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Universit di Catania

Facolt di Scienze Politiche

Tesi

La Nascente Borghesia Siciliana


Scritti di Storia Moderna in Memoria della
Famiglia Aronne
I Fiori del Regno delle Due Sicilie per la Fata Morgana
Domenico Ligresti

Docenti
Liliana Iaria

Giuseppe Astuto

Studente
Gaetano La Tella
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Poich Persefone,
a quelli che hanno gi pagato il debito
dei loro antichi peccati, giunto il nono anno, di nuovo
lanima loro rimanda su in alto verso il sole;
da tali anime i re illustri rinascono
e gli uomini potenti per forza o grandi per sapienza,
che per tutto il tempo furono sono, tra i mortali,
chiamati eroi senza macchia (1).
Lanima dunque, poich immortale e pi volte rinata, avendo veduto
il mondo di qua e quello dell Ade
in una parola tutte quante le cose, non c nulla che non abbia appreso.
Non v dunque da stupirsi se pu fare riemergere alla mente ci che
prima conosceva della virt e di tutto il resto.
Poich daltra parte, la natura tutta imparentata con s stessa e
lanima ha tutto appreso, nulla impedisce che lanima ricordando,
ricordo che gli uomini chiamano apprendimento, una sola cosa, trovi da
se tutte le altre, quando uno sia coraggioso e infaticabile nella ricerca(2).
E forse questo il giusto modo di ricordare chi visse in altri tempi appartenendo ad antiche
famiglie , le cui origini si dissolvono nei tempi che furono, vissuti alla belt e la virt, forti e nobili
danimo e belli nellanima.
La Tesi che vuole guardare al fenomeno della Nascente Borghesia Siciliana, e le sue ricerche che
prendono forma in questi Scritti di Storia Moderna in Memoria della Famiglia Aronne, trova origine
nella volont dei quanti e dal caso che hanno desiderato, aspettato e quindi voluto la realizzazione
di essa, dai familiari e discendenti, a coloro che hanno conosciuto questi Signori, ai quanti ne
hanno saputo il loro valore attraverso i racconti che come leggende metropolitane si sono
tramandati da generazione in generazione nelle famiglie dei villaggi allora ed oggi comuni di
Tremestieri e Pistunina della citt di Messina e in alcune genti messinesi, sino ai cultori e custodi
della Storia meridionale e messinese come la Professoressa Liliana Iaria la cui volont, anche se
ultima ma non certo meno importante, tra le tante fu quella decisiva alla realizzazione di questi
scritti, come si pu ricordare con le sue stesse parole allorquando in qualit di titolare delle
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cattedre di Storia Moderna e della Sicilia, mi consentiva di iniziare le ricerche, con il monito che
sarebbero dovute essere condotte con estremo rigore empirico e storiografico, potendosi rivelare
lunghe ed estenuanti, correndo il rischio di risultare vane:
Ebbene si: occorre ridare dignit al nome di questa famiglia perch evidente come dalloblio della storia ha subito
oltre il danno la beffa, sta a noi adesso rimuovere questo strato che scurisce, fin che siamo ancora in tempo, sempre
che le macerie del terremoto del 1908 e le fiamme dei fasci non abbiano distrutto ogni prova della loro esistenza,
per riportare i loro nomi alla luce delle loro stesse istituzioni.
Nelle vicissitudini trascorse dalla famiglia Aronne si ripercorrono e si incontrano alcuni degli
elementi e fattori che caratterizzarono il fenomeno della nascente borghesia in Sicilia, su le
spoglie di unantica feudalit, rivelandosi un esempio di quei ceti direttamente interessati al nuovo
ordine di cose (3).
Alla famiglia Aronne dunque, dedicato il lavoro di questa tesi, realizzata con lattenta guida della
Professoressa Liliana Iaria, del Professore Domenico Ligresti e del Professore Giuseppe Astuto,
oggi rispettivamente mie relatori e correlatori, che a seguito della triste scomparsa della
Professoressa Liliana Iaria, come compagni di una fata Morgana portano a termine con la loro
volont la sua, attribuendo con il loro contributo di conoscenze e le loro indicazioni, ulteriore
valore a questo percorso di ricerca attraverso il quale ho avuto modo di incontrare e trovare
ricordi e scritti di eventi, di atti e pensieri, di uomini che nel tempo che furono, per la loro belt
non esito a considerarli come dei fiori, e che il lettore perdoni il mio romanticismo, per la cui
bellezza si offrono con amore.

Gaetano La Tella

Universit di Catania
Facolt di Scienze Politiche

Capitolo I
Scritti in Memoria della Famiglia Aronne

Capitolo I
Scritti in Memoria della Famiglia Aronne
Un ricordo tramandato
Giuseppina Grioli una dei discendenti della famiglia Aronne, essendo nipote da tre generazioni
di Josepha La Tella che fu moglie di Lorenzo Aronne (foto A), conserva il ricordo della famiglia
Aronne tramandatogli dai suoi nonni, del loro casale nei possedimenti di Roccamotore (foto B)
dove visse la sua adolescenza. A lei abbiamo chiesto di raccontare questo ricordo che da
generazione in generazione a oggi le stato tramandato.
Lei, stata ben lieta di raccontare la storia della sua famiglia:
Il padre di mio nonno Domenico si chiamava Giuseppe ed aveva una sorella di
nome Josepha, una donna molto bella, tanto che vedendola, Lorenzo Aronne se
ne innamor.
Lorenzo veniva da Gallico, un paese delle Calabrie, ed era molto ricco, suo padre
Angelo era procuratore generale del Regno delle Due Sicilie e possedeva delle
propriet a Fiumefreddo, a Galati ed a Roccamotore che gli affid.
Qui a Roccamotore, Lorenzo conobbe Josepha La Tella innamorandosi di lei.
Si diceva per che non soltanto per amore Lorenzo da Gallico venne qui tra
Pistunina e Zafferia nei possedimenti di Roccamotore, ma anche perch il padre
che era procuratore generale del Regno delle due Sicilie voleva tenerlo lontano
dai fatti risorgimentali e dagli ambienti rivoluzionari dellepoca, tanto pericolosi
per la posizione della famiglia Aronne in cui vi era un procuratore del Re, e per
evitare le possibili reazioni del governo borbonico o forse perch Lorenzo aveva
partecipato in qualche modo alle idee rivoluzionarie, dunque per evitare tristi
soluzioni lo mand a vivere nel casale di Pistunina. Quando Lorenzino decise di
sposare Josepha il padre si oppose fermamente dicendo:
-

Se la sposi, verremo in Sicilia e la spaccheremo in quattro quarti.

A quei tempi si guardava al ceto nei matrimoni, ma la zia Josepha non era dello
stesso ceto degli Aronne, i procuratori erano gente ricca! Lorenzo non ascolt le

