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Acheloos Geo Exploring
Image credits
Andrea Benassi
Fabio Piccin
Ivan Vicenzi
Front cover
Emeralds gallery - Sapalewa resurgence: Andrea Benassi
Rear cover
Buria village: Andrea Benassi
Report Spedizione
Call for rivers
Inquadramento generale e precedenti spedizioni
Il Manusela Range ed il monte Bjnaia
West Seram ed il Sapalewa
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Diario di spedizione
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Informazioni varie
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Sapalewa Blues
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Fotografie
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English abstract:
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Bibliografia:
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Ringraziamenti
Una ricerca o una esplorazione sono sempre
un qualcosa di complesso e pieno di
incognite. Qualcosa che nasce e cresce in un
luogo, attorno ad una idea e ad un gruppo di
persone, ma che progressivamente muta i suoi
contorni e coinvolge nella sua orbita altri
luoghi e altre persone. In questa prospettiva il
successo di ogni spedizione diviene cosi un
qualcosa frutto di infiniti fattori, incontri e
relazioni. E obbligo quindi un caloroso
ringraziamento a tutti coloro che a vario titolo
e misura hanno condiviso con noi una parte di
questa avventura e hanno collaborato e fornito
aiuto perch tutto potesse svolgersi nel
migliore dei modi: Dr. Yunus Kusamahbrata,
del Ministero delle risorse energetiche e
minerarie della Repubblica di Indonesia; Andi
Mulatauwe,
Gruppo
Speleologico
di
Makassar, Sulawesi; Ahmad Iyek e Akhmad
Zona, Acintyacunyata Speleological Club
(ASC) Yogjakata; Padre Teo e le bibliotecarie
della biblioteca Rumphius di Ambon; le
autorit e la polizia di Ambon, Piru e
Taniwell; gli abitanti di Latuhelo, Taniwell,
Buria, Riring e Lohia Sapalewa; le nostre
preziose guide Sonny e Khasi.
Questo fiume, che qui si nasconde sottoterra, dovr pure uscire da qualche parte.
Costruir una zattera, e vi salir abbandonandomi alla corrente dellacqua.
Storia di Simbad il marinaio - Sesto viaggio -Le Mille e una notte
Dallolandese
Gruppo
La spedizione Seram 2015 stata organizzata sotto legida del gruppo Acheloos Geo Exploring con
lappoggio ed il patrocinio del Gruppo Speleologico di Sacile e della Speleologica Scuderia
Saknuseem di Casola Valsenio. Hanno partecipato tre speleologi: Andrea Benassi, Fabio Piccin e
Ivan Vicenzi. Del gruppo faceva parte anche Liza Schudell, che per motivi personali dovuta
rientrare abbandonando il campo nei primi giorni di spedizione.
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della guerra civile. Nellestate del 2011 un gruppo di speleologi, Acintyacunyata Speleological
Club di Yogyakarta, questa volta da Giava, riprese le esplorazioni nella medesima area localizzando
45 nuovi ingressi e rilevandone 12 (Laporan Ekspedisi Seram 2011); venne inoltre tentata
unulteriore discesa della grotta Hatu Saka, la cui prosecuzione appare probabile, ma le condizioni
idriche fecero fallire il tentativo. Altre grotte sono documentate allinterno di ricerche archeologiche
nel settore sud occidentale dellisola di Seram e nelle vicine isole di Ambon e Saparua (Spriggs
1990d; Kyle Latinis 2005). Durante la pre-spedizione del 2012 il nostro obiettivo era di verificare
lesistenza di un carso dalta quota nelle aree sommitali del Manusela Range. Gi dalla cartografia a
piccola scala, emergeva lesistenza di grandi valli chiuse e morfologia carsica anche in alta quota.
La scoperta dellimportante grotta di Hatu Saka nellarea costiera del massiccio (q.1000 slm.), e
lesistenza di diverse grandi sorgenti carsiche praticamente sul livello del mare (Jackson 1997),
facevano sperare nellesistenza di un potenziale idrogeologico di 2-3km. Allo stesso tempo lo studio
delle immagini satellitari ha portato a identificare un secondo obiettivo nei massicci minori presenti
nellarea occidentale dellisola. Questa zona, completamente ignorata dalle due spedizioni sopra
menzionate e in molte cartografie
geologiche neppure classificata come
calcarea, sembrava invece contenere diversi
trafori idrogeologici la cui particolarit era
rappresentata dalla grandezza dei fiumi
coinvolti. Uno in particolare, il Sapalewa,
che non a caso si traduce come grande
fiume, sembrava dalle foto attraversare
unestesa area di carso a coni con una
larghezza in entrata di oltre 40 metri.
Ingresso del fiume Sapalewa. Sulla sinistra si nota la
megadolina del Casuario
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intercalano gli strati calcarei. Dalla quota 2700 circa, la foresta cede il posto a una prateria dalta
quota, caratterizzata dalle grandi felci arboree, alte oltre tre metri. In questa zona, gli affioramenti
calcarei si alternano ad ampie zone detritiche. La cresta principale del Binaya comprende una serie
di tre cime principali; tra queste si sviluppano una serie di valli chiuse, spesso molto carsificate, ma
che purtroppo non sembrano aver prodotto grandi ingressi. In questa zona sempre nel 2012 abbiamo
identificato un inghiottitoio a q.2750, che sicuramente una delle grotte a quota pi elevata
nellarcipelago, ma che ostruita da detriti. Molte delle doline identificate nella zona sono, infatti,
impermeabilizzate e spesso ospitano piccoli laghetti. Il nostro stesso campo, posto in una zona
chiamata Way Fuku, occupa una di queste doline. Procedendo verso nord-ovest, la morfologia
sembra mutare, con la presenza di grandi campi solcati da valli chiuse ed estesi affioramenti di
calcare compatto. Questo calcare interpretato da una parte della letteratura come Giurassico, ma
evidenze paleontologiche sembrano suggerire un tardo Triassico. Lintera zona quasi
completamente sconosciuta anche agli abitanti dei villaggi limitrofi. Parte degli altopiani identificati
come obiettivi non sono stati raggiunti e restano ampie zone in alta quota da perlustrare. La nostra
ricognizione in questa zona nel 2012 durata due settimane, purtroppo insufficienti per fare un
quadro della situazione. La nostra perlustrazione ha confermato la presenza di morfologie carsiche
almeno dalla quota di 1500 metri, morfologie che proseguono fino alle zone sommitali. Purtroppo a
una diffusa presenza di fenomeni epicarsici ben sviluppati, non abbiamo associato il ritrovamento di
cavit rilevanti. Le grotte individuate in questa zona sono, infatti, tutte di dimensioni esigue. Una
serie di livelli impermeabili, posti a differenti quote tra i banchi di calcare, farebbe pensare difficile
un dislivello anche solo potenziale superiore ai 1000-1200 metri per il versante nord dellarea del
Binaya. Nulla invece sappiamo del versante sud. Gli abitanti del villaggio di Kanikeh, una volta
scesi dalla montagna, ci hanno informato circa lesistenza di una cascata che uscirebbe da una
falesia, dietro la quale si aprirebbe una grotta di grandi dimensioni. Anche i plateau sommitali non
raggiunti conservano la loro potenzialit. Sempre nella catena del Manusela, larea chiamata Hatu
Kauala, appare di notevole interesse. Questa montagna, che raggiunge i 2047 metri, presenta sul
versante sud unenorme valle chiusa, mentre sul versante nord presente una grande sorgente
carsica (30m/s) posta a una quota di 150 slm (Jackson 1997). Sullestremo lembo nord del
Manusela National Park, larea compresa tra il monte Saka e i villaggi costieri di Saleman e Sawai
appare a oggi la meglio studiata dellisola. Eppure la sua grotta pi importante, Hatu Saka, che resta
la pi profonda dellintera Indonesia, stata visitata una sola volta, nel 1998. Lesplorazione, ferma
sul fondo di -388 metri, non appare conclusa, in quanto gli stessi esploratori confermano di aver
dovuto tralasciare la via percorsa dallacqua, optando per una diramazione fossile (comunicazione
personale). Il potenziale per questa grotta si potrebbe attestare intorno ai 1000 metri, in quanto alla
base del massiccio abbiamo identificato una grande sorgente che potrebbe essere in relazione diretta
con la cavit.
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Una pacificazione necessaria per identificare ed esportare le risorse potenzialmente presenti sullisola. Proprio
allidentificazione delle potenziali risorse minerarie risponde la campagna geologica di Rutten come dimostra anche
lattenzione di Sachse a quelli che diventeranno i campi petroliferi di Bula sulla costa nord-est. Una pacificazione
costruita con deportazioni, eliminazione dei leader ribelli, distruzione dei villaggi e degli orti fino alla totale
sottomissione di Wele Telu nel 1919. Una sottomissione culminata nel censimento e controllo dellintera popolazione e
degli insediamenti che dora in avanti saranno accuratamente registrati sulle carte come luoghi subordinati al Dutch
Rule.
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Sebbene il tratto sotterraneo del Sapalewa risultasse nel 2012 inesplorato e praticamente sconosciuto in bibliografia,
abbiamo verificato sul campo come nellarea fosse stato progettata la realizzazione di una diga per la produzione di
elettricit. Il progetto prevede la creazione di un invaso sbarrando lingresso a monte, nonch la deviazione di parte del
fiume nella vallata del Way Mala forando larea del Toi Siwa. Attualmente non chiaro lo stato davanzamento del
progetto. Nel 2015 abbiamo incontrato una squadra di rilevamento topografico.
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chilometri a valle. La portata stimata sulla base della pluviometria da un risultato medio di circa
10m3 al secondo. Da qui, dopo aver percorso una stretta vallata, sfocia a mare, appena a ovest del
villaggio di Taniwel. Nellarea compresa tra i due ingressi, nelle foto satellitari, sono evidenti alcuni
grandi collassi. Nel 2012 la complessit del terreno e il tempo a disposizione hanno permesso di
raggiungerne solo alcuni, tra cui la grotta di Goa Patune, e di verificare la presenza di diversi corsi
dacqua che, probabilmente, entrano nel sistema. Sulla strada per lingresso di monte del Sapalewa,
abbiamo inoltre documentato la presenza di unantica strada del periodo olandese. Costruita come
una grande massicciata di pietra a secco, larga oltre un metro e alta anche cinque, si snoda
attraverso le grandi doline e ogni tanto scompare inghiottita dalla foresta. Evidentemente realizzata
dagli antichi colonizzatori, per mantenere rapidi contatti tra la citt di Piru sulla costa sud e Taniwel
sulla costa nord. Difficile dire quando sia stata costruita: il controllo Olandese su questa parte
dellisola si consolida solo alla fine del XVII secolo, mentre larea centrale del Binaya sar
sottomessa al controllo coloniale solo alla
vigilia della prima guerra mondiale.
Probabilmente la strada da mettere in
relazione con le ultime campagne militari
tenutesi nei primi anni del 900 e
realizzata tramite luso del lavoro forzato
della popolazione dei vicini villaggi.
Lungo questa strada incontriamo la Gua
Batu Sori (Grotta Pomeriggio di Pietra).
La grotta, menzionata nei resoconti delle
spedizioni cartografiche olandesi del 1918,
costituita da grandi sale fossili, ma la sua peculiarit di essere completamente tappezzata di
incisioni, disegni e scritte, graffiate nelle concrezioni e nelle pareti.
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Il luogo ovviamente gi conosciuto dagli abitanti, raggiunto da Sachse che lo descrive e fotografa per primo probabilmente intorno al 1915
(Sachse 1922; pp.24-25). Considerato che Sachse scrive un libro su Seram nel 1907 dove nomina alcune grotte e anche il fiume Sapalewa ma non la
presenza del suo corso sotterraneo, la scoperta da parte sua dello stesso, avviene sicuramente durante le campagne di repressione avviate proprio
nellarea tra il 1914 ed il 1916 che lo vedono comandare le brigate di pacificazione in operazioni di contro guerriglia. La spedizione Rutten a cui
parteciper si tiene infatti lanno seguente nel 1917 insieme alla spedizione cartografica che produrr i 100,000. La rivolta del Sapalewa (1914-1916)
probabilmente fermatasi anche in relazione con lepidemia di influenza spagnola che arriva anche a Seram, convince gli olandesi a prendere
consapevolezza e possesso dellintero territorio. Portando quindi anche alla scoperta dei grandi trafori.
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A met sulla parete destra, in corrispondenza di uno di questi terrazzi si apre La via del fiume. Si
tratta di un meandro che riporta nell'androne dell'ingresso principale, sulla sponda idrografica
sinistra, alti sopra la forra del fiume. A met della via del fiume una galleria sulla destra risale fino
ad un ulteriore ingresso alto sulla verticale dell'imbocco dei fiume.
parte del suo perimetro circondata da alte falesie sui cui bordi si aprono numerosi monconi fossili
di gallerie. L'intera zona presenta resti di abbondante concrezionamento ed ci che resta di un
paleo livello di assorbimento e passaggio del fiume. Il grande ingresso dello Pterodattilo, da cui
fuoriesce una impressionante quantit d'aria spinta dal fiume, si presenta come una grande galleria
di frana che punta in discesa verso nord andando dopo cento metri ad intercettare trasversalmente il
tetto della galleria del Pesce gatto. Anche qui gli ambienti sono enormi con la galleria alta oltre
cento metri che si perde nel nero. Dal punto dove la galleria fossile intercetta la sommit di quella
attiva, si scende con alcune calate per approdare sulla sponda sinistra. Questa parte delle gallerie del
Pesce gatto si trovano appena a valle del Porto delle scimmie. Da questa sponda una serie di lunghi
traversi a filo della parete: I traversi di Capo Horn, permettono di superare diverse sporgenze con
forte corrente. Sull'altra sponda a met dei traversi si nota una grande colata concrezionata che cade
da un arrivo alto. Sempre in corrispondenza di questo punto in esterno passa la galleria della grotta
di Cepet Cepet, uno degli imbocchi fossile che si aprono pi in alto lungo le pareti della dolina
attualmente chiuso su concrezioni. Al termine dei traversi, circa cento metri, si procede ancora per
alcune decine di metri in acqua pi calma fino ad arrivare ad un grande banco roccioso da cui il
fiume precipita per alcuni metri: Le rapide del Maelstrom. Queste si aggirano facilmente
continuando sempre sulla sponda sinistra dove all'improvviso si apre in alto una enorme galleria in
salita: Il salone del Kakhian. Dalla sponda del fiume un camino di una trentina di metri permette
di risalire la parete ed arrivare su un grande ballatoio che da accesso alla galleria: Il camino di Pacu
o The Pacu's Step. Questa risale tra grandi frane di circa 84 metri dal livello del fiume, per
continuare poi con due camini che salgono almeno di alcune decine di metri. Dall'alto scende acqua
e si notano residui vegetali. Sopra dovrebbero trovarsi le pareti nord della dolina una zona non
esplorata. Per proseguire verso valle si continua invece lungo il ballatoio e sfruttando alcune grandi
cenge si guadagnano altri cinquanta metri di fiume. La grotta anche a questa altezza, mostra
ovunque le tracce delle piene. Il fiume riesce infatti a risalire almeno fino all'imbocco del salone del
Kakhian, circa trenta metri sopra l'attuale livello come testimoniano i tronchi depositati a questa
altezza4. Dal fondo della cengia si scende calandosi
verso l'acqua e una volta sul fiume si traversa
subito sull'altra sponda per evitare la forte corrente
(V tirolese). Dalla sponda, quanto mai precaria, si
deve nuovamente traversare per raggiungere in
corrispondenza di una curva a destra un grande
banco di roccia e sabbia: Break Point. In questo
punto si sono misurate altezze della galleria di oltre
140 metri e potrebbero esserci arrivi o livelli alti.
Anche qui grandi tronchi sospesi altissimi incastrati
nella galleria testimoniano il livello incredibilmente
alto che l'acqua pu raggiungere.
Questo ci permette di stimare un impulso di piena che pu raggiungere i 500-1000 metri cubi al secondo.
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di raggiungere un ballatoio alto sopra il fiume che purtroppo pi in alto stringe su concrezioni.
Continuando sempre nell'acqua lungo il fiume, si rendono spesso necessari attraversamenti e cambi
di sponda per sfruttare al meglio le zone di acque morte ed i banchi di sabbia che si alzano dal
fondale. La progressione, assicurata in modo dinamico come nel movimento in conserva su
ghiacciaio, prosegue cosi con alcune sporadiche tirolesi fino a Mulua Hainowele. Oltre l'ennesimo
grande arrivo d'acqua dall'alto, su sponda idrografica sinistra, la galleria sul fondo si stringe, in alto
si notano colate concrezionate e lunghi ballatoi sospesi, difficili da raggiungere. In questo tratto di
circa cento metri difficile da risalire, la corrente aumenta sensibilmente: Galleria dei salmoni del
Sapalewa. Dopo un lungo tratto rettilineo il fiume piega bruscamente a sinistra. In questo punto si
raggiunge sempre in sponda idrografica sinistra il banco roccioso del Break Point. Tutta questa
zona di gallerie oltre che della portata risente per la sua percorrenza anche dell'eventuale presenza
di dighe e accumuli di legna e tronchi, capaci di creare non solo gorghi e impedimenti ma vere e
proprie rapide e cascate modificando notevolmente le condizioni di percorrenza delle gallerie.
