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S P E R I M E N TA L E
DESCRITTORI
CLASSIFICAZIONE ICS
17.020; 01.040.17
SOMMARIO
RELAZIONI NAZIONALI
RELAZIONI INTERNAZIONALI
ORGANO COMPETENTE
RATIFICA
RICONFERMA
COMITATO
ELETTROTECNICO
ITALIANO
Gr. 21
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ENTE NAZIONALE
ITALIANO
DI UNIFICAZIONE
Pagina I di IV
PREMESSA NAZIONALE
La presente norma costituisce il recepimento, in lingua italiana, della
norma europea sperimentale ENV 13005 (edizione maggio 1999),
che assume cos lo status di norma nazionale italiana sperimentale.
La traduzione stata curata dallUNI.
La Commissione "UNI - CEI Metrologia generale" dellUNI, che segue i lavori europei sullargomento, per delega della Commissione
Centrale Tecnica, ha approvato il progetto europeo il 17 ottobre 1997
e la versione in lingua italiana della norma il 18 novembre 1999.
La scadenza del periodo di validit della ENV 13005 stata fissata
inizialmente dal CEN per maggio 2002. Eventuali osservazioni sulla
norma devono pervenire allUNI entro luglio 2001.
Le norme UNI CEI sono revisionate, quando necessario, con la pubblicazione di nuove
edizioni o di aggiornamenti.
importante pertanto che gli utenti delle stesse si accertino di essere in possesso
dellultima edizione e degli eventuali aggiornamenti.
Le norme sperimentali sono emesse, per applicazione provvisoria, in campi in cui viene
avvertita una necessit urgente di orientamento, senza che esista una consolidata esperienza a supporto dei contenuti tecnici descritti.
Si invitano gli utenti ad applicare questa norma sperimentale, cos da contribuire a fare
maturare l'esperienza necessaria ad una sua trasformazione in norma raccomandata.
Chiunque ritenesse, a seguito del suo utilizzo, di poter fornire informazioni sulla sua applicabilit e suggerimenti per un suo miglioramento o per un suo adeguamento ad uno
stato dell'arte in evoluzione pregato di inviare, entro la scadenza indicata, i propri contributi all'UNI, Ente Nazionale Italiano di Unificazione.
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INDICE
PREMESSA
INTRODUZIONE
SCOPO
2
2.1
2.2
2.3
DEFINIZIONI
6
Termini metrologici generali.................................................................................. 6
Il termine "incertezza" ........................................................................................... 7
Termini specifici della presente guida ................................................................... 7
3
3.1
3.2
3.3
3.4
CONCETTI FONDAMENTALI
8
Misurazione .......................................................................................................... 8
Errori, effetti e correzioni....................................................................................... 9
Incertezza ........................................................................................................... 10
Considerazioni pratiche ...................................................................................... 12
4
4.1
4.2
4.3
4.4
5
5.1
5.2
6
6.1
6.2
6.3
7
7.1
7.2
DICHIARAZIONE DELL'INCERTEZZA
32
Criteri generali..................................................................................................... 32
Istruzioni specifiche............................................................................................. 33
35
APPENDICE A
A.1
A.2
A.3
APPENDICE B
B.1
B.2
APPENDICE C
C.1
C.2
C.3
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Pagina III di IV
APPENDICE D
D.1
D.2
D.3
D.4
D.5
D.6
APPENDICE E
E.1
E.2
E.3
E.4
E.5
APPENDICE F
F.1
F.2
APPENDICE G
G.1
G.2
G.3
G.4
G.5
G.6
APPENDICE H
H.1
H.2
H.3
H.4
H.5
H.6
ESEMPI
87
Taratura di blocchetti piano-paralleli................................................................... 87
Misurazione simultanea di resistenza e reattanza.............................................. 92
Taratura di un termometro .................................................................................. 97
Misurazione di attivit ....................................................................................... 101
Analisi della varianza ........................................................................................ 106
Misurazioni con una scala di riferimento: durezza............................................ 112
APPENDICE J
117
APPENDICE K
BIBLIOGRAFIA
121
Indice alfabetico
123
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Pagina IV di IV
PRENORMA EUROPEA
ENV 13005
MAGGIO 1999
PRNORME EUROPENNE
EUROPISCHE VORNORM
DESCRITTORI
ICS
17.020
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EUROPEAN PRESTANDARD
CEN
COMITATO EUROPEO DI NORMAZIONE
European Committee for Standardization
Comit Europen de Normalisation
Europisches Komitee fr Normung
Segreteria Centrale: rue de Stassart, 36 - B-1050 Bruxelles
1999 CEN
Tutti i diritti di riproduzione, in ogni forma, con ogni mezzo e in tutti i Paesi, sono
riservati ai Membri nazionali del CEN.
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PREMESSA
La presente norma sperimentale europea stata elaborata dal Comitato Tecnico CEN/TC 290
"Specifiche e verifiche dimensionali e geometriche dei prodotti" la cui segreteria
affidata al DIN.
La presente norma sperimentale europea contiene interamente la "Guida allespressione
dellincertezza di misura" elaborata dallISO/TAG 4 con la collaborazione di BIPM, IEC,
IFCC, ISO, IUPAC, IUPAP e OIML ed stata pubblicata dallISO.
In conformit alle Regole Comuni CEN/CENELEC, gli enti nazionali di normazione dei
seguenti Paesi sono tenuti a recepire la presente norma europea: Austria, Belgio,
Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Islanda, Italia, Lussemburgo,
Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Spagna, Svezia e
Svizzera.
Le organizzazioni internazionali che hanno partecipato ai lavori non hanno ritenuto
opportuno pubblicare la presente guida come norma internazionale.
LISO e lIEC hanno tuttavia adottato la presente guida come Regola Tecnica da
osservare nelle Direttive ISO/IEC parte 3.
I Comitati tecnici dellISO e dellIEC devono considerare la presente guida come base per
lespressione dell incertezza di misura.
Nel 1977, riconoscendo la mancanza di accordo a livello internazionale circa
l'espressione dell'incertezza di misura, il Comitato Internazionale dei Pesi e delle Misure
(Comit International des Poids et Mesures, CIPM), la pi alta autorit mondiale in campo
metrologico, chiese all'Ufficio Internazionale dei Pesi e delle Misure (Bureau International
des Poids et Mesures, BIPM) di impostare il problema, in collegamento con i laboratori
metrologici nazionali, e di elaborare una raccomandazione.
Il BIPM prepar un dettagliato questionario sui vari aspetti della questione e lo distribu a
32 laboratori nazionali che si sapevano interessati all'argomento (e, per conoscenza, a
cinque organizzazioni internazionali). All'inizio del 1979 erano pervenute le risposte di 21
laboratori [1]1). Quasi tutti concordavano sull'importanza di arrivare ad una procedura
universalmente accettata per esprimere l'incertezza di misura e per combinare le singole
componenti in un'unica incertezza totale. Tuttavia, emergeva la mancanza di accordo sul
metodo da seguire. Pertanto il BIPM organizz un incontro finalizzato all'individuazione di
una procedura uniforme e da tutti accettabile per la specificazione dell'incertezza, al quale
parteciparono esperti di 11 laboratori nazionali. Questo Gruppo di lavoro sull'espressione
delle incertezze svilupp la Raccomandazione INC-1 (1980), intitolata "Espressione delle
incertezze sperimentali" [2]. Il CIPM approv la Raccomandazione nel 1981 [3] e la
riafferm nel 1986 [4].
Il compito di sviluppare una guida articolata, basata sulla Raccomandazione del Gruppo di
lavoro (risultante pi un breve abbozzo che una prescrizione dettagliata), venne conferito
dal CIPM all'Organizzazione Internazionale di Normazione (International Organization for
Standardization, ISO), ritenendo che poteva rappresentare meglio le esigenze
provenienti dai disparati interessi dell'industria e del commercio.
Della responsabilit venne investito il Gruppo Tecnico Consultivo sulla Metrologia
(Technical Advisory Group on Metrology, TAG 4), poich uno dei suoi compiti quello di
coordinare lo sviluppo di linee guida su argomenti connessi con la misurazione e che
siano di comune interesse dell'ISO e delle sei organizzazioni che partecipano con l'ISO ai
lavori del TAG 4: la Commissione Elettrotecnica Internazionale (International
Electrotechnical Commission, IEC), partner dell'ISO nell'opera di normazione mondiale; il
CIPM e l'Organizzazione Internazionale di Metrologia Legale (Organisation Internationale
de Mtrologie Lgale, OIML), le due organizzazioni metrologiche a livello mondiale;
l'Unione Internazionale di Chimica Pura ed Applicata (International Union of Pure and
Applied Chemistry, IUPAC) e l'Unione Internazionale di Fisica Pura ed Applicata
(International Union of Pure and Applied Physics, IUPAP), le due associazioni
internazionali che rappresentano la chimica e la fisica; e la Federazione Internazionale di
Chimica Clinica (International Federation of Clinical Chemistry, IFCC).
Il TAG 4 a sua volta istitu il Working Group 3 (ISO/TAG 4/WG 3), composto di esperti
designati da BIPM, IEC, ISO ed OIML e nominati dal Coordinatore del TAG 4. Al gruppo
venne assegnato il seguente mandato:
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Sviluppare un documento guida basato sulla raccomandazione del Gruppo di lavoro del
BIPM sulla dichiarazione delle incertezze, il quale fornisca regole per l'espressione
dell'incertezza di misura atte all'uso nellambito della normazione, della taratura,
dellaccreditamento dei laboratori e nei servizi metrologici;
Proposito di tale guida
- promuovere una completa informazione sul come vengono dichiarate le incertezze;
- fornire una base per il confronto internazionale dei risultati delle misurazioni.
INTRODUZIONE
0.1
Nel riportare il risultato della misurazione di una grandezza fisica, obbligatorio fornire una
qualche indicazione quantitativa della qualit del risultato, cosicch gli utenti ne possano
accertare l'attendibilit. Senza tale indicazione i risultati delle misurazioni non possono
essere confrontati n tra di loro, n con valori di riferimento assegnati da specifiche o
norme. pertanto necessario che esista una procedura, di agevole comprensione ed
applicazione, per caratterizzare la qualit del risultato di una misurazione, vale a dire, per
valutarne ed esprimerne l'incertezza.
0.2
0.3
Cos come l'uso pressoch universale del Sistema Internazionale di unit di misura (SI) ha
portato coerenza in tutte le misurazioni della scienza e della tecnologia, il consenso
generale sulla valutazione e sull'espressione dell'incertezza nella misurazione
permetterebbe di comprendere facilmente ed interpretare correttamente lattendibilit di
un vasto spettro di risultati di misurazioni nella scienza, nell'ingegneria, nel commercio,
nell'industria e nella normativa. Nella presente epoca di mercato mondiale, imperativo
che il metodo per valutare ed esprimere l'incertezza sia uniforme nel mondo, cosicch le
misurazioni effettuate in Paesi diversi siano facilmente confrontabili.
0.4
Il metodo ideale per valutare ed esprimere l'incertezza del risultato di una misurazione
deve essere:
- universale: il metodo deve essere applicabile a tutti i tipi di misurazione e di dati di
ingresso usati nelle misurazioni.
La grandezza usata per esprimere l'incertezza deve essere:
- internamente coerente: deve cio essere sia derivabile direttamente dalle
componenti che vi contribuiscono, sia indipendente dal modo in cui queste
componenti vengono raggruppate e dalla scomposizione delle componenti in
sottocomponenti;
- trasferibile: l'incertezza valutata per un risultato deve essere direttamente utilizzabile
come componente nella valutazione dell'incertezza di un'altra misurazione nella quale
intervenga il primo risultato.
Inoltre, in molte applicazioni industriali e commerciali, cos come nel campo sanitario e
della sicurezza, sovente necessario fornire un intervallo intorno al risultato della
misurazione entro il quale ci si possa aspettare che cada una gran parte della
distribuzione dei valori ragionevolmente ascrivibili alla grandezza oggetto della
misurazione. Pertanto, il metodo ideale per valutare ed esprimere l'incertezza nella
misurazione deve poter agevolmente fornire un intervallo di tal sorta, ed in particolare un
intervallo con una probabilit di copertura, o livello di fiducia, che corrisponda
realisticamente a quello richiesto.
0.5
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0.7
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0.6
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SCOPO
1.1
1.2
1.3
1.4
2
2.1
Possono presentarsi situazioni in cui il concetto stesso di incertezza di misura da ritenersi non
applicabile, come la determinazione della precisione di un metodo di prova (vedere per esempio,
[5]).
DEFINIZIONI
Termini metrologici generali
I termini metrologici generali pertinenti alla presente guida, quali "grandezza misurabile",
"misurando" ed "errore di misura" sono riportati nell'appendice B. Queste definizioni
sono tratte dal Vocabolario Internazionale dei termini fondamentali e generali in
metrologia (abbreviato in VIM) [6]. Inoltre l'appendice C riporta la definizione di un certo
numero di termini statistici fondamentali, tratti principalmente dalla norma Internazionale
ISO 3534-1 [7]. Allorquando uno di questi termini metrologici o statistici (o altro termine
con questi strettamente correlato) viene usato per la prima volta nel testo, a partire dal
punto 3, esso in grassetto ed in parentesi viene indicato il punto in cui esso definito.
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La definizione del termine metrologico generale "incertezza di misura", a causa della sua
importanza per la presente guida, viene data sia nell'appendice B, sia in 2.2.3.
Le definizioni dei pi importanti termini specifici della presente guida sono da 2.3.1 a
2.3.6. In tutti questi punti e nelle appendici B e C, l'uso di parentesi intorno a certe parole
o termini significa che questi possono essere omessi qualora non vi sia rischio di
ambiguit.
2.2
Il termine "incertezza"
Il concetto di incertezza trattato anche in 3 e nell'appendice D.
2.2.1
2.2.2
Nella presente guida, la parola "incertezza" senza aggettivi si riferisce sia al concetto
generale di incertezza, sia a qualsivoglia valutazione quantitativa di tale concetto. Quando
si fa riferimento ad una valutazione quantitativa specifica dellincertezza vengono usati gli
aggettivi appropriati.
2.2.3
La definizione formale del termine "incertezza di misura" utilizzata nella presente guida e
nella attuale edizione del VIM [6] (punto 3.9 del VIM), la seguente:
incertezza (di misura)
parametro, associato al risultato di una misurazione, che caratterizza la dispersione dei
valori ragionevolmente attribuibili al misurando.
Il parametro pu essere, per esempio, uno scarto tipo (o un suo multiplo dato), o la semiampiezza
di un intervallo avente un livello di fiducia stabilito.
Nota 2
Nota 3
Sintende che il risultato della misurazione la migliore stima del valore del misurando, e che tutte
le componenti dell'incertezza, comprese quelle determinate da effetti sistematici, quali quelle
associate a correzioni e campioni di riferimento, contribuiscono alla dispersione.
2.2.4
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Nota 1
2.3
In generale, i termini specifici della presente guida sono definiti nel testo la prima volta
che vi compaiono. Tuttavia le definizioni dei pi importanti termini sono di seguito
riportate per facilit di consultazione.
Nota
Questi termini sono anche discussi in: per 2.3.2, vedere 3.3.3 e 4.2; per 2.3.3, vedere 3.3.3 e 4.3;
per 2.3.4, vedere 5 e le equazioni (10) e (13), infine, per 2.3.5 e 2.3.6, vedere 6.
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2.3.1
incertezza tipo
incertezza del risultato di una misurazione espressa come scarto tipo.
2.3.2
2.3.3
2.3.4
2.3.5
incertezza estesa
grandezza che definisce, intorno al risultato di una misurazione, un intervallo che ci si
aspetta comprendere una frazione rilevante della distribuzione di valori ragionevolmente
attribuibili al misurando.
Nota 1
Nota 2
Per poter associare uno specifico livello di fiducia all'intervallo definito dall'incertezza estesa
necessario fare ipotesi, esplicite o implicite, sulla distribuzione di probabilit caratterizzata dal
risultato della misurazione e dalla sua incertezza tipo composta. Il livello di fiducia che pu essere
attribuito a questo intervallo pu essere conosciuto solo nei limiti entro i quali quelle ipotesi siano
giustificate.
Nota 3
2.3.6
fattore di copertura
fattore numerico utilizzato come moltiplicatore dell'incertezza tipo composta per ottenere
un'incertezza estesa.
Nota
CONCETTI FONDAMENTALI
Nell'appendice D si pu trovare un'ulteriore trattazione dei concetti fondamentali,
centrata sulle idee di valore "vero", errore ed incertezza, che include illustrazioni grafiche
di tali concetti; nell'appendice E vengono esplorati i fondamenti statistici e le motivazioni
della raccomandazione INC-1 (1980), sulla quale la presente guida basata. L'appendice
J un glossario dei principali simboli matematici utilizzati nella presente guida.
3.1
Misurazione
3.1.1
Il termine "valore vero" (vedere appendice D) non utilizzato nella presente guida per le ragioni
esposte in D.3.5; i termini "valore di un misurando" (o di una grandezza) e "valore vero di un
misurando" (o di una grandezza) sono considerati come equivalenti.
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3.1.3
3.1.4
In molti casi il risultato di una misurazione determinato sulla base di serie di osservazioni
ottenute in condizioni di ripetibilit (B.2.15, nota 1).
3.1.5
3.1.6
3.1.7
La presente guida tratta il misurando come uno scalare (cio una singola grandezza).
L'estensione al caso di un insieme di misurandi determinati simultaneamente nella stessa
misurazione richiede la sostituzione del misurando scalare e della sua varianza (C.2.11,
C.2.20, C.3.2) con un misurando vettoriale e con la sua matrice di covarianza (C.3.5).
Tale caso trattato nella presente guida solamente negli esempi (vedere H.2, H.3 ed
H.4).
3.2
3.2.1
3.2.2
L'errore un concetto idealizzato; gli errori non possono essere conosciuti esattamente.
Gli errori casuali (stocastici, aleatori) sono presumibilmente originati da variazioni non
prevedibili o casuali, nel tempo e nello spazio, delle grandezze di influenza. Gli effetti di
tali variazioni, denominati d'ora in avanti effetti casuali danno luogo a variazioni in
osservazioni ripetute del misurando. Bench non sia possibile correggere l'errore
casuale del risultato di una misurazione, tuttavia possibile ridurlo aumentando il numero
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3.1.2
Lo scarto tipo sperimentale della media aritmetica di una serie di osservazioni (vedere 4.2.3) non
l'errore casuale della media, bench sia cos chiamato in certe pubblicazioni. Esso piuttosto una
valutazione quantitativa dell' incertezza della media dovuta agli effetti casuali. Il valore esatto
dell'errore sulla media dovuto a questi effetti non conoscibile.
Nota 2
Nella presente guida si distingue nettamente tra i termini "errore" ed "incertezza". Essi non sono
sinonimi, bens rappresentano concetti completamente differenti; pertanto non devono essere
confusi l'uno con l'altro o adoperati impropriamente.
3.2.3
Cos come l'errore casuale, anche l'errore sistematico non pu essere eliminato ma
sovente pu essere ridotto. Se una grandezza di influenza produce sul risultato di una
misurazione un effetto identificato in un errore sistematico, talch l'effetto sar
denominato d'ora in avanti effetto sistematico, tale effetto pu essere quantificato e, se di
proporzioni significative rispetto all'accuratezza richiesta alla misurazione, compensato
apportando una correzione (B.2.23) o fattore di correzione (B.2.24). Si ipotizza che, a
seguito della correzione, il valore atteso dell'errore generato da un effetto sistematico sia
zero.
Nota
3.2.4
L'incertezza di una correzione applicata al risultato di una misurazione per compensare un effetto
sistematico non l'errore sistematico, sovente denominato distorsione (in inglese: bias), del
risultato, come talvolta viene chiamato. Esso piuttosto una valutazione quantitativa
dell'incertezza del risultato dovuta ad imperfetta conoscenza del valore necessario per la
correzione. L'errore originato dall'imperfetta compensazione di un effetto sistematico non
conoscibile in modo esatto. I termini "errore" ed "incertezza" devono essere utilizzati
correttamente e si deve porre ogni cura nel distinguerli.
Si ipotizza che il risultato di una misurazione sia stato corretto per tutti gli effetti sistematici
identificati e significativi, e che si sia effettuato ogni sforzo rivolto all'identificazione di tali
effetti.
Esempio
Si supponga di alimentare un resistore mediante un generatore ideale di corrente e di
usare un voltmetro per determinare la differenza di potenziale preesistente
allinserimento del voltmetro (il misurando) ai capi di esso; si supponga che il resistore
abbia impedenza non trascurabile rispetto allimpedenza interna del voltmetro. Si
applicher dunque una correzione per ridurre l'effetto sistematico sul risultato della
misurazione derivante dall'applicazione del carico costituito dal voltmetro. Tuttavia, i valori
delle impedenze di voltmetro e resistore utilizzati per stimare il valore della correzione, ed
ottenuti da altre misurazioni, sono essi stessi incerti. Queste incertezze sono utilizzate
per valutare la componente dell'incertezza sulla determinazione della differenza di
potenziale, originata dalla correzione e pertanto dall'effetto sistematico dovuto
all'impedenza non infinita del voltmetro.
Nota 1
Sovente gli strumenti ed i sistemi di misurazione sono aggiustati o tarati usando campioni o
materiali di riferimento allo scopo di eliminare gli effetti sistematici; anche in questo caso si deve
tenere conto delle incertezze associate con questi campioni e materiali.
Nota 2
Il caso in cui non si applica una correzione per un effetto sistematico noto e significativo
discusso nella nota in calce in 6.3.1 ed in F.2.4.5.
3.3
Incertezza
3.3.1
Pu accadere che il risultato di una misurazione (dopo correzione), pur avendo una elevata
incertezza, disti dal valore del misurando di una quantit molto piccola (ed abbia dunque un errore
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trascurabile), ancorch inconoscibile. Pertanto l'incertezza del risultato di una misurazione non
deve essere confusa con l'errore residuo, di entit ignota.
3.3.2
In pratica esistono molte possibili fonti di incertezza in una misurazione, tra le quali:
a) definizione incompleta del misurando;
b) imperfetta realizzazione della definizione del misurando;
c) non rappresentativit della campionatura (la campionatura scelta per le misurazioni
pu non rappresentare il misurando definito);
d) inadeguata conoscenza degli effetti delle condizioni ambientali sulla misurazione o
imperfetta misurazione delle condizioni stesse;
e) distorsione personale dell'operatore nella lettura di strumenti analogici;
f) risoluzione o soglia di risoluzione strumentali non infinite;
g) valori non esatti di campioni e materiali di riferimento;
h) valori non esatti di costanti ed altri parametri ottenuti da fonti esterne ed usati
nell'algoritmo di elaborazione dei dati;
i) approssimazioni ed ipotesi semplificatrici inerenti al metodo ed al procedimento
sperimentali;
j) variazioni nelle osservazioni del misurando ripetute in condizioni apparentemente
identiche.
Queste fonti non necessariamente sono indipendenti, ed alcuni di quelle enunciate da a)
ad i) possono contribuire alla fonte j). Naturalmente, non possibile considerare un
effetto sistematico non identificato nella valutazione dell'incertezza di una misura,
ancorch esso contribuisca, in modo peraltro ignoto, al suo errore.
3.3.3
3.3.5
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3.3.4
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3.3.6
L'incertezza tipo del risultato di una misurazione, quando tale risultato ottenuto
combinando i valori di altre grandezze, denominata incertezza tipo composta, indicata
con u c . Essa lo scarto tipo stimato associato con il risultato ed uguale alla radice
quadrata positiva della varianza composta ottenuta combinando tutte le componenti di
varianza e covarianza (C.3.4), comunque valutate, per mezzo di quella che nella
presente guida viene denominata la legge di propagazione dell'incertezza (vedere 5).
3.3.7
Il fattore di copertura k deve essere sempre dichiarato, in modo che sia possibile ricavare
l'incertezza tipo della grandezza misurata, da usarsi nel calcolo dell'incertezza tipo composta di
altri risultati di misurazioni eventualmente dipendenti da quella grandezza.
3.4
Considerazioni pratiche
3.4.1
3.4.2
3.4.3
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Pagina 12 di 132
In alcuni casi non necessario includere, nella valutazione dell'incertezza del risultato di
una misurazione, l'incertezza di una correzione per un effetto sistematico. Bench sia
stata valutata, pu essere ignorata se il suo contributo all'incertezza tipo composta
irrilevante. Se il valore stesso della correzione trascurabile rispetto all'incertezza tipo
composta, pu essere trascurato anch'esso.
3.4.5
Nella pratica, specialmente nel campo della metrologia legale, accade spesso che un
dispositivo sia provato per confronto con un campione di misura e che le incertezze
associate al campione ed alla procedura di confronto siano trascurabili rispetto
all'accuratezza richiesta alla prova. Un esempio l'uso di una pesiera ben tarata per
verificare l'accuratezza di una bilancia commerciale. In questi casi, essendo le componenti
dell'incertezza sufficientemente piccole da poter essere trascurate, la misurazione pu
essere vista come finalizzata alla determinazione dell'errore del dispositivo sotto esame.
(Vedere anche F.2.4.2).
3.4.6
La stima del valore di un misurando fornita dal risultato di una misurazione talvolta
espressa in termini del valore adottato di un campione locale di misura piuttosto che in
termini dell'unit appropriata del Sistema Internazionale di Unit di misura (SI). In questi
casi l'incertezza attribuita al risultato della misurazione pu essere notevolmente pi
piccola rispetto a quando il risultato sia espresso nell'unit SI appropriata. (In effetti il
misurando stato ridefinito come il rapporto tra il valore della grandezza sotto misurazione
ed il valore adottato del campione).
Esempio
Un campione di tensione Zener di elevata qualit viene tarato per confronto con un
riferimento di tensione ad effetto Josephson, basato sul valore convenzionale della
costante di Josephson raccomandato dal CIPM per l'uso in campo internazionale.
L'incertezza tipo composta relativa u c (Vs ) Vs (vedere 5.1.6) della differenza di potenziale
tarata Vs del campione Zener 2 10-8, quando Vs riferita al valore convenzionale, ma
4 10-7 quando Vs riportata in termini dell'unit SI di differenza di potenziale, volt (V),
a causa dell'incertezza aggiuntiva associata al valore SI della costante di Josephson.
