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Gli Etruschi sono un popolo dell'Italia antica affermatosi in un'area denominata Etruria,

corrispondente alla Toscana, all'Umbria fino al fiume Tevere e al Lazio settentrionale, con
propaggini in Campania e verso la zona padana dell'Emilia-Romagna e della Lombardia, a
partire dall'VIII secolo a.C. Nella loro lingua si chiamavano Rasena o Rasne, in greco Tyrsenoi
(ionico ed attico antico: , Trseni; dorico: , Trsani, entrambi col
significato di "Tirreni" e poi "Etruschi", abitanti della , Trsene, "Etruria").
La civilt etrusca, discendente dalla cultura villanoviana, fior a partire dal X secolo a.C., e fu
definitivamente inglobata nella civilt romana entro la fine del I secolo a.C. alla fine di un lungo
processo di conquista e assimilazione culturale che ebbe inizio con la data tradizionale della
conquista di Veio da parte dei romani nel 396 a.C.
ORIGINI
Sull'origine e provenienza etrusca fiorita una notevole letteratura, non solo storica e
archeologica. Le notizie che ci provengono da fonti storiche sono infatti discordanti. Fino agli
anni 1970 si riteneva che, come citato nel paragrafo 94 del libro di Erodoto, gli etruschi
provenissero dall'Asia minore, spinti sulle coste italiane in seguito a una carestia.
Agli etruschi si era sempre guardato come un popolo unitario sin dalla loro preistoria. Ma gli
etruschi, come unit, risultano esistere solo dall'VIII secolo a.C. con propria lingua e proprie
usanze, anche se non furono cos omogenei nelle varie regioni dove abitavano per poter negare
che essi, come unit etnica, furono il risultato dell'unione di diversi popoli. indubbio, infatti,
che da quanto stato tramandato della loro storia e dai documenti monumentali rimasti
compaiono elementi italiani, egizi e greci. Il popolo etrusco si form nella terra conosciuta
come Etruria, tra i fiumi Tevere e Arno, dalla costa tirrenica alle giogaie dell'Appennino.
ESPANSIONE
Il massimo di prosperit e di espansione fu raggiunto dagli Etruschi verso la met del VI secolo
a.C., tanto che, verso il 540 a.C., alleati dei Cartaginesi, sconfissero, nella battaglia di Alalia,
davanti alla Corsica, i Focesi di Marsiglia, potentissimi sul mare. In questo periodo, gli Etruschi
riuscirono a stabilire la loro egemonia su tutta la penisola italica, sul Mar Tirreno e, grazie
all'alleanza con Cartagine, sul Mediterraneo Occidentale.
DECLINO
L'arresto della loro espansione cominci invece sul finire del secolo e fu seguito da declino nel V
secolo a.C.. Prima fu Roma a liberarsi dalla loro supremazia con la cacciata, verso il 510 a.C.,
dei Tarquini; poi se ne liberarono i Latini, che, sostenuti da Aristodemo di Cuma, ad Ariccia, nel
506 a.C., li sconfissero in battaglia. In questo modo, gli avamposti degli Etruschi in Campania
rimasero isolati e si indebolirono dopo la sconfitta navale che essi subirono a Cuma nel 474
a.C. (v. battaglia di Cuma), andando del tutto perduti nel 423 a.C. con la conquista di Capua
da parte dei Sanniti. Al nord la discesa dei Galli travolse i centri etruschi della pianura Padana
all'inizio del V secolo a.C..
Nel 396 a.C. Roma conquistava Veio estendendo la sua influenza su tutta l'Etruria meridionale.
Per pi di due secoli gli Etruschi, su iniziativa dell'una e dell'altra citt, ostacolarono l'ulteriore
espansione romana. Nel 295 a.C., coalizzati con gli Umbri, i Galli e i Sanniti, furono sconfitti dai
Romani nella battaglia di Sentino: nel giro di qualche decennio furono completamente
assoggettati da Roma che li incluse, mediante trattati particolari, nella serie dei suoi alleati
nella penisola, finch non concesse loro la cittadinanza romana dopo la Guerra Sociale del 90
a.C., mediante la lex Julia dell'89 a.C.