parole di suo padre e volle sposarla comunque, rimanendo nel Casale di


Pistunina.
Ma anche in questo caso si pensa che le dure parole del padre non si riferivano
soltanto ad una opposizione al matrimonio, che si celebr di certo dopo la sua
scomparsa visto che non lo avrebbe permesso finch era in vita.
Forse quelle parole furono dette alcuni anni prima dell incontro tra Lorenzo e
Josepha. Erano rivolte invece contro le posizioni rivoluzionarie che Lorenzino
sposava o avrebbe sposato durante gli anni del Risorgimento, e cos si tramanda
anche unaltra versione di quella frase:
- Se sposi quella causa, verremo in Sicilia e la spaccheremo in quattro quarti.
Infatti quando si celebr il matrimonio i genitori di Lorenzo erano gi scomparsi,
come pure anche il Regno delle due Sicilie, e ci unito al fatto che Lorenzo fu
mandato da suo padre per allontanarlo da quei contesti risorgimentali, potrebbe
dimostrare come quella frase fu detta anni prima con motivazioni di divergenze
politiche tra padre e figlio.
Non so quale tra le due versioni sia quella vera, del resto di questo non se ne
parlava, se non sommessamente, tra il pettegolezzo e lo scandalo, e solo loro
potevano conoscere la verit, anche se chi aveva conosciuto in vita Lorenzo,
sosteneva che questo fosse il motivo per cui Aronne venne a Roccamotore e da
qui continu, comunque contro la volont del padre, quellattivit di politica
fondando una vendita carbonara, intrattenendo rapporti con diversi esponenti
risorgimentali, sfruttando strategicamente sia la sua posizione sociale di
possidente che gli stessi possedimenti di Roccamotore che divennero una sede
organizzativa e strategica dei carbonari sia siciliani che di altre regioni che
venivano a Messina e in Sicilia a mezzo dei battelli mercantili eludendo i controlli
borbonici.
Lorenzino spos regolarmente Josepha, eppure, anche se il padre era contrario a
questo matrimonio, gli lasci in dote ed in eredit i possedimenti delle Calabrie,
di Roccamotore e quelli di Galati.
Sfortunatamente non ebbero figli ma si amarono lo stesso.
Il questo frattempo muore la moglie del fratello di Josepha, che fu il pap di mio
nonno e cos restarono dei piccoli orfanelli: mio nonno Domenico, zio Gaetano,
la zia Concetta, dei piccoli bambini orfani senza mamma.
Josepha e Lorenzino si presero cura di questi bambini e li crebbero in casa loro,
ecco perch chiamiamo il casale: la casa dei nonni.
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Ricordo perfettamente questa casa: entrando dopo lingresso vi era una grande
stanza detta la sala darmi dove vi erano tante spade e fucili intorno ai muri,
a destra della quale cera lo studio, a sinistra aveva la cucina, e poi unanticucina
con uno sgabuzzino, andando avanti cera la camera da ricevimento, alla sua
destra cera la camera da letto dove vi era la statua di una Madonna lignea,
settecentesca, dai lineamenti stupendi seduta che portava tra le braccia il bambino
Ges, che adesso conservata da mia cugina Maria La Tella, andando verso
sinistra si raggiungeva la camera da pranzo che a sua volta portava, attraverso un
camerino, ad altre stanze. Aveva in ogni stanza, i suoi disegni in cielo, cos me la
ricordo: la camera da letto con angeli, la stanza di ricevimento era blu con i fiori
bianchi, i tetti erano tutti ad arco e nella sala darmi erano raffigurate delle scene
di caccia.
Lorenzo Aronne era un uomo di politica, riceveva in casa dei diversi personaggi
politici, molti dei quali venivano da Roma. I miei nonni mi raccontavano delle
sue conoscenze di uomini del Risorgimento come il Pellico, il Mazzini, Garibaldi.
Ricordo di una foto con due dediche:
Al mio amico e compagno darmi, da Alfonzo Gianrizzo;
Ricordo con affetto, al mio compagno affezionato. Marotta Garibaldi.
Essendo un possidente, si occupava anche di queste sue grandi propriet di
Roccamotore, Galati e quelle delle Calabrie, delle campagne e delle terre curate
dai suoi operai, in cui si produceva di tutto: vino, olio, grano, ecc., che venivano
commercializzati. Dalle rendite dei possedimenti, comprava altre vendite sia
fondiarie che mercantili per commerciarle. Infatti nella marina di Roccamotore
tra i paesini di Tremestieri e Pistunina, fece costruire un porticciolo, cos come
gi suo padre e suo zio avevano fatto a Galati, a Fiumefreddo e nelle Calabrie a
Gallico. Questi attracchi servivano per le imbarcazioni che trasportavano i
prodotti da commerciare, per via di mare.
Si diceva che aveva molti soldi in banca, ed era molto generoso quanto era ricco,
e cera un grande lusso in questa casa.
Tutte le mattine venivano da Galati, due pescatori di famiglia, e un altro veniva
da Messina, per portare i pesci agli operai e a casa dAronne.
Era una vita agiata, vi era luso di mangiare una volta al giorno, ma la tavola era
imbandita dei miglioro piatti, il migliore pesce, frutta di stagione ecc.
E questa vita andava avanti cosi: ricchi, ricchezze, allora succedeva che i poveri
andavano a chiedere sostentamento a queste famiglie ricche e venivano anche a
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casa di Lorenzino che daccordo con il prete di Pistunina offrivano assistenza ai


bisognosi, ogni Venerd, mettendo a disposizione il casale.
In somma non gli mancava niente, addirittura delle propriet che aveva nelle
Calabrie a Gallico, siccome era cos generoso e ricco, ne cedette una al cugino.
Ed ogni anno alla vigilia di Natale questo cugino per ringraziarlo gli mandava una
barca di roba che occorreva una giornata intera per scaricarla e fare la strada dal
porto al casale, con i carretti che trasportavano questa roba di tutte le specie.
Neglanni che seguirono lo zio Aronne marit tutti queglorfanelli che intanto
erano diventati grandi, con doti e corredi. Mio nonno seppure sposato rimase in
casa con lo zio Aronne e la zia Josepha, a quei tempi si usava cos, era il pi
piccolo e doveva restare con il padre e la madre.
Mio nonno ebbe sei figli, e quando questi bimbi crescendo arrivavano ad una
certa maturit, Lorenzo gli dava una borsetta con dei soldi, che potevano
spendere come volevano.
Nel casale la sera si riunivano le famiglie, tutti i parenti e conoscenti ed era una
gran festa in questa casa dove si mangiava con posate dargento, bicchieri in
cristallo, era una casa stupenda con quadri, e che quadri, che tavolini, che
consolle e stanze bellissime, soltanto la stanza di Lorenzo, lo studio suo, aveva
quattro grandi vetrine alle pareti che contenevano tantissimi libri, che purtroppo
andarono persi, per vari motivi, ad esempio, perch quando erano malati allora
erano i medici a venire a fare le visite a domicilio ed affascinati da questi libri, alla
domanda :
allora professore quanto pago, rispondevano: niente, mi date un libro?.
Oppure regalati insieme ai quadri a quei Signori che frequentavano il casale,
insomma quattro vetrine di libri le svuotarono preti, dottori, e tutta gente che
venivano dal museo.
So anche che vicino al cortile di questo casale, di fronte alla cappella, si
svolgevano dei duelli ai tempi di Lorenzo, che come sappiamo Federico II aveva
proibito, si organizzavano con tanto di padrini, e di carrozza dell infermeria per
chi si sarebbe ferito.
Cera un grande albero di mandorle e un grande prato dove i duellanti, mi
raccontava mio nonno, andavano e facevano il duello, chi si pungeva perdeva ed
allora subito lo curavano nelle carrozza dellinfermeria di nascosto.
Lorenzo andava spesso a Tremestieri dove cera il circolo che aveva fondato, e
tornava di notte fonda. In realt era una loggia, una vendita carbonara, soltanto
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dopo divent il Circolo di Roccamotore a memoria di lui che proprietario di


Roccamotore lo fond. E l si svolgevano le vendite a cui partecipavano i
carbonari provenienti oltre che dalla Sicilia anche dal Napoletano e dalle Calabrie,
eludendo i pattugliamenti borbonici, attraccando con imbarcazioni nel
porticciolo utilizzato dalla famiglia Aronne per i loro scambi commerciali. Tutto
ci come mi raccontavano sia i mie nonni, sia le persone che frequentavano il
casale e dalla riverenza nei nostri confronti dagli abitanti, di Tremestieri,
Pistunina, riverenza che a tuttoggi come allora manifesta anche dai figli di
quella generazione che conobbero la figura rivestita dagli Aronne nel campo
politico, religioso ed umano, attraverso i racconti tramandati dai genitori dei fatti
successi in quei tempi, e ancora oggi ricordati.
Lo zio Peppino, suo cognato, il pap di quei piccoli orfani tra i quali cera mio
nonno Domenico, lo aspettava seduto nellatrio del casale dietro il cancello a
guardia di chi veniva, a quei tempi cera la paura dei briganti, ma non gli
succedeva mai niente perch li rispettavano, era l pronto a controllare i
movimenti delle pattuglie borboniche.
Uno deglospiti che venne in quelle casa era il suo compagno darmi Marotta
Garibaldi. Marotta Garibaldi veniva spesso, e questultima volta si era fermato 8
giorni, poco prima della spedizione dei mille, per organizzare lo sbarco in Sicilia e
raccogliere i finanziamenti occorrenti per limpresa. Da parte sua Lorenzo
finanzi la spedizione per duecento cinquanta mila lire in contanti che sbanc in
contanti per Marotta Garibaldi che glieli chiedeva con la promessa di restituirli a
impresa conclusa.
250 mila lire avevano un gran valore a quei tempi? Cerano:
u sanaru, u tar, u sodu, u centesumu, i 5 centesimi, la mezza lira chera un 50 lire di oggi.
Giuseppe Garibaldi fa lo sbarco e vince tutto, sincontreranno con Lorenzino a
Napoli dal Re e festeggeranno la loro vittoria, ma dei soldi nessuna notizia,
niente e non arriveranno.
Lo zio Lorenzo avendo in seguito necessit di denaro, si rivolse ad un cugino di
Galati che era un avvocato, lavvocato Giuseppe Muscolino. Lorenzo va da
Giuseppe e gli chiede un prestito:
-

Giuseppe mi dovresti fare un favore mi dovresti prestare 8 mila lire.

Muscolino gli risponde furbo come un diavolo:


-

Si, io te li do, ma tu mi devi firmare una carta in garanzia!