Confronti con alcune foto del 2012 ci fanno pensare che anche i grandi tronchi di uno o due metri di
diametro si muovano spesso all'interno della grotta.
anche patine di concrezionamente successivo che ne indicano l'antichit. Cosi come i tratti di
calligrafia che sembrano identificare lettere con stili calligrafici ottocenteschi o precedenti. Si
notano quindi in alcune zone motivi simili a disegni geometrici apparentemente antichi, in molti
casi frammentati a causa dello rottura e frammentazione del crostone stalagmitico su cui sono stati
scolpiti. Alcune superfici infine sono completamente incise da profondi tagli ortogonali praticati
probabilmente con colpi di machete. La grotta del cobra di pietra appare invece composta da un
sistema con quattro ingressi che collegano due gallerie tra loro connesse. Le gallerie si aprono ad
ovest della dolina, oltre una costola rocciosa che traforano per sbucare alte, appena a nord della
grotta di Batu Sori. La quota notevolmente pi alta, con gli ingressi pi elevati a q.480 e q.525. Lo
sviluppo complessivo attualmente di circa 400 metri, ma restano diversi rami da vedere meglio.
Anche queste gallerie, di grandi dimensioni, parrebbero essere antiche parti del sistema del
Sapalewa quando questo scorreva a quote pi elevate. Continuando verso nord, sulle pareti si apre
la grotta di Cepet Cepet, quasi sulla verticale dell'ingresso dello Pterodattilo, circa 80 metri pi in
alto. E' costituita da una galleria fossile chiusa su frana e concrezioni. Dal rilievo sembra essere
sulla verticale del fiume sotterraneo, all'altezza dei traversi di Capo Horn. Il dislivello, considerata
anche l'altezza delle gallerie minimo, forze poche decine di metri, forse meno. In quella zona nella
galleria attiva si trova un grande arrivo attivo e vicino la risalita del salone del Kakhian che anzi
sembra risalire oltre la quota d'ingresso andando a finire tra le pareti pi in alto. L'ultimo ingresso in
zona dolina rappresentato da un pozzo sul fondo della stessa, abbastanza vicino alla galleria
ventosa che si apre nell'Antro dei pipistrelli. L'intero circo composto dalle pareti della dolina,
comunque molto alto, oltre cento metri e potrebbe nascondere in quota altri ingressi fossili. Verso
ovest le pareti confinano e si fondono con il Lapiez Arido, la zona di carso a lame che sovrasta il
corso sotterraneo del Sapalewa fino all'area della risorgenza. Qui dalle foto aeree si evidenzia un
ingresso intorno a q.570, ancora da raggiugere, che si trova in pianta abbastanza vicino al corso del
fiume in particolare alla zona del Break Point, un punto dove l'altezza delle gallerie supera i 140
metri. Se collegato con questo ingresso il sistema del Fiume Sapalewa avrebbe un dislivello totale
di circa 370 metri che ne farebbe attualmente la seconda grotta dell'Indonesia per profondit.
Sempre nella zona di montagna che sovrasta il corso del fiume, abbiamo raggiunto due grandi valli
di sprofondamento che potrebbero essere affluenti e collegarsi al ramo principale in corrispondenza
degli arrivi individuati in galleria. In alternativa potrebbe trattarsi come nel caso della grotta del
Cobra di pietra, di vecchi tratti di galleria o della traccia del paleo corso del fiume. Non lontano in
questa zona si apre anche la Gua Patune, una sorta di sotano di sprofondamento che purtroppo
chiude su frana. La parte di montagna che risale verso nord in direzione della cima di Hatu Toi
Siwa resta invece totalmente inesplorata.
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cento metri di dislivello mentre la distanza totale tra i due ingressi non certa, ma dovrebbe
aggirarsi intorno a 1,5 chilometri.
Larea del primo traforo dellWay Hanoea. Il punto di ingresso a monte non chiaro. Sotto larea
Hanoea-Towile. Oltre al primo traforo, si nota larea del secondo-terzo e la zona sommitale del
Towile. Verso la costa si trovano dei di due trafori nel banco di calcari corallini.
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approfondire l'area sarebbe meglio procedere dal versante nord, salendo dall'area di uscita che non
sembra ricadere nella zona dei lavori. Nelle altre zone di Seram si possono attualmente identificare i
seguenti obbiettivi: ripetere il fondo della grotta di Hatu Saka, dove il ramo attivo sembra essere
inesplorato da quota -300 circa. Il potenziale del sistema si aggira intorno ai 900 metri in quanto
sembra legarsi alla sorgente di Es Es praticamente al livello del mare. Questa esplorazione presenta
per alcuni punti importanti da tenere in considerazione. Ovviamente la necessaria quantit di
materiale, almeno 1000 metri di corde e relativi attacchi, una gestione efficace delle previsioni
meteorologiche, un sistema di allerta tra l'esterno e l'interno per evitare il rischio di piena, nonch
adeguate misure preventive contro i rischi legati ad una prolungata esposizione alla nebulizzazione.
Necessario inoltre prendere contatti in anticipo con l'ente Parco per ottenere un permesso in quanto
questa si apre nel perimetro dello stesso e la sua esistenza ben conosciuta. Proprio per questo
motivo sarebbe auspicabile tentare la discesa con la partecipazione dei gruppi speleologici
indonesiani. Anche i gruppi australiani che la esplorarono a suo tempo, sembrano interessati a
ritornare nell'area. Non inoltre da sottovalutare il problema del costo di un permesso locale
concesso dal re di Saleman per la frequentazione della zona. Dal punto di vista logistico, l'area del
paese di Saleman comoda, sia da raggiungere che per alloggiare, anche se appare necessario
montare un campo avanzato direttamente nella valle sospesa in quota. Dall'area costiera sono circa
mille metri di dislivello e vanno calcolate almeno 3-4 ore. Forse passando da sud con una macchina
si potrebbe arrivare in quota abbastanza vicino all'ingresso, ma mancano informazioni. Da segnalare
infine come tutta la zona potrebbe contenere altri fenomeni simili, un pozzo da cento metri sembraa
Dello stesso abbiamo una foto di cento anni fa oltre che ad una descrizione sempre ad opera del colonnello Sachse
(Sachse 1922), che parla del torrente, di portata ignota, che scompare in un pozzo alla base di una parete. Dalla foto non
si capisce la struttura, mentre non sono note ne dimensioni ne profondit del pozzo
In basso carta Olandese del Cecilia Range. In questa zona si trovano alcuni degli
obbiettivi della prossima spedizione. Come al solito la sigla o.l. indica la presenza
di un traforo. In alto larea di Hatu Saka. A destra il villaggio di Kaniketh alle pendici
del monte Binaja in una foto di inizio 900
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Rilievo della grotta di Hatu Saka
Le cime del monte Binaja in una foto di inizio 900 presa probabilmente da way fuku. Al centro si distingue
laltopiano inesplorato gi obbiettivo nel 2012, ma che aspetta ancora di essere verificato nelle sue potenzialit.
essere stato visto e non sceso da speleologi australiani appena nord. Sebbene la zona sia stata
in parte esplorata dalla spedizione indonesiana, questa sembra essersi concentrata pi sulla parte
bassa dell'area. Di tutte queste esplorazioni e delle relative cavit conosciute esistono comunque
ottimi report per valutare il tutto. Tempo stimato per tentare Hatu Saka, almeno una settimana da
Saleman. Ovviamente nell'isola sono identificabili altri obbiettivi, ma pi difficili da definire e
raggiungere. Tra i principali si segnala la valle perduta a sud del villaggio di Huaulu, ed identificare
la sua sorgente sottostante. Si tratta di un obbiettivo di media difficolt. Attualmente non risulta che
la zona sia stata mai perlustrata, la via da percorrere non chiara: dal villaggio di Huaulu da nord,
si devono valicare alcune cime e si rende assolutamente necessaria una guida. Da sud il percorso
potrebbe essere pi facile, ma resta poco chiaro. Sebbene dalla fotografie aeree allo stato attuale
non si distinguano strutture evidenti o imbocchi, la potenzialit di questa grande valle sospesa alta
e la sorgente sottostante, segnalata da pi autori con una portata di circa 20-30m3 al secondo,
sembra confermarlo. Tempi necessari per tentare di raggiungere l'area e perlustrare in modo efficace
almeno dieci giorni. La logistica prevede ovviamente una totale autonomia. Nell'area del villaggio
di Kaniket, nel Manusela Range,
sotto il fianco nord del Binaya, la
gola misteriosa a forma di imbuto e
la cascata del monte Murukele
potrebbero nascondere fenomeni
importanti. L'isolamento e la
distanza impongono per di
calcolare almeno due settimane di
tempo per una perlustrazione. Pi
tempo ancora sarebbe necessario
per verificare le potenzialit
dell'area sommitale. Allo stato
attuale non si identificano nelle
fotografie fenomeni evidenti, ma
come nel caso di Hatu Saka e di
La grande valle perduta. Ogni quadretto sono dieci chilometri.
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altri, la fitta foresta in grado di coprire e nascondere anche cose importanti. Sulle cartografie a
250.000 si nota una zona con alcune doline-valli inghiottitoi intorno a quota 2000. Se
geologicamente l'area buona, allo stesso tempo la logistica appare al momento complicata. Se tutti
questi obbiettivi sono nella fascia nord dell'isola, con un periodo meteorologico buono che ricade
all'incirca tra luglio e settembre, per la fascia sud ovviamente i tempi s'invertono, con una stagione
'secca' invernale (Sachse 1922, p.31). Su questa fascia si mostrano interessanti una serie di enormi
depressioni nell'area di Manusela da raggiungere valicando da catena costiera di sud, lungo il
famoso sentiero noto come scala del dolore. Questa zona dovrebbe essere verificata nelle sue
potenzialit. Allo stato attuale non ci sono certezze.
In alto larea del Binaja. Da sinistra, una struttura ignota; una depressione
molto profonda non raggiunta; laltopiano non raggiunto; larea della cascata
del Murukele
Una
spedizione
leggera
indonesiana ha verificato nel
2013, un piccola zona del
versante sud del Binaja.
Anche di questa disponibile
un report con la posizione
delle grotte individuate, tutte
di modeste dimensioni e
senza apparenti potenzialit.
Da verificare le grosse
sorgenti che dovrebbero
fuoriuscire alla base in zona
costiera sud. Nella fascia
meridionale dell'isola sono
identificati
tramite
cartografia
olandese
e
riferimenti
bibliografici
(Sachse 1922, Rutten 1919) diversi trafori e fenomeni carsici. La modesta altitudine ed estensione
dei coni e delle fasce carsiche non invita per ad una esplorazione dell'area, che si presenta come la
parte meno abitata di Seram e con evidenti problemi di logistica. Sarebbe interessante anche una
rapida visita all'unica grotta turistica dell'isola, gi riconosciuta nella lista catalogo dei geositi,
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ovvero la grotta di Akoh, presso il villaggio di Temilouw sulla costa ad est di Maschi (Mohd.
Shafeea Leman., Reedman and Chen 2008; p.85). Discorso a parte meritano le numerose
segnalazioni e riferimenti di grotte e siti rupestri di interesse archeologico presenti principalmente
nell'area ovest lungo la costa (Spriggs 1990; Kyle Latinis 2005). Attualmente abbiamo visitato
quelli presenti nelle grotte di Hatusua e Hatuhuran. Le grotte sviluppate nel calcare corallino,
anche se di dimensioni abbastanza modeste, si presentano interessanti anche dal punto di vista
biologico con presenza di una vasta fauna. Nulla sappiamo invece di quelle segnalata sulla penisola
di Hoamoal o all'interno. Relativamente alle isole vicine a Seram, sono segnalate due grotte
nell'isola di Manipa: Air biru cave e Kota cave Interessante a nord l'isola di Boano, chiaramente
formata di calcari corallini, con forme esterne evidenti, ma di cui non abbiamo riscontri diretti.
Stessa situazione per lisola di Saparua, dove oltre alle segnalazioni archeologiche e alla visita della
grotta pseudo turistica delle Sette principesse non abbiamo informazioni (Price 2011). Totalmente
inesplorato appaiono le zone carsiche della vicina isola di Buru. Qui dalla cartografia si identificano
almeno tre zone principali a diverse altezze, dalla costa alle sommit di quota 2700.
Dello stesso abbiamo una foto di cento anni fa oltre che ad una descrizione sempre ad opera del colonnello Sachse
(Sachse 1922), che parla del torrente, di portata ignota, che scompare in un pozzo alla base di una parete. Dalla foto non
si capisce la struttura, mentre non sono note ne dimensioni ne profondit del pozzo
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Relazione tecnica
Scelta e selezione dei materiali
Dal punto di vista tecnico, la spedizione Seram
2015, ha dovuto operare una scelta dei materiale
e soluzioni operative che tenessero conto, da un
lato del numero esiguo dei partecipanti, tre,
dall'altro delle peculiarit delle grotte che ci si
apprestava ad esplorare. Gi in fase di
organizzazione si optato per una spedizione
leggera, capace di movimento rapido ed
indipendente da portatori o altri aiuti esterni.
Questo ha necessariamente limitato il peso del
materiale a circa venti chilogrammi per persona,
a cui andava aggiunto il cibo ed altri materiali
minori da reperire in loco. L'obbiettivo tassativo
era cercare di restare abbondantemente sotto i
trenta chili a persona di materiale trasportato
durante gli spostamenti in foresta. Obbiettivo
pienamente raggiunto. Dal punto di vista
strettamente tecnico-speleologico, la selezione e
scelta dei materiali stata quindi fondamentale e
minuziosa. Per le corde si optato per tipologie
differenti da usare in situazioni a maggiore o
minore stress. Si optato per 200 metri di corda
statiche da 8.5mm con Titan System, ovvero
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lautonomia stata garantita da due celle fotovoltaiche da 6+6 watt complete di accumulatori da 20
Ah. Il sistema stato in grado di garantire la carica degli strumenti di misurazione, delle macchine
fotografiche, del tablet ed in parte la ricarica delle luci.
Armo & Progressione tra forre e acqua bianca
Il sistema sotterraneo del fiume Sapalewa, si
presentava gi prima delle sua esplorazione, come una
grotta potenzialmente abbastanza orizzontale. Con un
dislivello di poche decine di metri tra i due ingressi,
apparentemente non sembrerebbe presentare tratti
verticali che necessitano di armi e corde. In realt,
oltre alla presenza di diversi ingressi alti che portano il
dislivello totale del sistema intorno ai 200 metri,
proprio la galleria orizzontale percorsa dal fiume ad
aver bisogno della maggiore quantit di armi e corde.
Con una portata minima di circa 10 metri cubi al
secondo e degli impulsi di piena che raggiungono
probabilmente i 500-1000 metri cubi al secondo, la
galleria per quanto ampia, si presenta lungo tutto il
suo corso completamente occupata dal fiume. La
corrente rende nella quasi totalit della grotta difficile
se non impensabile una progressione libera e non
assicurata. I pochissimi banchi laterali, in
corrispondenza di alcune curve, si presentano
ovviamente alternati tra una riva e l'altra obbligando a
continui traversi del fiume. Anche i rari ballatoi
percorribili, si trovano spesso ad altezze differenti
lungo le complesse pareti della forra, obbligando ad
arrampicate, discese o traversi per poter essere
raggiunti. Proprio immaginando questi complessi
giochi di corda, avevamo pensato alla necessit di un
trapano per realizzare gli armi in sicurezza e tempi
utili. Una volta sul campo, la prospettiva mutata. Ai
giochi di corda non si infatti affiancata la necessit
del trapano, riuscendo al contrario ad utilizzare
principalmente armi naturali su concrezioni, roccia e
tronchi (!) tanto in esterno quanto in grotta, e
In basso la Diga del Castoro, punto di sosta al centro del
ricorrendo molto spesso all'uso dei nut per gli armi pi
fiume tra III e IV tirolese
complessi. La roccia sempre di ottima qualit e
resistenza si presentata quasi sempre abbastanza
lavorata e capace di offrire ottimo materiale d'armo.
Su oltre un chilometro di corde armate nel corso delle
esplorazioni, l'uso del trapano stato estremamente
ridotto, i fori realizzati sono stati infatti solo 25:
distribuiti tra una manciata di fix da 8mm e una di viti
multimonti da 6mm successivamente recuperate.
Tecnicamente la grotta del fiume Sapalewa, si
contraddistingue per l'enorme portata del fiume stesso,
che obbliga spesso a complesse manovre di corda e ad una discreta acquaticit. Quando la forma
della forra obbliga a percorrere il fondo occupato dal fiume si possono identificare
fondamentalmente due
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con tutte le complicazioni che implica il gestirlo in acqua. Una soluzione intermedia potrebbe essere
il recupero delle sole corde lasciando i punti d'attacco che rendono pi facile anche la successiva
identificazione al ritorno dei punti di traversata. Non da sottovalutare il disarmo di tirolesi
realizzate in risalita. In questo caso a seconda delle situazioni si dovr valutare se disarmare in
doppia, lasciando un ancoraggio oppure se ripercorrere il tratto con il capo di monte libero. La
differenza evidente sar sulla geometria della corda, che nel caso venga liberata, sar proiettata
molto rapidamente ad arco verso valle. Se questo vuol dire farsi una divertente scivolata tra le onde
o finire una rapida mortale, bisogna deciderlo caso per caso. L'ultima tecnica che abbiamo
sperimentato con soddisfazione risalendo controcorrente viene anch'essa in prestito dall'alpinismo,
ovvero una progressione di sicura in conserva nello stile usato per traversare i ghiacciai crepacciati.
