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di Georges-Henri Dumont
Quando si schiude il 1920, le musiche da
ballo e le gioie della liberazione sono belle e
bene dimenticate. Il Belgio ha terminato la
guerra in uno stato di profonda devastazione.
Certo, ha perso, sui campi di battaglia, meno
soldati degli altri belligeranti: circa 60.000,
cioè il 2% dei suoi effettivi contro il 7% della
Francia. Ma, indebolita da quattro anni di
privazione, la popolazione ha resistito male
all'epidemia dell'influenza spagnola che ha
sconvolto l'Europa. In quanto ai danni diretti
di guerra, essi si aggirano all'incirca ad un
quinto del patrimonio nazionale. L'illusione
persiste che sarà la Germania a pagare. Il
franco è svalutato ed i salari salgono soltanto
perché la vita rincara. Al contempo più lucido
e più pessimista degli uomini politici che, dopo un breve periodo di sacra
unione, hanno ritrovato le loro abitudini, il re Alberto I scrive; "Vi sono
300.000 disoccupati, scioperi dappertutto, una grande preparazione negli
ambienti anarchici ed anche i ragazzi di città sognano di eguagliare i
bolscevichi i cui grandi profeti annunciano da due anni la loro caduta
imminente ma che si mantiene sempre e sembra rafforzarsi".
Sia quel che sia, per un anno intero, Ça ira!, non presenta un granché di
una rivista di avanguardia letteraria. Le poesie pubblicate da Paul
Neuhuys, Willy Koninckx, Pierre-Jean Jouve, René Arcose, cosa
inaspettata, Paul Colin sono sprovviste di audacia. Sono nella linea di ciò
che Willy Koninckx chiama un "classicismo contemporaneo", un po'
influenzato dall'unanimismo di Jules Romains. Quelli di Charles Plisner- ha
ventiquattro anni nel 1920- sono sicuramente più impegnati. Nel Vincitore
cieco, il poeta pacifista fa dialogare due sopravvissuti di una battaglia:
Aha! Aha!
Clément Pansaers ricorda che "il punto di partenza teorico della scuola che
avrebbe potuto chiamarsi Dada e che resterà malgrado tutto così
chiamata, risale ad Alfred Jarry per l'idea e a Stéphane Mallarmé per un
colpo di dadi ed alcuni divagazioni espressive". Ammette l'influenza
esercitata su di lui dalla lettura di Chuang Tzu, Cinese contemporaneo di
Aristotele, ed anche da quella di Spencer e William James. Sicuramente,
accusa Dada di non essere più, "in ultima [8] analisi" che "Tam-Tam-
Réclame", ma constata che "malgrado tutto Dada è esistito ed esiste.
Come sempre, alcuni aspettano le opere, come vi sono molti che ancora
aspettano il Messia, mentre le opere sono là. E poco importa che esse non
siano che una curiosità... provvisoriamente".
Di Paul Éluard è pubblicata una breve poesia intitolata, non so perché,
Public:
Figlio di nutrice,
figlio di corsa,
figlio intelligente,
donna del mondo sconosciuto, mia bella bambina, tu
scivoli (fiore appassito, peccato mortale, piccola?)
nell'erba morta, calore morto.
Figlio sottomesso,
una volta il bimbo, i giochi, l'indecenza,
recito la parte del vecchio amico recito un monologo,
recito la parte del contadino
Benjamin Péret, lui, invoca, una Riforma:
In slitta sulla Neva
scivolo translucido
circondato da ippocampi bianchi
piccolo culo pallido
cosa vieni a fare qui
gli schiaccianoci hanno chiuso le loro orecchie
i funghi crescono alla fonte
non ci siamo più che noi a pensare alle gomme da cancellare [8a]
Segnaliamo ancora alcuni testi provocatori a volontà come quello di
Georges Félician Herbiet, che si firma Christian: "I Da' non sono eunuchi e
non [10] portano camicia ognuno può vederlo. Reggendo la bellezza, l'ora
è giunta di coricarla sotto di noi, per ridere e e nient'altro che per ridere
nel gioco del bestia dai due dorsi". La proclamazione termina con un P. S.:
"La bellezza propria vale esser baciata e due volte piuttosto che una".
Notiamo che agli incisori e disegnatori delle due prime annate di Ça ira! si
sono aggiunti Josef Peeters, Pierre-Louis Louquet, Karel Maes e Ludwig
Kasak. La breve storia di Ça ira! una delle prime riviste francofone di
avanguardia nate dopo il primo conflitto mondiale [8], è significativa della
crisi morale intensa degli anni venti. Tutto avviene infatti, come se se
fosse stata necessaria la guerra affinché si realizzasse la volontà di
Rimbaud di "cambiare la vita" e affinché si affermasse una rivolta contro le
consegne tradizionali della società borghese edificate durante il XIX
secolo, comprese le parole d'ordine di un patriottismo trito per mantenere
l'ardore alla lotta degli eserciti.
