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1.1
Il principio di Sovrapposizione
Gli stati di un sistema sono rappresentati dagli elementi (vettori) di uno spazio vettoriale
H sul corpo complesso. Vettori proporzionali (con un fattore complesso) rappresentano lo
stesso stato. Gli stati sono quindi in corrispondenza con i raggi di H.
Inoltre tale spazio deve essere dotato di un prodotto scalare hermitiano, affinch`e la teoria possa avere un carattere predittivo (infatti la probabilit`a di transizione da uno stato
allaltro sar`
a definit`
a proprio grazie al prodotto scalare). La dimensione di tale spazio `e
usualmente infinita. inoltre supponiamo che lo spazio H sia completo: `e quindi uno spazio
di Hilbert. Assumiamo che H sia separabile.
1.1.1
1.2
Notazione di Dirac
Le osservabili
1. Definizione di osservabili.
2. Definizione di autovalori di unosservabile.
3. Definizione di autostati di unosservabile e di autovettori.
4. Prima forma del Postulato di proiezione.
Nota: quando si dice che una volta il mio sistema collassato in un autostato ogni
successiva misura dar`
a lo stesso risultato, si intende compiuta SENZA che lo stato
evolva.
5. Distinzione tra autovalori degeneri e non degeneri e quindi osservabili degeneri
e non degeneri.
1.3
Probabilit`
a di transizione
1. Definizione.
P (|Ai |Bi) =
|hB | Ai|2
hA | Ai hB | Bi
(1)
Nota: `e un postulato.
2. Propriet`
a, cio`e: perch`e `e una buona definizione.
1.4
(2)
1.5
1.6
Propriet`
a degli operatori associati alle osservabili
1.7
La notazione di Dirac
Qui c`e parecchia roba, conviene per`o guardare il Dirac per comprendere meglio. Inoltre
discorso sugli operatori di proiezione.
1.8
Valori medi
(4)
(5)
1.9
1.10
Osservabili compatibili
4. Generalizzazione a pi`
u di due osservabili.
5. Concetto di sistema completo di osservabili compatibili (cio`e che commutano).
1.11
Relazioni di indeterminazione
(6)
1.12
Postulato di quantizzazione
1. Sistemi fisici che ci interessano dora in poi sono sistemi di n particelle. Quali sono
le osservabili di tali sistemi? qi ,pi , e le f (q, p).Postuliamo che f op = f (q op , pop ).
Attenzione solo allordine, che classicamente non conta, quantisticamente s`.
2. Ci interessano i commutatori fondamentali. Propriet`a dei commutatori.
3. Analogia con Parentesi di Poisson (meccanica classica).
4. POSTULATO DI QUANTIZZAZIONE i commutatori delle qi e delle pi sono
proporzionali alle corrispondenti parentesi di Poisson.
5. Costante di proporzionalit`
a tra [qi , pi ] e ij deve essere immaginaria pura: POSTULIAMO sia i~.
6. Si ha quindi
1
qi pi > ~
2
(7)
Loscillatore armonico
Scopo: determinazione degli autovalori dellenergia di unoscillatore armonico unidimensionale, la cui hamiltoniana (ovvero lenergia) `e:
H=
1
p2 + m2 2 q 2
2m
(8)
2.1
Positivit`
a degli autovalori dellenergia
2.2
1
(p imq) ,
2m~
1
(p + imq) .
2m~
(9)
3.1
Rappresentazioni
2. Rappresentazione degli operatori. Considerando il rappresentativo di un vettore ottenuto applicando loperatore a un generico vettore di H si giunge alla definizione
degli elementi di matrice delloperatore nella base |en i:
nm hen | | em i
(10)
3.2
Definizione. Si d`
a il nome di rappresentazione di Heisenberg ad ogni rappresentazione
in cui la hamiltoniana `e diagonale.
In questo paragrafo si mostra la rappresentazione di H. per loscillatore armonico scegliendo
come base ortonormale gli autovettori di H ( ovvero |ni).
3.3
Trasformazioni unitarie
3.4
3.5
La rappresentazione di Schr
odinger
Le qi non hanno autovettori non esiste una rappresentazione in cui le qi siano diagonali.
Ora per`
o facciamo finta che invece le qi abbiano autovettori e procediamo nel modi
seguente:
1. Consideriamo un sistema con un grado di libert`a.
2. Ammettiamo che la q ammetta una base di autovettori, anzi: ogni numero reale x `e
un autovalore di q e per ognuno di essi esiste un autovettore |xi di x. (infatti, nella
dimostrazione della assenza di autovettori di q emerge il fatto che, se esistessero essi
sarebbero uninsieme continuo.
