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Arte e Restauro deli Metalli

Pochi materiali, come i metalli, hanno segnato e segnano anche oggi la civilt dell'uomo. Si
potrebbe partire dalla mitica et dell'oro, che evoca per noi tutti un luogo felice e prospero nel qual
e ancor oggi l'uomo ama rifugiarsi, almeno con il pensiero, quando tende a sfuggire la dura realt
quotidiana, ma l'et dell'oro, cos come il paese dell'oro, il mitico Eldorado, non esiste se non nella
fantasia.

Per tornare al tema, evidente a tutti che l'et del rame (4000-3000 a.C.) del
bronzo (3000-1200 a.C.) e quella del ferro (dal 1200 a.C.) hanno marcato
evoluzioni tecnologiche cos radicali da essere scelte dagli storici per designare
vere e proprie civilt dotate di peculiarit cos caratteristiche da differenziarsi
tra loro proprio in base alla capacit espressa da quei popoli, di estrarre e
lavorare i diversi metalli.
La stessa scoperta del fuoco, che pure aveva condizionato la civilt umana
creando un prima struttura sociale che intorno al fuoco si riuniva, cucinava,
mangiava e consumava i primi riti religiosi, divenne fondamentale quando
venne utilizzata per fondere i metalli.
Pur con qualche semplificazione, si pu affermare che alcune societ e alcuni popoli dell'Africa e
dell'Oceania e delle Americhe, pur conoscendo il fuoco ed avendo acquisito notevoli abilit nel
lavorare l'osso, il legno, la pietra e la ceramica, non completarono l'evoluzione seguita dalle civilt
occidentali od orientali perch non furono in grado di estrarre e lavorare i metalli.

Per quanto i minerali siano diffusi su tutta la crosta terrestre, il trovarli allo
stato puro evento raro: una pepita tra i ciottoli del fiume, del rame nativo
scoperto tra le rocce, ferro puro di provenienza meteorica, questi furono con
ogni probabilit i primi minerali con cui si misur l'uomo preistorico. E ,
tuttavia, solo con il fuoco e con i processi di fusione che l'uomo riusc a
rompere i legami tra gli elementi metallici e gli altri elementi costitutivi dei
minerali, consentendo quindi il recupero dell'oro, dell'argento, del ferro, del
rame, del piombo e dello stagno.

Un ulteriore passo fu compiuto quando l' uomo fu in grado di combinare tra loro alcuni metalli,
dando luogo ad un nuovo composto, come il bronzo, pi resistente dei metalli di partenza, il rame e
lo stagno. Si sviluppa, cos, la civilt del bronzo, caratteristica del II millennio a. C.
L et del ferro segna il periodo pi recente della preistoria, con la diffusione di utensili e armi in
ferro in aggiunta a quelli di bronzo del precedente periodo. Con la diffusione delle leghe fu possibile
scegliere il materiale pi adatto ai diversi usi: i metalli potevano esser plasmati, martellati, tagliati,
fusi in stampi, trasformati in lastre, in recipienti, in monili.

La lavorazione dei metalli, e del ferro in particolar modo, fu la grande scoperta


del mondo antico, l'ultima grande scoperta tecnologica, fintanto che, la polvere
da sparo, la stampa a caratteri mobili (e la carta per certi versi) non chiusero
l'era
antica
ed
aprirono
quella
moderna.
La scoperta delle leghe e l'affinamento delle tecniche metallurgiche non fu,
tuttavia, n costante n universale: in Giappone l'acciaio fu scoperto gi
intorno al I millennio a. C., mentre in Europa non fu prodotto che dal XVII
secolo d. C.

Anche nel mondo contemporaneo, caratterizzato da nuove fonti di energia: il vapore, l'elettricit,
l'energia nucleare, da nuove forme del comunicare, e da nuovi mezzi di trasporto (dall'automobile
allo Shuttle), i metalli non solo rimangono centrali nelle nostra tecnologia ma assumono forme e

funzionalit del tutto nuove, come ad esempio nell'architettura (si pensi solo alla torre Eiffel) e
nell'arredo.
Ma mentre al ferro ed alle sue leghe si richiedono sempre nuovi utilizzi e funzionalit, nuove
lavorazioni e nuove forme, all'oro e all'argento, al contrario, sono sufficienti la naturale luminosit,
l'intrinseca preziosit e l' abilit dell'artigiano per farne oggetti rari ed ambiti: ancor oggi ci
commuovono e ci stupiscono alcuni gioielli in oro o in argento ritrovati nelle tombe preistoriche
risalenti a due-tremila anni fa.
L' oro ha esercitato sull'uomo un fascino particolare, sin dall'antichit: per secoli le menti pi
ingegnose si sono prodigate per trasformare l'oro in bevanda medicamentosa, nella certezza che
l'incorruttibilit di questo metallo potesse trasferirsi all'uomo, dargli l''eterna giovinezza o, almeno,
tener lontane le sofferenze.

Per tutto il Medioevo e fino alla rivoluzione industriale, le tecnologie e le


lavorazioni dei metalli rimasero sostanzialmente immutate, anche se qualche
miglioramento fu introdotto: lo sfruttamento della forza motrice dell'acqua
faceva muovere i mantici per portare al alta temperatura il carbone e faceva
muovere il maglio. L organizzazione del lavoro era gestita dal mastro (si
diventava maestri solo dopo un lungo e rigoroso apprendistato), che era
responsabile della qualit artistica e della bont dei materiali, per questo egli
doveva apporre il proprio marchio su ciascun pezzo e attestare, con un altro
punzone, il titolo del metallo. Nella Repubblica Veneta sugli oggetti preziosi, gi
punzonati in bottega con il proprio simbolo, venivano impressi il Bollo di San
Marco o Leone in moleca e il punzone dei toccadori o sazzadori, una carica
pubblica con il compito di vigilare sul rispetto delle leggi e reprimere le frodi,
istituita fin dal 1516.

L' Italia sempre stata ricca di botteghe artigiane orafe e di argentieri, Milano, Venezia, Firenze,
Roma Napoli e Palermo vantano produzioni di uso liturgico e di uso comune, di grande qualit. Nel
Trecento in Toscana si svilupp una fiorente produzione di ferro battuto, dove si distinse Conte di
Lello Orlandi, autore della cancellata del Duomo di Orvieto, eccellenti produzioni si registrano anche
a Verona, mentre nei secoli successivi, in epoca rinascimentale e barocca, si distinsero nel ferro
battuto, le regioni alpine, il Veneto, la Lombardia, l'Emilia e il Lazio.
Il Rinascimento italiano segna, nel settore delle fusioni in bronzo e dei gioielli, un momento alto e
forse mai pi superato: Lorenzo Ghiberti, Donatello, Antonio del Pollaiolo, Andrea del Verrocchio,
Bartolomeo Cennini e Benvenuto Cellini, sono solo alcuni dei nomi che hanno contribuito ad una
produzione molto raffinata e dagli esiti estetici di assoluta eccellenza.
L' oreficeria barocca raggiunse livelli insuperabili nelle botteghe del Sud-Italia: nei Tesori delle
cattedrali e delle basiliche, sono conservati manufatti di altissimo pregio, spesso sconosciuti ai pi,
che solo recentemente vengono catalogati e studiati.

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