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Corso di Laurea:

Insegnamento:
n Lezione:
Titolo:

INGEGNERIA CIVILE E AMBIENTALE


Meccanica delle strutture
27
Analisi della tensione: impostazione del problema

FACOLT DI INGEGNERIA

LEZIONE 27 Analisi della tensione: definizioni


Nucleo
tematico

Lez.

Contenuto

27

Analisi della tensione: impostazione del problema,


definizione di tensione e di componenti speciali di tensione.

In questa lezione si inizia ad affrontare il problema dellequilibrio di un


solido generico soggetto a certe forze con lo scopo di determinare le
relazioni generali che ne governano lequilibrio e le deformazioni.
Premessa
Nelle lezioni precedenti sono state introdotte le caratteristiche
di sollecitazione per le travi. Queste grandezze rappresentano i
sistemi di forze che due parti di un solido a forma di trave devono
scambiarsi attraverso una generica sezione trasversale nelle
condizioni di equilibrio. Sono inoltre state dimostrate le relazioni
globali e locali (equazioni indefinite di equilibrio) che le caratteristiche
di sollecitazione devono soddisfare insieme ai carichi applicati. Le
caratteristiche di sollecitazione sono, per definizione, le risultanti che
due parti di una trave si scambiano attraverso una sua sezione
trasversale S. Ad esempio lo sforzo normale la componente nella
direzione dellasse della trave della forza che due sezioni si
scambiano mutuamente. Nella trattazione fin qui svolta si quindi
concentrata lattenzione sulle risultanti che globalmente due parti di un
solido trave si scambiano attraverso una sezione senza entrare
maggiormente nel dettaglio di quali azioni mutue le due parti di trave si
scambino nei diversi punti della sezione che le separa. In altre parole
stato riconosciuto che per lequilibrio due parti di trave separate dalla
sezione S devono scambiarsi, ad esempio, un certo sforzo normale
ma non sono state fatte considerazioni sulla effettiva distribuzione di
forze agenti sulla sezione, la cui risultante deve avere una
componente pari allo sforzo normale. In questa e nelle successive
lezioni si entra pi nel dettaglio e si affronta il problema di stabilire
quali sono le azioni mutue che due parti di un solido generico si
scambiano puntualmente, cio in ogni suo punto. Questo problema
viene affrontato dapprima in modo generale, per poi essere
specializzato relativamente al caso delle travi.
Impostazione e definizioni
Si consideri un solido che occupa il volume V dello spazio ed
delimitato dalla superficie S. Sia il solido in equilibrio sotto lazione di
certe forze esterne note. Si suppone che queste forze siano di due
tipi: forze di superficie applicate sulla superficie S del solido e forze di
volume applicate ai punti del volume V del solido (figura 27.1).
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p(z,y,z)

y
z

x
O

p(z,y,z)

f(z,y,z)
Ps S
S

p(z,y,z)

Pv V
V
f(z,y,z)

p(z,y,z)

Figura 27.1.

Fissato un sistema di riferimento (Oxyz) al quale sono riferiti i punti del


solido le forze di superficie sono analiticamente descritte da un campo
vettoriale
p = p(x, y,z )

(x,y,x) S

(27.1)

definito su S, mentre le forze di volume sono analiticamente descritte


da un campo vettoriale

f = f (x, y,z )

(x,y,x) V

(27.2)

definito su V. Ad ogni generico punto Ps di coordinate (x,y,z) della


superficie del solido resta quindi associata la forza di superficie
p(x, y,z ) ad esso applicata; p(x, y,z ) ha la dimensione di una forza per
unit di superficie, e cio di una forza divisa per il quadrato di una
lunghezza. Ad ogni generico punto Pv di coordinate (x,y,z) del volume
del solido resta invece associata la forza per unit di volume f (x, y,z )
che ha evidentemente la dimensione di una forza divisa per il cubo di
una lunghezza.
Le forze di superficie (27.1) e le forze di volume (27.2) sono entit
vettoriali e possono esprimersi mediante le componenti nel riferimento
(Oxyz) assunto:

p x (x, y,z )

p = p(x, y,z )= p y (x, y,z )


p (x, y,z )
z

(x,y,x) S

(27.3)

fx (x, y,z )

f = f (x, y,z )= fy (x, y,z )


f (x, y,z )
z

(x,y,x) V

(27.4)