3. Quindi i rappresentativi di ogni vettore |Ai sono della forma: hx | Ai = A (x) ,
cio`e funzioni della x. Tale funzione viene chiamata funzione donda dello stato
rappresentato dal vettore |Ai.
8
4. Il prodotto scalare in termini delle funzioni donda `e quello dello spazio L2 delle funzioni a quadrato sommabile (basta adattare la relazione di completezza alla variabile
continua per ottenere questo risultato).
5. Loperatore q in questa rappresentazione `e rappresentato dalla moltiplicazione per x.
Quindi `e una rappresentazione in cui q `e diagonale (spiegare)
In questo discorso siamo partiti dalla base |xi, in maniera non rigorosa. Ora procediamo
a rovescio, cercando un isomorfismo (cio`e una rappresentazione) dello spazio dei vettori
(n)
di stato H con lo spazio L2 (per un sistema con n gradi di libert`a). Partiamo quindi
cercando la rappresentazione degli operatori pr poi dedurne quella dei vettori. Uno dei
modi di costruire questo isomorfismo `e il seguente.
3.5.1
Rappresentazione di Schr
odinger o delle coordinate
qi xi ,
pi i~
xi
(11)
2. Verificare che xi e i~ x
sono operatori autoaggiunti su L2 . In questa si verifica solai
mente che tali operatori siano hermitiani (utilizzando sostanzialmente la definizione)
e non autoaggiunti.
Nota. E importante tenere sempre a mente che vi `e una differenza, e quale `e (si
tratta fondamentalmente di una differenza ai domini di definizione degli operatori,
dove cio`e sono limitati. Per approfondire `e utile il file di Fabio Baruffa).
3. Verificare che per essi valgono le regole di commutazione del postulato di quantizzazione.
Nota. Anche in questo caso bisogna considerare che le relazioni trovate non valgono
per qualsiasi funzione di L2 , infatti anche la funzione xi xj A (x1 , , xn ) deve essere
a quadrato sommabile, e cos` la sua derivata seconda (deve anche essere, quindi,
derivabile almeno due volte), e cos` via. Le funzioni che soddisfano tali condizioni
sono un insieme denso in L2 . Questo ci riporta ancora al problema del dominio degli
operatori non limitati, che `e una questione importante.
4. Conoscendo il modi in cui le q e le p vengono rappresentate `e possibile trovare la
rappresentazione di qualunque osservabile f (qi , pi ).
5. Esempio: trovare autovalori e autovettori dellenergia per un sistema di particelle (n
gradi di libert`
a). La hamiltoniana `e e della forma:
n
X
p2i
H=
+ V (q1 , , qn )
2m
i=1
(12)
2m x2i
i=1
chiamata equazione di Schr
odinger. E unequazione differenziale lineare omogenea del secondo ordine. Le incognite sono gli autovalori E e le E (x1 , , xn ).
A noi interessano solo quei valori di E per cui le E (x1 , , xn ) sono a quadrato
sommabile. Essi costituicono un insieme discreto, finito o infinito.
3.5.2
Si ottiene scambiano il ruolo delle q e delle p nella (11) (cambia solo un segno meno davanti
alla rappresentazione delle posizioni come derivata. questo `e dovuto allo scambio di posizione nel commutatore). Notazione: si usano le k anziche le x come variabili indipendenti
per distinguere le due rappresentazioni.
Ulteriori osservazioni
Oss 1. Notazione: in RS o in rappresentazione degli impulsi, la funzione donda corrispondente a un vettore che rappresenta un autostato di uno stato rispetto a una certa
osservabile f (q, p) viene chiamata autofunzione dellosservabile f (q, p).
Oss 2. I risultati trovati valgono per qualunque rappresentazione e quindi nello spazio
astratto H (grazie a postulato di Von Neumann). Spazio di schwartz S delle funzioni infinitamente differenziabili e che si annullano allinfinito, insieme a tutte le loro derivate: `e
3.6
3.7
(15)
(x)dx = 1
(18)
(19)
(20)
Per pi`
u gradi di libert`
a:
12
3.8
Scopo: determinare la funzione donda in rappresentazione degli impulsi una volta che sia
nota quella in RS e viceversa. Guardare libro per procedimento. Il risultato principale `e
che le due rappresentazioni, a meno di fattori costanti, sono una la trasformata di Fourier
dellaltra.
3.9
Le q e le p come osservabili
Dove si mostra in che senso le q e le p (e tutte le osservabili che abbiano uno spettro
continuo di autovalori impropri) possono essere considerate osservabili.
