p. 148 e seg.; Notices et extraits , XIV, 2,
p. 130-132. K
perch passava a
distinta dalla prima via da noi descritta
meriggio della montagna di Tianscian, mentre Almaligh ne

quando per

terra insieme ai suoi

egli Bi salv molte

gemme

era a settentrione.

Luogo

principale di passaggio per questa

ultima via era ia citt di Lop^ posta

nome.

al

lago del medesimo

Levante coincide con quello


italiane alla

origine delle colonie

dell'

Tana. Havvi ogni probabilit, che la via

commerciale dalla Tana alla Persia da on lato ed alla

China

dall' altro

non molto prima di qnesto tempo ve-

nisse regolarmente percorsa. Devesi dare assai peso al

che Sannto

fatto,

il

vecchio,

creta Jidelium crucis tra

cenno,

il

quale scrisse

1306 ed

il

il

le

sue Se-

1313 non ne

nemmeno con una aillaba, sebbene pensiero

fa

fon-

damentale dell'opera sua fosse, dover la Cristianit


togliere

all'

pniiclpalc
esso

le

Egitto, centro dell' Islamismo, la sorgente

(h lu

sue

rendite col

ajerci deli' India

non ricevere ]n da

doveva adunque importargli

di additare ai Cristam altre vie, per le quali potes-

sero procacciarsi queste merci.

una

sola, quella la

giungeva

al

Ma ei

quale attraverso

non conosce che


Armenia minore

l'

Mediterraneo. Noi non possiamo credere,

nome

eh' egli, mentre parla in


fosse cos poco

tutta la Cristianit,

di

amante del bene di questa da tacere della

via che passava per la Tana, sebbene la conoscesse, solo

perch in quel tempo

si

mano

trovava in

e non dei suoi compaesani

Ai prodotti di questi lontani paesi


alla

Tana

dei Genovesi

Veneziani.
s'

aggiuiiscro poi

le pelliccio dei paesi settentrionali,

mar Caspio e

pesci del

del fiume Don, che a Costantinopoli si

vendev|ino vantaggiosamente
di stirpe tartara

(1), gli

e russa. Dagli

atti

schiavi e le schiave
notarili conservati

a Venezia risulta che nelle case veneziane frequente-

mente furono tenute schiave

tartare, le quali

pi dalla Tana venivano a Venezia


(1)
1$t)

(2).

per lo

Pbgolotti, p. 180.
ViKCENZO Lazabi, Del trofico degli schiavi in Venes^i

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-.59
La Tana non
Italiani avessero

fatto

CnDO

Tana.

era, del resto,


al

mare

d'

l'

unico emporio che gli

Gi prinui abbiamo

Azov.

di Porto Pisano, situato a nord-ovest* della

merggio della stessa citt indicano

geograficlie

del medio evo

fra

altri

(anche Locopa), senza dnbbio posto

tin

al braccio setten-

trionale del Ciiban, sia l dove sbocca nel


sia in quel

punto dove questo braccio

si

principale ed ora posta Copil, luogo

accennato dalla carta, catalana


quivi

nn

colo (2),

mare

d'

Azov,

divide dal fiume


il

quale

semlm

I Genovesi- a-vevano

certamente nel decmoquinto sequi s' occupa-

consolato,'

ma

(1).

le earte

luogo Gpa

])robabilmente anche prima

vano senza dubbio della pesca,

ma anche

del

commercio

degli schiavi (3). Himpetto a Ghercce sulla penisola di

Taman

esisteva ancora

non pia ndl* antico suo

antico emporio di MaUrtga^

ma

sempre abbastanza
romana per
dai Genovesi per quella d' un
fiore^

considerevole, dacch fu scelto dalla Chiesa

sede d' un vescovo e


console

(4).

Volgendoci okl alla costa orientale del mar Nero

nelle MisceUanee di storia patria, Torino 1862^ tom.

1, p."

470

e seg., 491.

Lelewel, l. e, p. 14.
Canale, I, p* 261^ 313; II, p. 353 Olivibbi, p. 75,"
122; MuBALT n^VrchMo diEauAix, voi. XVIII, p. 161, 165.
Il cronista Aopst. Giustiniani dic in una rassegna dei possedimenti genovesi, in cui ftk menzione della Tana : in la terra
etiandi nominata il Copa pur in quella palude (cio nel mare
d' Asov) heviva giurieditioni, p. 186, b.
(3) Sebba; IV, p. 74
(4) Testimonianze per quest' ultimo si leggono presso Ca(1)

(2j

nale,

I, p.

311.

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60
osserviamo iiiDaDzi tutto, che

Caucasia

le spiaggie della

e della Oolcide erano ben note agli Italiani del medio

una grande quantit

evo, poich

montori e

geografiche.

carte

loro

di luoghi, fiumi, pro-

atem

golfi situati alle

sono registrati nelle

Genovesi

avevano molte relazioni con questi


altre cose se ne potessero trarre

specialmente

(1)

sebbene poche

paesi,

fuorch uomini

(2),

robusti che fin dai tempi antichi erano articolo di

com-

mercia al Caucaso (3). Ma se queste contrade producevano poche cose che ne potessero uscire, erano d'altra
bisognose

parte

condotte.
il

sale,

Una

di

molte

che dovevano essere

delle cose indispensabili

mancava

al&itto in questi paesi

essere introdotto dall'estero (4). Nel

ricevevano da Gafo, mentre

venivano da Trebsonda
la pii parte in

portavano questi
si stabilivano

JPms)

Ma

mano

(5).

qua e

l,

vino ed

pesci salati

dei Genovesi, le cui navi tras-

come

cittadini di

Genova

in Fasso al Bione (r antico

(6).

di

maggiori colonie genovesi

ci

nota soltanto

78; Caterino Zeno presso

16,

nei

trahesi qualche catievaze e cere,

Viaggi alla Tana,

ma

p.

65:

di tutto poco.

Abcusia come merci in


commercianti veneziani cita Lazari, L c, p. 470.
(4) Ved. per i tempi antichi Strabone ed. Casaubonus,
5G Procopius, Ue bello persico, II, p. 28 per moderni,
e. Gamba, Voyage dans la Russie meridionale, I, p. 106.
(5) Gios. Barbaro, p. IG; Ambr. Contarini, p. 65,
(6) MBB. CONTABINI, p. 64, b, 78,
(3)

mano

p.

e doveva sempre
medio evo essi lo

Questo coniDiercio era per

articoli. Singoli

(1) Viaggi alla Tana, p.


Ramusio, II, p. 224.
{2j Ambrogio Contarini ,

p.

il

loro

per la vita,

Schiavi della Cerckessia ed

di

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una rimasta
dei

sconosciuta fino alla

quasi

documenti genovesi che da Canale ed

tratti dagli Archivi.

publicazioiie

furono

altri

In diverse delle carte geografiche

medio evo si'trova notata alla costa dell* bcasia


a meriggio di Pisunda nna citt SataHopoU (Sebastodel

poli)

nome

e Siccome questo

nelle carte con

scritto

uno

caratteri maggiori, cos\ indicata conie

pi considerevoli
'

(I).

Gi

tempo

al

come

esisteva questa Sebastopoli

dei luoghi

del dominio

castello

1*

romano

imperatore

Giostiniano ne fece nna importante fortezza e bella e

grande
il

citt (2).

Pare che da quel tempo

medio evo Sebtistopoli

tanza e come fortezza e


tatto

il

impor-

principale emporio per

il

non fa la prima volta,


commercio di queste regioni.

precise testimonianze di Arriano e del geografo bi-

zantino StefaDo

(3)

la Sebastopoli dei

la stessa citt

de

come

litorale della Caucasia.

che quivi si concentrasse

Le

in poi per tatto

fosse luogo di qualche

(4),

(1)

baro

non

ci

permettono a dubitare, che

tempi romani

e bizantini fosse

con V antica colonia greca

in cui, secondo Timostene

Confi', la
p. 1(5

una

di Dioscuria*

e Strabene,

si

riuniva

menzione di Savastopoli presso Gios. BarCat. Zbno, Ramu-

e di Salvatopoli (sic) presso

810, II, p. 224.


(2)

III, p.
(3)

ProcopiuS

ed.

Dindorf,

I,

p.

289

II,

p.

473 e seg.

271.

Abbiani^ Periplu P(mti StUBini, in MOllbBj, &togra-

phi ffraei minores, l, p. 378, 392 ; Stbphanus Byz. ed. MeiNBKB, p. 283.
(4) Le obbiexiODi che fa Fallmbbatbb nelle note a LaZBU8 ScEuoPHTLAZ { OHginolfraffm&nU , parte I, p. 115) e
che si fondano piuttosto su tradizioni popolari, non potranno
sussistere a petto delle notizie certe degli antichi.

62
graude quantit di popoli che parlavano diverse lingue,
e ci per ragione di commercio e spedalmente per
provTedersi di sale

Il

(1).

nome

antico vive ancora In

quello del promontorio, ruscello e

che

borgo

di Iscuriah,

trova a merigrgio di Bucum-Caleh

si

pare sia andato perduto

il

nome

(2),

mentre

pi recente di Seba-

era conservato
che ancora nel secolo scorso
memoria degF indigeni (3). In questa Sebastopoli adunque s* era, fino dalla prima met del decimo
quarto secolo, riunita una couiuiiita occidentale sotto
vescovi cattolici. Ci ancora conservata una lettera di
stopoli,

nella

uno

questi vescovi,

di

1330 amaramente

si

chiamato Pi^o,

il

quale nel

lagna delle angarie a cui egli

e la sua comunit erano esposti

da parte

orientali abitanti nella citt, e cos

dei Cristiani

pure del commercio

schiavi che ivi era molto fiorente, ed il quale egli


non aveva potuto far cessare con la sua autorit (4).
Quali nazioni avessero formato la comunit latina,
non ci viene detto nella lettera. Che peralt^) Genovesi
in nnmero considerevole fossero stabiliti a Sebastopoli
dog-li

risulta

'])

da documenti

rLixms

dell'

archivio genovese. Esistevano

405; STBA.BO ed. Casaubo-

ed. Sillio, I, p.

rsUS, p. 498, 5u6.


i2)

DuBOis DE MoNTPREUX

alquanto
l,

p.
(3)

(iifl'erente

I,

p.

l^oo e sepT-

Neumann, Die Eellenen

ira

h\

modo

Scythenlande,

5^7.

Peyssonfx, Dcs peuples barbares , qui ont habit ki


Danuhe et du Pont Jnwii, p. GO.
Klnstmaiw, Marino lanuto der 'Altere; Atti della r.

wrds du
(4/

Accad. bavarese, classe III, voi. VII, parte % p. 81*7 e eeg.


Confr< Raymald., all'anno 1330, ii. LVII: demandata esi
autem Sevasto^olensis ecclesia JPetro Geraldo episcopo designato.

63
consoli genovesi

quivi

Genova

in

stessa

il

nominati soltanto per un aimo

primo

di essi,

il

cui

nome

ci

pervenuto, fu d carica neir anno 1354. Per un ordine

1449 venne concesso a questi consoli di


dazio deir.uDo per cento da tutte le merci
che dai Ctoovesi ivi fossero introdotti o da essi espordell'hanno
rscQOtere

il

Questi

tati.

tenere

consoli

erano peraltro obbligati di

man-

un notajo o scrivano ed un

ispet-

proprie spese

li

tore dei

mercato. L'amministrazione d'ogni console

uscito di carica doveva- essere seminata

ma egli per

rinvenute e publicatc da Canale,


cepibile crede, che

mea.

da due audi-

Tutte queste uotizio sono state ultimamente

tori (1).

si

errore incon-

riferiscano alla Sebastopoli in Cri-

noto che nel golfo, in cui giace ora la Seba-

stopoli russa, era situata nell' antichit e fino nella

seconda met del medio evo la citt di Cherso e pi


tardi
nel

ti

borgo tartaro di ctiar, e che finalmente

secolo

Russi

decorso vi fondassero la loro Sebastopoli.

Come Canale potesse asserire, che i Genovesi avessero


unannova fiorente citt commerciale sulle rovi-

fondato

ne

dell* antica

nome

Cherso, citt, a cui essi avrebbero dato

Sebastopoli,

dato ad

uii:i

citt

d;i

un enimma.

Joro fonda ra

un nome greco

uomini del resto molto eruditi,

clic

decimo quinto secolo disegnavano


{1)

353.

il

Genovesi avrebbero

iif^]

le.

Gli

decimo quarto e

carte del litorale

Canalb, Della Qrima,

Sevastopoli

come

i, p. 291, 259; II, p. 337 e seg;


colonia genovese troviamo nominata

Muralt, l. c.s p. 161, 165.


Anche AG. GiuSTiNiAMi , p. 186 b la cita come una delle
citt, in cui Genova godeva privilegi oommerciali e teneva
im console ed altri ufficiali.
inoltre presso OLrviBRf, p. 75, 12*2

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64
mar Nero

del

sariibbero stati o cosi tristamente igno-

da coiiaervare e sempre ripetere


r antico nome di Cberao in un tempo in cui ani luogo
della Cherso d^li Anticbi fioriva gi, e non da pochi
ranti

cofi

ostinati

anni) la Sebastopoli genovese? In&tti nessuna di queste


carte g-eograficlie registra
della Crimea,

si

una Sebastopoli

alla costa

trova traccia di tale citt nelle de-

scrizioni de' paesi, nelle

cronache e nei docomenti dei

medio evo.
Noi focdamo ritomo all' istmo Cancasio. C!on docu*
menti non possiamo provare, che oltre a Sebastopoli
esistessero nel medio evo altre colonie genovesi in questi
lidi.

La memoria

dei

Genovesi rimasta molto viva

presso g' indigeni, tanto alle coste settentrionali che


alle meridionali di queste contrade,

attriboisce ai (Genovesi

e la tradizione locale

grande infinsso sulla di^o*

ne della fede cristiana, che

in

questo regioni allora

era molto pi estesa che lo sia ai tempi nostri

vero che le chiese del medio evo,


si

(1).

cui avanzi qua e l

rinvengono, e che secondo la tradizione sarebbero state

erette dai Genovesi, sono fabbricate in 'istile greco

orientale (2);
tali,

ma

tanto pare vero, che

che allora predicavano

il

od
monaci occiden-

vrniuelo nel Caucaso, pii

facilmente vi potessero penetrare, perch trovavano forte


protezione nelle colonie genovesi alle coste settentrionali

(1)

Ved. p.

m, mu9.

a FsBRAim

nelle

tom. Ili
V Journal asiatique, tom.

p.

ditian,

p.

XI

Lettm
233 e
(1827,

di/hiUe$ et eurieuRottibrs nel;

seff.

Ottobre,

Novembre),

214-216.
(2)

DuBOis DB MoNTPSBUX^

I, p.

405^ sd Atlos, srie IH,

pi. 4.

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ed orientali del mar Nero e nei commercianti genovesi


che in numero grande e frequentemente percorrevano
il

paese
Il

(1).

litorale

del

occidente Terso

l'

mar Nero volge


Asia minore

dalla Colchide ad

noi lo segniamo colie

nostre ricerche. Quindi incontriamo inanzi totto nna

grande citt commerciale, di cui dovremo occuparci pii


a lun^o, perch e Genovesi e Veneziani possedevano
in essa considerevoli colonie e

mantenevano

di qui delle

relaatoni coir interno dell' Asia. Tretionda^ capitale .di

nna provincia

dell'

impero bizantino, posta al confine

del regno verso Oriente, fu per secoli


si

scambiavano

prodotti

greci

il

cogli

luogo, in cui
asiatici

ma

medesimo tempo era anche emporio per le mercanzie del settentrione che prov^ivano dalla isosta della
Crimea postale dirimpetto (2). Pili ancora s' accrebbe
l' importanza di Tr^isania pel commereio, quando nel
1204 divenne capitale d' un impero indipendente. A
nei

quest' ultimo periodo appartiene tutto quello che nelle


#
(1) Confr. anche le osservazioni di e K. Kocii, Heisen in
Sadrusland und dem kaukasiscken Isthmus, I, p. 333 e8eg.;
e seg. e quello che Bboniovius, p. 12, non molto posteriore a questi tempi dice dei Caucasii SHantH ehHstinQi se
esse profiteantur et liqueat Oenuensium tempore plurimos iHO"
:

rum

christianos /miste, attamen preshffteris et tmplis deineeps

solummodo religionis UH ntme retinent,


MASuni, Isn-AL-ATHia, IbnHaucal presso DuFaiiSRY, nel Journal asiatique, Novembre e Dicembre 1849, p. 461 e seg. ; e presso d'OnssoM, J)(s
peuples du Caucase, p. S6; Bnmsi, trad. par Jaubert, II,
p. 393 ; Fsahn, Jbn Fosslan, p. 29 ; Mtices et extraits, XIII,
p. 380; St6wb, Handel9itge derAraer, p. 184, 186.

destitutt opinionem
(2)

Ved.

G. Heyd,

passi d'iBSTACRi,

11.

66
fonti italiane e

-fi-

greche troviamo rispetto

al

commercio

Genova e Yenesia con Fimpero dei Gian-Comneni (1).


Ma i principi delle colonie rimangono anche qui oecnr.
di

Se nei trattati degl' imperatori di Trebisonda con Venezia

privilegi concessi ai

Genovesi sono

citati ripe-

tutamente come norma di quelli che devono essere accordati ai Veneziani,

ne poflsiamo

inferire,

che

GenoTesi

prima dei Veneziani si siano stabiliti a Trebisonda. Sia


in qnal tempo ebbe orione la eohnia genoime in questa
Se il cronist;i bizantino Pachimere, raccontando
un avvenimento dell'anno 1306, di cui tosto parleremo,
ci assicura che i Genovesi vi avessero abitati da' tempi
citt ?

antichi (tg ^x'*'^)^


potremmo credere, che i
primordi della colonia genovese siano posteriori alla

met

del secolo decimoterzo

e forse sar da ammettere

che abVia avuto principio anche prima.


il

contegno

ostile

allora dominanti
il

medesimi sentimenti
ai

che

Latini,

quali nutr-

politici.

Ph precisamente possiamo

gnato

a Costantinopoli, loro abbia procacciato

favore degli imperatori di Trebisonda^

vailb

posiLjlc,

tenuto dai Genovesi contro

dire,

quando

Genovesi quei terreno entro la

fosse asse-

citt,

dove

li

(1) Quanto alle relazioni di Venezia con Trebisonda ali


biamo un buon lavoro preliminare per i" esposizione sep:uente
di Giuseppe Canestrini, Discorso sule relazioni commerciali
dei Veneziani con l'Armenia e con Trebisonda, con documenti
(di cui per uno solo rig-uarda Trebisonda) inserito iiQVArch.
stor. ita!., Appendice, tom. IX, p. 333 e seg-. 1 documenti veneziani, su ciu v^ si fonda, ci furono comunicati in esatte
copie dair erudito prof. Thomas. Di essi aveva pubblicato alcune cose gi prima G. Mller, nel BoletUm delle sedute
dell' 1. Accademia di Vienna, 1851, voi VII, p. 334 e seg.

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67
troviamo

riuniti per

la prima volta ed abitanti

quartiere. Questo luogo era

il

proprio

Leone (Awvt^'-

Castello del

il

posto sopra un'altura sporgente che dominava


il

approdo detto Dafao ed era Attigua a quella

luogo

grande

piam formante nn

quadrato oblungo, la quale

gi allora pome anco adesso, portava

il

nome

orientale

chiama per questa


sua situazione nei documenti genovesi anche castrum
meydam o cavo (capo) di Maidano. Quando i Veneziani
Meidan

(1}.

erigendo le

Il

castello del lieone si

fortificazioni del loro quartiere violarono

il

doge di Genova, Giovanni di Murta, se' ne lagn in una lettera diretta al


doge di Venezia Andrea Dandolo, in data del 19 febterreno concesfio a* Genovesi,

il

braio 1345, dicendo che questo terreno gi da quaran-

tacinque e pi anni notoriamente era propriet dei Genovesi, essendo loro concesso dall' imperatore Alessio II

(1297-1330) con nn crisobullo esteso in lingua greea e


latina (2). Da questa lettera risulta chiaramente, essere
(1)

Intorno, al Meidan

FragmmU aus dm

di Trebisonda

48 e seg.

ved.

Fallmehavee,

Orig inalfrag mente


zur &eschiehU TrapeunU (dello stesso autore), parte II (Atti
della r. Accademia bavarese, classe stor*, voi. IV, parte I,
1844), p. 89 seg. ; Hamilton, Sein in KUinatin^ I,
Nelle vicinanze dello stsso si veggono ancora gr immensi
fondamenti del lieontocastrpn, cbe sarebbero opera dei GrenoOrient,

vesi, Ori0inalfra0wentf

Questa

I, p.

^ e,

p. 84.

legge nel Cmmentriali, IV, fol, 82


a-b;. un estratto presso. Marin, VI, p. 86 e seg.'; e MaslaTRiE, Archives des ynssions scientifiques et HUraires, II,
(2)

lettera si

Canale,
p. 848, not., ed aiiobe Romanin, IU, p. 153 e seg.
Crimea, l, p. 467. 11 diploma stesso, a cui si riferisce, perduto ;
come luogo, iu cui fu esteso nella lettera indicata la t0rra
;

Arceronit

il

che

tutti gli editori

traducono con Erzerum.

Ma

68
stato concesso ai Genovesi

il

loro apposito e ctrooscritto

l' anno 1300. Poco tempo


dopo che i Genovesi avevano ottenuto questa concessione
si rivolsero all'imperatore con altra domanda. Pareva
loro cosa bene inconveniente, che un principe cos pic-

quartiere in Trebisonda circa

colo facesse visitare le loro mercanzie dai suoi doganieri

facendone riscuotere un' iniposta, mentre

gP imperatori

del grande impero bizantino avevano loro guarentita


l'esenzione dal dazio di commercio. Essi spedirono adun-

que una ambasciata a Trebisonda


volezzc per

il

loro

ailne di ottenere ag-e-

commercio. L' iaiperatore Alessio

non s mostr inchinevole ad accondiscendere


manda. I Genovesi fecero allora sembiante di

alla

II

do-

voler in-

terrompere afiatto le loro relazioni commerciali con Trebisonda

tutti quelli

eli'

erano

stabiliti

in questa citt

s'apparecchiavano ad imbarcarsi sulla dotta mercantile


ancorata nel porto e ridursi insieme coi loro beni
tris.

Alessio II era abbastanza intelligente per

dere he
il

m pa^

compren-

Genovesi stessi avrebbero patito pi danni che

suo erario, se non potessero pih trafficare con Trebi-

sonda

e dichiar loro,

che non metterebbe ostacoli

alla

loro partenza, purch pagassero le imposte le quali erano

ancor obbligati a dare'per

le

mercanzie di gi introdotte.

quosta citt non fece niai parte dell' impero trapezimtino, il


quale nel tempo della sua macrfrioi-e estensione dalla parte
Vcd.
dell" Armenia non giunse nemmeno fino a Paiburt.
Fallmerayer, Gescncite des Kaiserthurns Trapezunt, p. 300.
Noi crediamo piiutosto ohe indichi una parte dolla citt di
Trebisonda. Anche un altro documento trapezi! m tino d'epoca
il trattato con Genova dell'anno 1314

e contenuto differente,
steso

Arzewni

in

domo quo nnnc habitat dominus

a/uba--

sciator.

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ci si rifiatarono risolaiament ed affrettarono tanto

rimbarco

pii

delle loro robe. L'imperatore si valse ora

della forza militare e nella lotta sanguinosa,

che

s'

im-

pegn, toccarono ai dreno vesi gravi perdite. Cercurono

ad

essi

ma

aprirsi la via appiccando

fuoco aT sobborgo,

il

incendio si estese disgraziatamente anche alle

1*

mercanzie accnmalate alia

preziose

spiaggia in tale

quantit, che facilmente ne avrebbero potuto riempiere

La perdita
i
Geimperatore ed a sotto*

dodici navi le quali erano in porto.

le loro

di gente e di beni che avevano sofferto indusse

novesi

far la loro

mettersi al dazio,

sonda

(1).

il

pace

coli'

quale dovevano pagare in Trebi-

Ci avvenne

nell'

anno 1306. Le

ricominciarono poco dopo. Secondo


tina di Michele Panareto
l'

la

ostilit

cronaca trapezun-

Latini incendiarono nel 1311

arsenale marittimo di Trebisonda dopo una lotta acca-

nita (2). Sotto la sua espfiessione Latini dovranno essere


intesi

Genovesi^ perch poco dopo, negli anni 1314

e 1316, furono

Trebisonda
delle

(3),

latti

due

trattati

di

pace

fra

con cui fu messo termine

Genova e
ai conflitti

due potenze, L' imperatore di Trebisonda,

le cui

navi fra altre imprese avevano dato nel 1313 V assalto


alla colonia genovese di Gaffii, unite a quelle del soldano
di Sinope,

Ghasi Celebi, doveva, in forza del primo di

PacHTMBEES, II, p. 448-450.


Fallmerayer, Originalfragmente, parte II, p. 15, 45.
abbiamo estratti presso
(3) Del trattato deir anno 131C
Canale, Storia dei Genovesi, IV, p. 354, e presso Fallmf:(1)

(2)

RAYES, Orin^vaifragrncnte, parte II, p. 15, 84; quello del 1314


fu adoperato ni una copia posseduta dal traduttore. Ambedue
SODO conservate nel r. Archivio di Stato a Torinq.

70
Bomme d*

indennit

secondo Genova fare

b stesso.

qae&ti trattati, pagare conaiderevoli


ai Genovesi, in forsa del

Pare che nel progresso delle


tolto ai

Genovesi

il

loro quartiere sul Castello del

ora loro Venne concesso

un

altro nel

mo

osservato (Ij

Fu

loro concesso di circondare questo

d'

della

come abbia-*

qualora non preferisseip altro luogo.

di mura, torri e fossa.

V esistenza

Leone

territorio

darsena, che essi stessi avevano incendiato,

Ambo

nuovo quartiere
suppongono

questi trattati

un consoie con

tore promette di

avesse

ostilit Alessio li

tribunale (2)

non impedirlo ncir

F impera--

esercizio della

sua

giurisdizione. I consoli per la colonia genovese in Tre-

bisonda venivano nominati in Genova dalP Qfieium


Gazariae (3), perch non solo le colonie della Crimea,

come indicherebbe
fra

quali

le

il

ma

nome,

tutte quelle al Ponto,

Trebisonda particolarmente nominata,

erano sottoposte a questa magistratura

(4)

fianco

due consigli, l'uno, il maggiore,


ventiquattro membri, l' altro, il minore, di

del console erano

composto di
sei

di

(5)^

in

parte per

assisterlo nei

governo e giurisdizione

in

molti suoi

affari

parte per essere un

che ci dice,
(1) 11 passo della pace del 24 Mano
legge nel tosto originale presso Fallubbayer, OrtgituUfragmente, l. e. Canale, IV, p. 314, erra traducendo un
territorio ad uso di Darsena^ dwich il testo dice: U^ritorium
quod dicitur Darsena.
(2i L'esistenza di quest'ultimo risulta gi da un atto notarile deiranno 1303, presso Canale, L c, p. 355.
ai

(3)

Canale, Crimea,

(4)

OJc, Gauiria, p. 307.

(5)

Ibid., p. 337, 35u. I sei consiglieri

I,

p. 241.
'

troviamo anche nel

trattato del 1314.

2cl

by

Google

cntr^peso democratico contro

il

potere del console.

Ma

ancora un' altra istituzione esisteva per prevenire ogni


abuso di questo potere: P amministrazione del console
era soggetta al iiiinuto esame di due auditori, scelti

a tal uopo sol luogo. Quest' esame


luente,

quando

che durante

il

il

si

faceva

tempo che fungeva potevano

dei lagni contro di lui, da indirizzarsi

sindacatori generali In Ceffo,

1'

golar-

ma

au-

essere fatti

alla corte dei

quali erano abilitati a

procedere ad inquisizioue contro tutti gli


colonie con

r(

console era uscito di carica,

ufficiali nelle

unica eccezione del console di Gaffa

(1).

Anche il principio della colonia ammana in TreiMmda non pu essere cronologicamente determinato.
Il

primo trattato conchiuso

fra

Venezia e Trebisonda,

quello deir auno 1306, parla di gi

d'

un bailo vene-

ziano in questa citt, della loro chiesa ed altre simili

La colonia deve adunque essere fondata prima


anno 1306 ma quuido, non siamo in grado di
stabilire.. In tutto sono pervenuti fino a noi cinque
cose.

deir

trattati conclusi fra

Venezia e

sonda, cio oltre a quello


degli

anni

1319,

1364,

dell'

gl' imperatori di

Trebi-

anno 1306, ancora quei

1367 e 1391

(o

1392)

(2).

Canale, Crimea, I, p. 255, 259 e 262.


Del primo, pf^condo, quarto e quinto, avevamo sott*occhio le copie comunicateci dal prof. Thomas, i punti pi importanti n'erano gi stati estratti da G. Mlleb, nel BoUettimo delle sedute deV I. Accad. di Vienna, l. c. Il trattato del
perch pubblicato per esteso da
1319 era gi prima noto
Canestrini, Appendice all'ardi, sor. ital, IX, p. 374-;i':8.
ed in estratto da Marin, IV, p. 146, e Fallmi:ra\:i, Geschichie des Kaiserthurns Tfapczunt, p. 319 e seg. Egli porta come
data r alino del mondo 0827, il che corrisponde precisamente
(1)

(2)

72
Essi s'occupano specialmente a determinare
daziarie, e

ne accenniamo

do

erano trattati come

solo,

che

GenoTesi quanto

le tariffe

Veneziani

imposte

alle

ingresso e d' uscita, e qaando sbarcayano le loro

merci o

facevano

le

pesare , o

le

yendevano. Quasi

ogni nuovo trattato stabiliva poi una diminuzione di


queste imposte rispetto air antecedente* Alia testa delia
colonia veneziana

documenti

(1)

un

si

trovava seoondo questi ed altri

con

bailo

i*

annuo stipendio

di cin-

quecento zecchini. Egli era assistito da due consiglieri


{consiliarii)

che venivano

lui sottoposti

eletti

erano come

ai

in Trebisonda
solito

degli

stessa:

scrivani,

interpreti, ispettori del mercato, portatori del bastone,

banditori

ed

altri.

Ai bisogni

religiosi

delia colonia

era provveduto da sacerdoti e monaci latini


air anno 1319

d. C.

dell' ra cristiana,

Se

[2)

che

Marn leghamo Tanno 133 (sic)


Depping, Histoire
seg*., ne fa alquanto sconsiderata-

in

ci errore di stampa.

du commerce, II, p. 89 e
mente Tanrio 1303 e parla dei trattati del 1303 e 1319, come
di due differenti. Il testo greco dei trattato dell' armo 1:^4,
conservato in

copia

in

un

codice della biblioteca universi-

da Pasini, Codd. manuscr. bibl.


222 e se^-. ed ora pi accuratamente da
MiK-LOSiCH e Mi)LLBR, Acta greca, III, p. 130 e s^g". La versione
latina ag-priunta da Pasini assai inesatta. Dove p. e. 1' originale parla di merci che vengono pesate o non pesate
JJuytov,
vtu J;u7ivj) ei ne fa di quelle soggette ad imposta od esenti da
essa, e cosi via. Un trattato dell'anno 1297, che vuole aver
trovato Bercuet, Del commercio dei Veneti neW Asta, p. 101,
non eierlste. Quello ch*egU cita, appunto il trattato dei 1319.
(1) Alcune delle cose seguenti sono tolte alla lettera gi
citata di Oiov. Bembo.
(2) I ftoncesoant avevano un convento in Trebisonda, ved.
Waddino citato da FallmebateEj Trap^unt, p. 852.
taria di Torino pubblicato

Taurinensis,

I,

p.

uiyiuzed by

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73
Golbravano jl culto divino nelle chiese assetate ai
Veneziani. Essi, come i (Genovesi, non abitavano ano e
lo stesso quartiere per tutto
la loro colonia in

venne

un

loro assegnato

ventisette passi
descrtta in

il

tempo

in cui sussisteva

Nel trattato del 1319

Trebisonda.

terreno del circnito di duecento

la linea

che formava

modo che siamo

costretti

il

suo confine

credere, avere

questo terreno compreso anche una parte del quartiere


originariamente, cio verso
vesi,

e poco dopo a loro

1300, concesso

il

ritolto.

Geno-

ai

In esso era compreso una

parte del Castello del Leone e si protendeva in un


luogo fino a quel punto della piazza dei. Meidano in
cui appunto stava

venne che nel 1345

il
i

Castello del Leone

Genovesi

si

(1).

lagnarono

Cos av-

dell'

esten-

sione dei lavori di fortifcazione eseguiti dai Veneziani


in

un

terreno che in forza dei trattati apparteneva ad

essi Genovesi, fatto^ del quale

abhiamo
il

Castello del

a loro appartenesse

diritto

gnata

di sopra parlato.

Leone in
anche quando ebbero asseDarsena: n si tenevano paghi

I Genovesi eran d' opinione, che

la

piazza della

a che anche il castello fosse a loro restituito. E lo


ottennero: ma prima successero degli avvenimenti che
innanzi tutto dobbiamo raccontare.
Il popolo di Trebisonda, che invidiava i guadagni
fuo

delle

due nazioni commerciali

d'

Occidente e

perch appartenenti a diversa credenza


sollev neir
(1)

Il

trattato del 1310 dice del

passa per
fino al

lezione

anno 1343 contro

medium Londocastro^

esse.

Un

le

odiava,

religiosa^ si

fatto saccesso

quartiere veneziano,

e che

da un

iato

che

s'estende

capud mei (delT imperialo} Maitamu, o come dice altra


*'

: caput via Maitamu,

74
alla

Tana e

di cui parleremo ancor in particolare aveva

Un

ancor maggiormente accesi gli animi.

Latino ave-

va col nociao nn indigeno ; il popolo di Trebisonda


temeva simili violente dei tracotanti stranieri nella ana
citt ed uccise la pi parte di essi in un tumultuario
dopo di che

assalto,

l Genovesi

si

gli altri si sarebbero umiliati (1).

vendicarono asfialeqdo nel 1348 la secon-

da capitale del regno, Cerasnnte^. che presero^ sacch^giarono ed incendiarono^ NelF anno seguente spedirono
duo navi n-uerrcsche da Calla contro
sonda. Queste riportarono

una

imperatore spedite contro esse.


stabiliti nella citt

mba ma
:

Genovesi tre

Amiso

che

vero,

dovettero pagare

il

perch vennero carcerati ed

assalto,

stessa Trebi-

la

vittoria sulle galere dello

colonisti

per questo

fio

loro beni messi

soHanto nn mese piti tardi mandarono i


nuove galee da Gaffa ed uua larca da

con ci

e spaventarono

gi rimbecillito per la vecchiaja

l'

imperatore Michele,

modo

in

eh' egli n

rioons^n l' antico loro quartiere sul Castello dei


Leone di cni erano vaghi (1349). Essi lo conservaloro

rono

d'

ora

in poi fino

alla

caduta

dell'

impero

(2).

Altro vantaggio ebbe la colonia genovese in Trebisonda

da una guerra di vendetta


Lercari contro

1'

latta nel

1380 da MegoUo

imperatoro Alessio IIL

II

Lercari,

rampollo d* nn^ antica famiglia genovese, era


volontieri accolto .nel

(1)

NrcEPH.

palam

Gregoras

II,

p.

imperiale.;

687

ospite,

n giorno

al

Fallmerayjeb, Ge-

schichte des Kaiserthums Trapczunt, p. 188 e seg.


(2)

Il

fiu

qui detto desunto dalla Cronaca di

presso Fallmbrayer, Onginalfragmente

seg,, 51.*

Panaretos

parte II, p. 22 a

fl

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^uoco

degli

scacchi venne

uno

con

contesa

dei

cortigiani favoriti e ricevette da lui uno schiaffo. Es-

sendo da altri presenti impedito a vendicarsi sull'istante


e volendolo V imperatore rabbonire con sole parole
senza accordargli altra soddis&zione , deliber di fare
la

sua yendetta in mdo strepitoso. Ajntato dai snoi


arm in Genova due navi da guerra,

parenti ed amici

devast

le

spiaggie

dell'

impero

ratore
snoi

nna botte piena

sndditi,

si

Il

ali'

prima che P imperatore


e gli consegnasse

superbo Lercari non volle uccidere

ma

dato nelle sue mani,

vinse

impe-

di nasi ed orecchie tagliati ai

acquiet

stesso gli si facesse incontro


fensore.

Trebisouda,

di

mandate^ sped

tutte le navi contro di lui

il

1'

of-

nemico

si moa rimetLercari doman-

siccome V imperatore

str pronto a tutto quello che potesse servire

tere in onore

il

nome

d, che venisse eretta


alla

suoi ondttadini,

quale dovrebbero essere annessi

grandi privilegi

alla porta raccontare ai posteri tutto

avvenimento, in causa del quale era stata fabbricata.

L' imperatore adei alla


in

il
i

ed un' iscrizione
1'

genovese, cos

una loggia per

domanda e rimase

buona amicizia tanto con

la colonia

d*

ora inanzi

Genovese in

Trebisonda, quanto col console di Genova in Gaffa

(l).

Soltanto alcuni decennii pi tardi (1417) scoppi per


ragioni a noi ignote

Trjebisonda:

tre

una nuova guerra

fra

Genova

galee capitanate da CJosma Tarigo

combatterono felicemente contro rimperatore Alessio IV,


presero

(1)

e seg.

un

forte convento,

Agost. Giustiniani,
;

Bizab., p. 145.

p..

che fu convertito tosto in

148 e

sefif.

Foglietta,

p.

483

76
ana piazza

d*

armi per

peratore a pagare delie

Genovesi e costrinsero V im-

somme

tempo dopo T imperatore


castello

ma

insistendo

d' indennit (1).

riprese

il

Genovesi

ai

comune

di

Poco

il

loro

Genova vfgoro-

saraente sulla restituzione, lo dovette a loro rimettere

La restituzione del Castello del Leone


1349 doveva necessariamente oondarre a

ai

(2).

Genovesi

conflitti

coi

Veneziani per la situazione del quartiere di questi,, di


cui fu parlato pih sopra.

commercio

Il

rimase sospeso per

e Venezia

ragione degli accennati conflitti

fra

Trebfsonda

tempo, sia per

pila

sia

per

la

V accanita

guerra fra Venezia e Genova, che venne combattuta


negli anni 1350 al

1365

(3).

Quando

la repubblica rico-

minci le sue relazioni con Trebtsoiida, V ambasciatore


del doge Lorenzo Gelsi, di

preg che

ai

nome Guglielmo

Michel,

Veneziani venisse assegnato anche

un

nuovo quartiere nella

capitale. L' imperatore Alessio III

riconobbe, essere ci

un urgente bisogno e concesse

nel 1364 ai Veneziani un terreno post al basso del

convento di San Teodoro Gabra

(4);

ma

siccome questo

luogo non era accetto ai Veneziani, cosi in vece di quello

assegn loro nel 1367 un altro


monte che aveva U suo nome

situato a quel capo di

dalla chiesa di Santa

(1)

Stella,

(2)

Hopp da un documento genovese

sedute
(3)

dell'

In

Notices et extraits, XI, p. 79-81.


nel Bollettino delle
Accademia di Berlino, Febbraio li^2, p. 88 e seg.

mente, parte
LBB,

Vedi

Ada

Trebisonda ebbe luogo uu combattimento


Panaretos presso Fallmerayeb, Origtmlfrag-

vista di

navale 1352
(4)

1275

p.

il

li, p.

85, 53.

trattato di

greca,

itP, p.

quest'anno presso MiKLoeiGH e MOl*


193

Pasini,

p. 224.

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77
Croce

inoltre

promise

far erigere a

di

sue spese una

muro che doveyu circoudare il nuovo quartiere,


pure una forte torre (1). Questo fa senza dubbio

parte del

e cos
,

quartiere, in cui

il

il

yiaggiatore della Gaetiglia, Clavijo,

trov i Yenesiani nel 1405

condato

di

buone mura

egli ce Io deBcriye

da

e difeso

genovese postogli accanto

ambedue

lungi dai bazari del sobborgo

come

forti torri,

cir-

coniG

il

mare nou

situati al

(2).

commercio era in Trebiaonda tanto fiorente, quanto


quello della Tana. Da Venezia partivano ogni anno in
un tempo stabilito sei ad otto galee, tanto per l' una che
per r altra di queste citt, galee di cui ognuna, secondo
Il

calcoli di Marin, poteva avere a bordo mercanzie del

valore di centomila zecchini

come

le

merci che

si

(3).

facile imaginarsi,

esportavano, in quantit e valore

superassero di gran lunga quelle che sMmportavano.


Il

regno

di

Trebisonda otTeriva iuanzi tutto

allume

1'

in

eccellente qualit, poi stoffe artificiosamente tessute e

ricamate in

lana e seta, poi vino, cera e miele

lino,

(4).

Prodotti pi preziosi venivano dalla vicina Persia condotti al porto di Trebisonda per essere col imbarcati.
I

commercianti

nelle

capitali

'italiani

di

Tauns

si

recavano poi

e Soltaniah (5)

in

persona

attirati

dai

{!) Estratto del trattato dell'anno 1967, presso Giuseppe


MiiLLEE, l. c. Adoperiamo la copia dei prof. Thomas.
(2i Clavijo, p. 83.
V. p. 193 Canestrini, /. e, p. 346.
(3) Mabin, IV, p. 104
(4j Fallmeratbr, &esekichU des Xisfhunu TrapezunU
;

p 318-31^1
p.

Fragmenf&aMS

dm Otient,

I, p.

282

PboOLOtti,

969 e 86^,
(5)

348.

Ambedue

le citt

odo nominate neU'Q^c. Gaz,, pag

trattato del 1314 concluso coir imperatore Alessio II,

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78
ricchi

bazari della

famose

fiere delia

in dodici

prima

seconda

queste citt

di
(2).

tredici giorni fare

bisonda e Tauris, mentre

il

(1)

e per le

I commeiciaiitt

potevaqo

a cavallo

la istrada fra

Tre-

trasporto

per mezzo

delk-.

carovane richiedeva sempre da trenta a treutadue giorni (3).

Che questo trasporto

eretti dai

stra

fosse protetto

da

castelli

Genovesi in certe distanxe snlla strada mae-

con permsso dei re

dell*

Armenia

(e

come

tali

ca-

son nominati Paibnrt, Bnseram e Bajesid), una


iisserzione (4) che non ha altro fondamento fuorch la

stelli

poco sicura tradizione degli Orientali, la quale spesse


volte indica

come genovesi costrimoni saracene o greche

guarentlya le carovane del Oenoveai dagli assalti da parte degli


indigeDi fira pons Crarini e Cf^aimm.
ultimo di questi dna
luoghi probabilmente identico coir odierno Cara-Caban* (o
Caban nero), stazione delle caroTane posto a nove ore e mezza
da Trebisonda sulla grande via che conduce ad Brzerum ved.
cos che anche ci farebbe
C. RiTTER, Kleinoiien, I, p. ".'05
pniova del commercio dei Veneziani coila Persia in questi

tempi.

Ibn Batxjta, II, p. 159 Marco I*olo ed. Pauthier, I,


Contahini^ nei Viaggi alla Tana, p. 70; Viaggi
d'un wrrcante che fu nella P(?mtf, press RamuSio, II, p. 83
(1)

59, GO

]).

Ghistele, p. 3oi) e seg, Clavuo, p. 109 e seg.


(2) Clavijo, p. 113 e seg.
p. 11. L'ufficio delle colonie in Genova
(3) Pegolotti ,
non perniise ai singoli commercianti di noleg-g-iare animali
p loro condottieri per il trasporto delle mercanzie fra Trebisonda e Gaffa, ma ci doveva esser fatto da una commissione
ifinrata ed eletta dai magistrali genovesi in Trebisonda e

Taurij,

Oj'^<^'

(raz.,

p.

Iamks Bkant

359.

nel Journal of the royal geographical


society of London, voi. VI, p, 188
Ritter, Asicn, voi. XVIII,
I, p. 866.
(4)

uiyiuzed by

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79
del

medio evo. Anche nel nostro caso

cominercianti occidentali avevano

la fu cosi (1).

invece

bisosrno

di

scorte destinate loro dai magistra.ti, per giangere sica-

rameate da laogo a luogo, e dovevano per ci sostenere


grandi spese, per il che erano grandemente aumentate

somme* che costava il trasporto delle mercanzie


Le merci che la Persia ofifenva erano per altro di

le

valore, che

e fatiche per procurarsele. Fra esse


le

tal

commercianti volentieri sostene\ ano spese

golfo persiano, rabini e

BadacBciAn,

(2).

il

v'

erano le perle del

lapislazali della provincia d4

torchine delle vicinanze di Nisciapr

le eccellenti sete delle

provincie situate

alle

(3),

spiagge

meridionali del Caspio, stoffe di seta, tappeti, broccati


d' oro,

che gli abitanti della Persia lavoravano

grandissima

arte, e molti altri articoli*

con

Nei porti del

golfo persiano si sbarcavano i prodotti di tatta P India


e della China per condurle nell' interno del paese :
noto qoal parte importante in questo commercio avesse

gi nei nono e decimo secolo la citt marittima di


(1)

Ved.

le osservazioni di

uhersetzt von Kepert, voi.

I,

Hamilton, Rci8c
p.

177, 503.

in Kleimsien

noto anche, che

nella secund;. met del medio evo non aver esistito armeni
che comaudaisci'o iVa Trebisonda e Tauris.
(2) Pegolotti, p. 10, enumera quello che i mercanti dovevano pagare fra Erzerum e Tauris.
(3) Intorno alle pietre preziose che si rinvenivano nei paesi
eitati, confr. Ibn Haukal ed. AndSbson, nfAi'Journal of the
Bengal ioeiet^, tom. XX (1853), p. 154-165 ; Edbisi, I, p. 478;
Bakoui> Nottces t ewtraiU, IW, p. 400, 4712 e aee ; 484 eseg.,
502 ; Abulfbda, Hertgfs^ voH Beiske^ in BttscHiNGy Maga%in,
voL IV^ p. 352; ScHBHABSDDm, Notim et eatraiti, XIII,
p. 243-246 ; Ibn Batuta , III, p. 59, 86 ; Mabco Polo ed.
Pavthibb, I, p. 118 e seg. ; Clavuo, p. 128.

Sirf (1), piti tardi risola Chisce (2), finalmente dal secolo

decimoquarto al decimosesto

Ormnz

(3).

M anche

per

Seation des eoffoga faits par es Arahes et e9 Psrsans


et la Chine, ed. Rbinauo, tom. I, p. 18 e se^.-;
ISTACHRi, iibenetxtvon Mordtmann, p. 19, TI, e 74; EdbisIj
I, p. 397
Yaqout, Didionnaire gograpMqu$ de la Berte,
(1)

dmt V Inde

'

tmduit parBKVLmvxLiM&mihXD,

p. 331 e seg. ; bulpbda,


trovano presso Ousbly, Travels in
ran'ous coanfries of the Fast, I, p. 178 e spg. Per n eg-li
n in generale i g-eof^i'afl anteriori non determinano esattamente la posizione di Siraf; meglio dessa fissata nelle note
ad Ibn Batuta, II, p. 456, e presso Ritter, Arabien, \, p. B8(>.

l.

c.

Ulteriori notizie

Mentre prima

si

la citt si

cercava alle

falde del

monte Ciar-

rach, posto alla costa, rimpetto nlF isola Chisce ora con pi

ragione
(2)

si

colloca a Tarie presso Bend* r Concun.

Yaqout,

tratts, II, p.

OUSELEY,.
(3)

?.

44
c,

Urmuz

l.

e,

p.

499

Marco Polo

I,

ra

p.

171 e

prima

Ibn al Vardi, in Notices et exPauthieb, 1, p. 47 ; Confr.

ed.

SGg-.

citt

mantunui

iiella

parte settentrio-

non senza importanza


commerciale. Ved. Istachri, p. 19, 71 e 19 Edrisi, 1, p. 424;
Yaqout, p. 595 Mabco Polo ed. Pauthieb, I, p. 85. Ma
quando nel principio del secoli decimoquarto il prncipe ivi
dominante, indotto dagli awalti dei nemici aveva tiasferito
la sua residenza air isola che finora si chiamava Gema (ved.
Yaqout> p. 595, not. ; bulfeda, /. e,, p, 961 e sefiT* ; Ousblbt,
I, p. 15*7, 1*73 ; Fbasbb, Narraiive ef ajoumett inh Khoras,
p. 38 ; Pauthibb nelle noto a Mabco Polo, I, p. 86 e seg.},
questa nuova Ormuz super tutte le dtt poste al golfb persiano, che finora avevano fiorito. B ci non solo, quando venne
occupata dai Portoghesi, ma molto prima, come risulta dalle
relazioni dei viaggiatori Ibn-Batuta, II, p. Si30;'e AbderrazZACH, Noticet et ecstraits^ XIV, 1. p. 429, e dalle notizie occidentali presso BahuSIO,
fol. 156, 187 e seg. ; 293
(15(>3)
e seg., 326 finalmente dalle annotazioni sulla Carta Catalana
l .c, p. 123, e su quella di Fba Mauro presso Zubla, p. 43.
nale del golfo persiano;

e gi allora

uiyiuzed by

GoogI

81
terra entrarono

Oabnl e Gazna

prodotti dell' India nella

(1),

anendoai a Samarcanda

(2)

per ib

o Baeara

merci portate dalle carolane dal paesi delP interno

colle

dell'Asia, dal Tibet, dalla

doti

Pmia

che

le

droghe pih

Tai tai

fine

ia o dalla

China, Veden-

pativano pel lunga viaggio

marittimo, queste fnrono mandate spesso del tatto per

od almeno per la pii breve via marina fino al golfo


che la pih lunga per il mare Rosso
neir Egitto (3). La Persia era adunque paese importan-

terra

persiano, piuttosto

tissimo per

il

Due

negoziante occidentale.

per le quali gli Italiani

si

furono

le vie,

misero in relazione con esso, per

mare Caspio, navigato dai Genovesi fino dal decimoterzo


Marco Polo, che negli
anni 1293 o 1294 fu in TKtiris ci dice, che dei Latini, e
spccitilniente Genovesi visitano questa citt per il com-

il

secolo (4), e poi per Trebisonda.

mercio

(5).

Anai nel decimo terzo secolo

trovi arno

che

alcuni commercianti italiani avevano gi staiie dimora

a TmiHi : uno di

questi, Pisano,

il

cui

nome ora scritto

Jolns, or Osolus, si rese benemerito, col prote^i^re e

consigliare

monaci occidentali che

missione in Taoris

(6).

s'

occupavano della

Ma nel principio dei decimoqnarto

(1) ISTACHBI, p. 120; Ibn-Haukal, L e., p. 116, 1^5; MasuDi citato presso Reinaud, 3fmtre sur V Inde (Mm. de
VAcadmie des Inscriptions, XYII, 2), p. 216 ; Edbisi, I> p.
459; Abulfeda, l. e, p. 349, 351.
(2) Confr. specialmente Clavijo, p. 184 e seg.; p. 190 p sepr.

(5)

Sanuto presso Bono ah?, p. 23; Clavijo>


Mar^o Polo, ed. Pauthiee, I, p, 44.
Marco Polo, p. 60.

(6)

Vedi

(3)

(4)

le lettere pontifleie di

p.

113 e seg.

ringraziamento, a

rette negli anni 1289 e 1291/ presso

Mosheim, Mistor.

lui dieccles.

Tarlar. , p. 97, 105.


G. Heyd^

11.

82
troviamo le tncce-d^umeommil di eommercianU ven$'
zimi nella stesia eiU. Un diploma del 1320, il cai aatore
porta

il

luce

sulla

titolo

imperator Monsait

sparge inaspettata

(1),

sua esistenza. Attenendosi

al

registro

del

Lier pactorum, quale stampato da Tafel e Thomas


si

attribuito

Tonisi. Afa

il

il

relativo

documento ad un principe di

Hafside, che allora reggeva Tunisi b

chiamava bu Jahja bu Becr


biua col noaie Monsail

il

(3),

tiioio

il

che non

si

com*

imperator poi non fu

dominatori della Barberia. La soprascritta

inai dato

ai

dell'atto,

almeno uelF esemplare

nell'

(2),

Patti, conservata

Archivio di Venezia, non Factum Tunisii,

ma

Paetim Turinij cio Taurisii ossia di Taoris* Nel documento istesso si trovano es]iressioni, usate- soltanto in
paesi dominati da Tartari (4], e se iu essa leggiamo
Lier Pachrum, IV, fol. 806, deireaemplare di Vienna ;
85 di quello di Venezia. Bstratti presso Mabxm , IV,
p. 286-288; La copia ci fa coinunioata dal prof. Thomas. Il
traduttore esamin un* altra volta Tesemplare veneto e trov,
essere la soprascrtta chiaramente: Factum Turisii, il che
conferm ed assicur le argomentazioni dell* autore. I regesti di documenti relativi alle relazioni di Venezia colla Persia, pubblicati da Bbbchbt, nella dispensa II della Raccolta
veneta,^. 85 , piovano che fra gli anni 1320-1930 ebbero
luogo diverse ambasciate fra queste potenze.
(2) Tafel e Thomas, Der Doge Andreas Dandolo, p. 137.
(1)

fol-

(3

Ibn

Khaldoun,

Hiatoire desBerbres, tom. Il, p. 489-

e seg.
[A]

Tamogha,

il

tartaro tangha, propriamente sigillo, poi

imposta. Confr. Brosset, Histoire de la Gergie,

Tomgoci ricevitore

di dazii

tamtaulaco

coiifr.

I,

p.

556;

I^egolott.

XXIII,
tantaula in tartaresco ^. Anche tantaiili parola
tartara secondo il dizionario latino-cumano presso laproth^
Memotres relati/s V Asio, toni. III.
p,

<i

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83
u& Qooie di luogo Armnga, pensiamo quasi naturalmeote ai Bmngftn sulla strada principale da Taurls
a Trebisonda da una parte, ed a Lajazso dall'altra. Noi
veniamo adunque quasi per necessit a concludere, clie
il Monsait
del documento sia uno dei successori dei
(Jan tartaro Huiagu, che aveva eretto un regno sulle

avan di quello dei

Califi^ di Bagdad. I dominatori


aveTano la loro residenza a Tanna od a
Snltanieh, e potevano bene portare II titolo di impe-ratores. Il Can, regnante nel tempo di cui parliamo, si

di questo

chiamava Abu Said (1316-1336). La republica di Venezia mand alla sua corte nel 1319 Marco Oomaro (1)
e

anno seguente Michele

nell'

Dolfin. Il

Can

accondi-

scese alle deeoande dei Veneziani ordinando col diplonia


del

22 dicembre 1320

agii

uiiiciali

del suo

regno

di

provvedere alla sicurezza dei Veneziani e dei loro beni,


di

non

esigere da loro in dazi ed imposte pi di quello

che stabilito, di non costringerli a vendere ed a


compinrare, di lasciarli percorrere quelle vie che volessero, di

non usar rappresaglie contro innocenti,

di rispet-

tare le sostanze dei Veneziani che morissero. Secondo

questo documento la Persia era percorsa non da singoli

Yenesiani soltanto,

ma da

intiere loro carovane (2).

Se

poi parola di capo [macor, maggiore) dei VenBziani,

che ha

la

giurisdizione sovr'ssi e deve prendere in

(1)

Documento

presso Berchei, Venezia e la Persia,

p. 62.

Testimonianze alquanto posteriori per i viaggi commerciali dei Veneziani da Trebisonda in Persia
sono un
presso Marin, IV, p. 172:
decreto del Senato 16 g-iuerno
Berchet, l. c.y p. 64, ed uu passo dell' Q^. Ga^.^ p. 347, che
(2)

si riferisce ali

aiiiiu

lo41.

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beni lasciati da

monaci

defunto, se ai

custodia

latini

nostri frati latini) concesso di esercitare

(li

loro culto in

ogni citt del regno, tutto ci

ci

il

conduce

a poter conciadere colla massima sicurezza avere esistito


una colonia veneziana in Tabrs.-Da altro documento
sappiamo, che alla testa di essa era un console, dacch
il senato nel 1325 delibera di proTTisioni per lui (1).
Anche una comunit maggiore di commercianti gCDotroviamo in Tauris nel 1341. La sua esistenza

vesi

accertata dal fatto che P Offlcium Qazariae nel detto

anno d degli ordini che la risguardano e che suppongono dhe vi fosse un conieolato genovese, il quale era
detinato ad esser quello di tutta la Persia, un ufficio
della mercatura (ojlcium mercanciae) ed un consiglio
composto di ventiquattro membri. Da un luogo dello

detto cha le decisioni del consiglio

iBlatuto, in cui

dovessero aver vigore, quando invece dei ventiquattro

sono riuniti sedici od anche soltanto dodici dei suoi

membri, possiamo per

non

fosse molto

caduto

il

altro

numerosa

argomentare che

(2).

la

grande regno persiano tartaro che

Hulagtt aveva fondato sulle rovine del

Bagdad. Hassan

il

spergiuro.
(1)

governo
Il

di

Piccolo s^era appropriato quella

vincia di Aserbeigian. Nel principio deir anno


nel

Can

il

CalifQftto

parte dello stesso, in cui era posta Tauris, cio

segu

colonia

In quel tempo era di gi

suo fratello Esceref,

la

pro-

1344

lo

un tiranno

'

cronista genovese Stella racconta^ senza

disp. II,
Berchet, nella Haccolta veneta
del Senato Misti IX, p.
,

la relativa deliberazione

p. 35,

cita

19, nell'Ar*

chivio di Vienna.
(2) Ofjic.

Qai,y p. 34S-350.

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85
riferirne il nome, che il principe, il quale nel 1344 dominava la citt di Tauris ed il territorio circostante *
{pd imperator vocabatur Taris et dreumsimHnm prtincianmi] (1), abbia maDdato un ambasciatore al doge

ed al

Comune

di

Genova, assicurando questi

in iscritto

che vivrebbe in pace coi Genovesi restituendo


quelle cose le quali egli ed

rapite

che

Genoyesi

queste promesse, e che


sui

il

ad

essi

suoi sudditi a loro ETeyno


fosser

da

lasciati 'sedurre

principe poi

si sia

precipitato

Genovesi, uccidendo gli uni, carcerandu gli

altri,

togliendo loro piii di duecentomila libbre di g rossi in

valuta ganovese. Questa notista pu soltanto riferirsi


ad Esceref, il quale in quell' anno regn in Tauris e fu
esecrato anche dai suoi sudditi per il suo carattere

subdolo e crudele

(1)

Giustiniani ,

(2].

ibi.

11

131^

timore di

altri assalti simili^

che qui copia lo Stella, dice :


credendo che Toris
invece reputa che Toris

V imperatore dei Tartari nominato


sia Bome d* uomo Odbbigo, p. 173,
;

debbaai correggere in Tanae, cosicch sarebbe parola del Can


di Cbipciacbf al cui territorio apparteneva la Tana : oonghiettura questa assai ardita e tanto 'meno giustificata, in quantoch i Genovesi neiranno 1344 avevano abbandonato la
Tana a cagione d' un conflitto col Can. Che si parli del do-

minatore della Persia risulta da un documento dei Commesecondo il quale nel 1344 ambasciatori da
Tauris passavano per la Romania coli* incarico di offerire ai
Genovesi impunit in nome del loro signore, e di condii tidere
una pace il bailo veneziano in Costantinopoli riceve dai suo
governo V ordine di trattare con essi nell* interesse del com>
mercio veneziano.
(2) Ved. il racconto presao Stella, p. 1081 e la caratterimorialiy IV, 66

'

stica di Esceref presso


p. 337 e seg.^

Hammbb,

(jteschtchte

der Ilchanej

il

86
come pare

il

fatto

che Taaris in qael tempo

fa

a varie

riprese assediata, conqaistata e saccheggiata, e dovette

pagare pi

di

una contribuzione, indusse probabilmente

Genovesi a procacciarsi un luogo forte

citt, in cui ridurre

di pericolo.

fuori

s e le loro mercanzie in

Clavijo parla d'

an monte

della

momenti

distante on' ora

da Taarisy in. cai i Genovesi abbiano volato ergere an


castello, ayendo acquistato a tal nopo an terreno dal *
signore del paese, da

lui

chiamato Soltanvays

questi peraltro proibito la costruzione del castello

avere

come

cosa che non spettava a commercianti (l).*Nel sultano

Soltanvays di Clavijo riconosciamo &cilmente


Oveis {Ouveis, Avis,
al

1374 dominava

di

Azerbeigian

(2).

Veis)^

che

la citt di

Poco dopo

Persia fu invasa da Timor, e fra

dall'

il

Noi volgiamo ora

il

fino

la

provincia

morte

di

questo la

turbine delle guerre

da lai sascitate perdiamo ogni traccia


mento di Genovesi in Taaris.
ientrionale delF

soldano

Tuuris
la

il

anno 135*1

d*

ano stanzia-

nostro sguardo alla costa sei-

Asia minore seguendola da TrebisoiKa

verso occidente e fermandoci a quelle citt, in cui gli


Italiani possedevano delle colonie.

CeraswUe non merita

in qnesto rispetto la aostra attenzione, perch nasci-

rebbe
i

difficile

a provare eolle nostre

fonti,

aver avato

Genovesi in questa citt *una colonia, CQgie Depping

(1)

Clavijo, p

109.

Rampoldi, Annali musulmani, tom. X, p. 82, 90, 94,


104 e 8Pg. 160; D' Ohsson, Histoire des Mongols, IV, p. 742

(2)

96,

seg:.:

Hammer,

Oeschichte der Ilchane,

Herbelot, BiUiQth^ue

II, p.

291 ed altrove i

orientale^ sotto la voce Avis.

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Serristori nsseriscono

stiamo alPodierixa citt

(1).

di

Ma

beu a ragione

Samsun,

ci arre-

Simisso del medio

il

evo, sulla quale nella carta della biblioteca Laorenzlaua

appartenente air anno 1351 dipinta la bandiera genovese.

Grande quantit

di persone

che venivano

cianti

al tiord

s'

una

dall' :iltra

condate da

forti

il

molti

loro viaggio terrestre a'ttra-

imbarcavano per

Samsun

posta rimpetto a

pro|>riaiiiente parlare, -era


1*

citt

Egitto e dalla Bina per recarsi

dall'

terminavano qui

verao l'Asia minore e


Gaffii,

(2).

composto

di

due

mbo

(3).

cir-

l'altra

triturale

due popolazioni stessero sempre osservandosi a

le

Non possiamo esattamente

vicenda come nemici.


bilire

il

tempo,

in cui

Genovesi

della seconda di queste citt

s'

ma

erano

resi

sta-

padroni

certamente ci era

avvenuto prima del 1317, nel qual anno fatto

primo cenno del suo console

(1)

citt, situata

T una abitata dai Turchi,

un* oasi cristiana in mezzo a paese turco

che

trasferirsi

Questo luogo, a

lontano un tiro di pietra,

mura

numero
commer-

di merci e considerevole

passavano per questa

Deppino,

Histui/'e

(4).

du commerce,

Bssi ne rimasero

I,

p.

130

il

Sebrstori,

una carta ecc., p. 84.


(2) ScEHABEDDiN, Notices et ecctraits, p. 3(j:3.
ed. Manger
Vita Tuduri
ii
Arabsiah
(3) Ahmed
Clavijo, p. 82 Schiltbebger, p. 64.
p. 287
(4) Qf. &az., p. 266. DI nuovo lo troviamo in un decreto
dell* anno 1396, in cui stabilito che non debba esser eletto
Illusiraztone di

dal console di Caffa, come tanti altri impiegati delle colonie


al mar Nero, ma dall' Qtkium Gazarim in Genova, ved. Ca.NALB, JkXla Crimea, I, p. 241. Se egli in questo passo legge
:

Limi9S0y ha certamente errato. Confr. anche Muralt, t%\V Archivio di Brman, voi. XVIU, p. 165 ; CanalBi l e, l, p. 349.

-esper pb

sigli ori (1)

fno al tempo,

iti

uq secoio e mez^, probabilmente

d'

cui ogni dominio cristiaDO Baila spiag-

gia BettentrioDale deir Asia minore yenne rovesciato


dal conquistatore torco
nella citt

un antico

Mohammed II.

castello dei

Si mostra ancona

Genovesi

(2)

le

con*

dizioni

storiche di essa, orer accennate rendono pro-

babile,

che in verit

fosse tale.

Desta meraviglia che

non abbia avuto una parte piti considereTole^nel


commercio orientale degr Italiani, e che ci rimangono
tSinofe

ben poche traccie di colonie


suo porto

Il

eriL

Trebisonda e Costantinopoli,
VA a Sudach e
i

Cafifa, il

mare

facile e

alla

suoi dintorni pieni di miniere

notizie si riducono

emporio.

stabilite in questo

sicuro, favorevole la

sua situazione fra


naturale da essa la

sua costa ricco di pesci,

eppure tutte

le nostre

a due documenti. L* uno venerano

senza data la decisione presa dal consiglio dei dodici


della colonia veneziana in Sinope, riunito nella chiesa di

S.

Maria in questa

citt e presieduto dai con soie Gri-

r altro Genovese dell'anno 1429, che parla


d'un console di Genova in questa citt (4). Bisogna
gnuolo

(3),

peraltro considerare che gli emiri di stirpe selgiuca,

dominavano Sinope,
e danneggiavano piuttosto

quali allora
teria

si
il

davano

alla

commercio degli

Italiani invece di fiivorirlo. fissi mettevansi in

per poter sorprendere

agguato

bastimenti mercantili provenienti-

dalla Tana e da Gaffit e s'impadronivano di molti d'essi

(1)

Clavijo l

(2)

Rrnsa,

(3)

(4)
(5)

V,.

e.

pira-

ScrnLTaBBOsB,

I.

e.

Dvcas,

JBrdkunde, voi. XVIII, 1, p. 800.


FiLiASi, VI, 8, p. 229.

(5).

p. 163.

OuviBRi, p. 75.
Stella, p. 1076; GixiSTiMfANi, f. 1296; Fooubtta^

p. 441.

89 Per cqngegaenzit non potersi pensare ad un commer-

di

questa citt

Simisso.
stride^

stile

Genovesi erano

Vogliamo parlare

della loro

le

armi in esse

le cai

si

mora

in

Amae* torri

e con tntto lo

che sono state

costruzione attestano,

Genovesi

come

padroni,

Ttsibili

erette dai Genovesi (1). L' istoria

come

di Samastri, V antica

oggid chiamata masserah,

ancor oggi con

trovava ancora un altro luogo com-

si

merciale, in cui

Ad ocddente

pacico e non inteerotto con Sinope.

cio

non

quando

ci dice

sieno resi signori di questa citt.

ncora nel 1346 essa ftiCOTa parte dei regno dei Paleologhi, avendo appartenuto prima a quello di Nicea
^poi dopo nn breve tempo di dominio turco (2) divenne genovese, certamente prima del 1398. In que3t' anno rinveniamo la prima menzione d^ un consolato
:

in

questa citt

(3)

e Clavijo, che pochi anni pi tardi

ferm andando a Trebisonda, la chiama pure eittl^


genoveto (4). Samastri apparteneva al numero di qudle
vi si

colonie pi considerevoli al Ponto, per

venivano uomiuate dalla citt madre

le
:

quali

ma

la

consoli

direzione

suprema almeno quanto concerneva la difesa, era sfiata


console di Caffieu Questi doveva pensare ad arruolare
ed a stipendiare il presidio del castello e visitarlo di
quando in quando per accertarsi co' p^opri occhi, se era
al

RiTTER, l. e, p. 770 e seg.


Queste tre date risultano da Giorgio Acropolita,
20 ; Cantacuzeno, II, p. 589 Phrantzes, p. 82. (3) Canale, Della Crimea, I, p. 241, 348, 351, 353 0 315,
(4) Clavijo, p. 80.
(1)

p.

(2)

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90
stato bene
^

armato

(1).

Sa mastri col suo doppio porto,

adesso poco frequentato, dev' essere stata fiorente


citt

commerciale al tempo del dominio genovese

indamo cerchiamo
ci

che

la citt

asserire

che

ma

si

tro-

mercato o sulle relazioni commerciali

mantenesse. Solo per conghiettura


il

medio evo notizie che

nelle fonti del

informino sulle mercanzie che specialmente

vassero sul suo

come

commercio

si

potr

di transito fra Costantinopoli

e Trebisonda fosse la sorgente principale della ricchezza


di questo

emporio

(2).

(1) Canalb, I, p. 241, S46 ; II, p. 349. Altre menzioni


Samastii come colonia genovese presso Outibbi, p. '75, 128 ;
MuaALT, /. e., p. 161 : Aa. Gustinuni, ibi. 182, 186 ; Ducas,

p. 163.
(2) Abbiamo ora peroorso il litorale settentrionale delTAsia minoie, come gi prima nel processo delle nostre ri-

oerclie frono considerate

meridionale, cio neir

le colonie

Armenia minore,

italiane alla spiaggia

e quelle nel territorio

dominato dai soldani d'Iconio, situato nel!' interno del paese.


Dobbiamo ancora far cenno di alcune citt nella parte occidentale dell'Asia minore che venivano visitate dai negozianti
italiani; e cift in via d'appendice, prima di abbandonare
questo paese orientale. Quando il borgognone Bertrandon de
la Brocquire nel 1432 pass per Brussa, vi trov negozianti
genovesi e fiorentini, die non sqlo temporalmente dimoravano
in questa citt per comperare ne' suoi bazari riccamente provveduti vstoflTe di seta e di cottone, pietre preziose, perle e

saponi,

ma

ancor di

(\\ui'.\\

in

essa stabiliti, cosicch pot an-

dare ad albergare presso uno di essi (Mmoire de V Institut^


U)in. V, Paris an. XII, p. 550-552). Brussa era la capitale della
parte deir Asia minore dominata dagli Osmani.
di questo territorio

cbidi ai

una

A meriggio

serie di piccoli principati del Selglu>

mantenne indipendente dagli Osmani (Hamicbb, 0eOmanisehen Beichs I p. 40 Zinkbisbn I

sehichfe di

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Oon Samastri diamo

termino alla nostra rassegna dei

mar Nero. Dobbiamo ancora intrattenerci della costa occidentale. Tacendo di quel piccolo tratto che apparieneVa AlF impero
bizantino ci accingiamo a parlare subito della parte setpaesi situati alla costa meridionaio dei

teiitrionae di questo litorale

molto pi estesa ed in quel

uno di essi, Men$9ie$, il cui territorio corrispondeva a presso poco airanfica Caria^ i Veneziani gddeTano
privilegi in forza d^un trattato oonchiiiso nell'anno 1414 col

p. 56). Ftt

signore del paese , Eliasbeg (confr. Ducas


p. 18, 80, 116;
HaiMSB, I, p. 344, 424 ; BOMANIN, IV, p. 70). Nel territorio
di questi piccoli dominii erano poste due citt considereyoli
per il commercio, Altoluogo (cio propriamente Sjto? -5e>oyo?,
aS, UXQyu)^ quasi
al luogo delF antica Efeso (intorno alla cui
,

situazione vrd. Ludolfi

XXV,

de Suchen

Itiierarium

nel

voi.

delle pubblicazioni della societ letteraria di Stoccarda,

24 e seg. Ramon Muntaner tradottola J.anz, li, p. 117,


119; Maslatrie, nella Bihiothque de V l cole des Charles,
srie 2, tom. I, p. 450), e Palatia (Palaeia) non lungi dall'antica Mileto, superiormente alle foci del Meandro. I principali articoli d' uscita nella prima di queste citt erano V allume, la cera, le granaglie, montro s' introducevano panni
tinti a varii colori ed altre cose dalla Francia meridionale (PeGOLOTTi, p. 40 e seg. 370). I Veneziani vi avevano un consolato
(Bbmbo, Spistola ad Andr. Anesinum, l. e, p. 600) il dazio
di commercio er stabilito al quattro per cento, e per le cere
al due per cento. In Palada si vendeva ugrualmento l^allume
(Pbgolotti, p. 370), la cera, il miele, lo zafferano, il essamo,
encQo rosso, sdiiavi e cos via, molte delle quali cose venivano condotte ali* B^tto ; i Genovesi di Scio si provvedevano
.qui di molte mercanzie portando invece de* panni, saponi, stagno, piombo ed altre cose (PiLon, /. e, p. 971, 376). Ma anche
i Venesiani' avevano (nel 1403) ottenuti prlvllegfi dal signore
nella eitt^ secondo i quali tenevano ivi nn console , possedevano la chiesa di S. Nicol ed abitazioni per i negozianti,
p.

92
tempo domiData

dai re bulgari.

La Bulgaria

era ?8-

tata dagli Italiani gpecialmeiite per la Aua ricchezxa in


biade.

Un

ordine deU' OJiciwm

22 marzo 1316,

ci

la

Qmame in Genova^ dd

prima notizia

di relazioni

com

merciali fra

Genova

bUca erano

stati in territorio bulgaro privati dei loro

e questo regno. Cittadini della repu-

pagavano un dazio che variava secondo il genere da uno


tre aspri; Pacta, VI, fol. 129, esempi, di Venezia; MasLATBiE, /. e, p. 325, 502 Arckii^ dei miufom wUntifiques,
U, p 943). Uno dei punti priocipali pel commercio nell*Afla
minore era finalmente SaMia alla costa meridionale : cesa apparteneva dal 1807 in poi al sultanato d* Iconio, ed in seguito
al principato dei Selgiuehi di Tecehe^ da ultimo venne incorporato al regno deerli Osmanidi. Questa dtt rimase cos negli
ultimi tre secoli del medio evo soggetta a dominio musulmano
ad eceesione di dotdid anni (1961-iaf73), ne* quali formava
parto del re^no di Cipro (Maslatrib, HUtoift de Chppre^ II,
e

p.
p.

13 ; Bibliothque de V eole dee chartes, erie li, tom. I,


493; tom. II, p. 123; Hauumsl^ Gtiekiehte des osmanischen

JUichif

I,

p. 425)

greci, e queste

essa aveva peraltro anche abitanti ebrei


parti della popolazione, cos pure 1 ne-

due

gosianti cristiani abitavano in un quartiere separato, le cui


porte venivano chiuse di notte ed il gioved durante quelle
ore. in cui i Musulmani facevano le loro prejrbiere (Ibn BaII, p. 559). Sotto questi neg-ozianti cristiani, che yenespressamente distinti dai Greci dobbiamo intendere
specialmente Veneziani e Genovesi, i quali fino dni tempi

TUTA,
rrono

antichi facevano vivo commercio con Satalia (Tafel e

Tho-

430; Monumenta historiae patriae


Piloti, p. 371, essi vi portavano dall'oc-*
Chartae, II, p. 351
Pegolotti,
cidente panni d varii colori ed altri articoli
ma erano anche g' intermediari nel commercio assai
p. 43)
vivo fra Satalia e V Egitto. Satalia dava in questo commercio il legname per le costnuioni navali e. schiavi, TBgitto

mas,

I,

p.

118, 272;

111,

suoi proprii prodotti,

ma etmdnoeva anche

quelli dell'Arabia

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beni con viva forza ed

rapina commessa,

il

re Sviatislav (1), complice della

ricas e di png-are le indennit ai

si

dnibati e di punire

proib in conseguenza

L'fficio coloniale

colpevoli.
tutti

Genove

di entrare in

bulgaro sotto qualsiasi pretesto o di portarvi

territorio

mercanzie, minacciando di forti multe chi disubbidisse (2j.

e dell'India, cos che i magazzini di Satalia fossero sempre pieni di drghe d' ogni genere (Piloti, p. 910 e seg. ;
Sanuto, Semta Jldelium crucis, p. d9 ; Malipibso, Annali,
p. 74 e seg, ; Gbpionb plesso Zinkbisbn, II, p. 4(M). Un pwio

genwue

ad occidente di Satalia verso Maor, si trova


medi evo ed ad occidente di
Macri uno anconetano ed *Eimalfitano (ved. Uzzamo, p. 233 e
seg.). Le relazioni politiche che i Veneziani intrattenevano eoi
prncipi di Caramania oondusaero ad un trattato di commercio che il Magno Caramano Isambeh {Jrahim beg), concluso
nel 1453 ad Iconio coir ambasciatore veneziano Giovanni Mosituato

nelle carte geografiche del

cengo.

Il

prncipe concesse ai Veneziani di poter liberamente

praticare nel suo paese senza esser sogg-etti nd imposte, an-

che far vendita al minuto, aver fondaclii in tutte lo citt del


regno e nominarvi consoli, a cui spettereble la giurisdizione
civile e criminale: usar poi del proprio lor peso; Romanin,
IV, p. 523-525.
ci riferiacDo detto Fedixclavus,
(1) Nel passo su cui
presso

Gregoeas, I,
Cantacuzenus,

Bizantini (Niceph.

Pachymeres,
169 e 462),

I,

si

p.

480;

cbiaina

:i

-.;vo'

-^/a3o; o

p.

283, 318 e 390

I,

p. 13, 104,

2:^p^vTlt7i^/,aj3c4.

108,

Oltre al

anche l'altro:
iftiperator de Zagara, che anche altrove adoperato per i re
della Bulgaria, ved. Du Gange, Familia bizantina, p. 310
EuNSTMANN, tudien Ubcr Matin Sanuio en AcUeren, negli
AUi dcUar. Accademia hwarete, elaase III, voi. VII, parte 3,
p. 718. Bg^H preso della citt di Zagora ; ved. Schaffabul,
titolo: imperati^' et duminatiji' Burgari(p, |;orta

maviiche AterfhUmer,
(2)

OJkium

II, p.

ea., p.

218.

882-^.

94 ^
Se questa contesa venisse terminata ancora, finch
4

tislav era.iia'vivi - ei

moh

nell'anno

e per ci fosse d nuovo permesso

non sappiamo

garia,

sempre

riniiovarono

si

dire.

1322 o 1323

Svia-^
(1),

commercio colla BulCerto che anche pi tardi


il

le violenze, le

rapine e gii omicidi.

Koi rileviamo qaesto da un trattato concluso

il

27 mag-

gio 1387 a Pera nel palazzo del podest genovese fra la


republica di Genova, rappresentata dal suo podest in

Gkdata, Oiovann di Mezano e gli ambasciatori Gentile

Grimaldi e Gianuone del Bosco da una parte ed

de'

il

principe dei Bulgari Juanchus rappresentato dai suoi


inviati Costa e Folpani dall'altra (2).

una parola intomo a Juancbua

Ma

istesso.

diciamo prima

Siccome fra

successori di Svatislav sul trona di Bulgaria

non

tro-

viamo un re di questo nome, e Juanchus nel trattato


istesso non chiamato re, ma solamente dominns^ cosi
noi dobbiamo vedere in

lui uno di quei dinasti, che regnavano su una parte del paase bulgaro, forse come

vassalli del re

trono.

Sisman,

La parte

il

quale allora sedeva su questo

del paese

dominato da Jaancbns deve

essere stato situato alla costa, perch nel trattato viene


richiesto,
le

che JuaDchu^ nel caso, in cui venissero riprese

ostilit

dovesse far dare ai Genovesi nel suo paese

delle navi, sulle quali si potrebbero imbarcare e ritirarsi

in tempo. Altro indizio, per riconoscere questo signore,

troviamo neir espressione


(1)

Vedi oltre agli

del

documento

scrittori bizauLiai

Jiamhus

Vbetos, La Boulga-

rie ancienne et moderne, 1856, p. 95.


(2j

XI

Pubblicato da Silvkstbe de Sacy, Notices et extraits,

65-71 1 commentato dallo stesso nelle Mmoires de


VAcadmie des imctiptiom, tom. VII (Paris, 1824), p. 292>334.
,

p.

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memoriae magnfici domini Dobordize

films bonae

Se confrontiamo inoltre la notizia ciie Engel


fonti turche,

che cio

la costa

(1).

(2) toglie a

bulgara da Yarna verso

Bord circa TDfio 1388 fosse sotto

il

il

dominio di qd Dobiit-

aa-Ogli, ossia iglio di Dobritaa, noi ci troviamo nataral-

m^te indotti ad ammettere,

essere questo Dobritza*Ogli

Juanchus

uno e

lo

da

governato l'odierna Dobrudgia. Silvestre de Sacy,

lui

stesso col

filius

Dobordize.

Il

paese

furono da noi fiuora essenzialmente seva un passo piU innanzi e vuol rendere probabile,
che questo Juanchus sia identico con quel Januca-Ban
le cui ricerche

guite^

che nel 1382 diresse la difesa della citt di Sofa contro


.

Turchi

(3).

L'erudito arabista prevede Tobbiezione, che

citt di Sofia era situata neli' interno della penisola

la

del Balcan,

do il

fin

dunque ben lungi

toposto a Juanchus.' Egli


nuiiie

ma

(li

dalla spiaggia, che secon-

qui detto sarebbe propriamente


si

Dobrugia non sempre

talvolta

anche un

per lungo tratto

nell'

il

territorio sot-

sforza a provare, che sotto

territorio

si
il

il

sia intesa la spiaggia,

quale s'estendeva pure

interno del paese.

Ma

il

quesito

Juanchus abbia potuto estendere il suo dominio dalla


costa fino al cuore della penisola. Noi dobbiamo dire,
che CIO non era possibile, perch in tal caso non vi
se

sarebbe stato paese, su cui avessero potuto dominare, ed


il

re dei Bulgari, ed altri suoi vassalli,

quali

come signori

Genovesi faiono nel 1875 in guerra con quest' ultiil padre. Canale, Ihli Crimea^ II, p. S9 e aeg.
^e$chichte der Butgann [Allgmeine Welthistarie, parte

(1) I

mo, che
(2)

XLIX,
(3)

p. 468).

Hammbr,

&eschiehte i9 oimanischen Meiches,

l, p.

181.

96
di sngole parti di questo allora Teramente esisteTano (1).

Ma

voDiamo

coi

Genovesi

al trattato iatesso.
c colle

suo paese come

loro

Juanchna aveva agito

famiglie che dimoravano nel

suoi prigiocieri, e s'era contro ogni

coi)

diritto appropriato de' beni genovesi: cosi per

esempio

deireredit d*aii Lodisio de Guasto, morto nel paese.


parti contraenti

Le

promsm ora di dimenticare l*iavvennto,

e Joanchus in particolare di riconsegnare i beni nsorpati,


e di lasciar liberi i Genovesi e le loro famiglie nel suo
territorio,

affinch potessero andare dove volessero.

Il

impegn inoltre di trattare i Genovesi in segaito amichevolmente e con rispetto e di proteggere


principe

essi

ed

s'

loro averi.

Un console

a capo dei Genovesi


trovare

imi edi mento

prontamente

assistito

genovese dovrebbe essere

stabiliti

da

da

nel

parte
lui

paese, od invece di

del

principe,

e procedere

venire

come giudice

dei snpi connazionali nelle cause, che avessero tra di


loro.

Un

terreno adatto ad erigervi una

lo^a ed una

chiesa dovrebbe essere assegnato ai Genovesi, e questi


in

esso abitare senza esser disturbati. Ai Genovesi sa-

rebbe lecito di comperare tutte le cose a loro beneplacito

non eccetnon rendesse

nel paese bulgaro e poterle condorre fnort,


tuati

viveri, amenocfa

necessario

il

divieto.

Come

una

dazio per Tentrata e Pasciti

sarebbero obbligati a pagare


delle mercanzie.

carestia

l'

uno per cento dal valore

Genovesi non dovevano per godere

a lungo dei vantaggi

offerti loro

da questo

chi anni dopo che fa cencioso compirono

trattato.

Po-

Turchi la con-

quista del regno bulgaro (1390-1392) e noi non sentiamo

il)

Engel, Le.

uiyiuz.ed by

97
piU parlai^e di colonie genovesi a meriggio dello sbocco del

Danubio

(1). li

vinggiatore belga, Gnillebert de Laoiioy,

trov nel 1421 d^Oenovesi stabiliti in ifonm^fio, Todier-

no Accherman, posta a settentrione dello stesso fiume,


che allora apparteneva al voivoda Alessandro, principe
della piccola Valachia e della

Danubio

del

Moldavia (2). Alle

foci stesse

Genovsi possedevano Licostomo (oggi

un Castolo (3). I quattro fraGenova comperarono dai Tartari nn

detto Cbilia) e VI eiesaero

Benarega

telli

castello

per

di

Larici e lo convertirono

Cristiani che

zioni dei Tartari.

si

un luogo di rifugio

volessero sottrarre alle persecu-

Nel 1455

iratelli

genovesi perdettero

questo castello per tradimento: esso cadde in

(1)

Non posiamo

dire,

ii

mano

dei

quali citt esistesser colonie

Genovesi; Sbbba. IV, pag. 56, fondandosi su un' opera inedita


che porta il titolo : Origine delle famiglie nobili di Genova,
e di cui non possiamo portar giudizio in quanto all' et, n
quanto alla fede che merita, asserisce, essere i Genovesi stati
in possesso di Costrice, luogo fra Varna e Cavarna^ registrato
anclie nelle carte del medio evo.
(2) Vuyages et ambassades de Messirc GuiUebert de Lan~
noy, ed. Serrure, MonSy 1840. Intorno ad Alessandro \ed.

Engel, Geschichte der Modau


voi. IV, sez
(3)

Uno

2. p.

115 e

[Alg, WeUkisiorie), parte

XLIX,

seg-.

Nic Costin,
moldavo del secolo scorso
fa menzione di ci. Questa
sebbene attinta ad una fonte del resto poco sicura,
storico

'Notices et exiraits, XI, p. 2yi),


notizia,

confermata da altra breve che rinveniamo nelT inedito Car~


tnlaHo di Coffa all' anno 1382, in cui si legge, che un conBole genovese, Pietro Bmbrone, comandaira in questo cestello.
Ved. BetOBikKO, nell' Atch. etwito, serie III, tom. II, parte I
(1866), p. 109.
a. Hcyd,

II,

98
Valachi (1). Qaanto poi concerne il racconto fatto da
uno staroata moldavo al viaggiatore Boekowich nel 1762,
d'aver visto cio iu Sutzava, V antica metropoli della

Moldavia, oca

meno

piene d'iscrizioni

di trenta chiese

genovesi ed un castello con gii stemmi di Genova

(2),

noi troviamo ben poco probabile che questa republica

avesse avuto una colonia tanto considerevole in

una citt

a nordovest

di Jassy

posta neir intemo del paese, cio


e ben lungi dal mare.

Come

Genovesi, cosi pure

Veneziani avevano rela-

zioni commerciali colla Bulgaria. 11 re bulgaro Alessan-

dro concesse ioro de'prvil^ pelcommercio e ci neiran-

no 1352. Egli promise sicursExa per

Vene-

gli averi dei

ziani e specialmente, che nei casi di naufragio e di morte

non metterebbe mano ad


stabili

il

non

essi chi

vi avesse diritto

dazio al tre per cento e concesse loro di

com-

perare un terreno dove volessero per erigervi una chiesa


ed un fondaco. Siccome questo trattato insieme ad una
lettera del re venne spedito al doge Andrea Dandolo dal
consoh renezkuio
cos

riulta

in

l'arLa (rieirottobre

chiaramente, avere

dell'anno 1352),

Veneziani avuta una

colonia in Bulgaria anche prima della conclusione di

questo trattato, e precisamente nella citt di Verna

(3).

Belgrnu, liendtconto dei lavori Jatti dalla societ


Genova 1865.
(2) Bosco wiCH, Giornale di un Viaggio da Coiiantinopolt
Bassano 1784
in Polonia
e tolto da questo libro
p. 127
presso Serra, IV, p. bl. Rigruardo a Sutzavaved. Neigebalr,
Beschreibung der Moldau und Wallachei, Leipzig, 1848, p. 369
(1)

ligure di storia patria.

(oj

Questi

duciiiiieiiti .si-truvano

IV, p. 174-176.

da supporsi che

m
il

estratto

prciiiio

Maen.

J'acium cum Alexandro,

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Noi abbiamo

fin

qui considerata tutta la cospicua serie

di paesi e citt posti uel litorale orientale,

e oGcideotale del

mar

fondato delle colonie

Crimea ed

della
visti

tutte

al

Nero, in cui

loro.

mare di

avevano

Ora juM^iamo ritomo a quelle


Azot, di coi abbiamo soltanto

principi. Esse furono

sempre

le pivi

colonie italiane al Ponto.

le

mendioDale

g' Italiaoi

importanti fra

Trebisonda, n

Amastri poterono mai stare a petto d Gaffa e della Tana


il commercio. Per la loro
istoria abbiamo poi andie fonti abbastanza ricche, che
ci permettono di parlare pi estesamente e con pi nes^^o
delle loro vicende, mentre rig-uardo alle altre sfortunanel rispetto dell'importanza per

tamente non
Il

ci

sono pervenute che notizie sparse.

Can Usbech a^va concesso

tiere alla

Tana.

ai Venes^an

Ma siccome spesso

un quar-

la volont d' lin luo*

gotenente pi potente di quella del supremo signore,


cosi la fu

Cogi

al

anche

Carizmi

qui. Il luogotenente tartaro


(1)

seppe impedire

Mohaoimed

la fabbrica delie case

veneziane sul terreno adoro assegnato, malgrado che

neziani abitanti alla


ziani
rale

Tana ed

il

loro console (2).

il

VeI Vene*

senato di Venezia gli raccomandasse specialmente

che dimoravano in questa citt venivano in geneoppressi e maltrattati in modo, che la republica nel-

Tanno 1340

si

vide costretta a spedire un'ambasciata ad

aetum in Vama citato breveimperatore ikigorie aian,


mente da FiuASi^ Memorie sforiehe de* Veneti, \1, 2, p. 236,
8ia lo stesso documento di cui parola di B0|^xa> sebbene la
data diffrisea.
(1) Questo nome attingiamo ad Ibn Batota, II, p. 368.
(3) Che ii ectima a MaomettOt dominatore delia Tana^ ecc.
Canalb, Della Crimea j l, p. 444.

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100
Usbech allo scopo dMmplorare per i bqo commerciaDti
un trattamento pi amichevole ed on altro qut^rtiere
alla Tana, qualora non potessero far uso di quello anteriorieiite

a loro concesso

che indusse

il

Fu

(1).

odio religioso quello

luogotenente ad agire in

tal

modo

furono ordini segreti del ano signore od insinnazioi^ dei

Genovesi ? Noi siamo qnasi indotti a credere, che queste


ultime ne fossero
alla
il

la

Tana vennero

cagione, perch

colonisti veneziani

medesimo tempo

nel

pi ostile dai Genovesi^ per cui

trattati nel

modo

primi ebbero ordine

dalle patrie autorit di separare affatto le loro abitazioni

da quelle degli ultimi/ Il senato di Venezia si lagn nello


stesso tempo col doge di Genova del console genovese
alla Tana ;2). I Veneziani che trovarono ostacoli d'ogni
g-enere

quanto

alla loro

tieri un'offerta fatta al

celoma

alla

Tana, accolsero volen-

senato da parte di Toloctomur (3)

VeneFodiemo Chercce} (4)

allora emiro di Solgat in Crimea, figli esib ai

ziani la citt di
col suo porto

Vo^ro

(Bosporo

ed un distretta ad essa appartenente,

affinch ne siano

padroni come

un

richiedendo solo che ad

Can Usbech pagassero


'

il

Genovesi

in

Caflfa,

incaricato delPemiro o del

tre per cento del valore delle

loro merci. Vosporo era citt ricca e popolosa, perloch

(2)

Canale., Della Crimea,


Ivi, p. 448-451.

(3)

Jbn-Batuta,

(1)

II,

p.

II, p.

455-45^7.

359, 368.

il quale da noi si chiama Bos^


vhoro Cimmerio. Gios. Barbaro, Viaggi alla Tana, p. 17.
Il nome di Vospor invece di Chercce. si conservato fra gli

(4)

L'n luogo detto Chei^,

indigeni

fino ai

tempi

moderni;

ved.

Clabke,

V(/yages en

Itussie, eca, 11, p. 253.

xj

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101
papa Giovanni XXII nel 1332 l'aveva eretta a metropoli
preponendole come pastore spirituale

Francesco da Camerino

il

il

domenicano

che rende probabile che nu

eomnne di commercianti occidentali esistesse nella citt


gi prima della esibizione fatta da Toloctomar (1). Il
porto magnifico di Vosporo,

posto vicinissimo all'in-

gresso del mare d'Azov per chi veniva dal

mar Nero, era

commercio, che

Ve-

neziani accettarono Tofiferta dell'emiro alla quale

non

Gan Usbech

(2).

cosi favorevolmente situato per

il

mancava che Facconsentimento

del

Il

probabile pur anche, che vi

tempo, forse fino a che


regolati
ziani^

loro

si

stabilissero per qualche


alla Taia

affari

fossero

noi leggiamo almeno di commercianti vene<;

quali nel

1344 facevano commercio

colla

Tana

provenendo da Panticapea (3). E questa Panticpea, o


come con abbreviazione scrivono le carte del medio vo
Pontico (Pondico), non altro, che la citt vecchia, la
quale insieme con un porto suo proprio nel medio evo

ancor esisteva accanto alla citt nuova, detta Ghercce (4}.

ali attivit del suo


(1) Riguardo a questo vescovado ed
primo vescovo per la niibsioue nel Caucaso ed in Costantinopoli, per r unione delle chiese ved. Raynalo, Ann. eccles.,
XXXVI, XXXVII 1334, n. IV;
all'anno 1333, n. XVII e seg.
NxCBPH. Grbqobas, I, p. 501, e la nota a pag. 1^47; Liber
;

iurium,

II,

p. 437, 445.

(2) CAXIA.M, II, p.


(8) Ivi, p.

Da

447 e aeg.

4S8.

questo documento si rileva per quanto tempo si


conservasse nel medio evo 1* antico nome Paniicapaem u
Hntieapaea, che fa quello della eapitale del regno bosporano.
i nomi Vosporo e Pondico, si trovano Tuno accanto airaltro
nelle carte geografiche del secolo decimoquarto e decimo
(4)

102
Non coQoaeiamo

altra (estimODianza sicura

che Chercce fosse colonia veneziana.


era d'opinione, che

il

leone incastrato nel

porta della fortezza ora demolita fosse


di S.

Il

il

er provare,

celebre Pallas

muro^npra

la

noto leone alato

Marco, e cosi an avanzo del dominio yeneziano:

potrebbe per nascere

il

dubbio, se non fosse uno degli

antichi leoni che originariamente

si

trovavano a Fana-

goria sulla penisola di Tauian, e di cui alcuni sono ancor


conservati

Ma
Il

(1).

ritorniamo a parlare delle condizioni alla Tana.

Gan Usbecb,

il

quale coneeee

il

primo privilegio pei

Veneziani alla Tana, venne a morte nelFanno 1340. La


republica di Venezia non tard a mandare un'ambasciata
a suo figlio Gianieg per felicitarlo nell'occasione del suo

avvenimento
vilegio

al

trono ed ottenne da lui nel 1342 un pri-

che ne' punti suoi essenziali ripetizione di

quello di

Uabech deir anno 1332:

la situazione del

quartiere veneziano pei indicata in altro

modo

(2).

Anche V antichit distingue talvolta fra Fanttcapaum


e Bosporui, come luoghi differenti; \ed. Bobcrh, C^iu inseriftionum ^rmcarum, II, p. 98.
(1) Pallas, Reise in dUsUdliehn StaUhalUnehofUn de
ruuUchen JUiehty II, p. 27S^ ; MuBAWiBW-APoaTOL , JSeise
dweh Taurie%, p. 208; DuBOis de Moktpbbuz, Yoyagn
autour da Caucase, V, p. 69* 298 ; Nbumann, Die HelUnen
im Scythenande j I, p. 561.
{2j publicato da Hammer. G-ef^chicMe des oftnantschen
Reiches, e da Canale, li. p. 4'7r)- i77. Un'esatta copia delfu comunicata dal prof. Thomas. La data sel' orig'inale ci
condo il ciclo tartaro degrli aiDiaii anno equi, corrisponde
perfettamente all' anno cristiano 1342. II principio e la fine
del doLuinento si leg-g-e presso Mabii4, IV, p. 139; la data
1347, che egli d, falsa.
quinto.

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Jl

103
Ma

gli ufficiali del

opprimere

Cao

coi loro arbitri

estorcere da loro daoari

dei Tartari continuavano


i

ad

commercianti veneziani, ed

col ritenere le loro merci,

qaesti ultimi per parte loro daTADo occasione

pieBagle defraDdando
8i

venne ad aperte

dazi doroti

ostilit. Il

(1).

a rap*
Neiranno 1343

Tneziano ndreolo Ci-

vrano che, a quanto pare, apparteneva all'equipaggio

tempo ancorate alla Tana (2)


un Tartaro di nome Cbozaamer (3).

delle navi veneziane in quel

accise in

una

lite

iV Canale,
(2

Ivi, p.

II,

p.

452-454.

458, confr.. p. 4c6.

tutti g-li storici hanno finora attribuita 1' ucciun Genovese, citando corno loro autorit CantacuZENO, III, p. 191. peraltro da avvertire, che invece dell.i
lezione xtvl t<3v ix rtwoucx?, neir edizione di Bonn ora stata
accolta nel testo T altra: ttvt tsSv x BiveTia;. Sanuto
Vite
(3i

Quasi

sione ad

Dogi, p. 611, dice esser stata cag-ionata la catastrofe


<lu un ingiuria fatta a un Veneziano e Giov. Villam, IV,
p. 54, parla d' una zn^a tra Veneziani e Saracini. In una
istruzioDe data eirca questo tempo ad un ambasciatore genovese cbe fu spedito alla corte d'Aiigona supposto come
generalmente noto che pr makJUiis Venetortm lanuenses
i omne Ckrittieola, qui in ilio loco Tanm tane imporis
invenerufUt fuerunt imrtui et spaiati; Monumenta histori^e
patria, tom. X, p. 756 e seg. ; Lobbnzo db Monacis finalmente (ved. Mabin, vi, p. 58), dice ancor pi pTecIsataente
che ruccisore abbia appartenuto alla famiglia veneta Cifrano,
e la verit di questa notizia adesso fuor di dubbio, dacch
un documento pubblicato da Canale, Della Crima, II, p. 458,
pronuncia la pena d' esigilo contro Andrea Civrano, reo deU
l** uccisione.
N il continuatore di Dandolo, n Stella hanno notizie pi precise sulle cause del conflitto Niceph.
GregoraS, 11, p 685, dice erroneamente che la contesa fra
il Latino ed il Tartaro abbia avuto luogo a CatTa.
dei

104
Per questa ca^iuue nacque una lotta generale
Tartari ed

colonisti occidentali alla

GeDovesi e Fiorentini

siani,

distinzione, le loro case

qual sacco

ed

fra

Vene-

furono asBaltati senza

magazzini saccheggiati, nel

Veneziani di trecentomila

molti vennero uccisi, altri carcerati

secondo Villani),
Il

(1)

Genovesi perdettero mercanzie pel valore

di trecento ciuquantamila,
fiorini

(2)

Tana

il

reato costretto

(sessanta,

ritirarai sulle navi.

Gan Gianibeg, estremamente irritato per questa nocion suo suddito nel proprio paese decise di

sione d*

colle colonie occidentnli uel suo regio. Egli in-

iiuirla

giunse non solo a Veueisiaui e Genovesi


tani dalla

Tana per V avvenire

(3),

ma

di starsi lon-,

nel

1344 com-

parve colle sue macchine d'assedio anche davanti a


Cafb. Qui trov peraltro resistenza valorosa e tenace: i

Genovesi avevano preso


mercenari,

nuovo la

le

loro

navi

citt assediata,

ai

loro stipendi

dei

valenti

approvigionavHno sempre di

impedivano

altri

bastimenti di

condurre vettovaglie alle coste tartare e sbarcavano


soldati or in questjp or in quell' altro punto, e questi

facevano molte

mente

prede!.

Gli assediati distrussero final-

in notturna sortita tutte le

macchine

del Cau,

n cui uccisero pi di cinquemila uomini e lo costrinsero a ritirarsi dall'assedio (4)

Calfa almeno fu cosi conservata,


della

Tana era

di gi

(1)

Camtacuzbno,

(2)

Villani,

I.

X,

ma

la perdita

abbastanza dolorosa tanto per

c.

c.

Bandolo,

p. 418; Stella,, p. 1080.


Stblla, p. 1080 e fig. ; Nicbph. OasaoBAS, II, p. 686 ;
Cantacuz., Ili, p. l^f Monumenta hisUtr. patrim,X, p. '757.
(3)

(4)

uiyiuz.ed by

GenoTes, quanto per


essa

Le

si

citt deir impero

difetto- di

Le conseguenze

Veneziani.

facevano sentire per tutta

Grecia e

la

l'

di

Italia.

bisantino cominciavano a patire

granaglie e di pesci salati

(1)^^

ch ambedue

queste cose venivano solitamente ad esse condotte dal

mar Nero per


doppio
ci

il

le navi italiane.

In Italia crebbe del

prezzo delle droghe e sete

offre novella

(2),

il

prova per l'asserzioue, che

qual fatto
i

prodotti

deir in temo dell' Asia venissero condotti nel decimo-

Jana aU\oropa.

quarto MColo specialmente per la

Veneziani e Genovesi

credevano gi d'essere ptivati

per sempre di questa via settentrionale del commercio


e facevano tentativi per aprirsi di nuovo la meridio-

nale che conduceva per T Egitto


tari

(3).

Genova propose (1344), che

Rispetto ai Tar-

le.dae potenze

com-

merciali dovessero procedere concordemente e presen-

domande dMndennt agli


Tana e qualora questo
rimanesse senza risultato, 1 Can istesso. Qualora

tare innanzi tutto le


ufficiali

passo

{baroni]

^li ricusasse

loro

tartari

alla

di soddisfare alle richieste, le republiche

avrebbero interrotte tutte

le relazioni

commerciali coi

Tartari: se questi ultimi mettessero la condizione, che


i

Genovesi rnnnziassero a Gaffa,

Veneziani dovreb-

bero respingere questa condizione, ed anzi considerare

come una

ripulsa

eh' essa fosse

republiche interruppero di
(1)

i2)
(3)

messa

(4).

Le due

ogni commercio coi

NicEpH. Qbsoobas, II, p. 686.


Giov. Villani, ed. DbaOOMANni, IV, p 55.
Damoolo, p. 418 ; Canale , Storia dei Genovesi, IV,

p. 346.
(4)

fetti

Mabin, vi,

p.

59 e seg.

Tartari, sperando che questi presto 8 spiegherebbero,

perch avevano grande bisogno dei mercatanti deirOocidente, sia per vendere

procacciarsi

vero,

quegli

loro propri prodotti, sia


di

stranieri

che non era possibile

via fosse chiasa ed

il

pativano

cui

far in

per

difetto.

modo che ogni

commercio cessasse dei tutto

singoli Genovesi e VeneBiani disubbidivano per avidit

guadagno

di

e
il

agli ^ordini dei lopo'

mettevano segretamente

si

supremi magistrati

in relazione coi Tartari,

che dava origine a reciproci rimproveri

republiche

(1).

fra

le

due

Anche neir anno seguente 1345 Genova

e Venezia si attenevano fermamente alla proibizione dt


commercio; nessuno dei loro cittadini doveva recarsi
alla Tana od in generale navig-are oltre Gaffa verso
Oriente.

Genovesi invitarono

Veneziani a fondare una

Goiouia loro in Gaffa sotto un bailo o console (2) ed

ofife"

rirono ad essi perfetta libeirt di commercio ed esenzione

dai dazi,

come Imre case e magazzini,

a -pagare

modo

tal

conveniente pigione

(3).

pei quali avesscaro

Essi cercarono in

di ricavare dalle condizioni- sfavorevoli

almeno

questo vantaggio, che tutta la vita commerciale della

(1)

KIN,

Canale,

III, p.

