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Finite le superiori, Allyson parte dalla Pennsylvania per un tour in Europa, insieme alla migliore
amica Melanie.
Non sa ancora che lamore, quello che fa perdere la testa e sconvolge ogni sicurezza,
diventer il suo compagno di viaggio. A Stratford-upon-Avon, il paese di Shakespeare, conosce
infatti Willem, affascinante ragazzo olandese, che recita in una rappresentazione underground
della Dodicesima notte. Fra i due scocca la scintilla e Willem propone ad Allyson di seguirlo a
Parigi per trascorrere un giorno e una notte insieme. Lei, per la prima volta nella sua vita,
decide di seguire listinto e provare, finalmente, a scoprire unaltra se stessa. Ma il mattino
dopo si ritrova sola. Willem scomparso. Che fine ha fatto? Era amore o lennesima illusione
sul palcoscenico della vita?
La storia di Per un giorno damore continua nel romanzo Per un anno damore.
Lautore
GAYLE FORMAN
Giornalista freelance, si occupa da sempre di giovani e tematiche giovanilistiche. Con il
marito Nick ha compiuto un viaggio intorno al mondo, grazie al quale ha raccolto un
patrimonio di esperienze e informazioni che sono confluiti nei suoi libri. Ha vinto, fra gli altri, il
prestigioso premio NAIBA Book of the Year Awards e lIndie Choice Honor Award. La
scrittrice vive a Brooklyn con il marito e due figlie, di cui una adottiva. Il suo precedente
romanzo Resta anche domani diventer presto un film.
GAYLE FORMAN
Parte prima
UN GIORNO
CAPITOLO UNO
AGOSTO
Stratford-upon-Avon, Inghilterra
E se Shakespeare si fosse sbagliato?
Essere o non essere. il problema. il monologo pi famoso dellAmleto,
forse il pi noto di tutti i testi di Shakespeare. Ho dovuto imparare a memoria
lintero brano per il corso di letteratura inglese nel terzo anno delle superiori, e mi
ricordo ancora ogni singola parola. Allepoca, per, non ci avevo riflettuto molto.
Lunica cosa che mi interessava era imparare bene ogni battuta e prendere un
buon voto. E, tuttavia, se Shakespeare e Amleto si fossero posti la domanda
sbagliata? E se il vero dilemma non fosse essere ma come essere?
Il fatto che forse non mi sarei mai posta un simile problema quello di come
essere se non fosse stato per Amleto. Forse avrei continuato a essere la stessa
Allyson Healey di prima. Che faceva quello che si presumeva dovesse fare:
andare a vedere Amleto.
Oddio, fa cos caldo. Non pensavo che in Inghilterra potesse esserci un caldo
simile. La mia amica Melanie si arrotola i capelli biondi in una crocchia e si
sventola con le mani il collo sudato. E, in ogni caso, a che ora aprono?
Lancio unocchiata in direzione di Miss Foley, che Melanie e in pratica tutto il
resto del gruppo hanno battezzato, a sua insaputa, Il Nostro Impavido
Condottiero. Ma la signorina sta parlando con Todd, uno dei laureandi in storia
che guida il gruppo insieme a lei, probabilmente per sgridarlo a proposito di
qualche dettaglio. Nellopuscolo di Teen Tours! Esplorazioni Culturali che i miei
genitori mi hanno messo davanti dopo il diploma, due mesi fa, gli studenti
laureandi come Todd erano definiti consulenti storici e avevano il compito di
accrescere il valore educativo dei viaggi proposti. Finora, per, Todd stato pi
utile a incentivare sbronze e conseguenti mal di testa, portando tutti fuori a bere
quasi ogni sera. Sono sicura che stasera, poi, folleggeremo anche di pi. In fondo
la nostra ultima tappa, Stratford-upon-Avon, una citt impregnata di Cultura! Il
che pare tradursi in un numero sproporzionato di pub con nomi ispirati alle opere
di Shakespeare, frequentati da gente che ha ai piedi scarpe da ginnastica di un
bianco abbagliante.
Anche Miss Foley indossa il suo paio di scarpe da ginnastica bianche come la
neve, oltre ai jeans ben stirati e a una T-shirt di Teen Tours! , mentre fa la sua
ramanzina a Todd. A volte la sera, quando tutti gli altri gironzolano per la citt,
mi dice che dovrebbe lamentarsi di lui con la sede centrale dellagenzia. Per non
sembra che poi lo faccia davvero; secondo me perch, quando lei lo rimprovera,
lui le fa gli occhi dolci. Anche a Miss Foley. Soprattutto a Miss Foley.
Credo che inizi alle sette rispondo a Melanie. Guardo lorologio, altro
regalo ricevuto per il diploma. doro massiccio e ha inciso sul retro della cassa
Buon viaggio!. Pesa parecchio intorno al mio polso sudato. Ora sono le sei e
mezzo.
Accidenti, ai britannici piace proprio tanto mettersi in fila. Fare la coda. O
come lo vuoi chiamare. Dovrebbero prendere lezioni dagli italiani, che si
ammucchiano e sgomitano. O forse sono gli italiani che dovrebbero prender
lezioni dai britannici. Melanie si aggiusta la minigonna la chiama la sua
gonna-bendaggio e si sistema la camicetta. Dio, Roma! Mi sembra di
esserci stata un anno fa.
Roma? Era sei giorni fa? O sedici? Tutta lEuropa si trasformata in un vortice
indistinto di aeroporti, autobus, palazzi antichi e menu a prezzo fisso, composti di
pollo cucinato in salse di vario genere. Quando i miei mi hanno offerto questo
viaggio come regalone post-diploma sono stata un po riluttante allidea di
partire. Ma la mamma mi aveva assicurato che si era informata bene: la Teen
Tours! era molto quotata, famosa per la sua componente educativa di alto livello
cos come per lattenzione con cui si prendeva cura degli studenti durante il
viaggio. Si sarebbero ben presi cura di me. Non sarai mai sola mi avevano
tre giorni con sua cugina. Lei vuole tornare dal parrucchiere che mi ha tagliato i
capelli per farsi tingere una ciocca di rosa, e poi andremo nel West End, la zona
dei teatri, a vedere il musical Let It Be. Domenica un volo ci riporter negli Stati
Uniti e, poco dopo, inizieremo luniversit, io vicino a Boston e Melanie a New
York.
Liberate Shakespeare!
Alzo gli occhi. Un gruppo composto da una decina di persone si sposta su e gi
lungo la coda, porgendo volantini dai colori fosforescenti. Si capisce subito che
non sono americani: niente scarpe da ginnastica bianche o pantaloncini con
tasche ovunque. Sono tutti incredibilmente alti e snelli: insomma, hanno un
aspetto diverso. Come se anche la loro struttura ossea fosse straniera.
Ecco, prendo uno di questi. Melanie allunga la mano per afferrare un
volantino e si sventola sul collo.
Cosa c scritto? le chiedo, osservando il gruppetto di persone. Qui, nella
turistica Stratford-upon-Avon, risaltano come papaveri rosso fuoco in un campo
verde.
Melanie getta uno sguardo al foglietto e arriccia il naso. Guerrilla Will?
Una ragazza con il tipo di ciocche color magenta, che Melanie vorrebbe farsi, ci
avvicina. Shakespeare per le masse.
Sbircio il volantino. C scritto: Guerrilla Will. Shakespeare senza confini.
Shakespeare senza freni. Shakespeare senza pagare. Shakespeare per tutti.
Shakespeare senza pagare? legge Melanie.
Una serata come questa non si pu sprecare per una tragedia. Mi fissa,
come se la sua fosse una domanda. Poi sorride. E neppure seduti al chiuso. Noi
facciamo La dodicesima notte. Allaperto. Mi porge un volantino.
Ci penseremo ribatte Melanie con il tono di voce di quando fa la civetta.
Il tipo alza una spalla e inclina la testa di lato, cos che lorecchio va quasi a
toccare una clavicola molto spigolosa. Come preferite dice, anche se sta
fissando me. Poi se ne va a raggiungere il resto del suo gruppo.
Melanie li guarda allontanarsi. Ehi, perch non sono previsti nelle
esplorazioni culturali di Teen Tours ? Questa s che unesplorazione che farei
volentieri!
Li osservo anchio mentre vanno via e provo uno strano impulso. Senti, io
lho gi visto Amleto.
Lei mi scruta alzando le sopracciglia, depilate fino a disegnare una linea.
Anchio. Era in televisione. Per
Potremmo andare a vedere quello. Voglio dire, sarebbe unesperienza
diversa. Unesperienza culturale, che il motivo per il quale i nostri genitori ci
hanno mandate a fare questo viaggio.
Melanie ride. Ma guarda un po che mi diventi trasgressiva anche tu! E cosa
diciamo al Nostro Impavido Condottiero? Pare che si stia lanciando in uno dei suoi
conteggi.
Be, che soffrivi molto per il caldo inizio.
Mi fissa per un istante, poi in lei scatta qualcosa. Si passa la lingua sulle
labbra, sogghigna e fa gli occhi storti. Oh, certo. Ho una vera e propria
insolazione. Infine Melanie si rivolge a Paula, che del Maine e che sta
diligentemente studiando una guida turistica. Mi gira la testa.
Fa molto caldo risponde Paula, annuendo comprensiva. Dovresti bere.
Credo che sto per svenire. Vedo delle macchie nere.
Non esagerare le sussurro.
Creare un caso la cosa migliore mormora lei di rimando, perch ormai
si sta divertendo. Oh, mi sento svenire.
Miss Foley chiamo.
La signorina alza gli occhi dal foglio su cui sta controllando la sua lista di nomi.
Si avvicina, con unespressione cos preoccupata che mi sento in colpa per la
bugia. Credo che Melanie, voglio dire, Mel, abbia un colpo di calore.
Stai male? Non ci dovrebbe volere molto ormai. Dentro il teatro far fresco.
Miss Foley parla uno strano ibrido di anglicismi con accento del Midwest, che
tutti imitano e deridono perch lo trovano pretenzioso. Io invece credo che sia
solo perch lei vive nel Michigan, ma passa un mucchio di tempo in Europa.
Mi viene da vomitare insiste Melanie. E non ci tengo proprio a farlo
dentro lo Swan Theatre.
La faccia di Miss Foley si contorce dal disgusto, ma non capisco se per lidea
di Melanie che vomita dentro lo Swan o per il fatto che sia stata usata
lespressione vomitare in prossimit della Royal Shakespeare Company. Oh,
santo cielo. Sar meglio che ti riaccompagni in albergo.
Brava ragazza mia nonna ride Melanie una volta che ci siamo allontanate
dalla coda e pu smettere di far finta di barcollare.
Sta zitta. Non mi piace raccontare balle.
Be, te la cavi bene per. Potresti avere anche tu una promettente carriera
di attrice, se vuoi il mio parere.
Al momento non voglio il tuo parere. Allora, dov questo posto? esamino
il volantino. Canal Basin. Che diavolo ?
Melanie tira fuori il cellulare che, al contrario del mio, funziona anche in
Europa. Apre il navigatore. A quanto pare un bacino sul canale.
Pochi minuti dopo arriviamo a una banchina su un canale. Sembra carnevale,
c un sacco di gente che gironzola. Chiatte ormeggiate lungo la riva e barche che
vendono di tutto, dai gelati ai quadri. Quello che non c affatto un teatro. N
un palcoscenico. N sedie. N attori. Guardo di nuovo il volantino.
Forse si trova sul ponte? si chiede Melanie.
Torniamo indietro fino allarcuato ponte medievale, ma lo scenario lo stesso:
turisti come noi, che girovagano nella calda serata.
Hanno detto che era stasera, no? domanda Melanie.
Ripenso a quel ragazzo dallo sguardo incredibilmente scuro, che dice che
questa serata troppo bella per una tragedia. Ma se mi guardo intorno qui non
c traccia di spettacolo, evidente. Probabilmente era uno scherzo. Voleva solo
prendere in giro i turisti sprovveduti.
Andiamo a comprarci un gelato, cos la serata non del tutto sprecata
propongo.
Siamo in coda per il gelato quando sentiamo un rumore: chitarre acustiche e
un riecheggiare ritmico di bonghi. Mi si rizzano le orecchie e il mio sonar si mette
in azione. Salgo in piedi su una panchina l accanto per dare unocchiata in giro.
Non come se dincanto fosse comparso un palco, ma c una folla, anche
piuttosto nutrita, che si appena materializzata sotto un gruppetto di alberi.
Credo stia per iniziare dico, afferrando la mano di Melanie.
Ma il gelato si lamenta lei.
Dopo la blocco, trascinandola verso lassembramento.
Se musica damore lalimento, oh, seguitate a suonare.
Il tipo che recita la parte del Duca Orsino non somiglia ad alcun attore
shakespeariano che abbia mai visto in vita mia, salvo forse a quelli della versione
cinematografica di Romeo+Giulietta con Leonardo DiCaprio. Alto, di colore e con i
dreadlock, vestito come una star del glam-rock, ovvero aderenti pantaloni in
vinile, scarpe a punta e una canotta di rete che ne fa risaltare il petto muscoloso.
Abbiamo proprio fatto la scelta giusta! mi sussurra allorecchio Melanie.
Mentre Orsino recita il suo monologo dapertura accompagnato dalla musica di
chitarre e bonghi sento un brivido strisciarmi su per la schiena.
Guardiamo tutto il primo atto, rincorrendo gli attori lungo la banchina del
canale. Quando si spostano ci spostiamo anche noi, cosa che ci fa sentire parte
dello spettacolo. Forse questo che lo rende tanto diverso. Shakespeare lho gi
visto altre volte. Rappresentazioni scolastiche e qualche allestimento del
Mentre la calura della giornata si diluisce nel tramonto e io sono risucchiata nel
mondo illusorio di Illiria, mi pare di essere penetrata in uno strano spazio
ultraterreno dove tutto pu succedere, dove le identit possono essere cambiate
come fossero scarpe. Dove qualcuno che si credeva morto pu tornare in vita.
Dove tutti ottengono il loro lieto fine. Mi rendo conto che un po trito, ma laria
dolce e tiepida, gli alberi hanno chiome ricche e folte, i grilli cantano e, per una
volta, mi sembra che possa accadere.
Lo spettacolo finisce, anche troppo presto. Sebastiano e Viola si ritrovano.
Viola rivela a Orsino di essere una donna e, naturalmente, ora lui vuole sposarla.
Olivia si rende conto che Sebastiano non la persona che credeva di aver
sposato, ma non le importa: lo ama lo stesso. I musicisti attaccano di nuovo a
suonare mentre il buffone recita il monologo finale. Poi gli attori escono a
salutare, e ciascuno aggiunge una nota un po buffa al suo inchino. Uno fa una
capriola. Uno finge di suonare la chitarra. Quando sinchina Sebastiano, il suo
sguardo scandaglia il pubblico e si ferma proprio su di me. Fa il suo buffo mezzo
sorriso, pesca dalla tasca una delle monete di scena e me la lancia. piuttosto
buio e la moneta piccola, ma lacchiappo al volo e ora sembra che il pubblico
batta le mani anche a me.
Con la moneta in mano, applaudo. Applaudo fino a che non mi bruciano i
palmi. Applaudo come se cos potessi prolungare la serata, trasformare La
dodicesima notte nella Ventiquattresima notte. Applaudo per poter trattenere
quella sensazione. E perch so cosa accadr non appena smetto, la stessa cosa
che mi succede quando finisco di vedere un film che mi piaciuto molto e che mi
ha fatto dimenticare me stessa: mi sembra di essere ricacciata indietro nella mia
realt e provo un senso di vuoto allo stomaco. A volte guardo di nuovo il film
dallinizio, per illudermi che il mondo proiettato sullo schermo sia reale. Anche se
so bene che non ha alcun senso.
Ma stasera non c modo di ricominciare da capo. Il pubblico si disperde; gli
attori se ne vanno. Gli unici del gruppo rimasti sono un paio di musicisti che fanno
girare il cappello per raccogliere soldi. Pesco dal portafogli una banconota da
dieci sterline.
Melanie e io restiamo l una accanto allaltra, in silenzio. Uau fa lei.
Gi. Uau concordo io.
stato fantastico. Eppure io odio Shakespeare.
Annuisco.
una mia fantasia, oppure il tipo avvenente di quando eravamo in coda,
quello che faceva Sebastiano, ci stava provando con noi?
Con noi? Ma se la moneta lha lanciata a me. Oppure solo che lho presa io?
Perch non dovrebbe essere stata Melanie, con i suoi capelli biondi e la
canottiera di pizzo scollata, ad attirare la sua attenzione? Mel 2.0, come si
ribattezzata: molto pi attraente di Allyson 1.0.
Non saprei rispondo.
E ci ha anche lanciato la moneta! A proposito, bella presa. Forse dovremmo
andare a cercarli. Magari stare un po con loro.
Se ne sono andati.
S, ma quelli sono ancora qui. Fa un gesto verso i ragazzi che raccolgono i
soldi. Potremmo chiedergli dove si ritrovano dopo lo spettacolo.
Scuoto la testa. Dubito che gli interessi andare in giro con delle adolescenti
americane.
Non siamo mica stupide, e la maggior parte di loro non sembrava poi tanto
lontana dalladolescenza.
No. E poi Miss Foley potrebbe venire a controllare come va. Dobbiamo
tornare in albergo.
Melanie alza gli occhi al cielo. Ma perch fai sempre cos?
Cos come?
Dici sempre di no. Come se fossi contraria per principio allavventura.
Non dico sempre di no.
Nove volte su dieci. Stiamo per iniziare luniversit. Godiamoci un po la vita.
Io me la godo eccome ribatto asciutta. E finora non ti ha dato alcun
fastidio.
Melanie e io siamo amiche del cuore da quando la sua famiglia si trasferita
due case pi in gi della nostra, lestate prima della seconda elementare. Da
allora abbiamo sempre fatto tutto insieme: abbiamo cambiato i denti nello stesso
periodo, abbiamo avuto le mestruazioni nello stesso anno, addirittura i nostri
primi fidanzatini sono arrivati in tandem. Io ho iniziato a uscire con Evan qualche
settimana dopo che lei ha cominciato a stare con Alex (che era il migliore amico
quel bambino sfortunato che deve cambiare scuola a met dellanno scolastico.
Guardo lorologio, che scivolato sulla mano. Lo ritiro su, a coprire la brutta
voglia rossastra che ho sul polso fin dalla nascita. Sono quasi le undici, e
domani dobbiamo svegliarci presto per prendere il treno. Quindi, se non ti
dispiace, io riporto la ragazza contraria allavventura nella sua stanza dalbergo.
Quando ho questo tono impettito sembro proprio mia madre.
Bene. Ti accompagno e poi vado al pub.
E se Miss Foley viene a controllare come stiamo?
Melanie ride. Dille che ho avuto un colpo di sole. Ma che ora il sole non c
pi. Si avvia lungo la banchina in direzione del ponte. Che c? Aspetti
qualcosa?
Mi volto a guardare lacqua, i barconi, che ora si svuotano della calca del
pomeriggio. Gli spazzini sono arrivati in forze. La giornata finita: non torner
pi.
No, non aspetto nulla.
CAPITOLO DUE
Il nostro treno per Londra alle otto e un quarto: idea di Melanie, cos
sfrutteremo al massimo il tempo per fare shopping. Ma alle sei, quando suona la
sveglia, lei si tira il cuscino sulla testa.
Prendiamo il treno dopo mugola.
No. gi tutto organizzato. Potrai dormire durante il viaggio. E poi hai
promesso di essere gi alle sei e mezzo per salutare gli altri. E io ho promesso
di salutare Miss Foley.
Trascino Melanie fuori dal letto e la ficco sotto la parvenza di doccia che c in
albergo. Le preparo un po di caff solubile e parlo brevemente con mia madre
che rimasta sveglia fino alluna di notte, lora pi adatta per comunicare con la
Pennsylvania. Alle sei e mezzo in punto scendiamo. Miss Foley, come sempre in
jeans e maglietta Teen Tours! , stringe la mano a Melanie. Poi avvolge me in un
abbraccio ossuto, mi porge il suo biglietto da visita e mi dice di non esitare a
spalle e si lascia cadere nel sedile di fianco a Willem. Bene. Chiamati come
vuoi. Io vorrei solo avere una testa nuova.
Non ha ancora fatto il callo ai postumi della sbronza spiego a Willem.
Sta zitta scatta Melanie.
Perch? Preferisci che dica che per te una vecchia abitudine?
Sei davvero petulante stamattina.
Ecco. Willem fruga nello zaino, ne estrae un tubetto bianco e fa cadere
un paio di palline candide nel palmo di Melanie. Mettile sotto la lingua per farle
sciogliere. Tra poco ti sentirai meglio.
Che roba ? domanda lei sospettosa.
a base di erbe.
Sei sicuro che non sia una di quelle droghe pre-stupro?
Certo. Vuole farti perdere i sensi nel bel mezzo del treno commento.
Willem le mostra letichetta. Mia madre un medico naturopata. Le usa per
le emicranie. Di certo non per stuprarmi.
Ehi, anche mio padre un medico intervengo. Anche se lesatto
opposto di un naturopata: lui uno pneumologo. Medicina occidentale fino al
midollo.
Melanie esamina le pillole per un attimo e finalmente se le mette sotto la
lingua. Dieci minuti dopo, quando il treno entra sbuffando in stazione, il suo mal
di testa sta gi migliorando.
Come per un silenzioso accordo sbarchiamo insieme dal treno: Melanie e io
con i nostri trolley sovraccarichi e Willem con uno zaino di dimensioni contenute.
Ci facciamo strada lungo il binario nel sole gi cocente dellestate, e poi nel fresco
relativo di Marylebone Station.
Veronica ha mandato un messaggio per avvertire che in ritardo
minforma Melanie. Dice di incontrarci da WHSmith. Qualsiasi cosa sia.
una libreria spiega Willem indicando un punto dallaltra parte dellatrio.
Linterno della stazione grazioso e ricoperto di mattoni rossi, ma resto un po
delusa che non sia ledificio imponente che mi aspettavo di trovare, con il
pannello di arrivi e partenze a lettere scorrevoli. Al suo posto c solo un monitor
televisivo che segnala gli orari di partenza. Vado a guardarlo da vicino. Le
destinazioni sono tuttaltro che esotiche: posti come High Wycombe e Banbury,
che magari saranno anche molto carini, per quello che ne so. sciocco, in fondo.
Ho appena finito di fare il giro delle pi grandi citt europee Roma, Firenze,
Praga, Vienna, Budapest, Berlino, Edimburgo, e ora di nuovo Londra e, per
quasi tutto il viaggio, ho contato i giorni che mi separavano dal ritorno a casa.
Non so proprio perch, cos allimprovviso, dovrebbe prendermi il desiderio di
vagabondare.
Cosa c che non va? mi domanda Melanie.
Oh, speravo in uno di quei grandi pannelli delle partenze, come quelli che ci
sono in certi aeroporti.
Ce n uno alla stazione centrale di Amsterdam dice Willem. Mi piace
molto piazzarmi l davanti e immaginare di poter scegliere un posto a caso e
partire.
Davvero? In questo momento mi sta capitando la stessa cosa!
Cosa? domanda Melanie, studiando il monitor. Non ti piace lidea di
andare a Bicester Nord?
Non proprio eccitante quanto Parigi le rispondo.
Ma dai! Non starai mica ancora recriminando per quella storia? si rivolge
a Willem. Dopo Roma dovevamo andare a Parigi, ma i controllori di volo hanno
indetto uno sciopero, le partenze sono state cancellate, e la citt era troppo
lontana per arrivarci in pullman. ancora arrabbiata per quello.
Scioperano sempre per qualcosa, in Francia concorda Willem, con un
cenno del capo.
Hanno sostituito Parigi con Budapest spiego. Mi piaciuta, Budapest,
ma non posso credere di essere cos vicino a Parigi e di non andarci.
Lui mi fissa pensieroso. Arrotola una cinghia dello zaino intorno al dito.
Allora vacci dice.
Dove?
A Parigi.
Non posso. La tappa stata cancellata.
Vacci ora.
Il viaggio finito. E poi, probabilmente c ancora lo sciopero.
Puoi andarci in treno. Ci vogliono due ore, da Londra a Parigi. Guarda il
grande orologio sulla parete. Potresti arrivare a Parigi per lora di pranzo. A
Abbiamo i biglietti per vedere Let it Be, domani sera dice Melanie,
assumendosi il ruolo di Voce della Ragione. E partiamo domenica. E tua madre
darebbe di matto. Davvero, ti ucciderebbe.
Guardo Willem, ma lui si stringe nelle spalle, come se non potesse negare che
sia vero.
E io sto per lasciar perdere e ringraziarlo dellofferta, poi per Lul a
prendere in mano la situazione, perch mi giro verso Melanie e le dico: Non
pu uccidermi se non lo scopre.
Lei fa un verso sprezzante: Tua madre? Lo scoprir di sicuro.
Non lo far, se tu mi copri.
Non dice nulla.
Per favore. Io ti ho coperto un sacco di volte in questo viaggio.
Melanie sospira drammatica. Ma io sono andata al pub. Non in unaltra
nazione.
Hai appena finito di criticarmi perch non faccio mai colpi di testa di questo
tipo.
A quel punto non sa cosa rispondermi. Cambia tattica. Come faccio a
coprirti, se chiama sul mio cellulare per parlare con te? E lo far di sicuro. Sai che
lo far.
La mamma si arrabbiata moltissimo perch qui il mio cellulare non
funzionava. Ci avevano detto che era tutto a posto e, quando si scoperto che
non era cos, lei andata su tutte le furie e ha chiamato la societ di telefonia
ma, a quanto pare, non cera nulla da fare, era un problema di banda non
compatibile. Non stato cos grave, in fondo. Lei aveva una copia del nostro
itinerario e sapeva a che ora poteva chiamarmi al telefono dellalbergo in cui
pernottavamo; e quando non ci riusciva chiamava sul cellulare di Melanie.
Potresti tenere il telefono spento, cos parte la segreteria suggerisco.
Guardo Willem che ha ancora la mano piena di banconote. Sei proprio sicuro di
volerlo fare? Credevo che dovessi tornare in Olanda.
Anchio. Ma forse i venti mi sospingono in unaltra direzione.
Mi volto verso Melanie. A questo punto, la cosa dipende da lei. Scruta Willem,
strizzando gli occhioni verdi. Se stupri o uccidi la mia amica io uccido te.
Lui fa un verso sprezzante. Voi americani siete cos violenti. Io sono
olandese. Il peggio che le posso fare investirla con la bicicletta.
Dopo esserti fumato una canna! aggiunge Melanie.
Daccordo, forse c anche questa possibilit ammette Willem. Poi mi
guarda e un fremito mi attraversa. Ho davvero il coraggio di farlo?
Allora, Lul? Cosa ne dici? Vuoi andare a Parigi? Per un giorno soltanto?
una follia. Non lo conosco neanche. Mi potrebbero scoprire. E quanto riuscir
a vedere di Parigi in un solo giorno? Potrebbe andare tutto storto, in tanti modi.
la verit. Lo so. Ma non modifica il fatto che ci voglio andare.
Cos, questa volta, invece di dire di no provo a fare una cosa diversa.
Dico di s.
CAPITOLO TRE
delle sue sterline per comprare il mio. A quel punto siamo corsi a fare il check-in
mostrando i passaporti. Per un attimo mi sono preoccupata del fatto che Willem
vedesse il mio passaporto, che non appartiene a Lul, ma a Allyson, cio, non
semplicemente a Allyson, ma a una Allyson di quindici anni e in piena crisi
acneica. Ma non lo ha visto e siamo scesi in una sala daspetto futuristica, giusto
in tempo per risalire e imbarcarci sul treno.
Solo quando siamo finalmente seduti in treno, nei posti assegnati, riprendo
fiato e mi rendo conto di quel che ho fatto. Sto andando a Parigi. Con questo
sconosciuto.
Fingo di darmi da fare con la valigia mentre lo guardo di sottecchi. Ha un viso
che mi fa pensare a quegli accostamenti di vestiti con cui solo alcune ragazze
riescono a star bene: pezzi scompagnati che da soli non dicono niente, ma
insieme funzionano a meraviglia. I lineamenti spigolosi sono forti, quasi taglienti,
ma le labbra sono carnose e rosse, e le guance sono mele rosate abbastanza da
farci una torta. Ha unaria insieme giovane e adulta, ispida e delicata. Non bello
alla maniera di Brent Harper, eletto Il Pi Bello dellultimo anno di scuola, cio
in modo ovvio. Per non riesco a smettere di guardarlo.
A quanto pare non sono la sola. Un paio di ragazze con gli zaini in spalla
percorrono il corridoio, con quegli occhi scuri e un po appannati che sembrano
dire Noi mangiamo sesso a colazione. Nel passare, una di loro sorride a Willem
e gli lancia una battuta in francese. Lui risponde, in francese, e laiuta a issare la
valigia sul portabagagli. Le ragazze si siedono dallaltra parte del corridoio, nella
fila dietro di noi; la pi bassa dice qualcosa e tutti ridono. Vorrei chiedere cosha
detto ma, di colpo, mi sento tremendamente piccola e a disagio, come se fossi
stata confinata al tavolo dei bambini nel pranzo del Giorno del Ringraziamento.
Se solo alle superiori avessi studiato francese. Volevo farlo, a quattordici anni,
ma i miei genitori mi hanno convinta a scegliere il cinese. Questo sar il secolo
della Cina; avrai migliori possibilit di competere se parli la loro lingua mi aveva
detto la mamma. Competere per cosa? mi ero chiesta. Per studio il cinese
ormai da quattro anni e lo riprender il mese prossimo, quando inizier
luniversit.
Sto aspettando che Willem si sieda ma, invece, lui guarda prima me poi le
ragazze francesi che, sistemati i loro bagagli, si stanno allontanando disinvolte
lungo il corridoio.
I treni mi fanno venire fame. E tu non hai pi mangiato il tuo panino dice.
Andr al vagone ristorante a procurare provviste. Tu cosa vorresti, Lul?
Lul probabilmente vorrebbe qualcosa di esotico. Fragole ricoperte di
cioccolato. Ostriche. Allyson pi un tipo da panino con il burro di arachidi. Non
so cosa mi andrebbe.
Qualsiasi cosa va bene.
Lo guardo allontanarsi. Prendo una rivista dalla tasca del sedile e leggo un po
di notizie sul treno: il Tunnel della Manica lungo cinquanta chilometri. stato
aperto nel 1994 e ci sono voluti sei anni per completarlo. La velocit massima
dellEurostar di trecento chilometri allora, che equivale a centottantasei miglia
orarie. Se fossi ancora con Teen Tours! questo sarebbe il genere di nozioni stile
Trivial Pursuit che Miss Foley ci leggerebbe da una delle sue schede. Metto via la
rivista.
Il treno comincia a muoversi, anche se in modo cos dolce che solo quando
vedo il marciapiede allontanarsi mi rendo conto che siamo partiti. Sento il fischio
del locomotore. Fuori dal finestrino le imponenti arcate della stazione di St
Pancras salutano scintillando, poi ci tuffiamo in una galleria. Passo in rassegna il
vagone. Tutti hanno laria felicemente occupata: leggono riviste, scrivono sui loro
portatili, mandano messaggi con il cellulare, parlano al telefono oppure con i loro
compagni di viaggio. Sbircio oltre lo schienale, ma di Willem non c traccia.
Neppure le ragazze francesi sono ancora tornate.
Riprendo in mano la rivista e scorro la recensione di un ristorante senza capire
una parola. Trascorrono altri minuti. Adesso il treno va pi veloce e supera
arrogante i brutti fabbricati industriali di Londra. Il conducente annuncia la prima
fermata e un controllore viene a ispezionare il mio biglietto. C qualcuno qui?
chiede indicando il sedile vuoto di Willem.
S. Ma le sue cose non ci sono. Non c alcun indizio che sia mai stato
accanto a me.
Guardo lorologio. Sono le dieci e quarantatr: quasi un quarto dora da quando
abbiamo lasciato Londra. Pochi minuti dopo ci fermiamo a Ebbsfleet, una stazione
moderna ed elegante. Sale una folla di gente. Un uomo anziano con una valigetta
si ferma vicino al posto di Willem, come se avesse intenzione di sedersi, poi
aspettare. Il vagone ristorante allaltro capo del treno, non lo hanno aperto
finch non siamo usciti dalla stazione e cera gi la coda. Poi non ero sicuro se
preferivi il t o il caff, perci te li ho presi tutti e due. Dopo mi sono ricordato
della Coca che stavi bevendo prima, e sono tornato indietro a prenderne una. In
pi, sulla via del ritorno, sono andato a sbattere contro un belga piuttosto
irritabile e mi sono versato il caff addosso, cos ho dovuto fare una deviazione
fino al bagno, ma credo di aver peggiorato le cose. Appoggia due delle tazze di
carta e la lattina di Coca sul tavolino del sedile aperto davanti a me. Indica i suoi
jeans, che sfoggiano unenorme macchia proprio sul davanti.
Non sono il tipo che ride alle barzellette spinte o alle battute sulle scoregge.
Quando Jonathan Spalicki ne ha mollata una alla lezione di fisiologia, lanno
scorso, e Mrs Huberman ha dovuto fare uscire la classe in anticipo perch tutti
ridevano come degli scemi, linsegnante mi ha addirittura ringraziato perch ero
stata lunica a mostrare un minimo di autocontrollo.
Perci non da me scompormi, solo per una macchia.
Eppure, quando apro la bocca per informare Willem che in realt non mi
piacciono le bevande gassate e che la Coca di prima era per curare Melanie dal
dopo sbronza, lunica cosa che ne esce un singulto. E una volta che attacco a
ridere partono i fuochi dartificio: rido a tal punto che mi manca il fiato. Le lacrime
di paura che minacciavano di sgorgare dai miei occhi ora hanno una buona scusa
per inondarmi la faccia.
Lui sospira e si guarda i pantaloni come a dire S, s, ho capito. Agguanta una
manciata di tovagliolini dal vassoio. Non credevo che fosse tanto grave si
tampona i jeans. Secondo te il caff macchia?
Le sue parole mi scatenano unaltra crisi di riso. Willem resta l in attesa, con
un paziente sorrisetto di sufficienza. abbastanza cresciuto da stare allo scherzo.
Scusa ansimo. Non ridevo per le tue braghe.
Braghe! Nella sua lezione sulle differenze tra inglese britannico e inglese
americano, Miss Foley ci aveva informato che gli inglesi definiscono braghe la
biancheria intima e pantaloni i calzoni, e che dovevamo stare attenti a parlare di
braghe onde evitare equivoci imbarazzanti. E mentre ce lo diceva era rossa come
un peperone.
Ora sono piegata in due. Appena riesco a raddrizzarmi vedo una delle ragazze
francesi che torna indietro lungo il corridoio. Quando passa dietro a Willem gli
posa una mano sul braccio e ce la lascia per un secondo. Poi dice qualcosa in
francese prima di infilarsi al suo posto.
Lui non la guarda neppure. Invece si volta di nuovo verso di me. Nei suoi occhi
scuri c unespressione interrogativa.
Credevo che fossi sceso dal treno la confessione scivola fuori con le bolle
di champagne del mio sollievo.
Oddio! Lho detto per davvero? La crisi di riso si blocca per la sorpresa. Ho
paura di guardarlo. Se prima non aveva intenzione di scendere dal treno e
lasciarmi qui, adesso di sicuro glielho fatto venire in mente.
Sento il sedile infossarsi quando Willem prende posto e, appena trovo il
Lui la esamina, annuendo con il capo. Poi chiede, in tono casuale: E sei
vergine?
Il dettaglio aumenta o diminuisce il mio valore?
Dipende dal mercato.
Sembra che tu sia molto informato sulla faccenda.
Sono cresciuto ad Amsterdam dice, come se questo spiegasse tutto.
Quindi? Quanto valgo?
Non hai risposto a tutte le domande.
Ho una sensazione davvero strana a quel punto, come se stessi tenendo la
cintura di un accappatoio: posso stringerla di pi o lasciarlo cadere a terra.
No, non lo sono. Vergine.
Lui annuisce e mi fissa in un modo che mi spiazza.
Sono sicura che Boris rester deluso aggiungo.
Chi Boris?
Il malvivente ucraino che deve fare il lavoro sporco. Tu eri solo lesca.
Ora ride, inclinando il lungo collo allindietro. Quando riprende fiato, dice: In
genere lavoro con i bulgari.
Puoi prendermi in giro quanto vuoi, ma cera un programma in televisione su
questa faccenda. E non che ti conosco proprio bene.
Si blocca, mi fissa e poi attacca: Venti. Un metro e novanta. Settantacinque
chili, lultima volta che mi sono pesato. Questa indica una cicatrice a zig-zag
che ha sul piede. Poi mi guarda dritto negli occhi. E, no.
Mi ci vuole un minuto per capire che sta rispondendo alle stesse quattro
domande che ha fatto a me. Quando me ne rendo conto, sento una vampata di
calore salire dalla base del collo.
In pi, abbiamo fatto colazione insieme. Di solito, quelli con cui faccio
colazione li conosco bene.
Ora la vampata di calore diventata un rossore vero e proprio. Cerco di
pensare a qualcosa di spiritoso da ribattere. Ma difficile essere spiritosa quando
uno ti guarda a quel modo.
Credevi davvero che ti avrei mollato sul treno? mi chiede.
La domanda stranamente discordante dopo tutte quelle battute su mercato
nero del sesso. Ci penso un po. Credevo davvero che lo avrebbe fatto?
Non so rispondo. Forse stavo andando un po nel panico perch fare
una cosa impulsiva come questa non da me.
Ne sei proprio sicura? domanda. Dopo tutto, sei qui.
Sono qui ripeto. E lo sono. Qui. Su un treno per Parigi. Con lui. Lo guardo.
Ha di nuovo quel mezzo sorriso, come se in me ci fosse qualcosa che non smette
mai di divertirlo. E forse per quello, o per il movimento del treno che mi culla, o
per il fatto che non lo vedr mai pi dopo questo unico giorno che passiamo
insieme, oppure perch una volta che hai aperto la botola della sincerit non c
modo di richiuderla. O forse semplicemente perch ci che voglio. Ma lascio
cadere laccappatoio a terra. Ho pensato che fossi sceso dal treno perch
trovavo difficile credere che ci fossi sopra. Con me. Senza motivazioni nascoste.
Questa la verit. Avr solo diciotto anni, ma mi pare gi molto evidente che
il mondo diviso in due gruppi: quelli che agiscono e quelli che guardano. Quelli
ai quali le cose accadono e noialtri, che andiamo avanti accontentandoci di ci
che viene. Le Lul e le Allyson.