essendo p x (x, y,z ) , p y (x, y,z ) , e p z (x, y,z ) le componenti del vettore
p(x, y,z ) nel riferimento assunto. Evidentemente p x (x, y,z ) , p y (x, y,z ) ,
p z (x, y,z ) sono funzioni reali delle tre variabili (x,y,z), cio della
posizione del punto sulla superficie del solido ed hanno quindi come
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dominio la superficie S del solido. Una analoga simbologia adottata


nelle (27.4) per le componenti di f (x, y,z ) , il cui dominio invece il
volume interno V del solido.
La risultante delle forze di superficie agenti su una generica
porzione di dimensione finita della superficie S figura 27.2
F = p(x, y,z )d

(x,y,x) S

(27.5)

ed ha, nel sistema di riferimento (Oxyz) le componenti

p x (x, y,z )d

Fx

F = Fy = p y (x, y,z )d

z
p z (x, y,z )d

(27.6)

p(z,y,z)

y
z

(x,y,x) S

p(z,y,z)

f(z,y,z)

x
O

p(z,y,z)

F
Q

f(z,y,z)

p(z,y,z)

Figura 27.2.

La risultante delle forze di volume agenti su una generica porzione


di dimensione finita del volume V figura 27.2
Q = f (x, y,z )d

(x,y,x) V

(27.7)

ed ha, nel sistema di riferimento (Oxyz) le componenti

fx (x, y,z )d

Qx

Q = Q y = fy (x, y,z )d

Qz
fz (x, y,z )d

(x,y,x) V

(27.8)

Considerando un punto Ps di coordinate (x,y,z) della superficie S ed


un suo intorno d di dimensione piccolissima (infinitesima), cio una
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piccolissima porzione della superficie S contenente il punto Ps, la


risultante delle forze di superficie p(x, y,z ) agenti nellintorno d

dFx p x (x, y,z )d


dF = p(x, y,z )d = dFy = p y (x, y,z )d
dF p (x, y,z )d

z z

(x,y,x) S (27.9)

potendosi, per la piccolezza di d, considerare costante la forza di


superficie agente sui punti dellintorno.
Analogamente, la risultante delle forze di volume agenti nellintorno
infinitesimo d di un punto Pv del volume V (cio agenti in un volume
piccolissimo contenente il punto Pv)

dQ x fx (x, y,z )d


dQ = f (x, y,z )d = dQ y = fy (x, y,z )d
dQ f (x, y,z )d

z z

(x,y,x) V (27.10)

Le forze dF e dQ , essendo relative ad una porzione infinitesima della


superficie S e del volume V sono infinitesime.
Si infine supposto che il solido sia in equilibrio sotto lazione
delle forze p=p(x,y,z ) e f = f (x, y,z ) . Sono quindi soddisfatte le
Equazioni Cardinali della Statica (3.1) che possono esprimersi in
forma vettoriale come

p(x,y,z )d S + f (x,y,z )d V = 0

p(x,y,z) OP d S + f (x,y,z ) OP d V = 0

(27.11)

avendo valutato, nella seconda delle (27.11) i momenti rispetto al


centro O del sistema di riferimento assunto, avendo indicato con il
prodotto vettoriale ed essendo
x
OP = (P O )= y

z

(27.12)

il raggio vettore del punto generico punto P del solido (della superficie
o del volume) di coordinate (x,y,z), figura 27.3.
La prima delle (27.11) impone lequilibrio alla traslazione del solido,
cio impone che la risultante delle forze di superficie e delle forze di
volume applicate al solido sia nulla, mentre la seconda delle (27.11)
impone lequilibrio alla rotazione rispetto al punto O, cio impone che il
momento risultante delle forze di superficie e delle forze di volume
applicate al solido sia nullo rispetto al punto O.

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p(z,y,z)
y
z

p(z,y,z)

f(z,y,z)

P-O

P
S

p(z,y,z)

f(z,y,z)

p(z,y,z)

Figura 27.3.

