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SACERDOZIO E PEDOFILIA.

INTERVISTA A GESU’ DI NAZARETH


di Salvatore Bellantone

Oggi tratteremo un argomento molto delicato sul quale è necessario riflettere


attentamente: la questione preti e pedofilia. I quotidiani, i tg, le trasmissioni radio-
televisive, i siti internet sono intasati dagli scandali di abuso sui minori che, negli ultimi
tempi, hanno coinvolto e coinvolgono parecchi sacerdoti. Molti sostengono si tratti di
una montatura per gettare discredito sulla Chiesa cattolica. Tuttavia, l’alto numero dei
preti accusati e il richiamo a fare penitenza nei confronti dei sacerdoti interessati,
proclamato da papa Benedetto XVI, sembrano dimostrare che si ha a che fare con un
problema reale e non con una semplice fantasia usata per scopi politici. Dal momento
che l’infamia di pedofilia riguardante numerosi preti rischia di minare dalle fondamenta
la credibilità della Chiesa e di gettare la nostra società nel caos e nell’anarchia, si è
scelto di discuterne in questa sede invitando un’autorità, anzi l’Autorità per eccellenza
della Chiesa cattolica e del cristianesimo: Gesù di Nazareth.

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Salve. Prima di cominciare, come di consueto, le rivolgo alcune domande
preliminari: è lei il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?.

“Io lo sono”. (Mc 14,62)1

Nella prospettiva cattolica, Dio è la verità assoluta del mondo. Dicendo che è il
Figlio di Dio, lei sostiene di parlare a nome della verità?

“Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere
testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. (Gv 18, 37)

Lei vuol dire, se non l’ho fraintesa, che chi crede in Dio, cioè nella verità stessa
che Egli incarna, deve necessariamente rifarsi ai suoi responsi perché lei è il Figlio di
Dio?

“Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e
nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”.
(Mt 11, 27)

Vuole essere più preciso?

“Il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che
egli fa, anche il Figlio lo fa. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che
fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati.
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole; il
Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, perché tutti
onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre
che lo ha mandato. In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui
che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla
morte alla vita”. (Gv 5, 19-24)

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Le citazioni bibliche sono tratte da La Bibbia di Gerusalemme, a cura di un gruppo di biblisti
italiani diretti da F. Vattioni, Edizioni Dehoniane, Bologna 1974.

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Lei afferma che per suo tramite e soltanto per suo tramite è possibile conoscere
Dio. Lei e Dio siete un’unica entità: in questo senso, lei gode degli stessi poteri di Dio
ma, per via del Suo disegno provvidenziale, Dio le ha concesso un potere che lo rende
diverso da Lui: quello di giudicare i giusti e gli ingiusti, i buoni e i cattivi, durante il
giudizio finale. È così?

“Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato; chi vede me,
vede colui che mi ha mandato. Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque
crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le
osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per
salvare il mondo. Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la
parola che ho annunziato lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato
da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e
annunziare. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico,
le dico come il Padre le ha dette a me”. (Gv 12, 44-50)

In sostanza, tra lei e Dio non intercorre alcuna differenza. Lei è il Figlio generato
da Dio, inviato nel mondo per salvarlo mediante la Sua parola. Chi si rifiuta di accettare
e praticare la sua parola, che è quella di Dio, sarà giudicato, alla fine dei tempi, non da
lei ma dalla stessa parola che Dio le ha comandato di annunciare. In un certo senso, lei,
Dio e la parola siete un’unica entità: nel momento in cui lei rende nota la parola, Dio
stesso parla per suo tramite, dunque lei rende manifesto Dio. Dal momento che afferma
che il comandamento di Dio, dunque la Sua parola, è vita eterna, può chiarire quale
sarebbe tale comandamento?

“Il primo è: […] amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con
tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo
come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questi”. (Mc 12, 30-31)

Lei dunque è vissuto per testimoniare che la vita eterna coincide nella piena
attuazione della parola di Dio, ossia del suo comandamento: l’amore. Pur sdoppiandosi
in direzione di Dio e in direzione del prossimo, questo amore, di fatto, possiede
un’unica traiettoria mediante la quale toccando l’uno anche l’altro. In altri termini, lei
afferma che l’unico modo per raggiungere Dio o per intrattenere una relazione con Dio

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è l’amore. Però, per avere questo rapporto di amore con Dio è necessario instaurare una
relazione di amore con il prossimo. Quindi, chi ama il prossimo ama Dio. Se volesse
riassumere i due comandamenti, l’amore di Dio e del prossimo, cosa direbbe?

“Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho
amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri”. (Gv 13, 34)
La sua venuta nel mondo, in questo senso, rappresenta il modello, l’esempio per
instaurare tale rapporto di amore con Dio. Gli uomini cioè possono instaurare un
rapporto con Dio soltanto se amano gli altri secondo il suo esempio, il quale è stato
comandato da Dio stesso. Quindi, Dio l’ha inviata nel mondo perché Vuole instaurare
una relazione di amore con gli uomini? La vita eterna consisterebbe in questo rapporto
d’amore con Dio? Questo, dunque, sarebbe il regno di Dio?

“Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà:
Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!”. (Lc 17, 21)

Il regno di Dio, dunque, lungi dall’essere un mondo parallelo a quello che


abbiamo sotto il naso, sarebbe la costruzione di un rapporto d’amore tra gli uomini? In
che modo bisogna costruire questo umano regno d’amore che, nel contempo, compie il
regno di Dio?

“Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà”. (Lc 18, 17)

La realizzazione del regno di Dio, se non la fraintendo, avviene amando gli altri
così come fa un bambino, e cioè in modo innocente, gratuito e disinteressato. Posso
chiederle di spiegare in poche parole perché ha spiegato tutto questo con parabole e
discorsi non troppo semplici e chiari?

“Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è
dato. Così a chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche
quello che ha. Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e
pur udendo non odono e non comprendono”. (Mt 13, 11-13)

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Vedo che non ha perso il vizio di fare discorsi criptici, comunque credo si riferisca
alla fede nella parola, alla vita eterna e al giudizio. Ma dopo questi discorsi introduttivi,
veniamo alla questione saliente: preti e pedofilia. È chiaro che lei non voleva istituire
alcuna nuova Chiesa ma semplicemente un’assemblea di credenti, riuniti nel suo nome,
tuttavia oggi esiste la Chiesa cattolica che, rifacendosi al primato di Pietro, ha il
monopolio nell’interpretazione dei suoi insegnamenti. I responsabili della Chiesa sono i
sacerdoti, i quali si ispirano alla sua testimonianza e continuano a divulgare la parola
per compiere il regno di Dio, vale a dire la missione da lei lasciata agli apostoli. Oggi,
molti di questi preti sono accusati di pedofilia. Non ho potuto fare a meno di notare due
cose relative alla sua vita: in primo luogo, che ha svolto numerosi miracoli, in particolar
modo nei confronti dei bambini; secondariamente, che c’è una certa associazione tra lei,
che si definisce Figlio di Dio, e la figura del bambino che spesso, sia fisicamente sia
metaforicamente, ricorre nella sua predicazione. Da un certo punto di vista, infatti,
anche i bambini sono dei figli. Sembra che lei si paragoni a un bambino. Il senso di tale
paragone consiste nell’amore? E cioè che bisogna amare gli altri come fa un bambino,
cioè innocentemente, gratuitamente e disinteressatamente? E così che lei stesso ha
amato gli altri?

“Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli”. (Mt
19, 14)

Se dovesse spiegare a un prete in che modo è possibile eseguire alla perfezione il


suo esempio, cosa gli direbbe?

“Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo e il servo di tutti […]. Chi accoglie uno
di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma
colui che mi ha mandato”. (Mc 9, 35-37).

Se invece dovesse trovarsi di fronte a un prete che abusa dei bambini, i quali sono
a un tempo il simbolo della sua stessa persona, di Dio e del regno dei cieli, che cosa gli
direbbe?

“Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me,
sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse

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gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che
avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!”. (Mt
18, 6-7)

Posso chiederle la ragione di questo infervoramento? Perché, ai suoi occhi, i


bambini sono inviolabili, sacri?

“Ogni volta che avete fatto queste a uno solo di questi miei fratelli più piccoli,
l’avete fatto a me”. (Mt 25, 40)

Nell’interpretazione cattolica della sua vita e dei suoi insegnamenti, si è soliti


considerare Maria, sua madre, come il simbolo della Chiesa stessa e Giovanni, il
discepolo che lei ha più amato, come il simbolo dell’intera comunità dei fedeli. Si
ricorda le parole che lei disse a Maria e a Giovanni, quando era crocifisso?

“Donna, ecco tuo figlio! […] ecco la tua madre”. (Gv 19, 26-27)

La consegna di Maria a Giovanni come madre e di Giovanni a Maria come figlio,


è soltanto figurata oppure ha una validità reale? In altri termini, chi crede in lei, cioè nel
Cristo, allo stesso modo di Giovanni, diventa veramente suo fratello?

“Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre”. (Mc 3, 35)

Che dire invece di chi, come i preti che abusano dei minori, non segue il suo
esempio, dunque non compie la volontà di Dio?

“Il Figlio dell’Uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà
a ciascuno secondo le sue azioni”. (Mt 16, 27)

Vuole essere più preciso?

“Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro
angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli”. (Mt 18, 10)

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A Dio non sfugge nulla, questo vuol dire, se non l’ho fraintesa. Vuole dire
qualcosa a Dio, suo Padre, per convincerlo a non punire i preti, a causa della loro
condotta così lontana dal suo insegnamento?

“Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”. (Lc 23, 34)

Vuole dire qualcosa ai preti che abusano sui minori, per fargli evitare di fare una
brutta fine nel giorno del giudizio?

“Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al


vangelo”. (Mc 1, 15)

Grazie per essere venuto.

“Tutto è compiuto”. (Gv 19, 30)

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