L'ARTE
L'arte presso gli Etruschi ebbe sempre un legame con la vita quotidiana, una finalit pratica pi
che estetica, tanto che riferito ad essa si spesso parlato di artigianato artistico. Dall'arte
greca gli Etruschi trassero la maggior parte dei temi, rielaborandoli per in forme espressive
pi immediate, popolari e decorative. Si tratt quindi di un'arte spontanea, che mirava
all'intensit dell'espressione anche a costo di deformare la realt naturale. Per quanto riguarda
la pittura dobbiamo parlare di arte sacra, in quanto i dipinti ritrovati, in maggior numero nelle
tombe di Tarquinia, sono quelli che ornavano le pareti dei sepolcri. Possiamo distinguere nelle
rappresentazioni due fasi distinte. La prima caratterizzata da raffigurazioni estremamente
realistiche, volte a dare un messaggio vitale con banchetti, giochi, gare sportive, danze. Si
tratta di quindi episodi sereni e piacevoli, e di elementi decorativi che ricostruiscono l'ambiente
domestico.
La seconda, si afferm tra il V ed il IV secolo a.C., quando si diffuse l'idea della trasmigrazione
dell'anima nel regno dei morti. Prevalsero allora le scene mitologiche, le immagini riferite al

mondo dell'oltretomba e ai demoni suoi


abitanti. La pittura etrusca tendeva di solito a perpetuare schemi standardizzati, realizzati da
pittori che erano abili artigiani pi che artisti. I caratteri tipici sono la centralit della figura
umana che prevale sull'ambientazione; l'uso di colori pieni e forti, che riempiono con la tecnica
dell'affresco aree delimitate da spessi contorni. Anche per la scultura dobbiamo parlare di arte
sacra, in quanto i ritrovamenti consistono in elementi decorativi di templi o di tombe. La
scultura etrusca strettamente connessa alla modellazione della creta. Anche le sculture in
pietra risentono di questa
impostazione ed infatti gli scultori etruschi prediligevano le pietre meno difficili da lavorare.
Ci che contraddistingue la scultura etrusca la totale assenza di ricerca formale. Essa non ha
valore in s come opera d'arte, ma vale per il significato pratico che le si vuole dare. Gli
etruschi erano celebri tra i loro contemporanei per le sculture in bronzo, che dovevano
realizzare con particolari processi di fusione. Malgrado a noi sia giunto molto poco, solo alcuni
pezzi unici come la Chimera d'Arezzo, la Lupa capitolina e l'Arringatore, possiamo da questi
farci un'idea di un'arte
finemente progredita che resta per noi un totale mistero.
Tarquinia.
EEsempi di bucchero.
IIl bucchero un tipo di terracotta nera, fine e leggerissima, prodotta dagli etruschi per realizzare vasi. La integrale
monocromia nera la caratteristica pi evidente di questa tipologia ceramica e la colorazione veniva ottenuta
mediante una cottura particolare.
Chimera.
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Numerose erano le citt etrusche, tra le quali erano importanti, nella zona meridionale,
Cerveteri, Tarquinia (all'epoca chiamata Tarchna), Vulci, Tuscania, Veio, Volsinii e Sovana; in
quella centrale Chiusi, Cortona, Arezzo, Perugia, Roselle, Vetulonia, Populonia; in quella
settentrionale Pisa, Fiesole, Volterra, governate prima da re, poi da oligarchie. Tali citt si
raggruppavano talora in confederazioni o leghe di natura religiosa.
