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CARLO SERRATI

Direttore U.O. Complessa Neurologia


Direttore Dipartimento Testa – Collo
Direttore Dipartimento Neuroscienze del Ponente Ligure

LA MALATTIA DI ALZHEIMER E LE DEMENZE:


aspetti clinici e gestionali

Ventimiglia, 19 gennaio 2008


CHE COSA DOVREBBE CONOSCERE L’OPERATORE?

• Le Demenze: epidemiologia e fattori di rischio


• La valutazione clinica del demente
• La valutazione neuropsicologica
• I metodi di neuroimmagine nella demenza
• Imaging strutturale
• La Malattia di Alzheimer
• Demenza Frontotemporale – Malattia di Pick
• Le demenze con Parkinsonismo
• Le demenze vascolari
• La malattia di Creutzfeldt – Jakob, aspetti clinici ed epidemiolgici
• Le demenze reversibili
• Il decadimento cognitivo lieve (Mild Cognitive Impairemente – MCI)
CHE COSA DOVREBBE CONOSCERE L’OPERATORE?

• Le alterazioni delle funzioni cognitive in corso di malattie psichiatriche


• Il delirium
• Malattie somatiche e demenze
• Farmacoterapia della malattia di Alzheimer
• La terapia farmacologica dei disturbi comportamentali
• Gli interventi riabilitativi nei pazienti con deficit cognitivi
• La terapia farmacologica del deficit cognitivo
• Le unità di valutazione Alzheimer e il Progetto Cronos:
ruolo e prospettive future
• La famiglia del demente e la rete dei servizi
• Implicazioni dell’aiuto informale nella demenza
• l’etica delle demenze: un problema emergente
IL CONCETTO DI NORMALITA’
MALATTIE DELLA
INVECCHIAMENTO
VECCHIAIA
FISIOLOGICO
(Demenza, Parkinson,
Ictus…)

INVECCHIAMENTO
PATOLOGICO
IL CONCETTO DI NORMALITA’ NELL’ANZIANO NON E’ DI SEMPLICE
DEFINIZIONE

• Lieve deficit delle funzioni esecutive

• “Caduta” nei risultati nelle prove


dei tempi di reazione (TEA)

• Esecuzione più rallentata in tutte le


prestazioni

• Le eventuali cadute nei test sono da


ricondurre al rallentamento più che ad
un vero deficit della funzione
DIFFERENZE TRA CERVELLO DEL
GIOVANE E DELL’ANZIANO

ANCHE IN PRESTAZIONI APPARENTEMENTE BANALI,


A PARITA’ DI RISULTATI, LE MODALITA’ DI
FUNZIONAMENTO CEREBRALE SONO DIVERSE

Esempio: movimento di opposizione pollice – indice (“tapping test”)


Old vs. Young comparison for Right TI tapping vs. Rest
(p< 0.05, corrected)

Right superior frontal sulcus (BA 6/8)


Calautti, Serrati, Baron; Stroke, 2002
FATTORI DI RISCHIO E
EPIDEMIOLOGIA
FATTORI DI RISCHIO
» Età
» Sindrome Down
» Traumi cranici ripetuti
» Depressione
» Alluminio, zinco e altri metalli
» Genotipo ApoE-ε4
» Basso grado di istruzione
» Familiarità
» Ischemia cerebrale e problemi cardiocircolatori

FATTORI PROTETTIVI

Fumo, Estrogeni, FANS, Genotipo ApoE-ε2


Demenza: prevalenza per classi di età

5
Prevalenza %

4
uomini
donne
3

0
65-69 70-74 75-79 80-84 85-89 >90

Classi di età

Lobo et al, Neurology 2000;54 (S5):S4-S9


Demenza: proporzioni in studi di prevalenza (Italia)
Studi su popolazione >65 aa
0% 20% 40% 60% 80% 100%

San Marino 1988 10

Appignano 1990 37

Ragusa 1992 21

L’Aquila 1996 27

Bologna 1997 11

Vescovato 1997 29

ILSA 1997 22

Conselice 2002 45

AD
VAD
VAR
DIMENSIONE DEL PROBLEMA

ITALIA IMPERIA

PREVALENZA > 65 aa 6–7% 3000 – 4000 pz

INCIDENZA > 65 aa 1% 500 nuovi casi / anno

[ nel 2003, 699 DRG 12 ]

