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Riassunto del capitolo 3, da pagina 225 a pagina 231.

APPROFONDIMENTI E NUOVE PROSPETTIVE

I problemi cruciali sono fondamentalmente due:


• Come dev’essere adeguatamente pensato il mondo delle idee?
• Come va convenientemente concepito il rapporto tra le idee e le realtà naturali?
Alla prima domanda risponde il Sofista, mentre alla seconda, Timeo.

IL CONFRONTO CON PARMENIDE

Nel Parmenide, il filosofo si interroga sulla teoria delle idee, e rileva delle difficoltà.
Poiché se “l’uno” è un idea, mentre “i molti” sono gli oggetti che formano un unità,
non si riesce a capire come l’idea può essere in “comune” e “diffusa” tra gli oggetti.
Inoltre l’idea si moltiplica all’infinito delle idee stesse, fino a formare il l’argomento
del “terzo uomo”. Ma il vero problema è il confronto-scontro con la logica
Parmenidea. La tesi fondamentale è il principio per cui “solo l’essere è, mentre il
non essere non è”. Per Platone questa affermazione porterebbe alla distruzione della
teoria delle idee. L’inesistenza assoluta di ogni forma di non essere, porta a non
avere più una molteplicità di idee e dei rapporti reciproci. Per Parmenide l’essere è
unico. Platone ribadisce che senza le idee non si può pensare e filosofare. Platone nel
Teeteto ci dimostra che non si può dare una definizione adeguata su una cosa, perché
ogni individuo mostra opinioni diverse. Quindi se non è possibile rinunciare alle
idee , bisogna rinunciare al principio eleatico.

I GENERI DELL’ESSERE E IL PROBLEMA DEL NULLA

Platone per spiegare che possono esistere tante idee, elabora la teoria dei “generi
sommi”, che sono delle definizioni fondamentali delle idee, per Platone ne esistono
cinque: l’essere, l’identico, il diverso, la quiete e il movimento.
1. Ogni idea è oppure esiste, quindi rientra nel genere dell’essere.
2. Ogni idea è identica a se stessa , quindi rientra nel genere dell’identico.
3. Se ogni idea è identica a sé, ma distinta dalle altre, rientra nel genere del
diverso.
“Essere” ed “essere identico” sono due generi differenti e non coincidono tra loro.
Secondo Platone, l’errore di Parmenide è stato quello di confondere il diverso dal
nulla. L’unico modo in cui può esistere il non essere è quello dell’essere diverso. Per
Platone l’errore non consiste nel pronunciare il nulla, ma nel dire le cose in modo
diverso da come effettivamente stanno. Ai tre generi: l’essere, l’identico e il diverso,
Platone aggiunge i generi della quiete e del moto. Quando l’idea può stare in sé
(genere della quiete) , mentre se entra in rapporto di comunicazione con le altre
(genere di moto).
LA NOZIONE GENERALE DI “ESSERE”

Le definizioni dei cinque generi hanno portato a ridefinire il concetto di essere.


Alcuni materialisti accompagnano il concetto di essere a una corporeità, altri lo
identificano con un idea. Secondo Platone, materialità e immaterialità non possono
essere delle definizioni dell’essere, perché sono delle entità corporee e incorporee.
Quindi Platone cerca una definizione generale, pervenendo alla tesi secondo cui
l’èssere è possibilità, tutto questo significa che esiste tutto ciò che è capace di
entrare in un campo di relazione qualsiasi.