Le (27.11) sono uguaglianze tra vettori; nel riferimento assunto le


(27.11) possono essere espresse come uguaglianze tra le componenti
dei vettori e quindi come le sei equazioni scalari

p (x,y,z)d S + f (x,y,z)d V = 0
x

p (x,y,z)d S + f (x,y,z)d V = 0
y

p (x,y,z)d S + f (x,y,z)d V = 0
z

[p (x,y,z )y p (x,y,z )z]d S+ [f (x,y,z ) y f (x,y,z )z]d V= 0


z

(27.13)

[p (x,y,z)zp (x,y,z)x]d S+ [f (x,y,z )zf (x,y,z)x]d V= 0


x

[p (x,y,z)x p (x,y,z)y]d S+ [f (x,y,z )x f (x,y,z )y]d V= 0


y

Le prime tre delle (27.13) corrispondono alla prima delle (27.11) ed


impongono lequilibrio alla traslazione del sistema (nelle direzioni degli
assi x, y e z, rispettivamente) mentre le ultime tre delle (27.13)
corrispondono alla seconda delle (27.11) ed impongono lequilibrio
alla rotazione del sistema intorno agli assi x, y e z, rispettivamente.
Procedendo in modo analogo a quanto visto per la definizione
delle caratteristiche di sollecitazione delle travi, si supponga ora di
sezionare il solido con un piano in modo da dividerlo in due parti T1
e T2 (figura 27.4).
Sia 1 il piano pensato come superficie che delimita la parte
T1 e 2 il piano pensato come superficie che delimita la parte T2.
Ognuna delle due parti T1 e T2 non sar, in generale, in equilibrio
sotto lazione delle forze di volume e di superficie ad essa competenti
(per semplicit non rappresentate in figura 27.4), nel senso che le
(27.11) e le (27.13) non saranno soddisfatte relativamente alle parti T1
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e T2 separatamente (cio riscritte in modo che gli integrali siano estesi


solo alle superfici esterne ed ai volumi di T1 e T2).

T2

S2

z
T1

txd

tyd
tzd
d
P

y
S1

td
P
td
txd

tyd

tzd

Figura 27.4.

Ad esempio, relativamente a T1 si avr, in generale

p(x,y,z )d S + f (x,y,z )d V 0

S1

V1

p(x,y,z) OP d S + f (x,y,z ) OP d V 0

S1

(27.14)

V1

avendo indicato con S1 e con V1 rispettivamente la superficie esterna


(esclusa la faccia sul piano ) ed il volume di T1. Le (27.14) sono
evidenti in quanto le (27.11) possono essere riscritte come

p(x,y,z )d S + f (x,y,z )d V +

S1

V1

p(x,y,z )d S + f (x,y,z )d V = 0

S2

V2

p(x,y,z) OP d S + f (x,y,z ) OP d V +

S1

(27.15)

V1

p(x,y,z) OP d S + f (x,y,z ) OP d V = 0

S2

V2

in cui evidentemente S2 e V2 sono rispettivamente la superficie


esterna ed il volume (esclusa la faccia sul piano ) di T2.
Si deve quindi ammettere che, siccome il solido era in equilibrio
prima di essere sezionato dal piano , prima del taglio la parte T1
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esercitava certe forze sulla parte T2 attraverso il piano e viceversa.


Si consideri la parte T1 (analoghi ragionamenti possono essere fatti
per la parte T2). Siccome il piano costituisce ora una parte della
superficie per il solido T1 le forze che T2 esercitava su T2 prima del
taglio possono esprimersi come una distribuzione di forze di superficie

t x (x,y,x )

t = t (x,y,x )= t y (x,y,x )
t (x,y,x )
z

(x,y,x)

(27.16)

essendo (x,y,z) le coordinate del generico punto P della sezione sul


piano 1.
Considerando quindi un intorno piccolissimo d di un punto P di 1
(figura 27.4), la forza esercitata da T2 su T1 in questo intorno

t x (x,y,x )d

dTP = t (x,y,x )d = t y (x,y,x )d


t (x,y,x )d
z

(x,y,x)

(27.17)

essendo (x,y,z) le coordinate di P.


Le componenti di t hanno evidentemente le dimensioni di una
forza per unit di superficie, cio di una forza divisa per il quadrato di
una lunghezza.
Definizione
Il vettore t= t (x,y,x ) si chiama tensione nel punto P di
coordinate (x,y,z).
Osservazione 1: sistema di riferimento
Come per qualunque vettore, le componenti del vettore
t= t (x,y,x ) dipendono dal sistema di riferimento considerato. Sia

t x (x,y,x )

t = t (x,y,x )= t y (x,y,x )
t (x,y,x )
z

(x,y,x)