II,

p.

459; Marin, VI, p. 86 Q seg.^ Boma-

153.

i2} Qui s tratta probabilmente deir orgine del consolato


veneziano, ohe pare esistesse in Cs^fTa Ano
tempo in cui
Ja citt cadde in mano del Turchi. Nell'anno 1473 Cristoforo
le Calle era consul mercatorum vetietormn in civitate Ci^ff4e*
Bebchet, Venezia e la Persia, Doc. n. XIII, p. 1:37.

Marin, vi, p nO~(52. Quanto importasse ai Genovesi


Veneziani non andassero alla Tana, vediamo (lai M,irnumenta histr. patria, tom. X, p. 757,
(*3)

che

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107
costa settentrionale del Ponto

si

concentrasse a Gaffa

(1).

Questo conimercio peraltro non pu essere stato fiorente


per tutto

il

tempo, b coi fu interrotto quello coi Tartari,

e deve aver sofferto specialiueote in quell'anno incoi


le

due republidie

italiane 8* intesero ani

mode

di pny-

anno Gaffa venne assevolta dai Tartan (2). Ai Veneziani non

cedere, perch iu quello stesso

diata un' altra

pot piacere

il

dover cercare ad esser accolti come ospiti

nella colonia commerciale dei loro rivali, ed perci, che

in essi fa molto pi vivo


le relazioni colla

loro proprio,
si

il

desiderio di ricominciare

Tana, ove avevano avuto uh quartiere

che non fosse nei Genovesi. Nell'anno 1347

distaccarono dalla leg^ con Genova e lecere da soli la

ofo pace

Giam^.

I loro

ambasciatori riuscirono

Ved. anche Cantacuz., Ili, p. 192.


Ci rileviamo non solo da CANTACUZBtio, III, p. 192,
il quale dice Gianibeg avere fetta la guerra a Gaffa lie'
fri ai
Jv^r':,
ma anchc da due lettere di papa Clemente VI,
del 18 dicembre 13-15 (presso Raynald, all' anno n. VII\ In
una di queste lettere egli raccomanda 1' assediata Cafia al
<?elftno Umberto di Vienna, che appunto stava per intra jirendere una crociata contro i Turchi; iieir;^i[fro esorta (pnovesi a soccorrere vigorosamente la citt, promettendo a coloro
che vi 8i recassero delle indulgenze eguali a quelle accordate ai Crociati. Anche la spedizione del Vignosi. che part
intorno a questo tempo era originariamente destinata per il
mar Nero. Ma n Umberto n Vignosi pervennero mai a
Cnffa, e questa citt riou pot, a quanto pare, disporre di
altri mezzi di difesa che de' propri. Fra i dTie assedii di questa citta dovrebbe, secondo Ouerico, Lettere ligustiche, p. 173
e se??., cadere un messagf^io del Can di Chipciach che invitava
trasse in inganno. Ma noi
parlando delle
i Genovesi e li
condizioni del commercio in Tauris, abbiamo dimostrato che
(1)

(2)

Al

il

Can

di Persia quello che

mand T invito.

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a placar

i'

ira del

Can facendog'U

osservare,

che qael

Civraoo uccisore del Tartaro era stato punita ad


ottenere

1*

assiearazione, che se

non ue

nn sin*
un misfatto

in avvenire

veneziano commettesse

golo individuo

Un

tivrebbero a soffrire altri innocenti.

quartiere,

lungo cento passi e largo settanta, che da una parte

giungeva fino al Don venne di nuovo alla Tana sseguato ai Veneziani ma il dazb di commercio doveva
esser portato dal tre per cento che finora pacavano, al
:

cinque. Del resto

ripetono in questo privilegio le

si

Tana (1).
commercio
colla Tana ov'era stato interrotto: le prime galee che vi
si recarono dopo la conclusione della pace furono comanprescrizioni antiche pel

commercio

colla

I Veneziani ricominciavano cos

date da Marco Morosini

(2),

il

loro

Allora anche

Genovesi

si

videro costretti di trattare con Gianibeg, e pare che


.

Questo seijondo diploma, di Oianibeg- si legge presso


p. 517-519 e Canlle, DeUa Crimea,
II, p. 469-471. Yed. anche Marin IV, p. 139 e seg. Esso
rilasciato a GulistaD , luogo non lungi 'da Sarai che si rinviene spesso anche sulle monete dei Tartari di Chipdaeh
come quello iii cui avevano una zecca, ved. Hammsr,
e,
Feahn, Mmoires de VAcadmie de 8t, I^tenb.,
p. 9, 315, 323
VI, tom. 3, p. 74; ed in molti luoprhi della Becensto nummo(1)

Hammbb, ^cUkne Httrde^

rum Muhammed, dello


La data fissata in tre

stesso (confp.

T indice

di quest'opera).

nella cristiana (1347), la hegira


(748), e la tartara (anno del porco) , che concordano. Fanno

cenno

re,

di questa pace

conchiusa con Gianibeg Dandolo, p. 418;


Matteo Villani, I, p. 100; per i
Veneziani la trattarono Giovanni Quirino e Pietro Giustiniani ;
ved. Cicogna, Iscrizioni veneziane
V, p. 89 e seg. ; MasLATRIA, Archives des missions scientifiques, II, p. 349.

Sanuto,

p.

611, ()18;

t2)

Dandoi^o,

l.

e; Villani,

l,

c; Cantacuz.

Ili, p.

193.

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109
ottenessero condizioni pi favorevoli dei loro rivali, per-

ch

Veneziani spedirono tosto nuovi inviati al Can

per ayere le stesse condizioni accordate ai Genovesi

(1).

D^aHro canto non dobbiamo meravigliarci, se qnest'alti-

mi

si

mostrassero

cato al

ostili,

Vene^ani che avevano man-

ai

patto ed attraversato malamente tutti

loro

adunque assaltavano bastimenti veneziani,


quali navfgaTano da OaHiA ad Oriente, sUmpadromvano

calcoli, Kssi
i

appropriavano le mercanzie sovr^ essi

di alconi e

s*

caricate (2

Ma

avendo

di

ancora

oltre

pili^

mira ad escludere

Nero, attribuendo a s T esclusivo


esso

il

commercio

(1) Cakale, II,


venne comunicata

p.

(3).

spingevano la cosa

Veneziani del tuit9 dal


diritto di

mar

fare in

Fidandosi dei saccessi ottenaii

460 e seg. Se giusta

al Canale, cio

il

la data, la

19 Giugno 1347

quale
allora

questo decreto del Senato posteriore al trattato (concbiaso


nel Febbraio dello stesso anno ) e V apparenza, come se In
esso avessimo notizia clie un ravvidnameito a Gianibeg
scompare.
(2) Raynald, all'anno 1347, n. XXII; Cantacuzenus ,
IH, p. 193, Chronicon Estense presso Muratori tom, XV,
all'anno 1350; Romanin, III, p. 158.
'3) DANnoLO. p. 420; Navagero, p. 1034
Sanuto, p. 621.
Genovesi, di essere cio siProva della pretesa ch'avevano
f^nori nel mar Nero, quanto segue. Il doge Raffaele Adorno si lagn col duca di Borgogna, che capitani di bastimenti dei vsuo paese si fossero impadroniti di navi turche
nel mar Nero, essendo universum mare Ponticum tutela defensionique Januensium supra centum annos commendatum,
ut rei nunquam
quibus seculis ita est a nohis custoditum
ve! raro admodum pirata ulti ilio usqtte penetrare ausi fuerint. Si quis in eo mari iniuria ajlcitur, nostrum est, subvenire aeso et eum ab iniuria tueri. Burgus, De dominio
Genuensis reipublicae in mari ligustico, p. 211, 234 e seg.
;

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neir arcipelago dalla loro flotta capitanata dal VigDosi

e A]B prepondearanea che godevano come posseseori di

Calata aHmpadronirono anche della chiave del mar Nero^


stabilendosi allo stretto di Jerone

(1).

(questo l'ultimo

ang-nsto passaggio nel Bosforo cui (iovevauo attraversare


le

navi che volevan giungere nel Ponto, quello stesso

laogo, in cui oggid


mili

Gavach

all' asiatico.

alla

ai

trovano

castelli torchi di fio-

apooda europea e

di Ajiadol

Al di sopra di qacst' ultimo

oggi ablrastanzu conservata

si

Gavach

vede ancor

fortezza genovese, posta

la

sul monte, fortezza che, secondo riacrizione

messa sovra

da on Vincenzo Lercari. L' anno


in coi ci avvenne, non pili leggibile (2). Probabiimenie
la porta, fo riataorata

essa fu eretta in quel

tempo

di coi parliamo. I Grenvea

estorcevano adunque in questo luogo

un' imposta sul

passaggio dalle navi che volevano entrare nei mar ^ero


o ne Qscivano, osarpandosi

il

diritto di prescrvere loro

la direzione delta loro navigazione.

neziani avrebbero dovnto senza

approdare

alle coste

dei

Nero od a quello di Azov

il

Greci,

Ve^

permesso di Genovesi

paesi taYtari situate al

mar

(3J.

(1) NiCBPH. Gregoras, li, p. 844, 877. Per il luogo o la


Constantinopel tind der Bossua importanza ved. Hammer
280 e seg^. Confr. Clavijo, p 7: ;
porus, II, p. 262 e segGyllius, De BospJi oro TAracico, ed. Elzevia, p. 31 e .seg.;
290 e seg-.
212 e seg"
(2^ Iscrizione presso Sauli,
Colonia di Galata, II, p. 42.
Si dubita, se anche l'altro castello che g-li stava rimpetto
alla sponda destra, portasse con buon diritto il nome di Ge,

novese.
(8)

NiCEj[H.

Gregoras,

11, p.

844, 877.

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Ili
I

Veneziani, non potendo permettere che

la libert

commercio Tenisse tanto inceppata (1), diedero


d piglio alle armi e fecero quella guerra di coi gi
abbkimo parlato, ed in cai la battaglia nel Bosforo (Fe>
braio 1352) fo il fatto pih memorabile. Poco dopo che
aveva avnto lucore questo combattimento
Genovesi
del loro

da

fecero
(il

soli la loro

6 Maggio

che

le

pace

coli'

imperatore Gantacuzeno

dello stesao anno)

ed otteoDero da esso,

navi greche non dovessero recarsi alla Tana od

mare d^zoT, se non vi andassero anche


amenoch non ricevessero perci speciale

in generale nel
le

genovesi,

permesso del doge


tardi

(2).

venne conclusa

La

fra

pace, la quale tre anni

Genova e Venezia

(il

pii

primo

del 1355), non era molto favorevole alle pretose


prima di qnesto repobliche. Le doe potenze si
promisero reciproCHuicntc, di nun mandare bastimenti
mercantili alla Tana entro i prossimi tre anni, scorsi
guali snrebbe lecito ad amendue di recarsi a questo
porto (3) Venezia aveva adunque libera la navigazione
alia Tana dall* anno 1358 in poi. Essa s* attenne precisamente a quanto era stato stabilito nella suddetta pace,
quando appunto nel 1358 spedi Giovanni Quirino e
Francesco Buono per suo ambasciatore al nuovo Cau
di Chipciach, Berdie^f figlio e successore a Gianibeg,
e si fece rinnovare i propri privilegi. Berdibeg rilasci

Gingno

della

ai Veneziani

(1)

Dandolo,

[2]

Liber iurium,

(3) Ibid.,

p,

diploma, che conferma gli anteriori

il

II,

p. 420.

p.

1042; Sanuto,

II,

p. 603.

620, oonfr.
p.

Dandolo,

]>.

426; Navagbro,

6S9.

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trattati concbiasi

con qaesta repubica

fatto Della sua corte tenuta all'ctuba

Qaesf

(1).

<itto

{in lardo-Tordo-

Sami (2) nel setCau pag nel medesimo

in AQGuha), cio nella san capitiile di

tembre

delio stesso

anno ed

il

tempo perfino un' indennit


avevano

sofferte nel

pagamento
amico (3).

La pace

di

le perdite

fa indotto dal re d'

del

diecimila novecento-

cbe essi Veneziani


tempo anteriore alla Tana. questo

novantotto bizantini per

1355

lasci ai

Armenia,

ai

Veneziani

Veneziani piena libert

per ricominciare anche le loro relazioni commerciali col


territorio tartaro della Crimea,

nel decimoterzo secolo avevano


nel seguente,

Ora

si

Noi sappiamo, che gi


una colonia in Soldaja e

forse per breve- tempo,

anche

in Chercce.

acquistarono nuovi diritti e privilegi. Signore di

Can dei Tartari


La repnblica
Andrea Yenier ed ottenne un diploma (il %

Solgat, che a dire luogotenente del

per la Crimea, fn in quel tempo RamadasL

mand a

lai

Marzo 1356), che apriva ai commercianti veneziani il


porto di Provanto o Provato, detto anche Citt nuova,

come loogo
inoltre,

d* approdo. Questo documento stabilisce


che devono pagare il tre per cento, quando

Hammer, Goldene fforde , p. 519 e seg. ; Cl471-473; singoli passi anche presso Marin, VI,
p. 141, e Mablateib, Arehiv. de mU$icn icientijique ^ 11,
p. 349 e seff.
(2) ctuba il braccio orientale del Vol^a, al quale era
posta Sarai; ved. Frahn Die Munzen des Ulus Dsckutschtj
GaiGORiBW, neir Archivio di Esman, voi. V ( 1847 ),
p. 44
Pre&BO

(1)

NALE,

II,

p'.

p. 33.
(3)

Cos la cosa, se abbiamo bene inteso

d'un documento presso Canale^

il, p.

il

breve estratto

467.

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conducoDO

le loro merci da questo porto a Bolgat ed ivi


vendoDO ; delle oiircaDti^ che non sono vendute, non
hanno da pagaia imposta qhei Yenesiani che tengono
oeten vanno esenti d' imposte
in contese il giudice
tartaro deve pronunciare la sentenza, se V accusato

le

tartaro,

console veneziano invece, se T accusato

il

veoeaano

navi veneziane che partono, vengono visi-

tate in cornane

da mi

incaricato delF emiro ed

console per vedere, se non


fuggitivi
altro^

il

(1).

si

ano del

trovassero a bordo schiavi

questo privilegio tenne tosto dietro un

quale non porta data,

ma

appare cos evidente*

mente come un' aggiunta al diploma di Berdibeg del*


P anno 1358, che non esitiamo ad assegnargli lo stesso
anno. Invece di
di Solgat

Ramadan

come suonerebbe
oltre

il

nome

in lingua tartara. Ei

conferm

da Bamadan riguardo ai dazi,


a Provanto destin anche Galler e Soldadia

quanto era stato

ma

era intanto divenuto signore

un Cotuletamar o Cotuletamur, Cutlug-Timur


stabilito

(1) Dai C9i>unmafiay poblicato da MASL^Tara, ,Arch, des


mi98i(m$ eientijlqitet f II, p. 345 e seg. ; il luogo in cui ta
rilasdato' Calusta ; do probabilmente Alusta alla costa
meridionale dell Crimea^ che da Bobibi, !!> p. 895, detta
Scialosta. Un documento affatto simile dello stesso anno (non
deiranno 1883, che risultato per errore di calcolo nl ridurre Tanno dlia heglra 79^ airra cristiana) ha tolto dalla
medesiiha rakscolta ed inserito nel suo libro il Mbim , VI,
p. 73 e seg. In guest* ultimo non possiamo che vedere un primo
.

abbozto od una proposta , mentre quello edito da Maslatrie


ci d quanto f in realt stabilito. L'emiro approfitt di
questa corrispondenza con Venezia ad ottenere V indennit
dei danni recati nella guerra antecedente dalle galee di Nicol Pisani ad alcuni de' suoi sudditi, che passavano il Bosforo in navi g^enoves. Ved. MaSLATBIe, ivi, p. 047.
G. Hcyd,

'

II.

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114
come empori,
ni

in cui potrebbero

approdare

Venezia-

Noi riconosciamo facilmente T identit di Caliera*

(1).

che le carte geo-

col Caletra (Callitra, Callistra, Calitta)

Sadach

grafiche del medio eyo registrano alla costa fra

e Cafla, ad oriente del Capo


era situato

maadaie

luogo

al

ad oriente, e

odierno Otouz

porto di Provato.

(2).

Ancor pi

da Elie de

"vicino a Caflfa, posto

il

(3)

dell'

Meganome probabilmente

Ed

infatti

la

sulla

Prisola

1436 troProvato vicinissimo a Gafia ad occi-

carta geografica di Andrea Bianco deli* anno

viamo

il

(IcDto

od

nome

di

luogo, in cui la pi parte delle altre carte

ha quello di fefidima^ o ferfidii/ui o -^ecfidima (4).


Tre porti dei litorale meridionale della Crimea eran
adunque di nuovo aperti ai Veneziani. Movendo ^a
essi

potevano facilmente giungere alla

caf^itale di Sol-

gat in modo da non aver pih bisogno di servirsi della


colonia genovese di Cafia
Publicato da

(1)

Berdibeg'. Confr.

nete

la

Hammer

Marin, VI,

lettera di

Canale

p. 71.

Cotuletamar

si

dopo

Anche
trova

E
il

quanto ai
diploma di

nelle raccolte ve-

inserita

immediata-

poi scritta nel medesimo luogo


cio corte del Can) e nel medesimo mese (Scavai) e

mente dopo quel diploma


{ordOy

come emporio.

essa venne consegnata al medequale fu dato il diploma, per cui pare


impossibile di assegnarle un altro tempo. Pardessus, Colle^
ction des lois maritimes, tom. Ili, p. "VII, e Maslatrie, . c,

quello che pi importa

simo ambasciatore,

al

pongono erroneamente nel secolo decimoterzo.


MoNTPREUX, V, p. 315, il quale per
commette il grave errore di confondere il Gialita d' Ednsi
con questo Callita il primo senza dubbio Jalta.
le commerce du moyen ge.
Paris, 1848,
(3j tudes sur

p. 345, la
(2)

Cosi DuBOis DE

pag. 226.
(4)

Brunn,

Notices, p. 43.

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-*115
dftzi

erano

coudizioui pi favorevoli iu questi

loro

le

che alla Taoa.


1 GeBovesi erano per di gran lunga anpenori ai
loro rivali in questo campo, perch godevano il vantaggio di avere un possesso loro proprio alla costa meridioporti,

nale della Crimea, ed essi sapevano tanto maggiormente

apprezzare

il

suo valore^ ia quanto P assalto dato a

Gaflk dai Trtari negli anni

1344 e 1345 aveva

fatto

intravedere la possibilit di perderlo. Adesso lavoravano

adunque con pi ardore che mai a completare le/ortyicazmii di Caju. Secondo la tradizione conservata
r annalista genovese Giorgio Stella e le due
sulle mura, che almeno nel secolo scorso

presso

iscrizioni

erano ancora intatte

console Gt)ffredo di Zoagl

il

(1852-1353) era stato

lo

speciale promotore di queste

costru2^ioni fortiicatorie (1)

siccome

CafiQEi

nel

1361

ebbe a sostenere un assalto per terra e per mare, dato


alla cittfi dai Turchi di Sinope, cos ben presto si vide

ntilit di questi lavri di sicurezza.

cipale nel respingere

Ma

la parte prin-

assalto dei nemici fecero questa

1'

volta le galee di Gaffa e Galata (2). In breve

non

s'

accontentavano

di gi possedevano,
quiste.

piti

ma

Genovesi

fortificare soltanto

quanto

pensavano eziandio a far con-

Approfittando delie discordie e turbolenze in-

sorte nel regno di

Berdibeg

.(3)

s'

Chipciach dopo la morte del

impadronirono

il

19 Luglio

Can

1365

la sua indica(1) Ved. Stella, p. 1195, air anno 1357


zione vaga (eireiter hoc tmpus) precisata dalle iscrisioni,
Ck>nf*. Odsrico, p. 178 e seg. ; 196-198, tav. 1-2.
;

'

(2)
(3)

Mattbo Villani ed. Dragomanni, 11, p.


Hammbe, Choldene Morde, p. 315 e seg.

259.

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116
quando Bartolommeo

di

Jacopo fa console in Gft&

della citt di Soldaja (1).

Giunti a questo punto delia nostra esposizione non

dobbiamo nascondere
Soldaja per

al

lettore

che alla conquista di

Genovesi assegnato un tempo anteriore

a quello da noi stabilito da quell' istesso storico il quale


anche alla colonia di GafiBk volle attribuire un^ antichit
maggiore della vera e ci in contraddizione a quanto
fin allora era stato g-eneral mente ammesso. Canale tenta
li

tar dubitare della verit delie asserzioni dello Stella,

cui noi seguiamo, dtando delle iscrizioni le quali sono

Fra
mandati dalla

state trovate negli avanzi del castello di Soldaja.


quelle di cui nel secolo scorso furono

Russia rozzi disegni

ali*

abbate Oderico,

si

trovavano

due, appartenenti a Soldaja, di cui 'una, secondo quanto


asserisce, porterebbe

ed ambedue

homi

anno 12&5, V

Soldaja,

quale nomina

essere stati
si

un console d
condude Canale,

pure

Giudice. Dunque,

Stblla,

p. 9, dice
*

anno 1314,
Un medico

Soldaja,
i

Pasquale

Genovesi devono

padroni di Soldaja molto priora del 1365,


aver, essi gi nel 1285 col

pu provare

erette le loro fortificazioni pj.

(1)

altra V

Giovanni Oasareto, che nel nostro scolo visit


lesse ivi altra iscrizione colP anno 1332, la

italiano,

dacch

l'

di consoli genovesi (2).

p. 1099.

Oderico giudicava pi

Se Bboniovius^ IHseripti TaHarim

Superbi^ diseordes et deiides &rmci a BenuensiUuf

ItalU frodi et Militati eiviiatem am4eerunt , ci non deve


indurre a credere, che i Greci siano stati signori di Soldiya
Immediatamente prima dei Genovesi.
{2) Lttere ligustiche, tav. 11 e 12l
(8) DeUa Crimea, l, p. d69 ; Hi p. 348.

incautamente, dubitando
copie

dell' iscrizioui

dell'

lui

delle date nelle

esattezza

comunicate

(1). I pii

indagatori degli avanst di Boidaja non vi


'

v^nta alcuna

profondi

hanno

rin-^

che fosse anteriore


air anno 1365. Le dne pi antclfe sono degli anni

1385

scrxione

e 138n. Dubois de

latina

Montpreux

nosciuto, che nelle iscrizioni che

si

fiveva di gi ricoall'

anno

(2). 11

con-

attribuiva

1285^ dovesse esser letto piuttosto 1385

msBo, Eoeppen, che fece le piti vaste ricerche


snile antichit della Ormea, legge pure in qnest^ iscrisigliere

zione r

1385,

aiiiio

quella che

13X4

leo

i^ge

1332, ei rinvenne

si

credeva dell'anno

ge 1414, in quella finalmente, in cui Casareto


1'

anno 1392. Tutte queste

date sono oggi confermate da Jargiewicz nelhi sua


dissertazione sulle iscrizioni genovesi in Crimea, scrtta

dopo ripetuto esame dei munuiaenti


sol luoghi (3).

lui

dobbiamo

iscrizioni finora sconosciate.


.

fatto

da

lui

stesso

inoltre notizia di alcune

Canale avrebbe potuto tro-

anche senza una visita ai luoghi. Evidente prova per il fin qui da noi detto ofire
r istoria di Soldaja nel secolo decimoquarto. Neir anno
vare

l'

errore delle date

1316 V xSGo coloniale in Genova proibisce a tatti i


Genovesi di comperare mercanzie in Soldaja o di acqui*

gtame
d'oro

(4).

sotto

Quale spiegazione possibile per questo

domandiamo
il)

od alienarne, ed
pena di cento iperper

col in altro nlodo, di venderne

in generale di dimorarvi

noi,

editto,

se Soldaja allora era propriet dei

Lettere ligustiche,

p.

132-131.

i2t

Voyage autuur du Caucase, V,

(3)

Bbunn,

(4)

OJic, Gaz., p. 380.

p. 352.

Notices, p. 47.

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USGenovesi

1^

Nel 1320

il

Caa

U&becli viet agli abitaati

uso delle campane

:
e gli abitanti
musoimani della citt andarono ancor piti oltre e tolsero
le campane a viva forza dalle chiese, convertendu queste in moschee e cacciando i cristiani dalla citt (1).
K tutto ci avrebbero potato fare mentre i Genovesi
eran signori di Soldaja ggiongiamOy ohe Ibn Batata
nel 1334 trov, essere qaasi tatti gli abitanti di Soldaja
la parte cristiana della popolazione, commubuhiiani

cratiani di Soldaja

l'

posta di artigiani greci, era piccola, dacch

maggiore dei

cristiani greci,

ohe prima

il

nuuiero

avevano

ivi

dimorato, era stato oecso od espalso in consegoenza


(2). Il bqo contemporaneo, balfeda,
non parla nemmeno dei pocin cristiani di Soldaja e

d'una guerra civile

dice esserne la popolazione affatto

maomettana, avver-

tendo che prima, ai tempi di Ibn Said, cio nel deci-

moterzo secolo,

il

cristianesimo era la religione domi-

nante in qaesta citt


tale

(3).

Sarebbe stata possibile nna

oppressione della religioDe cristiana sotto

il

vassallo del

Can

di

doimiiio

il

come abbiamo veduto,


Chipciach, vale a dire, il signore

genovese? Neir anno 1358

poi,

di Solgat, assegn ai Genovesi Soldaja per loro emporio.

Come

combina questo

su Soldaja che ammette

che secondo
la

tutte le

fotto
il

con

Canale

la signoria

Si

genovese

dovr concedere,

prove addotte Soldaja

fin

dopo

met del secolo decimoquarto dev' esser rimasta


(1;

presso

Ratnald,

Brunn

ali*

p.

38

in

anno 1328^ n. III. Il S^uaxarion ?reco


conferma pienamente quanto. ^to

di questa angaria.
(2)

Ibn Batuta,

(3)

Aoufda trad, ^ar Rsaha^ud,

II,

p.

415.
p. 319.

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nomano, dei Tartari e che Bon potremo mettere la conquista delia citt per
Genovesi prima del tempo indicato
i

dallo Stella,
esistesse.

anche se

Ma questi

la notizia di

qaesto cronista non

Tanno ed

ci indica- esattamente

il

giorno di essa, ed egli merita in generale tanta fede,

che anche nel caso nostro non

V ha ragione

a dabitare

della verit di ci che asserisce.

Insieme a Soldaja

Genovesi s'impadronirono anche


che appartenevano ai terri-

di diciotto villaggi (casai),

torio di questa citt, I Tartari, capitanati dall' energico

Mamai, tentarono
la loro

in segnito di riprendere ai Genovesi

conquista ed essi riuscirono infatti ad imposses-

sarsi dei diciotto villago-i,

fece fra gli anni

ma non

1360 e 1380

nel Chipciach ed assunse perfino

Genovesi erano nella guerra

gi di Soldaja. Marnai

la parte di
il

un Major domus

titolo di

Can

(1);

ma i

favoriti dalla fortuna, cesie-

che in seguito estesero ancora pi

le loro

conquiste alla

costa meridionale. Nel trattato che temporalmente mise

un termine

alla lotta

conservarono non aule

di Soldaja e dei diciotto villaggi

ma

divennero padroni

'di tutta

tino a Balaclava

nome

possesso

la regione detta

{Gotkia] abitata dai Goti cristiani, la quale

da Soldaja

il

ad essa appartenenti,

[Cembalo).

si

Gotla

estendeva

Per concludere

comraumt di Genova il
console di Gaffa, Giannone del Bosco, e due sindici
il

trattato in

della citt

presso

s'

delia grande

erano riuniti

Tre ^zzi

il

28 Novembre del 1380


^f& col signore

nella vicinanza di

(1) HAMim, 00len$ Sorde, p. 318-3^6. Quando Marnai


pi tardi t)attiito ed annientato da Tootamsce si rifugi In
Crimea, lo avrebbero a<^lto in Cafik, ma poi proditoriamente

ueeiBO.

Bawkbb da

fonti russe, p.

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120
di Solgat,

del

Caa

che agiva io nome sao proprio ed in quello

di Ghipciach.

riamente nella

La

scrittura

Hn^^ ugarma^

uiguro^ di cui fecero uso

venne stesa origina*

cio turca del dialetto

Tartari

ma

(1),

il

28 Luglio

1383 tradotta in italiano per ordine del console di Gaffa,


Mehaduce Cattaneo. A noi pervenuta soltanto questa
versione

(2).

L' istrumento contiene

oltre ai

ponti

(1) Fra le prime trib dell'Asia d| meisQ, soggiogate dai


Tartari furono gli Uiguri^ stirpe turca, che tanto super in
cultura i suoi vincitori, che questi presto s* appropriarono la

lingua e la scrittura uigura. Rubbuqis


p. 289 ; Joh. db
Plm. Gasp. p. ^1 $ Pasghalis presso Moshbim , Hiitor,
TariaHt eceUsiattic, p. 195 ; Klapsotb, -B^^^^ ^
Oa^^
easw, II p. 487; Abbl Bbuusat, Jtecherehes sur les langues
tartarts, p. 255 e seg. ; Quatebm^bb, Vie de Maschideddin,
ffoldene Hard,
p, GVII e seg. ; Hammbb, Itchane, I, p. 18
p. 28r69. Quanto qui diciamo, non in contraddiiione ool'anzidstto> che cio i Tartari abbiano parlato la lingua cumana,
perob il cumano turco.
(2) . Questo trattato pubblicato per la prima volta da
Silvbstbe db Sact, Noiicee etewtraits, XI, p. 52; Odbbico,
ledere ligustichty p. 180, lo conobbe gi* ma in altra reoensione, la qual ora k resa di ragione pubblica da Olivibbi,
Carte e cronache manose*, p. 72 eseg. I due testi difieriscono
molte volte ed in modo assai considerevole. L' emiro di Solgat
che concblusie il trattato si chiama JSliae Jlio (figlio) de Inach
Cotolloboga presso Oderico ed Olivieri. A proposito di questo nome osserviamo, che Inach (cio Inech, confidente) Cotollobo2-a persona istorica
che conosciamo da Macrizi ed.
QuATREMRE, II, 2, p. 1-515 G seg". Silvestre de Sacy invece nega, che V emfro di Solgat, che si rinviene nel documento, si chiami Elias e scrive il suo nome Ihancasus od lancasso, e cosi pure, indipendentemente da lui, l'abate Semini
,

presso Canale,

I,

p. 340^ 340, 350. ,11

passo del documento

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121
pnneipaU gi aecennati, ancora alcani articoli, per esmche in Gaffa dovessero avere la loro sede due
ufficiali del ( ari, senza esser disturbati dai Genovesi, uno
come giudice dei Tartari dimoranti nel territorio genopio quello,

'

vese, r altro per riscaotere i dazi per il Gan (1). Questo


non era eosa nuova, perch anche Ibn Batuta (lo abbiamo gi detto) rinvenne nel 1334 degl' impiegati
tartari

a Gaffa

ma

probabile, che

biano cacciati dalla citt durante

Genovesi
ultime

li

ab-

ostilit.

nauovarouo poi ben presto, malgrado


trattato del 1380 e nel 1387 si rese necessaria altra

conflitti
il

le

armati

si

agi' incendi.

un termine agli omicidi, alle rapine,


Tre plenipotenziari del Gan di Chipciach,

Toctaiiiisce,

fra

pace per mettere

quali Gotolboga, signore di Solgat,

Gen12 Agosto del

conclusero U trattato cogli ambasciatori genovesi


tile

dei Grimaldi e

Giannone del Bosco

il

detto anno, nelle vicinanze-di Solgat. Gaiubiamenti nel

possesso territoriale

non ebbero luogo per questo

atto

cbe ha maggiore Importanza storica e che unica fonte


per r istoria degli avvenimenti storici fra il 1865 e 1980,
suona presso Silv. db Sact qveli distot eoiai, li quali
ioemimi e rendenii a Sodaja, quando lo eomun priu &idaja,
po Marnai segn ge li leva- per fona ; ma preSNO Olivieri ;
quelUdiSti cawoi, li-quali eran de Sodaia, quando locamun
preiJKodata possa tramai segno per for%a i preise; nella
qual lesione mancherebbe il nome di Marnai ( nascosto in
queir i^'amai^ e r ultima porte della proposizione riesce per^
:

ci

wm

intellifirrble.

dasio che 11 sovrano riscosse In Gaffa, era il tre per


cento dal valolfe delle merc^zie ; i commefciantl genovesi
pagava Inoltoe un mezzo per cento alla cassa della colonia
(1) Il

in Gaffa

Pegolotti,

p. 7.

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122
Genova rimase signora delle citt e oootrade assegnatele
1380 (1)
E neec^ro innanzi tatto di considerare i nnovi

nella pace del

acquisti fatti dai Genovesi


etnografico. Di

in riguardo geografico

SoMaja abbiamo gi trattato

giangere che anche

il

e basta

ed

ag-

vino, prodotto delle^^ue vicinanze,

rendeva pregevole questo possesso. Oh non solo ai d


nostri si coltiva il vino a Sudacb, ma gi nei documenti
genovesi del medio evo che si riferiscono a questa citt,
noi troviamo cenno della vinicultura e d' un' imposta,

che gravava sulle vigne.

Il

nome greco

(amhehpatico) indicherebbe che

di quest' ultima

Genovesi avessero con-

tinuato col la coltura del vino, introdotta dai Gfeci

Nuova

(2).

per noi la regione detta Gotia, abitata da quella

memorabile trib dei Goti che

s'

era fermata in Crimea,

dooamento pubblicato da Sav. db Sacv, Notices


OLmam, l e,, p.
L'emiro
di Sol^at Coiolboga ( non da confondersi eon Inech otolla<
bag^a^ nominato nella nota penultima) promiae in quest'occasione ai Genovesi di fr coniare di nuovo , come prima
monete di migliore lega ed in suffidente quantit.- E fotto
cenno che gi prima abbia concluso un trattato oon Bartolomeo de Jacopo, quando questo era console di Gaffa probabilmente durante il suo secondo <xm8olato, Ifanno 1882 (ved.
Canale, I, p. d4&), mentre per la prima volta lo ta
1365
(ved. Stella, p. 1099). Secondo un altro documento^onfr.
r Archivio di Erman, I, p. 180 e seg.). Cotolboga era nel 1382
di gi signore di Solgat, o, come in quel documento detto,
comandante del territorio della Crimea qual successore di
Jhancasius (od Elia), che rep-nava nell' anno 1380.
(2? Canale, I, p. 274, 278. Gi ne* tempi antichi i Greci,
coltivavano il vino in Crimea. Ved. NsuMAHif, Die HelUiHn
%M Scythenland, l, p. 414 e seg.
(1) Il

i ewtraiUy XI, p. 62. Gonfr.

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123
menfcre le altre parti di

questo popolo

verso Occidente, fondando

loro regni

Francia meridionale ed in Ispagna

(l).

si

erano mossi

in Italia,

nella

Questo piccolo

popolo rimase^ quanto aila lingua, germanico per tutto


quel tempo in cui P istoria ricorda

il suo nome, cio


medio evo. In riguardo politico si un
Greci gi nei tempi della grande migrazione dei

molto
ai

al di l del

popoli

esiio

ajut a difendere

zantino contro

uno

dei

le

membri

confini dell'impero bi-

irrompenti, stirpi barbaricbe ejrimase


di questo

reg^o fino all'epoca della

conquista di Costantinopoli per

Latini. In

del rivolgimento politico nella capitale

dominio su tutto

il

litorale

conseguenza
impero il

dell'

meridionale della Crimea e

per conseguenza anche sulla Gotia pass dagP imperatori di Costantinopoli

del

1380

dei Tartari,

Da

nisse.
vesi

quelli di Trebisonda. 11 trattato

che i Goti erano divenuti tributari


non sappiamo in qual tempo ci avve-

ci Insegna,

ma

questi pass la signoria sulla Gotia ai Geno-

Questi Goti avevano da molto tempo perduta la

loro antipatia contro abitazioni circondate

da mara,

anti-

patia che propria del carattere degli antichi Germani,


Di questi Goti in Crimea tratta estesamente Massmann
luoghi; nell'articolo Ootthica minora^ Haupt, Zeitschrift fiir deutsches. Aterthum, voi. I (1841), p, 345 e seg. ;
il)

in tre

nei Rapporti mensili della societ geografica di Berlino, annata XIII (1852), p. 14 e seg. \ finalmente nella prefitzioae
della sua edizione di Ulpila Stoccarda 185*7, p. XXVII e.
eeg. Anche Bubois db MoxiTPasnz
VI ^ p. 222-238 , ba
,

essi e delle^loro sedi; Hbbscbbl


poi li brevemente esposto tutto quello che le lioercbe ci
beano fatto oonoseere iptoino ad essi u^WAnifeiger fUr Kmd$

X>arlato

dlflbsamente di

deutscher Torzeit, annata 1859.

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124
come osserva anche
a

Soldajfl,

quaranta

Procopio

Rubruquis aveva saputo

che fra questa citt e Gherso


castelli, in

si

trovavano

abitavano molti Goti, che

cui

facevano uso della lingua tedesca. Questo passo di Hubruquis

c'

insegna nel medesimo tempo

geogTafca delle sedi dei Goti

le

la

situazione

sue indicazioni sodo

assonati alla Gotia nei


con la sola difTerenza che, secondo
Gotia non si estende fino a Cberso,

in perfetto accordo coi confini

trattato del

1380

quest' ultimo, la

cio Sebastopoli,

ma

soltanto fino a

ciava. in questo litorale,

Cembalo

ossia Bala-

cui confini sono segnati dalle

e Balaclava troviamo nel tempo in


ne impadronirono i Genovesi, quelle medesime
citt, le quali ancor ogg
ivi esistono. Procedendo da
oriente ad occidente enumeriamo quelle, di cui rinveniamo nomi nelle carte geografiche, gli itinerari e
citt di Soldaja

cui se

documenti della seconda met dd medioevo. Scuti^


oggi chiamata Uscut (1), Alwta (2), le dutf. Lamat
[hotyLTTcii

presso

Sciamo

di

Ohio)

(3),

Parthenit

(4),

(1) Lblbwbl, AtUi; Portulan, p. 13. Confr. Pallas, Meii


in die sSdlichen StaUkalt^nehafUn, U, [>. 202.

Acta patriarchatus
(2) Edrisi, Hi p. 395 ; Lblbwbl> L
Costantinopolitani^ ed. Miklosich et MOllbb, JI, p. 67, 68.
(8) BdbisIj l, c,y Lblbwbl, Q-ographie du mo^ndge, III,
p. 196 e Beg. ; Acta Patriarchatus Comtantinopolitani, l e.
(4) Edrisi, l e, col commeato di Lblbwbl ; AetaSS. Boikznd,, 26 lunii, p. 190 : Ix rvf; Tcparix^f cSv Tavpo9)ev3^wy y?; xH^
vtrq TVJV ;(pav t3v Ft^wv xtXy'j<Jr)i m-ffopiov /fyopivou Hotf^tVtxSv
.

Acta Patriarchatus Const., l c. Le carte geogrraficbe


del medio evo non hanno Lambat e Parthenit, ma invece Pangpopullo o Pan propoli che non vorremo cos seriz' altro dire
identico n coU'uno, n coir altro dei suddett luoghi. Ved.
LsLEWBL, Portulan, L e; Dubois db MontpbbuXj V, p. 448.
inoltre

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125
Uf9itf (1) e Salta
d'

una

(2). I

Oenoiresi VeDnero cos in possesso

serie di piccole citt c di villaggi poste la bella

contrada, che qua e col poteva ricliianiare alla loro fantasia le ridenti riviere della patria

luoghi eran circon-

dati da fertili giardini e vigne, che prodocevano certamen-

te molto

piit di

delle citt

quello che era necessario i>er

maggiori e delle piazze

il

consumo
La

forti della colonia.

pi parte di queste citt avevano anche piccole marine,

opportunisdime per

il

cabottaggio, ed in cui potevano

Tfugiarsi anche navi

mercantili pih grandi, qualora

fossero colte dalla burrasca* In

lusta ed Ursof,

tempo

due di queste

Genovesi trovarono

cittit,

in

fortificazioni del

di Giustiniano che ristaurarono e completarono

secondo

loro bisogni. Settant'

anni or sono

si

ancora in una parte delle rovine rimaste delie

vedevano
fortifica**

Ursuf cannoniere che non possono essere opera


dei Bizantini, probabilmente lo sono dei Genovesi "(S).
La tradizione poi chiama genovesi le antiche opere forzioni di

tificatorie di

clava ;
(1)

262

Limone presso lupca,

fra Jalta e Baia-

ma queste sono probabilmente d'origine greca (4).

2v Tcp^ov^ixai; ppivpcv..

NiNGASA

PROCOPIUS

Cd.

BONN,

III, p.

e, dice Qarzuni ; la carta di Gbatiosus BeGi'CQVi (variante Goriam), Gios. Barbaro, p. 16,

EdrisIj

/.

Bialita; i documenti fsrecX negli


(2) Edrisi, 7. e, ha:
Puiriareah 44 Cott0ntinopoli { I, p. 577 ; II, p. 68,
Atti
74 e seg^ ; 249), or 1Xit, or riaitet ; la carta della LaurenKiana presso Sbbristobi, Btalita, Il Xioia, Ima delle altre
carte geografiche indica probabilmente il promontorio Aja

6 non la citt di Jalta,


DuBOis db Montp^ux,
(3) Pallas, II, p. 175 e seg. ;
VI, p, ^; ftsland 1840, Gennajo, p. 7<f.
(4) DuBOH BB MoMTPBBUZ, VI p. 84 0 seg.

126
I

pochi avanzi di costruzioni, di cui

certa,
i

noD sarebbero prova

origine in-

sofficiente per asserire,

Genovesi abbiano veramente preso possesso del

che

litorale

fra Balaclava e Soldaja, assegnato loro nel trattato del

1380.

Ma

dai

documenti

risulta,

che nel decimo quinto

da un capitano

secolo tutto .questo territorio era retto

genovm feapUanui

QotiaeJ / nelle citt di Ursuf (Qor-

zanium), Parthei)it flMiniceJ, Jalta (JalUaJ^ Alnsta

governavano consoli genovesi

(L'asce)

coloniale di

Genova

poi s'occupava

anche

la legislazione
della Gotia (1) .

Fino a che i Genovesi si mantennero in Gaffa, conservarono anche il dominio su questo litorale.

Ma le

sedi dei Goti si estesero

anche

nell'

interno del

paese per quella resone roontaosa, coperta di boschi, che


nel sudovest della

Crimea

si

innalza dietro alla spiaggia

ed attraversata dalle vallate della Cernala, dei Beibech

ed Alma e del Salghir: anzi pare che

della Caccia

Goti, pih che altrove^ si fossero stabiliti fra questi monti

e qui

pii^

care, se

a lungo

e con esso

Mangup

si

mantenessero

(2).

Dobbiamo

ricer-

Genovesi possedessero anche questa contrada


il

che,

tori dei fiumi

memorabile ed antichissimo
posto sovra

castello di

un monte, dominava

terri-

Cemaja ^ Belbech, e secondo Dobois de

(1) Canale, Crimea, I, p. 263, :^06, 313, 358, noi Olivieri,


75 MuRALT, mAV Archivio di Ebmamn, voi. XVIII, p, 165,
da documenti genovesi.
(2) DUBOIS DE MONTPRETJX, VI, p. 225 6 SBg. A BuSBBK
furono indicati nel declmosesto secolo come citt principali
Reysen und Botschaften, Frankdei Goti Mangup e Sciuarny
furt, 1596, p. 385. L'ultimo luogo probabilment Surene
al corso medio del Belbech, ved. Dubois, VI, p. 295.

p.

\::.
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Montpi'eux, era la capitale della Gotia. Molti

hanno

padroni (1); ma i docament e le cronache genovesi non parlano mai di Man-

voluto sostenere che u fossero

gap, ed appunto quei Taggiator che meglio pi


haftno esaminato gli estesi avanzi di

aecorataiigfeDte

questa fortezza, sono

d'

opinione, che non

atata genovese. Dubois de Montpreux

non

mai

fosse

vi trov trac-

cia di architettura occidentale, e gi prima di lui

Morawiew-poBtol aveva^osservato, che a Mangup mancano del ttitto gli stemmi che del resto sono cos frequenti nelle costruzioni erette dai Genovesi

(2).

Anche

ropinione di Pallas e Glarke, che Cerchess-chermn ad

occidente di ]tfangop e Giufutcale vicino a Bagcisarai


siano stati castelli genovesi^ non si potr ammettere per
vera^ se si consideri attentamente lo stile architettonico
degli avanzi e

pii

istoria ricavata dai

che

strettumente

documenti

si

(3).

stia attaccato alia

Non

poi probabile,

Grenovesi avessero eretti castelli fra questi monti

che non eran attraversa,ti da una via commerciale importante, o che vi fossero in generale stahilti.
Torniamo adunque alla costa meridionale. Oltre alla
Gotia

Genovesi possedevano qui ancora

lodava con

la

la citt di L'a-

sua baja ricca di pesci, bene protetta dalle

fbpi che le stanno dinanzi. Essi

non V avevano acqui-

stata soltanto pel trattato del 1380, perch gi nel

1374

Ved. p. e. PallaS, II, p. 120; Clarke, V&yagen MusSerra, IV, p. 66.


p. 450
236. Murawiew Apostol,
(2) Dubois, VI, p. 272 e seg".
Reise durch TaurieUj iiberseM von OerteL p. 151. Ved. anche
Elie de la Primaudaie, p. 206 e seg. Not.
(3) Dubois, VI, p. 292, 343 e seg.
(1)

sigf II,

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128
troviamo qui guarnigione genovese,, un console ed

altri

inipiegati della republica (I). I Genovesi snebber questa


citt gi
tta:

prima

dell*

ocoopasione di Sodach-e della Go-

secondo on^iscrizione recentemente scoperta comin-

ciarono la fortificazione di essa nel 1357

sott\)

il

conso-

Simone dell' Orto (2). Secondo Martino Bronioyios, che viaggiava in Crimea nel decimosesto secolo e
quivi raccoglieva molte notiaie che risguardano l'antelato di

riore storia di questa penisola, Balaclava apparteneva

prima a dinasti greci,


rese

facile, ai

la cui

discordia e negligenza

Genovesi la conquista della citt

(3).

Per

questa notizia non siamo gi costretti ad ammettere, che

Genovesi si fossro^ acquistati Balaclava cent* anni pri*


ma, come vorrebbe Canale. Ei crede, che i Tartari aves-

sero rovesciato d'un colpu ogni dominio greco in Crimea,

quando

la

moterzo.

occuparono nella prima met dei secolo deci-

Ma

ci intieramente bso. In Cherso e nei

suoi dintorni si

mantenne

fino verso la fine del

medio

evo un avanzo di dominio greco, che in principio del


fleci in sterzo secolo era retto da un incaricato dell' imperatore di Trebisonda

luogotenenti bizantini
.

di principi greci

p*

(4),

(5),

pi tardi di bei nuovo da

e finalmente pass in mano

che avevano una specie di dominio

Ved. gli estratti di documenti presso Canale,


(1)
299 e seg.
^2)

Bbunn,

(3)

Descriptio Tarlar ice, ed. Colon ire Ag-ripp.,

/.

e, p

I,

59.
fol.

7.

Fallmekayer, Uriginafruggente zar (reschichte des


KaUerthums Tropeztini, l, e, 111, 3, p. 18 e seg 72 e seg.
(4)

87, 92. 103, 144 e seg.


(5)

DuCAS,

p.

74 e seg.

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129
feudale iu quest' angolo dclhi penisola

come una

seguito,

in

memori

dell'

(1).

Noi vedremo

volta gli abitanti di Balaclava,

antico loro governo greco, vollero liberarsi

del latino dei Genovesi, e

si

assoggettarono a

<|ael

dina-

sta che allora governava gli avanzi del territorio greeo


in Crimea.

Balaclava segna T ultimo confine del dominio geno-

vese ad occidente. L' asserzione,


stata citt genovese

che

(2)

che Jndiermann sia

confatata dal semplice fatto,

fa piuttosto la residenza di quei

cui or ora abbiamo parlato

dinasti greci, di

Sebastopoli poi non era

(3).

nel medio evo una Jiorente citt commerciale dei Genopeii, essendo

tempo non
occnpa,

mente

V*

pi sopra da noi dimostrato, che in qael

esisteva neppare. Nel laogo che questa citt

col deviare da essa


altri

Chmo,

era ancora V antica

greca, alla cui

rovina
il

commercio, concentrandolo in

empori e coir impedire

le relazioni

coi loro connazionali in Gherso

che

(4).

dei Bizantini

Non

impossihile

Genovesi in numero considerevole abitassero in

de*

questa

citt essenzial-

Genovesi contribuivano

citt, anzi

1'

esistenza d'

un vescovado

latino in

Gherso fa supporre elet^enti occidentali ira la popolazione.

(1)

Fallmerayer,

c.y

IV,

1, p.

40,69,103; DuBOiS db

MoTPBBux,
(2)

VI, p. 257 e seg. Parleremo ancora di esso.


Pallas, II, p. 81 e seg:. ; Canale^ II, p. 345.

Ingenmni areem satis magnificam


(8) Broniovius^ p. 5
a princtpibus graecis exstructamfuUse apparet ; nam porta e
et edijicia adhue nonnulla integra graecis characteribus exornata et cum insignibus eorum insculpta conspiciuntur ; o
pag. 14 GraecoSy qui Mancopiae et Ingermeni incoleant,
(4) NiCEi'iioR. G&BGoa., U, p. 877.
:

G. Heyd,

11.

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130
Mentre in tal modo si estendeyaoo i possessi di Genova in Crimea verso occidente fino a Balaclava, si
allarg^avano anche ad oriente di Gaffa. La republica
acquist Chercce (Vosporo), ma noi ignoriamo il tempo
in cai ci avvenne. La prima menzione d' un consolato
genovese in questa citt
nell'anno 1456

(1),

ma

deli'

anno 1449,

certamente anche antenonnente.


fossero

un secolo prima, perch

offer nei

1340 Chercce

al

impossibile che lo

signore di Solgat

ai Veneziani

e questi se ne ser-

come

la fortificazione eretta nel

ancora una torre

E
il

virono per qualche tempo

che

la seconda

Oenovesi n'erano padroni

di lora emporio. Pare,

medio evo,

mare, appartenga

al

di cai si

vede

periodo del do-

minio genovese.

Tanto

sia detto dell'estensione dei

novesi nella Crimea,

come

possedimenti ge-

medio evo.
Quale cambiamento in confronto di tempo, in cui i
Genovesi erano stati accolti per la prima volta iu Gaffa
fa verso la fine del

Tartari erano respinti da tutta la costa meridionale,

un eamiderevoe staio cohn^Ue gmocon popolazione parte greca, parte gotica. Il centro
politico per i nuovi acquisti fti sempre Cfa, che il
capohmgo di tutte le colonie genovesi al mar Nero ed a
in cui si estendeva

eese^

quello di Azov, per cui


il

il

suo consoie non port soltanto

titolo di: Console di tutta la Gazaria, o Console di

Genovesi dimorane in &(mnat

ancor pi magnifico di Cnsole di

tutto

U mar Nero

(2).

Brunn, Notieu,

p. 60; Canals, I, p. 308.


maris maiorii, Odbbico, p. 150 e seg.
presso Canalk, I, p. 345 ; N&tiees et extraits, XI,
(1)

tutu

ma talvolta anche quello

(2) Ti^tius

Semini
53 e

p.

seg., 62.

'y

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131

L' qfficium Gazariae in

Genova prese nel 1398 V impor-

tante decisione, che

console di Caif dovesse d'ora in

il

poi conferire tutti gli uffici in CallB stessa


le

citt al Ponto, q

ed in tutte

cui esistevano colonie genovesi

at^i assistere nelle elezioni alle diverse

cariche dal suo

consiglio e dall' ufficio di provigione in Gaf&, e darle

per met

cittadini genovesi, per

met a

cittadini di

{j%^lqffleium Gatariae si riservava soltanto il diritto di

nominare
la

consoli di

Cembalo (Balacla\ a), Soldaja,

Gaffa,

Tana, Trebisonda, Binlisso (Samsonj ed Amastri e poi

fnassam in Gaffa e del personale delle loro


A questi ufficiali eletti in Genova era

gli uffici dei

cancellerie (1).

proibito sotto gravi pene di vendere le loro cariche o


di cederle

tal

modo

ad
il

altri in qualsiasi

diritto

cariche nelle colonie pontiche

importanti e cospicue,
per

modo

(2).

vero, che in

del console di Gaffa a conlrire le

ma

non

si

estendeva alle pih

quello di eleggere

consoli

luoghi minori ed a conferire que' molteplici


sottoposti ai consolati, gli assicur

uffici inferiori,

altri

sempre

una grande influenza sulle persone e negli affari di


queste colonie. Que' consoli, che venivano eletti a Genova, erano poi per molti rispetti dipendenti da quello
di Gaffa. Gos

a mo' d' esempio era

lecito agli abitanti di

Soldaja e di Balaclava, ad aver ricorso al console di


GafOei

contro

il

loro proprio,

quando credevano di aver

(1) Canim, I| p 241, 3i4 (dove invece di Limissi bisogner leggere Simissi), S59. Che anche i ooasaU per Yosporo

venissero nominati in Genova, provano gli estratti dei documenti presso Canal, I, p. 906.
(2)

Cahalb,

I, p.

244 e seg.

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motivo a lagnarsi di

lui (1).

ammin

tanto quelli che

Una

erravano la giustizia, quanto

quegli altri a cai eran affidati

vano

sorveglianza su tutti

genovesi nelle regioni del Ponto,

gli ufficiali delle colonie

danari pnblici^ esercita*

sindacaiari peneroH, che rsiedevano

console di questa citt per non


ilacato

quanto a

in

ed in conformit agli statati:


g*

sm-

puntualmente

adivano

essi

le

lagnanze

impiegati dimentichi del loro dovere, proce-

devano air inquisizione contro


teri

Gaf^a. Il

tutti gli altri uffici essi vegliavano,

affinch fossero amministrati fedelmente,

contro

sottostava ai loro

quanto

pene da

alle

tali

ed avevano estesi po-

infliggersi.

Accanto ad

essi esi-

stevano nelle singole citt speciali sindacatori (audUeri),


i

quali,

ogni volta che

il

console della loro citt cessava

dalla sua carica, dovevano esaminare

suoi atti ufficiali

ed in caso di lagnanze istituivano un processo

sinda-

catori generali pronunciavano poi la sentenza in base

agli atti d^ inquisizione stesi dai sindacatori speciali

contro tale decisione non era possibile

il

ricorso.

In Gaffa

venne cos sorvegliata ed esaminata tutta l'amministramar Nero (2). Questa citt era anche

zione delle colonie al


il

centro per gii affari di finanze. lnassani di C({fa

non

ammiinistravano soltanto la cassa comunale della citt,

ma anche

quella principale di tutte le colonie pontiche.

I consoli di

Soldaja e Balaclava, a mo*d' esempio, rice-

vevano da Gaffa
i

loro stipendi, e cosi pure

capitani ed

soldati nelle fortezze di Soldaja, Balaclava e Samastri.

Da

questa cassa principale

menie mandati
1)
(2)

alle casse

Canale, L
Canale, I,

danari venivano probabil-

minori delle citt provinciali.

p.

277,

p.

247, 254 e seg.; 259-261.

:^02.

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133
Queste veoivano visitate dai pagatori di Ga^a
della
si

immta)y almeno dae volte

ali*

faceva in Soldaja e Balaclava.

(ujizio

anno; cos almeno

Per questo rispetto

r ufficio dei massarii era considerato

tanta impor-

di

tanza^ che certamente dalla fne del decimoqnarto secolo

a Genova La loro amministrazione


venne non solo esaminata dai sindacatori almeno quattro

in poi yeniyano eletti

ma

volte all' anno,

glianza di tutti

era eziandio sotto la continua sorve-

cittadini,

cognizione dei loro

libri,

a cui era

lecito di

quando volessero

prendere

(1).

In ugual modo era provveduto riguardo all' of^afumento mUUare. Incaricati del console di Gaffa visitavano per lo meno tre volte all' anno le /orti/lcazioni di
Soldaja e Balaclava, ed in intervalli maggiori, quelle
di

Samastri

soldati, le

piti

e via dicendo
flitti

lontana; esaminavano

(2).

Quanto

piti

Tartari, tanto pi

coi

il

numero

frequenti fossero

si

con-

doveva avere a cuore

sempre armato ed apparecchiato a

essere

Q^a era

dei

mura

munizioni e provvigioni, lo stato delle

reputata citt fortissima;

difendersi.

consoli

Giacomo
ne

Spinola, Pietro Gazano e Benedetto Grimaldi che

a capo negli anni 1384 a 1386, circondarono di


mora anche i suoi sol)borghi (3). L' odierna Teodosia
ancor cinta per ampio tratto da queste mura e fossa
genovesi : delle torri che a distanze eran erette lungo
queste fortificazioni, se ne vedevano ancora mlte nel secolo scorso, mentre Dubois de Montpreux non rinvenne
furono

(1)
(2)

(3)
I;

p.

Canale,
Canale,
Stblla,
161

II,

p.

I,

p. 246.

p.

p.

245 e seg.

I,

1096; Oobrico,

257, 270, 800.

p.

149,159, 179; Canale,

'

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134^
pi che una sola, quella di papa Clemente, di cui ab-

'

due luoghi, dove le mura


giongono al mare, erano ddlle maggiori opere d fortificazione, da nn lato verso sudovest
un' estesa cittadella dall' altro verso Chercce un forte
con muri straordinariamente grossi (1). Pi splendida,
biamo detto

di

sopra. In

dalla parte di terra

anche ne' suoi avanzi^

si

presenta allo spettatore la for-

ima gmoteie i% Sudaeh. La grigia rape calcarea, su cui


fabbricata in tre piani ed in forma di piramide,

si

innalza quasi perpendicolarmente dal mare all'apertura


d'

ampia

un'

dietro,

valle

ed accessibile solo dalla parte di

ove s'allarga in forma di uno sterrato. Su questo

posta la parte inferiore e pih estesa della fortezza,


circondata da

un moro con

drate, in parte rotonde:

da un'alta

il

qua-

dieci torri, in parte

mezzo del muro

occupato

torre, in cui si trova la porta, difesa

da un

opera avanzata. L' altopiano ora coperto di rovine, fra


le quali gli avanzi di

un

edificio, il coi stile orientale

dimostra come originariamente fosse destinato ad essere

moschea, mentre

latine

le iscrizioni

vengono, fanno prova che

r adoperassero come chiesa

che in esso

si

rin-

Genovesi per un tempo

(2).

Al di sopra

della fortezza

Clabee, II, p. 313 e seg-.


(1) Pallas, II, p. 261 e seg*.
DuBOis DE MoNTPBEUX, V, p. 285 0 scg. Iscrizlonl e blasooi
delle mura e torri di Gaffa si trovano raccolti presso Odrrico
:

(tav. 1-10), e

\\'axel, Recueil des antiquits, n. 20-22 confr.


II, p. 341 e seg-.
Dell' iscrizione pi innpor;

anche Canale,
taiitc

che

si

trova alla torre di papa Clemente, abbiamo par-

iate pi sopra.
(2)

Nel secolo decimosesto

potevano distinguere in que-

<?i

sta fortezza inferiore tre chiese

Bboniovius^

p. 10.

V
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135
inferiore si scorge sovra la

punta

mezzo, pi piccola:

della di

il

d' aiia

vertice del

rape la citta-

monte

coro-

nato da una semplice torre quadrutu unita colla rima-

nente fortezza per un muro che


Il

tatto

non

dMserizioDi e stemmi,
delle belle arti

genovese

si

estende lungo le rapi.

offre soltanto allo storico

co' suoi

pensasse

saffciente acqua,

di

ma

ornamenti

[1;.

provvedere

la

provano

nna

ricca messe

rallegra anche

Che

il

caltore

governo

il

guarnigione di

gli eccellenti acquedotti

che in yart ponti si rinvengono. Anche i documenti pubblicati da Canale ricordano questi acquecisterne,

dotti, la

cura dei quali era affidata a speciali impiegati.

provvigione poi doveva pensare

L' ufficio di

fortezza

non mancassero

viveri,

clie

nella

armi e munizioni, e

disponevaatal uopo delle imposte riscosse dagli abitanti.


Il

console aveva

oltre

il

comando supremo

della guarnigione;

trovavano nella fortezza un castellano

lui si

due sottocastellani, uno nel castello


castello Saat-Elia ; gli statuti poi

S. Croce,

contenevano

V altro nel
gli ordini

opportuni, perch avesse sufficiente numero di soldati

bene pagati e fosse custodita colla massima cura

Una
(j)

La

descrizione della fortezza di Sudacli tolta al viug-

gio di DuBOiS DE

guardo
222

MoNTPBEUX, Opera questa

distinta (ved. voi. V, p. 323 e seg.

tav. 45, 64
p.

(2).

terza piazza forte ed importante era Cembalo ossia

UL

tav. 29);

fcOtto

ogni

ri-

^l^/a^^, serie II,

confrontato con Pallas,

II,

Muuawkw-Apostol, p. 160 e seg. Le iscriarmi conservate sulle mura si trovano con pi o

e seg.

zioni e le

serie

meno fedelt copiati e commentati presso Odebico, tav. 11-14;


Waxel, n " 17-19 DuBOis de MoNTPaBUX, V, p. 352, ^7
:

e seg. Confr. anche Canale, II, p. 342 e seg.


(2) Canale, I, p. ^70 e seg.

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B&iaciava (1).

La cittadella prpriamente detta di

questa

monte che forma il confine del porto


ad oriente; dal monte discendevano due mnra fino a
questo porto ed erano fra di loro unite da un terzo muro
che si estendeva lungo il porto stesso V una delle torri
citt era sovra

il

angolari di quest' ultimo

F odierno villaggio
sima

maro

di Balaclava,

(2),
l'

allo stretto ingresso del porto

tamente.

era rivolta verso

altra stava vicinis-

dominandolo perfet-

probabile che qnest' ultima sia quella, che

anno 1449 accennata sotto il nome


con nna gnamigione di quaranta
archibugieri, mentre il castello di S. Nicol, cio la cittadella superiore era difesa da ottanta nomini (3).
Noi abbiamo veduto, che Gaffa per molti rispetti fu
come un capoluogo e centro per le colonie della Crimea
negli statuti dell*

di cittadella inferiore,

e delle altre regioni pontiche. Solo nelle eondmoni eceU-

doiHehe che dipendevano da quanto ordinava la santa


Sede, non si scorge un simile accentramento. Quanto
pi si aumentava il numero delle colonie occidentali in
queste contrade e la loro importanza, tanto maggior

numero

di vescovadi latini veniva istituito dai pontefici

accanto a quello di

GafBEt,

la cui diocesi

da princpio era

tanto grande da comprendere eziandio una parte della


Ved. la veduta delle rovine presso Duboib db Uomserie II, tav. 64 ; la deeorisione VI, p. 116,
presso Dbmidofp , Seie t'u die Irim &emU$ von IM^febaur. 11, p. 44. Broniovius vide In questa Ibrtecza ancora
avanzi oonsiderevoli di edifizi genovesi.
(2) Pietre con scrizioDi Airone tolto da questo torri dai
Piemontesi durante la guerra di Crimea nelPanno 1885, e
portate a Genova; Canalb, U, p. 348-345.
(1)

pnux, Alante,

(3)

Canale,

I,

p. 301.

i-

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137
rimanente Rassia e della Bulgaria. Cosi Soldaja e Baiaclava (1) ebbero in

seguito,

a quello di Gaffa

dioati

loro

propri vescovi, coor-

con assegnare loro ana diocesi

rimase diminoita quella della capitale. Accanto ai vesco*


vadi latini esistevano fino dai

che

SI cuiservavatiu

Costantinopoli. Gii abitanti greci di Soldaja e dei

di

avevano in

dintorni
i

tempi antichi de^ greci

ed erano dipendenti dal patriarca

Goti,

tal

modo

il

loro proprio vescovo

erano uniti alla chiesa greca, ricevevano da secoli

si

loro

vescovi da Costantinopoli

vtcovo greco di Cherso

novese e
col
di

qoali gi nei tempi dell'imperatore Giustiniano

le

s'

(2).

Anche

la diocesi del

estendeva su territorio ge-

contese sue riguardo ai confini di essa

vescovo della

(]U)tia,

concernevano fra

Lambat, Partenit ed lusta,

possessi dei Genovesi.

Il

altri i

patriarca di Costantin

aveva immediati possessi e

luoghi

quali conosciamo

come

)|)oli

diritti in Jalta, citt

poi

che era

pure propriet dei Genovesi. Questi non turbavano le relazioni del patriarca costantinopolitano
i

vescovi del paese

quali anche sotto

con la Crimea od
il dominio geno-

vese continuavano ad intervenire ai sinodi di Costanti-

nopoli e di trattare davanti al patriarca le loro molteplici questioni

(1)

KALE,

(3).

Le QuiEN, Oriens chnstianus.

Ili, p.

llOd^e seg.

Ca.-

304 e seg.
(2) Le-Quien, l. e, L p. 1244, et Ada SS. Bolland. 20
Junii , p. 190: Ada Patriarchattis Constantinopolitani, ed.
MiKLOSiCH et MuLLER, i luoghi citati nel refj:istro sotto V^-v-ly..
(3)

1,

Su

p.

hanno ultimauiLU te
Acta Patriarchatus Constantinopoitant. Ved.
U, p. 67, 69 e seg. ; 74 e seg. ; 148 e seg. 249.

qiipste condizioni ecclesiastiche

sparso luce
p. e. 1, p.

273, 279 e seg-,

ie

577

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138
U acquisto
estenaione ed

il

delio stato coloniale

in Crimea, la cui

coi organamento abbiamo studiato fino-

avvenne in un tempo, nel quale la republica di


Genova fu in generale molto fortunata. Venezia era
allora condotta all' orlo della rovina dalla guerra combattuta per il possesso di Tenedo. Anche la marina mer-

ra,

cantile di queat* ultima republica aeni, durante questa


lotta,

talmente la pteponderanza della genovese da ve-

dersi per alcan


al

commercio

meno

per

tempo esclusa dal mar Nero e limitata

coli'

Egitto

Gli avvenimenti

(1).

favorevoli per

Genovesi verso

guerra, cosictob nei negozUUi di

non ardirono

accampare

paa

volsero

la fine della

/atti

a Torino

che i Veneziani
dovessero essere del tutto esclusi dal commercio pontico
e solo richiesero, che per un certo tratto di tempo non
di

la pifetesa,

venisse loro concesso di fare

anche ci ottennero aob per

il

il

viaggio, alla Tana.

e col rinunciare essi stessi ai viaggi della

medesimo tempo

Ma

breve tempo di due anni

Tana

pel

(2).

// conquistatore dei moudo, Timur, delle cui relazioni

con Galata e Focea abbiamo trattato a suo luogo

(3),

decimo terzo secolo potentemente


anche sui destini della Tana, In tre spedizioni guer<>
resche intraprese fra gii anni 1387 c 1396 ei combatt
influ alla fine del

col

Can Toctamisce, uno

potenti che abbia avuto

il

dei

reggitori pi grandi e

Chipciach Nella terza di


K

Dandolo, p. 448 e seg. ; Chronie<m Tarvi. pvesBO Mu*


sATORi, tom. XIX, p. 756.
(2) Vbbci> Storta delia marea Mvtgtana, tom. XV, Doe.,
(1)

p. 88.
(3)

Ved. la dissertazione IV del I volume p. 492 e seg.

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queste spedizioni,

Timur avendo

sconfitto

Can, per-

il

Tonne alla Tana, quando tatto devastando ritorn al


suo paese. I colonisti occidentali di questa citt,
ziani e

Genoveei, Catalani e Bisca^lini ed

cronaca di Treviso)

maudarono

al

Vene-

altri (cosi la

conquistatore una

deputazione dal loro mezzo, con doni, pregandolo di


volerli lasciare
tieri

tranquillamente abitai^e

i^ei

loro quar-

e perm^ttere cbe attendessero al loro commercio.

Timur dichiar di concedere tutto quello che imploravano ed anco cose maggiori, e fece ricondurre iilla Tana
r ambasciata da uno de' suoi grandi. Pare che la pi
parte degli- Occidentali fosse stata ingannata

da questi

modi benigni del conquistatore. Alcuni non si fidarono


delle amichevoli parole e s' imbarcarono sulle navi alravvicinarsi di Timur. Nel porto

trovavano per buona

si

ventura le galee veneziane, che regolarmente ogni anno


in

tempo

stata finzione e
ratore.

visitavano la Tana (1). Gli altri


accorsm, ohe la bont di Timur era
quel grande del suo seguito un esplo-

stabilito

troppo, tardi s*

Quaudo

il

conquistatore fece

Tana, risparmi solo

Musulmani

il
:

suo ingresso nella

tutti

Cristiani, di

cui pot impadronirsi^ vennero fatti prigioni

le loro

case e magazzini dati al sacco e distrutti. Molti dei


Cristiani morirono nella prigionia, altri furono riscattati

e tornarono in patria

ma

naturalmente preda del nemico

loro beni rimasero


(2).

Dai regesti di

(1) Venesia sped ogoi anno alla Tana un flottglia di sei


ad otto galee mercantili. Mabin, IV, p. 104; V, p. 193; BabBABO p. 18 b.
(2) Alla Tana vennero allora da Timur fatti prigionieri tre
&g di CUovanni Miani, podest veneziano a Treviso, che tutti
'

140
documetiti venteiani pablicati da Canale (1) risulta, che
la republca di Venezia fa assai sollecita a riedificare il

sao quartiere distmtto da Timnr, e specialmente gli


piiblici,

edilzi

eie

come

fortificazioni, e

me. Le

la chiesa,

V abitazione del console

che a tale scopo impieg

fortificazioni

veneziane alla

forti

Tana devono

som-

essere

che
ne d Giovanni Bembo (2). Il quartiere dei Veneziani
nella citt non era soltanto circondato di mura e torri;
etate molto considerevoli, secondo la descrizione

ma

essi

due

torri

un castello proprio con


e cnto da fossa larga e profonda fuori della

possedevano ancora

Tana posto sa
loro beni,

di nn' altera, in cui potevano ritirarsi coi

quando

che anche

la citt venisse presa dal

Genovesi possedessero simili

nemico. Pare

fortificazioni e

dopo la rovina fattane da Timur. Ma un


danno cagionato da questo conquistatore, non pot
essere sanato ii presto. Egli aveva &tto demolire anche

le riedificassero

altro

Astracan ed incendiata Sarai, la residenza dei Can di

Cbipciach

(3).

Queste due citt erano luoghi importanti

mani
Andrea de Redusiis de
Quero, venne informato di diversi partioolari ohe si riferiscono
a questi avvenimenti da Pietro Miani e da un Genovese Giovanni Andrea, ved. il suo Chranicon presso Mubatobi, HlX,
p. B02 e se^. Altre delle nostre notizie sono tolte da Sanuto,
Vite di Dogiy p.
e da CHBaBPBnniN Ali, HUtoire de TimurUc, trad, par Pns nn la Cboix, II, p. 965. Intorno a
ritornarono in patria lasciando dodicimila cecchini nelle
del nemico.

Il

oronista trevigiano

Hammbb Qoldene ffrd$, p. S4C-964.


Crimea, II, p. 462-467.
Epistola adAndr. AneUnum ed. Monmsbn, l. e, p. 600.
Chbabfbddim,
e, p. 360 e seg. ; Hammbb, l. e, p.

tutta la guerra ved.


(1)

(2)
(3)

962 e seg.

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141
di

commercio, dai qaali fibora grande quantit di merci


Tana (1), e quello che pi importa, esse

era venuta alla

erano

due stazioni

le

situate sulla
Dell'
le

interno dell' Asia

mercanzie preziose

vicine alla

piii

grande via
:

delle

in Astracan

dell'

tutta la via per terra con

provenivano dalla Persia.

Tana che

fossero

carovane che conduceva


poi si /riunivano

Asia orientale, che facevano

mare Caspio

quelle che pel

La conseguenza

della distru-

zione di Sarai e di Astracan e specialmente quella della

rovina

deli'

ultima citt

si fecero

fortemente sentire alla

Tana. Le droghe e sete della Persia e

grande numero erano venute

dell' India,

che in

da Astra-

in questa citt

si volsero ora nuovamente ai porti della Biria (2).


commercio del Levante era cosi sottratto alla Tana,
akneno in gran parte (3), ed i commercianti in essa stabiliti dovevano d' or in avanti nuovamente occuparsi

can,

Il

piuttosto del traffico dei prodotti nordici

(1)

Siccome

alla

Tana, come

in Gaffa,

(4).

si

faceva

il

com-

cos Sarai
mercio deg-li schiavi (Canale, II, p. 461 e seg.
aveva importanza per la Tana anche per il suo mercato di
..

schiavi,

Aboulfda

BEDDiN, Notices

2)
Gios.

irad.

par Reinaud,

II, p.

323; Sceha-

et extraitSy XIII, p. 287.


l' istoria del commercio presso
Contarisi, nei Viaggi alla Tana,

passi importanti per

Barbaro ed Ambb.

18 b, 19, 83 b, 84. Confr. il frammento istruttivo di Marco


FoscAEiNi, ueWArchivio star. ital. Append. IV, p. 113. 117.
(3) Nell'anno 1532 fu detto a Bassora ad Aloio: r^uNCiche ancora cinquant'anni prima le .specie vegnenti
NOTTO
pel g-olfo persiano e ora spedite con cammelli per la Siria,
iacevano invece la lor via per la Tna. Viaggi alla Tana ,
p. 106 b, 107.

p.

(4)

Fra

dobbiamo ricordare le pescherie nel Don


Tana, mantenute dai Veneziani ancora nel

altre^ cose

al disopra della

142
A questo disastro durevole
mici, che

si

s'aggiunsero assalti ne-

ripetevano a piccoli interyalli.

Chipciach, Puladbeg, sorprese,

nell'

Gan

Il

di

Agosto del 1410,

la

Tana di notte tempo con una

schiera di cavalieri, uccise

molti Cristianie saccheggi^

loro averi. Secondo' le cro-

nache veneziane furono


cianti di questa nazione,

salv iu camicia;
altri possessi

prigioni tutti

flutti

perdita di essi

la

commer-

ad eccezione del console, che

si

mercanzie ed

in

sarebbe stato di centomila zecchini.

11

suc-

nome Timurcn, figlio di Ck)tloghTimur, tenne occupata la Tana ed i Veneziani rimasero


cessore di quel Gan, di

suoi prigionieri. Se

relatore aggiunge, essere

il

vesi per ci divenuti

Geno-

padroni del commercio della

soli

Tana, ne possiamo concludere, che T assalto

di

Puladbeg
i

Ge-

novesi venissero da lui non soltanto risparmiati,

ma

fosse stato diretto contro

favoriti.

Neir anno 1418

babilmente Cherimberdi
ebbero

colonisti

il

soli

Veneziani

Cau Lichebardo
s'

immischi

loro e si appresent davanti alla citt

(cio pro-

che

in contese

Tana fra
con un esercito

Il

accompagnato da

console veneziano Giorgio Caaltri, volle

per mezza d'una barca

raggiungere una nave vicina per isfuggire

ma

e che

veneziani e genovesi alia

di centomila uomini.
pello,

la barca fu rovesciata ed essi si

la

rovina

annegarono :

il

Can

penetr poi nella citt, infuri crudelmente in essa e

saccheggi tutto quello che vi trov.


seicentoquaranta

negozianti

questa circostanza la loro vita

veneziani
;

altri

Non meno

di

perdettero

in

furono privati della

libert e dei beni, del valore di cinquanta

a sessantamila

secolo decimoquUito: vi avevano anche stabilimenti per salarli^


ved. Oioe.

Babbako, l

e., p.

9, 14.

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143
zecchini. Tutto

calcolato

ad

danno cagionato da questa guerra

il

fu

oltre duecentomila zecchini, (1).

Anche per le eokmie gmmeH in OHma vennero ara


tempi peggiori. Le spedizioni conquistatrici di Timur
non si estesero, a vero dire, fino a questo paese ; ma
esso

ne sent per V

aveva rovesciato
cipe

Fd^U

Tootamisce

di

si

rifuggi a Gaffa,

questa citt e la mise

il

prin-

ma Edegu

talmente

che gli abitanti angosciati costrinsero

gitivo di cercare altrove

implorarono

(1)

Dopoch Timur

maniere potenza
sebbene non ne divenisse il Can. Uno

marci contro
strette,

influsso nocivo.

governo del Can Toctamisce,

seppe riunire in s la

nel Chipciach,
de' figli

il

pace

la

un

asilo,

mentre per s

alle

fug-

il

stessi

(2).

Tutti questi assalti dai Can tartai*! (i cui nomi sono


o suppliti coli' ajuto di Hammbb , Bodene Morde,

rettificati

p. 370 e seg.) dati alla Ttaiaj come pure un altro, fatto alla
medesima dtt dai Turchi nel 1415, assalto, nel quale ! colonisti venesiani potevano rifugiare a Costantluopoli la loro
seta e le altre mercanzie,' sono raccontati da Samuto presso
MuBATOBi, XXII, p. 854, 856, 898, 923; U primo dell'anno
1410 narrato anche dal Cotinmt<Mre di Danuolo, p. 524.
(2) CtAviJO, p. 1^197. Intorno ad Bdegu ved. Haumbr,

0lden Morde,

p. 345, 352, 353

364 e seg. L^avvenimento

da noi raccontato ha probabilmente dato origine

alla trad-

sione, che C!affa sia stata presa e saccheggiata da uno dei


duci degli eserciti di Timur. Soltanto cronisti di dubbia autorit^
p.

200

come BizABUs , Historia


;

CAHBim

reipub.

Genuensis,

presso Samsovino, DelV origine e

lib.

IX

imperio

dei Turchi, p. 143, hanno accolta questa tradizione insieme


air istoria d' uno stratagemma usato in quest' occasione dai

Tartari,

ma

gi OoBBtco, p. 184 e seg., la dichiara a buon

diritto sospetta.

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Poco dopo questo tempo

Tartari della Crimea

se-

si

pararono dal Canato di Chipciach, che a rapidi passi


avvicinaTa alla sua rovina. Essi formavano
loro proprio che per pi decenni

pendente ed

in

aveva

esist;enza indi-

seguito fu unito al regno Turco

Stato vassallo. Il j^rimo di questi Can delia Crimea,

GkeraL
inatle

si

mostr

ostile

a Caffa e

si

un Canato
come
Ma^i

la molest assai.

Fa

un'ambasciata mandata dai colonisti al Qan per

far cessare le dififerenze,


goziati. Gli

ch

ei

non

volle entrare in ne-

abitanti di Caffn dovettero aver ricorso a

Genova per trovare

ajuti.

Insieme con questa preghiera

dei CafiBesi pervenne alla repnblica altra cattiva notisi


dalla Crimea. Gli abitanti greci di Cembalo ossia Baia-

clava avevano nel 1433 cospirato contro

il

governo ge-

novese, e cacciata la guarnigione latina assoggettandosi


al princij^

di

greco Alessio, che risiedeva nel forte castello

Mangup e pare avesse

tolto ai

Genovesi nna parte

della costa meridionale ossia della Gotia (1).

(1)

Le

Theodoros.

itodor

Genova era

nominano come residenza d^Alessio Tkeoori o


Leggendo questo nome si pensa tosto al villaggio

fonti

(a/(o eaetfwpo^)

nelle vicinanze di Balaclava/gi re-

del medio evo. Ma in esso


rinvengono treccie di avanzi dei tempi anteriori, per
cui ha poco valore la somiglianza del nome. Si credeva finora quasi comunemente , che Thedoroe fbeae Identico con
Inc^tmann. Bbunn, p. 63> sostiene ora con ngioni pi probabili, esser Theodoros nuir altro che il ft.mo^imo castello
di Mangup. Alessio, indicato dalle fonti genovesi come dminui de Lotedoro (Stella, p. 1311, Tlieodori daminues Foglietgistrato nelle carte geografiche

non

si

ta, p^ 667). signor del Thedoro (e. Giustiniani, p. 161 b),


trova anche in un' iscrizione greca dell' anno 1427, publi-

si

cata da Duboib db

Momtpbbux (Mla$,

srie iV, tav.

26;

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145
in

qael tempo in lotta colP imperatore bizantino Gio*

vanni a cagione dei


flotta

&2

in Calata: nel

1434 salp una

genovese sotto Carlo Lomellmo che aveva a bordo

seimila soldati

quali dovevano sbarcare in Criaiea per

Hagi Oberai, a
pace con CafGn e finalmente per terminare la lotta
oolPimperatore Giovanni. II Lomellino assalt prima i ribelli greci in Cembaio e riusc a sottomettere questa citt
riassoggettare Cembalo, costringere ilan

fate la

di

nnovo

al

dominio genovese

poi and a Calia e di l>

aens fermarsi, a Soigat che, a quanto

VI,

testo voi.
0fioV'>c.v

xot!

257 e seg.

p.

'Trapa^a).a^(ji'a;

],

come

e nel

p^ era ancora
ov^/Tr,? 7r>w;

'A/t'?;'.:

Cronista trapezuntino Pa-

8i rinviene ima principessa Maria pi tardi consorte


tov xvp 'aL-Eou
tw
imperatore Davide di Trebisonda
Hfoowpoiv iruyaTr-j. Vcd. Fallmerayer, Originafragmente l. r.,
IV, 1, p. 40; 69, lu8. Era certamente \m discendente di que8t' Alessio quello che dopo la caduta di Gaffa difese ancora

NARETos

(leir

r.

per qualche tempo la sua citt di Theudoros contro i Turchi.


Nella Relazione della presa di Coffa presso Canale, III p,
armata turca era a carneo a un castello
354, si lef^fre
fHissii u della Golia, che si chiaria Teodoro, dove si trova
.

il signore
della Gotta con trecento Vaiaceli e gli ha dato
cinque battaglie ordinate e non V ha potuto ottenere, perch

e non st, pu entrare^ se non da un


mente cadde anche questa fortezza e con lei

Jortissinw

ol

p.

erocTwpct xat h ToT^ea

45, ed. Bonn.

Final-

Historia politica Constantinopolis,

Anche secondo

Matth. de MieBboniovius, p. 7
1' nltima
106 e seg.

altre fonti,

cHOw, Vescrtptio Sarmatiae, cap. IX


Karamsin Uid'jire de Russie, VI.
\^.

luogo.

tutta la Gotia

lotta in cuf perirono gli ultimi rampolli

di

questa

l'ciiiiiglia

ebbe luogo a Mang-ap. Il nome duchi di Gotta a loro


dato non ci deve indurre a credere, che fossero stati di nazione g-ota essi ebbero il dominio su una parte delia Gotia,
e da ci deriva questo lor nome.
crreca,

O. Heyd,

11.

10

146
la capitale dei

Gao

Crimea

della

(1)

H corpo

genovese

poco guardingo e senza- sospetto d' nn assalto marciava


in colonne sciolte, quando i Tartari si scagliarono su
esso e gli fecero toccare

ana

terribile sconftta.

gior parte di esso fa distrutta;


verarsi

che

non

forze,

ed

Caffii.

coi pochi

ivi

gli fu possibile di fare

di questa spedizione
tribotar ai Tartari.

condila

La mag-

Lomeilino pot rico-

imbarcarsi ^er Costantinopoli

gli erano rimasti.

contro r imperatore greco


'

il

(2).

Debole

com' era di

imprese di

momento

Pare che in conseguenza

Genovesi in Crimea divenissero

Secondo

il

cobnisti genovesi ed

bizantino Laonico Cal-

Goti in Crimea farono

ridotti in tale stato di

dipendenza appunto sotto

verno di Hagi Gherai

(3).

Peggiore che

tutti

il

go-

gU avvenimenti finora raccontati,


mar Nero fu la

anzi fatale per le colonie occidentali al


conquista di Costantinopoli per
stati fin adesso

Bosporo; ora

costretta

Turchi. Questi erano

si<?nori di tutta la

impadronirono anche

ed ogni nave che dalla Tana, da


leva tooiare

ali*

sponda asiatica del


di tutta l'europea

Ca% o

Trebisonda vo-

Occidente o recarsi in qne' luoghi, era

a passare davanti

ai castelli, eretti

dai Tur*

chi al Bosporo. Questi potevano sempre impedire alle

(1) GuiLLEBEBT DE Lannoy cho


no 1421, chiama.il Can dei Tartari

vsit la

Crimea nell'anem-

in essa dominante:

pereur de SMat, l c.j p. 41 e seg.


(2) Fonti per questa spedizione del LomelUno sno Laoniq.
Chalcoc., p. 284 e seg. Stella, p. 1311 e seg. ; FooLmTTA
p. 56*7 ; AGOST. Giostiniani, p. 161 b. Confr. anohe Sanuto,
;

p. 1086.
(3)

Laon. Chalcoc,

p.

130.

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147
OenoTa e

repuhliche di

di Venezia

il

cappotto colle loio

modo a queste

colonie al Ponto e tagliare in siffatto


filo

della vita.

Genova ben vedeva, che

il

resistenza di que-

ste colonie era divenuta precaria e le magistrature della

repubiica

non speravano pi

cialmente con

r erario

di poterle conservare, spe-

esausto com* era. Bsisteya per

Genova una potenza che disponeva di mezzi magche il Comune e che cosi almeno credevasi

in

giori

era in grado di meglio e pi vigorosamente provvedere


alla sicurezza delle colonie. Era questo il cosi detto UJfirn di S. Giorgio^ pi noto sotto il nome di Ba/neo di
8. Gifffi che posteriormente assunse (1). necessario

per lo scopo nostro di dire brevemente del suo istituto


e della sua importanza.

La

repabiica,

per provvedere

alle spese spesso assai considerevoli di' erano richieste

dalle sue spedizioni guerresche,


dal'

dodicesimo secolo in

altro, sia

era veduta cbstretta

un

imprestito dopo

da singoli ricchi cittadini, sia

fre(^uentemente

gnare a

s'

poi, di fere

tale

da societ

ci pi

impe-

di capitalisti, e

scopo successivamente una dopo V altra le

rendite publiche. Nel

1407

si fece

una grande fusione

Banco di
(1) Brevi cenni sali' origine e gl' istituti del
fol. 171
Giorgio si leg-gono presso Agost. Giustiniani
Foglietta, p. 539 e seg. Serra, III, p. Gy-72 IV,
e seg.
Maslatrie, Histoire de C^pre, II, p. 868 e seg.
p. 295-313
Studiosi dell' istoria delle finanze nel' medio evo che vogliono
conoscere quest' importante istituzione consultino Ant. LoBERO , Memorie storiche della banca di S. Qiorgio, Genova,
1832, e Carlo Cumbo, Memorie sopra l* antico debito pubbheOf mutui, compere e banca di S. Giorgio in Genova, ivi, 1842.
Ultimamente comparsa V opera del prncipe Ad. WiszniewSKi, ffistoire de la bang^ae de S.t Georges de Gnes, Paris, 1865.
S.

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148
di tutti

creditori publici, coetitoendosi essi in

una

grande societ che assGDse, il nome del patrono di


Oenova, S. Giorgio. I singoli membri della societ
ricevettero

un numero maggiore o minore

(luoghi) di cento lire


,

crediti. Il

venienti

ognuna secondo

goyemo aTeva

delle azioni

somma

la

dei loro

quasi tutte le sue rendite pro-

da ogni sorta di imposte e dazi

trasferite

a que-

sta societ costituita dai suoi creditori, ed essa era in tal

modo divenuta una

considerevole potenza finanziaria,

che godeva grande credito e in Genova e


tere le imposte, cedute alla societ,
tesoro che se

goso e

trovavano

di otto uomini.

ad amministrare

gli altri

la

doge Piero

di

Campofre-

supremi magistrati della repnbiica

novembre 1453,

cio pochi mesi

il

parte

'protettori, osia

cos

li

Alla

di riscuo-

ne formava, a pagare agli azionisti

a loro spettante, si

una giunta

fuori.

impioti a cui incombeva

testa dei unmerosi

dopo

il

15

la conquista di

Costantinopoli, cedettero formalmente per sempre a questa giunta la colonia di Caf'a e tutti gli altri possedi-

menti genovesi

al

mar

Nero.

Il

banco di 8. Giorgio non

doveva soltanto averne V usufrutto;

ma

dare leg^ in

queste colonie, spedirvi dei funzionari da esso


citarvi tutti

diritti spettanti

tutta la giurisdizione

eletti,

eser-

a sovrano signoro, avervi

non esclusa

la

penale.

detto

espressamente, che tale ampia concessione fatta, avuto

riguardo alla notoria probit e valentia dei jm^^^/Sm


scelti fra

migliori di tutti

cittadini (1). Si sperava

che anche nelle colonie verrebbero mandati come funzionari uomini probi \ e si nutriva fducia nei grandi

(1)

Conftonta la lode di Foglistta, p. 608.

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149
mezzi di cui la societ disponeva e nella rapidit del-

V agire, cosa
Siccome

solita in essa (1)


si

credeva imminente un assalto del sul-

tane turco contro

non

indD<2:iarono

Ponto, cosi

le colonie al

a metterle in

ffotettri

istato di difesa e spedi-

rono in principio deiranno 1454 due bastimenti con

Ma essi non pervennero


a questa citt: i Turchi seppero indurre gli equipaggi a sbarcare a Costantinopoli e li misero in prigione. I protettori armarono tosto, e con spese ancor maguomini, armi e viveri a Gaffa.
fino

giori,
il

due

che felicemente giunsero a Gaffa


nuovo coraggio ai colooisti, cosicch

altre navi,

loro arrivo ispir

speravano di poter difendere la citt centra il nemico.


E ci tanto pi, che anche dall' aperta campagna e dai
luoghi

meno

forti

della

Crimea molti

ravano a Gaffa ed accrescevano

il

colonisti si riti-

nomer

de' suoi difen-

wri. Quando qne* due bastimenti ritornavano, unn venne


calato a fondo dai Turchi ed i protettori duravano grande
fatica a trovar altri padroni di navi che volessero intra-

prendere questa pericolosa navigazione, anche coi doppio


prezzo del noleggio

(2).

E non

era

nemmeno

venire volontari per la difesa di Gaffa contro


(1)

facile

a rin-

g' infedeli,

documento pubblicato da Silvbstbb ub Sact,

XI p. 81 e seg., e ripetuto con tntte le


p. 90 e se^. L'ufficio di 8. Giorgio anreva gi prioia considerevoli rndite,
Caffo ed in generale nelle colonie dei Ponto, in parte pr*
-venienti da un' antica societ d creditori publici ( eompere
di 6-Mfaria), che riscuoteva rendite dal Ponto e con varie altre
venne fbsa neir OJicium JS. Qeorgii ; Canale, II, p. 850 e seg.
(2) V.. la loro lettera a papa Callisto III presso Ratkald,

Notices et

estraits,

sue lunga^^gini da Camalb, Crimea, U,

air anno 14d5,

n. d4.

150
sebbene

romani pontefici abbondassero di esortazioni


ndalti (1). Molti degli nomini d i piti

e promesse

valenti destinati dal banco di S. Giorgio per le cariche


nelle colonie del

mar Nero
non era

perch

lo stipendio

che

dovevano superare

si

vincere anche sul luogo.

aumentare almeno
personaggio

Per

pii

Io

nell'
Il

rifiutavano a recarvisi,

in proporzione ai pericoli

andarvi e che erano da

banco

si

vide costretto di

stipendio del cousole di Gaffa,

il

importante in queste colonie.

allettare gli

uffici si estese la

si

uomini ad accettare

altri di questi

durata di essi a due anni o ventisei

mesi, invece dei dodici o tredici mesi, che duravano

prima.

Il

somme

banco sagnfic immense

per provve-

dere Gaffa di tutto V occorrente per la difesa (2) e sofferse tanto in

ci, che nelTanno 1456


non pot pagare che nn fiorino,

conseguenza di

lu possesBori delle azioni

due lire invece delle sette lire che anteriorpagavano come rendita, ed anche per questo

ossia circa

mente

si

pagamento doveva

pattuirsi

un termine

saltano diger fortunatamente

di tre anni (3).

il

suo assalto contro

le colonie al Ponto, accontentandosi

per ora d'un tributo

Il

a cui Gaffa venne obligata

(4).

Ma

anche questo era

(1} Ravhald, all'anno 1455, n. Ili, XXXII ; all'anno 1461,


XXVIII.
(2) Ravnald, ali* anno 1456, n. Y, IX, XII..
(3) CuNBO /. e, p. 119. In oonaeguenza di questa riduzione
dei percenti e delle tristi condizioni politiche, le adoni del banco
di S. Giorgio perdettero talmente il loio yalore, che ciascuno non
si pagava che ventitre lire infece di cento ; GiusTmiAm, p. S19.
(4) Tosto dopo la conquista di Costantinopoli s* aspettava
che tale tributo Teirebbe imposto. Ved. lettre crite de Bra,
l e, p. ^77. Un poco pi tardi di Scio e Lesbo, ma solo mezzo

n.

151
assai molesto perch le rendite della citt si facevano

sempre minori mancando quasi

La

affatto'

il

commercio.

cassa coloniale di Gaffa era costretta di spendere nel-

V anno 1458 circa quattrocento novantaduemila aspri


ossa trentasettemila, lire pi di quello che percepiva,

non eas^dovi in qoesta spesa ancor compreso il tribato


da pagarsi al sultano. Il rendiconto) in cui appariva tal
disavanzo, fu presentato

S. Giorgio

all' ufficio di

con

calde preghiere di soccorso. Questo dichiar bens nella

primavera del 1459 di volersi assumere la maggiore


parte delle spese, ordinando peraltro nel medesimo tempo,

che

gli abitanti di Gaffa, e

specialmente quelli che non

erano genovesi, ancor pi di prima dovessero essere ca-

una parte dei pesi e che s^ introducessero risparmi in tutti i rami dell' amministrazione. Disgraziatamente furono diminuiti anche gli stipendi di molti
degl' impiegati, il numero dei soldati e la paga delle
guarnigioni (1). Le conseguenze funeste di tali misure
ricati di

anno dopo quella

catastrofe anche Gaffa divenne

tributaria

Sultano. Ved. la h tttra del j^ran maestro dei cavalieri di


Rodi, in data 2) Gf nnaio 1453 (stile vecchio, cio 1454) presso
Paoli, Codice dipiomatico, II, p. 131. Estratti di documenti
al

presso Canale, Crimea,

II,

p. 124, 131, stabiliscono la

somma

del tributo a quattromila e venti scudi, per cui da correg^ere


(1)

Benedetto Bei
Canale,

II,

preziose tolte dalle

riguardo agli
che

di quello

p.

presso Pagnini,

118-135,

II,

p.

249.

ha publicato molte

deliberazioni

delT UJJicio di

S.

notizie

Giorgio,

affari delle colonie.

Ad

detto nel testo.

merito principale e dure-

Il

esse attin^^iarno

parte

vole del libro di Canale consiste appunto nella publicazione


una grande parte degli statuti ed ordini emanati parte dal-

d'
l'

Officium Gazarim^ parte da quello di 8. Giorgio^ spettanti

alle colonie nella

Crimea nell'ultimo tempo della loro

esistenza.

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uon

si

continu peraltro a

aspettare. GknoTft

fecero

spedire uomini, viveri e danari a Gaffa, servendosi talvolta della

luDga e

per terra, dacch quella

difficile via

per mare era quasi affatto cbiaaa

Quando dopo

(1).

temeva un asMlto comune


presidi del Banco di
dei Turchi e Tartari a Gaffa,
S.Giorgio cominciarono a circondare la citt d'un nuovo

la (iadnta di Trebisonda ai

muro, fosso e baluardo

un

(2). I colonisti

mandando nel 1463

altro ajuto

stessi cercaronsi

certo Galeazso al re

Casimiro di Polonia e condussero col suo permesso cinquecento Ruteni

al loro stipendio

questi commisero
ti

(3).

ma

in via per Gaffa

che furono

tali eccessi,

tutti trucida-

Nel 1468 spedirono degli ambasciatori alla santa

Sede e ad altre potenze dell'Occidente. Non sappiamo


quale fosse

il

successo di queste ambasciate

Solo dopo che


serie di spedizioni

da una parte

Mohammed

sultano

il

aveva esteso

fino al

il

(4).

II

con una

suo regno in Europa

Danubio e dair

altra

punta meridionale delia Morea ei si volse


mar Nero per conquistare anche queste.

fino

alla

alle coste del


Il

suo primo

assalto era diretto alla colunia genovese di Amastride

1)

p.

IUynalDj air anno

1461

n.

XXVIII; Cambiki, l

e.,

159 b.
(2)

Papa Pio

II

esort

con

una

coutribniro per queste costruzioni,

Monumenta
(3)

hist.

Dlugoss,

Slavorum mertdionah'um,
libr. XUl,

Uistor. Polon.,

a
Theinbb,

d' indulg'ensa

lettera

ved. Agostin.
l,

p.

464 e seg.
317 e

tona. II, p.

seg., dell' ediz. di Francoforte 1711, fol


(4)

Oderico, p. 193
Benedetto Dei, che merita minor
anche di relazioni strette dfla citt di Gaffa con
;

fede, parla

diversi principi orientali, contro

ONiMi^

II, p.

il

Sultano turco, presso Pa-

248 e seg.

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153
0 Samastri. I Genovesi avevano eccitata

tane col chiedere che rconsegnaBBe

ii

l'

saU
come

ira del

or Calata

Fu cosa facile per Mobammed


domanda dichiarando che Galata

propriet della repubUca.


di respingere questa
si

era spontaneamente a lui sottomessa

stesso della

domanda e

tenne dietro

alla

tire eragli

ma

il,

la dichiarazione di guerra

'

fatto

che

sna risposta di non potervi acconsen-

segno, che

Genovesi non erano un cor ab-

bastanza umiliati. Per conseguenza comparve nel 1461

con una

flotta

ed un esercito di terra, davanti alla loro

colonia SemoBtr

La

citt

non pot mantenersi, spe-

dialmente perch, a motivo de' disgraziati risparmi delGiorgio, era stata recentemente diiuuuita

l'ufficio di S.

la

sua guarnigione

Essa

si arrese al

tore trasfei

(1

novii
tia

due

Canale,
il

lo stipendio

uomini
11

(1).

conquista-

a Costantinopoli

Questa riduzione fu decisa a Geimpossibile che Samastri


mano dei Turchi pria nel 1458, come vuole
II,

p.

128.

adunque

Falt.merayer, Geschichte dcs

Hammer,

degli

terzi degli abitanti

4 Aprile 1459.

passata in

saltano dopo breve lotta.

attinfreiido a

l'uiiti

Kaii,Li tiiUnS

Trapezunt,

p.

257

turche, ammette che Samastri,

Siuope e Trebisonda, siano state conquistato da Mohamed II


una e la medesima spedizione; ma s'allontana da queste
fonti, quando dice che dessa abbia avuto luogo nel 1401
in

non pu esser
caduta prima dell* anno 1461 (BeichichU de$ osmanisehM ReicheSf l, p. 548 e seg.)* Ma potrebbesl domandare, se non sa
possibile he Laontoo Calcondila abbia ragione, quando raoconta essere Samastri caduta qualche anno prima di Sinope
eTrebiscmda (forse 1459), in conseguenza d*un assalto contro
perch, secondo altre indicazioni^ Trebisonda

di lei diretto dal Saltano.

Non potendo

torbe abbiamo lasciato Indeciso


testo

il

approfittare delle ibnti

quesito attenendoci nel

ad Hammer.

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164
un terzo

lasci

a Samastri

(1).

La conquista

Sa-

mastri era immediatamente seguita da quella di tutto

Vmimto
che

cosi

di Sinope e dell' iffifim di

Mohammed

Tr&mnda

litorale meridionale del

nientate tutte le colonie italiane a questa costa;

^Qche

quelle poste alla spiaggia

piti seraineiite

ma

settentrionale erano

prima minacciate e

di

(2),

1462 fa Bgnore di tatto il


mar Nero. Con ci erano an-

nel

la loro

rovina

pareva inevitabile.

Poco dopo

la

caduta

di

Trebisonda

form una.

si

lega di tre potenze che poteva riuscire pericolosa per

r impero ottomano. Erano queste il soldano dei Turcomani UBon-Hasaan, il quale aveva esteso il ano domi-*
nio su largo tratto nella Mesopotamia e nella Persia
il principe di Caramania, nella pane sudest dell' Asia
:

minore,

la

republica

di

Venezia

Dubitiamo as-

(3).

che anche la colonia di Gaffa si


porto con Usun-Hassan (4), perch
sai,

mostra quanto temessero ad irritar

sia

messa in rapseguente
sultano. Negli

fatto

il
il

(l) Laon. Chalcoc, p. 460 e seg. Se la causa di tale


guerra indicata da <|uesto scrittore bizantiDo o da noi ripe-

tuta nel testo

mMta

storicamente tutta la fede

pu esser

dubio.
(3)

La caduta

di Trebisonda era di gi Imminente,

Fiorentini (nel dicembre 1460) conchiusero

un

quando

trattato col-

r imperatore Davide, che promise loro un fondaco ed un conil due por


cento
dalie mercanzie da loro introdotte, Doc. Fiu}\, p. 241 e seg.

solato in questa citt e riscuoteva soltanto

Era troppo

tardi,

i vantag-g"!

di questo trattato.

perch la republica potesfio ancora godere

(3;

Berchet, Venezia

(4)

Benedetto Dei presso Paonini^

e la

Persia, p.

1-21.

II, p.

249, sostiene ci.

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155
anni 1473 e 1474 due Veneziani pasaaTatio per
l'nno, Caterino Zeno, tornava dalla corte di

procinto di trattare ulteriori intelligenze fra

in

altre potenze dell' occidente,


fittof

l'

altro,

ed

lui

Amropio Conia-

era in Tia per recarsi dallo stesso, affine di indurlo

nome dlia repnblica a rompere gnerra


Ambedue poterono solo di nascosto trovare

in

Gaffa presso altri Veneziani, avendo


sotto gravi pene
altro

CaflSi,

Usun-Hassan

modo

dire,

albergo in

console genovese

proibito di dar loro alloggio od in

assisterli,

dacch, scrive Gaterino Zeno,

Caffo ubbidiva al sultano ed

Dobbiamo

il

al saltano.

pagava tributo

lui

(1).

che Cafia cos devota al sultano, cosi

umile e scrupolosa davanti al suo nemico capitale era

matura per

la rovina.

Non manc che un

assalto per

renderla, invece di tributaria, serva del Turco. L'as-

venne provocato da un gran personaggio tartaro


1475: il motivo fu il seguente. Un uillciale tartaro
aveva, come sappiamo, la sua sede in Gaffa per eser-

salto
nel

citare la giurisdizione sui Tartari

che abitavano sul

genovese o temporalmente in esso dimorar

territorio

vano. Siccome questi Tartari per lo pi abitavano nei


vicini villaggi, cosi quest' ufficiale

tano della

campagna; nel

si

chiamava capi-

trattato del

1380

detto

titano, 0, secondo un' altra lezione, dttain (zittain)


Il

Gan

persona
210

della

della

ed

Crimea

console di

campagna

lo

Gaffii,

suoi consiglieri e V^ff^-

che consisteva

ed era appunto istituito

(1)

Viaggi alla Tana,

(2)

Notica

(2).

l^;geva intendendosi sulla


di quattro

uomini,

per vegliare sugli interessi

p. 63,

et extraits, XI, p.

55

Olivieri, p. 73, 74.