Chiaramente si applica bene a cordate di due persone legate agli estremi di una corda da circa
cinquanta metri. In questo caso la corda di progressione e sicura non vincolata alla parete, ma al
contrario permette al primo di procedere senza materiale superando i punti difficili di corrente e
identificando il percorso migliore nel fiume fino ad una posizione pi o meno comoda,
principalmente una posizione a ridosso di rocce e quindi coperta dalla corrente, che gli permetta di
operare una sicura al secondo. La forza della corrente e il tipo di posizione raggiunta consiglier di
volta in volta se necessario creare un armo di sicura o se basta al contrario posizionarsi
incastrandosi tra le rocce per recuperare la corda al secondo. E' chiaramente una soluzione al limite,
ma si applica bene quando la pendenza della galleria diminuisce e con essa la spinta della corrente e
quando si devono percorrere tratti lunghi di situazioni miste. Sicuramente la cordata da due deve
essere estremamente sicura delle proprie capacit, in quanto in situazioni problematiche diventa
molto difficile operare un soccorso. Qualsiasi tecnica si adotti nel risalire controcorrente,
difficilmente si tratter semplicemente di nuotare, quanto piuttosto di integrare diverse tecniche e
soluzioni per guadagnare pi metri possibili con il minor sforzo. Sicuramente si dovr nuotare
lungo punti fuga che permettano di evitare il confronto diretto con la corrente, difficilmente si potr
infatti stringere troppo di bolina la propria navigazione. A questo confronto muscolare con la forza
dell'acqua va per abbinata una pi furba lettura del tratto di fiume in cui siamo immersi, che
difficilmente si presenter uniforme, offrendo sicuramente dei punti deboli su una o l'altra sponda.
In questo caso potrebbe essere meglio proprio navigare come si dice di bolina, bordeggiando da un
lato all'altro, sfruttando anche la corrente per traversare indietreggiando, ma per arrivare la da dove
poi potremo risalire con minore sforzo. Osservando il fondo, se l'acqua abbastanza trasparente, ci
accorgeremo di una geografia fatta di avvallamenti e colline, fondi sabbiosi o rocciosi che possono
essere sfruttati per guadagnare attrito o ridurre il rischio di essere trascinati indietro. Se la tecnica di
assicurazione ricorda l'arrampicata, non c' motivo per non usare le mani per risalire attraverso
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questo specchio vivo che ci corre attorno. Risalendo lungo la parete, ancora una volta senza pensare
all'uso delle gambe la situazione per quando ridicola e assurda ricorda molto l'arrampicata. Mentre
la corrente trasciner gambe e corpo orizzontali, con le mani risaliremo se la parete lo permette,
giocando una specie di arrampicata dove la gravit sembra giocare a rallentatore e dove le soste
saranno rappresentate da tutti i punti coperti di acque morte, dove la corrente diminuisce. Una
progressione strana, dove l'orizzontale diventa l'ostacolo da superare, ma sempre cercando la
complicit dell'attrito e in questo caso della verticalit di qualche capo che sposti la corrente lontano
da noi. In questo tipo di progressione come nell'arrampicata importante non avere zaini o altro
materiale che impicci e si proceder quindi il pi liberi possibili. Proprio pensando al trasporto dei
sacchi un tale sistema permette al primo di creare un punto di recupero sicuro e affrontare passaggi
anche semplici, ma che con il peso del sacco potrebbero risultare impossibili. Qualsiasi tecnica si
decida di affrontare, l'osservazione attenta del tratto di fiume che si vuole affrontare sicuramente
la cosa pi importante. Si deve imparare infatti a decifrare efficacemente tutti i segni che in quel
particolare tratto di fiume, con quella particolare portata d'acqua abbiamo davanti. Schiuma, rapide,
rocce affioranti, rocce sommerse evidenziate dalle gibbosit dell'acqua, zone di acque morte e
calme perch protette da un capo roccioso, punti di turbolenza creati da tronchi sommersi o da
passaggi subacquei del fiume lungo le pareti, marmitte capaci di creare rulli, banchi di sabbia o
fondali che risalgono creando isole camminabili nel mezzo della corrente, sono tutti segni ed
elementi da prendere in considerazione attentamente per progettare un percorso. Cose a parte sono
ovviamente le grandi cateratte, salti e cascate, ma nei grandi fiumi sotterranei non abbondano quasi
mai limitandosi spesso a pochi metri, quasi sempre aggirabili fino a zone di acque pi tranquille. E'
chiaro che ogni riflessione e descrizione su un luogo pu mutare completamente in funzione della
portata. Sempre in relazione alla portata difficile stimare quanto una determinata quantit d'acqua
ci potrebbe creare problemi seri. Giocando con portate comprese tra i cinque ed i venti metri cubi si
possono avere le situazioni pi varie. Oltre i venti anche senza averne esperienza diretta sono sicuro
che i problemi non manchino. Un semplice restringimento della galleria che da dieci quindici metri
di sezione passa a sette otto pu mutare completamente la situazione trasformando una simpatica
nuotata in un muro d'acqua che muggisce. Cosi come una impercettibile mutazione dell'inclinazione
da uno a due o tre gradi cambia completamente trasformando un placido tunnel dell'amore in un
orrido mare in tempesta. In ogni caso l'immagine dell'acqua bianca che schiuma, per quanto
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Chi attraversa al contrario assicurato in corda, ma non in rilascio controllato da monte, bens in
lasco a valle del punto di imbarco. Il meccanismo del ferry trail semplice. Sulla linea guida scorre
l'elemento galleggiante impugnato dal traversatore. Il canotto vincolato alla linea, l'uomo
assicurato ad una corda seria, ma la sicura posta a valle, in modo da non doverlo recuperare,
quanto guidare nuovamente verso riva, trainandolo come una barca a rimorchio e non contrastando
la corrente. In caso di caduta viene quindi ritirato a riva nuovamente in diagonale ma verso la base.
Al contrario se la linea tiene, il ferry verr spinto rapidamente sull'altra sponda grazie all'insieme
del galleggiamento e della spinta dell'acqua. In ogni caso va fatta una valutazione del
parallelogramma delle forze agenti sia in andata che in un eventuale ritorno. Questo sistema vuole
sfruttare proprio la spinta dell'acqua per evitare di sommare in verso contrario movimento e spinta
della corrente, una situazione che in effetti se non gestita bene pu portare ad essere spinti sotto
l'acqua. Tutto va quindi calcolato per evitare che la forza risultante dai due vettori, corrente e
recupero o risalita spingano sotto l'acqua come abbiamo potuto sperimentare. Ovviamente non
sempre possibile installare una linea in diagonale di attraversamento e sicura. Nel caso sperimentato
di sponde sempre verticali, il punto d'attraversamento era spesso necessariamente ortogonale alla
corrente. Inoltre il sistema prevede la creazione di una linea guida ancorata ad un rampino,
condizione non sempre facile sempre in ragione del tipo di sponda e della sua distanza. Dal punto di
vista del sistema di galleggiamento-guida, storicamente dopo i primi tentativi fatti con canotti i
francesi svilupparono una serie di prototipi che saranno poi il modello dell'idrospeed, ovvero delle
prue galleggianti sagomate in modo da poter alloggiare tanto le mani su maniglia quanto parte del
capo. La scafo costruito e riempito di materiali con forte spinta positiva (polistirolo schiume
poliuretaniche ecc.) ha quindi la funzione di spinta in alto della testa e protezione. Un simile oggetto
se da un lato ha indubbi vantaggi in situazione complesse, dall'altro si presenta sicuramente
ingombrante e impegnativo nel trasporto. Una possibile variante pu essere l'uso di una camera
d'aria oppure di una pi piccola tavoletta galleggiante opportunamente modificata e resa pi
galleggiante mediante schiume poliuretaniche. Il pericolo di opporsi alla corrente e della
conseguente spinta risultante che porta verso il fondo, nella nostra esperienza pu comunque essere
efficacemente contrastata tanto da un corretto movimento nell'acqua, quanto dall'uso del giubbetto
di galleggiamento che permette di restare sufficientemente sopra le onde. Anche in questo caso
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tipologie differenti di giubbetti con spinte positive differenti possono permettere condizioni di
sicurezza efficaci. Personalmente prima di partire abbiamo provato in Italia alcune di queste
tecniche, senza per ottenere un rapporto soddisfacente tra peso, impegno e risultati. Per ora non
abbiamo quindi un riscontro diretto sul campo, ne in questa esplorazione ne abbiamo sentito
seriamente la mancanza. I fiumi sotterranei da esplorare nel mondo sono per ancora tanti, ed i pi
grandi ancora aspettano, quindi non per niente escluso che nel momento in cui qualcuno si trover
ad affrontarli, si debbano pensare ed inventare nuove e fantasiose tecniche. Un discorso a parte
chiaramente quello relativo alla prevenzione o gestione del rischio di piene. Qui le situazioni
possono essere molteplici e le decisioni da prendere sempre complesse e da valutare di volta in
volta coscienti dei rischi. Fiumi sotterranei di questa portata, oltre a svilupparsi nella quasi totalit
in aree tropicali con intense precipitazioni, si trovano spesso ad avere anche vasti bacini idrografici,
tanto carsici quanto impermeabili, che spesso si allontanano molto dal punto di esplorazione.
Questo rende difficile valutare le condizioni meteorologiche che a distanza magari di dieci o venti
chilometri o ad altitudini differenti possono variare enormemente. A prescindere dalla stagione
prescelta e dalla sua stabilit, sempre molto effimera nelle aree equatoriali in generale, e comunque
da studiare con molta attenzione, mutamenti di quota possono instaurare microclimi di tipo pluviale
in grado di riversare quantit mostruose di acqua concentrata anche su tempi minimi. Vere e proprie
onde di piena che in un tempo difficile da stimare si riverseranno nella grotta. In questo senso sono
molti gli aneddoti in ambito internazionale e molte le esplorazioni interrotte proprio per la difficolt
a garantirsi un efficace sistema di osservazione allerta e sicurezza. Proprio la conformazione di
molte strutture che si presentano per lunghi tratti come veri e propri tubi, rende nonostante le
dimensioni, in molti casi difficile trovare anche punti sicuri dove attendere e mettersi in sicurezza.
Sempre in questa prospettiva anche la tipologia delle tirolesi dovr tenere in considerazione i tempi
della punte esplorative e quanti giorni queste si protrarranno. Se punte rapide si possono permettere
tirolesi e traversi acquatici, tempi pi lunghi obbligano necessariamente a pensare le corde ben fuori
dall'acqua, tanto per evitare le oscillazioni del materiale, capaci di distruggere tanto le corde quanto
i materiali metallici, ma anche in ragione dei tronchi che eventuali piene possano trascinarsi dentro
e capaci chiaramente di strappare qualsiasi corda incontrino. Quanto fuori e quanto alte tutto un
altro discorso.
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Corde:
150 metri 8,5 Courant
50 metri 8,5 Courant
30 metri 8 statica Beal
30 metri dinamica Beal 7.8
25 metri kevlar 6
30 metri dynema 5
15 metri statica 8
50 metri cordino 2mm
fettucce e cordini:
2 dynema lunghe
1 dynema corta
3 cordini kevlar
2 fettucce nilon lunghe
1 fettuccia tubolare lunga
1 cordino dinamico 7mm
materiale personale e da progressione:
2 luci Kikkolamp con 4 batterie da due celle 1 batteria 4 celle
1 luce Myo xp
3 luci Tikka piccole
3 attrezzature personali da progressione complete pi casco
2 mute 3mm complete
1 giubbotto di salvataggio
Materiale d'armo:
1 proteggicorda lungo Beal
1 rinvio lungo con due moschettoni a ghiera
1 serie completa di nuts (12 pezzi) con moschettone a ghiera di trasporto
1 ancoretta sky hook
1 staffa da risalita
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1 martello
1 piantaspit
1 trapano Uneo con 3 batterie ioni di litio da 5ah
2 serie di punte 6mm 8mm
25 viti multimonti da 6mm corte e lunghe
25 fix corti 8mm
20 fix lunghi 8mm
10 spit roc 8mm
1 carrucola normale
1 carrucola bloccante
2 bloccanti duck
1 bloccante t.block
5 moschettoni wild spirit petzl light
10 moschettoni ovali ghiera in lega
2 maillon ovali in lega
10 maillon piccoli Camp
10 maillon minuscoli Camp
5 moschettoni piccoli a ghiera
30 placchette Petzl lega
1 discensore a 8
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Le riflessioni sono riferite ad una prossima spedizione in zona che debba affrontare condizioni simili.
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Le corde in pezzatura e dimensioni sono risultate adeguate, salvo avere maggiore quantit di
cordini piccoli da usare nei traversi in acqua per non sprecare le corde utili. Quindi cordini
dinamici del 6mm o dinema del 5 o kevlar del 6 che rappresentano un ottimo rapporto peso
utilit in ambienti di questo genere. La corda da 8,5 perfetta come corda da progressione.
Materiali da aggiungere
Corde da 8.5 in quantit sufficiente, nel caso del tentativo di Hatu Saka almeno 600 metri.
Cordelette galleggianti da usare sia nei traversi che nell'allestimento delle tirolese, diametro
4mm lunghezza almeno 100 metri.
Bobina di kevlar da 6mm, almeno una da 100 metri.
Rampino da tirolese, semplice a tre punte in stile skyhoook, da lancio a mano. Attrezzo da
autocostruire.
Tavoletta da galleggiamento riempita di schiuma poliuretanica espansa, da modificare in
stile Hydrospeed. Attrezzo da autocostruire con punti ancoraggio-assicurazione e maniglie
da impugnatura. Da utilizzare come propulsore galleggiante nelle eventuali manovre di
ferry-trail.
Per l'esplorazione di Hatu Saka, da mettere in conto un sistema che possa efficacemente
proteggere dalla eccessiva nebulizzazione che si concentra lungo il pozzo. Oltre ad un
artigianale respirazione attraverso tessuto e maglia, da prendere in considerazione l'uso di
maschere o spayhood, ovvero cappucci antinebulizzazione usati in ambito nautico per
evitare le sindromi da affogamento per inalazione di micro-gocce.
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Mercoled 5
Sosta a Giakarta per incontrare Yunus, tutto procede secondo i
piani. Abbiamo le nostre lettere di referenza da parte del
Ministero dell'Energia e delle risorse minerarie.
6 giovedi
Dopo la giornata di sosta a Giakarta dove ci siamo fatti diversi nuovi amici, abbiamo rapidamente
ripreso la via verso est arrivando ben cotti nell'alba di Ambon. Il cielo ci accoglie nuvoloso e
piovoso, la citt in compenso sempre simpatica. Ritroviamo il vecchio Hotel Beta, con le sue
camere all'ultimo piano, scomodo ma in compenso economico e vicino al centro. Ci dirigiamo
rapidamente alla polizia, appena dopo la cattedrale, dopo riusciamo a fare i nostri ambiti Surat
Jalan. Fototessera, qualche migliaio di rupie, una lettura alla nostra lettera di presentazione e
facciamo una lista di paesi dove intendiamo recarci. La burocrazia indonesiana per sempre in
agguato, e sebbene la lettera l'abbiamo praticamente scritta noi, per loro quasi una sorta di
contratto di lavoro, da rispettare, e cosi desistiamo nel far inserire altre destinazioni non previste.
Questa volta voglio proprio vederla la biblioteca del vescovo, e faccio bene. Accolti dal simpatico
padre Teo, dagli uffici pieni di grafici di battesimi e cresime ci dirigiamo nei locali della biblioteca.
Anche qui la nostra lettera, santo Yunus, ci rende facile spiegare cosa cerchiamo e cosi una brava
bibliotecaria ci porta almeno quattro libri su west seram. Nell'ombra del Nunusaka, un Roy Ellen, e
poi due vecchi volumi esplorativi che attirano la mia attenzione. Scopriamo cosi la gloriosa
spedizione Sachse nell'isola di Seram pubblicata nel 1922 con in copertina un bel fiume sotterraneo,
un apposito paragrafo su fiumi che scompaiono e tante belle foto del Sapalewa e dei suoi fratelli.
Ecco spiegata la conoscenza antica, e le voci contemporanee. Ora siamo entrati anche noi in questa
storia. In teoria ad Ambon dovremmo incontrare Amor, l'amico di Yek, compriamo anche una
scheda telefonica indonesiana e proviamo a contattarlo. Ci risponde un paio di volte e poi scompare
nel nulla e non riusciamo pi a trovarlo. Finisce cosi la nostra speranza di una spedizione
internazionale. Giro in citt, dove inutilmente cerchiamo di recuperare una birra. Posto sbagliato per
farsi una bevuta.
7 venerd
Dopo un rapido ragionamento decidiamo di fare la spesa a Piru cosi dopo aver lasciato altro
materiale in albergo, decidiamo di partire all'indomani sul presto. Tanto ormai non si dorme pi.
Bemo, autobus traghetto e ancora autobus, saltiamo Piru e con lei anche la spesa e per le tre del
pomeriggio siamo catapultati sulla costa nord a Taniwell. Il tempo sembra buono, il fiume basso e
la polizia dopo un inizio sospettoso ci concede fiducia. Per l'albergo troviamo alloggio in ottime
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stanze accanto al negozio dove avevamo fatto spesa nel 2012; troviamo cosi anche il tempo per un
bagno al mare al tramonto.
Sabato 8
La giornata inizia presto con le ultime spese, poi un ottimo passaggio su un camion in direzione
Buria, forse quotidiano, ci porta intorno alle undici allimbocco del nostro sentiero. Della diga per
ora nessuna traccia. Sonny sta bene ma non riusciamo ad incontrarlo, peccato. Anche il re di
Taniwell lo saltiamo, si vede che manca una componente locale al nostro gruppo. Purtroppo con
tutta la buona volont la nostra scarsa conoscenza della lingua non ci aiuta a tessere relazioni.
All'una siamo dove dovrebbe partire il sentiero, che infatti parte con tanto di cippo di cemento...
segni della fine? Il cartello dei lavori per scomparso. Per tutti siamo quelli che vanno a fare foto
a Gua Sapalewa. Ho l'impressione che rispetto all'altra volta il discorso grotte sia pi diffuso. Che
sia stata la nostra presenza, i giapponesi due anni fa, altri curiosi, chiss, che davvero la grotta non
si stia trasformando in una attrattiva. Questa volta la strada per scendere al fiume quasi un sentiero
normale. Si segue bene e ci porta comodamente sulla sponda. Meno comodi sono i nostri bagagli,
carichi nonostante un altro deposito di materiale lasciato a Taniwell. Portatori nessuno quindi tra
cibo e resto siamo muli. Seguiamo il fiume per un chilometro di divertente bagno e attraversamenti,
la corrente tira ma niente a che vedere con l'altra volta. Alla fine dietro l'ultima curva ecco il fiume
che scompare nella montagna. gi pomeriggio inoltrato ed ora di montare il campo, in teoria
presso la grotta di Batu Sori per sfruttare l'acqua delle vaschette interne. Prima per tocca trovarla.