3.4.7
3.4.8
Bench questa guida fornisca uno schema generale per valutare l'incertezza, essa non
pu sostituirsi al pensiero critico, all'onest intellettuale ed alla capacit professionale. La
valutazione dell'incertezza non n un compito di routine n un esercizio puramente
matematico, ma dipende dalla conoscenza approfondita della natura del misurando e
della misurazione. La qualit e l'utilit dell'incertezza attribuita al risultato di una
misurazione dipendono pertanto, in definitiva, dall'approfondimento, dall'analisi critica e
dall'integrit morale di chi contribuisce ad assegnarne il valore.
4.1
4.1.1
Nella maggior parte dei casi il misurando Y non viene misurato direttamente, ma
determinato mediante altre N grandezze X 1 , X 2 , . . . . , X N attraverso una relazione
funzionale f :
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3.4.4
Y = f (X 1, X 2 , . . . , X N )
Nota 1
Per economia di notazione, nella presente guida viene utilizzato lo stesso simbolo tanto per la
grandezza fisica (il misurando) quanto per la variabile casuale (vedere 4.2.1) che rappresenta il
possibile esito di un'osservazione di quella grandezza. Quando si afferma che X i ha una
particolare distribuzione di probabilit, il simbolo usato nella seconda accezione; si conviene che
la grandezza fisica possa essere caratterizzata da un valore praticamente univoco (vedere 1.2 e
3.1.3).
Nota 2
In una serie di osservazioni, si denota con X i,k il k -esimo valore osservato di X i; se dunque R
indica la resistenza di un resistore, il k -esimo valore osservato della resistenza indicato da Rk.
Nota 3
Esempio
Se ai terminali di un resistore avente resistenza R 0 alla temperatura t0 e dipendente
linearmente dalla temperatura secondo un coefficiente a si applica una differenza di
potenziale V, la potenza P (il misurando) dissipata dal resistore alla temperatura t dipende
da V, R0, a e t secondo l'equazione
P = f (V , R 0 , ,t ) = V 2 R 0 1 + (t t 0 )
Nota
4.1.2
4.1.3
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[1]
4.1.4
Dall'equazione [1] si ricava una stima del misurando Y, denotata y, usando stime
d'ingresso x1, x2, . . . . , xN per i valori delle N grandezze X1, X2, . . . . , XN. La stima d'uscita
y, che il risultato della misurazione, dunque data da:
y = f (x 1, x 2 , . . . , x N )
Nota
[2]
y =Y =
1 n
1 n
Yk = f X 1,k , X 2,k , . . . , X N ,k
n k =1
n k =1
che rappresenta il caso in cui y ottenuta come media aritmetica (vedere 4.2.1) di n
determinazioni indipendenti Y k di Y, tutte aventi la stessa incertezza e basate su di un insieme
completo di valori osservati delle N grandezze d'ingresso X i , ottenuti simultaneamente. Questo
Xi =
di
mediare
n
X
k = 1 i ,k
)n
pu
essere
preferibile
all'altro,
y = f X 1, X 2 , . . . , X N ,
dove
funzione non lineare delle grandezze d'ingresso X1 , X 2 , . . . . , X N . I due metodi sono identici
quando f funzione lineare delle Xi (vedere H.2 e H.4).
4.1.5
Lo scarto tipo stimato associato con la stima d'uscita o risultato della misurazione y,
denominato incertezza tipo composta ed indicato con uc (y), determinato dallo scarto
tipo stimato associato a ciascuna delle stime d'ingresso xi denominato incertezza tipo ed
indicato con u (xi) (vedere 3.3.5 e 3.3.6).
4.1.6
Ciascuna stima d'ingresso xi e ciascuna incertezza tipo corrispondente u(xi) sono ricavate
da una distribuzione di valori possibili della grandezza d'ingresso Xi. Questa distribuzione
di probabilit pu essere basata su frequenze empiriche, vale a dire su una serie di
osservazioni X i,k di X i, oppure pu essere una distribuzione iniziale. Le valutazioni di
categoria A delle componenti d'incertezza sono basate su distribuzioni di frequenza
mentre le valutazioni di categoria B sono basate su distribuzioni iniziali. Si osservi che in
entrambi i casi le distribuzioni sono modelli usati per rappresentare lo stato della nostra
conoscenza.
4.2
4.2.1
Nella maggioranza dei casi, la migliore stima dei valori attesi q di una grandezza q che
varia casualmente [variabile casuale o aleatoria (C.2.2)] e della quale sono state
ottenute n osservazioni indipendenti q k nelle stesse condizioni sperimentali (vedere
B.2.15), la media aritmetica o valore medio q (C.2.19) delle n osservazioni:
q=
1 n
qk
n k =1
[3]
4.2.2
1 n
qk q
n 1 k =1
[4]
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modo
Questa stima della varianza e la sua radice quadrata positiva s(qk), denominata scarto
tipo sperimentale (B.2.17), caratterizzano la variabilit dei valori osservati q k, o, pi
specificatamente, la loro dispersione intorno alla media q .
()
4.2.3
()
s2 q =
s 2 (q k )
n
[5]
()
()
( )
( )
( )
( )
Il numero di osservazioni n deve essere grande abbastanza da garantire che q fornisca una
2
stima attendibile del valore atteso q della variabile casuale q , e che s q
(q ) =
deve essere considerata nella costruzione di intervalli di fiducia (vedere 6.2.2). In questo caso, se
la distribuzione di probabilit di q una distribuzione normale (vedere 4.3.4), si tiene conto della
differenza mediante la distribuzione t di Student (vedere G.3.2).
Nota 2
4.2.4
()
()
2
Sebbene la grandezza primitiva fondamentale sia la varianza s q , lo scarto tipo s q pi
conveniente nell'uso pratico in quanto ha la stessa dimensione di q ed il suo valore interpretato
pi facilmente che non quello della varianza.
Nel caso di una misurazione ben caratterizzata e sotto controllo statistico, pu essere
disponibile una stima cumulata della varianza si2 che caratterizza la misurazione (o uno
scarto tipo sperimentale cumulato si ). In questi casi, quando il valore di un misurando q
viene determinato da n osservazioni indipendenti, la varianza sperimentale della media
aritmetica q delle osservazioni stimata meglio da s p2 / n che da s 2 q n , e l'incertezza
()
4.2.5
Sovente la stima xi di una grandezza d'ingresso Xi ricavata da una curva che stata
adattata ai dati sperimentali per mezzo del metodo dei minimi quadrati. Le varianze stimate
e le corrispondenti incertezze tipo dei parametri che caratterizzano la curva e di ogni
punto prefigurato di questa, possono di regola essere calcolati per mezzo di procedure
statistiche ben note (vedere H.3 e rif. [8]).
4.2.6
I gradi di libert (C.2.31) i di u(xi) (vedere G.3), pari a n 1 nel caso semplice in cui
( )
4.2.7
Se le variazioni casuali delle osservazioni di una grandezza d'ingresso sono correlate, per
esempio nel tempo, la media e lo scarto tipo sperimentale della media ricavati in 4.2.1 ed
in 4.2.3 possono essere stimatori (C.2.25) non appropriati della statistica (C.2.23)
desiderata. In questi casi le osservazioni dovrebbero essere analizzate mediante i metodi
statistici appropriati allo studio di serie di misurazioni correlate e soggette a variazioni
casuali nel tempo.
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()
Nota
4.2.8
Tali metoli sono usati per trattare le misurazioni dei campioni di frequenza. peraltro possibile che
anche per altre grandezze di interesse metrologico, misurate non a breve ma a lungo termine,
l'ipotesi di variazioni casuali non correlate non sia pi valida e che dunque i metodi speciali
possano essere usati per trattare anche queste misurazioni. (Vedere rif. [9], per esempio, per una
discussione dettagliata della varianza di Allan).
4.3
4.3.1
Per una stima xi di una grandezza d'ingresso Xi che non stata ottenuta da osservazioni
ripetute, la varianza stimata u2(xi ) o l'incertezza tipo u (xi ) sono valutate per mezzo di un
giudizio scientifico basato su tutte le informazioni disponibili sulla possibile variabilit di Xi.
L'insieme di informazioni pu comprendere:
- dati di misurazione precedenti;
- esperienza o conoscenza generale del comportamento e delle propriet dei materiali
e strumenti di interesse;
- specifiche tecniche del costruttore;
- dati forniti in certificati di taratura o altri;
- incertezze assegnate a valori di riferimento presi da manuali.
Per comodit u2(xi) e u(xi), valutate in questo modo, sono talvolta chiamate varianza di
categoria B e incertezza tipo di categoria B rispettivamente.
Nota
4.3.2
[ ( )] (q ) , lo
[
] . Pertanto, considerando
()
[s (q )] come l'incertezza di s (q ) , per n = 10 osservazioni l'incertezza relativa di s (q ) del
()
12
24%, mentre per n = 50 osservazioni essa del 10%. (Altri valori sono riportati nel prospetto E.1
nell'appendice E).
4.3.3
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Nota
particolare di uno scarto tipo, l'incertezza tipo u(xi) uguale semplicemente al valore
dichiarato diviso il moltiplicatore e la varianza stimata u2(xi) il quadrato di tale rapporto.
Esempio
Un certificato di taratura stabilisce che la massa ms di un campione di massa di acciaio
inossidabile avente valore nominale 1 kg 1 000,000 325 g e che "l'incertezza di questo
valore 240 g al livello di tre scarti tipo". L'incertezza tipo del campione di massa allora
semplicemente u(m s) = (240 g)/3 = 80 g. Questa corrisponde ad un'incertezza tipo
relativa u ( m s ) / m s di 80 1 0 - 9 (vedere 5.1.6). La varianza stimata
u 2(ms) = (80 g)2 = 6,4 10-9 g2.
Nota
4.3.4
Se l'incertezza fosse stata dichiarata secondo le raccomandazioni della presente guida, che
prescrivono di indicare sempre il fattore di copertura usato (vedere 7.2.3), non vi sarebbe alcun
bisogno di ricorrere a tale ipotesi.
Esempio
Un certificato di taratura stabilisce che la resistenza Rs di un resistore campione avente
valore nominale 10 ohm 10,000 742 129 a 23 C e che "l'incertezza dichiarata
di 129 individua un intervallo avente un livello di fiducia del 99 per cento".
L'incertezza tipo del resistore pu essere assunta pari a u(Rs) = (129 )/2,58 = 50 ,
che corrisponde ad un'incertezza tipo relativa u(R s)/R s di 5,0 10-6 (vedere 5.1.6). La
varianza stimata u2(Rs) = (50 )2 = 2,5 10-9 2.
4.3.5
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Si consideri il caso in cui, sulla base delle notizie disponibili, si possa affermare che "
ugualmente probabile che il valore della grandezza d'ingresso X i giaccia all'interno o
all'esterno dell'intervallo compreso tra a- ed a+" (in altre parole, la probabilit che Xi giaccia
entro l'intervallo suddetto 0,5 o 50 per cento). Se si pu ritenere che la distribuzione
dei possibili valori di Xi sia approssimativamente normale, allora si pu prendere il punto
medio dell'intervallo come miglior stima xi di Xi. Inoltre, se la semiampiezza dell'intervallo
indicata con a = (a+ a-)/2, si pu prendere u (xi ) = 1,48 a, poich per una distribuzione
normale con valore atteso e scarto tipo l'intervallo /1,48 comprende il 50 per
cento circa della distribuzione.
Esempio
Un operatore, nel determinare le dimensioni di un pezzo, stima che la sua lunghezza
giaccia, con probabilit 0,5, nell'intervallo tra 10,07 mm e 10,15 mm, e riporta
l = (10,11 0,04) mm, intendendo che 0,04 mm definisce un intervallo avente livello di
fiducia del 50 per cento. Dunque, a = 0,04 mm, e se si ipotizza una distribuzione
normale per i possibili valori di l, l'incertezza tipo della lunghezza
u(l) = 1,48 0,04 mm 0,06 mm e la varianza stimata u 2(l) = (1,48 0,04 mm)2 =
3,5 10-3 mm2.
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4.3.6
Si consideri un caso simile a quello di 4.3.5 ma in cui, sulla base delle informazioni
disponibili, "ci sono circa due probabilit su tre che il valore di X i giaccia all'interno
dell'intervallo compreso tra a- ed a+" (in altre parole, la probabilit che Xi giaccia entro
l'intervallo suddetto circa 0,67). Si pu allora ragionevolmente prendere u(x i) = a,
poich per una distribuzione normale con valore atteso e scarto tipo l'intervallo
comprende il 68,3 per cento circa della distribuzione.
Il valore di u(x i ) avrebbe molto maggiore significativit di quella che gli si pu concedere nel caso
citato, se si usasse il valore esatto 0,967 42 corrispondente, per una distribuzione normale, alla
probabilit p = 2/3, se cio si scrivesse u(x i ) = a/0,967 42 = 1,033 a.
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
Nota
4.3.7
In altri casi solo limiti (superiore ed inferiore) possono essere stimabili per Xi in particolare
si pu solo affermare che "la probabilit che il valore di Xi giaccia all'interno dell'intervallo
compreso tra a- ed a+ uguale, a tutti i fini pratici, ad uno e la probabilit che Xi giaccia
fuori dall'intervallo suddetto praticamente zero". Se non esiste alcuna conoscenza
specifica sui possibili valori di Xi entro l'intervallo, si pu solamente affermare che Xi pu
giacere in qualunque punto di esso con eguale probabilit (una distribuzione uniforme o
rettangolare dei possibili valori - vedere 4.4.5 e figura 2a). Allora x i, il valore atteso o
speranza di Xi il punto medio dell'intervallo, xi = (a- + a+)/2, con varianza associata
u 2 (x i ) = (a + a ) / 12 .
2
[6]
Se a + a , la differenza tra i limiti, indicata con 2a, allora l'equazione (6) diventa
u 2 (x i ) = a 2 / 3 .
Nota
[7]
Esempio
1
Un manuale fornisce per il coefficiente di dilatazione termica lineare del rame puro a
20 C, 20(Cu), il valore 16,52 10-6 C-1 ed afferma semplicemente che "l'errore di
questo valore non dovrebbe eccedere 0,40 10-6 C-1 ." Sulla base di queste
informazioni limitate non irragionevole supporre che il valore di 20 (Cu) possa
giacere con uguale probabilit in qualunque punto dell'intervallo compreso tra
16,12 10-6 C-1 e 16,92 10-6 C-1 e che sia altamente improbabile che esso sia
esterno a detto intervallo. La varianza di questa distribuzione rettangolare simmetrica
di valori possibili di 20(Cu), avente semiampiezza a = 0,40 10-6 C-1, dunque,
secondo l'equazione (7), u 2 ( 20 ) = (0,40 10-6 C-1 ) 2 /3 = 53,3 10-15 C-2 , e
l'incertezza tipo u(20) = (0,40 10-6 C-1) / 3 = 0,23 10-6 C-1.
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4.3.8
2
2
b+ + b )
a+ a )
(
(
=
=
12
[8]
12
In molte situazioni sperimentali in cui i limiti sono asimmetrici pu essere opportuno applicare alla
nel punto
con nuovi
valori b + = b = (b + + b ) 2 =
Nota 2
(a
a / 2 = a.
Secondo il principio di massima entropia, si pu dimostrare che la densit di probabilit nel caso
asimmetrico
{ [
] } {b exp[ (b + b+ )] + b+ } .
= exp (b + b + ) 1
Ci conduce alla varianza
4.3.9
u 2 (x i ) = a 2 1+ 2 6 ,
[9a]
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
Pagina 20 di 132
[9b]
Per una distribuzione normale avente valor medio e scarto tipo , l'intervallo 3 comprende
approssimativamente il 99,73 per cento della distribuzione. Pertanto, se gli estremi superiore ed
inferiore a+ ed a- definiscono limiti al 99,73 per cento invece che al 100 per cento, e se si pu per
X i ipotizzare una distribuzione approssimativamente normale, contrariamente alla situazione di
2
2
ignoranza totale circa X i all'interno dei limiti, come in 4.3.7, allora u ( x i ) = a 9 . A titolo di
4.3.11
4.4
4.4.1
4.4.2
Nella figura 1a si ipotizza che la grandezza d'ingresso Xi sia una temperatura t e che la sua
distribuzione ignota sia normale, con valore medio t = 100 C e scarto tipo = 1,5 C. La
sua densit di probabilit (vedere C.2.14) allora
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
4.3.10
p (t ) =
Nota
1
2
exp (t t ) 2 2 .
2
p (z ) dz = 1.
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figura
Illustrazione grafica della valutazione dellincertezza tipo di una grandezza dingresso mediante
osservazioni ripetute
p(t)/C -1
0,3
0,2
0,1
0,0
95
100
t -
t +
105
t/C
a)
7
6
5
4
3
2
1
0
95
t -s(tk)
100
t -s(t)
t +s(tk)
105
t/C
t +s(t)
t
b)
4.4.3
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prospetto
Temperatura
t1/C
t2/C
t /C
94,5
95,5
95,5
96,5
96,5
97,5
96,90
97,5
98,5
98,18; 98,25
98,5
99,5
99,5
100,5
100,5
101,5
101,5
102,5
102,5
103,5
102,72
103,5
104,5
104,5
105,5
Sebbene i dati del prospetto 1 siano plausibili, alla luce dell'uso sempre pi diffuso di termometri
elettronici digitali ad alta risoluzione, essi hanno propositi illustrativi e non devono essere
necessariamente interpretati come rappresentativi di una misura reale.
4.4.4
4.4.5
Nella figura 2a si illustra il caso in cui l'informazione disponibile sulla grandezza d'ingresso
t sia scarsa, per cui l'unica ipotesi possibile che t sia descritta da una distribuzione di
probabilit iniziale rettangolare simmetrica avente estremo inferiore a- = 96 C, estremo
superiore a+ = 104 C e dunque semiampiezza a = (a + a ) 2 = 4 C (vedere 4.3.7). La
densit di probabilit di t allora
p(t) = 1/2a,
a- t a+
p(t) = 0 ,
altrimenti
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3 2,3 C, come
figura
Illustrazione grafica della valutazione dellincertezza tipo di una grandezza dingresso mediante una
distribuzione iniziale
a
p(t)/C -1
0,125
0,100
1/2a
0,075
0,050
0,025
0,000
95
t -a/ 3
a-
100
t +a/ 3
105
a+
t/C
t
a)
p(t)/C -1
0,250
0,200
1/a
0,150
0,100
0,050
0,000
95
a-
t -a/ 6
100
t +a/ 6
105
a+
t/C
t
b)
4.4.6
Nella figura 2b si illustra il caso in cui l'informazione disponibile su t sia meno limitata e che
t possa essere descritta da una distribuzione di probabilit iniziale triangolare simmetrica
avente lo stesso estremo inferiore a- = 96 C, lo stesso estremo superiore a+ = 104 C e
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Pagina 24 di 132
a t (a + + a ) 2
p (t ) = (a + t ) a 2 ,
(a + + a )
p (t ) = 0, altrimenti
2 t a+
5.1
5.1.1
L'incertezza tipo di y, che la stima del misurando Y e quindi il risultato della misurazione,
ottenuta mediante composizione opportuna delle incertezze tipo delle stime
d'ingresso x1, x2, . . . , xN (vedere 4.1). Questa incertezza tipo composta della stima
denominata uc (y).
Nota
5.1.2
Per ragioni simili a quelle fornite nella nota in 4.3.1, si usano ovunque i simboli uc( y) ed u c2 ( y ) .
L'incertezza tipo composta uc(y) la radice quadrata positiva della varianza composta
u c2 ( y ) , a sua volta data da
2
f
( y ) = u 2 (x i ) ,
x i
i =1
N
u c2
[10]
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2 2
1
f
f
3f
+
2 x x x x x 2 u 2 (x i )u 2 x j .
i
j
i
i =1 j =1
i
j
( )
N N
Vedere H.1 per un esempio di una situazione in cui necessario considerare i contributi ad u c2 ( y )
di ordine superiore.
5.1.3
u c2 ( y ) pu pertanto essere vista come una somma di termini, ognuno dei quali
rappresenta la varianza stimata associata alla stima d'uscita y generata dalla varianza
stimata associata ad ogni stima d'ingresso xi. Ci suggerisce di scrivere l'equazione (10)
come
[
i =1
N
u i2 ( y )
]
i =1
u c2 ( y ) = c i u (x i )
[11a]
dove
c i f x i ,
Nota 1
[11b]
A rigore, le derivate parziali sono f x i = f X i valutate nei valori attesi delle X i . Tuttavia in
pratica le derivate parziali sono stimate da
f
f
=
x i X i
Nota 2
ui ( y ) = c i u (x i )
x 1, x 2 ,..., x N
Zi =
[(
) (
1
f x 1, . . , x i + u (x i ), . . , x N f x 1, . . , x i u (x i ), . . , x N
2
)]
Esempio
Nell'esempio di 4.1.1, usando per semplicit lo stesso simbolo tanto per la grandezza
quanto per la sua stima,
c1 P V = 2V R 0 1 + (t t 0 ) = 2P / V
c 2 P R 0 = V 2 R 02 1 + (t t 0 ) = P / R 0
c 3 P = V 2 (t t 0 ) R 0 1 + (t t 0 )
c 4 P t = V 2 R 0 1 + (t t 0 )
= P (t t 0 ) 1 + (t t 0 )
= P 1 + (t t 0 )
Pagina 26 di 132
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e
2
2
2
2
P 2
P 2
P 2
P 2
u (P ) =
u (R 0 ) +
u (V ) +
u ( ) +
u (t ) =
V
t
R 0
2
5.1.4
5.1.5
Se l'equazione (1) per il misurando viene sviluppata intorno ai valori nominali Xi,0 delle
grandezze d'ingresso Xi, si ottiene, al prim'ordine (approssimazione di norma sufficiente),
Y = Y0 + c11 + c 2 2 + ... + c N N , in cui Y0 = f X 1,0 , X 2,0 ,..., X N ,0 , c i = (f X i ) , valutati a
Xi = Xi,0 e di = Xi - Xi,0. Pertanto, ai fini dell'analisi dell'incertezza, il misurando solitamente
approssimato mediante una funzione lineare delle sue variabili trasformando le sue
grandezze d'ingresso da Xi a di (vedere E.3.1).
Esempio
Dall'esempio 2 di 4.3.7, la stima V del valore del misurando V = V + V , dove
V = 0,928 571 V, u(V ) = 12 V, la correzione additiva V = 0 e u(V ) = 8,7 V. Poich
V V = 1 e V V = 1, la varianza composta associata a V data da
u c2 (V ) = u 2
( )
(V ) + u (V ) = (12 V)
2
5.1.6
Se Y della formaY = cX 1p1X 2p2 ...X NpN e gli esponenti p i sono numeri noti positivi o
negativi aventi incertezza trascurabile, la varianza composta, data dall'equazione (10),
pu essere espressa come
[u c (y ) y ]2 = [pi u (x i ) x i ]
N
[12]
i =1
Questa equazione della stessa forma della (11a), ma qui la varianza composta u c2 ( y )
]2 e la varianza stimata u 2 (x i )
associata a ciascuna stima d'ingresso espressa come una varianza relativa stimata
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Nota 1
Quando Y ha la forma suddetta, facile trasformarla in una funzione lineare di variabili (vedere
Z = lnY e Wi = ln X i porta
Nota 2
]2
5.2
5.2.1
L'equazione (10) e quelle che da essa discendono, come la (11) e la (12), sono valide
solamente se le grandezze d'ingresso X i sono indipendenti o scorrelate (le variabili
casuali, non le grandezze fisiche, che vengono considerate invarianti - vedere 4.1.1,
nota 1). Se alcune Xi sono correlate in misura significativa, occorre tenere conto delle
correlazioni.
5.2.2
N
N 1 N
f f
f 2
f f
u xi , x j =
u xi , x j
(y ) =
u (x i ) + 2
x
x
x
i
j
i
i =1 j =1
i =1
i =1 j =i +1 x i x j
N N
) (
[13]
r xi ,x j =
u xi ,x j
( )
) = r (x , x ) , e 1 r (x , x ) +1. Se le stime x e x sono indipendenti, allora
[14]
u (x i )u x j
(
r (x , x ) = 0 , ed una variazione in una delle due non comporta che ci si aspetti una
dove r x i , x j
i
f f
u (x i )u x j r x i , x j
i = 1 j = i + 1 x i x j
( )(
[15]
N 1 N
i =1
i =1 j =i +1
u c2 ( y ) = c i2u 2 (x i ) + 2
Nota 1
c i c j u (x i )u (x j )r (x i , x j ) .
[16]
Nel caso specialissimo che tutte le stime d'ingresso siano correlate con coefficienti di correlazione
N f
u c2 ( y ) = c i u (x i ) =
u (x i )
i =1
i =1 x i
L'incertezza tipo composta u c (y) allora semplicemente una somma lineare di termini che
rappresentano la variazione della stima d'uscita y generata dall'incertezza tipo di ciascuna stima
d'ingresso x i (vedere 5.1.3). [Questa somma lineare non deve essere confusa con la legge
generale di propagazione dell'errore, bench abbia una forma simile; le incertezze tipo non sono
errori (vedere E.3.2)].
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Esempio
Dieci resistori, ognuno avente resistenza nominale R i = 1 000 , vengono tarati, con
incertezza di taratura trascurabile, rispetto allo stesso resistore campione da 1 000 , Rs,
caratterizzato da un'incertezza tipo u(R s) = 100 m, come dichiarato dal certificato di
taratura. I resistori sono collegati in serie mediante conduttori aventi resistenza
trascurabile in modo da ottenere una resistenza di riferimento R rif di valore nominale
) (
1
2
Nota 2
10
10
) (
N N
u c2 ( y ) = Z i Z j r x i , x j
i =1 j =1
Se le X i hanno la forma speciale descritta in 5.1.6 e sono correlate, allora al secondo membro
dell'equazione (12) devono essere aggiunti i termini
] [p j u (x j )
N 1 N
[ pi u (x i )
i =1 j =i +1
5.2.3
xi
](
x j r xi , x j
( )
s q,r =
)(
n
1
q k q rk r
n(n 1) k =1
[17]
) (
) calcolato mediante
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) (
) (
r xi , x j = r X i ,X j = s X i ,X j
In H.2 ed H.4 si forniscono esempi in cui necessario fare uso delle covarianze, calcolate
mediante l'equazione (17).