(27.18)

il vettore tensione nel punto P nel riferimento (Oxyz). Volendo


esprimere lo stesso vettore rispetto ad un sistema di riferimento
(O) si ha

t (x,y,x )
t x (x,y,x )

t (x,y,x )=[N] t y (x,y,x )


t (x,y,x )
t (x,y,x )
z

(x,y,x)

(27.19)

essendo [N] una la matrice 3x3 avente nelle colonne le componenti


dei versori degli assi (x,y,z) rispetto agli assi (,,). In particolare, la
prima colonna di [N] contiene le componenti del versore dellasse x
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rispetto agli assi (,,), la seconda colonna contiene le componenti


del versore dellasse y rispetto agli assi (,,) e la terza colonna
contiene le componenti del versore dellasse z rispetto a (,,).
Equivalentemente, la prima riga della matrice [N] contiene le
componenti del versore dellasse rispetto agli assi (x,y,z), la seconda
riga contiene le componenti del versore dellasse rispetto agli assi
(x,y,z) e la terza riga contiene le componenti del versore dellasse
rispetto agli assi (x,y,z). In altre parole le righe di [N] contengono i
coseni direttori degli assi (,,) rispetto agli assi (x,y,z); in particolare
la prima riga contiene i coseni direttori dellasse rispetto agli assi
(x,y,z), la seconda riga contiene i coseni direttori dellasse rispetto
agli assi (x,y,z) e la terza riga contiene i coseni direttori dellasse
rispetto agli assi (x,y,z).
Si ricorda dallalgebra lineare che la matrice [N] essendo una matrice
di cambio di base tra due basi ortogonali detta matrice ortogonale e
gode della propriet

[N]T [N]=[ I ]
essendo [ I ] la matrice identit.
[A ] [A ]T .

(27.20)
In altre parole la matrice inversa di

Osservazione 2
evidente come la tensione t= t (x,y,x ) nel punto P dipenda
dalla posizione di P e quindi dalle coordinate (x,y,z) di questo:
considerando due punti distinti P e Q della superficie 1 sar, in
generale
t (xP ,yP ,zP ) t (x Q ,y Q ,zQ )

(xP,yP,xP), (xQ,yQ,xQ) 1 (27.21)

nella quale sono state indicate con (xP,yP,zP) le coordinate di P e con


(xQ,yQ,zQ) le coordinate di Q.
Scelto un punto P di 1 di coordinate (x,y,z) la tensione dipende
poi dallorientamento del piano considerato; in altre parole scelti due
piani e entrambi passanti per P (figura 27.5) risulta in generale

t (x,y,z ) t (x,y,z )

(xP,yP,xP), (xQ,yQ,xQ) (27.22)

avendo indicato con t (x,y,z ) la tensione nel punto P che si ottiene


sezionando il solido con il piano e con t (x,y,z ) la tensione nel punto
P che si ottiene sezionando il solido con il piano . Ricapitolando, la
tensione in un punto P di un solido dipende dalla posizione, e quindi
dalle coordinate, del punto e dallorientamento del piano passante per
P scelto per la valutazione della tensione stessa; in breve questultima
evenienza si esprime affermando che tensione nel punto P dipende
dalla giacitura considerata. Si fa osservare che in figura 27.5, e
frequentemente nel seguito i vettori rappresentati indicano la tensione
nel punto e le sue componenti; per la definizione stessa di tensione
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queste non sono le forze agenti nel punto ma le forze per unit di
superficie. Di questo si deve tenere conto quando gli schemi delle
figure servono come riferimento per la scrittura delle equazioni di
equilibrio (che invece coinvolgono le forze); pi esplicitamente, prima
di essere introdotte in qualche equazione di equilibrio queste tensioni
devono essere moltiplicate per le superfici sulle quali agiscono.
Lorientamento di un piano pu essere identificato dalla
direzione di una retta ad esso ortogonale la quale a sua volta
identificata dal suo versore (vettore avente la stessa direzione della
retta e modulo unitario). Ad esempio nel caso di figura 27.5 il piano
identificato dalla retta n ad esso ortogonale, il cui versore il
vettore

n =(nx ny nz )

(27.23)

avente per componenti i coseni direttori della retta n rispetto agli assi
del sistema di riferimento (Oxyz) assunto; una analoga simbologia
stata adottata per n.
Si ricorda che se

n=(nx ny nz )