Lorenzo rimase male della proposta! Ma con aria serena gli risponde :
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Si, se io non ti rendo questi soldi , ti puoi impossessare di casa, propriet


e tutto quello che possiedo.

Questo avvocato, compila questa carta e scrive:


-

Se Lorenzo Aronne non corrisponde tale somma, io mi impossesso di tutti


i sui possedimenti.

Successivamente Lorenzo si ammal e doveva ancora ricevere le 250 mila lire da


parte di Garibaldi, somma che mai ricevette, mentre le 8 mila lire prestate da
Muscolino si fecero10.
Lo zio Lorenzo ammalato e messo nel letto, diceva :
-

Andatemi a chiamare a Muscolino!

Muscolino, comprendeva bene che Lorenzo gravemente malato avrebbe sciolto


quellimpegno preso con lui e risolto la questione per evitare che alla sua
eventuale morte i suoi familiari avessero perso i possedimenti, e diede la sua
parola che sarebbe subito andato da Lorenzo. Intanto, Lorenzo costretto a letto
dalla malattia, e di fronte ormai alla morte, continuava a dire:
-

Se Giuseppe Muscolino mantiene la parola, a mia moglie gli tocca pi


di quando gli aspetta.

E ripeteva sempre:
-

Chiamatemi Giuseppe Muscolino! Portatemi qui Giuseppe Muscolino!

Ma Muscolino non and da Aronne, ne si faceva trovare! Anzi si faceva negare


da chi lo cercava. Lo zio mor e cos rimase questo flagello.
Allora, mio nonno era direttore dei magazzini Giannetto, una grande industria di
Messina per la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti
dellagricoltura soprattutto dei foraggi, e comandava 100 uomini e 100 femmine,
aveva una grande responsabilit, lo ricordo come un uomo molto preciso ed
impeccabile. Per risolvere la questione dei possedimenti si fida di un suo cognato
che a suo dire avrebbe trattato con Muscolino, ma costui invece, daccordo con
Muscolino, che gli prometteva di fargli avere una casa, quando avrebbe avuto la
completa disponibilit dei possedimenti dAronne, ottenendo la volont della
moglie, ingann mio nonno e la zia Josepha, dicendo di far firmare alla zia un
azione giudiziaria contro Muscolino le faceva firmare invece una rinuncia ai
possedimenti.
Dopo pochi giorni si recarono nelle terre degli operai che la zia e mia nonna non
conoscevano e si chiedevano perch mai cerano quei nuovi operai, e chi li aveva

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chiamati. La zia gli and incontro chiedendogli chi fossero e casa stavano
facendo? Ma questi non vollero rispondergli e lei li caccio via.
La zia chiese a mio nonno, cosa stava succedendo, e se quelli operai gli aveva
chiamati lui, e lui disse di no!
Tale fatto insospettisce e preoccupa mio nonno che v da un avvocato a spiegare
tutta la situazione, lavvocato, quando indagando nei registri degli atti
procedimentali scopr subito la verit sul come stavano i fatti in merito ai
possedimenti, e con enorme disprezzo di chi ingann la zia, disse:
-

Ladri avete rovinato questa povera sventurata, lei non pi padrona di niente, la
Signora Josepha La Tella non risulta pi padrona dei possedimenti, il padrone adesso
Muscolino. E questo e tutto.

Vane ed inutili sarebbero state le azioni per ristabilire loriginaria propriet di quei
possedimenti.
Ma fu una sorta di giustizia divina a castigare Muscolino, perch dopo esser
diventato padrone muori subito dopo, senza godere per nulla i possedimenti
dAronne.
Ed intanto il tremendo terremoto che si abbatt su Messina fece cadere tutto, la
chiesetta e la sacrestia, che Lorenzo aveva fatto costruire, la foresteria, le stalle, il
frantoio, tutto ceduto, soltanto il casale rimase in piedi, solo una parte ne crollo.
Ricordo anche Don Carmelo Cacopardo che al tempo di Lorenzo curava i
possedimenti di Fiumefreddo, Galati e Roccamotore e ne divenne con Muscolino
lamministratore di queste propriet, diventando un uomo molto ricco.
Ricordo che veniva sempre a portare qualcosa alla nonna, un fiasco di vino, di
olio, ci portava sempre qualcosa, ed era molto disponibile e gentile nei riguardi di
tutti forse per un qualche senso di gratitudine e di rimorso per le sue fortune
fatte grazie a quei possedimenti, infatti la nonna affettuosamente lo prendeva in
giro per questo, dicendogli:
-

I ripizzara sciurieru e i jardini siccaru.

E lui, con la voce di chi porta in se un velato rimorso:


-

Avete ragione Signora.

Muscolino non aveva altri eredi se non una sorella mai sposatasi che viveva a
casa sua, che eredit tutto: terre, casali, magazzini di vino, di olio, ecc., lei aveva
tutte le chiavi di tutti i magazzini e dei casali.

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Ma il destino volle che di fronte allabitazione dei Muscolino ci stavano delle


Suore, che lei frequentava, le quali ben sapevano dei fatti che avevano
determinato come la nipote di Muscolino godesse di una tale eredit.
Ed allora Padre Celone, allora loro padre spirituale, cogliendo loccasione di
questa Muscolino non ancora maritata ma sola, la convinse a diventare suora.
Dicendole che una volta diventata suora non avrebbe avuto la preoccupazione di
quelle terre, di quei magazzini, che anzi ci sarebbe stato chi si sarebbe preso cura
dei possedimenti e di lei, e che non sarebbe rimasta sola, rimanendo comunque
proprietaria.
Tante gliene dissero che la convinsero, e cos entr al convento e divent
monaca, ma la prima cosa che gli tolsero ancor prima di entrare in convento
furono le chiavi delle propriet che portava al suo fianco, infatti la chiamavano
tutti la Suora senza le chiavi.
La stessa Muscolino, che era comunque in buoni rapporti con la zia Josepha e
mia nonna, e con loro si confidava e si sfogava della triste vita che conduceva in
convento, gli diceva:
-

Cuscina, u pani mi livaru. La notte mi fanno fare la guardia, pure se sono ammalata, mi
danno da mangiare quello che non posso mangiare, cuscina non ci fazzu chiui!

E mia nonna le rispondeva:


-

A Vui chu vu fici fari!

Ammalatasi, la Muscolino rest in vita solo qualche anno e prima di morire disse
alle sue sorelle monache:
-

Voi siete padrone e voi rimarrete padrone della dote che vi ho portato, ma alla famiglia
La Tella non la potete molestare, anche loro devono rimanere sempre padroni!

Lei era riconoscente verso la zia, perch sapeva che suo fratello Muscolino aveva
sbagliato, e ne portava in se il senso di colpa. Prima che lei morisse, dei suoi
parenti, si fecero lasciare comunque dei possedimenti a Galati, per il resto invece
restarono proprietarie le monache.
In seguito alla morte della zia Josepha, venne a fare visita a mia nonna insieme ad
altre suore, Suor Chiara, la Madre generale del convento del Carmine di Messina,
me la ricordo ancora, era bassina e grassetta ed era a conoscenza di tutta la storia.
Disse che padre Celone avrebbe fondato un convento delle Ancelle riparatrici,
che sarebbe dovuto sorgere proprio in quel casale, invitando cos mia nonna a
doverlo lasciare:
-

Perch non si prende un nuovo appartamento, che questa casa non per lei.
12

Mia nonna:
-

Se tolgo mio marito da questo casale muore, nato qua e vuole morire
qua,mio marito in un appartamento non pu stare.

Le monache:
-

Ma a noi questo casale ci utile.

Mia nonna rispose:


-

Sono cose impossibili quelle che mi dice, mi hanno detto che mio marito doveva rimanere
qua e rimarr qua, andate via non siete degne di indossare questo abito, con quale coraggio
vi alzate ogni mattina, via, via da qua!!!

Dopo qualche mese si ripete la visita di Suor Chiara e delle suore che
laccompagnavano, mia nonna li fa accomodare, e le suore dicevano sempre che
dovevano lasciare quel casale e prendere un appartamento. Mia nonna rispose
indisposta dalle loro insistenze:
-

Ma io vi ho gi detto che un appartamento non lo prendo, mio marito e nato qua e vuole
morire qua, non avete rispetto ne anche per la parole della vostra sorella Muscolino.

Si alza e le accompagna fuori di casa dicendo:


-

Andate, andate, siete come quei ladri (riferendosi allinganno di Muscolino).


Queste roba rubata e che grida vendetta, non siete degne di portare questabito.