5.2.4
5.2.5
6.1
Introduzione
6.1.1
6.1.2
Sebbene uc(y) possa universalmente essere usata per esprimere l'incertezza del risultato
di una misurazione, in talune applicazioni commerciali, industriali e normative, e l dove
sono coinvolte la salute e la sicurezza pubblica, sovente necessario dare una
valutazione quantitativa dell'incertezza che definisca un intervallo intorno al risultato della
misurazione che ci si aspetti comprendere una gran parte della distribuzione di valori che
possono essere ragionevolmente attribuiti al misurando. L'esistenza di questa esigenza
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Nota
) s(X )s(X )
6.2
Incertezza estesa
6.2.1
[18]
6.2.2
6.2.3
Per quanto riguarda i modi preferibili per dichiarare il risultato di una misurazione quando la
valutazione quantitativa dell'incertezza uc (y) od U , vedere 7.2.2 e 7.2.4 rispettivamente.
6.3
6.3.1
Il valore del fattore di copertura k viene scelto sulla base del livello di fiducia richiesto
all'intervallo da y U ad y + U . In generale k nel campo tra 2 e 3. Tuttavia, per
applicazioni speciali k pu essere esterno a questo campo. La scelta del valore
appropriato di k pu essere agevolata dall'esperienza e dalla conoscenza approfondita
delle applicazioni alle quali il risultato della misurazione destinato.
Nota
6.3.2
Ci si imbatte talvolta nel caso che una correzione nota b per un effetto sistematico non sia stata
applicata al risultato dichiarato, e che si sia invece tentato di tenere conto dell'effetto allargando
"l'incertezza" assegnata al risultato. Questa pratica dovrebbe essere evitata; le correzioni per
effetti sistematici noti e significativi possono non essere applicate al risultato della misurazione solo
in casi specialissimi (vedere F.2.4.5 per la trattazione di un caso specifico). La valutazione
dell'incertezza del risultato di una misurazione non deve essere confusa con l'assegnazione di un
limite di sicurezza ad una qualche grandezza.
Idealmente, si vorrebbe poter scegliere un valore specifico del fattore di copertura che
fornisca un intervallo Y = y U = y ku c ( y ) corrispondente ad un particolare livello di
fiducia p, come 95 o 99 per cento; parimenti, per un valore dato di k, si vorrebbe poter
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6.3.3
La raccomandazione INC-1 (1980) non specifica come debba essere stabilita la relazione
tra k e p. Questo problema discusso nell'appendice G, ed in G.4 si presenta un metodo
preferenziale per la sua soluzione approssimata, schematizzato in G.6.4. Tuttavia un
metodo pi semplice, discusso in G.6.6, spesso adeguato in situazioni sperimentali in
cui la distribuzione di probabilit caratterizzata da y e da uc(y) approssimativamente
normale ed i gradi di libert effettivi sono sufficientemente elevati. In questo caso,
frequente nella pratica, si pu ritenere che k = 2 fornisca un intervallo avente un livello di
fiducia approssimativamente del 95 per cento, e che k = 3 fornisca un intervallo avente un
livello di fiducia approssimativamente del 99 per cento.
Un metodo per stimare il numero effettivo di gradi di libert di uc( y) riportato in G.4. Si pu allora
utilizzare il prospetto G2 dell'appendice G come ausilio per decidere se questa soluzione
adeguata per una particolare misurazione (vedere G.6.6).
DICHIARAZIONE DELL'INCERTEZZA
7.1
Criteri generali
7.1.1
7.1.2
7.1.3
Ogni giorno, nell'industria come nel commercio, si fanno numerose misurazioni prive di
riferimenti all'incertezza. Tuttavia, molte di esse vengono effettuate mediante strumenti
soggetti a taratura periodica o controllo legale. Se si sa che gli strumenti usati sono
conformi alle loro specifiche od ai documenti normativi pertinenti, l'incertezza della loro
indicazione pu essere dedotta da queste specifiche o da questi documenti normativi.
7.1.4
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Nota
7.2
Istruzioni specifiche
7.2.1
7.2.2
Si deve evitare per quanto possibile la formulazione mediante il simbolo in quanto questa era
tradizionalmente adottata per indicare un intervallo corrispondente ad un livello di fiducia elevato, e
potrebbero sorgere confusioni con l'incertezza estesa (vedere 7.2.4). Inoltre, bench lo scopo
7.2.3
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7.2.4
7.2.5
7.2.6
I valori numerici della stima y e della sua incertezza tipo uc(y) o dell'incertezza estesa U
non devono essere indicati con un numero eccessivo di cifre significative. di regola
sufficiente riportare uc(y) ed U [cos come le incertezze tipo u(xi) delle stime d'ingresso xi]
con due cifre significative, sebbene sia talvolta opportuno conservare ulteriori cifre per
evitare errori di arrotondamento nei calcoli successivi.
Quando si riportano i risultati finali, pu essere appropriato arrotondare le incertezze per
eccesso piuttosto che alla cifra pi vicina. Cos, per esempio, u c(y) = 10,47 m sar
arrotondato a 11 m. Tuttavia bene lasciarsi guidare dal buon senso, cosicch un
valore come u(xi) = 28,05 kHz sar arrotondato per difetto a 28 kHz. Le stime d'ingresso e
d'uscita saranno arrotondate in modo da armonizzarsi con le proprie incertezze; per
esempio, se y = 10,057 62 e uc(y) = 27 m, allora y sar arrotondato a 10,058 . I
coefficienti di correlazione dovrebbero essere scritti con tre cifre significative se i loro
valori assoluti sono prossimi a 1.
7.2.7
Nel rapporto che descrive in dettaglio come si sono ottenuti il risultato di una misurazione
e la sua incertezza, si dovrebbero seguire le raccomandazioni di 7.1.4 e, quindi, fornire:
a) i valori di ciascuna stima d'ingresso xi e della corrispondente incertezza tipo u(xi),
insieme con la descrizione di come sono stati ottenuti;
b) le covarianze stimate o i coefficienti di correlazione stimati (e preferibilmente entrambi)
associati a tutte le stime d'ingresso eventualmente correlate, ed i metodi seguiti per
ottenerli;
c) i gradi di libert per l'incertezza tipo di ciascuna stima d'ingresso ed il metodo con il
quale sono stati calcolati;
d) la relazione funzionale Y = f (X 1, X 2 , . . . , X N ) e, quando opportuno, le derivate
parziali o coefficienti di sensibilit f x i . Si dovrebbe tuttavia sempre indicare un
coefficiente di questo tipo, quando sia stato ottenuto per via sperimentale.
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Nota
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APPENDICE A
A.1
Les composantes de la catgorie B devraient tre caractrises par des termes u2j qui
puissent tre considrs comme des approximations des variances correspondantes
dont on admet l'existence. Les termes u2j peuvent tre traits comme des variances
et les termes u j comme des carts-types. Le cas chant, les covariances doivent
tre traites de faon analogue.
L'incertitude compose devrait tre caractrise par la valeur obtenue en appliquant
la mthode usuelle de combinaison des variances. L'incertitude compose ainsi que
ses composantes devraient tre exprimes sous la forme d'"cart-types".
Si pour des utilisations particulires on est amen multiplier par un facteur
l'incertitude compose afin d'obtenir une incertitude globale, la valeur numrique de
ce facteur doit toujours tre donne.
A.2
RACCOMANDAZIONE 1 (CI-1981)
Il CIPM esamin il rapporto sottopostogli dal Gruppo di lavoro sull'espressione delle
incertezze e adott la seguente raccomandazione nel corso della sua 70a riunione,
tenutasi nell'ottobre 1981 [3]:
Raccomandazione 1 (CI-1981)
Espressione delle incertezze sperimentali
Il Comitato Internazionale dei Pesi e delle Misure
considerato
- la necessit di trovare un modo concordato per esprimere l'incertezza di misura in
metrologia,
- lo sforzo dedicato a questo scopo da svariate organizzazioni nel corso di molti anni,
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gli incoraggianti progressi compiuti verso una soluzione accettabile, come risulta dalle
discussioni del Gruppo di lavoro sull'espressione delle incertezze riunitosi al BIPM nel
1980,
riconosce
- che le proposte del Gruppo di lavoro potrebbero costituire la base di un accordo
sull'espressione delle incertezze,
raccomanda
- che le proposte del Gruppo di lavoro abbiano la massima diffusione;
- che il BIPM si adoperi per l'applicazione dei principi ivi enunciati nei confronti
internazionali condotti sotto i suoi auspici negli anni futuri;
- che altre organizzazioni interessate siano incoraggiate ad esaminare e provare
queste proposte e comunichino i loro commenti al BIPM;
- che entro due o tre anni il BIPM relazioni circa l'applicazione di tali proposte.
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A.3
RACCOMANDAZIONE 1 (CI-1986)
Il CIPM riconsider la questione dell'espressione delle incertezze nel corso della sua 75a
riunione tenutasi nell'ottobre 1986 e adott la seguente raccomandazione [4]:
Raccomandazione 1 (CI-1986)
Espressione delle incertezze nell'attivit condotta sotto gli auspici del CIPM
Il Comitato Internazionale dei Pesi e delle Misure,
considerata l'adozione della Raccomandazione INC-1 (1980) da parte del Gruppo di
lavoro sull'espressione delle incertezze e della Raccomandazione 1 (CI-1981) da parte
del CIPM,
considerando che taluni membri di Comitati Consultivi possono desiderare
delucidazioni in merito a detta raccomandazione per quanto attiene alle attivit che
ricadono entro la loro sfera di competenza, specialmente i confronti internazionali,
riconosce che il punto 5 della raccomandazione INC-1 (1980) relativo ad applicazioni
particolari, specialmente a quelle di interesse commerciale, in corso di esame da parte di
un gruppo di lavoro dell'Organizzazione Internazionale di Normazione (ISO), comune ad
ISO, OIML e IEC, con il concorso e la cooperazione del CIPM,
richiede che il punto 4 della Raccomandazione INC-1 (1980) sia applicato da tutti i
partecipanti nel fornire i risultati di tutti i confronti internazionali o altre attivit svolte sotto
gli auspici del CIPM e dei Comitati Consultivi, e che dunque l'incertezza composta
mediante le incertezze di categoria A e B sia dichiarata in termini di uno scarto tipo.
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B.1
B.2
DEFINIZIONI
Anche qui, come in 2, si conviene di mettere entro parentesi, nelle definizioni seguenti,
quelle parole o espressioni che si possono facoltativamente omettere se ci non fonte
di equivoci.
Gli eventuali termini in grassetto nelle note sono termini metrologici supplementari ivi
definiti, implicitamente o esplicitamente (vedere riferimento [6]).
B.2.1
Il termine grandezza pu essere riferito ad una grandezza in senso generale [vedere esempi a)]
oppure ad una grandezza in senso determinato [vedere esempi b)].
Esempi
a) grandezze in senso generale: lunghezza, tempo, massa, temperatura, resistenza
elettrica, concentrazione di quantit di sostanza;
b) grandezze in senso determinato:
- lunghezza di una data barra
- resistenza elettrica di un dato campione di filo
- concentrazione di quantit di sostanza di etanolo in un dato campione di vino.
Nota 2
Le grandezze che si possono ordinare in ordine di grandezza l'una rispetto all'altra sono chiamate
grandezze della stessa specie .
Nota 3
Nota 4
B.2.2
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APPENDICE B
5,34 m
0,152 kg
o
o
534 cm;
152 g;
0,012 mol
12 mmol.
Nota 1
Nota 2
Nota 3
I valori delle grandezze di dimensione uno sono generalmente espressi come numeri puri.
Nota 4
Una grandezza che non possa essere espressa come un'unit di misura moltiplicata per un
numero pu venire espressa con riferimento a una scala convenzionale di riferimento o ad un
procedimento di misurazione o ad ambedue.
B.2.3
Nota 2
Nota 3
In connessione a "valore vero" si usa l'articolo indeterminativo "un" piuttosto che l'articolo
determinativo "il" perch vi possono essere diversi valori compatibili con la definizione di una data
grandezza in senso determinato.
Commento della guida: si veda nellappendice D, in particolare D.3.5, per quali ragioni
nella guida non si usa il termine valore vero e si considerano equivalenti le espressioni
valore vero di un misurando (o di una grandezza) e valore di un misurando.
B.2.4
Il valore convenzionalmente vero a volte denominato valore assegnato , miglior stima del
valore, valore convenzionale o valore di riferimento . Il termine "valore di riferimento" usato in
questo senso non dev'essere confuso con lo stesso termine usato nel senso della nota a) [VIM
5.7].
Nota 2
Spesso per stabilire un valore convenzionalmente vero si utilizza un certo numero di risultati di
misurazione di una grandezza.
B.2.5
B.2.6
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Esempi
B.2.7
B.2.8
B.2.9
B.2.10
B.2.11
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Nota 2
B.2.12
B.2.13
B.2.14
Nota 2
B.2.15
Nota 2
B.2.16
Perch un'espressione della riproducibilit sia valida necessario specificare le condizioni che
sono state fatte variare.
Nota 2
Nota 3
Nota 4
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- lo stesso osservatore
B.2.17
(q k q )
n
s (q k ) =
k =1
n 1
Considerando la serie di n valori come un campione di una distribuzione, q una stima imparziale
della media q , e s (qk) una stima imparziale della varianza di tale distribuzione.
2
Nota 3
Commento della guida: si sono cambiati alcuni dei simboli usati nel VIM, per salvare la
compatibilit con le notazioni usate in 4.2 della presente guida.
B.2.18
Il parametro pu essere, per esempio, uno scarto tipo (o un suo multiplo dato), o la semiampiezza
di un intervallo avente un livello di fiducia stabilito.
Nota 2
Nota 3
Sintende che il risultato della misurazione la migliore stima del valore del misurando, e che tutte
le componenti dell'incertezza, comprese quelle determinate da effetti sistematici, quali quelle
associate a correzioni e campioni di riferimento, contribuiscono alla dispersione.
Commento della guida: nel VIM si evidenzia che questa definizione e relative note sono
identiche a quelle della presente guida (vedere 2.2.3).
B.2.19
Dato che un valore vero non si pu determinare, in pratica si usa un valore convenzionalmente
vero (vedere [VIM] 1.19 [B.2.3] e 1.20 [B.2.4]).
Nota 2
Quando necessario distinguere tra "errore" ed "errore relativo", il primo talvolta chiamato
errore assoluto della misura. Non bisogna confondere questo termine con il valore assoluto
dell'errore , che il modulo dell'errore.
Commento della guida: se il risultato di una misurazione dipende dai valori di grandezze
diverse dal misurando, gli errori dei valori misurati di queste grandezze contribuiscono
allerrore del risultato della misurazione. Vedere anche il Commento della guida in B.2.22
ed in B.2.3.
B.2.20
Dato che un valore vero non si pu determinare, in pratica si usa un valore convenzionalmente
vero (vedere [VIM] 1.19 [B.2.3] e 1.20 [B.2.4]).
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Nota 2
B.2.21
Nota 2
Poich si pu eseguire solo un numero finito di misurazioni, possibile determinare soltanto una
stima dell'errore casuale.
B.2.22
Nota 2
Come il valore vero, l'errore sistematico e le sue cause non possono essere conosciuti
completamente.
Nota 3
Per uno strumento per misurazione vedere "errore sistematico strumentale" ([VIM] 5.25).
Commento della guida: lerrore del risultato di una misurazione (vedere B.2.19) pu
sovente essere considerato come risultante da una variet di effetti casuali e sistematici
ognuno dei quali contribuisce allerrore stesso mediante una singola componente di
errore. Vedere anche il Commento della guida in B.2.19 e in B.2.3.
B.2.23
Nota 2
Dato che l'errore sistematico non pu essere conosciuto perfettamente, la compensazione non
pu essere completa.
B.2.24
Dato che l'errore sistematico non pu essere conosciuto perfettamente, la compensazione non
pu essere completa.
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APPENDICE C
C.1
C.2
DEFINIZIONI
Come nel punto 2 della guida e nell'appendice B, le parole che compaiono tra parentesi
nelle definizioni possono essere omesse se ci non ingenera confusione.
I termini da C.2.1 a C.2.14 sono definiti in termini di propriet delle popolazioni. Le
definizioni dei termini da C.2.15 a C.2.31 sono riferite ad un insieme di osservazioni
(vedere riferimento [7]).
C.2.1
C.2.2
Pu essere riferita alla frequenza relativa a lungo termine o al grado di fiducia nel verificarsi
dell'evento. Per un alto grado di fiducia la probabilit prossima ad 1.
Una variabile casuale che pu assumere solamente valori isolati detta "discreta". Una variabile
casuale che pu assumere un valore qualsiasi entro un intervallo finito o infinito detta "continua".
Nota 2
Commento della guida: qui si usa Pr(a) in luogo del simbolo Pr(A) usato nella ISO 3534-1.
C.2.3
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Nota
C.2.4
C.2.5
funzione di densit di probabilit (per una variabile casuale continua) [ISO 3534-1, 1.5]
Derivata, (quando esiste,) della funzione cumulativa:
f (x ) = dF (x ) dx
Nota
f (x )d x "l'elemento di probabilit":
f (x )d x = Pr(x < X < x + d x)
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C.2.6
C.2.7
C.2.8
C.2.9
La maggior parte delle valutazioni statistiche della correlazione misura l'intensit della relazione
solo per un modello lineare.
speranza matematica (di una variabile casuale o di una distribuzione di probabilit); valore
atteso; media [ISO 3534-1, 1.18]
1
Per una variabile casuale discreta X che assuma i valori x i con probabilit p i, la
speranza matematica, se esiste,
= E (X ) =
p x
i
= E (X ) = xf (x )dx
dove l'integrale esteso all'intervallo, o intervalli, di variazioni di X.
C.2.10
C.2.11
varianza (di una variabile casuale o di una distribuzione di probabilit) [ISO 3534-1, 1.22]
Speranza matematica del quadrato della variabile casuale centrata ([ISO 3534-1] 1.21
[C.2.10]).
{[
]2 }
C.2.12
scarto tipo (di una variabile casuale o di una distribuzione di probabilit) [ISO 3534-1, 1.23]
Radice quadrata positiva della varianza:
= V (X )
C.2.13
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
2 = V (X ) = E X E (X )
E (X )
1) Se, nella definizione dei momenti, alle grandezze X, X - a, Y, Y - b, eccetera si sostituiscono i loro valori assoluti, vale
a dire |X|, |X - a|, |Y|, |Y - b|, eccetera, vengono definiti altri momenti denominati "momenti assoluti".
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Nota
C.2.14
Il momento centrale di ordine 2 la varianza ([ISO 3534-1] 1.22 [C.2.11]) della variabile casuale X.
1 x 2
1
exp
2
2
C.2.15
C.2.16
C.2.17
Nel caso di una variabile casuale, si prende in considerazione la distribuzione di probabilit (per
definire la popolazione di tale variabile [ISO 3534-1] 1.3 [C.2.3]).
C.2.18
C.2.19
Nota 2
La media di un campione casuale semplice estratto da una popolazione uno stimatore non
viziato della media di questa popolazione. Tuttavia si usano talvolta altri stimatori, quali la media
geometrica o armonica, la mediana o la moda.
C.2.20
Nota 1
La varianza campionaria uno stimatore non viziato della varianza della popolazione.
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--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
Nota 2
La varianza n (n 1) volte il momento centrale di ordine 2 (vedere nota alla [ISO 3534-1] 2.39).
Commento della guida: La varianza qui definita viene denominata in modo pi appropriato
"la stima campionaria della varianza della popolazione". La varianza di un campione di
regola definita come il momento centrale di ordine 2 del campione (vedere C.2.13 e
C.2.22).
C.2.21
Lo scarto tipo campionario uno stimatore viziato dello scarto tipo della popolazione.
C.2.22
In una distribuzione di una sola caratteristica, la media aritmetica della potenza q-esima
della differenza tra i valori osservati e la loro media x :
q
1
xi x
n i
C.2.23
C.2.24
Una grandezza statistica, essendo funzione di variabili casuali, essa stessa una variabile casuale
e come tale assume valori differenti da campione a campione. Il suo valore ottenuto utilizzando
nella funzione i valori osservati pu essere utilizzato in un test statistico o come stima di un
parametro della popolazione, come la media o lo scarto tipo.
C.2.25
Il risultato di questa operazione pu essere espresso come un unico valore (stima puntuale;
vedere [ISO 3534-1] 2.51 [C.2.26]) o come stima di intervallo (vedere [ISO 3534-1] 2.57 [C.2.27] e
2.58 [C.2.28]).
C.2.26
C.2.27
Nota 1
I limiti T1 e T2 dell'intervallo di confidenza sono statistiche ([ISO 3534-1] 2.45 [C.2.23]) e come tali
assumono valori differenti da campione a campione.
Nota 2
In una lunga successione di campioni, la frequenza relativa dei casi in cui il valore vero del
parametro della popolazione giace entro l'intervallo di confidenza maggiore o uguale ad
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
(1 ) .
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C.2.28
Nota 1
Il limite T dell'intervallo di confidenza una statistica ([ISO 3534-1] 2.45 [C.2.23]) e come tale
assume valori differenti da campione a campione.
Nota 2
C.2.29
C.2.30
(1 )
C.2.31
Nota 1
Quando entrambi i limiti sono definiti da statistiche, l'intervallo bilaterale. Quando uno dei due
limiti non finito o costituito dal limite della variabile, l'intervallo unilaterale.
Nota 2
Viene anche chiamato "intervallo statistico di tolleranza". Questo termine non dovrebbe essere
usato in quanto pu ingenerare confusione con "intervallo di tolleranza", definito nella ISO 3534-2.
C.3
C.3.1
Speranza matematica
La speranza matematica di una funzione g (z ) su una densit di probabilit p (z ) della
variabile casuale z definita da
E g ( z ) = g ( z )p ( z ) d z
dove, per la definizione di p (z ) , p (z ) d z = 1. La speranza matematica della variabile
casuale z, indicata con z, denominata anche valore atteso o valor medio di z, data da
z E (z ) = zp (z )dz .
Essa stimata statisticamente da z , la media aritmetica di n osservazioni indipendenti zi
della variabile casuale z, la cui densit di probabilit p (z )
z=
1 n
zi
n i =1
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--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
Quando T una funzione dei valori osservati tale che, essendo il parametro della
popolazione da stimare, la probabilit Pr ( T ) [o la probabilit Pr ( T ) almeno
C.3.2
Varianza
La varianza di una variabile casuale il valore atteso del suo scostamento quadratico
rispetto alla sua media. La varianza di una variabile casuale z la cui densit di probabilit sia
p (z ) dunque
2 (z ) =
(z z ) p (z )dz
1 n
zi z
n 1 i =1
dove z =
Nota 1
1 n
z i e le zi sono n osservazioni indipendenti di z.
n i =1
Il fattore n-1 nell'espressione di s 2 (z i ) deriva dalla correlazione tra z i e z e riflette il fatto che vi
sono solamente n-1 elementi indipendenti nell'insieme
Nota 2
{z
z .
1
s (z i ) =
n
2
(z
z )
i =1
()
della media
()
s2 z =
C.3.3
n
s 2 (z i )
1
=
zi z
n
n (n 1) i =1
Scarto tipo
Lo scarto tipo la radice quadrata positiva della varianza. Mentre un'incertezza tipo di
categoria A ottenuta prendendo la radice quadrata della varianza valutata
statisticamente, nella determinazione di un'incertezza di categoria B conviene sovente
valutare, per via non statistica, innanzitutto uno scarto tipo equivalente ed ottenere poi la
varianza equivalente elevandolo al quadrato.
C.3.4
Covarianza
La covarianza di due variabili casuali una espressione quantitativa della loro dipendenza
mutua. La covarianza di due variabili casuali y e z definita come
{[
][
]}
cov ( y , z ) = cov (z , y ) = E y E ( y ) z E (z )
che d
)(
1 n
y i y zi z
n 1 i =1
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--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
dove
y=
Nota
C.3.5
1 n
1 n
y i e z = zi
n i =1
n i =1
( )
C.3.6
Coefficiente di correlazione
Il coefficiente di correlazione una espressione quantitativa della dipendenza mutua
relativa di due variabili ed uguale al rapporto tra la loro covarianza e la radice quadrata
positiva del prodotto delle loro varianze, cio a
( y , z ) = (z , y ) =
v (y , z )
v ( y , y )v ( z , z )
v (y , z )
( y ) (z )
con stima
r ( y i , z i ) = r (z i , y i ) =
s(y i , z i )
s ( y i , y i ) s (z i , z i )
s(y i , z i )
s ( y i ) s (z i )
Nota 2
Nota 3
( )
r x i , x j u (x i ) j u x j i
Questa relazione pu costituire la base sulla quale stimare sperimentalmente i coefficienti di
correlazione. Pu anche essere utilizzata per calcolare la variazione approssimata indotta su di
una stima d'ingresso da una variazione di un'altra, quando sia noto il loro coefficiente di
correlazione.
C.3.7
Indipendenza
Le due variabili casuali componenti una variabile casuale doppia sono statisticamente
indipendenti se la distribuzione di probabilit congiunta uguale al prodotto delle due
distribuzioni marginali.
Nota
C.3.8
Se due variabili casuali sono indipendenti, sono nulli la loro covarianza ed il loro coefficiente di
correlazione, mentre il contrario non necessariamente vero.
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--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
p (t , ) =
+ 1
2
2
t2
1+
( +1) 2
- < t < +
dove la funzione gamma e > 0. Il valore atteso della distribuzione t zero e la sua
varianza ( 2) per > 2. Per la distribuzione t tende alla distribuzione
normale con = 0 e = 1 (vedere C.2.14).
Se la variabile casuale z distribuita, di regola, con valor medio z, la distribuzione di
) s(z ) la distribuzione t; z
la media aritmetica di n
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
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APPENDICE D
D.1
MISURANDO
D.1.1
Il primo passo di una misurazione la specificazione del misurando, cio della grandezza
da misurare; il misurando non pu essere specificato da un valore ma solamente dalla
descrizione di una grandezza. Tuttavia, in linea di principio, un misurando non pu
essere completamente descritto se non da una quantit di informazione infinita. Pertanto
l'incompleta definizione del misurando, nella misura in cui lascia un margine di
interpretazione, introduce nell'incertezza del risultato una componente che pu essere o
no significativa rispetto all'accuratezza richiesta alla misura.