156
campagne intorno a Caffi. Certo
Eminech*bei occapava da qualche anno legalmente
della popolazione delle

qneBta carica di capitano della campagna

dova

dell' anterii

ma la

capitano Marnai fece tutto

ri^

ve-

pos-

il

sibile

per allontanare Eminech-bei e mettere in ano

luogo

il

diritto

non

proprio figlio Sertach, che

e contrari a s quasi tutti

yi

aveva alcun

Tartari. I tentativi

che faceva V agente della vedova,

di corruzione

novese Costantino

(li

ge-

il

Pietra Rossa, cogl' impiegati in

Calia andavano da principio falliti per la probit dei


due consoli che reg^vano la colonia n^li anni 1472
e 1473. Ma nel 1474 essendo stato fatto console Antomotto della Oahella rusd la corruzione dapprima con
uno dei membri dell' ufficio della campagna, poi con

uno

dei

fico,

e finalmente con tutti quelli che avevano voce in

due consiglieri del console, Oberto Squarcia-

quest' afbre,

non escluso

il

console. Gli impiegati

ven^

duti cercavano nel dicembre 1474, di guadagnar per

Sertach anche

che

il

Can

fu incolpato di

della

e di disporlo

male contro Eminech

avere intelligenza coi Turchi. Can

Crimea era in quel tempo Menali GiUraif

queir Hagi'Gherai, contro


felice spedizione

il

figlio di

quale era stata diretta Fin-

comandata da Lomellin. Questo

si-

gnore aveva passato parte della sua giovent come


prigioniero a Cafa,
beneficio
nisti

giore

ma

nello stesso

d'una buona educazione:

tempo goduto

genovesi aveva sbalzato dal trono un fratello


(1).

il

assistito dai colo-

mag-

Nella fortezza di Soldaja erano ancora rin-

chiusi dei nemici del Can, probabilmente fatti prigionieri

(1)

Hamubb,

0etchichte der

Xhane der Ktim,

p. 33;

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durante la lotta accennata. Gi


tadine rese

il

il

sentimento di grati-

Can propenso a sodds&re

desidei^l

non sostenne pi Emi-

delle magistrature di Gaffa: ei

nech, dichiarando per, che era impossibile sostituirgli

Sertach nella carica alla quale dopo Eminech certo


Carai Mina aveva il maggior diritto, ed anche il piti
grande appog g io. Le magistrature genovesi fecero sembiante
1'

come

non

se anch' esse

volessero insistere sul-

ma quando

elezione di Sertach,

il

Can venne a

Gaffa

per metter in carica Carai Mir^, vi trov gagliarda

Oberto Sqiiarciafico, memore dei damila

resistenza.

zecchini, promessigli dalla

che riuscisse, parl

che verrebbero

assai

Il

Can

tetto dei Genovesi.

passo

si

di Sertach pel caso

minacciando

liberati que' prigionieri suoi

non

chiusi in Soldaja, se egli


di Sertach.

madre
forte,

deciso in favore

si fosse

Le cohsegaenze
si

donato da quasi tutti


perdita del trono.

La

due

unirono i
i

tristi

di

contro la

questo

partiti potenti di Carai


il

Can

si

vide abban-

suoi baroni e minacciato della

popolazione delle

campagne

dintorni di Caffo prese le armi e comine delle

suo ajuto

Gan,

cedette e confe la carica al pro-

mostrarono tosto

Mirza e di Eminech

il

nemici rin-

citt. Il peg'gio era,

che Eminech

nei

ostilitit

chmm

in

Turchi per sostenersi. Pare per che ci

avesse &tto gi prima di questi ultimi avvenimenti

(!]..

Una lettera di Mengli Gherai, che si riferisce all'afcon Eminech si legge presso Miklosich e Mlleb, Acta
graeca. III, p. 292 e seg. Tutto il racconto nostro intorno
alle cause della caduta di Gaffe togliamo al racconto di o.
Giustiniani p. S26 b-927 b, che molto particolareggiato
e sembra meritare ogni fede. Bi cita come sua autorit un
(Ij

fare

L' invito era

tano

Mohammed*

manifestamente molto gradito

al sul-

Nella prmayera del 1475 ei sped al

mar Nero una flotta comandata dal granvisir Chedtcli


Achmet pasci che pareva destinata contro Candia: il
31 maggio essa comparve davanti a Gaffa, sbarc

primo giugno

le

truppe,

due

il

il

le artiglierie, e diede

principio aU'aaeedio, in cai la piii parte de' Tartari fece

causa cornane coi Tarchi.

che

il

Il

Gan Mengli Oberai, vedendo

suo popolo quasi tutto lo abbandonava e disperando

Cristoforo da Mortara che sarebbbe stato presente , quando


Sertach venne messo in onirica Foglietta, p. 626 e se<r. lo
copia, come sempre. Inoltre possediamo il racconto d' un testimoTiio oculare iiituriio alia caduta di Gaffa, in una lettera
:

il 15 Agosto 1475, publicata da Canale, Crimeay III,


346 e seg., dalle carte Strozziane del R. Archivio di Firenze. Questo scrittore concorda perfettamente con Giustiniani,

scritta
p.

ma comincia il suo racconto pi


rimandando ad altra sua lettera del SS Febbraio 1475, che pare perduta. Qios. Babsabo, Viaggi, p. 17,
il quale pure ^ riporta ad un testimonio oculare della caduta
di Gaflk, al genovese Antonio da Guasco^ erra ci non ostante
in diversi punti. Bi nomina a mo* d' esempio Mengli Oberai, invece di Sertach come competitore di Bminecb, e crede
che i Can di Ghipeiach siano ancora i sovrani della Crimea,
mentre tuttavia potoisa da essi esercitata in questa penisola
era passata ai Can della Crimea. Maupibr , Annali veneti,
p. Ili, dice che otto cittadini di Caflfei abbiano chiamato con
quanto

alle cose principali,

tardi di quello,

'

tradimento i Turchi promettendo di consegnare loro la citt,


se venisse loro concesso una quarta, parte del bottino ; il che
certamente ftlso. Bbnbdsito Dbi, p. 969, asserisce che il
sultano abbia dato V assalto a Cafl^, perch questa come Oe*
nova abbia avuto in quel tempo per signore il duca di Milano, il quale. era alleato ai Veneziani, nemici, del Sultano.
N^n vogliamo negare che questo possa essere stato uno del
motivi agenti, ma certamente era di secondaria importanza.

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159
di potersi

Chircor

mantenere

(1),

nella solita sua

residenssa

s'era ritirato a Oaflk con

di

millecinqne-

clic irli erano rimasti fedeli. Malgrado


che Gaffa da pi mesi si dovesse aspettare V assalto
de' Turchi ed avesse potato fare tutti i preparativi per

cento cavalieri

la difesa, questa riusc assai debole. Il quattro giugno


le antiche

mico

non

tori

mura erano

atterrate dalle artigliere del ne-

gli abitanti spaventati dal

numero

ora bombardate dal Turco, chiesero


e

arresero ancora

si

fonti (3)

abbia

degli assali-

vollero aspettare, qual prova farebbero le

non

il

il

sei

un

nuove

armistizio

medesimo giorno (2). Dalle


il comandante turco

risulta chiaramente, se

guarentito ai cittadini di Gaffa

vita e degli averi coli' obbligo di pagare

(carole) o se soltanto

sicurezza dciki

un

testatico

parlamentari ritornati dal cam-

po nemico abbiano acquietati gli angosciosi abitanti


della citt col dire di aver conchiuso la capitlasione
*

Chircor luog-o spesso nominato,

(1)

pr. s.so

Aboulfkda.

Chercuer u Chercri
presso
presso Ambr. ContaGios. Barbaro
p. 17 Cherekiarde
herausgegeben
presso Schilteegeh
RiNi, p. 63 Chercher
von Neumann , p. 106, Karckeri negli Ada Patriarchatus
ConstantinopoL, II, p. 143, Xol/apt, nel Nouv. Journal astaKarker ed aiiclie Kirkel.
tique
tom. XII (1833', p. 354,
Esso l'odierno Giufutcal, fortfjzza sul monte presso Ba^trad.

par Reinaud,

li,

p.

319,

DuBOis de Montpreux, VI, p. 338 e se^^. Che


Chircor al tempo in cui cadde Caffa fosse residenza dei Can
cisarai, ved.

Crimea, dice oltre ad Ag. Giustiniani, p. 227,


Ambr. Contabini, l. c.
(2) I magistrati furono, seoondo Lauoiv. Vbzan.^

di

b,

anche

costretti

alla capitolazione dalla popolazione eccitata.


(3)

presso

Malipibbo,
Canale, III,

p.

lU;

Sela4one della presa di Ca^a

p. 349.

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160
con

Fatta la

tale patto.

ma

farono da prima privati

dei loro beni Del valore di ptti di doecentocinquanta-

mila zecchini gli stranieri che

come

si

altri; essi stessi in parte

trovavano nella

Qtt,

Georgii, Cerchessi ed

Polacchi, Russi,

Valaclii,

venduti

come

schiavi, in parte

caricati di catene. Tatti gli abitanti di Ca&L, Latini,

Armeni, Greci, Ebrei ed altri, dovevano il nove e dieci


giugno rendere conto esatto delle condi^oni delle loro
ianiig-he e facolt, per poter stabilire, cosi si diceva,

testatico

il

simi giorni. s80 importava, secondo

che ne fnrono

Ma

il

quale fu effettivamente imposto ne' pros-

colpiti, tra

il

quindici e

ne' prossimi giorni, cio

il

possesso di qoelli
1

dodici ed

passata di rassegna la giovent di

cento aspri
il

tredici,

ambo

(1).

venne

sessi e fra

scene strazianti condotti viajcome schiavi del sultano


mille cin^necento individui, secondo allara notizia tre-

nna terza cinquemila ragazxi

mila, secondo

Pareva che
pena

gli

il

soltanto.

granvizir finalmente fosse pago.

Ma

ap-

avevano dietro suo ordine ricomin-

abitanti

ciato ad attendere ai loro affari venne proclamato

il

dui^o

comando, dovere ogni abitante sotto pena di morte pagare in contanti entro tre giorni la met delle sostanze,

aveva dichiaratu

le quali

non potevano

fare,

tormentati con

di

malgrado

possedere. Molti che ci


la

ogni sorta di

migliore volont, furono


martiri.

L' otto luglio

finalmente fu ingiunto a tutti gli abitanti latini di


Gaffik d*

imbarcarsi cogli avaqzi dei loro beni sulle navi

turche per essere

(1)

Un

trasferiti

a Costantinopoli.

aspro qualche oosa

meno d*on

colonisti

soldo, ved.

MBRATBR, 09ehichU dei Ziserth, Ttapemni^

Fall-

p. 319, nota.

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161
italiani abbandonarono in tal modo il dodici luglio CaflFa
andando incontro ad una malsicura sorte nella capitale.del nemico (1). Sola una parte di qnesti emigraoti
rituK a sorprendere 1* equipaggio torco del bastimento

so coi erano imbarcati, d' impadronirsene e rifngarsi


.

a Moncastro

Acchermann

).

ricca preda rinvenuta nella

d* impadronirsene.

cacciare via
tinopoli

perla divisione
fra

della

salvati

che offervano al signore di Acchermann.

delle contese

V occasione

Ma

nave insorsero

Latini

popolarono

(2).

Egli

si

accontent di

Gli altri giunsero

una regione

della

a Costan-

citt

fuora

(1) Gli avvenimenti dorante e dopo la conquista di Gaffa,


sono raccontati nel modo il pi preciso, giorno per giorno,
dair autore della dtata Mela^ione preaao Camalb, HI, p. 346
e seg., ehe vi ebbe parte. Con lui concordano quasi in tutto
Agost. GiusTiinANx e Malipibbo. Laudivius Vbzanbnsis,
che riferisce al cardinale di Pavia sulla caduta di Gaffa in
una lettera (Jacobi Cardinalit PapiensU eputolae , n. 641
aggiunte a P(i II commnt^i a Joh: OObbluko eompoiiti;
Francoforte 1614, ibi. 873 e. seg.)i ai mostra bene informato
in alcuni particolari; ma le scene di uccisioni ed esecusioni
capitali dopo la conquista, che descrive con grande pompa
oratoria, non possono esaere prese cos alla lettera. SiestrzbnCBwicz, p. 385, ha tolto diverse cose a tradisioni inedite alamene; ma non conoscendo pi particolarmente le sue fonti
non le vogliamo ripetere, perch in parte hanno colore di
leggenda. Ei racconta, che dei traditori arnnen abbiano cagionata la caduta di Gaffa ma mercede del loro tradimento
fti, ehe sulla navedeirammiraglio turco siano stati uccisi per
mano del carnefice ; ed inoltre che un vescovo Simeone di
Gaffa sia andato a prendere delle truppe ausiliarie a Ghiew,
dove fosse stato raggiunto dalla notizia della caduta della citt
ed in conseguenza di questa colto d' improvvisa morte.
'"2^
AnosT Giustiniani, p. 228.
:

G. Ueyd,

II.

il

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162
disabitata e pagarono al sultano

che etano

quelli

stati

il

traBferiti

anche berto Sqnarciafico, per

Fra

loro testatico.

Oosiantiiopli era

la

coi aohornazione

specialmente era stata cagionata la trista sorte di Cala.

Ei fu poco dopo

ad istigazione

di

il

suo arrivo giustiziato, probabilmente

Eminech. Anche

il

Can Mengli Gherai,

pore latto prigione, aveva a Bofifrire le angoscie della


morte, ma fu eaivo e venne di poi mandato in Crimea
per governarla d'ora in poi come vassallo del sultano
I

Turchi continuarono innanzi tutte

ste nella Crunea:

tutto

litorale

il

le loro

(1).

conqui-

meridionale di essa

cadde nelle loro mani nel plesso della medesima ape*


dizione. Le fonti dicono espressamente, che abbiano
occupata la

Gotici

(2) e

Broniovius

ci

racconta alcuni

particolari sugli ultimi giorni della colonia di SoldajOy

che egli ebbe dalla bocca

d'

on metropolita greco.

Questa citt sostenne un lungo assedio e la sua piccola


guarnigione si difese valorosamente, fino a che la fkme
mise un termine

alla resistenza.

penetrati nei castello inferiore,

Quando i Turchi erano


una delle chiese che si

trovava in questa parte della fortezza divenne


dell'

il

teatro

ultima, disperata lotta della guarnigione e la

ha di

tutti quelli eh' ivi si

erano

ritirati. I

tom

Turchi la-

sciarono dentro le loro ossa ammucchiate e rnuraroiii*


le porte

nisti

e le tnestre

(3).

Dicesi che

una parte

dei colo-

genovesi in Crimea cercasse rifugio nel castello di

Mangup

nell'

intemo del paese e prendme parte

(1)

HAMMBBj QtickichU der Ghane

(2)

Sisioria politica Conttantiwp. ed. Bomn^ p. 45.

(3)

BbomioviuS}

der rim, p. 34 e

alla

refir.

p. 10.

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163
difesa ugualmente inutile di questa piazza forte (1),

ma

conferma di quest' asser-

nelle fonti si cerca indarno

zione.

Anclie r altro emporio principale nella parte settentrionale del

anno

la Tarn, incontr nello stesso

increscevole che

manchino noTana per

particolareggiate intorno all'assedio della

tizie
i

mar Nero,

la sorte di Ga&.

Turchi

(2)

ed alle condizioni della citt negli ultimi

tempi, in cui fu colonia italiana. Giosafatte Barbaro, che


in quel periodo spesso ed

a hmgo dimorava

alla

Tana e

possedeva una pescheria nelle vicinanze/ ci racconta solo


quello che personalmente lo concerne: lu riguardo alle

condizioni generali rileviamo da' suoi racconti soltanto,

che

suprema, anzi

d* altro

1'

unica, e che

rappresentante del

vitore di

tempi

Tana appare come V aunon menzione


Gan tartaro che d* un rice-

console veneziano alla

il

torit

dogana

(3).

m questi

Pare adunque, che

ultimi

Tartari abbandonassero a s stessa la citt della

Tana. I Genovesi, di cui Barbaro non fa menzione nem-

meno con una sillaba, continuavano ad avere i loro conTana e lavoravano ancora nel 1449 alle {rti-

soli alla

ficazioni del loro quartiere (4).

La conquista
degr

Italiani

turca annient le colonie commerciali

su tutto

il litorale settentrionale del

Nero. In zovtr, ch questo

(1)
(2)

nome subentr a

Sekua, III, p. 234 Canale, Crimea, II, p. 147.


Breve menzione di essa presso Malipiero, p. 112
;

Relazione della presa di Coffa,


ctatus de duabus Sarmatiis, li,
3)
(4)

mar

qnllo della

Viaggi, p. 7,

9.

BiiUNN, Notices,

l.

e,

p.

352

Miechow, Tra-

p. 2.

15.

p. 62,

dagli statuti di quest'anno.

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164
Tana, contiDnarono benl a

fiorire delle

famiglie geno-

anhe dopo questo tempo, come per mo* d' esempio


ricordata quella degli Spinola (1) ed anche in Gaffa
istessa non era perduta ogni traccia dei Genovesi (2),
aiiizi gli avanzi dei Genovesi della Crimea si riunirono
vesi

ad ano staiiKtamento piuttosto considerevole neUe vicinanze della nuova capitale di Bi^sarai, dove protetti
da privilegi potevano abitare e liberamente praticare
il

culto cristiano

gono

(3).

Ma

questi fatti isolati

non

distrug--

nostra ao tenore asserzione. Bei anni

la verit della

dopo la conquista della Crimea Mohammed II venne


a morte (3 maggio 1481), e con ci parve cominciare
un periodo di decadenza per V impero osmano. Genova
pens allora

di far

tentativo di riconquistare

il

possedimenti al Ponto

prime deliberaaoDi ed

ma

ai

il

progetto

si

primi apparecchi

(4)

che un altro che riuscendo avrebbe ricondotto

(1)

suoi

an-

com-

il

mercio orientale alla via settentrionale, and

\,

arrest alle

fallito.

HtsaoN. DE Mabinis in Grjbvu, Thesaurus Rer, Ualic,


1435 ; CoBNBLis Cauis, Nim JPas Kaari Soeh hheU

\, p.

sende de grooU rivier Don qf Tanais, Amsterdam, s. a. fol.


10, citato da Mllse, Sammlung russ, ^eschickU^ voi. II, p. 85.
in die
bers.
(2) Bbonivius, p. 10. DsMiDOPF,
von Neigbaur, voi. Il, p. 116.

Rem

(8)

Bbomiovios

SiBSTBZBNCBwicz,

p. 9. Assai

p. 338, attnto

KHm

improbabile

il

racconto di

fonte annena, che

Menali

Gherai^ ritornato dalla prigionia nel suo paese abbia fatto


trucidale tutti* i Genovesi che ivi si trovavano. Cagione di ci
sarebbe stalo un luogotenente genovese in Crim vecchio (Solgat), ma i Genovesi non avevano mai posseduto questo luogo,
poi noto il favore di Mengli Oberai per i Genovesi
.

Notim

et esBirait,

XI, p. 90.

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--165^
Quando

in Italia fu geucraie

ira

contro

Portoghesi,

che Golia scoperta della via marittima per

BooDa Speranza e

il

capo di

colF approfittarne vigorosamente

avevano esclusi gl'Italiani dal commercio

Genovese Paolo Centurione concep

il

delle Indie,

il

pensiero di con-

durre queste merci per la Russia al Baltico, cio a Riga.

Egli intendeva di passare pel mare Caspio e d' approfittare di molti fiDmi

ed

altri.

Ma

il

come V

Indo,

il

Gihon,

il

suo progetto era ineseguibile per

mensa strada che

le

mercanzie

dell'

Indie

dovuto fare per terra ; e quando nel 1520

Volga
1'

im-

avrebbero
il

progetto

gran principe della


Russia, dovett essere abbandonato gi per la grande

da Centurione
diffidenza, che

istesao fu espoet al

Russi nutrivano contro gli stranieri

(1).

(l) Ved. rintroduslone al libro di P. Jovius, De Ugatione moBcwitica.

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VI.

LE COLONIE COMMERCIALI DEG ITALIANI

NELL'EGITTO.

Fra tutte

che

le vie

si

offerivano al

commercio

fra

r Oriente e V Occidente prima della scoperta della marittima pel capo di

Baona Speranza, la piti favorevole fi


il mar Rosso. In verun' al-

sempre quella che passa per


breve

tra era cosi

di evitare

perch

quanto

piti

viaggio per

ai porti dell'Italia, della


la via diretta e

del tutto per

acquasse

il

cercava

Le mercanzie

si

Francia meridionale e della

relativamente

eccettui

il

la

pi breve, e

breve tratto fra

il

mar

Mediterraneo, in cui dovevano essere traspor-

tate per terra.

noto, quanta importanza avesse

gi ueir antichit V Egitto

(1),

come

il

per queste merci. Quest'importanza

(1)

si

China che passavano P Egitto gionge^

Spagna per
Rosso ed

che

terra,

fosse possibile e perch molesto e

dispendioso di quello per mare.

dell'India e della

vano

il

pii

GuGL.

nm publieum

DI Tiro,

perci

paese di transito

non venne meno

XIX, p#26, chiama Alessandria : /o-

utrigue orbi.

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168
Ma anche,

nel medio evo.

renza dei prodotti


offeriva in que'

dell'

&tta astrazione dalla concor-

India in questo paese, esso stesso

tempi grande quantit

dotti suoi propri desiderati dall'

di

pro-

ricchi

Europa, mentre

d' altra

parte pativa difetto di alcune coee indispensabili per la

come legname e

vita,

merciante occidentale.

na

ferro,
I

accolsero, per cosi dire,

e continuarono

ed allettava cosY

eredit dei tempi romani

commercio

il

com-

il

popoli mercantili di stirpe lati-

coli'

Egitto e per mezzo

Ed per
mezzo rinvenia-

di esso con l contrade pi lontane dell' Asia.

che gi nei primi

ci,

mo

numerose tmccie

secoli dell'evo di

delle relazioni in cui le citt

rittime della Fraucia meridionale e dell' Italia

ma-

trova-

si

vano coir Egitto. Amaffi mand i suoi figli esperti nella


navigazione ad Alessandria ed al Cairo, fino dal secolo
decimo ed nndecimo per provvedersi di mercanzie egiziane (1). Negozianti veneziaii furono quelli che nelr anno 827 o 828 portarono con s da Alessandria
ossa di S. Marco.

fama

che soltanto una burrasca

avesse condotti a questo porto,

ma pare che

con sifbtto racconto volesse quasi scnenre


quegli uomini

seguaci

dell'

cristiano,

nell'

Egitto. In esso

il

li

leggenda

viaggio di

dominavano

fanatici

Islamismo, violenti persecutori del

nome

da molti anni nemici degl'imperatori bizan-

da* quali allora

tini,

la

le

che nei tempi

dogi di Veneua pih dipendevano

Pochi anni prima di questa trasMarco il doge, seguendo V esempio


imperatore Leone l' Armeno, aveva proibito ai suoi
posteriori.

lazione del corpo di S.


dell'

sudditi ogni

commercio

coli'

Egitto e colla Siria

(1)

Le pruove

di ci vedi-nella nostra

(2)

Dandolo,

p.

(j^).

prima dissertazione.

167.

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169
Ma

il

divieto fu poco rispettato

fatto accennato,
l'

che

prova ne

gli ambasciatori greci,

anno 971 Tennero a Venezia, porsero

, oltre al
i

quali nel-

delle lagnanze,

perch commercianti veneziani aTevano venduto delle

armi e
irrit

del
i'

legname a SaraceDi,

qual cosa fortemente

la

imperatore greco Zimisce che era in pro-

coi Musulmani* Ingravami e dalle mnaocie dei suoi inviati le


autorit ecclesiastiche e secolari di Venezia proibirono

cinto di ricominciare la guerra


dotti dai

sotto gravi

gname

pene

di

condurre in territorio saraceno

per costruzioni navali ed armi

solo d vendere loro legna tagliata


stretta e vasi di legno (2).

tardi

pii

sforza di

vediamo, come

Ma non

(1),

le-

permettendo

pih crta e pih


piii

di vent' anni

doge Pietro Orseolo JI s


mettersi per ambasciate in buone relazioni
il

con diversi principi musulmani,


erano anche

dominatori

fra

quali certamente

Egitto (3); manifestamente perch aumentandosi sempre pih il commercio

dei

dell'

Veneziani coi paesi soggetti ai Saraceni era deside-

rabile, anzi necessario,

che

il

capo della republica

si

avvicinasse ai reggitori di qae' paesi.

Anche

le Crodaief sebbooie tenessero

viva ed aumen-

tassero la coscienza delPantagonismo fra Cristianesimo ed

Islamismo, non danneggiavano


to. I

il

commercio coir Egit-

principi di questo paese sapevano ben distinguere

(1)

p.

EoMANiH,

I,

p. 248,

373 e seg.

Tafbl e Thomas,

1,

25 e seg.
(2)

Lavori in legno erano un articolo importante dell'in-

dustria veneziana, ved. Beppino,

II,

p.

298.

JoANNES DiACONUs presso Pertz, ss., tom.


Dandolo, p. 223, e Majeum li, p. 214; Romanin,
(3)

VII, p 29;
I,

p. 269.

combattendo

Crociati e pacifici mercanti,

fra

accolsero amichevolmente
fossero forse della

medesima

primi,

secondi senza badare che

a coi appartenevano

citt,

qne^ nemici. Qaesti negozianti portavano al

psilese

somme di denaro ed arricchivano il tesoro


col palmento dei dazi di commercio, e

del principe

erano bene veduti dai

Califfi

grandi

specialmente

o soidani d' Egitto quando

portassero legnami per la costruzione delle navi, pece o

catrame, metalli d'ogni genere, anni e simili cose, per-

ch riguardo a

V Egitto dipendeva

tutti questi articoli

del tutto dall' estero che

doveva condurli

dani d' Kgitto invitavano in ogni

modo

(1).

Ed

soi-

gli Occidentali

a recare queste mercanzie nel paese promettendo

loro

sicnra vendita e ricco guadagno, e stabilendo dazi mi*


nori per questi oggetti che per tutte le altre
zie (2).

Non possiamo

dubitare, che

tali

mercan-

incitamenti fa-

cessero prosperare questo commercio, in altre parole,


.

che

ngozianti occidentali senza serapoli di coscienza

dicessero pervenire agli Egiziani


elle tosto

vennero adoperati contro

materiali
i

Crociati.

da guerra,
Dobbiamo

perfino dire, che anche alle autorit ecclesiastiche e

che delle republiche commerciali

d' Italia

lai-

per lungo

tempo ci deve essere sembrato cosa lecita, e l' argomentiamo dal fatto, che nei trattati fra gli ambasciatori pisani

coli

ed

soidani d' Egitto sono inseriti degli arti-

concernenti

l'

introduzione di materiale da guerra

per mezzo dei Pisani senza protesta da parte degU


(1) Sanuto, Secreta fidelium crucis^
presso Maslatrie, Eistoire de Ciypvp,

p.
II.

25,
p.

e la

120 e

Memoria
seg-.

doenmenti pisani, di cui tosto parleremo, presso


AMiiai, JJi^lomi arabi dell'Archivio fiorentino, p. 243, 260^ 389.
(2)

Confr.

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ambasciatori

Se

(1).

la coscienza permetteva ai aego-

9aDti italiani di vendefe in Egitto tali oggetti, ancor

metio esitayano di fervi commercio con altre mercanne


di

uso

meno

anno

nocivo, sebbene anche con ci aumentassero

anno

musulmano. Le
F Egitto e le nazioni commer-.
ciali d'Italia non erano adunque nemiche all'epoca delie
Crociate, anzi riguardo al commerdo prima e pi chiadi

in

le risorse dello stato

relazioni vicendevoli fra

ramente che
osservare

il

in altra parte dell'

fatto

umana

esistenza

essere effetto delle Crociate

cinamento tra r Epropa e T Oriente.

un

si

pot

ravvi-

Qnant stiamo per dire potr dimoatrare che in quel


tempo era abbastanza vivo il commercio fra l' Egitto
e

l'

Fra

Italia.

documenti genovesi

dagli archivi e resi di ragione pubblica

di recente tratti
si

trovano circa

centocinquanta atti stesi fra gli anni 1155 e 1164

(2),

che si riferiscono ad associazioni di sngoli Genovesi


scopo d' intraprendere viaggi di commercio.

latte allo

Non meno

di sessa lt a sei volte

troviamo in questi docu-

menti Alessandria indicata come meta del viaggio che


vogliono intraprendere gli associati
del

mare

approssimativamente cos
vesi (3).

niun altro porto

tempo nemmeno
spesso visitato dai Geno-

Mediterraiieo veniva in quel

Se

il

Continmtore- di Chtglielmo di Tiro parla di

(1) Amari h e. Confr. 11 documento del re Biduino di


Gerusalemme presso Dal Bobgo, p. 87 e seg.
(^) Monummta histor, patHae; Chartae, H p. 2Q7 e aeg.

Per semplice easo sono conservati appunto questi , mentre


altri di altri anni sono andati perduti.
(3) Bugia per esempio noininata soltanto trenta volte
in questi documenti/e tutte le altre citt marittime ancor meno.

venezinui, pisani e genovesi che

treutotto bastimenti

inTemo deir anno 1187 erano ancorati nel poeto


di lesaandria e rendevano poBsibili a molti Cristiani
del regno di Gerusalemme pervenuti nelle mani di Saladino a ritornare in Europa (1). egli lo fa in modo da
nell*

.chiaramente scorgere, che questa presenza di navi mercantili d' Italia nel porto d* Alessandria era cosa solita

e che

si

Macrizi

ripeteva ogni anno. Finalmente sappiamo


(2)

da

che negli anni 1215 e 1216 dimoravano

non meno

in Alessandria

di tremila negozianti

europei

e la piti parte di essi erano probabilmente Italiani.


delle mercanzie,

a cagione

Anche,

delle qnali Alessandria era in

qnel tempo frequentata dagli Occidentali, abbiamo per


incidenza qualche notizia. In que' documenti genovesi

sono nominati

il

scate, la cannella,

simili cose (3),

pepe,
i

il

legno del

iiresile,

come

che

articoli

Genovesi

rioondncevano in patria. Essi sono nella


dotti dell' India

gnato dal

favorevoli condizioni

male

libert dei loro

mo-

dall*

Egitto

parte proil

paese ba-

mandavano

d' Italia

al Cairo,

sia

cittadini fatti

non

anche per chiedere

prigionieri in guerra

di rado

j).

la
:

a queste ambasciate

Recueil des h istoriens des croisades

Q-uillaume de Tyr,

fre-

sia per ottenere

pel loro traffico, sia per toglie-

intelli2:enze

soldani corrispondevano

pili

che attraveruvauo soltanto

Le potenze commerciali

(1)

noci

Nilo.

quentemente ambasciatori
re delle

le

chiovi di garofano, V allume ed altre

Continualian de

102, e seg.

(2)

Amari, Diyl arabi,

(3)

Monumenta

p.

LV.

hisor. j^atriae,

L e,

p. d44, 346, 514, 516,

520, 647, 767.

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con altre spedite da loro in

PUoHo RanUri

il

liffa

Nell'anno lldd

Italia.

Botateci venne alla corte del

(1)

Ca-

fatimita Azzafir Biamrillahi con lettere dell' arci-

vescovo Villano e dei consoli della sua patria, non per


ottenere

il

diritto del libero

commercio e

della fonda-

zione d'nna colonia della sua nazione in Egitto,

ma

per appianare delle difficolt insorte fra le dne nazioni


negli ultimi tempi che avevano disturbato

il

loro vicen-

devole commercio. Certi Pisani avevano uccisi .dei sudditi del Calififa imbarcati

con

essi nella

medesima nave,

impadronendosi tanto delle loro donne e dei loro

qaanto dei loro beni.


i

Il

Califfit

figli,

pun per questo fktto

Pisani stabiliti in Egitto e quelli che temporalmente

vi

dimoravano

egli

li

carcer e

li

rimand poi in patria

ingiungendo loro che non dovessero

piti ritornare,

conducessero seco e le cose rapite ed

dovevano essere
favorevole esito

puniti.
:

raGEire

Aoif

il

il

commercio

(1)

la

puni-

interrotto fu ristabi-

regolato in via amichevole dal viziro

quale invece del

Benincasa,

Giugno

non

del Bottacci ebbe

Galiffit

aveva in mano

redini del governo. Egli diede ai Pisani

Boll.,

se

mal&ttori, che

dopo eh' egli ebbe promesso

zione dei colpevoli


lito

La missione

Vita

Rayncm

III, p. 421 e seg., ci

il

le

permesso di

Pisani, negli

Ada

SS.

d questa (]aU cronolo-

gica. Questo santo fece il suo ritorno dalla 1 alestina colla


nave del nostro ambasciatore, e ci dev' essere stato neir anno
1153, perch fra questo e la sua morte scorsero sette anni. Egli
pass a migliore vita nel 1160 (ra pisana, cio 1161). Ved. ivi,
p. 489, 454. per questa ragione, che incliniamo ad assegnare a quest'anno il diploma del vixiro bbas che Ai ottenuto
dal Bottacci, e non porta data. Amasi, Hipl. arabi, /p. 152,
gli assegna per conghiettura Tanno 1154.

condurre

ma

le loro

mercanzie non solo ad Alessandria

anche al Coro^ e di

tatto

il

fare in generale

commrcio in

paese: oltre al fondaco da essi gi posseduto iu

Alessaudria ne promise loro un altro al Cairo


tacci, ottenuto ci, ritorn in patria

Palestina.

Appena fa

(1). 11

Bot-

passando per

la

venne mandato a Pisa


se non da Abbas istesso, certamente
partito che

una lettera scritta,


da nno dei suoi officiali,

forse dal luogotenente d' Ales-

sandria in data del febbrajo 1154 (Zulcaadah 54B)

(1)

Il

diploma, da cui rileviamo

l'ultimo di una serie

di ntt:

le

cose dette nel testo,

'he si riferiscono alla storia

dell?

pubblicate da Lami, nel


quinto volume delle Deltciae eruditorum, nelle note a BonincoNTRi, Histor. sicu., p. 194-232. Essi sono conservati in uu
relazioni

df

Piarmi

coir Egitto,

codice della biblioteca Riccardiana.

come

Non

ordinati e corrotti nel

furono da pochi
da Fanucci. Uno studio
pi profondo di essi c'inseg-n, che alcuni doveva appartenere
al tempo dei Fatimidi, perch vi si scoprono i nomi dei Catesto,

ardoperati

liffi

si

lerrg-ono

meglio che

iu quest'edizione,

dag-li

altri,

Azzafr Biamrillahi ed Eilaiz liiuasrillah e dei loro

Abbas ed Ebul Garat

Talaja.

Il

"vizlri

Weil ad Aidel-

professore

berga ci conferm nella nostra opinione, traduceudoci nel


le parole arabe che nei documenti si rinnovembre 1862
vengono. Ora stata publicata la cospicua opera di Michele Amari, / diplomi arabi del R. Archivio Fnji'Ciiti,m.
Firenze, 1863, in cui sono ripetuti i documenti gi publicati
dal Lami, ma il testo loro corrotto essi stessi bodo disposti
,

in ordine cronologico e corredati di oocellenti illustrazioni.

m\

11

parliamo si legge presso


Amabi a ]K 241-245. Questi tenne il governo in nome del
califfo Azzafr dall'Aprile 1153 fino air Aprile 1154, aoeiae
poi il suo signore ed innalz al tiono il figlio di questo, Alftiis Binassrllah , ch'era in et di cinque anni Yed. AbulFBOA, AnnaUs mutUm,, III, p. 533, 537, 539 ; Avari, p. 452.

diploma del

vlziro

Abbas,

'di

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che ripete ancora ona volta


caduto d* accordo e

&

sempre onorati e

stati

sdo-oU punti di cui 8*era

risaltare

quanto

Pisani fossero

protetti in Egitto e

come sempre

pagassero minori imposte dei Greci e perfno dei Sa-

non

raceni stessi, cosicch sarebbe stato conveniente

avessero insistito su nlteriorl diminuzioni delie stesse

Poco dopo
sciato

il

l'invio di

governo

gno 1154).

di

(1).

questa lettera a Pisa, venne rove-

Abbas

dall'

armeno Talaja

(1."

giu-

magistrati di Pisa mandarono anche a

questo nuovo viairo degli ambasciatori che furono beni-

gnamente

Essi tornarono In patria con doni

accolti.

di balsami preziosi ed accompagnati dai prigionieri di

guerra di nazione pisana


lotte re del

viziro

liberati,

e portarono eziandio

in cui egli dice esserci! governo

Egitto continoamente intento a proteggere

deli*

nego^

che si trovano in viaggio contro ogni viomalgrado la guerra che ferve in Siria coi Latini (2).

zianti pisani
lenza,

(1) Questa lettera si legge presso Lami, /. e, p. 214 e seg.;


Amari, p. 240 e soo*. Un' aggiunta ad essa probabilmente

che dovesso
proteggere i Pisani nella ricostruzione del loro foudnco ed in generale in tutto quello che loro potesse occorrere.
Lami, p. 2*20 e seg. Amari, lo d a pag. 290, seuza parlare
del teoipu, a cui potrebbe appartenere.
il

piccolo ordine diretto al cad d' Alessandria

.ijutare e

(2)

Lami,

Le due
p.

lettere, a cui

208-215

qui acceiiiuaiiio,

meglio

disposti

si

trovaiiu

pres.^tj

quanto alla cronologia

presso Amari, p. 'joo-^ol. Colui che le scrisse si chiama espressamente col suo nome principale Talaja, e coi due altri
Ebul-Gharat e Almalich Assalih (re pio), che portava anche
secondo Abulfeda, /. e, p. 539, 5*79. In una delle lettere fatto
cenno che abbia rovesciato il viziro Abbas (Abes) e suo figlio
(Nassr), per la qual cosa conr. Abulfeda, IH, p. 539
Hist(hria pairianharum AJtewmdriae, p. 520; Michaud-Reinaud,
;

176
Ma

anche

se

modo con

Pisani non ebbero a laprnars del

cui erano trattati dai reggitori deiV Egitto,

pare avrebbero Yolontieri vedato, ci


i

re di GerosalemiDe avessero estesb

anche sull'Egitto, od almeno sol

intende, che

b'

loro dominio^

il

litorale settentrio*

naie di questo paese. Perci diedero ajuto

Amalrieo

al re

1167 al
T gitto. 11 regno dei
Fattmit era allora in decadenza ed aveva ini^tre a
sostenere gli assalti di Nureddin, soldano d' Aleppo e di
Damasco. Amalrico conobbe bene il pericolo che doveva
Germalenmei quando

V. di

1169

questi negli anni

fece piti spedizioni contro

nascere per

il

suo proprio regno, qualora questo potente

mano il governo deUa


venne in soccorso dei Fattmit non

conquistatore avesse riunito in sna


Sirta e dell' Egitto, e

senza

pensiero segreto di avantaggiare per se e di

il

ingrandire ed arricchire

suo regno a spese loro. Nel

il

processo di queste lotte avvenne che Scircuh, duce dell'

esercito di Nureddin,

sandria e ne

Amalrico

si

l'estate del

s*

si

venne

de$ Croisades

liffo,

assistito

l'

da una

IV, p.

Ales-

assedi nelflotta pisana.

alla conclusione della pace,

principale di essa

IH, b, p. 40. Nel

d'

a suo nipote Saladino. Re

appresent davanti a dessa e

abbandonare Alessandria

Bih.

impadron della citt

la custodia

1167 per tre mesi

Quando
dizione

afiGid

con-

fu, che Saladino dovesse

(!}.

Ed

il

102, 104;

medesimo eoQtesto

si

re Amalrico

W ilkeh
trova

il

ed

il

reuzzuge,

nome

del Ca-

pel quale Talaja governava, Elfaiz Binassr-lUah. Talaja

mor poco tempo dopo

il

Califfo nel 1161.

Bernard. Marangone, neV Arck. stor. ital.y VI, b,


pi brevemente ne parlano Annal.
p. 51, ne rlR estesa notizia
rerum JPisan. presso Uqhblli, X, p. 40, e Db Vico presso
(1)

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T8ro Sceavr,

ft

rata, si mostrare]!

eni fa riconsegnata leseandra libegrati ai Pisani per

comune

ricevuto. Quelli concesse ai

l'

ajato da essi

di Pisa la giurisdi-

conolara ed ttn terreno al porto d!AccoDe

ziotie

questi dmDQi di liolto le Imposte


&>-ett i

negozianti pisani in Alessandria. ed al Caijro

(2).

ambasciatore del re Amalrico, che port

^iiibaldo,

notizia della resa d'Alessandria

ghiera tosto esaudita, che

la

Pisa, porse la pre-

Pisani anco in ayy^ire

preludere parte alle spedizioni del re contro

volessero

V Egitto.

(1),

a coi andavano aog-

Ad(^ nella guerra

stettero a fianco del re

dell'anno seguente (1168)

con truppe

terrestri e

con navi

ed ebbero la loro 'parte delle ricche prede fatte nelle


citt egiziane di. Ulbe8

conquistate

(3).

e di Tennis^

le quali

vennero

Quanto alF llara concessione di Amal-

che assegn loro colonie commerciali con giurisdi

rico,

zione

consolare,

chiese, bagni ed altre cose in Cairo

vecchia e nuova ed in Rosetta e ne promise a loro per


l'avvenire anche in Alessandria, Damietta e Tennis (4),

giova osservare, che queste citt o non pervennero mai


in

possesso del re o rimasero solo per breve tempo nelle

sue mani*

MuBATOlll, JVI, p. 181. Da altre fonti sono raccontati i medeavvenimenti presso W ilken e Wbil. Confronta anche

8imi

la prefazione di

Amasi,

p. LII.

Dal Borgo, Diplomi

Pisani, p. 91 pr bono servitio,


quod in ohsidione AUxandrie Pisani mii exhibuerunt.
(1)

\2]
(3)
'4)

Marangone,
Marangone,

l.

c.

Guol. di Tiro, XX. 6-8


Diploma dell'anno 1169, presso Dal-13orgo. p. 92 e
p. 51, 54, confr.

seg. Simili concessioni di territori eg:iziani, fatti ai


di S.

Giovanni, ved. presso Paoli, Codice diplom,^

. Heyd,

11.

cavalieri

I, p.

48-50.

13

_178
La

fue di questi rivolgimenti

fa la caduta dei

appropri

il

ma

politici dell'Egitto

non

il

le malrico

loro regno, sibbene Saladino,

Nurediiui

dell* esercito di

seppe

Fatiaiiti

inalzarsi

v viziru

dt'i^li

ultimi Fatimiti

ad iudipeiideiite signore

Le reazioni commerciali
mostrano anche sotto

il

8i

he da duce
deli'

Egitto.

di Pisa con questo paese

suo governo in luce

pii

si

chiara

di quelle delle altre nazioni date al traffico. Neil* anno*

1173 venne

Saladino un ambasciatore pi-

alla corte di

Aldepraodus (Ildebrando), per ottenere alcuni

sano,

vantaggi pel commercio dei suoi connazionali, ed


soldanoy dimenticando le ostilit avvenute fra lui ed

Pisani neir ultima guerra, conchiuse


coir inviato

(1),

Egli assicur

un nuovo

il
i

trattato

Pisani di bel nuovo

ai

un fondaco in Alessandria, d* un bagno


una chiesa, come pu^e concesse che potessero esust-

possesso d'

il

e d'

citare senza

impedimento

il

loro culto; usare di pr-

prio peso nella vendita e compera, e diminu

dovevano pagare per

legname

ferro,

dazi che

e pece. Oro ed ar-

d' imposte, quando introdotti dai Piquando questi lasciavano il paese dopo aver
loro compere dovevano pagare de' diritti sulle

gento erano esenti


sani, e solo
fatte le

monete, che portavano

r abuso che

alle

via.

Saladino fece inoltre cessare

dogane venissero

chiotti ai Pisani dei

dazi maggiori di quelli stabiliti dai tmttati o che fos-

sero costretti di vendere le loro merci contro loro vo-

lont od
forza,

prezzi inferiori ai correnti, o di ritenerli colla

quando volessero

stesso trattato

partire.

Se

in

un passo

dello

Pisani vengono esonerati dair imposta


4

Lami, V, p, ^A-UOl

(1)

Amari,

p. 257.

e seg.

'

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che prima dovevano pagare pel passaggio del fiume,

ne

che ei*ano

risulta,

soliti di

recarsi

da Alessandria

pel Nilo neir interno del paese. Si voluto inoltre tre-

Tare in qaBto trattato

un

dassen) anche alle Indie


siderando

il

cnno, che dali* Egitto an-

(1),

ina pi attentamente con-

luogo che dovrebbe

ci

provare tosto

si

sporger, che le parole in India devono la loro esistenza

nnicatoente alla ignoranza d* ria copista

(2).

e pU^ esatta ristatnpa dello stesso presso

non

si

leggono pi, e sono sostituite dalle altre :

Diverse furono del resto

prandas tennero
ambasciatori

le

dietro,^ negli
pisaiii,

infatti

^ in die

ambasciate che nel ttuipc

Ad

luogo ira Pisa e V Egitto.

di Saladino ebbero

altri

Nella nuova

Amari

Aide-

anni 1176 al 1180 tre

che avevano V incarico di

berare cittadini di Pisa, tenuti prigionieri in Egitto,

par sempre esternavano anco de' desideri che

li-

ma

si riferi-

vano air ulteriore esistenza delia colonia commerciale


ed alla sicrezxa^ del commercio. Le risposte, con cui
Saladino stesso o talvolta in sua assenza suo fratello

AJmalich Aladil sempre accordavano quanto a loro veniva

(1)

che in ci dire vivamente


Fanucci, II, p. 94 e seg".
esser andate perdute ie relazioni dei viaggi e le
,

deplora,

carte geogratchc.
il trattate^
(2) Fra il fondaco dei Pisani e la loro chiesa,
cenno del bagno colle SL'g-uenti parole: Similiter fecerunt
nobis preces de halneo et nos dedimus eum et duana debeat
ijfinia parare per eos in India^ quando UH ad lavandum tssent,

fa

nullus extra'imis debat

ire.

Si vede chiaramente, che in ta^

nesso la parola in India non ha senso e che


i

^rli

stranieri erano raccomandati

sani

si

magistrati della dogana, alla cui protezione

che

voi^lia dire,
in

generale

debba provvedere che i Pinon vengano molestati da altri nei loro uso del bagno.

chiesto e che farono consegnati agli ambasN^atori,

ritornavano in patria, sono fino n noi pervenute.

quando

solo

increscevole che essendo concepite in termini generali

nolla di dooyo ci dicono riguardo alle condizioni dei

commercio in quel teibpo

(1).

forse semplice caso ,

Genova non

ci

che rgoardo a Venezia e

siano conservati documenti,

quali po-

tessero far testimonianza delle relazioni di queste

repnbliche con Saladino.

Ma in mancanza

due

di tali' atti

dobbiamo accontentarci dell'arida notizia d* una cronaca,


la quale dice, che i consoli genovesi dell'anno 1177
abbiano mandato Rubeus de Volta come loro ambasciatore

a Saladino e che concladessero con lui un trattae possiamo soltanto agginngere V altra che il

to (2)

fratello di

questo soldano

si

valso dell'opera d nn

Genovese Rag'geronus per iscambiarc una quantit


allume egiziano con mercanzie italiane (3).

di

II viaggiatore

La prima

si trova presso. Lami, I. c.


mense Aragtappo
Amari, p. 264, colla data
(Erragiab) 572, (5 Dicembre 1176, al 3 Gennaio 11*7
Sala'! ino qui si chiama Giuseppe, per il che si confronti
MichaudReinaud, Bibliothque des Croisades, IV, p. 138, Dot. 2. I,a
seconda del 16 Ramadn 574 (15 Febbraio 1179), che Ridolfo
(1)

p.

221 e

SBff.

di queste lettere

Castrato riport a Pisa


11.

p.

201

Amari,

<l!mostr:i, di Aladil,

(29 Febbraio al 28

An fossi

Lami.

p.

p.

si Icg-g-e presso Pagnini, )ella decima,


265 e se^*., ed come Amari, p. 462,
cosi pure il terzo del mese SccvA) 57I>

Marzo Uso che fu conseg"nato a Bulgarino


206 Amari, p. 267 e seg.
;

Caffaro, p. 98.
1*3)
Siccome Rug-geronus coli' allume a lui affidato cadde
nelle mani di corsari pisani, cos ci diede moti\o a sjiedire
nn amba.sciatore eg"izlano a Pisa ron due lettere, che si legs^ono presso Lami, p. 203-206, ed Amabi> p. 262 e seg.
(2)

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Berdarnino di Tndela che venne in Egitto durante

primi tempi del governo di Saladino, riempie veramente

una lacuna nelle nostre cognizioni io questo riguardo.


Enumerando egli i popoli che allora facevano commercio
in- Alessandria specialmnte per comperare le droghe
deiriudia, e che avevano col

nomina

loro propri fondachi, egli

Puglia e

molte parti

(1).

Da

che

ci xisulta,

il

nome

giatore ebreo

di Veneaa.

P abbia compresa

possibile,

sotto

il

Certo

ma

Italia,

solo

che sono antichissime

Venezia coir Egitto, e che

blica

il

non

viag-

generale

interno di

commerciali

navi di questa repu-

continuavano anche sotto Saladino a frequentare

porto

d'

Alessandria

c'

insegna un passo della conti-

nuazione di Guglielmo di Tiro, di cui

Ma

l'

il

litorale dell* Adriatico.

le relazioni

le

che

nome

Lombardia, ch questo non pu indicare

questa parte d'

il

dobbiamo per-

ci

meravigliare, che nell' elenco di Beuiamino

l^giamo

di

negozianti di

l'Egitto per ivi

d' Italia allora visitavEino

dimorare pi o men lungo tempo. Noi

di

la

la Sicilia e della citt della penisola Amalfi*

Genova e Pisa

altro

Lombardia,

de' paesi italiani la Toscana, la

ci

siamo gi

soltanto nel principio del secolo decimoterzo

valsi.
i

Ve-

neziani acquistarono in Egitto maggiori diritti e pi


estesi possessi. B' ci

Quandu
si

facevano

la

gli

per un motivo speciale.

quarta crociata doveva aver luogo e gi

apparecchi per essa,

il

reggeva Tf^itto, Aimaiich AladU^

soldano che allora

fratello di

Saladino

AsHER, I, p. 157 e seg. ladicazipni esatte sul


(1) Ed.
tempo del viaggio di Beniamino si rinveng-ono nel libro di
Obatz, Geschichte der Indenti voi. VI, p. 457 e seg.

spedi dd' ambasciata a Venezia con ricchi doni e fece

pregare

Veneziani

distogliere

])er

impiegare tutta

d'

crociati,

il

la loro influenza

esercito principale

cui

riuniva a Venezia, dai pensiero di dirigere

domtD in Egitto e nella

ai suoi

grandi privilegi nel porto


rendessero questo servig^io

Dandolo diede
.

Siria,

(1). Il

vecchio doge Kurico

T impero bizantino. Abbiamo

doge

il

lagni dei Veneziani

imperatori greci, n crediamo che

dato dal sokiano

Ma

Egli promise a loro

ieaaandria, qualora gli

detto altrove, qnali e quanti fodero

gV

si

loro assalti

a questa crociata un' altra dire-

intatti

zione, volgendola contro

contro

d' Kg-itto fosse

impulso

1*

quello che destasse nel

pensiero di fare un assalto a Costantinopoli

(2).

quel messaggio del soldano pu ben avere esercitato

qualche influsso sulle sue deliberazioni


reggitore d^Egitto

metteva

di

si

distinguere

pih di tutte

le

&tto

0}

che

il

credeva obbligato a Venezia e proi

cittadini di questa republica

altre nazioni

(3).

tale espressione

non era questa volta un modo di dire : i VenezmnI andavano in&tti debitori al soldano lmalich ladiI di
una cosa non posseduta da .alcun' altra nazione, d^ un

Rccueii

il

de Tyi\

p.

251 e

(Ics

historiens des Croisades, Contin. de Qni.

scfr. 2''5

Tafel

Thomas,

I,

p. 3*?4,

327, \m.

Chronicoa Fandriae, pubbiicnto da Smkt nella CoUcction


des chruniques beges, dice a p. 13*2, che il soldano abbia promesso ai Veneziani -oiile marcas auri optimi et pr aero
^nh:uhConductu'in iherum qer totani Arahiam
Syriarn
Datnascum et Aegyptum quando neg-assero ai Franchi navi ed
Il

{'2]

V indncessero a ritornare in patria.


Ci contro Aaslatrie, Histoire de Chypre,

[2.

Tafel

interpreti e

ThomaS;

li,

I, p.

161-163.

p. 190.

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secondo fondaco
ni

lessandida

(1), looltrei

fu accordato

Veneziani tntto quello che gii ambaaciator del doge

Pietro Zi ani avevano chiesto a voce riguardo a certe

imposte

introduzioni di

vini

ed ajtre simili cose

commercio che finora sussistevano^


furono egualmente tolti (2). A queste prime lettere di
iiiolU

incagli del

donazioni e privilegi- tenevano dietro nei prossimi ottanta aiioi degli


te

diritti

privilegi

Aladil li

(1^

che determiiiavano magginrmen-

altri

possessi dei Veneziani

.je

in

Eg-itto.

Questi

sono concessi dai soldani ejjubidi Almalicli


(

Tafl

1238

in Alexandria

ed Almalich Assalih Negem Eddin

Thomas,

II,

p.

1B6

Junximus

eis

fundicuin

che probabilmente vuol dire: hp agfftmf


un altro a! fundaco che gi posseder ano. Il trattato dei
li cui tosto parleremo,
suppone che i Veneziani avessero di
</\[\

il

due fondachi. Ivi, p. SoR.


Le lettere di Almalich Aladil

(2)

dalle quali desunto

KEL e

Thomas,

II,

il

p.

"

dirette a

Pietro

'

Ziani,

qui detto, sono stampate da TaNon possibile precisare il

fin

184-193.

possiamo solo dire, die cadono


in cui 'que'due furono al
potere. Gli editori vo^lluno vedere un cenno della crociata df^I
Omnes qui nadnnt in peregrino1217, nelle seguenti parole
Hone ad sancturn Repulchrum cum Veneticis, sint salvi. Ma
queili che prendevano parte ad una crociata dovevano e^ere
considerati e trattati dal soldano come nemici, ed a noi pare
che il documento vop-lia parlare di pelleprrini che per divozione venivano alla Terra s:iiita ed erano soliti di viacrpriare
colle navi veneziune. Un'altra dithcoUi, die gli stessi eruditi
**ditori hanno trovato a p. 192, nel Bubeker Machomet, possiamo pure togliere. Il soldano portava difatti i due nomi
Abu Becr e Mohammed, come risulta da Hammer, Litteraturgesckichte der Araber^ VII, p/60, not. e dal documento pisano presso Amari, p. 2G7 confr. la nota a pag. 492.

tempo in cui furono

fra

Tanno

l'2(>5

ed

il

scritte, e

tempo

118,

Ejjab (1244), poi dai aoldani mamelacchi AlmaLich


lmaixx Izzedin Ebech (1254) e Nassir Eddii Mohamme Ibn Chilavun (1302) (1). Noi ci limitiamo a rias-

sumere qui
Il

punti principali di tutte queste concessioni.

possesso dei Veneziani in Alessandria consisteva

nei dae fendaohi, di cai abbiamo di gi parlato, ed

qaali

dovevano essere maotenat in bnono stato dalla dogana,


dunque a spese del governo egiziano; in una chiesa,
dedicata a
uso.

S.

Michele, ed in un bagno per loro esclusivo

In forno loro proprio cuocevano

formaggio per lorp oso


dazi.

Il

il

pane; vini e

potevano introdurre senza

tenere aperti o chiasi

fondachi non dipendeva

beneplacito degli ufficiali veneziani, perch

affatto dal
li

si

soldani in&itevano, che t'ossero tenuti chiusi

tempo

durante

il

Ognuno

di questi

dae fondachi aveva

amministratore [fundicarins)
lon ia

era

il

il

venerd

degli esercizi religiosi dei Musulmani.

console,

il

; alla

il

suo particolare

testa di tutta la co-

quale aveva tre serviti

Tutti

ri.

questi funzionari, erano esenti dal testatico, sebbene di-

morassero per maggior tempo nei paese

il

console po*

teva far entrare in paese ogn.anno mercanzie del valore


di mille bizantini o

(1)

&rne nscire- altrettante senza pagare

L diplomi de?U anni

1238, 1244, e 1254, sono stampati

da Tafbl e Thomas^ II, p. 986 e seg. ; 416 e segquello


del 1244 in parte anche presso Romamir, IU, p. 899 quello
del 1088 anche da MASm, VI , p. 88? e seg. ; IV, p. 26^ e
eeg. ; dove le date 1258 e 1262, vanno corrette In 12;i8. Il
diploma del 1802 iaedito. Un estratto si legge da Mabin,
IV, p. 270 e seg., 273. Confr. Maslatbib Archita de$ missioni sientijiques, l, p. 872 ; Tafbl und Thomas, *Der Doge
Andreas Dandolo^ p. 87 e seg.
;

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Se nn Ven^iaiio da

dasio (1).

snlmano era giudizialmente

ma

tribunale,

od va Ma-

Cristiano

citato,

il

console sedeva ^

un Veneziano porgeva accusa contro un

se

Saraceno egli doveva rivolgersi al giudice musulmano,

poteva peraltro dirigere

figli

persona del soldano, ed

il

uopo una lettera d credenza.

suol gravni anche alla

ca( gli consegnava


Il

tal

console doveva prendersi

Meno

cura degli averi dei

Veneziani defunti.

gnano questi

secondo la loro natura intorno alle

trattati

sue fanzipi^ nell' amministrazione

che assistevano
ne^l atti,
consoli

il

console

ci

dei consiglieri poi

non v'ha parola.

accennato

che anche in altre itt d'Egitto risiedevano

ma

non detto

potevano tenere

nn

in

dogana

avessero sede. Nella

quali luoghi precisamente


d'

Alessandria

Veneziani

loro proprio scrivano, che dichia-

rava qnali mercanzie fossero propriet veneziana

anche

custodiva,

le

proprietari.
ai dazi, i
piotare

inse-

pf rcli

ma

n.on venissero sottratte ai

increscevole, che nulla ci sia detto intorno

quali allora si

pagavano

sappiamo -solOi che


pagavano

preziose e fine pelliccerie^ oro ed argento

un dazio minore delle altre merci, ed in parte n' erano


anche
,

esenti.

Mentre

modo entravano

Veneziani in tal

nel no-

vero della nazioni commerciali che in Egitto godevano


de* primlegi,

anche

con questo paese


Essi

Pisani continuavano a mantenere

le loro

antiche amichevoli relazioni.

mandarono un ambasciatore a

Almalich Aladil, che concesse


privilegio

(1)

a noi noto. Marsucco

Mabin, Vi,

p.

quello stesso soldanu

ai Veneziani

310 e seg.

il.

primo loro

dei Teperti fa inviato

186
in Egitto Del

Le

127 per conebiadere un naovo trattato^


da lai (1) forono le segunti : il fon-

richieste p6rte

daco insieme colla chiesa di S. Niccol e coi bag^i dovrebbe rimanere

ai

inoltre rimessi in

Pisani, e

fondaco e

il

la chiesa essere

buon stato a spese del snidano, sicco-

me bisognevoli d* on
t^i servire del loro

ristanro :

Pisani dovrebbero po-

proprio peso e pagare dazio solo

per quelle mercanzie, per

quali erano soliti pagarne;

le

oro ed argento in particolare non essere so^p^etti ad imposte.

Che

tutte queste

domande

date, dice espressamente la

consegnata al Marsuccoper

fossero i^^fatti accor-

lettera di salvacondotto,

suo ritorno, ed nn diploma

il

di Almalich Aladil, che probabirmente contemporaneo,

assicura

Pisani, fra

le altre

cose,

che

dazi finora esi-

non verrebbero, alterati (2). Sotto il governo fi


medesimo soldano venne ancora nn altro ambasciatore
pisano in Egitto, Ranuccio di Benedetto Vernaccia : la
stenti

lettera credenziale datagli

dall'

arcivescovo Lotario e

dal podest Ubaldo Visconti, in data del

zo 1215

(3).

Come

risultato di quest'

29 mar-

ambasciata dovr

Ci secondo V istruzione che 1* aieivesfiovo pbaldas


il podest Gherardo Cortevecchia (che ebbe quest' ufflcto nel 1207), diedero a qnest'ambasciatre ; Amabi, p. 280 e seg. La data ftedsa che Famucx;i,
li, p. 88 e seg., assegna a quest* iatrazione gi corretta da
RONAiNi nelle note al Roncioni,
468 ; con ragioni ancora*
.

(in

(1)

carica dal IVi al 1208i, ed

pi stringenti, da Amasi p.
(2)

'465.

Amari, p. 282, 283.


SI legge presso Amasi,

p. 81 e seg., e 284, neir orie nella versione araba. Anche Tbonci, p. 178,
cenno di quest* ambasciatore, all^anno 1215. Fanuoci, 11,
230 e seg., erra anche qni grandemente riguardo al tempo!
(3)

prinale latino
.

p.

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probafbilmente cougiderapsi

il

Almalich Aladil ordina in

diploma deiranno 1215


che

esso,-

certi Pisani

ischiavitii siano

prigioni cella loro cliiesa e ridotti in


liberati

(1).
f.'itu

senza riscatto, e gnarentisce ai Pisani libert e

sicarezza pel loro commercio; promette cbe in caso di

naufragio non verrebbero toccati


drebbero
la i^uale

il

loro beni

che go-

dovr servire nel medesimo tempo come luogo

di sepoltura, e cos

pare del loro bagno. Per

canzie dovrebbero pagare

argento

possesso del loro fondaco o della loro chiesa,

il

dieci

le loro

mer*

sedici per cento, per oro

il

ed

esenti di dazio potrebbero introdurre

viveri e vino per proprio uso. la dop-ana sarebbe a loro

concesso di tenere uno scrivano e nella loro chiesa dei


sacerdoti, ai quali

assicurata

l'

esenzione da qualsiasi

imposta. Finalmente viene stabilito, che ogni. Pisano,


riconosciuto

come

tale,

pu

ricorrere al luogotenente di

Alessandria e da ultimo al snidano istesso, qualora da

un impiegato egiziano inferiore

non conforme ai patti conclusi,

come abbiamo veduto, ad

sia
il

trattato in

modo

documento accenna,

anteriori interruzioni delle

relazioni pacifiche fra Pisani ed Egiziani. Tutti gli

cidentali

allora dimoranti

fatti prigionieri,

come

in

Alessandria erano

Pisani, dacch

il

Ocst^ti

soldano aveva

temuto che potessero dare un assalto alla citt uniti

(1)
p.

Si legge in antica versione italiana n; >so Pagnini,

198-201, e presso Amari,

p.

285-28"7,

il

JI,

qual ultimo cor-

regrge in 012 dell'egira, la data che porta il documento, cio


622 (1225), che dev'essero falsa, perch Almalich Aladil mori
r anno 615 (1218). Un diploma af'atto simile, intorno alia data

quale non si pu dire nulla di certo,


Lami, p. 201, ed Amari, p. 288 e seg.

'lei

si

trova presso

188
una nave ch^ era appunto giunta dalTali timori non erano senza fondamento.

air equipaggio

FBaropa

(1).

d'

Pisani e Genovesi avevano preso attiva parte

all'

asse-

da Crociati nel 1218 e 1219 (2).


Tali aYYenime&ti influivano naturalmente sui commercio
dio di

Damietta

fatto

dei Pisani coir Egitto rendendolo pi fiacco.

Ma le

con-

dizioni loro migliorarono probabilmente per le relazioni

amichevoli che esistevano fra V imijeratore svevo Federico II,

ed

il

soldano lcamil.

noto,

che quest'impe-

non trascur il commercio de' suoi sudditi coil' Egitto, e se andie non ottenne perfetta esenzione da
ogni dazio per tutte le mercanzie che dai suoi stati venissero condotte ad Alessandria e Rosetta, com'egli nel 1228
ratore

aveva chiesto

al soldano,

pure questi concesse privilegi

per i negozianti napolitani e

l^ti

siciliani (3),

fora'

anche

tempi antichi in amicizia


cogli Hohenstaufen. A noi non pervenuto altro privilegio posteriore a quello deiranno 1215, che un sol-

peri Pisani^

dano

dell'

fin dai

Egitto avesse concesso in favore dei Pisani.

(1) Amari, p. LV, da Macrizi. Un incidente di


mento il spg"uente: quando Almalich Aladil era

|)oco

mo-

guerra
alcuni commercianti pisani, che da Beruti erano
con Cipro
venuti ad Alessandria passando per Cipro, furono nel porto
egiziano carcerati e tenuti in prig-ione per un anno. Le loro
lagnanze, scritte in arabo, si leggono presso Amari, p. 70
e sey.
(2) Cwniimmime i Guol. di Tiro, nel lUemil lis histt^
tieni des Croisades, p. 337 Mmriak potest R^gien, presso
MoBATOBi, Vili, p. 1095 e seg. ; Cavpaso ed. Pektz, p. 141
e seg. ; Tbomci, p. 178 e seg. ; Ronciomi, p. 48S e segr*
(d) MiCHAUD-RsmAon, Bihh d$s Croitades, p. 4d0, 51^;
in

WiLKEN, VI,

p.

473, 511.

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--189^
Soltanto gli statoti del Comiine di Pisa appartenenti alla
'

seconda met del dcciiiioterzo secolo ed alla prima del

deeimoquarto fanno testiotonianKa, che gli stabiiimeati

^mmerciali dei Pis^i in Alessandria e Damietta continnavano ad esistere. Essi contengono prescrizioni snlr elezione dei consoli e fandicarii col, e norme per gli
da

fitessi

ma

nuta
l'

che

inserirsi nelle istruzioni [brevia]

consoli

mare {coMules marU) dovevano stendere per essi,


nessona di queste istrazioni fino a noi perve-

dei

(1). I cnsoli d'

Alessandria avevano, per esempio,

obbligo di mandare a Pisa la pigione che

si riscuo-

teva dal forno fabbricato da uno dei loro antecessori,

onde

si

possano con questi danari provvedere lumi per la

chiesa di Santa Maria in Pisa. Essi ed

i loro collabi in
Damietta non davvano permettere la vendita di vino

nel fondaco pisano,


se dichiaravano per
Kg-itto,

ed erano minacciati

d'

procurando a questi cos

il

godimento dei

legi pisani (2). Tali brevi ed isolate notizie


iar si,
ai

che non

ci

dolga la perdita

consoli di nuovo eletti,

ma

esse

una multa

Pisani altri negozianti venuti in


privi-

non possono

delle' istruzioni

quando partivano per

comprovano almeno V esistenza

delle

date

l'Egitto,

colonie

pisane nelP Egitto fino al secolo decimoquarto.

Anche 6-mo9a teneva


I

primi, di cui conosciamo

suoi consoli in Alessandria.


i

nomi, sono Lamberto dei

Fornari e Belmusto Lcrcari, che nel 1205 diedero ajuto


air avventuriere

1) Bona IN I
XXXI.
'.'2)

seg.

genovese

Alemanno Costa

quando

Statuti inediti della citt di Pisa, tom.

BoNAiNi, statuti pisani,

III,

p.

decreti degli anni 1268 e 13Uoj.

395;

I,

I,

p. lUi, 333 e

cacci

nome della

Pisani da Siracusa e poi in

republica

a ki concessero in feudo k citt conquistata (1). Le


notisie, che del resto abbiamo di questi tempi, si riferiscono come quelli deg-li anteriori ad ambasciate mandate di quando m quando da Genova in Egitto ina lo
:

scopo ed

mo

(2).

il

risulta mento

Solo verso

per lo pi

loro

non conoscia-

decimoterzo secolo

la fine dei

le rela-

Genova
nelP anno L290

zioni dei soldani d' Egitto colla republica di


si

mostrano sotto luce

conchiuio

fra

chiara

pili

ci

fu

queste due potenze un trattato di pace e di

commercio, per mettere termine alle vicendevoli piraterie.


1

suoi articoli ci sono noti per

cumento.

II.

mezzo di un autentico do-

soldano Chilavnn aveva latto trattenere,

nell'anno 1287,

una nave mercantile

di Spinolo Spinola

'

e crimpagiii, carica di ricche mercanzie, che ritornand

dalia Siria per caso era venuta

ad Alessandria

paggio fu

merci sequestrte.

fatto prigioniero, le

eciui-

Ma

le

rimostranze deirmbasciatore genovese Tommaso Spinola


fecero s che prigionieri e robe fossero rconsegnati.

genovese Benedetto Zaccaria poi

s'

Il

era iiupadronitu d'ini

bastimento egiziano non lungi dalia costa meridionale


dell'Asia minore, presso Candeloro, in

Paolino Doria, console di


alla, citt

(1)

2)

Ca&

compagnia di
V assalto

poi .aveva dato

egiziana di Tineh per vendicarsi in qualche

Caffaro,
Caffaro,

p.
all'

122.

anno 1200,

p.

113

all'

anno 1206,

p.

all'anno 1233, p. 181. Solo nel primo di questi passi detto,


che r ambasciatoro dovesse chiedere dal soldano la libert dei
prigionieri genovesi, ma che non l'ottenne. Vedi inoltre MaCRJZI ed.
]I,

1, p.

QuATRBMRG
81 (agli anni

i, 1,

m^,

p.

94, not. 215,

1, 2,

p.

127;

1213, 1285).

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191
modo

della conquista di Tripoli di

assai

Soria

mentre

soldiiuo ueir Aprile di quest' anno,

importava di conservare questa

riuscita al
ai

Genovesi

citt.

La

coi-

ien^ concepita dal addano per qaeato procedere dello

Zaccaria ai sfog, come

avvenuto^ contro
tutti

quelli

piti

Onovedi

volte ia simili casi era


in Alessandria:

stabiliti

che non erano fuggiti, prevedendo quanta

doveva succedere, furono messi in carcere. La republica

Genova

di

rire

dichiar allora^ essere io Zaccaria avventu-

pirata, aver egli

patria e resi malsicnri

negata

l'

ubbidienza alla sua

mari agendo per proprio conto:

Alberto Spinola venne mandato nel dicembre 1289

iir

Kgitto come ambasciatore di Genova conduceudo con


s

negozianti che Zaccaria aveva latto prigionieri in

quella nave e cosi pure le loro robe o

denari per esse

tutta la preda fatta dallo

restituita

persone, sia in

l'

indennit in

giur un solenne giuramento

mercanzie e pales

il

essere

Zaccaria sia in.

suo desiderio di

concludere un trattato di pace col soldano. Chiiavuu


per molto

tempo

edit

ad aderite

alla deimanda,

ma

finalmente accondiscese, perch non voleva privare


suo paese del commercio coi Genovesi
^iva ricchi guada<;ni (1). Cosi fu

del

13 Maggio 1290. Vennero

che ad esso

couchiuso

stesi

il

il

otii--

trattato

due documenti. Nel

primo Tambasciatore assicur con giuramento il sldauo


Malich lmansor Chilavun e suo figlio Malich Alasceraf,
;1)
)

Il

lio

Il'tii

col

\olices et

(.'outenuta la

basciatore.

qui detto risulta da (Jaffaro,

p. <il7, 324.

coui-

racconto del t)ioffrafo arabo ai Chilavii uelle


extratts, XI, p. 47 e 51, nel qual ultimo passo

formula del giuiaaitutu

ciie

pronunciava l'am-

192
<

che perravvenire nessiin Genovese avrebbe fatto in^iaria


ad

suddito del soklano ovunque

lu

anche su nave
averi o fatto

lo

incontrasse, fosse

nazione nemica, o messo

di

soffirire

per

il

mano

male che avesse

ai suoi

iatto^

un

documento contiene dicbiarazioni d'anbe


parti contraenti': concessioni del addano e di ano

terzo. L' tixo


le

lip^lio (1)

per

necrozianti g-enovesi clie verrebbero in

Ki^itto o fossero stabiliti in paese; assicurazioni

deiram-

medesimo tenore come quelli del documento citato prima ma in forma pi breve (2), Il pocH
eBBo del fondaco non espressamente gnarentito per
basciatore del

questo trattato u:ia eulouia genovese in Alessandria,

ma

supposto che T abbia, dacch detto, che senza

:1) Ossia da parte dei loro liiOLToteiiente, remiro Husaiu


Eddin Tarantai (Osemedinusj^ intorno al quale ved. Weil,

IV,

t>8to

hit

160 618:

p.

primo
arabo dal

(,2)'

WiLKEN,

VII, p. 734.

conservato nei suo


Chilavn. Silvestro de Sacy lo

di (piesti docinnPiti ci

Il

biofjrrafo di

commentato n^lle Notices et extraits, XI, p.


secondo, scritto in latino, publicato dal medcsinio
nella stessu raccolta, p. 34-41
togliendolo al lihc-r

publicato e

41-51.

Il

*^rulito

mrinm,

allora inedito. Adesso

si leprpre

anche nei Monumenta

Liber iurium, il, p. 24:3-248, in lezione alquanto


pi corretta, ma senza le note di Sacy, e presso Cibrario,,
Economici politica, rdiz. 2, p. 4u0. Non possiamo ammettere che
ntst. patria:,

documenii
i due
un medesinjo atto
stofnathie arabg,

soltanto due dilVereiiti redazioni di


come vuole Silvestre de Sacy, Chre-

iy.-^iA,
,

II,

p. 47. Estratti

pi

estesi, di

quello che noi

legano

presso Serra, IV, p. 162 e seg. ;


Oanalb, IV, p. 270 e seg., che ha fatto un esatta confronto
dei testi originali; ed anche ptmA Dbpping, II, p. 119-123,
poflsiamo dare,

si

quale non avrebbe dovuto parlare* di due patti,


cluso con Almanar, e V altro con Chelan
che
e Chelan sono una e la medesima persona.

il

uno conAlmanar

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pagar dazio vi possono coadarre formaggio ed


viveri per proprio uso. 9ie

della chiesa di S. Maria, specialmente assicurato


essi

devono promettere di noa

nasse

(1).

altri

con ttnueraniio nella propriet


riedificarla,

ma

qualora rat-

Nella dogana saranno loro assegnati bnoni

e spaziosi magazzinir, pei qoal avranno chiavi proprie


e potranno eleggere particolari cnstodi ; loro accordato
inoltre di avervi
delle

un proprio scrivano che terr

mercanzie che introducono

registri

Genovesi e dei dazi

che pagano ed in casoni. bisogno potr

ftir

guarentigia

pagamento di qnest.' Delle mercanzie che non vengono scaricate o che devono venire ricondotte senza esser
vendute, non si pagheranno imposte. Solo pel caso in
cui veramente ha luogo una compera o vendita, alia
quale peri i Genovesi non possono esserein verun modo
pel

costretti, 81
Il

devono anche pagare

diritti del soldano.

trattato contiene esatte prescrizioni riguardo ai dazi,

che erano

differenti

secondo

le varie specie di

mercanzie.

Esenti del tutto erano fine pelliccerie e pietre preziose;


il

dieci per cento pagavano


le stoffe

le sete,
sar/iil,

ciambelotti, panni di seta,

conosciute sotto

il

nome

di nfendat e

panni di lana, que' detti di Remi,

legname per

costruzioni

esser pesate, pagavano

il

tutte le merci che

dodici

fili

d' oro,

dovevano

oro ed argento mone-

tato qualche cosa piU del quattro per cento, altrettanto

argento non monetato, oro non monetato pih del

sei (2).

Noi preferamo la lesione di Silvbstbb db 84CT: nee


a quella del Lier uritm: niai si Urrmrit
(2) Quella fiazione che oltre i quatlro e el biflantlni doveva essere pagata per cento, cos Uleggible neir originale,
che ^li uni leggono eh. XYJ, e eh, XU, gU altri : m, XVI,
(1)

si dirruerii

6. Heyd,

il.

ii

194
L'oro e

argento che

l'

p(ttev;inu

iinche

GeooTesi portavano in verghe

coniare delie monete, per

seli e

del soldano e

alla zecca

iiiettL'ro

il

t'ar-

che pagavano un certo

diritto (1).

ncora nello stesso anno 1290,in eoi Chilavon aveva


si accinse ad

conchinso questo trattato coi Genovesi,


annientare
nella Siria.

sto sno disegno:

cimpMa

il

mor prima

dar
1'.

efletto

a que-

opera con

la

di Aeeons (1291). Qoest' avvenimento scosse

contegno

il

mondo

ed inai molto
musulmani. L' Oc-

cristiano

d rispetto ai paesi

accorse allora a quale tine

cidente
l

di poter

suo successore compi

potentemente tatto
sul suo

avanzi del dominio dei Crociati

ultimi

g'ii

Ma egli

poea energia con cui

a'

era giunto per

faceva la guerra ai Saraceni

si

e per le amichevoli relazioni che alcone potenze cristiane

e
Il

Quelli suppliscovj

XII.

hi.

rhrrryfos

questi

miliarejsts

bizantino av^va veutiquaiiru caxati e quarantotto miglia-

resi.

Ved. U77an'0,

(1)

nale

p.

Ili, 113.

Invece dell' assurdo ceram devesi leggere iiell origicecam^ cio zecca. Silvestre de Sacy crede, che sia
:

ciie in tal modo sarebbe stata


secondo vari passi di documenti anche
i
Veneziani potevano in Egitto il loro oro face re percutere
ad zeccam (Tafel e Thomas, II, p. 340] la bora re in zeccham
livi, p. 489;,
oro ed arg-ento sibi ponere ad sudani. cechau
{trattato inedito dell'anno 1344). Che nel nostro passo sia
veramente parola del coniare monete, risulta dalia circostan::a,
che i Genovesi dovevano pag-are un diritto pr uicsorns, la

cosa inaudita la

fatta ai Genovesi.

concessione

Ma

^torcliio,, e significa ammonete come ci avverti gentilmente


FleiBcher a Lipsia. La medesima espressione abbiamo

qual parola viene dall'arabo massara


ianti per
il prof.

il

battere delle

gi iaoontrsta nella ftibbrioazione dello zucchero. Ved. anche

MaCRIZX fd. QUATRBMBE,

II,

1, p. 94.

'

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195*specialmente le commerciali maoteoevauo coi medesi-

mi. Ora b cereavabenedi rim^diarQ all'errore commesso,

ma era

troppo tardi. NiEitrivasl la speranza di |M>ter ria-

cquistare almeno in parte


le

perduto raccogliendo tutte

il

forze per combattere l'Egitto e troncando affatto ogni

paci^co commercio con questa prima potenza

mismo. I romani

pontefici

dell' Isla-

aveyano gi ne'concllii

late-

ranensi degli anni 1179 e 1215 ed in' qnello di Lione

1245 rinnovate

del

le oro

piiese saraceno materiali

proibiziuni

di

da guerra, come

condurre iu
ferro,

armi,

legname per la costruzione delie navi, minacciando i


trasgressori non solo delle censore ecclesiastiche, ma
anebe della confisca dei loro beni e della prigionia (1).

Anche

dalle citt coiiiaierciali d'Italia era stato pi yolte

Genova neir anno 1151 (2), da Venezia nel 1226, quando parve
imminente la crociata dell' imperatore Federico li (3).
inculcato di osservare questo divieto, cosi da

Ali*

ambasciatore pisano

nel

1207

parti

Marsncco dei Teperti, che

per l'Egitto, venne ingiunto di non

discendere col sultano alla promessa, che

negozianti Pi-

sani avrebbero condotto in Egitto materiale da guerra (4).

(I)

XXIII,
-

Mansi, ColUctio
p. 631.

coneilioruin, tom.

XXII,

p. 230, 1066:

:2)

Liber iufium,

{3)

Tafbl e Thomas,

I, p.

158.
II, p.

260 e seg.

*,

Romamin,

li, p.

204, 439 e teg. Nel primo di questi luoghi sostiene RomaNiK che il decreto di cui parliamo vieti ogni scambio di
merci coir Egitto, ma il passo, dal quale vorrebbe ci desumere, dice soltanto, che qualora uno porti materiati da guerra
in Bg^tto e col denaro ricavatone comperi mercanzie egiziane,
non sarebbe lecito a togliergli quest'ultime.
,

(4)

Amari,

p. 281.

196
I papi) che ora a' oceopavano divamente del disegno
d'una crociata per riconcj^uistare la Terra santa, conobbero , che queste decisioui dei couciiii non erano

sufficienti

per indebolire veramente e profondamente

r Egitto. Nuovi cr pi severi ordini di Niccol iV, Bonifi&cio Vin, Benedetto XI e dell loro successori in Avignone pruilivauu uni qualsiasi commercio coli' Egitto
pronunciando, oltre

che e

alle

gi minacciate pene ecclesiasti-

che non osserverebbero

secolari, contro quelli

queste prescrizioni, ancora la perdita


diritti civili

dell'

onore e dei

dichiarando que* cotali incapaci ad

vita,

aver cariche, a fare testamenti, ad ereditare e simili


cose. Solo

con ispeckle permesso della santa Sede po-

trebbero essere assolti in punto di morte, colla condi-.


zione di rconsegtoare

Egitto

(1). I

valore dlie merci condotte in

magistrati delle citt marittime delPItalia

furono specialmente richieste da parte della curia ro-

mana

di.

registrare nei

come leggi

trasgressori

loro

statuti queste prescrizioni

politiche e di procedere rigorosamente contro


(2).

diffi-denza contro

Ma
le

stabilite delle navi di

siccome v^era giusto motivo di


nazioni commerciali, cosi

furono

guardia che dovevano incrociare

mare Mediterraneo per impadronirsi dei cattivi


i quali, malgrado tutti i divieti, si recherebbero
in Egitto. tale scopo il re di Cipro ed i cavalieri ge*
rosolimitaui in ispecie davano navi ed equipaggi e

nel

Cristiani,

(1) Raynald, air anno


XLVII; 1296, ri. XXXIV;
.

stoire de Chypre,
i2j

II,

p.

92

Raynald, airanuo

>

'

1291, n.

XXVI, XXVII;

1308, n.

XXXV,

1-295,

n.

MaSLATRIE, Hi-

e seg-.

1291, u.

XXVI

Marin, \,

p. 822-325.

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nuscivano in&tti a

fsire

pi dVuna buona presa

come

bisogna considejrare queste misure,


de' papi

bitrarie vessazioni

(1).

Non

se fossero ar-

messe in opera contro

uazioni commerciali: esse sono in

le

attinenza

istretta

appareodii della grande crociata, di cui con fervii

ix>gli

ocenpava papa Clemente V, e dovevano con-

do zelo

8*

tribuire

a fiaccare

mico,

le forze

prima che

militari e pecuniarie del ne-

[)assa?>e all' assalto.

si

Tali misure

erano state caldamente e per ragioni evidenti raccoman-

da nomini che conoscevano bene V OrientC come


Mann Sanuto, dal gran maestro
Templari e dal re di Cipro (2). Se V Egitto non

date

da Raimondo Lullo e
dei

aveva libero

il

coaimercio col Mediterraneo,

mancavano innanzi

ai

siccome completavan

loro eserciti

da .g^te apparte-

nente a nazioni che abitavano oltre mare ; poi


ed

legname per

il

soldani

tutto gli uomini atti alia guerra,

la costruzione delle

macchine

il

ferro

belliche,

per le navi da guerra e le barche che dovevano servire

(1)

Rayxald,

eXXXVl;
de CUppre^

13U9,
li, p.

as-li
11.

anni

1-299, n.

XXXVIII;

1308, n.

XXXIil-XXXV; Maslatrie

121. Intorno

alla parte

che ebbe

XXXIV
Histone
il

re

di

Cipro in questa sorveglianza del mare ved. anche Piloti neliu

CuUectiun des chrom'ques helgeSy

l'2)

e,

p. 367.

Che

in ci avesse

suoi particolari, vedremo in sej^uito.

fini

si

Il

uog'O principale del

leprine

nel swo scritto

Lullo

Ve fide viene

che

si

citato

riferisce a ci

da Kunstmann,

Studien ba- Marino Saniido den Alcren, p. 723. Si coiii'ronti


tutto il primo volume dei Secreta JidtliUfi crucis, ed il parere
del grilli maestro del Templari presso Baluze
Vitae paparum Avenionensium, tom. II, p. 176 e seg. e specialmente
p. 180 ; il memoriale del re di Cipro presso Maslatrie, ffi"
9tore de Chypre, II, p. 118 e seg., e sj[>eoialmeDte 5.
,

m
neli'

mterpo,

ai sudditi loro

veoivauo meno diTersi ar-

ticoli

necessari alla vita giornaliera; edon s conduce-

vano

le

per fare

mercanne* che dagli egiaiani erano adoperati


cambi nel loro commercio coli' lodia. Se
i

r esportazioue pel Mediterraneo era impedita, molti


prodotti deh' Egitto e le merci indiane che passavano

non

di Itansito per questo paese,


ci

non

sofferiva soltanto

il

si

vendevano e per

negoziante,

ma

anche V ar-

tigiano e ragricoltore eg-iziano. Le mercanzie che entra-

vano ed uscivano avevano date

al

soldano tante rendite

provenienti dai dazi che secondo

calcoli

fatti

una

quarta od anche una terza parte del valore delle mercanzie veniva versato nel suo tesoro. Tutto ci

momento, che

dal

('.ava

impedito.

il

man-

commercio era veramente

Era ben da prevedere, che gli abitanti delle cili


mariUiike d' lUUia non avrebbero cos facilmente rinunciato al commercio colP Egitto, da coi ricavavano
SI

ricco

frnato

che

guadagno. Perfino a
l'

le

navi di guardia troverebbero abbastanza la-

voro e preda, in
cati

che avevano propu-

quelli

idea d' interromperlo del tutto non isfuggiva,

altri termini,

trasgressori degli

che non sarebbero man-

ordini

principio del dccimoquarto secolo

papali
i

(1).

Gi nel

negozianti italiani

avevano cominciato a far il pi esteso clandestino


commercio coir Egitto movendo da certe isole deir Arcipelago (2). Fu per conseguenza dato il consglio, che
a comandanti delle navi di guardia non dovessero essere

(1)

MASLATaiE,

(2/

Samuto,

/. -e.,

p. 121,

6; Sanuio^

p. 31.

p* 29.

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199
Pisa,

delle comunit di Venezia, GenoTa j>


od Domini che avessero ragione a temere queste

citt.

Un

eletti cittadini

cittadino di queste republiche prenderebbe

bens gli stranieri,

ma

iascierebbe sfuggire

paesani procurando loro in tal

com-

suoi

modo doppio guada.gno ;

un uomo costretto ad aver riguardi per una di queste


non poirebbe agii^ colla, necessaria energia con^

citt

tro

principali autori delle contravvenaioni (1).

non furono soltanto


bliche che

anche

si

ribellavano contro gli ordini, dei papa,

governi tessi mostravano abbastanza chiara-

mente V

ira 43he sentirono

per questo divieto del com*

non avessero potuto

raercio coli* Egitto, sebbene


H

Ma

repu-

singoli cittadini di queste

meno

d' inserire nei

loro statuti

fare

decreti

relativi

Quando i cavalieri di S< Giovanni nei


(2).
1310 o 1311 s'erano impadroniti d'una nave genovese carica di drdgha ed altre mercanzie,, che veniva
da Alessandria e T avevano condotta a Rodi, il comune
di Genova mand un suo ambasciatore al gran maepontifcii

stro Folco di Villaret

bastimento

.e delle

indennit in dnaxo*

>

(1)

e seg.

Maslltbib, L

per chiedere la consegna del

mercanzie od una corrispondente


Il

e,, p.

gran maestro

119, 2,

Baluzb,

l.

che

e,

p.

il

179

rispose,

(:;) Per Yenesia ci provato da


Mabw, V, p. 862-325,
per Genofa dalla lettera di Clemente Y presso Paou, Codic
diplomatico d'Ol'or^im &&rmiimiiam, II, p. 83; CAMAta,
Storia dei Geno/mi^ lY, p. 3*79, cita poi un esempio che i

magistrati di
tadino
.

che

Oeaova abbiano

inflitto

trafficava coir Egitto;

ma

piessione della catastrofe di Acoone.

nna malta ad un
ci fa fatto sotto

cit-

Vimr

suo Ordine ubbidiva alle ingiunzioni del pontefice, quan-

do dava

la caccia

navi, e soggiunse di

tali

non poter

enza speciale permeMd della curia romana aceoDdiacei)^


dere al desiderio dell*QTato. Io oonsegoenza di qoBr
sta risposta

Genovesi cominciarono

'ostilit

contro

l'Ordine, gli presero delle navi e degli uomini ed in-

dussero

il

signore selgiacbide di Mentesce nella Ca-

contro

ria (I) di fare altrettanto

cavalieri Geroso'

a conquistare Rodi. L' Ora Genova per riavere le cose

limitani, ansi lo esortarono

dine fece indarno passi


colla forza

Papa Clemente V,

il

toltegli

dovette

iinalmente

quale diresse un

ricorrere

breve molto

energico alla comunit, biasiipando in g^erale le molte


trasgressini dei suoi ordini fatte dai

gnandosi che essa proteggeva

Quale

punirli (2).

sappiamo
tardi

effetto

Genova contendeva

col re

Genovesi

malfattori

producesse

solo questo noto,

che
di'

la

lettera

pochi

la-

invece di

anni

non
piti

Cipro, perch aveva

preso molte navi genovsi che andavano in Egitto o


di l
l'

tornavano

(3),

e che papa Giovanni XXll, Del-

anno 1317, aveva pi

Genovesi,

volte motivo a lagnarsi dei

quali apertamente erano in relazione col

soldano d'Egitto, cqndacendo al suo paese mercanzie


(1)

Madachias

identico col MavTxi{

o Mnitm^i dei B"


65 e

zantioi (DuCAS, p. 13, 66^ 10(5 ; La.on. CHALCpCOin>., p.


seg. ; 168, 244)^ significa il signore di Mentesoe.

(2) La lettera si trova prsso Paou> l C, p. 31-33, dove


raccontato tutto il processo della cosa. Altra relasione sulla
stessa ved. nel memoriale ciprioto presso Maslatrib , 7. Ct
p. 119 e %eg. Sanuto, Secreta Jtdel, cmoU, p. 31, ne fit esano

'

per incidenza.
(3)

Masuitrie,

/.

e,

p. 156

e seg.

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non meno chiara

proilnte a schiavi (1). Risposta

iDgitmzioni dei pontefici

IV e Bonifacio Vili avevano da lungo

Nicol

zia.

alle

diede la rapnblica di Vene

tempo pubbiicati

contro

loro decreti

commercio

il

quando Venezia nel 1302 aggiunse un


nuoTo trattato di commercio agli anteriori con questo
coli'

Egitto,

paese oonchiosi. Queste atto era gi in s ribellione contro la curia


ticolo,

il

ma

romana:

lo

divenne ancor pi perPari-

quale conferiva quasi un premio

all'

introdu-

da guerra in Egitto. Quest' articolo


dice/ che qoando un Veneano ha introdotto in Egitto
de* materiali da goem e col denaro ricavatone acquista mercanzie, pu queste estrarre senza dazio dalzione di materiali

l'

Effitt^

(2).

dano,

ma

cluse

con

vero

che ci

fu

concessione del sol-

che V ambasciatore veneziano


lui

il

trattato,

il

quale con-

permise che venisse inserita

helP istrumento, certamente cosa strana.


I

papi non

si

lasciarono distogliere dalla lor via per

resistenza che incontrarono, e se le autorit civili

la

non sempre procedettero contro


divieto

risparmi certamente
gliando

di cmmercio eoU'Egiito,

le

le

irasgressorl del loro

l'ecclesiastica

non

censure ecclesiastiche, sca*

scomuniche anche contro le persone pii


E da queste non fu possibile di

ricche ed autorevoli.

essere assolto, se non sul letto di morte e sotto condi-

che il moribondo tanto denaro lasciasse alla chiequanto ne aveva hnpiegato nel commercio colr Egitto. Cos rimasero le cose fino al 1322; e quando
zione,

sa,

Ravnald, air anno 1317, d. XXXVI.


Mabin, IV, p. 270 e seg. ; 273. Degli altri articoli del
trattato abbiamo parlato prima.
(1)

(2)

papa GioTanni

]SLXII diede facolt ai ncmzii

queir anno a Venesoav

che prima del

di*

mandati in
q-

aasolyere tali traegrasor

fine-delia vita,

manteoie pur sempre la

condizione, che dovessero pagare que^ denari alla chie-

sa (1). Sapendo quanta influenza nel medio evo questa

animi

eBercitasse sugli

di queste mianre,

si

dovr rioonoscere T efficacia

ed ammetterey che se anche alcuni

violarono gli ordini pontificii, par la

negozianti

si

dei

proemio dei trattato concluso nel 1344

colla chiesa. Il

fra

maggior parte

sar piegata per non vivere in discordia

Venezia e T Egitto dice

infatto,

che negh ultimi

i Yenasiani non
dobbiamo vedere in

v^titre anni, cio dal 1321 al 1344|

avevano

visitato

V Egitto

(2),

-noi

ci la consejxnenza dei divieti fontiflcii di far

comiMrcio

non sarebbe impossiSanato il vecchio espone,

in questo pa$^. Per provare, che


bile di osservare questi ordini.

come

tutti

vengono

que' prodtti propri delT Egitto

in commercio, si trovano

stiani (3}, e dimostra,


(1]

ed uso

P.

cUe anche

le

quali

anche ne' paesi

cri*

mercante deir India

Sarpi. nel suo Discorso della origine^ foiina, leggi


inquisizione nella citt e dominio di Venezia

della

(Opere, tom. IV, Helmstaedt ned), d- psTtieolari 'notisie di


ci,

come pure

nascevano

delle quistloiti che in oonsegueoza

eolla santa 'Sede. Ved. p.

45 e seg.

Poniamo qui testualmente il luogo importante ^erventitre anni havegado ale nostre parte,
haveva
J& testimonianza deL documenta ha naturalmente maggrior
peso che T asseisione. di Sanudo, Vite dei Dogi, p. 611, 8e(2)

eh* eli no

la, quale i Veneslani satebbeio. stati lontani dalPEgltto


cinque anni.
(S) Secreta Jtdelim crucis, i>. 24. La commissione nominata dal papa per esaminare il libro, dubitava bensi^ che si

condo
soli

potesse trovare altrove anche la CasBia fistula.

i
'

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^ 203
non devQQ necessariamente vasare per la via delP Egitto, ma che in parte gi vanno per il golfo persiano e la Persia stessa senza toccare

soldano d' Egitto e

il

territorio

del

La

via

sue moleste tlog-ane

le

(1).

commercinle raccomandata dal Sanuto veniva, durante


il

tetnpo di coi parliamo,

frequentemente. di prima

piii

percorsa. Lajazzo, Trebisonda, la


pori principali, in cui

vano a prendere

le

Tana erano

gli

em-

negozianti d' Occidente anda-

mercanzie orientali che facevano

questa via. L* aumentato commercio delle citt marit-

time che esserviamo in principio del decimoqnarto


secolo, era in istretto nesso col divieto pontificio pro-

nunciato contro

Per quanto

il

commercio

coli'

sia incontestabile,

biano evitato a visitare

1'

Egitto

che

'

(2).

Veneziani ab-

Egitto per ventitre anni, pur

anche vero, che la r^nblica di Veneatay al pari' delie


altre nazioni commerciali dell'
(juesto

tempo

Boropa

conserv per

suoi fondachi in Alessandria.

Il

dome-

nicano inglese Simone Simeonis, che viaggiava in Egitto


nel 1322, vide col

fondachi appartenenti, ai Vene-

non proAneh relazioni arabe con-

ziani, Genovesi, Marsigliesi e Catalani (3), e

babile,

che esn fossero

fermano

vuoti.

ia ^reseiza di negozianti europei cu Alessandria

(1) ivi, p. 22-24.

ABohe R. Lullo aveva gi accennato a

Bagdad come a luogo >

pel qua)e passerebbero in seguito le

mercanzie dell' India. Ved., Kunstmann, U c, p. 28. \


(2) Samuto, che tace del tutto delle colonie al Ponto, dice
soltanto : JIH mireatmi^ qui timent inhiUi9fm sanctae ronianae eeeesfe , vadunt in Armenia LjAcium Spiitoltu
(Appendice ai SeereU Jldilium crucis),
p.
(3)

Itinerarium, ed. .Nasmith, p. 21.

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qoando raccontano ona contesa in*musulmani della citt


che appartiene air anno 1326 o 1327 (727 dell* hegira).

d questo tempo,

sorta fra qaestt e gli abitanti

Sar

Bufficiente, se

diciamo poche parole sulla

cjig'ione

di essa. Secoado Macrizi sarebbe stata provocata da


ecoesai
il

ma

commessi dagli Occidentali

laogotenente d'Alessandria quanto

siccome tanto
il

soldano die-

dero ragione ai Oristiani ed inflissero pene ai Mosal-

mani, pare che questi ultimi fossero


voli,

si

pu

invidia commerciale fossero

origine alla

lite.

dei

principali colpe-

Cristiani e

doe motY che (Ueder

Gli antori arabi ci dicono in&tti^ avere

avuto parte principale nelle

anche

sospettare, che P odio contro

risse, oltre alla plebaglia,

commercianti musulmani

incontriamo in quei tempo spesso


Siria (2), dei trasporti di

Ed in generale
neW Egitto e nella

(1).

&natismo contro

Cristiani,

tanto indigeni che strnierL Era probabilmente la notizia di tali cose quella

1327 un' ambasciata


gere

che indusse
al soldai^u

il

papa a mandare nel

per preg-arlo di proteg-

Cristiani nel suo paese, promettendo

che in con-

Mosalmani sarebbero protetti anche dai governi (^stiani (3). Lo scopo e P importanza di questa
traccambio

(1) Ibn-Batuta, Voyages, I, p. 45 e seg. ; Macrizi, nella


Chrestm. arabe di S. ds Sacy, II, p. 48 ; Wbil, IV, p. 960
e Beg. d per estesor i raooti di Macrizi.e Naveiriso questo
avvenimento, senza dtase quello d* Ibn-Batuta, contemporaneo a questi avvenimenti.
i2) Wbil, IV, p. 854 e seg.
(3j Maorizi preiBso S. oa SAcr, l e. ; Ratmald, airanno
1328, n. LXXXV. PiobabUmente ha ragione Wul, IV, p.
a supporre, che V amtesciatore, di cui parla Macrizi, sia quello
stesso Giovanni a lnvfllaf, il quale, secondo Raynaldus nel
.

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205

male comreso, se si crede, che la cora


romana, dopo essersi per Inogo tempo strettmeote atte*
iiuta alla proibizione del commercio
abbia con essa
presa P iniziativa per procurare di nuovo ai negoziauti
occidentali libero accesso ali* Egitto (l). Se non c* inganniamo fortemente, i passi fatti in quest'occasione
dal papa avevano pinttsto in mira di migliorare le sorti
missicme .

dei Cristiani indigeni dell'Oriente,

zianti cristiani,

Tanto

che

vero

la severit

che di favorire

nego-,

recavano perii commercio.

vi si

con cui da principio veni-

va mantenuta la proibizione del commercio, diminuiva


a poco a pooo. Non dobbiamo dimenticare, che fin dal
tempo in cui fu decretata, non aveva altro fine che
quello di preparare

una generale crociata per

Ma

quista della Trra santa..

tanto

ferita^

della ^Proibizione.

"Sanuto

il

venne meno

pili

Uno dei

conchiudere

del

re^o

ciBci

la

con-

lo zelo

dif*

per P osservanza

pi caldi propugnatori di essa,

vecchio, dichiarava

avendo avuto luogo finora


di

la

quanto pi questa fu

neiranno 1326, che non


sarebbe meglio

la crociata,

pace col sondano

d'

Egitto a favore

dell'Armenia minore ed a vantaggio dei pa*

pellegrini

che volevano

permettere nuovamente

il

recarsi in Palestina

e di

connuercio con questo paese,

ad eccezione sempre dei materiali da guerra e degli


schiavi (2).

ferma

i>l

Anche

la curia

propsito di

romana, sebbene rimanesse

non voler

togliere

il

divieto e

1328 torn alla corte pontificia da un* ambasdata al Cairo,

fro npriaeis rebus prmovendis.


Maslatbibj Arhites da missiont Kientijtques,

di cni fu incaricato
(1)

374 e
(2)

l,

p.

'

seg--

SptstoUtet in appendice ai Secreta Jtdeliitm erue, p. 297.

206
acagliasse i suoi folo^ini centra quelli che coosidera*
vano come tolto qndlo di portare materiali da guerra in
Epritto (1), non era, specialmente dai tempi di papa Gio-

vaimi

XXII

delle citt,

in poi, inaccessibile alle preghiere dei re e

che sotto diversi

pretesti cercavano

per-

il

messo di potere per tempo piti o meno lungo &re commercio coir Egitto con una o pi navi, specialmente se
queste preghiere erano accompa^ate da doni e denaro.
Clemente VI concesse in tal mudo ai Genovesi Dell'

anno 1346

di

poter fare

il

commercio coir Egitto

.per rsareirli delle spese da loro sostenute nella difesa


di

(kfh contro

Tartari

(2).

Venesiani avevano gi

anni prima (1343) avuta la medesima concessione

tre

un' ambasciata
pel

momento

rappresent

del conditto insarto per

un Veneziano.

al

pontefice,

che

la

Tana

era chiusa ai Veneziani in conseguenza

Il

simi cinque anni

l'

uccisione d*

papa permise loro


sei

mercantili in Egitto

un Tartaro da

di spedire nei pros-

galee e quattro grandi bastimenti


(3). Ivi

regnava allora Js/huU,

uiu^

a Nassir Eddin Mohamerano stati concliiusi i due

dei nipoti di Chilavun, figlio

med,

coi quali

due soldani

e., p. 4(3
Ratnald, agli anni 1317^ n. XXXVl:
XLVIII ; 1323, n. XII ; 1324, n. XUV.
t!^) Canale, Stwia dei &ifmesi, IV, p. 346.
0} Cosi secoiKio il documeoto del 1355 citato da Marin,
VI, p. 135, e Sakuto, Vite del Degi, p. 61. Laur. db Monacis.
p. 311, differisce da questi solo in una piccola ooea, parlando
di cinque invece di quattro bastimenti mercantili. Troppo

ti)

Saupi, L

la^O, n.

indeisrminato il Cowtinmt&re di DAimot.0, p. 418, se dice


ayere il papa ooneesRO quod Veneti cum gaeie amaiie et
navibue possent ad leeiandriam et aliai partet' soldano eubiectae licite navigare.

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aitimi trattati (1). Il

r^gitore eV Egitto accolse beuna

nigiKiinente V ambasciatore veneziano e dichiar, ia

mese

lettera dei
i

(1344) diretta al doge, che

di febraio

negozlaati veneiaui sarebbero


cui

in

bene

un

non erano

stati

da

benvenoU ia Egitto,

ventitr anni, e verrebbero

Questa lettera forma P introdosione ed

trattati.

trattato (2)

pariitamentc

clic btabia:3Ce

le

condizioui

commercianti veneziani che veugono a visitare


r Egitto 0 dimorano nel paese. L' antico possesso dei

dei

Venesiani in Alessandria in parte supposto come


durevole, in parte viene di nuovo confermato.
tato

iiomma da uu

lato

fondaclii

loro

Il trat<

due

volte

per incidenza, dall'altro stabiUsce espressamente, che

avrebbero la chiesa ed

il

bagno secondo

la loro co-

stdimania. In caso di'bisogno. verrebbe loro inoltre as-

segnato un altro fondaco -con pozzo, cisterna forno

do^na

nella

accordati

tanti magazzini,

ben

-coperti

e custoditi da proprio guardiano, quanti occorressero


per le loro mercanzie. I Veneziani non dovrebbero essere soggetti

consegnati

ad imposte

personali,

ai legittimi proprietari

loro eredi nei casi di

morte o

loro averi venire

e rispettivamente

di naufragio.

