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19 - Aprile 2010
MALTA – FORSE
L’ULTIMA “ISOLA FELICE”...?
di Giovanni Serra
Eccellenza, Malta e san Paolo conservano ancora oggi il loro legame originario?
«Credo che la maggioranza dei maltesi conservi ancora in sé questo legame. Ovviamente il
confronto con la cultura contemporanea in un mondo globalizzato ci lancia una grande sfida. Che è la
decisione personale dei cristiani, affinché non ci si areni in una religiosità solamente tradizionale, ma si
possa maturare una fede e uno stile di vita cristiano capace di dare il proprio con tributo alla Chiesa e
alla società».
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PAULUS online – International magazine on Saint Paul / Anno II n. 19 - Aprile 2010
A livello pastorale, con quali pregi e con quali problemi si confronta quest’isola, unico Paese
europeo in cui non considerati né il divorzio né l’aborto?
«Tutti sono influenzati alla stessa maniera da alcune idee trasmesse dal sentire contemporaneo, tra
cui il divorzio, l’aborto e – poco più in là – l’eutanasia. In questo momento, nella sfera politico-sociale
maltese si sta discutendo a proposito del divorzio. Abbiamo fatto presente che conviene discutere
soprattutto del matrimonio e della famiglia, se ci che vogliamo proporci sono famiglie stabili. Si è
aperta così una discussione a cui possono contribuire tutti, anche coloro che sono favorevoli
all’introduzione del divorzio. È una questione da affrontare se si vuole offrire aiuto a quanti
attraversano un momento difficile nel loro matrimonio, così come se si vogliono aiutare i giovani ad
avere delle idee chiare e una fibra morale forte, capaci di optare liberamente per il matrimonio e per la
famiglia nonostante le molte idee contrarie che circolano».
Il fenomeno delle migrazioni coinvolge fortemente Malta. Con quali reazioni della
popolazione, che si dichiara cattolica per il 98%?
«I migranti non appartengono soltanto ad altre religioni, come l’Islam: vi sono tanti cattolici che si
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PAULUS online – International magazine on Saint Paul / Anno II n. 19 - Aprile 2010
radunano regolarmente ogni domenica... comunità dall’Eritrea, dalle Filippine, dal Congo e altre
ancora. Ci sono poi anche alcuni cristiani ortodossi che si radunano regolarmente. Tra la popolazione
c’è la tentazione della
paura per il grande
numero di “irregolari”,
paura che porta in sé la
tentazione di diventare
razzismo.
Come Chiesa di
Malta, noi predichiamo
chiaramente che il
problema politico dei
numeri non può mai
confondersi con il
dramma delle persone,
ognuna con una dignità
propria davanti a Dio,
che devono essere
aiutate. La Chiesa
locale aiuta
materialmente circa 400
immigranti e cerca di
difendere i loro diritti,
sia internazionali che
sul posto di lavoro, conscientizzando i sindacati».