Da qui il fascino esercitato dalla
rivoluzione d'Ottobre, che ha posto nel
suo arsenale ideologico un sostituto
della religione intrecciando le certezza
della scienza, tratte dal Capitale di Karl
Marx, alla credenza nell'onnipotenza
dell'azione. C'era di che inebriare una
generazione avida di rovesciare un
ordine internazionale tendente a
schiacciare l'uomo. I primi quattordici
numeri di Ça ira!, lo abbiamo
constatato, erano distinti dall'impegno
politico senza equivoco. Durante quel
periodo, nello stesso clima di crisi
morale, si sviluppava la corrente di un
individualismo anarchico al quale
Tristan Tzara aveva dato, nel 1916, il
nome di Dada. Era- ma se rendevano
conto?- agli antipodi del comunismo di
Lenin. "Misurata alla scala dell'eternità, ogni azione è vana", aveva scritto
Tzara, e André Breton aveva precisato: "È inammissibile che un uomo
lasci una traccia del suo passaggio sulla terra".
Nel gennaio del 1923, senza annunciarlo ai suoi rari lettori, Ça ira!
sparisce, ma Paul Neuhuys mantiene in vita l'attività editoriale
pubblicando, in cento esemplari, degli opuscoli di Marcel Lecomte, Paul
Colinet, Fernand Dumont, Paul Nougé- la crema del surrealismo belga-, de
Henry Michaux, Michel de Ghelderode, Georges Linze, Paul Dewalhens,
Camille Huysmans, Robert Poulet, Marcel Mariën,, René e Guy Vaes, ecc.
L'ultima opera pubblicata all'insegna di Ça ira! appare nel 1984; è
l'Agenda d'Agenor di Paul Neuhuys.
Per Paul Neuhuys, una grande avventura era terminata. Senza dubbio Ça
ira! non ha conosciuto la risonanza che sperava. Gli orientamenti politici
dei suoi inizi la condannavano ad una diffusione limitata, ma si deve
riconoscerle oggi il suo ruolo di testimone, di precursore e di apri pista.
Non soltanto per i 20 numeri della sua rivista ed i 98 opuscoli delle sue
edizioni, ma anche per le sue esposizioni ed i suoi recital di musica. "Ça
ira!, scrive Paul Neuhuys nelle sue memorie dattiloscritte, Ça ira!...* É
stata oramai, con i suoi pittori accreditati: Voosten e Jespers. I recital ci
erano suggeriti da E. L. T. Mesens, un giovane musicista di allora. È grazie
a lui che incontrammo Georges Auric che ci gratificò del suo ragtime Adieu
New York [Addio New York]. Abbiamo avuto anche un recital Eric Satie
che ci scrisse da Arcueil: "Soltanto la vostra opinione e quella dei vostri
amici conta per me, semplice e buon vegliardo [10]".
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NOTE
[2] Furet, Le passé d’une illusion. Essai sur l’idée communiste au XXe
siècle, Paris, 1995, p. 139; [Tr. it.: Il passato di un'illusione. L'idea
comunista nel XX secolo, Mondadori, Milano, 1995].
[3] queste due poesie non sono presenti nell'Œuvre poétique edita nel
1979.
[4] Sul piano delle arti plastiche, pagine eccellenti sono state scritte da
Marc Van den Hoof, Histoire d’une revue : Ça ira (1920-1923), mémoire
de licence en philologie romane, Katholieke Universiteit te Leuven, 1971,
p. 35-51.
[7] Marc Dachy, "Meeting pansaérien, suivi d’un Appel à témoins", in:
Plein chant, 39-40, Bassac, 1988, p. 23. Nello stesso numero, interrogato
da Christian Bussy, Paul Neuhuys ricorda: "Avemmo uno scambio di
opinioni con Clément Pansaers ad Anversa. Ne risultò una reciproca
perplessità. Molto robusto, la schiena un po' ricurva, avvolto in un grande
mantello un po' alla maniera dandy di Barbey d’Aurevilly. Lo chiamavamo
il conestabile, il conte della scuderia Dada. Era affiancato da una
compagna in cappellino e gonna corta, il che era molto audace per
l'epoca, la marchesa Bianca da Pansa" (p. 97).
Da parte sua, Pansaers racconta a Van Esche, il 3 febbraio 1918, il suo
incontro con la redazione di Ça ira! ad Anversa, alla taverna
Holsters:"Flaccido ed incolore scambio di vedute- mi occorse un bel po' di
tempo– il tempo che si formasse un'atmosfera- un po' tiepida-
solleticante- narcotica- per sciogliere la lingua-ho piuttosto ascoltato- un
po' distratto- amorfo- Mia moglie ha ammirato il vostro piccolo
raggruppamento e la sua buona volontà- spirito che non si trova a
Bruxelles". Citato da Marc Van den Hoof, op. cit., p. 85.
[8] La prima fu Haro, che pubblicò dei testi di Clément Pansaers, Auguste
Haberu e Charles Plisner.
Fils de nourrice,
enfant de course,
enfant intelligent,
femme du monde inconnu, ma belle enfant, tu
glisses (fleur fanée, péché mortel, petite ?)
dans l’herbe morte, chaleur morte.
Fils soumis,
une fois le bambin, les jeux, l’indécence,
je joue du vieil ami je joue du monologue,
je joue du paysan
Benjamin Péret, lui, invoque, une Réforme :
En traîneaux sur la Néva
je glisse translucide
entouré d’hippocampes blancs
petit cul pâle
que viens-tu faire ici
les casse-noisettes ont fermé leurs Oreilles
les champignons poussent sur la fonte
il n’y a plus que nous qui pensons aux gommes à effacer