Naturalmente vana fu lopposizione di mia nonna ed il convento si fece lo stesso,


mentre mia nonna si dovette accordare con Suor Chiara pagando 40 lire daffitto
per restare in casa sua.
Suor Chiara morir a causa di un diabete ed il suo posto lo prese Suor Lucia che
non conosceva la storia, sapeva soltanto che quei possedimenti erano un lascito
del loro fondatore Padre Nino Celone.
Anche Suor Lucia venne a far visita per conoscere la nonna.
Quando sincontrarono, mia nonna raccont alla nuova suora tutte le vicende
trascorse, di Aronne, di Muscolino, di come sua sorella divent Suora, ed infine
di Suor Chiara. La suora rimase sconcertata da un tale racconto, e gli disse:
-

No! Non giusto, finch ci sono io, dovete e dovrete restare, non ci sar nessuno che vi
disturber pi. Mi dispiace di prendere questa miseria daffitto ma non ne posso fare a
meno perch registrato, quando verr suo figlio a portare questa miseria, mi deve sempre
far chiamare.

Cos quando lo zio Gaetano andava al convento e chiedeva della Madre


Generale, la Suora andava immediatamente e lo accoglieva con tanta gioia,
dicendogli:
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Mi dispiace per questa miseria, che vi chiediamo!

E zio Gaetano gli rispondeva:


-

Ma lei non pu sapere il favore che mi ha fatto, mio padre morir in quella casa e non
verr disturbato da nessuno.

La Madre Generale Suor Lucia:


-

Voi siete i padroni della propriet finch vivrete.

In effetti Suora Lucia si impegnava a non far disturbare mai pi la famiglia La


Tella. Dopo la morte dei nonni nessuno dei discendenti abit pi nel casale, tutti
andarono a vivere la loro vita altrove, lasciando il casale di Aronne alle Ancelle
riparatrici, ma orgogliosi di essere i discendenti di Lorenzino e Josepha,
conservando in noi quelleredit morale lasciataci daglAronne, un eredit
immensamente pi grande e preziosa dogni possedimento.
Questo quanto stato tramandato a Giuseppina ed a glaltri discendenti, ed conservato
nei loro ricordi e in quelli delle persone che sanno della famiglia Aronne.
Oggi in quei possedimenti, il cemento delle costruzioni e lasfalto delle strade che li tagliano ne
hanno modificato le forme in mille modi durate il tempo che trascorso.
Nel casale dAronne adesso vivono le Ancelle Riparatrici (foto C), sotto lo sguardo paterno
della statua del loro padre fondatore e benefattore, immemore di quelle fatiche umane e di quel
patrio sangue in quel luogo sacrificati per i nobili principi, che stato beatificato per la dote che
fece pervenire al convento, vivono in quel casale divenuto il loro convento, pregando e
aspettando che il loro benefattore da morto potr compiere quel miracolo della Santificazione,
forse invano, poich il Supremo non permetter reiterare il danno contro uomini ed eroi.

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Ricondurre al rigido determinismo della metodologia della ricerca


causale ogni osservazione casuale
Liniziale monito della professoressa Iaria conteneva in se gi le prime regole di metodologia nella
ricerca che avremmo intrapreso: il rigore di un rigido determinismo storiografico e la speranza di
trovare delle informazioni attendibili. Fu deciso di iniziare le ricerche dallArchivio Parrocchiale di
Pistunina, con il permesso della Sovrintendenza ai beni culturali di Messina, per trovare conferma
della reale avvenuta esistenza degli Aronne attraverso possibili certificati di battesimo, matrimoni
o dei morti. Da qui, dove abbiamo rinvenuto le prime certe informazioni come i certificati di
Matrimonio del Lorenzino Aronne con Josepha La Tella (doc. 1) che ci informa della paternit
del di lui Angelo Aronne e della sua nascita a Gallico, e il certificato di morte (doc. 2) che ci da
linformazione degli anni in cui visse.
AllArchivio Storico Notarile di Messina abbiamo cercato conferma dei terreni e casali di
Pistunina realmente posseduti dagli Aronne, come voleva il racconto. Lenorme quantit di
volumi contenuti presso lArchivio Notarile che avrebbero potuto interessare possibili atti
sottoscritti dagli Aronne tale da fare impressione anche al pi tenace dei ricercatori, se non si conosce quale
fosse il notaio di famiglia sui cui registi ricercare, come amava dire il Direttore dellarchivio che, bench
uomo di elevata statura intellettuale ed ottimo conoscitore oltre che del suo archivio e delle
metodologie di ricerca, anche della storia di Messina, seppure offrendoci tutta la sua disponibilit,
cercava di dissuaderci della impossibilit di portare a buon fine la ricerca dato il gran numero di
fondi notarili da dover consultare, tutti quelli dei notai che nei decenni di nostro interesse
operarono dei distretti messinesi. La ricerche continuarono comunque, per oltre due anni, con
quella speranza e rigore metodologico, che aveva ormai intriso i nostri animi e intenti, abbiamo
proceduto suddividendo per anni dinteresse i fondi notarili della citt di Messina e vagliando
volume per volume tutti i registri dei tanti possibili notai della famiglia Aronne fin quando
abbiamo individuato nei registri del Notaio Salvatore Ungano (4) i primi atti firmati daglAronne e
da questi, altri attraverso i quali e stato possibile oltre che ricostruire una collocazione geografica
dei loro possedimenti, attingere ad ulteriori informazioni di carattere particolare per la storiografia
del ruolo rivestito dagli Aronne sia nel contesto messinese, che nei rapporti istituzionali nel
Regno delle Due Sicilie. Le ricerche sono state impostate ad rigido determinismo empirico
attraverso il quale, mediante le sue possibili modalit di verificazione siano esse deduttive che
induttive, si voluto sottoporre a verifica storiografica e cronologica non solo ogni singola
informazione del racconto di conoscenza comune ai tanti, dai diretti discendenti, alle genti del
messinese, ai conoscitori della storia risorgimentale come il Tomeucci e la Iaria, ma anche ogni
congettura sia causale che casuale che, partendo dal racconto e le ipotesi che generava lungo il
15

procedere delle ricerche, con enorme stupore ci sono apparse in gran numero rispetto alle
informazioni iniziali in nostro possesso. Si voluto ricondurre ad un rigido determinismo causale
ognuna di queste osservazione casuali, verificando gli scritti del Tomeucci

(5),

che gi da soli

avrebbero potuto confutare il ruolo di Procuratore Generale del Re e di Direttore del giornale il
Maurolico rivestito dallAngelo Aronne, attraverso una ricostruzione degli Atti dellAccademia
Peloritana

(6)

presso il Gabinetto di lettura, consultando gli Archivi Storici di Messina

(7),

e la

biblioteca digitale deglArchivi di Stato del Ministero dei Beni e le Attivit Culturali (8).
Da questi documenti emersa una cronologica storiografia dallAronne quale membro dell
Accademia Peloritana, Direttore del Maurolico, ed inoltre proprio in una sequenza casuale
Presidente della Corte di Legislazione in Palermo, attraverso il ritrovamento del poemetto
intitolato Marcello

(9)

e Procuratore Generale del Re in missione a Girgenti, come riportato

dall Almanacco del Regno delle due Sicilie(10), due ultime informazioni, da cui emerge con
enorme chiarezza un ulteriore aspetto del ruolo dellAronne, quale uomo e funzionario
fortemente vicino a Ferdinando II gi prima dei suoi natali e poi fino agli ultimi anni di reggenza,
nella missione a Girgenti. Seppure anche tali informazioni tratte da fonti determinate sarebbero in
se sufficienti a convalidare il ruolo rivestito dalla Famiglia Aronne, le abbiamo comunque volute
sottoporre ad ulteriori e definitive verifiche attraverso una loro confutazione a mezzo degli atti
civili custoditi presso lArchivio Storico Notarile di Messina
della Caterina Decaridi

(12)

e dell Antonino Aronne

(13)

(11),

che riguardano gli atti di morte

da cui si evince il loro legame ora

matrimoniale per la Caterina ora di legittimo figlio per lAntonio all Angelo Aronne Procuratore
Generale del Re in Girgenti. Tali ulteriori informazioni verificate ci hanno fatto comprendere
dunque con chiara precisione il ruolo rivestito dalla Famiglia Aronne e dei suoi componenti,
rappresentato con enorme chiarezza negli atti storico notarili, nelle note bibliografiche dei testi
ottocenteschi come gli Annali e gli Almanacchi del Regno delle due Sicilie, negli scritti di storia
del Tomeucci e gli originali articoli scritti dallAvvocato Angelo Aronne sui principali giornali
dellepoca. Confermando con quel rigido riferimento empirico che questi ritrovamenti
rappresentano una ben precisa connotazione di verit storica alla leggenda, anzi aggiungendo ad
essa delle informazioni storiografiche di notevole interesse non solo per la citt di Messina ma pi
in generare di quel Regno Meridionale, offrendosi quali possibili chiavi di lettura insieme ad altre
per una nuova storiografia dei rapporti politico - istituzionali non solo in esso, ma nello stesso
Risorgimento Siciliano e Italiano, ma la presunzione di determinare tale studio non pu aversi in
questa sede in cui ci limitiamo con umilt, senza scadere nella falsa modestia perch la ricerca mi
inorgoglisce, alla semplice ricostruzione della vita degli Aronne, offrendo tale storia al ventaglio di
quelle che formano e rappresentano il sacrificio e lofferta a quell unificazione auspicata nel
nome di nobili principi come quello della virt.
16