(27.24)

il versore di una retta (e cio un vettore avente la direzione della


retta e modulo unitario) deve risultare
2

n =n2x +n2y +n2z =1

(27.25)

n =1

n =1

n
t
ty
tz
d
P

z
tx

tz

tx

Figura 27.5.
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La dipendenza della tensione nel punto P dallorientamento del piano


(dalla giacitura) sul quale si valuta la tensione stessa pu quindi venire
esplicitato mediante la dipendenza di t (x,y,x ) dai coseni direttori
(nx,ny,nz) della normale al piano considerato, cio

t nx (x,y,z,n x ,n y ,n z )

t = t (x,y,z,n x ,n y ,n z )= t ny (x,y,z,n x ,n y ,n z )
t (x,y,z,n ,n ,n )
x y z
nz

(27.26)

La (27.26) rende esplicito il fatto che un vettore tensione resta


determinato una volta specificate le coordinate del punto nel quale la
tensione viene valutata ed il piano avente normale identificata dai
coseni direttori nx,ny ed nz rispetto agli assi di un sistema di
riferimento.
Brevemente la (27.26) si esprime con

t nx (x,y,z )

t n = t n (x,y,z )= t ny (x,y,z )
t (x,y,z )
nz

(27.27)

in cui la dipendenza da n= n x ,n y ,n z indicata nel pedice, o ancora pi


brevemente semplicemente con

t nx

t n = t ny
t
nz

(27.28)

tenendo come sottintesa la dipendenza dalle coordinate del punto.


Componenti speciali di tensione
Nella meccanica dei solidi la tensione t n in un punto P valutata
su un piano di normale n viene frequentemente riferita ad un sistema
di riferimento locale, avente un asse diretto come la normale al piano
(cio come il vettore n ) e orientato nel verso uscente dalla porzione di
solido considerata (come in figura 27.6) ed avente necessariamente
gli altri due assi sul piano considerato. Chiamando semplicemente n
lasse normale a e chiamando p e q due assi ortogonali ad n giacenti
sul piano , note le componenti della tensione (27.28) rispetto al
sistema di riferimento di assi (x,y,z), le componenti della stessa
tensione nel riferimento di assi (n,p,q), rappresentate in figura 27.6, si
determinano applicando la (27.19)

tnn
tx


tnp =[N] t y
t
t
z
nq

(x,y,x)

(27.29)

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essendo [N] la matrice di rotazione che definisce il cambio di sistema


di riferimento, avente nelle righe i coseni direttori degli assi n, p e q
rispetto alla terna di assi (x,y,z).
n

n
n

n =1

n =1

p
q
n
tny
tnz
d
P

tnn

tnp

tn
y

d
tnq

tn
p

tnx
q
x

Figura 27.6.

Per esteso, detti


nx, ny ed nz i coseni direttori dellasse n rispetto ad x, y e z,
px, py ed pz i coseni direttori dellasse p rispetto ad x, y e z,
qx, qy ed qz i coseni direttori dellasse q rispetto ad x, y e z,
la (27.29) si scrive

t nn n x n y nz t x


t np = p x p y p z t y
t q q q t
nq x y z z

(x,y,x)

(27.30)

Nella (27.29) e nella (27.30) quindi


tnn
tnp
tnq

la componente della tensione t n secondo lasse n;


la componente della tensione t n secondo lasse p;
la componente della tensione t n secondo lasse q.

Di solilto, ed anche in questo contesto la componente tnn del


vettore tensione nella direzione della normale alla superficie
considerata si indica con n, mentre le componenti del vettore
tensione nelle direzioni p e q giacenti sul piano considerato si indicano
con np e nq (figura 27.7).

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Meccanica delle strutture
27
Analisi della tensione: impostazione del problema

FACOLT DI INGEGNERIA

Definizioni
La componente n della tensione nella direzione ortogonale alla
superficie si dice componente normale della tensione o
semplicemente tensione normale, mentre le componenti np e nq
della tensione si dicono componenti tangenziali della tensione o
semplicemente tensioni tangenziali.
Con questa simbologia (figura 27.7), la lettera indica quindi
una componente di tensione normale al piano di sezione considerato;
in questo caso necessario un solo indice che denota sia la direzione
della normale a detto piano che la direzione della componente di
tensione. La lettera indica una componente di tensione tangenziale;
in questo caso sono necessari due indici, dei quali il primo indica la
direzione della normale al piano su cui valutata la tensione (e su cui
giace la tensione tangenziale) ed il secondo la direzione della
tensione tangenziale stessa. np dunque la componente tangenziale
diretta come p della tensione su un piano di normale n.
n

n
n

n =1

n
tn

nq

np

n
n

nn

np
P
nq

tn
n

q
p

Figura 27.7.