D.1.2
Esempio
D.2
D.2.1
D.3
D.3.1
Il risultato della misurazione della grandezza effettivamente realizzata viene corretto per la
differenza tra questa ed il misurando, cos da predire quale sarebbe stato il risultato della
misurazione qualora la realizzazione della grandezza avesse pienamente soddisfatto la
definizione del misurando. Il risultato della misurazione della grandezza effettivamente
realizzata viene corretto anche per ogni altro effetto sistematico identificato e
significativo. Sebbene il risultato finale, corretto come indicato, venga talvolta considerato
la miglior stima possibile del valore "vero" del misurando, esso in realt semplicemente
la miglior stima possibile del valore della grandezza che si intende misurare.
D.3.2
A titolo di esempio, sia il misurando lo spessore di una data lamina di metallo ad una
temperatura specificata. Il provino viene portato ad una temperatura prossima a quella
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D.3.3
D.3.4
Il risultato corretto pu essere chiamato la miglior stima possibile del valore "vero", "vero"
nel senso che rappresenta il valore di una grandezza che si ritiene soddisfare appieno la
definizione del misurando; se tuttavia il micrometro fosse stato applicato in un punto
diverso della lamina, la grandezza realizzata sarebbe stata differente, con un valore "vero"
differente. Tuttavia, quel nuovo valore "vero" compatibile con la definizione del
misurando, poich questa non specifica che lo spessore debba essere determinato in un
punto particolare della lamina. Dunque, in questo caso, il valore "vero" ha, a causa di una
definizione incompleta del misurando, un'incertezza che pu essere valutata attraverso
misurazioni effettuate in punti differenti della lamina. Ogni misurando ha un'incertezza
"intrinseca" di questo tipo che, almeno in linea di principio, pu essere stimata in qualche
modo. Questa la pi piccola incertezza con cui si pu determinare un misurando, ed
ogni misurazione che raggiunga tale incertezza pu essere interpretata come la miglior
misurazione possibile del misurando. L'ottenimento, per la grandezza in questione, di un
valore avente incertezza minore richiede una definizione pi completa del misurando.
Nota 1
Nell'esempio, la definizione del misurando lascia indeterminati molti altri elementi che potrebbero
ragionevolmente influenzare lo spessore: la pressione atmosferica, l'umidit, la posizione della
lamina nel campo gravitazionale, il modo in cui essa sostenuta, ecc.
Nota 2
Nota 3
D.3.5
D.4
ERRORE
Il risultato corretto di una misurazione non coincide con il valore del misurando - vale a
dire, in errore - per via dell'imperfetta misurazione della grandezza realizzata, imperfetta
a causa di variazioni casuali delle osservazioni (effetti aleatori), dell'inadeguata
determinazione delle correzioni per gli effetti sistematici e dell'incompleta conoscenza di
taluni fenomeni fisici (effetti sistematici anch'essi). N il valore della grandezza realizzata,
n quello del misurando possono essere conosciuti esattamente; se ne possono
conoscere solamente i valori stimati. Nell'esempio precedente lo spessore della lamina
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D.5
INCERTEZZA
D.5.1
Mentre i valori esatti dei contributi all'errore del risultato di una misurazione sono ignoti ed
inconoscibili, sono valutabili le incertezze associate agli effetti casuali e sistematici che
originano l'errore. Tuttavia, persino nel caso di incertezze valutate piccole, ancora non vi
garanzia che l'errore nel risultato della misurazione sia piccolo; infatti, nella
determinazione di una correzione, o nella valutazione del livello di incompletezza
dell'informazione, si pu aver trascurato un effetto sistematico, in quanto di esso ignari.
Pertanto l'incertezza del risultato di una misurazione non necessariamente
un'indicazione della verosimiglianza che il risultato stesso sia vicino al valore del
misurando; essa semplicemente una stima della verosimiglianza della prossimit al
miglior valore compatibilmente con il livello di conoscenza disponibile al momento.
D.5.2
Incertezza di misura pertanto un'espressione del fatto che, per un dato misurando e per
un dato risultato della sua misurazione, non vi un solo valore, ma un'infinit di valori
dispersi intorno al risultato che sono compatibili con tutte le osservazioni, i dati e la
conoscenza del mondo fisico, e che possono essere attribuiti al misurando con vari gradi
di plausibilit.
D.5.3
D.6
RAPPRESENTAZIONE GRAFICA
D.6.1
La figura D.1 illustra alcune delle idee discusse in 3 della presente guida ed in questa
appendice. Essa evidenzia perch nella presente guida si pone l'accento sull'incertezza
piuttosto che sull'errore. L'errore esatto del risultato di una misurazione , in generale,
ignoto ed inconoscibile. Si pu al massimo: stimare i valori delle grandezze d'ingresso,
comprendendovi le correzioni per gli effetti sistematici identificati, insieme con le loro
incertezze tipo (scarti tipo stimati), mediante distribuzioni di probabilit ignote campionate
per mezzo di osservazioni ripetute, o mediante distribuzioni soggettive o a priori basate
sull'insieme di informazioni disponibili; calcolare poi il risultato della misurazione dai valori
stimati delle grandezze d'ingresso e l'incertezza tipo composta di tale risultato dalle
incertezze tipo delle stime d'ingresso. Si pu ritenere che il risultato della misurazione
costituisca una stima affidabile del valore del misurando e che l'incertezza tipo composta
costituisca una valutazione quantitativa affidabile dell'errore possibile del risultato,
solamente se si pu fondatamente credere che ognuno di questi passi sia stato
effettuato correttamente, senza avere trascurato alcun effetto sistematico significativo.
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--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
misurato pu essere in errore, cio, pu differire dal valore del misurando (lo spessore
della lamina), poich ognuno degli elementi sotto elencati pu combinarsi con gli altri
contribuendo dunque ad un errore ignoto del risultato della misurazione:
a) lievi differenze tra le indicazioni del micrometro quando questo sia ripetutamente
applicato alla stessa grandezza realizzata;
b) imperfetta taratura del micrometro;
c) imperfetta misurazione della temperatura e della pressione applicata;
d) incompleta conoscenza degli effetti di temperatura, pressione atmosferica ed umidit
sul provino, o sul micrometro o su entrambi.
Nota 1
Nella figura D.1a le osservazioni sono mostrate sotto forma di istogramma a scopo illustrativo
(vedere 4.4.3 e figura 1b).
Nota 2
La correzione di un errore uguale alla stima dell'errore, cambiata di segno. Cos nelle figure D.1
e D.2 la freccia che rappresenta simbolicamente la correzione di un errore ha la stessa lunghezza
ma direzione opposta rispetto a quella che rappresenterebbe l'errore vero e proprio, e vice versa.
Le didascalie chiariscono se una specifica freccia si riferisce ad una correzione o ad un errore.
D.6.2
La figura D.2 illustra in modo diverso alcune delle idee gi illustrate nella figura D.1. In pi
illustra l'idea che possono esservi molti valori del misurando se la sua definizione
incompleta (punto g della figura). L'incertezza che nasce da questa incompletezza nella
definizione, misurata dalla varianza, valutata attraverso misurazioni di differenti
realizzazioni del misurando, effettuate usando lo stesso metodo, gli stessi strumenti,
eccetera (vedere D.3.4).
Nella colonna intestata "Varianza", le varianze vanno intese come le varianze u i2 ( y ) definite
nell'equazione (11) in 5.1.3; pertanto esse si sommano linearmente, come indicato.
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
Nota
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figura
D.1
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
Pagina 56 di 132
figura
D.2
Grandezza
Valore
(non in scala)
Varianza
(non in scala)
Valori crescenti
a) Osservazioni
non corrette
(osservazione singola)
d) Risultato
della misurazione
(non comprende la varianza
dovuta alla definizione
incompleta del misurando)
e) Errore residuo
(ignoto)
h) Risultato finale
della misurazione
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--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
APPENDICE E
E.1.1
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
E.1
E.1.2
La prima idea che l'incertezza debba essere "sicura" o "prudenziale", nel senso che
non deve mai essere sbagliata per difetto. Di fatto l'incertezza, essendo di problematica
valutazione, spesso veniva deliberatamente allargata.
E.1.3
E.2
E.2.1
Quando si riporta il valore di un misurando, si deve dare la miglior stima del suo valore e la
miglior valutazione possibile dell'incertezza, poich se questa deve essere alterata, non
di norma possibile decidere quale la direzione di un'alterazione "prudenziale". Una
sottovalutazione delle incertezze porta ad attribuire troppa fiducia nei valori riportati, con
conseguenze talvolta fastidiose o addirittura disastrose. Ma anche una sopravvalutazione
intenzionale pu avere ripercussioni indesiderabili. Potrebbe indurre gli utenti di
strumentazione di misura ad acquistare strumenti pi costosi del necessario, o potrebbe
far scartare senza necessit prodotti costosi, o far respingere i servizi di un laboratorio di
taratura.
E.2.2
Non si vuol dire che gli utenti del risultato di una misurazione non possano, allo scopo di
ottenere un'incertezza estesa che definisca un intervallo avente un livello di fiducia
voluto che soddisfi le loro necessit, applicare il proprio fattore moltiplicativo all'incertezza
assegnata al risultato, n che, in determinate circostanze, le istituzioni produttrici di
misure non possano applicare istituzionalmente un fattore che fornisca un'analoga
incertezza estesa che soddisfi le esigenze di una particolare classe di utenti delle loro
misure. Semplicemente, tali fattori (da specificarsi sempre) devono essere applicati
all'incertezza determinata in modo realistico, cosicch l'intervallo definito dall'incertezza
estesa abbia il livello di fiducia richiesto e l'operazione sia facilmente reversibile.
E.2.3
Chi ha a che fare con le misurazioni deve sovente incorporare nelle sue analisi i risultati di
misurazioni altrui, ognuno dei quali affetto dalla propria incertezza. Per la valutazione
dell'incertezza del risultato della propria misurazione, necessario disporre,
relativamente ad ognuno dei risultati importati dall'esterno, del miglior valore di incertezza
possibile, non di un valore "sicuro". Inoltre, deve esistere un modo logico e semplice per
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E.3
E.3.1
z z =
w
i =1
(w i i )
[E.1]
( z z )
N f
=
w i i )
(
i =1 w i
[E.2a]
( z z )
N 1 N
f
f f
2
=
(w i i ) w j j
(w i i ) + 2
w i w j
i
i =1
i =1 j =i +1
2
[E.2b]
]=
2
z
N 1 N
f 2
f f
+
2
i j ij
i
w i w j
w i
i =1
i =1 j =i +1
N
z2 =
In questa espressione i2 = E (w i i )
[E.3]
] la varianza di w e
i
ij
= v w i ,w j
) [
) (
2 2
i j
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
E ( z z )
)]
1
2
il
la
Nota 1
Nota 2
L'equazione (13) in 5.2.2 [insieme con l'equazione (15)], usata per calcolare l'incertezza tipo
composta, identica all'equazione (E.3) salvo che l'equazione (13) espressa in termini di stime
delle varianze, degli scarti tipo e dei coefficienti di correlazione.
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E.3.2
E.3.3
E.3.4
[E.4]
w=
1
1
wk =
( + q k )
n k =1
n k =1
[E.5]
( )
La grandezza z viene allora stimata da f w = f ( , , q1, q 2 ,..., q n ) e la stima u2(z) della sua
varianza 2(z) ottenuta dall'equazione (E.3). Se si assume per semplicit z = w, cosicch
la miglior stima di z z = f w = w , allora si pu ottenere con facilit la stima u2(z). Notando
( )
f
f
1
=
qk = q , e
= ,
n k =1
qk n
s 2 (q k )
n
[E.6]
Pagina 60 di 132
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
()
E.3.5
Nella terminologia tradizionale, il terzo termine del secondo membro dell'equazione (E.6)
denominato contributo "casuale" alla varianza stimata u2(z) in quanto normalmente
decresce al crescere del numero di osservazioni n, mentre i primi due termini sono
denominati contributi "sistematici" in quanto non dipendono da n.
Un fatto pi significativo che in talune trattazioni tradizionali dell'incertezza di misura
l'equazione (E.6) criticata, in quanto in essa non si fa distinzione tra incertezze originate
da effetti sistematici ed incertezze originate da effetti aleatori. In particolare, viene
deprecata la prescrizione di combinare varianze ottenute da distribuzioni di probabilit a
priori con varianze ottenute da distribuzioni basate sulla frequenza, in quanto si ritiene
che il concetto di probabilit sia applicabile solamente ad eventi che si possono ripetere
un grande numero di volte in condizioni praticamente costanti, cosicch la probabilit p di
un evento (0 p 1) indicherebbe la frequenza relativa con cui si verificher l'evento
stesso.
In contrasto con questa concezione frequentista della probabilit, un'altra concezione,
ugualmente valida, che la probabilit sia una valutazione quantitativa del grado di
credenza nel verificarsi di un evento [13, 14]. Per esempio, si supponga che uno
scommettitore razionale abbia la possibilit di vincere una piccola somma di denaro D. Il
suo grado di credenza nel verificarsi dell'evento A, p = 0,5 se egli indifferente rispetto
a queste due possibili scommesse: (1) ricevere D se si verifica l'evento A ma nulla se esso
non si verifica; (2) ricevere D se l'evento A non si verifica ma nulla se esso si verifica. La
raccomandazione INC-1 (1980), sulla quale si fonda la presente guida, adotta
implicitamente questa concezione della probabilit, poich ritiene che espressioni come
l'equazione (E.6) rappresentino il modo appropriato per calcolare l'incertezza tipo
composta del risultato di una misurazione.
E.3.6
L'adottare l'interpretazione della probabilit basata sul grado di credenza, lo scarto tipo
(incertezza tipo) e la legge di propagazione dell'incertezza [equazione E.3)], come basi
della valutazione e dell'espressione dell'incertezza nella misurazione, come fa la guida,
comporta tre distinti vantaggi:
a) la legge di propagazione dell'incertezza consente di incorporare agevolmente
l'incertezza tipo composta di un risultato nella valutazione dell'incertezza tipo
composta di un altro risultato in cui si usi il primo;
b) l'incertezza tipo composta pu rappresentare la base per il calcolo di intervalli
corrispondenti realisticamente al livello di fiducia loro richiesto; infine;
c) non necessario classificare le componenti come "casuali" o "sistematiche" (o in
qualunque altro modo) quando si valuta l'incertezza, poich tutte le componenti
dell'incertezza vengono trattate nello stesso modo.
Il vantaggio c) notevole, poich tale classificazione sovente fonte di confusione; una
componente dell'incertezza non "casuale" o "sistematica". La sua natura condizionata
dall'uso fatto della grandezza corrispondente o, in termini formali, dal contesto in cui la
grandezza compare nel modello matematico che descrive la misurazione. Cos, quando la
grandezza cui la componente si riferisce viene usata in un diverso contesto, una
componente "casuale" pu diventare "sistematica" e viceversa.
E.3.7
Per la ragione fornita in c), la Raccomandazione INC-1 (1980) non classifica le componenti
dell'incertezza come "casuali" o "sistematiche". Di fatto, per quanto riguarda il calcolo
dell'incertezza tipo composta del risultato di una misurazione non necessaria alcuna
classificazione delle componenti dell'incertezza, e dunque non si sente l'esigenza di
alcuno schema classificatorio. Cionondimeno, poich etichette opportune possono
essere di qualche ausilio nella comunicazione e nella discussione delle idee, la
Raccomandazione INC-1 (1980) fornisce uno schema per classificare i due possibili
metodi, "A" e "B", di valutazione delle componenti di incertezza (vedere 0.7, 2.3.2 e
2.3.3).
Classificando i metodi usati per valutare le componenti di incertezza si evita il problema
principale insito nella classificazione delle componenti stesse, vale a dire la dipendenza
della classificazione di una componente dall'uso che della corrispondente grandezza
Pagina 61 di 132
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
viene fatto. Tuttavia, la classificazione dei metodi piuttosto che delle componenti non
preclude la possibilit di raggruppare le singole componenti valutate con i due metodi in
gruppi specifici, destinati ad un'applicazione particolare in una data misurazione, per
esempio, quando si debbano confrontare la variabilit osservata e quella teorica nei valori
di uscita di un esperimento complesso (vedere 3.4.3).
E.4
E.4.1
L'equazione (E.3) pretende che l'incertezza della stima di una grandezza d'ingresso sia
espressa come incertezza tipo, cio come scarto tipo stimato, indipendentemente da
come sia stata ottenuta. Se si invece valutata una qualche alternativa "prudenziale",
questa non utilizzabile nell'equazione (E.3). In particolare, se nell'equazione (E.3) si
usa l'"errore massimo" (il massimo scostamento concepibile dalla ipotetica migliore stima),
l'incertezza risultante avr un significato mal definito e non sar utilizzabile da nessuno
che volesse incorporarla in calcoli successivi di incertezze di altre grandezze (vedere
E.3.3).
E.4.2
E.4.3
()
quelle ottenute con altri metodi. Si consideri s q , lo scarto tipo sperimentale della media
di n osservazioni indipendenti q k di una variabile casuale q distribuita normalmente
()
[vedere equazione (5) in 4.2.3]. La grandezza s q una statistica (vedere C.2.23) che
()
stima q , lo scarto tipo della distribuzione di probabilit di q , vale a dire lo scarto tipo
della distribuzione dei valori di q che si otterrebbero se la misurazione fosse ripetuta un
[ ( )]
()
2 s q 2 q 2
[E.7]
()
in cui = n - 1 sono i gradi di libert di s q (vedere G.3.3). Quindi lo scarto tipo relativo di
()
()
[2(n 1)]
1
2
. Questa
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
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prospetto
E.1
sq
osservazioni
indipendenti di una variabile casuale q distribuita normalmente, riferito allo scarto tipo di quella
media(a)
[ ( )] (q )
Numero di osservazioni
sq
(espressa in percento)
(a)
76
52
42
36
10
24
20
16
30
13
50
10
approssimata
E.4.4
[ ( )] (q ) e non dall'espressione
[2(n 1)]
12
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
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E.5
E.5.1
Nella presente guida si pone l'accento sul risultato della misurazione e sulla sua
incertezza valutata, piuttosto che sulle grandezze inconoscibili valore "vero" ed errore
(vedere appendice D). Adottando il punto di vista operativo per cui il risultato di una
misurazione semplicemente il valore attribuito al misurando e l'incertezza di tale risultato
una valutazione quantitativa della dispersione dei valori ragionevolmente attribuibili al
misurando, di fatto la guida tronca il collegamento, spesso fuorviante, tra incertezza e le
grandezze inconoscibili valore "vero" ed errore.
E.5.2
( )
z =
w
i =1
[E.8]
i
i
( )
( ) (
( )
2 2
i j
1
2
il coefficiente di
E.5.3
Si ipotizza che la probabilit sia concepita come espressione quantitativa del grado di credenza
nel verificarsi di un evento, cosicch un errore sistematico pu essere trattato nello stesso modo
di un errore casuale ed i idoneo a rappresentare ambedue i tipi di errore.
Senza l'ipotesi della nota in E.5.2, la presente discussione non varrebbe, a meno che tutte le stime
delle grandezze d'ingresso e le loro incertezze non fossero ricavate dall'analisi statistica di
osservazioni ripetute, cio da valutazioni di categoria A.
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,
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Se l'impostazione concettuale basata su valore "vero" ed errore fornisce gli stessi risultati
numerici di quella seguita dalla guida (purch si accetti l'ipotesi della nota in E.5.2), la
concezione di incertezza della guida elimina la confusione tra errore ed incertezza
(vedere appendice D). Invero, l'impostazione operazionale della guida, incentrata sul
valore osservato (o stimato) di una grandezza e sulla sua variabilit osservata (o stimata),
rende del tutto superfluo il concetto di errore.
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E.5.4
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APPENDICE F
F.1
F.1.1
F.1.1.1
F.1.1.2
F.1.1.3
F.1.1.4
Se i valori dei "servizi comuni" del laboratorio (tensione e frequenza di rete, pressione e
temperatura dell'acqua, pressione dell'azoto, ecc.) costituiscono grandezze d'influenza,
esiste di norma, nelle loro variazioni, un elemento fortemente non casuale che non pu
essere trascurato.
F.1.1.5
F.1.2
Correlazioni
Buona parte della discussione di questa parte si applica anche alla valutazione di
categoria B dell'incertezza tipo.
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F.1.2.1
D'altra parte, in certi casi, quale l'esempio della resistenza di riferimento della nota 1 al 5.2.2,
evidente che le grandezze d'ingresso sono totalmente correlate e dunque che le incertezze tipo
delle loro stime si combinano linearmente.
Nota 2
Esperimenti distinti possono non essere indipendenti se, per esempio, si usa in ognuno lo stesso
strumento (vedere F.1.2.3).
F.1.2.2
F.1.2.3
Nella pratica, le grandezze d'ingresso sono sovente correlate in quanto nella stima del
loro valore interviene lo stesso campione di misura, o lo stesso strumento, dato di
riferimento o anche solo lo stesso metodo di misurazione, avente un'incertezza
significativa. Si supponga, senza ledere la generalit, che due grandezze d'ingresso X1
ed X2, stimate da x1 ed x2, dipendano entrambe da un insieme di variabili scorrelate Q1,
Q2, . . ., QL. Quindi X1 = F(Q1, Q2, . . ., QL) e X2 = G(Q1, Q2, . . ., QL), bench di fatto alcune
di queste variabili possano apparire solo in una delle due funzioni. Se u2(ql) la varianza
stimata associata alla stima ql di Ql, allora la varianza stimata associata ad x1 , secondo
l'equazione (10) in 5.1.2,
2
L
F 2
u 2 (x 1) =
u (q l )
l =1 q l
[F.1]
F G 2
u (q l )
l q l
q
l =1
[F.2]
Poich alla sommatoria contribuiscono solamente quei termini per cui, per l dato,
F q l 0 e G q l 0 , la covarianza pari a zero se non vi sono variabili comuni ad F e
G.
Il coefficiente di correlazione stimato r(x 1, x 2) associato alle due stime x 1 ed x 2 viene
determinato tramite u(x 1, x 2) [equazione (F.2)] e l'equazione (14) in 5.2.2, con u(x 1)
calcolato con l'equazione (F.1) ed u(x2) analogamente. [Vedere anche l'equazione (H.9)
in H.2.3.] altres possibile che la covarianza stimata associata a due stime d'ingresso
abbia sia una componente statistica [vedere equazione (17) in 5.2.3], sia una
componente originata nel modo discusso in questo punto.
Esempi
1
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
Uno stesso resistore campione R S viene usato per determinare nella stessa
misurazione sia una corrente I sia una temperatura t. La corrente viene determinata
misurando con un voltmetro digitale la differenza di potenziale ai terminali del
campione; la temperatura viene determinata misurando, con un ponte di resistenza
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V
2 I (t + t 0 ) 2
I t 2
u (R S ) = S2 2 2 (t )R S u 2 (R S ) =
u (R S )
R S R S
R S2
RS
(Per semplicit di notazione, in questo esempio si usato lo stesso simbolo tanto per
la grandezza d'ingresso quanto per la sua stima).
Per ottenere il valore numerico della covarianza si sostituiscono in questa
espressione i valori numerici delle grandezze misurate I e t ed i valori di RS ed u(RS)
riportati nel certificato di taratura del resistore campione. L'unit di misura di u(I, t)
chiaramente ampere per gradi Celsius poich la dimensione della varianza relativa
[u(RS) / RS]2 uno (vale a dire, essa una grandezza cosiddetta adimensionale).
Inoltre, sia una grandezza P legata alle grandezze d'ingresso I e t dalla relazione
P = C 0I 2 (T0 + t ) , dove C 0 e T 0 sono costanti note con incertezze trascurabili
[u2(C 0) 0, u2(T 0) 0]. L'equazione (13) in 5.2.2 d allora per la varianza di P in
funzione delle varianze di I e t e della loro covarianza
u 2 (P )
P2
=4
u 2 (I )
I2
u ( I ,t )
u 2 (t )
+
I (T0 + t ) (T0 + t )2
in cui per semplicit si ipotizzato che anche le incertezze delle costanti t0 ed a siano
trascurabili. Queste espressioni sono valutabili agevolmente poich u2(VS) ed u2()
possono essere determinate rispettivamente dalle letture ripetute del voltmetro e del
ponte di resistenza. Naturalmente, anche tutte le incertezze inerenti agli strumenti ed
al procedimento di misurazione impiegati devono essere tenute in conto nella
determinazione di u2(VS) ed u2().
2
r Ri , R j ri , j
2
u
(
)
= 1+
u (R S ) R S
Poich u (R S ) R S = 10 4 , se u ( ) = 100
10 - 6 , r i j
0,5; se
-6
-6
u( ) = 10 10 , rij 0,990; e se u( ) = 1 10 , rij 1,000. Cos, se u( ) 0,
rij 1 e u (Ri ) u (R s ) .
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Pagina 68 di 132
Nota
F.1.2.4
In generale, nelle tarature per confronto come quella dell'esempio precedente, i valori stimati dei
campioni sono correlati, ed il grado di correlazione dipende dal rapporto tra l'incertezza del
confronto e quella del campione di riferimento. Quando, come sovente accade nella pratica,
l'incertezza del confronto trascurabile rispetto a quella del campione di riferimento, i coefficienti
di correlazione sono uguali a + 1 e l'incertezza di ogni elemento tarato la stessa di quella del
campione.
C 0VS2
R S2 T0 + 2 (t )R S2 t 0
F.2
F.2.1
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F.2.2
F.2.2.1
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F.2.2.2
Isteresi
Certi tipi di isteresi possono causare un'incertezza di tipo simile. L'indicazione di uno
strumento pu differire di una quantit fissa e nota a seconda che le letture siano in
successione crescente o decrescente. L'operatore accorto prende nota della direzione
delle letture successive ed apporta la correzione del caso. Non sempre tuttavia la
direzione dell'isteresi osservabile: vi possono essere oscillazioni nascoste intorno ad
un punto di equilibrio, cosicch l'indicazione dipende dalla direzione ignota da cui si
raggiunge il punto di equilibrio. Se il campo di possibili letture causate da questo effetto
x, la varianza u2 = (x)2/12 e l'incertezza tipo dovuta all'isteresi u = 0,29 x.