Le origini della Famiglia Aronne


L idea originaria che vuole Gli Aronne, vista lorigine ebraica o comunque giudaica del cognome,
dei possibili mercanti stanziatisi lungo lo Stretto di Messina espressa in una intuizione della
professoressa Iaria durante uno dei nostri primi colloqui in merito alle possibili origini oggi qui
nelle nostre ricerche stata confermata. Le origini bibliche del cognome e i rinvenimenti deglatti
che li nominano, dallArchivio Parrocchiale di Pistunina e quello Notarile della citt di Messina,
riguardanti lacquisizione di possedimenti siti a Galati, Roccamotore, Tremestieri, Pistunina e
Zafferia dove la residenza degli Aronne si rinviene a Gallico di Reggio Calabria mentre le
domiciliazioni presso Messina, ci fanno facilmente supporre, come vuole la professoressa Iaria,
che le origini della famiglia Aronne si possano individuare di certo in quel ceto di mercanti europei che
durante il 700 trovarono utile stanziarsi tra le coste dello Stretto di Messina da cui era pi agevole per i loro
affari svolgere quelle attivit commerciali lungo la cosiddetta Via del mare, centro non solo del Mediterraneo ma
al centro degli scambi ora con la vecchia Europa, ora con il Nuovo Mondo ed ancora coi paesi asiatici ed africani.
Una pratica questa comune ad alcune famiglie di mercanti e possidenti nellarea del Mediterraneo, anche se questa
era una pratica , una tendenza tutta Settecentesca e non pi realizzatasi durante l800 (14).
Non conosciamo con esattezza la tipologia di affari che gli Aronne trattavano, ne lentit, ma
alterne congetture contestuali alla vita delle loro ultime generazioni, lesame delle quali oggetto
di questa tesi, ci lasciano intravedere dei possibili contatti sia con le compagnie continentali
interessate ai tessuti e alle spezie orientali, sia con il mercato della speculazione dei capitali a cui
erano interessati i paesi dell Europa Occidentale. Queste alterne congetture ci appariranno lungo
la descrizione della vita degli Aronne. Nella volont di spingerci oltre, abbracciando loriginale
intuizione della professoressa Iaria e lasciandoci sedurre da una congettura casuale, seppure
sempre mossi dal rigido spirito dellempiria abbiamo, nelle ricerche che interessano il 600 e 700,
riscontrato una possibile provenienza della Famiglia Aronne da quelle comunit ebraiche nelle
terre di rifugio del Patrimonio tra il XVI e XVII secolo, che qui ci limitiamo a considerarla
soltanto una ipotesi avvalorata solo da un analogia del nome Aronne con alcune famiglie di
quelle comunit, ben consapevoli che per divenire una certezza dovrebbe superare una verifica
empirica di mole tale da meritare un ulteriore studio dedicato alla famiglia Aronne, in questa sede
inverosimilmente dunque, lidea che vuole gli Aronne appartenenti al ceto dei primi mercanti ci
porta al 600 in cui abbiamo ritrovato notizie di una famiglia di sacerdoti, maestri, banchieri e
Ufficiali dellUniversit ebraica di Viterbo di nome Aronne: Aronne Josepha, Aronne di maestro
Angelo, Aronne di Samuele Sacerdote, Aronne di Clemente da Velletri e maestro Davit Aronne (15).

17

Dagli Scritti di Buonafede Mancini sulle comunit ebraiche nelle


terre di rifugio del Patrimonio tra XVI e XVII secolo
Intorno alla met del XVI secolo i centri posti al confine dello Stato della Chiesa e di quello
Toscano, in particolare larea compresa tra il Lago di Bolsena e il Monte Amiata, il fiume Paglia e
La Fiora, era costituita da piccole citt e staterelli che godevano di una serie di privilegi e
convenzioni, accomadigie, che, fin dal XIV secolo, li svincolavano dallautorit politica centrale (16).
Ci facilit la capillare presenza di banchieri, mercanti e artigiani ebrei nelle terre di confine
dellalto Lazio e della Toscana meridionale anche nei periodi in cui maggiori erano i divieti e le
limitazioni imposti alle comunit ebraiche italiane allinterno dello Stato Pontificio.
Si tratt in ogni modo di flussi migratori di piccola entit regolati sia dalle autorit pontificie e
maggiormente incoraggiati dai vari Signori delle citt rifugio per ragioni demografiche e per le
competenze professionali medici, chirurghi, commerciali e artigianali utilissime per la vita sociale
ed economia locale, ma regolati anche dagli stessi ebrei per evitare margini troppo ristretti di
profitti e le paure che potevano diffondersi tra gli abitanti dei piccoli centri rurali. Lemigrazione,
a differenza dei secoli precedenti, non era pi ora esclusivamente da sud a nord (risalire la Tuscia
da Roma). Con i loro movimenti, i piccoli gruppi di banchieri e di commercianti ebrei che
abitavano le citt rifugio delle terre di confine dellalto Lazio e della Toscana meridionale,
poterono avviare una sorta di scambio e prestito circolare da un Stato allaltro. Questi movimenti
potevano risultare anche economicamente vantaggiosi nel caso in cui i banchieri espulsi da una
citt si portavano oltre il contiguo confine di Stato potendo cos applicare ai prestiti interessi
maggiorati anche del 6% (da 18 al 24) ai clienti divenuti, nel frattempo, forestieri (17).
La maggiore o minore stabilit di banchieri, qualificati perlopi come fenerator, e commercianti
ebrei nei centri dipendeva anche dal clima di convivenza attuato dalle autorit locali e dalle
popolazioni. Rapporti questultimi che risultavano improntati anche alla totale integrazione fra i
due gruppi tanto che nel 1567 il vescovo di Castro, Girolamo Maccabei, eman un monitorio
contro gli ebrei e un bando per i cristiani della citt affinch fosse posto un limite alla loro
domestica e familiare conversazione e vietato ai cristiani di aiutare gli israeliti nella preparazione degli
azzimi, di partecipare alle veglie, balli, pasti o festini nonch proibito agli ebrei di tenere a loro
servizio garzoni e balie cristiani e dare loro carne sciattata (18).
Tra le intransigenti disposizioni antiebraiche di Pio V e Clemente VIII si inserisce il pontificato di
Sisto V, 1585 - 1590, David de Pomis, con riconoscenza, gli dedicava il suo Zmach David.
Dittionario novo ebraico, dato alle stampe a Venezia con i tipi di Giovanni de Gara, il 1587.
Con il breve Christiana pietas, del 1586, Sisto V autorizz gli ebrei ad insediarsi in tutti i luoghi
murati dello Stato Pontificio citt,castelli grosse e terre eccettuate le ville e borghi, senza obbligo
18

di portare il segno in viaggio, con la facolt di esercitarvi la medicina, di impiegare manodopera


cristiana, di svolgere ogni tipo di commercio, compreso quello dei grani e dei generi alimentari
essenziali. A questi privilegi seguirono la riattivazione di comunit, sinagoghe e cimiteri; il tasso di
prestito inoltre, con motu proprio del 1589, fu fissato al 18 per cento. Lintensa opera di riforma
attuata dal pontefice conteneva anche una riorganizzazione finanziaria che introduceva una tassa
di ingresso e di residenza nello Stato della Chiesa per ogni ebreo maschio dai 15 ai 60 anni.
Con la bolla Caeca et obdurata hebraeorum perfidia del 1593, di Clemente VIII, 1592 - 1605,
lintolleranza nei confronti degli ebrei allinterno dello Stato Pontificio si riacutizz; anche in
queste circostanze le citt rifugio alto - laziali continuarono per ad accogliere commercianti e
banchieri ebrei provenienti dallo Stato Pontificio e dalla bassa Toscana i cui territori dellex
contea ursinea, dopo lannessione al Granducato di Cosimo Medici, si allineavano alle norme
restrittive applicate dalla Chiesa. Nellultimo decennio del XVI secolo, rispetto ai due precedenti
secoli, vennero pressoch meno lattivit creditizia e commerciale ad Acquapendente e a
Montefiascone, esercizi questi che si rafforzarono invece nei vicini centri di Proceno, Onano,
Latera e Farnese.
Si tratta perlopi di modesti volumi daffari dovuti al fatto che i banchieri e commercianti
operavano in piccoli centri rurali; non di rado le due attivit venivano praticate poi dallo stesso
individuo. Il prestito ad usura da parte di banchieri ebrei era praticato a Viterbo e a Orte gi alla
fine del XIII secolo (19) ma, nei due secoli successivi, lattivit creditizia si estese anche a Orvieto,
Bagnoregio, Toscanella (Tuscania), Corneto (Tarquinia).
Mentre Acquapendente e Montefiascone, gi nella prima met del XV secolo, costituivano per
lAlta Tuscia i due principali centri dinsediamento per banchieri e mercanti ebrei

(20) provenienti

perlopi da Roma, Viterbo e anche da Siena (Habraam Jacob).