II

ai

consoie

ti) Nelle lettera scambiate con \'enezia si uhiama or h'tsmail, ora rex Saia Elemadus, ora Entnandin Maivadin icosi

presso ^^ANUTO. Vite dei Dogi,


IV, p. 452
condo Weil
vaddin Abulfeda Ismail.
,

Una

(2)

copia

Liber Pactoruin,

mas.

del trattato
ci fu

p.

619-.

Aimaiich

Il

coiiservato

g-entilmeiite

Una

suo nome

Assalili

era. se

imad Eddurja

nel Liher Albus e

comunicato dal

prof.

Tho-

parte deg'li articoli tradotti in italiano si legg*one


presso Marin, VI, p. 137 e sepr il quale. per molto breve,
.

quanto

alla seconda

met

deli" atto.

veneziano goderebbe tutti


cessi ai suoi anteeeeeori
gli per la

in

privilegi personali gi cod-

qoanto

volta con

priiim

ai sooi diritti officiali

questo trattato negato

quello di poter pronuuziaro la seuteoza in cause capitali

che sono riservate al soldano. Quando dei Vene-

ziani

hanno da lagnarsi per leoni

di diritto,

il

luo-

gotenente d'Alessandria de?e dare aP accnsatora od


al console che tratta il suo affare un uomo che lo
accompagni sicuramente dal soldano o rechi le sue

una serie
tendati ad ovviare air inconveniente che
facchini, '^ragomani e doganieri fkociano

lettere alla corte. Il trattato contiene inoltre

di articoli

harcajuoli,

domande esagerate

di

assicurare

ziani contro inganni e perdite nella

negozianti vene-

compera e vendita.

In qnest^ altimo rispetto era certamente di bnon


il

permesso pih volte lpetato, che

sero avere nella

poteva vegliare
concittadini.

dogana nn proprio
in

Come

.pietre

dazio d' entrata


il

loro sorivano-

che

diritti dei suoi

e* d'

uscita viene

dieci per cento, per oro

dae per cento; esenti del tatto sono


preziose, pelliccerie e vasi da bere (1).
il

efiEetto

Veneziani doves-

ogni singolo caso sui

stabilito in generale

gento

ar-

perle,

(1)

li

passo del documento &el testo tradotto suona cos

Thomas: Itim de' perlis, margarttis,


auro et condmff nen debeant solvere aliquod daiium.
Ma siccome poco prima V oro citato fra ig^li artieoli soggetti
a dazio, cosi si dovr pr auro probabilmjBnte leggere ; vario^
secondo l'analogia dei passi presso Tavbl e Thomas, I p.
487. Coudu tradotto ood vascellame da Marin , VI,
p. 137, Du-Camgb, QMsarium mediae et tf^ma UUinitat^
ha infitti 8. y. condu la spiegasione ec^phus^ patera ^ vaso
nella copia del prof.

pellis, de

da

'

bere.

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Anche

lo storico

negoziati fra
il

egiziano Macrizi (1) 'ha notizia dei

Venezia e V Egitto, che ebbero per risultato

trattato di cui ci

ma

occupiamo,

parla solo in ge-

ed erra dicendo, che V in*


tendente egiziano delle finanze at^bia avuto ordine di
nerale dei punti

da

stabilirsi

richiedere dai Veneziani

solo

due per cento invece

il

quattro e mezzo che pagavano

dei

per tutte

fiiora

le

mercanzie da loro introdotte, per invitarli a condurre

merci in Egitto;

pi
1

argento

trattato in
il

Ci vale solo dell'oro e del-

mentre per tntte le altre cose e nel


discorso, e come vedremo, anche per tutto
(2),

rimanente medio evo, veniva richiesto un dazio di

molto maggiore.

Appena concluso
(1345)

due galee

ordini di
relazioni

trattato

il

Veneziani spedirono

di straordinaria grandezza stto gli

Soranzo Soranzu
commerciali,

in

Egitto per ricominciare

ie

nominarono un console per

Alessandria nella persona di Pietro Giustiniani (3).

Un

nuovo ambasciatore Angelo Serbi venne mandato al


aoldano Ismail e riport
di

nuovo

ai

da

una

lui

lettera

obe promise

Veneziani buona accoglienza e libert di

S. DE Sacy, Chrestomathie arale, II, p. 48.


Che questi due articoli prima papi-nssem il

(1)
(2)

quattro e

mezzo per cento, mostra Sanuto, Secreta JUlcium rmriSj p.


ed il trattato concluso fra J' Eg-itto "e Genova neiranno
1290; che ora dovevano pagare solo
tato in

il

Piaggio in Egitto ed in Terra santa, ed.

\m,

due. risulta dui trat-

discorso ed detto anche dal viaggiatore FREScoBALDij

Gugl. Manzi. Roma,

p. 76.

Laur. de Monacis,

p, 311

Dandolo,

p.

418

Canu-

to, Vite dei Dogi, p. 611.

G.'Heyd,

li.

14

commercio

(1). Il

eammemo

eoU' Fritto di

fu senzu dubbio assai lucroso.

mine

movo

cinque anni, pel quale avevano avuto

dei

messo dei papa di

aperto

Quand' era scorso

recarci in Egitto,

il
il

ter-

per-

Veneziani se lo

fecero prolungare per altri cinque anni

ed ottennero

inoltre di potere ora impiegare trentaquattro galee nel

commercio con questo paese, invece

delle

quattro navi mercantili che prima

potevano manda-

re

(2).

Ma

vi

sei

galee e

per dare ancora maggiore estensione a questo

commendo, seppero procurarsi in

via indiretta

un

altro

Guglielmo Ruggiero III, conte di


Beaofort e visconte di TureaDC (3), uno de' pih ricchi
permesso

pontificio.

signori della Francia meridionale e sua consorte Eleo-

nora di Comminges

d'una

de Convenu

erano in possesso

papa Clemente V, loro parente,


quale era concesso di poter mandare in Egitto

lettera patente di

per la

trenta galee e dieci bastimenti mercantili.


di

La ro])ablica

Venezia comper da loro questo permesso sborsando

dodici mila zecchini.

Questo af&ire era stato trattato

da certo Stefano de Battuto.; ma Venezia ne aveva appena approfittato con sei galee, quando Innocenzo VI
\\)

rum.

e seg.
(2)

Copia del prof. Thomas dal Liher abus et Liher pactuin data 6 Agosto 1345/ Confr. Sanuto
l, e, p.

"773.

Ved.

VI, p. 136.

imped, che

il

documento dell anno 1355, di cui parla Marin.


La Sriierra con Genova, scoppiata nel 135(f

iiot.
i

Veneziani godessero

tutti

vantaggi risuiLanti

dalia concessione
(3)

Intorno alla sua persona e famiglia da consultare

KSBLMB, Histoire gnalogique de

la maison royale de Frantom. VI, p. 317 Baluze, Vitae paparum Avenion.


742, d il docuioento relativo deir imno 1851.

te, ediz. 8,
II, p.

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(135^1362)
Per ci

si

ritir

queste ed altre simili concessioni

(I).

potrebbe esser indotta a credere, che questo

papa avesse voluto con maggior rig^e

insistere suU' os-

serranza della proibizione di commercio.


ist C06\^ perch

appunto nel 1361 diede

alla repnblica

commercio colP Egitto, per

il

permesso di continuare

il

quale essa vers novimila zecchini

il

Ma la cosa non

uell'

esausto teso-

romano (2). Il commercio fra Venezia e T Egitto rimaae cos dal 1344 in avanti per una serie d'anni
Ubero e non turbato dall' ingerenza ecclesiastica, e la
republica fa anche per molto tempo in buoni rapporti
coi reG-o-itori dell' Eo-itto. Prova ne sono i trattati conclusi dagli ambasciatori Ermolao Venier nel 1355 e
Niccol Contarini nel 1361. 11 primo affatto concorde
con quello dli' anno 1344 ed accompagnato da una
lettera del giudice del Cairo, con cui raccomanda i
ro

Veneziani ritornati f che tornadi in Alessandria ) all'emiro ed al cad d' Alessandria (3). Il secondo trat-

ha alcune

tato
to

il

differenze

ed aggiunte di poco momenl' emiro

soldan lmalich lmansur o piuttosto

22 Giugno 1357 presso Marin,


di Fleurenae devesi leggere
Turennae^ ed il documento del 25 Giugno 1365 presso MasLATRiE, Histoire de Chypre, 111, p. 149 e seg. Questi due atti
Ved.

(1)

il

documento

del

VI, p. 142, dove per invece

si

completano
(2)

Saep,

a"
l.

vicenda.

e,

p. 47.

Ambi i documenti abbiamo studiato nella copia


Thomas, estratta dal Liber pactorum, V, fol. SG^; u

(3)

prof.

dei
seg.

Marin, VI, p. 137-141. La data: iddictio nona ci conanno 1355, come quello in cui fu scritta la lettera
e rilasciato il diploma. Ved. Maslatee, Archiv. des missions

confr.

duce

all'

scientfjiq^ues, 11, p. 373.

212
(1), che regnava in vece sna, concede al console veneziano in lesdandria d'impiegare in commmio

Jlbogha

duemila bizantini
gli,

luogo dei mille fnora accordati-

in

comperando con

per le quali non


dogana egizianal Poi

essi delle merci,

obbligato a pagare dazio

alla,

permette, che siano tolte le osterie, le qnali erano

molesta vicinane per

Ma

il

pacifico

fondachi dei Veneziani

commercio

sandria fu tutt' ad

mento che pu

un

de^rl

una

(2).

Occidentali in Ales-

da un avvenicome nn epilogo alle cro-

tratto iuterrotto

considerarsi

ciate. Il guerriero ve 'Pietro

L di Cijpro

cerc d' indurre

ad una grande impresa contro i Saraceni,


ci da papa Urbano V. Per tale scopo ei

la cristianit

in

tjutato

percorse negli anni

1362 a 1365 quasi tutta T Europa

percando di agire sui regnanti d' Europa, parte in persona, parte per lettere ed inviati. Egli venne anche a

Genova e Venezia,

affine d' indarre queste

due citt a

Weil, IV, p. 506 e se^r.


Marn, vi, p. 141 e scg-. Secondo la copia di Thomas
Quod praedictus
il passo tradotto nel testo suona conie seg-iie
amhaxialor et consn ac successores sui haOean ibertatem semovendi ornnes facientcs marzanas (-a) circa fontica Venetorum^
(1)

f2)

halitantes fontica fimo et ribaldi^, qu qn.otdi^


veniunt ad cornedendum in dieta fontica et in illis
stationihus 2jonere ilos,' qui sili placuerint. La parola r,iar'
zana, secondo la spiegazione dataci gentilmente dal prof.
Fleischcr, l'arabo rnazrachana^ da chana casa e mazr^ spe-

qui

'Ptoestant

vadUiit

et

cie di birra fatta di frumento.

Ved. S. de Sacy all'ABDAL-

LATiP, Relation de V Egypte, p. 324, net, 38, ed aggiunte,


p. 571 e seg. ; Chrestom, arabe ^ I, p.'lSO eeg. ; QultrbMBB Macbizi^
2, p. 6, note. Nei locali appartenenti ai
'

fondachi venesianl erano adunque osterie In cui


birra e cibi e che attiravano la plebaglia.

si

vendevano

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213
prendere parte nUa sua impresa.
ajuto specialmente

nel

modo

il

Il re

desiderava

il

loro

perch potenti per mare. Ei

ma

pi onorifico accolto,

fu

riguardo al suo

Gr interessi comad un* impresa di


Yenesia poi doveva allora sopprimere una

disegno principale trov poco &Tore.


merciali si opponeraiio in generale
simil

fitta.

pericolosa rivolta in Candia, che occupava le sue forze

Genova

era nel

Cipro per

affari,

medesimo tempo

in discordia col re di

dei quali parleremo a suo luogo (1).

'

L'eloqaenxa di Pietro Tornasi, che predicava la croce


e del cancellim di Cipro Filippo de Maisires vinse
per la ritrosia dei Veneziani in

modo da promettere

r allestimento

di navi sufficienti

per imbarcarvi due

mila

cavalieri

mamento dei

met

delle spese

richieste per

V ar-

bastimenti pagherebbe la republica, met

re ed i suoi alleati (2). Anche i Genovesi, che avevano male accolto il predicatore, si lasciarono alla
fine indurre non solo a conchiudere la pace col re d
Cipro, ma promisero anche che tre delle loro navi
il

(3)* Questa fa per


che avevano promesso

prenderebbero parte alla crociata


altro differita

e molti di

di prendervi parte,

Venezia
il

si

allest allora

qoelli

disperdevano

re doveva pagare due altre

(1)

la republica

di

a proprie spese una sola galea,


galee ed

bastimenti

Nella seguente dissertazione sulle colonie italiane in

Cipro.
(2) Phil. Mazzbrius, Viia S. Petri 3t%maiii, negli Ada
SS, Bllf 29 Gennaio, tom. Il, p. 1007, 1011, ed i documenti
presso Maslatbib, BUUdre de Chffpre, III, p. 14%''I4!1,
(3) Phil, Mazzbbius, l e, p. 1012: Ziber iuHum, II, p.

,732-744.

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214
per tar

necessari

il

trasporto

Quaudo

(1).

la spedi-

e pochi suoi fidati soli sapevano


contro qoale citt o paese sarebbe diretto P assalto
principale
il doge ed il senato di Venezia non n' ezione parti

il

re

rano menomaiiiente informati


segreto

soltanto

in

r Egitto, dichiarando

Pietro svel

(2).

mare

alto

V Asia

fra

il

suo

minore e

di volecsi volgere contro AleS'


il l ottoabbandon la sua

sandria. Questa citt fa in&tti amquisiata


bre

1365 e data

al sacco:

preda dopo pochi giorni,


l'

egiziano.

esercito

ebbe altro

effetto

all'

cosi

che quello

dano Sceabn contro


prigione tutti

ma

il

re

avvicinarsi del grosso della spedizione

tutta

d' acceiadere

tutti gli Occidentali.

ira del

non
ad-

Egli mise in

negozianti europei stabiliti in Egitto

somme

e nella Siria ed estorse grandi

dai Cristiani di

questi paesi per poter con essi riscattare

naturale,

fatti prigionieri (3],

Musulmani

che pel momento. nes-

sun Occidentale ardisse di recarsi ad lessandra il


commercio cess affatto. Degli effetti ch quest^ inter:

ruzione produsse,

(1) -

Occidente tosto

1*

droghe aument subito

di tutte le

Phil. Mazzbbius,

DB SACt>

Chmtm,

navi Teuesiane,

l.

arabe,

e,y p.

li;

s'

accorse

(4).

1013.

il

prezzo

Tale condizione

Se Macbizi presso S.

p^'49, parla di, ventiquattro

dimostra, ohe in Bgitto non

si

fitoeva

armate della republica e quelle ^te


in quanto a Genova dice quasi il
al re dietro pagamento
dlffereoza fin le navi

^usto parlando di due navi.


(2) PmL. Mazzerius, p. 1014; Maslatrib,
(8)

Macrizi,

Weh., IV,
(4)

p.

l.

e,

111, p.

752 e seg.
p. 314 ;

Machaut presso Maslatrib II,

511-5ia

Walsinobam

presso

Campsn,

nglica,

Namannica

ecc., p. 180,

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215
di cose

era insopportabile per le citt comiiietciaU

d'Italia:

soldan a lo sapeva bene.

il

distaccarle per
re di Cipro,

un agente

mezzo

Ei cercava di

dall'

alleanza

col

ed in ci riusc perfettamente , malgrado

papa mandate alle dae comunit (1).


anno 1366 partirono per P Egitto
due ambasciatori di Venema, 'Francesco Bembo e Pieesortazioni dei

le

In principio dell'

tro

Soranzo

(2),

che senza dubbio sono

gli arnasciaton dei

identici

con

Frmichi, che, secondo Macrizi, arri-

varono al Cairo dia met di marzo del 1366 ed offerendo dei doni (3) cercarono

d* indurre

il

soldano a

dimenticare quanto era accaduto, a rinnovare la pace


ed a concedere

ai

negozianti quella medesima acco-

glienza che prima avevano trovata in Alessandria. Il

doge

all'

incontr

costringere
e la

il

promise d*

re d Cipro

finirsi cl

a riconsegnare

preda fatta ad Alessandria

que pronta a lasciare

imprese guerresche

(5)

solo

il

Raynald, all'anno

nelle

re

prigionieri

Venezia era adunulteriori

sue

ed a concludere la sua pace

separata col soldano per potere

(1)

(4).

soldano per
i

il

piti

presto possibile

136G, n. XII.

753; Romanin, 111. p. 233.


t3) Secondo il desiderio deir emiro Jelbogha, ch'era alia
testa dei governo, vennero spediti pi tardi ancora alcuni
folooni ammaestrati per la caccia. Maslatiue, li, p. 285
e. Confr. Machatit presso Maslatrie, II,
(4) Macbizi,
(2)

p.

VIaslatbie,

ai5; Wbil, 1Y,

III, p.

p.

513.

La

quai cosa si vide in ci che i magiatiati di Veneria nel prossimo tempo proibivano ed impedivano ohe altri
(5)

da guerra venissero condotti in Cipro. MASLATaiE,


285-289.

msterali
p.

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216
/iprendere

commercio coir Egitto

il

a rinnovare con Venezia


commerciali, ed ancora nel 1366

non

esit

non

bastimenti mer*

Venezia partirono per T Egitto

cantili di

volle riconsegnare

nerale di concludere

soldauo

Il

(1).

gli antichi trattati

Ma

(2).

egli

prigionieri e ricusossi in ge-

una pace propriamente detta prima

che fosse terminata ia sua contesa coll'avversario principale,


si

fra

re ed

il

pe)*cb

ra

re di Cipro (3). Gli ambasciatori veneziani

il

recarono ora in Cipro per cominciare dei negoziati


soldano. Questi

il

ambe

le

Mentre

(4).

al Cairo

per non ebbero esito,

parti erano desiderose


si

far la

guer-

facevano queste trattative arriv

un' ambasciata genovese

luglio

od agosto

(1) Tune falsi et avari mreatares Aexandriam ire volebant et paeem iingutarem cum soldano faeere proponehant.
Phil. Mazzbbius; h e, p. 1017.
(2) Qiiesto risulta da una lettera del re di Cipro presso
MA8i*ATaiB, II, p. 287, quello dal documento ohe si legge

presso lo stesso

Sceabn
sito di

MANm

III, p.

scrisse al

754 e seg. La

do^

Ikfaroo

lettera,

Comaio

che

il

(1965^1d68}>

'

aoldano

a propo665 ; Ro-

queste trattative (Saivuto, Vite dei daifi, p.


III, p. 233, ot. 8) , conttene oltre ringraziamenti

per 1 doni ricevuti soltanto la g^enerale assicurazione del fa^


vore dei principe e dice che fo publieado de lo nostro nome
magnifeo la libertade a tuti li Venetiani in Egito et in Suria
per lor e venderli tuta lo so e le so mercadantie et tuto quello
che li vegnir atribuidu da nobel a vii. La lettera iuedita
e
per noi copiata dal prof. A. S. Minotto, al quale crediamo dovere publid ringraziamenti per l'opera prestataci
nelle ricerche &tte a pr di questo Tolume nell'archivio di
Venezia.
(3)

Machaut

documento.
(4)

presso Maslatbib,

II, p.

815 e seg., ed

il

Ivi, III, p. 755.

Machaut^

e, p. 316 e seg

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1366) e rec con


il

s, oltre

sodauo^ anche sessanta

del bottino fatto

ad altri doni destinati per


Musulmani che qual parte

ad Alessandria toccata ai GeooYesi


G9noTa ed ivi bene trattati.

erano stati condotti a


Il

doge

fece dire per quest'ambasciata in sua

scusa

che aveva avuto notizia della spedizione contro Ales-

quando era gi stata

sandria, solo

ben

possibile

sopra,

fatta,

il

che

secondo quello che abbiamo detto di

dichiarare die voleva mantenere la pace

come prima, e rinunciare all'amicizia col


Cipro. Neil' anno sedente venne in Egitto un

col soldano

re di

altro ambasciatore

genovese^ Pietro di Cassine,

quale chiese ed ottenne pei suoi concittadini

messo di continuare

il

il

per-

commercio con Alessandria sotto


Quanto alla paco stessa il soldano rispose a Genova, come aveva risposto agli am-

le

il

antiche condizioni.

basciatori

di Venezia (1).

delle^ potenze

Queste

trattative

speciali

commerciali erano state affatto contrarie

a papa Urbano Y: ed ancora pih gli ripugnava che


s tosto ricominciasse il commercio coir Egitto. Egli
aerava gi nel 1364, quando si preparava la spediil commercio di Venezia
non permettendo che partissero pih di
due navi air anno ed ora lo proib del tutto {2}.

zione del re di Cipro^ limitato


coir Egitto

(1) Macrizi presso S. db Sacy, p. 50. Confr. Staambaldi


presso Maslatrie, II, p. 347.
(2) Per il primo fatto confronta Maslatrie, Archtv. des
missioni scientijlques, II, p. 375 e seg. pel secondo la lettera
del papa presso Raynald. alTanuo 13(i6, n. 13 e scg-. I Yq;

neziani pregavano istantemente,


che venisse tolto il divieta

ma

a quanto pare indarnOi

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<

218
Pietro Tornasi^ che gi conosciamo, pronimci la aco-

manica contro
tali,

totti q^aelli

che agirebbero contro il


d^li Occiden-

DiceB che le navi mercantili

divieto.

che non ostante questa pruibizione da ogni parte

andavano

al porto

Alessandria avessero avuto per lo

pih navigazione infelicissima in causa di questa disubbidienza dei loro patroni (i).

Ma

papa

il

stesso

non

poteva pi immaginarsi, che fosse possibile la conti-

nuazione della guerra colla speranza


egli decretava questa proibizione, solo

d'

un

esito l'elice

a^nch

il

soldano

accordasse migliori condizioni di pace al re di Cipro,

temendo che

le nazioni

commeioiaU Don venissero in

Egitto prima che fosse ristabilita la pace con Cipro

Le comunit

di

Venezia e di Genova

poi,

(2).

a malgrado dei

loro particolari negoziati col soldano, fecero

ogni sfrzo

perriconciliarlo col re di Cipro. Ambasciatori veneziani

e genovesi furono quelli che al t servivano d interme*


diari],

bliche,

no

(3).

quando, dietro
nel

1368

le insistenti

riprese

le

preghiere delle repn-

trattative di pa6e col sieda-

Finalmente neU'aino 1370, essendo gi morto re

H/eee la face fra Cipro b V EgiMo e le nazioni


commerciali tanto pi si rallegrarono della conclusione
Pietro

di

I,

questa, in quanto che dopo la spedizione contro

Alessandria, le acque della Siria e dell' Egitto e le coste


di questi paesi erano poco sicure per

il

commercio. Di

quando in quando nacquero delle ostilit, le quali un' altra volta furono causa che i commmianti occidentali
in Alessandria venissero imprigionati. Gli ambasciatori

(2)

PmL. MazzbbiuS) p. lon.


B^VNAU), air anno 1866, n.

(3)

Maslatbib,

(1)

t.

XIII, X.VI.

291 e seg. ; S80 e seg.

Ilf p.

"

'

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219
i negosati, assistiti da ambagenomii e veneziani, perch andie qneste re-

di Qipro efsno, datante


sciatori

pnblichc coiiciusero soltanto adesso la loro pace finale

Non conosciamo

col soldano.

le condizioni di

essa

gii

storici

parlano soltanto dello scambio dei prigionieri, ed

anche

negosianti occidentali imprigionati dal soldano

non fnrono
Papa Urbano tolse adesso
commercio cli' Egitto (2). I

in occasionelir assalto dato ad Alessandria


forse

prima d'ora

anche

il

liberati (1).

suo divieto del

ad impedirlo, divengono

decreti della santa Sede^ diretti


d* ora innanzi

sempre pih

rari

ed

soiza che

inefficaci,

per del tatto cessassero. Ancora nel 1390


spesero duemila zecchini per avere

Veneziani

periaesso pontifi-

il

cio di potersi recare in Egitto (3).

L' Occidente si volse adunque con nuovo ardore al


commercio ^ziano per rimediare all^ perdite aoflferte
dai commercianti

earopei in causa dello sconsiderato

Siccome nel tempo immedia-

assalto dei Ciprioti (4).

tamente seguente

alia conclusione della

da registrare pochi avvenimenti


cos ci

pace abbiamo

di qualche

pare ora opportuno di considerare

piti

momento,
da vicino

(1)

Intorno alla pace

dell'

anno IS^O

Archiv. des mUsions scientijiques,

Chyprey

gono

viglia

li, p.

847 e seg.

II,

Wbil, IV,

p.
p.

Mslatbie

ved.

376

ffiUoire de

S^SS@4> dove

si

leg-

pasid pvncipali di Maorisl e Strambaldi. Reca mera-

quanto Ibn Cadi Sciubh parSiria (Damain conseguenza della pace.

che tanto Strambaldi

lino soltanto di Cristiani fotti prigionieri nella


sco)

che venissero

^2)
t^)
(4)

liberati

RAVNALn, ali* anno 1970, n. XXI.


Sakuto, Vit dei Jogi^ p. 769.
Macbizi presso S. db Sact, U e,, p.

49,

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eomimereiale U^U

la

ItaUam in

JSgUio.

Essa fu

qnas totta nelle citt marittime e specialmente in


Alessandria, All' epoca delle crociate Damietta era stata

un emporio
l'

di quasi

uguale importanza. Le merci del-

India venivano allora per questo porto in Europa e

in esBoai rinniTano le navi delle Foglie, di Venezia


dell*

Armenia, di Antiochia, della Grecia, di Cipro e di

altri

paesi (1).

Ma

nel decimoquarto e decimoquinto

secolo questa citt era d' assai inferiore ad Alessandria,

sebbene non cessasse ad essere un porto frequentato


dai bastimenti mercantili

Ancora

(2).

alla fine del

me-

dio evo troviamo de' commercianti italiani in essa stabiliti (3),

ed

Veneziani

sole (4) e probabilmente

fi)

di

Vt^d. Jac.

vi

avevano certamente un con-

anche

GenovesL

Ad

Occidente

Vitr., lib. 3, p. 1128, e l'inedita relaziuiie


viag-prio Intrapreso nel principio del secolo

AscoLiN sul suo

(lecimoterzo.

Webb

a LaNNOy

Ai'chaeologia pullished

ne ha citato

quaries of London^ toni. XXI,

il

relativo passo

by

nelle note

the society

of anti-

p. 401).

CalIl Dhahebi (della prima met del secolo decimode Sacy, Chrestom. arabe, II, p. 7, 8.
l3) Joos VAN Ghistele, che fra il 1481 ed il 1485 viaggiava in Oriente, fa cenno di ci nella relazione del suo viaggio,
che non stata abbastanza studiata. Oand, 1572, p. 183, 194.
(2)

quinto) presso S.

risalta da molti Jttogbi del Codice UaL della biblifh


Berlino^ 4.% d. Vili, intitolato : Cmmereio dei Veneitiani in SgiUo nel eecolo
e XVI ^ che ci< fa comanicato
per la liberalit del bibliotecaiio, oonsigl. Peftx. questo Io
(4)

Uea di

XV

stesso codice al quale attinse "Wilsbn, per la

sua DiteeHaiui eomoli veneziani in AUesandria nel


e XVI
eecolo (Aiti delV Accademia di Berlino, 1831, Classe storioofllologrica, pag. 29-46). Intorno al consolato veneiiaiio in Damietta ved. speeiahnentei p. 41 e wg,, 47 e seg., 61.
siione

XV

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Damietta

alla distanza di settanta miglia v' era nn


Bmlos, in vicinauza d' un lago pieno di
peed (1). I dcamenti provano, che i Veneziani ed i
Fiorentini ayeirano con esso leladoni (2). In quella
di

altro porto,

ece

era proibito

ttte le navi occidentali di entrare

neir imboccatura del Nilo presso Rosetta, perch

dani temevano che

gli

sol-

Europei potessero con navi da

gaerra pel Nilo lenire -fino ai Cairo, quando una Tolta


avessero la pratica

bielle

sue foci

(3).

I commercianti

occidentali che intendevano recarsi nella capitale, era-

no

costretti di

andare da Alessandria per terra nella

vallata del Nilo

di navigare questo fume in barche

egiane. Talvolta potevano anch'^essi approfittare del


canale che presso

Fnah

al di sopra di Rosetta partiva

Burls 0 SaraUog degli Arabi (Abtjlfbda, XI p. 47,


Ibn-Batuta^ I, p. 58 ; Amabi, p. 219, Sf) si rova in
diverse forme presso gli serittorl oooldentali Broilu presso
Oliy. Sgholast. edis. Bongars p. 1425 ; SruUium presso
(1) Il

161

'

Sanuto

il

Vbccbio,

p.

259; Brules presso Piloti,

hreuil presso Uzzno, p. 247

Amari,

presso

p. 388, c nel

Brullo sulla carta di


dello

ZuRLA,

Bruek

presso

GmsTBLE,

p.
p.

348;
203 ;

Codice di Berlino sopraccitato;

Fba Mauro.

Ved. ia^deseriziose di essa

p. 57.

f.
40, 47 b, 53 b ; Marin, VII, p. 312,
Amari, p. 219, 388.
fol. p.
(8) TucHER, Reyssbuch des heiligen Landes, 1584,
369 b Bbrn. de Brkydenbach, Peregrinano, Moguntiae 1466,
GmSTELE, p. 205. Il soldano Bibars fece perfino emp. 120
pire di sabbia questa tbce del Nilo
perch non vi potessero
entrarvi navi maggiori. Weil, IV, p. 23. In tali circostanze
sotl'eriva assai il commercio degli occidentali con Rosetta,
che era ancora fiorente nel secolo duodecimo (vcd. Edrisi, I,
p. 316). Il solo Cod. BeroL, p. 40, parla di esso come luogo
a cui andavano i Veneziani.
.

n.

Cod. Berol,

(2)

XX

222
dal Nilo e giungeva fino

ad Alessandria. Qoesto canale

esisteva fino dai teotipi antH)ii,


pito di

melma:

quando

di

iii

ma era

quando

per

le

lo pi

em-

forze di molti

uomini veoivano adoperate per purgarlo c renderlo na

grande merito

vigabile. 11 piii

riguardo
cos'

sultano Nasair

il

il

quale lo fece

bene purgare che per sessanta anni (dal 1310

1369) rimaneva

navig-abile tutto

la condotta delle merci fra


I negosianti d'

acquist in questo

si

Mohammed,

Fmh

mercanzie

il

(2)

al

ai!no e serviva per

Cairo ed Alessandria

Occidente tenevano

per tutto

navigabile :

il

1'

un

(1).

deposito di merci

tempo in cui questo canale era

il

soldano riscoteva un* imposta da queste

ma

canale di nuovo

si

il

deposito

venne

tolto

quando

il

riemp di fango e non pot servire

che nella stagione delle annue inondazioni e solo per


barche

(3).

Questo deposito serviva senza dubbio a rac-

cogliere nei magazzini que' prodotti

che i negozianti
avevano comperati nel Delta del Nilo, cosi volontieri

da

loro percorso e cos ricco di zucchero e dei prodotti

(1)

Ved. gli

al libro di

(1798 in

estratti

4.**),

p.

.
Weil, IV, p. 378.
Call Dhahbri, citata da Vntura a
235. Per la cronologia abbiamo seguito

177 e seg.

Vedi il passo
VOLtBY/ Voyage, l,
(2)

da Maciuzi, nelle note di Langlois,


d' Egypte et de JVubie, tum. Ili,

Nqrden, Voyage
di
p.

'

Macrizi.
(3) Vedi grU estratti da Macbizi presso Nobden l. e, p.
178 e seg. ; TucRBB, l. e,, p.- 968. Abmold von Habfp, Filgerfahrt, herausgegeben von GrocU, CSln. 1860 p. 84. Se il
viaggiatore fi6rentino Frescobaldi ^ il t> Ottobre 1884, trov
navigabile il canale e ne approfitt per continuare il suo
viaggio, d poteva , secondo la stagione, essere efftto dell' inondazione del Nilo. Ved. il suo Viaggio p. 81, 84 85.
j
,

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d' oprni p^enere fi). 11

ineriflionali

CoAro istesso era na-

turaimeute la meta di frequenti viaggi per quegli Europei,

qtml per piU

o meo laogo tempo dimoraTano

nelle citt marittime delP Egitto sia che. volessero ve-

dere questa capitale ragguardevole per la grande sua


estensione e per

l'

innumerevole sua popolazione

mata da diversissime
&re le loro lagnanze

alla corte del soldano.

Piti spesso degli altri Occidentali si

mente

consoli di Alessandria e di

presentare al suldano

for-

che avessero, da

Stirpi (2) sia

gravami

recavano certa-

Damietta

al Cairo per

della loro nazione o per

trattare con lui secondo gli ordini della loro patria, od

anche'perch chiamati dal soldano a sentire rimproveri


dalla sna bocca, quando alcnn inconveniente fosse successo.

Per tutto

il

medio evo non esistevano u con-

solati

delle nazioni occidentali nella

gitto,

n comunit commerciali

metropoli

di esse,

dell*

n fondachi

E-

(3),

ad eccesione di quello concesso ai Pisani dal viziro


bbas nelPanno 1153, che probabilmente fu ben presto
loro ritolto. Singoli negozianti

(1)

Piloti

p. 347.

Ei nomina

ed artigiani occidentali

come

capoluogro Satanafo

punta meridionale del Delta,


Ved. Quatbbmbb, Mmoires sur VEgypU,

(Sactanafo), cio Sceatuf nella

vlta verso
I,

il

Cairo.

p. 431 e seg.

Confr. Ghistele, p. 183.


Quanto ai fondachi Io assicura espressamente il vias?-giatore belga Anselmo Adorno^ signore di Corthuy
ved. la
(2)
f3)

sua Biographie di E.

De La

Coste. Bruxelles 1855, p. 161.


Una chiesa latina non esisteva al Cairo, Ved. Fbl, Fabri,
Evagatoriut/, edid.

USSLBB,

III, p. 82.

224
erano per

stabiliti al

Cairo

(1).

Da

tutto ci coosegoe,

che questa citt non fa luogo principale per lo scambio


delle merci fra Europei e Musulmani: ai Veneziani era
perfino dai magistrati della loro patria vietato di

perare

le

droglie dell' India al Cairo (2).

quest' ultima notisla ci costrtige

Ma

com-

appunto

ad indagare, se

com-

mercianti italiani, prendendo PEgiito per punto di par

'

lenza,

non

si

siano spinti ancor pi ad Oriente per ricer-

care le droghe nella loro patria, nell' Ldia, essendo la

navigazione a questo paese dal mare EU)8so e dalla costa


meridionale dell'Arabia da secoli in uso.

modo

affer-

potesse provare

come

Si dovrebbe risolutamente rispondere in

mativo a questa domanda, se

si

vera V asserzione di Romanin, avere

nel secolo decimoquarto dei consoli

per^o

Ma ccmsolati

Veneziani avuti
nel Siam.

non troviamo nemmeno noli' India gangetica. Abbiamo poi dimostrato irrefragabiiveneziani

mente, che quel passo d'un documento, secondo


1

il

quale

Pisani avrebbero fatti viaggi di commercio alle Indie

nel secolo duodecimo, non regge all'esame


Tre europei poi, conoscitori profondi dell'Oriente, il yeneziano Sanuto (circa 1310), il tedesco Ludolfo
di Suchen (circa 1340) ed il belga Guiilebert de Lannoy

orientali
critico.

[circa

1422) concordemente asseverano, che

soldani

(1) Fbbscobaldi, p. 94 ; TuCHEB p. 868; Habff, p. 95,


115; GmsTJSLB, p .158,^155.
(2) (M* Berol, p. U, decreto deiranno 140?. In e guai
modo BtaUlito dai patti dell* anno 1512: Ck$ nimo Franco
poui itar al Cairo piU di mesi re et non possi comprar alcun de loro specie in nome de Mori, n de Zudei; MABm> VII,

p. 306.

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225
d'

Egitto non permisero ad alcun Occidentale di pene-

trare pel

mare Rosso

nelle Indie

(1). I

due ultimi dei

noBtri testimoni dicono essere stato motivo dell'

dimento

il

profittassero

di

viaggi per cospirare coi re cri-

tali

'

stiani dell' Abissinia contro


d'

impe-

timor&dei soldani, che gli Occidentali ap-

il

loro regno.

Non siamo

opinione, che ci possa essere T unica ragione della

p. 23; Ludox.phi db
edi& della societ letteraria di Stoccarda), p. 64. Lannoy, Vopagee et ambaseadee, ed. Sbrbcrb,
Mons, 1840, p. '98. Alcuni occidentali penetrarono, a malg^rado
di tutta questa sorveglianza, Ano nelleindie, passanclo l'Egitto
e r^rabia ; cos il yeneztano Bonavito d* Alban (dal Pa9),
che poi si rese ,^8sat utile a! Portofirhesi colla sua conoscenza
del paese, acquistata nei molti anni del suo soggiorn [Relazione di Lbonabdo da ca* Masseb, Archiv. stor, ital). ppend., tom. II, n. X, p. 18, 19; confr. Ghistblb, p. 229; il
^enoTese Girolamo da S. Ste&no (Ramusio, I, p. 345), ed
alcuni altri. Pi facilmente e con minori impedimenti ^l
occidentali potevano giungere per il golfb persico od anche
per terra per la Persia air India e fino alla China. Quel
.commerciante Pietro de Lacalongo, che accompagn il famoso
missionario Giovanni de Monte Corvino da Tauris all' India
e fino a Canbaligh (Pechino), e ci nel 1291 (confr. le lettere
dell'ultimo presso Wadding, Ann. orci, mino'., tom. VI, p.
69 e seir.), non era Punico che percorre questa via. Il missionario Andrea da Perugia, che viveva circa il 1320 nella
citt commerciale di Zaiton nella China con una pensione del
Gran Can, scrive alla sua patria avergli de' negozianti genovesi valutato l'importo di questa pensione a cento fiorini
d'oro (MosiiEiM. Hist. eccl. Tari., p. 122). II francescano
Oderico tli Pordenone poteva verso il
supporre comr
abbastanza nota la grande citt chiuese di Quinsai avendo
incontrato in Venezia considerevole numero di persone che
(l)

Sakuto^ Secreta fidelium eruei^t

SucHBN , ^Itinerarium

O. Ileyd,

11.

i5

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226
proibizione. I soldni volevano con essa ceiNiamente prov-

vedere/ affinch

le

quanto pi tempo

mercanzie delle Indie rnianessero


possibile neile

fosse

mani

dei

Mu-

sulmani e solo tardi pervenissero in quelle dei Cristiani,


vale a dire, che

Saraceni cavassero Jl maggior vantag>-

gio possibile da questo lucroso commercio. Negozianti

musulmani comperavano gi

nell'

India

le

droghe

spedivano navi cariche di esse ai porti delU Arabia e

l'aveva visitata (Ramusio, Viaggi,

nersuo viaggio (Londra, 1727,

255

TI, p.

Mandbrvillb,

racconta, che
Genovesi) Veneziani ed altri Italiani, per acqua e per terra,
cio per la Tartaria, sogliono fare viag-g-i di commercio alla
China. Pare 'per altro, che n nell'India, 4 nella China gl^ta328),

p.

Strana la notisia presso Ro~


regno d Siam, verso il 1390, ab-

Itani fondassero colonie loro.

MANIN,

III, p.

bia esistito
consig'Iio.

340, che nel

un consolato veneziano

Finora

si

g'oneralmente

e perfino a Iato d esso un


ammesso, die questo paesf

po??to dietro alla penisola di Malacrrt Ria stato

conosciuto dai

mondo europeo solo dopoch i Portoghesi si erano stabiliti


neir India, dunque dal principio del decimoqiiinto secolo (ved.
Chawfurd, Journal of an embassy io the court s of Siam und
Ritter, Erdiunde,,
Cochinchina, Londra 1828. p. 399 e seg*
p. 4191), e per quanto noi sappiamo, non si trova notizia
che potesse provare aver gli Europei del medio evo conosciuto
:

IV,

il

Siam anche

Mum, ma

nome. Nel luogo dei Misti, su cui s


legge chiaramente, e per due volte Sia-

solo di

fonda ilOMANiN,

si

l'indice registra

il

relativo

documento

sotto la ru-

brica: Ci/pro, Armenia, St/ria. Le nostre ricerche di trovar'


in queste regioni un Siamum IV.rono inutili. Forse altri .saranno pi felici. Fino a tanto, clic non possiamo provare con
documenti, che colonie ^italiaue abbiano esistito negli empori

pi importanti alle coste della Persia, dell' India, o d%lla Chicome Ormuz, Calicut, Zaiton, dubiteremo an he dell'esistenza di quella di Siam.

na,

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227
ddP Egitto
di altri

dani

(1).

In essi passavano di nuovo nelle mani

mercanti musulmani, che per

protetti

contro

le

misure dei

cristiani dell'Occidente gli ricevevano dalle

Finalmente

gli Indi.

sol-

ogni concorrenza di compratori

le

mani de-

-comperavano gli Europei di

seconda o terza mano, e non prima che pel Nilo fossero


giunte fino ad Alessandria

(2;.

per pi

meritevole del nostro studio la via, che

d'
le

un

rispetto

droghe, del^

V India percorrevam per giungere dalla loro patria fino


ad Alessandria* Varie strade erano possibili 2 or venne
preferita

1*

una, or

l'

altra.

disting'uere tre periodi,

colo

In questo riguardo possiamo

cominciando dalla met del se-

duodecimo come quel tempo, in cui sursero le prime


italiane in Egitto. Nel primo periodo che si

colonie

estende fino alla met del decimoquarto secolo le merci


India presero la seguente via: venendo dell* alto
mare toccavano prima Aden (3), e poi entravano nel
mar Rosso. Ma siccome il vento nella parte settentrionale di questo mare -soffia per lo pi contrario alle
navi che vengono da mezzod, e rende assai lunga la
dell*

(1) RiTTER, Erdkunde von Asien, IV, p. 581-594, 642;


Lassen, Indische AUerthumskunde IV, p. 961.
1*2)
Le monet veneziane e g-enovosi
che si riiivcnivaiio
nelle Indie (Conti presso Ramusio, I, p. 344 Vasco di Gam.\,
ivi, p. 120
Llua Rem, Tagehuch herausgegehen von Greiff,
Append., p. 123), non ci costringono a supporre die g" Ita,

liani stessi siano venuti alle Indie.


(3)

Per r importanza di Aden come stazione per le navi


ved Isstachbi^ ubeneHt w>n Mobdtmann,

tndiajae e chinesi

13; Edbisi, I, p. 51 Aboulpda, trad, par Rbinaud, II^


127, 151 ; Ibn Batuta, l, p. 177 ; Ibn al Vahd , nelle
Noiices et ewtraiU, II, p. 48.

p.

p.

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228
navigazione

vano per

(1), cos'I

pi

lo

bastimenti carichi di droghe anda-

ad una

soltaiitr tino

delle citt murittirne

deir aito Egitto, donde le droghe venivano

sul dorso dei cammelli per


le

il

deserto fino al

trasportate
J^ilo.

Barche

recavano poi per questo fiame al Cairo e ad Alessan-

Che

dria.

gi per

merci

Nilo,

il

dell'

India dall' alto Egitto venissero

sapeva gi

tedesco Gerhard,

il

il

quale

s'era recato nel 1175 alla corte egiziana per incarico


deir imperatore Federico Barbarossa (2). Dati pi precisi

per

questa via commerciale troviamo

fissare tntta

presso Guglielmo di Tiro, Sannto

e Macrizi

(3).

Da

essi

egiziana in cui le merci

il

vcchio,

Marco Polo

(il

la citt

India venivano imbarcate

dell'

chiamava Cus

sol Nilo, si

il

veniamo a conoscere, che

Cos degli antichi Egiziani,

Cossa- della carta catalana di 1375)

con questa

notizia concorda perfettamente, quanto dice huifeda,

che chiama Cus


gozianti di

Aden

il

luogo

depili

Da altre

(4).

appuntamenti per

tonti

associazioni di negozianti egiziani

(l

Ved.

1'

eocellente*dissprtn7ione

ne-

che s'occupava a

preferenza del commercio delle droghe

suir istoria commerciale del

sappiamo, che quelle

cos detti

OsCarre Prschel,

di

mar Rosso

nella Deutsche Vier-

teljahrsschriftj 1855, fascicolo III, p. 159 e se^^


(2)
si

Lubec

Presso Arxot.d.

trova anche in

Thietmar

grosso ciTore. perch

ivi si

p. 519. ed.

Bangert

il

passo

Tobler, p. 54, ma con un


legge mare invece di inde.
ed.

XIX, 26; Sanuto, Secreta fidelium


22 e seg. 260; M. Polo ed. Baldelli Boni, p. 465
e spcr.
ed. Patjthier, II, p. 703; Macrizi presso Quatremeri:, Mr/ioii-e sur V Egypte, II, p. 162 e seg.
GuGL.

DI

Tiro,

crucis, p.
,

(4)

Trad.

par Reinaud,

11, p.

iol.

Km

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229

nn deposito a Cus (1). N panato, n


la citt al mar Rosso, in cui approdavano le mercanzie indiane. Anteriori commentatori dell'opera di Marco Polo erano d't)pinione, che
questa citt fosse Cosseir, chiamato da hulfeda il
porto di Cus (2). Ma le trenta giornate richieste secondo
Marco Polo per giuugere dal mare Rosso al Nilo, ci
Caremiti, avevano

Marco Polo nominano

farebbero supporre, che

pi lon-

d' altra citt

si tratti

tana. Alla costa egiziana troviamo

il

porto di Aidab,

posto pi a meriggio, distante da Cus secondo Edrsi,


almeno venti giornate (3). In questa citt venivano i
pellegrini dall' interno dell' Africa e per secoli anche

ed andare alla Mec-

quelli dell' Egitto per imbarcarvisi

ma anche de* commercianti per

ca,

mare e per terra


dell' Jemen

Abalfeda parla specialmente di quelli


la

regione

dell'

Ma

di Tiro

e Macnzi ce

le

mercanzie

Ved.

(1)

XII,

dell'

hegira^ cio

le

(6)

solo fino alFan-

fii

e che

in questo

Qvatreuu^, neQ Notices


XIV, i, p. 214 e seg.

note di

638 e seg.

p.

1359

dell' India.

dicono espressamente.

io

quest'ultimo osserva che Aidab lo

no 760

(5j,

Arabia, in cui situata Aden. Tutto ci

prova, che Aidab fu stazione per

Guglielmo

(4).

tempo

et eatraits,

28, 152.

(9)

Ivi,

'3)

Edrisi,

p.

I,

p. 13*2

Macrizi, l. e, dice che soltanto di


pur molto di pi delle tra, quale,

diciassette g-iornate, che sono

secondo Abulpeda, L C,
(4)

Edrisi,

(5)

p.

p. 152. u ia

132 e seg.

p 107-111
Ibn al \ ardi, NoL

Ibn-Batuta,
e &eg.

I,

II,

p.

I,

li,

distanza fra Cosseir e Cus.

Abulfeda,
p.

253

II,

p.

144, 167

Macrizi, L c,

p.

162

et extraits, li, p. 29.

167.

(6) Macrizi, /, c. Vedremo pi innanzi, che la cronologia dovrebbe essere alquanto rettificata secondo Ludolfo di SycHEN.

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230
oav indiane hanno cessato d'approdate in Aidab.

Adm il

Dopo quel tempo divenne


mente

si

raccoglievano

cipale pel

commercio

secondo periodo
fino

ad Aden

si

questo

limitavano d^ andare

Egiziani prendevano qui le merci

gli

recate Tlagl* Indi e le condncevano pel


solo fino

ponto prn*

il

coi predotti dell' India. In

navi indizine

le

luogo in coi special-

negozianti, cio

ma anche

ad Aidab,

mar

Bosso,

fino alla penisola

non

dd^Si-

Alla costa sud-ovest di questa esisteva un porto

nai.

Tor^ che in quel tempo nominato spesso come emporio

e dogana egiziana per

le

merci dell'India

(I).

Questo

porto aveva del resto importanza commerciale gi ai

tempi di Abolfeda
seguendo
dell'

del

la

Qaesta naova via di commercio,

(2).

quale

cariclu

hastiineiui

delle

droghe

India navigavano fino alla spiaggia settentrionale

mare Bosso

(3),

di gi indicata da Ludolfo di

Sochen, qoand* egli dice, che

le

merci

dell*

India ven-

mare Boeso, ma anche per on


golfo, che da esso mare si stende. Egli apertamente
intende parlare di uno dei due golfi, che il mare Bos^
gono non

(1)

solo sa pel

Ved, gli

estratti

VoLMBT Vffages,
(2) BULPBDA,

Che

I,

li,

p.

da CalIl Dbarbbi
235

tetti

da Venture in

BrrrBB Sinaikalbimel, p. 58.

p, 147.

non fosse del resto abbandonata, prova per. la seconda met del secolo deeimoqnarto
la Carta catalana con V serzjone al mare Bosso (ed. Buchon
e Tasto, p. 114); per la prima met del decimoquinto Ca?
(3)

la via per Palto.Bgltto

lIl Dhaheri presso S. de Sacy, Chrestmathie arabe, tom. II,


p. 4 ; per il principio del decimosesto Lbo Apjeucamus ed il

Sommario di

tutti li regni,

amendue

88
89, 325 b. Coeset era allora
vece cU Aidab.

p.

presso RamOsio, tom.


il

luogo d'approdo

I,

in-

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_23i
forma

al nord,

TEgitto

(1).

e naturalmente di quello pib vicino al-

Quando

fiorentino Frescobaldi, nel! otto-

il

bre dell'anno 1384, era in


tial Cairo,

egli

Sinai

venendo

incontr carovane di droghe

deli' In-

via per

il

mare Rosso una

dia e dalie vette del Sinai vide sol

quantit di vele

che

Un

(2).

erano navi cariche delle specie indi-

eambamento

ulteriore

commer-

nella via

parliamo fu pn dotto da ci che

ciale di cui

capitani

delle navi provenienti dall' india, stanchi delle angario

a cui erano esposti in Aden da parte del principe del-

rjemen

si

cercarono altri porti nei

che avvenne dal 1421


si

in avanti.

decisero per Gidda^

il

mar Rosso

Dopo

istesso

il

varie prove fatte

Da un emiro

porto di Mecca.

Almalich UAsceraf Bursbai, ohe

del soldano egiziano

intomo a quel tempo (1424) s* era impadronito di Mecca


e Gidda, furono invitati a scegliere quest' ultimo porto,
e tanto velocemente

si

sparse

la

fama

buona acco-

della

glienza a loro fatta da questo signore, che gi nel 1426

pi di quaranta bastimenti indici e persiani entrarono


in questo porto arabo. Il principe dell' Jemen,

apparteneva Aden, tent invano di fermare


suo porto

il

soldano

lo costrinse di

lasciarli

senza impedimento fino a Gidda, e fece


pur rovinare del tutto

(1)

P. 64

(2)

Feescobaldi,

p.

il

il

a cui

gl' Indi nel

navigare

suo possibile

mercato di Aden

(3).

Questa

Ili, 129 e se{?.

pssi di Maceizi^ che

si riferiscono a questi av venitrovano ra pi eompletameate presso ^^ eil, Storia


dei Califfi, V, p. 180 e segr. che presso S. n& Sacy, Chrettomathie arabe, II p. 54 e seg. SI confronti per il luo^o im(3)

manti,

si

portantiSBimo di Piloti^ p. .354 e seg.

^232

citt perdette quindi gran parte del suo antico commer-

cio (1) ed

il

principale luogo, per lo scambio dei prodotti

deir India e quelli


il

suo porto Gldda

propizi per

occidente^ divenne la Ifeeea

(2).

questi

commercio, perch

il

concorso di

od
due luoghi erano aaeai

dell*

in essi era

trade in cui dominava T Islamismo.

cose rimase cosi fino a che


Indie per

ali*

al

una nuova

commercio

via,

grandissimo

da tutte

pelleg;rD e cotiimercxauti

La

le

con-

condizione d^Ue

Portoghesi, giungendo

portarono un colpo mortale

qnesto paese e l'Egitto.

fra

Le mercanzie indiche facevano da Gidda la solita


via per il mar Rosso a Tor (3), dove il governo egiziano
,

aveva

fiiktto

erigere dei magazzini per accoglierle fino

a che venissero prese dalle carovane del Cairo (4). Secondo la relazione d' Arnoldo di Harff le navi cariche
di droghe giungevano due volte ali' anno a Tor, nei
Marzo e nel Settembre: ogni mese andavano e venivano

carovane fra

(1)

Se

Cairo e Tor, che portavano le droghe

il

nella capitale

(5).

Che

prodotti

da Tor

India

Aden da quel tempo


da esser luogo senza Importsmza, egli esaritorn pi tardi in qualche flore. Ved. Ra-

del resto Macbizi sostiene, che

sia tanto decaduto

gera, o la citt

296 b, 297, 325, 328.


Mmoires de VInstitut, Sciences
morales et politiques, tom. V, p. 502 Fel. Farri, Fvagatol'ium (148:^) ed. Hassler, II, p. 542
Viaggi alla Tana^ 99 b,
145 b; Ramusio, l, p. 126, 136, 151, 291, 324 b.
Breydenbach, fol.
i3) Giuntele, p. 228; Harff, p. 129
108 b; TucHER, llcyssbuch, p. 367 b; ^'bl. Fabbi^ U, p. 522;

MU6I0,
(2)

I,

p.

153, 182, 291 b, 292,

Broquire

(1432), nei

111,

p.

177

Piloti, p. 357.

228 e seg.

(4)

GiiisTELK,

p.

(5)

Harff,

113, 117.

p.

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233
venissero condotti fino a Spez con bastimenti minori,
ora eccezione, perch questa parte della navigazione era

considerata

come

aveva poco peso


d

assai faticosa (1).

si

Con

merce che

la

evitava in generale la va lunga e non

rado pericolsa per la parte settentrionale di questo

mare

si

tarla cosi

preferiva di caricarla sn cammelli e traspor-

da Gidda

fino al Cairo.

tempo

siderevole coincideva col

Biccome
dell'

la fiera

pi con-

annuo pellegrinag-

gio alla Mecca^ ed in questa occasione si faceva anche

il

mt^^oi^ commercio in droghe, cosi ra affiitto naturale,


che

nnlft

colle

e questo
il

grande parte di questa merce leggiera partisse

carovane dei pellegrini che ritornavano dalia

modo

pi sicuro, <iacch

carovane minori,

ma

nmero

Se riflettiamo, che

vano

le

di pellegrini

droghe

dell'

compete da altri e

mar Rosso ed

che durante

com-

(2).

India venivano

m Alessandria da commercianti,

quali le ave-

per consegu^enza volevano pur

anche avere un guadagno; chela via


pel

come

rapaci rabi h^n assaltavano

rispettavano questa grande

posta di consiclerevole

vendute

festa,

di spedizione fu eziandio considerato

fino in Egitto

deserto era assai lunga e faticosa,

il

strada erano per due volte soggette

la

al

aumentava
al quindici per gli arbitri degU ufficiali delie dogane (3);
riflettendo, diciamo, a tutto questo noi potremmo formarci
un' idea, di quanto dovsse essere aumentato il prezzo
dazio del dieci per cento,

U) TucHER,

p.

il

quale talvolta

367 b; Sommario di tutti

IIamusio> I, p. 824 ; NS. Adobmo, p. 153.


(2) Piloti, p. 856 e seg. ; Fbl. Fabri,
ntario,
(3)

p.

9^

Piloti, p.

325 b.
354, 357 e seg.
;

11,

s'

li

regni presso

p.

542

Som^

234
prima che pervenissero nelle mani dei

di queste merci

negozianti eoroper.

tutte le spese accennate s'ag-

^
'

g-iungeva altro dazio in Alessandria istessa. In questa


citt e general meo te ia tutto
si

dovesse pag-are

il

V Egitto era regola, che


tanto per quelle

dieci per cento,

mercanzie ch'entrayano in paese, quanto per quelle,

che partivano.

I Pisani

secolo pagato

il

soltanto nella

met

pagare

mente

del decitnoquarto accordato di poter

dieci invece

il

(2)

che

avevano ancora nel decimoterzo


venne

sedici per cento (1) ed ai Catalani

del

quindici.

detta espressa-

Catalani per questa concessione erano

messi nella medesima condizione in cui

stati

vano Veneziani e Genovesi


che

inercial

trova-

ed altre nazioni com-

(3)

gn pagavano

di

si

'

il

Noi

dieci per cento.

abbiamo adunque ragione a credere, che questo dazio


sia stato

il

consueto almeno dal prinCipio del secolo

decimoquarto in poi

di testimonianze dovute

nel

ad uomini,

quali in questo e

seguente secolo ebbero occasione di conoscere

condizioni dei commercio ia Egitto


(1)

(3)

(5).

AL

le

dieci per

Amlri, p. 2B5, 288.

Caphakt , MemariM hisiaticffi


mreio y aries de Barcelona, tom, IV,
(2)

I-

e ci confermato da una serie

(4),

La

tarifik

iobra a marina
p.

loro oonceduta nel 1290

diversi generi di merci fra

11

quattro ed

eth-

107.

il

variava secondo
dodici per cento;

'

ma

per la pia parte di esse pare fosse allora fissato 11 dieci.


(4) ConftoDta anche il trattato dei cavalieri, di, Rodi colr Egitto^ che del 4 Novembre 1403 , presso Paoli, Codice
dipimatieo, II, p. 108 e seg. , ed il trattato de! Veneziani

del 1442, presso. KARi, p. 849.


(5)

mercio

Yed. UzzANO,
,

il

p. 113,

poeta-eronista

gioire de Chypre, II,

320;

che

fii

buon ponosdtore del compresso Maslatbib Hi-

Machaut
i

pellegrini GiOT. TncfiBB, p. 369 b.

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cento da pagarsi dal calore delle merci in Alessandria

da aggiuDgere

la

conducevano

merci

neo

(1).

che f

Ma

TuUo

spesa pel uuleo'gio delle


ai porti

u-d\i

si

pacava per

le

drqghe delT India

(2).

esse erano talmente ricercate in Occidente, che vo-

pagato

veniva,

uno degli

il

prezzo pi alto.

articoli pi desiderati (3),

pepe era

Il

ma anche

garofani,

noci moscade, la cannella, lo zenzero, V indaco,

del Bresile e del sandalo,

non sarebbe certamente


Breydenbac?!,

presso

Ramusio

qnnnco a

p.

I,

58 dice

121

fol.

82.

p.
:

Di

l'

stata

Il

il

legno

denti d' elefanti, le perle e

pietre preziose invogliavano

:T!\

che

europei dei Mediterra-

ei/aceva crescere smisuratamente il prezzo

Mur^

lentieri

le

le

Occidente. Alessndria
tanto

frequentata dai

Harff, p. 77. Leo Apricanus


solo Pegolotti fa eccezione,

ci che metti in Alessandria all' en-

uscire paga niente.


un errore di stampa,
forreg-gendo 10 per cento, percli anche quel niente un ere Ppprolotti appare manifestamente male informato in
rore
trare

paga di

diritto 20

per cento

Non bnsta ammettere, come

all'

Maslatrie,

questo particolare.

(1) Il trasporto di una tonnellata (sporta) di pope, uguale


a 720 libbre piccole di Venezia (ved. lizzano, p 199), in una
galea armata da Alessandria a Venezia costava sette bizantini d'oro, Pegolotti, p. til.
(2) Ai tempi di lizzano (14401, una sporta di pepe costava

in Ale.ssaiidria cuiito a ceutoventl bizantini,

di cui

ognuno

valeva qualche cosa di pi d'un ducato; U zzano , p. 111.


Vedi anche pi sotto.
(3) A ragione osserva Peschel, Deutsche Viertejahrsschrt/t,
1855, 3, p. 212: Il pepe era un articolo di commercio nel
medio evo di tanta importanza per Aleesandria e Venezia ,
quanto JhvBB al giorno d' oggi il t ed il coione insieme per
la Granbretagrna , lo zucchero ed il tabacco per T isola di
Cui e la Spagina.
-

236
negozianti europei, se questi sui suoi mercati non avesi prodotti deir gitto, della Nobia ed
Eppure non eramo nemmeno da diaprezzars
datteri, la cassia,
merci come il cotone, lo zucchero,

sero troyati che


biflsinia.

limoni e capperi,

il

balsamo (che per altro veniva spesso

falsificato) (1), il lino

d'eccellente qualit le stoffe tutto

lino 0 mescolate con seta

V Egitto

Sebbene

od anche

in tessute d^ oro (2).

provvedesse V Occidente di molti

e preziosi prodotti propri e stranieri,

non poche cose che

gii

Ben a ragione osserva


all' Fffitto il

<

pur mancava di

veoivau condotti

Europa.

dall'

Silvestre de Sacy, che

quanta

eommercio degli Oeeidentali era altrettanto

importante per gli arUcoU che iniradueepano in paese


guanto per
il

valore e

le
1'

mercante che ne estraevano

(3).

Tutto

estensione di questa importazione cono-

sciamo ora molto meglio dalla rassegna statistica che

ne

fa Piloti di quello

che prima, quando Sanuto ed

lizzano erano per questo rispetto le sole fonti,

poteva attingere

(4).

a cui

si

Di due cose specialmente V Egitto

ScRiLTBEBOBB herausgeg, von Nbumann, p. 117.


Sanuto, p. 34 ; Piloti, p. 351 e seg. ; Fbbscobalde,
p. 81, 85-87 ; Habff, p, 83 e seg. ; Ghistblb, p. 172 e 6eg.,
S05 ; Edbisi, I, p. 814 e seg., 317, 821 ; Ibn Batuta, I, p. 95,
(1)

(j^

loi

Sact> Chresim* arabe,

II,

p. 7, 8. Intoroo alle fobbri-

famosi tessuti di Damietta, Tciiiiis, Seaiah, Dabieh


eoe., ved. FBANCiSQtJB ItfiCBBt, Beeherehee sur e commerce
des toffee de soie, I, p. 277-284; Edbisi, , p. 320 e aeg. ;
Ib^ Batuta, I, p. 54, 96 ; QuATBBirBB, Mmires sur VBgifpte, I, p. 308 e seg-.
(8) Ckreetomathie arabe. III, p. 52.
(4) Piloti, p. 358, 369-377 ; Secreta Jidelium crucis, p. 24
e seg. Uzzano, p. 1C9 e sej^. Nel trattato fra l'Editto e Fictae dei

renze dell* anno 1496 detto, ebe

commercianti occidentali

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237

"

pativa difetto di

legnami per

la

combustione e per

le

piombo
e P ottone. Del resto sono nominati come articoli che
si introdaevano in Egitto: grnd quantit di oglio,
miele e cera, uva passa, luandorle e noci, e specialmente
costruzioni, e di tutti

avellini, clie

metalli, dall' oro fino al

erano molto ricercati in Egitto

stice di Scio,

coralli della

Spagna,

(1),

il

ma-

pelli ccie della

le

Rnssia, le lane fine di Cipro e dell'Asia minorer

V inda*

mostrava anche qui snperiore a


panni di lana venivano dalle Fian-

stra dell' Occidente s

quella dell' Oriente


^

dre, dalla Francia, Catalogna e Venezia, stoffe tessute

d'oro,

argenterie e cristalli da Venezia o

di seta,

-veli

per mezzo dei Veneziani

(2).

Anche F Isia minore e

Cipro potevano del- resto mandarci loro ciambelott


tappeti. Tutti questi prodotti dell'Occidente

vano

ma

poi in Egitto,

portati fino

Se

ci

all'

India

non rimane-

furono in parte per questo paese

(3).

volgiamo a considerare quali nazioni man-

dassero le loro flotte mercantili in Egitto in parte per


portarvi questi prodotti europei, ed in parte per estrarre
di regola portano oglio fino, miele, sapone^

noci e diverse

Amari, p. 202.
Fbl. Fabri, HI, p. 153 BaBYDBNBACH,
(1) Sanuto, p. G9
r; OBG. Obmnicbhsis presso Psz, Thetaurut amcd*,
Sol. 122 b
altre merci;

II, 3, p.

475.

Sul mercato del Cairo si trovavano, Beooodo Macrizi


presso BozT, Dictionnm're des nom des aUmenU^ p. 127 e
^segr. ; e Leo Apricaxus presso Ramusio, I, p. 83 b, panni
(2)

occidentali in
fatti

da

quantit.

Che

nelI'Eg-itto

stofTe veneziane, risulta

si

portassero

da Macrizi presso

S.

abiti

de Sacy,

Chrestom. arabe, l, p. 52 e seg., e chii passi della Mille ed


presso Dozy, L c, p. 371 e seg.

una mite
(3)

Sauto^

p.

42; Ramusio,

I,

p.

291, 324 b> 325.

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238
vediamo innanzi tatto

quelli del paese, noi

e gr Italiani. Fra qnesti ultimi


gran lunga prDCi[)Hi. Da una
i

somme

impiegare

gli

Spagoooli

Venmani forono

di

questi potevano

piirto

per V acquisto

considerevoli

assai

avevano un grande smercio di esse

delle droghe perch

nell' Italia isettentronale, in

Paesi Bassi

(1), dall'altra

Francia, in Germania e nei

era &cile per essi di raocogliere

sulle loro navi quasi tutte le

merci desiderate

in

Egitto,

dacch queste loro navi facevano una regolare navigazione, in cui toccavano tutte le coste

ropa,

Anche

ed

isole dell'

Eu-

ben regolata
galee che ogni anno

la navigazione air JBgitto era

dalla repblica (2).

Il

numero delle

partiva per T ICgitto variava bunsi secondo

pare per altro, che

la flotta principale

il

bisog'iio

destinata a rice-

vere le droghe deir India ordinariamente fosse composta


d quattro

1)

sei

galee

Piloti dice

p.

(3).

Altre due o tre galee che per

374/ delle drof^rhe

ziane couducevano alT occidente

par

che

le

ralee veie-

Se consunient pas' la vope

Acquemort (Aigues
s' en consument. La Francia riceveva ancora nei tempi di Luigi XI,
rrog-lie lii valore di tre a quattrocentomila talleri dai Veneziani, ma cerca\ a ujjpunto allora di rendersi indipendente da
questi, PouCQL'EViLLE, nelle Mmoires de V Acad rnie des InscriptionSy X (1833), p. 548 e seg.). Nel 1480, partivano da
Venezia per le Fiandre, quattro galee cariche di droghe del
valore di centottantamila zecchini; Malipiero, p. G22.
(2j Mabin, V, p. 194.
(3) Petrus Marttb db Anglbbia, Legatio babilonica a^rgiunta, alle Decades tres de rebus oeeanicis Coloniae
h'i-i,
Marin,
p. ;269 ; Bretdbnbach, fol. 12 ; Tochbr, p 370 b
YU, p. 292; NavaGeso^p. 1156; Maupibro, p. 613 620,
621/622, 629, 635; Piloti, p. 400 e $eg.
d' AI! amatane et

mones).

et j>or la

la

voye de Fiandre

Lombardie

et Italie

et

petite part

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239
la

Barberia aqdavano ad Alessaodria e ruettevano questi

due paesiln rapporto fra loro, le cos dette gaiu di ir^fieo^


giungevano .ad Alessandria, contemporaneamente alla
fiotta principale

per prendere a bordo

il

carico da con-

durre a Venezia c fare ritorno insieme colle altre navi

(1).

La partenza di tutti questi bastimenti da Venezia era


stabilita in modo che giungessero in Alessandria quando
le navi colle droghe arrivavano a Tor (2). Il tempo che
potevano fermarsi in questo porto era ugualmente

fis-

sato, essendo loro accordato solo quello neces^Lu o per


i

scambiare

nuovo

^vecchio carico col

il

non doveva

essere differita

ad

burrascoso la impediva non era


il

Alessandria

La

che facevano

leicito

il

tempo

di caricare altre

pi parte dei commercianti veneziani

aiiari

con Alessandria venivano e parti-

vano con queste galee e tonchiudevano

(1)

La partenza

e se

termine stabilito per la loro dimora in

mercanzie dopo
(4):

(3).

arbitrio,

MBifT, Vii,

p.

le loro

Brsydbnbaoh,

289,

vendite e

fol

123:

370 b ; Maupibro, |K 629.


Bbbyde2bach, fol. Ili b
(2) Felice Fabbi, li, p. 522
Uzzano, p. 104, dice, che le galee destinate per Alessandria
partono da Venezia fra T 8. ed il 25 Settembre. Confr. Amari,
p. 442. In questo mese arrivavano le droghe delP India nelr Egitto (Harfp, p. 133), e ^ fkceva la grande fiera in Alessandria. Le galee potevano gi neU' Ottobre o Novembre ritornare in patria, cariche delle droghe ; Piloti, p. 390, 40O.
(3) Dal mutare, ecambiare (le merci) derivata la parola

TuCHBB,

p.

muda

(fiera),

fermavano
(4)

ziane,

usata per indicare

tempo, in cui le galee

si

in Alessandria ed altri luoghi.

Cod. Jero.,
le

il

quali

(JteffSibuch,

p.

il

370

fol. 9, 13-15, 36 b-37 b. Alle galee veneviaggiatore Tucher trov in Ale.ssatidria

b)

visi ventidue giomi.

era prescritto, che dovessero tiermar-

240
Ma ve
compero dorante il
anche di qnelli che rimanevano per pi tempo,
breve tempo della fiera {muia).

n* erano

talvolta molti anni, altri vi tenevano adenti e fattori an*

che fuor

di questo

tempo

come abbiamo

vano,

le loro

delia Eera.

Veneziani possede-

vedato, due fondachi, per custodire

merci ed albergare i commercianti e

&ttorL Que-

eccitarono la maraviglia del viaggiatore Felice Fabri

sti

non

solo per la loro bellezza e i;Tandezza, uh

quantit delie mercanzie che

la

Lo

stesso trov

.in essi

anche per

erano stipate.

anche il fondaco genovese bene prov(1). Poco considerevole devono essere

veduto di merci
stati

fondachi degli Anconitani, dei Napolitani e

taui, dei quali pochi viaggiatori parlano (2).

cosi

nominate tutte

le

presentate in Egitto

comunit

italiane

Gae-

Noi abbiamo

che erano rap-

come potenze commerciali, quan-

do ancor una volta ricordiamo anche Pisa e Firenze. In


qnanto alla prima per altro Ha osservare, che cominciava a tra>curare il suo c^Jiniiiercio anche prima delia
perdita delia sua indipendenza, mentre la seconda dal
principio del secolo decimoquinto qui
il

come

altrove prese

suo posto, del che avremo pih tardi occasione a ra-

gionare.

Intorno nV organamento intemo delle colonie italiane


in EtjUto siamo poco informati, dacch per esse
la fonte principale,

manca

tanto istruttiva riguardo alle colonie

Evagatoriumt III, p. 163 e seg.


Voyage de Samhrueh , citato da MaSlataib , Siiioire
de Chyprey II, p. ^4; PaOTi, p. 389; Lannot, p. "77. Gli
Anconitani avevano del resalo piuttsto antica relazione di
commercio con Alessandria. Ved. RAVzfalo , air anno 1S31
n. LVI.
(!)

(2)

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italiane negli altri paesi, voc:Iiamo dire gli statuti ed

ordini fatti dalle magistrature patrie per


lonie.

Per

le colonie di Grenoya

le

singole co-

non ne abbiamo alcuno

statato o decreto, pet qnelle di Pisa pochissimi e scarsi,

da noi gi adoperati nelle cose sovra


chi vi di Venezia

si

esposte. Negli ar^

potranno certamente rinvenire ncorn

deliberazioni dei magistrati della citt, che concexDOQo


le citt d'Alessandria

e di Damietta: un codice in per*

gamena, che contiene copia di

appar-

tali deliberazioni

tenenti al secolo deeimoqninto e specialmente al seguente in possesso della reale biblioteca di Berlino.

Da

esso

abbiamo gi nelle cose n qui dette attinte varie notizie e ne aggiungiamo qui dell'altre che pt^no di

momento

(1).

Il

camaU dd

Veneziani in Alessandria

veniva eletto a Yeneraa dal consiglio maggiore,


riceveva

le

sue istruzioni ed

ma

egli

suoi ordini dai pregadi, ai

quali iaceva anche le sue relazioni. Dai trattati cono-

sciamo

come
'

il

suo ufficiO'Come giudice dei suoi concittadini,

protettore delle loro persone e dei loro averi con-

ed angarie dei Saraceni

tro le fBsm
pre^rad gli

obbligare

ingiunprono

gli ordini dei

specialmente di

strettamente

commercianti e capitani di bastimenti ap-

partenenti alla sua nazione ad ubbidire agli ordini dei


patrii magistrati ed a

pagare puntualmente

diritti

spettanti per legge alla republica, ad amministrare fe-

delmente e con economia i danari pnblici a lui affidati.


In tatti gli aftan di maggiore importanza doveva sentire

il

consiglio dei dodici eletti fra

negozianti jBtabiliti

(Ij Per quella parte che coriijenie rEp:itto sotto il dominio osmano rimaudlamo il lettore alla gi citata dissprtazione
di WiLKEN.

U. Heyd,

li.

242
quanto agli

in Alessandria;
g'iiiito

introiti e le spese era sorve-

da due ramerarii, che avevano

le

chiavi ed

il

libro

non ricevessero alcun sussidio pecuniario dalla republica od almeno


uno assai piccolo, e dovessero soddisfare ai loro bisogni
della cassa. Pare

colle
quelli

che

le

colonie veneziane

imposte che riscuotevano dai commercianti. Tutti


che facevano

pagavano
la quale

ad Alessandria o Dani ietta

affari

due per cento del valore

il

imposta

si

chiamava coHum^

delle loro merci,

inoltre la pigione

che loro veni-

delle botteghe appartennti al fondaco

vano date per potervi vendere


queste rendite
console,

le

pagava una parte

si

mercanzie.

loro

Con

dellu stipendio del

che prima era di trecentocinquanta bizantini,

ma nel 1403

renne aumentato a quatti'ocento; Un' altra

parte del suo stipendio veniva dalle multe inflitte dal


console

come

tini, gli

dava

uso

giudice,
il

una

terza, cio

duecento bizan-

soldano dalla cassa della dogana

comune che

in

consoli occidentali

(1).

Era

Alessandria e

Damietta ricevessero dalla dogana annualmente doecento


zecchini o bizantini
(1)

dono che conosciuto sotto

(2),

Cod. Berol.,^o\.(S, 4G. Essa veniva

pagata in rate se-

mestrnli; Marin, VII, p. 311.


(2)
l'iLOTi, p. 381. Per il console fiorentino ci fu pattuito
nel trattato 1422 presso Amari, p. 339, 343; per il francese
e catalano nel trattato, che si ieg-ge presso Charrisre, Negociaiio'iiS de la

HioUs indites),

France dans
I,

p.

128

le

Levant (Coection des docuDamietta

por quello di Rodi in

nel trattato del 1403 presso Paoli,

espressa in questi trattati;

console veneziano in

II,

essa

p. 109. La somma nonsupposta come nota. Il

Damasco riceveva

uguale a quella accordata

al cou^ole

dalla

dogana somma

d'Alessandria Co nel

privilegio inedito dei soldano Sceich dell'anno 1415. di cui

pi innanzi.

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canoini di zemickia, zunichia od

miando

il

soldano in tal

modo

anche gemechie
i

Pre-

(1).

consoli delle potenze oc-

cidentali egli mostrava quanto valore avessero per lui


le relazioai

commerciali con esse^ ch'erano assai laprose,

e quanto desiderasse la loro continuazione.


parte considerava
chi

consoli in qualche

Ma

da

modo come

altra
stati-

che poteva chiamare in giudizio e punire, tosto che


nazione facesse atti

la loro

fra molti

scelti

fatti

prova

dell' anzidetto.

ostili

contro l'Egitto

che conosciamo si^no

Un

corsara

s'

(2).

Due

citati

in

era nel principio del

decimoquinto impadronito alla costa

secolo

dell'

Asia

un hastimento mercantile egiziano che aveva


a bordo centocinquanta Musulmani ed un ricco carico di
mercanzie. Uomini e beni erano da lui stati venduti a
Giovanni Orispo, duca di Nasso. Il soldano, credendo
minore

che

il

d'

duca

fosse soggetto alla reptibUca

cit

veneziano d'Alessandria ai Cairo e chiese da

segna dei

il'

console

lui la ricon-

prigionieri. Questi dichiar pih volte,

che la

zepublica non aveva potere sul duca di Nasso. Allora

soldano arrest dm commercianti veneziani e

le loro

il

dro-

ghe, che appunto dovevano partire da Alessandria e non


si

acquiet fno a che la colonia veneziana in Alessandria

spedi a Nasso

il

Cretese Piloti per riscattare, con danari

egiziani peraltro,

Un'altra volta

il

prigionieri e ricondurli in patria (3).

soldano mise in carcere

il

console

fr Intorno alla derivazione del nome dall" arabo ved.


WiLKEi^, /. c. iB.%mhUi,Nouveau journal asiattqu,Xtia.\\\
p. 43, not. 5.
(2)

II,

p.
(3j

Call Duahebi presso

S.

de Sacy

Chrcstom. arabe,

40.

Piloti, p. 400-05.

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244
Tenaano
ni,

in Alessandria ed

negozianti snoi concittadi^

perch dei Musalinani che su navi veneziane da loro

noleg'giate

andavano

erano

Bar])eria

in

stati

derubati

ed Miprgionati in Rodi per colpa dei capitani Venezia^

ni

(1).

Talvolta

pnr anche

consoli venivano

come avvenne con

percossi

quello dei Catalani in Alessandria

nell'anno 1408 e del veneziano in

Damasco

nel

1473

(2).

Questi consoli, la cui carica era del resto molto onorevole, sentivano in tal

duro

il

modo ben vivamente, quanto

dover vivere sotto

fosse

governo arbitrarlo e

il

ti-

rannico di soldani musulmani* Anche nella vita quale


si

vedeva nei fondachi troviamo unito

esistenza airoppressiooe.

Una

lo splendorr^ delUi

descrizione esatta di questi

fondachi, ed in ispecie del veneziano, ci

hanno

lasciati

tre viaggiatori Bernardo di Breydenbach, Felice Fabri

e Joos'van Ghistel

simili a palazzi, le

(3).

pi

Brano

dessi magnifiche case

belle nella

citt del resto ab-

bastanza decaduta, con magazzini costruiti a volte nei

piano

terreno,

con abitazioni

pei

commercianti nei

drcondass^o un

^periori, erette in quadrato, cosicch


cortile interno, in cui si

potevano fare colle merci le

necessarie operazioni. S ebbe grande cura di


le
*

adomare

vicinanze di queste iabbriche con piante esotiche e


(1)

Malipiero,

(2)

Piloti,

p. 014 e seg".
412 e seg. Capmany, Memorias , tom. I,
part 2, p. 58 Malipiero, p. G 9.
La parola fondaco formata dair araba fundach,
(3)
junduch f ma quella dai y reco Ttavj ./rTov o piuttosto dalla
forma pi antica TTvioxo;. '^'ed. qnosto vocabolo neiredizione
parigina del Thesaurus linguae graccae di Enuico t^TEFANo;
Fleischer, De glossis HabtchttaniSy p. 72 Amari nelle Note

p.

ad Sbn Grohair, Archivia

stor. ital.,

Append., tom. IV,

p. 68.

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246
tenere fra desse animali stranieri, nel che dobbiamo

di

forse vedere

il

princpio degli orti botanici e dei BerragU

di belTe feroci. Negli edifzi stessi si troTavaoo, oltre ai

magazzini e le abitazioni dei negozianti, anche

nali dei consoli e le cappelle,

niva detta

la

cui

tribn-

ad ogni nazione ve-

messa dai suoi propri

sacerdoti,

mentre

per tutti gli Europei era riservato un cimitero attiguo


alla chiesa giacobitica di S* Michele.

bella e magnifica

deir Occidente.

Ma

degli ordini assai molesti fecero loro

sentire ogni giorno che


fanatica,

Tatto ^i era cosa

e molto gradita ai cominmianti

nemica dei

vivevano fra una popolazione

Cristiani,

Ai

far della notte veniva

nn servo dell' autorit egiziana per chiudere i fondachi,


cos che dorante tatta la notte nessono poteva entrarvi
od uscirne, modo di procedere che, secondo Ghistele,
doveva proteggere

Europei contro notturni assalti

gli

del popolo fanatico, mentre Schiltberger dice, esserne

stata la ragione

nna

citt.

dei

il

timore degli Egiziani, che

volta di notte

tempo

Anche durante

la

si

venivano chiosi per due ore

Tanto

sia detto

Cristiani

principale solenuii rclig-iosa

Musulmani, che aveva luogo

intomo

eommerciaii in Egitto.

potessero impadronire della

il

venerd,

fondachi

(1).

idle condizioni delle coionie

Ma a

questo paese apparteneva

Sina colla Palestina come provincia dipendente, dal tempo in cui erano cadati gli stati fondati
dai Crociati. Dobbiamo adunque volgere la nostra
anche

la

Bern. a Breydenbach, fol. 121-123i Fabri, III, p. 14^,


GmsTELE, p. 198; Feescobaldi, p. 83 e se^. Piloti, p. 3G1, 388-390; Schiltberger, p. 119; Tucher, p.'370
b ; Ha&ff, p. 17 ; Guill. db Liannot, p. 76 e seg.
(1)

l'l~lG4;

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24G
attenzione anche al commrcio delie nazioni occidentali

con questo paese: Ci noto qnale fosse la condizione dei


|

negozianti europei sotto

contrade

(1).

allora la Siria,

il

dominio cristiano in queste

commerciaDti

italiani,

che visitavano

approdavano in porti amici, vi trovavano

principi europei a loro fetycreToli, vivevano, quasi fos-

sero in patria, negli ampi! quartieri assegnati alle di-

Ma

verse nazioni.
del

molte delle citt che sotto

commercio erano

state fiorenti, si

il

rispetto

vedevano ora dis-

trutte 0 talmente in decadenza, che degli antichi quartieri


abitati innanzi dalle nazioni commerciali

quasi traccia. I regnanti ed

popoli erano

non rimaneva

dWra stirpe e

d'altra credenza religiosa, ciic gli Europei, e spesse volte

nemici

di questi.

Malgrado ci non dobbiamo dimenti-

care, che la Siria era ora soggetta al soldano d'Egitto,


|

sotto

nel

il

cui scettro

paese

protetti

commercianti avevano finora goduto

com' erano da antichi

e confermati.

trattati, spesso rinnovati

privilegi potevano dunque esser

medesimi

goduti senz' altro anche da quei mercanti, che

vano nlla

egiziano libert di commercio e sicurezza,

Siria.

Non

era scorso molto pi di

nio dalla conquista di Accone, che

trovavano in possesso

d'

un

si

reca-

un decen-

Veneziani gi

privilegio

si

concesso loro

da un comandante egiziano nella Siria, relativo al loro


commercio nel suo territorio. L'emiro che risiedeva
nella fortezza di Safed, situata fra Accone e Tiboriade, e
di l dominava una parte considerevole della Palestina settentrionale, promise nell* anno dell' egira 704
cio 1304-1305 deli' era cristiana, per ordine del suo
[l

Ved. la dissertazione

Ili del

primo volume.

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247
sldano Malich Nassir, ia Venesiani libero commercio
nella sua laogotenenza (1).

Vediamo da

neziani poco dopo la caduta del

come

ci,

Ve-

donnniu dui Crociati

commercio colla Palestina. Un altro


anno 1302 ci insegna, che le loro navi
allora approdavano in Gaza, che negli ultimi tempi del
medio ero ebbe qualche importanza commerciale non
tanto per il suo porto, quanto pel non interrutto transito
ripreiidessero

documento

il

dell'

fra la Siria e l'Egitto

entro le sue

per la via di terra. Pare per, che

mura non

esistesse

merciale degli Occideptali

(2).

mai una colonia com-

del resto naturale,

nei primi decennii dopo la caduta d*Accone

vivo

il

commercio

fra

V Europa

e la

Siria:

non

che

fosse

divieti dei

pontefici contribuivano ad impedirlo, dacch chiudevano


ai

negozianti occidentali insieme coiP Egitto anche

Siria. Allora fioriva

potevano recarsi

le proibizioni della

Famagostaneir isola

la

di Cipro: fn l

negozianti europei senza agire contro


santa Sede, e gli abitanti della Siria

non tardavano a portarvi sulle loro navi le mercanzie proprie e quelle che facevano il transito pel loro paese (3).
l'elenco di documenti publicato da Masl.vtrie,
(1) Ved.
Archivcs des missions scientijiques, II, p. 373 Tafel e Thomas, Ver Doge Andreas Dandolo^ p. 130, ove il ttolo dell'emiro suona : ^ailus tt admiratus de Sa^ffelk et mii eontratae Aeeonensfa, Eig^aardo a Safed, ved. Maslatbib, l e., e
Wbl, &ethicht der Ohalifen, IV, p. 53-60.
(2) Factum sultani de pecuniU restituendis Veneti ablatis
per admiratum Amanriae in portu Gaddarae, citato da
Maslatbie, Archivet des missiWM scientijiques, l, p. 864, e
senza nome del porto Tapbl e Thomas , Der Doge Andreas
Dandolo, p. 68. Per Timportanza di Gaza, ved. Gristblb,
p. 138 ; Fbucb Fabbi, II, p. 379.
(3) Piloti, p. 266. Se adunque 11 re di Cipro ajutava ad
;

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248
Abbiamo veduto, che

il

papi venoe reso

divieto dei

quasi illasoro par paniali concessioni, e che da nltimo

dovette cedere ai generale bisogno del commercio libero


col Levante. I Genovesi pregarono

Giovanni XXII,

nelFanno 1326 papa


un'eccezione

di fare in loro favore

dalii

generale proibizione del commercio orientale aUducendo


il

motivo, che le loro relazioni

altri paesi

erano interrotte.

coli'

impero bizantino ed

Il pontefice, in

considerar

zione delle tristi circostanze in cai versava la repnbtica


di

Genova, concesse

ai cittadini di essa di potere

per

il

termine di due anni andare coi loro bastimenti mercau^


tili

fLaodieem^ oraj

sulle coste della Siriar settentrionale

e di l mettersi in relazione colla Persia e V India per


lo

scambio

delle merci (1).

per ricominciare

il

dietro degli altri

poi le loro navi


Siria,

A questo

primo passo

fatto

coiiimercio colla Siria tennero preito


i

Veneziani mandavano dal X345 ia

non

solo

n^P Egitto, ma anche

e ci con permesso del pontefice

rigorosamente osservati

(2).

nella

Essendo meno

decreti che proibivano

il

com*

mercio coi paesi musulmani, cadde in disuso anche


abitudine di procacciarsi a Famagosta
ste dall' Occidente,

impedire

il

che al

flore di

il

la

merci fne richie-

dacch era molto

commercio mettendo

solo aoquistossi

le

pii

vantaggioso

delle navi di guardia, ei

livore della santa Sede,

ma

non

contribu an-

Famagosta.

Raynald, all'Olino 1396 n. XXV. Queir ineaglio del


commercio di cui parlavano i Genovesi, non era solo cagionato dai corsari turchi, come opina Raynaldus, ma speealHODtc dalle contese die separavano il comune dall' imperatore
Andronico 11^ ed anche dalle colonie proprie in Bizanzio ed
(1)

ai Ponto.
(2)

SanutOi

p.

61L

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249-^
prenderle

di

novesi

nella

Siria

stessa.

Quando

poi

Ge-

misero in possesso di Famagosta e resero

si

molesto per le altre Dazioni commerciali loro rivali

ddggorDO in questa citt, allora queste

si

il

diedero con

mag>giore ardore al commercio colla Siria mettendosi


111

con questo paese. In quel tempo,

diretto rapporto

Occidentali non genovesi comincia-

dice Piloti (1), gli

reno a visitare Damasco,

Ed

viaggiatore

infatti, il

1 384-1385

di

gi Veneziani e Catalani ivi stabiliti e sottoposti ad

nn

rentino Fresoobaldi trov^ nelV inverno

console,

proprio

ed un

agente della casa

Portinari (2). In seguito vi vennero anche

Damasco

fu poi

un punto

ilorentina

Genovesi

(3),

in cui si raccoglievano

ne-

gozianti cristiani d' ogni nazione che qui avevano

fondachi

(4).

come meta

fio-

loro

Alppo acquist una simile importanza

di viaggi

commerciali e luogo in cui

si

sta-

che

vi

ave-

bilirono negozianti cristiani (5). I Veneziani,

vano fondato una colonia gi nel principio del decimo^


terzo secolo, tanto spesso
secoli susseguenti,

si

recavano in questa citt nei

che Giosafatte Barbaro, che

nel suo viaggio di Persia, credeva inutile

(1)

il

la tocc

descriverla,

Piloti, p. S67.

Bd. Manzi, p. 174. coiifr. anche p. 69. Posteriori viagjriatori che fanno menzione dei VeneziaDi in Damasco, del
ioro '-onsoJe e fondaco, sono Brocquire
480, 490, 5C3,
]>
Ans. Adorno, l. e, p. 218
510
Ghistele, p. 267, 269
(*2)

Harff,

p.

196. Il console era assistito

posto di dodici membri. FiliaSi, VI,


(3)

(4)
(5)

da un consiglio com-

2, p. 229.

Bbocquire, p. 486, 490, 499.


Ghistele, p. 268; Barthema presso Ramusio,
Ghistele, p. 291 e se^j. ; Harff, p. 200.

1^

p. 1-9.

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250
perch nota a tutti
qutirto

fratelli

(1).

Albano

Verso la

nraoteneva

le

fattoria (2).

In complesso

pi

fine del secolo declmoMarco Morosini, una casa che

relazioni,

estese

si

della scoperta della via per

meno

ranza alle Indie, non

Le due

citt or ora

di

avevano qui

contavano
il

la loro

in leppo,

prima

capo della Buona Spe-

quaranta case veneziane (3).

nominate erano annoverate

fra

pi

mondo musulmano ed i loro


merci pi preziose. Damasco si. prov-

considerevoli empori del

bazari pieni delle

vedeva per doppia via delle droghe


di Alssandria e del Cairo.

Mecca, che

si

raccoglieva

dell* India, al

riportava da questo mercato importantissimo


revoli carichi sopra

pari

La grande carovana della


in og-ni tempo a Damasco

cammelli

(4).

innume-

Un'altra parte dei

sempre per l'antica


per la Mesopotamia
concorrenza della nuova

prodotti dell'India veniva ancor


via, dal golfo

persiano

Ormnz

(Bassora e Bagdad) malgrado

la

strada arabo-egiziana e malgrado

la

tirannia e la cupi-

digia dei dominatori di Ormuz, pel cui territorio si

doveva passare. La parte

di queste mercanzie che non


andava a Tanris, a Trebisonda ed alla Tana o nelF Asia
minore venne dalla Mesopotamia condotta ad Aleppo
e Damasco (5). Ai prodotti deli' India si aggiungevano

(2)

Luogo assai domestico a tutti; Viaggi


UOMANIN, III, p. 341 e seg.

(3)

Berchlv, Uel contMciu ti Veneti

(1)

teneo), p.
(4)

ttlV

Tana,

p. 54.

Asia (nelT^-

IIG.

Bbocquire ,
F elicb Fabri, li, p. 54S.
Aloioi RoNCiNOTTo , nel Viajfgi alla Tana ,
Frescobaldi,

Piloti, p. 355 -e seg.


(5)

alla

p. 171 e seg.

p.

502;

p.

99

106 b ; Andbsa Corsali presso Ramusio, I, p. 187 b. Anche


nn* IscrizloDe sulla carta catalana dell* anno 1375, parla delle

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251

Pema e

in queste citt qnelli della

delP Asia minore,

che da ogni parte venivano recati sul dorso dei Cammelli


e finalmente quelli della stessa Siria.

a quanto pare,
chere

pi importanti

il

Specialmente ricercati erano

(2)

Fra questi erano,

cottone (1) e lo zaci

lavori artificiosi

degli abitanti di Damasco, che sapevano fare diverse


fine stoffe di seta e cotone,
le

lame

Damasco famose

di

Le mercanzie

broccati d' oro, damaschi e


ip tutto

il

mondo

(3).

raccolte in grande abbondanza a

Damasco ed Aleppo venivano condotte all' Occidente per


i porti di
Laodieea, Tripoli e BeruH: e quanto maggiore importanza acquistavano per il commercio degli
Europei qua' due empori posti nelF interno del paese,
molte droghe ed altre preziose merci che dall'India veng-ono
recate per la via di Bagdad nella Siria, e specialmente a

Damasco,
p.

l.

e,

112.

p.

GiiiSTELE,

(1)

p.

283, 289;

107; Pasi, Tariffa de pesi

e seg".

p.

176; Lannoy,
p. 157

misure, Venezia, 1521,

dintorni di Ham;ili erano siieeialmente ricchi di co-

tone; Ghistele, p. 283;

Pegolotti,

(2)

Frescobaldi,
e

p,

Barthema

297 e seg.

presso Ramupio,

Uzzano.

p.

114;

I, p.

148.

GmsTEUi,

p. 63, 260.

commercio e l'industria di Damasco vedi,


anche Ludolfo di Suchen, p. 98
Frescobaldi, p. 163, e per le seterie Fbancisque Michel,
Mecherches sur le commerce des toffcs de soie, I, p 'Ji, 311,
347 e seg-. il, p. 189 e seg., 214, 216; Ghistele ^p. 2^1;,
trov nei bazari di Aleppo (che secondo Hammer, Geschichte
Riguardo

(3)

oltre

Inoprlii

al

finora citati,

der Ilckane^

I,

p. 183,

s'era meritata

il

nome

della piccola

India siocome ricco deposito delle merci di questo paese}, si


trovavano spe^almente sete^ droghe e pietre preziose. Rispetto
a tutte e due le citt, ved. anche RittbBi JSrdkunde, XViI
2, p. 1382 seg. ; 1753 e aeg., ove peraltro aono considerate
Bpecialmente le condizioni presenti

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252
tanta pih cresceva anche

il

nomer dei bastimenti

occi-

dentali he si recavano in questi porti.! negozianti

non approdavano soltanto in essi per continnare tosto la


loro ia verso Aleppo e Damasco, ma vi tenevano anche
i

loro agenti e depositi di

merci. Beruti col suo porto

bello,

profondo e sicuro fioriva di naovo, perch pi

vicina

a Damasco

(1). Gri

luogo sano, cosicch


sofcrto in

Damasco, Tripoli ed Aleppo, solevano ve-

nire in essa per ristabilirsi

lonisti occidentali: esso

contrbaivano
si

Per

(2).

Il

convento francescano

provvedeva ai bisogni spirituali dei co-

di S. Salvatore

che

av^va ftima d' essere

allora

negozianti, la coi salate aveva

era.mantennt in parte da quanto

commercianti, in parte da nn' imposta

riscuoteva dai bastimenti che arrivavano

(3).

Veneziani in ispecialit Beruti era un luogo di

deposito:

essi

intraprendevano ciascun anno regolari

navigazioni a questo porto ogni volta con squadre di


tre

a quattro galee

(1)

La

loro colonia diretta

Frbscobaldi, p. 176; Launot,

p.-485; Ohistjblb,
(2)

(4).

Ghi8Tblb>
Ghistblb,

p.

p. 114, 116;

da un

Bbocquibbb,

p. 55.
r>5.

56; Harfp, p l'.'B; Frescobaldi, p. 177.


(4) Un elenco delle navi che da Venezia venivano spedite
regolarmente ai porti principali dell'Oriento e dell' Occidente,
si trova presso Marin, IV, p. 104: V, p. 193 e seg:. Ei per
non parla di Beruti. Ved. anche Uzzano, p. 101 e Petr.
Martyr, l. e, p. 373. Breydenbach, fol. 12; Harfi-\ p. 57,
che tutti parlano anco di Beruti. Secondo i duu ultimi sarebbe stato minore il numero delle p-alee clie og-ni anno
partivano per Beruti, perch non parlano che di due. peraltro da avvertire, che Breydenbach conta ancora due gulee
per Damasco che pur ai)prodavano in Beruti
porto di Da(3)

p.

masco. Quello che decide

si ,

che nelle cronache veneziane,

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263
console (1) possedeva due o tre case per l'abitazione dei
negozianti, mentre

Anche

Genovesi non ne avevano che una

tempo spesso visida bastimenti veneziani e genovesi (3); senza che


fsse stabilito nn regolare viaggio a questo porto. Dei
Veneziani avevano qui stabile dimora ed una propria
sola (2).

Tripoli era in questo

tata

casa

leppo
citt

Quanto a Laodicea^ bisogna poi

(4).

sempre

per

di
:

qualche importanza pei suoi

dire,

che era

rapporti con

Venezia aveva magazzini ed agenti in questa

quando in quando

vi sped di

pili di

rado nominata che

le quali spesso

Beruti, queste

delle navi, fissa

le altre

due

citt (5).

notano la partenza o
arrivo delle galee di
trovano sompre nel numero di tre o quattro.
1*

si

Ved. SaNUTO, Vite dei Dogi, p. 820, 8:35, 870, 8*74, 942, 1185,
e Malipibb. p. 159, 613, 615, G20, 621, 682, 623, 628, 629, 649.
Se nell'anno 1425, settei galee ed ancora alcune grosse navi
da carico partivano per la Siria, ci era numero straordinario, veri. FiUASi, VI, 2, p. 243. La partenza da Venezia, secondo UzzANo,
e, era stabilita fra 1*8 ed il 2") Ag-osto, ai
tempi di M vLiriERO (p. 159), partivano ordinariamente tra
met Aprile e meui Maggio.
tempi delle crociate fatta
(1) Per la prima volta dopo
menzione d' un console veneziano a Beruti da Fbescobaldi,
/.

p. 72, 177.
12) Ghjstele, p. 55. Commercianti genovesi in Beruti sono
Dominati da Harff, p. 198
Beocquire, p. 486 j Lannoy,
;

p. 114.
(.3j

Dogi,

GiiisTELE,

p.

p. Iu23, 1036;

256; Marff, p. 200; Sa2<utu, Vite dei


Maslatiik, llistoi/e de Chijprc, li, p. 248.

(4) Gios. Barbaro, Lettere ed. Cornbt, p. 33 ; Ghistele,


859^261. La carta topografica della citt di Tripoli, che
va aggiunta al ano libro mostra una Casa dei Veneziani

p.

p. 606.
(5)

Samuto,

Chypre, L

c.

p.

801, 1023, 1041

Maslatbib, Hi^oire de

254
r

Mentre cos^ la parte settentrpile della Siria, dopo la


caduta della dominazione dei Crociati ritorn in snfficiente fiore commerciale, la mernliuiuile, che comprende
la Palestina,

non ne aveva punto. cconet una volta cos


tempo sotto i Sa-

splendida, offeriva ancor per qualche

raceni un

ma

mercato

pei,

commercianti occidentali (1);

viaggiatori del decimoqninto secolo

non

vi trova-

vano pi che poche case ed alcuni raagazzun,


Veneziani tenevano

il

in cui

cotone comperato in paese.

un 'viiig^Q, Acoone mova,


un agente veneziano per la compeifa
del cotone (2). Tiro non era tanto decaduta^ quanto ccone, ma non viene pi nominata come luogo di comdue miglia

di distanza era

in cui si trovava

mercio, sebbene

le

sue piantagioni di zucchero dessero

ancora un ricco prodotto

G^a

(3).

era deserta e solo

quando in qoando il suo porto* era animato dalie navi


che conducevano i pellegrini. Venezia mandava di queste
regolarmente due alPanno (4]. Commercio non si faceva
di

Ci argomentiamo da Pboolotti, if quale a p. 55 inAccone saracena si vendono 'cotone, oro, samit (stofi^ pesante di seta), ciamhelotti, oglio e
(1)

dica, secondo quali pesi in

biade.
(2) GuiL. DB Lannt, p. 107 ; Ohistblb, p. 64. BbbtbakDON DB LA Brocquibb (p. 494 tfov nel 1432 in Accone.
accoglienza presso un veneziano di nome Oberto Franco. Una
)

disposizione per proteggere

Veneziani che

si

trovavano in

Accone per comperare cotone ed altre merci, data dal soldano Sceich nel suo privilegio ancora inedito dell' anno 1415,
di cui pi innanzi sar fatta parola.
i3)

13R0CQU1RE. p 485

Lnnoy. p. 101
Sanuto, p. tbl, 971.
(4)

Laxni>v.

p.

Baeydenbacu,

109; Ghistele, p.
fol.

63*.

12; Uabff, p. 57;

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255
in questa citt

(1),

sibbene in Jtamla, ove, secondo un

passo del privilegio del soldano Scelch,


Veneziani e pagavano

il

si

recavano

dazio del tr per cento per le

merci ed un quarto per cento per

sensali.

Se Genova

e Venezia tenevano dei cunsoli a Gerusalenime, lo face-

vano non per proteggere


zione,

ma

commercianti della loro na-

in causa dei molti peliegrini che

V Occidente accorrevano

da tatto

in Terra santa su navi vene-

ziane e genovesi ed avevano qualche diritto di essere

due republiche anche dopo essere giunti

protetti dalle

alla

meta

Un

del loro viaggio (2).

decreto deli' anno

1407 {(M, SeroL, p. 10)^ dice


aliqui mitri tnereatores cum
galea Quirina del Zaffo cwn peregfinie condumrunt Venetiis
zuccharuntf goionoe et aliai mereationet ewtra mudam,
(2) Per proteggere i pellegrini che arrivavano su navi
veneziane contro le vessazioni dei dragomaiii, i Veneziani
Ijregavano nel 1415 il soldano Sceicli di poter avere, secondo
l'antica costumanza, un loro console a Gerusalemme, il che
fu dal soldano accordato. Ma nel!' anno 1431
Genovesi do(1)

essere contro

l'

ordine

Qmd

mandarono

al

Cairo

Quod habeamus

in

Hyenisalem ianuen^

sem consulem omnium ciristiana'ium natiunwn.

et peregrinantium, ut antiquitus solebamus, qui $it sohis, ncc haheat col-

egani
venetianum aut alterimi nationis : qui consul suos
haheat honores, emohmenta et subventiones consuetas
sicut
in cancellaria sodani coi sfare debct. Notices et extraits. XI.
p. 78. I Genovesi non riuscirono di allontanare il eon;^oP
veneziano da Gerusalemme: il pcllef-rino tede.-?co Btefan(
,

Gum; l'KMLiit [Reysshiich, p. 2:3*,)) ivi trov nel 1449 un


console genovese ed uno veneziano. 1 pellegrini occidentali,
che approdavano anche frequentemente ad Alessandria, erano
nel secolo decimoquarto sotto la protezione d'un console
ftexieese, e ael deeimoqaioto sotto quella d*un catalano. La

DI

prima di queste

notzie attingiamo a

Maslatbib, Biit&ire de

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256
Avendo esposte Bnora

le Gondizioni del

commercio

e delle colonie occidentali in Egitto e nel paese da esso

dipendente riprendiamo
fu

da noi condotto

il

Due avvenimenti turbarono in


.

commercio e danneggiarono
europei nella Siria. Damasco

il

fatale.

della storia,

filo

che prima

fino al cadere del secolo decimoquarto.

principio del susseguente


i

possessi dei negozianti

una catastrofe

sofferse

Questa citt venne nel 1401 assediata e presa

da Tamerlano

console veneziano Paolo Zane ed

il

negozianti suoi concittadini riuscirono a salvarsi coi

ma

loro averi mobili,

tutto quello

che non poterono

asportare rimase abbandonato alla furia del conquistatore,

che distrusse ogni cosa ed incendi la

citt.

che fu questa tempesta suscitata dai Mongoli,


il

quale

s*

Passata
consoie

era ritirato a Cipro, ebbe ordine dai patri!

magistrati di ritornare al suo psto


tori

il

(1).