Non mi era mai venuto in mente che, fingendo di essere Lul, potevo
scavallare nellaltra colonna, anche se solo per un giorno.
Mi giro verso Willem, per scoprire cosa ha da dire in proposito ma, prima che
lui possa reagire, entriamo nel Tunnel della Manica e il treno piomba
nelloscurit. Secondo le notizie che ho letto, in meno di venti minuti saremo a
Calais e da l, unora dopo, a Parigi. Ma, in questo momento, ho la sensazione che
questo treno non stia solo portandomi a Parigi, bens in un posto completamente
nuovo.
CAPITOLO QUATTRO
Parigi
Ci sono immediatamente dei problemi. Il deposito bagagli nellatrio sotterraneo
della stazione chiuso: gli inservienti che devono passare le valigie ai raggi X
prima di metterle nel deposito sono in sciopero. Di conseguenza, tutte le cassette
di sicurezza automatiche abbastanza grandi da contenere la mia valigia sono
occupate. Willem dice che, non lontano da l, c unaltra stazione dove possiamo
provare a lasciarla, ma se gli addetti sono in sciopero potremmo incontrare lo
stesso problema.
Me la posso semplicemente trascinare dietro. O buttarla nella Senna. Sto
scherzando, anche se mi attira, lidea di abbandonare completamente le vestigia
di Allyson.
Ho unamica che lavora in un nightclub qui vicino Fruga nello zaino e ne
estrae un blocchetto di cuoio malconcio. Sto per fare una battuta chiedendo se
il suo libro nero, ma poi vedo i nomi, i numeri e gli indirizzi e-mail che ci sono
scarabocchiati sopra, lui prosegue: Tiene la contabilit, perci in genere il
pomeriggio l. E io mi rendo conto che , effettivamente, un libro nero.
Dopo aver trovato il numero che cercava tira fuori un cellulare antidiluviano e
schiaccia un paio di volte il tasto daccensione. Niente batteria. Il tuo funziona?
Scuoto la testa. inutilizzabile in Europa. Salvo che come macchina
fotografica.
Possiamo andarci a piedi. qui vicino.
Ritorniamo verso le scale mobili. Prima di arrivare alle porte automatiche
Willem si gira verso di me e chiede: Sei pronta per Parigi?
Con tutto quel problema del sistemare il bagaglio mi ero quasi dimenticata che
lo scopo della faccenda Parigi. Di colpo mi sento un po nervosa. Spero di s
rispondo in tono incerto.
Usciamo dallingresso principale della stazione ed entriamo nel caldo torrido.
Strizzo gli occhi, come per prepararmi a una delusione accecante. Perch la verit
che, in questo viaggio, praticamente tutti i posti che abbiamo visitato mi hanno
deluso. Forse ho visto troppi film. A Roma avrei tanto voluto unesperienza alla
Audrey Hepburn in Vacanze romane, invece la Fontana di Trevi era affollata di
turisti, cera un McDonalds alla base della scalinata di Piazza di Spagna e le
rovine puzzavano di pip di gatto per via di tutti i randagi che ci bazzicano. La
stessa cosa accaduta a Praga, dove avrei desiderato un po dellatmosfera
solo giorno puoi dire qualsiasi cosa senza preoccuparti delle conseguenze. Questo
viaggio stato un disastro. Che bello poterlo finalmente dire a qualcuno. Perch
non potrei dirlo ai miei genitori, che hanno pagato per quello che, secondo loro,
doveva essere il viaggio pi importante della mia vita. E non potevo dirlo a
Melanie, perch per lei era davvero il viaggio pi importante della sua vita; e
tanto meno a Miss Foley, il cui compito era garantire che lo fosse. Ma cos. Ho
passato le ultime tre settimane a cercare di divertirmi e a non riuscirci.
Mi sa che, forse, viaggiare un talento, come fischiare o danzare
continuo. Alcuni ce lhanno, per esempio tu. Voglio dire, da quanto tempo
viaggi cos?
Due anni risponde.
Due anni con delle pause?
Scuote il capo. da due anni che non torno in Olanda.
Davvero? E dovevi tornarci proprio oggi? Dopo due anni?
Alza le braccia in aria. Che differenza fa un giorno in pi, dopo due anni?
Immagino che per lui ne faccia poca. Ma per me, forse, diverso. Questo
dimostra ci che ho appena detto. Hai un talento per viaggiare. Io non sono
sicura di averlo. Continuo a sentir parlare di come viaggiare ti apra nuovi
orizzonti. Non so nemmeno bene cosa voglia dire ma, per quanto mi riguarda,
non ha aperto proprio niente perch non sono capace di farlo.
Resta in silenzio per un po, mentre attraversiamo un lungo ponte istoriato di
graffiti che si allunga sopra una quantit di binari ferroviari. Poi dice: Viaggiare
non una cosa che uno sa fare. una cosa che uno fa. Come respirare.
Non credo. A respirare me la cavo bene.
Ne sei sicura? Ci hai mai pensato davvero?
Probabilmente pi di tanti altri. Mio padre pneumologo. Cura i polmoni.
Quel che intendo dire : hai mai pensato a come lo fai? Giorno e notte?
Mentre dormi. Mentre mangi. Mentre parli.
No, non tanto.
Pensaci ora.
Come si fa a pensare a come respirare? Eppure, dimprovviso lo faccio. Mi
perdo a considerare il respiro, il meccanismo che lo provoca, il motivo per cui il
mio corpo lo sa fare anche se sto dormendo, o piangendo oppure ho un attacco di
singhiozzo. Cosa succederebbe se allimprovviso il mio corpo se ne dimenticasse?
E, guarda caso, in questo preciso momento il mio respiro si fa pi affannoso,
come se stessi andando in salita, anche se sto camminando nella parte in discesa
del ponte.
In effetti, a pensarci strano.
Visto? dice Willem. Ci hai pensato troppo. La stessa cosa succede con i
viaggi. Non puoi rimuginarci troppo se no diventa un lavoro. Ti devi arrendere al
caos. Agli incidenti casuali.
Cio, devo buttarmi sotto un autobus per divertirmi?
Ridacchia. No, non quel genere dincidenti: le piccole cose che avvengono
per caso. A volte sono insignificanti; a volte cambiano tutto.
CAPITOLO CINQUE
banco. Ruotano tutto intorno, come quelli di Whipple, il gelataio da cui andavo
con i miei nonni. Il Gigante mi ignora, perci io giro un po in un verso un po
nellaltro. Poi, mi sa che prendo troppa velocit: comincio a vorticare e lo sgabello
si stacca dalla base.
Oh, merda! Ahi!
Il Gigante esce da dietro il bancone e si avvicina a me che sono spalmata per
terra. Ha in faccia unespressione di assoluta indifferenza. Tira su lo sgabello e lo
riavvita al suo posto, poi torna dietro al bar. Io rimango per un attimo sul
pavimento, chiedendomi se pi umiliante stare l o risalire sullo sgabello.
Americana?
Da cosa si capisce? Dal fatto che sono goffa? E i francesi non lo sono mai,
goffi? In verit io sono piuttosto aggraziata. Ho studiato danza per otto anni.
Dovrei dirgli di aggiustare quello sgabello prima che qualcuno gli faccia causa.
No, se dico una cosa del genere suoner davvero americana.
Da cosa lo capisci? Non so perch mi prendo la pena di chiederglielo. Dal
momento stesso in cui laereo atterrato a Londra come se avessi uninsegna
al neon che mi lampeggia sopra la testa: TURISTA, AMERICANA, FORESTIERA . Ormai,
dovrei averci fatto labitudine. Per, dallarrivo a Parigi mi sembrava che si fosse
un po attenuata. Evidentemente no.
Il tuo amico mi ha detto spiega. Mio fratello vive a Roch Estair.
Ah! E io dovrei sapere dove si trova? vicino a Parigi?
Ride, una profonda risata di pancia. No. a New York. Vicino al grande lago.
carica con facilit la mia valigia su una spalla. Vieni, te la porto gi.
In fondo alla scala c un corridoio buio, zeppo di casse, amplificatori, cavi e
proiettori. Si sente qualcuno bussare alla porta di sopra e il Gigante torna su,
dicendomi di lasciare il bagaglio nellufficio.
Ci sono un paio di porte perci mi avvicino alla prima e busso. Si apre su una
stanzetta con una scrivania di metallo, un vecchio computer e una pila di carte.
C lo zaino di Willem, ma lui no. Torno nel corridoio e sento la voce di una donna
che parla velocemente in francese, e poi la voce di lui, che risponde languida.
Willem chiamo. Ci sei?
Lui risponde qualcosa che non capisco.
Come?
Dice qualcosaltro, ma non lo sento perci apro uno spiraglio di porta per
scoprire un piccolo magazzino pieno di scatole e, l dentro, Willem, in piedi
accanto a una ragazza, Cline, che, anche in quella mezza penombra, mi sembra
bella come io non potr mai neppure sperare di essere. Sta dicendo qualcosa a
Willem con voce bassa e calda mentre gli sfila la camicia dalla testa. Lui,
naturalmente, ride.
Chiudo la porta di scatto e batto in ritirata verso le scale, facendo crollare la
valigia nella fretta.
Sento qualcosa che raspa. Lul. Apri la porta. Si bloccata.
Mi volto. La mia valigia incastrata sotto la maniglia. Ritorno indietro, la
sposto con un calcio e mi giro di nuovo in direzione delle scale mentre la porta si
spalanca.
Che stai facendo? domanda Willem.
Me ne vado. Non che ci sia qualcosa tra me e lui, ma mi ha lasciato di
sopra per venire gi a farsi una sveltina?
Torna qui.
Ho sentito parlare dei francesi. Ho visto un sacco di film francesi. Molti sono
sexy, altri sono pervertiti. Minteressa essere Lul, ma non fino a quel punto.
Lul! La sua voce autoritaria. Cline si rifiuta di tenerti la valigia a
meno che io non mi cambi i vestiti spiega. Dice che sembro un vecchio
sporcaccione che sta uscendo da un sex shop indica linguine.
Mi ci vuole un attimo per afferrare a cosa si riferisce e, quando lo capisco,
divento rossa.
Cline dice a Willem qualcosa in francese e lui ride. Va bene, forse non come
ho creduto che fosse. Per piuttosto chiaro che ho interrotto qualcosa.
Si rivolge di nuovo a me. Ho accettato di cambiarmi i jeans ma tutte le altre
camicie che ho sono sporche quanto questa, quindi me ne sta cercando una.
Lei continua ad abbaiare in francese a Willem, come se io non esistessi.
Alla fine, trova quel che stava cercando: una maglietta color grigio-violetto con
un enorme SOS cucito sopra. Willem la prende e si toglie la sua. Cline dice
qualcosaltro e fa per slacciargli la cintura dei pantaloni. Lui alza le mani in segno
di resa e poi li sbottona da solo. I jeans cadono a terra e Willem resta l in piedi,
in tutta la sua lunghezza, vestito solo di un paio di boxer aderenti.
Excusez-moi dice mentre mi passa accanto, cos vicino che il suo torso
nudo mi sfiora il braccio. buio qua dentro, ma sono sicura che Cline riesce a
vedere che arrossisco e se lo segna come un punto a mio sfavore. Poco dopo,
Willem torna con il suo zaino. Ci fruga dentro e ne estrae un paio di jeans
stropicciati ma senza macchie. Cerco di non guardarlo mentre se li infila e fa
scorrere la cintura di logoro cuoio marrone nei passanti. Poi indossa la maglietta.
Cline mi vede sbirciare e io distolgo lo sguardo come se mi avesse colto in
flagrante. Che vero.
Guardarlo vestirsi sembra pi peccaminoso che vederlo mentre si spoglia.
Daccord? chiede a Cline. Lei approva, con le mani sui fianchi.
Mieux risponde, con un verso da gatto. Miao.
Lul? domanda a me.
Carino.
Finalmente Cline mi guarda. Dice qualcosa, gesticolando come una matta, poi
sinterrompe.
Quando non rispondo, uno dei suoi sopraccigli si solleva di scatto a disegnare
un arco perfetto mentre laltro resta neutrale. Ho visto donne di Firenze o di
Praga fare la medesima cosa. Deve essere un esercizio che insegnano nelle
scuole europee.
Ti ha chiesto se hai mai sentito parlare dei Sous ou Sur dice Willem
indicando la scritta SOS sulla maglietta. Sono un famoso gruppo punk-rap che
scrive testi molto forti, sulla giustizia.
Scuoto la testa, sentendomi due volte perdente per non aver mai sentito
parlare di quel gruppo figo e anarchico che parla di giustizia. Mi spiace, non
parlo francese.
Cline ha unaria sprezzante: unaltra americana stupida che non si sforza di
imparare altre lingue oltre la sua.
Parlo un po di cinese dico speranzosa, ma la cosa non pare
impressionarla un gran che.
Lei si degna di passare allinglese. Ma il tuo nome, Lul, francese, non?
C un breve silenzio. Come lo stacco tra una canzone e laltra a un concerto.
Un momento perfetto per ammettere, cos, casualmente: In effetti, il mio nome
Allyson.
Ma Willem risponde per me: labbreviazione di Louise. E mi strizza
locchio.
Cline indica la mia valigia con ununghia perfettamente curata e dallo smalto
violaceo. quella la borsa?
S. quella.
cos grossa.
Non tanto grossa. Penso alle valigie che alcune ragazze si sono portate
in viaggio, zeppe di asciugacapelli, adattatori e tre cambi di vestiti al giorno.
Guardo lei, con la sua tunica di garza a met coscia sopra una minuscola gonna
nera per cui Melanie spenderebbe un mucchio di soldi, e indovino che essere
informata di questo dettaglio non le interesserebbe affatto.
noi iniziasse nulla, Melanie decret che non sarebbe mai successo niente. Tu
soffri di Sindrome dellAssistente aveva dichiarato. L per l avevo pensato che
fosse gelosa ma, naturalmente, aveva ragione. Mi viene da pensare che,
tralasciando Evan, la mia potrebbe rivelarsi una malattia cronica.
Mi sento come avvizzire, sento che il segno di benvenuto che Parigi mi ha
dimostrato poco fa sta sbiadendosi, se mai esistito davvero. Che idiozia
pensare che un cane che mi annusa linguine e la rapida occhiata di uno
sconosciuto qualsiasi possano avere un significato. Parigi adora le ragazze come
Cline. Le vere Lul, non le imitazioni.
Proprio a quel punto, per, quando siamo ormai alla porta, il Gigante esce da
dietro il bancone, mi prende la mano e con uno scherzoso bientt mi bacia su
entrambe le guance.
Una sensazione di calore mi solletica il petto. la prima volta in tutto il viaggio
che una persona del posto si dimostra apertamente gentile con me: perch lo
vuole e non perch pago. E non mi sfugge il fatto che Willem non sta pi
guardando Cline, ma osserva me, mentre unespressione incuriosita gli illumina
il volto. Non so se per questo o per qualche altro motivo, ma quel bacio,
amichevole come una stretta di mano, mi sembra importantissimo. Come se a
baciarmi fosse la stessa Parigi.
CAPITOLO SEI
anche la base della tua alimentazione, ma non mi pare molto francese ribatto,
un po incerta sul motivo per cui sono tanto infastidita, eccetto che, anche se
ormai ci siamo allontanati parecchio dal locale di Cline, come se lei ci seguisse
ancora.
Willem finge di essere offeso. Pane e cioccolato non la base della mia
alimentazione dice. Poi sorride. O, almeno, non solo. E in pi molto
francese. Croissant al cioccolato? Li possiamo prendere domattina per colazione.
Colazione. Domattina. Dopo questa notte. Ora Cline comincia ad allontanarsi
un po.
A meno che tu non preferisca le patatine, a colazione continua. O i
pancake. Quella roba americana. O forse pancake alle patatine?
Non mangio mai patatine a colazione. A volte mangio i pancake a cena. Da
quel punto di vista sono una vera ribelle.
Crpes esclama, schioccando le dita. Mangeremo delle crpes. Molto
francese. E cos potrai essere una ribelle.
Ci avviamo, leggendo i menu dei caff finch, in un angolino tranquillo, non ne
troviamo uno che serve le crpes. Il menu scritto a mano, in francese, ma non
chiedo a Willem di tradurmelo. Dopo tutta quella manfrina con Cline la mia
incapacit di comunicare mi sembra sempre pi un problema. Perci mi arrabatto
a leggere il menu e scelgo citron, che sono abbastanza sicura voglia dire limone,
o arancia, o un agrume di qualche genere. Scelgo una crpe au citron e una
bevanda di citron press, sperando che sia una specie di limonata.
fatto che rimpinzarsi di cioccolato ed per quello che a me piace cos tanto.
Ovvio. sempre colpa delle donne.
E chi sta affibbiando colpe?
Arriva la cameriera con le nostre bevande.
Quindi, Cline attacco, consapevole che dovrei lasciar perdere, ma senza
riuscirci lei, tipo, cura la contabilit del locale?
S.
So che un atteggiamento da vecchia acida, ma sono felice che faccia un
lavoro cos noioso. Finch Willem non precisa: Cio, non cura la contabilit ma
i contatti. Si occupa dellorganizzazione dei concerti, per quello conosce tutti quei
musicisti. E, come se non fosse sufficiente, aggiunge: Cura anche la grafica
dei poster, a volte.
Oh. Mi affloscio. Deve essere molto in gamba. La conosci per via del
periodo in cui recitavi in francese?
No.
E come mai vi conoscete, allora?
Giocherella con la bustina della mia cannuccia.
Ho capito dico, chiedendomi perch mi prendo la briga di fare domande
quando cos dolorosamente ovvio. Stavate insieme, voi due.
No, non cos.
Oh Stupore. E sollievo.
Poi aggiunge, cos, con disinvoltura: Ci siamo solo innamorati, una volta.
Bevo un sorso del mio citron press e mi strozzo. Esce fuori che non
limonata ma succo di limone con un po dacqua. Willem mi porge un cubetto di
zucchero e un tovagliolino.
Una volta? dico, quando mi riprendo.
stato un po di tempo fa.
E ora?
Siamo buoni amici. Come hai potuto vedere.
Non sono sicura che sia proprio ci che ho visto.
Quindi non lami pi? Faccio scorrere le dita sullorlo del bicchiere.
Lui mi guarda. Non ho mai detto che lamavo.
Hai appena detto che eravate innamorati, una volta.
cos.
Lo fisso, confusa.
C un abisso, Lul, tra innamorarsi di qualcuno e amare davvero unaltra
persona.
Mi sento avvampare il viso, e non sono sicura del perch. Non una cosa
sequenziale tipo: dopo A viene B?
Devi prima innamorarti per amare, ma innamorarsi non lo stesso di
amare. Mi guarda di sottecchi. Tu ti sei mai innamorata?
Evan e io abbiamo rotto il giorno dopo che lui ha spedito lanticipo per la retta
delluniversit. Non che sia stata una decisione inaspettata. Per nulla. Eravamo
gi daccordo di lasciarci quando saremmo andati alluniversit, se non finivamo
nella stessa area geografica. Lui andava a St Louis. Io sarei andata a Boston.
Quello che non mi aspettavo erano i tempi. Evan ha deciso che aveva pi senso
strappare il cerotto e rompere non a giugno, quando ci saremmo diplomati, o
ad agosto, quando saremmo partiti, ma ad aprile.
Il fatto che, a parte sentirmi umiliata perch girava voce che fosse stato lui a
piantare me, ed essere scocciata di perdere il ballo di fine anno, non ero stata
particolarmente triste di perdere Evan. Rompere con il mio primo ragazzo mi
lasciava incredibilmente fredda. Era come se non fosse mai esistito. Non mi
mancava affatto e Melanie aveva subito colmato tutti gli eventuali vuoti che lui
poteva aver lasciato nella mia vita.
No rispondo. Non ho mai amato nessuno.
Proprio in quel momento, arriva la cameriera con le nostre crpes. La mia di
un colore dorato ed emana un profumo agrodolce di limone e zucchero. Mi
concentro su quella: ne taglio un pezzetto e lo metto in bocca. Si scioglie sulla
punta della lingua come un fiocco di neve tiepida e dolce.
Non quello che ho detto io insiste Willem. Ti ho chiesto se ti sei mai
innamorata.
La sua voce ha un tono scherzoso ed come un prurito che non posso
grattare. Lo scruto, domandandomi se ha labitudine di fare lanalisi semantica di
ogni frase come ora.
Lui posa forchetta e coltello. Innamorarsi questo. Con la punta del dito
raccoglie un po di Nutella da dentro la crpe e me la spalma sullinterno del
polso. calda e oleosa e si scioglie sulla mia pelle sudata, ma prima che possa
colare gi Willem si lecca il pollice, la raccoglie e se la mette in bocca. Il tutto
accade in un attimo, come quando una lucertola ingoia una mosca. Invece
amare questo. Mi prende laltro polso, quello dove porto lorologio, e sposta il
cinturino finch non trova quello che cerca. Di nuovo, si lecca il pollice. Solo che
questa volta lo strofina sulla mia voglia, con forza, come se cercasse di
cancellarla.
Amare come un segno sulla pelle? scherzo, e ritraggo il braccio. Per la
voce mi trema lievemente, e il punto della mia pelle dove si asciuga limpronta
del suo pollice umido come se bruciasse.
qualcosa che, per quanto ci provi, non puoi pi cancellare.
Stai paragonando lamore a una macchia?
Si appoggia allindietro, tanto che le gambe anteriori della sedia si staccano da
terra. Ha unaria soddisfatta, se della crpe o di se stesso non lo so.
Esattamente.
Penso alla macchia di caff sui suoi jeans. Ripenso a Lady Macbeth e al suo
Via, maledetta macchia!, un altro brano che ho dovuto imparare a memoria per
il corso di letteratura inglese.
Macchia sembra una brutta parola per descrivere lamore obietto.
Willem si stringe nelle spalle. Forse solo in inglese. In olandese vlek. In
francese tache scuote la testa e ride. No. brutta lo stesso.
In quante lingue ti sei macchiato?
Lui si lecca di nuovo il pollice e allunga la mano verso il mio polso, dove ha
lasciato un minuscolo sbaffo di Nutella. Questa volta lo/mi ripulisce per bene.
Nessuna. Viene sempre via. Si ficca in bocca quel che resta della sua crpe e
usa la parte non affilata del coltello per raschiare la Nutella dal piatto. Poi passa
un dito lungo il bordo, raccogliendo quel che rimasto.
Certo concludo. Perch macchiarsi e basta quando sporcarsi per bene
molto pi divertente? Percepisco di nuovo sul palato lagro dei limoni e mi
chiedo dov finita tutta la dolcezza.
Lui non dice nulla. Si limita a sorseggiare il caff.
Tre donne entrano nel locale. Sono tutte altissime, quasi quanto Willem, e
sottili, con gambe lunghe che paiono arrivare direttamente alle tette. Si direbbero
una strana razza di giraffe umane. Modelle. Finora non ne ho mai vista nessuna
nel suo ambiente naturale, ma quello che sono evidente. Una di loro indossa un
minuscolo paio di calzoncini e sandali con la zeppa; squadra Willem e lui le
rivolge quel suo sorrisetto, ma poi si riprende e torna a guardare me.
Sai qual la mia impressione? dico. Mi sembra che ti piaccia
rimorchiare un po tutte. E va benissimo. Ma almeno abbi il coraggio di
ammetterlo. Non inventare distinzioni assurde tra innamorarsi e amare.
Percepisco il tono della mia voce come se lo sentissi dal di fuori. Sembro una
santarellina tutta casa e chiesa. Molto lontana da Lul. E non capisco perch ci
sto male. Cosa me ne importa se lui pensa che innamorarsi sia meglio di amare,
o se crede che lamore sia qualcosa che il topino dei denti ti infila sotto il cuscino?
Quando alzo gli occhi, lui ha lo sguardo sornione e sorride, come se fossi il
buffone di corte che ha il compito di intrattenerlo. Mi fa sentire come una
bimbetta che sta per piantare un capriccio perch le hanno rifiutato una cosa
impossibile, tipo un pony qualcosa che sa che non potr avere.
Probabilmente non ci credi neppure, allamore dico in tono petulante.
S, invece risponde a voce bassa.
Davvero? Spiegami cosa intendi per amore. Come ti sentiresti se fossi
macchiato? faccio il segno delle virgolette e alzo gli occhi al cielo.
Non si ferma nemmeno un attimo a pensarci. Come Yael e Bram.
E chi sarebbero? Una coppia modello tipo Brad e Angelina in versione
olandese? Non vale: chi pu dire come si sentono davvero? Osservo il branco
di modelle sparire allinterno del locale, dove senza dubbio si rimpinzeranno di
caff e aria. Le immagino il giorno che diventeranno grasse e normali. Nulla di
cos bello dura per sempre.
Chi sarebbero Brad e Angelina? domanda Willem con aria assente. Infila
la mano in tasca per cercare una moneta e la mette in equilibrio sulle nocche,
facendola passare da un dito allaltro.
Io guardo la moneta e le sue mani. Sono grandi, ma ha le dita affusolate.
Non ha importanza.
Yael e Bram sono i miei genitori dice piano.
I tuoi genitori?
Completa un giro della moneta e poi la lancia in aria. Macchiati. Mi piace
Non capisco mai bene certi modi di dire inglesi commenta Willem. Se
sei in testa, perch dovresti mollare?
Credo che sia gergo da giocatori dazzardo.
Ma lui continua: Credo che sia insito nella natura umana seguitare ad
andare avanti quando si in testa, qualsiasi cosa accada. Si molla la gara quando
si ultimi. Poi mi guarda di nuovo e, come se capisse che potrebbe avermi
insultato, aggiunge svelto: Sono sicuro che nel tuo caso stato diverso.
Quando ero piccola, i miei genitori hanno provato ad avere altri figli. Prima con
i metodi naturali, poi con la procreazione assistita: la mamma si sottoposta a
una serie di procedure orribili che non hanno funzionato. A quel punto, hanno
considerato unadozione e stavano per cominciare a riempire moduli e presentare
documenti quando la mamma rimasta incinta. Era cos felice. Allepoca io ero in
prima elementare; lei aveva sempre lavorato, da quando io ero un beb, ma,
allarrivo del nuovo nato aveva in programma di prendere un periodo di
aspettativa dal suo impiego alla societ farmaceutica e poi, forse, tornare a fare
solo un part-time. Al quinto mese ha perso il bambino. stato allora che lei e
pap hanno deciso di mollare mentre erano in testa. Almeno quello che hanno
detto a me. Per, gi allora mi ero accorta che si trattava di una bugia. Volevano
altri figli, ma si sono dovuti accontentare di me, e io dovevo uscire al meglio cos
che potessimo tutti far finta che non fosse una rinuncia, ma una scelta.
Forse hai ragione dico a Willem. Forse nessuno molla quando in
testa. I miei genitori dicono cos, ma la verit che si sono fermati dopo aver
avuto me solo perch non potevano fare altri figli. Non perch gli bastavo io.
Sono sicuro che tu eri abbastanza per loro.
E tu? gli domando.
Forse pi che abbastanza risponde cripticamente. Suona quasi come se si
vantasse, anche se non ha laria di farlo.
Ricomincia a giocherellare con la moneta. Restiamo seduti in silenzio; io
guardo il cerchietto luccicante, mentre un senso di sospensione mi cresce nello
stomaco e mi chiedo se la lascer cadere. Non gli cade. Continua a farla girare.
Quando arriva in fondo, la fa roteare in aria e me la lancia, proprio come ieri
sera.
Posso chiederti una cosa? dico dopo un po.
S.
Faceva parte dello spettacolo?
Inclina la testa.
Voglio dire, lanci una moneta a una ragazza alla fine di ogni spettacolo,
oppure io ero speciale?
La notte scorsa, tornata in albergo, ho passato un sacco di tempo a esaminare
la moneta che mi aveva lanciato. Era una corona ceca, del valore di un nichelino.
Eppure, lho messa in uno scomparto separato del mio portafogli, lontana dalle
altre monete straniere. Ora la tiro fuori. Luccica nel sole brillante del pomeriggio.
Anche Willem la guarda. Non so se la sua risposta sincera o solo ambigua in
modo esasperante, o forse tutte e due le cose insieme. Perch esattamente
CAPITOLO SETTE
Andando via dal ristorante, Willem mi chiede che ore sono. Giro lorologio intorno
al polso. Sembra pi pesante che mai e la pelle sotto il cinturino irritata e
pallida perch stata sotto quella fascia di metallo spesso per le ultime tre
settimane Non lho tolto neppure una volta.
un regalo dei miei genitori, anche se stata la mamma a consegnarmelo la
sera del diploma, dopo aver festeggiato al ristorante italiano dove ci hanno detto
del viaggio, insieme alla famiglia di Melanie.
Cos questo? avevo domandato. Eravamo sedute al tavolo della cucina e ci
stavamo rilassando dopo la lunga giornata. Mi hai gi fatto il regalo per il
diploma.
Lei aveva sorriso: Te ne ho comprato un altro.
Avevo aperto la scatola, esaminato lorologio e tastato la pesante catena doro
del cinturino. Avevo letto la dedica incisa dietro.
giusto per aprire una bottiglia di vinello. Su, capitano Jack, stacchiamo gli
ormeggi. Per cento dollari puoi berti il tuo vino pi tardi.
Continueremo con questo buon gin francese dice la donna con la treccia.
Jacques alza le spalle e sinfila in tasca la mia banconota. Io mi volto verso
Willem e sorrido. Poi faccio un segno di assenso al capitano. Lui mi prende per
mano e mi fa salire a bordo.
I quattro passeggeri si presentano. Sono danesi, ormai in pensione e, ogni
anno ci spiegano, affittano una chiatta per quattro settimane e visitano uno dei
Paesi europei. Agnethe quella con la treccia e Karin ha i capelli corti e dritti in
testa. Bert ha una folta chioma bianca e Gustav un po calvo e ha un codino da
topo, oltre a sfoggiare lintramontabile look sandali-con-le-calze. Willem dice il
suo nome e, quasi automaticamente, io mi presento come Lul. come se lo
fossi diventata per davvero. E forse cos. Allyson non avrebbe mai fatto quello
che ho appena fatto io, neppure in un milione di anni.
Il capitano Jack e Willem mollano gli ormeggi e io sto per commentare che, se
il mio amico assume il ruolo di primo ufficiale, forse dovrei riavere indietro un po
di soldi, ma vedo che lui saltella qua l divertendosi un mondo. chiaro che sa
come muoversi a bordo di una barca.
La chiatta esce tossicchiando dallampio bacino, scoprendo il panorama di un
edificio antico dal colonnato bianco e di uno moderno sovrastato da una cupola
argentea. I danesi tornano a giocare a poker.
Non perdete tutti i soldi grida loro il capitano. Se no non ne resteranno
Di qualcosaltro.
Wo xiang wen ni.
Ora s che lho sentito. Si copre la testa con le braccia. Basta! Mi
sanguinano le orecchie!
Piantala, o sanguinerai per davvero. Fingo di dargli uno spintone.
Che cos che hai detto? chiede.
Gli lancio unocchiata. Di sicuro non glielo traduco.
Facevi solo finta.
Alzo le spalle. Non lo saprai mai.
Cosa significa?
Sorrido. Dovrai andartelo a cercare.
Lo sai anche scrivere? Tira fuori la sua agenda nera e la apre in fondo, su
una pagina vuota. Rovista ancora nella borsa. Hai una penna?
Ho una di quelle biro fantastiche che ho trafugato a mio padre. Su questa c
scritto: RESPIRA MEGLIO CON PULMOCLEAR. Traccio gli ideogrammi di sole, luna e stelle.
Willem annuisce ammirato.
Guarda questo. Mi piace da pazzi. Vuol dire doppia felicit. Vedi come
sono simmetrici i segni?
Doppia felicit ripete Willem, facendo scorrere lindice sulle linee.
unespressione diffusa. Si vede spesso sulle insegne dei ristoranti e sugli
oggetti. Credo che abbia a che fare con la fortuna. In Cina, a quanto pare,
molto usato nei matrimoni. Probabilmente per via della leggenda che spiega la
sua origine.
E che sarebbe?
Un giovane intraprende un viaggio per affrontare un esame molto
importante e diventare ministro. Nel corso del viaggio si ammala e si ferma in un
paesino di montagna. Il dottore del villaggio lo cura e, mentre in
convalescenza, conosce la figlia del dottore. I due sinnamorano. Proprio prima
che riparta, la ragazza gli recita il verso di una poesia. Il ragazzo arriva alla
capitale per sottoporsi allesame, lo supera e lImperatore molto ben
impressionato da lui. Quindi, suppongo per metterlo ancora alla prova, gli recita
un brano di una poesia. Naturalmente, il giovane capisce subito che la frase
misteriosa il verso precedente a quello recitato dalla ragazza e cos ripete le
parole che lei gli ha detto. LImperatore ancor pi favorevolmente
impressionato e gli affida lincarico di ministro. A quel punto il ragazzo torna al
villaggio e sposa la fanciulla. Per questo doppia felicit, immagino: ottiene sia
il lavoro sia la ragazza. Sai, i cinesi credono moltissimo nella fortuna.
Willem scuote la testa. Secondo me doppia felicit vuol dire due met che
si ritrovano. Come i due versi della poesia.
Non ci avevo mai pensato ma, ovviamente, cos.
Ti ricordi come fa la poesia? domanda Willem.
Annuisco. Pioggia di primavera: verdi alberi contro il cielo che alloscurarsi fa
brillare le rigogliose chiome. Fiori rossi punteggiano il paesaggio nel rincorrersi
della brezza e la terra arrossisce dopo il bacio.
Il tratto finale del canale scorre sottoterra. Le pareti della galleria sono arcuate
e cos basse che allungandomi riesco a toccare i mattoni viscidi e bagnati.
strano l sotto: silenzioso, ma pieno di echi. Persino i chiassosi danesi sono
ammutoliti. Willem e io stiamo seduti con le gambe penzoloni fuori dal bordo
della barca e, quando ci arriviamo, allontaniamo a calci le pareti laterali del
tunnel.
Lui mi tocca la caviglia con il piede. Grazie.
Di cosa?
Di aver organizzato questo. Fa un gesto a indicare la chiatta.
stato un piacere. Grazie a te, per aver organizzato questo. Faccio segno
sopra le nostre teste dove, senza dubbio, Parigi procede con il suo tran tran
quotidiano.
Non c di che. Si guarda intorno. bello. Il canale Mi fissa. Tu.
Scommetto che lo dici a tutti i canali. Scherzo, ma arrossisco nelloscurit
dallintenso sentore di melma.
Restiamo l per il resto del viaggio, dondolando i piedi contro la fiancata della
chiatta e ascoltando brandelli di risate o di musica filtrare sottoterra da Parigi.
Come se, quaggi, la citt rivelasse segreti destinati solo a chi interessato ad
ascoltarli.
CAPITOLO OTTO
Port de lArsenal come un parcheggio per barche, strette una allaltra tra i moli
di cemento su entrambi i lati del bacino. Willem aiuta il capitano Jack a condurre
la chiatta nel suo stretto attracco, balzando a riva per fissare le cime con nodi
elaborati. Salutiamo i danesi, che ora sono davvero sbronzi, e io mi segno il
numero di cellulare di Agnethe e prometto di mandarle le foto appena mi
possibile.
Mentre sbarchiamo, il capitano ci stringe la mano. Mi sento un po in colpa a
prendere i soldi dice.
No. Non il caso. Ripenso allespressione sul volto di Willem, al
passaggio nel tunnel. Solo quello li valsi tutti, i cento dollari.
E in ogni caso te li sfileremo al pi presto gli grida Gustav.
Jacques fa spallucce. Sinchina per il baciamano prima di aiutarmi a scendere
dalla barca, e in pratica abbraccia Willem.
Mentre ci allontaniamo lui mi tocca una spalla: Hai visto il nome della
chiatta?
Non ci ho fatto caso. scritto a poppa, in lettere blu, accanto alle strisce
verticali rosse, bianche e blu della bandiera francese. Viola. Deauville.
Viola? Come la Viola di Shakespeare?
No. Jacques voleva battezzarla Voil, ma suo cugino si sbagliato a
dipingere la scritta, e a lui il nome piaciuto perci lha registrata come Viola.
Capisco ma lo stesso un po strano commento.
Come sempre, lui sorride.
Incidente casuale? Subito un lieve brivido mi percorre la spina dorsale.
Willem annuisce, quasi solennemente. Incidente casuale conferma.
Ma cosa significa? Che eravamo destinati a salire su quella barca? Vuol dire
che, se non ci fossimo saliti ci sarebbe potuto accadere qualcosa di meglio,
oppure di peggio? Prendere quella barca ha cambiato il corso delle nostre vite? La
vita davvero dominata dal caso fino a questo punto?
Lui si stringe nelle spalle.
O vuol dire che il cugino di Jacques non sa scrivere in francese? concludo.
Willem ride di nuovo. Il suono della sua risata chiaro e forte come una
campana e mi riempie di gioia; come se, per la prima volta nella mia vita,
capissi che questo il senso di una risata: diffondere felicit.
A volte non si pu sapere fino a che non lo si sa dice.
Sei di grande aiuto.
Ride e mi fissa per un lungo istante. Sai, credo che potresti essere brava a
viaggiare, in fondo.
Dici sul serio? Non lo sono. Oggi unassoluta anomalia. Durante questo
viaggio mi sono depressa e basta. Fidati di me, non ho fermato nessuna barca
per salirci. Neppure un taxi. O una bicicletta.
E prima di questo viaggio?
Non ho girato molto e il tipo di viaggi che ho fatto be non lasciava spazio
al caso.
Willem solleva un sopracciglio con aria interrogativa.
Ho visitato un po di posti. Sono stata in Florida. O a sciare. E in Messico, ma
suona pi esotico di quel che . Ogni anno andiamo in questo villaggio
residenziale a sud di Cancn. Vuole assomigliare a un tempio Maya formato
gigante, ma giuro che il solo indizio che non si negli Stati Uniti sono le
canzoncine di Natale in stile mariachi suonate con il flauto di Pan, lungo
lacquascivolo fatto a finta cascata. Prendiamo sempre lo stesso appartamento.
Andiamo alla solita spiaggia e mangiamo nel solito ristorante. A malapena
usciamo dal cancello principale del villaggio e, se lo facciamo, per visitare le
rovine, ma andiamo a vedere sempre le stesse. Lanno sul calendario cambia, ma
tutto il resto rimane uguale.
Sempre lo stesso ma diverso commenta.
Direi piuttosto: sempre lo stesso, ma uguale.