In Italia, da 150.000 nuovi casi / anno attuali a 230.000 nel 2020


YALTA 1945
LA DIAGNOSI
PROFILO TEMPORALE
DELLA DEMENZA
MALATTIA DI ALZHÉIMER:
COMPARAZIONE TRA I PIÙ' COMUNI CRITERI DI DIAGNOSI

CARATTERISTICHE ICD-10 DSM-IV NINCDS /


ADRDA
Declino mnesico + + +
Disordini del pensiero + - -
Afasia, Agnosia, Aprassia o + + -
Deficit funz. Esecutive

Disordine di almeno una funz. + + +


Intellettiva oltre la Memoria
Demenza stabilita da - - +
questionari
Demenza confermata da tests nps - - +
Deterioramento nell’ADL + - -
Deterioramento sociale o - + -
occupazionale
PSEUDODEMENZA DEPRESSIVA

 Insorgenza improvvisa
 Progressione rapida
 Paziente consapevole
 Deficit della memoria, dell'attenzione e della iniziativa
 Disturbi della memoria
 Enfasi per la disabilità
 Umore depresso
 Precedenti episodi (importanza anamnesi)
 Fluttuazioni durante la giornata
 Scala di valutazione di Hamilton
(positiva per punteggio > 17).
PRINCIPALI FORME DI DEMENZA DEGENERATIVA
TIPO di DEMENZA FREQUENZA CONSEGUENZE TERAPEUTICHE
(anche tardive)
ALZHEIMER 50 % progetto CRONOS, ROT, aspetti genetici
(informazione), trial clinici
(es. Xaliproden IM)
VASCOLARE 15 – 20 % diagnosi eziologica, antiaggreganti,
anticoagulanti, disturbi “frontali”
FRONTO – TEMPORALE 2–9% uso precoce neurolettici, antidepressivi,
“stimolanti”

CORPI DI LEWY 7 – 25 % NO neurolettici !


trial clinici, anti – parkinson

PARALISI SOPRANUCLEARE RARA Inizia con le cadute !!!


PROGRESSIVA anti – parkinson

CORTICO – BASALE RARA segni frontali

MISTA > 50 % vascolare + degenerativa


Oltre gli 85 aa!

DIAGNOSI DIFFICILE  PROGNOSI  TERAPIA DIVERSA


TUTTE LE DEMENZE SONO CURABILI,
ALCUNE SONO GUARIBILI.

RICONOSCERLE È IMPORTANTE
La M. di Alzheimer non è una malattia della vecchiaia;
l’età è il più importante fattore di rischio

50
Farmaci / alcool
Depressione
% di funzione mentale perduta
Malattie metaboliche
Malattie polmonari e cardiache
Deficit visivi e uditivi

Età
Età < 65 anni Età
Età > 65 anni

Malattia di Alzheimer in rapporto all’


all’età
età

NM Resnick,
Resnick, JAMA 276:1832, 1996
FREQUENZA DELLE CAUSE DI DEMENZA
RICAVATA DA 32 DIVERSI STUDIOSI
Causa Frequenza (%)

Malattia di Alzheimer 57,0


Demenza vascolare 13,0
Depressione 4,5
Abuso di alcool 4,2
Idrocefalo normoteso 1,6
Cause metaboliche 1,5
Demenza da farmaci 1,5
Neoplasie 1,5
Malattia di Parkinson 1,2
Corea di Huntington 0,9
Forme miste (Alzheimer – vascolari) 0,8
Infezioni 0,6
Ematoma subdurale 0,4
Forme post-traumatiche 0,4
Altre cause 10,9

● Demenze potenzialmente guaribili  16% (modificato da Clarfield, 1988)


APPROCCIO PSICOMETRICO

- analisi quantitativa di eventi cognitivi e/o psichici


- richiede dati normativi

APPROCCIO COGNITIVO

le abilità cognitive sono scomponibili in sistemi


funzionali integrati (es. memoria a breve e a lungo
termine)

APPROCCIO ECOLOGICO - COMPORTAMENTALE

si valuta il presente nel contesto esistenziale


(disabilità, strategie di compenso, capacità residue)
Un esempio della
rilevanza della
Valutazione
Neuropsicologica
I peccati della memoria normale

labilità (si perde oltre il 90%)

distrazione (attenti!)

blocco (sulla punta della lingua)

errata attribuzione (“ci sono già stato”)

suggestionabilità (i testimoni “oculari”)

distorsione (ricordare è ricostruire)

persistenza (dimenticare un tradimento)

Come nella vita, vizi o virtù?