Tutti

che hanno visitato Damasco dopo

viaggia-

la conquista di

Chypre^ II, p. 350, la seconda a Breydenbach, fol. 121 , e


Fbl. Fabri, III, p. 149. Verso la fine del medio evo i Francesi non avevano pi un ocmsole loro proprio ad lessandria,
ed erano rappresentati dal catalano. Pibtbo Mabtirk d'AnOHiBBA. [L c.j p. 889), fu nel 1S01<-1602 ricevuto ad Alessandria a BarchinonenH quodam Philippo de Paredes (confr.
Dbpping, II, p. 245 ; Capmany, U, p. 30*7, 309), Mispanorum
et G-atlorum in ea provincia consule iudieiario. La stesso
risulla dal documento deiranno 1528^ presso Chakubbs,
Ngcciations de la Franca dans e lepant, 1, p. 123.
Ma8latbib> Eieioire de Chp(1) Sanuto, p. "iS e 8(?g;.
-,

prCf

II, p.

455, net. 2. Un'altra volta (1414),

quando Sceich,

il

soldano d'Egitto in lotta col luogotenente ribelle di Damasco^ Nevrnz, assedi la citt e la conquist (Weil, V, p. 133),
il console veneziano Giovanni Delfino dovette fuggire insieme
coi suoi negozianti

Sanuto,

p.

889 e seg.

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Timat
Il

.4Boiieotdfuiio;i)el

di^che

kk

g^conje si sia MLr


^Tenfb (1).

pfestor Stornando citt popoHMi

zi^ta

commercio

naDun

si

tosto

le

antiche, famose in-

dustrie della citt erauo peraltro danneggiate

da ci,
che TamerlaQQ aveva traseuato neiia schiavit grande
aiHBerQ. 4i laver^tori^e condatti nell^ interno
Asia
per motierH^ SamreaDia

vaotaggio per
(2). Ci fu
commerciaDti Teneziani in Damasco, in quantoch vendevano maggiore quantit dei prodotti dell'industria

Quando jptefano
Gumppei^rg ed i. pelcompagnia nel 1449 voUere -i^mperare
atoib di seta in lamaQo,
detto a Jdro, cher cjt^este
venimoo recift da Venziav avendo -Tamerlano conoccidentale.

legrini deila-eoa

dotti con se tutti

dopo r invasione
dfk

altre assalto,

maestri di quest' arte

Due anm

(3).

Tamerlano la Siria ebbe a soffrire


j^einco. Gi pi. volte abbiamo pardi

lato deUa apedizbaeorfntalB latti^'^^ jana flotta genp-^

veae dal niareoi^ilk .^ottci^^, ki^tenente francese di

Genova. Lo scopo principale


stringere

il

di essa, cio quello di co-

re di Cipro a riconoscere

diritti d

Genova

sul possesso della citt di Famagosta, fu presto raggi^unto,

dacch

il

prma che
mamciallo pot cosi

re onehiosaa booni pat^ la pace,

i fosse yennto

sid

na scontrow

It

fiicilmente dhiporre delle l forze per idtro fine, ed

appagare

nel

medesimo tempo

derio di cpmbattere
il)

LimoT,

p.

il

gl'infedeli. I

in

cavalleresco sno desi-

commercianti genovesi

Gbistelx^ p. 968. /

Chssifjeddin Ali, frad, par Pns .DB la Gboix^ Ili,


340; Ducs ed. Bonn, p. 61; Clavijo, p. 190.
(3) Boss man die seiden Tlicher von Venedig heraherfUhret;
denn der Demv^rUin Mit allfi MeUt^ hinweggtfMt^t ; MeyH(2)

buc^,

p. 242.

G. Heyd,

II.

17

258
ud* Bgitto -e Qella

Siria'

erano

stati pi volte,

ed anche

ultimamente, trattati tirannicamente dai soldani egiziani ed

avevauo

sofferto per gii arbitri di quest'ultimi (1).

voler preadera yendetta 4i ci^a mirava

Boucicaat

spezialmente ad AleBdaudra.

soIdaDO, infoiriiiak

Il

eatH9 erisami di disegn' dei maresiallo^ prede le aae

misure per assicurare


che attendevano

ad eccezione

di

la citt.

assalto,

couiiiiercianti cristiani,

abbandonarono Alessandria,

quaranta Genovesi che' furono ixn^ri*

gionatidal eoldano. Boacicaat tnt^ indan) d'ingannare


il

aoidano

(2)

mandandogli oa' mbaeiaia

c2ie fiogera

intenzioni pacifiche: questo si stette in guardia e cosi

non

sarebbe probabilmente riuscita l'impresa del maresciallo


anchti.

quando avesse dato F

assalto

ad Alessandria.

venti contrari ne nsero impbs^btie anche

ed idosaero -Boiictoaot a

BgU' sbarc
cx)m battendo

Ma

il 'tentativo

volg;erdi alle costo disila ,8iria.

Agosto 14013 in<vart punti d essa


soldati musulmani dove li incontrava,

noli'
i

distruggendo o sacchfeggiando gli averi dei Saraceni

(3);

(1) Snuto^ p. .^785, Le livre des faicts du mi^rchal de


Sueicat (Micraub et Poojoulat, CoiUetio de Mmoiresy

tom.
dell*

II,

p.

280, 286].

anno

Un

esempio di temjki ai^toriori, cio

laocontato^ da iACm- (preae

8. i^s

Sacy,

Chrestmathie arabe il p. 51. Parenti del aoldan, che dalla


Circasaia andavano per mare in Bgitto^ erano stati presi da
corsari genovsi;' il soldano si vendic carcerando, i commercianti genovesi in Alessandria, e conflscaodo 1 loro beni.
Dopo ci i Grenovesi liberarono i prigionieri e mandarono, ma
ambasciata con doni al soldano per rabbonirlo.
(2) Piloti, p. 394 e seg.
(3)

Anche

parlano di questo assalto di


Ved. Weil, V. p, 124, il quale s' in-

le fonti orientali

JBoucicaut alla Siria.

ganna credendo che

sia parola d*

un

assalto dei Cipriotti.

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la

Bemti

iiofrBero

quanto

ceni,

duecento

per

il esiodiggio'noii

Veneziani. Se

colli di stoffe di

daecentocinquauta
vevole^ cid dovuto

il

Sara-

cotone {ocamni) e duecento a

droghe,(l), non fu consideaHa eif6ostanza, cb b Beroti come


colli di

in generale sa -tutto, il litovlile

(2),

ddP arriv del*

poMo

gran parte

tanto

danno, valutato solo u

BdaresofoUd e

delie mercanzie

ivi

"d^

aveva 'avuto avviso


inettere in salvo
'

depositate

(3). I soldati

di Boucicaut presero quelle che ancor trovarono, Bac-

choggtaiono

le

case degli agen' veneziani e

oaioQ ' poscia i^inoco. Boncicaiit non imped

vjl

appio-

ti

saoco^

aeeompagnavano
sebbene uno dei^li agenti

sebbete i proVveltori genovesi ehe lo

disapprovassero

le

veneziani, Lorenzo

rapme

Orso, lo avvertisse, appartenere le

cose saccheggiate ai Veneziani, coi quali

alkim

Genovesi

eratib in pace. Il mareseaUo aoeteneva bens pii

tma lettela diretta al doge Miehde Steno ed<


comandante veneziano Cario no (4): avere gli

tardi ia
ffl

dovuto supporre, che


caro

^.i

loro averi

di neodci ;
(1)

Veneziani avessero posto in

ed egli messo mano

si-

solo su quelli

^sere 'vaiuto nessnn per reclamare come.

Cos secondo la relazione del bailo d Cipro, di cui to-

Sanuto, p. 790, io erano cinquecento


droghe da Datnasco nel valore di trentamila zecchini,
Boucicaut trov preparati al suo assalto anche i Saradaccli erano sempre avvisati- dai' Yenesiaii intomo ^ai

sto parleremo. Secondo


colli di
(2)

ceni
sudi'

movim^.

(8)

biano

Pno'Ti, p. 399, dio delrestp, che i soli Sarabenl abi' lro averi nelle montagfne 'che i magrazzini

salvati

vnsiani Airono trovati dal maresciallo pieni di 4roffha.


(4) Questa lettera s legge nel Zivte iesfaiett ecc., p. 285
e seg. i In forma pi breve anche preesti Stella , pi 1203 e
Seg. ; FOGLIBTTA, p. 52 ; GlOSTIMTAm, toV, 169.

260
propriet Tenesiiaia le cose rapite. Bla latietesone del
bailo YenesEiano in Cifnro, Bernardo Moroelni, stesa' im-

mediatamente dopo successo il fatto, dice troppo chiaramente il contrario per poter prestar fede alte asscnra-

a Famagosta Boa&ce Tendere- all' incanto nnac parte del bottino, ma


quando iiel' anno seguente fd eoilclihiBa la pace con

sioni del maresciallo (1). Nel ritorno

cicaut

Venezia dovette pur piegarsi, pagar delle indennit in


danaro, e riconsegnare quelle mercanzie che

vano ancora nelle sue mani

dano

d'

^tto

(2).

Anche

si

trova-

la pace col sol-

dovette finalmente essere comperata

con

nn* indennit di trmt&mila xodiim* Peggio che Queste


perdite di denaro era pei Genovesi
i

il

dispreno,^ die

Saraceni loro fecero sentire per questa spedizione mal

riuscita:

ad ogni minima occasione

il

soldano tolse ai

commercianti genovesi somme- dai Timt ai trentamila


zecchini,
il

venivano
il

Cfmodi cominciarono adinterrompere del tatto

loro 'Commercio coli* Egitto (3).


del

ra^io

nt^o

i VeifssKiani

talmente angariati e smunti sotto

governo dei soldano Farage, conosciuto' per la sua

crudelt ed avidit, che

il

loro console

Andrea Giusti-

niani (1404) si lagn fortemente, col -soldano minacciandolo, che

Veneziai^i avrebbero abbandonato

paese

il
I

(1) in dtfta del 31 Agosto 1408 presso 'Saziu^, p. 800


e seg. Nel testo ^abbiamo seguito essensialmeiite questa relazioDe. Intorno agU avvnii!Dent in Beriiti eonfir. Saisuvo,
p. 786 e seg., 790; Bembo in appendice a I>axooo p. 517
Livre de$faiCSy p. 277 ; Puoti, p. 897 ; Foglietta p. 585;
Giustiniani, toh 168 b.
;

(2)

Sanijto,

(3)

Piloti, p. 899.

p. 798

806 885;

Roufxm, IV,

p.

10^.

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261^
come nemici

e sarebbero ritornati

al

che

il

soldano

rispose esprimeadosi con molto disprezzo sulla potenza


(jU

Venezia

{!).

In^Bieii^ale 8*aiH&ntatanad*ora innaii^i

mah trai-

tamttiUdd^mmmifimHooe^^
i

ad usare

dei mezzi pili bassi per arriccliire

e nella scelta di essi erano ancora


qnaido se ne

qa^o
kre

Y^?aDO

meno

il

loro fisco

scrupolosi,

contro Eoropei^B Cristiani di

che lo fiossm, quando se ne servivano contro

proprii sodditL II aezso pisaferiio

fa di cambiare arbitrariamente

mezzo per cui pi

dagnava

il

fsco. I

sofferiva

soldani

il

iii

ttSitti

gli altri

valore delle monete (2),


commercio che non guail

appropriavano poi

il

mo-

oommetcio. Alascraf Bnrsbai

]iopalii>di eerti articoli di


1

dacch

secolo deeimoquinto enino soliti

floldmr mameltictai

1422^1438 ) preib\ in tal modo ai n^zanti egizia*^


il commercio colle droghe dlP India, le fsce com-

ni

perare per suo conto a


care dai suoi agenti

l)ussi

(3).

Una

prezzi e rivendere molto

volta impadronitosi del

prezzo d' nna tonnela cento zechini e pi di moneta veneziana (5). lifarzi dioe^ che^la medesima quantit di pepe,
che prima ad Alessandria si pagava ottanta dinar ^

monopolio del pepe dC6

fiali re il

lata [spria), (4)

(1)

Piloti, p. 398.

(2)

WwL,

t3)

V, p. 135, 182, 888.


Wbil, V, p. 182 e teg.

(4) Ugaall a 720 Hbhre piccole di peso veneziano , ved.


UzZAKO, p. 109 : Qod. Serol, p. 27 ; Fasi, p. 8.
(5) Sanuto, p. 1021 ; Uzzano, cbe acrisae veiso il 1440
dice, che la sporta di pepe eostava ordinariamente 100 a 120
bizantini, dei quali uno caleva qualcosa pia di uno zecchino.
UzzAKO, p. 110, 111 113. Confr. Fsbscobaldi, p. 93.

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262

al Cairo olo cinquanta^ yeniva ora venduta dai saidano per oentoveati e oentotrenta dinar (1). la e^ol
modo anmentaTa egli il prezao del cotone. Totte le
rimostranze del console veneziano Benedetto Dandolo
fatte in questo proposito erano da principio inutili
il

ed

soldano rispose ad

e.-sn

con sfoghi di oollera ed espres-

sioni di diapreazQ. figli edette soltanto,

aUorqnando

magistrati Yenetiani maadarooo delle navi per prandere


le

mercanzie ed

avevano

danari che

in Ep.-itto e proibirono

commercianti yeiiezian
ogni scambio di merci

meno che lo si potesse lare eenza abbandonare le na?L C^indoase ^aoldaDo a piomettere, che i
cogli Egiziani, a

Veneziani sarebbero trattati secooido gli antiohi patti

Egli mantenne per


perfino nel

1436

(2).

monopolio del pepe e aeacei

il

commercianti veneziani da Damasco,

Beruti, Tripoli, Laodicea, Alessandria, ed altri luoghi,

perch non voleva

soffrire concorrenti nel

del pjqpe (3). Pare che

oommercio

soldani, i qaali regnavano' nella

seconda met dd. seeolo dctoimoqointo non pretendeesero

monopolio nel commercio del pepe,

il

di preferenza nella vendita dello stesso.


trattati,

che

ma un

Fu

diritto

stabilito

Veneziani, prima di comperare dai

con

com-

mercianti egiziani, dovessero acquistare dal soldano

dnecento tonnellate e dai saoi agenti (^ete^AsM} dieci

nna commissione composta di quattro negozianti vene


ziani ed un commi&;sariu emulano stabiliva il prezzo di

(2)

Wbil, V, p. 183, net. 1.


Sanuto, p. 1008, 1010 e

(3)

Per volere essere egli

(1)

p.

1011

Wjul, V, p.

solo

seg., 1018, 1021-1021.

mercatante del

;pe^e,

Sanuto,

183.

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.263
questo pepe

(1).

Anche

i posteriori

cento zecchini per la tonnellata

oldani pretendevano

(2)

ed estorcevano non

rado dal negozianti veneziani, col metterli in pri-

di

gione,

prezs;i

maggiori

riamente pagati

vano nel 1512


qnale

il;

(3j.

di

ueili

che avrebbero volonta-

Ci non ostante

riferirai

ad una

Veneziani pote-

stipolazione, secondo la

presso 4* QQa tonnellata di pepe ra irrevoca*

fissato ad ottanta echini (4). Noi ignoriamo


quando questo prezzo fosse stabilito. Anche in ultri

{nlmente

rispetti si
11 pepe,.

usavano violenze contro

negozianti stranieri.

coQie mei te. altre droghe, veniva di solito

mon-

dato per ^sceverarne lo scadente (5) ed ai Veneziani


massimamente ..importava di avere questa mercanzia
purgata, perch

Tedeschi, loro principali compratori

per questo articolo,

si ri fiuta vano di

accettarlo

non mon-

dato. 1 Veneziani in Alessandria venivano ora costretti

di comperarlo nello stato, in cai era portato dall' India

non purgato; non fa concesso d esaminare

eio

Ma^in, Vii, p. 288 e seg. Intorno


Amari, p. 488.

(1)

ved.

al

nome

la

Dacckieri

a^l^>)

(1^) Cos Inai


f' il cui figlio Almucjed Abmed
per ribass il preuo ad oUantadnque zeeohini.; gm Gaitbai,
IL quale nel 1491 fece cqndarre prigioni al Caiip i negozianti
'

veneziani, sostenendo di aver perduto trentamila zecobioi nella

vendita del p p('. perch i Veneziani avevano pagato ottanta


zecchini per la tonnellata invece dei cento. Sanuto, p. 1169
e seg. Malipiero, p. 625. Al primo passo da notare, che
;

un saraffo equivale imo zecchino. Ved. Harff, p.


Sanuto, p. 1107; Reinaud nel Nouveau journal

116;
asat.,

IV tlb:;^9), p. 40, net. 3.


Ved. la nota precedente e Tucheh, p. 371.
(4) Marin. vii, p. 289, 290 e seg., 298 e seg.
(5) Peooloxti, p. 299, 310 ; Cod. Serol, p. 27.

toni.

t3)

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264
merce

e di rifiutare la scadente (1).

Non bastavano

poi

queste molestie nel commercio del pepe; nel secolo

cimoqQinto

aoUo

Veaeziaii in Bgitto fuiona spesso

vari pretesti scaeciati dalle loro abitawDi, privati della


loro libert, e perfino battuti:

erano

confiscati (2). Eccezioni

phmevaaO'i Venedani e

li

loro averi

trattavano in

come Sceich (1412 al 1421)


(1438-1453) (4). dovwe dallo storico

chevole,

al

governo

cosa.

di questi

che

ci

modo

(3),

di rado

meno oppiii

ami-

e G^acmaah

di i>arlara

di queste idccedont. Oltre alle notine del

privilegi,

non

soldani, che

Saimdo

a&die

relative

due soldani abbiamo anche due

mettono in grado

di

dirne qualche

primo di questi privilegi quella del soldauo

Il

anno 141^ Taltoo quello del soldsoo Giacanno 1443 consegnato all' ambasciatore Andrea Donato (5).
I Veneziani non ottennero con essi diminuzione dei
dazii, n aumento dei loro possessi e diritti, ma molte
cattive nsanse, ch'erano invalse col tempo per la

iSceich, dell'

inach

dell*

^1) FfiL. Fabri, III, p. 8^, ha saputo ci dalla bocca del


console veneziaim che nel 1483 era andato ai Cairo per to-

gliere qiisto incoiiveilieiite.


(2}

Sanuto,

p. 980, 1041,

p. 32.
(3)
,4)

Sanuto,
Sanuto,
Il

fol. '20i>
il

primo

p.

938.

p.

100i>,

inedito

e seg. Ci fu

''quale

1059; Malpiebo, p. Old; Amasi,


^

1107. Confr.
,

Weil, V, p L^IO.
Commemoj i&U, X,

e si leg-g-e nei

comunicato in copia dal

s' assuuto

il

prof. A. S. Minotto,

lavoro altrettanto faticoso, quanto utile

agli studiosi della storia, di fare

un

esatto etenoo di tatti

molteplici, atti inseriti ne*ConimeiiortaU. Il

pato da AmabI;

p.

847 e

secondo stam-

segr*

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arseti pidigia

dei doganieri o commercaDt

proibite e rimesse in uso le

che non venisse accresciuto

il

dazio con dichiarare

giore del reale il valore delle merci.


poi

Il

mag-

soldano proteggeva

Veneziani lidie- Goutesd Con Egiziani contro gindici

non

egimni forono

buone antiche, provvedendo

cofiipetnii,'

contro impiegati 'malvoli che loco vo-

levano fare violenze nella vendita delie loro merci od


auraentnre

dazii, contro

1'

alterazione delle mercanzie

nel trasporto, e simili altri abusi.

n<^ i enmiati

delle altre eitt it^ane che fiioe*


ooQunerao coirBgitto wnthh&to senza dubbio

vftoo

avnto a registrare altrettante violenze nsate ai loro


conDazioLiali, se alle condizioni delle

colonie in Oriente

avessero vlto tanta attenzione, quanta

veneziani.

Un

docnmento genovese dell* anno 1431 (1) ci informa,


the imcfae i Qenoved erano molestati dalle estorsioni
obbligati a cotnperare droghe ed altre mercanzie a prezzi
esagerati, vessati giornalmente dagli uliiciaU del sol-

dano

fi

nnl niente costretti

ad opporre

la forza alla forza,

documento un' istruzione


per ambasciatori che e>bbero l'iQjrico di domandare
al soldano Alasceiaf Barsbai 1* osservanza degli antichi
le ostiht alle ostilit. Questo

ottenere

trattati e di

curt contro

quale

riamo

pei commereianti genovesi si-

le violenze d'

ogni genere. Nor^ sappiamo

fosse T esito della loro missione,

come pure igno-

quello d^ un' altra ambasciata la quale negoziava

col soldano

d'

Egitto nel 1474* Questa peraltro deve

avere avuto meno motivi


(1) Publicato

Xi, p. 71-74 ;

di lagnanze, dacch allora

da Silvestre de Sacy, Notices et ewtraU,


da Bkosll, 1\, p. 16$-168.

ripetuto

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266^
tempi correvano relativamente
coGoir figittae eoUa Shia

piti proplsii

pel

Se noi considerftmo, cbe

eommer
'

(1).

le

'

poienxe commerciali

deir Italia, sdeg-nate pei aiali trattamenti a cui erano


esposte in Egitto, pi di nta volta stavano por inter>

rompere

afifatto il commercio con. quesj^ paese, ci dovremo a buon diritto -meravigliare,- -die nel secolo. 4e-,
cimoquintO' ana nuovia citt commerciale^' ocxcasse di

cominciare relazioni commerciaci con questo paese. Nel


corso del secolo decimoterzo e quarto dive ntano

pi scarse

le notizie sulle relazioni dei

con questo regno,


Pisa ringrazia

il

ll

docomento

dell'

soldano Bevcneh per

sempre

negozianti pisa^i

anno. 1386^ in

tma somma

.coi.

d' inr

dennit accordata a comraerciantr pisani che erano stati


derubati

(2)

un' ultima testimonianza isolata per la

continuazione delie

relazioni

commerciali

fra

Pisa e

rgitto. In quella vece Fiirenz$^ approfittando della

sempre crescente deboleaca dell* antica sua rivale- si


mostra vigorosa anche- in riguardo ai commercio colr Africa. In primo luogo alcune grandi case stabilivano
delle fattorie nell' Egitto e nella Siria (3). La comunit
ifitessa pens non prima del 1420 a mettersi in relazione- coir Egitto,

(1)

confi",

mandando regolarmente

delle galee

Giustiniani, fol. 226 b. Per le condizioni dei Fiorentioi


alcuni documenti che ora sono stati piiblcati da Amari

Appendice ai dipomi arabi del M. Arc. Fiorentino. Fip. 15 e pepr.


(2) lioNGiom ed. Bonaini, p. 93^ e seg. ; Amiiu, p. 315

i\Q,V

renze, 18fi7.
e

seg-.
(3)

Il

viap:p;iatorc Frcscobnldi prese nel 1384

tere di credito agli agenti delia casa Portinari in

e Damasco. Ved.

il

suo Viaggio

p. 69, 'il, 174.

con s JetAlessandria
.

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ad Alessandria. Nel 1422 essa spedi doe saoi


Cario Federighi e Felice BraBcacei

(1)

cittadioi

absoldaio lasce-

raf liursbai per annunziargli questa deliberazione, che

non

si

era potuto prendere prima per essere Firenze ora

un {K>rto e d' una flotta.


Qimti ambas<HaiDrt .prgaroQQ aecoado la loro istmsione
il 9cno, h yotesee^ne accogliere i FioraQtini e tratsoltanto venuta in possesso d'

tarli
'

riguardo a possessi,

come

le

diritti e franchigie,

nazioni che godevano

ed

ai dazii,

maggiori privilegi. In

questo rispetto facevano valere per ragione, esser entrata

Eirenze nei

diritti

di Pisa a lai soggetta e potere ia con^

seguenza pratendere almeno tutto quello che era stato


accordato in Egitto ai Pisani.
specialmente, perch

La

r^al^lica insistette

suoi fiorini d'oro dovessero avere

corsa in Kgitto al pari degli zecchini veneaiani. Gli am-

nn

basciatori riportarono in patria

privilegio, in eoi

il

soldano concesse ai Fioreiituii di -avere londacM .e consoli in Alessandria, in

ove

ci fosse

permesso

Damasco ed
ai

in

Franchi. Ei

gare dalla cassa delia dogana

ogni altro Inogo,


impegno di pa-

s'

la pigione per quelli

ed

il

{!) L- istrarioiQ di qaesti ambasciatori e la relazione del


lora viaggio sono dt'gi publieaie da LaisNrrz^ieUa Mantissa,
dei Cod. iur. geni, dipl^ tom. II, p. 163 e seg. ; Paonini^ II,
p. 18?, vi ba aggiunto il trattato da loro concbiuso. Questo
trattato ai legge insieme colla lettera del soldaao che lo accompagnava, anche presso Uzzano p. *70 ; Ambi ha raocolto tutti gli atti che si riferiscono a quest* ambasc iata ,
corretto il loro testo ed agg^iusto due documenti inediti, Ved*
i suoi Diplomi arabi, p. 166 e seg., 331-346. Per Ispiegare i
titoli dei primarii uflciali nominati nel trattato si pn oltre
Amabi consultare anche S. de Sacy , Chrestom. arabe I,
p. 136. Secondo lo stesso (II, p. ol e seg.;, assai probabile
,

268
'solito

premio

assicarando ^he

{giemechia) per questi,

^
'

commerciaiiti fiorentini non patirebbero ing^astza e


violenza nella

compera e vendita,

nel

caricare e scaricare.

partenza,

della reli^i'ione

venne pure a

gli ambasciatori partissero,

die

Il

libero

loro g-uarentito.

fu

e ndla

nell* arrivo

esercizio

Prima che

baRdito in Alessandria

d^oro coniati a Firense dovessero' avete

fiorini

coreo legale

>

commerdo. La ]^mi^ galea

tin che ora si recava ad

Alessandria, In

fioren*

^mandata

da Zanobi Capponi e prese con s dodici giovani che


ayeyan rincarico di studiare le condizioni del commercio
in Alessandria (i).

In tal modo- ancora un' altra citt

agginnse veraola sooreio del medio evo alle


potenze commerciali che avevano traffico coli* Egitto.
italiana si

Nei primi passi essa fu sorretta dall'amica Venezia

gli

ambasciatori, di cui parliamo, avevano ordine di visitare


i

luogotenenti della republica ovunque toccassero ter-

ritorio veneaano,

chiedere

da

come

m Modena

ingiunto di evitare, quanto

piti

ed in Gaadia e di

Da altra parte

loro Materno ajnto.

potessero

fa loro

possedimenti

genovesi. Nelle proposte che Firenze fece ai soldani per

mezzo

di posteriori ambasciate,

essa prese per fonda-

menti i trattati esistenti fra T Egitto e Veneaia e di


coi da qusta citt s'era procarata copia, cosicch i pri*
vilegi

concessi ai Fiorentini dai sldani d^Egitto assai

rassomigliano

a quelli accordati

ai

Veneziani.

Della

ohe Macrizi air anno 825 voglia parlare appunto di qttesta


ambasciala. Anche Sanuto , YiU dei Dogi^ p. 11)42, lie fa

menzione speciale.
(1) Ammirato^ Istorie Ji9ttntine, parte

I,

tom. 2,

fol.

907

(Firenze 1647).

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269
cntinaasione del
Nilo dorante

oommercb

fra Firanze

ed

il

paese del

primi anni abbiamo poche notizie. Im-

pedita dalle pruerre combattnte in quel tempo in Italia

non pot attendere

al commercio con lontani paesi.


adduce questo motivo in ana lettera ai

BSsaa atessa

floldano

naTt

(14^) che deve soMftre la tarda;ia delle ano


Nel 1445 venne peraltro* mandato in Egitto

(1).

Giovenco delia Stufa

Agnolo

come

(3).

e neirauiio seguente gii tenne

(2),

memjro delia stessa famiglia,

dietro altro

Nel 1465

console fioreiltiDo ad Alesaandria

(4).

probabilmente indottila cattive esperienze


rentini interruppero per pi

tempo

Pi
(5),

si

al soldano Caitbai

ambo

(1488-1489)

a qodlt

dria e

Damasco dovevano

Veneziani,

pagare
(1)

dei Veneziani

loro

loro consoli in Alessan-

a\ ere gli stessi diritti,

come

commercianti in Alessandria eBeruti

gli stessi dazii,

Amari, Appendice,

(2) Ivi, p.

149&

le volte ai Fiorentini privilegi

siniili

Fio^

decise di spedire

questa ambasciata ne tenne dietro bu' altra nel


Caitbai aec<Nrd

tardi,
i

le loro relazioni col-

l'Egitto, finoHcl Lorenzo de' Medici

Luigi della Stufa

nome

di

fu spedito Mariotto Squarcialupi

come quei

di Venezia

(6).

Pi

15.

p.

17.

Paonini, II, p. 43.


(4) Amari, Appendice^ p. 89 e 44.
d una lunga serie di inganni,
(5) Amari, p. 363 e seg.
angarie, ed esigenze troppo grandi, a cui froD esposti in
Bgitto da parte dgrufaeiali e dei privati.
(6) Tutti gli atti che al tempo di questo soldano ed a
Firenze si riferiscono A trovano ora molto pi completamente
presso Amari^ p. 181-213, 361-386, di quello cie fossero prima publicatt da Pagnini, II, p. S05 e seg. Agc^ungi la lettera del soldano a Lorenzo presso AiiARf, Appendice, p. 46.
(3)

1
'

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270
tardi

quando

il

commercio

deli'

Egitto deperiva in

consegoeoza della navigtizione dei Portoghesi per


Boldano Oaneainfeb isteaso cerc d' ihditrre

dia, Il

1*
i

In*

Fio^

reDtini a venire pii frequentemente al suo paese, per

mezzo

promesse che furono portate a Firenze dal

di

suo interprete Tagriberdi (1507). La citt ringrazi

il

soldano per le cose comunicatele da Tagriberdi e rispeee

sua ambasciata con inaiare Bernardo Peraui in


qaest'ambasciatore fa consegnata nna

ftllit

Egitto (1509).

conferma degli antichi privilegi e delle antiche franchigie

(1).

Poco tempo dopo i'i^itto venne conquistato

dai Torchi.

Per ispiegarei

la tenacit,

con cui gV

Italiani con-

tinoarono, malgrado tutte le veeaationi, a trafficare coll*


i

Egitto,

dobbiamo avere presente, che

quali

comperavano

sabili

si

per r Occidente.

tilcuiu articoli,

in questo paese, erano indispen-

Dae

dei prodotti principali,

il

cotone e lo succher,- si trovavano anche in diverse isde


del Mediterraneo e nelle parti meridionali della Grecia,
dell* Italia

dclhi

Spagna:

qualit a Madeira, dove

1496
i

in poi (2).

lo

lo

zucchero di eccellente

comperavano

Veneziani dal

Ma le droghe, come il pepe,

la

cannella,

chiovi di garofano ed altre, erano prodotti esclusivi delIndia.

La

va per

P Egitto e

la

Siria ali* Occidente

era a queste merci indicata dalla tradizione storica e


dalla situazione geografica

e dall' epoca in cui

Turchi

s'erano impadroniti di Coatantinopoli, Trebisonda, CaJSa,


ed' impedivano la navigazione nel

mar

Nero, era V u-

nica che potessero percorrere. Chele navi occidentali


1)

{2]

Amari,

p.

Malipieeo,

'214-2*29,
p. d'o

387-3U'^
e seg., 033,

ti40.

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271
girando T frica potessero ginogere

all'

India ed

carcafe queste- preziose merci, scoperta fatta,

ognun

sa,

ivi

come

proprio al limitare dell' evo moderno.

questa scoperta della via manttirm alle Indie

one/^^a/t fatta dai Portoghesi cagion

uu

rivolgi meato

decieTo nel conunercio orientale. Giunta che. fu la no<


.

tizia di

questo

atmumenlo a

Vaieza, gli intelligenti

uomini di questa republiea tosto conobbero quali fuconsegueoze ne dovessero derivare per

neste

nazione (1).
le

La signoria osservava con

imprese dei Portoghesi e

sul progresso di esse


toti In

non

si

la loro

crescente angoscia

faceva nandare relazioni

solo dai suoi stabili ambascia-

Ispagna e nel Portogallo,

ma

anche da

speciali

esploratori, spediti appositauiente a tale scopo in questi

paesi

(2).

Con ispavento

l'altra, carica delle

si

sentiva,

come una

flotta

dopo

droghe indiane entrava nel porto

di

Lisbona. L' immenso vantaggio dei Portoghesi fu di

poter comperare le dKoghe nell' India (ti prima mano


e di condurle in patria del tutto per mare, cosicch il
loro prezzo non fu accresciuto n da intermediarli, n
dalle spese grandi cagionate dal

n da

quelle di dazi! che

trasporto per terra,

?r^bero dovuto pi^re^ se

fossero passfiti per altri paesi (3)

che tutte queste tre

Ved. il passo dei Diarii 4i PriuH, presso Romanir,


460 a mg,
(2) Ved. le* lettera d Lorenzo Oetico e di altri in GyrX2nis, Novus Ordis (ed. del l'55), p. 95 e segf. , e la Mela(cne di Leonardo da Ca' Masset neli' Archi9, stor, ital.
(1)

IV,

p.

Append., tom. II, n. 10, p. l-iiO.


bei principio
(3) Se le droghe non si vendevano fin da
a Lisbona a prezzo molto mite, ragione n', che ne' primi

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272
cose aumentaroDo

il

valore di quei prodotti dell' Indie

che facevano F antica via

prima

8'

Le nazioni europee, che

(I).

erano proTvedate a Venesa del loib biaogpio di

droghe, cominoiavaiio d gi a comperarne dai Portoghesi


o dalle grandi case fiorentine stabilite a Lisbona, le quali
solevano aggiung-ere alle flotte mercantili dei

Porto-

ghesi delle navi armate, a apese di questi, commercianti


fioreatini (2).

La

repnblica

di

Veoena non tard ad

per mezzo di Benedetto Sanato (nel 1503)


d' Egitto,

come anch'

avvertire
il

saldano

egli avrebbe dovuto soffrire grandi

tempi eraio Hohiette' grandi spese per gli armamenti militari


neoeMiari per proteggere il conuBeveio eoli' India e ohe molti
Baufiragt ebbero luogo in quella via aneor poco not9 La oorona portoghese cerc di risarcirsi delle perdite che aofferiva
col vendere care le droghe. Vedi in proposito le os^prvazioni
d Peschel, nella Deutsche Vierteljahrsschrij, 1855, 2, p. 217,
ed il Cronista d' Augusta^ nelle note a Lua Rbm, Tag^buch
kerausgeg, Y. Gbeipf, p. 105.
(1) Pkiuli presso Romanin, IV, p. 461, dire: le spezie al
loro giungere a Venezia st trovavano essere aggravate di
tanto, che ci che tn origine valeva 1 due, erasi alzato fino
a due. 60 ed anchf 100. Meno straordinaria appare la differenza nella seguejite notizia estratta da Peschel
dal prioriiale del Viaggio di Vasco de Gaina: un quintale di zenzero
,

costava a Calicut 4 cruzados; in Alessandria era il prezzo di


inerrato per la stt^ssa quantit 11 cruzados. Se a questo prezzo
ag*^'!

per

un pi amo ancora alcuni cruzados per il dazio di uscita e


navigazione fino a Venezia, ne risulta, che il prezzo

la

droghe era

in Venezia soltanto il quadruplo dell'originale.


Ved. r istruzione d Francesco Teldi presso Romanin,
IV, p. 537 ; DBPpmo, II, p. ^73
Cambstbiki InhrM ttUe
relMUmi eemmmiah d4* FinnUni eoi Portoghesi , Archiv.
stor. ital, ppend., tom. Ili, p, 98 e seg.

delle

(2)

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273
e di coanner*
non venissero in

perdite, qualora le spedizioni di conquista


ci fatte

dai Portoghesi nelle Indie

qualche modo impedite

delle Indie

Portoghesi facevano oo-ni

(1). I

sforzo per rovinare del tutto

il

commercio

dei negozianti

con quelli ddr Arabia^ dell'Egitto e della Siria,

che come quelli professavano V Islaimsmoy. e cercavano


di ottenere che le mercanzie indiane venissero condotte
in Europa esclusivamente su navi portog-hesi, facendo il
giro della punta meridionale dell' Atnca.

A tal

fne in-

non
Musulmani e
venduti n vi fu

fluirono sui principi indiani a loro amici, perch


piti

vendessero

prodotti dei loro paesi ai

non permettessero, che ad


flotta

portoghese che

senza dar

si

essi Isser

caccia ai bastimenti mercantili dei

la

incrociare all'imboccatura del

tali

recasse nelle acque dell'India

mar Rosso

navi di entrare in queste acque o di

Mori od

per impedire,
usciiine

Per

questo perivano molte mercante, e molti negozianti

musulmani non osavano pi


commerciali

fra

l'

di

intraprendere

viaggi

India e l'Arabia. Ci dinimuiva natu-

ralmente le rendite del soidauo provenienti dai dazi. Esor-

^11 spedi un monaco

tato dai Veneziani

some Mauro
di

cristiano di

per la via di Venezia al pontefice, ed- ai re

Spagna e di Portogallo per lagnarsi amaramente dei

Portoghesi che violentemente turbavano

il

commercio

dei suoi sudditi coli' india, minacciando egli che si ven-

dicherebbe contro

come

contro

pellegrini e commercianti cristiani,

luoghi sacri nel suo territorio

(2).

Il

Ved. la citata Istruzione presso Homanim, IV, p. 536.


IT
p 1^2 e segr. ; Osoiuus De rebus
Smanuelis, Colon. IW, p. 109 e seg^. ; Raynxld ^ ali* anno
(1)

(2)

Babros, Asta,

1505, n.

XLIX

G. Ileyd,

li.

e seg.
18

Boldaao ayeTa deaidarato, che la signoria appoggiasse

con sne lettere alle tre corti le rimostranze del-sno ambasciatore: ma questa per varie ragioni non corrispose alla
domanda; a quanto pare si rifiut specialmente, perch
persuasa che tale ambasciata non avrebbe avuto

Le pare? che

^h efifotto

potesse esser prodotto

altro passo, quello cio che

il

esito.

da un

soldano adoperasse totta la

sna inftoenza nett* India per dstsceare

principi cl^erano

Portoghesi, dalla leaa con questi e per esor-

iiiiJici

dei

tare

loro nemici a perseverare nei contegno ostile.

signoria rag^nava cos

se

La

Portoghesi per ^ualdie an-

no dovessero ritornare dalle Indie con navi voote, rnnneierebbero ben presto a speditioni tanto dispendiose^ Poi

consigliava

il

per isturbare

a muovere anche le sue truppe


commercio orientale dei Portoghesi e

solclauo
il

sconfggere le loro armate. L'ambasciatore venezianQ

Francesca Teldi portava

glande s^reteasa

(1)

MANIN,

L'istruzione di Teldi del 24


.

Traits de

c,

p.

paix

535-540,
et

esortasiomi nella pih

i^ieste

al Cairo (1). Egli

aveva nel HMdesimo

Maggio

1504, presso

Ro-

ripetuta nell'opera di Maslatrie,

de commerce ecc.

p.

259-263

rig"uap4o

alla quale opera, ved. la

prima nota della dissertazione Vili).


A Teldi tenne dietro nel prossimo anno Lodovico Segondiuo,
pure coir incarico del Senato di persuadere segretamente if
goldano di colleg-arsi coi principi dell'India, per cacciare i
Portoghesi da questo paese. Maslatrie, ivi, p. 263. Il soldano
spedi infatti quattro navi da guerra nel!' India. Ved. l'estratto
di una lettera del console di Daniietta prei-so Maslatrie. /.

p. 257.

Ma

che anche

Veneziani stessi abbiano soccoii-o il


principi dell" India con danari e materiali di
i

soldano od i
guerra, mandando uomini iiiteiigenti dell' artiglieria e della
costruzione delle navi, pare invenzione dei nemici di Venezia.

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GoogI

275
mume

tempo Fincanco di diehiMam


che

commercianti veiieziam siano

della sigtiorift,

stati invitati di

prov-

vedersi in seguito sotto le pi favorevoli condizioni nel

Portogallo delle droghe

a loro occorrenti

invece di

andarie a preDdere in Egitto, e ohe molti di eeai dederaTaiio di approftUave di qesto mvito a cagione
dell'esenzione dei dazi a loro accordata in Portogallo,
ma che dessa aveva deciso di mantenere le antichissime
'

relazioni ooir Egitto,

supponendo che

Yei^e^ni

sa-

rebbera sempre bene incinti in questo paese e che

addano rnsoifebbe a te ntonmre


da esde anticamente pereersa.
li
li

re

aveva

di

Manuele
infatti

di Portogallo,

droghe uHa via

amico

dei Veneziani (I),

pi volte invitati a fare ie loro provviste

droghe Liabona

(2).

In ogni caso avrebbero

trovata acoogHeaza pih amGtiei^lie die io paese

mano;

il

le

ivi

musnU

oomperate.Ie merei a precco minore e non pa*

gato dazio. Pure

la

Signoria non fece uso dell'invito.

Probabilmente se ne sentiva addolorata ed umiliata.


.Non

basta certamente di accennare al conteguo del governo

sempre conforme alle le^^rgi della cristianit, per


confutare tale asserzione, come fa Tentori, Saggio di storia
di Venezia, tom. II, p. 188^141 ; ma fatto, che l'ambasciatore
di Venezia

Domenk

Txivisani, della- eoi miaslon parleremo in seguito^

ebbe ordine di rispondere

al 9oldano> nel caso

h richiedesse

non potere ardire la republiCB tale cosa senza offendere il papa ed altri princpi
eon cui ora eollegata e eenca taettere in pericolo la sua
propria esistenza. BtUSLATBia, h e., p.
(1) OsoBivs^ p. 11, 00 b; Fqscaeini; Pelli letteraturt^
effettivo i(jnto del genere' indicato:

llf alipxbro, p. 6S0 e seg.


e del Pasqualigo^ presso
95, SOO. Altre notizie d Foscarini, p. 44^.

ve.neianay p. 442, not. 336. Confr.


(2) Ved. le lettere del Cketico

Ramusio

I, p.

Quella stessa tiaaione, la quale finora aveva provveduto

r Occidente

tutto

nel paese d*

per

nel

delle

una na

sue droghe, doveva ta recarsi

rivale pi favorita dalla fortuna

comperare quelle merci

ivi

al pari delle altre iia/.ioDi.

meritevole della nostra attenzione la proposta che

15^1

la republioa fece al re

Maunel6| cio quella di

comperare da lui per un pfeszo convenevole tutte le


droghe le quali dalle Indie verrebbero condotte a Lisbo*

na

(1)

s'intende bene ad eccezione di quelle che veniva-

no consumate

nello stesso Portop^nllo,

rebbero in tal modo,

ma

Veneziftni

per altra via, procurati

polio di questo commercio* Il re

non accett

il

si

sa-

mono-

Tesibisone.

Si potrebbe or donmudare, perch Y^iezia non abbia

anch* essa mandate le sue navi -alle Indie per la via del

Capo

della

ci

Buona Speranza ed

ivi

dobbiamo rispondere, che

fondato degli empori.


il

avrebbe in questo veduto un' aperta

non

soldano d' Egitto

mentre ai
commercio

ostilit, >

Veneziani importava

di*

con questo paese, in

Cui, oltre aile- merd delP India, si

procacciavano molte

altre,

dei loro proprii prodotti.

interronipere

il

ed in cui veudevano non pochi

Conseguenza necessaria delTini-

micizi^ del soldano sarebbe stata la distruzione di tutto


quello che

Veneziani possedevano in Egitto e P inter-

ruzione d' ogni relazione con questo paese.

aveva ogni motivo


sua marina

g'i

di tenere unita nel

La republica

Mediterraneo

la

indebolita d'assai, e ci per essere pronta

ogni mo^iento a combattere

il

nemioo suo capitale^

il

Turco, e non pot pih pensare a grandi iniprese in mari


lontani.

(1)

La

cognizione esatta della via marittima alle

osoRius,

p.

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Indie era inoltre per langa teihpo

nn

segreto dei Por-

toghesi. Gli ao-enti veneziani a Lisbona parlavano poi

spesso degr ingenti sagri fzi di navi, uomini e danari,

che

esigevano. Del centoqnat-

le spedizioni alle Indie

tordici Mtimefiti portoghesi


'

alle Indie fra il

erano tornate:

1497-ed
altre

le

il

rittima

sole inqnantacinque

cinquantanove

insieme coi ricchi carichi

potevano all^tare

i^ Manuele aveva spediti

1507

loro.

perite,

talvolta

Tali esperienze (1)

non

Venesiani a percorrere la via ma-

noirellainente

scoperta. Degli uomini intelU*

genti nello stesso Portogallo dubitavano che le spedizioni alle Indie -si sarebbero potute continuare. Essi

non riuscirebbero a
ampia imboccatura del
mare Rosso ed a sorvegliare tanto bene V aperto- mare
fra V India e l' Arabia da rendere impossibile ogni com*
meroio dei Husulmani in queste contrade e che alla fine
avrebbero forse dovuto succombere agU sforzi uniti dei
principi d'Oriente a loro nemici (2). Cosi non dobbiamo
temevano, che

loro connazionali

chiudere cosi perfettamente

l'

maravigliarci, se anche in Venezia esisteva

ua

partito

ohe presagiva un pronto termine alle imprese di


Mannle e eisedeva che le droghe dell' India presto riforte

tornerebbero

all'

antica loro via

(3).

V esito certamente

(1)

pi tardi r osservalango viaggio marittimo


aromi nel loto oleise. lovnis^ De Ugatiom

queste esperienze

si aggritinse

zione, eh le droghe pativano per

il

nel sapore e g^i


moseovitiea, p. 2.
Oomit, X9, Mlazione di Vincenzo Quibiki prosso FoscAaiNi> p. 443, e le oeservasioot di Lbomabdo da Ca.' MasSER, l. c, p. 33.
(3)

Vedi gli

estratti

da Paiuu presso Romanin^ IV,

p. 461.

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278
Doa

per allontanare
i

il

fece ragione
i

tali idee.

P(Mrtoghesi,

Qaanto tentata l' Egitto


non ateva alenn effetto :

MusulaiUDi perdevano a poco a poco nell'India tatto


terreno,

mentre

Portoghesi ivi fondavano colonie

dare?oli e sempre pi estendevano la loro influenza. Se

anche riosdrono van

br

eforai

a conqaietart Aden

od a costraire ori* altra fortezza allo boceo del mar


Rosso neir Oceano, vi mettevano pure ogni anno delle
navi e ne facevano incrociare altre nelle acque

cos le

droghe

in Egitto.
visitarono

il

iiidiane.

India venivano sempre pi di rado

Dae Tiaggiatori, che fra il 1510 ed il 1620


P Arabia e l'India, Odoardo Sarboea ed An-

drea Corsali,
cessato

deli'

ci

assicnrano, che in quel

commercio

fra

il

tempo era quasi

mar Rosso

l'

India,

ed

il

Yenezi^i saranno costretti ad


andare a Lisbona per provvedersi di dtoghe (1).
I eoldani misero a profittala scarsezaa ^le droghe
in Egitto per aummiaire i moh inMppatiabile il pretto

secondo aggiunge che

delle stesse. Quello del pepe fu

elevato molto al di l

degli ottanta zecchini per tonnellata, stabilito nei trattati conciasi coi

Yeneaiani : e cos pure cresceva

lore delle altre specie.

La

il

va-

stessa quantit e qualit di

zenaero, die prima venrne pagato otto a dieci aticchi<*


ni,

costava adesso quarantacinque

(2).

Yeneziani

si

Ramusio, I, p. 279 b, 29L


Ci a la pi pairte di quanto segn hnpariaiDO dalle
trattative con Domenico Trevisani, che sono publicate da
Maein 0 commentate da Reixattd (Ved. pi sotto). Nel passo
(1)

(2^

a cui accenniamo qui, Roinand ha preso abbaglio, se interpreta


le parole dell'originale: J zenzeri belleti con U beau gngembre.
tratta di .quella qualit di zenzero che era nota

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limitavano^ per ooiHiegiNiizA, nelle loto compero (I), im-

piegando era ix>n


per

il

pi)t diiOltanti^

commercio

coli'

nuche minore quantit


Egitto cominciavano

mila secchini in contanti

Egitto. Ila eesi

introdocevano

dei prodotti dell' Occidente

tofito

a mancare

vigioni deli'oglio (2) e dei frutti, del

le

in

grandi prov-

rame della Germa-

nia (3) e del piombo^ delle pelli conciate e crude, del


panni e vli, ddl' argento vivo e di altre aimili cose die
e cresotto il nome di lellcdi, forse da heleda, terra ferma
sceva nele viciuanze di Calicut. Coufr. Nicol Conti, nello
scritto di KuNSTMANN, Die Kenntntu Indiem im /unfzehnten
lahrhuniert, p. 37; Malipieso, p;i>49; Psootorri, p. 296,
,

Wy 860; UzzAHO,

p. 20, 111

UMomo,

I, p.

323^

Specialmente il pepe, il cai pirezso era aumentato dal


monopolio dei B0ldani> divenne raro a Venezia ed i compratori di <|aest* articolo, che erano soliti a provvedersene in
questa eitt, si recavano altrove. I commerefanti di Vienna,
a mo' d^ esempio^ >per qnanto deeiderosl ibsseio di ornteDere
le relasloni con V^exia, non ebl>ero nnlla in contrario, quanto nelle trattative coU* imperatore MassImiUano neiranno 1515
doveva essere stabilito, che il pepe venisse comperato ad
Anversa, perch man Pfefer zu Venedig ntckt mehr so vii
gehahen tnag..Ved. Archiv, fiSrXundt ster. GesehicktsquelleHf
voi.- XIV (1855), p. 27d e jteg. Per facilitare almeno da parte
sua il commercio del pepe, la republica di Venezia esent
nel 1514 tutto quello che veniva dal Cairo e da Damasco per
Alessandria e Beruti, da qualsiasi dazio (ad eecfvinTic del
cotimo ), il quale i negozianti erano obblig-ati a pajiraro al
Comune. Ci fece essa sapere al soldano per mezzo dei suo^
consoli, affinch per questo procedere fosse indotto a facili(1)

tarlo anch'

eg-li.

Cod. Bcrolin., p. 52-53.

tre a quattromila tonnellate , ma ora soltanto millecinquecento.


(3) Ogni anno tre ed anche quattrouiilu cantari di rame
(2)

Ogni anno

in piaslrej ora soU uuoceuto.

280
altre volte yenivani^ portate Halle galee venerane.

Le

galee stesse non cain|arTaio pik tanto fireqoientemente


in Egitto. Erano passati

tempi, in coi

peravano due od anche tre galee per


solo pepe.

Veneziani adotrasporto

il

Adesso arrivavano in tutt6 tre

i>-alee

del

invece

od otto ed anche. queste soltanto ogni due anni*


grande namero di negosianti TieKiani rimaneva

di sette

Un

prima in Alessandria, anohelaori del riempo della grande


fiera (muda) per continuare le vendite e compere dopo
che

le

galee erano ritornate a Venezia: almeno quindici

dei pi grandi

commercianti dimoravano tutto T anno

per tale sQopo in Alessandria. Adesso vi rimanevano non


pii di tre o qoaibtro agenti. Blentre prima si caleolava
a trecentomila zeechiii il valore delie -merel che furono

scambiate sulla
il

fiefa,

valorB di venti

scars^^avaoo

ora non

si

mila zecchini

sempre

piti i

facevano
(1).

prodotti

carovana >della Mecca v^ port

affari

Anche

che per

nella Siria

dell* India.

nell'anno

1514

La
aoi-

tanto trecento some di droghe, per lo pih di zensero,

ed alquante
(Quello

che

di
le

cannella e chiovi di garofani ad


galee di Beruti

nel

alti prezzi.

principio del secolo

decimosesto portavano a Venezia consisteva in settecento, ottocento, mille ducente colli (2).
I soldani si

adiravano assai contro

Veneziani ed

(1) Cos Marin, vii, p. 303, mentre a p. 2^, si leg*^


numero duecento wiJn Noi preferiamo il primo, perch altrimenti la differenza fra quello che fu una voltn e quello

il

adesso troppo piccola. A pag*. 293 si legge poi anche


hanno solo poco in le mani.
(2) Ber HKT, Del commercio dei Veneti nelV Asia^ p. ili,
115 ; RoMANiN, V, p. 131.

d'
i

fattori

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281
in geneie contro gli Oocidentoli^ percli
il

dimmumBo

commcircio coir Egitto. Ifo invece di - trattarli eoa

dolcezza ed equit per attirarli, rendevano ad essi sem-

pre pi insopportabile

il
soggiorno neii' Egitto per la
durezza e la violenza che usarono contro gli Earopei.

Il

aoldano Gian^Bdit {ZamnUii^) saccheggi nell* an-

no 1500
dentali,

li

negosianti veneziani, genoTcai ed altri occifece Hn[)rigionaro

estorcere dei danari.

mettere alla tortura per

simili scene si ripetevano

gior-

nahnente, in modo che^ i Giistiaui caddero in disprezzo


prsso gli Egiziani, perch sopportayano tatti questi

mali trattamenti per

il

amore del guadagno

solo

Venesiani in particolare

(I).

Coi

soldano Canssuvek Alluri

il

(1501-151 G) ebbe delle contese, non

solo,

perch intro-

ducevano minore quantit di merci, ma ancora per altre


ragioni. Egli si lagnava, che il tributo dovutogli da Venezia come posseditrice di Cipro (%) Tenisse pagato in
modo insufficiente (3); poi, che la rpnblica era divenuta
negligente nel perseguitare

ad essi ricovero
la costa

d'Egitto

del oldano

(4j. Il

trovata a Venezia

(1)

(3

corsieri e

concedeva perfino

motivo speciale del malcontento

Egitto era la benevola accoglienza che

nn* ambasciata di Ismaiij

(2)

Cipro, cosiccli potessero molestare

(5), e

il sciah di Persia (sqfi), av^va


V abboccamento sospetto, che

Petrus Mabtyr, l e,

p.

414, 447.

Maslatrie, HUtoire de Chypre, III, p. 479,


RoMANiN, V, p. 372; Mabik, V|I, p, SOJ; CiCOONA,

Iscrizioni veneziane j

II,

p.

243.

Marin, vii, p.
305.
(5) Giovio presso Sansovino, Historia de' Turchi, Venezia, 1573, p. t7-326i Romanuj, V, p. 370; Cicog:^a, l, c.
(4)

'

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il ooDsole venoziAno Pietro Zeno aveva avato in Damasco


con qooBta stesia ambMciato quando toro^Ta in Penta.

vero ch si trattava

d'

osa guerra contro

Tarcht,

ma qoando il saltano oemanoBajazette rimprover quello


a

d' Egitto,
B

lui

amico, perch sul territorio della Siria

era cospirato contro la Turciiia, allora Canssiive|i in

8uUe

furie,

e fece condurre al Cairo

enesiani che
C06 pure

ai

tiovavano

noli'

tutti

commercianti

gitto e nella Siria, a

consoli di Alessandria e

Damasco Tommaso

Contanii e Pielro Zeuo (ioli). Essi furono cul per

tempo tenuti

in carcere e

duramente

pii

trattati (1).

La

republica spedi nell'anno 1512 Domenico Tr$visai9l

soldano per eappacificerie e cencluderecon lui una n^gya

conveorioDe.

Le ndienae furono

borrascose, sfogando

il

soldano la sua collera contro T ambascia^re ed ancor


pi contro Pietro Zeno, che dal carcere venne condotto
al sno cospetto (2).

Ma a

poco a poco

ai

acquet e diede

ai suoi ufficiali l'ordine di entrale in ulteripr trattative

coir ambasciatore. Dell*

una estesa reiasione

(3j:

andamento

di queste

abbiamo

incessa leggiamo per ordina le

(1) In data del 30 Dicembre 1511, presso Maslatrib


Traits ecc., p. 27 1-273. Questa non , a propriamente dire,

che una seconda istruzione.

La prima

principale e pi par-

ticolareggiata pare perduta.


(2)

notabili intorno a quanto avveniva nelle


leggono in Romanin, V, p. 367-373, tolte ad una
fatta dal figlio deir ambasciatore , Marcantonio

Particolari

udienze

si

relazione

Trevisani.
(3)

Stampati presso Marin, VII,

p.

francese e commentati da Kkinatjd nel

288 e seg., tradotti

tique, tom. iV, 1829, 22-51. Pi volte vi

sione

dell'interprete

in

Nouvea a journal asia-

egiziano Tagriberdi,

accenna ta ia mische per incarico

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singole lagnanze A soldftno; ad ogni punto sono aggiant


le

giustilicaziooi dell'ambasciatore, e le

oppone a quelle
fii

del soldano.

riferisce alP asilo

cui

che

Ad

lagnanze ch'egli

eccezione del punto che

pirati trovano in Cipro

r ambescifitoM prometle

ed a

rimedio, tatto quanto

contemito nel pfotoeoUo, eonceme aibr di commercio.

L'ambasciatore dovette ammettere

che

chiar anche, che nulla di essenziale


biare in questo stato di cose, se

il

commercio

il

del Ir sua nazione coli' Egitto era diminuito,

ma

egli di-

potrebbe c&m-

si

soldano perseveraya

segata ri^^rdo al commercio:


non essere che un impedimento dello stesso il voler stabilire egli per una muda determinati prezzi delie dronetla politica da lai finora

ghe, invere

di lasciare,

che liberamente

si

(issassero perle

vicende dei mercato stesso, e prescrivere, che


vallo

da mia muda

se non- a quei
fiera
alle

presasi

all'

altra

non

nel!' inter-

a potessero hv afbri^

che valevano durante la precedente


la seguente. Quanto

o che venissero stabiHti per


dugento

dieci tonnellate

di

pepe che

Veneziani

dovevano comperare nei magazzini del soldano e del


sno agente, l'inviato dichiarava, che
si

snoi connazionali

ritenevano sciolti da qnest* obhHgo

se

il

soldano

maggiore degli ottanta zecchini


Al soldano venne offerta per i prossimi anni

volesse esigere presso


fissati.

una somma complessiva a

titolo di

indennit

ma

del soldano Ganssnveh, eia stato a Veoezia nelPanno 1607


e di l aveva acche trattato con Firenze, come sappiamo da

Amabi p. 219, 224, 387, 888, 390. Si confr. intorno a questo


ambasciatore, reputato veneziano di nazione da Reinaud, malgrado il suo nome evidentemente oieotale> anche MasLATRIB

BUMu

de Chppre,

111, p.

478.

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284
non dovrebbero essere
a comperare pepe dai magaassini del soldano

negozianti ?eneiiani, in compenso,


obbligati

nella quantit stabilita,


ag-enti. L'

nella

n avevo

fissati i prezzi dai* suoi

indennit fu dopo lunga quistione convenuta

somma

di (iuiudicimila saraffi (zecchini),

cosicch

al soldano verrebbero pagati cinquemila saraiii in

delle prossime tre fieve (1).

nltimo diversi desiderii


diritti

U ambasciatore

varie

ognuna

porgeva da

domande rigoado

ai

e possessi dei Veneziani in Damasco, Tripoli ed

Aleppo,

domande

dalle quali risulta,

che anche qui

ad estorsioni, violenze, frodi e


(2), e che inoltre, come in Egitto, avevano a lottare

negozianti erano esposti

rapine

colla concorrenza d^gli Bbrei (3}.

visani

Tatte le cose dai Tee-

domandate farono dal soldano accordate^ almeno

sulla carta, c

1'

ambasciatore torn

lieto duircito della

sua missione in patria, accompagnato dal console Pietro


;

Zeno.

Il

soldano aveva rioie&BO nella repubi ica

nunciare la sentenza contro qaest' nltimo

il

pro-

(4).

g^alee veneziane in quei


(1) Bisogna ricordare , che le
tempo non venivano, se non of^ni secondo anno, e che adunque la fiera aveva luogo solo ogrni due anni.
I, p. 149
parla
(2) Anche Babthema presso Ramusio
come testimonio oculare dei mali trattamenti dei ncg^ozianti
occiclpntai in Damasco. D' altra parte giova ancora osservare,
che Bein'detto Sanudo ed il console in Damasco Bartolomeo
Contarini ottennero nel 1508 dal soldano d' Egitto una piccola
diminuzione dei dazi per le merci che dalla Siria andavano
,

a Venezia. Merci del valore di mille zecchini avevano pagato


finora cento zecchini, che venivano ora ridotti a novanta.
BEUcnET, /. e, p. 109, dai Diarit del SarivdQ.
(3) Cicogna, t. e, Uud. UcruLi p. iu-i.
(4) UOMAHIN, Le.

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285
Questi furono gli ultimi

un membro

della dinastia dei

nio volgeva alla sua

tano Selim

I entr

Daziati

di

Mamelucchi.

fine. Neil'

Venezia con
Il

loro

autunno del 1516

vincitore in

domiil

sul-

Damasco, ed in prnci*

pio del .151*7 nel Cairo^ ed un stailnmU

JS^Ut e la

Siria eoi sempre ereseente impero oUomano, Venezia


affrett di

meo

spedire

Contariiii ed

al

si

Turco due amlmsciatori, Bartolom-

Alvise Moceuig-o, per felicitarlo ed

implorare da lui la conferma degli antichi privilegi, che


repablica finora aveva goduto in questi due paesi.

Il

Contarni accompagn Selim nel suo ritorno dal Cairo

Damasco, ed ottenne ivi il 17 Settembre 1517,


domandata conferma dei priviloGn fi). Quale fosse la
condizione del commercio neir Egitto divenuta pro<
vincia turca, non spetta pi a noi a considerare, perch

fino a
la

fuori dei limiti


i

tempi del

che ci siamo

fiore di questo

prefissi.

<

Basti accennare, che

commercio erano per sempre

'

passati.

Hammer, Oeschichte des osma(1) Paruta, 1. IV, p. 289


nUchen Meiehes, II, p. 5G8, 595 e seg., dai IHarii di Mabin
Sanudo; Romanim, V, p. 973.
;

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-VII.

LE COLONIE COMMERCIALI DEGLI ITALIANI'

NELL ISOLA

DI CIPRO.

L^ isola di Cipro posta di fronte


Siria, salla

quale

Orociati

gni, divenne relativamente tardi

prese degli Occidentali

Erano

alla costa della

avevano fondati

desiderosi

far

di

scorsi quasi cent' anni dalla

allorquando Riccardo Cuor di Leone

termine al dominio greco sulF

campo

il

isola.

im-

conquisti;.

prima
nel

loro re-

delle

crociata,

1191

Pare che

mise

il

com-

mercio degli Occidentali con Cipro non fosse considerevole nel tempo in cui dessa

si

trovava in

mano

de' Greci. Alle nazioni commerciali d' Europa, alleate

con r impero bizantino, non era vietato di approdare


par anche nei porti di Cipro con le loro navi mer*
cadtili, e

V imperatore Manuele nomina

insieme con Greta,, come stazione


ta,

ai

qnest' isola,

Veneziani aper-

e ci nel trattato con quest' ultimi conchiuso nel

1148

(1).

Se poi

il

pii

recente storico d' Amalfi (2)

(1;

Tafbi. e Thomas.

(2)

Cambra,

I, p.

tSii^ria delia

124.

citt e costiera

d'Ama^^,

p. 206.

288
asserisce

aver

suoi compaesani poasedati degli sta-

bilimenti mercantili in
iiou

d uua prova

di

Cipro, egli,

vero dire,

per

questo suo detto

ma

sideriamo che gli Amalfitani da una parte


istretta

relazione politica con

manteneTano tto

dali^ altra

e la

il

Siria, cio con i paesi

r istoria

Cuor

di

della

la sua notizia.

conquista di Cipro

Leone dimostra,

in

P impero bizantino, e
commercio con l'Egitto

pib vicini air

non troveremo improbabile

con-

se

erano

noi

isola,

Appunto

da Riccardo

fatta

che gi dorante

tempo

il

del dominio greco snll* isola vi esistevano stabilimenti

mercantili delle nazioni d'Occidente.

Qnando

il

re in-

glese con la saa fk)tta incrociava davanti a Limisso,


dei Latini abitanti in questa

fecero

tosto

sapere, essere dessa abljandouata dai Greci ed

inca-

pace ad opporre

citt

gli

ad nn suo assalto (1).


nn contegno tanto amichevole col

resistenza

Essi Latini tennero

conquistatore, probabilmente

perch

bene sentivano

potere solo la cacciata de' Greci e lo stabilimento d'

governo latino fare di Cipro quasi

mercadanti

di

una

nn

patria per

Occidente ed una sede di fiorenti colo-

nie commerciali.

cos fu in realt.

La

favorevole si-

doveva hf

s, che il suo
commercio velocemente s'innalzasse, specialmente quando il suo governo fosse amico degli Occidentali. La casa
dei Lusignani^ che si mantenne per tre secoli sul trono
reale di Cipro novellamente eretto, promoveva il fore
del commercio con privilegi e donazioni, tanto per in<clinazione, quanto nel proprio ben inteso interesse.

tuazione geografica

(1)

Vedi

il

passo

presso Maslatsib,

d"

dell' sola

una continuazione

Mi^tom

di

GuGL. dx Tiao

de Chyj^re, li, p. 4.

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289
afiBfti prol;)abile,

cbe gi

primo re d Cipro,

il

dlia dinasta dei Lusgnani, Guido 9otto favorevoli

V isola

condizioni aprisse

promise almeno ad

ai smoi amici,

Pisani, Egli

grandi donazioni e privilegi

essi

Del DuoTO suo dominio di Cipro, se fossero pronti

ad
Gerosalemmef in cui la sua potenza crollava. Noi non poaaiamo 4abitare^ che egli
adempisBe le sue promesBe, e tanto mno^ ])crch i
Pisani da quel tempo fino alla sua uiorte iurono suoi
alleati ed ebbero anche a soffrire per avere preso queajatario nel regno di

Fu

sto partito*

questa la cagione) per cui tempora-

riamente erano banditi da Accone

(I),

Un

piccolo porto

deQ* Italia meridionale, peraltro spesso ricordato

luogo da cui salparono


zione di tutti

empori

come

ottenne T esen-

prima che

dazi in Cipro ancor

d' Italia vi

scovo Samaio

eserciti crociati^

grandi

fondassero le .colonie loro. L* arcive-

venne nel 1196 a Cipro con

di jPmfti

nn^ Importante missione malrico di Lusignano, saccessore a Gnido, aveva implorato dalla
peratore tedesco Enrico

le

insegne

reali,

mano

delF im-

per dare

mag-

giore dignit alla sua corona e rendere pi legittimo

suo governo.
caric

il

suo cancelliere,

il

vescovo Corrado di Hil-

desheim, a porre snl capo di malrico la corona^

prima

pro per recarvi

(1)

ma

invi gli arcivescovi di Brindisi e Tran a Cilo scettro regale

colse r occasione per

il

V imperatore annui alla preghiera ed in-

(2).

Quello di Trani

domandare e&enone dai da^l

Continuatore di GiQh. di Tiro,

Msc. D,

p. 199,

20^

seg".
i2)

remm

Anna

1.

Argentin.

publicat^da

germanicarum, tom.

G. Hcyd,

II.

BoBUM^a

nei

FonUs

Ili, p. 89.
Ift

per

suoi concittadioi, attivi navigatori, ed Amalrico

con un diploma, con perveDatoci nella

gliela concesse

ma beasi in noa recensione poste-Quanto poi i Tranesi approfittasseroidl qaesto


permesso di far commercio con Cipro, non sappiamo
sua forma originale

riore (1).

aire,

maucandoci 'altri documenti

Le

relativi

a tale traMco<

relazioni pi varie e pi strette ira

giovine

il

regno di Cipro e la repaUica di Genova cominciarono darante t lunghi anni ddla reggenza, che go>
vernava per
rico,

cui

di

furono
(

il

minorenne Enrico

abbiamo

allora

aiidate

morto nel 1227

signore di Berito
(1)

) ,
(

nipote del re

Amal-

del g-overno

da prima a Filippo

e poi a suo

fratello

d'

Ibelino

Giovanni

morto nel 1236). Sarebbe ripetere

In questa forma per la

patrizio di Trani

I,

Le redini

parlato.

prima volta publicato dal


nella pregiata sua

Fobobs Davanzati ,

Dissertazione suUa seconda moglie del re

Mwtfndi

e su' loro

Napoli 1791, Doe.


VII. B vero che il some del
re alterato In questa posteriore ibrma del documento, alla
cui testa si trova Guido di Lusig'nano, invece di Amalrico.
Guido non viveva pi nell'anno 1196, n aveva mai rioevnto
le insegne reali dall' imperatore Enrico. Ma che un documento
autentico sia la fonte di questo alterato
non pu pi esser
messo in dubio ora, che dagrli jLnnal. Argent. confermata
questa missiono doli' arcivescovo di Traui , dal documento
indicata come motivo, pel quale stato rilasciato T atto. Ld
stepso MaSlatrie, che prima (1852) aveva rg-t ttato il documento come opera d'un falsario Uistoire de Chffpre II,
ora ammette > che loudamento del documento sia
p. 30-32)
uno prenuino, avuto rig-uardo aorli Annal. Argentin., publicati per la prima volta nel 1853, in ci seguendo HuillardBreiiolles, Hist. diplom. Ffiderici, IL p. CCCXXXIII. Ved.

Jlffliuoli,

il

volume primo della sua Mutuirc

de Chyjjref p. 127, publi-

cato nel 1861.

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cose di gi note ai nostri

lettori, se

volessimo di nuovo

raccontale la grande lotta aoetenata


dalla casa degli Ibelini ed

il

gni di Gtemsalemme e di

Cipro

degli Hohenstaufen, lotta in cui


tntte le nazioni

ciare

il

commerciali

qnel tempo

in

ano partito ne^ dne re*

si

contro la potenza

Genovesi prima di

decisero ad abbrac-

Gbibeiiini col quale co-

partito avverscv ai

stantemente procedettero in concordia. Genova aveva


ogni motivo d'eeeere grata alla casa d'

ch non solo nella

citt di

Bento

Ibeiiiio,

come

ci

per-

noto

essa ottenne da Giovanni ampli privilegi e possessi,

ma
di

anche

Due

Cipro.

r uno
ai

altro fratello Filippo, si rese benemerito

l'

con porre

lei,

fondamente delle sue colonie in

le

terreni datti per ergervi delle &bbrche,

in Limisso,

l'

altro in

Famagosta, che egli don

nelF auno 1218

Genovesi

(1),

furono

il

modesto

genovesi in Cipro che in

principio dei possedimenti

seguito divennero cotanto estesi. Nel medesimo tempo

concesse loro

permesso di

il

stebilite consoli per la

loro nazione in Cipro, accordando


ti) Il documento
Mi$t de Chypre, II

a questi

la giuris-

{Zilnr turium^

I, p. 625, e Mast.atrie,
propriamente rilasciato dalla
regina vedova Alice, De consensu PhtUppi de Ybelini, bailivi
rr.a siccome noto,
che Alice nbbnndon del
regni Cvpri

p.

39

tutto a Filippo gli atari di governo, questi

siderato

come

il

pu cHRcre conL ambascia-

vero autore della concessione

diploma

cliiamava Pietro Gontardo.


che questo stesso ambasciatore
sia gi stato in Cipro nel 1208, ed abbia concliiuso im tratli anno
tato simile con la regina Elisabetta di Cipro; ma
rt p^iua
Elisabetta di Cipro: Canale
1208, non esiste un
stato tratto m errore da un copista, che lesse male il nome
della regina e la data (1208 invece di 1218).
tore che

Canale

ottenne

(voi.

II,

il

p. 737) dice,

si

_292
dizione, riguardo all& quale riserv ai

tribnnali reali

quella sogli. aggressori, gli assasuni e quelli che avessero commessi gravi delitti politici,

conformit

che

cessione pi importante e quella

gratitudine

fu,

che

e ci aSsitto in

Gerusakmi/ie

alle Assiste di

Ma

la

con-

meritava

pi

(1).

mercanti genovesi non dovessero

pagare dazio di sorta per

le

merci che fiuebbero en*

od uscire. Se per tali concessioni i GrenoTesi


avevano nuovo motivo per esser fedeli alleati della
casa d' Ibelino, dall' altra parte anche Giovanni Ibe-

trare

lino,

doveva sentirai obbligato

alia repubiica, la quale

non. solo insieme con lui agi per rovesciare nella Fa*
lestina

la

potenza egV Imperiali

ma

chiamavano, dei Zom^mli,

o,

come

allora si

pur anche mise a sua

disposizione delle navi per combattere in Cipro

mico interno ed esterno

(2).

consoli genovesi delia Siria,

il

ne-

Giovanni consegn

ai

Ugo Ferrano ^e Guglielmo

che lo avevano accompagnato su queste navi


a Famagosta, un privilegio per il comune di Ge*
nova (3) che esprimeva pii precisamente le conces-

dell'Orto,

fino

modo che

sioni dei diploma anteriore, estendendole in

Trattati posterior concessero ai consoli

genovesi il
deir inqrnsizione e della sentenza anche riguardo a
questi delitti ai tribunale reale rimase soltanto V esecuzione
Maslatrie, l. c.y II, p. 52, 258 e sQg,
della sentenza
(1)

diritto

(2)

Maslatrie,

(3)

Liber tuHum,

seg".

Il

re Enrico,

l.

e,
I,

l,

p.

a, p. 282.

899 e se^.

allora quindicenne,

Maslatrie,
il

cui

nome

II, p.

51 e

si leg'g'e

nel

documento, non da considerarsi come quello, il quale realmente fece la concessione. Sebbene d' et mag-g-iore, non
aveva ancora preso le redini dei governo; Maslatrie, I, a,
.

p. 281,

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293
questo documento del 10 giugno 12;2 deve considerarsi

come

la

magna charta

per

Genovesi in Cipro.

commercianti genovesi ricevettero allora

nelle quat-

tro principali citt dell* isola, in Nicosia, Lmisso,

Fa-

magost'a e Baflb fPapho) ddle case, ed in Limisso^


inoltre

una

forte torre (1). Nelle citt ebbero per

giore comodit della loro vita bagni e forni

abbisognavano

de' prodotti dei

mag-

quello che

campi, biade e vini,

potevano ritrarre da un casale presso Limisso che fu


loro donato con tatta la saa

Siccome

come

popolazione

contadina;

le case nell dette quattro citt sono indi<;ate

tali

da poter servire ad abitazione di consoli e

visconti genovesi, cos chiaramente indicato, che

concesso alla republca di potere stabilire in tatto e

quattro le citt capi della colonia* Pare peraltro, che


il

comune

permesso,

di

Genova non

facesse si tosto oso di questo

gi in generale indicato nel trattato del

1218; ma che

gli affari di

Cipro fossero intanto trat-

tati dai loro consoli nella Siria.

Ancora nei dicembre

del 1^33 la republca di Grenova era rappresentata non

dal suo console netr isola

ma da un

commissario spe-

dito dai consoli della Siria, quando essa in Nicosia


'

conchiuse un trattato

di

alleanza col re di Cipro

Nei documenti non rinveniamo prima

un

dell'

consoie genovese residente in Cipro (3).

Essa fli distratta nel!' anno 1S95, quando


sprpresero Limisso ; Dandolo, p. 405.
(1)

(2).

anno 1292

(2)
(3)

Veneziani

Maslatbie, II, p. S6 e se^. Ck>nfr. I, a, p. 302 e seg.


Mattheu laeearia, potestas et vieecma Jamtentis

in regno
zioB d'

Cjfpri, Liber iurium, II, p. 2'i6. La proBsima meoun poteetae Junweneie CppH cum suis eew coneiiariis,

troviamo neiranno 1341, Qfic. Gasz,,

p. 340.

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294
Da tatto d vediamo chiaYameate,
la

generale relasione fra

isola di Cipro.

Siria rimasero in
1^

Fino a che

mano

mta prinoipale

quale fossa allora

continente della Siria

il

le

dei Cnst^ni, esse furono

come ona

di Cipro invece fa coneiderata

non

T ieola

stasione eecoB-

ed intermedia di minore momento.

ci

anche

delle na?igazioi mercantili, e la

sede pit importante delle colonie commereali

(hirui

citt marittime della

per questo

recher meravig-Ua^ se vediamo, che nel primo

non tanto vivo

etai

erigere Attorie neU' isola* I Oenoveei

no&

secolo del governo de' Lnsignani

IMmp^^ di

avevano poi in queste parti altri rivali che i Pisani ed


i Provenzali, i quali non poterono poi stare a petto dei
Genovesi n per
le,

n per

la

eadt^

cose.

le

1'

estensione del loro possesso colonia-

concessioni fatte al loro commercio

^ Aeens

cambi

Cipro acquiate

afiBntto la

p^ quest* avvenimento
come ben

nn' importanza passeggiera,

Ma

(1).

condiBiOiie dell

ncm

solo

aoetto asilo di

una grande parte della popolazione latina delki Siria,


eziandio una durevole come
erede principale della

ma

vita commerciale che aveva fiorUo

mi regni

d$ila Siria

fondati dai CroeiaH, Oltre Cipro non v^ era he


l'ogno posto in qoesto golfo orientale

raneo, dove

il

mercante

g^overno cristiano ed
l'

Armenia minore.

d'

Occidente potesse trovare un

Ma

l'

isola di Cipro era pi favorelo fosse

II, p. 24
(1) Maslatrie, I, 0, p. 315
GuiNDON, Histoire anayti^ue da aciis de
;

1, p.

sol

amico, vogliamo dire quello del-

volmente situata pel commercio, che

MarseilU,

nn

dd mare Medita

1*

Armenia.

Mry bt

seg*.

la

mmicipalit de

186, 419,

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296
I soldaui d'

Egitto devastarono a pi riprese T Ar-

menia minore e da ultimo

la conqiiiBtaro&o.

circondata dal mare,

viveva

si

d^* Egitto maggiormente

per

terrbile

di terra che per la sua Diarina.

suoi eserciti

Kella Cilicia poi sboc-

cava una sola delle grandi vie commerciali

come

in G^pro a^Qnivaoo

un centro

in

In Cipro

acoro degli assalti

pii

strade mercantili che toccavano

il

d'

Oriente

tutte

litorale del

quelle

Mediter-

ruieo in qneUa langa estensione delle coste da Satalia

ad Alessandria
per

isola,

l'

Egitto.

d'

che

Niuna cosa era

le bolle della

pii

Sede,

sjaiita

favorevole

mediante

le

quali veniva proibito alle nazioni commerciali dell' Oc-

cidente di visitare

il

porto. d'Alessandria e quei delle

citt della Sirla e dell'Asia

mani.

minore soggette ai Musulil loro ajuto per im-

re di Cipro istessi diedero

pedire questo ,commercio.


Oriente, ed in ispecial

vano ora tutte

le

dal continente

porti

dell' isola

modo Fam^ffogfa

merci che venivano

dell'

s'

(^],

posti ad

accoglie-

nav orientali

Egitto e della Siria. L' Occidente

abituato alle droghe delP Oriente trovava qui

un mer-

cato sempre riccamente provveduto di questi preziosi


prodotti.

come

Pegolotti,

il

quale negli anni 1324 a 1327

ed agente

fattore

ipro ci ba conservato

della casa Bardi

un elenco

le merciy

che

esso non

manca nemmeno uno

si

(1)

in

rinvenivamo sui mercati di Cipro ; in

Europa.

Nioosia

dei

preziosi

prodotti

che nel medio evo di col venivano por-

dell' Oriente,

tati

dimorava in

assai ricco di tutte

li

viaggiatore Leopoldo di Suchen

cba finora aveva avuto

il

pi vivo commercio,

venne adesso di gran lunga superata da Famagosta; I^asLATBIB,

I, a, p.

391.

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296
(1346) dice

Famag^ita

essere in

comune^ quanto

Upane

delle ffenne e dei tessuti d' oro ehe

mn potrebbe
tosto

compredi^i

fra

V Oriente e V Occidente,
commer-

trasferirebbe ora a Cipro. Molte delle case

sino adesso fiorenti

ciali

in

la loro stabile

cantili

d' fioropa

cacciarsene;

altri

loro privilegi.
dell'

Accone, Berito o Tripoli

sede a Cipro (2) e le citt merche non


erano ancora acquistati

misero

possese e diritti nell* isola,

a* affirettafono

fecero rnnovare

si

Accone era cadata

anno 1291, e gi

il

il

ora di pr*

ed ampliare

diciotfco

Mae'f>'io

Ott obre dello stesso anno

nell'

Pisani si acquistarono

soli loro in tutto il

diritto di mettere de'

con-

regno di Cipro, ovunque volessero

e di pagare soltanto
.

(1).

Occidente

bnoiia parte del oommereio die

Ino^

finora aveva avuto

dell'

che dopo la caduta dei regni fondati

Crociati delia Siria^

si

^lUo

qui si aoeimulanOt

trovar J'edc ne* suoi lettori mropei

Le nazioDi commerciali
sero

driighe casa

in OeeiienUt e se volesse yarre

il

due per cento di dazio per le


(3), il che forse nou che

merci che introdurrebbero

una
sotto

conferma del privilegio da loro ottenuto di gi


il

regno di Guido di Lusignano.

bero nello stesso mese

Alquanto

Catalani eb-

privilegio dal re Enrico II (4).

da Venezia un* ambasciata per


medesimo intorno ai diritti dei Veneziani

piti tardi parfii

trattare col

(1)

un

Pagnim,

III, p.

XXV, p. 33.
(2) Un esempio ne

64; BibliQthek des literariichen Vereim^

voi.

trovi presso ^^ASLATRIE, li, p. 94.

(3)

Dal Borco, Diplomi

Pisani,

(4)

Capmaky, Mchwrias,

li,

p.

145 e

segp.

p, 5(5 e seg.

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297
in Cipro ed a molti altri punti
fosde

(1).

Ma un

trattto

che

risnltamento dei negoziati di quest' ambasceria

il

>

non a noi pervenuto.


Mentre in questo modo ebbero origine nuove cocommerciali

lonie

male

Dell' isola,

intelligenze fra

inaoraero

re Enrico II ed

il

conaideieToli
il

comune

di

Crenomj che dai 'tempi pi antichi godeva dei privi-

che in quel tempo


ampia autorit da parte
della republica^ aveva il 21 .settembre dell' anno 1288
conchiuao col re nn trattato, il quale, a quanto pare, a
quest' ultimo ofieriva dei vantag^gi, mentre Ila repoblica imponeva degli obblighi molesti. Il re si sforz
legi in Cipro. Benedetto Zaccaria,

fu in

Levante provveduto

di

indarno ad ottenere la ratifica del trattato da parte

siccome essa costantemente

dalla republica;

anche

ad

re al vide da ultimo costretto

il

trattato, e fece ci

il

17 maggio 12^2

(2).

si rifiut,

abolire

rato per

il

procedere della republica, tratt male

novesi

dissapori

al

tra

1298, nel qual' anno

lui

gli

Genova durarono

Gefino

ambasciatori genovesi Lan-

franco Spinola ed Egidio di Quarto rappacificarono


re (3).

il

Enrico, adi*

il

Ma in conseguenza delle piraterie commesse dai

Genovesi alla costa 4i Cipro si rinnov la discordia e


crebbe in modo, che il re nell'anno 1305 costrinse i
Genovesi ad abbandonare

la

spiaggia ed a trasferire la

loro sede aNicosia. Egli aggiunse inoltre laminacela, che

avrebbe privato

Genovesi di tutti

(2)

>rASLATEiE,
Iac. Doria,

(3)

Ci^ale, 1V p. 354

(1)

II,

p.

loro privilegi, se

133.

p. 322,

Ziber iunum,
;

Pagano,

II,

p. 24.

p,^275 e seg.

298
regno non venissero a cessare (1). Le
da Salvaigo Pesaagno spedito come ambasciatore della repnblica a Cipro nel 1306 furono dal
gli

assalti

al

richieste prte

re respinte e
ci a tutti

1'

ambasciatore ordin in conseguenza di

Genovesi abitanti

di

nell' isola

abbando-

come paese nemico. a cui conveniva dichiarare la


guerra. U re in quella vece public un ordixie, sec<mdo
il quale i Genoyesi dovessero essere impediti d' abbannarla,

donare
^

eoo regno, confisc le loro merci e proib ai

il

SUOI sudditi

li

cuiiiperare dai Genovesi ed

il

prendere in

deposito cose loro. Parve inevitabile un coniiitto con

armi

ma

dal trono

appunto

da ano

allora

fratello

il

le

re Enrico venire sbalzato

Almerigo

(2).

La pace er^ per

Per la tersa volta insorsero diffiseguito ad un conflitto sanguinoso fra Geno-

altro di poca durata.


colt in

vesi e cittadini di

Famagosta. N Almerigo, durante

la

1306-1310) era avvenuto questo incon(


n Enrico II, il cui ritorno dal lungo esiglio era

cui reggenza
tro,

stato favorito dai Genovesi

zione che la republica di

Genovesi erano
sent offesa,

isola,

stati la

ingiunse

(3),,

vollero dare la soddisfa-

Genova

causa della
ai

richiedeva, perch
lite.

Genova

suoi cittadini di

e (Uchiar^, essere

pui si

abbandonare

Ciprioti ^uoi nemici, a cui

ognuno poteva recare danno impunemente. Quest' ultima dichiarazione ebbe per effetto, che la citt di Baffo
venisse assalita, presa e saccheggiata dai Genovesi.

Una

flotta,

domande

armata a Genova, doveva dar forza

della repubiica.

(1)

Asstses de Jrtisalm,

(2)

Amadi

i')

Pagano,

Ma il
II,

p.

alle

suo desiderio di lare la


363-368.

presso Waslatiub, IH, p. 681 e seg.


p. zi.

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-"299
guerra a Cipro
interrotte

diminiA a poco a poco per

si

ammonizioni della corte

non

le

pontilcia (1), e forse

ancora per

le

interne discordie, le quali allora

erano scoppiate

in

Genova

piii

r anno 1329

{2), mi

stesaa. Finalmente , iielvenne ad una pace fra le dne po-

an

tenze, esBendo intanto

Ugo IV^

altro re,

sai

salito

trono di Cipro. In questa pace vennero ai Genovesi

confermati tutti
trattato deli*

possedimenti a loro assegnati nel

anno 1232

Ma
a

(3).

questa pace areTa soddisfatto

somme

pagate molte

Genova non
vecchie,

anche dopoch

indennit

di

mentre

dall' altra

parte

la repnbliea

si

mostr

far cessare le piraterie,

a recar danni
Genova si avesse

tutt' altro

con cui

cittadini eran soUti

ai Ciprioti (4).

che gi allora in

il

liri

nell' isola

di

domande nuove e

cess di molestarlo con

che premurosa a

re in

il

tutti 1 suoi debiti e

suoi

Pare

pensiero di stati-

per la forza delle armi e ch^ perci

si

siano cercati nuovi motivi di complicazioni.

In conseguenza di questi ripetuti

a poco a poco

l'

la repnbliea al

tempo dei due baili vi

alleanza che

s*

conflitti

si

sciolse

era formata fra Cipro e


della casa d' Ibelino.

RATNrALO, Annal, all'anno 1819^ 131*7, 1819, 18S0,


XXIV, p. 8 6 seg., 64, 115, 148,
411.
(2) Un trattato di pace dell* anno 1826 , che vuol avere
Veduto il Pagano, non esiste ; e si pu solo provare, che
avessero avuto luogo del negosati non riusciti jkei 182; Tod.
Ratnald, a quest^anno, p. 148.
(8) Ziher iwriim, IX, p. 488 e seg. ; MASLATaia, II, p. 150
(Ij

1822 1328, tom.

e seg.
(4)

Yed.

negoziati

in cui 80D0 citati altri

di Sorleone

sinili

Spinola neir anno 1338,

di Giannotto Gentile che avevano

avuto luogo prima. Maslatsib,

il, p.

166 e seg.

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300
Le cireo8taii2e divennero per ei pih faToreToH
neziani.

Ancora nel 1300

essi s'ebbero

ni

Ve-

a lagnare di molte

molestie che sofTerivano, e speciahueiite di ci, che

il

prezzo del sale era stato considerevolmente aumentato

Ma

io loro daiiQo (1).


tello del

qudl' Almevigo che priv suo fra-

trono concesse loro

il

B giugno

dbl 1306 qio

sabito in pHneipio della sna reggenza, che dur quattro


anni, dei diritti e dei possedimenti assai

Fa

pregevoli (2).

accordato ai Veneziani di possedere, tanto

capitale Niooeia quanto nei porti di Limisso e

gosta

(3),

quartiere con chiese, loggie ed abltasioni per

gli officiali della colonia,

ma

non gi

glia,

che

nella

Fama-

come per

di fortificarli in

singoli mercatanti

alcun modo. Reca meravi-

Veneziani credessero necessario

di

pattuire

conquesto regno orientale s, ma cristiano che i loro


quartieri non dovessero mai esser^ chiusi, come soleva
avvenire ne' domini musulmani durante la notte e le

La

ore della preghiera.

anche qui portavano

non

loro autorit,

tutte le
all'

bastone come emblema delia

estendeva

ai delitti,

per

quali la

entrata ed

nella/ perdita d'

all'

zioni pili favorite,

esenzione, perch

p.

giurisdizione dei loro baili, che

un membro del corpo


vita. Ma ci avevano i Veneziani comune con
nazioni straniere^ In quanto ai dazi da pagarsi

pena consisteva
0 della

si

il

(1)

Maslatrie,

(2)

Ivi,

p,

uscita essi furono parificati alle nail

che era

lo stesso

che una perfetta

Genovesi non pagavano dazio alcuno.

l, p.

100.

102 e seg. la compendio presso Mabik,

299 e se^.
(3)

Un

bailo

veneziano risiedeva a Famagosta, almeno

dal 1307 io poi. Maslatbib,

p. 111.

Digitized

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301
Pare che

il

commercio di Venezia con Cipro

vivo da quel tempo in poi

mente

fino a

(1),

fosse

quando re Ugo IV prese

ai rallent,

molto

che temporalle

redini

Quando Pietro Zeno in nome

del governo (1324-1359)*

delia Tepnblca felicit questo re pel suo avvenimento

anche nel medeumor tempo un accrescimento dei diritti dei Veneziani in Cipro, accresci meato
che non era proporzionato a quanto Venezia prometteva
di fare in. contraccambio. II re cerc6 di differire una

ai trono, chiese

risolosione e diede risposta evasiva (2).

La

repablica,

per mostrargli che procedeva seriamente, proib\ ai Vene'


/:iaiii

di

far

commercio con Cipro ed ordin

cittadini stabiliti

nel!' isola

di

ai

abbandonarla tosto

suoi
(3).

Questo procedere non fece, a quanto pare, grande impressione sul le, perch il trattato conchinao nel 1328,
(4), non ch la ripetianno 1306, con un' ag^
giunta di poco momento. I Veneziani non ebbero per
esso alcun nuovo vantaggio, se non una nuova colonia

dopo negosiati d litnga durata


zione dell' anteriore, fatto nll'

in Baffo (5).

Ma

certo , che fu riattivato

{])

il

commercio,

Vrd. gli estratti dai registri del Senato presso MasII, p. 183 e sepr.

LATRiE.
(2)

Mablatrie,

(3)

Ivi, II, p.

135.

(4)

Ivi, II, p.

142 e seg.

11;

p.

l'l

e seg.

Maslatbib, che del resto registra ogni minima differenza Ara il trattato del
e qaello del 1306 non nota, che
quello nomina ancbe la eitt di Pafo, in questo non compresa.
Ma Tempio estratto del suo contenuto presso TAFBLe THMAS
2>off0 Andreas JDandolQ , p. 126, ha chiaramente le
(5)

parole

Eaebitni in ieotiia^

fo, eccUsiam,

logiam

eco.

Limmo, Famgosta

ed anche

il

documento

et BjBf-

inserito

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302
ed

figlio del re

il

Ugo, Pietro

(1359-1369)

pi pronto ad accondiscendere

Questa

gli spedi nel

1360 come

Dandolo e Pautaleone

si

mostr

desideri di Venezia.

Giovauni

am>asciatori

por felicitaiio

Bacrbaro,

esser

per portargli dei doni e per presentare

salito al trono,

delle

ai

domande. Egli ordin le rdazloni dei Veneziani a


modo, che si primi fosse coneessa

balivi reali in Cipro in


nti*

ampia esenzione

in

affari

criminali ed ai secondi

venisse prescritta una procedura

quando

spiccia

si

meno minuta

pik

trattava di stabilire la nazionalit

di dar licenza alle navi venesiane (1). Vanesia per parte

sna promise che avrebbe 'raccomandato ai sooi


Cipro

baili ixk

procedere coscienziosamente, quando fosse qui-

(li

stione della nazionalit di tali individui che volessero


essere tenuti per Veneziani, e stabil

deUe pene per quei

capitani di bastimenti, veneziani che prendessero a bordo


sudditi 0 schiavi del re di Cipro

messo

di viaggio in iscritto.

tutti

Veneziani che davanti

reali dichiarassero

ad

altri

non provvedati del per-

Essa minacci poi anche


a2:li ufficiali

delle

mercadanti soggetti ai dazi, perch ci era da

considerarsi

come defraudazione

lui spettanti. Alla

del re

neOe rendite a

preghiera del re, che ora anche

suoi sudditi dovessero esser esenti dai dazi,

Venetis et

Bc^
(1)

et

quali si

Mii

deir archivio veneto, IV, foL 4, ha


quod placeat domino regi concedere
Jidelibtis d. Ducis et Cowunis Veneciarum^ quod
habere debent in Nicosta, Limiteo,. Famagoeta et

neir esemplare dei


le parole
Petunt
haheant

dogane

per merci loro quelle appartenenti

ecclesiam, logiam,

Maslatris,

domum

et plateHM,

II, p.

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303
rscnoteyano in Venesia, gli fa rspoBto,

non

potergli ci

accordare, perch in tal caso anche altre nazioni avreb-

bero chiesto di andarne esenti

(1).

Noi non vogliamo qui ripetere qaello che abbiamo


detto della eroeiat da questo etesso r$ PUtro

AlmtmM

presa
novesi'

I intra-

(1365) e della parte ehe Ge-

e Veneziani ebbero in questa guerra e nelle

susseguenti trattative di pace.

viaggio fatto dal re

Il

Occidente, affine d trovare molti che prendessero

in

parte alla sua spedizione lo condusse due volte a Venezia ed una volta

a Genova

(2). Il

doge

di quest'ulti-

ma republica

non

domandare

confrma del privilegio delPanno 1232,

la

si

conferma che ottenne


Pietro continuava

un

il

lasci sfuggire

il

l'

5 marzo 1363

opportunit di

(3).

suo viaggio, avvenne

Mentre re

nell^ isola

sua

incdente, in conseguenza del quale la pace fra Cipro

e Genova
avevano

fi

seriamente minacciata* Degli

ftto tagliare le orecchie

trovavano

al

servigio del re

esser sudditi della republica di


il diritto

ufficiali reali

a due marinai, che

ma

si

questi sostenevano di

Genova

e di avere per ci

di esser giudicati soltanto dalla curia genovese.

In conseguenza di ci avvenne nel porto di Famagoun conflitto fra gli equipaggi di due galere, P una
cipriota, l'altra genovese. Sulla prima di esse servi vatu
anche Pisani e Siciliani. Il bailo genovese in Cipro,
sta

Guglielmo Ermirio,

(1)

Maslatrik.

(2)

Ivi,

(3)

II, p.

II,

p.

IT,

fece prendere

p.

uno

di questi Pisaui

233-233.

239-241, nota.

Liber t ur imi, II, p. 720 e seg. ; ed anche Mas;<TBIe,


248 e seg. ; Pagano, p. 292.

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304
e tagliargli la liogoa, e ci per far Teaidetta delle orecchie tagliate ai dae marinai. I Siciliani uniti ad altra
gente fecero

uu adsalto

allora,

Genovesi.

alla log-gia dei

Tant' oltre and la contesa, che

Giovanni di Soisson, principe

il

luogotenente del re,

ingiunse ai

di Antiochia,

Per il re questo
incidente era altrettanto inopportono qnanto la ribellione scoppiata in Candia, perch da ambo questi avvenimenti poteva escre disturl)ato il disegno della sua
GenoTCB d abbandonare

crociata.

in ogni
il

Genova

modo

foce

l'

isola (1)

grande caso

dell'

avvenuto, volle

ed accolaa con decisa inimicizia

la goerra

patriarca di Costantinopoli, Pietro Tornasi, ed

il

me-

dico reale, Pietro di Bagnolo da B^pgio, che dal re


Pietro erano stati

mandati

alla repnblica per trattare

della pace {2). Finalmente, poco

prima che

il

nezia movesse alla sua

ebbe poro

il

(^jociata,

re

da Ve-

piacere di

veder ristabilita la pace. Questa era dovuta^ oltre all'elo-

quenza energica di Pietro Temasi ed alP intercessione


diplomatica di Venezia (3], anche alle calde raccouiandazioni di

papa Urbano V,

il

quale esortava alla concordia.

Genovesi posero per condizione che tanto

il

luogote-

nente di Cipro, Giovanni di Soisson^ quanto V ammiraglio Giovanni di

Sur

come

fossero banditi dall* isola

principali autori delle ingiurie fatte ai loro concittadini.

Fino a che Maslatrie nella continuazioiie della sua


dar pi particolareggiato w^onto di questi
avvenimenti, attin s'enfio ai cronisti pi anticlM di Cipro, che
(1)

istoria di Cipro

nono

inediti,

data nel voi


(2)
(3)

dobbiamo come
II,

di fonte Servirsi della

sua notizia

p. 261, nota.

Acta Sanctorunif 29 gennaio. Tom.


Maslatrib, III, p. 747 e seg.

II, p,

1012.

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305
CobdizioQe questa, salla coi osservanza la repablica

non

istessa

insistette.

Con

precisione venne

ispecinlt^

poi stabilito, quai classe di gente potesse godere delie

immunit concesse ai Genovesi,


quelli che abitaaeer in Genova
istessa od alle due riviere di Ponente e di Levante, da
Monaco fino alla punta meridionale del golfo della Spe-

iiberl,

eBeozioni ed

do

Tale a dire, ntMi

zia,

ma

ancora

tutti gli altri abitanti in qualsiasi

luogo

in eoi erano sottoposti ad autorit genovesi e contribui-

vano

ad

Furono ammessi

ai pesi public! della r^ublica.

aver, parte d questi prtileg^ tutti

i.

discendenti

legittimi ed illegittimi dei so vran nominati, tutti

loro

che fossero obbli-

servitori, schiavi e liberti, fino a tanto

gati a qualche servigio verso questi loro padroni. In


caai dubbi

doveva decidm

suoi congleri
ciali

non

il

podest genovese eoi

se in qualche caso

il

re od

suoi uffi-

fossero contenti delle decisioni di quelle auto-

rit genovesi, potrebbero ricorrere al

al suo consiglio ed ai sindacatori dei

doge

di

Genova,

comune, che esa-

minerebbero imparnaimente la questione. Perfino

qud

Genovesi che entrassero in dipendenza feudale dal re


di Cipro dovrebbero rimanere soggetti alla giurisdizione del podest genovese,

ed

libert di sottrarre a quel tale

od

il

loro usufrutto,

in

beni feudali istessi

conflitti

n
il

re,

potrebbero, in caso di delitti, bens esser

altri,

carcerati dagli ufllciali del


processati,

Anche i
come mari-

parte od in tutta

Genovesi che fossero agii stipendi del


nai od

soltanto avere

re

il
i

re

puniti.

od

sotto alcun pretesto

re,

ma

Nel caso che


suoi

da
si

essi

impiegati non

poter costringere

n esser

rinnovassero

dovrebbero

Genovesi a

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306
fermarsi soli' isola

navi

Appena
il

od impadronirsi

allontanato

nna guerra Ira


Geuuva V isola
appassionate ostilit fra Venepercolo di

il

re Pietro di Cipro e la republica

divenne
ziani e

il

teatro delle

GtmP9iL Pietoo

di

aveva solo di pochi anni

sapravvissnto alla sna crociata. Nel

suo

Ini

merei e

delie loro

(1).

figlio Pietro IT,

130d cuocesse a.

che due anni dopo raggiunse

dodici gcnnajo del 1372 venne


come re di Cipro ed il dodici
stesso anno a Famagosta come re 4i

l'et maggiorenne.

Il

incoroDato a Nicosia

novembre dello
Gerusalemme, In.qaeat* ultimo luogo i rappresentanti
delle comunit commerciali presero parte alla solen-*
com'era consuetudine. Quando il giovane re
nit
mont a cavallo per recarsi all' incoronazione nella
,

chiesa di S. Nicol^
stra del cavallo

che, secooida

Essi

s*

Veneziani presero

la briglia

de-

arrogarono cosk un diritto d' onore

V antico costume,

spettava ai Oenovesi.

si fecero forti col dire ssei^e la loro

maggior numero raccolta


i Genovesi non volessero

nella citt.

nazione in

naturale, che

a pas-

lasciarsi costringere

Ebbe luogo una lite che i parenti dd re acquietarono per il momento col non permettere n ali* una, n aU' altra delle porti contendenti
sare dal lato sinistro*

di condurre
le

redini.

il

cavallo, di cui anzi essi stessi presero

Al banchetto solenne, che di poi ebbe luogo

nel palazzo reale, erano assegnati ai Grenovesl

1)

LMstrumento

Ziber turium,
e seg.

di

pace dei 13 aprile 1365.

loro

Leggesi nel

732 e seg., e presso Maslatrib,


Pagano, p. 2ii4 e seg.
II, p.

11, p.

254

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307
posti al fianco destro, ed ai Yenesiani al fianco sinistro

ci fa orgine di

provveduti

veuue

vesi furono

Il

fu tenniiuito

fatti.

primi a snudare

(Genovesi vi

s'

mano^ mentre

alla
sa.

ai

seguito del

banchetto,

il

le loro

spade nella

sala,

introdnssero dal di fuori con le armi


.

Veneziani stavano pronti alla dife^


adirato del tatto che fosse stata

re,

dei yep^&L&ai, che cercavano

un

si

comoiercianti geno-

turbata la pace e dubitando che, secondo

nascondesse

Genovesi

qnistoni.' I

podest, Paganino Doria,

quando

cV cinn, e

dall' alterco si

altri.

naove

per ordine del loro

erano,

a destar

attentato contro

il

le

espressioni

sospetto, vi

il

re,

si

mise or di

si

messo. Piversi G^ovesi furono tosto presi e parte


gettati dalle finestre in
lazzo.

istrada,

parte uccisi nel pa-

popolo di Famagosta penetr nella loggia ge-

Il

novese, e derab la cassa, altri devastarono e saccheg-

giarono

genovesi

magazzini e

: i

dine e costrinsero anche


lotta stavano

armi

{I).

Veneziani che, pronti alla

raccolti nella loro loggia, a

Sebbene tutta
'

la lite fosse

il)

si attribi ai

Seguimmo

Genovesi

il

e quello che

Stefano

di

le

diritto,

che

il

pur

palazzo

racconto di Diome-

de Strambaldi presso Maslatrie, II^ p. 351


da confrontare Stella, p. llifA Sanuto, VUe
;

un

la colpa,

per questo specialmente

deporre

provocata da una

pretesa dei Veneziani non fondata sopra

a ragione

commercianti

le case private dei

soldati ciprioti ristabilirono finalmente l'or-

iseg-.

Sono per

dei Dogi, p.

Gumppenberg seppe a Cipro

678

^Reyss-

huch des keiligen Laudes, p. 244). Che siano stati asaassmati


Genovesi in tutta l'isola, e solo uno abbia potuto sfug-prire
i

hi catastrofe

per recare la notizia in patria, agc^iunta favo-

losa di posteriori cronisti. Giustiniani, p. 13^


p. 460.