F.2.2.3
F.2.3
F.2.3.1
Un valore importato di una grandezza d'ingresso quello che non stato stimato nel
corso di una misurazione ma stato ottenuto altrove come risultato di una valutazione
indipendente. Sovente tale valore importato accompagnato da una qualche
dichiarazione circa la sua incertezza. Per esempio, questa pu essere data come uno
scarto tipo o un suo multiplo, o come semiampiezza di un intervallo avente un livello di
fiducia specificato. In alternativa possono essere dichiarati i limiti superiore ed inferiore, o
pu non esservi alcuna notizia sull'incertezza. In quest'ultimo caso l'utente del valore
deve ricorrere alla sua personale conoscenza sulla possibile ampiezza dell'incertezza,
data la natura della grandezza, l'affidabilit della fonte, le incertezze che si ottengono in
pratica per tali grandezze, ecc.
Nota
F.2.3.2
Taluni laboratori di taratura hanno adottato la prassi di esprimere "l'incertezza" sotto forma
di limiti superiore ed inferiore che definiscono un intervallo avente livello di fiducia
"minimo", per esempio, "almeno del 95%". Tale pratica pu essere vista come un
esempio della cosiddetta incertezza "prudenziale" (vedere E.1.2) che non pu essere
convertita in un'incertezza tipo senza sapere come stata calcolata. Se sono date
informazioni sufficienti, tale incertezza pu essere ricalcolata secondo le regole della
guida; altrimenti si deve procedere, con i mezzi disponibili, ad una valutazione
indipendente dell'incertezza.
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Nota
F.2.3.3
Talune incertezze sono date semplicemente sotto forma di limiti massimi entro i quali si
asseriscono giacere tutti i valori della grandezza. prassi corrente assumere che tutti i
valori interni ai limiti siano equiprobabili (distribuzione di probabilit rettangolare), ma non
ci si dovrebbe comportare cos se sussistono ragioni per ritenere che i valori interni ai
limiti, ma ad essi vicini, siano meno probabili di quelli prossimi al centro. Una distribuzione
rettangolare di semiampiezza a ha varianza a2/3; una distribuzione normale per cui a sia la
semiampiezza di un intervallo avente livello di fiducia del 99,73% ha varianza a2/9. Pu
essere prudente adottare un compromesso tra questi valori, usando per esempio una
distribuzione triangolare per cui la varianza a2/6 (vedere 4.3.9 e 4.4.6).
F.2.4
F.2.4.1
F.2.4.2
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Se una stima d'ingresso stata ottenuta da una singola osservazione con un particolare
strumento che stato tarato rispetto ad un campione avente piccola incertezza,
l'incertezza della stima dovuta prevalentemente alla ripetibilit. La varianza di
osservazioni ripetute dello strumento pu essere stata ottenuta in precedente
occasione, ad un valore di lettura non necessariamente identico, ma a questo
sufficientemente vicino da essere utilizzabile come varianza del valore d'ingresso in
questione. Se non disponibile una simile informazione, si deve fare una stima sulla
base della natura dell'apparato dello strumento di misura o delle varianze note di altri
strumenti di costruzione simile, ecc.
Non tutti gli strumenti di misura sono accompagnati da un certificato o da una curva di
taratura. La maggior parte di essi, tuttavia, sono costruiti in ottemperanza ad una norma ed
il costruttore o una autorit indipendente ne verifica la conformit alla norma stessa.
Solitamente nella norma sono formulati requisiti metrologici, spesso sotto forma di "errore
massimo ammesso" a cui si chiede che lo strumento ottemperi. La conformit dello
strumento a questi requisiti viene accertata mediante confronto con uno strumento di
riferimento la cui incertezza massima ammessa di solito specificata nella norma. Questa
incertezza allora una componente dell'incertezza dello strumento verificato.
Se non si sa nulla circa la curva caratteristica dell'errore dello strumento verificato, si deve
fare l'ipotesi che l'errore possa avere qualsiasi valore entro i limiti specificati, si deve cio
ipotizzare una distribuzione rettangolare. Tuttavia, certi tipi di strumenti hanno curve
caratteristiche tali che gli errori hanno probabilit di essere positivi in una parte del campo
di misura e negativi in altre parti. Talvolta queste informazioni possono essere desunte
dallo studio della norma.
F.2.4.3
Grandezze controllate
Sovente le misurazioni vengono effettuate in condizioni di riferimento controllate che
vengono considerate costanti nel corso di una serie di misurazioni. Per esempio, si
possono effettuare misurazioni su provini immersi in un bagno d'olio a circolazione la cui
temperatura controllata da un termostato. La temperatura del bagno pu essere
misurata ogni volta che si effettua una misurazione su un provino, ma se la temperatura
del bagno ha un andamento ciclico, la temperatura istantanea del provino pu non
essere quella misurata. Il calcolo delle fluttuazioni di temperatura del provino e delle loro
varianze sulla base della teoria dello scambio termico va al di l degli scopi della presente
guida, ma presuppone un ciclo di temperatura del bagno noto o ipotizzato. Il ciclo pu
essere osservato per mezzo di una termocoppia sottile e di un registratore di
temperatura, ma, in mancanza di ci, se ne pu dedurre un'approssimazione
conoscendo il tipo di controllo.
F.2.4.4
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verificare in modo che la proiezione h' cos di un misurando h' uguale alla distanza
osservata l, l = h' cos , cosicch la distanza osservata sempre minore del misurando.
Se si introduce una nuova variabile = 1 cos le due differenti situazioni sono,
ipotizzando 0, ovvero << 1 come di norma avviene,
h = l (1 )
[F.3a]
h' = l (1 + )
[F.3b]
()
ed ha varianza stimata u 2 l [vedere equazioni (3) e (5) in 4.2]. Dalle equazioni (F.3a) ed
(F.3b) discende dunque che la stima di h o di h' richiede una stima del fattore di
correzione , e che la valutazione dell'incertezza tipo composta della stima di h o di h'
richiede la conoscenza di u 2 ( ) , cio la varianza stimata di . Pi specificamente,
applicando l'equazione (10) in 5.1.2 alle equazioni (F.3a) ed (F.3b) si ottiene per
u c2 (h ) e per u c2 (h' ) (cui competono i segni - e + rispettivamente)
()
u c2 = (1 m ) u 2 l + l u 2 ( )
2
()
[F.4a]
u 2 l + l u 2 ( )
2
[F.4b]
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
Per stimare il valore atteso e la varianza di , si supponga che l'asse del dispositivo
utilizzato per misurare l'altezza della colonna di liquido nel manometro sia vincolato sul
piano verticale e che la distribuzione dei valori dell'angolo di inclinazione intorno al suo
valore atteso (uguale a zero) sia normale con varianza 2. Sebbene possa avere valori
positivi e negativi, = 1 cos positivo per qualunque valore di . Se si ipotizza che il
disallineamento dell'asse del dispositivo non sia vincolato sul piano verticale,
l'orientamento dell'asse potr variare su un angolo solido, in quanto sono possibili anche
spostamenti azimuttali, ma in questo caso sar un angolo sempre positivo.
Nel caso vincolato o unidimensionale, l'elemento di probabilit p ( )d (C.2.5, nota)
[ (
)]
[ (
)]
1
exp 2
[F.5a]
in una dimensione, e
p ( ) =
1
exp 2
2
[F.5b]
p ()d = 1
0
Le equazioni (F.5a) ed (F.5b), che mostrano come il valore pi probabile della correzione
zero in entrambi i casi, danno nel caso unidimensionale E ( ) = 2 2 e var( ) = 4 2
per il valore atteso e la varianza di ; e nel caso bidimensionale E ( ) = 2 e var( ) = 4 .
Le equazioni (F.3a), (F.3b) ed (F.4b) diventano allora
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[
]
h' = l [1 + (d 2)u ( )]
h = l 1 (d 2)u 2 ( )
[F.6a]
()
[F.6b]
u c2 (h ) = u c2 (h' ) = u 2 l + (d 2)l u 4 ( )
2
[F.6c]
Nota
questa una situazione in cui il termine del primo ordine dello sviluppo in serie di Taylor della
2
funzione Y = f (X 1, X 2 , . . . , X N ) insufficiente per ottenere u c ( y ) dall'equazione (10) in 5.1.2,
a causa della non linearit di f: cos cos (vedere nota 2 a 5.1.2 ed H.2.4). Sebbene si possa
effettuare l'analisi interamente in termini di , l'introduzione della variabile semplifica la trattazione.
Un altro esempio di situazione in cui tutti i possibili valori di una grandezza giacciono da
una stessa parte rispetto ad un solo valore limite la determinazione per titolazione della
concentrazione di un componente in una soluzione, caso in cui il punto di soglia
indicato dall'attivazione di un segnale; la quantit di reagente aggiunto sempre
superiore a quella necessaria ad attivare il segnale. L'eccedenza titolata oltre il punto di
soglia una variabile richiesta dall'elaborazione dei dati, e la procedura in questo caso, ed
in altri analoghi, di ipotizzare per l'eccedenza una distribuzione di probabilit appropriata
e di usarla per ottenere il valore atteso e la varianza dell'eccedenza.
Esempio
Se per l'eccedenza si assume una distribuzione rettangolare avente come limite inferiore
zero e come limite superiore C 0, il valore atteso dell'eccedenza C 0/2 con varianza
associata C 02 12. Se la densit di probabilit dell'eccedenza ipotizzata normale con
F.2.4.5
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
La nota al 6.3.1 discute il caso in cui una correzione b nota, derivante da un effetto
sistematico significativo, non viene applicata al risultato di una misurazione, ma si tiene
invece conto dell'effetto allargando la "incertezza" assegnata al risultato. Un esempio la
sostituzione di un'incertezza estesa U con U + b, dove U l'incertezza estesa ottenuta
nell'ipotesi b = 0. Questa via praticata talvolta in situazioni in cui valgano tutte le
seguenti condizioni: il misurando Y definito su di un campo di valori di un parametro t,
come nel caso della curva di taratura di un sensore termico; U e b dipendono anch'essi da
t; si deve dare un solo valore di "incertezza" per tutte le stime y(t) del misurando
nell'intero campo dei possibili valori di t. In tali situazioni il risultato della misurazione viene
sovente riportato come Y(t) = y(t) [Umax + bmax], dove il pedice "max" denota l'adozione
dei valori massimi che U e la correzione nota b assumono nell'intero campo di valori di t.
Bench la presente guida raccomandi l'applicazione, ai risultati delle misurazioni, delle
correzioni per effetti sistematici identificati e significativi, ci pu non essere sempre
fattibile per via dell'onere, talvolta inaccettabile, insito nel calcolo e nell'applicazione di
una correzione individuale, e nel calcolo e nell'uso di un'incertezza specifica per ogni
valore di y(t).
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1
t 2 t1
t2
t1
b (t )dt
[F.7a]
()
u2 b =
t2
1
b (t ) b
t
t 2 t1 1
dt
[F.7b]
u 2 b (t ) =
t2 2
1
u b (t ) d t
t
t 2 t1 1
[F.7c]
u 2 y (t ) =
t2 2
1
u y (t ) d t
t 2 t 1 t 1
[F.7d]
()
u c2 ( y' ) = u 2 y (t ) + u 2 b (t ) + u 2 b
[F.7e]
F.2.5
F.2.5.1
La determinazione dello stesso misurando, usando metodi diversi in uno stesso o in differenti
laboratori, oppure usando lo stesso metodo in differenti laboratori, pu sovente fornire
informazioni preziose sull'incertezza da attribuire ad un certo metodo. Lo scambio di campioni di
misura o di materiali di riferimento tra laboratori, allo scopo di effettuare misurazioni indipendenti
in generale un modo proficuo per verificare l'attendibilit delle valutazioni dell'incertezza e per
identificare effetti sistematici precedentemente non sospettati.
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F.2.6
F.2.6.1
F.2.6.2
F.2.6.3
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APPENDICE G
G.1
INTRODUZIONE
G.1.1
G.1.2
Nella maggior parte delle situazioni pratiche, il calcolo di intervalli aventi livelli di fiducia
specificati - e invero, gi la sola stima della maggior parte delle singole componenti -
nella migliore delle ipotesi solamente approssimato. Persino lo scarto tipo sperimentale
della media di ben 30 osservazioni ripetute di una grandezza descritta da una
distribuzione normale ha di per s un'incertezza del 13% circa (vedere prospetto E.1
dell'appendice E).
Nella maggior parte dei casi non ha senso cercare di distinguere tra, per esempio, un
intervallo avente livello di fiducia del 95% (una possibilit su 20 che il valore del misurando
Y giaccia fuori dell'intervallo), ed uno al 94% o al 96% (una possibilit su 17 e su 25
rispettivamente). Ottenere intervalli plausibili con livelli del 99% (una possibilit su 100) o
pi poi particolarmente difficile, anche nell'ipotesi di non avere trascurato alcun effetto
sistematico, a causa della scarsit di informazioni disponibili circa le parti estreme o "code"
delle distribuzioni di probabilit delle grandezze d'ingresso.
G.1.3
Per ottenere il valore del fattore di copertura kp che genera un intervallo corrispondente
ad un livello di fiducia specificato necessaria la conoscenza dettagliata della
distribuzione di probabilit caratterizzata dal risultato della misurazione e dalla sua
incertezza tipo composta. Per esempio, per una grandezza z descritta da una
distribuzione normale con valore atteso z e scarto tipo , il valore di kp che genera un
intervallo z k p comprendente la porzione p della distribuzione, e dunque avente
probabilit di copertura o livello di fiducia p, facilmente calcolabile. Il prospetto G.1
fornisce alcuni esempi.
prospetto
G.1
Valore del fattore di copertura k p che genera un intervallo avente livello di fiducia p , nel caso di
distribuzione normale
Livello di fiducia p
Fattore di copertura kp
(per cento)
Nota
68,27
90
1,645
95
1,960
95,45
99
2,576
99,73
Per contrasto, se z descritta da una distribuzione di probabilit rettangolare con valore atteso z
e scarto tipo = a
k p 3 1,73 . La distribuzione rettangolare pi "stretta" di quella normale nel senso che essa
ha estensione finita e non ha code.
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G.1.4
G.1.5
G.1.6
G.2
G.2.1
2 (Y ) =
i =1
G.2.2
Il Teorema del limite centrale notevole in quanto evidenzia il ruolo importante giocato
dalle varianze delle distribuzioni delle grandezze d'ingresso, rispetto a quello dei
momenti superiori, nel determinare la forma della distribuzione convoluta di Y. Inoltre
esso implica: che la distribuzione di convoluzione converge alla distribuzione normale al
crescere del numero delle grandezze d'ingresso che contribuiscono a 2 (Y ) ; che la
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Esempio
La distribuzione rettangolare (vedere 4.3.7 e 4.4.5) un esempio estremo di
distribuzione non normale, ma la convoluzione di anche solo tre di esse di pari ampiezza
approssimativamente normale. Se la semiampiezza di ciascuna delle tre a, cosicch la
varianza a2/3, la varianza della convoluzione 2 = a2. Gli intervalli comprendenti il 95%
ed il 99% della distribuzione sono individuati da 1,937 e 2,379 rispettivamente,
laddove i corrispondenti intervalli di una distribuzione normale avente lo stesso scarto
tipo sono definiti da 1,960 e 2,576 (vedere prospetto G.1) [10].
Nota 1
Per qualunque intervallo avente livello di fiducia p maggiore del 91,7% circa, il valore di k p per una
distribuzione normale maggiore del corrispondente valore per la distribuzione risultante dalla
convoluzione di qualsivoglia numero di distribuzioni rettangolari di qualsivoglia ampiezza.
Nota 2
Dal Teorema del limite centrale discende che la distribuzione di probabilit della media aritmetica
q di n osservazioni q k di una variabile casuale q con valore atteso q e scarto tipo finito tende,
per n , ad una distribuzione normale di media q e scarto tipo
distribuzione di probabilit di q.
G.2.3
Una conseguenza pratica del Teorema del limite centrale che, quando si pu stabilire
che le condizioni per la sua validit sono soddisfatte anche solo approssimativamente, in
particolare quando l'incertezza tipo composta u c ( y) non dominata n da una
componente ottenuta da una valutazione di categoria A sulla base di poche osservazioni
solamente, n da una componente ottenuta da una valutazione di categoria B basata
sull'ipotesi di una distribuzione rettangolare, allora una prima approssimazione
ragionevole per calcolare un'incertezza estesa U p = kpu c(y) che fornisca un intervallo
avente livello di fiducia p quella di usare per k p un valore preso dalla distribuzione
normale. I valori pi comunemente usati per questo scopo sono riportati nel prospetto
G.1.
G.3
G.3.1
dati disponibili sono y, cio la stima di Y ottenuta come y = i =1c i x i , dove le x i sono le
N
Nota
G.3.2
c 2u 2
i =1 i
Se z una variabile casuale distribuita normalmente con valore atteso z e scarto tipo , e
se z la media aritmetica di n osservazioni indipendenti zk di z con s( z ) come scarto tipo
sperimentale di z [vedere le equazioni (3) e (5) in 4.2], la distribuzione della variabile
t = z z s z la distribuzione t o distribuzione di Student (C.3.8) con = n 1
) ()
gradi di libert.
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( )
t = z z
con
Pr t p ( ) t t p ( ) = p
[G.1a]
ovvero
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Pr t p ( ) ( y Y ) u c ( y ) t p ( ) = p
[G.1b]
Pr y t p ( )u c ( y ) Y y + t p ( )u c ( y ) = p
[G.1c)]
[G.1d]
G.3.3
I gradi di libert sono pari a n - 1 per una singola grandezza stimata attraverso la media
aritmetica di n osservazioni indipendenti, come mostrato in G.3.2. Se si usano n
osservazioni indipendenti per determinare sia la pendenza sia il termine noto di una linea
retta mediante il metodo dei minimi quadrati, i gradi di libert delle rispettive incertezze
tipo sono = n - 2. Per l'aggiustamento ai minimi quadrati di m parametri con n punti
sperimentali i gradi di libert dell'incertezza tipo di ciascun parametro sono = n - m.
(Vedere [15] per una pi approfondita trattazione sui gradi di libert).
G.3.4
Il prospetto G.2, alla fine di questa appendice riporta valori scelti di t p ( ) per alcuni valori
di e p . Per la distribuzione t tende alla distribuzione normale e
1
t p ( ) (1 + 2 ) 2 k p , in cui kp il fattore di copertura richiesto per ottenere un intervallo
avente livello di fiducia p nel caso di una variabile distribuita normalmente. Pertanto, per p
specificato, il valore di t p () nel prospetto G.2 uguale al valore di kp nella tabella G.1.
Nota
Sovente la distribuzione t tabulata in quantili; vengono cio dati i valori di t1- , dove 1 - indica
la probabilit cumulativa ed il quantile definito dalla relazione
1 =
t 1
f (t , ) dt
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G.4
G.4.1
[G.2a]
ovvero
eff =
u c4 ( y )
[G.2b]
u 4 (y )
i
i
i =1
N
con
N
eff i
[G.2c]
i =1
Nota 1
Se il valore di eff ottenuto dall'equazione (G.2b) non intero, come accadr frequentemente in
pratica, il corrispondente valore di tp pu essere ricavato dal prospetto G.2 per interpolazione o
troncando eff all'intero adiacente pi basso.
Nota 2
Se una stima d'ingresso xi a sua volta ottenuta da due o pi altre stime, il valore di i da usare in
u i4 ( y ) = c i2u 2 (x i )
A seconda delle esigenze dei potenziali utenti del risultato della misurazione, pu essere utile
calcolare e specificare, oltre a eff , anche i valori di effA e effB, che si ottengono dall'equazione
(G.2b) trattando separatamente le incertezze tipo derivanti da valutazioni di categoria A e B. Se si
2
2
2
indicano con u cA ( y ) e u cB ( y ) , rispettivamente, i contributi separati di categoria A e B ad u c ( y ) ,
le varie grandezze sono legate da
2
2
u c2 ( y ) = u cA
(y ) + u cB
(y )
4
4
u c4 ( y ) u cA
(y ) + u cB
(y )
=
eff
effA
effB
Esempio
Si supponga che Y = f (X 1, X 2 , X 3 ) = bX 1X 2 X 3 , e si supponga altres che le stime x1, x2,
x 3 delle grandezze d'ingresso, distribuite normalmente, X 1 , X 2 , X 3 siano le medie
aritmetiche di n 1 = 10, n 2 = 5 ed n 3 = 15 osservazioni ripetute ed indipendenti, con
incertezze tipo u(x1)/x1 = 0,25%, u(x2)/x2 = 0,57% e u(x3)/x3 = 0,82%, rispettivamente. In
questo caso c i = f X i = Y X i (da valutarsi in x 1 , x 2 , x 3 - vedere 5.1.3, nota 1),
[u c (y ) y ]2 = i3=1[u (x i ) x i ]
diventa
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eff =
[u c (y ) y ]4
[u (x i ) x i ]
i =1
da cui
eff =
1, 034
= 19, 0
0, 25
0, 57 4 0, 824
+
+
10 1 5 1 15 1
4
G.4.2
In pratica, u c(y) dipende dalle incertezze tipo u(x i) di stime d'ingresso di grandezze
distribuite sia normalmente sia non normalmente, e le u(xi) sono ottenute da distribuzioni
di tipo sia frequentista sia a priori (vale a dire, da valutazioni di categoria A e B).
Considerazioni analoghe valgono per la stima y e per le stime d'ingresso xi da cui questa
dipende. Tuttavia, la distribuzione di probabilit della funzione t = ( y Y ) u c ( y ) pu
essere approssimata mediante la distribuzione t se si sviluppa la funzione stessa in serie
di Taylor nell'intorno del suo valore atteso. In sintesi, ci proprio quanto si realizza,
all'ordine di approssimazione pi basso, con la formula di Welch-Satterthwaite delle
equazioni (G.2a) o (G.2b).
Sorge il problema di assegnare i gradi di libert a un'incertezza tipo ottenuta da una
valutazione di categoria B quando si debba calcolare eff mediante l'equazione (G.2b).
Poich la definizione appropriata di gradi di libert attribuisce a , cos come figura nella
distribuzione t, il significato di valutazione quantitativa dell'incertezza della varianza s 2 z ,
()
2
1 u (x i )
1 u (x i )
2
2 u (x i )
2 u (x i )
[G.3)]
G.4.3
Nella discussione dei punti 4.3 e 4.4 sulla valutazione di categoria B dell'incertezza tipo
basata su di una distribuzione di probabilit iniziale, si fatta implicitamente l'ipotesi che il
valore di u(xi ) risultante da una siffatta valutazione sia noto esattamente.
Per esempio, quando u(xi) ottenuto da una distribuzione di probabilit rettangolare di
semiampiezza pari ad a = (a + - a - )/2, come in 4.3.7 e in 4.4.5, u( xi ) = a
3 viene
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considerata come una costante senza incertezza, in quanto sia a+ sia a-, e dunque anche
a, sono cos considerati (ma vedere 4.3.9, nota 2). Ci implica, dall'equazione (G.3), che
i , cio che 1/i 0, senza causare inconvenienti nella valutazione dell'equazione
(G.2b). Inoltre, l'ipotesi che i non necessariamente fuori dalla realt; infatti pratica
comune scegliere a- e a+ in modo tale che la probabilit che la grandezza interessata
giaccia al di fuori dell'intervallo tra a- e a+ estremamente piccola.
G.5
ALTRE CONSIDERAZIONI
G.5.1
[ ( )
2
U '95 = t 95
'eff s 2 + 3u 2
1
2
[G.4]
( )
'
'
'
Qui t 95 eff
preso dalla distribuzione t per eff
gradi di libert e p = 95%; eff
sono i
c s
2 2
i i
; c i f x i ;
G.5.2
-a j sono i limiti superiore ed inferiore, supposti noti esattamente, di X j relativi alla sua
migliore stima xj (vale a dire, xj - aj Xj xj + aj).
Nota
Se l'incertezza estesa, con livello di fiducia del 95 per cento, viene valutata usando i
metodi raccomandati in G.3 e G.4, l'espressione appropriata
U 95 = t 95 (eff ) s 2 + u 2
1
2
[G.5]
in cui eff calcolato mediante l'equazione (G.2b) includendo nei calcoli tutte le
componenti di incertezza.
Nella maggior parte dei casi il valore di U 95 ottenuto con l'equazione (G.5) sar maggiore
del valore di U '95 ottenuto con l'equazione (G.4), se si ipotizza che nella valutazione
dell'equazione (G.5) tutte le varianze di categoria B siano ottenute da distribuzioni a priori
di tipo rettangolare con semiampiezze uguali ai limiti a j adottati per il calcolo di u 2
( )
'
nell'equazione (G.4). La cosa si capisce se si considera che, sebbene t 95 eff
sia
laddove in (G.5) u2 viene moltiplicato per t p2 (eff ) 4 , in (G.4) viene moltiplicato per 3. Ora,
per u2 << s2 le due espressioni danno valori uguali per U '95 e U 95 , ma, per u2 >> s2, U '95
minore di U 95 addirittura del 13 per cento. Dunque, in generale, dall'equazione (G.4) si
ottiene un'incertezza che individua un intervallo con un livello di fiducia minore di quello
individuato dall'incertezza estesa calcolata secondo l'equazione (G.5).
Nota 1
'
'
Ai limiti u2/s 2 e e eff , U 95
1,732u mentre U 95 1,960u. In questo caso U 95
d un
intervallo con livello di fiducia solamente del 91,7%, mentre U 95 d un intervallo con livello di
fiducia del 95%. Questo caso approssimato in pratica quando le componenti ottenute da stime
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Per una distribuzione normale il fattore di copertura k = 3 1,732 produce un intervallo con
livello di fiducia p = 91,673...%. Questo valore di p robusto nel senso che , rispetto ad ogni
altro valore, "ottimamente" insensibile a piccoli scostamenti dalla normalit delle grandezze
d'ingresso.
G.5.3
G.5.4
La valutazione dell'incertezza estesa Up, qui proposta in termini di uc(y), eff e del fattore
t p (eff ) dalla distribuzione t solo un'approssimazione, e dunque ha i suoi limiti. La
eff , equazione (G.2b), affronta solo quest'ultimo aspetto, fornendo per u c2 ( y ) una
distribuzione approssimativamente del 2; l'altro aspetto, quello legato alla non normalit
di Y, richiede che si prendano in considerazione, oltre alla varianza, gli altri momenti di
ordine superiore.