Con questa simbologia la (27.30) diventa

n n x n y nz t x


np = p x p y p z t y
q q q t
nq x y z z

(x,y,x)

(27.31)

Le componenti n, np e nq della tensione t n secondo la


direzione normale alla superficie e secondo due direzioni giacenti sulla
superficie si dicono componenti speciali di tensione.

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La tensione tangenziale totale relativa alla giacitura di normale n


infine la componente di t n sul piano della sezione ed evidentemente
data da (figura 27.7)
2
2
n = np
+ nq

(27.32)

Tensore di tensione
Assunto un sistema di riferimento globale le cui direzioni degli
assi sono (x,y,z), sezionando il solido con un piano passante per un
suo punto P ed ortogonale allasse x e considerando nel piano della
sezione assi paralleli ad y e z il vettore tensione t x ha le componenti
speciali (figura 27.8):
x
tensione normale (cio nella direzione x) su un piano avente
giacitura ortogonale alasse x;
xy
tensione tangenziale nella direzione y su un piano avente
giacitura ortogonale alasse x;
xz
tensione tangenziale nella direzione z su un piano avente
giacitura ortogonale alasse x.
Analogamente sezionando il solido con un piano passante per il punto
P ed ortogonale allasse y e considerando nel piano della sezione assi
paralleli ad x e z il vettore tensione t y ha le componenti speciali:
y
yx
yz

tensione normale (cio nella direzione y) su un piano avente


giacitura ortogonale alasse y;
tensione tangenziale nella direzione x su un piano avente
giacitura ortogonale alasse y;
tensione tangenziale nella direzione z su un piano avente
giacitura ortogonale alasse y.

Infine, sezionando il solido con un piano passante per il punto P ed


ortogonale allasse z e considerando nel piano della sezione assi
paralleli ad x e y il vettore tensione t z ha le componenti speciali:
z
zx
zy

tensione normale (cio nella direzione z) su un piano avente


giacitura ortogonale alasse z;
tensione tangenziale nella direzione x su un piano avente
giacitura ortogonale alasse z;
tensione tangenziale nella direzione y su un piano avente
giacitura ortogonale alasse z.

Sulle sezioni normali agli assi (x,y,z) le tensioni vengono riferite a


sistemi di riferimento locali aventi un asse orientato come la normale
al piano di sezione, e quindi parallelo ad uno degli assi del riferimento
globale (x,y,z) e gli altri due paralleli agli altri due assi del sistema di
riferimento. Inoltre lasse normale al piano della sezione sempre
orientato nel verso uscente dal solido mentre gli altri due assi dei
sistemi di riferimento locali sono orientati come quelli del sistema di
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riferimento globale (x,y,x) se lorientamento dellasse normale al piano


della sezione concorde a quello del sistema di riferimento globale
mentre sono orientati in modo opposto nel caso contrario. Ad
esempio, sezionando il solido con un piano per P ortogonale allasse x
del sistema di riferimento globale, gli assi y e z del sistema di
riferimento locale al quale si riferiscono componenti speciali di
tensione xy e xz sono orientati come y e z del sistema di riferimento
globale se la normale al piano di sezione uscente dal solido
orientata come x; sono orientati in modo opposto ad y e z se la
normale al piano di sezione uscente dal solido orientata in modo
opposto ad x.

zy

zx
P

z
P
z

y
x

zy

zx

xz
yz
yx
y

yz

xy

xy

z
yz
xz

y
x

Figura 27.8.
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Ad esempio, la tensione xy su una faccia di normale x viene


considerata positiva se diretta come lasse y nel caso in cui la normale
uscente dalla faccia considerata concorde con lasse x; viene
considerata positiva se diretta in modo opposto allasse y se la
normale uscente dalla faccia considerata orientata in modo opposto
allasse x. In figura 27.8 sono rappresentate sulle varie facce le
componenti speciali di tensione pensate positive in accordo con il
sistema di riferimento rappresentato nella stessa figura. Si noti che in
figura 27.8 il piano di sezione normale ad ogni asse del sistema di
riferimento e la sezione che ne risulta sono stati rappresentati dello
stesso colore dellasse stesso.
Le nove componenti speciali di tensione che si ottengono nel
punto P sezionando un solido con piani per P ortogonali agli assi di un
sistema di riferimento vengono organizzate nelle colonne di una
matrice 3x3

x yx zx
[]= xy y zy
xz yz z

(27.33)

detta matrice di tensione, tensore di tensione o tensore degli


sforzi.
Si rimarca che queste componenti sono relative al punto P di
coordinate (x,y,z), quindi le componenti speciali contenute nel tensore
di tensione sono funzioni reali di tre variabili, che sono le coordinate
(x,y,x) del punto P, cio

x (x,y,z ) yx (x,y,z ) zx (x,y,z )