P
e unosservabile.
1. Si considera loperatore q (x) = +
xn E,xn (x) . Esso `
2. Si mostra che q approssima la q nel limite di piccolo.
3. Un autovettore |x0 i `e approssimativamente autovettore di q corrispondente allautovalore
x0 se sullo stato rappresentato da |x0 i si ha q 6 e q ' x0 , dove rappresenta il
grado di approssimazione con cui si vuole misurare la posizione.
4. Discorso analogo per le p (guardare bene per`o).
5. Commenti vari. (da sistemare)
Lequazione di Schr
odinger per sistemi unidimensionali
4.1
Determinazione degli autovalori della hamiltoniana della particella libera nel caso unidimensionale.
1. La hamiltoniana `e:
p2
(21)
2m
Quindi H e p commutano hanno un insieme completo di autovettori (impropri)
simultanei. Essendo p non degenere ogni autovettore improprio di p `e autovettore
di H. I vettori |p0 i costituiscono una base di autovettori di H ed i corrispondenti
p02
autovalori E si ottengono dalla equazione agli autovalori di H, da cui E = 2m
. H
ha quindi autovalori continui e tutti reali, quindi ha solo autovalori impropri.
H=
(22)
(x) = E(x) ,
00 (x)
2m
dx2
con incognite E e (x). La sua soluzione `e della forma:
(x) = ei
2mEx/~
+ ei
2mEx/~
, C
(23)
Dal confronto con la trattazione precedente (per cui E > 0) si ottiene la seguente
condizione necessaria:
Se vogliamo determinare autovalori e autovettori impropri di una osservabile dobbiamo accettare soltanto quelle soluzioni dellequazione agli autovalori in RS che si
mantengono limitate per x , e scartare quelle che divergono.
4.2
(24)
Idempotenza.
Autoaggiuntezza(dubbio sulla dimostrazione).
Unitariet`
a (segue dalle prime due).
Autovalori sono w = 1.
Autofunzioni: funzioni PARI e DISPARI.
I anticommuta con q e p.
Le stesse propriet`
a valgono con pi`
u gradi di libert`a.
Loperatore I commuta con lhamiltoniana e in generale con tutte le osservabili
pari nelle q e p. Quindi in particolare con ogni hamiltoniana del tipo
H=
purch`e V (q) = (q).
(j)
14
p2
+ V (q)
2m
(25)
4.3
p2
+ V (q)
2m
e relativa equazione agli autovalori in RS:
H=
00 (x) =
2m
(V (x) E)(x)
~2
(26)
(27)
4.4
1. E < Vmin . Tutto lasse delle x `e regione di tipo II. Non esistono soluzioni accettabili
(dimostrare ragionando sulla pendenza della tangente a causa della concavit`a).
2. E > Vmin . In questo caso esistono delle soluzioni accettabili, ma corrispondono solo
a autovalori discreti. Infatti le soluzioni devono tendere a 0 tanto nella regione di
tipo II a destra del pi`
u destro dei punti di inversione tanto nella regione di tipo II a
sinistra del pi`
u sinistro dei punti di inversione.
Caratteristiche di (x):
Nella regione compresa fra i punti di inversione pi`
u esterni la funzione donda `e
oscillante, poich`e ogni volta che attraversa lasse delle x cambia di segno.
Lautofunzione di H corrispondente allautovalore pi`
u basso, cio`e al livello fondamentale, non ha nodi, poich`e (intuitivamente, ma da controllare) cambia concavit`
a prima ancora di incontrare lasse delle x, perch`e i punti di inversione sono
molto vicini. Per cui tender`a a zero a destra e sinistra senza mai incontrare lasse.
Per i livelli successivi (maggiori) aumenta la curvatura, per cui la (x) pu`
o
compiere pi`
u oscillazioni.
Teorema di oscillazione Per un sistema con un solo grado di libert`a siano
E0 , E1 , , En , gli autovalori discreti della hamiltoniana ordinati in senso
crescente, e siano 0 (x), 1 (x), , n (x), le corrispondenti autofunzioni.
Allora 0 (x) non ha nodi, 1 (x) ha un nodo,..., n (x) ha n nodi.
Teorema di non degenerazione Per ogni sistema unidimensionale gli autovalori
discreti della hamiltoniana sono non degeneri. (dimostrazione semplice, per
assurdo)
3. Un caso particolare: V (x) = V (x). H commuta con loperatore di inversione
I I e H hanno un insieme completo di autofunzioni simultanee, ma siccome le
auofunzioni di I hanno parit`
a definita, e gli autovalori discreti di H sono non degeneri
le autofunzioni di H hanno parit`a definita. Seguendo questo ragionamento si trova
che le autofunzioni di H sono alternativamente pari e dispari, con 1 (x) pari.