G.6
RIASSUNTO E CONCLUSIONI
G.6.1
G.6.2
Poich i lunghi calcoli necessari per combinare distribuzioni di probabilit sono raramente
giustificati dalla quantit e qualit delle informazioni disponibili, accettabile
un'approssimazione sulla distribuzione della grandezza d'uscita. Grazie al Teorema del
limite centrale, di norma sufficiente supporre che la distribuzione di probabilit di
(y Y ) u c (y ) sia la distribuzione t e scegliere k p = t p (eff ) , con il fattore t basato su di un
numero effettivo eff di gradi di libert di u c ( y ) , ottenuto mediante la formula di WelchSatterthwaite, equazione (G.2b).
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G.6.3
Per ricavare eff dall'equazione (G.2b) necessario conoscere i gradi di libert i di ogni
componente di incertezza tipo. Per una componente ottenuta da una valutazione di
categoria A, si ricava i dal numero di osservazioni ripetute e indipendenti su cui basata
la corrispondente stima d'ingresso e dal numero di grandezze indipendenti determinate
da quelle osservazioni (vedere G.3.3). Per una componente ottenuta da una valutazione
di categoria B, si ricava i quantificando l'affidabilit del valore di quella componente
[vedere G.4.2 e l'equazione (G.3)].
G.6.4
u c4 ( y )
[G.2b]
u 4 (y )
i
i
i =1
N
G.6.5
G.6.6
Per molte situazioni pratiche, in un ampio spettro di campi di attivit valgono le seguenti
condizioni:
- la stima y del misurando Y ricavata da stime x i di un numero significativo di
grandezze d'ingresso Xi, caratterizzate da distribuzioni di probabilit ben individuate,
come la distribuzione normale o quella rettangolare;
- le incertezze tipo u(xi) di queste stime, ottenute da valutazioni di categoria A o B,
contribuiscono equamente all'incertezza tipo composta u c (y) del risultato della
misurazione y;
- l'approssimazione lineare implicita nella legge di propagazione dell'incertezza
adeguata (vedere 5.1.2 ed E.3.1);
- l'incertezza di uc(y) ragionevolmente piccola in quanto i gradi di libert effettivi eff
sono sufficienti, orientativamente pi di 10.
In queste circostanze, grazie al Teorema del limite centrale, si pu ritenere normale la
distribuzione di probabilit caratterizzata dal risultato della misurazione e dalla sua
incertezza tipo composta; inoltre, u c (y ) pu essere considerata una stima
ragionevolmente affidabile dello scarto tipo di quella distribuzione normale grazie al valore
ragionevolmente elevato di eff . Quindi, sulla base della discussione di questa
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prospetto
G.2
Valore di t p ( ) dalla distribuzione t con gradi di libert che definisce un intervallo tra t p ( ) e
+ t p ( ) comprendente la frazione p della distribuzione
68,27(a)
90
95
95,45(a)
99
99,73(a)
1,84
6,31
12,71
13,97
63,66
235,80
1,32
2,92
4,30
4,53
9,92
19,21
1,20
2,35
3,18
3,31
5,84
9,22
1,14
2,13
2,78
2,87
4,60
6,62
1,11
2,02
2,57
2,65
4,03
5,51
1,09
1,94
2,45
2,52
3,71
4,90
1,08
1,89
2,36
2,43
3,50
4,53
1,07
1,86
2,31
2,37
3,36
4,28
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1,83
2,26
2,32
3,25
4,09
10
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1,81
2,23
2,28
3,17
3,96
11
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1,80
2,20
2,25
3,11
3,85
12
1,04
1,78
2,18
2,23
3,05
3,76
13
1,04
1,77
2,16
2,21
3,01
3,69
14
1,04
1,76
2,14
2,20
2,98
3,64
15
1,03
1,75
2,13
2,18
2,95
3,59
16
1,03
1,75
2,12
2,17
2,92
3,54
17
1,03
1,74
2,11
2,16
2,90
3,51
18
1,03
1,73
2,10
2,15
2,88
3,48
19
1,03
1,73
2,09
2,14
2,86
3,45
20
1,03
1,72
2,09
2,13
2,85
3,42
25
1,02
1,71
2,06
2,11
2,79
3,33
30
1,02
1,70
2,04
2,09
2,75
3,27
35
1,01
1,70
2,03
2,07
2,72
2,23
40
1,01
1,68
2,02
2,06
2,70
3,20
45
1,01
1,68
2,01
2,06
2,69
3,18
50
1,01
1,68
2,01
2,05
2,68
3,16
100
1,005
1,660
1,984
2,025
2,626
3,077
1,000
1,645
1,960
2,000
2,576
3,000
(a)
Per una grandezza z descritta da una distribuzione normale con valore atteso z e scarto tipo ,
l'intervallo z k comprende p = 68,27%, 95,45% e 99,73% della distribuzione per k = 1, 2 e 3
rispettivamente.
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Gradi di libert
ESEMPI
Questa appendice presenta sei esempi, da H.1 ad H.6, sviluppati in modo da illustrare in
dettaglio i principi esposti nella presente guida per valutare ed esprimere l'incertezza di
misura. Questi esempi, unitamente agli altri gi presentati, dovrebbero mettere l'utente
della presente guida nelle condizioni di poterne applicare i principi al proprio campo di
attivit.
Gli esempi, date le finalit illustrative, sono stati per forza di cose schematizzati. Inoltre
essi, essendo stati scelti, cos come i valori usati per i dati, essenzialmente per dimostrare
i principi della guida, non devono essere considerati necessariamente rappresentativi di
misurazioni reali. Per evitare errori di arrotondamento, si son conservate, nei calcoli
intermedi sui dati, pi cifre di quante se ne presentino. Pertanto, il risultato di un calcolo in
cui intervengano numerose grandezze pu differire lievemente da quello che si avrebbe
usando i valori numerici presentati nel testo.
gi stato evidenziato in altre parti della guida che la classificazione in categoria A e
categoria B dei metodi usati per valutare le componenti dell'incertezza ha carattere
esclusivamente pratico e non necessaria per determinare l'incertezza tipo composta o
l'incertezza estesa del risultato di una misurazione, poich tutte le componenti sono
trattate nello stesso modo, indipendentemente da come sono state ottenute (vedere
3.3.4, 5.1.2 e E.3.7). Pertanto negli esempi non si assegna esplicitamente una categoria
ai metodi usati per valutare le varie componenti. Questa emerger comunque
chiaramente dalla discussione.
H.1
H.1.1
Il problema sperimentale
La lunghezza di un blocchetto piano-parallelo avente valore nominale 50 mm viene
determinata per confronto con un campione di riferimento noto di pari lunghezza
nominale. Il risultato del confronto tra i due blocchetti direttamente la differenza d delle
loro lunghezze:
d = l (1 + ) l S (1 + S S )
dove:
l
lS
ed S
e S
H.1.2
[H.1]
Modello matematico
Dall'equazione (H.1), il misurando dato da
l=
l S (1 + S S ) + d
(1+ )
= l S + d + l S ( S S ) + ...
[H.2]
[H.3]
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APPENDICE H
H.1.3
Per semplicit di notazione, in questo come negli altri esempi si usa lo stesso simbolo tanto per la
grandezza quanto per la sua stima.
[H.4]
con
c S = f l S = 1 ( + S ) = 1
c d = f d = 1
c S = f S = l S = 0
c = f = l S = 0
c = f = l S
da cui
u c2 (l ) = u 2 (l S ) + u 2 (d ) + l S2 2u 2 ( ) + l S2 S2u 2 ( ) .
[H.5]
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c = f = l S S
prospetto
H.1
Componente
tipo di
incertezza
Valore dell'incertezza
tipo u ( x i )
u (x i )
ci
u i (l )
f / x i
c i u (x i )
Gradi di libert
(nm)
u (l S )
25 nm
25
18
u (d )
9,7 nm
9,7
25,6
()
osservazioni ripetute
5,8 nm
24
u (d 1)
3,9 nm
u (d 2 )
6,7 nm
ud
u ( S )
u( )
0,41 C
lS
2,9
50
l S S
16,6
()
0,2 C
u ( )
0,35 C
u ( )
u ( )
0,029 C
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
u c2 (l ) = u i2 (l ) = 1002 nm2
u c (l ) =
eff (l ) =
H.1.3.1
32 nm
16
H.1.3.2
() ()
u d = s d = (13 nm)
5 = 5, 8 nm
Secondo il certificato di taratura del comparatore usato per confrontare l ed lS, la sua
incertezza "dovuta ad errori casuali" 0,01 m ad un livello di fiducia del 95% e stimata
sulla base di 6 misurazioni ripetute; pertanto l'incertezza tipo, usando il fattore t
appropriato per = 6 - 1 = 5 gradi di libert, t95(5) = 2,57 (vedere appendice G, prospetto
G.2),
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u (d 1) = (0,01 m) 2, 57 = 3, 9 nm
L'incertezza del comparatore "dovuta ad errori sistematici" data nel certificato pari a
0,02 m "al livello di tre sigma". L'incertezza tipo corrispondente dunque
u (d 2 ) = (0,02 m) 3 = 6, 7 nm
Si ottiene il contributo totale sommando le varianze stimate:
()
u 2 (d ) = u 2 d + u 2 (d 1) + u 2 (d 2 ) = 93 nm2
ovvero
u (d ) = 9, 7 nm
H.1.3.3
u ( S ) = 2 10 6 C-1
3 = 1, 2 10 6 C-1
H.1.3.4
2 = 0, 35 C
()
u 2 ( ) = u 2 + u 2 ( ) = 0,165 C2
da cui
u ( ) = 0, 41 C
Poich, come indicato in H.1.3, c = f = l S = 0, anche questa incertezza, al
primo ordine, non contribuisce all'incertezza di l; anch'essa ha per un contributo di
secondo ordine, trattato in H.1.7.
H.1.3.5
u ( ) = 1 10 6 C-1
3 = 0, 58 10 6 C-1
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H.1.3.6
H.1.4
3 = 0, 029 C
(H.6a)
(0,029 C)2
(H.6b)
= 1002 nm2
da cui
u c (l ) = 32 nm
[H.6c]
H.1.5
Risultato
Il certificato di taratura d per la lunghezza a 20 C del blocchetto campione
lS = 50,000 623 mm. La media d di cinque osservazioni ripetute della differenza di
lunghezza tra il blocchetto campione e l'incognito 215 nm. Pertanto, poich l = l S + d
(vedere H.1.2), la lunghezza l a 20 C del blocchetto incognito 50,000 838 mm.
Seguendo 7.2.2, si pu dichiarare il risultato della misurazione nella forma:
l = 50,000 838 mm con incertezza tipo composta u c = 32 nm . L'incertezza tipo composta
relativa corrispondente u c l = 6, 4 10 7 .
H.1.6
Incertezza estesa
Si supponga che sia richiesta un'incertezza estesa U99 = k99uc(l) che dunque individua un
intervallo avente un livello di fiducia del 99% approssimativamente. La procedura da
seguire delineata in G.6.4, ed i gradi di libert richiesti sono indicati nel prospetto H.1.
Essi sono stati ottenuti come segue:
1) Incertezza di taratura del campione di riferimento, u(lS ) [H.1.3.1]. Il certificato di
taratura dichiara che i gradi di libert effettivi dell'incertezza tipo composta su cui
basata l'incertezza estesa dichiarata sono eff(lS) = 18.
2) Incertezza della differenza di lunghezza misurata, u(d) [H.1.3.2]. Bench d sia stato
ottenuto da cinque osservazioni ripetute, u d risulta da uno scarto tipo cumulato
()
()
()
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[u (d ) + u (d ) + u (d )]
(d ) =
2
eff
( ) + u (d ) + u (d )
(d )
(d )
(d )
u4 d
(9, 7 nm)4
(5, 8 nm)4 + (3,9 nm)4 + (6,7 nm)4
24
= 25, 6
3) Incertezza della differenza dei coefficienti di dilatazione termica, u() [H.1.3.5]. I limiti
di variabilit stimati per , pari a 1 10-6 C-1, sono attendibili entro il 10 per cento.
Ci d, sulla base dell'equazione (G.3) in G.4.2, () = 50.
4) Incertezza della differenza di temperatura dei blocchetti, u() [H.1.3.6]. L'intervallo
compreso tra - 0,05 C e + 0,05 C, relativo alla differenza di temperatura stimata tra i
due blocchetti, affidabile solamente entro il 50 per cento, il che, dall'equazione
(G.3) in G.4.2, d () = 2.
Il calcolo di eff(l) dall'equazione (G.2b) in G.4.1 procede esattamente nello stesso modo
di quello di eff (d ) al punto 2) di cui sopra. Pertanto, dalle equazioni (H.6b) ed (H.6c), ed
usando i valori ottenuti per da 1) a 4),
(32 nm)4
(25 nm)4 + (9,7 nm)4 + (2,9 nm)4 + (16,6 nm)4
18
25, 6
50
= 16, 7
Per ottenere l'incertezza estesa richiesta, questo valore viene innanzitutto troncato
all'intero inferiore, eff (l ) = 16 . Dal prospetto G.2 nell'appendice G discende
t99(16) = 2,92, e dunque U99 = t99(16)uc(l) = 2,92 (32 nm) = 93 nm. Seguendo 7.2.4, il
risultato della misurazione pu essere espresso come:
l = (50,000 838 0,000 093) mm, dove il numero che segue il simbolo il valore
numerico di un'incertezza estesa U = kuc, con U determinata sulla base di un'incertezza
tipo composta uc = 32 nm ed un fattore di copertura k = 2,92 basato sulla distribuzione t
per = 16 gradi di libert, e definisce un intervallo che si stima avere un livello di fiducia
del 99 per cento. L'incertezza estesa relativa U/l = 1,9 10-6.
H.1.7
H.2
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eff (l ) =
correlazione delle loro stime. L'esempio considera solamente le variazioni casuali delle
osservazioni; nella situazione reale, anche le incertezze delle correzioni per gli effetti
sistematici contribuiscono all'incertezza dei risultati della misurazione. I dati sono analizzati
in due modi diversi, che conducono agli stessi valori numerici.
H.2.1
Il problema sperimentale
La resistenza R e la reattanza X di un elemento circuitale vengono determinate misurando
l'ampiezza V di una differenza di potenziale sinusoidale attraverso i suoi terminali,
l'ampiezza I della corrente alternata che lo attraversa e l'angolo di fase tra la differenza di
potenziale e la corrente. Dunque le tre grandezze d'ingresso sono V, I e mentre le tre
grandezze d'uscita - i misurandi - sono le tre componenti dell'impedenza R, X e Z. Poich
Z 2 = R 2 + X 2 , vi sono solamente due grandezze d'uscita indipendenti.
H.2.2
X=
V
sen ;
I
Z =
V
I
[H.7]
( ) ( )
( )
5.2.3. I risultati sono inclusi nella tabella H.2, a proposito della quale si ricordi che
r x i , x j = r x j , x i e r (x i , x i ) = 1.
H.2.3
) (
Risultati: metodo 1
Il metodo 1 riassunto nella tabella H.3.
Si ottengono i valori dei tre misurandi R, X e Z dalle relazioni date nell'equazione (H.7),
usando per V, I e i valori medi V , I e del prospetto H.2. Si ottengono le incertezze
tipo di R, X e Z dalla equazione (16) in 5.2.2 poich, come sopra precisato, le grandezze
d'ingresso V , I e sono correlate. Si consideri per esempio Z = V I . Identificando V
con x 1, I con x 2 e Z = V I con f, l'equazione (16) in 5.2.2 d per l'incertezza tipo
composta di Z
2
2
V
1
1
u c2 (Z ) = u 2 V + 2 u 2 I + 2
I
I
I
()
( )
u V
=Z
V
()
( )
u I
+Z
V
2 u V u I r V ,I
I
( ) ()( )
( ) u ( I ) r
u V
2Z 2
(V , I )
[H.8a]
[H.8b]
ovvero
( )
[H.8c]
( ) () ( ) () ( )
in cui u (V ) = s (V ) , u ( I ) = s ( I ) ed il pedice "r" nell'ultima espressione indica che u
u c2,r Z = u r2 V + u r2 I 2u r V u r I r V , I
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R=
prospetto
H.2
Grandezze d'ingresso
(V)
(mA)
(rad)
5,007
19,663
1,045 6
4,994
19,639
1,043 8
5,005
19,640
1,046 8
4,990
19,685
1,042 8
4,999
19,678
1,043 3
Media aritmetica
V = 4, 9990
I = 19, 6610
= 1, 044 46
s V = 0, 0032
()
()
s I = 0, 009 5
()
s = 0, 000 75
Coefficienti di correlazione
( )
r (V , ) = 0, 86
r ( I, ) = 0, 65
r V , I = 0, 36
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
( )(
N N
u (y l , y m ) =
[H.9]
u(xi) = s(xi)
y2 = X x2 = I
N=3
y3 = Z x3 =
I risultati dei calcoli per R, X e Z e per le loro varianze e coefficienti di correlazioni stimati
sono riportati nella tabella H.3.
H.2.4
Risultati: metodo 2
Il metodo 2 riassunto nel prospetto H.4.
Poich i dati sono stati ottenuti da cinque gruppi di osservazioni delle tre grandezze
d'ingresso V, I e , possibile calcolare un valore per R, X e Z da ciascun insieme di dati
d'ingresso, prendendo poi la media aritmetica dei cinque singoli valori per ottenere le
migliori stime di R, X e Z. Successivamente si calcola nel modo usuale lo scarto tipo
sperimentale di ogni media (cio la sua incertezza tipo composta), dai cinque singoli valori
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[equazione (5) in 4.2.3]; infine le covarianze stimate delle tre medie sono calcolate
applicando l'equazione (17) in 5.2.3 direttamente ai cinque singoli valori da cui si
ottenuta ogni media. Non vi sono differenze nei valori d'uscita, nelle incertezze tipo e
nelle covarianze stimate fornite dai due metodi a meno di effetti del secondo ordine
associati con la sostituzione di termini come V I e cos con V I e cos
rispettivamente.
Per illustrare questo metodo, nel prospetto H.4 sono riportati i valori di R, X e Z calcolati da
ciascuno dei cinque insiemi di osservazioni. Medie aritmetiche, incertezze tipo e
coefficienti di correlazione stimati sono poi calcolati direttamente da questi valori singoli. I
risultati numerici ottenuti in questo modo sono sensibilmente uguali a quelli dati nella
tabella H.3.
Seguendo la terminologia della nota in 4.1.4, il metodo 2 un esempio di come si possa
n
ottenere la stima y da Y = k =1Yk n , mentre il metodo 1 un esempio di come si possa
y = f X 1, X 2 , . . . , X N +
1
2
f
X X u (X , X ) + K
2
i =1 j =1
[H.10]
in cui il secondo termine del secondo membro il termine di secondo ordine dello
sviluppo di f in serie di Taylor di potenze delle Xi (vedere anche 5.1.2, nota). Nel caso qui
discusso il metodo 2 preferibile in quanto evita l'approssimazione
y = f X 1, X 2 , . . . , X N e meglio rispecchia la procedura di misurazione seguita - infatti i
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
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prospetto
H.3
yl, ovvero
uc(yl )
( )
y 1 = R = 127, 732
y 1 = R = V I cos
u c (R ) = 0, 071
u c (R ) R = 0, 06 10 2
( )
y 2 = X = 219, 847
y 2 = X = V I sen
u c (X ) = 0, 295
u c (X ) X = 0,13 10 2
y 3 = Z = 254, 260
y3 = Z =V I
u c (Z ) = 0, 236
u c (Z ) Z = 0, 09 10 2
Coefficienti di correlazione r ( y l , y m )
r ( y 1, y 2 ) = r (R , X ) = 0, 588
r ( y 1, y 3 ) = r (R , Z ) = 0, 485
prospetto
H.4
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
r ( y 2 , y 3 ) = r (X , Z ) = 0, 993
R = (V I )cos
X = (V I )sen
Z =V I
()
()
()
127,67
220,32
254,64
127,89
219,79
254,29
127,51
220,64
254,84
127,71
218,97
254,49
127,88
219,51
254,04
Media aritmetica
y 1 = R = 127, 732
y 2 = X = 219, 847
y 3 = Z = 254, 260
s R = 0, 071
( )
( )
s X = 0, 295
()
s Z = 0, 236
Coefficienti di correlazione r ( y l , y m )
r ( y 1, y 2 ) = r (R , X ) = 0, 588
( )
) = r (X , Z ) = 0, 993
r ( y 1, y 3 ) = r R , Z = 0, 485
r (y 2 , y 3
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Se i dati del prospetto H.2 sono reinterpretati in questo modo, cos da rendere non
appropriato il metodo 2, e se si ipotizza che siano assenti le correlazioni tra le grandezze
V, I e , i coefficienti di correlazione osservati non hanno significato e devono essere
posti uguali a zero. Se si fa ci nel prospetto H.2, l'equazione (H.9) si riduce
all'equivalente dell'equazione (F.2) in F.1.2.3, cio,
u( y l , y m )
yl ym 2
u ( xi )
i xi
x
i=1
[H.11]
e la sua applicazione ai dati del prospetto H.2 porta ai cambiamenti nel prospetto H.3
mostrati nel prospetto H.5.
prospetto
H.5
Variazioni nel prospetto H.3 nell'ipotesi che i coefficienti di correlazione del prospetto H.2 siano nulli
Incertezza tipo composta uc(yl )
del risultato della misurazione
u c (R ) = 0,195
u c (R ) / R = 0,15 10 2
u c (X ) = 0, 201
u c (X ) / X = 0, 09 10 2
u c (Z ) = 0, 204
u c (Z ) Z = 0, 08 10 2
Coefficienti di correlazione r ( y l , y m )
r ( y 1, y 2 ) = r (R , X ) = 0, 056
r ( y1,y 3 ) = r (R,Z ) = 0,527
r ( y 2 ,y 3 ) = r ( X,Z ) = 0,878
H.3
TARATURA DI UN TERMOMETRO
Questo esempio illustra l'applicazione del metodo dei minimi quadrati per ottenere una
retta di taratura; vi si mostra come i parametri dell'aggiustamento, cio il termine noto e la
pendenza, e le loro varianze e covarianza stimate, vengono utilizzati per ottenere dalla
curva di taratura il valore e l'incertezza tipo di una correzione predetta.
H.3.1
Il problema sperimentale
Un termometro viene tarato confrontando n = 11 indicazioni di temperatura tk del
termometro, aventi incertezza trascurabile, con altrettante temperature di riferimento tR,k
nel campo tra 21 C e 27 C, allo scopo di ottenere le correzioni delle letture bk = tR,k - tk .
Le correzioni misurate bk e le temperature misurate tk sono le grandezze d'ingresso.
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D'altra parte, il metodo 2 sarebbe inadatto nel caso che i dati del prospetto H.2
rappresentassero n1 = 5 osservazioni della differenza di potenziale V, seguite da n2 = 5
osservazioni della corrente I, seguite infine da n3 = 5 osservazioni della fase , e sarebbe
impraticabile se n 1 n 2 n 3 . (Di fatto, effettuare le misurazioni in questo modo
rappresenterebbe una procedura inadeguata, in quanto la differenza di potenziale e la
corrente attraverso un'impedenza fissa sono direttamente collegate).
[H.12]
viene aggiustata, con il metodo dei minimi quadrati, sulle correzioni e temperature
misurate. I parametri y1 ed y2, rispettivamente termine noto e pendenza della curva di
taratura, sono i due misurandi o grandezze d'uscita da determinare. La temperatura t0
una temperatura di riferimento esatta scelta secondo convenienza, e non dunque un
ulteriore parametro da determinarsi con l'aggiustamento ai minimi quadrati. L'equazione
(H.12), una volta che siano stati determinati y1 ed y2, con le loro varianze e covarianza
stimate, pu essere usata per predire il valore e l'incertezza tipo della correzione da
applicarsi al termometro per qualsivoglia valore t di temperatura.
H.3.2
S=
[b
y 1 y 2 (t k t 0 )
k =1
Ci conduce alle seguenti equazioni per y1 ed y2, le loro varianze sperimentali s2(y1) ed
s2(y2), ed il loro coefficiente di correlazione stimato r ( y 1, y 2 ) = s ( y 1, y 2 ) s ( y 1) s ( y 2 ) , in cui
s ( y 1, y 2 ) la loro covarianza stimata:
y1
( b )( ) ( b )( )
=
y2 =
2
k
[H.13a]
b ( b )( )
s ( y 1) =
k k
s2
[H.13b]
[H.13c]
s2
D
r ( y 1, y 2 ) =
[b
D =n
2
k
s 2 (y 2 ) = n
s =
k k
[H.13d]
n
k
b (t k )
n2
( )
2
k
[H.13e]
2
k
[H.13f]
2
=n
=n
(t
[H.13g]
( ) n , e t = ( t ) n ;
k
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
Pagina 98 di 132
H.3.3
H.6
Dati utilizzati per ottenere una curva lineare di taratura per un termometro usando il metodo dei minimi
quadrati
Numero della
lettura
Correzione osservata
Correzione predetta
tk
bk = t R,k t k
b (t k )
bk b (t k )
(C)
(C)
(C)
(C)
21,521
- 0,171
- 0,167 9
- 0,003 1
22,012
- 0,169
- 0,166 8
- 0,002 2
22,512
- 0,166
- 0,165 7
- 0,000 3
23,003
- 0,159
- 0,164 6
+ 0,005 6
23,507
- 0,164
- 0,163 5
- 0,000 5
23,999
- 0,165
- 0,162 5
- 0,002 5
24,513
- 0,156
- 0,161 4
+ 0,005 4
25,002
- 0,157
- 0,160 3
+ 0,0033
25,503
- 0,159
- 0,159 2
+ 0,000 2
10
26,010
- 0,161
- 0,158 1
- 0,002 9
11
26,511
- 0,160
- 0,157 0
- 0,003 0
I dati da aggiustare sono riportati nella seconda e terza colonna del prospetto H.6.
Scegliendo come temperatura di riferimento t0 = 20 C, le equazioni da (H.13a) ad (H.13g)
danno
y1 = - 0,171 2 C
s(y1) = 0,002 9 C
y2 = 0,002 18
s(y2) = 0,000 67
r ( y 1, y 2 ) = 0, 930
s = 0,003 5 C
Il fatto che la pendenza y2 sia pi di tre volte maggiore della sua incertezza tipo d una
qualche indicazione che necessario ricorrere ad una curva di taratura, e non a una
correzione media fissa su tutto il campo.