Foglietta,

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-^ 308

del re in questa fostevole oceaaione avesse rsoonato dello

non

strepito delle armi. I Genovesi stessi certamente

ebbero cbe un pensiero solo, qaello eto di vendicare


i

loro fratelli uccisi

essi

ritoruarono in patria ed ecci-

taronvi tutti alla guerra contro Cipro.


fecero per questa

i.

Ed

in fatti si

pi grandi apparecchi. Nel marzo

1373 salparono innanzi tatto sette galere, il


comandante Damiano Cattaneo prepar assai bene

dell'anno
'

cai

con

principale

air esercito

la

scorrerie devAstatrici nel paese

una

dietro

tiotta di trentasei

le

sue conquiste e

a queste navi tenne

galee che

si

mosse in

3 ottobre stavano raccolte davanti a Eamagosta qnarantatre galee capitanate da Pietro di


Campofregoso, che avevano a bordo quattordici mila
agosto.

li

uomini per operare

'

lo

sliarco (1).

Il

governo

di

Cipro

non aveva iori& suticienti per lar resistenza. Per ci


aveva da principio implorata la mediastone delia corte
pontificia e, non ottenendo questa il suo effetto, chiteto
r aiuto gnerresco dei Veneziani. Sa questi avevano
ancora troppo fresca la memoria della malaugurata
guerra, terminata soltanto nel 1355, per desiderarne

mia nnova

inoltre erano impegnati in

Francesco Carrara.

La

mande

dei Ciprioti (2).

grande

fatica a suttoaiettersi tutta

re fu fatto prigioniero.

puniti di morte
i

ona

lotta

con

Venezia respinse adunque le do-

come

Tre

flotta

genovese non dur


V

isola

il

nobili di Cipro

giovane

vennero

autori del procedimento contro

Genovesi nel palazzo reale: diversi

parenti del re

(1)

Stella,

(2)

Maslatrie,

p.

1104 e se ir.
II, p.

359 e seg.

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309
ed un numero di nobili furon coDdotti a Genova come
statichi

prigionieri

Genovesi considerarono

(1).

boa a ragione Famagosta come

la loro

conquista pi

importante, dftcch in questa citt ai concentrava

il

commercio di tutta l' isola. Quando adunque il 21


ottbre del 1374 (2) rimisero Pietro II nel possesso
del suo regno, liberatolo coir obbligo di pagare T an-

nuo

tributo di novantamiia Torini

oro, essi ai ten-

nero Famagosta come pegno fino a che

re avesse

il

pagato due milioni dodici mila e quattrocento fiorini


d* oro come indennit a quella societ di cittadini genovesi (cio alia Maona), die
le

spese della

spedizione.

s*

era incaricata a lare

pagamento doveva

Questo

essere effettuato in rate nei prossimi dodici anni

siccome re Pietro ed
tori della

Maona

per*

a nulla riuscirono

ma

suoi successori rimasero debi-

una

anni

serie di

lunga, e

piti

vari tentativi loro di rimettersi

in

possesso della citt, sia con la forza, sia con gli stra-

tagemmi,

COSI

la republica di

Genova rimase per noil go-

Vant' anni padrona di Famagosta, esercitandovi

Temo

civile

e militare

e la giurisdizione, su tutti

cittadini di essa, dimoranti entro le sue

Le

sole rendite

delle imposte erano


Il

a cui fu aMdata

citt era in

del luogotenente genovese fcapitaneusj;

niva inoltre nelle sue mani


vesi

la esazione

gli unici ufficiali del re in

supremo governo della


tutti

ma

(1)

Stvlla., p. 110$.

(2)

Istrumento di pace nel Zihtr iurium,

il

11, p.

Fa-

mano

egli riu-

poteri che

avevano iu Cipro e nominava anche

o fuori.

venivano

della citt e del suo porto

riscosse dal re, e coloro

magosta.

mura

Geno-

console

806 e seg.

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310
genovese che risiedeva Della capitale Nicosia (1). Sappiamo dal Taggatore Stefano di Gnmppeaberg, che
anche la pompa con cni il luogotenente si mostrava in
publico, corrispondeva

all'

importanza della sua carica.

Egli era accompagnato da due trombette, veniva dinanzi a lui portata una spada, come era consuetudine
dei principi ogni volta

La &m^Uta

che andavano

di Fama^osta fatta

alla chiesi (2)

dd QetmeH segna

nn* epoca nell'istoria del commercio orentlel "Cadata

Accone e chinsi

porti della Siria

aG:li

Europei,

gosta divenne V emporio principale per

Fama-

merci del

le

Levante. Quivi approdavano ogni ann da sessanta


a cento navi che portavano le merci orientali dall' Egitto e dalla Siria. Ognuno di questi bastimenti,

prendendo

inedia,

la

di centomila

fiorini

poteva avere a bordo


(3).

il

valore

Le colonie commerciali dei

popoli d' Occidente, nei magazzini dei quali furono de-

poste queste merci, fiorivano grandemente

canto

all'altra,

cialmente

si

e magiaifiche loggie, fra

Tuna

ac-

le quali spe-

distingueva la pisana, facevano testimo-

nianza della loro ricchezza.

gran

re

di Cipro,

che non

commercio,

guarda*
vano senza invidia la prosperit di queste colonie, e
se anche le differenti nazioni d' Europa mno da loro
prendevano

fatto parte al

diversamente trattate riguardo ai dazi, pure promuo-

vevano gP interessi di ognuna


tro,

d' esse

non

fosse al-

per riguardo alle rendite che ne risultavano pel

(2;

Mas.atiie, hi, p. 25 e seg. Confr. p. 45 e seg.


Z. e. p. 243, b.

(3)

Phil.

(1)

de Maizibes presso Maslatrie,

li, p.

390.

j^-u

L-y

Google

311
tesoro reale.

Ma

or

mutarono

si

le

Uim

condiziouL

clsUe principali fra le nazimi occidentali occupate del

conunereio era adesao padrona di Famagosta. Bisognava


aspettarsi,

che avrebbe adoperato

tico per vincere

le

altre nel

il

campo

suo dominio poli-

commercio.

del

non impose dazi si alti da riascir molesti. I


Veneraani, a mo' d* esempio^ non pagavano al comune
dlGenova o per meglio dire alT appaltatore delle sue
imposte, piii dao dei Genovesi isteesi, quando in Famagosta caricavauo e scuricavauo, cio P uno per cento
del valore delle merci, e solo un terzo per cento dell'oro,
argento e pietre preziose ed anche le altre nazioni non
eiQ0 gravate (1)* 1^ sotto il governo genovese non^
mancavano* angario, molestie, arbitri contro i rivali.
vero, che

Piii sotto

neziani.

parleremo di quanto avessero a

V erano

bens altri

nella parte soggetta al

re,,

porti

conchiosi dai re di Cipro con


ai

Ve-

situati

di cai le altre nazioni avreb-

Ma i

trattati

Oenova vietavano

espres-

bero potato approfittare come empori

samente

soffrire

nell' isola,

Ipro.

primi di aprire un altro porto al com-

mercio accanto a Famagosta e

la republica

custodiva

molto, gelosamente questo monopolio della sua citt

(2).

iASLktwt, HI, p. 784 e seg. increscevole che quedocumento riguardo alle altre nazioni d' Occidente, come
uso^
Catalani e Provenzali, oi rimanda soltanto alla tarififa
che non ci pervenuto.
(2) I termiDi del trattato del 1374: Quod non possit fieri
(1)

sto

portus in aliqua jarte tnsulae Cypri, ntsi more solito, pare


che di gi stabilisca questo monopolio per Famagosta; ancora
e V istruzione
pi esplicitamente Io fa il trattato del 1383
per il luogotenente di Famagosta del 22 febbraio 1390, ved.
Maslatbib, li, p. 3^5, not. 4 ; e p. 403. Il re Pietro il per
,

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312
Avveane ud medesimo tempo, che
di

&r cmmercto

delle droglie potesse d

che sue

sedi.

fosse tolto

colla Siria e coU' Egitto

il

nuovo riioroare a queste anti-

Molti dei mercatanti non Genovesi prefe-

rirono allora di abbandonare Fataagosta e

di stabilirsi

nelle citt commerciali della Siria e dell' Egitto.

gosta

grandi perdite

soffri pevpid

espressioni

dif ieto

e che qaeilo

(I).

Fama*

Singole esagerate

ndle nostre fonti non .db^ono peraltro in-

durci a credere, che Famagt)sta fosse rimasta deserta o

che avesse del tutto cessato

il

suo commercio. Se gli

Occidentali andarono a cercare vicino alle loro fonti


prodotti dei lontano Oriente, erano per allettati

marsi in Cipro

fer-

molte cose die ofibriva quest' isola.

diialle

dobbiamo nominare in primo


La canna dello zucchero
abbondava specialmente neUe vicinanze di Limisso e
Baffo (2). La canna si sf^iaociava con nna pietra pesante (3) ; diverse spedo di KnCcheiro si ottenevano dal
sago co ricavato il prodotto piti frequente era la oosV
Fra

luogo

prodotti di Cipro

lo zucchero

ed

il

sale.

altro tentava

duraute qualche tempo di far concorrenza

porto di FamapTosta per quello di Larnaca, ved.

de Chypre,

II,

al

Jauna, Mistoire

p. F83.

Ulrico Lbman (Cod, german.


;
4G^ conferma questo trasferimento
compiangendolo per, dacch con esso i mercanti occidentali
divennero dipendf^ti dai Musulmani. Lf? parole di Filippo di
Maizires (Maslatrie, n, p. 383 e seg.j par V oppresston
tyrannique et avarice inhumaine des Gnvoys la marcita nd ih
est pne, rendono i Genovesi soli responsabili di questo rivolgimento di cose. Ci ingiusto.
(2) Ghistelb, p. 248, 249.
(1)

Piloti,

Monacensis,

n. 692,

e seg".

p.

(3)

Stefano

di

Gumppenbbrq,

p. 245.

^lyui^ed by

Google

detta polvere. ct soecheco, qualit che In C^pro sr rinveniva pi eccellente che in qualsiasi altro luogo. Origi-

nariamente aveva

tempo

si

la

forma del pane

zucchero che col

di

riduceva in ininuzsoU perch non era tanto

coito quante lo saceheio che doveva

eem Tendoto-

in

fonna di pane.

Da

Il

raffina*

m^to 8^ fieeva
naturale, che

per regola satle piantagioni

istease.

il

soltanto

tessero coltivare e

eoe terre

ci

nome

ano

(1).

possessori di latifondi po-

rai^are

zucchero

eosii li re

nelle

(2), i eavalieri gerosolioiiitani ani loro

poa-

lo

sedimento principale Colossi {3) ; la iamiglia veneziana


dea CSornaro nel ano caaale Ptacopi (4j. I prodotti di

due ultimi

questi

che

possessi,

erano attigui

1'

uno

altro e situati nelle vicinanze di Limisso, venivano

messi in cemmeiGio dai Veneziani, dacch


di

Giovankii avevano abitadine di

tatto

il

loro

annao

raccolto

ad nna

cavalieri

yendm

Rendite ancora niag'giori dello zucchero dava

che poteva ricavarsi con poca


Limisso

e Larnaca fJSaHmsJ

qnaai

caaa' veneziana (5).


il

(6)

ma

il

ricavarlo dai

laghi e venderlo era riservato al aignore del paese

(1)

Pbgolotti,

p.

864 e

da Mablatbib nel suo

aegr*

sale

fatica dai laghi presso

Cnfr. anclie

(7).

passi citati

glossario a. v. pulvis.
'

(2)
(3)

(4)

e aeg.

Maslltbie,
Stbfako di

218 e seg. ; 249.


e,
, l
248 ; iIaslatbib, U, p. 978, 494 a

III, p.

Ghistble, p.
; 508 e seg. ;

OuMPiVNBBaa

m,

(5) Il ABLATBiB, III, p.

m GuMPFKNBBaa, l
e aeg.
(7j

seg.

segr-

455

p. 179, 280.

27,

88 e aeg.

b; 245; OHiaxaLB, p. 250


Gao. Gbmnicbksis, p. 614.
Maslatbib, II, p. 100 ; III, p. 281, not 1 ; p. 554 e
560 e aeg. ; PneotOTTi, p. 67.
;

e.

p. 244,

Quftodo

parla dei prodotti di Cipro destinati al oom-

8i

merco, non si deve ommettere V eeoellnt vino


cotone, che quanto alla sua bont teneva
fra quello della Siria
'

'

il

poi

il

suo luogo

quello dell' Italia meridiouale,

della Sicilia e di Malta (1).

Se pasaiamo ai prodotti delr indaatra di Cipro, dobbiamo fu cenno delie presioee


sete ntessoto d* oro ossia broocatt, ohe xnfa portati in
Europa sotto il nome -di drap d' or de Ckypre, ma che

anche frequentemente venivano

contraffatte, poi

ciam-

o capre. Principale
sede delie fabbriche di questi era Kiooeia* In geneiale
di camelli

bellotti tessuti di peli

tessevano nelMseda le pth svariate specie^di

si

specialmente
cio

le qualit

stoflb,

pib fine destinate pel commer-

che venvano anche eccellentemeute tinte

(2).

Quando Famagosta venne occupata dai Genovesi,


ffli

oMtanti della colonia veneziana

tennero neutrali

si

secondo gli ordini del doge : 'ma ci, non pertanto caddero in sospetto di favorire almeno in segreto

nemico

ai

Genovesi che esisteva

quando uno

2o del re,

di questi ultimi,

fra

il

partito

grandi di Cipro.

Giovanni

di

Lusignano,

sottrasse alla prigionia genovese con la

si

foga, tosto in detto cheil.bailo venesiano od altri di

questa nazione lo avessero nascosto e fiavorta la sna


evasione. Si fecero ricerche nelle loro case, che vennero

(1)
(2;

Peooloto, p. 367.
Francisque Michel, Becherches sur

tqfes de soie^

I,

p.

306 e seg.

II, p.

le

34, 44

commerce des
e seg.

174,

189, net. 2, ecc. Assises de Jrusa'em, ed. Beugnot, II, p. 3G1


e segr. ; Mablatrie, III, p. 244 e seg. ; 535, 774 e seg. ; Pe-

tOLOTTi, p. 64 e seg.
p.

244

Piloti, p. 358^ 976

GyMPPSNfiS&G,

Ghxstelb, p. 254.

^lyui^cd by

Google

315
tempo tenuti in
a queste conteae, la repnbliea

Baccheggiate, ed essi atesai per alean


carcere* Per porrd

fm

di Venezia richiam

snoi colonisti insieme col bailo,

ad eccezione dei cos\ detti Veneti

nati in

oss;l

albi,

Oriente, che erano aniti alla colonia veneziana e par-

tedpmno
chiese poi

gime

de? suoi diritti e

Mdkkmw va
ma

inevitabile

la

repablica

iateasa per le d-

dai Yenesiaii, eoddisfttzione che

aofifisrte

promessa,

La

privilegi.

Genova

non data

(I).

venne

Finalmente era divenuta

guerra con Genova,

che Venezia per

tanto tempo aveva cercato di aeansavei Scoppi deasa


nei 1373, non tanto per 4e contese inaorte in Cipro,

qnanto perch la qniatone di poaseeso e potenza in


Romania doveva essere deteriiiioata con le armi. Veseppe procurarsi per questa guerra V alleanza

nezia
di

Bernab Visconti, dnca

di

Milano, e di Pietro

II,

re di Cipro, che doveva nnin in matrimonio, con Va*


teatina, figlia di 'iBemab.

Nel trattato era

che

condurre

galee

le

destinate

dovessero anche dare ajuto


di

Famagosta

ma

al

re

atabilito,

sposa a Cipro

la

per

la

T assalto non riusc

riconquistii

Quando

(2).

poi nell'anno 1381, dopo la cos detta guerra di Chiog*gia, per opera del conte

Amedeo

di Savoia,

venne conchinsa la pace fra Venezia


ultima non volle acconsentire, che il

in Torino

Genova, questa

re Pietro di Cipro

fosse incluso nella pace^ probabilmente perch questi

(1)

Dandolo,

LATRIE,
(2)

II,

p.

p.

449; Samuto, ViU dei dogit9^19A9-

363-366.

Dandolo,

p.

444; Sanuto, p. C81


tom. XIX

sanum presso Muratori, SS.


p. U09; MASLiiTaiB, II, p.
(

),

Chrontcon Tarvi^
p. Gi

StsIiLa,

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316
pietoiKleva la rconsegna di Fanuigpoata. Venezia inai*
siiette beiis^

perch

il

ma

re fosse comprese* nella pace

ona oondizicme indispeneabile; ansi promise


di non ajQtarc jier lo innanzi il re coutru Genova: in
breve, es^a abbandon V antico suo alleato e compose i
8001 afiOeiri coi GenoTesi come possessori di Famagosta^
sotto la endione^ che fosse ieoito a toit^i Yeneaiani
di .dimorare in questa 'CiWt e di non pagare mag^
giori dazi ed imposta dei cittadini genovesi stessi (1).
non ne

Ma
ma

fece

ailo della

il

veneziana in Cipro, che pri-

col onia

aveva avuto la aoa sede in l^'amagosta^ s'era tras-

ferito

qoMMio

Nicoivft

occupata dai GenoTesi.


per

il

priota di qaeste citt

venne

Gi6 rsoUa da nn' istra&dne

ddl'anno 1390^ dalla quale possiamo

bailo

levare diversi particolari che concernono questo


gistrato (2).

li

binilo

ri-

ma-

veneziano per CRpro veniva eletto

dal Maggior Consiglio in Veneaia con votazione ripe*

tota qoattro volte e rimaneva per dne anni nella sua


carica
que'

(3).

Dal 1390 in poi riceveva per suo -etipendio


zecchini che, iuconiiiiciand
da quel

(j^uattruijila

tempo

il

re di

Cipro pagava alla repubiica dai pe-

daggi riscos a Nioosia.

Ma

il

bailo era obbligato

deir istromeato della pace di Torino, ehe a oi


legge nel Zier iuHum, 11, p, 87^ e aeg. Bignardo air esclusione del re coofr. i documenti prsso MasLATAIE, II, p. 378 e aeg. ; Cibrario, Storia della monarchia di
Savoia, III, p. 363 e seg. Negoziati separati ebe dopo la conclusione del trattato* principale di pace furono cominciati Ira il re
Pietro e Genova, non ebbero alcun risultato. Confr Guichenon,
HOtoire de Savoie, I, p. 425 II, p. 216; Maslatrqs, li, p. 379.
(2) Maslateib, II, p. 418-420.
(3) Confr. MASULxaus,
p. 405; IH, p. 102.
(1) 11 iiaaao

si riferisce, si

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317
uumteEier tutte le peraone della siw caneeUeria e la sua
ae^ntti

nench

sei cavalli^

tre bastonerii (1).

posto di dodici

comune pag:ava

Il

olo

suo fanco era un consiglio com-

membri

scelti dal

(2),

bailo fra

Ye-

Desiani stabiliti iu Cipro. Per regola dovevano essere


eletti coQe CQoegUeri ola di

eedere

nd

non

potevano trovare di

si

qudli che avevanodirttto a

Maggior Oensi^to

gliere anche altri.

Dae

vevano sorvegliare

il

tali

di Venezia:

quando per

uomini, era lecito P acco-

consiglieri scelti fra

baib riguardo

dodici do-

alla contabilit delle

rendita e dpese ed avere in custodia il danaro pubblico

Be

Pietri

n era

blca d Genova, perch debitore di

pagarle tributo.

Il

(3).

stato nomo- dipendente dalla repnlei

ed obbligato a

suo successore Jacopo J (1382-1398)

eredit tale dipendenza, ed essa

accrebbe eziandio in

modo ohe ne fu qoasi oppresso. Bi fin da bel principio


era in mano di Genova e qaesta. poteva fkre di lar quello
che voleva, dacch sah al trono di Oipro, dalle carceri
genovesi

Prima

abbandonare Genova venne costretto a sot-

di

toscrivere

cui

un

era

tenuto prigione

ostaggio.

trattato (4), in forza del quale, oltra alle

Maslatbib,

<1)

Per

{2)

Intorno ad esso^ ved. Masl^tbib^

(3)

Maslatbie,

il

come

loro stipendio, ved.

li,

p.

II, p.

II, p.

962.

228^ 285, 358.

222.

In data del 19 febbraio 1383, publicato da S. Sfsbonb,


JEUl fftwtdetza di Genova j p.. 116 e sep. Non avendo potuto
consultare questo libro abUamo dovuto servirsi degli estratti
{4}

presso ^KBBA, m, p. 15 e seg., e del rendiconto cbe ne d


STBAiiBLDi presso IIaslatrib, II, p. 895. Intorno a^li obblighi di pagamento assunti dal re vedi anche i neg-oziati degli
anni 1386, 1387, 1391, presso Maslatbib, II, p. 405 e seg.
412 e seg. ; 4& e seg.
*,

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spese per la flotta, destisata a condark) in Cipro e che


mportaTana centomia fiorini d'oro si doveva caricare ancora d' no debito di novecento cinqaantadnemila
fiorini

d'

oro da

uoa ancora
vesi

Maona

pagarsi alla

Famagosta ed

anno 1373,
dei Geno-

dell'

mani

soddisfatta. Ei lasci nelle

suoi dintorni nel dcciiito di due

miglia. Totte le navi mercaitili dovevano approdare in

questo porto o da esso partire


dall'

solo quelle provenknti

Asia minore potevano entrare a Cennes,

venne per consegnata in pegno

citt

Libero era solo il.cabottaggio ed

granaglie;

il

sale poteva

esser

ai

la

(jual

Genovesi.

commercio delie
a Larnaca

il

caricato

{SaHits)i la carobba in Limisso^

L' essere tanto indebitato con la republica di

nova e non poter riavere

il

prezioso

pegno

gosta era un sentimento assai molesto per

Nel re

popolo di Cipro.

GUimo,

figlio

il

Ge-

Fama-

di

re

ed

il

di Jacopo I

(1398-1432) oh* era nato dorante la prigionia de* suoi


genitori in Genova, s* aggiunse ancora

contro

la republica.

risolse di riconquistare

intelligraze

con

V ira

personale

Impetuoso e fervido com' egli era,

Famagosta,

si

procur

delle

gli abitanti della citt e la circond

mare (1402); ma il podest


genovese; Antonio di Quarco, avendo per tempo scodalla parte di terra e di

perta

la

congmra

poi anche

Famagosta

una

difese
flotta

valorosamente

la citt.

Quando

da Genova giunse per liberare

dall' assedio,

il

vario. Egli intraprese, ancora

re si vide costretto

un secondo

le*

assalto contro

Famagosta, che ebbe uguale esito. Per punire il re che


aveva due volte infranta la pace, il governatore di Genova, che fu allora

il

maresciallo Boucicaut, si mosse

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1403 con una flotta contro Cipro. Ma prion conflitto eoa le armi riascil un
tentatila di rieoncitiasione &tto dal gran maestro
deir ordine gerosolimitano^ Filiberto di Naillac^ e quando il maresciallo arriv in Cipro ebbe soltanto a conneli* aprile del

ma che 8i

venisse ad

chiudejre la paco (1).

A.Qche in questa

negoziati .prin-

soQime di danaro che.

cipali si riferivano, alle

il

ve di

Cipro dovesse pagare, tanto alla vecchia Maona, che


alla

anova,

flotta di

la

qnale

Boucicaut

a posteriori

s'

nn

{brmata per

allestire la

Gli altri punti iurono riservati

trattative

ottobre 1403

Billy,-ed

(2).

diffaiti

in

Genova nel 30

T ambasciatore di Cipro,

fra

plotipotenziario del maresciallo,

Giorgio

quando

questi era di gi ritornato dalla sua spedizione diretta

da Cipro contro

l'

Egitto e la Siria. Dal protocollo steso

su queste trattative
rispettati,

(3j risalta

che anche adesso furono

almeno esternamente,

diritti

del

re snlla

sovranit di Famagosta, dacdi salle torri .della citt,

adeanto alle bandiere genovesi


quelle del re

dazi di commercio, per


di dare

dovevano sventolare

Genovesi pa^'avano inoltre

annualmente

al

al re certi

quali peraltro egli s'obbligava

comune

di

Genova

quattordici-

mila bizanti come indennit. La republica di (jeno?a


rimase ferma nella richiesta, che Famagosta dovesse
esser

l'

unico porto aperto al commercio, promettendo

per di non impedire agli stranieri che approderebbero


(1) Stella, p. 1191-1199, Le livre des faicts de Boucicaut,
266 e se^. 270, ii-73; Piloti, :i91-397; Jauna, p. 915 e sepr.
(2) L' istrumento di paco fatto in Nicosia ii 7 luglio 1403,
ved. Maslatrie, II, p. 466 e seg-.
(3) Masltrib^ 11, p. 472 e seg.

p.

320
in questo porto di continuare
d'

il

loro viaggio a Nicosia e

aver cura da altra parte, perch

non

avessero

a bordo

le

navi in partenza

aoddit del re

aok numiti del

Male permesBo per il viaggio.


Re Giano non rinunci per questa pace ai suoi
anzi poco tempo dopo indisegni contro Famagosta
:

traprese un nuovo assedio delia citt ila auche questa


tersa volta dovette ritirani saDO^ aver ottonito

intento

(1).

La

aoesegoente pace annient ancora

meno

debiti (2). Egli era tanto

a queste maggiori esigenze


sotto
zie

suo governo ebbe a

il

grado a

in

(3),

in

soffrire

il

suo

moi

soddiefietre

quantoch V

isola

ogni sorta di disgra-

e pqraneo venne devastata due volte dai Baracem.

Egli stesso cadde nelle loio mani e ai pot liberare

so-

tanto col pagamento di dneeentomila xecchini ed nn

annuo
Cipro

tributo di cinquemila.
(4)

eccitato
^

Genovesi

il

Secondo una cronaca

di

erano stati quelli che avevano

stessi

soldano d' Egitto ad intraprendere la sna

speziatone contro Cipro,,

ai

pu

dire,

che sia poco

probabile questa notsia. Per quanto fesse interesse dei

Genovesi, come creditori del

rf,

di

mantenerlo in tale

come
Famagosta dovevano deside*
rare che il regno non avesse mai pace, n potesse rifiorire. La repnblica, che a passi di gigante s^ incamminastato da poter soddisfare agli obblighi suoi, pure

possessori della citt di

va

alla

(1)

sua decadenza, non

Amadi e Strambaldi

(3)

(4)

sentiva capace a difendere

presso Maslatrie,
Stella, p. 1217, confr. Maslatbie,
Maslatrie, II, p. 496-498.
Maslatrie, li, p. 521.
Maslathie, II, p. 535.

587 e seg.
(2)

si

II,

II,

p.

41*7,

p. 483.

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381
on Bemic^ potente, ed i regg^itori di
non poter provvedere meglio alla

SitSnftgosta contro

Genova credevano

di

conservazione ed al florido stato di questa loro colonia


'

che col cederla nelPanno 1447 per ventitre anni

a quella

prc^ret

che <dono8Gamo

sotto

doge

ini fosse accetto fra i

il

nome

di

Banco di

in

piena

republica

societ di creditori della

S-,

Oiot^io.

si riservava sol il diritto di scegliere quello

che

quattro candidati che gli avreb-

be proposto il banco ogni qualvolta si trattasse di noveUameate conferire il posto di capitauo e degli altri
impi^;ati

mastafii^ eoitelkum,

camiimi^

scriae e*

nae-^maseariae, mttoifarta ZmisHJ (I). Bra destino


che il banco di 8. Giorgio dovesse conservare per soli
diciassette anni questa sua propriet,

quale forse ri-

la

chiedeva sagrifici maggiori dei vantaggi che offeriva,


essendo la citt apopolata ed
tato (2). Neir

il

sno porto poco frequen-

anno 1460- il baatanlo Jacopo II a' impa-

dron dei trono sbalzandone la legittima erede di esso,


ciie fu

sua sorella Carlotta. Jacopo fece dipoi la guerra

anche

ai

bracciato

Genovesi in Famagosta, perch avevano ab*


il

partito di Carlotta ed erano usciti in

per recarle alato.

Dopo nn

forono costretti ad arrendersi (1464).

fu

ma

ristahilUo in Farna^fosta,

gli

potevan rimanervi, conservando

il

loro proprio diritto statutario, che era


tre' in

Il

commercio

di Cipro

(1)

Maslatbie,

(2)

M^LATBIB, IH,

G. Heyd,

II.

III, p.

in

Il

governo reale

abitanti

genovesi

loro possesso
il

ed

il

menGerusalemme

genovese,

quasi tatta T isola le assisie di

erano in vigore come codice.


il

campo

assedio di pi Innga durata

concentramento di tutto

Famagosta che

Genovesi

34 e seg.

p. 57.
'

%i

avevano ottenuto colla forza> venne a cessare, non volendo il re che le altre citl del suo regno fossero private
del

guadagno che
Sotto

la

Genova aveva
anche

si

pressi

pu ricavare dal commercio


IH'

che

fin

esercitato sol

allora

la'

(l).

'

republica di

regno di Cipro

soffersero

dMle altre nasoni commerciati stabilite


Lo sappiamo epecialmente riguardo aqnelle di

le colonie

nell'isola.

Venezia,

Non

solo

cianti stranieri

perch

sodditi del te,

ma anche commeri

dovevano essere aggravati

l'erario potesse

d'

imposte,

somme

mettere inateme le enormi

dovute ai Genovesi. I Veneziani pagavano da principio


senza &r resistensa, ma di poi protestavano e potevano
essere indotti

a oontinnare^

promessa che

il

re

il

pagamento eoltanto

avrebhe dato a loro come

colla

iiideaiiitA

quattromila bizantmi dai pedaggio che riscuoteva a Ni-

colai 8onraHi questa^ la quale pi tardi

fii

aumentata

a quattordicimila biaOitini (2). Poscia si lagnavano


in generale, che i loro antichi privilegi non fossero
rispettati dai re e venissero lese le loro immunit (3).
fino

Specialmente molesta per

che

le loro

Veneziani era

circostanza

la

navi non dovevano approdare in altro porto

che in quello di Famagosta, ove erano esposti a molte


angario da parte dei Genovesi (4), mentre i privilegi
loro permettevano di far commercio in tutto il regno.

(1)

Intorno

alle' condizioni

della eapitolarioie, ved. as*

485 e seg. ; Pagano, )>.


che
cita il libro di 8psbonb, Beai granea di Savoia, di cui ci
rincresce di non aver potuto far uso.
(2) MaSLATBIE, H, p. 416-418, 436.
(3) Maslatrib, II, p. 405, 455 e seg.
(4) Maslatrie, II; p. 402 9 seg. ; 455.
LA.TRIB, III, p. 170 e seg.

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323
Qaando il re Giano nel 1410 aveva di nuovo nfermato il monopolio di Famagosta, essi minacciavano di
abbandonare T

per non potersi piegare alla pre-

isola,

scrsione di approdare in questo solo porto

(l).

Poi non

curavano n anche di osservar il divieto di andare


ad ancorate iQ altri porti : le loro galee, che ritorna-

si

vano da Beruti, prendevano a bordo


a Limisso, Baffo ed in

altri

delle

Una

luoghi.

merci anche

volta avevano

caricato dello zucchero nelle piantagioni dei Cornare a


Piacopi,

ed

aveva

Genovesi inveivano ora contro

permesso.

il

re perch

re occup Piscopi per abbonirli

Il

e la republica di Venezia ottenne solo con insistenti

mostranze, che
so

(2).

Cornaro

riavt .-^ero

ri-

questo loro posses-

Ora, che Famagosta era ritornata nelle mani dei

re di CSpro ed assai diminiiita la potenza dei Genovesi,


tutte queste dreostanze

stardo

si

mutarono

affifttto.

Jacopo

il

Ba-

avvicin deeiMiente alla republica di Vene-

zia, promettendo di accogliere bene i di lei mercanti in


Famagota, di non aggravarli di pesi ed imposte, di
lasciarli godere di tutte le loro immunit : inoltre cerc

di corrispondere quanto fosse possibil^ai desideri


lle richieste* che la republica gli indirizzava in

suo proprio od in quello di siugoU suoi cittadini

Quando

il

cerca d' una sposa,

re fa in

zio veneziano

il

ed

nome
f3).

ricco patri*

Audrea Comare, che dimorava in Cipro,

seppe indurlo a scegliere sua nipote Catterina, e la


republica ftivoA questo matrimonio in ogni modo
facendo

si,

che

il

re

mau tenesse

la

Maslatbie,
Maslatbib,

li;

p.

457.

(2)

II,

p.

483, 508 e seg.

(3)

Maslatbie..

Ili,

(1)

p.

sua parola anche

173 e seg.

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324
qnand' ave? cominciato ad essere indeciso. Insieme con
gli sponsali si strinse

Cipro e Venezia,

una lega

offensiva e difensiva fra

vantaggi della quale da principio

sembravano essere dalla parte del

re,

contro

il

cui

domi-

muoTevano nemici esteri ed interni. Solo


nnito ad ona potoza s forte e pronta quale Veneaia,
nio usurpato

si

poteva spedare di vincere qoest avversari


'fo

la repnblica qaella

La prematura morte

che ebbe

il

Jacopo

di

1].

Ife in realt

maggiore guadagno.
6 luglio 1473

seguita da quella del suo figlio postumo, diede

mano

ai

Venmm La

prima come

mani

tosto

isola in

repnblica guid e sorvegli, da

tutriee e protettrice^

ftgUa aoitiva,\9k regina vedova


alle deboli

),

passi

di poi tolse

della sua pupilla

ddia sua
il

governo

ed inalber in Cipro

senza riguardo alcuno la bandiera di S. Marco. Venezia


desiderava

il

possesso

deil' isola

specialmente per gi' in-

tendimenti della soa politica orientale: le rendite di


Cipro non meritavano tanta considerazione. Pitt che
dagli

altri

prodotti

si

ricavava dal sale, cio in media

annui trecento mila zecchini


mercio avevano perduto

il

spopolava sempre pih ed


rimediarvi col

Quando

mandar

(2).

L'industria ed

loro antico fiore


i

tentativi

colonisti,

poi nel secolo decimosesto

il

com-

isola

de' ueeiani di

a nulla riuscirono.
Turchi misero uu

termine anclie a quest' avanzo del dominio occidentale


in Oriente,

Con

l'

ci

isola si fece

sempre

{ii deserta.

saremmo a termine con

le nostre ricerche

(1) Malipiero, p. 597; Sanuto, p. 1185; Navagbro, pagina 1127, USI; MaSLATbie, III^ p. 307 e seg.
(2) Maslatris, ih, p. 560 e seg. ; Geobo. Gsbcmigbnsis,

p. 014.

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commereiali degli Italiani in Cipro, se

sulle colonie

non avessimo
si

finora rivolta la nostra attenzione qna-

anicamente

alle

4ae grandi repubi iche

di

Venezia

e Genova, che avevano esercitata tanta influenza sui


destini dell'isola,

qm mettendo

e d^li altri paesi

italiani,

a parlare

delie altre citt

cui cittadini^ soltanto in-

tenti ai tranquilli aflkrt di eommercioi a* eran tenuti

lontani dai grandi avvenimenti politici e guerreschi.

Dobbiamo adunque

piamo.

qui ag-giungere quanto di loro sap-

certo elle anche la bassa Italia, e special-

mente i^d^f^^e^aja/i, erano in viva anione commerciale cbB Cipro (1). Pisa, teie citt della media Italia,
era qnella che aveva

le

antiche relazioni con Ci-

come di sopra abbiamo accennato. La sua loggia


Famagoeta era magnifica ; un' altra in Limisso pos-

pro,

in

sedevano

In questa

vano

Pisani gi alla fine del decimoterzo secolo


citt risiedevano

rei di delitti capitali (3)

tenza pronunciava
i

loro consoli

ed

(2).

esercita-

gioriadizione sui loro connazionali, in quanto

che non eran

come

baili

la

se la loro sen-

veneziani delle prigioni r^ii (4). Qual

segno esterno del


innanzi loro,

pena del carcere potevano disporre

lofo potere ginridico veniva, portato

come innanzi

(1)

Pboolotti,

(d)

M48LATBm,

p.

agli altri consoli,

il

bastone.

82 e seg.
p. 93, 94.

yuh^ore restrizione dlia loro

giursdisiove oontenata
salvo di
nelle parole del trattato deir anno 1291
borghesia spiegata convenientemente da Maslatus, quando
dice, che in causa di compere e vendite non dovevano giudicare 688i, S bene il tribunale reale chiamato anche Cour
(3)

des bourgeois.
(4)

Dal-Bosoo,

p. 145, oonfr.

Maslateib,

1I> p.

105.

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326
Quello che

i"

unico trattato fra Pisa e Cipro, fino a noi

perveouto stabiliva intorno ai sal, pare che rimanesse

sempre in vigore

Piflani

noa erano mai

riusciti

ad

essere compresi fra le nazioni esenti del tatto dai dazi

neir entrata ed uscita pagavano peraltro la mite imposta del due per, cento,

la quale fu quella

accordata an-

che agli Anconitani, Catalaui, Provenzali e agli abitanti


di Narbonne,

mwtie

il

dazio solito per le nazioni

non

Nel nomer di
erano per certo teoipo anche

privilegiate era del quattro per cento.

queste nazioni non favorite


i

Fiorentini: ailiue di poter approfittare del vantaggio

di pagare soltanto

il

due per cento

si fecero

passare per

Pisani, perloch dovettero del resto pagare considereToli

imposte a questi ultimi e sopportare

modo

in

Le due compagnie

umiliante.

ruzzi aprirono

anche

T esser

in Cipro la via ni loro concitta-

dini, ottenendo per s la riduzione del damilo

per cento ; Baldocci


dei Bardi, dimorava

1324, che tatti


del

due per cento

Paletti

da

poi, che,

al

due

come agente

a Cipro, ottenne nel


non dovessero pagare pi

diversi anni

Fiorentini
(1).

tratUti

dei Bardi e Pe-

Ci indusse certamente questi

ultimi ad estendere le loro relazioni commerciali con

r isola, in coi ancora nella seconda

met

quinto secolo troviamo di molti Fiorentini

(1)

del

decimo

(2).

Pegolotti, p. 7<J e seg.


HiiNEDETTO Dei presso Pagnini,

II, p. 307. I.e frequenti


ed amichevoli relazioni della republica fiorentina coi re di
Cipro sono attestate anche da una serie di lettere che veranno
fra breve pubblicate in quella raccolta di Ducuuenti che co/t(2)

ceniono
il

le

relazioni delle citt toscane con V Oriente^ la quale

traduttore sta prepurunu.

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vjii.

LE COLONIE COMMERCIALI DEGLI ITALIANI


NELLI AFRICA SETTENTRIONALE DA TRIPOLI
FINO A JiiABOCCO

(1).

Considerando anche soltanto


.flca

4^11*

Africa

seiktentnoiiale

pi^d^ ^cilmente, che

la situazione gepgjradell' Italia.

com-

coipmeicio fra questi dae

il

(1) Per completare le notizie che si riferiscono alle coronie


commerealidgr Italiani netrAfHca seitentrioni^e di somma
iniportiiia un layoro di Maslatbib, che verr publieaio sotto
il titolo: Traiti 4:pai{D et de commrc et 4<Mmmeti divere

ccn^eemants

les

relatione dee

CMUent weeUeAmheede VJfn^

que eeplentriGnale au vwyen ge, recuetllis par ordrc de l Empereur et publte avec une introduction htstorique. Per isbaglio quest'opera fo annunziata come di gi resa dipublica
rafrione, ma non pot ancora essere messa fra le mani degli
studiosi, perch l'erudito autore s' occupa ancora della introduzione. Richiesto da noi miso a nostra disposizione i fog^Ii
di torchio della prefazione e di tutta la serie dei documenti,
di cui per ci nbhiamo j)otuto valerci a tutto nostro nirio. Crediamo dovere di rendere le pi ampie grazie air illustre eruche ci ha posti in grado di
dito per tale squisito favore
arricchire di molte preziose notizie questa edizione italiana
,

della presente dissertazione. Altre notizie risguardanti

argomento avemmo

il

no-

Appendice ai diplomi arabi


del R. Ai'cUiVio fiorentino, test publicatp dall' illustre Mi-

stro

chele Amari

poi ueV

(Firenze, 1867),

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328
paesi deve aver avuto laogo ia tutti

tempi, percii

richiesto dalle loro condizom natarali. Eaao fa per


altro nel

medio evo

d^oaa volta interrotto e dis-

pii

da combioasioni ed avrenimenti politici. Certo tratto di tempo era necessario, perch dne p opoli
cosi differenti di costami, credenze e lngue, come
furono gF Italiani e gli Arabi, tanto si potessero avvicinare Unno all'altro da venire allo scambio paci-

turbato

fico di

merd.

A. ci si

aggiunse, che negli rabi per

lungo tempo fa vivo queir impetuoso desiderio


conquiste,

di far

quale avevano portato con s dalla loro

il

Non

torra natale neli' Africa aettentanonale.

contenti

di essersi resi signori di questo paese inondavano anche


tatto

il

sad-ovest

^ Europa,

Carlo Martello arrestasse

che

fino

la vittoria di

loro progressi.

siccome

il

poteute regno dei Franchi rese loro impossibile di estenderai

maggiormente sul continente europeo,

cos si get-

torono sulle isole e eosto del Mediterraneii Mentre

Normanni saccheggiarono
e

dell'

nell'

Oceano

inerme

atlantico,

Italia,

impedendo, cos nel

le spiagg^ie del

gli

Arabi fecero

mar nordico
le

loro prede

percorrendola in ogni direzione, ed

modo pi

sensibile e pi durevole

che qnesto paese potesse giungere a grande

fiore

eco-

nomico. Le scorrerie arabe s'estendevano nel mare


Adriatico fino nelle vicinanze di

Venezia (846)

Genova fu da loro sorpresa e saccheggiata nel 934

(1)

(2),

JoH. DiAC. presso Pebtz SS., VII, p. 17.


LiuTPRANDUS, ivi III, p. 316 Jacobus a Voragine
presso Muratori, tom. IX, p. 10 e se^ Dandolo, ivi tom. XII,
p. 201. Confi-. Pallavicini, Intorno ad alcuni ^assi del Codice
(1)
('2)

arabo-siculo di

M.

Atroldi nelle Memorie

dcW Accademia

di

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~ 329
e -i^er nel 1005 (1). tubedae qaesie citt non avranno
per Inngo tempo sentiti i danni recati loro da questi
assalti

tempo

isolati
si

ma

siecome ^ti rabi per pik o /^meno

erano resi padroni di tutte

le

mapr^^iori

isole

poste nel bacino occidentale del Mediterraneo, cio delia

Sardegna e delle Baleari, tale occapazione


che la marina di queste due citt non potesse
rendersi veramente forte. Ma Genovesi e Pisani tosto
Sicilia, della

fa causa,

presero V eroica risoluzione di infrangere la preponde-

ranza dei Saraceni nel mare Mediterraneo. Effetto di

questa energica deliberazione furono quelle


spedizioni contro
leari^ nella

gloriose

Saraceni sella Sardegna e sulle Ba-

Spagna e neir Africa settentrionale, che come

preludio e corollario delle crociate intraprese in Oriente

non sono ancora sufficientemente apprezzate dalle stoqueste guerre furono un bene per

rie; l risoltamenti di

tutti

popoli di stirpe, latina

ma per le citt

marittime

che le avevano intraprese portarono eziandio un inaspettato accrescimento di potenza, un non mai sperato innalzamento del loro commercio. Noi non ci possiamo
occupare della

istoria di queste guerre, se

che Genovesi e Pisani a cagion

d' esse

in rapporto cirfrica settetitrinale.

che
s'

Pisani intrapresero

non in quanto

venivano posti

Fu nell'anno

una spedizione

1.034

nell' Africa e

impadrouircgao temporalmente della citt di

Bona

(2).

Torino^ Serie II, toni. II, pag. 120 e se??. Le autorit arabe
sono raccolte presso AMAai> Storia dei Musulmani di Sicilia,
il, p.
(1)

180 e seg.

Marangone

ed. Bonatnt, p. 4,

le Cronache,

pisane

presso Muratori, VI, p. 107, 107.


i^) Cronache Usane presso Muratoki, VI, p. 108, 407.

3S0
Ud' altra

gran lunga pi considerevole ebbe luogo

di

Deir anno 1088, in coi

GenoTe e Pisani

uniti (1) as

fiakarono la citt doppia di El-M^hdia^Zoila (2)


,

(1)
ti'

li

aUa

Canneti, di cui tosto parleremo, dice, vers. 89 e se?:

un corpo

ausiliare

romano, dal che pare ricevere coiifernia

Petrus Diaconus presso Peetz, VII, p. Tr)!, che


ittoro abbia jiiomoiiso la spedizione. Una parto di que-

la noti/;i;i i

jjapa \

sto corpo era


al

quale ved.

comandata dalT amalfitano Pantaleone, intorno


voi. I, pag. 6. 11 Carmen dico di lui: Et re-

Pantaleo mal/etanus e continua


Romanot
modo seguente itUer Graecos Sipmtus, In queste tre pa>
role lo Stbbhlkb, presso Scbulz, DenkmSUr^ II, p. 244, non

fulsit inter istos

nel

vede ehe
dire,

tin'

am

1*

apposizione alle precedenti ed opina che vog^Iiano

Amalfitano avuto fra

Graei

il titolo

dt ^paios

daod si eonoscono
reiasioni di Pantaleone con Bisanzio e la sua corte, e si sa,

(console). Qnest' ipoteel


le

aver egli portato

il titolo

assai speciosa,

di console.

Ma

il

paralellismo fra

(Somanos) ed inier 0raeeQt costrnge


quasi ad ammettere, che setto questi Oteel si debba intendere
un corpo di Oieoi della, bassa Italia <Ae prese parte alia spedizione e che Sipantes sia il nome corrotto del suo. duce. Anche
una fonte araba sembra indicare de'Greci come parte deiresercito cristiano sotto Mehdia. Ved. Cabdonnb, Storia detV Africa
le parole inter isto*

'

Spagna II, p. 80.


Le due citt di Bl-lilebdia eZoila, lontanar una dall'altra soltanto un tiro d*arco sono cosi strettamente unite
che talvolta si chiamano pur anche le due 1-Mehdia. V(d.
NovAiRi presso Gregorio, Rerum arahicarum ad historiam
siculam perfinentium collectt'o, fol. 29, bn-Alathir in appendice ad Ibn-Kha.ldoun, trad. da Slane, 11, p. Cj88; Edrisi, I,
p. ii59; Kt-Tidjani, Voyage dans la regence de Tif.nisivUVour7,al oaiatique, serie V, tom. I, p. 363. Zuiia era una specie di
sobborgo, ma assa considerc\olc, in cui concen travasi il commercio e nel mede^iiiio tempo un'opera fortilcatoria avanzata jjer protegg't're la capitale, ved. Edrisi, I, p. 258 e se^.
AaulJeUa trad. da Hinaud, p. 203; Bbcbi, trad. par ^lane
e della

(2)

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QoWi ^regnava fino dal 1062 il


membro della dinastia dei Zirdi,

coata di Tunisi

Temim

(1)^

Inogotenenti dei soldanl iiMmitt,

s^

principe
che,

da

erano innalzati ad

indipendenti sigDori del territorio di Tuosi. Le spiaggie del Mediterraneo erano state saccheggiate da loro

per vasto tratto

uja

grande numero

di prigionieri cri-

stiani langnTa nelle carceri di El-^Mebdia. Questo fu la

causa prossima dell'assalto che


contro questa citt.
in

un

che

giorno,

modo che Temim


forte castello.

Il

fa

si

cristiani

loro valoroso esercito


il

6 agosti^ di

ambe

diressero

laipadroni

le citt,

in

pot soltanto mantenere nel suo

Per indurre

cristiani

ofSeA loro ricchi doni in danaro. Uber


si

s'

assunse degli obblighi molesti verso

ritirarsi egli

prigionieri k

i
i

vincitori (2).

tiiVJuntal Matique, Serie V, tom. XII, p. 484; Tiogiani,


e,, p. 968 e la erudita esposizione di Castigliomi, Mmoire
ffographtque $t %umimaHgue 9ur te paHie ortentali de la
Barbarie^ p. 6 e sesr*
Bl-Mebdia parieieBoo pi telili.

(1)

tom.

lBN-KBALDoni> SUtqire de$ Serbins trad. pur Slanb,

I,

(2)

p.

XXIX

Una

tom.

Il, p.

22-24.

delle fonti principali per la storia di questa spe-

il Carmen in eietoHam Pieanorum, Genitensium et


aiorum Itahnm de fUmino^e^o., ed, RBimiMBBBQ nl Buiedn de Tacadmie de Brmellee, tp. X, parte I (1848) p. 524
a 545. Confronta inoltre Mbanqonb, Chfonieon Pisanum, par
gina 22 e le piccole cronache pisane presso Mubatobx ed
UeKBtLi agJl aani 1085, 1086, 1068 Pbtbus Diaoonus l. c. ;
Gaufb. Malat. presso Mubatobi, V, p. 590 e seg. BbbNOLDi Chrontcon presso Pertz, V. p. 447. Fra gli scrittori arabi
da considerarsi come testimonio contemporaneo Abu-s-Salt
Omeia, la cui relazione riferita noi viag-g-io di Et-Tiggiam
( oiifr.
(Journal nsirJiquCy serie V, tom. I, pag. 'l e seg
anche Ibn-Kualdouni HUtuire dts Berbres^isdi^.. par 5lai,

dizione

li, p.

24.

332
Se noi accenniamo ancora ad un
flotta

genoveBe, itto

felice assalto

m^'anno 113^

(1),

una

d'

contro la citt

di Bugia, noi abbiamo parlato delle tre spedizioni, con

avevano preso la loro vendetta nel pro-

cai gli Italiani

prio paese dei Saraceni per

mente dai Musulmani

Non

le

era posaibile che fiorisse

ostilit d^

ambe

le parti

cui

tit di piccole piitttere (2).

tutto

invasioni fatte

s'

il

commercio ira

tali

aggionsero una quan-

Eppure non mancano del

traccia di relazioni commerciali

U'

anterior-

nella penisola italiaca.

fra

T Italia e

l'Africa setteutrio^ale nei. primi secoli del medio evq.

Gi allorquando V

Italia

vastazioni dei Saraceni,

commerno con questo

gemeva

per

le

invasioni e de-

Vismzia ed Aatayi facevano

paese, sebbene

da altra parte contribuissero

ambo queste

alla difesa dell'Italia

citt

meri-

dionale contro questi oppressori e cul ilutte e con soldati (3) Negozianti veneziani erano quelli che in paesi

e p^fioo a Roma, sotto gli occbi dei papi,


comperavano scbiavi e li eondncevano in frica (4).
cristiani,

Due

secoli pi tardi

Costali ti uo,

si

gV imperatori

bisantini,

Basilio e

lagnano seriamente a Venezia, per mezzo

dei loro ambasciatori, perch cittadini di questa republica recavano


(1)

(2)

legname p^r

la costruzione delle

navi ed

Cafparo presso Pebtz, tom. XVIII, p. 19.


Tunisi e Bona insieme alla vicina MersaU Care:? erano

che neir undicesimo secolo spedivano a preferenza


navi pirate alle coste europee, ved. El-Becri nf^V Journal
atiaiiquy Serie V, tom. XII, p. 511 tom. XIII, p. 71, 150.

le citt

!3

Danoolo,

p. 175, 184^ 185;

Leo Ostisnsis presso Psbtz,

VII, p. 615.
(4)

1731,

Anastasius BiBUOTBSCAaius
fol.

ed.

BiACHiMi|

Uoma^

154.

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333
armi in pMi saraceni : magiskati
citt promettono di porre nn argine a simile aboso e proibiscono,
specialmente m quelle Davi che erano appunto pronte
a far vela per El-Mehdia e Tripoli di Barberia, quando
ginnsero gP inviati bisantini

a bordo

tali

nei!' anno

97 1,

mercanzie di coi era vietato

di

prendere

commercio,

il

mentre era concesso, che tenessero nelle nari legno tagliate in piccoli pezzi (1). Abbiamo un'altra traccia

V Africa

della Davig-azione fra

Yeuezia

Ambasciatori che

tempi di Carlo

ai

dalla corte degli Aglabidt,


Sicilia,

si

si

danqne da

Nord.

partivano

Gairevftn, per la
il

tragit^

trovavano senza dubbio ad El-Mehdia,

porto di

il

del

Magno

servivano di navi veneziane per

to (2). Queste

che

Cairevn. Amalfi, meglio di Vene-

zia, era per la sua situazione adatta al

commercio coi

La

miglior prova

Saraceni deirAirica settentrionale.

che gli Amalfitani veramente se ne occnpassero troviamo nella seguente storia, contro la cui verit difficilmente potrannc esser mossi dei dubbi. Quando nel-

r 871

signore aglabida

il

un

Mohammed

Saiemo dal duce dei snoi

assaltare

Ibn

Ahmed

eserciti,

fece

Abd- Allah,

Africano che aveva motivo d' esser grato al prin-

cipe salernitano Vaifar, lo rese avvertito dell' imminente


assalto.

Come messaggiero

Amalftano, Florus,

il

della notizia

servi

si

d'

un

quale cou altri suoi cooDazionali

ai trovava in Africa per ragione di

commercio ed aveva
Musulmani

visto finora gli apparecchi guerreschi dei


*

(1)
(2)

Tafel e Thomas, I, p. 25 e Kg.


La Lettera di Leone IH a Carlo Magno

dell* anno

presso Mansi, ColUcHo Coneiliarum, tom. XIII, p. 966.

813
.

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334
senza sapere contro chi fsse diretta la spedisione

(1).

porto, in eoi si raccoglieva la flotta era probabil-

mente El-Mehdia,

cos

che dal racconto sopraccitato

argt)mentare, avere gli Amalfitani non di

lecito

quest' emporio.

visitato

Appunto questa

citt di

rado

El-

Mehdia fa nei 1088, assalita ilaUe flotte unite di Pisa


e di' (Senonu Fra le condizioni, con coi il prncipe
arabo ottenne

il

ritiro dell'esercito cristiano,

che quella che concerneva

il

v'

era an-

commercio, se riguardo a

questo punto possiaino prestar fede ai racconto poetico,

a cai dobbiamo
'

maggior numero ile^

il

risguardano questa spedizione.

Il

particolari

che

principe promise d

non pi riscuotere dazio dai Pisani e Genovesi che per


ragione di commercio verrebbero nel suo dominio (2).
Sarebbe aifatto conforme
commerciali di stabilire

allo apirito delle


tali

due nazioni

condizioni e difflcilmoite

nd Negoziati per la pace


Marocco nel 1133 (stile vecchio,
cio 1134), e quasi nello stesso tempo anche fra Genova e la medesima potenza siano stati domandati ed ac-

erreremo asserendo che anche


trattata

fira

Pisa ed

il

cordati privilegi per

(1)

il

commercio

(3).

Vogliamo ancora

Ckronicon Slernitanum presso PaaTZ,

XII, p.

528. Confr.

Amasi, J^oria iH Muiukmni in Sicilia, I, p. SB3 e seg.


(d) Carmen in victoriam Pitanorum, verso 469 e seg^.
(8) Di una pace oonchiusa per dieei anni fta Pisa ed il
Marocco- il 26 Giugno 1131 parlano MtuNGoiOE p: 8 ; ROngioni
p. 341. ]>ei negoziati fta Genova e Io stesso Tegno non abbiamo notizie dirette ma 1 trattati che questa republica conchiuse nel Luglio 1138 con Marsiglia, Antibes^ FrJuS; Fox
les Martigues (Fossae) ed Hyres, vi si riferiscono, ved* Zier
;

iurium,

1,

p. 53-57.

^lyui^cd by

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ricordare

il

troppo ardire
s'

di Doonizo (1) sui molti Afri*

notisdimo

dtnt (Liyi) che

s'

il

ooontnino nelle vie di Pisa, n ear

conclnuderne, che anche molti

l'

isani

aggirassero per quelle citt africane colio scopo di

farvi

commercio.

La

eul oomcome vedia-

laee che le foti ooddentali spargooo

mrcto fra V

Italia

mo, assai scarsa

l'

mal

dobbiamo

orieutali, noi

ste contrade,

1'

una

Africa del Nord^


sicura.

valerci di

scritta

Se ricerchiamo nelle

due descrizioni

di

que-

da Ibn Haucal intorno al 970,

altra da Bl-Beori verso il 1068 (2), che ci offrono non


poche notizie intomo alle condizioni del commercio in
questi paesi. Da esse rileviamo, innanzi tutto, che il lil'

torale deir Africa settentrionale

mente

coltivato in quel

che nelle citt

era ancor eccellentericco di preziosi frutti

fioriva l'industria spezialmente di stoffis

di cotone e seta^
si

tempo e

e che per conee^enza nei

loro hazari

rinveniva una qnantiti di mercanzie che dovevano


-

attirare

nep:ozianti stranieri.

Specialmente lungo

la

spiaggia aincana, da Tripoli fino a Tunisi, era posta

(1)

Muratori, V. p. 385. Nel caso eh alcuno fosse d*oplil Donnlzo inventato od esagerato il numero de-

Bione, avere

infedeli .ohe popolavano la vie di Pisa, solo per apporre ai


Pisani la taccia di cattivi cristiani, aggiuogiamo una notizia
simile di un viaggiatore islandese del secolo Xn, la quale si

rinviene presso Wbalauff, Sifmbolae 'ad geographiam meUi


Oivi es nMnUmentis Ulan^ei { Havniae 1821 ), p. SI : FUa
quam frequentant dromMet mrcatorfi de Qraeckt et Sicilia,
de JSgypto, 8yria et Africa.
(2) Amendue tradotte da Slamb ; quella neUV<mfiM{
tique, sereni, tom. XllI (1842), questa ivi, ser.

(1858>1860).

tom. Xll-XIV

336
una

Nel parto

serie di citt iDdastrioae c commerciali.

Itm Haocal, ogni ora


da tatte le regioni dell' Eoropa

di Trpoli entravano, secondo

bastimenti pioyenenti
e

da

tutti

paesi dominati dai Musulmani. lu Cabes,

commeri
S fax era specialmente visitata
per gii eccellenti snol oli che venivano condotti anche
in Sicilia e nel resto d'Enropa (J^iii);.El*Mehdia finalche aveva varie manifatture, concorrevano

cianti di molte citt (1).

mente, che deve essere considerato come

il

porto di

Cairevn, iic-ro a due giornate nell' interno del paese

e per molti anni residenza dei dominatori di questa


parte deir Africa , vedeva nei sno ampio porto basti*

menti provenienti da lesssndria dalla

Spagna ed
dell'

Africa

altri

paesi

(2).

settentrionale

Siria, Sicilia,

Noi troviamo che

non mancano

di

le citt

relazioni

con ie regioni oltremarine, ma n, Veneziani, u Pin Genovesi sono nominati specslmente, il che

sani,

par sempre on

segno, che non ebbero in questo


commercio nna parte principale, come la presero pih
tardi. Quando poi si \mrifi di commercianti occidentali

che visitavano

le citt

commerciali e marittime situate

ad occidente, come Bona, Algeri, Orano, non sono


nominati altri che gli Spagnaoli (3).
Le notizie divengono pib sicnre, quando eolie nostre
indagini arriviamo alla met del secolo duodecimo. Con
piti

questo tempo ha principio quella serie di documenti autentici

(1)
(2)
(3)

che

si riferiscono alle relazioni

cpmmerciali dei

Journal asiatique. Serie III, tom. XIII, pag*. 168, 169.


Journal ttSiatique, Serie V, tom. XII, p. 4t0-462, 485.
Journal asiatique. Sene III, tom. XUI, p. 18^; Serie \%

tom. XJII, p. 73, 113.

^lyui^cd by

Google

Pisani, Genovesi

e Venerili

() eoli* frica aetteotro*

sale. I pili antichi fra questi


della rcpublica d Pisa,

docameiiti sono quelli


qual fatto possiamo con

dal

qualche sicurezza coDchiudere che

Genovesi e Veneziani^
loro

commercio

colonie*

Anche

quasi mai

J^isani,

prima dei

siano acquistati privilegi pel

si

in quesfi paesi e vi abbiano fondato


i

primi fra questi atti non contengono

ma

primordi delle colonie,

rimuiiJano di

regola ad istituti anteriori, ad uu diritto che per cou-

saetadine vige da lungo tempo ed a stabilimenti che

gi esistona

II

qui detto vale anche del primo

fin

atto autentico emanato nell'anno


tore di Tiinisiy

rasn

(2).

In

di

esso

si

chevoli, che solo pei

un
che

1157 dal governa-

nome Abdallah

dei Beni

Abi Co-

parla di antiche relazioni ami-

momento erano

state turbate

da

incidente; poi del consueto dazio di commercio


i

pagavano finalmente di negozianti pi-

Pisani

sani, delle loro famiglie, fattori e servi (gente) che

avevano case

in Tunisi fra le

degli indigeni. Ai Pisani

il

mura

della citt e quelle

reggente promette ogni pro-

tezione, e diminuisce la quantit di biada

vono consegnare di quelle da

eh

essi de-

loro condotte sul mercato.

(1) Gli Amalfitani soompRjoDO ora affatto dairistoria commerciale. Gaeta aveva ancora nel decimoterzo secolo consolati
marUia Tunisi e Bugia, ved. Pardessus, Colectiom des
.

UU

mest V,

p. 216,

(2) Del dominio di lui e della sua stirpe, ved. Amasi,


Diplomi arabi. Introduzione, p. XXXVIII e seg. Il diploma si
legge in lingua araba, ivi, p. 1-6; in versione latina, ivi, 255
e st'g., e nella Bibliothque de Vcoe des Chartes, serie II,
tom. V, p. 137 publicata da Maslatbib che lo ripete ne' suoi

Traits, p. 23-26.

G. Heyrf,

II.

SS

338
finora

noa Tendote, ie qaali


non debbano pagar dazio, mentre
erano gravate del dieci
cento come tutte le

altre

finalmente, abolisce

Inoltre stabilire, ohe mefcanaie

vengono

Non

ricondotte,

il

dazio d' uscita suir allume.

possiamo ammettere eoa sicurezza, che queste cou>

eessioni avessero avuto stabilit.


tico di

somma

Un

rivolgimento poli-

importanza ebbe Inogo in Tonisi

sol-

tanto due anni dopoch era stato concesso qnesto privilegio. Il

grande conquistatore Abd-el-Mmen pose un

termine al dominio dei Beai-Abi-Corasn in Tunisi ed


generale a tutti

in
l'

piccoli

domini nel

litorale del-

Africa settentrionale. Sulle rovine di tutti questi go-

verni egli fond per s ed

suoi successori,

cosi detti

Al-Mhadi, un reg-no cbc da IT Oceano atlantico


deva

si

esten-

fino al deserto cirenaico.

Abd-el-Mmen aveva appena compiute le sue conMarocco comparve un ambasciatore genovese, Ottone Buono (1161). Questi venne
graziosamente accolto. Fra Geiwva ed il regno degli
Al-Mohadi venne conckima la pace j)cr quindici anni ed
ai Genovesi concessa perfetta libert di commercio in
quiste, che^alla sna corte in

pag^e

questo ri^;no sotto la condizione che dovessero

V otto per cento


timo punto
i

quali

d^e

loro mercanzie (1). Per quest'ul-

Genovesi erano pi favoriti dei Pisani,

pugnavano

sempre

il

dieci

per cento.

ambasciatori genovesi, che negli anni

1169,

Altri

1170,

1191, 1208, 1223 vennero alla corte di Marocco

(2),

(1) Gaffa RO ed. Pbbtz, l. e, p. 31. Per il solo porto di


Bu^ia quest'imposta era stabilita ai dieci per osato, dei quali
due ritornavano ai Comune di GenoTa.
(2) Caffabo, l e, p. 84, 87, 106, 127, 153.

^lyui^cd by

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339
avranno ottenuto
nulla

1155

anni

gli

condo

altri privilegi

ma

al

1164

ci

noi

non sappiamo

Gli atti notarili de-

dell' esito delle loro missioni.

danno una regola

(1)

se-

quale possiamo giudicare quante navi andas-

la

da Genova aU'frica settentrionale. Da-qqesti atti


che furono conclase, nel oorao dei nove anni

sero

rileviamo,

indicati, trenta associazioni fra mercanti

genovesi per

commercio con Bugia, quindici per quello con Tunisi

far

e Ceuta tre per quello con Tripoli. In questo tempo


partiremo adnnqne in ogni caso aeasantatre navi per
dell' frica allestite da societ (2); quelle
che- fnrono spedite da singoli commercianti non sono

le coste

computate. Niuno poi vorr asserire, che tutti


tratti di simili societ fatti in quei

con-

tempo siano

fino

noi pervinti.

Mentre cosi
Trazioni
tati

eoli'

Genovesi sempre

lrica settentrionale,

piti
i

estesero le loro

Pisani fnrono trat-

da nemici o vessati in diverse citt marittime del

regno degli Al-Mohadi.

Una

burrasca aveva nel 1165

costrette alcune navi pisane, appartenenti

gnrresca, a rifugiarsi a Gigeli e Bugia


di queste navi furono giustiziati
di alcuni pochi uomini,

come

d una
gli

flotta

equipaggi

a Bugia, ad eccezione

se fossero pirati (3).

vernatore di Tripoli ferm nel 1181

Il

go-

una nave pisana

carica di granaglie che s'era volata provvedere d'acqua :


(1) Nei Monumnta hiihriae^ patriae, Chartae, to^i. II. Alcuoi esempi si leggono presso Maslatbi^, Traif$t P- 106-103
eonfr. anche p. 1S2.
(2] Nel medesimo tratto di tempo andarono sessantasei bastimenti di questa specie da Oenova ad Alessandria.
;

'

(3)

Mabakoonb,

p. 43; 46.

a40
la-

sua

dorma

fa tenuta prigione

Bugia limitarono nello

mercio in modo affatto contrario

che

Pisani non dovessero fare

zianti grandi

la

QlMmpiegati in
libert di com-

trattati,

ai

aiiari,

se

ordiuando
'

non con nego-

che avesiero almeno cinquecento dinr in

commercio, n comperare
cora {eecunas)
laio (2).

(1).

anno

stesso

pelli

e cuojo di vitella e pe-

per legature di

Tutto ci avvenne sotto

degli Al-Mohadi,

ba Jacub

il

libri

e layori di sel-

governo del secondo

Jusuf,

ma

probabilmente

senza sud ordine; cosicch in tutto questo non abbiamo

da vedere Che uno sfogo

intolleranza locale e di par-

ticolari arbitri. Il califfo stesso si

mostr grazioso e libe-

rale verso l'ambasciatore pisano Cocco Griffi


si

che nel 1166

lagn delle esecuzioni capitali avvenute a Bugia. Ai

Pisani furono concesse molte cose ed assegnato loro

un

Una

po-

fondaco in Zuila
litica

11

sobborgo di EUMehdia

(3).

pih diffidente e stretta pare aia stata seguita dal

suo successore Abu-Jusuf-Jacub


Pisani.

el Mansr riguardo ai
Con un diploma dell'anno 1186, che regolava

le loro

coudizioni per altri venticinque anni (4) egli

assegn loro quattro citt del suo regno, Ceuia, Orano,


Buffia e Tunisi come vniei luoghi in mi potessero far

commercio: l'approdare in altro luogo od

il

dimorarvi

Amari, Diplomi, p. 7-9, 209.


Amari, Diplomi, p. 10-13,270. Quest'ultimo documento
piblcato anche da Maslatbib ittL BtWothque de V cole
da Chartes, Serie II, tom: V, p. ISO e seg., e di duovo nei
(1)
(2)

Troits, p.
(3)

2Tf.

Habangnb p. 46, e

Italia sacra, tom.


(4)

X,

le

Cronache pisane presso Ughglli,

p. 108, 119.

MABi, Diplomi,

p.

17-22; MasiatriE; Traitt,

p.

28

seg".

Google

341
non eia

ad

essi; e
inai dalla fortuna di mare
toccare altro ponto della oosta^
non potevano ivi far commercio alcuno od in altro

fossero

modo

lecito

costretti

praticare con la gente. Se singoli individui sen-

2a stringente necessit trasgredissero


segnati,

non potrebbero pretendere

dai trattati. Ignoriamo


liffo

a fare

d' essere

tali

motTi che indussero

restrizioni,

se

cio fosse

loro

il

ca-

timore di

il

defraudato dei dazi o quello che gli abitanti

dei luoghi aperti posti alia costa corressero


d* essefe depredati dalle
st'

limiti

di essere protetti

il

pericolo

ciurme delle navi pisane. Qne-

ultimo timore non sarebbe stato del tutto infon-

dato, dacch

non pochi

torio di Pisa.

Un

pirati appartenevano, al terri-

Pisano

padronito della nave

d'

s'

era pochi anni prima im-

un negoziante di Cabes, e que-

sta fu restituita al legittimo suo possssore

guenza dei reclami

diretti dsl

ai consoli di Pisa (1).

fatto

da due grandi

compagnato da una
Sebbene

Un

in conse-

governatore di Tunisi

colpo veramente ardito fa

bastimenti

pisani

ogauno ac-

galea, e ci nell* estate del 1200.

patroni di

essi,

aressero dovuto prima della

partenza promettere ai magistrati patri di non intra-

prendere nulla contro

Saraceni, pure

s'

impadronirono,

in cospetto della citt di Tunisi, di tre navi saracene, di

cui una era tutta carica, e

le altre

due almeno in parte

uccisero diversi uomini della ciurma, ne ferirono molti

e fecero prigionieri tutti quelli ch'erano rimasti in

Le rimostranze che

l'

dirigeva, per mezzo dello


(1)

vita.

dogana di Tunisi
scrivano Pisano e degP inter-

ispettore della

Documento deiranno I18 presso Amabi, L

e., p.

271

e seg.

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Google

342
pmii i& essa impkigatt, ai canari^ e le mnaccie del goeniatore d Tonisi, che troando per mare' da qh viaggio locoiitravci non lun^^i dalla citt i pirati che si allontanavano, facevano
della loro preda^

che

merci e danari, dicendo che


sequestrare

una parte

il

governo di Tunisi potrebbe

beni dei loro oonnazionaU Pisani stabiliti

nella citt per .pagare

govenuitore, principe
ci,

restiioiagero

ma essi ritenevano le cose piti preziose,

stabilire

l'

indennit

Abu

ai

danneg-p^iati.

Il

Zeid, fece, in conseguenza di

gindialmente

il

valore del

danno cagio-

nato dai corsari, e vendere in praenza di negozianti e


scrivani Pisani le granaglie che
loro magazzini di Tonisi, e

i Pisani tenevano nei


non bastando queste, anche

La pi parte dei commercianti Pierano intanto difetti alla


temendo di peggio,
patria, non pochi abbandonando i loro beni, ma anche
quelle dei Lucchesi.

sani,

senza soddisfare ai loro obblighi verso


ceni,

negozianti sara-

dai quali avevano comperate delle mercanzie.

Il

governatore di Tunisi non prese, del resto, altra vendetta, anzi protesse gli averi, lasciati dai Pisani, contro
i

creditori loro e contro altri,

buon tratt'unento malgrado

ritornassero a Tunisi.
di Pisa,

Ma

cose accadute, qualora

le

egli richiese pii volte

il

governo

che punisse severamente que^ corsari e pagasse

r indennit ai negozianti,

le coi

granaglie erano state

vendute, valwdosi de' beni dei pirati.


fu per lungo

tempo

Il

commercio non

interrotto, e ci per merito del con-

tegno umano del governatore, che


del giusto. I Pisani,

il

si

tenne entro

limiti

cui ritorno era desiderato dai loro

CFeditori e dagli interpreti della

nna lettera, in
Locca protezione

scrisse

coi promise ai ommeroianti di Pisa e

dogana, vennero presto

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343
nuovo a Tonisi (1). I tnagistiat patri li esortarona a
comportarsi da pacifici commercianti e fecero per mezzo
d

di speciale

ambasciatore assicurare

alla repubiica assai

col governo degli l-Mohadi

novando la promessa
soltanto,

che, se

ti

il

govcmntore, che

importava V essere in baone

Al ohe questi

imita anteriormente. Egli

gindice di

Toma

];elazioni

rispose; rin-

agginnse

nella Sardegna,

Comita II, continuasse a spedire navi pirata contro


Musulmani o se dei Pisani visitassero quelle parti d'Africa, in cui dominava il ribeile ed usurpatore di Mehdia,
Ibn-abd-eUOberlm, alloca non potrebbe a meno di trattare
tanto questo che quelli da nemici (2). Per intendere
quest' ultimo detto, bisogna sapere, che fra il 1099 ed
un rapo di bande armate con questo nome
il 1203
i

aveva occupata

la citt di

Mehdia.

Un

altro

nemico della

il ano
a quel tempo

casa degli Al^Mohadt, Jahia ibn Gbania, rovesci


potere: quest' ultimo poi usurp intomo

governo

il

e Tripoli

d'

(3).

una grande parte


Jahia

si

del territorio di Tunisi

mise nel 1204

in

relazione coi

mezzo dell'uomo che in nome suo comandava


a Mehdia ; e fece loro proporre di entrare in amichevole
commercio con essi (4). 6e avessero accolta la domanda,
Pisani, per

si

sarebbero messi in aperta opposizione cogli Al-Mohadi.

Ma

noi

non troviamo

in

seguito traccia di nimist tra

Pisa e la diaastia degli Al-Mohadi, che avevano presto


Amabi, Diplomi, p. Sd-64, 276-279, publica ooq meno
documenti per la piii parte in lingua araba, che
conoernono l'assalto raccontato e le sue cousegnenze.
(2) MAai, Diplomi, p. G5-68 ia data 23 mano 1202.
i3) Amabi, Diplomi lutroduzioue, p. XL e seg.
(4) Amabi, Diplomi, p. 72-74.
(1)

di sedici

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344
ritabilito

il

loro

governo in Mehdia ed in generale in

tatta questa parta dell' Africa, perloch

dere che

Pisani non accettassero

non

tore 0

usurpa-

primo

dei luo-

Subito

gli dessero risposta.

dobbiamo cre-

le oilcrtc dclt'
il

gotenenti che, dopo la caduta di Ibu Ghania, governava

nome

rAfrchieh (^/Hca ffopria) in

chiamato bd
1211, che

me

ai

el

Pisaui

parte sua

(1).

comportavano lealmente e confor-

si

ed assicuravali

trattati,

degli Al-Mohadi,

Vabid, ricohOBceva nel diploma del

Uno

di

buon trattamento da

de' suoi successori,

Abu'I Ola (1221-

1223), venne invece da insinoanont dei MarsiglieB male


disposto contro
loro

sito

tenente

il

Genovesi. Quelli mandarono on appo-

ambasciatore a Tunisi per destare nel luogo-

un capitano

sospetto che

di

nave Genovese, a

cui da Abu'l Ola era stata affidata considerevole

d danaio, l'avrebbe defraudata ed uccisi

somma

Musulmani

imbarcati nel ano l8tiinento, ae prima di dar compi-

mento

al sno disegno; non -fosse stato arrestato dal po-

dest di Marsiglia. Adirato per ci

male

Genovesi che

si

Abu

Ola tratt

'1

trovavano a Tunisi.

Ma due am-

basciatori Genovesi appianarono le diffioolt per ci in-

ed una nuova pace venne conclusa, per la qiMile i


d* un fondaco e d' un ba-

sorte^

Genovesi vennero in possesso


iano,

0 vi furono riammessi,

mente

il

che non risulta chiara-

dalla parola del testo (acquisitio) (2).

Come

spesso avveniva nel

mondo orientale,

cosi pure

in Tunisi. I luogotenenti si fecero prncipi indipendenti,


(1)
(2)

Amari, Diplomi,

Caffaro

mato da
alla

78-80.

p.

ed. Peetz, p. 152 e seg.

lui Seid Bulaule.

Abu'l Ola chia-

Quel Seid o Cid

sua luogotenenza^ ved.

Ib{

Caldn,

11^ p.

titolo,

intorno

282-295.

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^ 345
giogo degli l<-Mohadi e governando in pioprlo nome. Questo Tivolgimento fo oompiato nel 1228
8Cftoteiido

il

da Abu Zecheria Jahja


detta dei Beni

Nqfs

(1)

Tunisi, che comprendeva


di Tiini8i

minio anche per

il

gna, cosicch verso

gran lunga

Grande

fond per

la

sua stirpe

un regno con

la capitale

ei

non

solo

V odierna reggenza

ma anche il territorio di TmpoU e oonsidefe-

Tole parte dell* Algeria.

di

(Hafsidi),

etfa

il

lm

Zecheria estese

litorale del
la

met

Marocco e

dell' Atipica settentrionale.

pnre )a sua autorit nei paesi

(2), il

doge

di

suo do-

del decimoterzo secolo era

pi potente re

esteri. L'

peratore Federico II spedi a Ini nel 1231

Vi baldo

il

fiuo in Ispa-

il

im-

cavaliere

Venezia Jacopo Tiepolo, nel me-

desimo anno Pietro Dolfino

(3),

il

podest di Pisa, To-

da Strada, nel 1234 il Tedieio (4), la rejjublica di


Genova nel 1236 Conrado de Castro (5). Tatti questi

rello

(1)
(2)

Ibn-Caldn, il p. 299 e seff.


Diploma presso IIuillard-Briiolles, Historia diplomaII. p. 27G o seg., ove si accenna a tratGenovesi, risani e Veneziani conclusi con

tica Friderici 11, tom.


tati dei Massigliesi,

Abu

Zcclicria

prima che fosso

fatto

11

Federigo. Anche presso Maslatrie,

qnando Venezia e Genova

trattato coli' imperatore

Traits, p.

153 e seg.

&tte nemiche
a Federigo, questi yedea di mal oochio, che Gsnoresi e Veneziani fossero protetti dalla eorte tunisina e traessero ricco guadagno dai commercio con Tunisi Regiitr, Fridetiei, II,

Pi

tardi,

prectoo
(3)

p.

si ertixio

CabcamOj p. S24, 360.


Tafel e Thomas II, p. 308 e seg. ; Maslatub

Trmits,

196 e aeg.

(4) Dal-Boboo p. 210 e seg, ; Tafbl e Thomas, II, p. 299


e seg. Siitoriaepatrtae monumenta, tom. X, pag* 32; Amabi,
Diplomif p. 292-294; Maslatbib, 3\raiti, p. 31 e seg.
(5) II documento ora publicato dall'originale nella sua
integrit da Maslatbib, Traitt^ p. 116 e seg. prima lo aveva
;

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346

sione dei dazi, a cui erano stati finora esposti

commerdell' *

bassa Italia e della Sicilia net paesi

frica: le altre chiedevano

conforma degli antichi

ed ottenevano in parte

diritti

e possessi per

Jalija

la

loro con-

nazionali, in parte la concessione di nuovi. Mestre

Zechena

lo

angarie e gli arbitri nella riscos-

di far cessare le

ciaiiti delia

La prima

tiittati.

aveva particoknDente

delle anndelte ambesoiate

scopo

a Im B?wti per condodere di

forono

Abu

concludeva tre trattati di commercio

cogrinearci^ di Pisa, Genova e Venestia, che sono

fondamnto

di tatti

diritti dei

r^^o

degli Hafsidif ci sono pervennti

cinque

siffatti

Abdallah

el

documenti

di

mo

il

negozianti italiani nel

figlio e

non meno

successore

di

Abu

Mostanser, che governava per lunghi anni

questa parte dell'Africa. Egli concedette ai Grenovesi due

diplomi
Il

(1),

r^DO

edito da

due

ai Veneaiiani (2)

ed uno ai Pisani

degli Baisidi era allora in grande fiore.

una fonte secondaria

meno

perfetta

(3).

Le

nella Biblto-

thque de V cole des Chartes, Serie IV, tom. Ili (1857], pagine 440-442. Anche Caffaeo, p. 186, fa menzione della mis-

sione di Corrado
d*

un

de Castro,

alla quale fu risposto con rinvio

ambftsoiatore tuoisiiio.

(1) Il ptivnego del 1250 stato publicato gi nel 1897 da


SiLVBSTBB DB Sact DoUe Noticu ct xtrait$, XI, p. 22-25,
quello del 1272 da Maslatsib nella BiblMkque de V cole de
Chartee, Serie IV, tom. Ili, p. 442-446. Ambedue sono ripetati
da Mablatbib, TraiUt, p. 118 seg. ; 122 e seg.
(2) Tafbl e Thomas, II, 450; HI, p. 118. Bssi appartengono agli anni 1251 e 1271.
(3) Delissimo 1264 presso Amasi, JHpomi^ p. 296 e seg. ;
anche presso Dal-Boboo, Dipkmi pisani, p. 218 e seg. ;
Tronci, p 217 e seg.; Monumenta historiae patfiae, tom.
^p. 385 ; Maslatbib, Traiti, p. 43 e seg.

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fioche rendite cbe

il

347

re traeva dai vasti Writorl a lui

sottoposti gli permettevano di dispicg-are

e lusso

imitavano

suoi sudditi
il

felici

per

grande pompa

lunghi anni

suo esempio e spendevano grandi

di

pace

somme

per abbdlire le loro case, per vestire spleDdidamietite e

mantenere magoifici cavalli (1). Tatto ci infloiva senza


dubbio vimtaggiesainente ani commereio. degli oocidentali. Era soltanto increscevole, che la gelosia e V invidia
che regnava fra i cittadini delle diverse republiche
italiane rsndeflae impoaubile di godere in pace e con-

cordia tra loro

che coglievano dal

i fratti

cio tanto aamentato colT fHca.

meno

loro

oommer-

Non vogliamo nem-

parlare delle molte piraterie che gli uni contro gli

facevano e di cui cenno nei cronisti (2) ; diciamo


soltanto che i re di Tunisi dovevano gaarentire ai Pialtri

sani per trattati la libert del mercato, perch Geno.

vesi ed altri Cristiani loro volevano vietare di

qualit di merci

cert(^

(3).

La

comperare

citt di Pisa, d'altro canto,

per ragioni a noi ignote, dichiarava nell^ anno 1246

nulla .la convenzione esistente

^no

allora tra la sua colo-

nia e qneila di Genova a Taniai e minacciava

il

re della

partenza dei Pisani dalla sua capitale, qualora favoris-

Genovesi

se

re

Abu Abdallah

(4).

Dal

fatto,

che quattro anni dopo

concesse un

privilegio

possiamo ben argomentare, che

(1)

Ibn-<;&ld6m,

(2)

Cosi, p. e., presso

II, p.

888 e seg.

Cjlwabo,

tali

ai

il

Genovesi

minacele non lo

374.

p. dl8, SS6, 297.

Vedi i trattati degli anni IS64, 1S13, ISSa


RoNCiONi, p. 519 nomina gli ambasciatori che comunicarono ci al re di Tunisi. Egli attinge^ manifestamente ad
una fonte pi antica.
(3)

(4)

apaveutassero e che anzi fosse sua cara di esser giasto

coDcedeado uguali

Le

crociate

dirlti e franchigie a tatti.


non averan finora esercitata la menoma

uillueiiza nociva sulle rrlnziuiii dei popoli coinmerciali


deli'

Europa con

potenze che regnavano

le

del Nord, perch queste

nell'

Africa

avevano pochi contratti coi

dominatori musulmani della Siria e deU'figitto


-

Lcdmko U

cosa mut espetto, quando

no

1270

intraprese

iinab

parte in

con dargli

e soldati

e navi

contro

crociata

quale prendevano

modo
(1).

La

Sani nel^ anTunisi^ alla

distinto

Genovesi

Siccome una Crociata

era per lo pih afibre comune di tutta la Cristianit, coak


il

re di Tunisi, diffidando di tutti gli Occidentali, impri-

gion air avvicinarsi


Genovesi,

ma

tutti

dell' esercito crociato

Franchi

(2).

non

solo

Pisani riuniti nella

Caffabo ed. Pbbtz, p. 267. Le pruove tolte a^H ardavi


e Genova sono publicate da Jal e Champoluom,
ColUetio de documenti indite, MUmgee, I, p. 507 e seg. ;
II, p. 51 e sefiT' e pi completamente da Belgbano Docu(1)

di Parigi

menti inediti Heguardanti

le due crociate di Lodovico IX,


Milanoi 1861. Il re 8*era rivolto a Venesia per ottenere le
navi neoenarie, ed il relativo trattato era di gi eoochiiuo

(yed. lo steseo presso Llimo,

2, p. 1962),

ma non

ebbe

Codea dipomatieue Itaiiae,

effetto.

Se

l,

come
sanese Malevolt

gli storici posteriori^

pisano RONCiom, p. 571 e segp. ed il


TOgliono sostenere, aver Pisani mandati dei soldati loro alr esercito di Carlo d'Angi^ che seguiva quello del re, ed
essersi per consepruensa trovati dei Pisani fra i crociati accampati davanti a Tunisi, ci non merita la nostra fede per le
molte ragioni esposte dal Dal- Borgo, Dissertazione eopra
V istoria pisana, tom. I, parte 2, p. 144 e se^.
Guill. de Nangis, Gesta Philippi, III,
(2) Caffaro, l. c.
il

nei Mecucil dee historiens de France, tom.

XX

p.

478

Ibm

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colonia di Bagia abbandonarono qoesta citt insieme

medesima

col loro sacerdote Jafferos, per sottrarsi alla

Mail

sorte (1).

da

re Lodovico mor,

lui riunito potesse

Filippo concbiuse
del quale

dando

il

erano

si*

un

assicur

dare T assalto a Tonisi

il

ritorno.

Aba

suo

figlio

Abdallah, secon-

desiderio di Filippo, liber tutti

stati carcerati e restitu loro le

Si pens peraltro

trattato col re di Tonisi, per messzo

anche

all'

che

cristiani,

robe tolte ad

essi.

avvenire dei cristiani d' Oc-

cidente che dimorerebbero a Tunisi*


i

primach P esercito

Venne

stabilito

che

commercianti europei potessero in ogni tempo libera-

mente

trafficare nel

regno tunisino ed essere protetti

ne' loro diritti e nelle loro giuste pretese. Inoltre dovreb-

bero avere

il

conseguenze

libero esercizio della loro religione (2).


tristi,

che

la crociata

Le

aveva avute pei cri-

a Tonisi non si fecero in tal modo sentire per


lungo tempo. Gi negli anni 1271 e 1272 Veneziani
e Genovesi ottennero nuove conferme dei loro diritti e
stiani

possessi nel regno dcg-li


Il fiore del

llai'di.

reame era minacciato

dalle contese

che

morte di Abu Abdallah (1277) insorsero per il


possesso del trono. Per le discordie manifestatesi nella

dopo

la

CaldC n,

II, p. 2&2f dice soltanto, che li abbia impediti a penetrare neir interno del paese.
(1) Bibliotkque de Veole des Chartes, Serie II, tom. V,
p. 145 ; MASLATRm, Traits, p 47 e spg".

db Nanois, /. c.y p. 478, 563; Pbtr. de


D*chebt, Spieilegium, III, p. 668, ed il
trattato istesao, publlcato da Silvestro db Sacy, Mmoires
de V acadmie dee ineert'pfione, tom. IX, p. 463 e spg. ; e da
(2)

Confr. Guill.

CoNDBTO

presso

Maslatrib,

Traite, p. 93 e seg.

350
famiglia degli Ha&idi a tanto

giunse, che la parte

si

occidentale del regno colla capitale Bugia (che appresso

poco corrisponde all'odieroa Algeria),

si

distacc dal resto

un
a s. Tempi relativamente migliori pare che
qoando il regno ^ era riunito di nuovo, e ape-

e per circa un quarto di secolo (1285-1309) form

principato
veniBaero

cialmente dorante

lunghi anni in cui governava

bu

Jahja Abu-Becr (1318-1346). Tanto pi profondamente

cadde per altro

dopo

reg-no

il

sua morte

la

fu conquistato dall' imperatore del Marocco,

quando

Abnl Ha-

sen della stirpe dei Merinidi. Questi lasci di tutta la


dinastia dei fieni*Hafs soltanto

1348). Le

difficolt

con cui

un

il

piccolo avanzo (1347-i

regno di Tunisi aveva


disgrazie furono

a lottare in tutto questo periodo di

ancora aomentate da

ci,

che Genovesi e Pisani scel-

sero per teatro delle loro continue lotte e contese le


coste
di

delPfHca e specialmente i porti di Tunisi e


Non cessarono mai dal prendersi e distrug-

Bugia.

gersi le navi

(1).

Ma

straniero pretendevano

cui era sottoposto

il

bastimenti

Isbach pag cosi nelP anno

il

d'una nave chiara

suo successore

Lucheto Pignoli
cianti Genovesi

dennit per

(1)
(2)

Abu

Genovesi i^inden-

dichiarava airambasciutore

pronto a soddisfare

che richiedevano una

p. 303,

re di Tunisi

stata presa dai Pisani (2), ed

Abu Hafs
d' esser

ai

danni che avevano

Caffabo,
Caffabo,

paese ed avevano diritto ad inden-

nit, se fossero ivi danneggiati.

nit

ancorati in porto

esser protetti dal signore

commer-

forte somfiia d'in-

patiti

da

assalti Pisani

304, 305, 313, 314> 315.

p. 297.

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351
contro loro

diretti in

porti del

regno di Tonisi

(1).

Simili richieete per risarcimento di dtnni port, circa

l'anno 1300,

l'

ambasciatore veneziano Marino de Mo-

non meno nocivi


goTemo di Tunisi,
grande momento per il comquale
vvo come prima. E

lino (2). Qaesti fatti erano del resto


al

commereio quanto molesti per

sebbene non fossero di


,

mercio in generate
in questo tratto di

il

il

tempo avvennero

poi fortunatamente

dei fatti che furono vantaggiosi per


l'

il

commercio

del-

Africa settentrionale. Quando dopo la caduta d' Ac*

cene era vietato

ai cristiani d'

Oeeidente di recarsi in

Egitto, gli abitanti della Barberi portarono nel loro

paese

le

merci

commerr ialiti

dell'

India ed

quegli articoli ch'erano


le

droghe,

il

prodotti dell' Egitto

euiupei trovarono ora in questo paese tutti

cotone,

soliti
il

a cercare

nell'

Egitto,

come

Una

parte

lino, lo zucchero.

del commercio egiziano si trasfer in Barberia per quel

tempo, in cui doveva con pi rigore venire osservato


il

divieto

Nilo

pontificio di far

commercio

col

paese

del

(3).

Gli 'Sguardi dei commercianti europei

adesso pi che prima alla Barberia, ed

goTemavano Tunisi

in questo

si

volsero

che
tempo non mancavano
i

principi

nella Bibliothqw
(1) Diploma publioato da Ma8la.tbib
de V cce des CharteSt Serie IV, tom. Ili, p. 447-449, ed oca
in forma pi completa nei Traitty p. 125 e seg.
L' ifitruadoue si legge presso Marin, VI^ p. 322 e seg. ;
Tapbl e Thomas, III, p. 392 e seg. Essa senza data. Il governo del doge Pietro Gradenigo (1^9-1311) serve solo a
fssarne in qualche modo il tempo.
,

(3)

SanutOi Secreta fidelium

crucis, Ub. 1, part. 4 cap. 3.

352
di mostrarsi favorevoli ai mercaoti occideniaU. Tre di-

plomi

ci

sono pervenuti dei due primi decenni del se-

colo decimoquarto, concessi

principi di Tunisi in

dai

favore di Venezia, e ci negli anni

ed uno in

fttTore

1305

(1) e

d Pisani dell' anno 1313

1317

(2),

(3).

Ritornando alla storia del regno di Tonisi dobbiamo


dire,

ehe nn domnio straniero, quale fu quello dei Mevenne sopportato a malincuore aila popolazione

rinidi,

Ma appena fu di nuovo
T antica dinastia dei Beni Hafs, che. la
qniete del regno ftf tuobata dalle mene deli' ambizioso
che presto scosse questo giogo.
salita al trono

ministro Ibn Tafragnin

il

quale tenne le redini

governo pel principe Abu Ishaih


d'

et

(4).

Filippo Doria

Ibruliiu;,

dd

minorenne

V avventuroso ammirrigiio

Finora non era conosciuto, the per un estratto presso


p. 285 e sepr., ed un breve regesto j^n^sso 'I'afel
e Thomas, Der Doge Andreas Dandolo, p. 135. Ades^io publicato ueiia sua inte|?rila da Maslatbie, TraitiS, \). 211-216.
(1)

Mahin, IV,

Il principe chiamato nel privilegio EmuiistaDiSt rius Bile, e Abu


Acida col cognome Mostanser Billah (1295-1309).
(2) Stampato da Marin, VI, p. 232-336, ed ora meglio da
Maslatrib. Traits, p. 216-221. Neil* Ebe- Jaie Zadiarie filius
si rioonoeoe il domini^tore di Tunisi, Aba Jal^a Zecfaera Ibn-

el-Libjani (181U1318).
(3) Amasi p. 86 e seg. ha rinvenuto l'originale' arabo di
questo privilegio del principe di cui si parla nella nota antecedente e lo ha publicato insieme colla versione la qual ul-

tima ripetuta presso Maslateie TraiUSi p. 49 e sefif.


(4) Anche di questo tempo esistono documenti in favore di
Pisa : un trattato oonchiuso V anno 1S53; fra il principe Abu
Ishach Ibrabim e la repubiica di Pisa conservatoci in arabo
ed In latino publioato da Amaet p. 98 e seg. ; 303 e seg.
In latino lo si legge anche nella Bihlioihqw <fe V cole des

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353
genovese, approfitt
lenze per dare

nell'

aQDO 1^355

aUa

assalto

l'

di queste turbo-

citt di Tripoli,

molto tempo non era pi strettamente unita


degli Hafsidi ed

j|

]jimto allora era

Ibn Mohammed, quasi ue


signeie.

comandate

regno

domiuata da Thabt^t

fosse govrano

Doria un segretamente

li

che da

col

ed indipendente

le quindici

na?i da

porto di Tripoli e sorprese tanto improvvisamente


citt njale guardata, clie

si

il

la

principe riimnci alla difesa

diade alia fuga. I vincitori trovarono nella citt

immenso

bottino

ma

Genova non ap-

le autorit di

provarono Tassalto eseguito proditoriamente, e

lui

coi molti bastimenti mercantili ancorati nel

Saraceni fecilmente

cendo

soffrire

le

si

colonie commerciali dei genovesi

Tunisi ed in Egitto. Filippo Doria ed


vendettero per ci la citt
d' oro ad

dd quale

sarebbero potuti vendicare di-

un emiro

compagni
per cinquantamila monete
i

suoi

vicino e si allontanarono (1). Quelli

che per tale compera era divenuto signore d Tripoli si


chiamava AJimed ddla stirpe dei Beni Meccki che aveva la sua sede originariamente a Cabes. Egli trasferi la
sua residenza tosto nella

da essa

il

citt acquistata,

governando

suo piccolo dominio, al quale oltre Cabes ap-

parteneva anche la citt di

8&x

le isole di

Gerba e

Chartes, Serie II, tom. V, p. 145 e seg., inserito^ da IIsLATBiB, ohe lo ripete nei Traits, p. 55 e segr. poi una lettera
dello stesso pineipe al doffe Giov. 4' Agnello di Pisa e Lucca,
la quale assicura i Pisani della protezione del principe (1964)

presso Amabi, p. 112 e seg.


(1) MTTBO Vn.LANt, ed. DRAOOMmti,

e seg.; Stella, p. 1093; Ibn-Galo^n,


eeg. ; Ibn Batuta, IV, p. 350 e seg.
G. Ueyd,

II.

I,

p. 497-440,

III, p.

446

51-58, 178 e
83

^lyui^cd by

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354
Chercheneh

ma in

(1).

Di questo signore possediamo an diplo*

favore dei Veneziani, importante per ci,

oltre alle solite concessioni di


lato

coutieiio

dazi.

Da

lavorato,

il

ferro,

l'

oro

isd

il

che

del conso-

anche una particolareggiata

questa vediamo, essere stati gii

dpali che venivano introdotti,

vano

un fondaco e

tft

riffa

a^rticoli

dei

pria*

legname lavorato e non


; mentre si esporta-

argento

lane, cnojo e pelli, datteri, oglio, e Bpecialmente

sale pr< v

Il

dai

lente

campi

di

sale posti

nell'

il

interno

del paese. Questo sale veniva portato o da uomini o su

camelli al porto di Ras el Mocbcbcz

commerciali, che
principato,

non sembrano

Le

relazioni

essere state vantaggiose:

molti Veneziani luruno sotto

hmed

(2).

Veneziani cominciavano con questo

il

dominio

violento

di

imprigionati e privati dei loro beni o delle

loro navi (3).

(1)

Ibn-CaldOn,

III>

cui tosto parleremo, bI

p.

65, 164 e seg.

Nel privilegio, di

chiama Ameth Bemich!n (Ahmed Ibn

Mecchi). I-snoi possedime^nti sono tutti annoverati nel titolo.


Ivi

detto, che

il

suo dominio

si

estende da

S&x fino a

Mi-

aurata, cio Mesrata, trentaquattio leghe francesi

ad Oriente

da TripolL Ved. Ibn-Caldn, introduzione


Batuta, I, p. S0.

XCV ^

(2) Il

p.

Ibn

privilegio ohe fino adesso era conosciuto soltanto

Marin, IV, p. 289-292 ; V, p. 45, publicato da Maslatbib, Tfaits, p. 222 e seg. Il Rassamahes dello
stesso il luog^ tripolitano Ras el Mocliebez, dove il viaggiatore Et-Tiggiani trov ud' eccellente rada e campi di sale,
dalle notizie presso

con molto prodotto, che vantaggiosamente si vendeva ai CriVed. Journal asiatique. Serie V, tom. I, p. 120, 356. Carte
catalane, /. e, p. 108. Si trova fra Tripoli e V isola di Gerba
(3j Ved. i documenti degli anni 1358 e 1362 presso Masstiani.

LATBIB, Ttaits,

p.

228-231.

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Le

condizioni politiche del regno di Tonisi miglio-

rarono decisamente nella seconda met del secolo deci-

moquarto.

Il

re

piccoli prncipi

Ahul bhas Ahmed cominciando da


ristabifi a poco a poco il regno

(1)

Ha&idi in tatta la sua antica estensione e nelr antico 800 splendore e Io goyem con rigorosa maio
per una serie di anni (1364-1394). Pare, che il ritorno
degli

dell'

antica forza e delia fiducia nel proprio vigore

si

mostrasse nel regno tonisino specialmente in ci, cbe


pili

frequentemente vennero spedite navi pirate nei mare

Medterran^ ed

alle coste

ed

isole enropee.

Rimane

governo. Bu-

soltanto incerto, quanta parte vi avesse

il

gia specialmente era, per cosi dire,

sede della pira-

la

teria organizzata* Alla fine questi continui assalti di cor-

sari linscirno assai molesti agi' Italiani (2). Il

doge

Adomo di Genova spedi finalmente tina fiotta


punire i Musulmani. Ad essa erano unite delle navi

Antomiio
per

pisane
(1)

(3)

e siciliane, le quali ultime comandate dallo

ma non ancora
quando nel
concesse ai Pisani una lettera di
ved. Amari, p. 115 e seg. Confi'. Ibn-Caldn, 111,

Ei fu signore di Costantina e Bugia,

di Tunisi,

sicurt,
p. 67,
(2)

noTed

73 e seg. 80 e seg.
Testimonianze i>er questo abbiamo negli aonalisti ge;

del dedmosesto secolo

io

quanto

ai

quali forse con

Maslatbib, Tableau de la eituation dee tabUesements franqaises dans r Algrie 1843^1844 , p. 467 e seg.
si potrebbe
credere, cbe ab1l>iaiio attribuiti ai tunisini del dedmoquarto
secolo, quello cbe Tenne in pratica eolla fondazione degli stati
,

barbarescbl d* origine turca.

Ma

le levo assrsioii sono splen-

didamente confermate dairantoritd*lBN-CALnK, HI, p. 117.


(9) Le navi pisane etano allestite a spese della repoblica,
cernie pure le genoTesi (Stblla., p. 1128). L'ambasciatore
pisano Nicol Lanfreducci^ ebbe per V incaroo (icabi, p. 318)

356
amiDiraglio Manfredo de' Chiaramonti

senza

ad ulteriori imprese

venire

Altra spedizione

doge per V
la

pii

cavalieri francesi

dervi

nati

lo stesso re di

parte e che lo zio del re,

armati

Gerba,

momento
il

(1).

medesimo

che allora non trova-

mille fra cavalieri e scudieri

s'incaricasse del
d*

nnU' altro

loro desiderio di combattere

il

pruprio paese, c pirino


di

di

ma

isola di

cousiderevole prepar

vano occasione di appagare


liti

l'

afno 1390. Egli seppe tanto infervorare per

sua impresa

pi

che occupare per qualche tempo

fece

si

il

sapremo comando.

duca di Borbone

qaesto niicleo

agginnsero ventimila arcieri e

si

dai Genovesi.

Tutto

genovesi alla volta di


cipaie deir assalto,

l'

Fraucia. che

decisero a pren-

fianti

El Mehdia che

era la meta prin-

siccome era una delie citt

deir Africa settentrionale.

radu-

su navi

esercito partiva

piii frti

blocco fa cominciato senza

impedimento ma il nemico tosto stanc gli occidentali con innumerevoli scaramuccie: il comando era
:

trascurato

grandi calori

dell' estate e le

discordie

mo-

accampamenti scoraggiarono il soldato ; e


r assedio fu levato dopo due mesi, durante i quali non
s* era datp che un solo serio assalto (2). Due ambasciate
stratesi negli

di

&r

sapere al re di Taiiisi, che Mogol! Pisani danneggiati


itf aio dello stato abbiano armati

dalle piraterie saracene, senza

questi bastimenti.

La

verit risulta peraltro dai regesti presso

Maslatbib, Traitf p. 1SS9. Anche Venezia, invitata daQenova,


aveva promesso delle navi per questa spedizione. MA8.&TBiBy ^ e,
(1) Stblla, p. 1128. Grba fa ceduta al Gbiaramonti per
treitaseimila fiorini d^ ro.

Fboissart, Hvre IV,chap. 13, 15, 17, ed. Buchon t. Xll,


; 2i0 e seg. ; 299 e seg.^ . fonte principale per
poi Si'BLLA, p. 1128 e seg. ; IfiM-CALDi!iN, IH, p. 118.eseg.

(2)

p.

ci

174 p seg.
;

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genoTeei, cbe n, corso del 1391 comparrero


D8, ristabilivano la

Abbas Ahmcd

La

inala riuscita di questa spedi-

zione pregiudic per d' assai


dei

Musulmani

a Tu-

pace fra la repnbliea ed bal

Franchi

sempre maggiore

delle navi di questi ultimi,

si

ueil'

faceva

opiDione

il

numero

che compariva nel Medi-

terraneo e danneggiava le potenze eommerciali. Froissart racconta (2), che le navi saraccue fermassero quelle
dei PisaDi e Genovesi, per imporre loro

modo che

in

un

forte dazio,

divenissero assai rare le

nelle .Fiandre

mercanzie.di Damasco^ del Cairo d' Alessandria, di V&,

nena, Napoli e Genova, e specialmente le droghe. Pisa


8t lagn vivamente, nel 1393, per mezzo del suo ambasciatore Nicol Lanfredocci col re di Tunisi delle vio-

lenze commesse dai baraceui che alle coste e sulle isole

mar tirreno ammazzavano i Pisani ed i loro alleati,


impasacch^giavano e traevano in prigionia, e

del
li

dronivano delle loro navi


rono nel 1398
di Sicilia,

ma

assaliti
i

Genovesi fossero

(3].