Mentre la prima parte del sentiero bello, ad un certo punto smarriamo la traccia, a nulla valgono i
numerosi alberi segnavia con tacche e incisioni. I punti gps ci parlano di duecento metri, peccato
che nel mezzo ci sia una dolina grande come una valle, profonda come un pozzo e infestata di
foresta. Lasciati zaini Lisa e Fabio, con Pacu passiamo due ore a giocare con la foresta per
attraversare un postaccio dove l'altra volta avevo proprio giurato di non voler andare. Non tutto
negativo, scopriamo infatti sul fondo della dolina un pozzo e una grande parete su cui si aprono due
enormi portali, mai neanche immaginati. Il tempo poco e quindi risaliamo a Batu Sori che per ci
fa lo scherzo di essere asciutta. Niente acqua in casa. Il tempo bello che stiamo gustando ci ha tolto
l'acqua comoda. Da oggi la nostra acqua da bere sar il Sapalewa. Per radio comunichiamo agli altri
di cominciare pure a montare il campo.
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9 domenica
La giornata comincia lenta e tranquilla ci sta anche visto il lunghissimo spostamento, se non fosse
per l'imprevisto in agguato. Gi mi preparo zaino e materiale, quando Lisa ci presenta il pi
inaspettato dei problemi. Con il suo telefono in mano legge un messaggio che ha ricevuto dalla
famiglia circa un grave incidente e la necessit di rientrare al pi presto. Il caff mi resta di traverso.
Non sappiamo bene cosa pensare. In meno di mezzora la cosa prende per forma, come sia se vuole
tornare indietro prima lo fa e meglio . Cosi cambio di zaino e di programma, e visto che di tornare
da sola in foresta non se ne parla con Fabio riparto per accompagnare entrambe sulla strada. Noi
cresciamo in peso e diminuiamo in numero. Spedizione da tre. Fabio passer la notte a Taniwell per
mettere Lisa sull'autobus, mentre io raggiungo Pacu nel primo pomeriggio.
10 lunedi
Prima giornata di esplorazioni, ci buttiamo sulla grotta del pipistrello giallo. Scoprendo subito
l'uscita della gran galleria che rappresenta probabilmente il vecchio corso del fiume. Su un ballatoio
Pacu individua un galleria in discesa che ci porta su meandri ventosi fino al fiume attivo sulla riva
destra dell'ingresso. Da qui scendiamo verso il fiume e attrezziamo un traverso di sessanta metri
fino ad un terrazzo da cui calarsi nell'acqua. Una serie di gallerie laterali ci portano ad altri ingressi
bassi e laterali sul fiume. Nella galleria fossile alta individuiamo anche un pozzo alto che aumenta il
dislivello di circa venti metri.
11 martedi
Torniamo al traverso che sostituiamo con kevlar e dynema. Fabio fa una serie di riprese. Scendiamo
sul fiume e iniziamo a tentare l'acqua con il sistema dell'uomo in rilascio controllato con carrucola.
Faccio io il primo traverso nell'acqua. La corrente si gestisce e arrivo rapidamente su una grande
spiaggia. Gli altri seguono sul traverso. Dalla spiaggia Pacu parte per il secondo traverso tirolese di
circa 60 metri fino ad una rapida di tronchi e roccia. La prima cateratta. Fabio decide di fermarsi
sulla spiaggia e fa contatto radio. Io seguo Pacu e arriviamo sulla sponda destra, da dove si risale
per almeno un centinaio di metri la riva, poi uno slargo a destra porta in una enorme sala in salita
che rimonta per cinquanta metri fino ad arrivare su un ballatoio in corrispondenza di una brusca
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curva a gomito del fiume. Da qui riprendiamo a scendere verso l'acqua attrezzando una calata di
circa venti metri che atterra sull'acqua. Da questo punto una nuova tirolese fatta sempre da Pacu ci
porta prima sulla Diga dei castori, grande intrigo di enormi tronchi incastrati di traverso nel fiume
che creano rapide e gorghi, e quindi continuando di nuovo sulla sponda destra in un tratto di galleria
abbastanza stretta con forte corrente. Tirolese del granchio. Nella curva si vedono gli imbocchi di
due vecchi bypass del fiume o arrivi. I tronchi alti oltre trenta metri sopra l'acqua testimoniano
piene spaventose. Dalla galleria del pesce gatto contempliamo la fine delle corde e non possiamo
che tornare indietro rilevando e disarmando fino al traverso. Sulla via del disarmo purtroppo
perdiamo una corda delle buone, una ottanta da 8,5. mentre la trasporto agganciata alla seconda
tirolese la corrente riesce ad aprire il moschettone e se la porta via senza speranza di recupero.
12 mercoledi
Giornata di riposo e bucato al fiume. Mentre facciamo il bagno arriva una coppia di cacciatori di
Buria armati di fucili. Nel pomeriggio prendiamo le posizioni dei diversi ingressi e facciamo un giro
a Batu Sori per foto e riprese. Controlliamo anche la grotta di Cepe Cepe che chiude, e perlustriamo
sul filo della parete tra Cepe e Batusori. Ormai a sera tracciamo la pista da Cepe per la grotta dello
Pterodattilo, che si rivela essere proprio sotto il campo.
13 giovedi
Torniamo al Sapalewa per finire il rilievo ed il disarmo. Fotografie e riprese. Identificato il ballatoio
sulla sponda sinistra da dove Sachs ha fatto le foto interne nel 1915. Nel tratto discendente che
collega la grotta del pipistrello al Sapalewa scopriamo ed esploriamo un ramo che porta ad un
nuovo ingresso fossile. Lo sviluppo totale di circa 1200 metri. Il dislivello circa 140. A Sera si
festeggiano questi primi risultati con riso e spaghetti di riso e per dolce ciambelle calde per tutti!
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14 venerdi
Partiamo per esplorare la megadolina dello Pterodattilo passando questa volta direttamente dal
campo che dista solo cento metri, ed identificando proprio una vecchia via di discesa. Sul fondo si
aprono i due ingressi sovrapposti, di dimensioni ciclopiche. Dal basso esce una corrente d'aria
furiosa, ed entrando in breve ci affacciamo sul fiume che viene intercettato trasversalmente dalla
galleria. Prima di scendere decidiamo di tentare l'ingresso fossile che raggiungo con un traverso su
parete esterna. Purtroppo dopo poco si affaccia ancora pi in alto sul fiume. Con il telemetro
prendiamo volte di oltre cento metri. Torniamo quindi al fossile e scendiamo con calata fino
all'acqua. Siamo chiaramente a valle della galleria del pesce gatto poche decine di metri di
separano dal punto raggiunto da monte. A monte riusciamo a prendere tiri di oltre settanta metri di
telemetro, forse il punto dove ci siamo fermati proprio dietro la curva. In avanti invece la galleria
prosegue allargandosi. Ci fermiamo. Praticamente la grande dolina dello pterodattilo un salone
collassato o enorme sinkhole di circa 350 metri di diametro e oltre cento di profondit, attraverso
cui in passato passava il fiume, come testimoniano le tracce d erosione inversa sulle pareti, i
pinnacoli residui e le enormi concrezioni piegate a vento. In alto, sopra la strada olandese, anche
Cepe Cepe e Batusori rappresentano tracce di antichi livelli fossili ormai scollegati dal sistema i cui
imbocchi sulla parete sud testimoniano il punto di passaggio del fiume. Praticamente il Sapalewa ci
passa sotto il campo, a neanche troppa distanza considerata la quota e l'ampiezza delle gallerie.
15 sabato
Da questa mattina si sentono rumori lontani di motosega. Ogni tanto anche qualche schianto;
qualcuno sta tagliando alberi in direzione della strada. Oggi ci giochiamo tutti i materiali. Con
giubbotto e mute partiamo dal bordo. Attrezzo un primo traverso di circa cinquanta metri
procedendo lungo parete e armando in naturale. In alcuni tratti la corrente forte. Cominciamo a
capire come sfruttare pareti, curve, banchi di sabbia e morte del fiume per procedere con maggiore
comodit e sicurezza. La corrente comincia a fare meno paura o forse anche meno violenta
scendendo. La pendenza si potrebbe aggirare tra uno e due gradi ma difficile prendere una misura
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certa in acqua. Pacu prosegue il traverso per altri trenta metri fino ad una grande cascata. La
seconda cataratta. Ormai ci restano solo i trenta metri di kevlar ed i trenta di dynema. Avanziamo
sui banchi laterali per alcune centinaia di metri, fino ad arrivare in corrispondenza di un enorme
salone alto sul lato destro. Pacu risale in libera un lungo camino e attrezza il kevlar, risaliamo quindi
su una enorme colata che scende dall'alto, il telemetro misura oltre cento metri. Proseguo in salita
su frana, recuperiamo il kevlar e attrezzo una salita. Raggiungiamo cosi la sommit del salone dei
tre allegri casuari. Il salone prosegue in alto, noi facciamo un ometto di pietra e ci fermiamo.
Iniziamo il rilievo e disarmiamo scendendo in doppia fino al Pacu step. Qui sfruttando i banchi alti
continuiamo verso valle saltando quasi duecento metri di fiume. Attrezziamo quindi una calata con
il solito kevlar e raggiungiamo l'acqua. Qui la corrente sebbene forte gestibile. Cominciamo a
sfruttare i banchi per traversare il fiume e con dynema Pacu attrezza l'ultima tirolese fino alla
spiaggia del Break Point. La galleria prosegue dritta, in alto un tronco sospeso a quasi quaranta
metri. Per come siamo abituati ora senza corde il fiume fa ancora paura, non ce la sentiamo
minimamente di proseguire in discesa con il rischio di non riuscire a risalire. Iniziamo il rilievo e
disarmiamo. Uscendo Fabio pi volte finisce sotto l'acqua mentre risale i traversi, in particolare al
Capo del naufragio. Qui la corrente particolarmente violenta ci allaga i sacchi stagni con gli
strumenti e le radio. La bussola perde la lente di lettura. Il Sapalewa continua ad esigere pegno e si
difende bene. Il cibo comincia a scarseggiare. Zuppe e biscotti cominciano a finire. Dobbiamo
decidere quanto restare ancora prima di fare ritorno a Taniwel per le provviste e come organizzare le
prossime punte. Considerato che per ora lobbiettivo principale resta il Sapalewa, si decide che
conviene tornare sulla costa tra un paio di giorni per organizzare un campo sullaltro lato della
montagna. La risorgenza da qui dista pochi chilometri in linea daria, ma tra i bagagli pesanti ed il
cibo scarso conviene pensare prima ad ritorno sulla costa.
16 domenica
Il tempo continua ad essere incredibilmente bello e sereno. Non fa neanche troppo caldo. Giornata
di prospezione, decidiamo di raggiungere la zona di lapiez scoperto a cavallo del Toi Siwa, dista
circa un chilometro, ma impieghiamo diverse ore per arrivarci. Sulla sommit, esposte al sole, molte
piante mostrano i segni di una lunga stagione secca. Per esplorare non potevamo chiedere di meglio.
Sopra Batusori scopriamo prima una grottina di cinquanta metri e appena sopra un enorme portale
in stile Sapalewa. Ormai chiaro che si tratta di un ulteriore livello fossile. Una forte corrente d'aria
ci fa sognare ancora una volta il fiume e vista la quota di oltre 520, grandi profondit. La mancanza
di attrezzature ci impedisce di scendere sul fondo della grande galleria cinquanta sessanta metri pi
in basso dell'ingresso. Raggiungiamo la sommit del cono. Il lapiez in stile lame e pinnacoli
abbastanza ostile. Raggiungiamo il punto previsto in una desolata distesa di rocce nere riarse e
franose. Dall'alto si vede la valle di uscita del fiume. Sulla destra verso il Towile quella che sulle
foto sembrava una valle si rivela essere una serie di sprofondi verticali. Una struttura simile ad una
faglia, profonda ma sinuosa borda il cono. Ci fa pensare quasi ad una forra, che si tratti di una
ennesima antica traccia del corso del Sapalewa? Oppure una valle sospesa che termina su pozzo?
Discenderlo ora non possibile ma ormai abbastanza certo che almeno altri quattro punti
abbastanza vicini nascondono grandi ingressi. Come hanno dimostrato gli ultimi due portali, anche
ingressi alti oltre cinquanta metri sono praticamente invisibili sia in carta che in foto aeree e anche
sul terreno finch non ci arrivi davanti. La foresta copre e nasconde tutto benissimo. La discesa ci
impegna per l'intero pomeriggio obbligandoci a diverse doppie per risolvere le numerose pareti che
praticamente circondano il cono. Sulla via del ritorno ci ritroviamo davanti ad un altro ingresso di
dimensioni imponenti molto simile a quello della mattina, ma non lo stesso. Accanto un altro pi
piccolo con luce in fondo. Esploriamo sia il primo che il secondo. Il secondo sbuca sull'altro lato di
una costola rocciosa, mentre il primo si collega alla grotta della mattina per poi sbucare in parete
probabilmente sopra Batusori. In tutto fanno altri quattro cinquecento metri di grotta. Purtroppo
l'aria non sembra essere quella del fiume e cosi forse per ora sfumano i sogni di un collegamento
che dia nuova profondit al sistema.
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17 lunedi
Giornata di ritorno a Taniwell. Smontiamo tutto e ci apprestiamo a tornare sulla strada. Appena
arriviamo sul fiume scopriamo lorigine dei rumori dei giorni scorsi. E arrivata una squadra di
topografi indonesiani, con teodolite e stadia stanno prendendo misure di dettaglio del fondo della
valle. I progetti della diga sembrano purtroppo andare avanti. Hanno costruito un campo appena
sopra il fiume. Li salutiamo cordialmente anche se tra silenzio e pensieri siamo tristi per il destino
che sembra attendere il Sapalewa. Aspettando il camion delle tre andiamo a fare un salto a Buria.
Posto simpatico con i soliti negozi in stile Taniwell solo tutto molto pi caro, solo la benzina costa
14 mila invece che 10. Torniamo a sera nel nostro albergo senza problemi.
18 martedi
Giornata di sistemazione. Ritroviamo Sonny e organizziamo per il giorno seguente una quattro
giorni all'uscita di valle. Per non perdere labitudine ci facciamo una bella camminata lungo la
spiaggia da Taniwel fino alla foce del Sapalewa. Il tempo continua ad essere bello e stabile.
Purtroppo il problema dei rifiuti sulla costa attorno al paese di Taniwel e non solo comincia ad
essere abbastanza grave.
19 mercoledi
Partiamo in macchina fino al ponte. Il fiume basso anche qui. Dalle stime che abbiamo fatto i
giorni scorsi ci saranno circa dieci metri cubi al secondo. L'acqua bella e trasparente invita al
bagno e noi ci riproviamo da valle. L'acqua di meno ma il sentiero non cambia. Praticamente
facciamo la stessa strada con le sue belle salite. Questa volta prendiamo la traccia e impariamo la
strada. Al ritorno torneremo da soli. Lungo la strada una squadra di boscaioli sta tagliando tavole da
spedire a valle via fiume. A pomeriggio arriviamo davanti all'uscita. Immagine gi nella memoria
ma sempre impressionante anche se questa volta ci sono parecchie spiagge dove camminare e tutto
molto meno tetro. La galleria ha i toni verdi della foresta che entrano come una scheggia di
smeraldo sotto la montagna. Allestiamo il campo vicino al piccolo torrente, a pochi minuti
dall'ingresso fossile. Accanto a noi un gruppo di cacciatori di Riring e Buria bivaccano con lance e
fucili. Sono a caccia di cervi e stanno mettendo le trappole lungo le piste.
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20 giovedi
Oggi proviamo a risalire la corrente. Novelli salmoni del Sapalewa arriviamo rapidamente alla
cascata mangiaspeleo. Il Kraken il mostro di rabbia e schiuma che ci aveva terrorizzato tre anni fa.
Una cosa urlante che sbavava schizzi a cento metri. Oggi di buon umore, urla ma con dolcezza e
l'idea di traversare il fiume non appare come un suicidio, ma quasi come un bel bagno. Allestiamo
la prima tirolese in quella stessa marmitta in cui sono in posa da tre anni in quella maledetta foto
che mi ha stregato. ora di rompere l'incantesimo e rimettere in moto le lancette. Un fix basta per
non perdere la corda, una muta e un giubbotto basta per non perdere uno speleo. E cosi alla faccia di
balestre arpioni e altre diavolerie, in men che non si dica da una riva mi ritrovo sull'altra sponda. La
corda tesa la via aperta. Risaliamo facilmente la cascata sul fianco sinistro e ci ritroviamo alti,
sette otto metri forse dieci sopra il traverso. Qui il fiume precipita per quanto in magra rombando
dal lago sospeso. Tronchi enormi si accalcano e incastrano come ponti. E noi li usiamo camminando
tra scivoli in tek e passerelle in mogano sopra un acqua che ancora riflette la luce del sole anche se
siamo ad oltre duecento metri dall'ingresso. Cominciamo a camminare giriamo l'angolo e la grotta
ci presenta le sue enormi gallerie. In questi giorni abbiamo pensato a che tecnica usare in risalita. In
fondo alla peggio ci sputer fuori. Cosi intanto cominciamo a camminare, nuotare, arrampicare
controcorrente, lungo parete. A tratti si cammina a tratti ti ritrovi orizzontale nell'acqua quasi
arrampicando a rallentatore, alla ricerca di appigli per doppiare l'ennesimo capo in cerca di acque
calme. Cominciamo a conoscere il fiume, ormai i segnali sono essenziali, calma, acque morte,
corrente, banchi... la luce pompata al massimo fa la differenza. Vedere avanti venti trenta metri,
vedere il fondo sotto l'acqua ci permette d immaginare la forza della corrente. Cominciamo cosi a
spostarci da un lato all'altro del fiume cercando e immaginando i suoi punti deboli. Sono avanti
armo e fisso la corda sui tronchi, agli speroni, do il libera e Pacu risale con il sacco. Camminiamo
cosi mezzo chilometro, fino alla spiaggia. Miami beach o Gambero Point ci accoglie. Sosta e
frontiera il Sapalewa ormai un lungomare dove gustare le gallette dell'esploratore e lasciare un bel
deposito di materiale. E sulla spiaggia prende corpo una nuova tecnica di risalita delle gallerie
allagate. La tecnica della squadra salmoni. Risalita in doppia con una sola corda di sicura.