La prossima volta che vai a Cancn puoi provare a fare una puntatina nel
soppesando. Solo che questa volta non per decidere il mio valore estetico sul
mercato nero, ma per un altro motivo.
Non ti dir che sei carina perch lo ha gi detto quel cane. E non ti dir che
sei buffa perch, da quando ti ho conosciuto, mi hai fatto ridere in continuazione.
Evan mi diceva che lui e io eravamo molto compatibili, come se essere
uguale a lui fosse la massima espressione di apprezzamento. Carina e buffa.
Willem potrebbe fermarsi qui e gi mi basterebbe.
Ma non si ferma. Secondo me sei il tipo di persona che, se trova dei soldi
per strada, li sventola in aria chiedendo se qualcuno li ha persi. Piangi guardando
film che non sono neppure tristi, perch hai il cuore tenero anche se non lo lasci
vedere. Secondo me fai certe cose anche se ti spaventano, e questo ti rende pi
coraggiosa di quei drogati di adrenalina che si buttano gi dai ponti con il bungee
jumping.
Si ferma. Apro la bocca per dire qualcosa, ma non esce niente: ho un groppo in
gola e, per un attimo, ho paura di mettermi a piangere.
Perch avevo sperato in parole frivole, frizzi e lazzi del tipo Hai un bel
sorriso, Hai delle belle gambe, Sei molto sexy.
Invece quello che ha detto Una volta sono effettivamente andata dalla
vigilanza di un centro commerciale a restituire quaranta dollari che avevo trovato
tra gli scaffali delle cibarie. Ho pianto a tutti i film della serie di Jason Bourne.
Lultima cosa che ha detto non so se vera. Ma spero tanto che lo sia.
Dovremmo muoverci, se vogliamo arrivare al Louvre dico, schiarendomi
Willem per non sta rimettendo a posto la bici. La sta portando verso di me e
sta alzando il sellino. Mi guarda. Poi d una pacca sul sedile.
Aspetta. Vuoi che la prenda io?
Annuisce.
E tu, cosa fai? Mi corri a fianco?
No. Io prendo te. Solleva le sopracciglia e io sento che sto arrossendo.
Porto te, sulla bici chiarisce.
Mi arrampico sul sellino. Willem si piazza davanti a me. Dove hai intenzione
di andare? chiedo.
Non ti preoccupare. Tu mettiti comoda dice, come se fosse possibile nella
situazione in cui sono, con la sua schiena a pochi centimetri dalla mia faccia, cos
vicina che sento il calore del suo corpo; cos vicina che sento di nuovo lodore
della sua maglietta che si mescola al lieve aroma di muschio del suo sudore.
Appoggia il piede sul pedale. Poi si volta, con un ghigno malizioso stampato sul
viso. Avvertimi se vedi la polizia. Non esattamente legale.
Aspetta! Che cosa non legale?
Ma gi partito. Chiudo gli occhi. Questa una pazzia. Moriremo di certo. E a
quel punto i miei mi uccideranno davvero.
Un isolato pi gi siamo ancora vivi. Provo ad aprire un occhio. Willem sta
appoggiato in avanti sul manubrio e si solleva senza sforzo sui pedali, mentre io,
sbilanciata allindietro, lascio penzolare le gambe ai lati della ruota posteriore.
Apro laltro occhio e allento la presa delle mie mani sudate sullorlo della sua
maglietta. Il bacino ormai lontano; siamo su una strada normale, sulla pista
ciclabile che percorriamo affiancati alle altre bici grigie.
Svoltiamo su una strada congestionata, piena di costruzioni, bloccata per met
da impalcature e ostacoli vari. Guardo i graffiti; c anche un SOS uguale a quello
della maglietta di quel gruppo, Sous ou Sur, scarabocchiato sul muro. Sto per
farlo notare a Willem, ma mi volto dallaltro lato e c la Senna. Ecco Parigi! La
Parigi delle cartoline! Quella di French Kiss, di Midnight in Paris, di Sciarada e di
tutti gli altri film ambientati in questa citt che ho visto nella mia vita. Resto a
bocca aperta a fissare la Senna, con le sue acque increspate dalla brezza che
scintillano nel sole del pomeriggio. Per tutta la sua estensione vedo una serie di
ponti ricurvi, come bracciali preziosi che ornano un polso elegante. Come se fosse
una cosa da nulla, Willem mi indica la cattedrale di Notre-Dame, che torreggia
nel bel mezzo di unisola al centro del fiume. Quasi fosse un giorno qualunque e
quella non fosse larcifamosa Notre-Dame! Passiamo accanto a un altro edificio,
una specie di torta di nozze che ha laria di una reggia. Ma no! solo lHtel de
Ville, la sede del municipio cittadino.
buffo: durante il viaggio abbiamo spesso visto edifici famosi come questi
passandoci accanto veloci con il pullman. Miss Foley stava in piedi in testa al bus
con un microfono in mano e ci snocciolava dettagli sulla tale cattedrale o il tal
teatro dellopera. A volte ci fermavamo e andavamo a visitarli ma, avendo a
disposizione solo uno o due giorni per ciascuna citt, per lo pi ci passavamo
accanto.
faceva segno. chiaro che si conoscono: lei continua a mettergli una mano sul
ginocchio. Lui lancia occhiate verso di me e io mi aspetto che mi faccia segno di
raggiungerlo, ma non lo fa e, dopo cinque minuti che a me sembrano eterni, la
ragazza che continua a toccarlo scrive qualcosa su un pezzo di carta e glielo d.
Lui se lo ficca in fondo alla tasca. Poi si alza, si sbaciucchiano di nuovo e torna
verso di me, che fingo di essere estremamente interessata a una cartolina di
Toulouse-Lautrec.
Andiamo dice, prendendomi il gomito.
Amiche tue? domando, quasi correndo per tener dietro alle sue lunghe
falcate.
No.
Ma le conosci?
Le conoscevo, un tempo.
E le hai incontrate cos, per caso?
Si gira verso di me e, per la prima volta in tutta la giornata, ha unaria
scocciata. Siamo a Parigi, Lul, la citt pi turistica del mondo. Succede.
Incidenti casuali mi dico. Per mi sento gelosa, possessiva, non solo per via
di quella ragazza il cui numero ora nella tasca dei suoi pantaloni, se non lha
gi trascritto nel suo blocchetto nero ma per via di questi imprevisti. Perch
oggi sembrava che gli incidenti casuali dovessero riguardare soltanto noi due.
Willem si addolcisce. gente che ho conosciuto in Olanda.
Nel suo comportamento cambiato qualcosa, come quando la luce di una
Cosa?
Che ci dovremmo perdere.
Devo precisare che tutto il giorno che io mi sono persa.
Ma intendo in un altro modo. Perdersi intenzionalmente. una cosa che
faccio quando arrivo in una nuova citt. Salgo sulla metropolitana o su un
autobus, scelgo una fermata a caso e vado l.
So cosa sta cercando di fare. Sta cambiando scena, cambiando argomento.
Capisco che, per qualche motivo, ha bisogno di farlo. E glielo concedo. Come il
gioco in cui si attacca la coda allasino con la benda sugli occhi? chiedo.
Willem mi lancia unocchiata interrogativa. La sua padronanza dellinglese
cos buona che mi dimentico della possibilit che non colga proprio tutto.
di nuovo una questione di incidenti casuali?
Mi guarda e per una frazione di secondo la maschera scivola di nuovo gi.
Come se niente fosse, per, torna subito a posto. Non importa. scivolata e ho
visto cosa c sotto. E ho capito. Willem solo, come lo sono io. Adesso,
unangoscia che non so distinguere se sia mia o sua mi sbocciata nellanimo.
sempre questione di incidenti casuali dice.
CAPITOLO NOVE
strada, bens locali pi piccoli con i tavolini sparsi lungo i marciapiedi. Sono tutti
stipati di uomini che fumano e bevono caff. Le donne entrano ed escono dai
negozi: alcune portano il velo integrale che lascia scoperti solo gli occhi e altre
indossano vesti variopinte e portano in giro i loro bimbi legandoseli con lunghe
sciarpe sulla schiena. Siamo i soli turisti della zona e la gente ci guarda, non
minacciosa ma incuriosita, come se ci fossimo persi. Che vero. Ed
esattamente il motivo per il quale, se fossi da sola, non farei mai una cosa del
genere neppure in un milione di anni.
Willem per adora questo posto. Perci lo seguo e mi rilasso, limitandomi a
osservare sbalordita come qui Parigi si mescoli con il Medio Oriente che si
mescola con lAfrica.
Superiamo prima una moschea, poi una chiesa imponente tutta guglie e
contrafforti, che sembra essere approdata in questo quartiere per caso, proprio
come abbiamo fatto noi. Girovaghiamo fino ad arrivare in una specie di parco: un
rettangolo di erba, sentieri e campetti da pallamano strizzato tra blocchi di
appartamenti. gremito di ragazzine, il capo coperto da sciarpe, che giocano a
una specie di gioco della campana e di ragazzi che corrono nei campi di
pallamano; c gente che porta a passeggio il cane, gioca a scacchi o sta seduta a
fumarsi una sigaretta allaria aperta nel pomeriggio estivo.
Hai idea di dove siamo? chiedo a Willem.
Sono perso quanto te.
Allora ci troviamo proprio nei guai dico, e rido. bello esserci persi,
insieme.
Ci lasciamo cadere sotto un gruppetto di alberi in un angolino tranquillo del
parco, accanto a un murale di bambini che giocano tra le nuvole. Mi sfilo i
sandali. Ho delle strisce di abbronzatura, sporco e sudore. Mi sa che i miei
piedi non ce la fanno pi.
Willem calcia via le sue ciabatte di gomma. Vedo la cicatrice a zig-zag che
corre lungo il suo piede sinistro. Neanche i miei.
Ci sdraiamo, mentre il sole proietta ombre attraverso le nuvole che stanno
davvero cominciando ad addensarsi, spinte da una brezza fresca che porta con s
lodore elettrico della pioggia. Forse, alla fine, Jacques aveva ragione.
Che ore sono? domanda Willem.
Chiudo gli occhi e allungo il braccio verso di lui perch guardi da solo. Non
me lo dire. Non lo voglio sapere.
Mi prende il polso e controlla lora. Poi per non lo lascia. Lo esamina,
ruotandolo da una parte e dallaltra come se fosse un oggetto raro: il primo polso
che gli sia mai capitato di vedere.
Un gran bellorologio commenta infine.
Grazie rispondo doverosamente.
A te non piace?
No. Non quello. Voglio dire, stato un dono molto generoso da parte dei
miei genitori, che mi avevano gi regalato il viaggio. In pi un oggetto molto
costoso. Mi blocco. Lui Willem e qualcosa mi costringe a dirgli la verit.
in poi, ogni giorno, scendevo gi, lui mi chiedeva come mi sentivo e mi preparava
da mangiare secondo i miei sintomi. Poi chiacchieravamo, proprio come facevo
con Saba da bambino. Sono rimasto l per una settimana, in quella citt al
margine della cartina che non sono neppure certo esista davvero. Assomiglia
molto alla tua storia di prima.
Salvo che lui non aveva una figlia gli faccio notare. Se no, ormai
saresti sposato.
Siamo sdraiati entrambi sul fianco, uno di fronte allaltro, cos vicini che sento il
calore che emana dal suo corpo; cos vicini che come se respirassimo la stessa
aria.
Fai la parte della figlia: recitami di nuovo quei versi mi prega.
Pioggia di primavera: verdi alberi contro il cielo che alloscurarsi fa brillare le
rigogliose chiome. Fiori rossi punteggiano il paesaggio nel rincorrersi della brezza
e la terra arrossisce dopo il bacio.
Lultima parola, bacio, resta come sospesa nellaria.
La prossima volta che sto male me li puoi recitare. Sarai la mia fanciulla
della montagna.
Sorride, come se fosse unaltra battuta scherzosa, unaltra vole nella gara di
seduzione che stiamo giocando, e io ricambio il sorriso, anche se non sto affatto
scherzando.
In cambio, io ti sollever dal fardello del tempo. Si allaccia il mio orologio
al polso dinoccolato, dove ha meno laspetto di una manetta da carcerato. Per
CAPITOLO DIECI
io abbia il tempo di capire che cosa sta succedendo si allontana a passi svelti, con
quelle sue gambe lunghe, lasciandomi l agitata, a met tra desiderio e terrore.
Si sente un altro grido. Il grido di una ragazza. A quel punto tutto sembra
rallentare, come la sequenza in slow motion di un film. Vedo le due ragazzine,
quelle con il capo coperto: ce ne sono due, ma una non ha pi la sciarpa sulla
testa. Le caduta a terra, scoprendo una massa di capelli neri, scarmigliata e
carica di elettricit, come se fosse anchessa terrorizzata. Si stringe contro
lamica: come se cercasse di nascondersi dai ragazzi. Per, quelli che vedo ora
non sono ragazzi ma uomini, del tipo che sfoggia teste rasate e pantaloni militari
con pesanti scarponi neri. Laccostamento incongruo di quegli uomini e di quelle
ragazze nel parco ormai vuoto e tranquillo mi colpisce subito. Afferro lo zaino che
Willem ha mollato l, e mi avvicino senza farmi vedere.
Sento il pianto sommesso di una delle ragazze e le risate gutturali degli
uomini. Poi dicono qualche parola. Non sapevo che il francese potesse suonare
cos sgradevole.
Proprio mentre mi chiedo dove si cacciato, Willem si mette tra gli uomini e le
ragazze e comincia a dire qualcosa. Parla a bassa voce, ma lo sento fin da qui:
deve essere un trucco da attore. Purtroppo parla in francese e non ho idea di
cosa stia dicendo. Qualsiasi cosa sia, ha attirato lattenzione degli skinhead. Gli
rispondono, con voci scandite e alte che riecheggiano nei campi da pallamano
deserti. Willem ribatte con una voce calma e tranquilla come una brezza, e io
aguzzo lorecchio per capire qualcosa, ma non ci riesco.
E, pi che mai, desidero fare di tutto per cancellarla. Perch dovrei essere
spaventata. Ma oggi non lo sono.
Va tutto bene lo rassicuro. Sto bene.
Cosa credevi di fare? minterrompe, con un tono gelido, come quella di un
estraneo. Forse per quello, forse per il sollievo, ma mi viene voglia di
piangere.
Ti volevano fare del male dico. Mi sincrina la voce. Lo fisso per vedere se
capisce, ma la sua espressione si solo fatta pi dura e la paura stata
raggiunta dalla sua sorella gemella: la rabbia. E poi, lho giurato.
Giurato cosa?
Ripercorro laccaduto nella mia mente: non era volato nessun pugno. Non
avevo neppure capito cosa si stavano dicendo. Per avevano intenzione di fargli
del male. Me lo sentivo nelle ossa.
Che mi sarei presa cura di te. La voce mi si affievolisce mentre svanisce
la certezza.
Prenderti cura di me? E che modo questo di prendersi cura di me? Apre
la mano, sporca del mio sangue.
Fa un passo indietro allontanandosi da me e, con il crepuscolo che sinsinua tra
di noi, capisco di colpo che mi sono sbagliata di grosso. Non sono solo finita sulla
pista nera: sono volata gi dal precipizio. Voleva essere solo uno scherzo, la sua
richiesta di prendermi cura di lui. Quando mai mi sono presa cura di qualcuno? E
lui di certo non ha mai detto di aver bisogno di aiuto.
CAPITOLO UNDICI
Ci sono ancora due treni in partenza per Londra stasera. Willem mi dice che sono
le nove passate, quindi probabilmente non ho il tempo necessario per cambiare il
biglietto e prendere il prossimo che parte, ma dovrei sicuramente farcela a
prendere lultimo della giornata. Visto che tornando in Inghilterra guadagno
unora, dovrei riuscire a essere in citt prima che chiuda la metropolitana. Mi
comunica tutto questo in tono amichevole, per aiutarmi, quasi fossi uno straniero
che lo ha fermato per strada per chiedere uninformazione. E io annuisco, come
se fossi una che prende la metropolitana da sola, di giorno o di notte.
stranamente formale mentre apre la porta dellatrio per farmi passare, quasi
facesse uscire il cane che va a fare la sua pisciatina notturna. tardi; il lungo
tramonto estivo quasi al margine della notte e la Parigi in cui esco mi appare
completamente cambiata rispetto a quella che ho lasciato mezzora fa, anche se,
una volta di pi, so che non per via della pioggia o delle luci che si sono accese.
Qualcosa si spostato. O forse tornato dove era prima. Oppure non si mai
mosso e io mi sono solo illusa.
Eppure, vedere questa nuova Parigi mi fa venire le lacrime agli occhi e tutte
quelle luci diventano una grande cicatrice rossastra. Mi asciugo la faccia con la
felpa che si sta bagnando, stringendo ancora nella mano lorologio che mi ha
restituito. Chiss perch, non riesco a sopportare di rimetterlo al polso. Mi
sembra che mi possa far male, molto pi della ferita che ho sul collo. Cerco di
camminare davanti a Willem per mettere dello spazio tra di noi.
Lul mi chiama.
Non rispondo. Non sono lei. Non lo sono mai stata.
Lui corre per raggiungermi. Credo che la Gare du Nord sia da quella parte.
Mi prende un gomito e io mi preparo ad affrontare il turbamento, ma come
irrigidirsi quando il medico ti fa uniniezione: provoca solo pi dolore.
Spiegami come arrivarci.
Credo che basti seguire questa strada per un paio disolati e poi girare a
sinistra. Ma prima dobbiamo andare da Cline.
Certo. Cline. Si comporta in modo cos normale, ora. Cio, non normale come
Willem, ma normale in confronto a comera venti minuti fa: la paura sparita dai
suoi occhi, sostituita da una specie di sollievo. Il sollievo di liberarsi di me. Mi
chiedo se non stato il suo piano fin dallinizio. Mollare me e tornare da Cline
per il turno serale; o forse dallaltra ragazza, quella di cui ha il numero serbato al
sicuro in fondo alla tasca. Con tutte quelle opzioni, perch dovrebbe scegliere
me?
Sei una brava ragazza. Era cos che il tipo di cui mi ero innamorata persa,
Shane Michaels, mi aveva detto quando ero quasi riuscita a confessargli cosa
provavo per lui. Sei una brava ragazza. Ecco quello che sono io. Shane mi
teneva la mano e mi diceva parole dolci e seduttrici. Avevo sempre creduto che
significasse qualcosa. Poi, per, si messo con unaltra e con lei ha fatto cose
che avevano davvero un significato.
Percorriamo un ampio viale che riporta verso la stazione ma, dopo un paio di
isolati, svoltiamo in strade pi strette. Cerco di riconoscere il club, ma questo non
un quartiere industriale. residenziale, pieno di appartamenti con vasi di fiori
che si imbevono di pioggia e gatti grassi che dormono placidi dietro le finestre
chiuse. Su un angolo c un ristorante: le sue vetrine appannate diffondono luce.
Riesco a sentire il suono di risate e di posate dargento che tintinnano contro i
piatti fin dallaltro lato della strada. Gente che sta al caldo e allasciutto a godersi
una cena fuori, un gioved sera a Parigi.
Ora la pioggia cade pi fitta. La mia felpa zuppa e mi sto bagnando anche la
T-shirt. Tiro gi le maniche a coprirmi le mani. Comincio a battere i denti; stringo
la mascella per non farlo vedere, ma la cosa non fa che estendere il tremito al
resto del corpo. Mi tolgo la bandana dal collo. Il flusso si fermato, ma ora ho il
collo incrostato di sangue e sudore.
Willem mi guarda con aria desolata, o forse schifata. Dobbiamo darti una
ripulita.
strappo di mano.
Posso farlo da sola! dico.
Tampono la ferita con il disinfettante e la ricopro con una benda enorme. Il
cameriere torna per controllare il mio lavoro. Approva con un segno del capo. Mi
dice qualcosa in francese. Ti sta chiedendo se vuoi appendere la felpa in
cucina per farla asciugare traduce Willem.
Trattengo limpulso di affondare il viso nel lungo grembiule bianco e ben
stirato, e piangere di gratitudine per la sua gentilezza. Invece, porgo al cameriere
la felpa fradicia. Sotto, la T-shirt bagnata mi si appiccica al corpo; sul colletto ci
sono macchie di sangue. Ho la maglietta che mi ha dato Cline, quella delloscuro
gruppo musicale, troppo esclusivo per essere noto ai pi, che ha indosso Willem,
ma piuttosto che mettermela andrei in giro in reggiseno. Willem chiede
qualcosaltro in francese e, un secondo dopo, al nostro tavolo arriva una grossa
caraffa di vino rosso.
Credevo di dover prendere un treno.
Hai il tempo di mangiare qualcosina. Riempie un bicchiere di vino e me lo
porge.
Tecnicamente ho let legale per bere in tutta Europa, ma non lho fatto,
neanche quando, in alcuni dei pranzi convenzionati, il vino era compreso nel
prezzo e alcuni dei ragazzi lo bevevano di nascosto da Miss Foley. Stasera, per,
non ho esitazioni. Il vino riluce di sfumature rosso sangue nel lume di candela e
berlo come ricevere una trasfusione. Il calore scende dalla gola nello stomaco,
prima di cominciare ad agire sul gelo che mi si installato nelle ossa. Mando gi
mezzo bicchiere in un solo sorso.
Vacci piano mi avverte Willem.
Ingollo laltra met e porgo il bicchiere come se allungassi il dito medio per
mandarlo al diavolo. Lui mi studia per un attimo, poi lo riempie fino allorlo.
Il cameriere riappare e ci consegna con gesto formale la lavagnetta del menu
e un cestino di pane con un piattino dargento.
Et pour vous, le pt.
Grazie dico. Cio, merci.
Sorride. De rien.
Willem stacca un pezzo di pane e ci spalma sopra la pasta marroncina, poi me
lo offre. Lo guardo con astio.
meglio della Nutella mi stuzzica, con un tono quasi cantilenante.
Forse il vino o la prospettiva di liberarsi di me, ma Willem, il Willem con cui
ho trascorso tutta la giornata, tornato. E la cosa mi rende furiosa. Non ho
fame dico, anche se in realt ho una fame da lupo. Non ho mangiato pi nulla
dopo quella crpe. E poi, sembra cibo per cani aggiungo, per rincarare la
dose.
Provalo. Mi accosta alla bocca il pane con il pt. Glielo strappo di mano
e ne prendo un morsetto. Il gusto insieme delicato e intenso, come un burro
fatto di carne. Ma mi rifiuto di dargli la soddisfazione di vedere che mi piace.
Mastico e faccio una smorfia. Poi rimetto gi il pezzo di pane.
Restiamo seduti in silenzio finch il cameriere torna per portarci linsalata con
un inchino, che fa onore allelegante presentazione del piatto: una natura morta
di salmone rosato, asparagi verdi, senape gialla e triangolini di pane tostato,
disposti sul bordo del piatto come petali di un fiore. Mi viene lacquolina in bocca
ed come se il mio corpo sventolasse bandiera bianca e mi dicesse di
arrendermi, di mollare finch sono in testa, di accettare la bella giornata che ho
trascorso e che stata molto pi di quel che avevo il diritto di aspettarmi. Ma c
unaltra parte di me che ha ancora fame, non solo di cibo, ma di tutto quello che
oggi mi stato sciorinato davanti agli occhi. per conto di quella ragazza che
rifiuto di mangiare linsalata.
Sei ancora sconvolta dice lui. Ma la ferita non grave come pensavo.
Non ti rester nemmeno la cicatrice.
S, invece. Anche se la settimana prossima sar guarita, la cicatrice rimarr,
per non nel senso che intende lui. Credi che sia sconvolta per questo?
tocco la benda che ho sul collo.
Lui non mi guarda. Sa benissimo che il motivo non quello. Mangiamo
qualcosa, okay?
Rispediscimi pure indietro. Fai quel che devi fare, ma non mi chiedere di
esserne contenta.
Al di l della luce danzante delle candele vedo i sentimenti espressi dal suo
viso mutare come rapide nubi: sorpresa, divertimento, frustrazione, tenerezza; o
forse compassione. Saresti partita domattina, perci che differenza fa? con
pensato che potessero prendere me. Forse perch non mi era parso possibile. Ma
ora, qui, con Willem seduto davanti a me con quellespressione strana e cupa,
con la bandana insanguinata appallottolata in un angolo del tavolo, sento gli
scarponi avvicinarsi, sento i passi pesanti e un rumore di ossa spezzate.
Ma non ci hanno preso. Mando gi il tremito che mincrina la voce con un
altro sorso di vino.
Lui finisce il suo e fissa il bicchiere vuoto per un momento. Non per questo
che ti ho portato qui.
E per cosa mi hai portato qui? Non ha mai risposto a questa domanda.
Non ha mai detto perch mi ha portato con s a Parigi per un giorno.
Si strofina gli occhi con il palmo delle mani. Quando le abbassa, ha un aspetto
differente. Spogliato di ogni maschera. Non perch le cose andassero storte.
Be, un po tardi per dirlo. Cerco di mostrarmi disinvolta, sciolta, di tirar
fuori i residui della Lul che c in me. Mentre lo dico, per, la verit come un
pugno in pieno stomaco. Abbiamo, o almeno io ho, superato il punto di non
ritorno.
Lo guardo di nuovo. Il suo sguardo sostiene il mio. La corrente elettrica si
riaccende tra noi.
Suppongo di s dice Willem.
CAPITOLO DODICI
Forse Jacques aveva ragione e il tempo davvero fluido. Perch mentre ceniamo
il mio orologio, l sul tavolo, sembra piegarsi e distorcersi come quello di un
dipinto di Salvador Dal. Poi, a un certo punto, tra il boeuf bourguignon e la crme
brle Willem allunga la mano, lo prende e mi fissa per un attimo prima di
rimetterlo al polso. Sento un profondo sollievo. Non soltanto perch non mi
rispedisce a Londra stasera. Ma perch riprende il controllo del tempo. Ormai la
mia resa completa.
notte quando usciamo in strada, e Parigi diventata una fotografia dai toni
color seppia. Si fatto troppo tardi per cercare un albergo o un ostello e, in ogni
caso, non abbiamo pi soldi. Ho dato quel che restava dei miei contanti le
quaranta sterline a Willem per contribuire a saldare il conto del ristorante. Il
cameriere ha protestato quando abbiamo pagato, non perch gli abbiamo
consegnato un misto di euro e sterline, ma perch gli abbiamo lasciato una
Siamo a Parigi!
Ci avventuriamo nella Chinatown, infilandoci in varie strade e stradine, finch
Willem trova quello che stava cercando: una serie di edifici alti e fatiscenti, con le
finestre sbarrate da assi di legno. Hanno tutti lo stesso aspetto eccetto quello
allestrema destra, ricoperto di impalcature rosse da cui pendono una serie di
ritratti distorti, dipinti in uno stile molto moderno. La porta dingresso
completamente ricoperta di graffiti e volantini variopinti.
Che cos questo posto?
Uno squat di artisti.
E sarebbe?
Willem mi spiega cosa sono gli squat: edifici abbandonati che vengono
occupati da artisti, musicisti, punk o attivisti. Di solito danno ospitalit per la
notte. Qui non ho mai dormito, ma una volta ci sono entrato e sono stati molto
gentili.
Quando per cerca di aprire la pesante porta dingresso in metallo, vediamo
che chiusa e ha un lucchetto allesterno. Willem si allontana un po per guardare
su, verso le finestre, ma la casa, come tutto il quartiere circostante, sembra
dormire gi.
Mi rivolge uno sguardo di scuse. Credevo che ci sarebbe stato qualcuno
stanotte sospira. Potremo andare da Cline. Ma anche lui non sembra
molto entusiasta della prospettiva.
Faccio segno di no, scuotendo il capo. Preferirei camminare tutta la notte nella
pioggia pi fitta. E, in ogni caso, ha smesso di piovere. Una sottile falce di luna fa
capolino tra le nuvole che corrono. Ha unaria cos essenzialmente parigina, nel
modo in cui si staglia al di sopra dei tetti obliqui, che difficile credere che sia la
stessa luna che stanotte risplender attraverso la finestra della mia stanza, a
casa. Willem segue la direzione del mio sguardo, su in cielo. I suoi occhi si
bloccano su un punto.
Ritorna verso ledificio e io lo seguo. Su un angolo, una parte dellimpalcatura
arriva a un cornicione che porta a una finestra aperta. Una tenda svolazza nella
brezza.
Willem guarda la finestra. Poi guarda me. Sei capace di arrampicarti?
Ieri avrei risposto di no. Troppo alto. Troppo pericoloso. Ma oggi dico: Ci
posso provare.
Metto la borsa a tracolla e appoggio il piede sulle mani di Willem incrociate a
mo di sostegno. Lui mi solleva a met altezza e io trovo un appiglio per il piede
in una scanalatura dellintonaco e mi aggrappo allimpalcatura per issarmi sul
cornicione. Scivolo sullo stomaco e afferro la ringhiera a spirali, tirandomi su e
attraversando la finestra a testa avanti.
Io ci sono chiamo. Tutto bene
Mi affaccio. Willem l sotto. Ha di nuovo il suo sorrisetto sornione. Poi, senza
sforzo, si arrampica su come uno scoiattolo, si mette in piedi sul cornicione, lo
percorre tenendo le braccia in fuori come un funambolo sulla corda e scivola
allinterno della finestra.
Ci vuole un minuto perch i miei occhi si abituino alloscurit, poi per vedo
bianco dappertutto: pareti bianche, scaffali bianchi, una scrivania bianca e
bianche sculture di creta.
Qualcuno ci ha lasciato una chiave dice Willem.
Restiamo tutte due in silenzio. Mi piace pensare che sia un momento di
raccoglimento per rendere grazie agli incidenti casuali
Poi lui estrae una piccola torcia. Andiamo a esplorare?
Annuisco. Ci muoviamo, esaminando una scultura che sembra fatta di
marshmallow, una serie di foto in bianco e nero di ragazze grasse e nude, alcuni
dipinti a olio che ritraggono ragazze magre e nude. Willem fa scorrere la luce
della torcia sulla superficie di una scultura gigantesca e molto futurista, tutta di
tubi di metallo contorti e avvoltolati: linterpretazione artistica di una stazione
spaziale.
Scendiamo furtivi una scala che scricchiola fino a una stanza con pareti nere ed
enormi fotografie di gente che fluttua in profonde acque blu. Resto l a osservarle
e riesco quasi a percepire la dolcezza dellacqua, il modo in cui le onde mi
accarezzano quando a volte, in Messico, vado a fare il bagno di notte per sfuggire
alla folla.
Che ne pensi? mi chiede Willem.
Meglio del Louvre.
Torniamo di sopra. Lui spegne la torcia.
Sai? Un giorno una di queste potrebbe finire dentro il Louvre dice. Sfiora
una scultura ellittica e bianca che sembra risplendere nel buio. Pensi che
Shakespeare abbia mai immaginato che, quattrocento anni dopo, Guerrilla Will
avrebbe recitato le sue commedie? Ride un po, poi la sua voce assume un
tono quasi reverenziale. Non si pu sapere cosa resister al tempo.
Lo ha detto anche prima, parlando di incidenti casuali, a proposito del fatto
che non si sa mai quale solo una curva della strada e quale sar un bivio, e non
si pu dire se la tua vita sta cambiando finch non gi cambiata.
Secondo me, a volte lo sai osservo, con la voce che trabocca di
emozione.
Willem si volta verso di me, traffica con la tracolla della mia borsa. Per un
attimo non riesco a muovermi. Non riesco a respirare. Solleva la borsa e la lascia
cadere a terra. Una nuvoletta di polvere si alza in aria facendomi pizzicare il
naso. Starnutisco.
Gezondheid dice lui.
Hagelslag rispondo.
Te lo ricordi?
Mi ricordo tutto di oggi. Mi viene un groppo in gola, quando capisco
quanto vero quello che ho detto.
Cosa ti ricorderai? Lascia cadere il suo zaino accanto alla mia borsa. Si
appoggiano luno allaltra come vecchi compagni di battaglia.
Mi accosto al banco da lavoro. La giornata mi scorre davanti agli occhi: la voce
scherzosa di Willem che commenta la mia colazione sul primo treno e leffetto
liberatorio della confessione che gli ho fatto sul treno successivo; il bacio
affettuoso del Gigante al club; la sensazione appiccicosa e fresca della saliva di
Willem sul mio polso al caff; gli echi segreti sotto il suolo di Parigi e il senso di
liberazione quando lorologio sparito dal mio polso; la scossa elettrica che ho
sentito quando la mano di lui mi ha trovata, il terrore nel grido di quella ragazza,
la reazione pronta e coraggiosa di Willem e la nostra volata, in fuga attraverso
Parigi, che mi ha dato proprio la sensazione di un volo; i suoi occhi: il modo in cui
mi scrutano, mi prendono in giro, mi mettono alla prova eppure, in qualche
modo, mi capiscono.
Ecco cosa scorre davanti ai miei, di occhi, quando ripenso a questa giornata.
E ha a che fare con Parigi ma, soprattutto, ha a che fare con la persona che mi
ha portato qui. E con la persona che lui mi ha dato la possibilit di diventare, una
volta qui. Sono troppo sopraffatta per spiegare tutto questo, perci dico lunica
parola che lo riassume. Tu.
E questo? sfiora la benda che ho sul collo. Provo un fremito che non ha
nulla a che fare con la ferita.
Non me ne importa nulla mormoro.
A me s mi risponde sussurrando anche lui.
Willem non sa, non pu sapere, perch non mi conosceva prima dora, che
nulla di tutto questo ha importanza. Non sono stata in pericolo, oggi gli dico
con voce soffocata. Oggi sono sfuggita al pericolo. cos. E non tanto la
fuga dagli skinhead: ho la sensazione che tutta la giornata sia stata una continua
scossa elettrica, con gli elettrodi attaccati direttamente al mio cuore, che mi ha
strappato a un torpore lungo una vita di cui non sapevo neppure di essere preda.
Mi sono salvata dico.
Ti sei salvata. Si avvicina e torreggia sopra di me.
Ho la schiena contro il tavolo e il cuore comincia a battermi forte, perch non
c modo di salvarsi da questo. E non voglio farlo.
Come se fosse scollegata dal resto del corpo, la mia mano si solleva per aria e
va a sfiorargli la guancia. Ma, prima che sia arrivata, la sua mano scatta e mi
blocca. In un attimo di confusione, temo di aver di nuovo frainteso la situazione:
sto per ricevere un rifiuto.
Willem mi stringe il polso per un lungo istante, esaminando la mia voglia. Poi
se lo porta alla bocca. E anche se le sue labbra sono morbide e il suo bacio
dolce, leffetto quello di un coltello infilato in una presa elettrica. Sento una
scossa che mi percorre.
Willem mi bacia il polso, poi sale pi su, lungo linterno del braccio e lincavo
del gomito, fino allascella e a punti che non sembrano aver mai meritato di
essere baciati. Il mio respiro si fa affannoso mentre le sue labbra mi sfiorano la
scapola, fermandosi a dissetarsi nellincavo della clavicola, prima di dedicare la
loro attenzione ai tendini del collo: larea intorno alla benda e, con delicatezza, la
parte coperta dalla benda. Zone del mio corpo che non avevo mai neanche
saputo esistessero si svegliano, man mano che il circuito elettrico si accende.
Quando, finalmente, mi bacia le labbra, tutto diventa stranamente quieto,
di lui. Le sue dita accarezzano la mia voglia, che sembra emanare calore, e le
mie gli solleticano il polso, i suoi peli cos morbidi contro il metallo spesso del
cinturino dellorologio.
Quindi, cos che ti prendi cura di me? scherza, indicando un segno rosso
sul collo dove credo di averlo morso.
Come fa con tutto il resto, ha trasformato la mia promessa in una cosa buffa,
di cui prendermi in giro. Ma non mi sento di ridere, non adesso, non su questo,
non dopo quello che stato.
No dico. Non cos. Una parte di me vorrebbe rimangiarsi lintera
faccenda. Ma non lo far. Perch mi ha chiesto di prendermi cura di lui e, anche
se era uno scherzo, glielho promesso, e non scherzavo. Quando ho detto che
sarei stata per lui come la fanciulla della montagna, sapevo che non lo avrei mai
pi visto. Ma non era quello il punto. Volevo che sapesse che, se si fosse sentito
solo al mondo in quel mondo cero anchio.
Questo per era ieri. Con una stretta al cuore, che mi fa davvero capire perch
si dice cuore spezzato, mi domando se la sua solitudine che mi preoccupa.
Willem passa il dito sul sottile strato di polvere di creta bianca che mi ricopre il
corpo. Sembri un fantasma dice. Tra poco svanirai. Ha un tono
scherzoso ma, quando cerco i suoi occhi, distoglie lo sguardo.
Lo so. Ho un nodo in gola. Se continuiamo a parlare, si trasformer in un
singhiozzo.
Willem ripulisce un po della polvere e la mia pelle, scura e abbronzata dal
viaggio, riemerge. Ma altre cose, me ne rendo conto ora, non verranno via con
altrettanta facilit. Gli prendo il mento tra le dita e gli giro il viso verso di me.
Nella luminosit irregolare dei lampioni accesi in strada, i piani e gli angoli del
suo volto formano ombre e luci. Poi mi fissa, con uno sguardo intenso, e la sua
espressione triste e malinconica, tenera e piena di desiderio, e mi dice tutto
quel che mi serve sapere.
Mi trema la mano mentre la porto alla bocca. Mi lecco il pollice e lo strofino
contro il polso, contro la mia voglia. Lo faccio ancora. Alzo lo sguardo e lo fisso
negli occhi, che sono neri come questa notte che vorrei non finisse mai.
Il volto di Willem si scompone per un istante, poi assume unespressione
solenne, come alla fine della nostra fuga. Allunga la mano e strofina anche lui la
macchia. Non si cancella, quello che mi sta dicendo.
Ma domani te ne vai aggiunge.
Sento il battito del mio cuore rimbombarmi nelle tempie.
Non devo andare per forza.
Per un attimo ha unaria confusa.
Posso restare un giorno in pi spiego.
Un giorno in pi. tutto quello che chiedo. Soltanto un giorno in pi. Non
riesco ad andare oltre con il pensiero. Oltre, le cose si complicano. I voli vengono
rimandati. I genitori vanno nel panico. Per, un giorno in pi. Un giorno lo posso
conquistare con uno sforzo minimo, senza mettere in agitazione nessuno eccetto
Melanie. Che capir. Alla fine.
del mio vero nome sul suo avambraccio dove immagino che il loro contorno
rimarr fino al mattino.