A partire dalla met del XVI secolo, per intensificarsi poi negli ultimi due decenni dello stesso,
banchieri e commercianti risultano capillarmente distribuiti in gran parte dei centri di confine sia
della Provincia Proceno, Farnese, che del Ducato di Castro a Canino, Capodimonte, Cellere,
Grotte, Gradoli, Ischia, Marta, Pianiano, Montalto, Piansano.
La politica dei Farnese, in particolare quella di Alessandro (Paolo III) e Ottavio fu sensibile e
tollerante nei confronti degli ebrei tanto nel Ducato di Castro e Ronciglione che in quello di
Parma e Piacenza (21).
Pi dinamiche e consistenti, fin dalla met del XV furono invece le attivit feneratizie e
commerciali nella capitale del Ducato castrense

(22),

citt nella quale gi intorno alla met del

successivo secolo confluirono sia gli ebrei dei vicini centri del Ducato e del Patrimonio:
Ischia di Castro (Brunetta di Giuseppe Laudadei e Pacifico di Laudadio);
Viterbo (Abraham di Consulo, Emanuelle di Mois, Sperantia di Davith Aronne, Fiammetta di Giuseppe);
19

Acquapendente (Cherubino di Giuseppe, Joseph di Salamon, Aronne Joseph);


Blera (Bieda: Isac);
Caprinica (Salamon, Pellegrino Laudadei Capranica);
Montefiascone (Aronne di maestro Angelo, Laudadeus di maestro Angelo,Prospero di Salamon);
Nepi (Jacobbe di Simeone);
Proceno (Crescenzio di Meluccio);
Soriano (Amadei);
Vitorchiano (Mois di Angelo, Zacharia di Pacifico);
sia quelli provenienti da:
Roma (Meluccio di Nesin, Sarra di Angelo Marzochi);
Ancona (Sabatullo di Giuseppe);
Napoli (Dianora di Giuseppe Cappulari);
Nerola (Salamon di Consulo);
Spoleto (Meneseo e Flaminio di Bonaventura di Consulo);
San Casciano Bagni, Sarteano, Torano, Tolentino;
che delle tradizionali citt - rifugio della contigua Toscana:
Sorano (Aronne di Samuele Sacerdote, Crescenzio di Giuseppe Gallica, Lelia di Salamon Capranica );
Sovana (Guglielmo di maestro Gabriele).
Tra i privilegi di cui godevano, in modo seppure alterno per le limitazioni dovute alle bolle papali,
vi era quello di propriet di beni immobili, condizione questa che facilitava la pi o meno
prolungata (oltre i 10 anni) presenza in citt.
Lattivit creditizia nella capitale del Ducato era regolata dagli Ufficiali della Comunit su licenza
dei Farnese. In un capitolato del 1566 (22 gennaio) fra i Priori e Gonfalonieri di Castro
(Laurantio Scaramucci, Framentio Querciola, AntonClario di Andrea, Egidio di Castro, Jacubo
Concuo) e Crescentio de Meluccio hebreo de Proceno et Simone e Rubini ebrei fratelli et sui Nipoti Meneseo et
Flaminio figlioli gi di Bona Ventura de Consulo, banchieri, veniva stabilito:
Che nesciun altro hebreo sia lecito ne possi sopto qual
si voglia quesito colore prestare ad usura ne exercitio de usura fare in
la detta Citt o suo distretto senza licentia delli detti banchieri
sui agenti in scriptis sopto pena chi
conta fara de scudi sesanta de oro per ciasche pegno apricarsi la quarta
parte alla Camera Ducale et la quarta parte alla Magnifica
Comunit et la quarta parte alli detti banchieri et il restante al signor podest,
cos come anche: la quota di bene entrata (10 fiorini); la durata del banco (10 anni);

20

i divieti (impegnare al banco robbe de chiesie: Calice, patene, Croce, paramenti; uscire dalle abitazioni dal
Gioved al Sabato Santo); e le agevolazioni (osservanza del Sabato con astensione dal prestito e
dalle cause civili; divieto per altri banchieri di prestare ad usura in Castro o suo distretto; carne
sciattata; non pagare gabelle al termine del loro mandato) (23).
Nonostante i divieti della bolla di Clemente VIII (1593) i banchi di prestito rimasero attivi nei
centri di confine: ad Onano dal 1604 al 1611 e poi ancora fino al 1619 abit ed oper Ventura di
Simone Pomis, nipote del suddetto David, mentre pochi anni prima vi avevano esercitato il prestito
Crescenzio di Meluccio e Bonaiuto di Laudadio.
La Comunit di Farnese, a partire dal 1 dicembre del 1600, stipul con Pacifico di Meluccio e suo
figlio Prospero, un contratto della durata di 5 anni per esercitare un banco di prestanza ad interessi sopra
pegni a ragione del 12% allanno.
Fu inoltre concesso loro di abitare nella terra di Farnese o nella citt unitamente alle famiglie e
garzoni, di vivervi secondo i loro costumi, di essere esentati dallobbligo di portare il segno di
riconoscimento, di fabbricarvi un proprio cimitero, di riconoscere loro gli stessi trattamenti
riservati agli altri vassalli dello stato (24).
Gi nel 1599, Mario Farnese aveva autorizzato Aronne di Clemente da Velletri ad aprire un banco a
Latera della durata di 5 anni con la condizione che pagasse 15 scudi per ciascun anno.
Prima della scadenza dei termini (maggio 1604), la concessione venne loro rinnovata per altri 5
anni. Con sua lettera (6 novembre 1603) Mario Farnese regol i termini del nuovo banco (da
iniziarsi a partire dal primo giugno 1604) ma aument da 15 a 40 scudi annui la quota che il
banchiere doveva versargli: le nuove e pi esose condizioni vennero accettate in data 20
novembre 1603. Dal rogito conosciamo che allatto era presente il solo Aronne e che questi agiva
anche a nome del fratello, impegnatosi poi a rispettarne i capitoli, il banchiereiuravit tacto calamo
more hebraeorum (25).
Le condizioni poste, sono le stesse di quelle regolate nel capitolato tra la Comunit di Farnese e
Pacifico di Meluccio. Alcuni anni prima (1596, 27 giugno), per il la Sinagoga di Acquapendente
risultava pagare la quota di 10-12 scudi annui alla Casa dei Catecumeni di Roma (1569).
Versamento che per larea del Patrimonio era esteso anche a quella di Bagnaia, Nepi, Orte,
Vitorchiano e le due di Viterbo (26).
Infine degno di nota il fatto che dallarea del Castrense proviene il frammento di un piattello
ceramico in cui sono rappresentati un calice e una pergamena della met del XVI secolo con la
scritta Pesah (Pasqua) in caratteri ebraici (27).
forse questa la prima testimonianza archeologica della Comunit ebraica dalle citt rifugio che
definiscono la provenienza di una parte della comunit ebraica italiana dalle terre del Patrimonio
la cui storia, prima negata e poi ignorata, solo allincipit.
21

DallArchivio dei registri parrocchiali delle Chiesa di


San Nicola a Pistunina
Sulla strada orientale sicula al centro del piccolo paesino messinese di Pistunina collocata la
chiesetta dedicata al culto di San Nicola, dove nelle stanze superiori alla sacrestia custodito ad
opera della Sovrintendenza ai Beni Culturali, un archivio di notevole interesse storico
comprendente documenti censuari, registri gabellari, e naturalmente quei registri parrocchiali
tanto importanti ai fini della nostra ricerca. In questi, suddivisi in volumi stato possibile
individuare quei primi certificati riguardanti lesistenza della famiglia Aronne che renderanno
possibile lo svolgersi di questa tesi:

Certificato di matrimonio tra Laureatine Aronne con Josepha La Tella, celebrato in Messina
il I Marzo 1867 ( Volume dei matrimoni Pistunina anno 1743 1908, riga 140.) (doc. 1);

certificato di morte di Laurentius Aronne fu Angelo, anno domini 1906 di anni 74,
professione possidente, tumulato nel cimitero di Larderia, fila n4 al n23, (volume morti
Pistunina dal 1865 al 1967, pag.58, n5), (doc. 2) ;

certificato di Battesimo di la Tella Dominucus nato il 17 Novembre 1868, battezzato il 18


Novembre 1868, di Giuseppe e di Maisano Giuseppa (libro dei battesimi dal 1840 al 1904),
(doc.3);

certificatodi Matrimonio tra La Tella Domenico con Giuseppa Nicosia celebrato in data 20
ottobre 1897, (libro dei matrimoni, vol. I dal 1743 al 1908, pag. 227,228), (doc.4);

certificato di morte di La Tella Domenico fu Giuseppe il 7 Ottobre 1950, di anni 82,


tumulato nel cimitero di Larderia (ME), sez. 1, fila 4 n24, (vol. dei morti dal 1865 al 1967,
pag. 189, n10), (doc.5);

certificato di Morte di Nicosia Giuseppa, morta il 26 Dicembre 1951, (vol. dei morti dal
1865 al 1967), (doc.6).