Arricchendosi poi col tempo grazie ai prodotti delle terre circostanti, coltivate specialmente a
frumento e ai fiorenti allevamenti animali, e sfruttando le miniere e i traffici, riuscirono ad
affermarsi rapidamente, espandendosi, tra il VII e il V secolo a.C., a nord nella valle Padana,
dove si affermarono specialmente le citt di Felsina (Bologna), Mutna (Modena) Mantua
(Mantova) e Misa (Marzabotto); collegate, verso l'Adriatico, con Spina, mediatrice degli influssi
del mondo greco, e propizianti da nord il ricco commercio dell'ambra e dello stagno; a sud nel
Lazio notevole il tempietto rinvenuto in Alatri e conservato nel museo di Villa Giulia a Roma;
sul mare, invece, serrata fu la competizione con le marinerie cartaginesi e greche. Anche se
Roma non fu mai in stabile dominio etrusco, tuttavia la dinastia dei Tarquini, re di provenienza
etrusca, riflette il prestigio e l'importanza delle citt etrusche meridionali, con numerose tracce
incancellabili lasciate nella religione, negli usi, in istituti ed edifici di Roma, largamente
confermate anche dall'archeologia.
POPULONIA
Necropoli di Populonia ci che di pi evidente e monumentale resta del periodo etrusco. Essa
situata nel Golfo di Baratti, e costituita da diversi siti, risalenti a momenti diversi della
storia etrusca. I reperti della necropoli si trovano esposti nel museo della Collezione privata
Gasparri, a Populonia Alta.
Le zone cimiteriali Le aree di necropoli visitabili all'interno del Parco archeologico di Baratti e
Populonia sono la Necropoli di San Cerbone - Casone e di Poggio della Porcareccia, risalente
essenzialmente al periodo orientalizzante (VII secolo a.C.) e arcaico (VI secolo a.C.) con alcune
sepolture pi tarde, e la Necropoli delle Grotte, risalente al periodo ellenistico (IV - II secolo
a.C.). All'esterno del Parco si trovano sia zone cimiteriali pi antiche (Poggio del Molino, Poggio
delle Granate, Piano delle Granate, del periodo villanoviano) che di epoca tarda (periodo
ellenistico), come le necropoli di Buche delle Fate, Poggio Malassarto, le tombe pi recenti di
Piano delle Granate.
Gli scavi Le tombe della necropoli orientalizzante ed arcaica si trovavano, fino agli inizi del XX
secolo, sepolte sotto alcuni metri di scorie di ferro, detriti lasciati ancora in epoca etrusca dalla
lavorazione di questo importante metallo, una grande fonte di reddito per Populonia. A parte
alcune scoperte casuali nell'Ottocento, la prima tomba venne individuata nel 1897
dall'archeologo Isidoro Falchi. Tuttavia, poich le scorie erano ancora ricche di ferro,
l'escavazione della zona venne data in concessione dallo stato italiano ad alcune societ

private, che sfruttarono le scorie antiche nell'industria siderurgica. Questi scavi, condotti dal
1920 al 1959, finirono per danneggiare i monumenti e distruggere la stratigrafia archeologica
rappresentata dalle scorie. A questi sbancamenti si un anche il problema costituito dai
saccheggi dei "tombaroli". Nello stesso periodo vennero tuttavia effettuati anche scavi regolari,
a partire dal 1914, condotti da archeologi come Antonio Minto e A. De Agostino; pi
recentemente, negli anni Settanta, da Marina Martelli e Antonella Romualdi.
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Necropoli di San Cerbone, Casone, Poggio della Porcareccia Nella Necropoli di San Cerbone Casone (e nell'attigua Poggio della Porcareccia), scavate a partire dala fine dell'Ottocento, sono
visibili tre tipi di tombe:
-le tombe a tumulo, risalenti al VII secolo a.C., sono sepolcri familiari appartenenti alle famiglie
dell'aristocrazia dominante nella citt (i cosiddetti "principi guerrieri"). Si tratta di tombe
monumentali, alcune(come la tomba "dei carri" o quella "dei letti funebri") molto grandi, con
oltre 20 metri di diametro. A Populonia esistono alcune varianti della tomba a tumulo, ma le
pi comuni sono quelle dotate di un basamento (crepidine a tamburo cilindrico), di solito in
arenaria locale "pietra panchina" (calcarenite), sormontato da una gronda (grundarium) in
pietra alberese, un tipo di calcare, ancora di origine locale. All'interno le tombe a tumulo di
Populonia hanno, nella cella centrale usata per le sepolture, un soffitto a "falsa cupola" (tholos)
comune anche a molte altre tombe etrusche dello stesso tipo.