Allestiamo l'ultimo traverso e poi decidiamo che ora di legarsi in conserva. Un mare in tempesta
come un ghiacciaio liquido. Il primo al secondo, ad elastico, ogni marmitta e ogni morta diventa un
terrazzo di sosta e sicura. La corrente del tempo come la gravit, ogni turbolenza diventa riparo per
eluderla, dimensione orizzontale e oasi in un deserto verticale. Luogo senza tempo nel mezzo del
fluire della corrente. Cosi risaliamo un chilometro, fuori dal tempo e dalla corrente, gabbando
entrambe per la sola gloria dello spazio che si espande attorno a noi. Fino alla sorgente del tempo,
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alla testata della galleria dei salmoni, la dove un grande tronco ci ricorda che tempo e spazio
viaggiano insieme e che il nostro trucco non pu durare per sempre. Li incontriamo il passato
prossimo il nostro vecchio e nuovo Break Point, li finisce il nostro viaggio controcorrente attraverso
il cielo di pietra della montagna. Li il grande fiume ridendo ci conferma che siamo passati, abbiamo
traversato la montagna e che ora di dare il giusto verso allo scorrere della corrente. Una nuova
tecnica di grotta vuole una nuova tecnica di rilievo e cosi visto l'ambiente acquatico rileviamo ad
elastico con tratte di cinquanta metri. La corrente ci rapisce, il soffitto scorre sopra le nostre teste
mentre lo illuminiamo. Onirico.
21 venerdi
Giro fotografico e fine rilievo. Il tempo a tratti si fa nuvoloso e prova anche a piovere.
22 sabato
Giornata di viaggio per il ritorno a Taniwell. Il viaggio d ritorno procede comodo e tranquillo, con il
sentiero quasi sempre ben visibile e comunque tracciato in gps.
23 domenica
Giornata di riposo a Taniwell, mettiamo in scena una proiezione nel mega schermo di casa tra
fotografie e riprese, ottenendo anche un discreto successo. La grotta all'interno non conosciuta, si
conferma che all'interno non si entra neanche con l'acqua bassa di settembre al massimo
all'ingresso. La notizia del nostro attraversamento fa il giro del paese. Attorno sulle montagne il
tempo sta cambiando. Le nebbie e le nuvole avvolgono il Toi Siwa ed i suoi fratelli. Il clima
decisamente pi tetro. Con un tempo del genere non so come sarebbero potute andare le nostre
nuotate nel Sapalewa.
24 lunedi
Organizziamo un giro in barca verso la costa ad occidente di Taniwell. Il costo non per niente
economico ma un bel giro. In tutti i casi di grotte da quelle parti non se ne vedono. Tutta costa
abbastanza bassa sia nel calcare massiccio che in quello corallino, solco di battuta delle onde spesso
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concrezionato tipo sottoroccia ma privo di ogni prosecuzione. Ci fermiamo in una spiaggia da dove
si vede un ingresso promettente ma si rivela un nicchione di pochi metri. La spiaggia dove si vedeva
una uscita d'acqua la foce dell'Way Lamasi, un bel torrente cristallino che riversa in mare forse
300/400 litri al secondo scorrendo tra banchi di calcare corallino, ma non sembra generare grotte.
Dalle carte geologiche antiche il torrente sembra attraversare il massiccio calcareo. Due pescatori
sulla spiaggia ci accompagnano ad alcuni ripari sotto roccia e nella zona non conoscono altro. Ci
segnalano due grotte. Proseguiamo verso ovest fino alla laguna anche qui i pescatori locali non
conoscono grotte ne a mare ne all'interno. Doppiamo l'ultimo capo prima di Kawa, ma le scogliere
si presentano sempre basse con frequenti fratture tettoniche di piccole dimensioni e danno adito solo
a piccolo grotte marine generate dal moto ondoso. Tutte simili si presentano come piccoli meandri
frattura di larghezza di circa un metro e poco sviluppo. Ci dirigiamo verso il punto segnato come
possibile ingresso a pozzo, ma scopriamo essere solo un lago temporaneo originatosi sul fondo di
una dolina. Il massiccio calcareo a circa 150 metri di quota si presenta compatto e privo di
particolari forme carsiche, solo qualche sporadica frattura mostra il calcare corallino. Mentre i
solchi di battuta del livello marino si susseguono verticalmente ogni ventri trenta metri,
testimoniando l'emersione del banco ed il mutamento del livello marino.
25 martedi
Organizziamo per una puntata di un giorno sull'Hanoea. Abbiamo preso contatti tramite la famiglia
dell'albergo e oltre ad arrangiare un trasporto ed un ritorno per Latuhelo, caro, ci troveranno una
guida per il primo traforo. Non dovrebbe essercene bisogno ma prendere contatti per il futuro cosa
buona. Arriviamo in paese e siamo presentati ad un notabile locale, forse ex militare, forse il re
locale non chiaro ma il personaggio simpatico e affabile. Si dimostra interessato alle carte e
decido di lasciargli un paio di copie con anche i miei riferimenti, ci presentiamo tramite le referenze
di Yunus e la cosa permette di spiegare bene la nostra attivit e presenza. Ci presenta una guida
Kachy, sullo stile Sonny, simpatico e silenzioso, che rapidamente ci porta all'ingresso dell'Haneao.
Il sentiero ben tracciato e comodo, la valle completamente piatta molto lavorata con piantagioni
di cacao garofani e palmerie. Il fiume ha comunque una discreta portata, difficile da stimare forse
un paio di cubi al secondo. Poco prima dell'ingresso il fiume si divide con una valle secca che
s'innesta sulla sinistra. L'acqua fuoriesce tutta da un ingresso di dimensioni abbastanza modeste,
sette per cinque sei, che immette in una sala con lago sifonante. Un paio di bypass permettono di
passare su altri laghi e laghetti ma tutti chiusi. L'acqua sembra uscire da una condotta profonda,
mentre la roccia erosa e tagliente all'inverosimile appare fratturata e tritata dalle piene. Rileviamo e
fotografiamo i laghi, quindi Kachy ci porta su quella che lui chiama la seconda grotta, lungo la valle
secca, che si rivela essere una lunga forra che risale ripidamente verso la montagna. L'acqua esce a
quota 60 circa, mentre la forra sale a salti e pozzi rapidamente di oltre cento metri portandoci a
quota 180 circa. In fondo si intravede una grande frattura. Kachy non c mai stato e visto che
bisogna arrampicare e non poco siamo in due a percorrere la via fino all'infinito ed oltre. La forra si
rivela essere praticamente una parte di galleria sfondata. Quando ci troviamo finalmente davanti
all'ingresso della grotta capiamo le vere dimensioni del posto. Grotta e forra sono ancora attive
nonostante la quota come dimostrano numerosi laghetti, e funzionano da troppo pieno durante la
stagione delle piogge quando l'acqua risale di oltre cento metri il livello attuale. La grotta attiva che
sputa con una tale pressione deve essere uno spettacolo impressionante, ed ecco spiegata erosione e
fratturazione. Dopo l'ennesima risalita entriamo in galleria e percorriamo tre quattrocento metri
enormi, stile Sapalewa senza fiume. Alta forse cento metri la galleria a sesto acuto come solo
possono essere e resistere gallerie di queste dimensioni, appare larga una ventina di metri in media,
dritta, fino ad un ennesimo pozzo cascata di una quindicina di metri sopra il quale la galleria
continua. Noi per mancanza di tempo invece ci arrestiamo qui, con la speranza di tornare presto per
percorrere completamente l'Hanoea, questo fiume incredibile con i suoi quattro trafori. Se questo
che abbiamo visto e iniziato lo stile ci sar da divertirsi.
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26 mercoledi
Partiamo presto da Taniwell per rientrare verso Piru dove pensiamo di sostare forse una notte,
magari per fare una visita al complesso di grotte archeologiche di Hatusua venti chilometri ad est
sulla strada del porto. Il tempo continua ad essere bello, salvo la nuvolaglia degli ultimi giorni, ma
in tutti i casi non ha praticamente mai piovuto. Per questa parte dell'isola i mesi di luglio e agosto
appaiono ottimali. A Piru troviamo un albergo onesto appena ad ovest della stazione degli autobus,
sulla via principale. Rispetto ai giorni a nostra disposizione e agli obiettivi alla nostra portata ci
siamo sicuramente bruciati tre giorni buoni a disposizione. Potevamo senza problema impostate un
campo di tre quattro giorni sull'Hanoea e portare probabilmente a termine il primo traforo.
Purtroppo le cose sono come arrivano e come squadra dei salmoni del Sapalewa decidiamo di non
tirare troppo la corda alla fortuna e che forse sia meglio finirla in gloria cosi, anche se con l'amaro
di una esplorazione fantastica a portata di mano da dover lasciare in sospeso.
27 giovedi
Visita del complesso di grotte e siti archeologici lungo le scogliere ed i banchi di calcare corallino
di Hatusua e Hatuhuran. Da Piru scendiamo lungo la costa sud sulle tracce di Wallace. A tratti
emergono blocchi di calcare corallino e seguendo le indicazioni bibliografiche di un paio di
archeologi raggiungiamo una serie di grottine lungo un antico solco di battigia. Cinque sei ingressi,
forse molti di pi, tra la vegetazione rada e le palme. Dentro come da programma facile
identificare cocci e resti pi o meno antichi. Si tratta quasi sempre di piccole camere o
concamerazioni, spesso in avanzato stato di crollo. Dentro gli animali non mancano. A differenza
delle grotte nelle montagne, qui tutto un muoversi di grossi granchi, paguri e rane. Ma dove ci
sono rane ci sono sempre serpenti e questa volta non fa eccezione. Siamo arrivati qui praticamente
in ciabatte e pantaloni corti. Sapendo che si trattava di grotte semplici non abbiamo portato neanche
il casco. Il problema si pone dopo aver incontrato i primi due enormi serpenti che si inseguono
insinuandosi sul soffitto nei mille fori del calcare e passandomi praticamente sopra la testa. A questo
punto laria si fa tesa e sempre in ciabatte e pantaloni corti decidiamo che forse anche se sembra
continuare per noi oggi le grotte di Hatusua potrebbe anche chiudere qui. Non sazi di calcare
corallino puntiamo sul promontorio di Hatuhuran, dove dovrebbe trovarsi un altro importante sito
archeologico. Lingresso bello, anche grande e scende rapidamente con una bella galleria.
Praticamente siamo sul mare e infatti in breve troviamo il meandro che prosegue allagato come
giustamente ci avevano anticipato i due abitanti del posto che ci mostrano lingresso. Ovviamente
dopo un mese a nuotare non possiamo mica farci spaventare da una pozza di acqua ferma: pensiamo
o almeno penso io. E cos in mutande decido che possa valere la pena fare anche questo bagno.
Peccato che questa volta invece di nuotare manca poco finisca sepolto nelle sabbie mobili. Quando
il fango supera la coscia per avvicinarsi alla pancia, decido che forse il caso di far chiudere qui
anche Hatuhuran. Una volta fuori una saggia riunione plenaria decide a maggioranza assoluta che la
giornata debba chiudersi attorno ad un tavolo pieno di birre.
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28 venerdi
Relax
29 sabato
Partenza per Ambon
30 domenica
Relax
31 lunedi
Partenza da Ambon nella notte
1 martedi
Arrivo a Giakarta in mattinata e partenza per l'Italia in serata
2 mercoledi
Arrivo in Italia
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situazioni d'infezione anche grave. Unico trattamento efficace, prestare massima cura ad asciugare
la pelle ogni volta che possibile e idratarla con applicazioni di pomate a base di ossido di zinco.
Queste condizioni positive non devono comunque far dimenticare la necessit di una buona
copertura vaccinale. Restano quindi pi che raccomandate le coperture su tetano-difterite,
poliomelite, tifo, e epatite A. Ulteriori vaccinazioni con buona efficacia sono epatite B ed encefalite
giapponese, anche se meno facili da contrarre. La copertura e profilassi per la malaria controversa.
La situazione in indonesia varia e mutevole. Storicamente nell'isola di Seram la malaria non
appare diffusa, ma negli ultimi anni pare in aumento come abbiamo verificato direttamente nel 2012
con casi presenti in diversi villaggi anche in quota. Proprio gli obbiettivi e la stagione faranno
propendere per una eventuale profilassi. La zona di west Seram ovviamente tutta su bassa quota in
zone potenzialmente a rischio. Nel 2015 abbiamo tutti seguito una profilassi preventiva a base di
Mefluochina (Lariam) proseguita anche al ritorno. A seguito del trattamento non stata registrata
nessuna sintomatologia grave se non lievi e passeggeri stati depressivi, presenti tra gli effetti
collaterali del farmaco. Stesso discorso da farsi ovviamente sulla dotazione di medicinali a
disposizione. Sebbene anche a Taniwel siano disponibili farmaci generici compresi antibiotici e
antidolorifici buona cosa avere nel bagaglio una trousse completa da campo con prodotti di cui
tutti i componenti della spedizione conoscono luso ed il dosaggio per le differenti patologie. Nel
nostro caso la trousse medica comprendeva: materiali da medicazione, compresse di garze sterili,
bende e bendaggi. Materiale da disinfezione: mercurocromo, perossido didrogeno, cloruchina.
Antibiotici ad ampio spettro amplimicina, antibiotici intestinali binixin. Antispastici: placil e malox.
Antipiretici, aspirina e novalgina. Antidolorifici: ketoprofene, toradol. Pomate antibiotiche cutanee.
Completa il set, un termometro e una serie di strumenti chirurgici: pinze di varia misura, bisturi e
aghi con filo da sutura.
Alimentazione
Sullalimentazione non c molto da dire. Tutto dipende ovviamente da ci che si trova e da quanto
si decide di poter trasportare. Se fino ad Ambon si pu praticamente reperire quasi qualsiasi
prodotto alimentare, permettendosi gusti internazionali, gi a Piru la disponibilit di prodotti scende
molto, mentre a Taniwel la disponibilit si riduce ad un magro paniere che consente comunque una
buona alimentazione anche se abbastanza monotona. Ovviamente si tratta di trasportare prodotti
non deperibili, quindi la carne ragionevolmente ridotta ai primi giorni, cosi come le uova che con il
caldo deperiscono molto rapidamente. Frutta e verdura sono ampiamente disponibili, cosi come
riso, spaghetti di riso e in alcuni casi anche pasta di grano. Le zuppe di spaghetti di riso, in porzioni
liofilizzate rappresentano un ottimo compromesso tra costo, rapidit di cottura e sapore. Olio,
pomodoro e odori permettono di variare i sughi, cosi come laggiunta di tonno o sardine in scatola.
Biscotti e gallette pi o meno dolci si trovano praticamente ovunque e permettono una buona
integrazione. Farina e lievito di birra secco si trova facilmente e permette di produrre pane, focacce
e ciambelle fresche in foresta. Anche la marmellata insieme con te, caff ed eventuale latte in
polvere garantisce un buon apporto calorico. Nel complesso lalimentazione tenuta durante le
settimane desplorazione stata sicuramente ipocalorica rispetto alle necessit energetiche,
probabilmente nellordine di 1500-1800 Kcal. giornaliere, ma ha comunque permesso buone
prestazioni ed un buono stato generale. A fine mese abbiamo tutti registrato una discreta perdita di
peso variabile tra i cinque e gli otto chili.
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Surat Jalan
Fondamentale per larea di West Seram il possesso del permesso di viaggio da richiedere e ottenere
presso la polizia di Ambon. Vero e proprio documento di viaggi individuale, deve recare lintera
lista dei luoghi e dei villaggi che si intende visitare, preferibilmente nellordine giusto. Il
documento, che necessita anche di una fototessera, deve essere inoltre fotocopiato in numero
sufficiente da essere distribuito a tutte le autorit incontrate sul proprio percorso. Ovviamente per
luoghi attualmente abbastanza fuori dai percorsi turistici, la concessione dello stesso a giudizio
insindacabile delle autorit, cosi come la permanenza nei diversi luoghi al momento dellarrivo,
cosa che obbliga ad accompagnare il documento con altre eventuali referenze utili.