CAPITOLO TREDICI
Dopo unondata di calura della durata di dieci giorni, mi ero abituata a svegliarmi
in un bagno di sudore. Al contrario mi sveglio con la brezzolina fresca che entra
da una finestra aperta. Cerco la coperta, ma invece di trovare una cosa calda e
soffice mi imbatto in una cosa dura e spiegazzata. Una tela di cotone grezzo. E, in
quello spazio confuso tra il sonno e la veglia, tutto mi torna in mente. Dove sono.
Con chi sono. La gioia emana dal profondo del mio essere e mi scalda.
Allungo la mano verso Willem, ma non c. Apro gli occhi, strizzandoli per la
luce grigiastra riflessa dalle pareti candide dello studio.
Distinto guardo lorologio, ma il mio polso nudo. Zampetto fino alla finestra
coprendomi il seno nudo con la gonna. Le strade sono silenziose e negozi e caff
sono ancora chiusi. presto.
Vorrei chiamarlo, ma il silenzio come quello di una chiesa e disturbarlo
sembra sbagliato. Sar al piano di sotto, o forse in bagno. Avrei anchio bisogno
Se i negozi sono aperti, saranno le nove del mattino? Le dieci? Tra non molto
arriveranno gli artisti, e cosa faranno quando mi troveranno accampata qui nello
squat come Riccioli dOro?
Decido di aspettarlo fuori. Minfilo le scarpe, metto la borsa a tracolla e mi
dirigo verso la finestra aperta. Nella fredda luce diurna, per, senza il vino a
darmi coraggio o Willem ad aiutarmi, quella tra il secondo piano e la strada mi
sembra una distanza lunghissima per lasciarsi cadere.
Se sei salita sei in grado di scendere mi rimprovero. Ma quando mi arrampico
sul davanzale e mi sporgo verso limpalcatura la mano mi scivola e mi gira la
testa. Immagino i miei genitori che ricevono la notizia della mia morte:
precipitata da un palazzo a Parigi. Ricado dentro lo studio, le mani a coppa
davanti al naso per cercare di respirare a fondo.
Dov? Dove diavolo ? La mia mente rimbalza tra i motivi plausibili di un suo
ritardo come fosse la pallina di un flipper. andato a prendere dei soldi. andato
a recuperare la mia valigia. E se, uscendo dalla finestra, fosse precipitato? Balzo
in piedi, invasa da un ottimismo malato che spera di trovarlo spiaccicato ai piedi
del tubo della grondaia, ferito ma vivo, e di poter cos mettere in pratica la
promessa di prendermi cura di lui. Ma sotto la finestra non c nientaltro che una
pozzanghera di acqua sporca.
Mi accascio di nuovo sul pavimento dello studio, senza fiato per la paura, che
ormai su una Scala Richter completamente diversa dal lieve spavento del treno.
Il tempo scorre. Mi abbraccio le ginocchia, rabbrividendo nellumidit del
allaltro. Questa volta non c nessuno che minsegue. Ma questa volta ho paura.
Corro per diversi isolati, su per una serie di scale e in una specie di piazza,
dove ci sono un parcheggio di quelle biciclette grigie e bianche, unagenzia
immobiliare, una farmacia e un caff con davanti una cabina telefonica. Melanie!
Posso chiamare Melanie. Faccio un paio di respiri profondi, ricaccio indietro i
singhiozzi e seguo le istruzioni per connettermi alloperatore internazionale. Ma la
chiamata va dritta alla segreteria telefonica. Certo! Ha spento il telefono per
evitare le telefonate di mia madre.
Unoperatrice prende la linea per informarmi che non posso lasciare messaggi
perch la chiamata a carico del destinatario. Mi metto a piangere. Loperatrice
mi chiede se mi deve passare la polizia. Singhiozzando rispondo di no e lei mi
chiede se voglio chiamare qualcun altro. a quel punto che mi ricordo del
biglietto da visita di Miss Foley.
Lei risponde con un brusco Pat Foley. Loperatrice le deve chiedere se accetta
la chiamata per ben tre volte perch, quando la sento, io mi metto a piangere
ancora pi forte, e quindi lei non riesce a capire la domanda.
Allyson. Allyson. Cosa succede? Stai male, sei ferita? mi chiede allaltro
capo della linea.
Sono troppo spaventata, troppo intontita per stare male. Arriver dopo.
No rispondo con un filo di voce. Ho bisogno di aiuto.
Miss Foley riesce a cavarmi di bocca le informazioni essenziali. Sono andata a
Parigi con un ragazzo che ho incontrato in treno. Sono bloccata qui, sperduta e
viaggio di circa dieci minuti fino alla stazione. Miss Foley si messa daccordo con
lautista perch mi accompagni dentro e mi faccia vedere su quale binario andare.
Sono in stato confusionale mentre ci facciamo strada attraverso la stazione, ed
solo quando mi accascio al mio posto e vedo la gente che trascina bagagli lungo i
binari che mi rendo conto di aver lasciato la valigia al club. Tutti i miei vestiti e
tutti i souvenir del viaggio sono l dentro. Ma non me ne importa niente. Ho
perduto qualcosa di molto pi prezioso, a Parigi.
Mantengo un contegno fino a che il treno non entra nel Tunnel. Poi, forse per
la protezione del buio o forse per il ricordo del tragitto sotto la Manica fatto
soltanto ieri, si aprono le cataratte: come ci allontaniamo da Calais e dietro il
finestrino scende il buio, riattacco a singhiozzare, e le mie lacrime sono salate e
senza fine come il mare che sto attraversando.
A St Pancras Miss Foley mi scorta fino a un caff, mi parcheggia in un tavolino
dangolo e mi ordina un t che si raffredda nella tazza. A quel punto le racconto
tutto: lo spettacolo della compagnia teatrale underground di Shakespeare a
Stratford-upon-Avon. Lincontro con Willem sul treno. Il viaggio a Parigi. Quella
giornata perfetta. La misteriosa sparizione della mattina, di cui ancora non
capisco il motivo. Il mio attacco di panico.
Mi aspetto che sia severa, che mi disapprovi perch lho ingannata, perch non
sono affatto una brava ragazza, invece comprensiva.
Oh, Allyson dice.
Non so proprio cosa gli possa essere accaduto. Lho aspettato tanto, almeno
un paio dore, e mi sono spaventata sempre di pi. Mi sono fatta prendere dal
panico. Non so, forse avrei dovuto aspettare ancora.
Potevi aspettare fino a Natale e non credo che avrebbe fatto un briciolo di
differenza dice Miss Foley.
La fisso. Sento che i miei occhi la implorano.
Era un attore, Allyson. Un attore. Sono i peggiori di tutti.
Pensa che sia stata tutta una commedia? Che abbia finto? Scuoto la
testa. Ieri non fingeva ribatto con veemenza, anche se non sono pi sicura
di chi sto cercando di convincere.
Oserei dire che sul momento era sincero ribatte, misurando le parole.
Ma gli uomini sono diversi dalle donne. Le loro emozioni seguono il capriccio del
momento. E gli attori sono in grado di accenderle e spegnerle a piacimento.
Non stata una recita ripeto, ma la mia argomentazione sta perdendo
forza.
Hai dormito con lui?
Per un attimo lo sento ancora addosso a me. Scaccio il pensiero, guardo Miss
Foley, annuisco.
Allora ha avuto quel che voleva. Le sue parole sono crude, ma
pronunciate senza cattiveria. Immagino che non abbia mai cercato altro che
una storia di un giorno. Ed esattamente quello che ti aveva proposto, in fondo.
Era cos. Fino a che non lo pi stato. La notte scorsa ci siamo dichiarati
quello che provavamo luno per laltra. Sto per spiegarlo a Miss Foley. Poi mi
blocco di colpo: ci siamo detti qualcosa? Oppure ho solo spalmato un po del mio
sputo su me stessa?
Penso a Willem. Lo valuto attentamente. Cosa so realmente di lui? Solo una
manciata di dati: quanti anni ha, quanto alto, quanto pesa, la sua nazionalit,
anche se non so neanche quella perch ha detto che sua madre non olandese.
un viaggiatore. Un vagabondo in realt. Gli incidenti casuali sono il motore della
sua vita.
Non so quando compie gli anni; n il colore che preferisce, il suo libro del cuore
o il genere di musica che gli piace di pi. Se da bambino ha mai avuto un cane o
un gatto. Non so se si mai rotto qualche osso. Come si fatto quella cicatrice
sul piede e perch via da casa da tanto tempo. Non so neanche come si chiama
di cognome! Ed molto di pi di quello che lui sa di me. Lui non sa neppure il
mio nome di battesimo!
In questo squallido e angusto caff, senza laura romantica di Parigi che
imbellisce tutto tingendolo di rosa, inizio a vedere le cose per quello che sono.
Willem mi ha invitata a Parigi per una giornata. Non mi ha mai promesso nulla di
pi. Ieri notte ha addirittura cercato di rispedirmi a casa. Sapeva che Lul non era
il mio vero nome e non ha fatto alcuno sforzo per scoprire chi sono davvero.
Quando ho parlato di mandargli la foto di noi due via sms o e-mail, ha trovato un
modo astuto per evitare di darmi i suoi recapiti.
E non che abbia mentito. Mi ha detto di essersi innamorato molte volte, ma
di non aver mai amato nessuna. stato chiaro riguardo a se stesso. Ripenso alle
ragazze incontrate sul treno, a Cline, alle modelle, alla tipa seduta al caff. E
tutte in un solo giorno trascorso insieme. Quante altre ce ne sono, l fuori?
Invece di accettare la situazione, godermi la mia giornata e andare oltre, io ho
puntato i piedi. Gli ho detto che lo amavo. Che volevo prendermi cura di lui. Lho
pregato di concedermi un altro giorno, convinta che lo volesse anche lui. Ma non
mi ha mai risposto. Non ha mai detto apertamente di s.
Oddio! Ora tutto acquista un senso. Come ho potuto essere cos ingenua?
Amarlo? In un giorno solo? Tutto quello che successo ieri stato una finzione.
Unillusione. Man mano che la verit si cristallizza nella sua forma reale, la
vergogna e lumiliazione mi fanno stare cos male che provo una vertigine.
Affondo il viso nel palmo delle mani.
Miss Foley mi accarezza la testa. Su, su, cara. Sfogati. Prevedibile, ma
ugualmente crudele. Avrebbe potuto almeno accompagnarti alla stazione,
salutarti e non farsi vivo mai pi. Sarebbe stato un po pi civile. Mi stringe la
mano. Passer anche questa. Fa una pausa, si avvicina un poco. Cosa ti
successo al collo, cara?
La mia mano scatta a toccare il punto. La benda venuta via e sulla ferita, la
crosta sta cominciando a pizzicare. Niente dico. stato un sto per
dire incidente, ma mi blocco. Un albero.
E che fine ha fatto il tuo bellorologio? domanda ancora.
Mi guardo il polso. Vedo la mia voglia: brutta, denudata, vivida come uno
squillo di tromba. Tiro gi la manica del golf per coprirla. Ce lha lui.
Parte seconda
UN ANNO
CAPITOLO QUATTORDICI
SETTEMBRE
Universit
Allyson. Allyson. Sei l?
Mi tiro il cuscino sulla testa e chiudo bene gli occhi, fingendo di dormire.
La chiave gira nella serratura e la mia compagna di stanza, Kali, apre la porta.
Preferirei che non chiudessi a chiave, quando sei in camera. E lo so che non
stai dormendo. Stai soltanto facendo finta. Come Buster.
Buster il cane di Kali. Un Lhasa Apso. Ci sono anche le sue foto tra le tante
che ha attaccato al muro. Mi ha raccontato tutto del suo cane lo scorso luglio,
quando abbiamo cominciato a scambiarci telefonate per familiarizzare tra future
compagne di stanza. Allepoca mi sembrava che Buster fosse un tesoro, trovavo
curioso che Kali fosse stata chiamata come il posto dove nata, la California, e il
sono delle gonne proprio carine. E dei pantaloni di velluto belli pesanti. Ti ordino
qualcosa e te lo porto per il fine settimana delle visite. Richiamami!
Poi ce n una di mio padre.
Tua madre vuole sapere dove possiamo prenotare per cena per il weekend di
visita. Un ristorante italiano, o francese o magari un giapponese. Le ho detto
che tu sarai contenta in ogni caso. Non credo che il rancio della mensa
universitaria sia molto migliorato negli ultimi venticinque anni.
Torniamo alla mamma.
Allyson, ma il tuo telefono rotto? Per favore, non mi dire che hai perso
anche questo! Potresti farti viva, per favore? Sto cercando di organizzare la
nostra visita. Pensavo che potrei venire a lezione con te
Ciao, Ally. la nonna. Adesso sono su Facebook. Non so bene come funziona,
ma potresti darmi lamicizia. Potresti anche telefonarmi. Ma preferisco fare come
fate voi ragazzi.
Allyson, sono pap. Chiama tua madre. Tra laltro, stiamo cercando di
prenotare da Prezzo
Allyson, stai male? Perch proprio non trovo unaltra spiegazione per il tuo
silenzio radio
Da qui in poi i messaggi peggiorano e la mamma si comporta come se fossero
trascorsi tre mesi, anzich tre giorni, dalla nostra ultima telefonata. Finisco per
cancellare gli ultimi senza neppure ascoltarli, fermandomi solo per sentire quello
di Melanie che sproloquia sulla sua scuola, su quanto sono fichi i ragazzi a New
caff insieme alla mamma di Kali, Lynn. Ci siamo scambiate qualche e-mail.
Perch mandi e-mail alla madre della mia compagna di stanza?
Perch no? La voce della mamma irritata, come se non avessi ragione
di domandarlo, come se non ci fosse ragione per cui lei non dovrebbe essere
presente in ogni singola parte della mia vita.
Be, potresti evitare di chiamare sul cellulare di Kali? un po strano.
un po strano avere una figlia che si rende irreperibile per una settimana
intera.
Tre giorni, mamma.
Allora li hai contati anche tu. Fa una pausa per segnare il punto a suo
favore. E se tu mi lasciassi chiedere di installare un telefono fisso non
avremmo questo problema.
Nessuno usa pi il telefono fisso. Abbiamo tutti i cellulari. Con i nostri
numeri personali. Per favore non mi chiamare sul suo.
Allora rispondi alle mie chiamate, Allyson.
Lo far. Ho solo perduto il caricatore mento.
Il suo sospiro affranto allaltro capo della linea mi fa capire che ho scelto la
bugia sbagliata. Ti dobbiamo legare le cose addosso con una cordicella,
adesso? domanda.
Lho prestato alla mia compagna di stanza e lo ha messo in mezzo alla sua
roba.
Vuoi dire Kali?
come unescrescenza anomala. Tanto che vorrei dire a Kendra che per me va
bene se toglie la targa, o la rimpiazza con una che dice qualcosa tipo Il Temibile
Trio e Allyson.
Mi trascino nella stanza. Ecco qui dico allungando i biscotti a Kali, anche
se so che tiene sotto controllo i carboidrati e anche se i biscotti panna e
cioccolato sono i miei preferiti. Mi dispiace davvero che mia madre ti abbia
chiamato.
Kendra e Jenn mugolano suoni di comprensione, ma Kali mi fissa con gli occhi
socchiusi. Non voglio fare la stronza, ma gi abbastanza faticoso tenere a
bada i miei di genitori, okay?
Ha la sindrome del nido vuoto o qualcosa cosa del genere. quello che
continua a ripetermi pap. Non lo far pi aggiungo con pi sicurezza di
quella che possiedo.
Mia madre ha trasformato la mia stanza in un laboratorio due giorni dopo
che me ne sono andata commenta Jenn. Almeno, alla tua manchi.
Gi
Che biscotti sono? chiede Kendra.
Panna e cioccolato.
Proprio come noi scherza. di colore, afroamericana; non so mai qual il
modo giusto di dirlo e lei li usa entrambi.
Larmonia razziale applicata ai biscotti.
Jenn e Kendra ridono. Dovresti venire con noi stasera dice Jenn.
CAPITOLO QUINDICI
OTTOBRE
Universit
Finch mi possibile rimando il pensiero del weekend di visita dei miei genitori;
poi, il gioved prima del loro arrivo, guardo la mia stanza e la vedo non con i miei
occhi quattro pareti, un letto, una scrivania, un armadio ma come apparir
loro. Questa non la stanza di una Studentessa Universitaria Soddifatta. Ci sono
vestiti sporchi che spuntano da ogni cassetto e fogli di appunti sparsi ovunque.
Mia madre detesta il disordine. Salto le lezioni e passo la giornata a pulire. Carico
tutta la roba sporca nella lavatrice del piano inferiore e sto l ad aspettare,
mentre gira e rigira. Tolgo la polvere dai mobili. Nellarmadio, nascondo tutte le
carte di scuola: gli appunti di cinese, che si impilano come giornali non letti, i test
di chimica e di fisica con i loro brutti voti scarabocchiati in rosso; i risultati della
di te.
Davvero? Non mi ricordo quando ho iniziato a collezionarli. Alla mamma
piaceva andare ai mercatini delle pulci nei fine settimana, cos un giorno mi ero
ritrovata collezionista di orologi. Per un po mi ero appassionata davvero, ma non
ricordo la prima volta in cui avevo visto una vecchia sveglia e avevo pensato
Voglio collezionare proprio queste.
La tua met della stanza ha unaria terribilmente spoglia in confronto a
quella di Kali dice la mamma.
Avresti dovuto vedere la mia interviene pap, perso nella sua nebbia
nostalgica. Il mio compagno di stanza aveva appiccicato delle strisce di
alluminio alle finestre. Pareva unastronave. Laveva battezzata: il Dormitorio del
Futuro.
Io stavo provando il Dormitorio Minimalista.
Di sicuro ha un suo fascino da cella di penitenziario commenta lui.
Sembra il prima-e-dopo di una di quelle trasmissioni televisive
sullarredamento dinterni. La mamma indica la parte della stanza occupata da
Kali, dove ogni centimetro di spazio coperto di manifesti, stampe o fotografie.
Tu sei il prima chiarisce. Come se non lo avessi gi capito.
Ci dirigiamo a uno dei seminari speciali, una cosa noiosa fino alla follia sul
cambiamento della tecnologia utilizzata nelle lezioni. La mamma prende
addirittura appunti. Pap sottolinea ogni minima cosa che si ricorda e tutto ci
che costituisce una novit. Ha fatto cos anche lanno scorso, quando abbiamo
visitato la scuola: sia lui sia la mamma erano emozionatissimi alla prospettiva
che studiassi qui. Significava creare un legame con il passato. Allepoca, ero un
po eccitata anche io.
Dopo il seminario pap incontra alcuni genitori che hanno studiato anche loro
qui e la mamma va a prendere un caff con Lynn, la madre di Kali. A quanto pare
vanno molto daccordo. O Kali non ha rivelato a sua madre che delusione sono o,
se glielha detto, lei ha la buona grazia di non farne menzione.
Prima del pranzo ufficiale con il rettore delluniversit le Fantastiche Quattro e
le loro rispettive famiglie si ritrovano nella sala, si presentano e chiacchierano
amabilmente, scambiando commenti su quanto sono anguste le nostre camere,
ammirando il modo in cui siamo riuscite a sistemare il piccolo soggiorno e
scattando foto del festone che dice Le Fantastiche Quattro danno il benvenuto ai
Fantastici Otto, preparato dalle altre. Poi ci facciamo tutti una passeggiata fino
al cortile interno e visitiamo il campus seguendo il percorso pi lungo, per vedere
gli edifici pi antichi e maestosi, di vecchi mattoni ricoperti dalledera rossa. Visti
in gruppo abbiamo tutti un aspetto piacevole: con gonne di flanella e alti stivali
neri, golfini di cashmere e giacche di montone, camminiamo sollevando le foglie
cadute dellautunno. Abbiamo davvero laspetto delle Studentesse Soddisfatte
nella brochure delluniversit.
Il pranzo perfetto e noioso, in un ampio salone freddo e pieno di echi, con
pollo di gomma e discorsi anchessi di gomma. Solo dopo pranzo il mito delle
Fantastiche Quattro comincia a sfaldarsi. Senza farlo notare troppo le famiglie di
Kendra, Jenn e Kali si allontanano insieme. Sono sicura che stanno parlando delle
vacanze di Natale e del Giorno del Ringraziamento, di pause estive e cene
improvvisate, o cose del genere. Mia madre le guarda, ma non dice nulla.
Lei e pap tornano in albergo a prepararsi per cena. La mamma mi avverte
che un ristorante di lusso e mi suggerisce di indossare labito rosso e nero con il
collo a vestaglia. E di lavarmi i capelli, che hanno un aspetto un po unto.
Vengono a prendermi, e c un momento dimbarazzo quando la mia famiglia
incrocia le altre Fantastiche Quattro e le loro Fantastiche Famiglie che vanno
insieme a una grande cena di gruppo in un noto ristorante di pesce nel centro di
Boston. I miei fronteggiano gli altri genitori con una certa freddezza. Le mie
compagne di dormitorio, arrossendo gradualmente, paiono affascinate dalla
moquette grigio metallo. Alla fine, il pap di Jenn si fa avanti e ci propone, con un
invito tardivo, di unirci al gruppo per cena. Sono sicuro che troveranno posto
per tre persone in pi.
Oh, non necessario ribatte la mamma in tono altezzoso. Abbiamo
prenotato da Prezzo, a Back Bay.
Uau! E come ci siete riusciti? domanda Lynn. Noi ci abbiamo provato,
ma non avevano posto fino al mese prossimo. Prezzo, secondo la mamma, il
ristorante pi in voga della citt.
La mamma le rivolge un sorriso imperscrutabile. Non ha alcuna intenzione di
rivelarlo, anche se pap mi ha detto che uno dei suoi compagni del golf ha un
amico nella dirigenza di un ospedale a Boston, che ha mosso alcune sue
conoscenze per procurarci un tavolo. La mamma era felicissima, ora per capisco
che la sua vittoria smorzata.
Godetevi la vostra zuppa di vongole dice. Solo io e pap registriamo la
sua aria di sufficienza.
La cena una sofferenza. Anche solo a stare seduti in questo locale
pretenzioso accanto alla gente pi snob di Boston la mamma e, di conseguenza,
pap si sentono rifiuti della societ. Non cos. Ma il mio rifiuto che
percepiscono.
Mi domandano delle lezioni e io racconto doverosamente cosa abbiamo fatto in
chimica, fisica, biologia e cinese, evitando per di dirgli quanto sia duro stare
sveglia in classe, a qualsiasi ora sia andata a letto la sera prima, o che pessimi
voti prenda in materie in cui alle superiori ero bravissima. Parlarne, o meglio non
parlarne, mi stanca al punto che vorrei crollare con la testa nella ciotola della mia
insalata da tredici dollari.
Con gli antipasti la mamma ordina un bicchiere di Chardonnay e pap uno di
Shiraz. Cerco di non guardare la fiamma della candela riflessa nel colore del vino.
Basta solo quello a farmi soffrire. Fisso il piatto di ravioli. Hanno un profumo
delizioso, ma non ho nessuna voglia di mangiarli.
Non che ti stai ammalando? chiede la mamma.
Per una frazione di secondo mi domando cosa succederebbe se dicessi la
verit: che luniversit molto diversa da quello che immaginavo; che non sono
affatto come la ragazza nella brochure. Non sono una Studentessa Soddisfatta.
Il mattino seguente, le altre ragazze sono sedute nel soggiorno a bere caff e
commentano allegramente la cena, durante la quale c stato un incidente tra un
cameriere carino e una mazzuola da aragoste che si gi trasformato in un
aneddoto leggendario battezzato La mazza e il moretto. Rimangono sorprese
nel vedermi in tuta, mentre cerco le scarpe da ginnastica. Il nostro dormitorio ha
una palestra attrezzata per la quale Kendra e Kali hanno unautentica dipendenza
e dove Jenn viene trascinata suo malgrado, ma io non ci ho mai messo piede.
Aspettavo solo pap, invece c anche la mamma, tutta impettita, in pantaloni
di lana neri e gilet di cashmere. Credevo che ci saremmo viste a pranzo le
dico.
Oh, volevo solo passare un po di tempo nella tua stanza. Mi aiuter a
visualizzare il posto dove ti trovi quando non sono con te. Si rivolge a Kali.
Se per voi va bene. Ha un tono cos gentile che Kali potrebbe non cogliere
affatto quanto in realt sia acido.
Mi sembra unidea carina risponde lei.
Sei pronta, Allyson? chiede pap.
Quasi. Non trovo le scarpe da jogging.
La mamma mi lancia uno sguardo: a questo punto evidente che ormai non
faccio altro che perdere i pezzi.
Qual lultimo posto dove le hai lasciate? chiede pap. Cerca di
visualizzarlo. il modo migliore di ritrovare le cose. il suo solito consiglio
banale ma, in genere, funziona. Infatti, quando visualizzo le scarpe, l che le
CAPITOLO SEDICI
NOVEMBRE
New York
Lultima volta che ho visto Melanie aveva una ciocca di capelli tinta di rosa, che si
stava sbiadendo, e indossava la sua striminzita uniforme Topshop insieme a un
paio sandali dal vertiginoso tacco a zeppa che aveva scovato nei saldi di fine
stagione di Macy. Perci, quando scendo da un autobus traboccante di gente, e
lei mi salta addosso allangolo di una strada affollata di Chinatown, a New York,
la riconosco a fatica. La ciocca rosa sparita e i capelli sono tinti di un castano
scuro dai riflessi rossastri; una frangetta corta le ricade sulla fronte e il resto
raccolto in una crocchia fissata con un paio di bacchette davorio. Indossa un
insolito ed eccentrico vestitino a fiori e un paio di stivali da cowboy molto vissuti,
e inforca occhiali da nonna con la montatura allungata. Sulle labbra ha un
sacco di possibilit: c una festa al dormitorio, un club decente che fa una serata
dai-diciotto-in-su sulla Lafayette, oppure lamico di un amico ci ha invitato a una
festa in un loft a Greenpoint, dove suona una band fantastica. Oppure possiamo
andare alla biglietteria last minute che sta a Times Square e prenderci due posti
per uno show di Broadway.
Per me lo stesso. Sono qui per vedere te.
Sento una lieve stretta allo stomaco mentre lo dico. Anche se in teoria vero
che sono qui per vedere lei, non lunico motivo. Lavrei vista in ogni caso per il
Giorno del Ringraziamento. Per quando i miei genitori mi hanno prenotato il
biglietto per andare a casa hanno detto che i voli erano troppo inaffidabili e
costosi nei fine settimana di festa, e che quindi avrei dovuto prendere il treno.
Ho immaginato sei ore in treno e mi sono quasi sentita male. Sei ore a tentare
di ricacciare indietro i ricordi. Poi Melanie ha detto che i suoi sarebbero andati a
trovarla in auto il marted prima del Ringraziamento, per fare un po di spese, e
che lavrebbero portata a casa con loro. Cos, mi venuta la brillante idea di
prendere il pullman a basso costo che da Boston-Chinatown porta a New York e
scroccare un passaggio fino a casa con loro. Far in pullman anche il ritorno.
Oh, anchio sono felice di vederti. Siamo mai state lontane per cos tanto
tempo?
Scuoto la testa. Da quando ci conosciamo, no.
Okay, allora: festa al dormitorio, spettacolo a Broadway, club o gruppo da
urlo a Brooklyn?
Quello che vorrei davvero andare nella sua stanza, guardare un film e stare
un po insieme come ai vecchi tempi, ma ho il sospetto che, se lo suggerissi,
Melanie mi accuserebbe di essere contraria allavventura. La festa a Brooklyn mi
sembra la cosa meno attraente, anche se probabilmente quello che lei
preferirebbe, perci quella che dovrei scegliere. La scelgo.
come se avessi dato la risposta giusta a un esame, a giudicare da come le si
illuminano gli occhi. Ottimo! Ci vanno anche alcuni miei amici di scuola. Prima
mangiamo qualcosa, poi andiamo a mollare la tua roba, ci prepariamo e usciamo
a divertirci. Che ne dici?
Grande!
Siamo gi a Chinatown, e il mio ristorante vietnamita preferito proprio qui
accanto.
Mentre cinoltriamo nelle strade contorte e affollate, piene di lanterne rosse,
ombrellini di carta e finte pagode mi sforzo di tenere gli occhi puntati sul
marciapiede. Ci sono ideogrammi ovunque. Uno di loro sar per forza quello di
doppia felicit. Parigi a pi di tremila miglia di distanza ma i ricordi Uno
emerge, e lo ricaccio indietro. Poi ne arriva un altro. Non so mai quando sta per
saltare fuori il successivo. Sono sepolti dappertutto, come mine sparse nel
terreno.
Entriamo in un ristorante minuscolo, tutto luci fluorescenti e tavoli di formica, e
ci sistemiamo a un tavolino dangolo. Melanie ordina involtini primavera, pollo e
t, poi si sfila gli occhiali e li ripone in un astuccio (per meglio proteggere le lenti
Alla festa lascensore si apre direttamente dentro il loft, che allo stesso
tempo enorme e decrepito, con vaste tele appese alle pareti e odore di pittura a
olio e acquaragia. Lo stesso odore che cera nello squat. Unaltra mina. La
allontano con un calcio prima che esploda.
Trevor e Melanie continuano a raccontare di questo gruppo fantastico e lei mi
mostra un video sgranato sul suo cellulare. Si fanno le congratulazioni a vicenda
perch potremo vederlo suonare in un posto come questo, prima che il resto del
mondo li scopra. Quando la band attacca Melanie Mel, Lainie o quello che e
Trevor si mettono davanti e cominciano a ballare come pazzi. Mason rimane con
me. C troppo frastuono per tentare una conversazione, e io ne sono felice, ma
mi fa anche piacere che qualcuno sia rimasto insieme a me. Sento accendersi la
luce intermittente che avverte turista in territorio indigeno.
Dopo circa uneternit il gruppo finalmente fa una pausa; mi fischiano le
orecchie cos tanto che come se suonassero ancora.
Che ne dici di bere qualcosa? propone Mason.
Eh? Sono ancora mezza rintronata.
Mima il gesto di bere.
Oh, no grazie.
Torno subito dice, esagerando le parole come fossimo sordomuti che
leggono le labbra.
Intanto anche Melanie e Trevor si stanno leggendo le labbra, in un certo
senso. Sono su un divano in un angolo e si baciano. Per loro come se nella
stanza non ci fosse nessun altro. Non voglio fissarli, ma non riesco a trattenermi.
Vederli cos mi provoca un malessere fisico. difficile ricacciare indietro quel
ricordo. il pi duro. Per questo lo tengo sepolto in fondo allanima.
Mason torna con una birra per s e dellacqua per me. Vede Melanie e Trevor.
Doveva succedere mi dice. Quei due si girano intorno come cani in calore
da settimane. Mi chiedevo cosa avrebbe fatto esplodere la scintilla.
Alcol e musica tosta ribatto, facendo il segno delle virgolette.
Vacanze. Pi facile iniziare qualcosa, quando sai che non ti vedrai per un
po. La pressione minore. Lancia unocchiata ai due. Gli do al massimo due
settimane.
Due settimane? Generoso. Alcuni non gli darebbero pi di una notte.
Anche sopra il frastuono riesco a sentire il mio tono amaro. Lo sento in bocca.
A te, darei pi di una notte dice Mason.
di sicuro la cosa giusta da dire. E chiss? Forse addirittura sincero, anche
se ormai so che non ci si pu fidare di me quando si tratta di distinguere la
sincerit dalla falsit.
Eppure, voglio superare la cosa. Voglio che quei ricordi svaniscano o siano
soppiantati da altro, e smettano di ossessionarmi. Perci quando Mason si china
per baciarmi, chiudo gli occhi e glielo lascio fare. Cerco di lasciarmi andare, di non
preoccuparmi se lamaro che ho sentito in bocca difficile da digerire. Cerco di
lasciarmi baciare da un altro, di essere unaltra.
Poi, per, Mason mi tocca il collo, nel punto dove la ferita di quella notte
CAPITOLO DICIASSETTE
DICEMBRE
Cancn, Messico
Ormai diventata una tradizione: quando arriviamo a Cancn, appena siamo al
villaggio, Melanie e io ci infiliamo il costume e ci precipitiamo in spiaggia per una
nuotata inaugurale. Per noi il modo di battezzare la vacanza. Lo abbiamo fatto
ogni anno degli ultimi nove in cui siamo venute qui.
Invece, questa volta, mentre Melanie fruga nella valigia per tirare fuori il bikini,
io mi siedo alla piccola scrivania accanto alla cucina su cui di solito ci sono solo i
manuali per cucinare e apro i miei libri di scuola. Ogni giorno, dalle quattro alle
sei, dovr studiare. Avr il permesso di fare una pausa per Capodanno, ma niente
di pi. Sono i termini dei miei arresti domiciliari.
Ho tenuto segreti i miei voti per lintero semestre, quindi, quando alla fine
sono usciti i risultati, stato una specie di choc. Ci ho provato. Davvero. Dopo
aver visto che i punteggi ottenuti nei primi mesi erano cos scarsi, mi sono
impegnata di pi, ma non che i miei brutti voti fossero dovuti alla pigrizia. O
che saltassi le lezioni e passassi il tempo a fare festa e divertirmi.
Per quanto, a giudicare da quanto mi sentivo perennemente stanca, avrei
anche potuto passare le notti in allegri festini. Non faceva alcuna differenza se la
notte prima avevo dormito dieci ore: una volta che mettevo piede nellaula e il
professore iniziava a spiegare con voce monotona il movimento delle onde,
scrivendo equazioni sulla lavagna elettronica, i numeri cominciavano a ballarmi
davanti agli occhi, sentivo le palpebre pesanti e mi risvegliavo quando gli altri
studenti inciampavano nelle mie gambe per spostarsi alla lezione successiva.
Durante la Settimana della Lettura mi sono fatta cos tanti caff che non ho
dormito pi del tutto, come se avessi consumato tutti i crediti delle lezioni di
pennichella. Ho sgobbato il pi possibile, ma a quel punto ero talmente indietro
che non cera pi speranza di recuperare.
Tutto considerato, mi sembrava miracoloso aver finito il semestre con la pi
che sufficienza
Inutile dire che i miei genitori non lhanno presa cos.
La settimana scorsa sono usciti i risultati e i miei sono andati fuori di testa. E
quando i miei vanno fuori non strillano: ammutoliscono. Ma la loro rabbia e la
delusione hanno un effetto assordante.
Cosa pensi che dovremmo fare in proposito, Allyson? mi hanno chiesto
tempo libero, ora che sei alluniversit, ma a quanto pare tenerti in riga un
lavoro a tempo pieno.
E chi ti ha chiesto di tenermi in riga? dico tra me e me, fumando di rabbia. Mi
mordo la lingua, apro il libro di chimica e rileggo diligentemente i primi capitoli,
come la mamma mi ha detto di fare per rimettermi in pari. Non ci capisco nulla di
pi di quanto ci abbia capito la prima volta che ci ho provato.
La sera andiamo tutti e sei, io, i miei genitori, Melanie e i suoi genitori, a cena
al ristorante messicano, uno degli otto convenzionati con il villaggio turistico. Ci
andiamo ogni anno per la nostra serata inaugurale. I camerieri indossano
sombreri giganti e c un gruppo di mariachi che gira tra i tavoli, ma il cibo ha lo
stesso gusto di quello di El Torrito, il ristorante messicano vicino a casa. Quando
il cameriere viene a prendere le ordinazioni per le bevande, Melanie chiede una
birra.
I suoi genitori la guardano inebetiti.
Abbiamo let legale per bere alcolici, qui butta l con noncuranza.
Mia madre lancia unocchiata a Susan. Non credo che sia una cosa saggia
dice.
Perch no? la sfido io.
Se vuoi la mia opinione, la cosa ha meno a che fare con let che con le
aspettative. Voi siete cresciute con un limite det di ventun anni, perci non
detto che siate ancora pronte per bere alcolici la risposta da terapeuta di
Susan.
lo fa.
Per un attimo lei si innervosisce. Certo che bevo alcolici. Non mi sbronzo n
perdo i sensi. Ma siamo alluniversit. Bevono tutti e bevo anchio.
Io no ribatto. Eppure Melanie ha una media alta e io ce lho
bassissima, quindi forse dovrei bermi un bicchierino ogni tanto, cos saremmo
pari. Magari una tecnica migliore che costringermi a questo studio forzato.
Mi sono proprio lasciata prendere la mano, a questo punto, il che assurdo
perch non ho la minima voglia di bere una birra. Una delle poche cose che mi
piacciono in questo ristorante il Margarita della Vergine, che fatto solo di
frutta fresca.
La mamma si gira verso di me con la bocca aperta, pronta a ingoiare mosche.
Hai un problema di alcolismo, Allyson?
Mi do una manata sulla fronte. Hai un problema di udito, mamma? Perch
mi sembra che non hai sentito una parola di quel che ho detto.
Credo che intenda dire che potresti rilassarti un po e permettere loro di
ordinare una birra per cena interviene Susan.
Grazie! le dico.
Mia madre guarda pap. Lascia che le ragazze prendano una birra dice in
tono espansivo, mentre fa segno al cameriere di tornare e ordina un paio di
Tecate.
una specie di vittoria. Peccato che, in realt, a me la birra non piaccia, perci
alla fine devo far finta di sorseggiarla, diventa calda sul tavolo e non ordino pi il
leggendo, qualcosa di Rita Mae Brown che ha tutta laria di essere stato
assegnato dalluniversit, anche se lei lo nega. Uno dei baristi mi ha detto che
c una grande festa sulla spiaggia a Puerto Morelos. una cosa locale, anche se
dice che ci vanno un sacco di turisti, ma gente come noi. Giovani. Ci sar un
gruppo messicano di reggae. Che suona strano, ma in senso buono.
Cerchi solo un maschio sotto i sessanta con cui pomiciare quando arriva
mezzanotte.
Lei alza le spalle. Sotto i sessanta s. Un maschio, forse no mi lancia
unocchiata.
Che vuoi dire?
Ho, diciamo, intrapreso un percorso al femminile.
Cosa? mi esce a voce troppo alta. Scusa. Da quando?
Da subito dopo il Ringraziamento. Cera questa ragazza, ci siamo incontrate
alla lezione di teoria cinematografica e siamo diventate amiche, e poi una sera
siamo uscite insieme ed successo. Cos.
Esamino il suo nuovo taglio di capelli, lanellino al naso, le ascelle non rasate.
Tutto torna. Quindi, ora sei lesbica?