Rapporto tra MOTIVAZIONE e PRESTAZIONE

Prigatamo, 2000
Sistema della “ricompensa” (curiosità, interesse,
aspettative, anticipazione)  esplorazione,
percezione positiva
UN NUOVO TEST ECOLOGICO (Serrati et al. 2005)
Abbiamo costruito un test a 14 prove, praticato in un ambiente ospedaliero
opportunamente attrezzato, che comprende:

(1) LAVARSI LE MANI


(2) FARE IL CAFFE’
(3) RIFARE IL LETTO (osservare la sequenza)
(4) INDOSSARE LA GIACCA
(5) ORIENTAMENTO (nel tempo)
(6) SEGNARE UN APPUNTAMENTO
(7) METTERE UNA FIRMA SU UN MODULO
(8) TELEFONARE
(9) CONTARE I SOLDI
(10) APPARECCHIARE LA TAVOLA
(11) LAVARE I PIATTI
(12) ORIENTAMENTO NELL’AMBIENTE (acquisto di acqua in un bar poco distante)
(13) COMPITO DI MEMORIA con richiamo (innaffiare una pianta)
(14) COMPITO DI MEMORIA (recupero oggetto precedentemente nascosto)

Il tempo di esecuzione non è superiore a 30 minuti


La somministrazione del test non necessita di lunghi addestramenti specifici

IL VANTAGGIO DI QUESTO TEST E’ DI POTER COGLIERE I DISTURBI REALI O


PRESUNTI DEL PAZIENTE DIRETTAMENTE ATTRAVERSO L’OSSERVAZIONE
CLINICA OBIETTIVA
Scatterplot: MMSE vs. P. Ecologico (Casewise MD deletion)
P. Ecologico = 2,5266 + ,38173 * MMSE
Correlation: r = ,61046
18

16

14

12
P. Ecologico

10

-2
4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30 32
MMSE 95% confidence
Scatterplot: P. Tot. vs. ADL (Casewise MD deletion)
ADL = 2,7544 + ,06203 * P. Tot.
Correlation: r = ,48390
7

4
ADL

-1
0 10 20 30 40 50 60
P. Tot. 95% confidence
IL FUNZIONAMENTO DEL
CERVELLO
In ogni caso è indispensabile possedere
uno schema di funzionamento cerebrale

FUNZIONI DISTRIBUITE NON sono strettamente localizzate


(alterazione = danno diffuso)

FUNZIONI LOCALIZZATE Lateralizzate ad un emisfero


(dominante verso un dominante)
(alterazione = lesione discreta)
FUNZIONI DISTRIBUITE

FUNZIONE COGNITIVA BASE NEURALE

1) Attenzione / Concentrazione • Sistema Reticolare Ascendente


(tronco encefalico + talamo)
• Aree di associazione multimodale
(prefrontale, parietale posteriore,
lobi temporali)

2) Memoria • Sistema Limbico


(ippocampo e diencefalo)

3) Funzionali intellettuali • Lobi Frontali


“elevate”, personalità,
comportamento sociale
FUNZIONI LOCALIZZATE

(A) EMISFERO DOMINANTE

1) linguaggio
(B) EMISFERO NON DOMINANTE
2) calcolo
1) attenzione spaziale selettiva
3) prassie
(emineglect)

2) compiti visuopercettivi
complessi

3) abilità costruttive

4) componenti prosodiche del


linguaggio (tono, melodia,
intonazione)

5) attenzione / concentrazione
QUESTE DIVERSE FUNZIONI SONO SOSTENUTE DA TRE
DIVERSI SISTEMI INTEGRATI