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Sapalewa Blues
Stiamo
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un gioco di strategia e tattica. Siamo pochi e abbiamo pochi mezzi, potremo sperare di vincere solo
giocando bene. Il traverso facile, come molte cose nella vita pi spaventoso visto da lontano che
a camminarci sopra, ma in tutti i casi non ammette errori. Una sponda, una parete, una spiaggia di
pietra, non sappiamo bene come definirlo. E un luogo antico dove una volta passava turbinando il
fiume. Attorno a noi, sotto i nostri piedi, marmitte erosioni lame e pinnacoli, tutto racconta la trama
del tempo. Sopra di noi le salangane urlano saettando in tutte le direzioni. Vere padrone del
vestibolo, scivolano tra pareti e acqua in migliaia di geometrie. Si contendono lo spazio con i
pipistrelli che invece attendono sulla volta l'arrivo dell'oscurit. Anche loro sono legioni. Quando
alziamo lo sguardo verso la sommit della galleria, il riflesso dei loro occhi ci guarda. Oscillano
come lucciole inchiodate al soffitto. Un cielo stellato. A tratti infastiditi dalla nostra presenza
oscillano come un onda. Allora il soffitto sembra smontarsi e precipitare in un rombo di vento, ma
invece di cadere vola e si disperde in infinite macchie oscure che fuggono avanti nell'oscurit. Ieri,
quando siamo scesi per la prima volta nella grande galleria, dall'alto del pozzo spergiuravamo a noi
stessi di sentire il muggito del fiume: "Sento il rumore dell'acqua! Siamo nella galleria! Senti il
vento che risale!". Alla base nessun fiume, ma solo il vento di
migliaia di ali, capace di inondare una galleria alta quasi cento
metri, un turbine, di voci e movimenti. Oggi invece siamo sul
fiume vero, quello di acqua e schiuma che scende verso
Taniwell, verso il mare. Il fiume di Hatu Toi Siwa, il fiume
scavato dagli spiriti con nove colpi di Parang, nove colpi di
machete nella montagna. Uno dei luoghi d'origine dei Patasiwa
che oggi abitano Riring o Buria. Tre anni fa vidi per la prima
volta l'ingresso di questo fiume. Il punto dove il Sapalewa
decide di scomparire sottoterra. Cento anni fa allo stesso
ingresso si affacci il colonnello Sachsse. Ne rimase
affascinato. Nelle sue parole, traspare un piacere quasi sensuale
Il fiume Sapalewa nel 1920
nel contemplare il rombo del fiume, che scompare precipitando
nel buio. Una volutt mista ad un senso di repulsione e orrore. Incise il suo sguardo su una, due, tre
grandi lastre ricoperte di solfuro d'argento, non and oltre e
torn al suo lavoro di militare. Sedare le rivolte e pacificare
Seram sotto il dominio coloniale olandese. Mentre scendo verso
l'acqua, mi chiedo se anche lui si domand cosa potesse esserci
dietro quella curva, la dove l'oscurit riempie la galleria.
Entrambe sappiamo benissimo ieri come oggi, dove finisca
questo fiume, dove esca nuovamente alla luce, eppure quei
chilometri di mistero e di oscurit che percorre sotto la
montagna sono riusciti a portarmi nuovamente in questo luogo.
Quei pochi chilometri di roccia e acqua sono sicuramente
potenti se sono riusciti a farci volare per dodicimila chilometri
e obbligarci a giocare qui il loro gioco. Tanti volte nel corso
Colonnello Sachse e la sua squadra di rilevamento 1915
degli anni, mentre esploravo grotte tra le montagne dei Lepini o
quelle della Sierra de Agalta, mi sono domandato quanto libera
e personale fosse la scelta di andare e tornare in un luogo, in
una determinata grotta, proseguendo fino all'assurdo quel
meandro piuttosto che quella strettoia. O se piuttosto fosse una
strana simbiosi: una relazione amorosa, un discorso reciproco
che una volta iniziato deve proseguire. Una specie di
turbolenza, una singolarit alla cui attrazione difficile
sfuggire e che vuole essere percorsa. Se le grotte sono capaci di
agire e deformare in qualche modo la nostra volont razionale,
forse alcune grotte lo sono pi di altre o forse agiscono
Lingresso del Sapalewa nel 1915
misteriose affinit elettive. Comunque funzioni, io da tre anni
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avevo stimato che sarebbe stato necessario almeno un chilometro di corde. Purtroppo siamo
solamente in tre a giocare e una tale quantit di materiale non abbiamo potuto proprio permetterci di
portarlo.
***
L'acqua ha molte facce e possiede un carattere mutevole. Fredda, calda, chiara, invitante, fangosa,
silenziosa, spumeggiante, stagnante, profonda, vaporosa, pesante, lenta, veloce, sensuale, mortale,
sterminata, claustrofobica. Difficile chiuderla in una formula di tre lettere o in una parola di cinque.
In tre abbiamo un giubbotto salvagente e due mute. Oggi le mute sono rimaste al campo mentre a
tenere alto il morale del primo che andr a tendere i traversi abbiamo solo il giubbotto. Sono
parecchi anni che ho in mente di confrontarmi con qualcosa del genere. Nuotare in grotta su fiumi o
laghi pi o meno profondi una cosa, ma nuotare con una corrente come questa un altro paio di
maniche. Il problema non tanto affogare, quanto riuscire a tornare indietro. Stiamo scendendo a
corrente, andare avanti fin troppo facile, talmente facile che si rischia di non riuscire pi a risalire
la galleria. Scherzando abbiamo pensato tante volte di andare avanti fino ad uscire dall'altra parte,
senza preoccuparsi di dover tornare indietro dalla grotta. Sull'altro lato l'ingresso esiste, l'abbiamo
visto. Ma se nel mezzo la grotta decidesse di sifonare? Oppure se una frana o una rapida pi grande
ci sbarrasse la strada? A quel punto comincerebbero i problemi seri. Per ora non tempo di tagliarci
i ponti alle spalle e le corde qui ci servono tutte per poter risalire la corrente, se stasera vogliamo
uscire. Il primo traverso lo provo io: me lo regalo come onere e onore allo stesso tempo. Ci saranno
occasioni per darsi il cambio e alternarsi nei numeri del circo acquatico. Svuotiamo i sacchi e
recuperiamo gli attacchi e la corda. Come ci si comporta per dare corda in un traverso acquatico?
Anche su questo al campo abbiamo ragionato, ma qui si tratta di fare esperienza provando e
sperando di non sbagliare troppo. Tutto quello che si poteva leggere al riguardo lo abbiamo letto,
eppure mentre mi metto il giubbotto c' tutta la perplessit della prima volta. Troviamo un punto
comodo sulla scogliera e montiamo un mezzo paranco con carrucola e bloccante. Lidea che Pacu
e Fabio possano darmi corda, ma all'occorrenza recuperarmi in modo efficace. Non sappiamo bene
quanto potrebbe tirare la corrente e quanta fatica potrebbero fare per tirarmi indietro in caso di
necessit. Con il tempo ho scoperto che quando mi capita di provare in grotta qualcosa di strano: un
sifone in apnea, una brutta frana o altre amenit, accelero i tempi in modo da ritrovarmi nel mezzo
del guado prima che i pensieri giochino a farmi cambiare idea. Siamo in tre sulla riva di questo
fiume, di fuori c' solo foresta e nessuno ci aspetta o ci verrebbe a cercare se avessimo problemi.
Forse se vogliamo andare avanti non il caso di pensarci troppo. Il tempo di provare la radio
montata sul casco, accendere al massimo la luce e sono gi con l'acqua alla pancia. L'acqua fresca
ma non fredda, sar la tensione ma anche senza muta in maniche corte si sta bene. La corrente qui
ancora non si sente sono coperto dalle rocce. Comincio a camminare nell'acqua alta, due bracciate,
in alcuni punti si tocca ancora, procedo lungo il bordo della parete, fino a girare l'angolo. Il rumore
del fiume copre ormai completamente le nostre voci, le radio si dimostrano non solo utili ma
necessarie. Per ora sembra tutto molto facile, il timore cede il posto all'entusiasmo, almeno questo
passaggio realmente facile, girato l'angolo a poche decine di metri vedo un banco di sabbia sulla
mia stessa sponda, lo posso raggiungere facilmente con qualche bracciata. Dico a Pacu di mollare la
corda e tra urla di entusiasmo gli faccio capire anche senza radio che per ora si esplora!
La spiaggia bella, saremo a circa trecento metri dall'ingresso, la luce qui arriva a malapena. Una
volta fissata la corda gli altri arrivano comodamente seguendo il traverso. L'acqua attorno corre, ma
seguendo un filo sembra quasi di poterla domesticare. Gli strumenti ed i materiali ci seguono nei
sacchi stagni. Con questi primi traversi andata via un altra corda da cinquanta metri. Ci resta una
lunga centocinquanta da otto millimetri. Con questa non riusciremo sicuramente ad uscire dall'altra
parte della montagna, ma forse riusciremo a fare abbastanza strada da immergersi nell'oscurit
totale. Davanti a noi il fiume procede enorme e dritto per almeno cinquanta sessanta metri.
68
Illuminiamo al massimo con oltre mille lumen gli ambienti sempre enormi. Sul fondo si intravede a
destra una sponda, altre rocce a pelo dell'acqua, un posto forse buono per sbarcare. Un posto buono,
ma su quelle rocce bisogno arrivarci. Dietro di noi, sull'altra sponda il pilastro da cui precipitava il
ballatoio di destra. Alla sua base la corrente scorre rapida e poco invitante.
Questo primo piccolo successo sul fiume c'ha dato la spinta che ci serviva. C' entusiasmo.
Attreziamo rapidamente un nuovo attacco per la corda di sicura. Pacu si mette il giubotto e si
prepara per questa nuova tirolese. Questa volta dovr prima seguire il corso del fiume per alcune
decine di metri e quindi traversarlo sulla destra visto che sullaltro lato quel poco che si vede non
sembra molto invitante. Anche Pacu impaziente di confrontarsi con l'acqua e riusciamo a
collezionare due false partenze. Mentre lui parte lanciato in stile libero io non riesco a stargli dietro
con la corda e trattenendolo finisce per descrivere un arco nel fiume che lo riporta verso la spiaggia.
La terza quella buona. Corda praticamente libera lo vedo scomparire silenzioso e veloce verso il
fondo del fiume. Ogni tanto la radio gracchia qualcosa, per ora tutto bene. La luce si allontana
sempre di pi, un puntino tra le rapide. Dalla spiaggia Fabio filma tutta la scena, per illuminare tutto
ci vorrebbero dei fari da stadio. Mi ritrovo a pensare come poteva essere questo posto la scorsa
volta, con cinque volte pi acqua. Se adesso il rumore e assordante cosa poteva essere allora?
Sicuramente questa spiaggia non esisteva. Pacu intanto sul fondo della galleria ci comunica che ha
raggiunto le rocce e sta cercando un punto dove fissare la corda. Fabio decide di restare sulla
spiaggia, resteremo in contatto con lui via radio in caso di necessit. Recupero il materiale minimo,
la piccola macchina fotografica stagna, gli strumenti da rilievo e mi butto sulla tirolese. Assicurato
con la longe e tirandomi con la maniglia scendo rapido la corrente. Sono senza giubotto e la
differenza nel galleggiamento si sente. Il corpo trascinato dalla corrente scivola orizzontale, la
faccia nell'acqua, le mani si tirano lungo la corda, il respiro ritma attraverso il naso. La corda a
met della tirolese si impigliata sotto una lama di roccia. Devo cercare sotto l'acqua come
disincagliarla, altrimenti oltre a portarmi nella direzione sbagliata, rischia di rovinarsi molto
rapidamente. C' acqua che corre tutto intorno a me, appena mi blocco per cercare sotto l'acqua il
punto devo si incastrata il corpo stesso fa da diga e crea un esplosione di onde e spruzzi. In un
attimo mi chiaro come la corda tanto comoda per tornare indietro e traversare il fiume se finisce
incastrata nel posto sbagliato diventa una faccenda molto seria. La libero e proseguo fino alla
sponda. L'approdo non male, la corda fissata ad uno degli enormi tronchi che si ammucchiano
sulle rocce, la tendiamo al massimo per evitare che la corrente la trascini e la incastri nuovamente.
Sull'altro lato il fiume precipita in un imbuto attraverso una serie di rapide, attorno solo schiuma
bianca e rumore. I tronchi attorno ci parlano di portate enormi che risalgono e sommergono queste
effimere rive trascinando con loro qualsiasi cosa. Ci guardiamo, guardiamo la nostra corda che
oscilla tesa sul pelo dell'acqua, siamo contenti che fuori sia sereno.
***
Oltre i tronchi accatastati, sopra i blocchi, la sponda sembra continuare. Tagliamo la corda che resta
e risaliamo un vero e proprio cimitero di enormi tronchi trasportati dalle piene. Pi avanti il fiume
piega verso sinistra. La sponda dove siamo sembra essere quella giusta. Quando superiamo alberi di
oltre due metri di diametro portati venti o trenta metri sopra il livello del fiume cominciamo a capire
che le piene da queste parti devono essere qualcosa di mostruoso. La galleria qui larga quasi trenta
metri e alta oltre sessanta: pensarla piena per met di acqua ci sembra qualcosa di folle. Sopra di noi
la sala prosegue verso l'alto perdendosi nel buio tra blocchi e concrezioni. Da quass possiamo
vedere la grande curva a gomito: lontano ad oltre centocinquanta metri si vede la luce di Fabio sulla
spiaggia, sull'altro lato il fiume prosegue nell'oscurit pi totale. La sponda davanti a noi sembra il
pilastro di una smisurata cattedrale fatta di archi e volte. Quass appollaiati sulla parete siamo due
puntini perduti nel frastuono. Passando alti abbiamo guadagnato diverse decine di metri, abbiamo
superato le rapide e adesso vediamo chiaramente l'altro ramo del fiume. Adesso dobbiamo scendere.
Davanti a noi il terrazzo dove stiamo camminando termina bruscamente e precipita di nuovo verso
69
il basso. Comunichiamo a Fabio che va tutto bene e che decidiamo di proseguire con gli ultimi
ottanta metri di corda. Radio e corda mi appaiono come fragili legami con l'esterno, piccoli trucchi
per ricordare la strada di casa. Troviamo un punto buono per scendere e fissiamo la corda. Saranno
una ventina di metri, frazioniamo su alcune lame e ci ritroviamo nuovamente sul fiume, appena
sopra il pelo dell'acqua. Sponde non ce ne sono, da qui ancora una volta non si cammina. Davanti,
ad una ventina di metri da noi nel mezzo dell'acqua, una catasta di tronchi enormi si alza tra rapide
e gorghi. In parte il fiume vi scorre in mezzo, in parte vi passa sotto. Siamo perplessi. Come questa
mattina, ci ritroviamo davanti a qualcosa di nuovo e imprevisto. Per proseguire dobbiamo
raggiungere quei tronchi e fare sosta sopra di loro. Ma come si sale al volo su una catasta di tronchi
in mezzo ad un fiume? Quando in Italia ragionavamo sui sistemi per traversare e raggiungere la riva
opposta avevamo provato di tutto. Dopo aver letto delle epiche epslorazioni in Nuova Britannia,
anche noi avevamo provato a costruirci arpioni e spara arpioni per lanciare la corda sull'altra riva.
Dai lanci a mano alle prove con la balestra avevamo passato diversi giorni cercando di mettere a
punto un sistema efficace. Purtroppo senza troppo successo. Forse ora un arpione da lanciare verso i
tronchi per avrebbe potuto funzionare e rimpiango di non avere con me almeno un rampino da
lanciare. Pacu ha ancora il giubbotto indossato e decide di provare. Attrezzo un punto di sicura e ci
prepariamo a questo nuovo bagno acrobatico. Scrutiamo l'acqua, cerchiamo di capire la forma della
corrente. Cominciamo a capire che il fiume possiede le sue geometrie e provare a capirle potrebbe
essere una buona idea. Davanti a noi, lungo la parete, una serie di turbolenze ci parlano di posti che
sarebbe meglio evitare. Rocce, curve, capi che si protendono, turbolenze, tronchi sommersi, banchi
di sabbia ed acque morte, compongono un mosaico di forme e volumi. Il fiume c'appare come un
disegno complesso, una ragnatela di forze in movimento immobile. Se vogliamo andare avanti
dobbiamo imparare le sue regole, dobbiamo imparare a vederlo e ad ascoltare le sue forze. Pacu
decide una traiettoria per raggiungere in diagonale i tronchi ed inizia a nuotare. Questa volta non
abbiamo le radio per comunicare. Non pensavamo di dividerci ed una restata a Fabio. Solo nel
mezzo del fiume sono incerto sulla quantit di corda da dare. Se poca lo bloccherei nella spinta, se
troppa rischierebbe di finire incastrata in qualche tronco. Sono attimi in cui mi domando se non
sitamo esagerando, se non stiamo rischiando troppo. Se dovessi all'improvviso recuperarlo non sono
sicuro di cosa potrebbe succedere. Lo vedo nuotare tra la corrente verso i tronchi, cercare di
rallentare per evitare di essere trascinato avanti, afferra un ramo e si arrampica bloccandosi con le
gambe. Siamo ancora abbastanza vicini, forse una ventina di metri ci separano e riusciamo a
sentirci. E una situazione grottesca.
Appeso a testa in gi Pacu abbranca mani e piedi l'estremit di un enorme tronco. Sotto di lui
l'acqua turbina. Nel frastuono delle rapide ridiamo della situazione assurda, sperando che non
diventi grave. Entrambe con le luci al massimo della potenza riusciamo almeno ad avere abbastanza
chiaro il quadro della situazione. Distinguiamo chiaramente dove vogliamo andare ed i punti da
evitare, mentre nuotiamo possiamo programmare i metri successivi e prevedere cosa succeder. E'
un gioco abbastanza rapido da giocare e qualche secondo fa molta differenza. Mi ritrovo a pensare
alle esplorazioni fatte nelle grotte di Nar o Minye alla luce della carburo o di un paio di elettriche
buone per illuminare la cantina di casa. Se noi siamo smarriti ed
70
71
misuriamo oltre sessanta metri nella stessa direzione. Siamo lontani dall'uscita ma siamo entusiasti.