[]= xy (x,y,z ) y (x,y,z ) zy (x,y,z )
xz (x,y,z ) yz (x,y,z ) z (x,y,z )

(27.34)

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LEZIONE 27 Sessione di studio 1


Analisi della tensione: definizioni
Si propone nel seguito qualche considerazione relativa alle forze di
superficie ed alle forze di volume introdotte nella lezione.
Osservazione 3
Le considerazioni svolte nella lezione si riferiscono ad un solido
sul quale si pensano agenti forze esterne distribuite sulla superficie e
forze esterne distribuite nel volume (evidentemente esterne significa
che sono causate da enti esterni al corpo e non che sono applicate a
punti esterni ad esso). Queste forze sono descritte analiticamente dai
due campi vettoriali
p = p(x, y,z )

(x,y,x) S

(27.35)

f = f (x, y,z )

(x,y,x) V

(27.36)

essendo (x,y,z) le coordinate del generico punto della superficie S o


del volume V del solido e sono state definite senza specificarne la
causa. Si precisa ora che le e forze di superficie agenti sul solido
considerato sono dovute al contatto con gli altri corpi, mentre le forze
di volume sono connesse alla massa del solido stesso o alla presenza
di campi elettromagnetici. Alcuni esempi di forze di superficie sono i
seguenti.
-

La pressione esercitata da un fluido sulla superficie di un solido


immerso in questo. noto che immergendo un solido in un fluido
questultimo esercita sulla superficie del solido una pressione
avente modulo

p =p(x,y,z )=gz

(x,y,x) S

(27.37)

essendo la densit del fluido (massa per unit di volume), g


laccelerazione di gravit e z la coordinata del punto in un sistema
di riferimento con il piano (xy) posto in corrispondenza del pelo
libero del fluido e con lasse z rivolto dal pelo libero verso lo spazio
riempito dal fluido. La direzione della pressione (27.37) in ogni
punto normale alla superficie del solido ed diretta verso linterno
di questo.
-

Il peso di un oggetto appoggiato su un solido che ne impedisce la


caduta verso il centro della Terra; si pensi ad esempio ad un
oggetto in quiete appoggiato su un tavolo; sul solido in esame (che
in questo esempio il tavolo) agisce una distribuzione di forze di
superficie distribuite nella porzione della sua superficie occupata
dalloggetto appoggiato e la cui risultante il peso delloggetto
stesso. Se loggetto si sposta sul tavolo sar inoltre presente, per
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effetto dellattrito, una distribuzione di forze giacenti sulla superficie


di contatto, anchesse forze di superficie.
Tra le forze di superficie sono comprese le reazioni dei vincoli
esterni cui il solido eventualmente soggetto. Ad esempio un tavolo
appoggiato su un pavimento riceve da questo reazioni vincolari che
sono forze distribuite sulla superficie di contatto tra il le gambe del
tavolo ed il pavimento. Si osserva che per rientrare nella
schematizzazione descritta queste reazioni devono essere
rappresentate come forze per unit di superficie e non come forze
concentrate.
Si osserva infine che non detto che forze di superficie non
nulle siano definite in ogni punto della superficie S del solido in
esame.
Alcuni esempi di forze di volume sono i seguenti.
-

La forza di gravit agente su un solido

fx (x,y,z ) 0

f = f (x,y,z )= fy (x,y,z ) = 0
f (x,y,z ) g
z

(x,y,x) V

(27.38)

avendo assunto un sistema di riferimento con asse z diretto verso


il centro della Terra, ed essendo la densit del solido (massa
dellunit di volume) e g laccelerazione di gravit.
-

Le forze di trascinamento in un sistema non inerziale

f = f (x,y,z )= a tr (x,y,z )

(x,y,x) V

(27.39)

essendo ancora la densit del solido ed a tr (x,y,z ) laccelerazione


di trascinamento (vettore) del punto del solido di coordinate (x,y,z).
Queste forze sono ad esempio la forza centrifuga e le forze dovute
alle accelerazioni prodotte da eventi sismici.