• Sistemi lateralizzati destro / sinistro


con due differenti stili di processazione delle informazioni

• Sistema cerebrale d’azione (cervello rostrale + cervelletto)


e sistema cerebrale percettivo integrativo
(corteccia temporo-parieto-occipitale + strutture
sottocorticali)

• Strutture filogeneticamente sovrapposte


(vertebrati antichi, mammiferi sociali, uomo/primati)
H
H H
H H

H
H
H
H
H

H H
H H
H
SEMPLIFICANDO

Il comportamento umano ed il sistema cerebrale


sotteso è frutto dell’evoluzione

L’evoluzione conserva, cioè non elimina le


strutture ma le riutilizza; quindi il
comportamento umano include aspetti della
nostra filogenesi

Il comportamento umano non è funzione della


sola neocorteccia; le strutture sottocorticali,
anche quelle rettiliane, hanno un ruolo decisivo
nel determinarlo
• I deficit cognitivi sono quindi manifestazioni di
disfunzioni del cervello, non osservabili direttamente
ma inferite dal comportamento
• La valutazione neuropsicologica è il metodo più
sensibile e affidabile per quantificare questi
cambiamenti
• Si deve assumere che il cervello lavori sempre nella
sua globalità e specificità
IL SISTEMA DELLE EMOZIONI
Più in generale, 4 sistemi di comando
delle emozioni di base (Panksepp 1998)

1) Ricerca (seeking)

2) Rabbia (rage)

3) Paura (fear)

4) Panico (panic)
Sistema della “ricompensa” (curiosità, interesse,
aspettative, anticipazione)  esplorazione,
percezione positiva
Area tegmentale ventrale

Ipotalamo dorso – laterale = attiva il bisogno*

n. accumbens

Cingolo anteriore aree Amigdala (temporale)


corticali frontali

* ma anche attivazione cognitiva


Di per sé, il sistema di ricerca non sa che cosa sta
cercando (senza oggetto)

esplorazione

confronto con la
memoria, cioè con la
rappresentazione
degli oggetti
individuazione
dell’oggetto
PIACERE (sottosistema)

è legato al sistema di ricerca (è


anche legato alla consumazione
degli appetiti  gratificazione)
setto
GPA (endorfine)
ipotalamo

Es. autostimolazione
animale
tossicodipendenza
Patologie del sistema di ricerca
1. Tossicofilie

2. Psicopatologia della regolazione dei


sistemi affettivi di base (crescita del
bambino)

3. Perdita dell’interesse

4. Stati di agitazione (anche ADDH)


Sistema RABBIA
Sistema RABBIA

calda = rabbia, collera

Frustrazione, ostacolo fredda = comportamento


predatorio  ricerca

dominanza maschile = emozioni


“sociali”

Amigdala GPA
mediale RISPOSTA DI ATTACCO

ipotalamo
stria terminale

Sistema fasico tonico = “irritazione”


Sistema PAURA
Le strutture di base della PAURA
Sistema PANICO

angoscia di separazione, perdita, sconforto

Giro anteriore del cingolo talamo


- oppioidi
ipotalamo
- ossitocina
setto – stria terminale
ipotalamo preottico - prolattina
1°) ricerca
area tegmentale ventrale

2°) ibernazione GPA


LA DEFINIZIONE di DEMENZA DEGENERATIVA comprende
soprattutto attività corticali che si perdono

La vita cerebrale (decisioni, paure, amore, comunicazione…) è in


gran parte sottocorticale

Nel paziente persiste a lungo, deformata dai rapporti con una


“corteccia malata”

Le emozioni sono il naturale terreno di incontro tra paziente e


familiare, naturale è dunque che sviluppi paura, ansia, panico,
rabbia, ricerca……
LA PLASTICITA’ NEURONALE
LA PLASTICITA’ NEURONALE

Declino cognitivo fisiologico: memoria episodica (specie


incidentale), capacità di controllo, rapidità attentiva (Ball e
Owsley, 2000)

Wang et al. (2002): impegno intellettuale e attività stimolanti le


relazioni socilai sono inversamente proporzionali al rischio di
demenza (su 8 anni di follow up)