La curva di taratura pu allora essere scritta come
b (t ) = - 0,171 2(29) C + 0,002 18(67) (t - 20 C)
[H.14]
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
in cui i numeri entro parentesi sono i valori numerici delle incertezze tipo riferiti alle
corrispondenti ultime cifre dei risultati riportati per termine noto e pendenza (vedere
7.2.2). Questa equazione d il valore predetto della correzione b(t) a qualunque
temperatura t, ed in particolare il valore b(tk) a t = tk. Questi valori sono riportati nella quarta
colonna del prospetto, mentre l'ultima colonna d la differenza tra il valore misurato e
quello predetto, bk b (t k ) . Si pu, attraverso un'analisi di queste differenze, verificare la
validit del modello lineare; esistono prove ben codificate (vedere riferimento [8]) che
per non vengono considerate in questo esempio.
H.3.4
u c2 b (t ) = u 2 ( y 1) + (t t 0 ) u 2 ( y 2 ) + 2(t t 0 )u ( y 1)u ( y 2 )r ( y 1, y 2 )
2
[H.15]
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u c b (30 C) = 0,004 1 C
Pertanto la correzione a 30 C - 0,149 4 C, con incertezza tipo composta
u c = 0,004 1 C avente = n - 2 = 9 gradi di libert.
H.3.5
k =1 k
(t
k =1 k
Poich
k =1 k
= 0 per t 0 = t =
n
t
k =1 k
valori scorrelati di y1 ed y2. (La temperatura t anche quella a cui u 2 b (t ) minima vedere H.3.4). Tuttavia, non neppure necessario ripetere l'aggiustamento, in quanto si
pu dimostrare che
( )
b (t ) = y 1' + y 2 t t
[H.16a]
( )
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
u c2 b (t ) = u 2 ( y 1' ) + t t u 2 ( y 2 )
[H.16b]
r ( y 1', y 2 ) = 0
[H.16c]
in cui
y 1' = y 1 + y 2 t t 0
t = t 0 s ( y 1) r ( y 1, y 2 ) s ( y 2 )
s 2 ( y 1') = s 2 ( y 1) 1 r 2 ( y 1, y 2 )
[H.17a]
[H.17b]
Si pu verificare che queste espressioni danno gli stessi risultati delle equazioni (H.14) e
(H.15), ripetendo il calcolo di b(30 C) e u c b (30 C) . Sostituendo t = 30 C nelle
equazioni (H.17a) e (H.17b) si ha
b(30 C) = - 0,149 4 C
u c b (30 C) = 0,004 1 C
che sono risultati identici a quelli ottenuti in H.3.4. La covarianza stimata tra due correzioni
predette b(t1) e b(t2) pu essere ottenuta dall'equazione (H.9) in H.2.3.
H.3.6
Altre considerazioni
Il metodo dei minimi quadrati pu essere usato per aggiustare curve di ordine superiore ai
punti sperimentali, anche qualora questi abbiano incertezze non trascurabili. Per i dettagli
si possono consultare testi sull'argomento [8]. Tuttavia, gli esempi seguenti illustrano
due casi in cui le correzioni misurate bk non sono immuni da incertezza.
1) Si supponga che ciascuna tk abbia incertezza trascurabile, che ciascuno degli n valori
tR,k sia ottenuto da una serie di m letture ripetute, e che la stima cumulata della
varianza per tali letture, sulla base di un grande numero di dati, ottenuti nell'arco di
svariati mesi, sia sp2 . Allora la varianza stimata di ciascuna tR,k sp2 m = u 02 e ciascuna
correzione osservata bk = t R,k t k ha la stessa incertezza tipo u 0 . In queste
circostanze (e nell'ipotesi che non vi sia motivo di dubitare della correttezza del
modello lineare), u 02 sostituisce s2 nelle equazioni (H.13c) e (H.13d).
Nota
Una stima cumulata della varianza basata su N serie di osservazioni indipendenti della stessa
variabile casuale viene ricavata da
N
2
i i
sp2 =
i =1
N
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
i =1
2
in cui si la varianza sperimentale della i-esima serie di n i osservazioni indipendenti ripetute
i =1 i
gradi di
sp2
H.4
MISURAZIONE DI ATTIVIT
Questo esempio analogo all'esempio H.2, la misurazione simultanea di resistenza e
reattanza, nel senso che i dati possono essere analizzati in due modi differenti che
portano essenzialmente allo stesso risultato numerico. Il primo metodo illustra, ancora
una volta, la necessit di tenere conto delle correlazioni osservate tra le grandezze
d'ingresso.
H.4.1
Il problema sperimentale
La concentrazione di attivit incognita del radon (222Rn) in un campione di acqua viene
determinata mediante un apparato di conteggio a scintillazione liquida rispetto ad una
sorgente campione di radon in acqua avente concentrazione di attivit nota. La
concentrazione di attivit incognita viene ottenuta misurando tre sorgenti costituite
approssimativamente di 5 g d'acqua e 12 g di liquido scintillante organico in fiale aventi
volume di 22 ml:
[H.18a]
C x = CB + AxT0m x e t x
[H.18b]
in cui
222 Rn:
(T 12 = 5 505,8 min).
prospetto
H.7
Ciclo
Riferimento
Bianco
Incognito
tS
CS
tB
CB
tx
Cx
min
conteggi
min
conteggi
min
conteggi
243,74
15 380
305,56
4 054
367,37
41 432
984,53
14 978
1 046,10
3 922
1 107,66
38 706
1 723,87
14 394
1 785,43
4 200
1 846,99
35 860
2 463,17
13 254
2 524,73
3 830
2 586,28
32 238
3 217,56
12 516
3 279,12
3 956
3 340,68
29 640
3 956,83
11 058
4 018,38
3 980
4 079,94
26 356
t
mS (C x CB ) e x
m (C CB ) (t x t S )
= As S x
e
m x (C S CB ) e t S
m x (C S CB )
[H.19]
mS R x
m x RS
in cui i ratei di conteggio, corretti per fondo e per decadimento, R x ed R S sono dati da
[H.21a]
[H.21b]
R x = (C x CB ) T0 e t x
R S = (C S CB ) T0 e t S
H.4.2
[(C
t t
CB ) (C S CB ) e ( x S )
( ) ( )
( )
ed s R , sono calcolate nel solito modo [equazioni (3) e (5) in 4.2]. Il coefficiente di
in 5.2.2.
( )
rapporto medio R ed al suo scarto tipo sperimentale s R riportati nell'ultima colonna del
prospetto H.8 [vedere H.2.4 e l'equazione (H.10)]. Tuttavia, nel calcolo dell'incertezza
tipo u R x R S si deve tenere conto della correlazione tra R x ed R S , rappresentata dal
( )
( )
6s R x e a
6s R S , indicano per queste grandezze una variabilit da due a tre volte maggiore di
quella prevista dalla statistica di Poisson per le misure di conteggio; quest'ultima
peraltro gi inclusa nella variabilit osservata dei conteggi e non deve pertanto essere
considerata separatamente.
H.4.3
incertezza tipo della costante di decadimento del 222Rn, u() = 1 10-7 min-1. (La
grandezza di interesse il fattore di decadimento exp (t x t S ) , che varia tra
1,015 63 per i cicli k = 4 e 6 ed 1,015 70 per il ciclo k = 1. L'incertezza tipo di questi
valori u = 1,2 10-5);
l'incertezza associata alla possibile dipendenza dell'efficienza di rivelazione del
contatore a scintillazione dalla sorgente usata (campione, bianco e campione di
prova);
l'incertezza della correzione per il tempo morto del contatore e quella per la
dipendenza dell'efficienza di conteggio dal livello di attivit.
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
prospetto
H.8
Ciclo
Rx
RS
tx tS
(min-1)
(min-1)
(min)
652,46
194,65
123,63
3,352 0
666,48
208,58
123,13
3,195 3
665,80
211,08
123,12
3,154 3
655,68
214,17
123,11
3,061 5
651,87
213,92
123,12
3,047 3
623,31
194,13
123,11
3,210 7
R x = 652, 60
R S = 206, 09
( )
( )R
R = 3,170
( )
s R x = 6, 42
s Rx
R = R x RS
( )
s R S = 3, 79
s R = 0, 046
( )
( )
= 0, 98 10 2
s R S R S = 1, 84 10 2
s R R = 1, 44 10 2
R x R S = 3,167
(
)
u (R R ) (R R ) = 1, 42 10
u R x R S = 0, 045
Coefficiente di correlazione
r R x ,R S = 0, 646
H.4.3.1
Risultati: metodo 1
Come gi indicato in precedenza, A x ed u c(A x) possono essere ottenuti in due modi
diversi dalla equazione (H.20). Nel primo metodo, Ax viene calcolata usando le medie
aritmetiche R x ed R S con il risultato
mS R x
= 0, 430 0 Bq g
mx R S
[H.22a]
u 2 (AS )
2r R x , R S
AS2
u 2 (mS )
mS2
u 2 (m x )
m x2
( ) + u (R )
u2 Rx
2
Rx
[H.22b]
2
RS
( )( )
u Rx u RS
RxRS
) (R
RS
, vale a
( )
sR .
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
Ax = AS
= 1, 93 10 2
u c (Ax ) = 0, 008 3 Bq g
Si pu allora esprimere il risultato della misurazione nel modo seguente:
Ax = 0, 430 0 Bq g con incertezza tipo composta u c = 0, 008 3 Bq g .
H.4.3.2
Risultati: metodo 2
Con il secondo metodo, che aggira la correlazione tra R x ed R S , A x viene calcolata
usando la media aritmetica R . Pertanto
Ax = AS
mS
R = 0, 430 4 Bq g
mx
[H.23a]
u 2 (AS )
AS2
u 2 (mS )
mS2
u 2 (m x )
m x2
( )
u2 R
R
[H.23b]
= 1, 95 10 2
u c (Ax ) = 0, 008 4 Bq g
Si pu allora esprimere il risultato della misurazione nel modo seguente:
Ax = 0, 430 4 Bq g con incertezza tipo composta u c = 0, 008 4 Bq g .
I gradi di libert effettivi di u c possono essere valutati usando la formula di WelchSatterthwaite come illustrato in H.1.6.
Come in H.2, tra i due risultati da preferirsi il secondo, che non approssima la media del
rapporto tra due grandezze mediante il rapporto delle medie; inoltre, esso rispecchia pi
fedelmente il procedimento di misurazione effettivo, in quanto i dati furono raccolti in cicli
separati.
Tuttavia, la differenza tra i valori di Ax ottenuti con i due metodi evidentemente piccola
rispetto alle incertezze tipo loro attribuite, e la differenza tra queste ultime del tutto
trascurabile. Questo buon accordo testimonia che i due metodi sono equivalenti
allorquando si tenga conto in modo adeguato delle correlazioni osservate.
H.5
In realt i metodi ANOVA sono stati introdotti proprio allo scopo di individuare e valutare effetti
sistematici.
Mediante i metodi ANOVA si possono trattare modelli anche assai diversi. Quello
discusso in questo esempio, che va sotto il nome di piano a nido equilibrato, di
particolare rilievo. L'esempio numerico relativo alla taratura di un campione di tensione
Zener, ma l'analisi si applica ad una intera classe di situazioni sperimentali pratiche.
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
H.5.1
Il problema sperimentale
Si supponga di tarare, nell'arco di due settimane, un campione di tensione Zener di
valore nominale 10 V rispetto ad un riferimento stabile di tensione. Si abbiano, per
ognuno dei J giorni del periodo considerato, K osservazioni ripetute ed indipendenti
della differenza di potenziale V S del campione. Se si denota con V jk l'osservazione
k-esima (k = 1, 2, . . . , K) del giorno j-esimo (j = 1, 2, . . . , J), la miglior stima della differenza
di potenziale del campione la media aritmetica V delle JK osservazioni [vedere
equazione (3) in 4.2.1],
VS =
1
JK
V jk
=V
[H.24a]
j = 1k = 1
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
()
()
s2 V =
Nota
J K
1
V jk V
JK (JK 1) j =1k =1
[H.24b]
Nell'esempio si ipotizza che tutte le correzioni applicate alle osservazioni per compensare gli effetti
sistematici abbiano incertezze trascurabili o tali da poter essere tenute in conto alla fine dell'analisi.
Una di queste correzioni, che pu essere applicata alla media delle osservazioni alla fine
dell'analisi, la differenza tra il valore certificato (affetto da un'incertezza specificata) ed il valore di
lavoro del riferimento stabile di tensione rispetto al quale viene tarato il campione Zener. Pertanto
la stima della differenza di potenziale del campione ottenuta per via statistica dalle osservazioni
non necessariamente il risultato finale della misurazione, cos come lo scarto tipo sperimentale di
questa stima non necessariamente l'incertezza tipo composta del risultato finale.
()
H.5.2
Esempio numerico
H.5.2.1
I dati sui quali verranno discusse le due questioni sopra menzionate sono riportati nel
prospetto H.9, in cui
J = 10 il numero di giorni in cui si effettuarono osservazioni della differenza di
potenziale;
K = 5 il numero di osservazioni di differenza di potenziale fatte in ciascuna giornata;
Vj =
1 K
V jk
K k =1
[H.25a]
V =
1 J
1
Vj =
J j =1
JK
V jk
[H.25b]
j = 1k = 1
( )
s 2 V jk =
1 K
V jk V j
K 1 k =1
[H.25c]
la varianza sperimentale delle K = 5 osservazioni effettuate nel giorno j-esimo (vi sono
dunque J = 10 stime siffatte della varianza);
( )
s2 V j =
1 J
V j V
J 1 j =1
[H.25d]
la varianza sperimentale delle J = 10 medie giornaliere (vi dunque questa sola stima di
tale varianza).
H.5.2.2
Nota nazionale
( )
s 2 V j , nell'ipotesi che la componente tra giorni diversi della varianza sia zero,
2
K . Dall'equazione (H.25d) discende dunque che
rappresenta una stima di W
( )
s a2 = Ks 2 V j =
K J
V j V
J 1 j =1
[H.26a]
2
che una stima di W
con a = J 1 = 9 gradi di libert.
prospetto
H.9
Prospetto dei dati ottenuti in J = 10 giorni, con ciascuna media giornaliera V j e scarto tipo
( )
10,000 172
10,000 116
10,000 013
10,000 144
10,000 106
60
77
111
101
67
10
10,000 031
10,000 060
10,000 125
10,000 163
10,000 041
93
80
73
88
86
Grandezza
Vj V
( ) V
s V jk
Giorno, j
Grandezza
Vj V
( ) V
s V jk
V = 10,000 097 V
( )
( )
s V j = 57 V
( )
2
La seconda stima di W
, denominata sb2 , la stima cumulata della varianza ottenuta dai
( )
( )
sb2 = s 2 V jk =
1
J
( )
s 2 V jk =
j =1
1
J (K 1)
(V
j =1 k =1
jk
V j
[H.26b]
2
che una stima di W
con b = J (K 1) = 40 gradi di libert.
2
Le due stime di W
prodotte dalle equazioni (H.26a) e (H.26b) sono s a2 = (128 V) 2 e
sb2 = (85 V)2 rispettivamente (vedere prospetto H.9). Poich la stima s a2 basata sulla
variabilit delle medie giornaliere mentre la stima sb2 basata sulla variabilit delle
osservazioni giornaliere, la loro differenza indica la possibile presenza di un effetto
variabile da un giorno all'altro ma relativamente costante nell'arco delle osservazioni di un
solo giorno. Per valutare questa possibilit, e dunque l'ipotesi che la componente tra
giorni diversi della varianza sia zero, si usa il test F.
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
H.5.2.3
H.5.2.4
( )
( )
2
2
5(57 V)
s a2 Ks V j
=
=
= 2, 25
sb2
(85 V)2
s 2 V jk
[H.27]
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
denominatore. Poich F0,95 (9, 40) = 2,12 e F0,975 (9, 40) = 2, 45 , si conclude che l'effetto
tra giorni diversi risulta statisticamente significativo al livello di significativit del 5% ma non
al livello del 2,5%.
H.5.2.5
()
()
()
s2 V =
(J 1)sa2 + J (K 1)sb2
JK (JK - 1)
9(128 V) + 40(85 V)
2
= (13 V) ,
(10)(5)(49)
2
[H.28a]
ovvero
()
s V = (13 V)
[H.28b]
()
()
Nota 2
2
Si pu dimostrare che l'equazione (H.28a) per s V
()
[(
) (
S = V jk V j + V j V
j = 1k = 1
)]
= (J 1)s a2 + J (K 1)sb2
H.5.2.6
Se si accetta l'esistenza di un effetto tra giorni diversi (decisione questa prudente, poich
scongiura il rischio di sottostimare l'incertezza) e lo si considera casuale, allora la varianza
s 2 V j , calcolata dalle J = 10 medie giornaliere secondo l'equazione (H.25d), non stima
( )
2
K , come postulato in H.5.2.2, ma W
K + B2 , in cui B2 la componente casuale tra
giorni diversi della varianza. Ci implica che
2
W
( )
2
s 2 V j = sW
K + sB2
[H.29]
2
W
2
W
jk
jk
jk
2
B
2
W
( )
( ) = (43 V) , ovvero s
Ks 2 V j s 2 V jk
K
( )
= 43 V
[H.31a]
2
sW
= s 2 V jk = (85 V) , ovvero s W = 85 V
2
[H.31b]
( )
( )
gi tiene conto in modo adeguato delle due componenti tra giorni diversi e giornaliera
della varianza [vedere equazione (H.29)]. Dunque
()
( ) J = (57 V)
s2 V = s2 V j
()
10 , ovvero s V = 18 V
[H.32]
()
(H.26b)]. I gradi di libert di sB2 (e dunque di sB ) sono quelli effettivi della differenza
( )
( )K
sB2 = s 2 V j s 2 V jk
H.5.2.7
()
H.5.3.1
L'esempio del campione di tensione illustra quello che normalmente viene chiamato
piano a nido bilanciato ad uno stadio. piano a nido ad uno stadio poich vi un livello di
raggruppamento delle osservazioni con un fattore, il giorno in cui si effettuarono le
osservazioni, che varia nel corso della misurazione. bilanciato poich per ogni giorno si
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`--
H.5.3
H.5.3.2
Come si rilevato in H.5, i metodi ANOVA sono largamente applicati nella certificazione
dei materiali di riferimento (MR) mediante prove interlaboratorio. Simili certificazioni
implicano che un certo numero di laboratori indipendenti e di pari competenza misurino
campioni di un materiale per quanto attiene alla propriet per la quale il materiale stesso
deve essere certificato. Si ipotizza di norma che le differenze tra i singoli risultati, sia entro
sia tra i laboratori, siano di natura statistica indipendentemente dalle cause. La media di
ciascun laboratorio considerata una stima imparziale della propriet del materiale, e di
solito la media non pesata delle medie dei laboratori viene considerata la miglior stima
della propriet in questione.
La certificazione di un MR pu riguardare differenti laboratori I, ognuno dei quali misura la
propriet richiesta di J diversi campioni del materiale, con K osservazioni ripetute ed
indipendenti per ogni misurazione di un singolo campione. Allora il numero totale di
osservazioni IJK ed il numero totale di campioni IJ. questo un esempio di piano a
nido bilanciato a due stadi analogo all'esempio ad uno stadio del campione di tensione. In
questo caso vi sono due livelli di raggruppamento delle osservazioni con due distinti
fattori, il campione ed il laboratorio, che variano nel corso della misurazione. Il piano
bilanciato poich ogni campione viene osservato un uguale numero di volte (K) in
ciascun laboratorio e ciascun laboratorio misura un uguale numero di campioni (J). Come
ulteriore analogia con l'esempio del campione di tensione, nel caso dei MR scopo
dell'analisi dei dati quello di appurare la possibile esistenza di effetti tra campioni e tra
laboratori, e quello di determinare l'incertezza appropriata da assegnare alla miglior stima
del valore della propriet da certificarsi. Secondo la linea del precedente punto, la stima
viene identificata con la media delle medie degli I laboratori, che anche la media delle
IJK osservazioni.
H.5.3.3
H.6
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
una norma, che comprende la descrizione del "penetratore", della macchina che lo
aziona e della procedura di impiego della macchina stessa. Poich esistono diverse
norme, esistono diverse scale di durezza.
Il valore della durezza una funzione (dipendente dalla scala) della dimensione lineare
che viene misurata. Nell'esempio qui illustrato essa una funzione lineare della media
aritmetica delle profondit di cinque impronte ripetute, ma per altre scale la funzione
non lineare.
Particolari realizzazioni dell'apparecchiatura prevista dalla norma fungono da campioni
nazionali (non esiste un campione internazionale); il confronto tra una qualsiasi macchina
e la macchina campione nazionale viene effettuato mediante un blocco di trasferimento.
H.6.1
Il problema sperimentale
In questo esempio la durezza di un provino di materiale viene determinata nella scala
"Rockwell C" usando una macchina tarata rispetto alla macchina campione nazionale.
L'unit di misura della scala di durezza Rockwell C 0,002 mm, cosicch la durezza su
questa scala definita come 100 (0,002 mm) meno la media delle profondit in millimetri
di cinque impronte. Il valore di questa grandezza diviso l'unit di misura della scala
Rockwell, 0,002 mm, chiamato "indice di durezza HRC". In questo esempio la
grandezza chiamata per semplicit "durezza", con il simbolo h Rockwell C. Il valore
numerico della durezza espresso in unit di lunghezza Rockwell chiamato "indice di
durezza" ed ha simbolo HRockwell C.
H.6.2
Modello matematico
La media delle profondit delle impronte praticate nel provino dalla macchina usata per
determinarne la durezza, la macchina di taratura, deve essere corretta allo scopo di
determinare la media delle profondit delle impronte che sarebbero state praticate nello
stesso provino dalla macchina campione nazionale. Pertanto
[H.33a]
[H.33b]
in cui
d
c
(H.33a) sono tutte uguali a - 1, l'incertezza tipo composta u c2 (h ) della durezza del provino
misurata dalla macchina di taratura data semplicemente da
()
u c2 (h ) = u 2 d + u 2 ( c ) + u 2 ( b ) + u 2 ( S )
[H.34]
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
H.6.3
H.6.3.1
()
()
()
u 2 d = s 2 (d k ) 5 + 2 12
[H.35]
H.6.3.2
u ( c ) =
2
( ) + s (z )
2
s av
zS
2
av
[H.36]
dove
( )
( )
m 2
2
s av
zS =
s z S,i m la media delle varianze sperimentali delle medie di
i =1
()
2
s av
z =
n
s2
i =1
( )
2
Le varianze s av
zS
2
e s av
z
H.6.3.3
Incertezza della correzione dovuta alle variazioni della durezza del blocco di
trasferimento, u ( b )
La Raccomandazione OIML R 12, Verification and calibration of Rockwell C hardness
standardized blocks, richiede che le profondit massima e minima delle impronte
ottenute dalle cinque misurazioni sul blocco di trasferimento differiscano tra di loro di non
pi di una frazione x della profondit media di impronta, con x definito in funzione del
valore di durezza. Sia pertanto la massima differenza di profondit tra le impronte
sull'intero blocco pari a xz', con z' definita come in H.6.3.2 con n = 5. Sia tale differenza
massima descritta da una distribuzione di probabilit triangolare intorno al valor medio
xz'/2 (nella fondata ipotesi che i valori intorno al valor medio siano pi probabili dei valori
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
estremi - vedere 4.3.9). Allora, se nell'equazione (9b) in 4.3.9 si pone a = xz'/2, la varianza
stimata della correzione alla profondit media di impronta, dovuta alla differenza tra le
durezze viste dalla macchina campione e dalla macchina di taratura,
u 2 ( b ) = xz' 24
[H.37]
Come gi indicato in H.6.2, si ipotizza che la miglior stima della correzione b sia pari a
zero.
H.6.3.4
H.6.4
Sostituendo i vari termini discussi da H.6.3.1 a H.6.3.4 nell'equazione H.34 si ottiene per
la varianza stimata della misurazione di durezza
u c2
(h ) =
s 2 (d k )
5
( )
()
2
2
2
s av
z
xz' )
2 s av z S
(
+
+
+
+
+ u 2 ( S )
m
n
12
24
[H.38]
H.6.5
Esempio numerico
I dati relativi a questo esempio sono presentati nel prospetto H.10.
prospetto
H.10
Riassunto dei dati per la determinazione della durezza di un provino sulla scala Rockwell C
Origine dell'incertezza
Valore
Profondit media d di 5 impronte effettuate dalla macchina di taratura nel provino: 0,072 mm
64,0 HRC
( )
s av z S , radice quadrata della media delle varianze sperimentali delle medie di m serie di impronte
( )
s av z S , radice quadrata della media delle varianze sperimentali delle medie di n serie di impronte
1,5 10-2
La scala la Rockwell C, indicata con HRC. L'unit di misura della scala Rockwell
0,002 mm, per cui, nel prospetto H.10 e qui di seguito, s'intende, per esempio, che
l'espressione "36,0 unit di scala Rockwell" significa 36,0 (0,002 mm) = 0,072 mm ed
solamente un modo comodo di esprimere dati e risultati.