22

Archivio di Stato Storico e Notarile di Messina


Larchivio di Stato del Comune di Messina, nei fondi notarili, comprende atti che interessano
Angelo Aronne ed altri del fratello Vincenzo e della sua figlia Serafina , nonch della Caterina
Decaridi moglie di Angelo, del loro figliolo Antonino e della Giuseppa La Tella moglie di
Lorenzino Aronne. E inoltre custodito un fondo di Miscellanea Risorgimentale nel quale sono
contenuti particolari scritti dallAvvocato Aronne tra gli Atti della Reale Accademia Peloritana (28),
mentre il suo nome viene ricordato nellarchivio bibliografico nel libro intitolato Messina
Risorgimentale scritto dallo storico messinese Luigi Tomeucci

(29).

La parte archivistica del

fondo civile che interessa i componenti della famiglia Aronne costituita da falconi diversi che
contengono i registri degli atti di nascita, quelli degli atti di solenne promessa di matrimonio e
quelli di morte, documenti cos ordinati ordinati:

Atto di Nascita della Giuseppa La Tella. di Domenico La Tella e Domenica Chiodo,


Num. dordine decimosettimo, lanno 1836, il d 08, del mese di Luglio, (doc. 7);

Atto di Nascita del Giuseppe La Tella di Domenico La Tella e Domenica Chiodo


Num. dordine decimosesto, lanno 1836, il d 08, del mese di Luglio, (doc.8);

Atto solenenne di promessa di Matrimonio tra Serafina Aronne e Melchiorre Parisi


Num. dordine terzo, lanno 1846, il d 21, del mese di Luglio, (doc. 9);

Atto di Morte nel casale di Pistunina del D.n Antonino Aronne, danni 27, nato in Messina,
di professione Avvocato, domiciliato in Pistunina, figlio di D.n Angelo, di professione
Procuratore Generale, domiciliato in Girgenti e di D.na Caterina Decaridi, domiciliata in
Girgenti, Num. dordine quarto, lanno 1858, il d d17, del mese di Aprile, (doc. 10) ;

Atto di Morte nel casale di Pistunina della Signora D.na Caterina Decaridi, sposa del signor
D.n Angelo Aronne Procuratore Generale in Girgenti, di anni 54, nata in Gallico comune di
Reggio di professione proprietaria, domiciliata in Pistunina, figlia di D.n Antonino e di fu
D.na Serafina Aronne, Num. dordine primo, lanno 1860, il d 27 del mese di Gennaio,
(doc.11);

23

Atto di Morte nel casale di Pistunina, del D.n Vincenzo Aronne, danni 85, sposo della fu

D.na Maria Marino, nato in Messina, di professione possidente, domiciliato in Pistunina,


figlio del fu D.n Angelo, di professione proprietario e di fu D.na Rosolia Ricciardi,
Num. dordine nono, l anno 1863, il d 15 del mese di Dicembre, (doc. 12).
Seguono 11 faldoni del fondo Notarile della citt di Messina, contenuti nei protocolli relativi al
periodo 1820 - 1844, registrati dal Notaio Ungano Salvatore, dai carteggi distribuiti in volumi
distinti che costituiscono il registro di protocollo degli atti notarili che interessano gli Aronne, si
evince come essi divengono proprietari dei fondi di Galati, Tremestieri, Pistunina e Zafferia.

Carteggio Vincenzo Aronne


Raccolti in 7 faldoni, sono conservati gli Atti Notarili che riguardano Vincenzo Aronne, registrati
nel periodo 1820 - 1838, nei carteggi del Notaio Ungano Salvatore:

repertorio n 135 del 18-11-1820, (doc. n13);

repertorio n 160 del 11-03-1821, (doc. n14);

repertorio n 142 del 30-08-1832, (doc. n15);

repertorio n 46 del 10-03-1836, (doc. n16);

repertorio n 143 del 29-07-1836, (doc. n17);

repertorio n 180 del 11-09-1836, (doc. n18);

repertorio n 183 del 13-09-1836, (doc. n19);

repertorio n 181 del 15-11-1837, (doc. n20);

repertorio n 218 del 20-09-1838, (doc. n21);

repertorio n 219 del 20-09-1838, (doc. n22);

repertorio n 731 del 17-08-1844, (doc. n23).

Carteggio Angelo Aronne


Raccolti in 4 faldoni, sono conservati gli Atti Notarili che riguardavano Angelo Aronne,
registrati nel periodo 1832 - 1839, nei carteggi del Notaio Ungano Salvatore:

repertorio n 94 del 30-06-1832, (doc. n24);

repertorio n 212 del 20-11-1832, (doc. n25);

repertorio n 72 del 21-04-1833, (doc. n26);

repertorio n 109 del 23-06-1833, (doc. n27);

repertorio n 132 del 19-08-1833, (doc. n28);

repertorio n 217 del 19-09-1838, (doc. n29);


24

Dal fondo storico di Miscellanea Risorgimentale:

Poemetto intitolato Marcelloscritto dall Avvocato Angelo Aronne.


Un componimento drammatico da cantarsi nella Galleria del palazzo Senatorio.
Per la straordinaria generale tornata della Reale Accademia Peloritana in ricorrenza del
fausto giorno natalizio di sua Maest Ferdinando II. Re del Regno delle due Sicilie (doc.
n30);

Memorie Storiche e Letterarie della Reale Accademia Peloritana di Gaetano Oliva, nelle
quali si rinviene che lAvvocato Angelo Aronne membro della seconda classe di
legislazione (doc. n31).

DallArchivio bibliografico:

Messina Risorgimentale di Luigi Tomeucci, il quale scrive che lAvvocato Angelo Aronne
dirisse il giornale Maurolico (doc. n32).

DaglAtti Notarili che riguardano le vicissitudini della Famiglia Aronne nei diversi interventi ora
dellAngelo, ora del Vincenzo, si evincono le loro paternit rispettivamente nel DAnt Vincenzo
Aronne e nel fu Don Angelo Negoziante Messinese domiciliato Ges e Maria del Sarciato,
Numero omesso. Ci rappresenta un primo tassello per la ricostruzione delle origini degli Aronne
quali appartenenti ad un ceto di mercanti stanziatisi lungo le coste dello Stretto di Messina, in
quanto il domicilio presso Maria e Ges al Sarciato, oggi Maria e Ges al Ringo (foto D), si trova
di fronte ad una particolare costa del messinese, che anche se oggi una spiaggia frequentata da
piccoli gruppi di pescatori e bagnanti, presenta una naturale vocazione di punto di attracco infatti
bench il porto della citt si sviluppa subito prima, a sud, essa nasconde i segni del tempo che
lhanno voluta costa di approdo, di movimenti marinari e scambi commerciali nello Stretto, anche
se oggi non si vedono strutture di approdo perch dismesse durante il periodo fascista in seguito
alle politiche di controllo costiero, e solo le barche restaurate dai pescatori locali sono rimaste a
ricordare quei tempi, non sarebbe da stupirsi che rappresentasse allepoca un punto commerciale
a fianco del grande porto, infatti fino a dopo la seconda guerra mondiale era punto di imbarco di
navigazioni verso il continente europeo e le americhe, del resto la naturale vocazione di punto di
approdo far s che gli stabilimenti portuali dei traghetti da e per Reggio si stanziassero in quei
pressi (foto E). Oggi accanto la chiesa di Ges e Maria di fronte la spiaggia, esiste ancora un
palazzo signorile sede della Gran Loggia Regolare dItalia (Foto F) la cui facciata presenta delle
connotazioni molto simili a quello della strada San Giacomo(Foto G), altro domicilio degli
Aronne, a lato del Duomo di Messina.
25