Wilson (2002) e Fabrigoule (1995) sottolineano il ruolo positivo


dell’esercizio intellettuale; Fabrigoule sottolinea il ruolo di
alcune attività (viaggi, giardinaggio, bricolage, maglia) 
stimolazione funzioni cognitive
LA PLASTICITA’ NEURONALE

Stern et al. (1999): Rate of memory decline in AD is related to


education and occupation (Cognitive reserve?)
Memory Test Score

High Reserve

Low Reserve

Score at initial visit

AD Neuropathology
DENSITA’ SINAPTICA E CELLULARE NEL CERVELLO DI MACACO ANZIANO E GIOVANE

Area 46 Giro dentato

Corteccia entorinale

Esiri, Lee e Trojanowski, 2004


RICOSTRUZIONE TRIDIMENSIONALE DEI NEURONI E DELLE LORO PROIEZIONI DALLA
CORTECCIA TEMPORALE SUPERIORE ALL’AREA PREFRONTALE 46 NEL MACACO

GIOVANE ANZIANO

Esiri, Lee e Trojanowski, 2004


Lazarov et al., 2005
Esempi di Neuroplasticità

Espansione della mappa di rappresentazione


(es. studio del violino)

Riassegnazione cross-modale
(ciechi dalla nascita “vedono” con la corteccia visiva quando
usano il Braille)

Adattamento di aree omologhe


(attivazioni perilesionali nel linguaggio)

Compenso mascherato
(un sistema cognitivo intatto vicaria quello leso  strategia
spaziale al posto di quella verbale)
ESISTE UN SISTEMA ENDOGENO DI NEUROPROTEZIONE?
Tra i principali candidati sono segnalate le NEUROTROFINE
(NGF; BDNF; NT – 3; NT – 4/5)

• Sono indispensabili alla vita dei neuroni e sono prodotte dalla loro
attività

• Il BDNF ha un sicuro effetto trofico

• Il BDNF è ridotto a livello corticale nei pazienti affetti da Alzheimer

• Neurotrophin small molecule mimetics bloccano la tossicità mediata


da Aβ - p75NTR

• NGF, che svolge un’azione protettiva sulle cellule del sistema


nervoso, è aumentato nel sangue di persone in fase d’innamoramento
(Psychoneuroendocrinology, marzo 2006)
LA RIABILITAZIONE COGNITIVA
ATTIVITA’ DEL RIABILITATORE COGNITIVO

IN OUT
CERVELLO

IN
CERVELLO x OUT

RIABILITAZIONE
“come apprendimento”
* EFFETTO SIGNIFICATIVO?
* STORIA NATURALE e PROGNOSI?
Che cos’è?

Insieme di trattamenti riabilitativi effettuati


con lo scopo di migliorare le prestazioni
di funzioni cognitive alterate (attenzione,
memoria, linguaggio …) in pazienti affetti
da lesione cerebrale
Alterazione di una o più funzioni
Deficit cognitive  es. deficit del sistema
cognitivo attentivo supervisore

Conseguenze del deficit nei compiti


specifici: difficoltà a gestire i doppi
incapacità compiti, ad effettuare calcoli complessi,
ad utilizzare la memoria di lavoro

Difficoltà di adattamento nella vita


handicap quotidiana: difficoltà nel lavoro, nel
gestire una conversazione o un
imprevisto
Funziona?
• Come stabilire
l’efficacia di un
programma di
riabilitazione
Livello
cognitiva? cognitivo
Livello
affettivo

• Quali livelli sono Livello sociale


Livello
familiare

prioritari nella scelta


del metodo e degli
obiettivi?
IL RIADATTAMENTO E LA RIABILITAZIONE

• Orchestra sinfonica cervello

• I violinisti si ammalano lesione cerebrale

• Numero di violinisti ammalati estensione

• Posto dei violinisti localizzazione

• Disagio di tutta l’orchestra diaschisi (inibizione)


Reclutare o rimpiazzare i violinisti riparazione dei tessuti ( esercizio ? )

Cambiare il repertorio, rimovendo controllo dell’ambiente attorno al


i violinisti inutili malato

Chiedere ad altri orchestrali di riorganizzazione anatomica delle


imparare il violino aree sane

Chiedere ad altri orchestrali di utilizzare una funzione cognitiva


suonare la musica dei violini intatta per aggirare il problema
( “arrangiamento” )
Progetto PREVE.D.A