-le tombe a edicola, risalenti essenzialmente al VI secolo a.C. e utilizzate per un lungo lasso di
tempo, hanno una forma a tempietto ed avevano anche alcune statue come decorazioni. Anche
questo tipo veniva probabilmente utilizzato per pi membri delle stesse famiglie, legate
all'aristocrazia. La tomba a edicola pi conservata, la "tomba del bronzetto di offerente", si
trova nella necropoli del Casone, a pochi passi dall'odierna spiaggia.
-le tombe a cassone o a sarcofago, di solito individuali, cominciano ad essere utilizzate dalla
fine del VI secolo a.C.. Sono simili a dei sarcofagi, anche privi delle
decorazioni elaborate che di solito si associano all'idea di sarcofago etrusco, ma non erano
contenute all'interno di altre strutture: ogni sarcofago una tomba a s stante. La maggior
parte di essi costruita in "pietra panchina", mentre uno, in nenfro (pietra vulcanica)
sembrerebbe d'importazione.
Necropoli delle Grotte Nella Necropoli delle Grotte, scavata in anni recenti ed ancora in corso di
studi, sono visibili tombe a camera ipogee (molte di esse gi violate nell'antichit o anche in
tempi recenti) scavate nell'arenaria, e altre sepolture pi piccole, a cassone (a cremazione o a
inumazione). Vi sono state rinvenute anche tombe pi semplici, "a fossa", ovvero semplici
fosse terragne che tuttavia in alcuni casi hanno anche restituito interessanti oggetti di corredo.
Queste sepolture risalgono tutte al periodo ellenistico (IV - II secolo a.C.), e alcune di esse
sono scavate all'interno di cave di arenaria utilizzate nei periodi precedenti.
Necropoli di Buche delle Fate Delle altre necropoli, di epoca ellenistica, la meno difficile da
raggiungere Buche delle Fate, sul versante occidentale del Promontorio dove sorge il castello
di Populonia, dove, seminascoste dalla vegetazione, si trovano tombe a camera sotterranea
scavate nella roccia di una interessante necropoli etrusca di epoca ellenistica, simili a quelle
delle Grotte e databili III - I secolo a.C.
Necropoli del periodo villanoviano Le necropoli villanoviane (IX - VIII secolo a.C.) si trovano al
di fuori del
Parco e non sono semplici da visitare. La maggior parte delle sepolture costituita da tombe a
fossa, tombe a pozzetto (piccoli pozzi scavati nella terra con all'interno cinerari biconici, le
tipiche urne cinerarie del
periodo villanoviano) e tombe a camera, che gi fanno presagire la struttura dei tumuli di
epoca successiva.
L'ARCHITETTURA RELIGIOSA
Il tempio etrusco, per la cui costruzione erano stabilite precise regole, era caratterizzato da
una pianta quasi quadrata. La met anteriore era costituita da un portico colonnato, la met
posteriore era occupata da tre celle, ospitanti le statue di tre divinit, oppure da una cella
singola fiancheggiata da due ali aperte. A parte per il basamento e per le fondamenta,
venivano utilizzati materiali leggeri e deperibili: mattoni crudi per i muri, e legno per la
struttura. Il tetto era a doppio spiovente, molto ampio e basso, di notevole sporgenza laterale,
e sulla facciata dominava un frontone triangolare aperto o chiuso. Il tetto era completato da un
complesso sistema di elementi decorativi e di protezione in terracotta dipinta a colori vivaci, a

rilievo e a tutto tondo. Tra questi elementi vi erano gli acroteri, che venivano posti sulla
sommit del tempio e agli angoli degli spioventi, e le antefisse, che venivano sistemate a
chiusura delle tegole di copertura.

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