Quando siamo entrati questa mattina onestamente non speravamo potesse andare cosi bene. Poche
ore fa avevamo timore e paura di traversare, cercavamo ancora trucchi e sistemi per tenerci lontani
dall'acqua, mentre ora ci ritroviamo a urlare come matti tra la rapide. Ancora una volta ci stupiamo
di come cose luoghi ed esperienze sconosciute possano mutare d'aspetto e diventare rapidamente
familiari e accoglienti. Ad ogni sosta la frontiera si trasforma come per magia in una casa
accogliente, mentre l'ignoto e la paura sembrano fuggire in avanti nel buio. Ormai sono diverse ore
che abbiamo lasciato Fabio, il collegamento radio qui difficile, per tranquillizzarlo dobbiamo
tornare al cimitero dei tronchi. Proviamo alcune riprese e qualche fotografia, ma mezzi e tempi non
giocano a nostro favore. Ci vengono in mente pose e riprese meravigliose che purtroppo non
riusciremo mai a fare. Mentre veniamo sbattuti dalla corrente mi vengono alla mente le immagini
che tante volte ho guardato con invidia: I quaranta ruggenti, Armageddon, Apocalypse Now,
l'Olandese volante. Nomi e luoghi spersi nel sottosuolo, posti battuti dall'acqua come mari in
tempesta, dove piccole figure appese al soffitto, o legate ad una tirolese testimoniavano tutta
l'inutile eppure grandiosa curiosit umana. Quella curiosit che spinge l'uomo ad esplorare e
percorrere luoghi sconosciuti. Penso a quelle immagini, le confronto mentalmente con il posto dove
siamo ora, con Pacu troviamo il tempo e la voglia di confrontarci, e con un pizzico d'orgoglio
giungiamo alla conclusione che si, siamo in un posto ed in una situazione in tutto e per tutto simile
a quei luoghi mitici che tante volte abbiamo sognato.
***
Al campo non abbiamo altre corde, oltre questo punto da qui non possiamo andare. E' ora quindi di
smontare la nostra effimera strada attraverso le onde. Le corde vengono via con noi. Forse se
avessimo dovuto lasciarle per diversi giorni sarebbe stato un problema. A pelo dell'acqua,
continuamente mosse dalla corrente, con molta probabilti un modo per rovinarsi l'avrebbero
trovato. Allora sarebbe stato necessario fare tirolesi sospese, alte, fuori dall'acqua. Per oggi andata
cosi. Con il disarmo faremo anche il rilievo. Tiri diritti di laser e telemetro, distanze da brivido prese
in una singola battuta. Mentre segno le misure e provo ad immaginare la forma della galleria penso
a quanta arroganza ci vuole per pensare di disegnare con poche linee un posto del genere. Forse un
luogo come questo sarebbe pi adatto ad un pittore che ad un geometra. Qui c' forza, potenza,
movimento, tutte cose che nel disegno scompariranno per lasciare spazio a vettori e quadretti.
Fino ad ora siamo andati spinti dalla corrente. Adesso il momento di vedere se le corde lasciate
funzionano per tornare indietro, adesso il momento di risalire la corrente. Monto la maniglia e
comincio a salire. La spingo avanti, la corda si tende, oscilla, rimbalza sopra e sotto l'acqua.
Capisco in fretta che le gambe non servono, muoverle del tutto inutile, meglio lasciarle oscillare
libere alla corrente. La forza dell'acqua spinge il corpo orizzontale, che come una bandiera oscilla e
cerca di issarsi lungo la corda. Il croll non lo posso usare, troppo basso sul ventre mi spingerebbe
sotto, ma la maniglia da sola non basta. Non
resta che usare le mani. A tratti sembra
impossibile risalire: la massa d'acqua si mostra
con tutto il suo peso, te lo scarica addosso, ti
schiaccia. Non come risalire un pozzo dove la
gravit il nemico da vincere, qui come
muoversi in un solido, compenetrarsi, scavarsi
una via in un altro elemento. Un elemento che
ha le sue regole. Risalire verso i tronchi si
dimostra pi faticoso del previsto, sono venti o
trenta metri, ma sembrano lunghissimi.
Scopriamo subito di doverli percorrere a passi
72
molto brevi. Se provi a spostarti per tratti pi lunghi, il corpo viene sopraffatto dall'acqua, spinto
sotto insieme alla corda, sembra muoversi come un aereo in picchiata verso il basso. Allora senza
accorgertene ti ritrovi con onde e marosi che ti sovrastano e la corda sembra diventare un ancora
che voglia trascinarti a fondo. Attorno nulla di solido, solo il buio. Scopriamo rapidamente come in
questi luoghi il confine fra divertimento e tragedia possa essere estremamente labile e sottile. Pochi
secondi possono bastare per passare dall'uno all'altra. Per risalire la corrente del tempo ci vuole
pazienza. Mentre mi muovo pochi centimentri alla volta, il corpo comincia a prendere le sembianze
di uno scafo, pi che galleggiare, cabra spinto in alto dalla stessa corrente che vi scorre sotto. I
muscoli e gli arti lasciati liberi di oscillare alla corrente, mi trascino lungo la corda, strada, vettore e
unico punto di attrito utile. Qui la gravit non vale, qui valgono altre regole. La diga dei castori
gi un luogo famigliare, e gi casa e quando vi approdo provo a fare alcune riprese. Probabilmente
non vedremo mai pi questi luoghi. La loro vita per noi quasi quella di un sogno. Dai tronchi solo
una breve tirolese ci separa dalla parete e dalla sponda solida. Li potremo comunicare con Fabio. Li
ormai ci sentiamo gi fuori, in posti dove non pu succederci niente. Scendo nell'acqua e nuoto
verso la sponda, seguo la corda, sono quasi arrivato, quando corda e corpo mi tirano verso il basso.
Pacu aveva visto un mulinello lungo questa parete, io non vi avevo fatto troppo caso. Ora con la
testa sotto l'acqua, le cose cambiano. L'impressione buffa e straniante allo stesso tempo. Abbiamo
giocato fino ad ora, sono sorpreso, ormai una pericolosa sicurezza mi aveva fatto credere che non
pottesse succedere nulla. Eppure un attimo; le onde si frangono controcorrente sopra di me, mi
sembra un tempo lunghissimo, durante il quale sento l'acqua, sopra la testa, sulla bocca, nel naso.
Non sono onde di mare, non hanno un ritmo a cui adattarsi, sono le onde di una corrente che scorre
da secoli. Se queste cominciano a passarmi sopra la testa ci prendono gusto e non smettono mica. Io
invece sotto l'acqua non ci posso restare per troppo tempo. Sono pensieri confusi e veloci allo stesso
tempo. Realizzo che nonostante sia attaccato alla corda se non mi invento qualcosa ci potrei anche
affogare attaccato alla corda. Se il gorgo generato dalla vicinanza della parete, almeno la parete
abbastanza vicina da potermi essere utile. Cosi lanciando una mano fuori dall'acqua trovo la parete
al suo posto, pronta a darmi un aiuto e un poco di attrito per tirarmi fuori dall'impiccio. Il tutto
stato un attimo neanche una manciata di secondi. Sbuffo e tossisco, mi tiro avanti, ancora alcuni
metri e sono fuori. Se scendere ha le sue regole, il risalire ne ha altre tutte sue ed abbiamo appena
cominciato ad impararle.
Se le tirolesi sono le nostre verticali, i nostri pozzi, luoghi densi di forze e di sforzi ormai siamo in
vista dell'uscita penso mentre mi avvicino alla spiaggia dove Fabio ci aspetta. Pacu sta disarmando
dientro di me, io porto una corda appesa all'imbrago. Come trasportare i materiali nella corrente
stato oggetto di lunga riflessione. Il sacco sulle spalle ti spinge verso il basso, ma anche appeso
sotto l'imbrago rischioso. Se si dovesse incastrare nell'acqua sarebbero problemi seri. Non resta
che spingerlo sulla corda, mentre i materiali pi piccoli li abbiamo appesi all'imbrago. Ma anche in
questo caso abbiamo ancora molto da imparare. In questa tirolese lultimo tratto il peggiore, la
corrente tira e spinge, spingo avanti il sacco, al lato la corda oscilla e ruota. Pochi metri e l'acqua
diventa uno specchio calmo e tranquillo. Ormai si cammina. Esco sulla spiaggia spingo fuori il
sacco, cerco la corda che avevo appesa all'imbrago, ma non trovo nulla. Un attimo di smarrimento,
poi capisco che l'acqua deve aver aperto il moschettone trascinandola via. Pacu sull'altro lato, gli
urlo che abbiamo perso la corda, nella vana speranza che vedendola passare possa recuperarla.
Senza radio impossibile comunicare, riprovo due, tre volte, ormai chiaro che la corda andata.
Ormai sta gi viaggiando lontano, avanti ad esplorare senza di noi le gallerie di questo fiume senza
stelle.
73
Fotografie
Sosta sui tronchi durante una tirolese: Gallerie dei Salmoni del Sapalewa
Grotta di Hatusua
Ingresso di Hatuhuran
74
75
76
77
78
79
80
81
82
Gruppo
83
84
85
q.344
q.280
q.330
q.360
q.413
q.430
q.300
q.300
q.220
q.360
52M
52M
52M
52M
52M
52M
52M
52M
52M
52M
441299
441213
441151
441052
440989
440950
440838
440058
440018
440882
9676886
9676876
9676924
9676819
9676958
9676880
9676923
9677860
9677956
9676890
Inesplorato
86
q.480 52M
q.460 52M
q.450 52M
q.530 52M
440586
440627
440679
440507
9676710
9676754
9676999
9676726
(1)Enorme portale di dimensioni sapalewa che scende di oltre cinquanta metri per cento di sviluppo
solo vista soffia mostruosamente. Pacu entrando dal cobra di pietra dice di essere arrivato sotto
questo ingresso, che quindi sarebbe un sistema di quattro ingressi collegati tra loro che sbucano in
parete. Questo spiegherebbe il vento. E stata per solo vista in modo estremamente veloce e non
rilevata. Non da escludere un possibile collegamento con lattivo sottostante. In ogni caso parte
storica del sistema.
9676736
Grotta fossile, conosciuta da tutti, posta a fianco dellantica strada olandese, composta da una serie
di grandi sale riccamente concrezionate probabilmente si tratta di un moncone dellantico corso del
fiume. Nella grotta si trovano numerose incisioni di varia et. Alcune sicuramente antiche.
Gua cepet cepet
q.414 52M
440743
9676975
70 -8
Grotta fossile simile alla Batu Sori, ma piu piccola. Confrontando i rilievi si sviluppa quasi sulla
verticale di uno dei grandi arrivi presenti nella galleria del Sapalewa.
Ingressi in quota non esplorati. Nellarea di montagna sovrastante sono identificati ma non
esplorati una serie di ingressi probabilmente in relazione con il sistema.
Ingresso alto da raggiungere
Valle perduta
Seconda valle perduta
Gua Patune
q.570
q.?
q.570?
q.440
52M 440399
52M 440189
52M 440269
52M 439775
9676873
9676746
9677092
9677227
88 -35
Entrambe le valli perdute si presentano dallalto come strutture a forra con pareti verticali molto
profonde, la prima sembra essere chiusa, mentre la seconda un circo aperto verso valle. Piu che
fratture sembrano essere tracce di un passato corso fluviale a forra del sapalewa.
87
Nellarea del Way Hanoea sono state esplorate due cavit: la risorgente attiva del fiume e luscita
fossile. Se la prima termina su sifone, la seconda ancora inesplorata. Segnalata inoltre una cavit
non raggiunta.
Gua Way Hanoea 1
Gua Hanoea spring
Gua Natale
q.245 52 M 425886
q.80 52 M 425978
q.350 52 M 425561
9680353
9680314
9681026
Sempre nellarea costiera di west Seram, per completezza dinformazione sono da aggiungere le
cavit scoperte ed in parte esplorate durante la spedizione del 2012 tra i coni di Hatu Kasieh e Hatu
Patola, nei pressi del villaggio di Kasieh. Questa zona per quanto minore merita sicuramente un
approfondimento.
Gua Hatu Patola
Gua Toke Hatu Kasieh
Gua Puhon Hatu Kasieh
Gua Tana Hatu Kasieh
q.248 52M
q.90 52M
q.62 52M
q.63 52M
453009
449306
449143
449100
9684232
9683982
9684038
9684045
80 -30
10
63 250
-10
Sulla costa sud di west Seram sono presenti una serie di piccole bancate di calcari corallini del
quaternario. In queste bancate si sviluppano una serie di piccole cavit, attualmente di scarso
sviluppo. Alcune di queste sono ricordate in bibliografia come importanti siti archeologici
identificati e studiati dagli anni 70 del secolo scorso. In particolare rivestono importanza per lo
studio etnoarcheologico dellindustria ceramica e delle rotte commerciali che hanno interessato
Seram in una prospettiva storica, i complessi di Hatusua e Hatuhuran (Sprigg; Latinis). Il
complesso delle grotte di Hatuhuran, si sviluppa nella bancata di calcare corallino che ricopre
lomonimo capo e tutta larea costiera almeno fino ad Hatusua. Secondo le descrizioni in
bibliografia dovrebbe essere costituita da diversi ingressi, quello a cui si riferisce il punto
composto da una grande galleria a meandro, largo circa tre metri, alto sei-sette, che scende per una
trentina di metri fino ad una zona allagata composta da una grande sala e alcuni diverticoli.
Sviluppo circa cinquanta metri. Il sito di Hatusua si sviluppa con una serie dingressi e
concamerazioni che si aprono sulla bancata di calcare corallino. Abbiamo contato almeno cinquesei ingressi su un fronte di circa cento metri. Almeno uno si sviluppa apparentemente come una
antica risorgenza con una galleria che prosegue non esplorata. Lambiente si presta bene ai rettili in
quanto realmente pieno di animali: granchi, paguri anche di grandi dimensioni, rane ecc. lo sviluppo
supera i cinquanta metri.
9631902
9632757
50
>50
-10
+2
88
Sede del Nunusaka Seram evoca limmagine di luogo misterioso, fonte di vita e di fertilit. Questo nonostante lisola si ponga da sempre sulle rotte
di commercio dellarcipelago capaci di collegare la Cina con la Nuova Guinea da tempi immemorabili. Rotte commerciali di cui si hanno tracce tanto
archeologiche quanto narrative nei miti e nei ritrovamenti di merci e di mercanzie cinesi che entrano nelleconomia rituale non solo degli abitanti
della costa, ma anche delle montagne sotto forma di piatti e porcellane cinesi, gong o altro pagati come prezzo delle spose o per altre funzioni. Le
Molucche diventano nei racconti arabi di Simbad La terra delle molte cose: Jazirat al Mulk
7
Almeno fino dal 14secolo I sultanati di Ternate Bacan e Tidore stabilirono alleanze con i gruppi costieri nel nord e nel sud. Anche la porte
occidentale di Seram fin in queste rotte commerciali come piccoli produttori di chiodi di garofano, principalmente nella penisola di Huamual e come
esportatori di sago. Nella prima met del 17 secolo, Luhu, vassallo di Tidore a Huamual, divenne un importante centro commerciale e produttore di
chiodi di garofano. Tra il 17 ed il 19 secolo lintervento della Compagnia delle Indie Orientali (VOC) e la seguente riorganizzazione ad opera del
potere coloniale cambier progressivamente la situazione sulle coste di Seram, anche se le zone montuose della parte occidentale e centrale rimasero
isolate e politicamente indipendenti fino alla fine del 19secolo. In questo periodo le prime notizie parlano della progressiva perdita di autonomia e
dei cambiamenti di alleanze di alcune comunit. Un rapporto quello tra insediamenti costieri e interni, da sempre legato da relazioni commerciali, ma
allo stesso tempo ricco di tensioni, in un continuo stato di guerra a bassa intensit.
89
essenzialmente
basati
sulla
coltivazione di orti in foresta,
caccia e raccolta dei prodotti
spontanei e intrattenevano scambi
commerciali a corto raggio con
gli insediamenti costieri. Le
diverse popolazioni sulla fascia
costiera erano invece impegnati
in agricoltura sedentaria, pesca,
commerci
o
legate
allamministrazione
militare.
Sotto linflusso delle migrazioni,
la popolazione costiera si costitu
come
una
maggioranza
mussulmana, con alcuni insediamenti cristiani, mentre gli abitanti dellinterno furono
progressivamente convertiti dalle missioni protestanti olandesi-ambonesi che penetrarono
allinterno allinizio del 20 secolo. Seram attualmente divisa in tre unit amministrative, West,
Central and East Seram. Larea di West Seram8, comprende praticamente una regione che in passato
si autodefiniva Wele Telu Batai, ovvero Le valli dei tre grandi fiumi (Boulan 1999 p.157-161). Wele
Telu Batai prende infatti il suo nome dai tre fiumi che si dipartono da Ulateina la montagna madre
(ulate: montagna; ina: mother), un area montuosa centrale nella parte occidentale dellisola. Il
fiume Eti scorre verso ovest dallarea centrale verso il mare, il Tala verso sud, mentre il Sapalewa
scorre verso la costa nord. Il confine tradizionale orientale di Wele Telu Batai, corrisponde
allantica divisione dellisola tra gruppi che si definiscono Patasiwa (gruppi di nove) che abitano
larea occidentale, e quelli che si definiscono Patalima (gruppi di cinque) ad oriente (Tavern 1918)9.