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LEZIONE 27 Sessione di studio 2


Analisi della tensione: definizioni
Si propone nel seguito qualche considerazione relativa alla definizione
di tensione data nella lezione.
Osservazione 4
Nella lezione stata definita la tensione in un punto P di un
solido su una giacitura come la forza per unit di superficie che le
due parti in cui il solido resta diviso dal piano si scambiano nel punto
P. Questa definizione assume implicitamente che una tale forza
esista. stato quindi implicitamente assunto che il sistema di forze
che le due parti del solido si scambiano nel putto P riconducibile
unicamente ad una forza e non ad un sistema costituito da una forza e
da una coppia (come invece visto per le azioni interne che due parti di
trave si scambiano attraverso una sezione) o, equivalentemente, che
la forza che le due parti del solido si scambiano in un intorno
piccolissimo del punto P passa per il punto P stesso.
Equivalentemente avrebbe potuto definirsi la tensione nel seguente
modo.
Si supponga di sezionare un solido con un piano passante
per un suo punto interno P; si denotino al solito con T1 e T2 le due
parti in cui il solido resta diviso dal piano . Si consideri su un
intorno di dimensioni finite del punto P (figura 27.9).

S2

T2

z
T1

y
S1

Figura 27.9.

Siano T e M la risultante ed il momento risultante rispetto a


P delle forze esercitate dalla parte T2 del solido sulla parte T1 in
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corrispondenza della superficie (equivalentemente potrebbero


considerarsi le forze esercitate attraverso dalla parte T1 alla parte
T2). Si assume che
lim T
0 x
lim T = lim Ty =0

0
0
lim Tz

lim M
0 x
lim M= lim My =0

0
0
lim Mz

(27.40)

essendo Tx, Ty e Tz le componenti di T e Mx, My, Mz le


componendi di M rispetto al sistema di riferimento assunto. Si
assume cio che al tendere a zero della dimensione della superficie
(deve immaginarsi che la superficie si riduca continuando a
contenere P) la risultante ed il momento risultante rispetto a P delle
forze esercitate su siano nulli. Questo equivale a supporre che in
corrispondenza del punto P le due parti di solido non si scambino
forze concentrate.
Si suppone inoltre che esistano e che siano finiti i limiti
t = lim

0 = lim

(27.41)

si suppone cio che al tendere a zero della superficie il rapporto


tra la risultante delle forze scambiate attraverso e la superficie
stessa tenda ad un limite finito non nullo e che invece sia nullo il
rapporto tra il momento rispetto a P delle forze scambiate e la
superficie . Evidentemente le (27.41) devono intendersi in senso
vettoriale; per componenti rispetto al riferimento assunto si ha
Fx

lim
0

tx
Fy
F

= lim
t = t y = lim
t 0 0

z
F
lim z
0

Mx

lim
0

My
M
lim
=0
= lim
0 0

Mz

lim
0

(27.42)

Questo equivale a supporre che considerando un intorno piccolissimo


di P la risultante delle forze esercitate dalla parte T2 sulla parte T1 in
corrispondenza di questo intorno sia anchessa piccolissima ma non
nulla e che invece sia nullo il momento risultante rispetto a P di queste
forze, cio che la risultante di queste forze passi per P. Informalmente
pu anche affermarsi che al tendere a zero della superficie la
risultante delle forze scambiate attraverso tende a zero come ,
mentre il momento risultante tende a zero pi rapidamente di .
Il limite

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t = lim

(27.43)

si chiama tensione nel punto P sulla giacitura . Si ammette dunque


che in un intorno infinitesimo d d P venga scambiata tra le due parti
di solido la forza infinitesima
dT = td

(27.44)

che equivale alla definizione data dalla (27.17).

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LEZIONE 27 Sessione di studio 3


Analisi della tensione: definizioni
In questa sessione si suggerisce al lettore di rivedere alcune questioni
di algebra lineare che saranno utili per una pi completa
comprensione degli argomenti trattati; in particolare:
-

trasformazioni lineari;
algebra delle matrici;
matrici che rappresentano un cambiamento di base;
matrici ortogonali e loro propriet.

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