Preferisco non affibbiare etichette dice, un po ipocritamente, come se
implicasse che sono io che ho bisogno di categorizzare tutto. Proprio lei, che le
etichette se le appiccica costantemente addosso: Mel, Mel 2.0, la bibliotecaria
punk-rock. Le chiedo come si chiama la sua ragazza. Mi dice che non le piace
definirla in quel modo, ma che si chiama Zanne.
Con la Z?
S. Labbreviazione di Suzanne.
C qualcuno che usa ancora il suo vero nome?
Non dire niente ai miei genitori, okay? Conosci mia madre. Ci costringerebbe
ad analizzare la cosa e ne parlerebbe come se fosse una fase nello sviluppo della
mia personalit. Voglio essere sicura che sia di pi di una storiella passeggera,
prima di sottopormi a una cosa del genere.
Ti prego, non mi devi spiegare niente sui genitori che analizzano troppo.
Spinge gli occhiali sul naso e si gira verso di me. Gi, e allora com la
storia?
Che intendi dire? Li conosci i miei. C forse una parte della mia vita in cui
anche loro non siano coinvolti? Credo che stiano impazzendo allidea di non avere
le mani in pasta in ogni singolo aspetto della mia esistenza.
Lo so. E quando ho sentito che ti costringevano a ore di studio ho
immaginato che il motivo fosse quello. Ho pensato che forse avevi una media un
po bassina. Ma cos bassa! Pi che sufficiente. Dici sul serio?
Non incominciare anche tu.
Non lo faccio. Sono solo stupita. Sei sempre stata una studentessa modello.
Non capisco. Prende una sonora sorsata dal suo t freddo, con il ghiaccio ormai
sciolto. La Terapista diagnostica dice che sei depressa.
Tua madre? Ti ha detto cos?
Ho sentito mentre lo accennava alla tua.
Ero Lul.
Ma era solo un nome. Una finzione.
Forse cos. Per, quella giornata essere con Willem, essere Lul mi ha
fatto capire che per tutta la vita ho vissuto in una stanzetta quadrata, senza
porte e finestre. Mi ci trovavo bene. Ero addirittura felice. O cos pensavo. Poi,
qualcuno arrivato e mi ha mostrato che nella stanza cera una porta, una porta
che non avevo mai notato prima. Lha aperta per me. Mi ha tenuto per mano
mentre uscivo. E, per una giornata perfetta, mi sono trovata dallaltra parte. Da
unaltra parte. Sono stata unaltra. Poi lui sparito e io mi sono sentita ricacciata
nella mia stanzetta. E ora, per quanti sforzi faccia, non trovo pi la porta.
Non mi sembrata una finzione dico a Melanie.
Lei assume unaria compassionevole. Oh, tesoro. perch eri drogata dai
fumi dellinfatuazione. E da Parigi. Ma le persone non cambiano in una sola notte.
Soprattutto tu. Tu sei Allyson. Sei cos solida. Una delle cose che adoro di te
che sei sempre invariabilmente tu.
Vorrei protestare. E allora, i cambiamenti? E il reinventarsi di cui blatera
sempre? riservato solo a lei? Per me i parametri sono altri?
Sai di cosa hai bisogno? Di sentire un po di Ani DiFranco. Tira fuori
liPhone e mi ficca gli auricolari nelle orecchie, e mentre Ani sta dicendo di trovare
la tua voce e farla sentire, io mi sento sempre pi frustrata con me stessa. Come
se volessi squarciarmi la pelle dalla testa ai piedi e uscirne fuori. Strofino i piedi
sul pavimento di cemento rovente e sospiro, desiderando di avere qualcuno a cui
CAPITOLO DICIOTTO
sarong con i capelli acconciati in treccine minute. Ci sono anche dei veri
messicani: ragazzi che indossano eleganti camicie bianche, i capelli lisciati
allindietro, mentre le ragazze portano vistosi abiti da festa, corti, che lasciano
fuori gambe lunghe e abbronzate.
Prima beviamo o prima balliamo?
Non ho voglia di ballare. Perci scelgo di bere. Ci mettiamo in fila al bar
affollato. Dietro di noi, un gruppo di persone che parlano francese mi fa
sobbalzare. Ci sono quasi solo americani nel nostro villaggio residenziale, ma
naturalmente in Messico arriva gente da tutto il mondo.
Ecco qui. Melanie mi mette una bibita in mano. servita dentro mezzo
ananas svuotato. La annuso. Sa di lozione abbronzante. dolce, riscalda e brucia
un po la gola quando va gi. Bevi, da brava bambina.
Penso a Miss Foley. Non mi chiamare cos.
Cattiva bambina.
Non sono neppure quello.
Fa una faccia irritata. Bambina e basta.
Beviamo in silenzio, osservando la festa che inizia a scaldarsi. Andiamo a
ballare dice Melanie, trascinandomi verso il cerchio di sabbia che stato
preparato come pista.
Scuoto la testa. Pi tardi, magari.
Sospira di nuovo. Hai intenzione di fare cos tutta la sera?
Cos come? Ripenso allappellativo che mi ha affibbiato quando eravamo
Telemundo.
Oh, va bene. Andiamo allora.
La seguo fino alla montagna di scarpe, dove le ci vogliono secoli per ritrovare
le ciabatte di gomma, e poi cinfiliamo nel taxi che ci sta aspettando. Quando mi
viene in mente di guardare lorologio sul cruscotto gi mezzanotte e venti. Non
credo davvero a quello che ha detto il cantante, a proposito di esprimere un
desiderio a mezzanotte, ma ora che ho perso il momento sento che avrei dovuto
provarci, prima che la finestra della possibilit si chiudesse definitivamente.
Il viaggio di ritorno trascorre in silenzio; solo il tassista canticchia sottovoce
seguendo la radio. Quando arriviamo allingresso del villaggio Melanie gli allunga
alcune banconote e, per un attimo, mi viene unidea.
E se prenotassimo il tipo, tra un paio di giorni, per farci portare da qualche
parte, lontano dai turisti?
Perch mai dovremmo?
Non so. Per vedere cosa succederebbe se provassimo a fare qualcosa di
diverso. Scusi, seor, quanto costerebbe affittare il taxi per una giornata intera?
Lo siento. No hablo ingls.
Melanie mi guarda, alzando gli occhi al cielo. Immagino che dovrai
accontentarti della tua grande avventura.
Dapprima penso che si riferisca alla festa di stasera. Poi capisco che sta
parlando del sito archeologico. Perch sono effettivamente riuscita a portare i
nostri genitori a visitare delle rovine diverse. Siamo andati a Cob, invece che a
Tulum. Proprio come speravo, ci siamo fermati in un piccolo villaggio sulla strada
e, per un momento, mi sono emozionata pensando che finalmente ce lavevo
fatta: ero riuscita a fuggire nel vero Messico. Okay, avevo tutta la famiglia al
traino, ma era un villaggio Maya. Peccato che poi mia madre e Susan siano
impazzite dietro alle collane di perle colorate, che gli abitanti del villaggio siano
venuti a suonare i tamburi per noi e siamo stati tutti invitati a danzare in cerchio,
e infine ci sia stato addirittura una specie di tradizionale rito purificatorio. Ma tutti
registravano video su tutto e, dopo il rito, pap ha donato dieci dollari
mettendoli in un cappello che ci stato visibilmente piazzato davanti al naso, e io
mi sono resa conto che la cosa non era diversa dal solito viaggio organizzato.
Lappartamento nel villaggio silenzioso. I genitori sono gi tutti a letto,
anche se, appena la porta si chiude, la mamma sbuca dalla sua camera. Siete
in anticipo dice.
Ero stanca mente Melanie. Buonanotte. Buon anno nuovo. Sinfila in
camera nostra e la mamma mi d un bacio di augurio e torna nella sua.
Io non sono affatto stanca, perci mi siedo fuori sul balcone e ascolto il rumore
della festa dellhotel che si spegne gradualmente. Allorizzonte si sta preparando
una tempesta di lampi. Cerco nella borsa il mio telefono e, per la prima volta da
mesi, apro la galleria delle foto.
Lui ha un viso cos bello che mi si stringe lo stomaco. Ma sembra irreale, non
una persona che potrebbe mai fare parte delle mie conoscenze. Poi guardo la me
stessa della foto e riconosco a malapena anche lei: non solo perch i capelli
hanno un taglio diverso, ma perch sembro diversa. Quella non sono io. Quella
Lul. Ed sparita, cos come lui.
Tabula rasa. Cos ha detto il cantante di reggae. Forse non sono pi in tempo
per esprimere un desiderio, ma posso cercare lo stesso di cancellare la lavagna,
di superare questa storia.
Mi concedo di guardare la foto di Willem e Lul per un lungo minuto.
Buon anno nuovo gli auguro.
Poi li cancello.
CAPITOLO DICIANNOVE
GENNAIO
Universit
Mentre io sono in Messico, a Boston cadono sessanta centimetri di neve e la
temperatura non supera mai lo zero, perci al mio ritorno, due settimane dopo, il
campus ha laspetto di una deprimente tundra grigia. Arrivo qualche giorno prima
dellinizio delle lezioni, con la scusa di prepararmi per il nuovo semestre. Ma la
verit che non riesco a sopportare di stare a casa, sotto locchio vigile del
secondino, neppure un giorno di pi. Se gi a Cancn stata abbastanza dura, a
casa latmosfera insopportabile senza Melanie a distrarmi. Lei ripartita per
New York il giorno dopo che siamo tornati, prima che avessimo la possibilit di
ripianare la strana discordia che si era creata tra noi.
Il Temibile Trio torna dalle vacanze traboccante di aneddoti e battutine. Hanno
voti di questo semestre, corrispondi alla categoria. Agita una cartella che
evidentemente contiene il mio curriculum scolastico completo. Studenti come
te, in particolare le giovani donne, hanno risultati eccellenti alle superiori. Guarda
i tuoi voti. Eccellenti in tutte le materie. Sia scientifiche sia umanistiche: voti alti
in tutto. Ottimo risultato nellesame di ammissione universitaria. Poi entri qui, che
si suppone sia il motivo per cui ti sei data tanto da fare, no?
Annuisco.
Be, arrivi qui e crolli. Ti stupirebbe sapere quanti dei miei studenti modello
finiscono per mollare. Scuote il capo demoralizzata. Odio quando succede.
Io partecipo alla selezione di quelli che vengono ammessi. Si riflette
negativamente anche su di me, se ci sbattono il muso e mollano.
Come un dottore a cui muore il paziente.
Ottima analogia. Vedi quanto sei sveglia?
Le concedo un mesto sorriso.
Il fatto , Allyson, che luniversit dovrebbe essere
Il periodo migliore della mia vita?
Stavo per dire una cosa che ti nutre. Unavventura. Unesplorazione. Ti
guardo e non mi sembra che tu ne tragga nutrimento. Se esamino il tuo piano di
studi allunga uno sguardo verso lo schermo del computer. Biologia,
chimica, fisica. Cinese. Laboratorio. molto ambizioso per il primo anno.
Sto facendo la propedeutica a medicina spiego. Sono obbligata a fare
quei corsi.
Non commenta. Prende un altro sorso di caff. Poi dice: Sono proprio i corsi
che desideri seguire?
Mi fermo a riflettere. Nessuno me lo ha mai chiesto. Quando abbiamo ricevuto
per posta la brochure dei corsi semplicemente stato dato per scontato che avrei
attaccato tutte le materie di preparazione a medicina. La mamma sapeva gi
esattamente cosa dovevo fare e quando. Io avevo guardato alcuni corsi
facoltativi e commentato che ceramica pareva interessante, ma avrei anche
potuto dire che avevo intenzione di laurearmi in tecniche subacquee di
fabbricazione ceste.
Non so cosa mi piacerebbe fare.
Perch non dai unocchiata e cerchi di modificare un po la situazione? Le
iscrizioni sono ancora in corso e potrei riuscire a favorirti in qualche modo. Si
ferma e allunga la brochure verso di me attraverso la scrivania. Anche se
decidi per la propedeutica a medicina, hai comunque quattro anni per completare
i corsi necessari e ci sono anche un sacco di requisiti di tipo umanistico. Non c
bisogno che concentri tutto nello stesso periodo. Questa non medicina.
E i miei genitori?
Che vuol dire e i miei genitori?
Non posso scontentarli.
Anche se significa scontentare te stessa? Dubito vogliano questo per te.
Le lacrime riprendono a sgorgare. Mi porge un altro fazzoletto di carta.
Capisco che tu voglia compiacere i tuoi genitori e renderli orgogliosi di te.
una motivazione nobile e meritevole. Ma, alla fine della fiera, si tratta del tuo
percorso di studi, Allyson. Deve essere tuo. E te lo devi godere. Sinterrompe,
beve un altro po di caff. E ho come lidea che i tuoi genitori saranno pi felici,
se vedono salire la tua media.
Su questo ha ragione. Annuisco. Volta lo schermo del pc verso di me. Allora,
proviamo a rimescolare un po il piano di studi. Qualche idea di quello che ti
piacerebbe seguire?
Scuoto la testa.
Agguanta la brochure dei corsi e ne sfoglia le pagine. Andiamo. come
avere davanti un buffet di proposte intellettuali. Archeologia. Ballo latinoamericano. Pedagogia. Pittura. Introduzione alla finanza. Giornalismo.
Antropologia. Ceramica.
Che vuol dire modellare la terracotta? la interrompo.
S. Sgrana gli occhi e batte sulla tastiera. Ceramica corso base,
marted alle undici. C posto. Ma va in conflitto con il tuo laboratorio di fisica.
Non potremmo rimandare il laboratorio, e forse anche fisica, per un altro
semestre?
Li tolga. Dirlo meraviglioso, come se lasciassi andare un pallone pieno
di elio e lo guardassi scomparire in cielo.
Vedi? Hai gi capito come funziona dice Gretchen. Che ne pensi di
qualche materia umanistica per bilanciare il tuo piano di studi? Serviranno anche
quelle nel curriculum, per laurearti. Ti interessa di pi storia antica o storia
Il fato. Credo che sia un altro modo per definire un incidente casuale.
A cui non credo pi.
Ma lascio ugualmente che mi iscriva al corso.
CAPITOLO VENTI
Entrare nella classe dove si tiene il corso Shakespeare ad Alta Voce come
mettere piede in una scuola completamente diversa da quella che ho frequentato
negli ultimi quattro mesi. Invece di unenorme sala conferenze, del genere in cui
si sono finora tenuti i miei corsi di materie scientifiche, o di una grande aula come
quella di cinese, questa una classe piccola e intima, tipo quelle in cui
studiavamo alle superiori. Ci saranno forse venticinque banchi sistemati a
semicerchio intorno a un leggio posto al centro. Anche gli studenti seduti nei
banchi hanno unaria diversa. Piercing alle labbra e capelli di colori che non si
trovano in natura su una testa umana. un mare di alienazione ben curata. Il
gruppo artistoide, immagino. Quando entro e cerco un posto per sedermi sono
tutti occupati nessuno si gira a guardarmi.
Mi siedo sul pavimento, accanto alla porta per poter fuggire pi facilmente.
Non sono molto a mio agio a chimica, ma neppure qui mi sento al mio posto.
Quando il professor Glenny entra in aula, con un ritardo di cinque minuti e unaria
da rockstar capelli incolti e brizzolati, vissuti stivali di cuoio e addirittura le
labbra imbronciate di Mick Jagger mi cammina addosso. Nel senso che mi pesta
letteralmente una mano. Per quanto terribili siano state le altre lezioni, nessuno
mi ha mai calpestato. Non un buon auspicio per iniziare e quasi me ne vado sui
due piedi ma, ormai, luscita bloccata da altri studenti che entrano.
Per alzata di mano attacca il professore dopo aver lasciato cadere la sua
tracolla di cuoio consumato ad arte sopra il leggio. Quanti di voi hanno mai
letto unopera di Shakespeare per il puro piacere di farlo? Ha un accento
britannico, ma non da rappresentazione teatrale vista in televisione.
Circa la met delle mani della classe si alzano. Prendo in considerazione la
possibilit di alzare anche la mia, ma una bugia troppo grossa e non ha senso
farsi belli se poi non ho intenzione di restare.
Ottimo. Domanda accessoria: quanti di voi si sono addormentati mentre
cercavano di leggere unopera di Shakespeare da soli?
La classe ammutolisce. Nessuno alza la mano. Il professor Glenny guarda
dritto verso di me e mi chiedo come ha fatto a indovinare, poi per mi rendo
conto che non sta fissando me, ma un ragazzo alle mie spalle, che lunico ad
aver alzato la mano. Come tutti gli altri, mi volto anchio a guardarlo. uno dei
due studenti afroamericani presenti nella stanza, ma lunico a sfoggiare
unenorme aureola di ricci trattenuta da forcine a brillantini e un rossetto color
rosa-gomma-da-masticare sulle labbra. Per il resto, vestito come una di quelle
madri fissate che portano in continuazione i figli a fare sport: tuta e stivali
scamosciati rosa. In quel campo di atteggiamenti eccentrici coltivati con cura, lui
un fiore selvatico, o forse unerbaccia.
Qual lopera che ti ha annoiato al punto da farti dormire? domanda il
professore.
Scelga lei: Amleto. Macbeth. Otello. Ho sonnecchiato sopra il meglio.
La classe ridacchia, come se addormentarsi studiando fosse poco fine.
Il professor Glenny annuisce. Allora perch scusa, come ti chiami?
DAngelo Harrison, ma gli amici mi chiamano Dee.
Allora sar presuntuoso e ti chiamer anchio Dee. Dee, perch hai scelto
questo corso? A meno che tu non sia qui per recuperare un po di sonno.
Di nuovo, la classe ride.
Secondo i miei calcoli, questo corso costa circa cinquemila dollari al
semestre ribatte Dee. Dormire non costa niente.
Provo a fare due conti. Un corso costa cos tanto?
Molto assennato commenta Glenny. Allora, torno a chiederti, perch
segui questo corso, considerati il costo e lesperienza soporifera che hai finora
avuto con Shakespeare?
Be, non sto ancora frequentando il corso. Sono in lista dattesa.
A questo punto, non so pi se sta prendendo tempo o battendosi a duello con
il professore ma, in entrambi i casi, ne sono colpita. Tutti qui sembrano ansiosi di
dare la risposta giusta e invece questo tipo sta rigirandosi il professore come
vuole. E, bisogna dire a suo favore, Glenny pare pi divertito che irritato.
Il punto , Dee, perch provarci, allora?
C una lunga pausa. Si sentono ronzare le luci al neon e un paio di studenti si
schiariscono la gola, come se fossero pronti a rispondere alla domanda. Poi Dee
dice: Perch il film Romeo+Giulietta mi fa piangere pi di qualsiasi altra cosa
al mondo. Ogni accidente di volta che lo guardo.
La classe scoppia di nuovo a ridere. E non una risata gentile. Il professor
Glenny torna verso il leggio e tira fuori dalla tracolla un foglio e una penna. una
lista. La scruta minacciosamente e poi traccia un segno su un nome e io mi
chiedo se Dee stato appena sbattuto fuori dalla lista dattesa. In che razza di
corso mi ha messo Gretchen Price? Shakespeare per Gladiatori?
Poi Glenny si volta verso una ragazza che ha degli strani boccoloni rosa e tiene
il naso ficcato in una copia dellopera omnia di Shakespeare, una tipa che
probabilmente non si mai degnata di guardare la versione di Romeo+Giulietta
con Leo DiCaprio e Claire Danes e neppure addormentata leggendo Macbeth.
Pare meditare un attimo su di lei. La ragazza alza gli occhi e sorride imbarazzata,
tipo Oh, mi ha beccato a leggere mentre parlava. Lui le rivolge un sorriso da
mille watt. Poi le chiude di scatto il libro. un libro grosso. Fa un sacco di rumore.
Il professor Glenny torna al leggio. Shakespeare un personaggio
misterioso. Si scritto molto su questuomo, di cui in verit sappiamo pochissimo.
A volte penso che solo Ges Cristo abbia scatenato altrettanti fiumi dinchiostro
dal risultato cos infruttuoso. Perci, mi rifiuto di affibbiare alluomo una
nella stessa situazione. Allyson, tu non sei pi in lista dattesa. Come vedete, qui
la partecipazione premiata.
C un po di trambusto mentre si formano le coppie. Mi guardo intorno.
Accanto a me c una ragazza con unaria normale e gli occhiali con la montatura
allungata. Potrei chiedere a lei.
Oppure potrei alzarmi e andarmene. Anche se non sono pi in lista dattesa,
potrei mollare il corso e lasciare il posto a qualcun altro.
Non faccio nessuna delle due cose. Mi allontano dalla ragazza con gli occhiali e
guardo alle mie spalle. Quel tipo, Dee, seduto l come il ragazzino solitario e
poco atletico che resta sempre fuori quando, alle elementari, si scelgono le
squadre per giocare a palla. Ha unespressione divertita, come se sapesse gi che
nessuno andr da lui e volesse risparmiare a tutti il disturbo di farlo. Cos, quando
gli chiedo se vuole fare coppia con me, la sua aria furbetta scompare per un
attimo e sembra sinceramente sorpreso.
Incidentalmente, il mio carnet di ballo non molto gremito al momento.
Equivale a un s?
Annuisce.
Bene. Devo porre una condizione, per. In effetti, si tratta pi di un favore.
Anzi, di due favori.
Per un attimo aggrotta le sopracciglia rasate, poi le inarca al punto che
spariscono dietro la sua aureola di ricci.
Non voglio leggere La dodicesima notte ad alta voce. Se vuoi, puoi fare tu
tutte le parti e io ti ascolter e poi ti legger una delle altre commedie. Oppure
possiamo affittare una versione cinematografica e leggerci sopra. Ma non la
voglio declamare a voce alta. Neppure una parola.
Come te la caverai in classe?
Trover un sistema.
Coshai contro La dodicesima notte?
Questa laltra condizione: non ne voglio parlare.
Sospira, come se ci stesse meditando su. Sei una fregatura o una diva? Con
le dive me la posso cavare, ma non ho tempo da perdere con le fregature.
Non credo di essere nessuna delle due. Dee fa una faccia scettica.
Sar solo per quella commedia, lo giuro. E sono sicura che ne esiste una versione
in DVD.
Mi fissa per un minuto, come se stesse cercando di analizzare ai raggi X la mia
vera natura. Poi deve decidere che sono a posto, o forse capisce di non avere
unaltra opzione: alza gli occhi al cielo e sospira rumorosamente. A dire il vero,
esistono diverse versioni della Dodicesima notte. Di colpo la sua voce e il suo
accento sono completamente cambiati. Addirittura lespressione del viso quella
di un professore. C una versione cinematografica con Helena Bonham Carter
che meravigliosa. Ma se proprio dobbiamo barare, dovremmo almeno affittare
una versione teatrale.
Lo fisso per un attimo, stupefatta. Lui ricambia lo sguardo, poi le sue labbra
sincrespano in un lieve sorriso. E capisco che quello che ho detto poco fa
CAPITOLO VENTUNO
FEBBRAIO
Universit
Per le prime settimane del corso Dee e io cerchiamo di incontrarci in biblioteca,
ma gli altri ci guardano male, specialmente quando lui comincia a tirar fuori le
sue voci diverse. E ne tira fuori un sacco, di voci: un solenne accento britannico
quando impersona Enrico, una strana cadenza irlandese il suo tentativo di
imitare il gallese, suppongo quando Fluellen, oltre a esagerati birignao alla
francese quando interpreta personaggi che vengono dalla Francia. Io non mi
preoccupo di sperimentare accenti: gi tanto se non sbaglio le parole.
Dopo lennesima volta che ci zittiscono in biblioteca ci spostiamo nei locali del
comitato studentesco, ma Dee non riesce a sentirmi perch c troppo casino. Lui
cos bravo a proiettare la voce che si direbbe che studi recitazione. Invece
credo stia facendo storia o scienze politiche. Non che me labbia detto; non
parliamo di nulla, al di fuori dalle letture. Per ho sbirciato i suoi libri, e sono tutti
tomi che riguardano la storia del movimento dei lavoratori o trattati sulle
strutture di governo.
Cos, prima di iniziare a leggere la seconda commedia, Il racconto dinverno,
suggerisco di trasferirci nel mio dormitorio dove, in genere, nel pomeriggio non
c nessuno. Dee mi fissa a lungo e poi dice che va bene. Gli dico di venire alle
quattro.
Il pomeriggio dispongo in un piatto i biscotti che la nonna continua a
mandarmi e preparo il t. Non so cosa si aspetti lui, ma questa la prima volta
che intrattengo ospiti nella mia stanza, anche se non so se questo si pu definire
intrattenere e se Dee si pu definire un ospite.
Quando vede i biscotti, per, mi rivolge un buffo sorrisetto. Poi si toglie la
giacca e lappende nellarmadio, anche se la mia buttata su una sedia. Si sfila
gli stivali. Esamina la stanza.
Hai un orologio? domanda. Il mio cellulare morto.
Mi alzo e gli mostro la scatola piena di orologi, che ho rimesso dentro
larmadio. Scegli quello che vuoi.
Ci mette un po a scegliere, ma alla fine ne tira fuori uno anni 40, art dco, in
mogano. Gli faccio vedere come caricarlo. Mi chiede come impostare la sveglia.
Glielo mostro. La punta alle cinque e cinquanta, spiegando che deve essere al
lavoro alle sei. In genere le letture non portano via pi di mezzora, perci non
sono sicura del perch metta la sveglia. Per non dico nulla. N di quello n del
suo lavoro, anche se sono curiosa.
Si sistema sulla sedia del mio scrittoio. Io mi siedo sul letto. Prende una
provetta piena di moscerini della frutta dal tavolo e la esamina con aria divertita.
Sono drosofile spiego. Le sto allevando per una lezione.
Scuote la testa. Se ti finiscono puoi venire a prenderne altre nella cucina di
mia mamma.
Vorrei chiedergli dove si trova quella cucina. Da dove viene. Ma sembra
riservato a proposito di questi dettagli. O forse colpa mia. Forse farsi degli amici
richiede una competenza specifica e io a quella lezione non cero. Okay, ora di
iniziare. Ci vediamo dopo, drusofille dice ai moschini. Non lo correggo.
Leggiamo una bella scena allinizio del Racconto dinverno, in cui Leonte va su
tutte le furie e crede che Ermione lo tradisca. Quando arriviamo alla fine, Dee
raduna i libri e io penso che stia per andarsene, invece tira fuori un testo di un
tipo che si chiama Marcuse. Mi lancia uno sguardo fugace.
Faccio un altro po di t dico.
Studiamo insieme, in silenzio. piacevole. Alle cinque e cinquanta suona la
sveglia e Dee si prepara per andare al lavoro.
Mercoled? dice.
Sicuro.
Due giorni dopo ripercorriamo la stessa routine: biscotti, t, saluto alle
drusofille, Shakespeare ad alta voce e studio in silenzio. Non parliamo. Studiamo
solo. Venerd, Kali entra nella stanza. la prima volta che vede Dee, o che vede
qualcuno in camera con me, e lo esamina per un bel po. Li presento.
Ciao, Dee. Piacere di conoscerti dice lei con voce stranamente seduttrice.
Oh, il piacere tutto mio risponde lui, con un tono esageratamente
brillante.
Kali lo guarda e poi sorride. Si avvicina al suo armadio e tira fuori un cappotto
di cammello e un paio di stivali scamosciati color tabacco. Dee, posso chiederti
una cosa? Che ne dici di questi stivali con questo cappotto? Troppo simili?
Guardo Dee. Indossa una felpa blu e una maglietta con una scritta di brillantini
che dice Io credo. Non capisco proprio come Kali possa ritenerlo un esperto di
moda.
Ma lui reagisce subito. Oh, cara, gli stivali vanno benissimo. Forse dovr
fregarteli.
Lo fisso, stupefatta. Cio, ho immaginato che Dee fosse gay, ma non lho mai
sentito parlare come una checca prima dora.
No, no, non te li freghi risponde Kali, e il suo strano modo di sottolineare
le parole prende una sfumatura da californiana ricca. Mi sono costati almeno
quattrocento dollari. Li puoi prendere in prestito.
Oh, sei un angelo, cara. Ma tu hai dei piedini da Cenerentola e il vecchio
Dee come una di quelle brutte sorellastre.
Lei ride e continuano cos per un po, a discutere di moda. Ci rimango quasi
male. Non mi ero mai accorta che Dee fosse tanto interessato a quel tipo di cose.
Kali lo ha capito subito. come se avesse una sorta di radar, che ti indica come
scegliere argomenti che interessano le altre persone per farci amicizia. A me la
moda non interessa affatto ma, quel pomeriggio, quando suona la sveglia e Dee
si prepara per andarsene gli mostro lultima gonna che mi ha spedito mia madre
e gli chiedo se pensa che sia troppo da brava bambina. Le getta a malapena uno
sguardo. okay.
Da l in avanti, Kali comincia a farsi vedere pi spesso; lei e Dee paiono un
programma televisivo sulla moda, e lui tira sempre fuori quella voce e quel modo
di parlare. La liquido come una cosa legata, appunto, alla moda. Qualche giorno
dopo, per, stiamo per uscire quando arriva Kendra. Li presento. Kendra squadra
Dee, come fa con tutti, e sfodera il suo sorriso da hostess, chiedendogli da dove
proviene.
New York risponde lui. Prendo nota. Lo conosco da quasi tre settimane e
solo ora vengo a sapere i dettagli basilari.
Dove, New York?
In citt.
Dove?
Bronx.
Il sorriso da hostess svanito, rimpiazzato da una linea sottile che pare
tracciata con la matita.
Oh, vuoi dire il South Bronx? Be, deve essere bello vivere l.
Adesso Dee che squadra Kendra da capo a piedi. Si guardano come cani e mi
chiedo se perch sono entrambi di colore. Poi, lui cambia tipo di voce rispetto a
quello che usa con Kali o con me. Tu vieni dal South Bronx?
Lei arretra un po. No! Vengo da Washington.
Vuoi dire dove c tutto quello schifo di piogge?
Quello schifo di piogge?
No. Non lo Stato di Washington. Washington la citt.
Ah. Ho dei cugini a Washington. Gi ad Anacostia. Cavolo, quelli s che sono
quartieri popolari di merda. Anche peggio di quelli in cui sono cresciuto io. Nella
loro scuola si sparano praticamente ogni settimana.
Kendra ha unaria inorridita. Non ci sono mai stata, ad Anacostia. Io vivo a
Georgetown. E sono andata a scuola alla Sidwell Friends, dove vanno le figlie di
Obama.
Io sono andato alla South Bronx High. La scuola pi orrenda di tutti gli Stati
Uniti. Lhai mai sentita nominare?
No, temo proprio di no. Kendra mi lancia una rapida occhiata. Be,
devo andare. Ho un appuntamento con Jeb, tra poco. Jeb il suo nuovo
ragazzo.
Ci becchiamo dopo, bella le grida dietro Dee, mentre Kendra sparisce
nella sua stanza. Poi prende il suo zaino per andarsene, piegato in due dal ridere.
Decido di accompagnarlo fino al locale dove lavora e forse cenare l, giusto per
cambiare un po. Mangiare da soli deprimente, ma lo stomaco di una ragazza
pu reggere solo una certa quantit di burrito riscaldati al microonde. Quando
arriviamo in strada gli chiedo se ha davvero fatto le superiori nel South Bronx.
Apre bocca e ha di nuovo il tono del solito Dee. O, meglio, del Dee che
conosco io. Non so neppure se esistono le scuole superiori nel South Bronx. Io
ho frequentato una scuola privata sovvenzionata dallo Stato. Poi ho avuto
qualche problema nella preparazione allammissione con borsa di studio a una
scuola che ancora pi costosa della Sidwell Friends. Alla faccia tua, Miss Thang.
Perch non le hai semplicemente detto che scuola hai frequentato?
Mi guarda e poi, tornando a usare la voce che ha usato con Kendra, risponde:
Se queste brave ragazze mi vogliono vedere come feccia uscita dal ghetto si
blocca e assume il suo tono sfacciato e cantilenante o come una checca scema
poi tira fuori il basso profondo con cui legge Shakespeare non sar mia cura
disilluderle.
Quando arriviamo al ristorante mi sento come se dovessi dirgli qualcosa. Ma
non so bene cosa. Alla fine gli chiedo solo se la prossima volta preferisce i biscotti
con le gocce di cioccolato o quelli al burro. La nonna me li ha spediti entrambi.
Li porto io i biscotti. Mia madre me ne ha mandato un po alla melassa e
spezie, fatti in casa.
Che carina.
Non c niente di carino. Ha gettato il guanto della sfida. Non ha intenzione
di lasciarsi battere da una nonna qualsiasi.
Rido. Esce un suono strano, come quello di unautomobile rimessa in moto
dopo che stata per un bel po di tempo ferma in garage. Non lo diremo a mia
procedimento per farsene uno. sciocco, lo so. Lho visto fare dagli altri. Per loro
sembra cos facile: ci si diverte insieme, ci si confida, si condivide la propria
storia. Ma come devo fare, se lunica storia che vorrei davvero raccontare quella
che dovrei cancellare dalla mia vita? In pi, lultima volta che ho aperto il mio
cuore a qualcuno be, proprio il motivo per cui ora ho bisogno di cancellare
ogni cosa. Sembra pi rassicurante lasciare tutto com adesso: cordiale,
amichevole, piacevole e semplice.
Alla fine di febbraio i miei genitori vengono per il weekend del compleanno di
Washington, detto anche Giorno dei Presidenti. la prima volta che tornano, dal
weekend delle visite, e dato che ho imparato la lezione faccio sforzi elaborati per
corrispondere allimmagine di me che si aspettano. Tiro fuori gli orologi.
Sottolineo con levidenziatore le pagine intonse del libro di chimica e copio gli
appunti di laboratorio dei miei ex compagni. Organizzo un sacco di escursioni a
Boston per tenerci alla larga dal campus, lontani da indizi incriminanti e dal
Temibile Trio (che ormai diventato il Dinamico Duo perch Kendra sta sempre
insieme al suo ragazzo). E dico a Dee, con cui ora ogni tanto studio anche
durante il fine settimana, che non ci sar e che venerd e luned non ci possiamo
vedere.
Mi lasci per Drew? Dopo di lui, Drew quello che, al corso, legge meglio.
No, certo che no lo rassicuro, con voce tesa e agitata. solo che
venerd c unescursione con la classe di ceramica. Non del tutto falso. La
classe di ceramica organizza delle escursioni in campagna, di tanto in tanto.
che sta facendo lezioni di ceramica e che il corso di questanno fa esperimenti con
diversi tipi di smaltatura e cottura e, nello specifico, questi pezzi sono stati cotti
in un forno costruito con la terra e acceso con letame di vacca.
Letame di vacca? chiede la mamma. Intendi le feci?
Lui annuisce. S. Siamo andati dagli allevatori locali e abbiamo chiesto se
potevamo raccogliere il letame delle loro vacche. Non ha un odore cos tremendo,
in realt. Sono vacche che mangiano solo erba.
Di colpo mi rendo conto che Dee sta usando unaltra voce ma, questa volta, la
persona che sta interpretando sono io. Gli ho raccontato tutto del letame di
vacca, dellodore di terra, del fatto di andarlo a raccogliere nelle fattorie anche
se, in quel momento, aveva riso come un matto pensando a noi: a questi ragazzi
ricchi che frequentano una scuola da quarantamila dollari allanno e pagano un
corso in cui gironzolano per fattorie a raccogliere la cacca delle mucche.
Suppongo di avergli raccontato pi cose di quante mi sia resa conto. E lui mi ha
ascoltato. Ha prestato attenzione e assorbito un pezzetto di me. E adesso lo sta
usando per salvarmi la pelle.
Feci bovine. Affascinante gli dice mia madre.
Il giorno dopo i miei se ne vanno e, mercoled, al corso di Shakespeare
cominciamo a leggere La dodicesima notte. Dee ha trovato alla videoteca due
versioni che possiamo guardare. Dice che, visto che non facciamo i compiti a
casa, come punizione dobbiamo almeno guardarne pi di una. Mentre accendo il
partenza?
Mi dispiace di averti mentito. Ma, te lo giuro, non una cosa che riguarda
te. Non so dirti quanto apprezzo quello che hai fatto.
Non c di che.
No, dico sul serio. Sei stato fantastico. Ai miei genitori sei piaciuto
tantissimo. E sei stato cos perfetto, su tutto. Non hanno sospettato nulla.
Estrae il lucidalabbra dalla tasca e, con una precisione maniacale, lo applica
prima al labbro superiore e poi a quello inferiore. Poi li unisce con uno schiocco
sonoro, a mo di rimprovero. Che sospetti e sospetti? Non so niente di nessuno,
io. Io voglio solo collaborare.
Mi preme chiarire la faccenda. Voglio che sappia che ci tengo alla sua amicizia.
Che non mi vergogno di lui. Che con me al sicuro. Sai comincio non devi
fare cos con me. Quella cosa delle voci Puoi essere te stesso.
La mia intenzione fargli un complimento, cos che sappia che lo apprezzo per
quello che . Ma lui non la prende in quel modo. Stringe le labbra e scuote la
testa. Io sono cos, baby. Sono tutte me stesso. E sono tutte mie, tutte quante.
So chi sto facendo finta di essere e so chi sono veramente. Mi rivolge uno
sguardo raggelante. E tu?
Ho provato a nascondergli tutto, ma Dee, lintelligente e acuto Dee, ha capito
lo stesso. Ha intuito la farsa. Sa bene quanto sono finta e ipocrita. Mi vergogno
cos tanto che non so pi cosa dire. Dopo un po, infila il DVD della Dodicesima
notte dentro il computer. Lo guardiamo in silenzio, niente voci, niente commenti,
niente risate: solo quattro pupille che fissano lo schermo. Ed cos che capisco
che tra me e Dee finita.
E ci sto cos male che mi dimentico di stare male per Willem.
CAPITOLO VENTIDUE
MARZO
Universit
Linverno si trascina, malgrado le tradizionali previsioni del giorno della
marmotta. Dee smette di venire da me nel pomeriggio; il motivo apparente che
non leggiamo La dodicesima notte ad alta voce ma, in realt, so che non per
quello. I biscotti della nonna si accumulano. Prendo un brutto raffreddore da cui
non riesco a liberarmi, anche se ha leffetto positivo di esonerarmi dal dover
leggere brani della Dodicesima notte in classe. Il professor Glenny, anche lui
raffreddato, mi d una scatola di una roba che si chiama Lemsip e mi dice di
rimettermi in forma cos potr fare un doppio turno interpretando la Rosalinda di
Come vi piace, una delle sue commedie preferite.