Bastimenti genovesi fusaracene nelle acque

da navi

primi rimasero vincitori. Sebbene


stati cpstretti

difendersi,

pure la

rpublica credette di dover porgere le sue scuse al re,

perch cittadini suoi avevano uccisi o


Saraceni in questo scontro.

Ma

ci

fatti prigioni dei

non ^iov ed

il

non ci sia pervenuto IMatrumento


pace conchiuBa, a quanto pare, della prima di
queste ambasoiate; la seoonda dell' Ottobre tratt piuttosto
dello scambio dei prigionieri e regolava affari di debiti. MasLATBiE, Traitt, p. 190 e seg.
(1}- iiiere6cevole,.che

istesso della

p. 308 e seg.

{'2)

L.

(3)'

Amlbi,

c.,

p.

317 e seg.

478.

358
signore di Timisi coiifiec tatti gli averi e tutte le

mercanzie dei Genovesi,, di cu p t n padronirsi, e ci


per punire il delitto commesso contro i Saraceni. Nel
1

1423 leggiamo

>

Genovesi che da lungo tempo

di altri

languivano nelle prigioni di Tunisi e che V ambasciatore


.

Ambrogio Spinola liber, colle rae preghiere (1).


re Abul-Abbaa Ahmed (2] morto nel 1394 ed i
.

suoi suceeBsori nel secolo decimoqnmto, cio*

Fares (1394-1434)

(3)

Abu Omar Othman

ed

re

(4)

Abu

(1435-

1483) continuarono. per malgrado queste ostilit a concedere privilegi alle potenze marittime d' Italia, confer-

mando con pochi cambiamenti


(1)

Stella,

(2)

Abbiamo

p.

da

lettere

antiche concessioni.

1167, 1294 e seg.

di lui

un

privileg-io

1392 presso Maslateie, 2'/uus,


favore di

le

p.

per Venezia dell'anno

232 e seg., uccompa^aiato

che illustrano le anteccdeuti trattative. Un altro in


nell' anno 1383, dair ambasciatore

Genova ottenuto

Federigo L^eavelo (MASLATiaB^ iti, 130) sembra penduto, e


O06 pure un terzo per Plsa^ se lecito credere che abbia
avuto esito la missione del pisano Ranieri de' Gualandi man*
dato nel 1378 a Tunisi^ Bona e Bngia. Ved. Amari, p. 81S,
Bibliotkque de V coe des Charter, Serie II, tom. V, p. 152

e seg.
0) PrTilegio per Pisa dell' anno 1397^ in arabo colla Ter1S3 e seg. ; 819 e seg. in lasione latina presso Amabi,
tino presso Tbonci* p. 479 e seg. ; in latino ed italiana presso

Maslatbis,

TraitSt p.

70; per Venezia deiranno 14S7^ per

la prin^a tolta publicsato da Maslatrjb, l, e, p. 244 e seg. ;


per Genoya dell* anno 1433, rinvenuto di recente e publicato

da Maslatrie,
(4)

e,

p.

134.

Privilegi per Venezia degli anni

14^

e 1456

per

Ge-

nova degli anni 1445 e 1465 tutti e quattro publicati per la


prima Tolta da Maslatrxb, Traits, p. 250 e seg. ; 255 e seg.;
;

142 e seg.

151 e seg.

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359
Vennero ora i tempi, in coi empto |h b ristrngeva il
commercio italiano in Le?ante, perch i Torchi t si
estendevano. Bisognava che

si

concentrasse in quelle

contrade, in cui non fosse ancor molestato.


l'Africa settentrionale.

Secondo notizie meritevoli

sebbene non contemporanee

(1), la

tale era

di fede

repnblica di Venezia

appunto nel deeimoqninto secolo, e precisamente


non molto dopo la met di esso, la regolare navigazione
istitu

per la Barberia.
di l del

Fu

medio oto

partissero Ogni

regola d' or in avanti, e molto al


(2),

che due o

anno per

tre galee mercantili

^jaaeto paese, affine di procu-

rare lo scambio delle merci fra Venezia ed

r Africa settentrionale
relazioni

esse

porti dei-

mantenevano anche

le

porti ed Alessandria trasportando

fra questi

merci e viaggiatori

ma

dall' Africa settentrionale in

e riconducendone. Al principio

d'

Egitto

inverno poi esse ritor-

navano in patria insieme coi bastimenti che ad. Alessandria avevano caricate le droghe. Queste navi, che
rendevano tanto sorvigio
la

comunicazione

ira

ai

Musulmani con mantenere

diversi paesi dell' Islamismo, si

chiamavano glee di traffico. Molti pellegrini diretti alla


Mecca si servivano di esse ; ma T Egitto e la Barberia
avevano anche molte mere! a scambiare (3), cosicch
certamente questa navigazione riusciva molto lucrosa.

La

terza potenza commerciale d' Italia,

Pisa,

prima di Genova e Venezia aveva cominciato a


(1)

che
fare

Maslitbib, Tratts, p. 258 e seg.

TuHarpf, p. 57
Bekydenbach, foL 12, 123, 127
GHBB, p. 370, b; Maupibbo, Annali, p. 93, 620, 621, 628;
Mabin, vii, p. 289 e seg. 292, 301, 303.
(3) Ved. Piloti, p. 369 e seg, ; Ibn-Haucal, p. 261.
(2)

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360
commercio con Taoisi, contiop persevenuil^meiite
queste ne relaaoiii, anche quando la sua marina era
divenuta debole in modo, da non potere pi attendere al
commercio con altri paesi orientali pi lontani. Ma nel
1405 Pisa fa sottomessa a Firenu e da lei dipendeva
pel riguardo politico e commerciale. Fino allora
rentini

mancando

di

na flotta

Fio-

loro prepria eranal recati

nell'Africa settentrionale Bu navi pisane ed aveyanio ivi,

che venivano

al par di tntti gli altri stranieri

coi Pisa-

come

questi e
rimandi. Tenne accolto
In rgnardo a ci epppiamo, a mo^di

ni (1), goduti gli stessi diritti

privilegi^

chi di essi pib a lungo Toleva


nel fondaco pisano*

esempio, che la casa fiorentina degli AcciajuoH teneva


suoi aprenti a Tunisi (2).

Anche

il

vanni Villani non nega questa dipendenza

ma crede,

cronista fiorentino Giodei Pisani (3j,

che se ne siano emancipati molto prima di

quello che noi possiamo ammettere secondo tutte le altre

testimoniamse. Egli racconta

minciati

spargersi per
beria

uuovi

ditti
lu

il

segnente aneddoto : ^ Co-

m 1252) a
a Tunisi in Bar-

fiorini (d'oro, coniati

mondo, ne furono

portati

e recati dinanzi al re di Tunisi, eh' era valente e

savio signore, sk gli piacque molto (detta moneta) e focene


fare saggio

e travata di fine oro, molto la

eommend e

fatta interpretare a' suoi interpreti la 'mpronta e scritta


de) fiorino, trov dicca:

del giglio; Fiorema

trattati degli

(1)

Ved.

<2)

Documento

recherehes,

1,

>S.

Giovanni Battista, e dal lato

Veggendo

dell*

essere moneta di cnstiam,

anni 12S4, 1S64 e 1313.

anno

i:!40 presso

Bucbdk

N9$UB9

p. 47.

(3) Egli nel luogo ohe tosto citeremo, dice apertamente


/ Fiorentini si spacciavano in Tunisi per Pisani.

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mand per

gli mercatanti pisani

che allora erano franchi

e molto innanei al re (ed eziandio

Fiorentini si spaccia-

vano in Tunisi per Pisani) e domandoseli che


cristiani quella

8ono

citt era tra'

Rispuo-

fiorini.

Pisani dispettosamente per invidia, dicendo:

sostri Arabi
stri

Fiorenza che faceva i detti

fra*

montanari. Rispnose saviamente

moneta

d'

Arabi

terra ; che tanto viene

il

o voi Pisani, qualf

Sono

come noNon mi pare

dire,

re

in( urtii d'

oro la

vostra? Allora furono confusi e non seppeno riopuiidere:

domand se tra loro era alcuno di Fiorenza trovovvisi


uno mercatante d'Oitrarso ch^avea nonte Pera Baldncci,
discreto e savio. Lo re lo domandi dello stato e essere
;

di Firenze, cui

Pisani feceano loro Arabi

saviamente rispuose, mostrando

la

potenza e

lo

la

quale

magni-

come Pisa a comparazione non

ficenza di Firenze, e

era di podere n di gente la met di Firenze e che

non aveano moneta


gnato per

Per

d* oro

la qiml

cagione

e che

il

fiorino era

guada-

sopra loro per molte vittorie.

gli Fiorentini

detti Pisani furono vergognati

e lo re per cagione del fiorino e per


stro svio cittadino fece franchi

le

parole dei no-

Fiorentini e che avea-

sono per loro fondaco d' abitaaione e chiesa in Tonisi


e privilegiolli come i Pisani (1). Ma sebbene Villani
dica d' aver saputa quest'

fagim

istoria, di vero

dal detto Pera^

trovammo con lui in com"


aU^ufieio del priorato nel 1316 (2), pure de-

degno di fede che

iLOiw

sta molti dabbi

(3).

ci

Che

il

comune

di Firenze abbia

e seg.
G. ViLLitNi.ed. DRAOoifAmn, 1,1).
Ci si pu provare anche da altri passi, p. e. Svi, IV,

(1)

(2)

p. 199.
(3)

Confr. Roncioni, p. 526^529.

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362

presto possessi e diritti publici in

acquistato

nn

paese oltremare, sarebbe in coatraddizione con tatta

P istoria della svolgimento del commercio fiorentino.


Non conosciamo nemmeno un sol documento del secolo
decimoterzo e quarto

in cui si rinvenisse traccia di

nna colonia commerciale dei Fiorentini in Tunisia


probabile, cbe solo dopo avere sottomessa Pisa ne avessero una loro separata colonia, appropriandosi il fondiritti pisani. Andaco pisano e facendosi conferire
cora neir anno 1397, dunque otto anni prima della sua
i

caduta, Pisa

s*

era &tta condannare

a Tonisi, ma neir anno 1421 venne


rentino Bartolomeo Galea

Tunisi.

cbe godeva
primo oratore fio-

i diritti
il

A loi tennero dietro

Roberto Ghetti Martelli nel 1427, Baldinaccio degli Erri


nel 1444,

Tommaso

trochi nel

1449

1459

1446; Angiolo dei PeGuglielmo degli Spini nd

Velluti nel

Angelo

di

Stiatta Bagnesi nel

1475; Giovanni Strozzi nel

1481, in parte per negoziare intorno

ai trattati,

parte, e pi frequentemente, per chiedere

la libert

in
di

prigionieri od indennit per danni sofferti (i). I trattati

non sono essenzialmente

altro

che ripetizione degli an-

tichi dei Pisani, I Pisani foiono espressamente incinsi

in questi patti fiorentini in modo, che dovessero aver


del I4dl in arabo ed in latino presso Ahabi>
e sep., pag. 826 e se^.; la yenione latina colla data
folsa 1427 anche pubUcata da Maslatbib nella Bibliothque
de V'oU da CharUif serie IV, tom. V, p. 2381. Quello del
1445 esste soltanto in ambo presso mabi, p. 169. Ambedue
sono ripetuti sesia il testo, arabo da Maslatub, Traiti, pagine 34 1 e seg., 856 e seg. Delle varie ambasciate florentine
a Tunisi vcd. Amari, Diplomi, p. 360; Appendiciti dipmi
{) Il trattato

p. 151

arabi, p. 12, 15, 20, 22, 28, 48, 45.

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363
parte di tutti

diritti

che ne risaltavano

eran parte secondaria, Firenze aveva

Ma

(1).

essi

principale di-

il

ritto del possesso;

Noi
'fino al

siantio

oramai giunti colla nostra

termine delP eto di mezzo.

sta epoca cadde anche

mento questo che


e di

secondo

cui,

toccnparci.

il

regno degli Hafsidi

di gi
il

espoEiizione

Non molto dopo que-

appartiene

nostro assunto,

B cos potremmb

ai

avveni-

tempi moderni,

non pi dobbiamo

anche terminare ie nostre

ricerche snl commercio orientale degi' Italiani nel lAedio

non fossimo

evo, qualora
serie

di

domande, che

ci

costretti
si

a rispondere ad nna

presentano.

Senza avere

a questo non avremo certamente esaurito il


nostro aigomeirto. Ed in primo luogo dobbiamo dire,

soddisfatto

Hjualt fossero i

porti dell' frica settentrionale visitati

dagli occidentali, e quali mercanzie essi cercassero in


(1) Nel primo di questi due trattati compreso anche Jacopo Il d'Ap uio. Egli avevii per ci un doppio diritto. Suo
avo Jacopo 1 aveva ^^overnato negli liiiui 1391 a 1398 la citt
di Pisa come capitano e difensore e concludo, come tale, il
trattato del 1397 con Tunisi. Il piccolo principato di Piombino
coir isola d*Blba su cui dominava Jaitopo II sotto la protezione di Firenze (1405-1441) non era che un territorio distaocato dalla republica di Pisa. per ci, che tutti i diritti spettanti ai Pisani riuscirono anche a vantaggio de* suol sudditi.
Ved. intomo a ci Lao, Storia, d* Italia, IV, p. 255 e seg. ;
III, p. 337f 519 e seg.; -Litta> Famiglie celeM italiane,
fUK. 25 (Appiano). Cosi avvenne che i privilegi, i quali Pisani
e Fiorentini godevano a Tunisi fuvono applicati anche a Piombino e r isola d*Blha (Ved. AmabXi p. 137 e seg. Appsndiett
p. 12; MJLStiATBiB, Traits, p. 861. e seg.) e che 1 successori
di Jacopo li ibssero in continue relazioni con Tunisi, ved.
I4TTA, L e.
i

'

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364
questo paese. GomtBctftmo dal confine orientale della

procediamo

Barberia e

L'

verso occidente.

ampio e

sicuro porto di Tripoli era fin dai tempi pi antichi


la

meta ed

tali,

il

luogo di coDTegno per

e specialmente per

le

veneziane

le

navi occiden*

(1).

Abbiamo ^i

pi sopra parlato dei prodotti che desse caricavano nel


ritorno;^!/ sola di Gettai tanto vicina alla

cana, allettava per


giardini, per la

Una lana

delle sue greggi e per

di lavoro (2), panni questi,


(3).

commercianti

pre, e lion bolo per quel


il
l'

panni

in questo .geaaere

tessuti dai suoi abitanti espertissimi

mati

sponda afri-

magnifici agrumi coltivati ne'snoi

che sono ancor oggi rino-

enropei''la frequentarono

mezzo

sem-

secolo, in cut era sotto

dominio cristiano che nel 1284 venne fondato dal-

ammiraglio Bnggiero di Loria

la costa verso occidente

(1)

Ibn-Caldn,

III, p.

(4).

Procedendo lungo

troviamo Cabes e Sifm, dae

Ei-TiGGiANi neir Journal asta-

tom. I, p. 150; Leo Afuica^us presso Ramup. 70, b; per i tempi anteriori Ibn Haucal, /. e, p. 167

ttque, Serie V,
sio, I,

e seg.
(2j

Ibn-Caldn,

li, p.

Serie V, tom. XII, p. 459


p.

63; ELrBBCBi

BivTiooiaki>

neVimmai aHttique,
ivi,

Serie IV, tom.

170 ; Leo APBiCAVUSy p. 70 ; Spbcialb presso

XX,

UwuMm, X,

p. 946,
(3) D' AvBZAO, Ilei de Vfrique (Univers pittoresque), pa*
gina 38 ; Pbllissibr, DeeoriptUm de la regenee de Tunis (wporatia' 9cienti/ique de VAlgrU, tonu XVI, p. 178^
(4) Un contratto- deir^ano 1873 fra un .mercante di Pisa
ed un armatore di Genova per andare a Oerba a comperarvi
della lana ha publicato Maslatus^ BiUiofhqfie de VeoU.
dee Chufies, Serie lY, tom. lU, p. 44M61 ^ Traite, p. 128.
isola era da lungo tempo ritornata in potere dei Musulmani.

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365
citt visitate dai Pisani (1) per Jyi

comperare

olio

pesci, prodotti priQcipali di questo tratte di paese (2).

Pi di El-Mehdia, che dopo


va

gran parte perduta

in

la

caduta

ave-

di Cuirevaii

sua iniportauza commer-

la

prima perch ave-

ciale (3), era ora frequentata Stua,

va molta iDdostcta (4) e poi, perch nelle sae acque


abbonda il tonna II commercio di questo pesce era
verso la fine del medio evo in mano dei Genovesi (j^uaii
i

avevano abitudine
turale

luogo

di salario subito sul

(5).

che la capitale Tmisi stessa attirasse

grande numero di commercianti

stranieri e

questa citt essi prendessero stabile dimora


qui

riunivano

si

prodotti

quelli deli' interno e

cavano eccellenti

perch

di
i

tele di lino

tutto

il

na-

il

pi

che in
perch

paese, anche

Tunisini inoltre fabbri(6).

Pisani trovavano

mercato della capitale, a quanto pare, assai ben


fornito di coojo e di lane (7). Ora ci volgiamo alle parti
il

occidentali del

Tunisi confina

regno.
coli'

cui gi nel

coralli, di

Laddove o^ -

Algeria,

si

la

li

estendono

medio evo

reggenza

qn(^*

di

banchi di

si faceva ricca pesca.

Punti principali per questa pesca erano allora risola


Tabarca, situata vicina alla costa,
Carez
(1)

p.

oggid

Ved.

La

porto Mersa -l

il

Calle, e la citt di

trattati degli

anni 1234,

Bona.

Il

viag-

1313 presso Amari,

293, 299, 91,


(2)

Bdbisi,

(8)

Bdrisi,

I,
I,

p.

256 e se?. ; Bt-Tiooiani, L

p. 257-259.

e., p.

1S7 e seg.

I, p. 279.; Bt-Tigoiani, l. e, p. 108.


Ghistble, p. 968; Aks Adobno, p. 140.
(6) Leo Afeiganus, p. 67.
(7) Ved. le lettere presso Amari, p. 4S^, ripetute da
Maslatrie, Traittj p. 139.

(4)

Eoaisi,

(5)

:^iyui^cci

by

Google

366
gatore Ibn Haacal tacconta gi nel decimo seoolo,

che a Mere TOarez


ed

pescayano

si

mercanti grandemente

nelP ondecimo

quando

commercio

percorse

paese, si continnaya questo

il

1-Becri

commercio ed
(1).

Carez, chiamato da lui anche Mers ci

Bdrtai

pi particolarmente la pesca idei corallo

descrive
'l

secolo,

tndto frequentati

bazar della citt erano

Mersa

migliori coralli

arricchivano in questo-

si

Ginn

(2)

e dice che qui accorrevano negozianti da ogni parte per

comperare qnest' ottima qualit di corallo con danaro


sonante

(3).

Anche

Ahc^lfieda fa

per la medesima ragione

monianze

una

(4)

cenno di qoeeto lac^

e noi cos abbiamo

della pesca del corallo a

serie di secoli. In

Morsa

Taharca pare che

fosse mutabile

la quantit del prodotto e per conseguenza

concorrenza dei negozianti

no

di qualit inferiore (6).

naturalmente fra

(5). I

coraUi di

Anche

anche la

Bona

gl' Itidianl

molti negozianti,

testi*-

Carez per

'1

era-

erano

particolarmente

spagnuoli, che visitavano que' luoghi frequentati per


corallo.

Dni documenti

a Bona

(7),

ove oltre

il

risulta,

che

corallo si

il

Pisani ^ venivano

^ceva

il

commercio

(1) Journal a$iatique. Serie III, tom. Xllly p. 180 ; Ser. V,


tom. XIII, p. 'TS.
{fi) I due nomi indicano il med^mo luogo, vod. Pbllis-

siBR, Mmoitt hUteriqtte et gographiqtte sur V AgrU (Bwp lO"


ration scient0que de VAlgrie), tom. VI,
4S^\ e seg.
(3)
(4)

(5)
(6)

Edrisi,

I,

p.

266 e se^.

Trad. da RsiiTAOn, p. 191.


Ibn-Haucal, l e, p. 180; El-Bbcri, L.Cf p. 78.
Abulssda, l. e, p. 194.

0) Amari, p. 91, IH, 121, 299. La notzia del Roncioni,


che i Pisani abbiano occupato nel 1140 risola dei

p. 255,

:^iyui^cci

by

Google

367
del ferro lavorato nelle .vieinanze (1) e di altre cose. I
Genovesi aveTano verso la fine d^ medio evo preso in
affitto dal

nanze

re di Tunisi

il

banco di

permesso di erigervi un castello,

Bona
s^

coralli nelle vici-

Inquietati dai corsari domaiulavono

di liuua.

ma

il

abitanti di

gli

xm pericolo per essi atessi e fecero


non raccordasse (2). Dopo Bona venivano

videro in ci

die

il

re

sempre nella direzione d' oriente ad occidente Schieda,


Sucaicada di Leone Africano, l' odierna Phlippeville ;
:

la

Collo,

il

porto di Costantina, ricca di cera e cuojo, e

Gi^el, tutti e tre luoghi noti

per Pisani e Genovesi


in particolare; che
diritti e privilegi

regno

di Tanisi

(4).

(3).

come punti

d*

ivi godevano
Bugia T ultima delle

Genovesi

speciali
citt dei

che fosse visitata dagl'Italiani. Essa,

spesso residenza di principi indipendenti o di


si

approdo

Quanto, a Gigel sappiamo

tali

che

comportavano come indipendenti, gareggiava con

Tunisi sotto

il

riguardo del commercio

dacch

alla

Tabarcs, non possiamo ammettere per vera, dacch


ne tacciono tatti i cronist pisani pi antichi.
U) lBN*HAtJCAL, h e., p. 183; Abulfboa, p. 194.
(2) Leo Afbicanus, p. 65. Intorno alla met del secolo
coralli>

deeimoqunto

Catalani prendevaDO in affitto queste coste

lcohe di coralli e vi facevano la pesca. Capmaivt, Mmorieu,


tom. Il, p. 267, 268 e seg-. Nel decmosesto la casa genovese

Lomellino ebbe in feudo l'isola di Tabarca ed Andrea Doria


prese in affitto il banco di coralli a Bona. Intorno a questi
banchi di coralli e delle loro vicende nell'evo moderno si
hanno notizie interessanti presso Bauob, L'Algtie, tom. V
p. 199 e seg".
(3)

(4)

p. 117, 121; Leo Afbicamus,


Cpm^kYi L c, tom. IV^ p. 40.

AMA.RI,

p. 64.

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368
fertilit dei

suoi dintorni univasi la grande industria

manifattoriera de'saoi cittadini. Per mesto delle caro-

vane era poi in relazione coli* interno dell'Africa per


mezzo della navigazione con moltissimi porti del Me;

diterraneo

(1).

Noi vediamo dal

mentato

il

numero

fiA

Al tempo

sbilo agli Italiani.

quanto

qui detto,

a'

era au-

dei porti alla costa tunisina, aoces^

Al-Bfohad era loro

deg^li

vietato toccare la costa in altri puntij fuorch in quelli

per

quali avevano esplicito permesso.

penetrare neir interno di paese

espressamente dato
Ve7'e colonie di

italiani

tengono per regola in questo riguardo


commercianti devono avere

permesso

di'

di rado

(2).

commercianti

turalmente solo nelle citt marittime.

Il

soltanto

il

troviamo na-

I
il

trattati

con-

punto, che

loro fondaco in tutte

Yed. p. e. Bdbisi.' I, p. d36 e se^. E da notarst in ispprovvedevano qui


che i coneiatori di pelli in Pisa
di pelli e di cprteocie, ved. Uasla.tkiz, Aperqu des rlation
cmmereiaUs de V Italie eepUntrionale avee ks iats musulmane (nel Tableau de ta eituatio dee tahlieeemente franqaie
dune VAlgrie, 1843-1844), p. 499. Intorno agli articoli4*e8portazione (ie si trovavano nella citt di Bugia, parla MasIaTRIS nella SiHioikpie de Veole des Chartes, Serie II, tom. IV,
p. 250 ad illnstrazione d'un contratto di navigazione fra Pisa
e Buga e viceversa dell'anno 1263. Questo cootratto riprodotto da lui nei Traite, p. 88 e seg.
(2) Ved. il trattato conchiuso fra Ptea e Tunisi neirasiio
1397. Il luogo al quale ci riferiamo, suona nella sua versione
cosi Loro eia kcito di percorrere liberamente il paese nei luoghi,
ove abbiano goduto cosifatta licenza. Questo si riferisce probabilmente alle immediate vicinanze delie citt marittime, e
'

(1)

cialit

^
'

non air interno del

paese.

^lyui^cd by

Google

le citt del

regno/ in cui sono

tutta r estensione

del

ad

soliti

approdiare. In

regno degli Hafsidi possiamo

peraltro con sicurezza indicare sole quattro citt

cai esistevano colonie

coimnerciali

in

deo-U Italiani nel

vere senso della parola, cio Tunisi > Bugia, Bona e


Tripoli. 6^ intende quasi

da s

che tutte

le nazioni

commerciali,- con cui gli Hafsidi avevano dei trattati,


avessero la

loro

colonia in Tmiisi.

fondachi

occidentali erano posti in questa citt

in

quartiere davanti alla porta orientale,


alla Goletta

degli

un proprio

che- rivolta

ed al mare* Questi fondachi erano cosi

da essere piuttosto parti di


La parte spettante ad ogni nazione era separata per un muro da

vicini gli uni -agli altri

un

fabbricato, che case diverse.

solo

quella di un'altra
secolo dicono
il

veneziano ed

h\

litro

il

del decimoquinto

Viaggiatori

(1).

che

pili

belli

genovese

fra

colonia l'isani e Genovesi

fondachi erano

avevano

In

(2).
;

in Tripoli esisteva

un fondaco ed un consolato veneziano, ci secondo il


trattato dell* anno 1356; in Bona uno pisano in forza
dei trattati del 1234 (3), 1264 e 1313. Coi fondachi
era unito

un

forno,

come

nelle altre citt d' Oriente^

ed un bagno particolare od almeno


di

il

diritto di

uno esclusivamente un dato giorno

(1)

servirsi

della settimana.

I Pisani pattaifcmo pi volte, che veiiissero stabiliti i


ed i loro vicini, i Genovesi Ved. i trattati del

oonflnl fra essi

1234 e 1264.
(2) NB. DOBNO,

Leo Afkicanus,
(8)

Nel

t>'

1^ 6 s^g

trattato del 1284

invece di bonum.
G. Heyd,

II.

>

Ghistelb,

p. 970,

ed anche

p. 6^.

leggiamo con

Maslatris

Bone

370
Pi in^portante a sapere, che nei fondachi ai tro*
vavano anche cappelle (1). I coounercanti avevano gaa*
rentito il libero esercizio del loro culto non solo nel
trattato del 1270, che, essendo concluso

Luigi

SantOj era

il

il

dopo

la

morte

di

generale per tutti gli occidentali,

ma anche per nna serie di patti speciali conchiusi e


prima e dopo di quello fra Tunisi e le potenze commerciali

(2).

In conseguenza di tale concessione di libero

esercizio del

sacerdoti

Pisa

V arcivescovo di

culto

a Tunisi ed a Bugia,

delle chiese coloniali dei Pisani (3).

Venesia fece accompagnare

mand

dei

in qualit di parroclii

La

repubblica di

suoi consoli destinati per

Tunisi da un sacerdote [fresbyier]

(ly

ed un sacer-

dote genovese che fu cappellano della chiesa di S. Maria

nei fondaco dei Genovesi in Tonisi, sottoscritto iu

un documento come testimonio (5).


Cura anche maggior venra naturalmente impie.

gata per ordinare

mediante

il

La

consoli.

reg'g'imeuta interno dUe colonie

curia '/mris di Pisa eleggeva ogni

anno dal novero dei negozianti un nuovo console per


Tunisi e Bugia,

per

lui

'

consoli della detta curia stendevano

un* istruzione frevej, ed egli era obbligato di

Adobno,

l, c. ; Qhistblb, L e.
Ved. per Pisa e Fireuze i trattati degli anni 12d4^ 1264,
1313, 1353, 1445 ; per Venezia quelli degli anni 1251, 1305, 1317.
(3) Documenti per la storia delle chiese pisane in Tunisi
e Bugia ha io parte pubblicati, in parte registrati il Uasla.TRiE nella Bibiotkgue de Vcole.des Chartes, serie II, Tom. V,
p. 141-145 e negli Arehtves des missions scien^ijiques^ II, p. 381.
Ora si leg-gono anche nei Traits, p. 35 e seg;; 37, 47.
(4) Maslatrus, TraitSy p. 206.
(5) Maslatrib, TraitBi p. 127.

(1)

(2)

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371
dare una oaazioe di mille libbre di groisL Arrivato che
fosse in Africa g li veniva dal ano aateoessore oonsegnalo
l'

ufficio,

in verua caso

il

cousole poteva pi di un anno

rimanere in carica. Le sue funzioni erano quelle di

Da una

tatti gli altri eonsoli.

sua naaione
deaider!

giungere

(e

le

ed afiinch i
lagnanze dei Pisani sempre potessero

al irono,

guarentito

parte rappresentava la

i^reaso il flovrano del paese^

il

al

console di Pisa era per

diritto di

trattati

comparire una volta

dal 1397 anche due volte) al cospetto del re

meee

ai
:

con-

che non abitavano nella residenza potevano altrettante volte foro la loro visita alle autorit supreme

soli

di quella citt, in cui erano stabiliti.

console ora

il

DalP

altra parte

capo de'8uoi concittadini sotto

Come .ufficiale

amministrativo e giudmario.

il ri

il

sguardo

dei governo

egli vociava, fra altre cose, che le propriet del

comune

non passassero in possesso di privati, che a mo^ d* esempio un Pisano che abbandonava T frica non vendesse
ad altro Pisauo

ovi

la

parte del fondaco a

lui

lasciasse delie merci, e cosi impedisse

a poterne liberamente disporre a &vore


sole esercitava la giustizia in tutti

venivano

citati in tribunale

occidentali

altri

criminali

pii

come

il

console

d' altri. Il

con-

casi, in cui Pisani

dai loro concittadini od

od anche da

gravi,

assegnata

Musuhiiani,

furti,

In

delitti

rapine, frodi, tradi-

menti, assassini, si faceva V inquisizione, ma ii risultamente di questa andava sottoposto al giudizio della
suprema magistratura giudiziaria a Pisa, la quale entro
tre 0 (quattro

Le cosa

(1)

mesi doveva pronunziare

la

sentenza

(Ij.

esposte nel testo sono tolte in parie dai trat-

tati oonchiusi fra Pisa

e Tunisi presso Amabi, q parte dagli

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372
Prescrziom mili a quelle date per

consoti

pisam

esi*

stavano anche per qnelli di Venezia e Genova. Anch' essi

potevano preseutarsi una o duu volte

(il

che una semplice cerimonia),

Tane

Sultano, nella

al

qual occasione non baciavano soltanto

ma

il

suo tappeto

ancora espone-

la ntaazione de' loro compaesani le loro lagnanze

e desideri. Accanto ai consoli sodo spesso nominati,,

come

ufficiali coloniali di Pisa,

nWd

(1),

senza che

nf^io. Tutte le nazioni avevano

Pare che V

come

bliche che

il

si

porlm de Tu-

che consistesse

e calcolatori :
governo ri^vava in parte

loro

Erano addetti
le rendite

pa

dalle botteghe

nei fondachi che venivano

parte dallo imposte

il

loro cancellieri (sci'iba).

fiegretari

e dal magazzini,

che

capiianei

ufficio di questi fosse doppio.

ai consoli

nati,' in

ci sia detto in

appigio-

pagate da suoi cittadini

occupavano del commercio

in Africa,

passavano

perle loro mani (iiUfUui scrianiaj. Queste rendite


erano tanto considerevoli, che il comune di Genova le

dava con incanto publico in appalto per grandi somme,


ma solo per tempo determinato, comunemente per due
anni (2). Nelle dogane i cancellieri dovevano vegliare,
perch commercianti della loro nazione non venissero
troppo caricati di dazi e d' hnposte che dovevano pa*
gare per le vendite, e che le mercanze non venissero
defraudate o rubate.
acquistassero

naturale, che questi cancellieri

grandi cognizioni noi

diritti

statuti pisani degli auni 1268, 1305 e 1343. presso


tuti pisani ineditiy

I,

p.

459 eseg.

552;

ed usanze

Bonaini, Sta373 e seg.;

III, p.

392, 418 e seg.; 575.


(1)

Bonaini,

(2)

Canale, Storia dei

l.

e,

I. p.

:Ki3; III, p.

384 e seg.

Cfenovesi, II, p. 555^ 564,

568 e segr.
573 o seg.

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373
commerciali: la co&oaceiiza della lingoa araba era loro
indispensabile; e noi

abbiamo traccia che questa

loro

conosceDza dei mondo orientale non rimasta senza

u anche per

frutto

Pisano Bonacci servi


liere in

l'

imparare

questa citt e

bre Leonardo

l'

lo fece

i'i&aio,

Quando il
come cancel-

scienza europea.

sooi compaesani

Bugia, trov be per suo

esaer utile
di

la
i

figlio

aritmetica

Leonardo^ poteva

da un maestro arabo

perci venire in Africa.

Il

cele-

detto anche Fibonacci, mise cos

a Bugia i primi fondamenti della sua posteriore grandesza ndle matematiche in cui superava di gran lunga
tutti

suoi cotltemporanei

(1).

Dobbiamo parlare ancora piti diffusamente


gane, in cui

cancellieri

avevano tanti

che tosse un bastimento mercantile

g*

aflari.

delle do-

Arrivato

impiegati della

dogana facevano stimare, secondo i prezzi correnti, il valore delle merci che venivano scaricate e determinavano
secondo questa stima P impoiia da pagarsi. Gi questo

modo

di

procedere c'insegna, che solitamente

dazi

venivano versati in danaro; solo di rado tinvinnio stabilito

nei trattati che quegli

il

quale introduceva delle

merci poteva soddis^re al suo obbligo anche colle


merci stesse. Talvolta questo modo di pagamento era

anche obbligatorio

(2).

negozianti stessi preferivano

(1) Leonardo steaao racconta nelle prime righe del suo


Liber abaci il suo soggiorDO a Bugia. Chi non ^possedesse
questo libro publicato dal principe Buoncompagmi, Opere di
Leonardo da Pisa, Roma, 1857, voi. 1, trova il luogo relativo
anche presso Libri, Bi^toire des gcimces mathmatiques en Ita'

He, tom.
(2)

Il,

Yed.

1445 presso

p 287.
1

trattati

Auam,

con Pisa e Firenze degli anni 1353, 1421,

p. 10^ (308J,

m,

174.

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374
il

pagamento

in danaro : la lepublica di

Genova eapiesae

nd 1287 perii ano ambasGiatoreLueheto Pignoli in Taniai


il

desiderio, che dai loro

commercianti venisse piuttosto

decima parte del valore

<\satta la

anzich presa la decima parte

L' impoeta era in genende

il

delle

delle

merci in danaro,

merci stesse

tanto le pietre preziose, Topo ed argento montato e

monetato pagavano

il

(1).

dieci per oento (2), sol-

non

cinque, verghe d'oro e d'argento,

che la zecca di Tunisi comperava e

giojelli

che

il

re'

acquistava, eran perfino esenti di dazio. Nel progresso


del

tempo

(1)

a'

aggiungevano bens diverse esigenze per

Maslatrie,

T/'aits,

p.

12G e seg.

Pegolotti, p. 123; Ghistble,


Se Maslatrie, Aperqu des relations commerciales, l. e,
p. 454, sostiene, che il trattato del 1250 contenga una diminadone del dazio dUngresso dal dieci al cinque per tutte le
merci a fltvofe dei Genovesi, egli prende un abbaglio. Il passo
on dabwU n4e
del documento il seguente : Qtiod
ioivitU pr 4r(eiUt
b($aneia9 ecm pr emhm et mifUh
ren$es quinque pr hrcimania; et Jt^uenees de omni eo, qmd
portauiU in terrie euie de bisanciU et miliareneibue et de
auro non dahtnt niei bieaneios quinquepro eentum. La prima
parte del periodo contiene manitestamente una norma generale, che cio 1 Genovesi pagheranno dieci bizantini di dazio e
cinque migliareei (cio mezzo bzaDtno, ved. Pegolotti, . e,},
di diritto spettante all'interprete, se le merci da loro introdotte hanno il valore di cento bizantini. Poi detto: che di
tutto quello che i Genovesi introducono in bizantini, migliaresl ed oro, cio in moneta sonante, il dazio importa il cinque
(2) ^'ed.

olir

trattati auciie

p. 371.

nM

Immnm

cosi questo trattato dice lo stesso, come quello


quale da loro richiede: drictum consttetum (pi
sotto determinato biz. dieci per cento), de co qmd defcrretU
in miliarensibus et argento, in auro de paiola et virgis aure,

per cento.
del 1*236,

il

vinctenutH, la ventesima parte di cento^ cio cinque.

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3x

iO

yari

titoli,

g:erle
li

iva

le

potenze commrciaU sapevano respin-

con energia.

nemmeno

quando
il

ma

pagamento

Il

dell'

imposta non ve-

richiesto subito dalla dogana,

ma

solo

mercanzie erauo vendute od anche quando

le

negoziante partiva; a quelli che per pi tempo rima-

nevano in paese

La

tre anni.

concedeva perfino an termine di

vendita

si

faceva per lo

stessa coir assistenza di

impiegati.

Il

solito

piti nella

dragomani e

modo

dogana

sensali in essa

era quello dell' incanto

(1).

Se on Italiano aveva venduta la sua merce ad uu Muanimano in forma valevole ed in presenza di testimoni
rieonoscinti dagli ufficiali doganali , la dogana stessa
guarentiva il sicoro e pronto pagamento. Nel caso che
un commerciante non potesse subito nel priUio porto
sue mercanzie, non gli veniva impedito di cari-

vendere

le

carle di

nnovo

e di condurle

ad

altro porto del regno.

In questo secondo luogo non pagava pih


dieci per cento,
del

quando mediante quitanza

primo poteva provare

sto suo obbligo.

Tanto

canzie introdotte.

Ma

d'

l'

imposta del

della

dogana

aver gi soddisfatto a que-

mercomperavano anche i

sia detto della veiidita delle

gli Italiani

prodotti dell' Africa. In questi acquisti erano per molto

tempo gravati

d' nn^

impiegavano per

la

imposta molesta: sul danaro che

compera pagavano F imposta

di

quattro quinti per cento (otto mgiiaresi o dirheni da

cento bizantini o diriiem). Pi tardi vennero esentati

da questa gravezza (2). Per le merci stesse esisteva


una minuta tariflb, che per (ci notevole) non veniva
(1)

La

parola araba per incanto kaLca, passata nel latino

del medio evo sotto la forma caliga o calega; Amari, p. 405.


(2) Maslatrib, TraiUs, p. 50, 127, 217.

376
ftccolt nei battati.

Solo in quello fra Venezia ed

signore di Trpoli dell'anno


tariffa:

ma

1356 leggiamo nna

il

tale

che anche nel reo-no di Tunisi fosse

Ui2,'uale

istruzione per Lucheto Pignoli,

amba-

U5U dimostra

l'

sciatore genovese (1287), in quantoch gli ingiunto


di ottenere
riffe,

cambiamento

di alcnni punti di queste ta-

specialmente quelli che

si rferiecono all'olio, alla

lana, alla cera, alle pelli. e simili cose (1).

Fra

le

poche

mercanzie a cui l'istruzione per caso accenna, occupano

un luogo

speciale le pelli di bue, e cuojo fino di

pecora per

come articoli
sta. Abbiamo

bue

e del legatore di Jibri,


di espor^ione gravati di maggiore impolavori del sellajo

di sopra accennato,

che nna volta fu per-

fino del tutto vietata l'uscita di questi articoli.

un favore speciale

del

governo

di Tunisi pei

e Veneziani deve essere considerato

il

Come

Genovesi

permesso accor-

dato nei trattati di caricare certo numero di navi (questo

numero varia

fra cinque, otto e dodici) di biade aenza


pagare dazio, e ci pel caso che nel loro paese fosse
carestia, mentre in Tunisi le granag-lie avevano poc<

'

prezzo. In generale erano esenti d' imposta le merci


comperate dagl' Italiani coi danari ricavati dalla ven-

dita delle navi o delle mercanzie da loro introdotte, od

anche con quelli avuti per il noleggio dei loro bastimenti. Ag-giungiamo a queste notizie sui dazi di commercio e sulle imposto, che gP Italiani pngavano nel

regno degli Hafsidi ancora quest' altra ; che cio non


di rado gli Italiani prendevano in appalto i dazi, che
in questo regno si riscuotevano. Il governo di Tunisi
-

cedeva cos al meglio offerente V imposta sul vino che


(1)

MSLA.TRm>

Ti'aiti, p.

120 e seg.

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377
serviva ad uso dei Criatian in paese, e sappifuciio di
'

diversi Italiani, che


sto fiffarc [l

'j.

Non

Timo dopo

ci

l'atro

avevaoo &tto que-

deve recare meraviglia, che smgoli

individui di questa nazione entrassero cosi in relazioni


piti strette

e pi durevoli col governo musulnano, e

tanto meno, se pensiamo, xshe de''guerrieri cristiani non


di rado miiitavano agli stipendi 4ei prinqipi dell* frica
settentrionale

(2).

Quest' oltmi erano per

go uoli, ma leggiamo anche


e Veneziani

Se

lo pii

(5).

a cui abbiamo potuto


a fermarci pib a Inngo sull& vita

la quantit di documenti^

attingere, ci costrinse

commerciale nel regno degli Ha&idi, dovremo,

in

canza di notule, essere tanto pi brevi riguardo

Tafel

(1)

Spa-

di Toscani (3], Genovesi (4)

Thomas,

tale appalto anche

III, p.

manai

due

292. Probabilmente si riferisce

documento pisano presso Amabi, pa-

il

gina 806, cap. 27, ved.-la nota p. 476.


(2) Yed. la bolla di papa Innocenzo IV, publicata da lUUab^TBiB, Bibliothque de Vcole des Charies, Serie II, tom. lU,
p. 517 e seg. ; ed i passi citati per illustrarla, come pure altri
diplomi papali che si trovano registrati presso Kunstmann,
4fria vtn* den JSnideciunffen fer FwrtvgUsen^ nelle note alle
pag. S2-^, e presso Mjlslatbib, TraUi9,^^^viQ prima; inoltre
Ibn-Cald6n, U, p. 235 e seg. ; 577 III, p. 341, 349 e seg.; 353
e seg. I V, p. 350 e seg. Journal asiatique, Serie lY, tom. Ili,
;

p. 391, nota.

(4)

JAMSttLA presso Mubatobi, VIII, p. 614.


Andreucci Cibo in un documento presso Amari,

(5)

Un

(3)

tale, di

nome Francesco

p. 308.

Oinliano, serviva per quasi

quattro anni al re di Tunisi con cavalli ed armi rirevendo


il giornaliero stipendio di tre bizantlui; l' ambasciatore Marino

de Molino ebbe nel 1300 l'incarico di doniandare per iui,


quanto ancora gli era dovuto, Tafl e Thomas, II, p. 396.

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378
reami che occnpavano la parte oocidentale della costa
settentronal dell' Afidca,

do

Tlemsen e Marocco.

Gli Beni Zejan, detti aneh Beni Abd-el-Vahad, fon-

darono alquanto dopo lo stabilimento degli Hafsidi


Tunisi,

un

gOTerh&Tano indipendenti dagli Ai-Mohadi e

10

tenvano con fortuna contro potenti Tidni.


ristretto,

duceva

ma

all'

si.

man-

paese era

Il

un* importante Tia^ di carovane che con-

interno dei paesi abitati dai Negri lo attra-

versava e perci fioriva tanto

il

commercio^ che

talvolta rendeva quattrocento mila zecchini alP

La

iu

piccolo regno in Tlemsen. cio nel 1235 Essi

capitale

Tlemsen era

fin dai

dazio

il

anno

(1).

tempi antichi iMgo i

riunione per i eornmerdanH di

MH

pam

(2r)

la

pih importante citt marittima del paese, Orano, aveva


11

suo porto sempre pieno di navi

era pi

vivo

colla

Spagna che

(3).

Ma

il

coli' Italia.

commercio

La mag-

gior parte delle navi europee che approdavano in Orano


era spagBuolo,

inumer

piii considerevole, dei

nego^

zianti che visitavano Tlemsen, Spagnuoli (4). In tal

modo non ci pervenuto n anche un sol trattato che


un re della stirpe dei Beni Zeijan avesse concluso con
una potenza italiana. Ma gV Italiani non mancavano
per ci in questa parte dell* Africa settentrionale. Leone

AMcano

(5)

parla di fondachi genovesi e v^eziani che

(1) Leo Africanus, p. 58, GO; Bargs, Notice sur Tlemsen,


Journal asiatique, Serie III, tom. XI, p. 22 e seg.
XIII,
(2) El-Becri tqW Journal asiatique, Serie V, tom.
p. 136 e neg. Confp. Edrisi, I, p. 227; Ibn-Caldn, III, p. 340.
(3) Ibn-Haucal, l. e, p. 186i Edrisi, I, p. 230.
(4) Ved. oltre i gi citati Ibn-Caldn, HI, p. 484, ed il do-

cumento presso Capmany, IV,


(5)

p.

07 e seg.

P. 58-61.

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ai 6Qpi tempi, cio alla fine del secolo

in principio del decimosesto,

TIemsen, e d'una
cora portava
nata,

i^i

il

dei Genovesi in

log-^^ia

loro

decimoquinto ed

esistevano nella citt di

nome, sebbene gi da

Orano che anessi abbando-

racconta ohe poco prima Genovesi e Veneziani

facevano assai vivo commercio in Orano ed in Mers^el*


Ghebir, citt dalla prima distante di poche miglia (1)

ma

negli ultimi anni {1503-1509),

erano

stati occupati dagli

questi

due porti

Spagnuoli, per cui gli Italiani,

affine di evitare gli Spagnuoli, preferivano ora

il

porto

piccolo di Honein, situato piti Ticino a TIemsen, e qnattro

leghe ad occidente delle foci della Talna. Per quanto


importanti siano queste notizie di Leone, pure
rincrescere, che da esse

antico sia

il

non

commercio

si

ci

deve

possa desumere quaiuo

degi' italiani in TIemsen,

quali vicende abbia avuto nel corso del medio evo.

Col dichiararsi indipendenti gli Ha&idi ed


Zeijan, gli^

l*Mobadi enmo

originario,

il

Marocco. Quivi

per alcuni decenni^


pi. Privilegi

&yore
porto

non

esistono.

diminuiva sempre

Ma

rilasciati in

Conta (Septa),

il

considerevole del Marocco, era ancora di fre-

quente visitato dai negozianti

italiani,

avevano una colonia. Ci risulta


ria dei i^'rancescani

mieiroccano

Beni

continuavano a regnare

la loro forza

da questi ultimi Al-Mohadi

degl' Italiani
piti

ma

stati ristretti al loro paese

come

ed

Genovesi vi

fra altre cose dall'isto-

che nel 1220 morirono nel paese

martiri, e trovarono

il

loro ultimo

tempo troppo t)nrrascoso, la rada di Orano


ma Mers el Chebir era utt. porto altrettanto spazioso, quanto sicuro.
(1)

Essendo

il

offeriva poco riparo

380
riposo nel quartiere /f:^/ genovese

Ceata

corso dei secoli dscimolserzo e decimoqoarto

qua e

l sparse delle notisie

cancellieri

g^enovesi a Ceuta.

cancelleria

finlroUus

intorno a
Le rendite

scriane

iS^taJ

Nei

(1).

troviamo

consoli- (2), e
dell' ufficio di

pi

vennero

dae .anni~(3).
Qnanto importasse alla repnblica di Genova di poter
coiiservare la ^lonia in qnesta citt, si mostrava chiaramente iieg^i anni 1231 e 1234, quando essa era ininacciata da assalti nemici. Il principe moro di Murcia,
Ibn Hd, eh' era riuscito a rovesciare il trono delP AlMobade 1-Mamn in Ispagna, sped nel 1231 nna
flotta contro Ceata, per combatterlo anche in frica (4).
assalto ^ra nel medesimo tempo diretto contro i Ge-

volte appaltate

incanto, sempre per

all'

Hd

novesi io (iutsia citt stabiliti ed ai quali Ilm

prima

si

questo motivo dieci galee a Ceuta,


pare,

gi

era dimostrato nemico: la republica spedi per

ma essi,

a quanto

non vennero a iM>mbattimento con Ibn Hd.

Gli

ammiragli genovesi ccmchiosero con lai la pace, e tornarono in patria con ricchi doni (5). Non cosi illesa
usc la colonia g-enovese in Ceuta dal secondo conflitto.

Un

esercito di crociati (6) minacciava la citt nel 1234.

Avendo questi
(1)
(2)
(8)
f

i)

crociati trattata

come nemidbie

le

navi

Wadding, Annalcs minorum, II, p. 26-28.


Gaffa RO ed. Pkrtz, p.' 134 -Canale, II, p. 573 e
;

Maslatrie. Traites, p.
Kartas ed. ToBNBBua,

seg.

115.
p.

237 e seg.; Ibn-Caldn,

li,

e seg.

p.
(5)

Caffaro,

(6)

Probabilmente erano crociati spagnuoii;

Calciirini presso

p.

117.

Caffaso,

Maslatbie, T/mtes,

p.

183

e seg.

essi

sono detti

Clculint presso

p. 115.

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381
genovesi che incontrarono per via vicino a Cadice e
nelo stretto

temevano

cU

Gibilterra^

coefl

Genotesi di Genta

estremi mali per s ed

^li

loro possessi,

qualora la citt pervenisse nelle mani degli assalitori.

danque

Essi armarono

dieci delle loro navi mag^giori e

mghor e mossero contro i erodat Ma questi seppero


tanto bene spingere innanzi un brulotto, che i Genovesi
si videro costretti ad abbandonare tutto quello che pos-,
sedevano in Ceuta ed uiichc alcuni connazionali, che

ancora vi eran rimasti. Essi andarono colle loro dieci


navi a Malaga. Per provvedere del resto, quanto fodse

Conta rimandarono da Malaga


due delle navi colP incarico di sbarcare intuii punto della
costa ira Targa e Tetuan (1), seicento ben armati iriicrpossibile, alla difesa di

rieri.

Questi marciarono a Ceuta e rinforzarono

dio delia citt. Intanto giunsero a

mande

il

presi-

Genova anche do-

fidano i Cmta (2), che offeriva


met delle spese di guerra ed.andie di piii.>
podest di Grenova mand immediatamente diciotto
d' ajnto del

di pagare la
Il

galee a Ceuta, Pare che intanto fosse passata la burrasca essendo partiti

domandarono

mamento

l'

crociati.

Quando

gli

ammiragli

indennit delle spese sostenute per V ar-

e dei danni stti dai crociati,

il

Boidano

si

(1) Apud Qumerium loco, uhi dtcttur Tarffonol Tutti e


due questi nomi si trovano sulle carte del medio evo, ved.
Lelewel, Atlas de agographie dumifenge,Portitian, p. 19.

Confr. anche Uzzano, p. 245.


(2) Il relatore non pu parlare dell' Almoliade Er-Kescid,
che allora regnava (1232-1242), perch Ceuta si trovava lino
all'anno 1237 in mano di ribelli, che riconoscevano Ibn-HuU
per loro .signore
Iin-Caldn , II, p. 237-242 ; KartaS ea.
TOENBEBG, p. 238 6 Seg.
:

382
rifiat

a aoddisfare alla domanda e

far irofnte alla potenza dei

nn

Si yenne ad

ai roforz

Genomi,

conflitto fra

soldati barbareschi entrati

nella citt e gli equipaggi dei Genovesi

incendiaroDO e distrussero

bati

per poter

superiore alla soa.

quelli esacer-

fondachi e

genovesi insieme a molta roba preziosa.

Non

n anche in sbatto nulla ottmere dal Boldano,


irest si

accinsero

ali*

assedio della citt.

raancauza di uomini uon

che dalla parte

di terra,

la

ma

le

case

potendosi

vero,

Genoche per

poterono circondare neanla

bombardarono tanto

vigorosamente dalle loro navi, Uno a che

il

piii

Soidauo

un equo accordo (1):. Per questa guerra


ebbe origine la cosi detta 3nom i Cfuta. Non potendo
la repnblica proTvedm ed danari puMicr a tutto T ar-

accondiscese ad

mamento,

si

cittadini (2),

ebbe ricorso anche

ai

capitali di privati

che formarono ora una societ

dello stato simile

di creditori

a quella che abbiamo visto sorgere nei

1845 per la spedieione di

Scio*

Membri

di questa

Maona

aTevano ancora in tempi posteriori da far valere dei


crediti in Ceuta,

che probabilmente traevano origine dal

trattato suaccennato

Da

(3).

questo tempo in poi diventano sempre pi scarse

le nostre notizie sulle relaoni dei

(1)

anche

Capfaro,

G^ovesi

col Marocco.

p. 183 e seg., racconta tutto l'avvenuto,

ma

cenno dell'assedio di Ceuta per


Genovesi senza ricordarne il motivo. Ibn-Caldn, II, p. 306;
Kartas, p ?39. ^^ecoIKo quest'ultimo gli abitanti avrebbero
pagato iu ultimo quattroceutomila monete d'oro.
(2) Cafparo, p. 183.
(3) Canale, li, p. 572 e seg. ; ed il documento presso
Maslatbie, TraUg, p. 115.
i

cronisti africani fanno

'

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383
.

Qaelle de' Pisani ricevono in qaeUa.'Tece qualche luce


dal trattato ooncfalDso coir imperatore del Marocco per
il

ambasciatore Pietro della Barba nel 1358. La

loro

dinastia dei Meriaidi aveva intanto occupato

quella degli Al-Mohadi (1269).

potenti di questa stirpe,

Uno

il

luogo di

principi pi

dei

Abu fiinan, il cui dominio

allora

s'estendeva ancora su Jbuona parte deir Algeria e di

Tunisi
-

(1),

promise nel patto del 1358

protezione e guarenti loro


tutti

il

posiasso

luoghi, in cui gi ne avevano,

tiene del resto

i soliti articoli,

ai Pisani la

sua

di fondachi in
li

trattato con-

di particolare non ha che

: che d' ogni nave che arriva si richiede,


r imposta consueta del dieci per cento, una gomena
od un rampicene di ferro a titolo di tributo poi prescritto, che il giudice musulmano debba trattare nel suo
foro anche le cause Ira Pisani ed altri Cristiani, qualora

le segoentt cose
oltre

si tratti di

cos^ di

maj^ore entit

trattato conchiuso al
fra

il

Marocco

le

tempo

commercio

(1)

Hon

potenze commerciali d'

sapere, sotto quali condizioni

relative,

(2)

esiste altro

della dinastia dei Merinidi

gT

Italia.

Per

Italiani potessero far

dobbiamo attenerci

alle notizie

che troviamo in Pegolotti. Secondo

lui il dazio

iu quel paese,

possibile

rassero piuttosto

che

Pisani colla missione del Barba mi-

a questi

paesi, che al

Mafocco propriamente

detto.
(2) Ved. il testo arabo del trattato presso Amari, Appendice
ai diplomi arabi, p. 1 la ratifica pisana, ivi, p. 9; la versione
italiana presso lo stesso, Diplomi, p. 309 e seg. La versione era
;

da Bande, VAgric. tom. II, p. 149-15();


ora ripetuta da Maslatrie, Traiis, p. G6 e seg. Breve menzione dell' ambasciata del J^arba presso Trokc, p. 359 ; KoNdi gi stata pnblicata

ciOKi, p. 820, 840.

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384
non Teni?a in ngoal. modo rHCoaso in tutte
dogane del regno: neU^una doveva essere pagato in

d' ingresso

le

merci,

nell' altra

commercio

di

veniva esatto in danaro. Oltre

si

esigeva la cosi detta

uDa sedicesima parte

stente in

ai

mangona

del valore che uella

stima veniva attriboito alla merce. I principali


d* nscita, erano: enojo

datteri,

indaco

loro viaggi

articoli

ogni genere^ lana, cera

il

Fiorentino Pegolotti ci dice,

quelli soli del Mediterraneo erano diretti


:

'

granaglie.

visitati dagli Italiani,

che non a

pelli d*

Se domandiamo, quali
Marocco fossero, durante il medio evo,

(1),

porti del regno del

dazio
cunsi-

an, ad eceemone di Conta, ^li non nomina

che* porti posti all'Oceano Atlantico nel seguente ordine

da settentrione a meriggio:
ro. Zaffi (2). DiuKjiie fino

iun^'o

tempo

Arzilla, Sale, Niffe,

era l'ultimo

punto conosciato

alla costa

occidentale dell^ Africa (3), giaogevano l navi


tili

Zamur-

a qnel Zaffi ud Asafi, che per

mercan-

degli Italiani (4). Il laogo principale pi degli altri

(1)

Intorno alle piantagioni d'indaco nel Marooeo, ved. Ibk-

CaloOn/I>
(2)
(3)

p. 128, 195.

PbqolOtt, p. 278-281.
Edrisi,
p. 220; Uzzano IV,

p. 245.

Vogliamo soltanto accennare, che

di qui facUmente
potevano essere raggiunte le isole Canarie, alla cui scoperta
tanto contribuirono i Genovesi. Ulteriori raggna^^l si leggono
presso Canale, Degli antichi navigatori e scopritori genovesif
Genova, 1846, e Kunstmann, frica vor den Sntdeckungen,
dcr Portugiesen, Munchen, 1858, p. 16 e seg. Secondo Edbisi,
trad. di Jaubert, I, p. l^Oij, i Genovesi avrebbero dato ad un
punto del deserto fra il Marocco e la Senegambia, chiamato
nella lingua dei Berberi zucai, il nome di Coodem. Noi troviamo questo stesso nome come quello d' una contrada dell' interno dell' Africa anche presso Ibn-Caldn, II,
p. 65; Leo
(4)

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(Sak), ventoto leghe

freqneotaio era -Bensa dubbio

ad

occideiite dalla capitale

quanto

di questa capitale,

quali
i

cotone ed

il

il

Fez

(1).

Tanto la vicinanza

prodotti dei dintorni, fra

lino, attiravano

commercianti di Genova, di Venezia,

delle Fiandre (2). Qaestt

gi in tempi remoti
dell'

Inghilterra e

commerdanti cristiani, trovan-

dosi ivi raccolti in grande nninero, sorpresero la citt

(1260)
vare.

ti

conquistarono:

la

Abu

Merinide

Il

quindici giorni

ma non

Essa non

(3).

la

poterono conser-

Inssuf lacub
si

la

ma rimase

guenze di questa conquista,

dopo

riprese

riebbe pi dalle conse-

pur aempre un

porto mercantile. ncora ai tempi di Leone fncano

Genovesi

lo

Afbicanus

frequentavano^ facevanvi importanti

Marmol

afi&ri

Uk^o:

t\^\V Exploration scientiiuime Cacdem., Gogidem,


Goffden. Se i Genovesi avessero preso stabile dimora iii questo
deserto, il che non probabile, allora soltanto si comprenderebbe, come un nome creato da loro fosse rimasto pi leni p lu
uso per questa regione. E poi non ha suono italiano questo

Jlque de V Algri,

II,

(ved.

p. 298),

colle

nome. Dovremo per ci ammettere una falsa lezione: Edrisi


avr volaiii parlare d'una trib africana, nella cui lingua
Azucai si chiamava Goedem^ ; un copista scrsse poi de' Genovesi. Non si pu per negare, che singoli Italiani nel medio
ero penetrassero anche neirintemo del nord- ovest dell'frica.
U Fiorentino Benedetto Dei si era spinto nel decimoquinto
secolo duo al Timhuotu, sul mercati della qual eitt commerciale vide anche de' prodotti occidentali. Ved. la sua Cronaca
manoserftta nel Codice italiano, N."" 116 della hiblioteca di
Ck>rte e Stato a Monaco, fol. 112, citata da KvmsmiAxat, h e,
p. 40.
(1)
(2)

Ibn-Caldn, Introduzione, p. CHI.


Monumenta hiitoriae paMae,
p. 29-31

Lbo Afbicanus,

Chartae,
(3)

II,

p. 801,

Ibn-Caldm,

6. Heyd,

II.

884,

89'2,

IV,|fp.

89.

47; KabtaSi

p.

SS

386
ed erano Tolontieri vedati dai priocipi, perch pagavano
molte imposte (1). Se dali* Atlantico rivolgiamo i nostri
sguardi ancor nna volta al Mediterraneo, troviamo due
porti situati fra Ceuta e Melilla, a cui, secondo Leone,
i

Veneziani mandavano

le loro

galee per condurre delle

merci nelP intemo del paese fino a Fez^ distante

piti di

cento leghe e per offerire nel ritorno ai n^ozianti mori

P opportonit di recarsi con le loro mereansie ad altre


coste del mare Mediterraneo. QuebU due porti erauo
Velez de la Gomera e Casasa (2).
Secondo

il

siderevole il

fin qui detto

non possiamo chiamare con-

commercio degP

Italiani nei

Marocco. In

questo paese essi erano la parte secondaria e venivano

di

gran Innga superati

da^^

ii

Spagnnoli e dai Portoghesi.

Tunisi, l'Algeria e Tripoli


dimostrato,

il

campo

erano, come P abbiamo

principale

per

la

loro

attivit

commerciale in questa parte del mondo.


(1)

Leo Akricanus,

p.

(2)

Leo F&iCAiUS>

p. 50,

30.

52

b.

FINE DEL SECONDO ED ULTIMO VOLUME.

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INDICE
BEL SECONDO VOLUME.

Pbbfazionb

Pace. VII

V.

LecolofieoonmiezoialidegntaliaiiialinarNero.

VI.

Le colonie commereiali degritalian nelPEgitto

167

VII.

Le colonie commerciali degl'

281

.>

325

Italiani neU' isola

di Cipro

VIIL

Lt colonie
:

commerciali degl* Italiani neirAIHca

settentrionale

da Tripoli Ad 0

al

Marocco

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'

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INDICE ALFABETICO DELLE MATERIE.

Abaca.-Can signore tartaro della Persia, p. 302.


del popolo, in Genova, p. 3^.
Abbas, -viziro di Azzafir Biamrillah soldano d'Egitto, II,
p. 173; concede al Pisani un fondaco al Cairo, p. 223.
Abd-Allaii dei beni Abi Corasan, goveniatore di^Tunisi, sue

Abatb

relazioni coi Pisani,

II,

p. 337.

Abd-el-Mumen, fondatore del regno degli Al-Mohadi, II, p. 338.


Abd-el-Vahid, luogotenente di Mehdia, II, p, 344.
Abido, rifugio di

pirati pisani, p. 76.

Abu-Abdallah el Mostansee,
cogli Italiani,

II,

re di Tunisi >

sue relazioni

p. 346.

Abu-Einan, principe merinida del Marocco, suo


Pisaiii,

li,

trattato coi

p. 383.

Abu-Fares, re di Tunisi, suoi privilegi per gi italiani, il, p. 358.


Abu-Hafs, re di Tunisi, II, p. 350.
Abu Jacub Jusuf, re di Tunisi, nemico ai Pisaui, li, p. 340.
Abu Jahja-Abu-Becb, re d Tunisi, II, p. 82, 350.

Abu

^shach, re di Tunisi, pa^^a un'indennit ai Genoveai


per navi prese dai Pissuai, li, p. 3S0.
Abu-Jv8UF Jacub , principe merinida di Fez , rioooupa la
eitt di Sale, II, p. 885.

Abu

JtJBUF

Jacub sl Mamsue ,

tenso dominatore di Tunisi

della stirpe degU Al-Mhadl, sue reiasioni con Pisa, II, p. S40.

390
Anu L Abbas Ahmbb,

355; suo privileper g' Italiaoi, p. 358.


Hasen imperatore merinida del Marocco , conquista

frio

Abu
il

'l

re di Tunisi, li, p.

reprno di Tunisi, II, p. 350.

Abu l Ola, luogotenente di Mehdia, ostile ai Pisani, 11, p. 344.


Abu Omab-Othman, re di Tuoisi, suoi privilegi per gl'ltaliaiii,

II,

p.

358.

Abu-Saio, reggente in Tauris,

II, p.

83.

Abu Zbchbbia. Jahja si rende signore di Tunisi,


Abu Zmo, goreraatore di Tunisi, II, p. 343.

II, p.

345.

AccHBBujjm, detta nel medio ero Monesstro, U, p. 96.


AcBBaiL (Tommaso d*), luogotenente dell* imperatene Federigo
U, nella Siria, p, 184, m.
AociAJuoLi (famiglia degli), loro commercio coir Oriente,
p. 459; Antonio, acquistali ducato d'Atene, p. 449 ; suo
privilegio per

Fiorentini, p. 450.

AciNDiNO (Sanf), chiesa dei Venesiatti in Goatentinopoli,

p. 17,

109.

AocONE (Tolemaide],

colonia

assediata dai Crociati, p. 155;

si rende a Saladino, p. 196; assediata


amalfitana, p. 171
dal re Guido di Gerusalemme, p. K)7 centro politico dopo
;

caduta del regno di Gerusalemme, p. 203 centro degli avversari dell' imperatore Federirro II nella Siria, p. 215;
sue disgrazie per la lotta degli Italiani ivi stabiliti, p. 227,
229 trattata come nemica dai Genovesi, p. 238; cade in
mano dei Saraceni, p. 141, ;^i9 sua condizione sotto i
Musulmani, II, p. 254 iuilusso delia sua caduta sui commercio orientale, p. 3:B; il,-p. 194, 294 e 350.
la

ACCONE NUOVA, li, p. 20-i.


AcTEBOLu, V. AgatupuU.

ACTUBA (Sarai),
Adamo, signore
menia,

AoAHA,

residenza del

Can Berdibeg,

11, p.

112.

del castello di Gastone, vassallo del re d'Ar-

p. 298.

Citt dell*

Armenia minore,

p.

289; oon^nistata dagli

Egiziani, p. 312.

Ai>BN| sua importanza commeieale>

II, .p.

Adobno, Antoniotto doge di Genova,

ptuniace

le loro piraterie, It, p^

927.
i

Mnaolmani per

355 ; sa 8pe<Bsone in AfMca,

p. 958.

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391

Giovanni, appaltatore di Focea, tributario dei Turchi, p. 442.


Raffaele, doge di Genova, li, p. 109.
Adramittio, colonia genovese, p. 319.
assediata da
Aduianopoli, colonie italiane in esu, p. 88
Bonifazio di Monferrato, p. lui
occupata dai Veneziani,
p. 109; da Teodoro d'Epiro, p. 111.
FRICA settentrionale, sue oondizioni^ li, p. 335 commercio
italiano con essa, p. 988;
Afbxcaki a Pisa, II, p. 885.
AOATOPOLI^ II, p. a.

'

0HABMI8CB, monte presso

AAVEBB
Agni di

Cafi,

II, p.

(8anV)> chiesa cattedrale di

41.

Cflki, li, |u S8.

Leonzio, vescovo di Betlemme, legato pontificio nella

8irla> tratta la

pace fra

colonisti Italiani, p; 938.

Ahubd dbi Beni MBocBi^^gnoredi Tripoli diBarberla, 11, p^ 858.


AiDAB
p.

(porto di)^ importante pel

commerob

delle droghe, 11,

AiTODOB, nelle vicinante di Balaclava, li, p. 144.


visconte comandante di navi genovesi in Roma^

Alamano,

nia, p. 251.

Alamanopulo, Gerardo,

interprete, ambasciatore bizantino a


Genova, p. '73 not.
AaAEddin Cheicobad, aoldano d'Iconio, suo trattato coi Veneziani, p. 132, 133.

Alafdhal, fllio dei soldano Saladino,


Alaja, V. Coracesium.
Alascebaf Bursbai, soldano d'Eg-ltto,
cio delle droghe, 11, p. 2ijl
ria, p.

Albanon,

262
V.

scaccia

suo privilegio per

p. 276.

proibisce
i

il

cohimer-

Veneziani dalla Si-

Fiorentini, p. 267.

Al'hanon.

Albebico, Lanfranco, ambasciatore genovese


AxCAMiL, soldano d'Egitto,

in Siria, p.

suoi privilegi per

napoletani e siciliani, U, p. 188.


Albppo, sua Importanza commerciale,

p.

2C2

r>3.

negozianti^

principi di essa,

p. 277 ; coionia veneziana In essa, p.

278 ; meta di viaggi


commeioiaU, II, p. 249 ; case veneziane ivi stahilite, p. 250.
Albpbamdus, ambasciatora pisano a Saladino, II, p. 178.
ALB88ANDBBTTA, 11 porto di Aleppo, p. 969.

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392
Alessandria d'Egitto, molto frequentata

dai negoziauti eu-

eommercio, p. 220
in asciata dal maresciallo Boucicaut, p. 258
conquistata
da Pietro 1, re di Cipro, p. 214.
Alessandro IV papa, rappacifica gl'Italiani nella Siria, p, 227.
Alessandro, principe della piccola Valacliia e della Moldavia, suo privilegio per i Veneziani, II, p. 98.
Alessio, principe greco, residente a Maugup, li, p. 144.
Alessio, protosebasto, p. 63.
Alfano, vescovo di Salerno, suo viaggio in Oriente, p. 6.
ropei,
:

p,

172

e sede principnle del

11

Alghero
*

II,

(battaglia di), p. 411,

Alicastho, porto dell'isola di Negroponte, Genovesi ivi bat'

400.

tuti, p.

Alice, regina di Cipro, suoi

me,

diritti

sui regno di Geriualem-

p. 216.

Allumb, rao

eonuBflMiio

fidblbroazlone^v p. 333, 334.

179 ; sua ama Yenecia, p. 181.


AJCAm, 8oldan d* Alappo^ p. 878 ; ooneede un pfivilagio

Alnassib, soldaao d*AIqqM>, sue telM<xn ooi Veaesiani,

ALiiALtc Alaoil,

fratello di Satadinp, II, p.

basciata

ai Ve^estanl, p. 379, S84;

p. 278, 281.
citt al golfi) di- Volo, riftigio dot Ven6iini p.

Almibo,

colonie italiane

ivi, p.

81, 90 e 91

43;

ooleoa veoeriana p. 132.

Al-Mohadi

(dinastia dagli), 11, p* 388; rlstabilisoe il suo governo in Bl-Mehdia, p. 344 ; vigtretta al Marocco, p. 379.
Alto LUOGO, r antica Efeso, p. 334; tao commercio .con Ve-

nezia,

Alusta,

p. 91, not.

li,
II,

Amadeo vi

124, 126.

sua crociata contro i Turehl, p. 419;


pace fra Venezia e Genova, p. 424.
Amalfi, suo commercio, p. 4 sno ORtlitii con Alessio I Comneno, p. 9^ suo coiiinercio coU'Egitto, li, p. 1(J8; colnegozia

di Savoja,

la

r Africa settentrionale,

p. 332.

Amalfitani a Costantinopoli,
lestina, p. 147, 149

in Tripoli di Soria, p.

Nero,

11,

p. 1, not.

p.

6,

7 e 143

in Antiochia, p. 150

261

nella Siria e Pa-

In

in Antiochia,

in Cipro, 11, p. 288.

Accone,
270 ;

p^

p. 171;

al

mar

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Am ALBICO, conte d'AscaIona,8ua concessione per


Amalrico

re di

II

Pisani, p. 173.

Gerusalemme, sua spedizione contro

gitto e proniosyri ai Pisani,

II,

p.

l'i-

176, 177.

AmaSSerah, nome moderuu di Amastride, li, p. 89.


Amasteide, V. Samastri,
Ambasciatori genovesi al Marocco, II, p. 338 saraceni a
GfiHo Magno> II, p. 833.
Anastasio IV papa, suo privilegio per la Ueaa pisana in
;

lmiro,

p. 90.

Ancbialo (porto di), aperto ai Veneziani p. 80 ; II, p. S.


Anci&a (battaglia di), p. 435.
Aucona, sue relazioni con Manuele Ckunneno , p. 88 ; con
r Oriente, p. 208; ena colonia a Gostantinepoli, p. 871.
AiK2$URTAin in Cktttantinopoli, p; 143; loro perdite lldto per
la conquista turca, p. 468; in Alessandria d'Egitto, II,
in Accone favoievoli ai Veneziani, p. 224.
p. d40
Andbba (Saiit dieaa amalfitana a Costantinopoli, p. 7.
Amdbba da Perugia, missionario nelle Indie, II, p. 225.
Andros (isola di), p. 106, 368 assalita da Pietro Spinolayp454,
Anea, citt della Caria, colonia genovese, p. 318.
Anfossi, BulgariBo, ambasciatore pisano a Saladino, l,
;

p.

480, not.

Angeli, imperatori di Co.^tnntinopctli.


Alessio III, usurpa il trono, p. 75

Veneziani,

p.

82

suo privilegio per

ag-p^rava gli Italiani, p. 95

Alessio IV, viene

fugg-e, p. 96.

in Occidente per cercare soccorso, p. 94.

Isacco, suo carattere,

p.

75

suoi trattati con Venezia,

Pisa e Genova, p. 70 e seg.

Michele, fondasi

il

principato d'Epiro, p. il2; suo trat-

tato con Venezia, p. 113, 114.

Teodoro,
Amgi (Carlo

desjiota d'Epiro, suo coiKjui.ste, p. 114.

uiedita una spedizioiiti contro Costantinopoli,


Genova ad allearsi con lui per tal fine, p. 332.
AimoGHBTtA (Antiocbia ad.Cragum), p. 286.
p. 326

di),

invita

Antiochia, sue induatile,. p. 265 ; possessi degl'Italiani in


essa, p. 150, 270 e 2*78; presa a distratta dal aoldano Blbars,
p. 28$.

Antiochia (principato

di)

conquietato da Saladino,

p. 276.

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3^4
Antonio

(Sani'),

convento in CostanUnopoii^ sue rendite date

ai Pisani, p. 71.

Apocauco, confidente

di

Anna

'

PnlPolofj:ina, p. 398.

Appiano, Jacopo II, principe di Piombino, li, p.


Arabi, loro piraterie nel Mediterraneo, II, 328.
Arbanok, distretto dell'Epiro, sua posizione, p. 113.
Arca, fortezza della contea di Tripoli, assediata, p. 241.

Abcadiopoli, occupata dai Veneseiani, p. 109.


Aboibocastbo, castello delift Clloia, p. 267.
Abqos, acquistate dai Veneriatil, p:. 447 ; kesalita dal Torchi,
.

'

Ivi.

RMBNi in Caini, 11,^ p. S5, S6 e S9.


Asmbnia MiKsmniA, li, p. 95.
BMBNiA m&Bm .{regrno idell^ ftmdaita,

p. 988; BoaeBtemione, p. 284; suoi pfodott ed importanza oommeteiale, p, 287;


II, p; 905; suo eommereio coU* Oeddenta p. 904; asealita
e conquistata dai soldani d' Bg^ltto, p. 811.

Absuf, presa dai Saraceni,

Astb vbtaria, rinomata

'

p. 241.

in Tiro, p. 169.

Arzilla, porto air Allaatieo^ visitato dagi* Italiani, II, p. 884.


Asafi, v." Zaffi.
ASCALONA, presa dai Crociati, p. 164
importante pel commercio coirindia, p. 165; possessi veneziani, ivi, p. 174.
AscHERi, Rolando ; ammiraglio gcnoirese, assale i Pisani iu
Accone, p 240.
ASEDDiN, soldano d'Iconio, suo trattato coi Veneziani, p. irtS.
AssiSSiE di Gerusalemme, ripruardano i colonisti italiani,
;

p.

176, 181;

vigore nel refjno di Cipro,

in

II.

291,

p.

AsTAFORTE, maltratta gli Italiani in Costantinopoli, p. 61.


Astracan, suo commercio colia Persia, 11, p. 56; distrutta
da Timur, II, p. 140.
Atene, quartiere veneziano in essa, p. 138 occupata dai Veneziani, p. 449 sua importanza commerciale, p. 450.
.

Attalia

(Satalia), pi'esa dai Turchi, p. 286.

ArnCA, ooonpata
A'vnSNBS (Jacopo

dalla compagnia Catalana, p. 348.

oeenpa Negroponte, p. 192v


AvtH>DO&n del comune venesiano a Costantinopoli
AzACK, nome orientale dalla Tana, II, p. 50.
d*),

p. 130.

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395
Azov, sua situazione geografica, li, p.
AzzAPiR BiAMRiLLAH, soldano d' Egitto,
vilegio per

51, 1G4.

173;

II, p.

suo pri-

Pisani, II, p. 174.

Badqer, Jacopo, ambasciatore Teneiiano In Armnia, p. 299.


Baffo, colonie italiane in essa, II, p. 293, .801.
Baocisarai, capitale della Crimea tmca, Genovesi nelle sue
vicinanze,

Bagnasi,

II, p.

164.

Stiatta amiMuaciatore fiofentjao

Bagnolo da Reggio,

a Tonisi,

II, p. 862.^

medico del te di Cipro, II, p. 904*


Bajazbttb II, snlisno degli Osmani, suo trattato con Veneaia, p. 4SfO ; assedia Coetantinopoli e Tessalonica, p. 490 ;
prrioniero di Timur, p. 482, 435^ H, p. 282.
Pietro,

'

Bailo, veneziano in Costar tinopoli, sua difficile posizione sotto


i Paleologi, p. 863; a Trebieonda II, p. 72; in Cipio, U,
p. 800, 316.
Balaclava, posseduta dai Genovesi, II, p. 127; si ribella e
sua forte posis' assoggetta ad un dinasta greco, p. 120
;

ziona,

p.

13G

sede

abitanti cospirano

dMm

contro

vescovo latino, p. 137; i suoi


Genovesi, p. 144; spedizione

Lomellino contro essa, p. 145.


Balro, Matteo, ambasciatore veneziano in Grecia, p. 344.
Balducci, Pera, negoziante fiorentino a Tunisi, II, p. 360.
Balduino I, imperatore di Costantinopoli, p. 100, 109.
Balduino II, imperatore di Costantinopoli, fugge, p. 145.
GenoBalduino II, re tU Genisaeinnic. suo privilegio per
vesi, p. 156; fatto pngiuLiiLru dai Saraceni, p. IGU
buoi
privilegi per i Veneziani, p. 158, 1G3; per i Pisani, p. 172.
di Carlo

Banchi

Banco

di corallo alle coste d* frica, II, p. 365.

di S. Giorgio^

cedata,

II, p.

sua

istituzione,

U,

p.

147

Caffa ad esso

148.

Babba (Pietro della), ambasdatore pisano al Marocco, II, p. 388L


Babbabo, Giosafftte, alla Tana, II, p. 163; ad Aleppo, II, p. 240.
Babbabo, Pielzo^ bailo Teneziano in Negroponte, p, 124
Babbabo, Pantaleone, ambssciatore venesdano In Cipro, II,
p, 802.

Babbosa, Odoardo, viaggiatale nell'india, II, p, 278.


Babdi (compagnia itoVin Airaenia^ p. 8()5; ano commercio
coli* Oriente, p. 459.
.

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Barletta, sue relazioni con Cipro, II, p. 325.


Barocco, iuuiiirag-lio veneziaio, assedia Tiro, p. 235, 2o6.
Bartolommeo di Jacopo, console genovese a Gaffa, li, p. IIG.
Basilio e Costantino, imperatori di Costantinopoli, loro privilegio per Venezia, p. %
citt della Siria , posaedata

da anr
soldano CheUCin, p. 26L

BatbOm*

^9

Plaano^ p.

conquistata dal
Battaglia del BepQro, p. 406.
BbaufobTj Qui^ielino Ruggero III (conte di), vende ai Venesianl il stto diritto di condurre merci in Egitto, II, p. Sia
Bbltbamo, conte di Toloaai eonqnlata Tripoli di Sorla^ p. 246;
Bttoi privilegi

per

Genovesi, p< 251.

Bbiibo, FiaaoesoOyamtaseiatoreTeneriano in Egitto,

Bembo, Marco, bailo veneziano a


Genovesi, p. S40.
priore pisano

Bbnbnato,

II, p.

215;

Gostantinopi^li,; ucciso dai

a Costantinopoli, sua

caiA.aaocleg-

giata, p. 141.

Beni Abd-el-VahAD, oeia Beoi-Zegan, signori di Tiemsen,


II, p.

878.

Denjamino

di

Tudela,

visita Tripoli di Soria, p. 253.

Beni-Hafsidi, reg-nano in Tunisi, II, p. 344.


Beozia, occupata dalla compagnia catalana, p. 348.

Berche, Can dei

Tartari, li, p. 5, 433.

Berdibeo, Can di Cliipciadi, suo privilegio


II, p.

pe.r i

VeoQziani,

111.

Brrito

(Beruti, Beirut), conquistata dai Crociati, p. 157 ; riconquistata dagli Occidentali, p. 201
fiorente sotto il go;

verno di Giovanni d' Ibelino, p. 204; principale emporio


dei Genovesi, p. 211; presa dai Saraceni, p. 242; sua importanza commerciale, p. 244; II, p. 252.
Bbsnabdo, vescovo di Preneste, suo viaggio in Oriente, p. 0.

Bbbob, sua sitnarione,

II,

p. 27, not.

BjBABS, soldano d'Egitto, assale Accone, p. 238; s'impadronisce di Antiochia e Gibello, p. 282
impedisce la navigazione del Nilo agiUtaliani, II, p. 221.
BiLBBis, conquistata da Amalrico^ re di Gerusalemme, II, p. 173,
BiLLT, Giorgio, ambasciatore del re di Cipro a Crenova, li p. 319.
BiZANZio (impero di), diviso fra i Latini, p. 104 e seg.
;

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^ 397
BocCANEGRA, Guglielmo, capitano del popolo genovese, p. 316.
BoccANEGRA, Martino, comanda In flotta g^ovese destinata
ad ajutare Michele Paleolo^, p. 317.
I, principe d'Antiochia, p. 223; sno privilegio per
Genovesi, p. '^Q ; fatto prigioDiero, p. 267 ; cerca ^juto

^OEMONDO

in Occidente, p. 268.

jBoEMOKDO III, suo privilegio per gli Amalfitani in Antiocliia,


per i Genovesi, p. 272 ; per i Pisani, p. 274 ; per
p. 270
;

Veneziani, p. 275.
BoEMONDO IV, il Monocolo, suo contegno
i

p.

254; suo

priviie>4o per essi,

con

Genovesii

p. 2t>6.

BoEMONDO, signore di Batrn, p, 260.


BoLGAB, residenza del Can Barche, p. 133.
Bolso, Albiarto, amlnsciatore pisano a Ck)stantinopoli, p. 51.
Bona, importante per il coviiiercio del oorallo, li, p. 365

colonie italiane, ivi, U, p. 969.


BoNAoa, Lionardo, a Bugia, II, p. 313.

BoNAViT d'Alban, viaggiatore venealano nelle Indie, II, p. SS5.


Bonifacio ni Monfs&bato, margravio, re di Tessalonicaj p. 100;
sne ostilit coli* imperatore Baldnlno, p. 101 ; suo trattato
con Venexia^ p. 102.
Bonifacio ni Vbrona, signore di Cariato, p. 98.
BoBBONE (duca di), comanda una spedizione contro Bl-Mebdia,
n, p. 356.

Bosco (Giovanni
Bosco (Oiannone
misoe^

II, p.

del}, II, p. 94, 119.

del),

ambasciatore genovese "al

Can Toota-

121.

BoTONiATE,

V. Calamano.
Bottacci, ambasciatore pisano a Costantinopoli, p. 50, 53.
Bottacci, Ranieri, ambasciatore pisano in Eg"itto.. Il, p. 173.
Boucicaut, maresciallo, al governo di Genova^ p. 438
sua
spedizione orientale, p. 432 439 II, p. 257, 258 e 319.
AGATINO, Pietro, bailo veneziano in Armenia, p. 309.
Baana, Alessio, sua rivolta contro T imperatore Isacco Angelo,
:

p. 74.

Teodoro,

a capo dei Greci di Adrianopoli, p. 110.


Brancacci, Felice, ambasciatore fiorentino in Egitto, II,
Bbienne (Giovanili di), suo privilegio per i Veneziani,

p.

267.

p. 143.

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BriennS) Roberto,

Brocardo,

p.

145.

viag-g-iatore, p. 249.

BttONiovius, Martino, suo viaggio in Crimea,

Brusa, colonie

II,

p.

128.

italiane ivi, II, p. 90, conquistata dai Turchi,

377.

p.

Bucara,

II,

p. 81.

BuFFERio, Enrico, ambasciatore g-enovese in Francia ed Inghilterra per promuovere una crociata, p. 198.

Bugia
li,

assalita dai Genovesi,

399

p.

pirati, p.

capitale d'

iiCi

II,

un

332; Pisani

principato,

colonie italiane

BuGi'ioNE (Goffredo

di),

ivi,

ivi,

li,

p.

maltrattati,

350, sede di

p. 967, 368.

sua donazione a Daiberto, arcivescovo

di Pisa, p. 154.

Bulgari,

alleati dei Greci, p.

HO;

assalgono

Ck)staiitinopoli,

p. 140.

BuLOABiA

Tisitata dagli Italiani, II, p. 92

questo paese,

II, p.

96 e

colonie italiane in

teff.

Buono, FranceBoo^amlNuaeistoie Teneziaao a Befdibeg, II, p. 11 1.


Buono, Ottone, ambasciatore genoveee ai Maroeco,
p. S88.
BuBOUNDio, ambasciatore pisano a Costantinopoli, p. 51.
BuBis (Gglielmo di), oontestablle dei regno di Gernsalemme,
p. 160.

BuRLOB, porto egiziano, visitato dagli Italiani, II, p. 221.


Cabbs (porto di), sua importanza, n, p. 336^ 864.
Cabul, l, p. 81.
Gaffa. Opinioni Buir antichit della colonia genovese ivi,
p. 6, 13, 14 e 16

suoi statuti, p. 16

li,

nei Bizantini, p. 18

sua situazione, p. 19, 43 assalita da Giovanni Soranzo,presa dal Can Toctai, p. 27 cura di Genova per
p. 25
,

il

tore di

questa color.in.

p.

28, 29; elezione dei pu con-

sua jiopolazione,
40; suo vescovado, p. 37, 38; suo commercio con
Solf^t, p. 42; assalita da Gianibeg-, p. 104; dai Tartari,^
p. 115 ; capoluogo dello stato coloniale in Crimea, p. 130 ;
sue fortificazioni, p. 15, 133; sue condizioni ecclesiastiche,
p. 136; usbulita da Edegu, p. 143; ceduia ai banco di S.
Giorgio, p. 148 e seg. devota al Turco, p. 155; male difesa,
sole e degli altri magistrati, p. 30, 31

p. 35,

p. 159, 160;

abbandonata dagli

Italiani, p. 101.

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399
Caffesi, vanno in ajuto
raceni,

cercano

l'

Soria assalita dai Sa-

di Tripoli di

commercio degli sckiavi, p. 45


ajuto del re Caaixmro di Poloma, p. 15^^ come
15

p.

11,

fanno

il

trattati dai Turchi, p. 160.

Caifa,

Cairo

porto di Tiberiade, p. 155, 166.

il

visitato dagli Occidentali,

II,

p.

tante pel commercio delle droghe,

223

II,

sua

fiera

impor-

p. 2*32.

Caitbai, soldano d Egitto suo privilegio per

Fiorentini, II,

p. 269.

Calamano

Botoniate ^>aia2^zo

di),

possesso genovese a Costan-

tinopoli, p. 78.

Calavbta, assegnata ai Veneziani, p. 106, 117.


Gaubba. (GftUfitra, Callistra, Callitta), emporio della Crimea,
aperto ai VeDesdani,

113.

II, p.

ai jitira a Tenedo, p. 413.

CALUfiTOf patriarca di Ckietantinopoii,

Calusta,

Aluita.

Cambra Bii

irenedani in leaBandria)

Cavilla (FrancescMna.
Paleologo, p* 829.

II, p.

242.

amlMUMsatore genovese

di)j

a Michele

Campofrbooso iPietsodi) doge di Genova, cede i poeaedimenti


geooYeel sul

Campofbbooso

mar Nero ar banco


(Pietro di),

di Famagosta,

Camalb

II,

(Nicol da)

II, p. 148.

p. 308.

con nna

flotta

corso di Negroponte, p. 411,


Cancelliere del comune di Cafi,

Candelok,
Candiano,

di S. Giorgio,

comandante genovese all'assedio


veneziana mandato al socil, p. 32,.

Coracesiim.

V.

Pietro IV,

doge

di Venezia, p. 12.

Canssuveh Algubi, soldano

d'Egitto, sue relazioni con Fisue contese coi Veneziani, p. 281.


Cantacuzeno, Giovanni, imperatore bizantino; sue guerre,
suo contegno coi Genovesi di Calata, p. 394 in
p. 392
lotta con essi, p. 395; chiede la restituzione di Scio e l'ocea, p. 398
suoi negoziati e sua alleanza coi Veneziani
contro Genova, p. 402, 401 sua pace con Genova, p. 410 ;
II, p. Ili
sua politica, p. 412.
renze,

II,

270

Capi delle colonie italiane nel regno


nomi, p. 177.

di

Gerusalemme,

loro

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400
C'AriTANO della campagna di Gaffa, II, p. 155.
Capitano di Fama^osta, Genovese, II, p. 309.
Cappello, Giorgio, console vent^ziano alla Tana,

Capponi, Zanobi, capitano

Capkaria (Gug-lielmo
Accone,

taprlia d"

di),

p.

142.

comandante

di navi pisane alia bat-

campala

di Gaffa, II, p. 157.

reiazioue dei Veneziani con questo paese,

li,

93, not.

Cabamania
II,

p.

p. 280.

Carai-Mirza, capitano della

Caeamania

II,

di g-aee fiorentine in Egitto, II, p. 268.

p.

(principe di), in lega con Venezia contro

il

Turco,

154.

Cabbmiti, societ di negodantl saraceni per il eommereiQ delle


droghe, II, p. 239.
Cabxdi (battaglia di), p. 135.
CARI8T0, citt deir leola di Negrpponte, p. 106, 132 ; conquiatata 'da Pietro Spinola, p. 455.

Cablo di Yaloia, vuole ture una spedizione in Oriente, p. 844.


Cablo Mabtbllo, II, p. 828.
Cabotane veneziane in Persia, II, p. 78, 7^ e 83.
Cabtb geograflelie medioevali del mar Nero, II, p. 31, 22, not.
Casal i Rossi, p. 58.
Casalib, possedimenti rustici degli Italiani nella Siria, p. 186.
CaSABBTO, Giovanni, viaggriatore in Crimea, II, p. 116.

CaSasa, porto africano visitato dagli lUliani, II, p. 886.


Caspio mare, via commerciale per esso, II, p. 56 ; navigato
dai Genovesi,

II, p. 81.

Cassandria, colonia genovese ivi, p. 319.


Cassine (Pietro di), ambasciatore genovese in Eg-itto, II, p. 217.
Castet-lo del Leone (Leontocastron) in Trebisonda, .posseduto
dai (xPiiovesi,

II,

p. 67, 96,

Castel!, o genovese nelle vicinanze di Tauris,

II,

p. 86.

Castrato, Ridolfo, ambasciatore pisano a Saladino, II, p.l80, not.

Castro (Corrado de), ambasciatore genovese a Tunisi. II, p. 345.


Catalani fanno commercio colla Siria, p. 171; dazi che pag'ano
in Egitto, II, p. 234 loro commercio con Cipro, l, p. 296.
;

Cattanei, a Lesbo,

p.

378, 381.

Cattaneo, Audreolo, luogotenente,

poi possessore di Focea,

p. 337, 376.

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401
Cattaneo

Damiano

ambasciatore genovese a

reclamare Teiiedo

\ enezia

per

422; comaudaote.di uavi genoTesi

p.

destinate contro Cipro,

308.

II,

Cattanbo, Domenico, luogotenente di Focca, p. 376.


Cattaneo, Meliaduce, console genovese a Gaffa, li, p. 120.
Cavalieri gerosolimitani, mediatori fra i Genovesi e Giovanni
Cantacuzeno,

397

p.

loro differenze

commercio egiziano,

il, p.

cogli Italiani per

200 ; loro possessi in Cipro,

il

II,

p. 313.

Caucasia, commercio italiano in questo paese, II, p. 60.


Gazano, Pietro, console genovese a Gaffa, II, p. 133.
Cbfalonia isola, occupata dai Veneziani, p. 27, 106.
Cbpalomu {contea di), feudo del principato di orea, p. 116.
CblsIi Lorenzo, doge di Venezia , manda un ambasciatore a
Trbieond,

CmnBALO,

76.

II, p.

Bahektva,

V*

t BNTUBiOKB, Paolo, geooTCBe^ cerea

daie all'India, II, p. 165.


Cbfot, Giovanni, comanda una

una nuov^

flotta

contro

commer-

via

Turchi, p. 977 ;

T&ibaut,' plenipotenziario di Garlo di Valoisia Grecia^ p.i344.

Cbbasunte

suo allume, p. 385

assalita dai Genovesi, li,

p. 74, 86.

Cbsarba fortificata, p. 213 presa dai Musulmani, pag. 241.


Cbuta visitata dagli Italiani, II, p. 379; assalita da Ibn-Hud,
;

difesa dai Genovesi,

II,

p.

380, 381.

Champlittb (Guglielmo di), fonda

Chateaumorand

principatodi Morea,

p. 117.

difende Costantinopoli control Turchi,

p. 43*2.

Cheouch, Achmet,
di Gaffa,

IT,

p.

pasci,

il

comanda

la flotta turca air assedio

158.

Chelan, Malicli-Alinansur (Chilavun), soldano


quista Tripoli di Soria,
p.

p.

249, 258

li,

282; sequestra una nave genovese,


possessi veneziani ivi, U, p. 100

Chebcce,
ivi,

II,

il,
;

d' Egitto,

15
p.

con-

e Laodicea,

190.

possessi genovesi

130.

p.

Cherimberdi
Chebso citt

impadronisce della Tana,


della Crimea,

greco,

II, p.

greco

ivi,

G. Hcii,

p.

128

U,

II.

II,

p.

11,

p.

142.

63; un avanzo di dominio

rovinata dai Genovesi,

II, p.

129

vescovo

136.

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402
Chiabmonti (Manfredo
in Africa,

II,

di),

^miraglio iciliano, sua spedizioiid

p. 355.

Chiese pisane a Costantinopoli, p. 53; veneziane ivi, p. 109;


in Accone e Tiro, p. 1^ ; oocideatali nel regno di Geru>
salemme, p. 193.
ChILIA,

LtCOStoitiO.

V.

China, via commerciale e carovane per questo paese, II, p. 56.


Chikcoh, residenza del Can Menali Ghemi, II, 159.
Chisce. ij^ola importanto per il commercio dell'India, li, p. 80.
Chozaamer, Lciitaro ucciso da un Veneziano, li, p. 103.
Cibo, arconte di Scio, luogotenente di Fooea v^ot^iia^ assale
Scio, p. 399.

OcuLDi

dmuiDate dalla fiuniglia Sanudo, p. ISO.


CiPBO (isola), aglio di pitali, II, p. 283 sua8ltaaifoiie.ikvoiole
per il commercio, p. 287> S95*, assoggettata dai Oanovesi
;

312; a88aiitadaiSenoeii9lIp.8ao.
dir Africa aetteBtaeioaale aperte ai Pisani,
940
CrvBAKO, ndreolo enesda&o, ucoids un tavtaio alla Tana,
n, p. 108; punito, p. 108.
r
Clbubntb V papa^ me eare per la aiom^easa di Ca&, II,
p. 8S ; propone una cioeiata n, p. 197.
Ck>oco, ambasciatore pisano a Costantinopoli, p. 50,
k)ODBif n, p. 384,
CooiX AL Casizmi, Molianuned Inocpotenaita tartaro deUa
Tana, II, p. 99.
CoLCHiDE, commercio italiano in essa, n, p. 60.
Collo, porto d Costantina. Il, p. 367.
Colonie commerciali italiane nel reprno d Gf?rn^alemme,
p. 175; loro possessi nelle citt della Siri;t, }). isr, IVmv
.

p. 908; tuoi prodotti, p.

OTTk

loro condizioni ecclesiastiche,

ivi, p. VS\ loro discordie,


neir impero bizaiitino, p. 361 ; in quale relazione
coi Tnrchi, p. 428; in Egitto, II, 220; loro ordinamento,
nella Siria sotto i Musulmani, II, p. 246 nell'Ap. 240

p.

242

frica setteutiiOiiale, l, p. 3(58;

tino sotto

861

al

Paleologi, p. 370

mar Nero cedute

al

pisane

impero bizan-

genovese a Galata,

banco di

Tenevano a Costantinopoli,

uell'

p.

'

p. 333,

S. Giorgio, li, p. 148 ;


361; in Creta, p. 103; in

Tauris, n, p. 84.

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403
^erosolimitaniin Cipro, II p. 313.
giudice di Torres in Sarde^a, II, p. 343.
nelCk>MMEBCiO italiano nella Siria, in decadenza, p. 202
rArmeoia minore, p. 307 clandestino ooU'Oiiente, Uj p. 198 1
(JoiiOSSi, poBseseo dei cavalieri

Gomita

genovese coir Africa,

CoMMiNGES
COMNENi,

(Elisabetta di),

Bisanzio

di

II,

339.

210.

II, p.

sua bolla d' oro per il convento latino del Monte


suo privilcg-io per i Veneziani, p. 8 ostile ad
Amalfi, p. 9 concede ai Veneziani possessi in Costatitinodifende Durazzo, p. 15 ; sue ostilit coi
pli, p. 13, 16
Ai,Tr=5Sio I,

Santo,

p.

*,

Crociati, p. 20,

per essi,
Alessio

danneggia

Pisani, p. 21

suo privilegio

p. 24.

suo privilegio per


Veneziani,
Andronico,
dei latini a Costantiuopoii,
03;
sua
Giovanni, sue relazioni con Veneziani,
27; suo
28 per
privflegio per euA,
29.
Manublb, sua
riguardo agli
30 scherIII,

II,

p. 2.

fa strag-e

'

politica, p.

(35,

p.

06.

p. 26,

p.

politica

Pisani, p.

Italiani, p.

nito dai Venesfani, p. 31 ; ano trattato con Genova, p. 84 ;


earoera i Venesdani in Costantinopoli, p. 41 ; Invita questi

a tornare nel eoo regno, p. 42 sua carattere, p. 44 ; cerca


con Veneda, p. 48; in conflitto coi Plaani,
p. ^9 ; suo trattato con essi, p. 52 ; suo contegno coi Geno^e^^ p. 55.
COMNBNI DI TBBBieONDA O GBAtV-GOUHBm
~- ALB88I0 n, SUO privilegio in favore di Geno?a,
p. 6*7, Tt;
sna politica, p. 68 ; assale Caffo, p. 69.
Alessio III, in gaena con Megollo Lercari, II p. 74.
AlbSSIO IV, in guerra" con Genova, II, p. "yb.
MicmauB, l>attuto dai Genovesi, n, p 71
;

rioonoiliaxsi

Compagnia

catalana al servigio di Carlo di Valois, p. 344. 34&;


in guerra coi Veneziani di Negro^
, p. 347 ;

ammutinata
ponte,

p.

848.

Concilio di Lione, riconosco Michele Paleologo, p. ^7.


Condizioni interne dei regno di Gerusalemme, p. 242.
Consiglio della colonia di Galata, p. 355; dei capi delie colonie nella Sria, p. 179.

404
CoNSOLS CATALANO in Alessandria percosso, n, p. 244.
Console genovese di Caffi, suoi diritti ed obblij?lii, ll, p.

32,

a Sebastopoli, p. 63
a TMbisonda^ p. 70 ; a Tauris in Persia, p. 84 in Bulgaria, p. 96 a Damietta^ p. 220 ; in apro, p^. 291, 310 ;
laO, 131 e 150

a Solgat^ n, p. 41

p. 380.

a Ceuta,

CJONSOLE VENEZIANO in Tcbp,


a Tauris, II, p. 84 a Carta,
;

p. 138*,

alla

Tana,

II,

p.

54

;
'

II,

p,

106; in Alessandria,

II,

Confr., U, p. 131, 255,

244 ; a Beruti,
p. 230;
370 e 372.
CoNSULES PLACITORU^T in Genova, II. p. 34.
Contadini siri dipendenti dalie colonie italiane, loro condizione, p. 188 e scg-.
CoNTARiNi, Ambrogio, ambasciatore veneziano ad Usun-Haap. 241,

san,

II,

II,

p.

155.

CONTARiNi Bartolommeo, console veneziano in Damasco,

II,

284; ambasciatore al i^^iiltano Selim, l, p. 285.


Conta ruNi, Nicol, conclude per i Veneziani un trattato colp.

l'Egitto, n, p. 211.

'

CoNTABiNi Tomaso, console veneziano ad Alessandria,

l, p.

282.

Ck>itTBA *di Trpoli, col<me itliane in ssa, p. 244.

Conti, Marc, amttaaoiatore pisano a-Mamiele Gomneno,

CORACBSiUM conquistato dai Torchi,

p. 51.

p. 286.

CoBALi*o, jsua peaca, n, p. 365.


COBF assalita dai Vencziait, p. 27 ; posseduta da essi, p. 106,
113, 446 ; walita da Pietro Spinola pi 454:
GOBico, fortezza delP Armenia minore, p. 285, 290.
COBNABO, fiunigla, dei saoi possessi in Cipro, II, p. 313.

Andrea,
regina
Cipro,

amlMiseiatore veneziano
Tauris,
Can Abu Said

anabaaciatore veneziano a

sposa Maria d'Enghien, aignora


Nauplia ed
zio della

Catterina,

II, p.

Marco*,

di

11^ p.

823.

924.

di

ai

'

II,

p.

83.

Pietro,
Pietro,

Costantinopoli, p. 69.
di

Arg-o, p. 448.

Corone e Modone, possedimento veneziano, p. 117, 119 e 369.


Corrado di Hildesueim, vescovo, in Cipro: II, p. 289.
Corrado di Monfebbato, ajuta Isacco Angelo contro 1 ribelli.

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405
p. 74 ; difende Tiro contro Saladino, p. 196 ; suoi conflitti
sue donazioni ai Genovesi, p. 19iV;
con i Pisani, p. 497
disputa la corona di Gerusalemme a Qruido di Iiusigoano,
;

muore,

p. 206, 208.

Corsali, Andrea, viaggiatore

nell' India, II, p. 278.

Corsari turchi, nelle isole greche, p. 358.


Corso, Arnaldo, genovese, in Gibelietto, p. 251.
CoBTB DELLA CATENA., nei porti della Siria, p. 183.
Costa, Alemanno, avventuriere genovese io Sicilia,

p.

189

e seg.

Costantinopoli, in mano dei Croc iati, ]), 10*7; acquistata da


Michele l'aieologo, p. 144 minacciata da carestia, p. 393
assalita dai Genobloccata dal sultano Bajazette, p. 430
vesi, p. 456 ; conquistata dai TaTchl, p. 462 ; influsso di
questa conquista per la Crimea, II, p. 146.
CofiTBiGB, luo^ Tcioo a Vania, GenoiPeal ivi, II, p. fi7.
;

CoTOLBOOA, signore

COTUurrAMAB
legio per

di SSelgat,

(Cotuletanuir)

Veoesiaoi,

II, p.

II,

p.

ISL

sigoore di Solgat

suo

privi*

118.

COUBS DBS BOXtBdBOIS, p. 180.


CouKTBNAT (Piotio di), imperatore di CostantinopoU ,
niero del despota d'S!piro,p. US.
,

Cbbta, ceduta ai VenesiaDi,

prigio-

sollevasioiie dei Greci in


p. 101
essa p. 120 ; sottoposta ad un duGa,rp. 129 ; assalita da
Enrico, conte di Malta, p. 135 promessa ai Genovesi da
Michele Paleologo, p. -319; sollevata contro i Venemni,
;

p. 418.