Gli abitanti delle aree interne di west seram storicamente si definiscono Siwa neri, (Patasiwa
Hitam), tra loro in passato legati attraverso lappartenenza ad una societ segreta maschile il
Kakehan (Sachse 1922; p.109), mentre gli insediamenti costieri si definivano Siwa Bianchi
(Patasiwa Putih). A loro volta gli abitanti delle montagne di Wele Telu si dividono ancora oggi in
due gruppi linguistici: gli Wemale ad est e gli Alune ad ovest. In questa complessa segmentazione
in particolare le grandi vallate dei fiumi hanno da sempre costituito una unit di riferimento sociale
importante, definite come batai10. Fino allinizio del 20 secolo, nelle montagne era frequente uno
stato di guerra a bassa intensit, legato anche alla pratica della caccia delle teste. In questa
complessa situazione identitaria in un clima di reciproco sospetto caratterizzato da complesse
alleanze a geometria variabile, sinserisce la percezione ancora oggi attiva, di una comune origine e
8
La reggenza occidentale di Seram, copre un area di 85,953 km2, comprendendo 79,005 km2 di mare e 6948 km2 di terra. La popolazione totale
178.020 abitanti. Larea localizzata tra 255 e 330 di latitudine sud e 12755 di longitudine est. Confina con il mare di Seram a nord ed il mare di
Banda a sud. La reggenza di Maluku centrale fa da confine est, mentre il mare di Buru funge da confine occidentale. Lamministrazione centrale
localizzata nella citt di Piru il cui nome antico Hatu Telu, ovvero Tre pietre. Durante il periodo coloniale Piru stato il centro delle forze militari
olandesi per lintera isola. Seram occidentale composta da 11 sottodistretti: Kairatu, Seram Barat, Taniwel, Huamual, Belakang (Waisala), Amalatu,
Inamosol, Kairatu Barat, Huamual, Kepulauan Manipa, Taniwel Timur e Elpaputih. Questa zona storicamente famosa per la guerra di Huamual,
durante la quale gli abitanti della penisola di Huamual, combatterono per cercare di cacciare gli invasori europei in una lunga guerra tra il 1631 ed il
1655. Fino allinizio del 1600, prima dellarrivo degli europei, la parte occidentale di Seram era una colonia del Sultanato di Ternate e centro di
commercio delle spezie. Alberi di chiodi di garofano erano stati piantati dal sultano di Ternate a Huamual, Hiti e Buru. Durante il periodo olandese, le
piantagioni di Huamual furono distrutte e ripiantate nelle isole di Saparua, Haruku e Ambon in modo da mantenere il monopolio e garantirsi allo
stesso tempo la produzione da inviare sui mercati europei. Dal 16 secolo, mercanti portoghesi e spagnoli e pi tardi olandesi e inglesi nel 17 e 18
secolo, arrivarono in queste isole alla ricerca di spezie, principalmente chiodi di garofano e noce moscata. Volendo monopolizzare il commercio di
queste spezie, gli olandesi della Compagnia delle Indie (VOC) che successero ai primi colonizzatori, mantennero il controllo ed il dominio dei
territori e delle rotte commerciali attraverso le Molucche per oltre 350 anni. Prima dellindipendenza dellIndonesia, Piru stato il centro delle forze
militari olandesi. Per questo motivo la citt si sviluppata come centro del governo locale. Anche il vicino villaggio di Riring sulle montagne nella
valle del Sapalewa, lungo la strada che collegava Piru con la costa nord di Taniwel stato un ampiamente frequentato come luogo di svago durante il
dominio olandese. Questo spiega facilmente perch dopo le ultime guerre di resistenza e rivolte avvenute allinizio del 900, Riring sia stato scelto
come base per le ricerche eseguite nel 1937-38 dalla famosa spedizione Frobenius durante la quale letnografo Adolf Jensen raccolse la grande
quantit di materiale orale sulla mitologia Alune.
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Una divisione sociale abbastanza complessa attualmente ancora attiva e riconosciuta come tale. Questo confine stato mantenuto anche durante
lamministrazione coloniale.
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Al giorno doggi i tre subdistretti amministrativi i Kecamatan di Seram Barat, Kairatu e Taniwel, corrispondono ampiamente alla tradizionale
divisione politica di questi tre batai, ognuno dei quali raggruppa gli insediamenti montani e costieri di ogni valle. Nelle highlands, la moderna desa
corrisponde alla tradizionale unit territoriale dellhena, alcune delle quali hanno potere rituale o politico nella batai della propria vallata.
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di una fratellanza di fondo che permetta di limitare la frammentazione o unirsi davanti ad un nemico
comune. Lidea di una origine comune si cala quindi nello spazio e nel territorio, legandosi
strettamente con limmagine della montagna madre centrale Ulateina- e dellalbero cosmico di
Banjan che vi cresce: il Nunusaku. Una percezione questa che si spande su tutta west Seram
coinvolgendo anche gli insediamenti costieri. Secondo questa tradizione Seram, lisola madre
proprio in quanto sede del Nunusaku, linvisibile e gigantesco albero di Banjan, da cui discende
lintera umanit che si pone a centro metafisico dellintera regione. Albero che cresce sulla
montagna di Ulate Ima proprio alle sorgenti dei tre fiumi che definiscono Wele Telu. Il Nunusaku
che allunga i suoi rami fino al cielo (Lanite) mentre le sue radici affondano nella Terra (Tapele),
quindi considerato anche la sorgente dei tre fiumi. Questa sorta di albero cosmico quindi percepito
come capace di estendersi sulle tre differenti vallate (batai) abbracciando e legando a se la totalit
degli abitanti. Nunusaku sama ite: il Nunusaku ci ha distribuito. Sama ite Wele Telu: nelle
valle dei tre fiumi. Questo definisce quindi anche le periodiche assemblee degli anziani chiamate
Nili (Boulan 1999, 162). Questa organizzazione federative, ha permesso e permette in parte ancora
oggi le relazioni in una societ fortemente eterogenea. Nili Ela, anche chiamata Saniri Ela (Sachse
1922; pp.137-138: Boulan 1998; pp.71-87), la grande assemblea di Wele Telu Batai, appare una
istituzione complessa, che ha attraversato tutto il periodo coloniale mutando anche profondamente
(Knaap 1993) le sue strutture proprio in relazione e rispetto alla presenza olandese (Boulan 1998;
pp.29-68). Una struttura che per ha tramato lidentit e la percezione del territorio e dei suoi
abitanti. Abolita in teoria dal governo olandese nel 1914, ha continuato ad operare in segreto
almeno fino alla met del 20 secolo e per la regione del Sapalewa almeno fino al 1950 (Boulan
1998; p.71). Una struttura assembleare che riunisce e costruisce le differenti identit, creando di
volta in volta identit collettive legata alla vallata o allintera regione, e che possiede una sua rete di
dignitari e luoghi preposti alle assemblee. In questa complessa relazione tra territorio e identit lo
spazio si carica di valenze e significati complessi ed in continua mutazione, costruendosi come una
topografia mitico rituale in cui i luoghi delle origini sincarnano in spazi reali (Boulan 1998; pp.91131). Sebbene larea di Ulate Ina non sia propriamente una zona carsica, la complessa geologia
della zona, fa si che tutti i fiumi che si dipartono da quella zona incontrino aree interessate dal
carsismo. Fenomeni a volte maestosi che non sono passati inosservati nel corso dei secoli ma che al
contrario hanno assunto un ruolo e un significato ben preciso nella vita sociale e culturale di chi vi
abitava. E il caso proprio del grande traforo del fiume
Sapalewa con i vicini villaggi di Buria, Riring e Lowe
Sapalewa, area cosi importante nella struttura delle alleanze
nonch della resistenza alla regola coloniale (Sachse 1922).
Qui dove nel 191411 abbiamo lultimo dei tentativi di
ribellione alle sempre pi stringenti regole amministrative
imposte dallamministrazione coloniale, proprio il
colonnello Sachse12, inviato per reprimere queste rivolte,
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La proibizione del Kakhian diventa la miccia per lultima grande ribellione delle valli del Sapalewa e dellEti nel 1914 -16 (Boulan 1998, p.59)
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In particolare per Sachse proprio il Kakian da eliminare in quanto capace di operare una efficace alleanza e resistenza al dominio olandese nelle
highlands di Wele Telu Batai. Viene infatti considerato il motore delle rivolte nonch barbaro legame con la caccia alle teste che mette in pericolo
anche gli insediamenti costieri. Proprio tra i due libri scritti da Sachse (1907-1922) le cose cambiano da uno stato di non controllo dellarea in
particolare del Sapalewa e di Buria e degli altri villaggi della zona ad una situazione di totale controllo e sottomissione. Da un controllo periferico
della costa proprio su indicazione dellallora tenente Sachse nel 1904 si passa ad una politica di controllo totale dellinterno con la creazione di
pattuglie, vie, avamposti e brigate incaricate di presidiare le montagne. Ottenuto linsediamento militare a Piru, Sachse marcia lungo il fiume Eti e
quindi il Tala, raggiungendo larea delle sorgenti del Sapalewa e quindi intercettando le piste per Buria che si trova progressivamente ad essere
accerchiata. La valle del Sapalewa da fortezza si trasforma in prigione e trappola. Una volta controllate le piste e gli insediamenti la supremazia sulla
resistenza Alune, diventa facile. La prima campagna di Sachse del 1904 funziona ed punitiva contro i villaggi Rumsual e Buria, in seguito la sua
visione non appoggiata dallamministrazione e porta alla sua sostituzione per alcuni anni. La rimozione delle guarnigioni porta ad una nuova
autonomia dei villaggi, che pochi anni dopo riporta Sachse ed i suoi metodi al potere portando le sue pattuglie a percorrere e perlustrare Wele Telu da
nord a sud.Dopo le rivolte del 1914-16, (Sachse 1922 pp.184-191) terminate probabilmente anche in relazione allarrivo delle terribili epidemie di
influenza spagnola, lisola considerata definitivamente pacificata ed hanno quindi inizio le grandi campagne cartografiche e geologiche che
porteranno alla creazione delle carte topografiche in scala 1:100.000 (1917-19) nonch della cartografia geologica ad opera di Rutten (1917-1918) e
del censimento dei trafori stessi, poi riportati da Sachse nel suo libro del 1922, testimoniando purtroppo una relazione diretta tra conoscenza
geografica e dominio coloniale.
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Traduzione dellautore
Hatu Toi Siwa uno dei luogo dei canti dei Siwa. Uno dei luoghi da cui i PataSiwa discendono: dalle cime del BuiBui dalle montagne, dalle
sorgenti, verso le valli. Luogo donato da Samai lantenato proveniente da Ulate Ima e Manusa, ai PataSiwa distribuiti lungo il corso del Sapalewa ed
in particolare agli Alune. Nei pressi di Manusa lungo il Sapalewa esiste anche un Metu Siwa, luogo delle nove porte, sotto forma di una formazione
rocciosa nei pressi del fiume, forse degli archi o qualcosa del genere.
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storicamente spazio in ogni villaggio. Pietre sacrali, trasportate dagli antenati15, estranee al contesto,
poste proprio nella loro alterit a fondazione dellabitato. Elementi di un megalitismo diffuso in
tutto larcipelago che fa del rapporto con la pietra e la sua manipolazione un tratto fondante
dellumano. Una topografia ancora tutta da esplorare tanto nei suoi aspetti storici quanto in quelli
contemporanei ma che non pu non aver avuto relazione e rapporti con i molti aspetti del carsismo
e delle sue manifestazioni. In questa prospettiva, tra le numerose grotte minori presenti nellarea
esplorata, in molti casi usate come ripari durante le spedizioni di caccia, spicca in particolare la
grotta di Batu Sori. Conosciuta da tutti gli abitanti della vallata, la grotta, costituita da una serie di
grandi sale fossili, si presenta in buona parte ricoperta di incisioni di vario tipo ed epoca scolpite
sulle grandi concrezioni fossili. La grotta, che allo stato attuale appare sconosciuta in bibliografia, si
presenta come un sito estremamente interessante, testimone di una lunga continuit di
frequentazione. Se la sua ubicazione sul tracciato dellantica strada olandese che percorreva la
vallata del Sapalewa, lha sicuramente resa un punto di passaggio in anni recenti, come
testimoniano le molte scritte in caratteri latini in cui si leggono numerosi nomi, allo stesso tempo
sono presenti motivi e disegni difficili da identificare e datare. La stessa datazione della strada che
vi passa accanto, costituita da una grandi massicciata di pietre a secco non chiara. Facendo
riferimento alle descrizioni di Sachse, potrebbe trattarsi di una delle opere messe in atto allinizio
del 20 secolo per mettere in campo un maggiore controllo da parte olandese sullinterno
dellisola16(Sachse 1922; p.27, pp.131-132: Boulan 1998; p.55). Infrastrutture che diventarono la
base per le operazioni militari di controllo e riorganizzazione dei villaggi. Nelle incisioni presenti in
grotta si distinguono chiaramente differenti orizzonti temporali: accanto a grafie e stili forse di fine
800 in cui si riconoscono i nomi probabilmente di funzionari, esploratori o militari, si individuano
numerosi motivi geometrici incisi con strumenti metallici, probabilmente parang. Se alcuni
ricordano le modalit di segnare i percorsi e le piste sugli alberi, altri sembrano tracciare anche
disegni pi complessi.
Purtroppo proprio questi
ultimi appaiono essere
stati incisi su crostoni
stalagmitici fossili, in
avanzato
stato
di
disfacimento. In molti
casi ormai i disegni sono
ridotti in frammenti.
Questo porta a pensare
che si possa trattare di
incisioni
decisamente
pi antiche della altre,
anche
se
ormai
purtroppo quasi perdute.
La stessa evoluzione
della grotta che negli
ultimi
secoli
15
Gli antenati sincarnano nel paesaggio attraverso le proprie impronte e tracce lasciate nel cammino verso il presente. Hatu Toi Siwa uno di questi
luoghi. Una topogenia che diviene viaggio mitico rituale: Lawai ovvero memoria dei luoghi. Anche le cime BouBou sono luoghi di celebrazione del
cammino degli antenati che si dipartono dalle sorgenti cosi forse come la grotta Gua Latale, nonch larea di Nuniali e della sua cascata presso la
costa. Tutto il paesaggio di Wele Telu imbevuto di topogenia identitaria e come tale esprime forse il pi forte dei legami tra luoghi e abitanti che
proprio lidea di geoparco vuole promuovere e proteggere.
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Sachse parla di 700 chilometri di strade costruite tra il 1907 ed il 1909 attraverso il lavoro obbligato dei villaggi. Negli stessi anni si procede ad
una sistematica requisizione delle armi. Uno stato di soggiogazione propedeutico alle campagne di tassazione individuale, vaccinazione ecc. in un
progressivo e sempre pi intrusivo dominio. Nel 1910 west Seram viene dichiarata pacificata aprendo la via ad insegnanti e predicatori. A causa della
sua posizione remota larea del Sapalewa sar lultima a cadere sotto il controllo coloniale. Ma anche qui nel 1910 gli effetti dei cambiamenti sono
evidenti: Roumasal riallocata vicino a Riring, Buria ricostruita vicino alla nuova strada, posti di bivacco per le guarnigioni sono costruiti
ovunque.Altre strade furono costruite dopo il 1916 durante le operazioni di mappatura seguite alla totale apertura e pacificazione dellarea (Sachse
1922, pp.169-191)
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sicuramente andata incontro ad una progressiva fossilizzazione, porta ad immaginare come alcune
di queste incisioni fossero state fatte in origine su concrezioni attive.
Attualmente la presenza di acqua allinterno
limitata alla stagione delle piogge, nella
misura di alcune vasche che si riempiono per
pochi centimetri. Sempre nella medesima
zona per presente una vasca attualmente
vuota, i cui bordi appaiono totalmente incisi
e lavorati. Allo stato attuale appare difficile
proporre ipotesi sulluso storico di un tale
sito, che pu aver avuto anche differenti
funzioni, compresa quello di ricovero
durante le battute di caccia e pi tardi anche
In alto - Il colonnello Sachse, esploratore ma anche
di appoggio per le guarnigioni militari. Non
responsabile della pacificazione dellisola allinizio del 900
In basso una delle sale della Gua Batu Sori
per da escludere che si possa storicamente
mettere in relazione anche con le topografie
mitico rituali nonch con assemblee legate alle alleanze tra i villaggi della valle del Sapalewa. Tra i
frammenti di incisioni e disegni, ci sembrato di poter identificare alcuni tratti antropomorfi che
potrebbero rinviare al motivo dellalbero delle teste. Un pattern diffuso in alcune zone
dellarcipelago, e rappresentato sia su pietra che su tessuto, legato proprio alla pratica delle caccia
delle teste. Allo stato attuale si tratta per di una semplice ipotesi tutta da verificare. Purtroppo la
mancanza di tempo ci ha impedito di impostare anche una minima ricerca etnografica in grado di
raccogliere proprio le narrazioni locali attorno a questa grotta ben conosciuta nellintera. vallata.
Tutta da verificare inoltre la presenza di eventuali record archeologici. Da notare come nelle altre
grotte della zona le incisioni siano del tutto assenti. Tanto nelle parti attive legate al Sapalewa,
quanto nelle altre gallerie fossili vicine. Bench si tratti di luoghi evidentemente frequentati, tanto
per la raccolta di nidi o miele, quanto come ripari di caccia, tanto in grotta come nei ripari
sottoroccia non si rinvengono tracce di incisioni ma solo sporadiche scritte in nerofumo quasi
sempre recenti, da mettere in relazione con le battute di caccia.
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In basso il Saniri della valle del Sapalewa presso Taniwel inizio 900
A destra due cacciatori di Buria inizio 900
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Grotte di Hatusua e Hatuhuran Le grotte sviluppate nei calcari corallini si caratterizzano per la
presenza di importanti siti archeologici nonch per una
esuberante presenza di fauna interna.
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Ulate ina la montagna madre, il luogo sacro di Wele Telu Batai, ieri
confederazione dei tre fiumi, oggi provincia di West Seram. Da Ulateina
sgorgano i grandi fiumi e discendono gli antenati dell'umanit. Qui in un
luogo invisibile e nascosto, cresce il Nunusaku, l'enorme albero di Banjan
che abbraccia e unisce l'intera umanit. Le sue radici affondano nella terra
mentre le fronde raggiungono il cielo. Da
Ulateima
nasce il
Sapalewa,
l'Hanoea e gli altri grandi fiumi che viaggiano tra il cielo e la terra in una
notte senza stelle.
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