Finiamo La dodicesima notte. Pensavo che avrei provato un certo sollievo,
come se avessi scansato una pallottola. Ma non cos. Anche se non ho dovuto
leggere la commedia, senza Dee nella mia vita mi sento come se la pallottola mi
avesse presa in pieno. Tabula rasa era la mossa giusta. Iscrivermi a questo corso
stata una mossa sbagliata. Ora devo tenere duro. Mi ci sto abituando.
Passiamo a Come vi piace. Nel suo discorso introduttivo il professor Glenny
parla a lungo del fatto che questa una delle commedie pi romantiche del
Bardo e quella pi sensuale, cosa che fa trasecolare tutte le fan della prima fila.
Prendo distrattamente appunti mentre ci racconta a grandi linee la trama: la
figlia di un duca deposto, di nome Rosalinda, e un gentiluomo chiamato Orlando
sincontrano e sinnamorano a prima vista. Poi, per, lo zio di Rosalinda la sbatte
fuori di casa e lei fugge con sua cugina Celia nella Foresta di Arden. L, Rosalinda
assume lidentit di un ragazzo che si chiama Ganimede. Orlando, che a sua
volta fuggito ad Arden, incontra Ganimede e i due diventano amici. Rosalinda
sfrutta il suo travestimento e lamicizia che si instaurata per mettere alla prova
lamore che Orlando dichiara di provare per lei. Nel frattempo, altri personaggi
mutano didentit e sinnamorano. Come sempre il professor Glenny ci consiglia di
prestare particolare attenzione ad alcuni temi e passaggi, nello specifico a quanto
pi ardita e coraggiosa diventi Rosalinda quando Ganimede e a come la cosa
faccia cambiare sia lei sia il corteggiamento da parte di Orlando. Il tutto ricorda
un po una sit-com e devo impegnarmi per non perdere il filo della storia.
Dee e io ricominciamo a leggere insieme, ma ora lo facciamo nei locali del
comitato studentesco e, appena finiamo il brano assegnato, lui prende la sua
roba e se ne va. Ha smesso di fare tutte quelle voci e caratterizzazioni, cosa che
mi fa capire quanto aiutavano a interpretare il testo perch, adesso che tutti e
due leggiamo con voce monotona, le parole restano l, a galleggiare sopra la mia
testa come se fossero in una lingua straniera. La faccenda diventata cos noiosa
che potremmo anche leggere ognuno per conto suo. La sola occasione in cui Dee
tira fuori le sue voci, ormai, quando si deve rivolgere a me. Me ne arriva una
diversa, anche due o tre, ogni giorno. Il messaggio chiaro: sono scesa di rango.
Vorrei tornare indietro. Raddrizzare le cose. Ma non so come. Sembra che io
non sappia aprirmi agli altri senza farmi sbattere la porta in faccia. Perci, non
faccio nulla.
Oggi leggeremo una delle mie scene preferite di Come vi piace: linizio del
quarto atto dice il professor Glenny in una gelida giornata di marzo che fa
pensare che ci stiamo avvicinando allinverno piuttosto che uscirne. Orlando e
Ganimede/Rosalinda sincontrano di nuovo nella Foresta di Arden e lattrazione
che c tra loro raggiunge il livello di guardia. Visto che Orlando crede di parlare
con Ganimede, che maschio, la situazione intrigante e divertente. Ma anche
Rosalinda ne confusa e patisce un delizioso struggimento, scissa com tra due
identit, maschile e femminile, e due aspirazioni: quella di proteggersi e rimanere
pari a Orlando e il dolce desiderio di sottomettersi semplicemente a lui.
Dalle prime file della classe le fan sembrano sospirare allunisono. Se Dee e io
fossimo ancora amici, sarebbe il genere di situazione che ci farebbe scambiare
chiunque altro; era una cosa carina, ma sembrava lavesse presa da un libro. O
forse mi era sembrato cos perch cominciavo a sospettare che stesse con me
solo perch Melanie si era messa con il suo migliore amico. Avevo cominciato a
piangere, e lui aveva pensato che piangessi di gioia, peggiorando la situazione.
Eppure, ero rimasta con lui.
Sono stata vuota per tanto tempo. Da molto prima che Willem entrasse nella
mia vita per poi uscirne cos allimprovviso.
Non so da quanto tempo sono l quando sento il cigolio della porta dei bagni.
Vedo gli stivali rosa di Dee apparire fuori dal cubicolo.
Sei l? domanda a bassa voce.
No.
Posso entrare?
Apro il chiavistello. Ed ecco Dee, con in mano tutta la mia roba.
Mi dispiace gli dico.
Ti dispiace? Sei stata stupenda. Si sono alzati tutti ad applaudire.
Mi dispiace di non averti detto che venivano i miei. Mi dispiace di averti
mentito. E di aver mandato tutto al diavolo. Non sono capace di tenere un amico.
Non sono capace di fare niente.
Sei capace di interpretare Rosalinda dice.
Perch a fingere sono unesperta. Mi asciugo una lacrima con le dita.
Sono cos brava che non mi rendo neppure conto di farlo.
Oh, tesoro! Ma non hai imparato nulla da queste commedie? Non c una
composizione a tema.
Oh, sta zitta. Lo sai benissimo dove voglio andare a parare.
Ed vero. Forse non lo avevo pensato nel caso di Romeo e Giulietta ma,
riguardo a me e Willem, anchio avevo per un attimo esplorato la via del: E se
invece Sul treno, tornando in Gran Bretagna, e sullaereo che mi portava a
casa, lo avevo pensato: E se gli fosse accaduto qualcosa? In entrambi i casi
avevo espresso i miei dubbi ad alta voce, prima a Miss Foley e poi a Melanie, ed
ero stata ricondotta alla ragione. Willem non era Romeo. Era un Romeo. E io
proprio non sono Giulietta. Lo dico a Dee. Gli elenco tutti gli esempi che mi hanno
convinto che per lui era solo un gioco, a partire dal fatto che aveva avvicinato
una ragazza qualsiasi su un treno e, unora dopo, laveva gi invitata a
trascorrere un giorno a Parigi.
Le persone normali non fanno cose del genere commento.
Cosa vuol dire normali? E poi, forse non eri una qualsiasi. Forse anche per
lui significavi qualcosa.
Ma non ha conosciuto me. Ero una persona diversa quel giorno. Ero Lul.
Era lei che gli piaceva. E poi, facciamo finta che qualcosa sia successo davvero,
che non mi abbia semplicemente mollato. Io so solo il suo nome di battesimo. E
lui di me non sa neppure quello. Vive in un altro continente. irrimediabilmente
perduto. In una situazione cos, come fai a ritrovare una persona?
Dee mi guarda, come se la risposta fosse ovvia: La cerchi.
CAPITOLO VENTITR
NOME:
Willem
NAZIONALIT :
ET :
olandese
Cresciuto ad AMSTERDAM
GENITORI:
ALTEZZA :
PESO :
75 kg
Questa la lista completa dei dati anagrafici e biografici basilari che posseggo su
Willem. Riempie a malapena un terzo di un foglio del mio trascurato blocco per
gli appunti di laboratorio. Quando finisco di compilarla come se la lista stessa
giorno, inclusi panico e gelosia, ma soprattutto della sensazione che il mondo non
offrisse altro che possibilit.
Riempio tre pagine. Nulla di quello che sto scrivendo mi aiuter a trovare lui.
Ma scrivere mi fa sentire bene. No, non semplicemente bene. Mi fa sentire
appagata: a posto, in qualche maniera. una sensazione che non provo da
molto, molto tempo ed pi che altro questo che mi convince a tentare di
rintracciarlo.
La cosa pi concreta della mia lista Guerrilla Will, perci parto da l. Hanno
uno scarno sito web, che mi scatena molte emozioni finch non mi rendo conto
che non per niente aggiornato. Pubblicizza spettacoli che risalgono a due estati
fa. Per c un contatto con un indirizzo e-mail. Mi dedico per ore a comporre
dieci messaggi diversi e alla fine li cancello tutti in favore di uno molto semplice:
Salve,
sto cercando di rintracciare un olandese di ventanni di nome Willem che recitava con voi nella
produzione della Dodicesima notte da voi messa in scena lestate scorsa. Lho conosciuto a
Stratford-upon-Avon, e siamo andati insieme a Parigi. Se qualcuno di voi sa dove si trova adesso,
gli pu per favore dire che Lul, che si chiama anche Allyson Healey, vorrebbe che si mettesse in
contatto con lei? molto importante.
Poi ci scambiamo uno sguardo, come se avessimo avuto la stessa idea. Dopo
la lezione ci avviciniamo al leggio circondato dalle solite fan che fanno le
smorfiose.
Bene, Rosalinda, sei qui per comprare il biglietto per Come vi piace?
Arrossisco. Lho gi comprato. Sto cercando di mettermi in contatto con
qualcuno che ho perso di vista. Non ho molti indizi, ma uno si riferisce a una
compagnia che recita Shakespeare e che ho visto lanno scorso a Stratford-uponAvon. Hanno un sito Internet, ma la mia e-mail tornata indietro. Eppure, la
rappresentazione lho vista meno di un anno fa
A Stratford-upon-Avon?
S. Ma non in un teatro. Era una specie di gruppo sperimentale. Si chiamava
Guerrilla Will. Hanno recitato sul bacino del canale. Erano molto bravi. Ho
disertato la produzione di Amleto della Royal Shakespeare Company per vederli
recitare La dodicesima notte.
Al professor Glenny la cosa piace. Capisco. E hai perduto il tuo Sebastiano,
vero? Arrossisco sorpresa, ma poi mi rendo conto che si riferisce solo alla
commedia. Ho un vecchio amico allufficio informazioni turistiche, laggi.
Guerrilla Will, hai detto?
Annuisco.
Vedr cosa riesco a scoprire.
La settimana dopo, subito prima della pausa estiva, Glenny mi consegna un
indirizzo: Ecco quello che ha trovato il mio amico. Proviene da un rapporto
della polizia. A quanto pare i tuoi amici di Guerrilla Will hanno labitudine di
recitare senza permessi, e questo indirizzo registrato in un vecchio stato di
fermo. Non so quanto sia aggiornato. Lo guardo. di una citt inglese che si
chiama Leeds.
Grazie dico.
Di nulla. Fammi sapere come va a finire.
Quella sera stampo la copia delle-mail che ho mandato al Guerrilla Will, poi
per cambio idea e scrivo una lettera a mano, indirizzata a Willem.
Caro Willem,
sono ormai nove mesi che cerco di dimenticare te e il nostro giorno a Parigi ma, come vedi,
non ho ottenuto grandi risultati. Credo che, pi di ogni altra cosa, mi piacerebbe sapere se te ne
sei semplicemente andato. Se lo hai fatto, non importa. Voglio dire, importa ma, sapendo la
verit, sono in grado di superare la cosa. Se invece non te ne sei andato per tua volont, non so
cosa dire. Salvo che mi dispiace di averlo fatto io.
Non so quale sar la tua reazione quando riceverai questa lettera, come se un fantasma
sbucasse dal passato. Per, comunque sia, mi auguro che tu stia bene.
Mi firmo Lul e Allyson e includo tutti i miei vari contatti e indirizzi. La metto in
una busta e ci scrivo Per Willem, presso Guerrila Will. La sera prima di partire per
le vacanze di primavera la spedisco.
Trascorro una noiosa pausa a casa. Le vacanze di Melanie non coincidono con le
mie; da una parte mi manca, ma dallaltra mi sento sollevata di non doverla
incontrare. Mi chiudo nella mia stanza, piazzo i vecchi libri di scienze intorno al
computer e passo il tempo a fare ricerche su Facebook, Twitter e tutti i possibili e
immaginabili social network. A quanto pare, per, avere solo un nome di
battesimo un problema, soprattutto perch Willem un nome molto comune in
Olanda. Scorro ugualmente centinaia di pagine esaminando le foto di vari Willem,
ma nessuno lui.
Creo una pagina Facebook come Lul, con foto di Louise Brooks e mie. Cambio
lo stato ogni giorno, scrivendo frasi che solo lui potrebbe capire: Credi negli
incidenti casuali? La Nutella cioccolato? Innamorarsi la stessa cosa di amare?
Mi arrivano richieste di amicizia da fanatici della New Age. Mi arrivano proposte
da pervertiti. Un club di fanatici della Nutella si mette in contatto con me dal
Minnesota (va a sapere!). Da lui, niente.
Provo a cercare i suoi genitori. Faccio ricerche incrociate dei nomi Willem,
Bram, Yael, e poi solo di Bram e Yael. Senza un cognome, per, non ottengo
nulla. Cerco una Yael in tutti i siti di naturopati olandesi che riesco a scovare, ma
non esce niente. Provo a scrivere su Google il nome Yael e scopro che ebraico.
Sua madre ebrea? Israeliana? Perch non mi venuto in mente di chiedergli
queste cose quando ne avevo la possibilit? Eppure lo so il perch. Perch
quando ero con lui mi sembrava di conoscerlo da sempre.
CAPITOLO VENTIQUATTRO
Perspicace, il ragazzo.
Va su Google Maps e scrive qualcosa nella casella della ricerca. Sullo schermo
compare un grappolo di bandierine rosse. Ecco.
Cosa?
Questi sono i locali notturni nei pressi della Gare du Nord. Chiamali.
Presumibilmente Cline lavora in uno di questi. Se trovi lei, trovi lui.
Gi, magari nello stesso letto.
Allyson, hai appena detto che bisogna accettare quello che si ha davanti.
Lo so. Ma Cline non la voglio vedere mai pi.
Vuoi davvero trovarlo? mi chiede Dee.
Non so. Pi che altro credo di voler scoprire cos successo.
Ragione di pi per chiamare questa Cline.
Perci dovrei telefonare a tutti questi locali e chiedere di lei? Ti dimentichi
che non parlo francese.
Sar poi cos difficile? Si ferma e atteggia le labbra a un piccolo broncio,
assumendo unaria tutta sussiegosa. Bon lacroix monsieur, oui, tres, chic chic
croissant la franaise poi fa un ghigno. Visto? Facilissi-missi-missimo.
francese anche questo?
No, latino. E puoi chiedere anche di quellaltro tipo, lafricano.
Il Gigante. Con lui non mi dispiacerebbe parlarci ma, naturalmente, non so
nemmeno come si chiama.
Fallo tu. Sei pi bravo di me in queste cose.
fratello: non ci saranno tanti baristi senegalesi in giro, no? E se trovi il barista
puoi domandargli se ha un fratello a Rochester.
Roch Estair la correggo. Che come lo pronunciava lui.
Capisco il perch: suona molto pi elegante. Ecco. mi porge un foglio di
carta. Je voudrais parler Cline ou au barman qui vient du Sngal, sil vous
plat. Ha scritto sia la versione in francese che la trascrizione fonetica. Questo
il modo di chiederlo in francese. Se vuoi che ti aiuti a fare le telefonate
dimmelo. Gli amici le fanno queste cose.
Je voudrais parler Cline ou au barman qui vient du Sngal, sil vous plat.
Una settimana dopo ho ripetuto la frase cos tante volte prima per fare pratica,
poi in una serie di telefonate sempre pi deprimenti che giuro di recitarla anche
nel sonno. Faccio ventitr telefonate. Dico: Je voudrais parler Cline ou au
barman qui vient du Sngal, sil vous plat. E poi succede sempre una di queste
tre cose. Uno: mi attaccano il telefono in faccia. Due: mi dicono qualche genere
di non e mi attaccano il telefono in faccia. In questo caso li cancello dalla lista
come no definitivi. Ma il tre quando la gente si lancia a velocit supersonica in
un francese a cui non sono in grado di rispondere. Cline? Barman? Sngal?
ripeto nella cornetta, e le parole affondano come zattere difettose. Non ho idea di
cosa mi stia dicendo quella gente. Forse dicono che Cline e il Gigante sono
andati a pranzo e torneranno tra poco. O forse mi informano che Cline c, ma
gi di sotto a fare sesso con un olandese molto alto.
Accetto lofferta di aiuto di Kali e a volte lei riesce a indovinare che non c
scampa alla prigione e fugge in esilio con il figlio del marito assassinato. Finisce
per essere venduta e diventare una prostituta. Alla fine viene assassinata, la
vigilia di Natale, niente meno che da Jack lo Squartatore. Guardiamo il film come
se assistessimo al deragliare di un treno visto al rallentatore.
Quando finito, Dee tira fuori il secondo: Diario di una donna perduta.
Questa una commedia scherza.
Non tremendo quanto il primo. Lul, anche se qui non si chiama cos, non
muore. Per viene sedotta, ha un bambino illegittimo che le viene tolto, finisce
svergognata e spedita in un orribile riformatorio. Anche lei sguazza nella
prostituzione.
Sono quasi le due del mattino quando riaccendiamo la luce. Ci guardiamo lun
laltro con gli occhi arrossati.
Allora? chiede Jenn.
Ha dei vestiti stupendi commenta Kali.
I vestiti erano davvero straordinari, ma non ci hanno illuminato su nulla.
Dee si rivolge a me. Qualche indizio?
Mi guardo intorno. Non ne ho cavato niente. Ed davvero cos. Per tutto
questo tempo ho pensato di assomigliare a Lul. Ma non sono affatto come la
ragazza di quei film. E non vorrei neppure esserlo.
Jenn sbadiglia, tira fuori un portatile e trova una pagina web su Louise Brooks,
che a quanto pare ebbe una vita tumultuosa quanto quella di Lul, passando da
star del cinema tra le pi famose a commessa da Saks, per finire mantenuta dai
suoi uomini e poi solitaria e reclusa. Ma qui dice che sempre stata una
ribelle. Ha sempre fatto le cose a modo suo. E ha avuto una storia lesbica con
Greta Garbo! Leggendolo, Jenn sorride.
Kali agguanta il computer e legge ad alta voce: anche stata la prima ad
adottare il taglio a caschetto con la frangia.
Io avevo i capelli tagliati cos quando ci siamo incontrati. Probabilmente
avrei dovuto dirvelo.
Kali mette gi il pc, mi chiede di sciogliermi i capelli e li raccoglie in modo da
ripiegarli allaltezza del mento. Mmm. Con i capelli a caschetto, in effetti, le
assomigli un po.
S, quello che ha detto anche lui. Che le assomigliavo.
Se ti ha vista in quel modo commenta Jenn vuol dire che ti trovava
molto bella.
Gi. Forse. O forse era solo un gioco per lui. Chiamarmi Lul era un modo
per tenermi a distanza, cos non aveva bisogno di sapere nulla di me. Eppure,
mentre dipingo questo scenario molto meno romantico ma, a dire il vero, molto
pi realistico, non sento il solito spasmo di vergogna e umiliazione. Con questi
amici a coprirmi le spalle, nulla appare pi cos spaventoso.
Kendra rimasta a dormire da Jeb, perci Kali offre a Dee il suo letto e lei si
sistema in quello di Kendra. Ci rannicchiamo tutti sotto le coperte, ci diamo la
buonanotte, come se fossimo a un campo estivo, e provo pi forte che mai
limpressione di star facendo la cosa giusta.
CAPITOLO VENTICINQUE
APRILE
Miami Beach
Allaeroporto di Miami trovo i miei genitori ad aspettarmi alluscita del volo, visto
che mia madre ha organizzato tutto in modo che il loro arrivasse mezzora prima
del mio. Questanno avevo sperato di riuscire a scampare il Seder, il pranzo di
celebrazione rituale di Pesach, la Pasqua ebraica. Ho appena visto i miei per le
vacanze primaverili, e venire fin qui vuole dire prendersi un altro giorno di pausa
da scuola. Ma non ho avuto fortuna. La tradizione sacra e Pesach lunica
occasione dellanno in cui andiamo a trovare la nonna.
Adoro la nonna, e anche se tutta la faccenda di una noia mortale e a
mangiare tutta quella roba cucinata da lei si rischia la vita, non questo il motivo
per cui mi pesa tanto.
aver fatto un po di indagini per me, sfruttando alcuni suoi contatti, e ne erano
uscite fuori due offerte promettenti. Una era lavorare in laboratorio in una delle
societ farmaceutiche vicine a Filadelfia. Laltra, fare lassistente nellufficio di uno
degli amici medici di pap, un proctologo di nome dottor Gardaret (Melanie lo
aveva soprannominato Guarda-retto). Nessuno dei due sarebbe stato un lavoro
pagato, mi spiega, ma lei e pap ne avevano discusso, decidendo che avrebbero
compensato la perdita con un finanziamento generoso. Aveva unaria cos
compiaciuta. Entrambi i lavori avrebbero fatto un figurone nel mio curriculum, e
avrebbero contribuito a compensare quella che aveva definito la mia dbcle del
primo semestre.
Ero cos irritata che ero stata sul punto di dirle che non potevo fare quel tipo di
tirocinio perch non ne avevo le qualifiche: non stavo facendo la preparazione a
medicina. Solo per dispetto. Solo per vedere lespressione della sua faccia. Poi ho
avuto paura. Avevo un ottimo voto nel corso di Shakespeare ad Alta Voce; una A
meno in cinese, che per me era una conquista; una bella B sia nel corso teorico
sia nel laboratorio di biologia e una A in ceramica. In realt, ero fiera di me per i
buoni risultati che stavo ottenendo e non volevo che linevitabile e perenne
disappunto della mamma mi guastasse la festa. Sarebbe successo in ogni caso,
prima o poi, ma continuavo a seguire il mio Piano A, cio quello di farle vedere i
voti alla fine dellanno, quando le avrei confessato le modifiche del corso di studi.
Purtroppo, anche se mancano tre settimane alla fine dellanno la mamma mi
alita gi sul collo a proposito dei lavori estivi. Perci, mentre entriamo nel cortile
della residenza della nonna le dico che ci sto ancora riflettendo e fuggo dal taxi
per aiutare pap con le valigie.
cos strano. La mamma la persona pi tosta che conosca, ma quando la
nonna apre la porta come se si ritraesse, quasi che la nonna fosse un orco
invece di una bionda tinta alta un metro e sessanta con addosso una tuta gialla e
un grembiule che dice BACIA QUELLA PAZZA DELLA CUOCA. La nonna mi stringe in un
abbraccio stritolante che odora di Shalimar e unto di cucina. Ally! Lascia che ti
guardi! Hai fatto qualcosa ai capelli! Ho visto le foto su Facebook!
Sei su Facebook? mi chiede la mamma.
Ally e io siamo amiche, vero? La nonna mi fa locchiolino.
Vedo la mamma fare una smorfia. Non so se perch io e la nonna siamo
amiche su Facebook o perch lei insiste ad abbreviarmi il nome.
Entriamo in casa. Il fidanzato di nonna, Phil, pisola sul grande sof a fiori. Una
partita di basket sbraita dal televisore gigante.
La nonna mi sfiora i capelli. Mi arrivano alle spalle, ormai. Non li taglio
dallestate scorsa. Prima erano pi corti le dico. Ora sono una via di
mezzo.
Meglio di prima. Quel caschetto era orribile! commenta la mamma.
Era un caschetto, mamma, non una cresta da mohicano.
Lo so benissimo cosera. Ma ti faceva sembrare un ragazzo.
Mi rivolgo alla nonna: Da bambina ha per caso subito un trauma per un
brutto taglio di capelli? A quanto pare non riesce a superarlo.
La nonna giunge le mani. Sai, Ally, potresti avere ragione. A dieci anni ha
visto Rosmarys Baby e mi ha implorato di portarla al salone per bambini. Ha
continuato a dire alla parrucchiera di tagliare finch ha tolto tutto e, mentre
uscivamo dal negozio, unaltra mamma lha indicata al figlio e ha detto: Perch
non te li fai tagliare come quel bel ragazzino? Guarda la mamma e sorride.
Non mi ero resa conto che ti potesse ancora turbare, Ellie.
Non mi turba perch non mai successo, mamma. Non ho mai visto
Rosemarys Baby. E se, oltre tutto, lavessi visto a dieci anni quello non era
davvero un film adatto a una bambina.
Ti mostro le foto!
Non ce n bisogno.
La nonna esamina i capelli della mamma. Potresti provare adesso, a
riprendere quello stile. Mi sa che hai i capelli tagliati nello stesso modo da
quando Bill Clinton era presidente. Le lancia un altro sorriso perfido.
La mamma ha laria di contrarsi ancora di pi mentre si tocca i capelli, lisci,
castani, legati a coda di cavallo. La nonna la lascia l a soffrire e mi trascina verso
la cucina. Vuoi dei biscotti? Ho qualche macaroon.
I macaroons non sono biscotti, nonna. Sono surrogati dei biscotti al cocco. E
sono disgustosi. Durante Pesach la nonna non tiene nulla in casa che contenga
farina.
Vediamo cosaltro posso darti. La seguo in cucina. Mi versa un bicchiere di
limonata ipocalorica. Tua madre sta facendo molta fatica dice. Quando la
unocchiata verso il soggiorno. So che loro due litigano su questa faccenda del
lavoro. Una volta la nonna le ha spedito un articolo ritagliato da una rivista che
descriveva le pessime garanzie finanziarie delle ex mogli di medici in caso di
divorzio. Non si sono pi rivolte la parola per mesi.
La mamma entra in cucina. Vede i dolci. Mamma, non potresti darle del cibo
sano, per favore?
Ehi, non partire in quarta. in grado di nutrirsi da sola. Ormai ha diciannove
anni. Mi strizza locchio, poi si rivolge alla mamma. Perch non tiri fuori un
po di carne fredda?
La mamma infila il naso nel frigo. Dov larrosto? Sono quasi le due. Sar
da mettere in forno.
Oh, sta gi cuocendo dice la nonna.
A che ora lhai messo su?
Tu non ti preoccupare. Ho preso una bella ricetta da una rivista.
Da quanto dentro? La mamma sbircia nel forno. Non molto grosso.
Non dovrebbe starci pi di tre ore. Lo devi avvolgere nellalluminio e poi hai
impostato una temperatura altissima. Larrosto dovrebbe cuocere lentamente.
Cominciamo la cena alle cinque? Quando lhai messo su?
Non ti preoccupare.
Sar secco come cuoio.
Io ti dico come cucinare, a casa tua?
S, in continuazione, ma io non ti do retta. E ho evitato un bel po di casi di
avvelenamento, cos.
Basta con quella linguaccia.
Penso che andr a cambiarmi annuncio. Ma nessuna delle due si
interessa pi a me.
Vado nella stanza degli ospiti e ci trovo nascosto pap, che guarda malinconico
una camicia da golf. Quante possibilit ho di scappare a fare una partita?
Dovrai prima invocare qualche piaga dEgitto e scatenarla contro il faraone.
Guardo, fuori dalla finestra, la striscia azzurro argento del mare.
Pap ripone la camicia da golf nella valigia. Le cediamo tutti cos rapidamente.
Il Seder per lui non significa nulla. Pap non ebreo, anche se celebra tutte le
festivit insieme alla mamma. Pare che la nonna si fosse arrabbiata, quando si
sono fidanzati; per dopo la morte del nonno ha iniziato a vedere Phil, che non
ebreo neppure lui.
Stavo scherzando dico, anche se non vero. Perch non vai e basta?
Lui scuote la testa. Tua madre ha bisogno di supporto morale.
Faccio una faccia incredula: come se la mamma avesse mai bisogno di
qualcosa o qualcuno.
Pap cambia argomento. Abbiamo visto Melanie, lo scorso fine settimana.
Ah, davvero?
Il suo gruppo suonava a Filadelfia, e cos ha fatto una delle sue rare
apparizioni.
Suona in un gruppo, adesso? Quindi lei pu diventare Mel 4.0, invece io devo
qualcosa per conto mio. Sono unincapace. Una nullit. Una delusione. La mia
incapacit, la mia dipendenza, la passivit, le sento vorticare fino a formare una
piccola palla di fuoco, che io imbriglio chiedendomi come pu una cosa fatta di
debolezze sembrare cos forte. Ma la palla diventa sempre pi calda, rovente e
lunica cosa che posso fare lanciarla. Contro di lei.
Non credo che il tuo laboratorio mi vorr pi, visto che ho mollato quasi tutti
i corsi di scienze e moller anche gli altri il prossimo autunno dico, con lastio
che mi gronda dalla voce. Vedi, non faccio pi la propedeutica a medicina. Mi
spiace tanto se ti ho deluso.
La mia battuta sarcastica resta sospesa nellaria umida. Poi, come fosse
vapore, fluttua via, mentre io capisco che, per la prima volta in vita mia, non mi
dispiace affatto di averla delusa. Forse per pura sfida, forse per il vino, che la
nonna mi ha propinato in segreto, ma ne sono quasi contenta. Sono stufa di
dover evitare linevitabile e, intanto, da troppo tempo che mi sento una
delusione per lei.
Hai mollato la propedeutica a medicina? Ha un tono trattenuto, insieme
furioso e ferito: un misto letale che mi ha sempre fatto leffetto di una pallottola
dritta al cuore.
Quello sempre stato il tuo sogno, Ellie sottolinea la nonna, ergendosi a
scudo. Si rivolge a me. Non hai ancora risposto alla mia domanda, Ally. Cosa
hai intenzione di fare tu questestate?
La mamma ha unaria fragile ma furiosa e sento che la mia volont vacilla,
sento che sto per cedere. Poi per, una voce, la mia voce, annuncia: Torno a
Parigi.
Lo dico come se lidea fosse completamente formata e articolata, pianificata
da mesi, anche se, in verit, mi uscita fuori adesso, proprio come tutte le
confessioni fatte a Willem. Dopo che uscita, per, mi sento pi leggera di
almeno una tonnellata e la mia rabbia si del tutto dileguata, rimpiazzata da
uneuforia che fluisce in me come luce del sole e aria.
cos che mi sentivo quel giorno a Parigi, con Willem. Ed per questo che so
che la cosa giusta da fare.
In pi, sto studiando il francese aggiungo. E, chiss perch, lannuncio fa
s che a tavola scoppi un pandemonio. La mamma inizia a gridare che le ho
mentito e che sto buttando via il mio futuro. Pap urla che non dovevo cambiare
corso di studi e chi pagher per quello e per il viaggio a Parigi? La nonna sgrida la
mamma perch le ha rovinato anche stavolta la cena di Seder.
Con tutto quel trambusto, perci, strano che qualcuno riesca a sentire Phil,
che ha a malapena proferito verbo dalla minestra fino a ora, quando dice:
Torni a Parigi, Ally? Mi sembrava che Helen avesse detto che la tappa era stata
cancellata per via di uno sciopero. Scuote il capo. A quanto pare sono
sempre in sciopero, da quelle parti.
Sulla tavola piomba il silenzio. Lui prende un boccone di matzo e comincia a
masticare. La mamma, pap e la nonna mi fissano tutti e tre.
Potrei dissimulare facilmente. Dire a Phil che il suo auricolare era basso e non
ha sentito bene. Potrei dire che voglio andare a Parigi proprio perch non sono
riuscita ad andarci la volta scorsa. Ho detto tante bugie. Una in pi, che
differenza fa?
Ma non voglio mentire. Non voglio nascondere. Non voglio pi fingere. Perch
quel giorno, con Willem, avr anche finto di essere una ragazza di nome Lul, ma
non ero mai stata pi sincera in tutta la mia vita.
Forse questo il succo del liberarsi. Si deve pagare un prezzo per farlo. Vagare
in un deserto per quarantanni. Oppure incorrere nelle ire di due genitori molto
arrabbiati.
Prendo fiato. Mi faccio coraggio.
Torno a Parigi confermo.
CAPITOLO VENTISEI
MAGGIO
Casa
Faccio una nuova lista.
Volo a Parigi: $1200
Corso serale di francese a una scuola locale: $400
Soldi per vivere due settimane in Europa: $1000
In tutto fanno duemilaseicento dollari. la cifra che devo risparmiare per
andare in Europa. I miei, ovviamente, non mi aiutano e si rifiutano di lasciarmi
usare il denaro ricevuto in regalo nel corso dellanno, depositato in un libretto di
risparmio, perch quello dovrebbe essere destinato a fini educativi. Sono i garanti
del conto, perci non posso oppormi. Inoltre, solo per lintercessione della
nonna, associata alla minaccia di trasferirmi da Dee per tutta lestate, che la
mamma mi ha concesso di restare a vivere in casa. arrabbiata fino a questo
punto. E senza neanche sapere tutta la storia. Ho raccontato ai miei che sono
andata a Parigi. Ma non ho spiegato perch. O con chi. O il motivo per cui devo
tornarci, salvo che ci ho lasciato qualcosa di molto importante; loro credono si
tratti della valigia.
Non so cosa la fa infuriare di pi: che lestate scorsa lho imbrogliata o che non
le racconto la faccenda per intero. Dalla cena di Seder si rifiuta di parlare con me,
ormai sono quattro settimane che mi rivolge a malapena la parola. Ora che sono
a casa per linizio delle vacanze estive in pratica mi evita, il che allo stesso
tempo un sollievo e un po inquietante, perch non ha mai fatto una cosa simile
prima dora.
Dee sostiene che duemilaseicento dollari sono una cifra notevole da tirar su in
due mesi, ma che non impossibile. Lui suggerisce di lasciar perdere le lezioni di
francese. Ma io ho la sensazione di averne bisogno. Ho sempre desiderato
imparare il francese. E non ho intenzione di andare a Parigi e di affrontare Cline
senza saperlo.
Dunque, duemilaseicento verdoni. Fattibile. Se mi trovo un lavoro. Il fatto ,
per, che finora non ho mai avuto un lavoro. Nulla di vagamente somigliante a un
impiego, a parte fare la baby-sitter e mettere in ordine cartelle nellufficio di
pap, due lavori che non riempiono molto il nuovo curriculum che ho
elegantemente stampato su bellissimi cartoncini. Forse questo spiega perch, pur
avendoli lasciati in ogni azienda della citt che offrisse posti di lavoro, non ho
ricevuto risposta.
Decido di vendere la collezione di orologi. Li porto da un antiquario di
Filadelfia. Mi offre cinquecento dollari per lintera partita. Nellarco degli anni ho
sicuramente speso almeno il doppio per comprare quegli orologi, ma lui si limita
a guardarmi e dice che forse ne ricaver di pi vendendoli su eBay. Questo mi
porterebbe via mesi, per, e io voglio soprattutto liberarmene. Cos glieli
consegno tutti, eccetto quello di Betty Boop che spedisco a Dee.
Quando la mamma scopre quello che ho fatto scuote la testa con
unespressione di profondo disgusto, come se avessi appena venduto il mio corpo
invece che i miei orologi. La disapprovazione sintensifica. Si diffonde per la casa
come una nuvola radioattiva. Non c pi un posto sicuro dove nascondersi.
Devo trovare un lavoro. Non soltanto per guadagnare i soldi per il viaggio, ma
per uscire da questa casa. Fuggire da Melanie non unopzione praticabile.
Primo: non ci parliamo. Secondo: lei a fare un seminario di musica nel Maine
per la prima met dellestate, o almeno cos dice mio padre.
Devi solo continuare a tentare mi consiglia Dee, quando lo chiamo dal
telefono fisso per avere un suo parere. Come parte della punizione, il mio numero
di cellulare stato bloccato e la password di famiglia criptata, cos per accedere a
Internet devo chiedere ai miei oppure andare alla biblioteca pubblica. Lascia il
curriculum in tutti i locali e uffici della citt, non solo in quelli che dicono di offrire
un impiego. In genere i posti che sono tanto disperati da prendere una come te
Le sedie sono accatastate sui tavoli. C una pila di tovaglie pulite in uno degli
scomparti. Le specialit del giorno prima sono scritte su una lavagna attaccata al
muro. Cose tipo: halibut in salsa di burro, tequila orange, peperoncino verde e
kiwi. La mamma definisce i piatti che fanno qui eclettici, che la sua parola in
codice per dire strani e che il motivo per cui non siamo mai venuti a mangiare
qui. Non conosco nessuno che viene a mangiare qui.
Hai portato il pane?
Mi giro. C una donna, alta come unamazzone e altrettanto ben piazzata, con
una selvaggia chioma rossa che spunta da una bandana blu.
No rispondo.
Pezzo di merda! Scuote la testa. Cosa vuoi? Le porgo un curriculum.
Agita la mano per rifiutarlo. Hai mai lavorato in una cucina? Faccio segno di
no con la testa.
Mi dispiace, allora. No dice.
Lancia uno sguardo allorologio di Marilyn Monroe appeso al muro. Io ti
ammazzo, Jonas! esclama agitando il pugno in direzione della porta.
Mi volto per andarmene, poi mi fermo. Dov lordinazione per il pane? le
domando. Faccio io un salto a prenderglielo.
Guarda di nuovo lorologio e sospira in tono drammatico. Da Grimaldi. Mi
servono diciotto baguette francesi, sei pagnotte di integrale e un paio di brioche
di quelle di ieri. Hai capito tutto?
Credo di s.
Tutti fanno Ooooh come se lavessi appena insultata. Ma lei si limita a fare
una smorfia. Scommetto che il primo in classifica lhai assaggiato con un tuo
amante dice, e io divento rossa come i suoi capelli.
Babs mi dice di tornare il giorno dopo alle cinque e la routine ricomincia.
Lavoro come non ho mai fatto in vita mia, gusto una cena meravigliosa e crollo
nel mio letto. Non ho capito se sto sostituendo qualcuno o se una specie di
provino. Babs mi urla dietro continuamente: perch ho usato il sapone da piatti
per lavare la sua padella di ferro, perch non ho tolto il rossetto dalle tazzine da
caff prima di metterle nella lavastoviglie, perch la panna che ho montato era
troppo soda o non lo era abbastanza o non ci ho messo la giusta quantit di
estratto di vaniglia. Alla quarta sera, ho gi imparato a non offendermi troppo.
La quinta sera, prima che arrivi la folla di clienti, Babs mi chiama nel retro,
vicino alle celle frigorifere. Sta ciucciando della vodka direttamente dalla
bottiglia, cosa che fa sempre prima che parta il putiferio. Il suo rossetto lascia
tracce sullorlo. Per un attimo penso che sia finita l, che voglia licenziarmi. Invece
mi porge un fascio di documenti.
Moduli per il fisco mi spiega. Pago il salario minimo, ma ci saranno le
mance. A proposito, continui a dimenticarti di ritirare la tua parte. Allunga la
mano sotto il bancone e prende una busta con scritto il mio nome.
La apro. Dentro c un mucchietto di contanti. Almeno cento dollari. Sono
miei?
Annuisce. Dividiamo le mance. Ognuno ne riceve una parte.
venticinque di luglio, che la data in cui chiudo per due settimane per le mie
vacanze estive. A una condizione.
Che sarebbe?