4.5
Vmin < 0.
(29)
x
,
x +
(30)
Sistemi unidimensionali
5.1
~2 00
1
n (x) + m 2 x2 n (x) = En n (x)
2m
2
(31)
17
3. Vi `e una importante e interessante osservazione da fare sulla possibilit`a, in meccanica quantistica, che la particella, dopo la misura si trovi in una regione di tipo II,
classicamente proibita.
4. A partire dalla 0 (x) `e poi possibile ricavare tutte le altre n x), applicando n volte
loperatore di salita. Polinomi di hermite bla bla bla.
5.2
Buca di potenziale
7. Le soluzioni finali (cio`e i valori di E corrispondenti agli stati legati) si trovano utilizzando un metodo grafico, da cui si evince che, qualunque sia il valore di V0 e di a
(altezza delle pareti e larghezza della buca) esiste sempre almeno uno stato legato,
cio`e quello fondamentale (pari).
8. Solo per lo stato fondamentale si osserva il comportamento per il limite di buca infinita, cio`e per V0 . Si nota dal grafico che, sotto tale limite, E0 2 ~2 /(8ma2 ).
Inoltre, la funzione donda diventa:
(
A cos x
a < x < a
2a
lim 0 (x) =
(33)
n
0
|x| a.
In questo caso limite quindi la funzione donda si annulla fuori dalla buca, inoltre negli
estremi `e ancora continua (quindi si annulla) mentre la sua derivata prima no. Questa
conclusione vale per tutte le n (x), le quali formano una base qualsiasi funzione
donda (x) `e nulla fuori dalla buca, ovvero la particella `e vincolata a muoversi nel
segmento (a, a) (con a > 0 ). E quindi necessario risolvere leq. di Schrodinger
solo allinterno della buca, imponendo la condizione per le autofunzioni di H n (x):
n (+a) = n (a) = 0
(34)
Tale condizione al bordo `e valida qualunque sia la forma di V (x) allinterno della
buca.
9. ESEMPIO: calcolo di autovalori e autofunzioni per una particella vincolata a muoversi
su un segmento con potenziale nullo allinterno e infinito allesterno.
5.3
Leffetto tunnel
Classicamente una barriera di potenziale alta V0 non pu`o essere attraversata da una particella con energia E0 < V0 . Secondo la teoria Quantistica, invece, vi `e una probabilit`a non
nulla che questo accada. Questo fenomeno viene chiamato effetto tunnel. Analizzare il
fenomeno nei dettagli:
1. Si studiano le autofunzioni E (x) dellhamiltoniana. Si scrivono le soluzioni generali
nelle regioni asintotiche, notando che sono di tipo I, e che quindi gli autovalori sono
continui e doppiamente degeneri.
2. Imponendo che la particella in considerazione incida sulla barriera da sinistra si ottengono delle condizioni sui coefficienti delle soluzioni. Inoltre, data lomogeneit`
a
dellequazione di S., `e lecito porre il coefficiente dellonda incidente (A) uguale a 1.
Si ottiene lespressione generica di E (x) per uno stato di scattering. Come si vede,
essendo la funzione donda combinazione di funzioni esponenziali, essa non si annulla
19
mai. Ricordando che il modulo quadro della f. donda, |(x)|2 ha il significato fisico
di densit`
a di probabilit`
a di trovare la particella nella posizione x, `e evidente che vi `e
quindi una probabilit`
a non nulla che la particella attraversi la barriera di potenziale!!
3. Inoltre deve essere sempre diverso da zero il coefficiente dellonda trasmessa (C)
(perch`e? da capire, pg 138), quindi tale effetto si verifica effettivamente.
4. E quindi naturale chiamare |C|2 coefficiente di trasmissione della barriera, e
|A|2 coefficiente di riflessione (dove A non `e lo stesso di prima ma `e il coefficiente
rinominato dellonda riflessa). Nota. Si ricorda che la E (x) `e unautofunzione
impropria dellhamiltoniana, cui corrispondono autovalori impropri, ma esistono per`
o
stati fisici che approssimano E (x) in una regione dellasse x grande quanto si vuole.
5. I valori di A e C dipendono da V (x), ma vale limportante risultato che, qualunque
sia la forma di V (x), vale la relazione:
|A|2 + |C|2 = 1
(35)
La dimostrazione di questultima `e delicata e importante, per cui vale la pena ricordare qui i passaggi principali.