Se si sostituiscono nell'equazione (H.38) i valori pertinenti indicati nel prospetto H.10, si
ottengono le seguenti espressioni:
u c2
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
APPENDICE J
a+
b+
ci
f x i
della stima d'uscita y dalla sua incertezza tipo composta u c ( y ) , con U che
individua un intervallo Y = y U avente un alto livello di fiducia
Fattore di copertura utilizzato per calcolare l'incertezza estesa U p = k pu c ( y )
kp
n
N
della stima d'uscita y dalla sua incertezza tipo composta u c ( y ) , con U p che
individua un intervallo Y = y U p avente un livello di fiducia p elevato e
specificato
Numero di osservazioni ripetute
Numero di grandezze d'ingresso Xi da cui dipende il misurando Y
qk
r xi ,x j
) (
r xi ,x j = u xi ,x j
r X i ,X j
( )
u (x i )u x j
r yi ,y j
sp2
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-
) (
) ( )( )
sp
()
s2 q
()
s 2 q = s 2 (q k ) n ;
categoria A
()
sq
Scarto tipo sperimentale della media q , pari alla radice quadrata positiva di
()
() ()
s (q k )
( )
s2 X i
( )
Scarto tipo sperimentale della media d'ingresso X i , pari alla radice quadrata
s Xi
( )
( )
s q,r
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
s X i ,X j
t p ( )
t p (eff )
u 2 (x i )
Nota
2
2
indipendenti, u ( x i ) = s X i
di categoria A.
u (x i )
Incertezza tipo della stima d'ingresso xi che stima la grandezza d'ingresso Xi,
pari alla radice quadrata positiva di u 2 (x i )
Nota
indipendenti, u ( x i ) = s X i
valutazione di
categoria A.
u xi ,x j
Nota
) (
ripetute e simultanee, u x i , x j = s X i , X
u c2 ( y )
u c (y )
Incertezza tipo composta della stima d'uscita y, pari alla radice quadrata
positiva di u c2 ( y )
u cA ( y )
u cB ( y )
u c (y i )
Incertezza tipo composta della stima d'uscita yi, allorquando nella stessa
misurazione sono determinati due o pi misurandi o grandezze d'uscita
u i2 ( y )
u i2 ( y ) c i u (x i )
ui (y )
u yi ,y j
u (x i ) x i
u c (y ) y
[u (x i ) x i ]
2
[u c (y ) y ]
u (x i , x j )
2
xi x j
Up
xi
Nota
Xi
Nota
X i pu indicare tanto la grandezza fisica quanto la variabile casuale (vedere 4.1.1, nota 1).
Xi
Stima del valore della grandezza d'ingresso X i , uguale alla media aritmetica
di n osservazioni ripetute ed indipendenti X i ,k di X i
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
X i ,k
y
yi
Y
u (x i )
u (x i )
eff
effA
effB
2
()
(q )
2 q
()
() ()
()
uno
stimatore distorto di q
[ ( )]
[s (q )]
2 s q
()
Scarto tipo dello scarto tipo sperimentale s (q ) di q , pari alla radice quadrata
positiva di [s (q )]
Varianza dello scarto tipo sperimentale s q di q
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
APPENDICE K
BIBLIOGRAFIA
[1]
[2]
Nota
Esistono due traduzioni in inglese della Raccomandazione INC-1 (1980), che differiscono
lievemente: quella riportata nella versione in inglese della presente guida la versione finale della
Raccomandazione, tratta da un rapporto interno del BIPM, ed coerente con il testo ufficiale
francese di BIPM Proc. - Verb. Com. Int. Poids et Mesures 4 9 , che quello di riferimento,
riportato anche nell'appendice A della presente guida, sotto A.1. Quella riportata in Metrologia 1 7
si basa su di una bozza del rapporto BIPM.
[3]
[4]
[5]
Nota
CIPM (1980), BIPM Proc. - Verb. Com. Int. Poids et Mesures 48, C1 - C30 (in
francese); BIPM (1980), Rapport BIPM-80/3, Report on the BIPM enquiry on error
statements, Bur. Intl. Poids et Mesures (Svres, Francia) (in inglese).
KAARLS, R. (1981), BIPM Proc. - Verb. Com. Int. Poids et Mesures 49, A1-A12
(in francese); Giacomo, P. (1981), Metrologia 17, 73-74 (in inglese).
CIPM (1981), BIPM Proc. - Verb. Com. Int. Poids et Mesures 49, 8-9, 26 (in
francese); Giacomo, P. (1982), Metrologia 18, 43-44 (in inglese).
CIPM (1986), BIPM Proc. - Verb. Com. Int. Poids et Mesures 54, 14, 35 (in
francese); Giacomo, P. (1987), Metrologia 24, 49-50 (in inglese).
ISO 5725:1986, Precision of test methods - Determination of repeatability and
reproducibility for a standard test method by inter-laboratory tests, Organizzazione
Internazionale di Normazione (International Organization for Standardization, ISO)
(Ginevra, Svizzera).
[6]
Nota 1
Le definizioni riportate nell'appendice B sono tratte dal testo inglese revisionato del VIM,
precedentemente alla sua pubblicazione come documento finale.
Nota 2
La seconda edizione del VIM pubblicata dall'ISO a nome delle sette organizzazioni seguenti, che
partecipano ai lavori del Gruppo Tecnico Consultivo sulla Metrologia (Technical Advisory Group on
Metrology, TAG 4) dell'ISO, cio del gruppo responsabile dello sviluppo del VIM: l'Ufficio
Internazionale dei Pesi e delle Misure (Bureau International des Poids et Mesures, BIPM), la
Commissione Elettrotecnica Internazionale (International Electrotechnical Commission, IEC), la
Federazione Internazionale di Chimica Clinica (International Federation of Clinical Chemistry,
IFCC), l'ISO stessa, l'Unione Internazionale di Chimica Pura ed Applicata (International Union of
Pure and Applied Chemistry, IUPAC), l'Unione Internazionale di Fisica Pura ed Applicata
(International Union of Pure and Applied Physics, IUPAP), e l'Organizzazione Internazionale di
Metrologia Legale (Organisation Internationale de Mtrologie Lgale, OIML).
Nota 3
La prima edizione del VIM fu pubblicata dall'ISO nel 1984 a nome di BIPM, IEC, ISO e OIML.
[7]
[8]
[9]
[10]
[11]
[12]
[13]
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
[14]
[15]
[15]
[17]
[18]
[19]
[20]
WELCH, B. L., (1936), J. R. Stat. Soc. Suppl. 3, 29-48; (1938) Biometrika 29,
350-362; (1947), ibid. 34, 28-35.
FAIRFIELD-SMITH, H. (1936), J. Counc. Sci. Indust. Res. (Australia) 9(3), 211.
SATTERTHWAITE, F. E. (1941), Psychometrika 6, 309-316; (1946) Biometrics
Bull. 2(6), 110-114.
ISO Guide 35:1989, Certification of reference materials - General and statistical
principles, seconda edizione, Organizzazione Internazionale di Normazione
(International Organization for Standardization, ISO) (Ginevra, Svizzera).
BARKER, T. B. (1985), Quality by experimental design, Marcel Dekker (New York,
N.Y.).
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
Indice alfabetico
A
accuratezza di misura ......................................................................... 3.1.3, 3.4.1, B.2.14
analisi dell'errore ...................................................................................................... 0.2
analisi della varianza ................................................................................. vedere ANOVA
ANOVA............................................................................................4.2.8, H.5 e seguenti
arrotondamento dell'incertezza .................................................................................7.2.6
B
bias .............................................................................................................. 3.2.3 nota
BIPM ................................................................................. premessa, 0.5, 7.1.1, A.1, A.2
Bureau International des Poids et Mesures ...................................................... vedere BIPM
C
calcolo numerico dell'incertezza di tipo composto .............................. 5.1.3 nota 2, 5.2.2 nota 3
caratteristica ......................................................................................................C.2.15
casuale ................................................................................... 3.3.3, E.1.3, E.3.5 a E.3.7
casuale, effetto.............................................................................. vedere effetto casuale
casuale, errore ............................................................................... vedere errore casuale
casuale variabile .......................................................................... vedere variabile casuale
casualit.......................................................................................F.1.1, F.1.1.3 a F.1.1.5
casuali variazioni, correlate ..............................................vedere variazioni casuali correlate
catena di taratura ............................................................................................ 4.2.8 nota
categorizzazione delle grandezze di ingresso ..............................................................4.1.3
categorizzazione e classificazione delle componenti dell'incertezza...... 3.3.3, 3.3.4, E.3.6, E.3.7
certificazione dei materiali di riferimento ............................................................ H.5, H.5.3.2
cifre significative dell'incertezza................................................................................7.2.6
CIPM .................................................................. premessa, 0.5, 6.1.1, 6.1.2, A.1, A.2, A.3
coefficiente di correlazione......................5.2.2, 5.2.3, C.3.6, F.1.2.3, H.2.3, H.2.4, H.3.2, H.1.2
coefficiente di correlazione, matrice di .................. vedere matrice dei coefficienti di correlazione
coefficiente di fiducia ............................................................................................C.2.29
coefficiente di sensitivit ................................................................................ 5.1.3, 5.1.4
Comitato Elettrotecnico Internazionale ...............................................................vedere IEC
Comit International des Poids et Mesures ....................................................... vedere CIPM
comparazione di taratura................................................................................ F.1.2.3 nota
componenti dell'incertezza, categorizzazioni, e classificazioni dell'....... vedere categorizzazione
e classificazione delle componenti dell'incertezza
componenti dell'incertezza, doppio conteggio ............................................................ 4.3.10
componenti raggruppati di incertezza ................................................ 3.3.3 nota, 3.4.3, E.3.7
condizioni di ripetibilit......................................................................... 3.1.4, B.2.15 nota 1
controllo statistico ......................................................................................... 3.4.2, 4.2.4
convoluzione ......................................................... 4.3.9 nota 2, G.1.4 a G.1.6, G.2.2, G.6.5
coppie indipendenti di osservazioni simultanee............. 5.2.3, C.3.4, F.1.2.2, H.2.2, H.2.4, H.4.2
correlazione .............................................. 5.1, 5.2 e seguenti, C.2.8, F.1.2, F.1.2.1 a F.1.2.4
correlazione, coefficiente di.............................................. vedere coefficiente di correlazione
correlazione, coefficiente di, numero di cifre significative ...............................................7.2.6
correlazione, eliminazione della ....................................................5.2.4, 5.2.5, F.1.2.4, H.3.5
correlazione, matrice di.......................................................................................... nota 2
correzione.......................................................................... 3.2, 3.2.3, 3.2.4 nota 2, B.2.23
correzione, fattore di .................................................................vedere fattore di correzione
correzione, incertezza di una ...........................................vedere incertezza di una correzione
correzione, trascurare una ................................................. vedere trascurare una correzione
covarianza .................................................................. 3.3.6, 5.2.2, C.3.4, F.1.2.1 a F.1.2.4
covarianza di categoria A, valutazione della.............................................. vedere valutazione
della covarianza di categoria A
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
F
F distribuzione ................................................................................ vedere distribuzione F
fattore di copertura ............2.3.6, 3.3.7, 4.3.4 nota, 6.2.1, 6.3 e successivi, G.1.3, G.2.3, G.3.4,
G.6.1 e successivi
fattore di correzione..................................................................................... 3.2.3, B.2.24
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
G
giustificazione per una valutazione realistica dell'incertezza ..........................E.2, E.2.1 a E.2.3
gradi di libert .................................... 4.2.6, C.2.31, E.4.3, G, G.3, G.3.2, G.3.3, G.6.3, G.6.4
gradi di libert di un'incertezza tipo di categoria A...................................... G.3.3, G.6.3, G.6.4
gradi di libert di un'incertezza tipo di categoria B............................. G.4.2, G.4.3, G.6.3, G.6.4
gradi di libert di una stima cumulata della varianza .......................................H.1.6, H.3.6 nota
gradi di libert effettivi ........................................ 6.3.3, G.4, G.4.1, G.5.4, G.6.2 e successivi
gradi di libert effettivi, di sole componenti di categoria A............................. 7.2.1, G.4.1 nota 3
gradi di libert effettivi, di sole componenti di categoria B............................. 7.2.1, G.4.1 nota 3
grado di credenza ................................................................. 3.3.5, E.3.5, E.4.4. E.5.2 nota
grandezza controllata........................................................................................... F.2.4.3
grandezza di influenza........................................................ 3.1.5, 3.1.6, 3.2.3, 4.2.2, B.2.10
grandezza di influenza casuale ...................................................................F.1.1.3, F.1.1.4
grandezza di ingresso .............................................................................................4.1.2
grandezza di ingresso, limiti di una .............................vedere limiti di una grandezza di ingresso
grandezza di uscita.................................................................................................4.1.2
grandezza internamente consistente per esprimere l'incertezza ........................................ 0.4
grandezza misurabile ............................................................................................. B.2.1
grandezza o stima di uscita correlata............................. 3.1.7, 7.2.5, H.2.3, H.2.4, H.3.2, H.4.2
grandezza o valore di ingresso importata......................................................... F.2.3, F.2.3.1
grandezza particolare............................................................................3.1.1, B.2.1 nota 1
grandezza realizzata.............................................................. D.2, D.2.1, D.3.1 a D.3.3, D.4
grandezza trasferibile per l'espressione dell'incertezza.................................................... 0.4
grandezza, valore di una .......................................................vedere valore di una grandezza
grandezza, valore vero convenzionale di una grandezza ..............................vedere valore vero
convenzionale di una grandezza
grandezza valore vero di ................................................ vedere valore vero di una grandezza
grandezze....................................................................... 3.4.1, 3.4.2, 4.2.8, F.2.1, H.5.3.3
gruppo di informazioni per una valutazione di categoria B............... 3.3.5 nota, 4.3.1, 4.3.2, 5.2.5
Gruppo di lavoro per l'espressione dell'incertezza ......................... premessa, 0.5, 3.3.3, 6.1.1,
6.1.2, A.1, A.2, A.3
Gruppo tecnico consultivo sulla metrologia ........................................................... premessa
I
IEC ...................................................................................................premessa, A.3, B.1
IFC ......................................................................................................... premessa, B.1
ignorare una componente di incertezza .......................................................................3.4.4
illustrazione grafica dell'incertezza tipo........................................................4.4 e successivi
incertezza, arrotondamento dell'................................... vedere arrotondamento dell'incertezza
incertezza, cifre significative dell' ............................... vedere cifre significative dell'incertezza
incertezza, componenti ragruppati di ..................... vedere componenti raggruppati di incertezza
incertezza, confronto di due concezioni ...................................................... E.5 e successivi
incertezza, definizione dei termini di .............................................vedere incertezza di misura
incertezza del campione ........................................................................ F.2.6 e successivi
incertezza del confronto ................................................................................ F.1.2.3 nota
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
L
laboratori, metrologia o norme nazionali sui ........................................................... premessa
Laplace-Gauss, distribuzione di ................................... vedere distribuzione di Laplace-Gauss
legge di propagazione dell'incertezza .............3.3.6, 3.4.1, 5.1.2, E.3, E.3.1, E.3.2, E.3.6, G.6.6
legge generale di propagazione degli errori.................................................5.2.2 nota 1, E.3.2
limite centrale, teorema del .................................................vedere teorema del limite centrale
limite di sicurezza ............................................................................................ 6.3.1 nota
limite massimo ......................................................vedere limite di una grandezza di ingresso
limite massimo dellerrore ........................................................................................ E.4.1
limiti di una grandezza d'ingresso ....................................... 4.3.7 a 4.3.9, 4.4.5, 4.4.6, F.2.3.3
linearizzazione di una relazione funzionale .............................. 5.1.5, F.2.4.4 nota, 5.2.6 nota 1
livello di confidenza................................ 0.4, 2.2.3 nota 1, 2.3.5 nota 1 e 2, 3.3.7, 4.3.4, 6.2.2,
6.2.3, 6.3.1 a 6.3.3, C.2.29, G, G.1.1 a G.1.3, G.2.3, G.3.2, G.3.4, G.4.1, G.6.1, G.6.4, G.6.6
livello di fiducia............................................................................................ 6.2.2, C.2.29
livello di fiducia minimo ......................................................................................... F.2.3.2
M
mancanza di un rapporto esplicito di incertezza ............................................................7.1.3
materiale di riferimento, certificazione di.............vedere certificazione del materiale di riferimento
matrice dei coefficienti di correlazione ......................................................7.2.5, C.3.6 nota 2
matrice di varianza e covarianza................................. ..3.1.7, 5.2.2 nota 2, 7.2.5, C.3.5, H.2.3
media (mean) ............................................................................................... C.2.9, C.3.1
media aritmetica ...........................................................................4.1.4 nota, 4.2.1, C.2.19
metodo dei minimi quadrati...................................................... 4.2.5, G.3.3, H.3, H.3.1, H.3.2
metodo di misurazione ....................................................................................3.1.1, B.2.7
metodo di misurazione, incertezza del ................... vedere incertezza del metodo di misurazione
N
normale, distribuzione ............................................................. vedere distribuzione normale
O
OIML ........................................................................................... .....premessa, A.3, B.1
Organizzazione Internazionale di Metrologia legale .............................................vedere OIML
Organizzazione Internazionale di Normazione......................................................vedere ISO
osservazioni ripetitive ........................................... ....3.1.4 a 3.1.6, 3.2.2, 3.3.5, 4.2.1, 4.2.3,
4.3.1, 4.4.1, 4.4.3, 5.2.3, E.4.2, E.4.3, F.1, F.1.1, F.1.1.1, F.1.1.2, G.3.2
P
parametro .............................................................................................................C.2.7
particolare, grandezza .......................................................................... 3.1.1, B.2.1 nota 1
piano a nido bilanciato .............................................................................. H.5.3.1, H.5.3.2
popolazione ........................................................................................................ C.2.16
precisione.................................................................................................. B.2.14 nota 2
principio di massima entropia ........................................................................... 4.3.8 nota 2
principio di misurazione ...........................................................................................B.2.6
probabilit.................................................... 3.3.5, 4.3.7 a 4.3.9, C.2.1, E.3.5, E.3.6, F.2.3.3
probabilit, copertura ........................................................... vedere copertura di probabilit
probabilit, densit di ............................................................... vedere densit di probabilit
probabilit di copertura ................................0.4, 2.3.5 nota 1, 3.3.7, 6.2.2, G.1.1, G.1.3, G.3.2
probabilit, distribuzione.................................................... vedere distribuzione di probabilit
probabilit, elemento di........................................................... vedere elemento di probabilit
probabilit, funzione di massa di................................... vedere funzione di massa di probabilit
probabilit, soggettiva.................................................................................... 3.3.5, D.6.1
procedimento di misurazione ....................................................... 3.1.1, 7.1.2, B.2.8, F.1.1.2
propagazione degli scarti tipo ................................................................... E.3, E.3.1, E.3.2
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
Q
qualit ed utilit dell'incertezza quotata.......................................................................3.4.8
R
Raccomandazione I (CI-1986), CIPM .....................................................0.5, 6.1.1, 6.1.2, A.3
Raccomandazione I (Cl-1981), CIPM ....................................................... 0.5, 6.1.1, A.2, A.3
Raccomandazione INC-I (1980) ...........................premessa, 0.5, 0.7, 3.3.3, 6.1.1, 6.1.2, 6.3.3,
A.1, A.3, E, E.2.3, E.3.7
relazione funzionale ....................................................................................... 4.1.1, 4.1.2
relazione funzionale non lineare........................................4.1.4 nota, 5.1.2 nota, F.2.4.4 nota,
5.1.5, H.1.7, H.2.4
retta di taratura ......................................................................................... H.3 e seguenti
riassunto della procedura per la valutazione e la dichiarazione dell'incertezza ......................... 8
ripetibilit, condizione di....................................................................... 3.1.4, B.2.15 nota 1
ripetibilit dei risultati di misura ................................................................................B.2.15
ripetizioni indipendenti .......................................................................................... F.1.1.2
riproducibilit dei risultati di misura ...........................................................................B.2.16
risultato, bruto .....................................................................................................B.2.12
risultato corretto.......................................................................... B.2.13, D.3.1, D.3.4, D.4
risultato di una misurazione ..................................................................... 1.3, 3.1.2, B.2.11
risultati della misurazione e sulla sua incertezza, disponibilit di informazioni sui........ 7.1.1, 7.1.3
risultati della misurazione e della sua incertezza, espressione per indicare i .............. 7.2.2, 7.2.4
risultati della misurazione e della sua incertezza, espressione per indicare in dettaglio i.......7.1.4,
7.2.7
ruolo dell'ANOVA nella misurazione ..........................................................H.5.3 e successivi
S
scarto tipo.............................................................................. 3.3.5, C.2.12, C.2.21, C.3.3
scarto tipo cumulato sperimentale................................... vedere stima cumulata della varianza
scarto tipo, sperimentale............................................................................... 4.2.2, B.2.17
scarto tipo sperimentale della media ....................................................... 4.2.3, B.2.17 nota 2
scarti tipo, propagazione degli......................................... vedere propagazioni degli scarti tipo
scarti tipo, propagazione dei multipli degli .................................vedere propagazioni dei multipli
degli scarti tipo
sensitivit, coefficiente di ................................................... vedere coefficiente di sensitivit
serie di Taylor .......................................................... 5.1.2, E.3.1, G.1.5, G.4.2, H.1.7, H.2.4
sicurezza, limite di .......................................................................vedere limite di sicurezza
Sistema Internazionale di Unit di misura (SI) .........................................................0.3, 3.4.6
sistematico .............................................................................. 3.3.3, E.1.3, E.3.4 a E.3.7
sistematico, effetto ................................................................... vedere effetto sistematico
sistematico, errore ..................................................................... vedere errore sistematico
speranza matematica (o valore atteso) ........................................... 3.2.2, 3.2.3, 4.1.1 nota 3,
4.2.1, 4.3.7 a 4.3.9, C.2.9, C.3.1, C.3.2
spettro della misurazione a cui si applicano i principi della guida ......................................... 1.1
statistica ................................................................................................... 4.2.7, C.2.23
statistica, controllo .....................................................................vedere controllo statistico
statistica, intervallo di copertura.................................. vedere intervallo di copertura statistica
stima......................................................................................................... 3.1.2, C.2.26
stima cumulata della varianza ........................... 4.2.4, 4.2.8 nota, H.1.3.2, H.3.6 nota, H.5.2.2,
H.5.2.5, H.6.3.1, H.6.3.2 nota
stima della varianza sperimentale ............................................. vedere varianza sperimentale
stima d'ingresso ................................................................................... 4.1.4, 4.1.6, 4.2.1
stima d'uscita ...................................................................................... 4.1.4, 4.1.5, 7.2.5
stimatore ................................................................................................... 4.2.7, C.2.25
stime o grandezze di ingresso correlate .................................................. vedere correlazione
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
stime o grandezze d'uscita correlate ............................. 3.1.7, 7.2.5, H.2.3, H.2.4, H.3.2, H.4.2
Student, distribuzione .......................................................... vedere distribuzione di Student
sviste .................................................................................................................. 3.4.7
T
t-distribuzione ................................................................................. vedere distribuzione t
t-fattore.................................................................................................. vedere fattore t
taratura, catena di ....................................................................... vedere catena di taratura
taratura, curva di........................................................................... vedere curva di taratura
Taylor, serie di ................................................................................. vedere serie di Taylor
teorema del limite centrale.................................G.1.6, G.2, G.2.1 a G.2.3, G.6.2, G.6.5, G.6.6
termini di ordine superiore ............................................................... 5.1.2 nota, E.3.1, H.1.7
test F ....................................................................................................... H.2.2, H.5.2.4
trascurare una correzione ............................................3.2.4 nota 2, 3.4.4, 6.3.1 nota, F.2.4.5
U
Unione Internazionale di Chimica Pura ed applicata ........................................... vedere IUPAC
Unione Internazionale di Fisica Pura ed applicata.............................................. vedere IUPAP
unit dipendente dal metodo di misurazione ................................................................... H.6
unit, utilizzazione di un valore adottato di una misurazione tipo come ............................vedere
utilizzazione di un valore adottato di una misurazione tipo
utilizzazione di un valore adottato di una misurazione tipo come unit ................3.4.6, 4.2.8 nota
V
valore atteso .................................................. 3.2.2, 3.2.3, 4.1.1 nota 3, 4.2.1, 4.3.7 a 4.3.9,
C.2.9, C.3.1, C.3.2
valore del misurando ..................................................................................... 3.1.1 a 3.1.3
valore di una grandezza.................................................................................. 3.1.1, B.2.2
valore o grandezza di ingresso impostata.........................................................F.2.3, F.2.3.1
valore vero convenzionale di una grandezza................................................................B.2.4
valore vero di una grandezza ........................................2.2.4, 3.1.1 nota, B.2.3, D, D.3, D.3.1,
D.3.4, D.3.5, E.5.1 a E.5.4
valori del misurando ................................................................................................D.6.2
valutazione dell'incertezza di categoria A..................................2.3.2, 3.3.3 a 3.3.5, 4.1.6, 4.2,
4.2.1 a 4.2.8, 4.3.2, 4.4.1 a 4.4.3, E.3.7, F.1, F.1.1.1 a F.1.2.4
valutazione dell'incertezza di categoria B............. 2.3.3, 3.3.3 a 3.3.5, 4.1.6, 4.3, 4.3.1 a 4.3.11,
4.4.4 a 4.4.6, E.3.7, F.2 e successivi
valutazione della covarianza di categoria A ................................................................. 5.2.3
valutazione della covarianza di categoria B ................................................................. 5.2.5
valutazione di categoria B ........................................................................................ F.2.1
valutazione sperimentale della covarianza ................................................ 5.2.5, C.3.6 nota 3
valutazione statistica, variando le grandezze di ingresso, dell'incertezza........3.4.1, 3.4.2, 4.2.8,
F.2.1, H.5.3.3
variabile aleatoria ...................................................................................................C.2.2
variabile causale ......................................................4.1.1, nota 1, 4.2.1, 4.2.3 nota 1, C.2.2,
C.3.1, C.3.2, C.3.4, C.3.7, C.3.8, E.3.4, F.1.2.1, G.3.2
variabile casuale centrata ..................................................................................... C.2.10
varianza ............................................................... 3.1.7, 4.2.2, 4.2.3, C.2.11, C.2.20, C.3.2
varianza, analisi della.................................................................................vedere ANOVA
varianza composta ........................................................................................ 3.3.6, 5.1.2
varianza della media ...................................................................................... 4.2.3, C.3.2
varianza della media sperimentale .................................................................... 4.2.3, C.3.2
varianza di Allan ............................................................................................. 4.2.7 nota
varianza di categoria A ............................................................................................ 4.2.3
varianza di categoria B ............................................................................................ 4.3.1
varianza relativa .................................................................................................... 5.1.6
varianza relativa composta ...................................................................................... 5.1.6
varianza, sperimentale (o stima della)...................................................... ...4.2.2, H.3.6 nota
--``,`,,,,,,``,`,,,,,,`,,``,`,,`-`-`,,`,,`,`,,`---
varianza, stima cumulata della ....................................... vedere stima cumulata della varianza
variazioni casuali correlate .......................................................................................4.2.7
VIM.................................................................................................2.1, 2.2.3, 2.2.4, B.1
Vocabolario Internazionale dei termini fondamentali e generali di metrologia .............. vedere VIM
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