Che a Parigi ogni giorno assaggi un macaron. Devono essere freschi, perci
non puoi comprarne una confezione e mangiarne uno al giorno. Fa una pausa e
chiude gli occhi. Ho assaggiato il mio primo macaron a Parigi durante la luna di
miele. Ho divorziato, ormai, ma ci sono passioni che durano per sempre.
Soprattutto se hanno inizio a Parigi.
Un piccolo brivido mi risale il collo. Lo credi davvero? le chiedo.
Babs ingolla un altro sorso di vodka, con gli occhi che brillano. Ah, sono
queste le risposte che cerchi, allora. Be, in quel senso non ti posso aiutare, ma
se entri nella cella frigorifera e trovi il siero di latte e la panna ti posso fornire una
risposta allannosa questione di come preparare una perfetta crme frache.
CAPITOLO VENTISETTE
GIUGNO
Casa
Introduzione al francese tre giorni alla settimana per sei settimane, dalle
undici e mezzo alle tredici, e mi da un motivo in pi per tenermi fuori dalla Casa
della Riprovazione. Anche se in questo periodo sono al Caf Finlay tutto il giorno
di sabato e domenica, e poi cinque sere alla settimana, non ci vado prima delle
cinque. E il ristorante chiuso luned e marted, perci restano un sacco di tempi
morti in cui io e la mamma ci sforziamo di evitarci.
Il primo giorno di lezione arrivo con mezzora danticipo, prendo un t freddo
dal piccolo chiosco, cerco laula e comincio a sfogliare il libro di testo. Ci sono un
mucchio di foto della Francia, parecchie di Parigi.
Gli altri studenti entrano un po alla volta. Mi aspettavo fossero ragazzi in et
universitaria, invece tutti, salvo me, hanno let dei miei genitori. Una donna con
i capelli di un biondo quasi bianco si accascia nel banco accanto al mio e si
presenta come Carol, offrendomi una gomma da masticare. Accetto di buon
grado la sua stretta di mano, ma rifiuto la gomma: non mi sembra molto francese
masticare in classe.
Una donna dallaspetto di un uccello e con i capelli grigi tagliati cortissimi entra
a passi decisi. Ha laria di essere uscita da una rivista di moda, con la sua stretta
gonna di lino e la camiciola di seta, entrambe perfettamente stirate, cosa che
pare impossibile visto il novanta per cento dumidit che c fuori. Inoltre indossa
una sciarpa, cosa altrettanto strana considerando la percentuale di umidit.
Chiaramente francese. E se la sciarpa non costituiva gi un chiaro indizio c
anche il fatto che si piazza in fondo alla stanza e comincia a parlare. In francese.
Siamo nellaula sbagliata? mi sussurra Carol. Poi linsegnante si dirige alla
lavagna e scrive il suo nome, Madame Lambert, e il nome di questo corso
Introduzione al francese. Lo scrive anche in francese. Oh, no. Che sfortuna
commenta Carol.
Madame Lambert si rivolge a noi e, con laccento pi marcato che si possa
immaginare, ci dice in inglese che questo il corso di francese per principianti,
ma che il modo migliore di impararlo parlare e sentirlo parlare. Ed il solo
inglese che sento per lora e mezzo successiva.
Je mappelle Thrse Lambert dice, pronunciandolo come Teh-rez Lombber. Comment vous appelez-vous?
Une idiote ripete Carol in francese. Spesso basta che gli aggiungi un
accento francese e funziona. Ma smettere di sentirsi une idiote vuol dire aver
vinto met della battaglia.
Immagino me stessa, sola, a Parigi. Sono tante le battaglie da combattere:
viaggiare da sola, affrontare Cline, parlare francese: cos scoraggiante che a
volte mi stupisco anche solo del fatto che ci sto provando. Ma Carol potrebbe
avere ragione: pi faccio errori e li supero a lezione, pi mi sento pronta ad
affrontare il viaggio. Non solo per quanto riguarda il francese. Per tutto linsieme.
Cest courageux daller dans linconnu.
Al ristorante Babs spiattella a tutto il personale che sto mettendo via i soldi per
andare a Parigi a incontrare il mio amante e che studio il francese perch lui non
parla inglese, cos ora Gillian e Nathaniel si sono assunti il compito di istruirmi.
Babs fa anche lei la sua parte, aggiungendo una serie di piatti francesi al menu,
compresi i macarons. A quanto pare per prepararli ci vogliono ore, ma quando li
assaggio omioddio, capisco il motivo di tutte quelle sceneggiate. Rosa pallido,
duri esternamente ma spugnosi, leggeri e delicati allinterno, con una delizia di
lampone per ripieno.
Tra una lezione e laltra, uscendo con i compagni e al lavoro trascorro un bel
po di tempo se non a parlare a pensare al francese. Quando Gillian passa i piatti
in cucina mi fa ripassare i verbi: Mangiare mi urla. Je mange, tu manges,
il mange, nous mangeons, vous mangez, ils mangent le rispondo. Nathaniel,
che non parla francese, ma stato con una ragazza francese, minsegna le
parolacce. Nello specifico, quelle utili a litigare con la tua ragazza.
Tes toujours aussi salope? Sei sempre cos stronza?
Tas tes rgles ou quoi? Hai le mestruazioni o cosa?
E ferme ta gueule! che secondo lui vuol dire: Chiudi il becco!
Non possibile che dicano chiudi il becco in Francia dico.
Be, forse non una traduzione letterale ma abbastanza fedele ribatte
lui.
Ma cos rude! I francesi sono gente di classe.
Carina, quelli l hanno santificato uno come Jerry Lewis. Sono umani proprio
come me e te fa una pausa, poi sorride. Salvo le donne. Loro sono
superumane.
Penso a Cline e mi si stringe lo stomaco.
Un altro cameriere mi presta i sui CD del corso di francese di Rosetta Stone e
comincio a fare pratica anche con quelli. Dopo qualche settimana noto che sto
migliorando, e che quando Madame Lambert mi chiama per descrivere cosa
manger a pranzo me la cavo dignitosamente. Comincio a usare frasi brevi, poi
pi lunghe; frasi di cui non ho bisogno di disegnarmi prima uno schema, come
con il cinese. In qualche modo sta accadendo. Ce la faccio.
Una mattina, verso la fine del mese, scendo al piano di sotto e trovo la mamma
seduta al tavolo della cucina. Di fronte a lei ci sono la brochure della scuola locale
soldi e non sto spendendo nulla. Non devo neppure pagare la benzina. Cerco di
buttarla sullo scherzo.
Infatti, c unaltra cosa: se la sera devi lavorare fino a tardi, dovresti
prendere la macchina.
Non ha importanza. Non voglio lasciarti a piedi.
Be, puoi chiamarmi per venirti a prendere.
Finisco tardi. E c sempre qualcuno che mi d un passaggio.
Si riprende lassegno e, con una violenza che mi stupisce, lo strappa in due.
Non posso fare pi niente per te, vero?
Che vuoi dire?
Non vuoi n i miei soldi n la mia automobile n un passaggio da me. Ho
cercato di aiutarti a trovare un lavoro e non hai bisogno di me neppure per
quello.
Ho diciannove anni le faccio notare.
Lo so bene quanti anni hai, Allyson. Ti ho messo io al mondo! La sua
voce secca come uno schiocco di frusta e pare sorprendere anche lei.
A volte puoi capire le cose solo sentendone la mancanza; vedendo lo spazio
vuoto che si lasciano dietro. Mentre guardo la mamma, irritata e tesa, capisco
finalmente che non solo arrabbiata. ferita. Un moto di compassione minvade,
aprendo una breccia nella mia rabbia. Quando si richiude, capisco quanto sono
furiosa con lei. Quanta rabbia provo nei suoi confronti. E lho provata per tutto
lanno che trascorso. Forse anche da prima.
sicura che il tuo unico investimento renda perch non ce ne sono altri.
ridicolo. Tu non sei un investimento.
Mi tratti come se lo fossi. Hai riversato su di me tutte le tue aspettative.
come se io dovessi portare sulle spalle lintero carico di sogni e speranze per tutti
i figli che non hai avuto.
Scuote la testa. Non sai quello che stai dicendo ribatte con voce flebile.
Davvero? Ho scelto medicina a tredici anni. Andiamo! Ma quale ragazzina di
quellet vuole andare a fare il medico?
Per un attimo la mamma ha laria di aver ricevuto un pugno in pieno stomaco.
Poi si mette la mano sulla pancia, come a coprire il punto dellimpatto. Questa
tredicenne.
Cosa? Ora sono del tutto confusa. Poi mi ricordo di come, alle superiori,
pap mi mandava sempre dalla mamma quando avevo bisogno di aiuto per
studiare chimica o biologia, anche se il medico era lui. E, quando arrivata la
brochure delluniversit, sento come se fosse ora la mamma che recita a memoria
i requisiti necessari per entrare. Ripenso al lavoro che faceva, relazioni pubbliche
per una societ farmaceutica. Poi mi viene in mente quello che le ha detto la
nonna in quella disastrosa cena di Seder: sempre stato il tuo sogno.
Tu? domando. Tu volevi fare il medico.
Annuisce. Stavo studiando per fare lesame di ammissione quando ho
incontrato tuo padre. Lui era al primo anno di medicina, ma riusciva a dare lezioni
nel tempo libero. Ho fatto lesame, provato a iscrivermi a dieci scuole, e non sono
riuscita a entrare neppure in una. Tuo padre ha detto che era perch non avevo
esperienza di laboratorio. Allora sono andata a lavorare alla Glaxo pensando di
riprovare a iscrivermi in seguito, per nel frattempo io e tuo padre ci siamo
sposati e sono passata alle relazioni pubbliche. trascorso qualche anno,
abbiamo deciso di mettere su famiglia e io non volevo che ci ritrovassimo tutti e
due in mezzo a corsi di studio e tirocinio con un bimbo piccolo, e alla fine sono
arrivati tutti quei problemi di fertilit. Quando abbiamo deciso di abbandonare
lidea di avere un altro bambino, ho smesso di lavorare: ormai potevamo
permetterci di vivere con quello che guadagnava tuo padre. Ho pensato di
iscrivermi di nuovo a medicina, ma ho scoperto che mi piaceva passare il tempo
con te. Non volevo starti lontana.
Hai sempre detto che vi avevano fatto incontrare con un appuntamento al
buio, a te e a pap.
cos: ci ha messo in contatto lufficio del campus. Non ti ho mai raccontato
tutto perch non volevo che pensassi che avevo mollato per colpa tua.
Non volevi che sapessi che hai mollato quando eri indietro rettifico.
Perch non esattamente questo, che ha fatto?
La mamma allunga una mano ad afferrarmi il polso. No! Allyson ti sbagli
sulla questione di mollare quando si in testa. Vuol dire essere grati per ci che
si ha. Fermarsi quando ci si rende conto che si soddisfatti cos.
Non le credo del tutto. Se vero, forse dovresti mollare mentre sei in testa
anche adesso prima che le cose tra noi diventino davvero complicate.
CAPITOLO VENTOTTO
LUGLIO
Casa
Ho comprato il biglietto aereo. Ho pagato le lezioni di francese eppure, anche con
queste due uscite, mi restano ancora cinquecento dollari, messi da parte dopo un
weekend del Quattro Luglio incredibilmente indaffarato e lucroso. Il Caf Finlay
chiude il venticinque di luglio, e a meno che le cose non vadano in maniera
disastrosa nelle prossime tre settimane per quella data dovrei avere risparmiato
a sufficienza.
Subito dopo il Quattro Luglio Melanie torna a casa dal campeggio. I miei mi
avevano detto che sarebbe venuta per una settimana prima di ripartire per un
giro in canoa in Colorado. Quando torner dal viaggio, io sar gi partita. E
quando io torner dallEuropa sar ora di ricominciare luniversit. Mi chiedo se
lestate passer nello stesso modo degli ultimi sei mesi: come se la nostra
amicizia non fosse mai esistita. Quando vedo lauto di Melanie davanti a casa sua
non dico nulla. E neppure la mamma, cosa che mi fa capire che lei e Susan
devono aver parlato del fatto che non ci sentiamo pi.
Le lezioni di francese finiscono. Nellultima settimana ciascuno di noi deve
presentare una relazione orale su qualcosa di tipicamente francese. Io la faccio
s u i macarons, spiegandone le origini e come si preparano. Indosso uno dei
grembiuli da chef di Babs e un baschetto alla francese; quando ho finito, offro i
macarons che Babs ha preparato apposta per la classe accompagnati da cartoline
del Caf Finlay.
Torno a casa dalla lezione con la macchina della mamma, che ho preso in
prestito per caricarci il materiale della presentazione, quando avvisto Melanie
sulla rampa del suo garage. Mi vede anche lei e per un attimo i nostri sguardi
sincrociano. come se ci stessimo chiedendo a vicenda: Fingeremo tutte e due
che laltra non esista? Che noi non esistiamo?
Invece esistiamo. O almeno cos stato. Perci le faccio un cenno di saluto con
la mano. Poi vado verso il territorio neutrale del marciapiede. Melanie fa lo
stesso. Man mano che si avvicina spalanca gli occhi. Guardo il mio travestimento
un po sciocco.
Lezione di francese spiego. Tieni, vuoi un macaron? Tiro fuori uno
degli avanzi che stavo portando a casa per mamma e pap.
Oh, grazie. Ne prende un morso e sgrana gli occhi. Vorrei dirle: Lo so.
Eppure, dopo tutti questi mesi, non lo faccio. Perch forse non lo so. Non pi.
Allora, studi il francese? chiede. Siamo andate a scuola tutte e due
questestate, vero?
Gi, tu eri a Portland. A un seminario di musica?
Le si illuminano gli occhi. S. Una cosa forte. Non si suonava soltanto, ma si
componeva e si analizzavano i diversi aspetti dellindustria musicale. Cerano dei
professionisti a lavorare con noi. Ho composto un pezzo sperimentale che ho
intenzione di mettere in scena a scuola lanno prossimo. Ha il viso raggiante di
eccitazione. Credo che prender una laurea in teoria musicale. E tu?
Scuoto la testa. Non sono sicura. Lingue, credo. Oltre al cinese il
prossimo autunno studier francese e seguir un altro corso su Shakespeare con
il professor Glenny. Poi introduzione alla semiotica. E danza africana.
Alza lo sguardo, esita per un attimo. Quindi niente Rehoboth Beach,
questestate?
Abbiamo passato le estati in quella casa da quando avevo cinque anni. Ma
questanno no. Pap stato invitato a un congresso nelle Hawaii e ha convinto
la mamma ad accompagnarlo. Per fare un favore personale a me, credo.
Perch tu vai a Parigi.
Gi. Vado a Parigi.
Facciamo una pausa. Sullo sfondo sento i ragazzini dei vicini che sguazzano
sotto lirrigatore del prato. Proprio come facevamo sempre io e Melanie.
A cercare lui.
loro colore naturale. Indossa calzoncini tagliati sopra il ginocchio e una graziosa
maglietta ricamata. Non ha anelli al naso. Non ha tatuaggi, n capelli variopinti.
Non porta abiti in stile sexy-trasandato. Naturalmente, il fatto che abbia laspetto
di prima non significa che sia effettivamente la stessa di prima. Mi viene da
pensare che, probabilmente, lanno di Melanie stato tumultuoso quanto il mio, e
neppure io ho cercato di capire in che modo.
Lei mi sta ancora fissando. Mi dispiace dice infine.
Per cosa? chiedo.
Per averti costretto a tagliarti i capelli a Londra, quando non eri pronta.
Sono stata malissimo a vederti piangere in quel modo.
Non importa. E sono felice di averlo fatto. Lo sono davvero. Magari lui
non mi avrebbe mai fermata, se non avessi avuto quel taglio alla Louise Brooks.
O, forse, lo avrebbe fatto lo stesso e ci saremmo chiamati con il nostro vero
nome. Non lo sapr mai. Una volta che gli incidenti accadono, non si pu tornare
indietro.
Restiamo tutte e due l in piedi sul marciapiede, le mani intorno ai fianchi,
incerte su cosaltro dire. Sento i bambini del vicinato strillare sotto lirrigatore.
Penso a me e a Melanie bambine, in Messico, sul trampolino pi alto della
piscina. Ci tenevamo sempre per mano per tuffarci ma, per risalire in superficie,
eravamo costrette a lasciare la presa. Per quanto provassimo a tenerci, una volta
che cominciavamo a nuotare per venire su ci lasciavamo la mano. Appena tornate
a galla, per, uscivamo dalla piscina, ci arrampicavamo su per la scala del
CAPITOLO VENTINOVE
New York
I miei genitori vorrebbero accompagnarmi in macchina allaeroporto, ma io ho
preso accordi per passare la giornata con Dee prima di partire, perci mi lasciano
alla stazione ferroviaria, a Filadelfia. Prender il treno il primo treno dallanno
scorso per Manhattan e Dee mi verr incontro a Penn Station. Domani sera
mimbarcher sullaereo per Londra e poi proseguir per Parigi.
Quando annunciano il treno ci dirigiamo verso il binario. Pap batte impaziente
il piede perch gli danzano nella mente visioni dei campi da golf di Maui. Loro
partiranno luned. La mamma si limita ad andare nervosamente su e gi per il
marciapiede. Poi, quando si scorgono in lontananza le luci del treno, tira fuori una
scatola dalla borsa.
Pensavo che questa volta non ci fossero regali. Lanno scorso cerano stati
una cena fuori e un sacco di regalini dellultimo minuto. Ieri sera la cosa stata
pi contenuta. Lasagne fatte in casa, consumate in sala da pranzo. Sia io sia la
mamma le abbiamo lasciate quasi tutte nel piatto.
pi per me che per te.
Apro la scatola. Contiene un piccolo telefono cellulare, con il caricatore e un
adattatore per la corrente.
Mi hai comprato un cellulare nuovo?
No. Cio, s. Voglio dire, il tuo vecchio telefono lo riattiveremo quando torni.
Ma questo uno speciale telefono quadriband. Funziona di sicuro in Europa. Devi
solo comprare una come si chiama? chiede a pap.
Una carta SIM.
Ecco. Traffica per aprire il dorso. A quanto pare costano pochissimo.
Cos potrai avere un numero di telefono del posto dove sei e un telefono se ti
dovesse servire e, in caso di emergenza, ci puoi chiamare o mandare un
messaggio; ma solo se lo vuoi. per te, cos che tu abbia modo di metterti in
contatto con noi. Se ne hai bisogno. Ma non devi per forza
Mamma la interrompo. Va bene. Ti scriver degli sms.
Davvero?
Certo! E tu mi potrai rispondere dalle Hawaii. Questaggeggio ha una
funzione per fare le foto? Sbircio la lente della telecamera. Ti mander
qualche foto.
Lo farai?
dintesa. Preme il campanello per scendere dal bus. Sbuchiamo in una strada
movimentata, gremita di alti condomini. Non elegante ma piacevole.
Sei un grande illusionista, DAngelo Harrison.
Conosco i miei polli. Io sono del Bronx. E sono povero. Se qualcuno vuole
tradurlo con ragazzo del ghetto una scelta sua. Sorride. Soprattutto se
disposto ad assegnarmi una borsa di studio.
Arriviamo a un grazioso edificio di mattoni, con gargolle piene di crepe che
sporgono al di sopra del portone dingresso. Dee suona il citofono cos sanno che
stiamo arrivando e poi saliamo in uno di quegli antichi ascensori a gabbia fino al
quinto piano. Fuori dalla porta, mi guarda e mi sistema qualche ciocca ribelle di
capelli dietro lorecchio.
Fai la faccia sorpresa sussurra, e apre la porta.
Entriamo nel bel mezzo di una festa: circa dodici persone stipate nel piccolo
soggiorno, dove c un cartello con scritto Bon voyage, Allyson appeso sopra un
tavolo carico di vivande. Guardo Dee con gli occhi sgranati per lo stupore.
Sorpresa! dice, agitando le dita.
La mamma di Dee, Sandra, si avvicina e mi avvolge in un abbraccio profumato
di gardenia. Te lo ha detto, vero? Quella stata la peggiore faccia sorpresa
che abbia mai visto. Il mio bambino non potrebbe tenere un segreto neppure se
glielo attaccassero addosso con la spillatrice. Be, adesso vieni a conoscere gli
altri e a mangiare qualcosa.
Sandra mi presenta a vari zii, zie e cugini, mi mette in mano un piatto di pollo
CAPITOLO TRENTA
Parigi
Mi ci vogliono allincirca tredici ore e sei fusi orari prima di andare nel pallone.
Succede quando sbuco incerta nellatrio degli arrivi allaeroporto Charles De
Gaulle. Tutto intorno a me gli altri passeggeri sono accolti da autisti con cartelli o
da parenti che li abbracciano. Nessuno venuto a prendere me. Nessuno mi sta
aspettando. Nessuno mi cerca. So che al mondo qualcuno che mi vuole bene c,
ma non mi sono mai sentita tanto sola come in questo momento. Sento quella
specie di insegna lampeggiante accendersi sopra la mia testa, quella con scritto
TURISTA. Solo che adesso c scritto anche MA COSHAI FATTO?
Stringo le cinghie dello zaino intorno al petto, come se loro potessero
abbracciarmi. Faccio un respiro profondo. Metto un piede davanti allaltro. Un
passo. Poi un altro. E un altro. Tiro fuori la lista di cose da fare che ho compilato
Mi sveglio qualche ora pi tardi con la bava sul cuscino e i capelli elettrici.
Faccio una doccia tiepida e uno shampoo per lavare via il jet lag dai capelli. Poi li
strofino con lasciugamano e applico il gel come mi ha insegnato Tanya: nessun
bisogno di asciugacapelli, mi ha detto. Il taglio molto diverso da prima, tutto
stratificato e irregolare, e mi piace molto.
Di sotto, lorologio sulla parete dellatrio segna le sette; non ho mangiato pi
nulla dopo il panino e lo yogurt che mi hanno servito sullaereo da Londra, e sono
stordita dalla fame. Il piccolo caff allingresso serve solo bevande. So bene che
uno degli aspetti del viaggiare da sola che dovr mangiare da sola e ordinare in
francese, cos ho fatto molta pratica insieme a Madame Lambert. E mi sono di
certo ritrovata a mangiare da sola un sacco di volte, in mensa, nellanno passato.
Per mi dico che, per il primo giorno, ho affrontato e vinto anche troppe
battaglie. Stasera posso prendermi un panino e mangiarlo in camera.
Fuori dallostello c un gruppo di persone che chiacchiera in piedi nella
pioggerella fine. Parlano inglese con quello che a me sembra un accento
australiano. Prendo fiato, mi avvicino e gli chiedo se sanno dove si pu prendere
un buon panino l nei paraggi.
Una ragazza muscolosa con capelli castani striati di biondo e un viso rubicondo
si volta verso di me e sorride allegramente. Oh, c un posto dallaltra parte del
canale che fa dei buonissimi panini al salmone mi dice. Indica la strada e poi
ricomincia a parlare con il suo amico di un bistr che a quanto pare offre un menu
a prezzo fisso per dodici euro, quindici con un bicchiere di vino.
gruppo comincia ad avviarsi e io sto per dirigermi al posto dei panini. Ma Kelly si
gira verso di me.
Andiamo, su mi dice. Non so tu, ma io potrei mangiare un cavallo.
Be, lo puoi fare se vuoi. Qui li mangiano commenta Shazzer.
No, non vero sintromette uno dei ragazzi. Mick o Nick. Non sono sicura
di quale sia.
In Giappone lo fanno dice Nico. L una prelibatezza.
Camminiamo. Io li ascolto dibattere chiedendosi se i francesi mangiano o
meno la carne di cavallo, e di botto quello che sto facendo mi colpisce: sto
andando a cena, a Parigi. Con gente che ho conosciuto cinque minuti fa. E
questo, pi di tutto quello che successo nellarco dellultimo anno, mi sconvolge.
Durante il tragitto verso il ristorante ci fermiamo perch io possa comprare una
carta SIM per il telefono. Poi, dopo esserci un po persi, troviamo il locale e
aspettiamo che si liberi un tavolo abbastanza grande da contenerci tutti. Il menu
in francese, ma ormai lo capisco. Ordino una deliziosa insalata con le
barbabietole, cos bella che le faccio una foto per mandarla a mia madre. Lei mi
risponde immediatamente con il meno artistico loco moco che pap ha preso per
colazione. Come entre ordino un misterioso pesce con una salsa pepata. Mi sto
divertendo cos tanto, soprattutto ad ascoltare gli stravaganti aneddoti di viaggio,
che solo al momento del dessert mi ricordo della promessa fatta a Babs. Scorro il
menu, ma non ci sono macarons. Sono gi le dieci di sera e i negozi sono chiusi.
Solo il primo giorno, e ho gi mancato alla mia promessa.
della ferrovia e mi avventuro nella zona industriale. Ed eccolo l. Dopo aver fatto
tante ricerche in Internet quasi sconvolgente la facilit con cui lho trovato. Mi
chiedo se cera davvero nella lista di Google e, in caso ci fosse, se il mio francese
era cos storpiato che, quando ho telefonato, nessuno mi ha capito.
Magari, per, non cos. Forse mi avevano capito perfettamente, ma Cline e
il Gigante non lavorano pi qui. Un anno lungo. Tante cose possono cambiare!
Quando apro la porta e vedo dietro il bancone un giovanotto con una coda di
cavallo, quasi mi sfugge un grido di disappunto. Dov il Gigante? E se non c? E
se non c lei?
Excusez-moi, je cherche Cline ou un barman qui vient du Sngal.
Il giovanotto non dice nulla. Non reagisce neppure. Si limita a continuare a
lavare i bicchieri nellacqua insaponata.
Ho detto qualcosa? In francese? Ci riprovo: questa volta aggiungo: Sil vous
plat. Lui mi lancia una rapida occhiata, tira fuori il cellulare, scrive un messaggio
e poi torna alle sue stoviglie.
Con mormoro in francese, un altro degli insegnamenti di Nathaniel.
Spalanco la porta con ladrenalina che mi pompa dentro. Sono furiosa per via di
quellidiota dietro il bancone che non si degna neppure di rispondermi e anche
con me stessa, perch sono venuta fin qui per niente.
Sei tornata!
Alzo gli occhi. lui.
Lo sapevo che saresti tornata. Il Gigante mi prende una mano e mi bacia
che ogni oggetto sia ricoperto da uno strato di polvere. Sfoglio il diario. Prendo i
ricordini di viaggio dellanno scorso. Non sono questi i ricordi importanti, quelli
che sono rimasti.
una valigia molto bella dice il Gigante.
La vuoi? gli chiedo. Non ho intenzione di trascinarmela in giro. Posso
spedire i souvenir a casa. La valigia un bagaglio in pi.
Oh, no, no, no. per te.
Non la posso prendere. Predo le cose pi importanti, ma non posso portare
con me tutta questa roba.
Mi scruta con espressione seria. Ma lho tenuta da parte per te.
Ed la cosa pi bella che tu potessi fare ma, davvero, non mi serve pi.
Sorride, e i suoi denti bianchissimi risplendono. Andr a Roche Estair in
primavera, per festeggiare la laurea di mio fratello.
Pesco fuori le cose pi importanti: il diario, la mia maglietta preferita, degli
orecchini che mi sono mancati tanto, e li infilo nella borsa. Metto i souvenir e le
cartoline in una scatola di cartone, per spedirle a casa. Usa questa per andare
a Roche Estair per la laurea gli dico. Mi faresti davvero felice.
Lui annuisce con aria solenne. Non sei tornata per la valigia.
Scuoto la testa. Lo hai visto? chiedo.
Mi fissa per un lungo istante. Annuisce di nuovo. Una volta. Il giorno dopo
averti conosciuto.
Sai dove potrei trovarlo?
Affronto il metr, scendo nel quartiere del Marais e mi accomodo in uno dei caff
che circondano la splendida place des Vosges, dove ordino uninsalata e un citron
press, questa volta mettendoci un bel po di zucchero. Resto seduta l per ore, in
attesa che il cameriere mi mandi via a calci, invece mi lascia stare finch non
chiedo il conto. In una pasticceria mi compro un macaron costosissimo, color
mandarino pallido come gli ultimi sussurri di un tramonto. Lo mangio
passeggiando per gli stretti vicoli, attraversando un vivace quartiere ebraico
pieno di uomini vestiti secondo il costume ortodosso, con cappelli neri ed eleganti
abiti attillati. Scatto qualche foto per mia madre e gliela spedisco dicendole di
mandarle anche alla nonna, che ne sar entusiasta. Poi gironzolo, guardando le
boutique e rimirando abiti che a malapena potrei permettermi di toccare. Quando
le commesse mi chiedono in francese se ho bisogno di aiuto, rispondo in francese
che sto solo dando unocchiata.
Compro qualche cartolina, poi torno a place des Vosges e mi siedo nel parco al
centro della piazza. Tra le mamme che giocano con i bambini e i vecchietti che
leggono il giornale fumandosi una sigaretta, scrivo le cartoline: una per i miei
genitori, una per la nonna, una per Dee, una a Kali e una a Jenn, una al Caf
Finlay. Poi, allultimo momento, decido di scrivere anche a Melanie.
una specie di giornata perfetta. Mi sento del tutto a mio agio e, anche se
sono indubbiamente una turista, mi sento un po parigina. Sono quasi contenta di
non aver ricevuto notizie da Modou. Kelly mi manda un messaggio per incontrarci
a cena e mi sto quasi avviando per tornare allostello quando il telefono emette
ci scrive sopra qualcosa. Poi lo fa scivolare verso di me. Sopra c il suo nome. Il
nome e il cognome! Ma non le dar la soddisfazione di vedere quanto sono
ansiosa di scoprirlo, perci lo infilo in tasca senza neanche dargli unocchiata.
Hai bisogno di qualcosaltro? Il suo tono altezzoso e autocompiaciuto
riesce a sovrastare il rumore del gruppo che ha ricominciato a suonare. Mi
sembra gi di sentire quanto rider di me con i suoi amichetti alla moda.
No. Hai gi fatto molto.
Mi osserva per un lungo istante. I suoi occhi sono violetti pi che azzurri. E
ora cosa farai?
Spremo un sorrisetto acido, che immagino abbia unaria pi costipata che
ostile. Oh sai com. Me ne andr un po in giro a visitare i posti.
Mi soffia altro fumo addosso. Gi, puoi fare la touriste dice, quasi che la
parola fosse un insulto. Poi comincia a elencare tutti i posti dove alla gente
qualunque come noi piace tanto andare: la Torre Eiffel, il Sacr-Coeur, il Louvre.
Scruto il suo viso per cogliervi unintenzione nascosta. Lui le avr raccontato
cosa abbiamo fatto quel giorno? Li immagino ridere di me che tiro un libro allo
skinhead dicendo a Willem che voglio prendermi cura di lui.
Cline sta continuando a elencare le cose che potrei fare a Parigi. Puoi fare
shopping sta dicendo. Comprare una borsetta nuova. Dei gioielli. Un altro
orologio. Un paio di scarpe. Non riesco a capire come si possano distribuire
consigli alla Miss Foley con una tale aria di superiorit.
Grazie per avermi dedicato il tuo tempo le dico. In francese. Lirritazione
mi ha reso bilingue.
CAPITOLO TRENTUNO
Willem de Ruiter.
Si chiama Willem de Ruiter. Corro a un Internet Caf e lo cerco su Google. Ma
si scopre che Willem de Ruiter un nome diffuso in Olanda. C addirittura un
regista olandese che si chiama cos. C un famoso diplomatico con lo stesso
nome. E centinaia di altri che non sono famosi ma, per un motivo o per laltro,
sono su Internet. Scorro centinaia di pagine, in inglese e in olandese, e non trovo
nessun collegamento con lui, nessun indizio che esista davvero. Cerco il nome dei
suoi genitori: Bram de Ruiter, Yael de Ruiter. Naturopata. Attore. Qualsiasi cosa
mi venga in mente. In tutte le combinazioni possibili. Mi eccito un po al
comparire di uno strano link di teatro ma, quando tento di entrarci, il sito non
esiste pi.
Come pu essere tanto difficile rintracciare qualcuno? Mi viene da pensare che
Cline mi abbia dato apposta un nome sbagliato.
Poi, per cerco me stessa su Google, Allyson Healey e non compare nulla
neanche su di me. Bisogna aggiungere il nome della mia universit per ottenere
la mia pagina Facebook.
Mi rendo conto che non basta sapere come si chiama una persona.
Bisogna anche sapere chi .
CAPITOLO TRENTADUE
Il mattino dopo Kelly e i suoi amici mi chiedono se voglio andare con loro a
visitare il Museo Rodin e poi a fare un po di shopping. Sto quasi per dire s.
Perch mi piacerebbe. Ma c unaltra tappa. Non che pensi davvero di trovare
qualcosa, solo che, se devo affrontare i demoni, bisogna che vada anche l.
Non so dove si trovi esattamente, ma mi ricordo lincrocio in cui Miss Foley mi
ha fatto recuperare. Ce lho impresso nella mente come fosse marchiato a fuoco:
Avenue Simon Bolivar e Rue de lEquerre, il crocevia di Umiliazione e Sconfitta.
Quando esco dal metr, nulla mi appare familiare. Forse perch lultima volta
che sono stata qui schizzavo avanti e indietro in preda al panico. So solo che non
ho fatto tanta strada prima di trovare la cabina telefonica, perci lo squat non
pu essere lontano. Metodicamente, risalgo un isolato e torno gi lungo un altro.
Su e gi. Ma non c nulla che abbia un aspetto conosciuto. Tento di chiedere
informazioni, ma come si dice squat di artisti in francese? Un vecchio edificio
con degli artisti dentro? Non funziona. Mi ricordo dei ristoranti cinesi che si
trovavano l intorno e provo a domandare di quelli. Un ragazzo, con molto
entusiasmo, mi raccomanda un posto dove a quanto pare si mangia benissimo
dallaltra parte, su Rue de Belleville. Lo trovo. E da l, trovo linsegna con
lideogramma di doppia felicit. Potrebbe essere uno dei tanti, ma ho la
sensazione che sia proprio quello giusto.
Gironzolo per un altro quarto dora e finalmente, in un tranquillo triangolo di
strade, trovo lo squat. Ha le stesse impalcature, gli stessi ritratti distorti, forse un
po pi scrostati dalle intemperie. Busso al portone di metallo. Nessuno risponde,
ma evidente che dentro c qualcuno. Dalle finestre aperte esce della musica.
Spingo il portone. Si schiude cigolando. Spingo ancora. Entro. Non mi nota
nessuno. Salgo la scala scricchiolante verso il luogo dove tutto accaduto.
Prima vedo la creta, di un bianco luminoso eppure, al tempo stesso, calda e
dorata. Dentro la stanza c un uomo che lavora. minuto, asiatico, uno studio in
bianco e nero: capelli candidi con radici scure, abiti neri e stranamente antiquati,
come fosse uscito da un romanzo di Dickens, il tutto ricoperto della stessa
polvere bianca che quella notte aveva coperto me.
Sbozza un blocco di creta con uno scalpello, e la sua attenzione cos
concentrata che temo che, al minimo rumore, sobbalzer. Mi schiarisco la voce e
busso piano alla porta.
Lui alza lo sguardo e si sfrega gli occhi, annebbiati dalla concentrazione.
Oui.
qualcosa, come un lieve barlume di luce che anticipa lalba, come se una specie
di memoria gli illuminasse il viso. Si batte con il dito lattaccatura del naso.
Ho trovato qualcosa. Credevo che fosse una lista della spesa.
Una lista della spesa?
Cera scritto qualcosa su su non ricordo, forse cera scritto pane e
cioccolato?
Pane e cioccolato? Il cibo preferito di Willem. Il cuore comincia a battermi
allimpazzata.
Non ricordo. Credevo che fosse un foglietto uscito dal secchio della
spazzatura. Ero stato in vacanza e quando sono tornato era tutto in disordine.
Lho buttato via. Mi spiace tanto. Mi sembra affranto.
Ci siamo intrufolati nel suo studio, lo abbiamo ridotto un casino e lui si sente in
colpa.
No, non il caso. Mi sei di grande aiuto. Ci sarebbe stato qualche motivo
perch una lista del genere fosse qui? Cio, potresti averla scritta tu?
No. E anche se lo avessi fatto non ci sarebbero stati scritti pane e
cioccolato.
Sorrido. La lista poteva essere, diciamo, un appunto?
possibile.
Avevamo intenzione di fare colazione con pane e cioccolato. E la mia penna
qui.
Per favore, riprendila.
CAPITOLO TRENTATR
Il giorno dopo accetto linvito di Kelly a unirmi al gruppo australiano. Oggi hanno
intenzione di visitare il Louvre. Domani andranno a Versailles. Dopodomani
simbarcheranno su un treno per Nizza. Sono invitata ad andare con loro per tutto
il percorso. Mancano dieci giorni alla data del biglietto di ritorno e ho
limpressione di avere scoperto tutto quello che si poteva scoprire. So che lui mi
aveva lasciato un messaggio. Ed molto pi di quello che potevo sperare. Sto
considerando la possibilit di andare a Nizza con loro. Oppure, dopo la
meravigliosa giornata trascorsa ieri, sto pensando di andarmene da qualche parte
per conto mio.
Consumata la colazione ci infiliamo tutti nel metr in direzione Louvre. Nico e
Shazzer sfoggiano alcuni abiti nuovi acquistati in un mercatino e Kelly le prende
in giro perch sono venute fino a Parigi per comprare vestiti fatti in Cina.
Almeno io ho preso qualcosa di locale. Allunga il polso per mostrare il suo
Cosa cera l dentro? Una lista di roba da riporre. Vestiti. Souvenir. Cartoline.
La targhetta del bagaglio? No, si era staccata nella stazione della metropolitana
di Londra. Il mio diario? Ora ce lho io. Lo tiro fuori dalla borsa, sfoglio qualche
pagina. Ci sono scritte poche righe su Roma e i gatti selvatici. Su Vienna e il
Castello di Schnbrunn. Il Teatro dellOpera a Praga. Ma non c nulla, nulla che
riguardi me. N il mio nome n il mio indirizzo. Neppure le-mail. Nessun indirizzo
di persone incontrate in viaggio. Non abbiamo nemmeno fatto finta di volerci
tenere in contatto. Ficco il diario nella borsa. Cline mi sbircia attraverso gli occhi
socchiusi, facendo finta di niente.
Ha preso qualcosa dalla mia valigia? Trovato qualcosa?
No. Aveva solo un odore si ferma, come se provasse dolore.
Aveva un odore?
Un odore terribile conclude solennemente. Ha preso il tuo orologio. Gli
ho detto di lasciarlo. Mio zio gioielliere, perci sapevo che era costoso. Ma lui si
rifiutato.