Si considera il caso tridimensionale, in cui lequazione di Schrodinger (13) diventa:
~2
20
Evoluzione temporale
6.1
Tutte le discussioni affrontate fino a qui riguardano gli stati del sistema ad un determinato
istante. Ora si vuole determinare lo stato del sistema ad ogni istante noto lo stato allistante
iniziale e le forze che agiscono sul sistema.
1. Notazione:
|A , 0i indica che il sistema si trova in uno stato descritto dal vettore |Ai allistante
t = 0. Analogamente |A , 0i indica che il sistema si trova in uno stato descritto
dal vettore |Ai allistante t, se inizialmente il sistema era nello stato |A , 0i. Quindi
per effetto dellevoluzione temporale: |A , 0i |A , ti. Qui si sta implicitamente
facendo lASSUNZIONE che lo stato del sistema sia determinato (note le forze)
unicamente dal suo stato iniziale. Questo `e lecito solo se nellintervallo (0, t) non si
effettuano misure.
2. Si effettua una seconda ASSUNZIONE:
|A , ti = U (t, 0) |A , 0i
(38)
(40)
(41)
3. Gli operatori unitari lasciano invariati i prodotti scalari. le probabilit`a di transizione non dipendono dal tempo. Derivando la (41) rispetto a t si ottiene lequazione
di Schr
odinger dipendente dal tempo:
i~ |A , ti = H |A , ti
21
(42)
Questa equazione vale anche nel caso di forze dipendenti dal tempo, ovvero nel caso
in cui H dipenda esplicitamente dal tempo. In RS tale equazione diventa:
i~
(x x1 , , xn )
(43)
con (x, t) = hx | A, t i
4. Nel caso di forze posizionali si ottiene unequazione di qontinuit`a (che il Caracciolo
non ha affrontato):
(x, t)
j(x, t) +
=0
(44)
t
5. La (42) pu`
o essere riscritta in funzione dello stato fondamentale, su cui viene fatto
agire loperatore di evoluzione temporale. Dato che deve valere per ogni vettore
rappresentativo dello stato, si ottiene lequazione operatoriale:
i~
d
U (t) = H(t)U (t)
dt
(45)
6. Stati stazionari: stati che non evolvono nel tempo. Richiedere ci`o non significa che
il vettore che rappresenta lo stato debba rimanere invariato, questo infatti porterebbe
a richiedere che lo stato sia autostato di H con autovalore nullo, ma non `e fisico, bens`
vuol dire richiedere che lo stato fisico del sistema rimanga invariato. deve cio`e essere
|A, ti = U (t) |A, 0i = c(t) |A, 0i
(46)
stato e per ogni t. Tali osservabili sono quelle che commutano con lhamiltoniana
(si dimostra a partire dalla (47) e poi derivando rispetto a t). Tali osservabili vengono chiamate costanti del moto (poich`e se il commutatore `e nullo lo `e anche il
valore delle corrispondenti parentesi di Poisson, e di conseguenza tale osservabile `e
una costante del moto anche in meccanica classica).
vale infine il seguente Teorema: se `e una costante del moto e se |A, 0i `e un autovettore di relativo allautovalore 0 , tale `e anche |A, ti.
6.2
(48)
1. In analogia con la teoria classica (in cui, come qui, sono le osservabili a dipendere dal
tempo) si cercano le equazioni differenziali che regolano levoluzione delle osservabili.
con U (t) come nella (40) si deriva rispetto al tempo la (48). Si ottengono cos` le
equazioni di Heisenberg:
= i [H , (t)]
(t)
(49)
~
Queste equazioni sono formalmente identiche alle equazioni del moto classiche, ovvero
alle equazioni di Hamilton.
6.3
Molto interessante
il momento angolare
7.1
23
(50)
7.2
Si determinano gli autovalori delle componenti del MA, e di M2 . Tutte le Mi avranno gli
stessi autovalori (poich`e lo spazio `e isotropo e posso scegliere il sistema di riferimento come
mi pare), ma non gli stessi autovettori (perch`e?).
1. Si indicano con 2 ~2 gli autovalori di M2 e con m~ quelli di M3 (`e indifferente, per
il motivo detto sopra, quale componente si scelga). Spesso poi si indicano solamente
2 e m (per comodit`
a, oppure se si `e in unit`a di ~).
2. con un ragionamento simile a quello fatto per gli autovalori dellenergia delloscillatore
armonico (//lo so, occorrerebbe qualche parola in pi`
u ), si ottengono i seguenti risultati:
24
25