Prevenzione del Deterioramento nell’Anziano


“Preve.d.a”: un progetto di
prevenzione e profilassi
Goldberg 2005: il paradosso della saggezza
 La neuroplasticità non diminuisce con l’invecchiamento

 L’esercizio ha un effetto sulla proliferazione neurale in


parti specifiche del cervello anche in un periodo di tempo
relativamente breve (Nature 2004: effetto temporaneo di
un training per giocolieri sui lobi temporali e sul lobo
parietale sinistro, evidenziato dalla RM)

 La consegna del ‘potere’ all’emisfero sinistro


Preveda 1: il punto della situazione

• Primo incontro per un primo ‘screening’:


– Anamnesi
– Valutazione globale del funzionamento
cognitivo
– Valutazione dello stato emotivo
– Valutazione del “disturbo soggettivo della
memoria”
– Valutazione del “dinamismo cognitivo”
Il disturbo soggettivo di memoria
Fattori
cognitivi e
biologici=
declino
presta-
zionale

Fattori
Fattori
affettivi e
socio-
emotivi=
DISTURB culturali=
senso di
O ‘credenze’
auto-
SOGGETT sulla
efficacia,
I-VO memoria,
depres-
LOC
sione

Fattori
meta-
cognitivi=
immagine
di sé
Prestazioni Disturbo
cognitive soggettivo
(valuta- (prestazio-
zione nale e
neuropsico- metacogniti
logica) vo)

Stato
Locus of
emotivo
control
(GDS)

Dinamismo
cognitivo
Preveda 2: indagine approfondita
• Valutazione neuropsicologica delle funzioni
corticali:
– Attenzione visiva
– Attenzione selettiva
– Flessibilità attentiva
– Memoria episodica verbale e visiva
– Memoria a breve termine
– Prassie visuo-costruttive
– Astrazione logica
– Evocazione lessicale
Preveda 3: il ‘potenziamento’ cognitivo
Lavoro a piccoli gruppi di 4-5 persone

Programma di 6 incontri – 1 ora e mezza a settimana

Struttura degli incontri:

Ogni incontro prevede un tema trattato ‘frontalmente’


(patologie degenerative, memoria, attenzione,ecc.)
Successivamente si praticheranno degli esercizi
concernenti gli argomenti trattati (approccio ecologico)

Riflessione sull’applicabilità quotidiana degli esercizi


praticati e programma di lavoro per la settimana
Obiettivi
del lavoro
a gruppi

COGNITIVO Psicologico: SOCIALE:


-Stimolare memoria -migliorare il senso Favorire lo scambio
e attenzione di auto-efficacia e la comunicazione
-Apprendere nuove -Migliorare il dina-
strategie mismo cognitivo
-migliorare le pre-
stazioni
Preveda 4: ‘training’ individuale
• incrementare le capacità attentive e di
memoria

• incontro settimanale di un’ora + esercizi


quotidiani

• Dopo i primi due mesi, due/un incontro al


mese

• Importanza della motivazione


Preveda 5: controllo

Dopo un anno una valutazione


neuropsicologica approfondita
Obiettivi:

• Ridurre la “pigrizia” cognitiva


• Migliorare le prestazioni cognitive dei
soggetti “allenati” nei gruppi e
individualmente
• Diminuire o ritardare l’insorgenza delle
patologie degenerative
I RAPPORTI TRA RICERCA
CLINICA COSTI - QUALITA
Prevenzione primaria
Diagnosi-prognosi
terapia-riabilitazione
Prevenzione secondaria

QUALITA’ OUTCOME

INPUT COSTI OUTPUT


QUALITA
QUALITA’’ SERVIZI
VALORE
COSTI TEMPI
Costi
• Malattie neurologiche psichiatriche
> 20% spesa sanitaria europea

• 660.00 dementi in Italia (1999, progetto CNR)