Sospiro. Dove posso trovarlo, Cline? Per favore. Mi puoi aiutare almeno in
questo.
Almeno in questo? Ti ho gi aiutato moltissimo dice stizzita e piena
dindignazione. E non so dove trovarlo. Io non mento. Mi fissa con
espressione dura. Ti ho detto la verit, ed che Willem il tipo di uomo che
arriva quando arriva. E per lo pi non arriva.
Vorrei poterle dire che si sbaglia. Che tra di noi stato diverso. Ma se non ha
continuato ad amare Cline cosa mi fa pensare che, dopo un solo giorno, anche
se gli piacevo, io non sia stata completamente cancellata, come la famosa
macchia?
Allora non hai avuto fortuna? Con Internet? mi domanda.
Comincio a radunare le mie cose. No.
Willem de Ruiter un nome molto comune, nest-ce pas? dice. Poi fa
qualcosa di cui non lavrei mai creduta capace. Arrossisce. Cos capisco che anche
lei lo ha cercato. E non lha trovato neppure lei. Di colpo mi chiedo se non ho
sbagliato a giudicarla, almeno un pochino.
Prendo una delle cartoline di Parigi che mi avanza. Ci scrivo il mio nome, il mio
indirizzo e tutti i miei dati e gliela porgo. Se vedi Willem o se per caso passi
da Boston e hai bisogno di un punto dappoggio o vuoi lasciare i bagagli.
Prende la cartolina e la guarda. Poi la butta in un cassetto. Boss-ton. Penso
che preferirei New York commenta con sufficienza. Sono quasi felice che abbia
ripreso la sua aria arrogante.
Penso a Dee. Lui la rimetterebbe al suo posto. Anche quello si pu
organizzare.
Sono ormai alla porta, quando Cline mi chiama. Mi giro. Vedo che ha dato un
morso al macaron, e il biscotto ormai una mezza luna.
Mi dispiace di averti dato della vigliacca dice.
Non importa rispondo. A volte lo sono. Ma sto cercando di diventare
pi coraggiosa.
Il giorno seguente Kelly mi saluta con freddezza, cosa che le viene molto
innaturale. Mi scuso per essere sparita nel nulla ieri.
Non importa dice ma ci vieni con noi a Versailles oggi?
Faccio una smorfia. Non posso.
Il suo viso sindurisce in unespressione offesa. Se non vuoi stare insieme a
noi va bene, ma non fare finta per non urtare i nostri sentimenti.
Non sono sicura del perch non le ho raccontato tutto. Sembra un po sciocco,
essere qui a fare tutta questa fatica per un ragazzo che ho conosciuto per un solo
giorno. Tuttavia, mentre racconto a Kelly una versione ridotta della mia lunga
storia, inclusa la folle ricerca di oggi, la sua espressione si fa seria. Alla fine, si
limita a fare un piccolo cenno con la testa. Capisco dice solennemente. Ci
vediamo gi a colazione.
Quando scendo nella sala della colazione, Kelly e il resto del gruppo sono
radunati intorno a uno dei grandi tavoli rotondi, con delle mappe dispiegate
davanti. Prendo un t, un croissant e uno yogurt e mi siedo con loro.
Veniamo con te mi comunica. Tutti.
Cosa? Perch?
Perch per questa missione ti serve un esercito. Ognuno fa uno
scomposto saluto militare, poi comincia a parlare in contemporanea. A tutto
volume. La gente ci guarda, ma questi ragazzi sono incontenibili. Solo la
ragazzina pallida e minuta seduta allestremit del tavolo ci ignora, il naso ficcato
nel suo libro.
storia e sta cercando di coinvolgerli. Anche la gente seduta nelle file di sedie si
protende per ascoltare la sua voce sommessa. Non so nemmeno come faccia a
sapere tutta la storia. Io non glielho raccontata. Forse lha sentita a colazione o
dagli altri. Finisce di raccontare e c una pausa di silenzio. Gli infermieri la
fissano, poi abbassano gli occhi e cominciano a digitare sulla loro tastiera.
Come mai parli il francese cos bene? le sussurro.
Sono del Qubec.
E perch non hai tradotto tu, nellaltro ospedale?
Perch non era quello giusto.
Gli infermieri mi chiedono il suo nome. Lo dico e lo ripeto lettera per lettera.
Sento il ticchettio dei tasti mentre lo inseriscono nel terminale.
Non dice uno dei due. Pas ici scuote la testa.
Attendez interviene laltro. Aspetta.
Scrive qualcosaltro. Dice una serie di cose a Wren e io perdo il filo poi, per,
una parola emerge dal flusso: una data. Il giorno seguente a quello che io e
William abbiamo trascorso insieme. Il giorno in cui siamo stati separati.
Mi si blocca il respiro. Lui alza gli occhi, mi ripete la data.
S dico. Sarebbe stato quello il giorno. Oui.
Linfermiere aggiunge qualcosa e poi altro che non capisco. Mi giro verso Wren.
Ci possono dire come trovarlo?
Lei chiede qualcosa poi mi traduce: I registri sono segreti.
Ma non ci devono dare niente di scritto. Devono per forza avere qualche
informazione su di lui.
Dicono che ormai tutto archiviato in amministrazione. Che non tengono
molto qui.
Ci deve pur essere qualcosa. Adesso il momento di chiedere aiuto a san
Giuda.
Wren accarezza il ciondolo che pende dal braccialetto. Un paio di dottori in
camice da laboratorio attraversano la porta doppia con in mano tazze di caff. Io
e lei ci scambiamo uno sguardo: san Giuda ha evidentemente deciso di inviarci
unispirazione gemella.
Potrei parlare con un dottore? chiedo allinfermiere nel mio orrendo
francese. Forse il Mi rivolgo a Wren. come si dice il medico di turno
in francese? O il dottore che ha curato Willem?
Linfermiere deve capire un po dinglese perch si sfrega il mento e torna al
computer. Ah, dottor Robinet dice e prende la cornetta del telefono.
Qualche minuto dopo si aprono le doppie ante di una porta ed come se, questa
volta, san Giuda ci avesse regalato un bonus, perch il dottore pare una star della
TV: capelli ricci e brizzolati e un viso che allo stesso tempo fine e vissuto. Wren
comincia a spiegargli la situazione, ma io mi rendo conto che, causa persa o
meno, devo perorarla da sola. Nel francese pi contorto che si possa immaginare,
cerco di spiegare: Amico ferito. In questo ospedale. Amico perduto. Lo devo
trovare. Sono spossata e con quelle frasi cos elementari devo sembrargli una
donna delle caverne.
trauma cranico pu essere una cosa seria e fare rapporto alla polizia perch era
stato assalito.
Assalito? Perch? Da chi?
Non lo sappiamo. normale procedura sporgere denuncia alla polizia, ma
lui ha rifiutato. Era molto agitato. Ora ricordo! Non voleva restare pi di qualche
ora. Voleva andarsene immediatamente, ma abbiamo insistito che rimanesse per
fargli una TAC. Per, appena lo abbiamo cucito e abbiamo visto che non cera
emorragia cerebrale, ha insistito che doveva andarsene. Ha detto che era molto
importante. Che avrebbe perduto qualcuno. Si volta verso di me, spalancando
gli occhi. Tu?
Tu fa eco Wren.
Io dico. Macchie nere mi ondeggiano davanti agli occhi e mi sento la
testa come fosse piena di liquido.
Credo che stia per svenire avvisa Wren.
Metti la testa tra le gambe mi consiglia il dottor Robinet. Chiama
qualcuno nellatrio e un infermiere mi porta un bicchiere dacqua. Bevo. Il mondo
smette di vorticare. Lentamente mi drizzo a sedere. Ora il dottore mi sta
guardando ed come se la sua maschera di professionalit fosse caduta.
Ma successo un anno fa dice con una voce che calda come una
coperta. Vi siete persi un anno fa?
Annuisco.
E tu lhai cercato per tutto questo tempo?
CAPITOLO TRENTAQUATTRO
AGOSTO
Utrecht, Olanda
La mia guida ha solo due pagine su Utrecht, perci mi aspetto che sia una citt
piccola, oppure brutta o, ancora, industriale. Invece, si rivela essere una
bellissima citt medievale piena di strade strette e tortuose costeggiate da file di
case con i spioventi, di canali su cui galleggiano chiatte abitate, e di minuscoli
vicoletti dove potrebbero vivere sia esseri umani sia bambole. Non ci sono molti
ostelli della giovent ma, quando arrivo allunico che abbia un prezzo accessibile
per me, scopro che prima di diventare un ostello era uno squat. E provo di nuovo
quella sensazione, come se un radar comunicasse solo con me da qualche luogo
segreto della terra dicendomi: S, proprio qui che devi essere.
I tipi dellostello sono amichevoli e gentili e parlano inglese alla perfezione,
proprio come Willem. Uno di loro gli assomiglia addirittura: gli stessi lineamenti
spigolosi, le labbra carnose. Gli chiedo se per caso lo conosce; mi risponde di no
e, quando gli spiego che somiglia a un ragazzo che sto cercando, ride e mi dice
che allora gli assomiglia mezza Olanda. Mi consegna una mappa di Utrecht e mi
mostra come arrivare allindirizzo che mi ha fornito lospedale, a pochi chilometri
da qui, suggerendomi di affittare una bicicletta.
Opto per lautobus. Labitazione si trova fuori dal centro, in una zona piena di
negozi di dischi, ristoranti etnici con pezzi di carne che girano sugli spiedi e
graffiti. Dopo aver svoltato un paio di volte nella direzione sbagliata, scovo la via
al di l di una linea di binari su cui fermo un carro merci abbandonato, quasi
completamente ricoperto di graffiti. Sullaltro lato della strada c una casa alta e
stretta che, secondo la mia stampata, lultimo indirizzo conosciuto di Willem de
Ruiter.
Devo intrufolarmi tra sei biciclette legate alla ringhiera davanti allingresso per
riuscire ad arrivare alla porta, pitturata di un blu elettrico. Esito prima di premere
un campanello che ha laspetto di un bulbo oculare. Ma, quando lo premo, mi
sento stranamente calma. Sento il suono allinterno. Poi un pesante rumore di
passi. Ho conosciuto Willem solo per un giorno, ma capisco subito che non sono i
suoi. I suoi sarebbero pi leggeri. Una ragazza alta e carina, con una lunga
treccia castana, apre la porta.
Ciao. Parli inglese? le chiedo.
S, certo risponde.
Sto cercando Willem de Ruiter. Mi hanno detto che vive qui. Le mostro il
pezzo di carta come prova.
In qualche modo, sapevo gi che non ci sarebbe stato. Forse perch non mi
sentivo abbastanza nervosa. Perci, quando lespressione della ragazza non
cambia non ne sono affatto sorpresa. Non lo conosco. Ho solo preso in affitto
la casa per questestate dice. Mi spiace. Fa per chiudere la porta.
Ormai, per, ho imparato che No, Mi dispiace o Non ti posso aiutare sono
offerte indirette di aiuto. C qualcun altro che potrebbe conoscerlo, qui?
Saskia chiama lei. Dalla sommit di una scala, cos stretta che sembra a
pioli, sbuca una ragazza. Scende. Ha i capelli biondi, le guance rosee e gli occhi
azzurri, e c una sorta di freschezza campestre in lei, come se avesse appena
finito di cavalcare un pony o di arare un campo, anche se ha i capelli tagliati in
modo irregolare e dritti sulla testa e indossa una maglia di lana nera che ha
tuttaltro che una foggia classica.
Spiego di nuovo che sto cercando Willem de Ruiter. A quel punto, anche se non
mi conosce, Saskia mi invita a entrare e mi offre una tazza di t o di caff.
Ci sediamo tutte e tre intorno a un tavolo disordinato, dove sono appoggiate
alla rinfusa pile di posta e riviste. Ci sono vestiti sparsi ovunque. chiaro che qui
ci vive un sacco di gente. Ma, a quanto pare, Willem non ci abita.
Non ci ha mai realmente abitato spiega Saskia dopo avermi servito t e
cioccolata.
Ma tu lo conosci? domando.
Lho incontrato qualche volta. Ero amica di Lien, che era la ragazza di uno
degli amici di Robert-Jan. Per non lo conosco bene, Willem. Cos come Anamiek,
mi sono trasferita qui solo questestate.
Ma sai perch avrebbe usato questindirizzo?
Probabilmente per via di Robert-Jan dice.
Chi Robert-Jan?
Frequenta lUniversit di Utrecht, come me. Prima viveva qui mi spiega
ma ha traslocato. La sua stanza lho affittata io.
Certo borbotto tra me e me.
Nelle case degli studenti la gente va e viene in continuazione. Robert-Jan,
per, dovrebbe essere tornato a Utrecht. Non qui, in un appartamento nuovo.
Purtroppo non so dove potrebbe essere. Ho solo preso la sua stanza si stringe
nelle spalle, come per dire: Tutto qui.
Tamburello con le dita sul vecchio tavolo di legno. Guardo il mucchio della
posta. Credi che potrei dare unocchiata a quelle lettere? Vedere se c qualche
indizio.
Fai pure mi autorizza.
Scorro le pile di buste. Sono per lo pi bollette, riviste e cataloghi, indirizzati a
varia gente che vive o ha vissuto a questo recapito. Conto almeno una mezza
dozzina di nomi, compreso Robert-Jan. Ma a Willem non arrivata nemmeno una
lettera.
mai arrivata posta per Willem qui?
Proprio come me. Mentre lo dico provo di nuovo la sensazione di essere sulla
strada giusta. La mia lettera e io siamo arrivate nello stesso posto, anche se il
posto sbagliato.
Loro si scambiano unocchiata.
Facciamo qualche telefonata dice Saskia. Di sicuro possiamo aiutarti a
rintracciare Robert-Jan.
Le ragazze spariscono al piano di sopra. Sento un computer che si accende.
Sento il suono di conversazioni a una sola voce: Saskia al telefono. Circa venti
minuti pi tardi, scendono di nuovo. agosto, perci sono quasi tutti via, ma
sono sicura di poter trovare il modo di metterti in contatto con Robert-Jan, tra
uno o due giorni.
Grazie le dico.
Alza lo sguardo di scatto. Non mi piace il modo in cui mi fissa. Anche se
potrei aver scovato un modo pi rapido per rintracciare Willem.
Davvero? E quale?
Esita. La sua ragazza.
CAPITOLO TRENTACINQUE
CAPITOLO TRENTASEI
Amsterdam
Spinta in avanti. il mio nuovo motto. Nessun rimpianto. E non si torna indietro.
Cancello la tappa Parigi-Londra del mio ritorno a casa per poter partire
direttamente da Londra. Non voglio tornare a Parigi. Voglio andare da unaltra
parte. Ho ancora cinque giorni in Europa e ci sono un sacco di voli a basso costo.
Potrei andare in Irlanda. O in Romania. Potrei prendere un treno fino a Nizza e
raggiungere la truppa australiana. Potrei andare ovunque.
Tuttavia, per arrivare in ognuno di questi posti devo prima andare ad
Amsterdam. Ed l che mi dirigo per ora. Con la bicicletta rosa.
Quando torno per riportare a Saskia la bicicletta accompagnata da una scatola
di cioccolatini in segno di ringraziamento, le dico che non c bisogno che mi
procuri il modo per mettermi in contatto con Robert-Jan.
Gli chiedo informazioni e lui mi invita a seguirlo fino alla piazza Dam e da l, in
mezzo al traffico frastornante della rotonda, mi indica la Warmoesstraat. Pedalo
lungo una strada piena di sexy shop che sfoggiano in vetrina i loro sgargianti
articoli. Alla fine dellisolato c uno degli ostelli della giovent pi economici.
Latrio ferve di unattivit chiassosa e turbolenta: c gente che gioca a biliardo
o a ping-pong, un gruppo immerso in una partita a carte, e tutti sembrano
avere in mano una birra anche se non neppure ora di pranzo. Chiedo un posto
in una camerata e, senza pronunciare verbo, la ragazza dagli occhi scuri al banco
dellaccettazione prende i dati del mio passaporto e i soldi. Su in camera, in barba
al cartello che recita PROIBITO LUSO DI DROGHE NEI DORMITORI , laria spessa per il
fumo di hashish e un tipo con lo sguardo annebbiato aspira attraverso un tubo
qualcosa che brucia su un pezzo di carta stagnola, che sono sicura non sia n
hashish n tanto meno legale. Chiudo a chiave lo zaino nellarmadietto, torno gi
ed esco in strada, dirigendomi a un affollato Internet Caf.
Pago per mezzora e vado a vedere i voli aerei a basso costo. Oggi gioved. Il
mio ritorno da Londra verso casa luned. C un volo per Lisbona a quarantasei
euro. Uno per Milano e uno per un posto che sta in Croazia! Digito su Google
Croazia e studio le foto di spiagge sassose e vecchi fari. Ci sono addirittura
degli alberghetti abbordabili allinterno dei fari. Potrei soggiornare in un faro.
Potrei fare qualsiasi cosa!
Non so quasi nulla della Croazia, perci decido di andare l. Tiro fuori la carta
di credito per pagare il biglietto, ma noto che nellaltra finestra che ho aperto
comparsa una nuova e-mail. La controllo. di Wren. Lintestazione dice: DOVE SEI?
Le rispondo rapidamente che sono ad Amsterdam. Quando, la settimana
scorsa, a Parigi, ho detto addio alla truppa australiana, lei aveva in progetto di
prendere un treno per Madrid; Kelly e gli altri si sarebbero diretti a Nizza, cos
parlavano di provare a incontrarsi a Barcellona. Perci rimango un po sorpresa
quando, trenta secondi dopo, ricevo una risposta che dice Ma dai! Anchio! Nel
messaggio c il suo numero di cellulare.
Sorrido da sola mentre le telefono. Lo sapevo che eri qui mi dice. Me lo
sentivo! Dove sei?
In un Internet Caf sulla Warmoesstraat. E tu? Pensavo che andassi in
Spagna!
Ho cambiato programma. Winston, quanto lontana la Warmoesstraat?
grida. Winston un ragazzo carino che lavora qui mi sussurra. Sento una
voce maschile in sottofondo. Poi Wren strilla: Siamo, tipo, a cinque minuti di
distanza. Incontriamoci in piazza Dam, davanti a quella torre bianca che sembra
un pene.
Chiudo il browser e, dieci minuti dopo, sto abbracciando Wren come se fosse
una parente che non vedo da secoli.
Ragazzi, quel SantAntonio velocissimo! esclama.
Davvero!
Allora, cos successo?
Le faccio un rapido riassunto di come ho trovato Ana Lucia, ho quasi trovato
Willem e ho deciso che meglio non trovarlo. Perci, adesso vado in Croazia.
Fa una faccia delusa. Davvero? Quando?
Avrei intenzione di prendere un volo domani mattina. Stavo proprio
prenotando il biglietto quando mi hai chiamato.
Oh, resta ancora qualche giorno. Possiamo esplorare la citt insieme.
Magari affittare delle biciclette. Oppure, affittarne una sola e andarci in due,
come fanno le ragazze olandesi.
Io ce lho una bicicletta dico. rosa.
Ha un portabagagli sul retro dove mi posso sedere?
Il suo sorriso troppo contagioso per resistere. S.
Oh. Allora devi restare. Sono in un ostello vicino al Jordaan. La mia stanza
grande come una vasca da bagno, ma carina e il letto matrimoniale. Vieni a
dividerla con me.
Guardo il cielo. Minaccia pioggia ed freddissimo per essere agosto; invece
Internet diceva che in Croazia caldo e soleggiato. Ma qui c Wren, e quante
possibilit cerano di incontrarsi? Lei crede nei santi. Io credo negli incidenti
casuali. Mi sa che in fondo crediamo alla stessa cosa.
Porto via la mia roba dalla stanza dellostello, dove il tipo ormai
praticamente svenuto, e la sposto nel suo. molto pi accogliente dellaltro,
soprattutto visto che c Winston, alto, bruno e sorridente, a registrarci. Di sopra,
il letto cosparso di guide, non solo dellEuropa, ma di tutto il mondo.
Cos tutta questa roba?
Non si sa mai dico pensando ai dipinti e alle sculture nello studio dello
squat, che forse un giorno finiranno al Louvre.
Be, proprio cos. Lei trovava molta consolazione nel fatto che artisti come
Van Gogh o Vermeer fossero misconosciuti in vita e siano diventati famosi dopo
la morte. E voleva ammirare i loro lavori di persona, cos lultima volta che la
malattia era in fase regressiva abbiamo fatto un pellegrinaggio a Toronto e a
New York per vederne qualcuno. Dopodich, lei ha compilato una lista pi ampia.
Scorro di nuovo la lista. Quindi? Qual il dipinto che si trova qui? Un Van
Gogh?
Cera un Van Gogh nella sua lista: Notte stellata, che abbiamo visto insieme
a New York. Qui ci sono alcuni Vermeer, anche se quello che lei amava di pi a
Londra. Ma questa la sua lista, che dopo Parigi passata in secondo piano.
Non capisco.
Amo Francesca e ci andr, a vedere quei dipinti per lei un giorno. Ma ho
trascorso molta parte della mia vita allombra della sua. Doveva essere cos.
Per, ora che se n andata come se vivessi ancora nella sua ombra, capisci?
Stranamente, capisco. Faccio segno di s.
successo qualcosa, quando ti ho incontrata a Parigi. Sei una ragazza
normale che sta facendo una cosa abbastanza folle. Mi hai ispirato. Ho cambiato
programma. E ho cominciato a chiedermi se la vera ragione per cui ho intrapreso
questo viaggio non sia stata incontrare te. Forse Francesca e i santi volevano che
ci incontrassimo.
CAPITOLO TRENTASETTE
un paio di bretelle sopra la collinetta della sua pancia, si avvicina con della
lavanda appassita. Le puoi dare anche questa.
Tieni, Wren. Le lancio i fiorellini violetti e profumati.
Grazie dico rivolta al tipo. Poi gli racconto di Wren e della sua lista
definitiva e spiego che, visto che per il campo di tulipani non era pi stagione,
abbiamo dovuto accontentarci di questo.
Lui guarda Wren, che sta cercando di togliersi foglie e petali dal maglione.
Infila la mano in tasca e tira fuori un biglietto da visita. I tulipani ad agosto
non sono facili da trovare. Ma se a te e alla tua amica non pesa svegliarvi presto,
forse ve ne posso procurare un piccolo campo.
Il mattino seguente Wren e io puntiamo la sveglia alle quattro e, un quarto dora
dopo, scendiamo gi nella strada deserta per incontrare Wolfgang, che ci aspetta
con il suo furgoncino. Mi tornano in mente gli avvertimenti dei miei genitori
riguardo al non andare mai in auto con degli sconosciuti, ma mi rendo conto che,
per quanto sembri improbabile, Wolfgang non uno sconosciuto. Ci strizziamo
tutti e tre nel sedile anteriore e viaggiamo con calma in direzione di una serra ad
Aalsmeer. In pratica, Wren non riesce a star ferma per leccitazione, il che sembra
innaturale alle quattro e un quarto del mattino, eppure per ora non ha neanche
bevuto un caff, anche se il previdente Wolfgang ne ha portato un thermos pieno,
insieme a qualche uovo sodo e a un po di pane.
Passiamo il viaggio ascoltando della sdolcinata musica pop europea e
Wolfgang che ci racconta aneddoti dei trentanni che ha trascorso nella marina
mercantile, prima di trasferirsi nel quartiere del Jordaan, ad Amsterdam. Sono
tedesco di nascita, ma morir cittadino di Amsterdam dice facendo un gran
sorriso pieno di denti.
Alle cinque entriamo al Bioflor, che non assomiglia molto alle immagini del
parco di Keukenhof, con i suoi tappeti di fiori variopinti, ma sembra invece una
sorta di stabilimento agricolo. Guardo Wren e mi stringo nelle spalle. Wolfgang
entra e si ferma accanto a una serra delle dimensioni di un campo da calcio,
sovrastata da una sfilza di pannelli solari. Un tipo dalla faccia rosea di nome Jos
ci viene ad accogliere. Poi apre la porta, e Wren e io restiamo senza fiato.
Ci sono file e file di fiori di ogni colore. Ettari interi. Percorriamo gli stretti
passaggi tra unaiuola e laltra, nellaria spessa per lumidit e lodore di concime,
finch Wolfgang non ci indica una sezione di tulipani color fucsia, screziati, e un
misto esplosivo dalle tinte di agrumi che ricorda unarancia sanguigna. Mi
allontano, lasciando Wren ai suoi fiori.
Lei sta l in piedi per un po. Poi la sento che grida: incredibile! Lo vedi
anche tu? Wolfgang mi guarda, ma io non rispondo: non credo che stia
parlando a noi.
Wren corre tutto intorno a questa serra e poi a unaltra piena di fresie
profumate e io le faccio una serie di fotografie. Poi, per Wolfgang ora di
tornare. Sbraitiamo canzoni degli Abba per tutta la strada del ritorno e lui
sostiene che in esperanto Abba vuol dire felicit e che le Nazioni Unite
CAPITOLO TRENTOTTO
Cos, dopo un anno, lo ritrovo nello stesso modo in cui lho trovato la prima volta:
in un parco, nel crepuscolo afoso, che declama le parole di William Shakespeare.
Anche se stasera, al termine di questanno, tutto diverso. Siamo ben lontani
da Guerrilla Will: questa una vera produzione, con un palcoscenico, dei posti a
sedere, luci e una folla di spettatori. Una folla nutrita. Tanto che, quando
arriviamo sul posto, ci ritroviamo spinti dalla ressa verso un basso muro ai
margini del piccolo anfiteatro.
Questanno, lui non ha pi una parte secondaria. Questanno una star.
Orlando, come immaginavo. il primo degli attori a entrare in scena e, da l in
avanti, il palcoscenico suo. Rapisce lattenzione. E non solo la mia. Quella di
tutti. Appena attacca il primo monologo, la folla ammutolisce e cos rimane per
tutta la sua esibizione. Il cielo si scurisce e falene e zanzare danzano nei riflettori:
il Vondelpark di Amsterdam si trasforma nella Foresta di Arden, un luogo magico
Quella poca forza che ho, vorrei che fosse per voi.
Buona fortuna a voi. Prego il cielo che mi smentisca per quanto vi riguarda.
Amami, Rosalinda.
E mi vorrai?
Perch, non sei buono, tu?
Lo spero bene.
Ora dimmi, per quanto te la vorresti tenere dopo averla posseduta?
Per sempre, pi un giorno ancora.
Quale? chiede Wren. Ora lei che viene abbracciata a turno dal gruppo
allegro e, si direbbe, piuttosto brillo dei ragazzi olandesi.
Orlando! risponde lo Hobbit.
Oh! esclama Wren, e spalanca gli occhi chiari tanto che risplendono come
perle. Oh! ripete, rivolta a me.
Non che, per caso, tu sei Robert-Jan? domando.
Per un attimo lo Hobbit fa una faccia sorpresa. Poi sorride. Broodje per gli
amici.
Broodje ridacchia Wolfgang. Si gira verso di me. un tipo di panino.
Che Broodje adora mangiare aggiunge uno dei suoi amici dandogli una
pacca sullo stomaco.
Broodje/Robert-Jan spinge via la mano. Dovreste venire alla nostra festa
stasera. Sar la festa pi sensazionale di tutte le feste. stato fantastico, no?
Wren e io annuiamo entrambe. Broodje/Robert-Jan va avanti a commentare
quanto stato grande Willem, poi il suo amico gli dice qualcosa in olandese, che
credo riguardi sempre Willem.
Cosha detto? sussurro a Wolfgang.
Ha detto che non lo ha visto, Orlando credo, cos felice dallepoca di non
ho sentito tutto, qualcosa su suo padre.
Estrae un pacchetto di tabacco da una tasca di cuoio e comincia ad arrotolarsi
una sigaretta. Senza guardarmi, dice con la sua voce profonda: Credo che
luscita degli attori sia laggi. Mi mostra un cancelletto di metallo a
sbuca di corsa dalla folla. I fiori che regge tra le mani cadono a terra mentre gli si
getta al collo. E lui laccoglie. La solleva da terra e la stringe. Le sue braccia
affondano nei capelli biondo miele e ride per qualcosa che lei gli sussurra
allorecchio. Roteano su se stessi, abbracciati, un groviglio di felicit. Damore.
Io resto l come se avessi messo radici, ad assistere a quella dimostrazione
pubblica di sentimenti privati. Infine, qualcuno si avvicina a Willem e gli tocca una
spalla, e la ragazza scivola a terra. Raccoglie il mazzo di fiori girasoli,
esattamente quelli che io avrei scelto per lui e lo spolvera. Willem le mette con
disinvoltura un braccio intorno alle spalle, baciandole una mano. Lei infila il suo a
circondare la vita di lui. E capisco che non mi sbagliavo riguardo allamore che
emanava da lui durante la rappresentazione. Mi sbagliavo solo sulla persona a cui
era diretto.
Si allontanano, camminando cos rasente a me che sento laria spostarsi al suo
passaggio. Siamo vicinissimi, ma lui sta guardando lei perci non mi vede affatto.
Se ne vanno, mano nella mano, verso un gazebo, lontano dalla mischia. Io resto
l.
Sento un tocco gentile sulla spalla. Wolfgang. Mi guarda e inclina la testa da
un lato Finito? domanda.
Guardo di nuovo Willem e la ragazza. Forse lei la francese. Oppure una
completamente nuova. Sono seduti uno di fronte allaltra, con le ginocchia che si
sfiorano, e parlano tenendosi per mano. come se il resto del mondo non
esistesse. Mi sentivo cos quando ero con lui, lanno scorso. Forse se un estraneo
ci avesse visto gli saremmo apparsi esattamente cos. Ma ora sono io lestranea.
Li guardo di nuovo. Persino da qui riesco a capire che per lui quella ragazza
speciale. Qualcuno che ama.
Aspetto il pugno allo stomaco che devasta, il tracollo di un anno di speranze, il
fragore della tristezza. E lo sento: il dolore di perderlo, o di perdere lidea che ho
di lui. Insieme a quel dolore c qualcosaltro, per. Allinizio fievole, perci devo
sforzarmi per udirlo. Ma, quando ci riesco, odo il rumore di una porta che si
chiude silenziosamente. E poi succede una cosa sorprendente: la serata calma,
ma sento una raffica di vento, come se mille altre porte si fossero spalancate
simultaneamente.
Lancio un ultimo sguardo a Willem e alla ragazza. Poi mi giro verso Wolfgang.
Finito dico.
Ma ho il sospetto che sia vero il contrario. In realt sto appena cominciando.
CAPITOLO TRENTANOVE
Mi sveglio sbattendo le palpebre nel bagliore del sole. Strizzo gli occhi per
guardare la sveglia da viaggio. quasi mezzogiorno. Tra quattro ore parto. Wren
ha deciso di rimanere ancora qualche giorno. C una serie di strani musei di cui
ha appena scoperto lesistenza e che vuole visitare: uno dedicato alle torture
medievali, un altro specializzato in borse e borsette. In pi, Winston le ha detto
che conosce qualcuno che pu insegnarle a fabbricare scarpe, e questo potrebbe
trattenerla qui per unaltra settimana. Ma a me rimangono tre giorni e ho deciso
di andare in Croazia.
Non ci arriver fino a stasera e dovr ripartire luned mattina presto per
riuscire a prendere il volo che mi riporter a casa. Perci, ci star soltanto una
giornata. Ma so bene cosa pu succedere in un giorno. Assolutamente tutto.
Secondo Wren sto facendo un errore. Lei non ha visto Willem insieme alla
ragazza e continua a sostenere che potrebbe essere chiunque, per esempio sua
sorella. Non le rivelo che Willem, come me e come ormai anche lei, figlio unico.
Ieri per tutta la sera mi ha implorato di andare alla festa per vedere cosa
succedeva. Io lo so dov. Robert-Jan me lo ha spiegato. a oh, non mi
ricordo il nome della strada, ma lui ha detto che in olandese vuol dire cintura.
Numero centottantanove.
Alzo la mano. Basta! Non ci voglio andare.
Ma prova a immaginare ha insistito. E se tu non avessi mai incontrato
Willem in vita tua, e Broodje ci avesse invitato alla festa, e noi ci fossimo andate
e voi due vi foste visti l per la prima volta e vi foste innamorati? Forse cos che
poteva accadere
una bella teoria. E non posso fare a meno di chiedermi se questo sarebbe
veramente accaduto. Ci innamoreremmo, se ci incontrassimo oggi? Mi ero
davvero innamorata di lui, quella prima volta? O era solo uninfatuazione
alimentata dal mistero?
Per comincio a chiedermi anche unaltra cosa. Se lo scopo di questa folle
ricerca fosse davvero ritrovare Willem. Forse, invece, era aiutarmi a ritrovare
qualcun altro.
Mi sto vestendo quando Wren apre la porta stringendo in mano un sacchetto di
carta. Ciao, dormigliona. Ti ho preparato un po di colazione. O meglio, lo ha
fatto Winston. Ha detto che una cosa molto olandese.
Prendo il sacchetto. Grazie. Squadro la mia amica che sta ghignando
ma la sensazione di essere sulla strada giusta non mai stata cos forte. Ci sono
tre campanelli. Suono quello pi in basso. Una voce femminile starnazza
attraverso il citofono.
Salve esordisco. Prima che riesca a dire altro la porta si apre con un
piccolo scatto.
Entro in un atrio buio, dallodore di chiuso. Una porta si apre e il mio cuore
salta un battito. Ma non lui. una signora anziana con un cagnolino che abbaia
appiccicato alle sue caviglie.
Willem? chiedo. Indica in alto con il pollice e richiude la porta.
Salgo le scale fino al secondo piano. Ci sono altri due appartamenti
nelledificio, perci il suo potrebbe essere questo o quello al piano superiore. Mi
trattengo un attimo davanti alla porta per cercare di cogliere i rumori allinterno.
C silenzio, a parte il fievole eco di una musica. Ma il mio cuore batte forte e
rapido, come un radar che lanci un segnale: s, s, s.
Mi trema un poco la mano quando busso, e allinizio il rumore lieve come se
picchiassi su un tronco cavo. Poi, per, indurisco il pugno e busso di nuovo. Sento
i suoi passi. Ripenso alla cicatrice sul suo piede. Era sul destro o sul sinistro? I
passi si avvicinano. Sento il cuore che accelera, raddoppiando il ritmo di quei
passi.
Poi la porta si apre e lui l.
Willem.
La sua alta statura proietta unombra su di me, proprio come quel primo
giorno, lunico altro giorno in verit, in cui ci siamo incontrati. I suoi occhi, quegli
occhi scurissimi, che nascondono un infinito spettro di sensazioni nascoste, si
spalancano e la bocca si apre. Sento il respiro che gli si blocca e la sorpresa che
prova.
Resta l, in piedi; il suo corpo riempie il vano della porta e mi fissa quasi fossi
un fantasma, cosa che suppongo di essere. Daltronde, se conosce Shakespeare
di certo sa che i fantasmi tornano a perseguitarti.
Lo osservo, mentre domande e risposte cozzano sul suo viso. Sono tante le
cose che vorrei dirgli. Da dove posso incominciare?
Ciao, Willem dico. Mi chiamo Allyson.
Lui non risponde nulla. Resta l per un minuto a fissarmi. Poi si fa da parte e
apre di pi la porta, per farmi entrare.
E io entro.
Nel giro di 24 ore Willem e Allyson si sono trovati, innamorati e poi persi.
La loro avventura folle e romantica a Parigi finita prima del previsto. Nulla
rimane di quella notte, tranne un orologio. E la borsetta di Allyson, in cui Willem
spera di trovare un indirizzo, una speranza, un appiglio che lo riporti sulla strada
verso la sua Lul, soprannominata cos per via della somiglianza con lattrice
Louise Brooks. Ma il tempo, come spesso capita, scorre veloce e la vita fa il suo
corso. La passione per il teatro porta Willem in giro per il mondo, dove far tanti
incontri, stringer nuove amicizie, prover a dimenticare. Ma una domanda lo
segue a ogni passo: quellorologio, unico ricordo di un amore durato solo una
notte, scandir il tempo per ritrovarsi?
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AGOSTO
Parigi
un sogno che faccio spesso: sono in aeroplano, sorvolo le nubi. Il velivolo
comincia a scendere e un panico improvviso mi prende: ho appena scoperto di
essere sullaereo sbagliato, di viaggiare verso un luogo che non quello in cui
devo andare. Non mai chiaro dove sto per atterrare in una zona di guerra, nel
bel mezzo di unepidemia, in un altro secolo so solo che un posto in cui non
dovrei trovarmi. A volte provo a chiedere al passeggero al mio fianco dove siamo
diretti, ma non riesco a vederne la faccia, non comprendo mai la risposta. Mi
sveglio per il cigolio del carrello che scende e per il battito impazzito del mio
cuore, e mi ritrovo spaesato, sconvolto, madido di sudore. Di solito, mi ci
vogliono alcuni istanti prima di raccapezzarmi e capire dove sono in un
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Legge 633/1941 e successive modifiche.
Indice
Il libro
Lautore
Per un giorno d'amore
Parte Prima - Un giorno
Capitolo uno - Agosto, Stratford-upon-Avon, Inghilterra
Capitolo due
Capitolo tre
Capitolo quattro - Parigi
Capitolo cinque
Capitolo sei
Capitolo sette
Capitolo otto
Capitolo nove
Capitolo dieci
Capitolo undici
Capitolo dodici
Capitolo tredici
Parte Seconda - Un anno
Capitolo quattordici - Settembre, Universit
Capitolo quindici - Ottobre, Universit
Capitolo sedici - Novembre, New York
Capitolo diciassette - Dicembre, Cancun, Messico
Capitolo diciotto
Capitolo diciannove - Gennaio, Universit
Capitolo venti
Capitolo ventuno - Febbraio, Universit
Capitolo ventidue - Marzo, Universit
Capitolo ventitr
Capitolo ventiquattro
Capitolo venticinque - Aprile, Miami Beach
Capitolo ventisei - Maggio, Casa
Capitolo ventisette - Giugno, Casa
Capitolo ventotto - Luglio, Casa
Capitolo ventinove - New York
Capitolo trenta - Parigi
Capitolo trentuno
Capitolo trentadue
Capitolo trentatr
Capitolo trentaquattro - Agosto, Utrecht, Olanda
Capitolo trentacinque
Capitolo trentasei - Amsterdam
Capitolo trentasette
Capitolo trentotto
Capitolo trentanove
24 ore per amare, 365 giorni per ritrovarsi
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