LA DIALETTICA

L’essere e il mondo delle idee formano dei rapporti possibili, che Platone chiama
“dialettica”, che consiste nel determinare quali idee si connettono e quali no. Nella
Repubblica la dialettica viene definita come la scienza delle idee e dei valori. Nel
Fedro viene presentata come la tecnica del discorso filosofico che si svolge in due
momenti:
• determinazione e definizione di una certa idea
• divisione dell’idea nelle sue varie articolazioni interne.
L’ arte della dialettica parte dal presupposto della possibile comunicazione tra le idee.
Scartate le tesi che “tutte le idee sono compatibili con tutte le idee” e che “tutte le
idee non sono compatibili con tutte le idee”, a Platone rimane la tesi che “ alcune
idee sono combinabili tra loro e altre non lo sono”. La tecnica della dialettica
consiste nel definire un idea mediante successive identificazioni e diversificazioni,
attraverso un processo di tipo “dicotomico” , che divide un idea in due parti, fino ad
arrivare a un idea invisibile.
La dialettica di Platone presenta caratteri specifici:
• si costituisce su base ipotetica, in quanto sceglie una definizione e poi la mette
alla prova, in modo da capire se è capace di “stare nel contesto” di cui si parla
• tende a strutturarsi come una ricerca inesauribile e sempre aperta a nuovo
“sapere”.
Esempio di un albero dicotomico che definisce la parola “sofisti”
IL BENE PER L’UOMO: IL FILEBO

Nella Repubblica Platone concepisce il bene come l’oggetto supremo del pensiero,
era posto sopra della gerarchia delle idee e l’aveva paragonato al sole. Nel
Flebo,stabilisce che cos’è il bene per l’uomo. Il bene per l’uomo è una forma di vita.
Una vita umana non è né una vita divina, né una vita basata sul piacere. La vita
umana è una vita mista, tra la ricerca del piacere e l’esercizio dell’intelligenza. Il
problema del bene è un problema di misura. Platone dice che il piacere è un
illimitato,e che a questo bisogna imporre un ordine o una misura,quindi un limite.
L’illimitato che acquista un ordine, diventa qualcosa di proporzionato: un numero.
Platone ritiene che tutta la vita dell’intelligenza, tutte le forme di conoscenza, da
quella più alta a quella più bassa, devono entrare a far parte della vita umana. Platone
stabilizza la gerarchia dei valori:
1. l’ordine, la misura e il giusto mezzo
2. ciò che è proporzionato, bello e compiuto
3. l’intelligenza, come causa della proporzione e della bellezza
4. la scienza e l’opinione
5. i piaceri puri.
Per Platone solo sulla via della misura e del numero si poteva ricondurre la condotta
dell’uomo al rigore della scienza.

IL TIMEO E LA DOTTRINA DELLE IDEE-NUMERI


IL MITO DEL DEMIURGO

Nell’ ultimo periodo del filosofare platonico si ha un tentativo di sciogliere il


dualismo tra il mondo delle e il mondo delle cose. Il risultato di questo processo è il
Timeo, qui viene approfondito il problema cosmologico dell’origine e della
formazione dell’universo. Per Platone il mondo naturale non ha saldezza e la stabilità
delle idee, non può essere oggetto di scienza. Per capire meglio il rapporto tra le idee
e le cose, Platone introduce un terzo termine: il demiurgo. Una figura limite tra il
mito e la filosofia, il demiurgo viene presentato da Platone come un divino artefice,
dotato di intelligenza e di volontà, che si trova in una posizione di incertezza tra idee
e cose. All’inizio il mondo era solo un caos informe, una materia spaziale priva di
vita che Platone chiama chòra (luogo),o necessità. Il demiurgo, era buono e amava il
bene, ha ordinato le cose del mondo a somiglianza delle idee. Il divino artefice ha
fornito le cose di un’anima del mondo, che ordina la materia, dando delle forme a
ciò che non ha forme e trasformando l’universo in un organismo vivente in cui è
presente l’armonia delle idee. Per rendere il mondo simile al suo modello ideale, il
quale è eterno, il demiurgo ha fatto nascere il tempo, che Platone definisce
“l’immagine mobile dell’eternità”, con la sua affermazione Platone vuole dirci che,
con il passare dei giorni, notti, mesi e anni, il tempo è l’ordine immutabile
dell’eternità. Il tempo è misurato dal movimento degli astri, attraverso i quali si
incarna la volontà del demiurgo. Nonostante la buona volontà del demiurgo, questa è
limitata della resistenza “ribelle” della materia , alla quale Platone attribuisce le
imperfezioni e i mali del nostro mondo. All’interno del Timeo, tutto ciò che viene
rappresentato di positivo è rappresentato dal demiurgo, dall’intelligenza e dalle idee,
mentre tutto ciò che esiste di negativo e di disarmonico è dovuto alla materia e alla
necessità.

Eleonora Fiorelli

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