• 250000 Malati di Alzheimer
• Aspettative di vita all’esordio- 10aa
• Dopo 3-4 anni assistenza 24/24 ore
• Costo medio-anno per paziente: 44.552 euro
Costi diretti Costi diretti
• Visite mediche • Partecipazione diretta ai
,farmaci,esami , costi sanitari e socio-sanitari
ricoveri ospedalieri
• costi per ausili, personale di
• Assistenza formale ( home assistenza
care ,centri diurni ) modifiche dell’abitazione
• Istituzionalizzazione ( case Costi indiretti
di riposo, lungodegenza )
• tempo perso per il lavoro
• Sostegno alle famiglie ( (dal paziente e dai familiari)
assegni di indennità o
•Assistenza informale
accompagnamento )
(familiari ,amici,volontari )
non retribuita
•Sofferenza psicologica e
fisica di chi assiste
Unità per lo studio e riabilitazione delle
turbe Neuropsicologiche acquisite
• Medico specialista in Neurologia del Comportamento
• Psicologo con formazione in Neuropsicologia
• Fisioterapista
• Logopedista
• Infermiere con esperienza specifica (“case manager”)
• Assistente sociale
• Segreteria (accesso riservato in un servizio comune)
• (Studenti in formazione)
LIVELLI D’INTERVENTO Gallia Cisalpina
• Disturbo soggettivo della memoria (Progetto PREVE.D.A.)
200 soggetti valutati (2006)
150 controlli, 50 trattati

• Progetto CRONOS: gruppi di sostegno per famiglie


- incontri settimanali (30 famiglie)
- visite domiciliari: 20% “a rischio” (non individuati prima)
- screening di oltre 700 pazienti, attualmente seguiti circa 200

• Laboratorio di neuropsicologia clinica: oltre 1000 valutazioni elettive (formali)

• Diagnosi precoce della demenza vascolare

• Scheda di bisogno socio-sanitario al ricovero 65% necessita


d’intervento socio-sanitario

• Progetto INTERREG (centro diurno e altro)


Roma. D. Toni
Roma, Istituto
Milano San Santa Lucia, C.
Raffaele,S.Cappa, Caltagirone
Cambridge Ist. Sup. perf. Sophia Antipolis. Université de
J-C Baron M.Antonini Nice. Ph. Robert

Torino F. Loppiano Pavia


Mondino, S. Maugeri

Parma, A. Mazzucchi

Genova IIT F. Benfenati


Clinica Neurologica M.
Abruzzese
Imperia
Gallia Cisalpina Viareggio-Pisa U.
Bonnuccelli

Imperia
QUALE OPERATORE?
Nessuna occasione, responsabilità o dovere più importante
può capitare a un essere umano che quello di diventare medico
(psicologo, terapista, ass. sociale … …). Nella cura di chi soffre, egli
necessita di competenza tecnica, di conoscenze scientifiche e di
comprensione umana. Chi è capace di usare queste doti con coraggio,
umiltà e buonsenso, assicurerà un servizio senza uguali al suo
prossimo e provvederà alla formazione duratura del proprio carattere.
Il medico dovrebbe interrogarsi sul proprio destino non più che in
questi termini, né dovrebbe accontentarsi di qualcosa di meno.

Dal medico ci si aspetta tatto, attenzione, e comprensione,


poiché il paziente non è una semplice collezione di sintomi, segni,
funzioni alterate, organi lesi o sensazioni disturbate. Egli è un essere
umano, con paure e speranze, che cerca sollievo, aiuto e
rassicurazione.

Harrison, Principle of Internal Medicine, 2002


LA RIABILITAZIONE COGNITIVA
C. Serrati, neurologo
G. Colazzo, neuropsicologo
S. Alberti, logopedista
C. Ghirardi, logopedista
S. Lizzos, tecnico di neurofisiopatologia
A. Lucca, infermiera professionale
R. Boeri, neurologo
D. Pelosi, psicologo
S. Mottura, tirocinante psicologo
R. Bilotti, tirocinante psicologo
E. Piccione, tirocinante psicologo
G. Benso, tirocinante psicologo
E. Merlo, assistente sociale
L. Viano, studente in medicina
non strutturati
LA RIABILITAZIONE COGNITIVA
C. Serrati, neurologo

S. Alberti, logopedista
C. Ghirardi, logopedista

A. Lucca, infermiera professionale


R. Boeri, neurologo

strutturati
LA RIABILITAZIONE COGNITIVA

strutturati dedicati a tempo pieno

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