Crimea,

v. COifa q

C'Kispo, Giovanni,

La Tana.

duca

di

Nasse,

p.

444

II,

Ckis'i'iano, arcivescovo di Mag-onza, assodia

p. 243.

Ancona,

p. 47.

Cristoforo da Mortara, alla presa di Cafla, II, p. 158.


Croce, Ottobuono, aml)asciatore genovese a C'ostantinopoliyp. 78.

Croce

(Santaj, casteio a Sudach,

Crociata contro

li,

p.

135.

Turclii, p.377; contro Alessandria, U, p. 176;


contro Ceuti, II, p. 381.
i

Crociate, loro iufuenza sui commercio,

Croja (castello di),


Cu MANI in Crimea,

p.

113.

li,

p. 10, 13.

p.

150;

II, p.

169.

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Cus

(porto di),

II,

p.

228.

CuTAJEH, Bue miniere d allume,

p.

334.

CuTLUGii-TiMUfi, V. Cutuitama/'.
Daibekto, arcivescovo di Pisa, alla prima crociata, p. 21, 153;
patriarca di Gerusalemioe, p. 154 ; all' assedio di Laodicea, p. 266.

Dalia-Cbobbi (famgllaiei) signoiiadi Negroponte, p. 12^


Negioponte, p. 123, 126; oonfr.
Bavanfv primo aignwe

^
^ Nanotto,

p. 101..

p. 126.

-Damaboo sue

ludiiBtria,

suo oommafcio^

p.

166;

IbrSiIit dei

suoi diatoriii, p. 160; visitata dagli ocddenttit, n,> 249


devastata da Timurt n> p 856 ;
fiorante, )1> p. 257

ntma

conquistata dai Tiuohi

;
;

p. 285.

assediata dai Croeiati, n, p. 188;. sua importaiua


oommerciale, II, p. 220.

Dandolo^ Benedetto, console Teaeziaoo ad Alessandria, II, p. 262.


Bnttoo capo della quarta ctodata, p. 24 ; castLf U, p. 182 ;

muore,

p.

Gabriele,

127.

ambaaciatora venesiaDO ad Andsonioo Paleologo>

p. 348.

1- Giovanni,

bailo veneziano nella Siria p. 233 ^ ambascia-

tore in Cipro,

II,

p.

3(i2.

Jacopo, ammiraglio veneziano, soccorre Acoone^


ambasciatore a Michele Paleologo, p. 322
Marco, occupa
109.

p, 289;

Galliiioli, p.

Danesi a Ck^tantiuopoli, p. 143.


Dei, Benedetto, a Timbuctu, p. ^85.
Delfino, v. Portofino.
Delfino, Pietro, ambasciatore veneziano a Tunisi, II, p. 345.
Dblla-Barc, Guglielmo, ambasciatore genovese a Giovanni
Ciomneoo, p. 29.
Dblla-Tobbb , Oberto, aabMat(ii geooTese a Giovaiiai

Comneso,

p. 29.

Dblli-Tubca, Rosso ammiraglio genovese, p. 226 228.


Dbll^ObtPi Antonio,, primo Genovese a <3a0k, II, p. 16, 17.
Guglielmo, console genovese nella SirSv II, .p. 292.
Dbsidbbio, abbate di Monte^Cassno p, 5.

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407
DionfQTico> oeatro della coopirazioue gtec contro

L^tioi^

no.

p.

DioscuRiADE,

II, p.-

61.

DiOTiSALVi, Enrico, ambasciatore genovese in Francia ed Inprhilterra per promuovere una crociata, p. 198.

DoDECAKESOS

V. Cicladi.

DooANB musulmane,
PouriN
p.

GioTftnni

408

II,

p. 818.

ambpaciatore veneziane a CantMiuieiu

enedano a Damasco, n,

console

p. d56.

amteaclatore weaiano a Tancia


DoBia,
a
Conado, aoomifagiio genoyeBe,. fiMDdiiCB
441.
Scio ad
^ Fltppa nalft e pmto Trpoli Barb^^
318.
Jacopo^ ambasciatola gmYaa ad AndvonisoII PalaoJogOj
Nicol^ ammiraglio, ooneliide un
impeiatore
FedArigo U,
Paganino, assedia Negroponte, 404 neir.Adriatico,
Bllehele,

II,

BaldiDj

p. 83.

p. 16.-

Gaffi

i Ifaonefll

di

ttt^bidlflBaa, p.

di

p.

p*

p.

trattato coli*

p.

podest genovese in Cipro, II, p. 807.


Paolino, console genovese in Gaffa, accorre alla difesa di

p.

411

,*

Tripoli di Scria, assediata da Clielan,

Veneziani davanti
assale
ifBAPPERio Francesco, negoaiante
Giovanni, console pisano nella
Tito,

p. 268; U, p. 15, 190.


a Lajazzo, p. 373.

di Galata, p. 474.
Siria, p. 233.

Droghe, loro commercio, II, p. 226, 227, 232, 235 e


Duca, Giovanni, storico bizantino, po&siede una casa

^78.

in Fo-

cea, p. 334.

DuoDi, Uffo, console pisano a Costantinopoli, p. 29, 49.


si arrende, p. 15
DuBAZZO, assediata dai Normanni, p. 14
oonqiiistaia dai Veneziaui, p. Ili ; assediala da Pietro di
;

Courtenay, p. 115.
Ebrei, loro quartiere in Costantinopoli,

cupano del
tintoria,

p.

setificio

169

p.

139

abitano

p.

nella Stia

18; in Tebe, s ocs' occupano

quartieri Italiani

della

soggetti ai

tribunali delle colonie, p. 180; In Gaffa, li, p. 40.


principe del Cbipciacfa, masda conti Caf&, II, p 141.

Bdsoq,

Bgbo mar,

Isole d'esso

cedute ai Venesian,

p. 119.

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BaiTTo, per quale via Tengono i suoi prodotti in Europa^


commercio suo, p. 291 sua importanza commerp. 170
prodotti che mancano a questo paeciale, II, p. 167, 270
;

se, II, p.

237

conquistato dai Turchi,

li, p.

Elbassan, p. 113.
Elia (Sant'), Castello a Sudacli,

II, p. 135.

Elias,

II,

tglio di

Inech Cotolboga,

Elias-beg, sig^nore
neziani,

li,

p.

di Mentesce,

'
.

p.

120.

accorda un ];^Tlegio ai Ve-

91, not.

Embolum

de Coparia, possesso genovese a Costantic., p. 41.


Embriago, famiglia, frudataria di Genova per i possessi nel
principato d'Antiochia, p 271.
Bartolommeo, luogotenente di Gibelletto, p. 256.
Guglielmo, ajuta Raimondo di Tolosa nel 1* acquisto di Tri>

di Soria,
27a
246$
^ Guido, signoTe di OibeUetto, 258.
NiOQl, 252,
FietrOi console genovese in Lioostomo,
97. Placeaxia, fl^a di Ugo, signore- di <Hbelletto e mog^e a
poli

coofr. p.

p.

p.

p.

aflfl.

pi>

11,

Boemondo IV d' AntioeUa, p. S64.


Ugo, ftndatarlodi Oibelletto,
oontro Genova, p, S50^

Eminbch-bei, capitano dila campagna di

Emiri selglaehidi di Sinope, pirati,


Emo, Pietro, doge di Venezia, vuoi

Eneo

II,

>

S51

e^;

si ribella

CaflUk, II, p.

166.

p. 89.

foftifleare

Teoedo, p. 425.

(Onieh), U, p. 2.

End, colonia veneziana

ivi
p. 364 ; sede d' un ramo della
famiglia Gattilusio, p. 416 ; contjuistata dai Turcbi, p. 475.
Enrico di Fiandra, imperatore di GostantiiiopoU, ano privilogio per i Pisani, p. 141.
,

Enrico, conte di Sciampagna, 210.


Enrico, conte di Malta, sue imprese in Creta, p. 135; reca
danni ai nemici dei Genovesi in Romania, p. 255.
Entenca (Berengario di), duce dei Catalani, prigioniero, p. 347.

Enussa
Epiro,

isola, possesso
p.

lOG.

genovese,

'

p. 392,

'

Eptascalon, parte del Bosforo,


Eraclea, coioiiia veneziana, ivi,

p. 406.

p. 106,

109

presa dai Greci,

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409
assegnata ai Genovesi per loro dimora, p. 2S2
p.
assalita dai Genovesi, p. 405,
110

-,

Paolo, bailo di Ne?ro ponte, p. ili.

Ert/^7:o.

Ermirio, Guglielmo, bailo genovese in Cipro, II, p. 903.


BfiBi (Baldina<;io degli), ambasciatore fiorentino a Tunisi, U,
p.

Esch!-Crim iiovirie di), II, p. 41.


EscKREF, signore dell' Aserbeigian, TI,
Esportazione di prodotti orientali per
Etolia,

p.

84.

p.

la Siria, p. 170.

106.
*

EuBBA, Y. Negroponie,
BuoBKto lY papa, suoi tskxz per Tuiitoite deSediiMe, p. 456.
in Egitto oontanBuBOPBi, non italiani nella Siria, p. 171
dono coi Ifnsulman!, n, p/ 904.
;

Paccioijlti, ammirag'Iio al aervlsio greco, p. 899.


FALiBBO,Oidlalfo, doge di Venaia, all'aasedlo dt Sidone, p. 158.
Vitale, doge dt Venecia, p. 80.

Famaoost, sna impottania

coiriineioiale, n, 247, 810 ^ .ooenpata dai 0nowi|


II, pi 91,
; eolonia genovese, ivi,
298 importanza del euo porto, ^II, p. "895 ; qnartiese veneciano in essa, II, p. 800; oatilit de' suoi abitanti contro i
Genovesi, II, p. 80*7 conquistata dai Genovesi, II, p. 809
ceduta al banco di S. Giorgio, II, p. 821.
Fano (Martino di), podest di Genova, p. 316.

Fabaob, soMano d' Eg-itto, maltratta


FaSSO ni Himic (Pbnsis), II, p. 60.

VeneadaDi, U, p. 200.

Federighi, Curio, ambascfatorr fiorontino

Federigo

imperatore,

II

chero in

168

in Ecritto,

II, p.

267.

favorisce la coltivazione dello zuc-

sua crociata, p. 1^12 suoi prvisua pace con Saladino, p. 213; suo
trattato con Genova, p. 298
soccorso di danari da Andronico Paleologo, p. 373; favorisce il commercio de' suoi
sudditi coir Egitto, il, p. 188; sue relazioni con Tunisi,
leg-i

per

Sicilia, p.

Pisani, ivi:

II,

p.

345.

Ferra RIO, Ugo, console genovese

nella Siria,

II,

p. 292.

Filadelfia, colonie italiane in questa citt, p. 87.


FiLAKOiBBi, Riccardo, luogotenente deli' imperatore Federigo n nella 8itla, p. 168 ) avreiBO ai Veneciani^ p. 215.

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410
FkUEUMO luogo

di Rodi, p. 140.

Filippo Augusto, re di Fmaote, sua crociata, p. 200.


re di Franda, la crociate
Filippo
377 ; aao tntUto
con Tunisi, II. p. 349.
Taranto, marito di Caterina di Valois, p. 372.
Filippo
FiOEENTiNi, stabiliti in Acf ODO. p. 204; mallevadori per l'eseloro contegno cjon
cuzione della pace di 1 orino, p. 424
QiovaDoi Paleologo, loro colmia in Costantinopoli, p. 457;
loro viaggi in Oriente, p. 459; loro perdite per ia conquista turca di Bizanzio, p. 468 assaliti alia Tana, II, p. 104 ;
in Epritto, II, p. 266 e seg.j in Cijpro, U, p. 326; in Tu-

nisi, il, p.

360.

'

'

'

FiBENZE, V. Fiorentini.
Flob (Ruggiero di), duce della compagnia catalana, p.

^5

ucciso, p. 846b

Flobus

malfitano;, ATyetto I aaoi eoaoittadiDi d'

saraceno,

FooBAf da

II>

un

assalto

p. 884.

Ififibale

Faleologo

osduUalOqiMe Zaeoana,

p. 332;

da Andsooieo Patoologo^ in riaskxie con Sara880; la dna -Fooea conoiiistale da SimODO Vignasi,

assediata

aa,

atGc^, p^ 889; Foosa veo(^la ia mano


dei Veneaboi, p* 4SS ; ambedue cedute al Qattilas^ p. 416;
pagano tributo a Timor, p. 436.
p. 886; liloniaiio

FiocBA NUOVA limdata dagrilailani, impc^rtante pel pommei^


ci deir allume, p. 833; conquistata dp^ AndiQpio lUPa*
leologo p. 376; dai Tuichi, p, 474.
v. Focea.

Foglia,

Fondachi veneziani

in Egitto, descritti, II, p. 240, 244.

^FoRNARi, Lamberto, ambaaeiatore gianoTeee


d'Antiochia,

p.

;a

^Boamondo IV

255.

FoBif ARI (Lamberto dai}> console genovese in Alessandria,


p.

II,

189.

FoscARiNi,
Aleppo,

Tommaso, ambasciatore ven^auo.


p.

al apidano di

279.

Francescani, rouojono martiri a C^uta,

Francesco da Camerino, vescovo


Francesi a Costantinopoli, p. 69.

II,

p.

379

di Voaporo, II, p. 101,

Franco, 0 berlo, veneziano ad Accone,

II,

254.

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411
FaisooBALDi, Tiftggisloie tamrtimi Q, p. 88^
Ftbuoi, porto deUa TeMglla, oedato ai VeneiiBiil,

FvAH- (ale

dtt egittana,

depiMiitff

p. 949.

'

di), II, p. ttl.

par la aoroi dall' Ooddante,

II,

p.

Fui.00, ra di GaroialamiBe, diialBaiaea


j

i diritti

dagli Italia-

ni, p. 191.

PuSLiNO (Benedetto
conti a Murad,

da),

11,

ambaseialora di Filippo Maria Via-

p. 493.-

Gabalum, V. Gf bello.
21i9,
Gaban, castello nelle montagne dell' Armenia,
Gabba, s. Teodoro, convento in Trebisonda, II, p. 76.
Gabella (Antonio della), console genOYese di Cafiifty corrotto
]).

dai Tartari,

II,

p.

156.

Gaetani, in Al^sandria, II, p. 240.


Gaetani, Ranieri, ambasciatore pisano a Costantinopoli, p. 70.
Gapfore, pirata genovese, sue imprese e niort^, p. 76, 77.
Galata (Pera.), ayse^iiata ai Genov^i, p. 329 sua posizione
;

commercio, p. 330 assaltata dai Catalani,


fbrtiUcata, ordinamento della colonia, p. B52;
p. 347, 350
minacciata da Carlo Grimaldi, p. 372 sua importanza per
Costantinopoli, p. 873; MDoeata da Androntoo
Paleologo, p. 379 ; sanata da NIoal Pisani, p. 403
sue fortificarioai itcae, p. 80S 410; si aottomatte al Turco, p. 470.
ralaitoBi aoa Ifiirad, II, p. 442.
OAtATBSi,
QAUt., BavtohMUMo, ambaaelatofa florantiiio a Taidsl, II,
favorevole per

il

km

p.

m,

aaiidafto dai GaflM al xe di Monia, per


avare toooocai, Q, p. 152.
Galsb veneziane dsafcinate al viaggio d'Bgttto, II, p. 239.
Galuha, Alberto, comandante genovese in Romomia, p. 256.
Gallipoli, p. 106; occupata da due Veneziani, p. 109; stanza della itompa^ria catalana, p. 347 ; in nano dai Taichi,

GatBA^ao, omo

p. 41^.

Gamdulpo,

patrizio pi.-ano, in

spedizione di Terra santa,

compagnia dei Genovesi nella


p.

156.

Gasi-Celebi, soldano di Smope, fa peni


p. 372; U, p. 69.

Genovesi guelfi,

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Gaotmb, etsteUo neir Armenia minore, p, 284, 298.


GattilOSIO^ Dorino e Samotrace, p. 475.

^ Francese conduce Gio. Paleologo a Costantinopoli, 414.


Nicol impadronisce Eno, 415 muore e(m LuocUino
p.

di

8*

p.

Gattilusio prigioniero dei Turchi, p. 476.

-~ Palamede,

di Lesbo,

siprnore di
trilnitari

ai

Eno,

p.

Turchi,

416.
p.

478.

GA.VALA, Cesare Leoiio, Rernore di itodi, ribelle all' imperavassallo di Venezia, p. 121, 122.
Giotore di Nicea
vanni suo fratello, siornore di Rodi, p. 139.
Gaza, luogo d'approdo per i Veneziani, U, p. 247.
Gazaria, significato di questo nome, 11, p. 25.

Gazna,

II,

p. 81.

Gemeciie, significato della parola, li, p. 245.


Geno, Andrea, doge di Venezia, maada un' ambasciata al

Usb^eh, U,

p.

sa

Can

podMi veaetBoo CoctaatinopoU, ii. IQ,


oomaadMilttTeMlaiio a Modena e GoTcne, p. 118.
GmovA valida uB' ambagoiata a Olovamii omneno, p. 29;
oondttde un teal;|alO'0OB Manuele Comnmo, p. 88, 55;
ca Entcot onte di' Malte, p. 195 ; con YeneeiA, p. i98 ;
eoa Unido de-La^Roefae, iigii0f d* Atene, p. 188; -sue
Telamoni con 1* Armenia miuore;.p, 2951; ei aseoirgietta a
Giovaiml Ytaeonti, p. 411^ alla Fnmoia, p^ 440; minacIlaiho,

Raflhello,

ciata dai Veneiiani, p. 488;


Coetantinopoli,

p.

4^; me

manda

aoooorsi all'assediata

relazioni colla Bulgaria,

II,

con Venezia contro i Tartari, II,


p. 105 ; conclude un trattato col Can Toctamisce, II, p. 121;
in lotta coir imperatore Giovanni Paleologo, II, p. 144;
non ubbidisce ai papi riguardo ni commercio coi Saraceni, II, p. 200; sua nmbasciata a SeeRban, soldano d'Egitto, II, p. 217; vuol riconciliarti l'ietro 1 di Cipro, oolr Egitto, li, p. 218; sue relazioni con Cipro, II, p. 290,
in lotta coi Ciprioti, II, p. 303; saccheggiata dagli Arabi,
n, p. 328. V. Genovesi.
Genovesi in Costantinopoli, assaliti dai Pisani, p. 54 loro
ambasciate ad Isacco Angelo e privilegi ottenuti, p. 72
carcerati da Alessio Ili, p. 77 ; mauduuu mi ambasciatore
p. 92, 94;

fa alleanza

'

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413
questo pi^ndpe p. 78 ; lord oBtUt contro Venezia all' epoca dell'impero latino^ p. 134^ 135;
pceadooo parte
alla prima orociata, p. 151
^jutano nella conquista di
Ysaf e Geoarea^ e privilegi per ci ottenuti, p. 156; hanno
parte nella conquista di Berito, p. 157, loro condisioni nel
loro possessi rngtici nei
regno di Gerusalemme, p. 173
dintorni d'Accone, p. 18G, 190 e 192; pronti ad una nuova
in lotta coi Pisani ad Acconc, p. 209, 211;
crociata, p. 198
partig-iani di Giovanni (V Tbelino contro Federigo II, p. 214,
215; assaltano il qnuniere venp'dano in Accone, p. 220;
distruggono la torre pisana in questa citt, p. 225; rinunciano alla loro colonia in Accone, p. 231 s* impadroniscono di Gibelietto, 245, 253; loro possessi in Tripoli di Scria, p. 254; al servigio di Boemondo IV d'Antiochia, p. 255;
ft

'

loro privilegio e possessi nel principato d'Antiochia, p. 265,

270;

alleati di

Tancredi,

p.

269;

loro privilegi

neir Ar-

menia aiiiiore, p. 30U alleati di Michele Paleologo, p. 319;


in
loro contegno verso Andronico Ili Paleologo, p. 3Tf8
lotta con lui, espulsi da Costantinopoli, p. 321, 322; costretti ad abitare Braelea, p. 822; rdiiamati, Gaiata a loro
eoneeata,^p. SSf^;- loro obblic^i on IHehele Paleologo,
,

; in lotta eoi Venesiani a Coefeantinopoli, p. 340 ; s


difbndno contro Carlo Grimaldi, p. 372; eontegno di
quelli abitanti a Gaiata nella guerra civile fra G. Canta-

p. 337

V imperatriee Anna

p. 308^. 394 e 395 ; aanlgo405 ; fanno alleanza eoi eulteno Urcano


p. 406; BOOnfitti ad Alghero p. 411; prorocano un mutamnto di governo in Costantinopoli, p. 421 ; in buoni rap>
porti coi Tnrohi, p. 428 ; loro trattato con Murad I, p. 429;
loro relazioni con Mohamed I, p. 441, 442; chiamano Murad II in loro syuto, p. 4.^5 loro eontegno durante Tassedio di Costantinopoli, p. 465; ftiggono da Gaiata dopo la
conquista turca, p. 468 ; provvedono Costantinopoli di vieri, II, p. 21 ; considerano come loro monopolio il commercio nel mar Nero, II, p. 20, 109 fanno commercio di

dnieno

'e

no Braclea,

p.

40; loro cure per Gaffa, li, p. 28, 29; loro


memoria viva nel Caucaso, IT, p. 64; stabiliti a Trebisonschiavi,

da,

IT,

II, p.

p.

65, 66, 68 e 70; in lotta coi Veneziani alla Tana,

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--44-
p. 1(X>,

IM;

loTO pob OOD CHaBl)eff,

Cantacuzeno, n,

p,

Ili

p.

116; loro trattato con Marnai,

riconquistare la Crimea,

n,

p. 171

II,

260

p,

abbandonano Cipro,

quest' ^on.

II,

HOo

3:JV

li,

l,

p.

maltrattati in Tunisi,

Pisani nell'Africa,

II,

p.

con

119; tentativo di

p.

loro viaggi in Egritto,

male
p.

di Soldaja, II,

191

II, p.

disprez-

trattati in Kiritto, II,

298; loro condizioni in


806 ;
308; assalgono Bugia,

in lotta coi Veneziani, |k

ivi

8*imp:itlroniseoiio deli' isoia,


II,

II,

164

imprigionati ad Alessandria,

zati dai Saraceni,


p. 2i5

p.

II,

109

II> p.

sMmpadroniscono

II,

p.

M4

in lotta coi

350; loro beni sequestrati in Tu-

U, p. 358 ; in OraBae Ceuta> U, p. 379^ 380 a Sale,


n, p, 385.
Gentile, Ba;ttista, cittadino di CatTa, conte palatino. II, p. 59.
Giaiiotto, ambasciatore genovese a Cipro, li, p. 299.
Gerba (isola di), occupata da Maniredo de Chiaramonti, U,
importante per il commercio, II, p. 364.
p. 356
GssBABD, alemaano, incaricato dt Federigo Barbarona in
Bgltto> n,
nisi,

GEtfioo,

wuA diatoml lo

d* indaco, p. 169.

Gm7SAi.aafii9 (regno di), in quaU condisionl aotto MduiBO


p. 159 ; saoi eommerd e ptodotti^ p. IWf ; eade in mano
dei Saiaeeni, p.

Ghajabdmn GmooBAD aoldano d*ldoiilo p. SL


GBBTSi-MAnLU> Roberto^ attlnneiatofe ^oienttno Taniai,
-

Hf p. 968*
Ghibellini dlGenofa aoeooni da AndronioD Paledogo, p. 372.
V. Bmlfi,
, soidano d'gttAo auo prifUegio per 4 VeoesiAni,

GiACMAcii
II,

p. 264.

Giaffa, parte di questa


dizione di essa sotto

G alita,

V.

Jalta.

citt
i

eeduta ai Pisani,

Mnsalmanl, U,

p.

15; eoo-

p.
'

Gian-13klat, soidano d'Eeritto, maltratta i Veneziani, II, p. 281.


GiANiBBO, Can dei Tartari, suo privileg'io per i Veneziani,
II, p. 102; scaccia gli occidentali dalla- Tana, H, p. 104;
sua pace con Venezia, n, p. 107.
GiBELLETTO, assediata da Raimondo di Tolosa, p. 245 j met

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415
di essa ceduta al convento di S. Vittore in Manigliat p. 846,
248; occupata dai Grenovesi, p. 251, 253.
'QiBELLO il p-rnnde, p.
267, 268; si veae al aoldano Bi-

bars, p.

^^82.

Mpwn, ^im importanza^, U, p, 231.


CrijTH-KDDiN VzzAHiB, principe di AleppOf p. 276| 2!1^rWO
trattato con Venezia, p, 279.
GioppE fortificata, p. 213 presa dai Musulmani, p. 241.
Giovanni XXII papa soccorre Lajazzo p. 312 inalza Gaffa
a sede d' un yescovo, II, p. 37 toglie U divieto del commercio coi Saraceni, II, p. 248.
GiDDA

porto dplla

'Giovanni, Arcivescovo di Sultanieb, inviato da Tauittriano in


Occidente

p. 434.

vescovo d' AmBfi^ iUO viaggio ia Terra .MUbte, 149.


Dt Monte CorviM, tn^^ naan^ mMmmQ aeU' India,
p.

n, p.
not.
OiBOLAiio> frate fhmeeaoKio, primo toBOOTodi Cafi^,
p.
GnoLFO, principe di Salerno^ eao vlaggrio in Mente, p. 6.
OiuoiCB, Guanierio, ambaiciateve genovm a Michele PaleologOy p. 816.

Pasquale, console genovese a


GtUFUTpALSy Uj

Sc^diija,

U,

p. 116..

p. 197, 169.

GiUNBin,. principe di Smine^ umiliato da Moliained I, p: 441.


Giustiniani, Andrea, eoasolavfiiiaieDoad Alessandria, II, p. 260.

Belletto,

ammiraglio Tenerisao,

si

jeadioa con Androaieo

Paleologo, pw 348.
Francescoi Tmeiiano al servizio del re di Tunisi,
Giustiniano, ammiraglio vendano, assale Galata,

Marco, bailo veneziano ad Accone,


Michele, ambasciatore veneziano
Nicol, primo console venezltino

p <^7.
p. 37;i.

220, 224 e 225.


Armenia, p. 307.
alln Tana, li, p. 53.
Pancrazio, ammiraglio veneziano, libera Negroponte assep.

in

diata dai Genovesi, p. 405.

con Gianibcg 11. p 108.


ad Alessandria, il, p. 209.
Giustiniani, nome comune per i Maonesi di Scio, p. 389.
GoNTARuo. Pietro, ambaiiciatore genovese in Cipro, il, p. 291.
Pietro, tratta la pace

Pietro, console veneziano

GOBZANIUM,

V.

Ursi^.

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416
Goti in Crimea, loro sedi e storia, II, p. 123 e seg".
Goti A, regione della Crimea, U, p. 119^ 122 e seg. ; occupata
dai Turchi,

II,

Paolo,
Grado

p.

Gbadbnigo, Marco,

l^

podest, veneziano a Costantinopoli, p.

bailo veneziano in Negroponte, p. 126.

(patriarca

suoi possessi a Costantinopoli, p.

di),

Gbasello, Guifredotto, milanese, podest di Genova, p. 19^ not.


Grasso, Guglielmo, pirata genovese, p. 25.
Greci, accusano Manuele Comueno d' essere favorevole ai Lacongiurano contro il dominio latino, p. LUI
tini, p. fil

di Nicea assalgono Cost^intinopoli,

p.

di

si

assaltano Tenedo, p.
in Caffa,

Gregora,
p.

II,

p. 4iL

Niceforo, suo

4^

cacciati dalla

-,

Cilicia, p. 2tjL

Focea, ribellano contro


di Scio, loro condizione sotto

la signoria latina, p.
il

dominio genovese,

debole la loro marina,

38L

II,

p. 21^

racconto sull'origine di

Caffa,

II,

Il e seg.

Griffi, Cocco, ambasciatore pisano a Bugia, II, p. 84{L


Grillo, Antonio, ambasciatore genovese ai Can Usbech
p.

387;

p.

II,

kl

Grimaldi, ambasciatore genovese a Costantinopoli, p. 41. 52.


Benedetto, console genovese a Caffa, II, p.
Carlo, ammiraglio genovese, comanda una spedizione con-

1^

Ghibellini genovesi in Oriente,


tro
312.
Gentile,
94j ambasciatore
Can Toctamisce,
Luchetto, assale Accone, ^9 in Armenia,
i

p.

al

II, p.

p.

p.

II, p.

12L

302.

Grimani, Pietro, bailo veneziano a Costantinopoli, p. 422.


Gualandi (Ranieri dei), ambasciatore pisano a Tunisi, II, p. 358.
GuARCO (Antonio di), podest genovese di Cipro, difende Famagosta, II, p. 318.
GuARCO (Nicol di), doge di Genova, sua ambasciata a Giovanni Paleologo, p. 427.
Guasco (Antonio da), a Caffa, II, p. 158.
.

Guasto

(Lodisio di),

Guelfi, loro

di

muore

in Bulgaria,

II,

p. 96.

lotta coi Ghibellini nella Siria, p. 212.

Genova fanno una spedizione contro

Ghibellini in Oriente, p, ^12.

loro concittadini

417
Guercio, Balduino, genovese, vassallo bizantino,
Gug-lielmo, podest genovese a (Jostantinopoli,

chele Paleologo, p.

GuBRBA.
va e

ostile a

Mi-

Geno240 fra Venezia e Genova in Oriente, p. 401:


UO^ 315 fra Tartari ed Occidentali alla Tana, II,

fra le colonie italiane nella Siria, p. 218; fra

Pisa, p.

U,

p,

p.

104.

Guglielmo
Guido, re

p. 77^ 12(L

re di Sicilia,

II,

Gerusalemme,

sua guerra contro Bisanzio,

p. 6iL

Ulcerato dalla prigionia, p.

Wl.

signore di Gibelletto, ostile

GuLiSTAN

ai Pisani, p.

nelle vicinanze di Sarai,

II,

2EL

108.

p.

Guiscardo, Roberto, sua guerra con Alessio I Comneno, p. 9. IS.


Hapsidi, loro regno in decadenza, II, p. 363Hagi-Gherai, primo Can tartaro della Crimea, II, p, 144.
Genovesi e Goti in Crimea a lui tributari, II, p. 14iL
Hamsa, ammiraglio turco, sue imprese neir Arcipelago, p. 474.

Hassan

Piccolo, signore di Aserbeigian,

il

Herberstein (Sigismondo

p. 84.

II,

di), II, p. !L

HiTTiN (battaglia di), p.


Hulaqu, gran Can dei Mongoli, si sottomette Aleppo,
sua guerra col Can Berche, II, p. 5^ not.

HUMILIORUM SOCIETAS, p. 1B3.


Iahja ibn Ghania, usurpatore d* una parte del
Tunisi,

II,

p.

territorio di

di

Roma

in Egitto,

11,

204 not.

Ibelino (Filippo
II,

2jB

p. 343.

Ialta (lalita), II, p. 114, 124 e 1^


Ianvilla (Giovanni di), ambasciatore
p.

p.

d'),

sue concessioni per

Genovesi in Cipro,

29L

Giovanni, suoi privilegi per gli Italiani, p. 204 avversario deir imperatore Federigo li, p. 214
signore di Arsuf,
luogotenente del re di Cipro, II, p. 290.
p. 223
;

Ibn-Abd-el Cherim, usurpatore di El-Mehdia, II, p. 343.


Ibn-Batuta, a Soldaja, II, p. 118^ 12L
Ibn-Daniscbmbnd fa prigioniere Boemondo I^ d'Antiochia,
,

p.

267.

Ibn-Hud, principe dei Marocco,


Ibn-Tapbaguin, ministro del re
G. Heyd,

II.

II,

p. 380.

di Tunisi, ribelle, II, p. 352.

21

418
Ibrahimbeo, principe di Caramania, sue relazioni con Venezia,
li,

not

p. 93j

Iconio, suoi soldani in relazione con Venezia, p. 132,


Ielbooa, emiro, re^a in Egitto per il soldano Amalich Al-

mansur,

p. 212,

li,

Iehone, castello genovese ivi, li, p. USL


Imperiali, Gentile, genovese, agente del soldano d' Egitto
per la compera di schiavi, II, p. !L
Paolo, console genovese di Gaffa, II, p. 30.
Impero latino, tentativi di ristabilirlo, p. 32<>
Inal, soldano d'Egitto, II, p. 260, not.
Inchermann, residenza d' un dinasta greco, li, p. 120.

India, non

ha

colonie italiane,

p. ^24.

II,

Inglesi a Costantinopoli, p. 143; nella Siria, p. 171.


Innocenzo IV papa , prende la chiesa di S. Marco a
in sua protezione, p.

Tiro

M.

lOLPANI, II, p. 4,
lOLUS, Pisano in Tauris, li, p. 84.
Isabella, figlia del re Amalrico, moglie di Corrado di Mon'

"

ferrato, p. 2C6.
figlia del re

Giovanni di Gerusalemme, moglie dell'im-

peratore Federigo,

II,

p. 212.

Isambek, v. Ibrahimheg.
ISCURIAH, II, p. 62,
Ismail Sofi, sciah di Persia, sue relazioni con Venezia, II, p. 2fL
Isole greche saccheggiate ed occupate dai Veneziani, p. 27.
devastate dai Turchi, p. 377 ; sotto V influenza
343. iJfig
;

veneziana, p. 115.
del

mare

tracio sotto

occupate dai Turchi,

danno

Italiani,

dominio dei Gattilusio,

il

p. 476.

II,

II,

p. 226, not.

116

combattono
p. 150, 153
218 fanno commercio nell' interno
p. 47i con Sarai, II, p. 48j nell'India,
loro bastimenti danneggiati da corsari

ajuti ai Crociati,

fra loro nella Siria, p.

della Russia,

p.

loro condizioni nell'Africa, II,


musulmani, II, p. 357
prendono in appalto le imposte del regno tunisino
p. 374
;

II,

p.

376

al servizio di principi saraceni, li, p. 377.

luANCHus, principe,

II, p.

94] suo trattato coi Genovesi,

11, p.

SIL

419
Navarino.
luNiSBEG, conquista Focea nuova, p. 474.
KoppEN, consiig^liere rosso, sue ricerche sulle antichit della

lUNCH

V.

Crimea, II, p. IIL


La-Calle v. Mersa 'l Carez.
Lacedemone, p. 1C6, 117.

Ladislao, re di Napoli, cede Corf ai Veneziani, p. 447.


Lajazzo, porto dell' Armenia minore, p. 165 emporio per i
prodotti deir India, p. 292 colonia veneziana ivi, p. 3Q1
battaglia navale ivi, p. 200. conquistato dal soldano Nas;

312.

sir, p.

Lambat,

le

due,

II,

p.

124.

Lamberti, Uguccione, ambasciatore pisano a Costantinopoli;


p.

SL

Lanpreducci, Nicol, ambasciatore pisano a Tunisi,


gina 356, 357.
Laodicea, suo porto,

p.

263

li,

assediata dai Crociati, p.

pa-

2M

bloccata dai Greci, p. 267 possesso genovese ivi, p. 211


in mano dei soldani d' Aleppo, p. 272 conquistata dal sol;

dano Chelan,

282; sua importanza,

p.

Larici, castello genovese in Bulgaria,


'

II,

II,

p. 2|53.

p. ili.

Larnaca (porto di), II, p. 310, 318.


La-Rochs (Guido di), signore d' Atene,

suo trattato
p. 131
con Genova, p. 138.
Lasca RI, Teodoro, imperatore, conchiude un trattato con Venezia, p.

Latini, loro
tro
p.

IBL
numero a

Greci,

14

si

p.

'
'

Costantinopoli,

64^ (M;

danno

alla

p. 62_i loro

vendetta con-

commettono violenze contro i Greci,


pirateria nelle acque greche, p. Hi
;

plebe di Costantinopoli, p. 26; loro cattive


condizioni nell'impero greco, p. 110 in Trebsonda assaassaliti dalla

liti

dai Greci,

II,

p. 73,

Lega velo, Federigo, ambasciatore genovese a Tunisi, 11^ p. 358,


Leone Africano, sue notizie intorno al commercio italiano
neir Africa,

II,

p.

378.

Leone Armeno

proibisce

Leone, signore

di

il commercio coli' Egitto, II, p. 168.


Gaban, vassallo del re d' Armenia, p. 298.
Lercari, Belmusto, ambasciatore genovese a Boemondo I\'

420

d' ADtiocbia, p. 2^5; console


p.

genovese ad Alessandria,

li,

Lercari, Megollo, in guerra coir imperatore Michele di Trebisonda,

li,

Vincenzo,

p. lA.
II,

p.

11L

Lesbo, colonia genovese ivi, p. 3ia conquistata da Domenico


assalita dal duca di Nasso e dai
Cattaneo, p. 376, 378
;

cavalieri di Rodi, p. S!ZS

ritorna in

data a Francesco Gattilusio,


LiBADARius, V. Limpidari.

p.

mano

^1

dei Greci, p.

111.

Licrio, ammiraglio di Michele Paleolog^, devasta le isole


deir Arcipelago, p. 325.

LicHEBARDO, V. Chr imbardi.


LicosTOMO, oggi Chilia, alle foci del Danubio, Genovesi ivi,
.
U, p. 27.
LlMENE, II, p. 125.
L1MIS6O, assediata da Riccardo Cuor d Leone, II, p. 2^;
colonia genovese ivi, II, p. 291, 293; quartiere veneziano
in essa. II, p. 3QQ.

Limpidari, duca, prefetto dell'Asia minore,

p. 314.

LiTHi, porto nell'isola di Scio, p. 3iLL

Lodovico

(il

Santo), re di Francia, riconcilia gli Italiani nella


sua crociata contro Tunisi, p. 139; l, p. 348.
;

Siria, p. 2111

Lombardi a
menia,

Costantinopoli, p. 143; fanno

commercio con

l'Ar-

p. 225.

LoMELLiNO, Carlo, sua spedizione in Crimea, pr 45f; 11, p. 145.


Longo dei Giustiniani , Giovan-Guglielmo , alla difesa di
Costantinopoli, p. 467.

LoRBDANO, Jacopo
II

comandante

assedio di Costantinopoli,

contro

Turchi,

di
p.

navi veneziane durante


difende Negroponte

463;

p. 472.

ammiraglio veneziano, p. 445.


Loria (Ruggiero di), signore dell'isola di Gerba, II, p. 464.
LucALONOo (Pietro di), suo viaggio nelV India, li, p. 225, not.
Pietro,

Lusce

v.

Alusta.

LusiGNANi, re di Cipro, 11, p. 2SH.


Almerigo, coronato dall' imperatore Enrico,

privilegio per

Veneziani,

11,

p. 800.

11, p.

289 suo
;

421
LxjsiONANi, Carlotta^ privata del trono da suo fratello Jacopo

p. 921.

Enrico L M, p. 222.
Enrico li, p. 2SQ ; suo privilegio per i Catalani, p. 296
per i Veneziani, II, p. 29jL
Giano, suoi tentativi per riacquistare Famagosta,II, p.318,320.
Giovanni, prigioniero dei Genovesi, II, p. 314.
Guido, sue promesse ai Pisani, II, p. 289; disputa la corona di Gerusalemme a Corrado di Monferrato, p. 206.
Jacopo L sua dipendenza da Genova, II, p. 317.
II,
riconquista Famagosta
Jacopo II, usurpa il trono
;

p.

MI

Pietro

favorevole ai Veneziani,

II, p.

l, 302; sua crociata


sua guerra contro 1 Tur-

sue relazioni con Venezia,

contro Alessandria,
chi, II, p.

212

II,

p.

sua pace

308

coli' Egitto, II, p.

Pietro prigioniero dei Genovesi,


315.
Venezia contro Genova,
Ugo
223.
Ugo abbandona Accone, 243.
Ugo IV, sua pace coi Genovesi,

II, p.

II,

21L

2Q&

alleato di

II, p.

II,

p.

III,

p.

li,

p. 299.

Macrbmbolita, Demetrio, ambasciatore bizantino a Genova,


p. 35.

Maizibbbs, Filippo, cancelliere di Cipro, II, p. 213.


Majo, pugliese, conte di Cefalonia e Zante, p.
Malsa promontorio, vittoria ivi riportata dai Veneziani sulla
fiotta

normanna,

p.

3L

Mallonb, Pasquetto, comandante


p.

assale Accone, p. 239.

della flotta genovese a Tiro


.

Mamai, capitano dei Tartari, suo trattato coi Genovesi, II, p. 119.
Mameluchi e Mamelucbe, II, p. 45.
Mamistba, citt deir Armenia, T antica Mopsueste, p. 289;
colonia genovese

ivi, p. 29!Z

conqnistata dagli Egiziani,

colonia veneziana

ivi, p.

299

p. 319.

Manfredo, arcivescovo di Durazzo, p. 112, noi


Manoona, II, p. 294.
Manoup, castello, descritto, II, p. 1^; residenza d'un dinasta greco,

II,

Manso, nobile

p. 144.

amalfitano, ad Accone, p. 112.

422
re di Portogallo, sua proposta ai Veneziani per

Manuele,

commercio

Maona

di Scio, p.

li,

e seg.

il

p. 275.

Ceuta,

di Cipro, II, p. Slf; di

p. 32.

II,

Magnesi
si

delle droghe,

di Scio, loro relazioni con G. Cantacuzeno, p.

396

ribellano, p. 44f; tributari ai Turchi, p. 473.

Mabaclba, consegnata

Maecab

ai Greci, p. 2SuL
nella Cilicia) occupata dai Greci, p. 267.

Marcello, Bartolommeo, ambasciatore veneziano a Moham-

med

li, p.

472.

Marchiano, Filippo, ambasciatore veneziano, negozia


Greci per Carlo di Valois,

coi

p. 344.

figlia di Alessio, duca della Gotia, moglie di David,


Moglie di Enrico 11,
imperatore di Trebisonda, 11, p. 145.
imperatore latino di Costantinopoli, sua lettera in favore

Maria,

dei Pisani,

d'Enghien, signora
Cornaro,

Maria
Maria

di

Nauplia ed Argo, sposa Pietro

p. 443.

(Santa), chiesa veneziana in Costantinopoli, p. 109.

de Latina, convento a Costantinopoli, p. !L


de Embolo, chiesa veneziana a Costantinopoli, p. ItSi
convento degli Amalfitani a Gerusalemme, p. ilS.
Marignonb, P., veneziano alla corte del soldano d'Aleppo, p. 278.
bailo
Marsigli, Giorgio, inviato veneziano a Rodi, p. 121
veneziano nella Siria, sua relazione, p. 180, 185, Ifi!Z e 215.
Marsigliesi, fanno commercio colla Siria, p. Hi in Tunisi
(S.)

Genovesi, II, p. 344.


Martino IV, papa, rompe T amicizia con Michele Paleologo,
ostili ai

p.

Maruffo, Baldassare, podest


Massari di Caffa, II, p. 1^

di Galata, p. 465.

Masto PIETRO, Auro, ambasciatore veneziano a Manuele Comneno p. 42 doge, p. QQ comanda una fiotta nella
,

Siria, p.

Matreqa

(Matracha), sua situazione,

Mauro, monaco,

H, p. 2.
55^
d'Egitto al papa per

p.

spedito dal soldano

lagnarsi dei Portoghesi,

II,

p.

273

fondatore di pie istituzioni nella Siria,

patrizio amalfitano
p.

149, 150.

<

423
(La), sua importanza commerciale, II, p. 2^
carovane della Mecca, p. 250.
Medici (Lorenzo de'), sue relazioni coi soldani d' Egitto, li,

Mecca

p.

Mboanomb, promontorio,

II,

p. 114.

Mehdia-Zuila, conquistata dai Genovesi e

2^;
II,

p.

il

porto di Cairevan,

mano

io

dai Genovesi,

d'

II,

Pisani,

un usurpatore,

II, p.

II,

p.

II,

Costantinopoli,

di

p. 330,

bloccata

Meloria (battaglia della), p. 240.


Memo, Domenico, ambasciatore veneziano a
Mengli-Gherai, Can
si ritira da Caffa,

II,

fondaco pisano col,

p.

Crimea, sua educazione, II, p. I5G


rimandato in Crimea vasp. liiD

sallo dei Turchi, II, p.

Mentescb nella Caria, privilegio dei Veneziani ivi, II, p. 91, not.
Mercenari germanici a Costantinopoli, p. 1K
Mersa 'l Carbz (porto di), importante per il commercio del
corallo, II, p. 3QL
Mers-el-Chebib, Italiani ivi, li, p. 379.
Mesimebi, Basilio, ambasciatore bizantino a

Mezano

(Giovanni

di),

podest di Galata,

Pisa, p. 22.

II, p.

94.

Miani, Giovanni, podest di Treviso, suoi figli fatti prigionieri da Timur alla Tana, II, p.
Michiel Domenico, doge di Venezia, p. 26^ 150.

Guglielmo, ambasciatore veneziano a Trebisonda,


Pietro, ambasciatore a Costantinopoli,
Vitale
doge di Venezia
nega a Manuele Comneno
II, p.

20.

p. 82.

II

l!2guto contro

il

re di Sicilia, p. 42.

Minotto, Girolamo, bailo veneziano a Costantinopoli, p. 461.


Mocenioo, Alvise, ambasciatore veneziano al sultano Selim I^

II,

p.

m.

Tommaso, ammiraglio veneziano,

soccorre Costantinopoli
bloccata da Bajazette, p. 430.
Modapfbe-eddin-Othman, signore di Selyun, p. 280.

Modano, Pietro, ambasciatore pisano ad Alessio III, p. 8L


Modone, saccheggiata dai Veneziani, p. 21 assoggettata ad
-,

essi, p.

117

v.

Corone.

424
MOHAMMBD L sultano, ostile ai Veneziani, p. M^L
MoHAMMED II, air assedio di Costantinopoli, p. 460;

suo trat-

tato con Venezia^ p. 461, 472; suoi sospetti contro 1 Genovesi, p. 466 ; sue imprese dopo la conquista di Bisanzio,
p.

475

contro le citt del Ponto,

Crinnea,

II, p.

MoHAMMBD Ibn-hmbd,
p.

in

soldano aglalDda, assale Salerno,

II,

MoiBDDiN, sultano d'Iconio,

Molino (Marino

1^

II,

p.

seg^.

1 r^R.

de)

p.

1^

ambasciatore veneziano a Tunisi

II,

an

p. 350,

MoMPBLLiBBi, snoi privilegi per

il

commercio neir Armenia,

p. 294.

Monastero

di S. Giorgio maggiore in Venezia , suoi privia Costantinopoli, p. 108.


MoNCASTRO (cchermann), Genovesi iyi dtablliti, li, p. 9jL
MoNOMACO , Giovanni , luogotenente greco a Tessalonica

legi

p. 344-

MONTALDO,

Raffaele, podest di Scio, difende la citt contro

4M.

Venezia, p.

MONTB MuSARDO in Accone, p, 326.


Monte Santo (Athos), convento amalfitano su esso, p. IL
MoNTPORT (Filippo di), signore di Tiro, p. 222; di Toron,
p.

222,

p. 234}

2^
2^

(Giovanni

e
;

sue

di), p.

suo privilegio per 1 Genovesi in Tiro,


contro Accone, p. 238.
2^; nemico ai Veneziani, p. 287.
;

ostilit

(Simone di), p. 222.


MoNTJOiB, colle in Accone, p. 219.
MoROSiNi, Albano e Marco, loro fattoria ad Aleppo, 11, p. 250.
Bernardo, bailo veneziano in Cipro, II, p. 26(L
Jacopo, ambasciatore veneziano a Micliele Paleologo, p. 322.
Lorenzo, ambasciatore veneziano a Mobammed II, p. 461.
Marco, comandante di galee veneziane, spedito alla Tana,

li,

p.

Marino, soccorre Accone, p. 289.


Ruggiero, ammiraglio veneziano, sMmpadronlsce di Focea
vecchia, p. 2S ; comanda una flotta destinata contro Galata, p.
altre sue imprese, p. 340, 343.
;

425
MoROSiNi, Teoo, capitano
delle propriet genovesi

d'

una nave veneziana, distrugge

in

Armenia,

p. 303.

Tommaso, patriarca di Costantinopoli, p. IlL


MoTHASiB
ufficiale di sicurezza pubblica nelle
,

Siria, p. 184.

MuAZZo, Giovanni,
p. 425.

citt

della

bailo veneziano a Tenedo, p. 42i; ribelle,


^

MuBAD

sultano osmano, suo trattato con Genova, p. 422 ;


assedia TeaMurad II, sue relazioni coi Genovesi, p.
salonica, p. hl ; la conquista, sua pace con Venezia, p. 452;

M2

chiamato dai Genovesi in ajuto di Scio, p. 455.


di), mandato ambasciatore di Genova a Costantinopoli, p. 20.
concbiude un trattato con Manuele

MuRTA (Amico

Comneno,

p. 55.

(Giovanni di), doge di Genova,


drea Dandolo, II, p. 6jL

Naillac

(Filiberto di),

tano, riconcilia

il

p.

400

sua lettera ad An-

gran maestro deir ordine gerosolimicon Genova, II, p. 21^

re di Cipro

Napoli, sue relazioni con Cipro, II, p. 325.


Napolitani in Alessandria, p. 240.
Nabjaud db Toucy aspira alla contea di Tripoli, p. 256.
Nassir Mohammbd, soldano d* Egitto > fa purgare il canale
di Fuah, II, p. i22.
Nasso, isola assalita da Pietro Spinola, p.
Nauplia, acquistata dai Veneziani, p. 447 sua Importanza,

4^

p. 44iL

Navabino vecchio, p. 44.


Naviqazionb italiana nel mare
Nedvigovice, villaggio,

II,

5L

di Azov, II, p.

p. 48.

Negbopontb, assediata dai Veneziani,

occupata da Jap. 45
Avesnes e dai Dalie-Carceri, p. 122 come divisa,
Michele Paleologo promette ai Genovesi una colop. 1^
nia neir sola, p. 312 occupata dai Catalani, p. 342 colonia veneziana, p. 36d; assalita dai Genovesi, p. 401; da
Mohammed
p. 445; conquistata dai Turchi, p. 477.
Neobion, p. 19.
Nevbuz, luogotenente di Damasco, II, p. 256.
NiCARiA isola, possesso genovese, p. 322.

copo

d'

426
NicEA conquistata dai Turchi, p. 2111,
margravio di Bodonizza
Nicol Giorgio
,

rimesso nei suoi

possessi dai Veneziani, p. 445.

Nicol (San), castello di Balaclava, II, p. 12(L


NicoMBDiA conquistata dai Turchi, p. 377.
NicopoLi (battaglia di), p. 431.
NicosiA citt di Cipro Genovesi ivi, II, p. 2^

ivi, p. 3Qt

sue industrie,

II,

Veneziani

p. 314.

NippE. porto all'Atlantico, visitato dagli Italiani, II, p. 281.


NiMFBO ( trattato di ) fra Michele Paleologo ed i Genovesi
p.

316_i II, p. 20.

e seg.
Normanni assediano Durazzo, p.
NoYBR (Giovanni di), uno de* signori di Negroponte,

p. 2SL

NuREDDiN, soldano d'Aleppo, soccorre l'Egitto, li, p. 176.


Odbrico da Pordenone, frate francescano, viaggiatore, II,
p.

221L

Ordine teutonico

in Accone, fSavorevole
Ordini religiosi in Galata, p. 35!L
Oppicium Gazariab sua istituzione, II,

p. 29^

2Q e 31

sua

13L

attivit, li, p.

Onieh,

ai Veneziani, p. 214.

Bneo.

v.

Orano, loggia genovese ivi. II, p. 879.


Oran-Timur, feudatario di Gaffa, II, p.
Orbo, citt di Negroponte, p. 106, 122.
XJRMUZ, sua importanza commerciale,
Orseolo, Pietro II, doge di Venezia,
Egitto,

II,

p.

II,

p. 80.

manda

ambasciatori in

'

Orso, Lorenzo, agente veneziano nella

OsTROVA, assegnata
Otouz, V. Caliera.

14.

ai

Veneziani, p.

Siria, II, p. 25f.

1%,

117.

OvEis, signore di Tauris,

Ozolus,

Pace

fra Saladino e

Pisa e Genova,
II,

p.

453

II,

p.

Pagano,

II,

p.

86.

V. Jolus.

111

imperatore Federigo l , p. 213 fra


241 fra Genova e Venezia, p. 341, 342.
fra Venezia ed il soldano Murad II, p. 451,
l'

p.

fra Cipro e

l'

Egitto,

II,

p.

218; fra Genova e Cipro,

304. V. Trattato.
Nicol, ambasciatore di

Genova ai Can Usbech,

II,

p. 2!L

427^
Palacia, situata in vicinanza deir antica Mileio, &uo commercio
coi Veneziani ivi, II, p. 91, not.
Palboloohi, famiglia imperiale di Costantinopoli.
Andbonico II, suo trattato con Genova, p. 336 sua politica
p. 838; imprigiona i Veneziani a Costantinopoli, p. 339
ostile ad essi, p. M2.; suo trattato cogli stessi, p. 348
chiama la compagnia catalana in suo soccorso p. 815

privato del trono, p. 374.


suo carattere, p. 3jl5 ; sue conquiste, p. 27S

fautore dei Ghibellini, p. 311

Andronico

III,

cambia la sua poltica, p. Sif; ostile ai Genovesi, p. 379.


Andbonico, figlio dell' imperatore Giovanni, si ribella contro il padre, p. 421
dona Tenedo ai Genovesi, p. 422.
Andronico, luogotenente di Tessalonica, cede questa citt
;

ai Veneziani, p. 451.

Anna,

vedova

Umberto

II,

Andronico

di

di Vienna,

Cantacuzeno,

p.

p.

III,

^4

p.

in

3S2; in relazione con


guerra con Giovanni

898x

Costantino Dragases,
Costantinopoli,
462
Giovanni, minorenne,

suo contegno durante l'assedio di

p.

^2

p.

mandato da Cantacuxeno a

Tessalonica, p. 413; ricondotto a Costantinopoli dal Gatti-

suo trattato con Venezia, p. 411 ritoma al


si mette in difesa contro i Turchi, p. 455
suoi privilegi per i Fiorentini, p. 451.
in Occidente, p. 456
Giovanni, nipote dell'imperatore Manuele, sue relazioni
con Timur, p. 433, 4:]T.
Manuele, cerca sjuto in Occidente p. 432 ritorna a Costantinopoli, p. 437; soccorso da Boucicaut, p. 438,
Mabia, sorella dell' imperatore Giovanni l, sposa Francesco Gattilusio portandogli in dote V isola di Lesbo, p. 414.
Michele, istrumento della politica di Manuele Comneno,

lusio, p.

414

trono, p. 42

>

suoi maneggi in
Michele imperatore,

Italia, p. 84.

fa prigioniero

Guglielmo

di Ville-

harduin, p. 126 ; s' impadronisce di Costantinopoli, p. 144,


311; suo trattato coi Genovesi, p. 316; conchiude un tratcambiamento della sua politica,
tato con Venezia, p. 322
p. 328; combatte i Veneziani, p. ^^; si ravvicina a loro,
p. 827; invia un ambasciatore a Genova, p. 829; muore, p. ^L
:

428 rPalbolooo, Tbodobo, despota

Argo

Pallavicini

p.

della Morea^ cede Nauplia ed

ai Veneziani, p.

Giacomo

ambasciatore genovese in Armenia ,

Percivalle, appaltatore di Focea nuova,

Murad II, p.
Pallo (OggeriuB

de),

sna relazione con

ambasciatore genovese nell' Armenia,

p. 297,

Panaoia

(Santa) isola, possesso genovese, p. S92.

- *
Panio citt, occupata dai Veneziani, p. 109,
Pantalbone, patrizio amalfitano, p. fi.
Pantepoptes, monastero dei Veneziani a Costantinopoli, p. 109.
Panticapba, II, p. 101Pantocratore (S.), chiesa veneziana a Costantinopoli, p. 109.
Papi, loro attivit in favore dell' Armenia, p. 31^; loro proibizioni del commercio coir Egitto, II, p. 5fi ; coi Saraceni,
II, p. 195, 196. 200 e
Paredbs, Filippo, console di Barcellona ad Alessandria, li,
-

p. 25(i

Parenzo presa da Paganino Boria,


Parthenit,

p. 411.

p. 12i.

II,

Patrasso in mano dei Veneziani, p. 106, 11!2 e 450.


Peqb di Bitinia, colonia italiana ivi numerosa, p. 87.
Pegolotti, Balducci, in Cipro,

II,

p. 295, 32iL

Pellegrino, Bartolomeo, negoziante di Scio,


stiani prigionieri dei Turchi, p.

Pbpagombno

Niceforo

libera de* Cri-

43L

ambasciatore bizantino a Genova

p. 75^ not.

Pepe (commercio
Pera,

v.

Perama,

del), II, p. 261, 219-

Galata.
p. 19,

7L

Pbriteorio, castello tracio, donato a Giovanni Adorno, p. 443.


Persia, suoi prodotti commerciali, li, p. 79, 81 ; Italiani in
questo paese, II, p. 8L V. Tauris.
Pertinicb, V. Parthenit.
Peeuzzi, casa fiorentina, in Armenia, p. 305 ; suo commercio
coir Oriente, p. 459.
Bernardo, ambasciatore fiorentino in Egitto, p. 230.

~ 429
Pescatore, Enrico, conte di Malta, v. Enrico.
Pessaono, Salvaigo, ambasciatore genovese in Cipro,
Petrochio, Angelo, ambasciatore fiorentino a Tunisi,
Piacentini stabiliti in Accone, p. ^f^
Piacenza possiede una fattoria a Lajazzo,
Piaupasci. conquista Scio, p. 480.

Pietra-Rossa (Costantino
Pietro iv, re d' Arragona

di),

console di

p.

298.

II, p.

II, p.

225.

Cafia, p.

alleato di Venezia contro

Genova,

m.

p.

di San-Marcello, cardinaliegato
vescovo di Sebastopoli,

nella Siria, p.

21L

p. 62.

Pignoli, Lucheto, ambasciatore genovese a Tunisi,

2m
p.

350,

mandato dai Veneziani d'Alessandria a Nasso,

Piloti

li, p.

II,

PiOMBiNBSi, compresi nei trattati fiorentini con Tunisi, II, p. 362.


Piraterie dei Saraceni delP Africa settentrionale, II, p. 25!L
Pisa, suo conflitto con Manuele Comneno, p. 42 sue relazioni
con Cipro, II, p. ^SSk saccheggiata dagli Arabi, II, p. 328
ultima conferma dei suoi privilegi jn Tunisi, II, p. 362.
;

V. Pisani.

Pisani alla prima crociata, assalgono isole greche, p. 21, 23


e 154 loro promsse ad Alessio I Comneno, p. 24 ; loro
flotta assale a Rodi la veneziana, p. 25; eslgliati da Costantinopoli, p. 51 ; donano i proventi della loro colonia a
Costantinopoli al duomo della loro citt, p. 52 ; assalgono
loro ostilit contro i
1 Genovesi in Costantinopoli, p. 54
Greci, p. 70] privilegio loro accordato dall' imperatore Isacco
Angelo, p. 70, !I1 ; organamento della loro colonia a Co;

71 chiedono maggiori firanchigie da Ales80^82; godono a Costantinopoli speciale favore,

stantinopoli, p.
sio III, p.
p.

05

ajutano a difenderla contro

condizione a Costantinopoli

i crociati, p. 96^ 97j loro


all'epoca dell'impero latino,

combattono insieme ai Veneziani contro Genovesi,


decadenza della loro colonia in Costantinopoli, p. 142 i meriti che s' acquistano nelP espugnazione delle citt marittime della Siria, p. 172
nel regno
di Gerusalemme, p. 173 loro relazioni con Corrado di Mon-

p. 141

Greci e Bulgari

430
esclusi dal commercio di Berito ed Accone,
Ifljf
privilegio cbe
2(M; loro politica nellar Siria, p. 2}B
ottengono da Ck>rrado di Monferrato, p. 209 in lotta coi
Genovesi ad Accone, p. 209 211 ; inquietano Enrico di
Sciampagna, p. 210 partigiani di Federico II, p. 212 in
lotta coi Guelfi della Siria, p. 217, 218; loro lega con Venezia, p. 223 assaliti in Accone da Rolando Asi-heri, p. 240;
loro colonia in Tripoli di Scria, p. 252 ; loro privilegio in
Batrn, p. 260
difendono Tripoli, p. 261 butano Tancredi a conquistare Laodicea, p. 268 loro privilegi e possessi nel principato d' Antiochia, p. 273
loro relazioni colr Armenia minore, p. 225; si rifiutano ad un'alleanza con
Venezia contro Genova, p. 402 deboli nel mar Nero, II,
ferrato, p.

p.

'

p. 21j

not

privilegio ottenuto dal soldano Azzafir

Biam-

ni;

uccidono sudditi del soldano d*Egitto


II, p. 173 ; mandano ambasciatori al soldano Talaja, II,
p. 115 ; loro flotta davanti ad Alessandria, II, p. 116 alleati
del re Amalrico di Gerusalemme contro l' Egitto, II, p. 178,
179 ; loro relazioni con questo paese, II, p. 1S5 ; loro fondaco al Cairo, II, p. 2^; loro relazioni col soldano Bercuch,
rillah, II, p.

II, p. 289^ 296^ 325


loro
fanno una spedizione nel1! Africa settentrionale, II, p. ^2 ; loro relazioni con quenemici degli Al-Mohadi, U, p. 339.
sto paese, II, p.
343; assalgono navi saracene, II, p. 341 fuggono dall' Afriloro trattati con Tunisi, II, p. 346
abbanca, II, p. 242
donano Bugia, II, p. 342 in lotta coi Genovesi in Africa,
II, p. 350 ; loro commercio con Sfax e Cabes, l, p. 265
con Bona, II, p. 366 ; loro trattato coli' imperatore del Ma-

II,

p.

266

loro privilegi in Cipro,

loggia in Famagosta,

II,

310

rocco Abu-Einan,

II,

p. 383.

Pisani, Nicol, ammiraglio veneziano,


lata, p. 410.

p. 4f2

davanti a Ga-

Vittore, p. 423.

Piscopi, possesso dei

Comaro

PlZUNDA, li, p. 6L
Pl AGENZIA, regina di Cipro,

Pl ano-Caprino (Giovanni
Plebano (pisano), signore

in Cipro, II, p. 313.

II,

di),

p.

225.

missionario,

II,

p.

di Batrn, p. 259, 260.

47.

'

431
PodestX genovese

in Galata, sua autorit, p. 3r)3.


veneziano a Costantinopoli, p. 127, 12Sx
PoLANi, Pietro, doge di Venezia, sue relazioni con Giovanni

Comneno,

3(L

Polo, Marco, zio del celebre viaggiatore, uno dei fondatori della
colonia veneziana a Soldaja, II, p. sL
Marco, in Tauris, II, p. 8L
PoNDico (Pontico), V. Panticapea.
Ponzio, figlio di Beltrame, conte di Tripoli, suo privilegio per

Veneziani, p. 261.

Portello nell'Armenia,

p. 284, 289.

PoRTiNARi, cosa fiorentina, stabilita a Damasco, II, p. 249.


Porto genovese ad occidente di Satalia, II, 93^ not.
pisano nel mar Nero, 11, p. 21j 23 e 59.

Portofino nell'isola di Scio, p. 39L


e 266.
PORTUS S. Simeonis, p. 263^
Portoghesi, loro sforzi per impedire il commercio egiziano
coir India,

II,

p.

Possessi rustici degli Italiani nella Siria, p. 186.


Principato d'Antiochia, sua iaiportanza per il commercio,
p.

Procida (Giovanni da), p. 332.


Protettori del banco di S. Giorgio

Provanto

in

Provenzali a Costantinopoli, p. 143


PuLADBEG, Can di Chipciach, assale
Quartieri italiani a Costantinopoli,

Quarto

Genova,

(Enrico

di),

II,

112,

p.

224.

p.

M2.

ad Accone,
la Tana, II,

p. 55,

147, 149.

II, p.

(Provato, Citt nuova), Veneziani in essa,

M.

IL

ambasciatore genovese in Cipro,

II, p.

297.

QuiRiNi, Giovanni, veneziano, negozia la pace con Gianibeg,

II,

p.

108

ambasciatore a Berdibeg,

li,

p.

111.

Jacopo, ambasciatore ad Andronico Paleologo,


Ottaviano, ambasciatore veneziano ad Alessio

Radulpo

di Soissons,

348
p. 82.

marito della regina Alice di Cipro, in

lega coi Veneziani, p. 216.


conte di Tolosa, assedia Tripoli,

R aimondo,

p.
111,

p.

245; in Antio-

cbia, p. 266.

Raimondo
ni, p.

III,

conte di Tripoli, suo privilegio per

Venezia-

^ 432 ^
Raimondo IV, conte di Tripoli, suo contegno coi Genovesi
p. 2M.
Ramadan, Can di Crimea, suo privilegio per Venezia, II, p. 1 12.
Ramah, assalita dai Veneziani, li, p. 255.
Ras-el-Mochbbez (porto di), II, p. 2^
Reis, significato di questa carica,

p.

189, not.

Rendite delle colonie italia ie nella Siria, p.


Renoart, signore di Nefin, p. 255.
RiDBFORT (Girardo di), promesso sposo dell'erede

di Batrn,

p.

Riccabdo Cuor

di Leone,

suoi privilegi

per

gli Italiani

Oriente, p. 2Q2 ; conquista Cipro, II, p. 287.


Rinaldo, principe d'Antiochia, sue concessioni per

tu

Pisani,

p. 273, 271,.

Rizzo, Antonio,

capitano di navje veneziana, impalato dai

Turchi, p. 461.
Roberto, re di Napoli, capo de' Guelfi,

p. 3!IL

rimane ai Greci
Rodi, saccheggiata dai Veneziani, p.
;
p. 121 Veneziani ivi, p. 122; occupata dai Genovesi, p. I2iL
;

RoDOSTO alla Propontide, colonie italiane ivi, p.


sue mura demolite, p. 110.
Rosetta inaccessibile agli Italiani, II, p. 22L
Roto, Gerardo, pirata pisano, p. 15.
RuBRUQUis, suo viaggio al mar Nero,
p. 4,

p.

e Qk

83^

1^; a

Soldaja,

l,

Ruffo, Otto, suo figlio ucciso a Costantinopoli, p. 54.


Ruggeeons, genovese, agente di Almalich Aladil, fratello
di Saladino

Ruggiero

II,

p.

di Sicilia, in

guerra con Manuele Comneno,

p. 30^

rapisce dei tessitori di seta in Beozia, p. 128.

Ru PENI DI,

re deir

Armenia minore

Costantino IV, riacquista Lajazzo, 312,


Hethum, suo privilegio per Veneziani, 3QQ per
308.
Genovesi,
Leone primo re deir Armenia, 283 sua politica
296.
favorevole agli occidentali,
Leone IH, conferma privilegi veneziani, 301, 304.
Leone V, sue concessioni Veneziani, 299, 302 e
p.

p.

p.

II,

p.

p.

p.

ai

p.

iliL

RuPENiDi, Lbone vi,

Gaban,

rifugia nel castello di

si

prig^ioniero del soldano d' Egitto, p.

Thoros, II, p.
RupiNO, principe d' Antiochia, suo privilegio per
p.

RusSAjA, sua situazione, p. 58^


ammiraglio veneziano, batte

RuzziNi, Marco

p.

299;

31

Genovesi,

Genovesi ad

licastro, p. 400.

Saba

(Santo), chiesa in ccone, p. 140

conflitto fra

gP Ita-

21^

liani per essa, p.

Sacal-Tutan, p. 282.
Safed (castello di), assalito

dal

soldano Bibars,

2^

p.

II.

p. 246,

Saganos-pasci, a Galata, p. 468.


Saobbdo, Giovanni, ambasciatore veneziano

al soldano

d'A-

leppo, p. 281.

Saladino
p. 15
;

manda

(soldano),
si

ambasciatori ad Isacco Angelo,

sottomette le citt della Siria,

coi Crociati, p. 2l

coli'

Alessandria a lui affidata.


II,

p.

IM

II,

p.

llg

sua pace
213

II, p.

di Cipro,

Salerno,

II,

signore dell' Egitto,

na.

Sale, porto dell' Atlantico,


da loro conquistato, li,

Sale

p.

imperatore Federigo

visitato dagl' Italiani,

II,

p.

p. 385.

p. 312.

assalito dai Saraceni,

II,

p.

Salonichi,

V.

Salvatore

(San), convento a Costantinopoli, p. 7_i chiesa ivi,


p. 14J ; convento dei Francescani a

Tessalonica.

assejrnata ai Pisani,
Beruti,

II,

p. 252.

Samarcanda,

II,

da Timur,

II,

p.

81

p.

25jL

Samaro, arcivescovo

lavoratori di

Damasco

di Trani, in Cipro,

Samastbi, possesso genovese,

II,

Mohammed II, II, p. 158.


Samo (isola), possesso genovese,

p.

II,

col trasferiti

p. 269.

89i assediata e presa da

p. 892.

Samoteace, conquistata dai Turchi, p. 476.


Samsun, possessi genovesi ivi, II, p. 8*?, 88.
San-Donato, Riccio, console genovese in Tebe,
G. Heyd,

II.

p.

1^
2&

434
Sanesi,

Accone,

stabiliti in

San-Giobgio (Lanfranco

di),

p. 204.

ambasciatore genovese a Miche-

le Paleolooro, p. 331.

Santa-Pau (Ponce

di),

ammiraglio aragonese, libera Negro-

ponte, assediata dai Genovesi, p. iii^


glia del Bosforo, p. 409.

muore

Sanudo, Benedetto, ambasciatore veneziano

alla batta-

soldano d'E-

al

2M.

gitto, II, 272^

Domenico, capitano di navi veneziane nell'Egeo, 217.


Marco, ambasciatore veneziano a Bonifacio di Monren*ato,
IfL
Marco, signore di Nasso, 120.
vecchio, suoi giudizi sul commercio italiano in Oriente,
p.

p.

p.

il

II, p. 202
pensiero dell' opera sua, II, p.
p. 262
Sabai, capitale della Crimea, II, p. 27j incendiata da l'imur,
II, p. lif ; sua importanza commerciale, II, p. 141.
Sabchis, rappresentante del patriarca armeno in Gaffa, II, p. 39.
;

Sabucan, soldano
leologo, p. 28Q

Satalia,

citt

di
;

Magnesia, alleato di Andronico IH Pa-

sig^nore di Altoluogo, p.

del sultanato

dMconio, suo commercio,

II,

p. 92^ not.

Savastopoli, sua origine e situazione,


ivi,

II,

p.

II,

p. fil

Genovesi

6L

Scablato, Jacopo, viceconsole pisano a Costantinopoli, p. 142.


ScEABAN, soldano d'Editto, imprigiona i Cristiani nel suo
regno,

II, p.

214.

ScEAVER, soldano d'Egitto, suo privilegio per i


ScEiCH, soldano
p.

255.

d' Eg-itto,

Pisani,

suo privilegio per

II, p.

177.

Veneziani,

II,

m.

Schiavi, commercio d' essi in Crimea,

li, p.
loro
p. 203
45 ; loro asilo presso il vescovo di
Gaffa, II, p. 4f; Schiave tartare a Venezia, II, p. 58.
ScHiCDA, l'odierna Philippeville, H, p. 267.
Scio, citt, occupata dai Veneziani, p. 27, 15
colonia genovese ivi, p. MiL
isola, ceduta da Andronico Paleologo a Benedetto Zaccaria, p. 359
riconquistata dall' imperatore, 2tlh occupata
da Simone Vignosi, p. 386 suoi prodotti, p. 2&1 ; fre-

prezzo in Egitto,

II, p.

- 435
quentemente

assalita,

p.

454, 479

conquistata dai Tur-

chi, p. 480.

SciOLTADiA,

V. Soldaja.

SciOTi, ajutano nella difesa di Costantinopoli, p. 467.

SciRCUH, duce degli


d'Alessandria,

II,

eserciti

di

Nureddin, s'impadronisce

p. 176.

SciTOPOLi, citt tracia,

p. 432-

ScuT, Ili p. I24x


Sebastopoli, v. Savastopoli.

Seccamerenda, Bindone, console pisano in Lsgazzo,


Sehjun, castello del soldano d'Aleppo, p. 276.
Sblim L sultano, conquista l'Egitto, II, p. 28^
Selvo, Domenico, doge, commanda la
in ajuto ad Alessio I^ p. 11.

Senarbga,

fratelli

flotta

genovesi, in Bulgaria,

p.

295.

veneziana spedita
p. 9!L

II,

Serbi, indotti dai Veneziani alla guerra con tra Manuele Co-

mneno,

p. 47.

Serbi, Angelo, ambasciatore di Venezia ad Ismail, soldano


d'Egitto, n, p. 2mL

Sertach,

fa pratiche per essere

fatto capitano della

campa-

gna di Gaffa, II, p. 15L


Sete persiane, II, p. 56, not.
Setificio, in Beozia, p. 138; fiorente in Tripoli di Soria, p. 24^.
Spax, importanza del suo porto, II, p.
3G4.
Sibilla, moglie a Guido di Lusignano,

figlia del re
p. 206
d'Armenia, moglie a Boemondo IV d'Antiochia, p. 25iL
SiccARDO, vescovo di Cremona, a Costantinopoli, p. 95.
;

Sicilia, coltivazione dello zucchero in quest'isola, p. 158.


Siciliani, assalgono la loggia genovese in Famagosta, II, p. 304.

Sidone, conquistata da Balduino II, p. 158, 201 restituita ai


Latini, p. 201
presa dai Musulmani, p. 242.
SiGERio, Giudice, ambasciatore pisano a Costantinopoli, p. IH
Sigismondo, re d' Ungheria, sua crociata, p. 43L
;

SiGNORETTO (Pisauo), muore a Costantinopoli, p. 5(L


SiGURD jobsalafar assiste con una fiotta norvegia all' assedio
di Sidone, p. 158.
SiMEONis, Simone, frate domenicano, viaggiatore in Egitto,
p.

203.

II,

SiMisso, V. Samiun.
Sindacatori genovesi a

Gaffa,

p. 132.

II,

SiNiBALDO, ambasciatore del re Amalrico ai Pisani, li, p. n7.


SiNOPE sua posizione favorevole per il commercio ; Italiani
in essa stabiliti, p. 372 II, p. 88 sottomessa da Moham,

med

II,

p. 154.

SiRAP, citt importante pel commercio dell'India, II, p. 8L


delle vicinanze di Gerusalemme, coltivano lo

Siri, abitanti

zucchero,

167.

p.

contadini, loro condizioni sotto padroni italiani, p. 189, 190.


Siria, ricca di cotone e seta, p. 168 ; favorevolmente situata

per

commercio,

il

p.

Sis, residenza dei re dell'

dai Musulmani,

Smirne promessa
cidentali, p.

Genovesi,

ai
;

p.

221

(M}nqui8tata

31iL

p.

171.

Armenia minore,
p.

da Timur,

218

p.

conquistata dagli Oc-

436-

SoissoNS (Giovanni di), luogotenente di Cipro, bandito, II, p.dQ^


SOLDAJA, sua situazione, II, p. 3, 134 soggetta ai Tartari, II,
colonia veneziana ivi, II, p. 25 ; presa dai Genovesi,
p. 1
prodotti delle sue vicinanze, II, p. 122 suo
II, p. 116
vescovo latino, II, p. 136
greco, II, p. 137*; assediata e
:

conquistata dai Turchi,

SoLDANi
pei,

p.

162*

d' Egitto accolgono volentieri

n,

p.

India,

l'

II,

ITQ

non permettono

commercianti euro-

agli Italiani

il

viaggio del-

p. 225.

II,

SOLGAT, residenza degli emiri tartari della Crimea, II, p. 41j 48 :


suo commercio con Caffa, II, p. 42^ 115; ^bsalita dal genovese Carlo Lomellino, II, p. 141.
SoLTADiA, V. Soldaja.
SoRANZO, Giovanni, sua spedizione nel mar Nero,

Pietro, ambasciatore veneziano in Egitto,

comandante

SozopOLi

al

II,

p, 25,

p. 215-

di navi veneziane in Egitto, II, p. 209.

mar

SpAGNuOLi a

II,

Nero, assalita dai Genovesi, p. 4QIL

Costantinopoli, p. 143.

Spedizioni commerciali degl'Italiani in Oriente, loro tempo,


p.

Spini (Guglielmo degli), ambasciatore fiorentino a Tunisi,


p.

362.

II,

437
Spinola (fomiglia

degli), alla Tana,

II,

IM.

p.

Alberto, ambasciatore genovese in Eg-ltto,


191.
Ambrogio, ambasciatore genovese a Tunisi,
358.
Giacomo, console genovese a Gaffa,
Guido, ambasciatore genovese ad Isacco Angelo,
II,

p.

II,

II,

p.

p.

p. 'j2.

Guido, comanda una


genovese destinata per
199.
198 suoi meriti nell'acquisto
Accone,
Lanfranco, ambasciatore genovese in Cipro,
297.
Nicol, a Lajazzo, 'QL

la Siria,

flotta

p.

d'

p.

II,

p.

p.

ammiraglio, assale

Pietro,

Spinolo,

II,

p.

451

le isole greche, p.

padronisce di Caristo, p. 455


Sorleone, ambasciatore genovese a Cipro,
190.

s'

im-

299.

II,

Tommaso, ambasciatore

Squarciafico , Alberto

in Egritto,

II,

p.

1^

consigliere del console genovese di

a Costantinopoli,

II,

Squarcialupi, Mariotto, console Sorentino^ad Alessandria,

II,

Gaffa, corrotto,
p.

p.

II,

p.

150

giustiziato

mi

Statuti della colonia di Galata, p. '^; di Gaffa, II, p.


Stella, Giorgio, cronista genovese, sua opinione suir origine
di Gaffa, II, p. 13j sua esattezza, II, p. 119.
Stibionb, Giovanni, calabrese, comandante della flotta bizan"

TL

tina, p.

Steategopulo, Alessio, a Costantinopoli, p. 144,


STREeoHiAPOROO, detto Selvatico, Guglielmo, in Armenia, p.
Strifno, Michele, ammiraglio bizantino, p. 77.
Strozzi, Giovanni, ambasciatore fiorentino a Tunisi, II, p 362.
Stbykqwski, cronista polacco, II, p. T

Stufa (Agnolo e Giovanni della), mandati da Firenze in Egitto.


II, p. 2mL
SuccuGULLO, Giovanni, ambasciatore veneziano al signore di
Sehjun,

SuDACH,
SUEIDIEH,

p.

280

in Aleppo, p. 281.

Soldaja.

V.

p. 263.

SuLEiMAN, Aglio di Bjgazelte, sue


SuLTANiEH in Persia, sue fiere
p.

44,

TL

relazioni coi Cristiani, p.


visitate

dagli

421

Italiani, II.

438
Sue
SuSA

(Giovanni

di),

ammiraglio di Cipro, bandito,

africana, sua importanza,

II,

SuTZAVA, capitale della Moldavia,


SviATiSLAV, re

Tabarca

II, p.

92.

19.

p.

(isola di),

Tababia (Ottone

p. 3Q4.

98.

p.

Bulgaria, sue relazioni coi Genovesi,

di

Sycena, scala,

II,

2^

p.

importante perii commercio,

di),

II, p.

365. 36tL

vassallo del re d'Armenia, p. 298,

TALAjA,Ebul-Gharat, usurpatore del trono dell'Egitto, II,p.


Taobiberdi, interprete egiziano, II, p. 270.

VIl.

Tamatabcha, V. Matrega.
Tameblano, V. Timur.

Tana
p.

II, p. 56_i sua posizione,


suo commercio, p. 112
18 colonia genovese ivi, II, p. 52 e veneziana, II,
assalita da Timur, II, p. ISOi 142; da Puladbeg,

II, p.

142i presa dai Turchi,

II,

(la),

p.

Tanaide, ove situata, n,


Tancredi s'impadronisce

mondo

II, p.

IfiS.

p. 48.

di Caifla, p. 155;

nel principato d' Antiochia, p.


privilegi per i Pisani, p. 273.
Ij

vicario di Boe-

202, 2in

suoi

Tabigo, Cosma, combatte con Alessio IV, di Trebisonda, II, p. 75.


Luchino, pirata genovese nel mar Caspio, II, p. 56.
Tarso, porto dell' Armenia minore, p. 290 ; colonia genovese
ivi, p. 297
conquistata dagli Egiziani, p. 212.
Tartari, naturali alleati dei Cristiani, II, p. 4 ; loro indole,
maltratabitanti dei dintorni di Gaffa, II, p. 41
II, p. 13
tano Veneziani in Crimea, II, p. IM si separano dal Canato di Chipciach, n, p. IM ; si ribellano contro i Geno-

vesi, II, p. 157.

ucciso alla Tana da un Veneziano, II, p.


Tartaro, Arrigo, luogotenente di Focea, p. 376.

Tartaro

2Q&.

Gavino, podest di Galata, suo statuto per questa colonia,


p. 353.

Taso

3^

conquistata da Ticino Zaccaria, p.


Taubis (Tabris), in Persia visitata da commercianti
II,

isola,

p. 77,

8L

Tebe, quartiere veneziano


Tedeschi a Costantinopoli,

in essa, p.

IM

p. 69.

Tedicio, ambasciatore pisano a Tunisi,

II,

p. 345.

italiani,

439
Tbldi, Francesco, ambasciatore veneziano in Egitto, sua istruzione,

II,

TemIm, della

p. 214.

stirpe dei Ziridi, principe

diEl-Mebdia,

231.

II, p.

Templari in Aocone, favorevoli ai Veneziani, p. 224.


Tbnedo ceduta ai Veneziani da Giovanni Paleologo, p.

42t

promessa ai Genovesi, da loro assalita, p. 422, 4^ distrutta,


(guerra di), U, p.
p. 424
Tennis in Egitto, conquistata dal re Amalrico, II, p. 1*77.
Teodobo, castello in Crimea, II, p. 145.

Teodoro, despota d'Epiro, s'impadronisce d'Adrianopoli,

p.

LLL

Teodosia, colonia greca, II, p. IS.


Tepbbti (Marsucco dei), ambasciatore pisano ad Almalich Aladil, II, p.

185.

Tesorieri del comune

di Gaffa, If, p. 22.

sua importanza commerciale e colonie


W. e 364 ; conquistata da
assediata da Murad II, passa in mano
Bagazette, p. 430
dei Veneziani, p. 451 1 conquistata dai Turchi, p. 452.

Tessalonica

(Salonichi),

italiane in essa, p. 81^ 88^ 323,


;

Thabet
p.

Mohammbd,

ibn

signore di Tripoli di Barberia,

II,

2^

TiBBRiADE, citt industriale, p. 166.


TiEPOLO, Jacopo, doge di Venezia, manda un ambasciatore al
signore di Sehjun, p. 280.
Lorenzo, viene con una flotta veneziana ad Accone, p. 225,

230.

TiMBuCTu

visitata

da

Italiani, II, p. 385.

TiMUR (Tamerlano), Can

dei Mongoli, assale i Turchi, p. 432;


sue relazioni con gli Occidentali, p. 4B3 sconfigge Bajainvade la Persia.
zette, p. 435; conquista Smirne, p. 435
sua spedizione in Crimea, II, p. 138, 13S sacII, p. 86
chegpria Damasco, II, p. 256.
TiMUR Aglio di Cutlughtimur, occupa la Tana, II, p. 142.
Tiro assediata, p. 162 celebre per l seta, j vetri, tessitori,
sede del luogotenente dell' imperatore Federigo II,
p. lji
conquistata per Alice di Cipro, p. 21fi sede prinp. 215
cipale dei Genovesi nella Siria p. 284, 235
conquistata
dai Musulmani, p. 242 sue condizioni sotto il governo di
;

questi,

II,

p. 254.

440
TocTAJ^ Can del Chipciaoh, assale Gaffa,
beni genovesi a Sarai, II, p. 48.

TocTAMiscB, Can del Chipciaoh, II,


ToLOCTOMUR, emiro di 8olgat, sue
II, p.

p.

II,

21

p.

sequestra

12L

relazioni

coi Veneziani,

Tolosa (Raimondo conte di), sotto Gerusalemme,


ToMASi, Pietro, predica la croce contro l'Egitto,

p. 152.
II,

p.

213,

218; patriarca latino di Costantinopoli, II, p. 304.


ToB (porto di), sua importanza pel commercio delle droghe,
II,

2^

p. 220,

ToEiNO (pace di), p. 424, II, p. 315.


Tornello, Guglielmo, ambasciatore genovese ad Isacco Angelo, p. 22.

ToBTOSA,

il porto di Emessa, occupata dai Crociati, p. 245, 250.


Trani, suo commercio con Cipro, II, p. 289.
Trattati fra Ancona e Giovanni d'Ibelino, signore d'Ar-

suf, p. 205.

Firenze, con Alasceraf Bursbai,


II,

II,

p. 2iilZ

eoa Caitbai,

p. 262.

Genova,

con Manuele Comneno, p. 23.; con Michele Pacon Filippo Augusto, re di


140^ 234 e 231
Francia, p. 2Q0
con V Armenia, p. 223
con Giovai
leologo,

p.

Paleologo,
bisonda,
Cipro,

II,

II,

422; col sultano Murad, p. 422; con Trep. 69j coi soldano Chelan, II, p. 191 ; con
297^ 304i con gli Almohadi, II, p. 334, 338

p.

p.

con Tunisi, II, p. 344*


Pisa, con Bizanzio, p. 52^ 50 con Saladino, II, p. 128 ; con
Almalich Aladil, II, p. ]M col Marocco, II, p.
; con
Tunisi, U, p.
Venezia, col despota d' Epiro, p. 112 ; con gV insorti greci d' Adrianopoli, p, 110; con Goffredo di Villeharduin,
con Ravano dalle Carceri, p. 123
p. UE
con Teodoro

Lascari,

menia,

p.
p.

132; coi soldani d'Iconio, p. 133; con l'Ar299, 300^ 301 e 3l0j con Michele Paleologo,

324 e 321
con Andronico Paleologo, p.
34^
e 348 ; con Giovanni Paleologo, p. 411; coi Turchi, p. 461,
472 con Trebisonda, n, p. 11^ con Cipro, II, 30L 303^
con l'Egitto, II, p. 183, 184, 201, 207, 211 e 216j con
p.

441 ~
Tunisi,

li,

p.

Mobammed

II,

ed

Paleologo, p. 328; fra


Galatesi, p. 471.

Trbbisonda, importante per


salita dTii

352; con Tripoli di Barberia, II, 354,


Ved. Pace.

gV Italiani e Tunisi, II, p. 345^


Trattato d' Orvieto, contro Michele
fra

Genovesi,

II,

commercio,
colonie
l

il

p.

II,

11

p. 65,

italiane

as-

in essa,

II, p. 65 eseg; sottomessa da Mobammed II, II, p. 154.


Trbpozzi, nelle vicinanze di Gaffa, II, p. IIB.
Trevisani, Domenico, ambasciatore veneziano in Egitto, II,

p. 275, 282.

Gabriele, viene in soccorso a Costantinopoli assediata,

Jacopo,

ambasciatore veneziano in Armenia,

Tribunali propri delle colonie

p.

p.

463.

30^

italiane nella Siria, p. 179,

Ifif.

assalita da FiTripoli di Barberia, suo porto, II, p. 33ii


lippo Doria, II, p. 352 in mano dei Beni Mecchi, l, p. 353:
sua importanza per il commercio, II, p. 364 colonie oorn:

merciali in essa,

II,

p.

3^

'

Tripoli di Soria, assediata da Raimondo di Tolosa, p. 2


importanza commerciale di essa, p. 242 II, p. 283 ; privilegi dei Genovesi ivi , p. 251 conquistata dai Saraceni
;

p. 256.

Tunisi, splendore dei suoi re, II, p. 3M ; suo trono disputato,


II, p. 33Q; conquistata dall'imperatore del Marocco, li,
il commercio, II, p. 365; cop 369.
Turchi, s'impadroniscono d'Attalia e Coracesium, p. 288
loro avanzarsi nell' Asia minore, p. 345 ; /loro imprese contro r impero bizantino, p. 311
s* immischiano nelle discordie interne dell'impero bizantino, p. 3^; s'avanzano
in Europa, p, 418; loro relazione con Costantinopoli, p. 427;
colle colonie italiane nell'impero greco, p. 428^
Turcomani, erigono un regno in Persia, p. 222.
Tur'n, v. Portella.
Ubaldo, arcivescovo di Pisa, sua ingerenza negli atTari della

p.

350

sua importanza per

lonie italiane in essa,

II,

Siria, p. 208.

Uditori delle coionio genovesi al Ponto,


Ufficio della moneta a Caffa, II, p. 1^
di provvigione a Sudacb, II, p. 135.

II,

p.

1^

Ufficio di San-Giorgio, v. Banco di San-Giorgio.


(duca della Borgogna), ambasciatore del re Filippo Augusto ai Genovesi, p. 200.
UiGUBi, soggiogati dai Tartari, II, p. 120. not.
Umberto II. di Vienna, sua crociata, p. 2M; vuole occupare

Ugo

Scio,

Urbano V, papa, sua


glie

contro

ostilit

l'

Egitto,

II, p.

divieto del comn^ercio con questo paese,

il

Ubcano, sultano osmano,

in

Europa,

p.

^1

211

II, p.

alleato dei

to-

219.

Ge-

novesi, p. 406.

Urscus (Urcus), fiume in Epiro, p. 113.


Ubsus, li, p.
UsBBCH, Can del Chipciacb, II, p. 21; suo privilegio per 1
Veneziani, II, p. 53 concede agli stessi un quartiere alla
Tana, II, p. 98, 1112; vieta ai Cristiani Tuso delle cam;

pane,

II,

p.

UB.
'

UscuT, II, p. 124i 126.


Usun-Hassa!^, soldano dei Turcomani, sua lega con Venezia
contro

Vahbam

il

Turco,

II,

p.

154.

di Corico, vassallo del re

Vaifar, principe di Salerno,

II,

d'Armenia,

p. 298.

p. 333.

Valarbsso, Marino^ preposto al ducato di Durazzo,


Valbnia, consegnata ai Greci, p. 267.
Valenti, Giovanni, doge di Genova, vuol escludere
ziani dal

mar

Valois (Caterina
p.

Nero,
di),

p.

112.

Vene-

p. 4QQ.

pretendente al trono di Costantinopoli,

Varboi in Costantinopoli, ostili ai Veneziani,


Vabmundo, patriarca, p. 160.
Vabna, console veneziano in essa, U, p. 98.
Vatatzb, Giovanni, imperatore

di

p. 96.

Mcea, chiamato

in

a^uto

dagli abitanti di Adrianopoli, p. Ili, alleato dei ribelli cretesi, p. 121 ; caccia 1 Genovesi da Rodi, p. 14L

Velbz db la Gombra, porto


II,

africano, visitato dagli Italiani,

p. 386.

Velluti, Tommaso, ambasciatore


p. 362.

Veneti albi,

II,

p.

'l^

fiorentino

a Tunisi,

II,

443
Venezia, in antica relazione coir impero bizantino, p. 10-12
in alleanza con Alessio
p. 13_; privilegio ottenuto da
:

questo imperatore, p. 16^ ITj in alleanza col re di Sicilia


Manuele Paleologo , p.
trattato con
48

contro

'

Isacco Angelo, p. &1

con Ravano dalle Carceri,

p. 12E
guerra con Guglielmo di Villeharduin, p. 126
come
ordinata la sua colonia in Costantinopoli, p. 122; suo
trattato con Alaeddin Cbeicobad d' Iconio, p. 122 sua pace
con Genova concernente le colonie, p. 1^ suoi trattati
coi soldani d' Aleppo, p. 279
sue relazioni coir Armenia
minore, p. 295; in guerra con Michele Paleologo, p. 321;
suoi trattati con Andronico Paleologo, p. 343, 34!2
in
guerra colla compagnia catalana, p. 24f suo trattato con
Giovanni Paleologo, p. 417; suoi nuovi acquisti in Romania, p. 446 ; suo trattato col sultano Suleiman, p. 45f
suo conlegno duraifte T assedio di Costantinopoli, p. 463;
sue relazioni col sultano Mohammed II, p. 472 sua colonia
in Trebisonda, II, p. 71-73
suo commercio con questo
paese, II. p. !M fa alleanza con Genova contro 1 Tartari.
II, p. 105
ottiene privilegi da Berdibeg, II, p. Ili
da
Ramadan, II, p. 112 in relazioni con Usun Hassan, II,
proibisce il commercio coir Egitto, II, p. 169; non
p. 154
osserva i divieti papali riguardo a questo commercio, II,
p. 201, 202j suoi trattati coi soldani d'Egitto, II, p. 207^
mediatrice fra Cipro e l' Egitto, II, p. 218
211 e 216
sguta Firenze nelle sue relazioni con questo paese, II, p. 26&
in Cipro, II, p. S24 suo commercio coli' Africa settentrionale, n, p. 832, 333
istituisce una regolare navigazione
;

in

colla Barberia,

II,

p. 859,

v.

Veneziani.

Vbnbziani, difendono Durazzo, p. 14 loro quartiere a Costantinopoli, p. IB e seg.


battono la flotta pisana a Rodi, p. 25:
s vendicano di Giovanni Comneno, p. 23; ajutano Manuele Comneno nell'assedio di Corf, p. 31^ privilegio
ottenuto da questo imperatore, p. 22 assalgono in Costantinopoli i Genovesi, p. 4f ; imprigionati col, p. 41, 43
in guerra coir imperatore Manuele, p. 44; inducono i Serbi
a far la guerra, p. 47 ; loro ambasciata ad Alessio III, p. 82;
loro posizione legale neir impero bizantino, p. 83; loro
;

-,

444
colonie nelle sue diverse citt,
tinopoli,

Rodi,

p.

assaliti in Costanp. 87
96j occupano Adrianopoli, p. 109, 111 ; in
122; in Negroponte, p. 124 ; loro privilegi otte-

nuti dai soldani d^ Iconio, p. IB3

neir impero
p.

IM

loro posizione favorevole

IM; giungono

135,

latino,

loro possesso in Caifa, p. 155

a Balduino

II, p.

159, 160

all'assedio di Tiro,
p.

p.

nella Palestina,

vengono

in s^uto

loro privilegi in Sidone, p. 15S

1^;

161,

privilegi in questa citta,

IBB loro possessi rustici nei dintorni della citt,


assalgono Tiro, p. 2^ sputano Alice di Cipro,
;

p.

188;

p.

216:

combattono i Pisani in Acoone , 218 ; ivi assaliti dai Gefanno leg^a coi Pisani contro i Genovesi,
novesi, p. 220
difendono Tripoli di Boria, p. 261
loro privilegi
p. 223
bel principato d* Antiochia, p. 2!25 ottengono un privileloro condizione nelgio dal signore di Selgun, p. 250
r Armenia minore, p. 300 loro ostilit contro gli Armeni,
privilegi ottenuti in Armenia, p. 209. 310
perp. 303
dono diverse isole deir Egeo, p. ^5 non bene trattati da
Michele Paleologo, p. 338 in guerra con Andronico, p. 339.
343; assalgono Galata, p. 359, 313 loro quartiere a Costantinopoli sotto i Paleoioghi, p. 363 loro commercio in
granaglie, p. 365 vogliono promuovere una crociata contro i Turchi, p. 3H
desiderano acquistare Smirne, p. ^99:
alleati del re Pietro IV d' Aragona contro Genova, p. 402;
loro flotta sorpresa a Navarino, p. 411
acquistano e fortificano Tenedo, p. 420, 4-^2
s'impadroniscono di Focea
vecchia, p. 423 ostili ai Turchi, p. 4^ loro trattato con
Bagazette, p. 430
sconfggono Boucicaut per mare, p. 439;
ajutauo i Maonesi di Scio contro Genova, p. 440
loro
relazioni coi Turchi, p. 444 s' impossessano d'Atene, p. 449;
di Patrasso, p. 450 di Tessalonica, p. 451 assalgono Scio,
cooperano alla difesa di Costantinopoli, p. 464
p. 454
come trattati dopo la conquista, p. 468 in Crimea, abbandonano il Ponto, p. 1^ II, p. 20^ 24; fortificano il loro quartiere in Trebisonda, II, p. 66 questo descritto da Clavyo, II,
in Bulgaria, II,
loro ambasciata al Can Usbech,
p. !I
II, p. 99i privilegio ottenuto da Gianibeg, li, p. 102 ; astranti alla Tana, II, 104
invitati a venire a Cafla, II,
;

445
106, 107 e 108

ritornano alla Tana, II, p. 140


fatti
da Puladbeg, II, p. 142
portano le ossa
jdi S. Marco da Alessandria a Venezia, II, p. 168
volontieri accolti in Eg-itto, II, p. 183, 230
interrompono il
loro commercio con questo paese, li, p. 202
io riattivano,
II, p. 206, 312; in Tiro male trattati da Riccardo Filannon possono
gieri, luogotenente di Federico li, p. 215
comperare droghe al Cairo, II, p. 223; nell'India, II, p. 225;
in Egitto arrestati in causa pel duca di Naaso, II, p. 243;
fuggono da Damiiaco all'avvicinarsi di Timur, II, p. 250;
nella Siria danneggiati da Boucicaut, l, p. 258
male
trattati' in Egitto, II, p. 260; vogliono comperare tutte le
droghe condotto nel Portogallo, 11, p. 276 in Cipro, loro
lagnanze, II, p. 300 ; abbandonano quest'isola, IL p. 301;
negano ai Ciin lotta coi Oenovest in Cipro, II, p. 306
priotti 11 loro ^Jnclo per lia guerra contro i OenoveBl 11^
p. 906 ; loro condizione in Cipro conquistata dai Genovesi,
male
II, p. 314, 322 ; loro trattati con Tunln, II p. 946
dM.
trattati in Tripoli di Barbeiia, U,
Vbnibb, Andrea, ambasdator Tenetiano in Crimea, II, p.' 112;
Antonio, bailo veneziano a Tenedo, p. 483; dUbnde risola
p.

ivi prig-ionieri

'

>

Genovesi,
contro
Brmolao, oonehide
i

Vbbona (Guglielmo
p.

p. 423.

un

di),

trattato coU'Bgitto,

l,

p. 211.

signore d*una parte di Negioponte,

126.

Vernaccia, Ranuod di Benedetto, ambasciatore pisano in


Egitto,

Vescovi
p.

II,

p.

186.

latini di Caffa,

vogliono dominare sugli Armeni,

l,

39.

Vespro siciliano, sua importanza per


VrtranO; Leone, corsaro genovese, p.

Coatantinopoli| p. 329.
117, not.

ViADRO, Giacomo, occupa Gallipoli, p. 109.


Viaggi, commerciali degli Italiani in Oriente, p. 185.
Vibaldo, ambasciatore doli' imperatore Federigo II a Tunisi,
II,

p. 345.

Via marittima per V India, influenza della sua scoperta eul


vie commerciali per V Oriente,
commercio, II, p. 211
p. 165; per l'Armenia, p. 288; per l'Egitto, p. 291.
;

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446
ViCBCOMBS, preside dei tribunali italiani nella Siria, p. 180.
ViciLA., punto di Costantinopoli, p. 20.
ViONOSi, Simone, sua spedizione, p. 884; assale e cQnqnista
spedisce una ^otta contro Negroponte
Scio, p. 385, 386
nell'Arcipelaoro, II, p. HO.
p. 401
Villano, anf^ivpsrovo di Pisa, II, p. 173.
ViLLAKET (Folco di) s' Impadronisce d' una nave genovese, II,
;

p.

199

ViLLEHABDOUiN, Guglielmo, desidera

di estendere

nio, p. 125; prigioniero di

Michele Paleoiogo,

ajuto ai Genovesi in Rorli,

p.

il

suo domi-

p.

1^; dk

139.

Visconte, Guglielmo, ambasciatore genovese a Michele Paleolog-o,

p.

316.

Visconti, signori di Milano.


contro (Teneva, II, p. 315.

Beruabo,

aiieutu di Venezia

FHippo Maria, d aiuto Turchi per la conquista di Tea453.


Giovanni, signore di Genova, 411.

procura la pace fra Genova e Venezia,


342, 412.
ai

flaloiiioa, p.

p.

Ifotteo,

p.

Vlachia, nome medioevale per la Tessaglia, p. 349.


Vladisczbo n, Vsevolodovice, Monomaco, II, p. 7,^ 9.
V0IUT2A, V. Xfrecm.
Voutjl (Rossi di), ambasdatore genovese a Saladino^ II, p. 180.
(Rnfi della), amtnseiatofe genovese in Francia ed Inghilterra per promuovere ana ciociata, p. 198.
V06POBO, r odierno Chercce, possesso venesisno ivi, U, p. 100,

suo porto, li, p. 101.


Zaccaria, famiglia genovese, possiede le due Focee, p. 358.
Benedetto, spedito come ammiraglio a Tripoli di Soria,

p.

257.

Benedetto, ambasciatore in Armenia,


di Focea, p. 336

logo, p. 359, 360

riceve

l'

306, 308 possessore


da Andronico F^leoMartino, p. 375 s'im-

p.

isola di Scio

tradisce suo fratello

padronisce d'una nave egiziana,- assale Tineh,

190;
conclude un trattato con Cipro, II, p. 297.
Manuele, p. 332 fa commercio coir allume, p. 335.
Martino, prigioniero a Costantinopoli, p. 375; peasaa riconli, p.

quistar Smirne, p. 382.

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447

Zaccaria, Matteo, podest dei Genovesi in Cipro,

Palcolocfo, detto Benedetto II,

a Focea,

II, p.

298.

p.

Ticino, luogotenente di Focea, p. 337.

Zacco, Gerardo, pirata pisano,

Zamuhro,

16.

p.

porto air Atlantico, visitato dagli Italiani,

Zane, Paolo, consoie veneziano a Damasco,


Zaffi, porto

all'

II,

Atlantico, visitato dagli Italiani,

Zeno, Andrea, in Accone,

p. 384.

II,

256.

p.

II, p.

384.

p. 230.

Carlo, ammirag-lio veneziano,


Caterino, ambasciatore veneziano ad Usun-Hassan, p 155.
Marino, podest veneziano a Costantinopoli,
Raniero, dopre Venezia, conclude un trattato con Michele
p. 423.

II,

p. 130.

di

Paltolog-o,

p.

322.

Pietro, bailo veneziano in Accone, p. 237.

comanda una

flotta

veneziana nelP Arcipelago,

p. 379.

signore di Andros, p. 444 ;


console veneziano In Bamasoo, caToeratOy p. 28), 284.
console in Cipro, II, p. 301,
Teoftlo,

primo bailo yenedano nella

Zbubchib,

Siria, p. 177.

ffemechie.

ZiANi, Pietro (doge), sue lettere al aoldano Almaliob Aladil,

H,

p. 183.

Sbastiaiio, ambnedaiore

venesiano a Manuele Comneno,

p. 42.

ZiMiscE, Giovanni, imperatore,

ZoAOLi (Goffredo

ZuccHBBO della

di),

si

lagna dei Veneziani,

console a Caffa, fortifica la citt,

II, p.

169

II, p 115.

Siria, p. 168, di Cipro, II, p. 312.

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ERBATO
Ff.

i, not , lin.

95, Un.
*

9,
10,

CORREGGI

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BruuD

potenti in quel tempo


fu

piuttosto la resi-

den^u

di quei

Umasti

greci

Uhf

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sbarcare in Crimea

potenti

un tempo

fu piuttosto cittA, appar-

tenente

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greci

sbarcare io Galata ed in

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