Il Gabinetto di Lettura
Il Gabinetto di Lettura (foto H) fu durante tutto il periodo risorgimentale loriginaria sede della
Reale Accademia dei Peloritani, della quale erano membri e soci i maggiori personaggi di quel
processo risorgimentale che vide la citt di Messina esserne un punto di riferimento.
Oggi Il Gabinetto di Lettura continua ad essere un prestigioso circolo letterario diretto da una
gentile Signora daltri tempi, anche se la sede la stessa di quella epoca risorgimentale il
Gabinetto ha perduto negli anni la sua influenza politico culturale anche a seguito della
dissoluzione graduale dellAccademia, ma rimar sempre un luogo della memoria e simbolo di
quel fervore risorgimentale, non solo per la citt di Messina, custodendo al suo interno una
preziosissima biblioteca.
Tra gli Atti della Reale Accademia dei Peloritani contenuto il Giornale Storico Letterario Il
Maurolico, di cui Angelo Aronne ne fu direttore dal 1834 al 1840, i suoi scritti sono conservati
tra i fogli de Il Maurolico insieme a quelli di altri eminenti autori che trattano tematiche di
natura letteraria, economica, giuridica e scientifica, di enorme interesse ed attualit, si spiega
facilmente come per quellepoca potessero rappresentare unavanguaria culturale di elevata
statura.
Dal foglio periodico Il Maurolico, Anno II Vol.3, Messina 10 Giugno 1838:

Proemio, (doc. n33);

Letteratura, (doc. n34).

Dal foglio periodico Il Maurolico, Anno II Vol.3, Messina 20 Luglio 1838:

Eloquenza Sacra, (doc. n35).

Dal foglio periodico Il Maurolico, Anno II Vol.3, Messina 10 Febbraio 1839:

Cose Patrie, Primo Dottorato della Regia Universit degli Studi, (doc. n36).

26

Archivio Storico di Messina


Presso la sede della biblioteca comunale di Messina si trova larchivio storico messinese che
possiede molti documenti e pubblicazioni di atti dellAccademia Peloritana di provenienza del
citato Gabinetto di lettura, tra i quali verificando le informazioni riguardanti Angelo Aronne, tra
le pubblicazioni dellepoca si rivela dagli Atti della Reale Accademia Peloritana che Angelo
Aronne oltre ad esser stato Direttore de Il Maurolico, scrisse anche per La Farfalletta altro
giornale dellepoca, ed insieme allAmodeo istitu Il Giornale di Giurisprudenza e Legislazione:

G. Arena Primo , La stampa periodica in Messina, in Atti della R. A. P (doc. n37).

Dipartimento di Storia e Comparazione degli Ordinamenti


Giuridici dell Universit di Messina
Tra i giornali risorgimentali La Farfalletta fu anchessa un opera periodica scientifica letteraria,
di notevole interesse per gli studi di quel periodo risorgimentale, nel giornale conservato presso il
Dipartimento di Storia e Comparazione degli Ordinamenti Giuridici dell Universit di Messina
sono pubblicati alcuni scritti dellAvvocato Angelo Aronne:

Cenno sul discorso inaugurale del Sig. Beniamino Caracciolo Procuratore del Re presso il
Tribunale Civile di Messina il 3 Gennaio 1843, (doc. n38);

Corrispondenza Al Signor Marullo Regio Giudice in Barcellona - Pozzodigotto, (doc. n39);

Educazione, (doc. n40).

27

Archivio di Stato del Ministero dei Beni e le Attivit Culturali


Infine tra le pubblicazioni della Stamperia Reale in Napoli conservate negli Archivi di Stato del
Ministero dei Beni e le Attivit Culturali disponibile, tramite laccesso virtuale alla sua biblioteca
digitale, lAlmanacco Reale del Regno delle due Sicilie per lanno 1855, nel quale viene riportato al
capitolo VII, sez. III sullOrdine Giudiziario, che D. Angelo Aronne fu Giudice di Gran Corte
Civile in missione di procuratore generale del Re:

Almanacco Reale del Regno delle due Sicilie, Ordine Giudiziario, capitolo VII, sez. III,
(doc. n41).

Questultimo documento, prezioso al fine di verificare e confermare tutte le indicazioni


precedenti, dal racconto di Giuseppina agli Atti notarili e quelli dellAccademia Peloritana, agli
scritti di Angelo Aronne e quelli su di lui del Tomeucci in modo definitivo ed esaustivo, stato
individuato attraverso internet, mentre tutti i precedenti documenti hanno richiesto una paziente
e lunga ricerca tra i vari archivi storici e cartacei che portano in s il loro tempo, lAlmanacco
Reale invece rinvenuto su internet, che un mezzo per definizione globale ed universale di
divulgazione, sembra come volerci dire dellesistenza nelletere al di l del tempo di Angelo
Aronne. Purtroppo di lui non abbiamo trovato ne un atto di nascita n di morte come invece
stato per Vincenzo e Lorenzo, di certo le ricerche si sarebbero dovute indirizzare agli archivi civili
e parrocchiali di Reggio Calabria , dove cercarne la nascita a Gallico, ed in quelli di Agrigento per
trovarne gli atti di morte, visto che i documenti rinvenuti ci suggeriscono in Girgenti il luogo
dove trascorse l ultimi periodi della sua vita. Comprendo che ci potrebbe rappresentare un
vuoto nella ricerca, ma le informazioni che emergono sulla vita di Angelo Aronne ed i suoi scritti
sono tali che credo bastino a ricostruire le sue gesta e giustificare questa mia mancanza, non di
meno, essendomi lasciato condurre anche dal caso in questo cammino di ricerca vorrei riempire
questo vuoto con le parole di J. W. Goethe che ho incontrato, proprio per caso e con stupore
durante una passeggiata, in una effige murale posta per il centenario del suo viaggio in Italia, nella
casa che lo ospit (foto I), in un piccolo vico nel cuore deglantichi quartieri di Agrigento:
Nelle rupi e nelle mura
che facevano da baluardo a Girgenti
sono scavate tombe, probabilmente riservate agli
eroi e ai saggi dove mai potrebbero trovare pi
degna sepoltura per la propria gloria e per la
perpetua emulazione dei cittadini!
E pare di toccare il punto esatto in cui lordine
dorico raggiunge la sua misura perfetta
28

Chi fu Angelo Aronne


Nel proseguo della tesi cercheremo di dare delle risposte alle domande che emergono da un
approccio al racconto della famiglia Aronne ed ai documenti rinvenuti: chi era questAngelo
Aronne? Da dove veniva? Qualera e fu il suo ruolo, quale la volont e il pensiero?
Chi era questo personaggio che, in una Messina risorgimentale fedele alla Lettera di una Madonna
come di una Fata Morgana, coltivava il suo sapere di cose letterarie, artistiche, scientifiche e di
legislazione, giurisprudenza, statistica ed economia, frequentando e dirigendo i circoli degli
illuminati dellepoca?
Chi era costui che si onorava di conoscere i pi insigni uomini delle Arti, del governo, della
giustizia, amando conversare della bella letteratura con il Gaetano Cartella (doc.39), uomo di
elevata mole artistica, letteraria e poetica di quella Messina, il cui amore per il bello delle forme
dellarte giunto a noi attraverso le sue opere poetico letterarie e quelle dei suoi figli e nipoti che
per ultimi hanno arricchito con larte del decoro i palazzi messinesi fin dopo gli inizi del 900?
Chi era lAvv. Angelo Aronne che sollecitava allonore il Sovrano delle due Sicilie fin dai suoi
natali, come vediamo nel poemetto intitolato Marcello, godendo della fraterna amicizia e della
stima, nel dividersi la direzione del Maurolico, con il Litterio Stagno e collaborando con Felice
Bisazza, dalle cui stirpi discesero uomini che resero grande la citt di Messina dai nomi
pronunciati negli ambienti nazionali e internazionali rappresentando le doti e le capacit di una
sicilianit purtroppo spesse volte insultata, oltre che defraudata?
Chi era che nei suoi scritti invocanti e innalzati alla virt, si raccomandava che essa prendesse
forma negli atti, nei pensieri e nelle circostanze dei suoi eminenti destinatari e interlocutori, come
quelli del Cenno sul discorso inaugurale del Sig. Beniamino Caracciolo Procuratore del Re (30), oppure con
quelli Al Signor Marullo Regio Giudice(31), potendosi porre al di sopra di alcune figure del tempo,
di cui seppure condividendone i principi ne denunciava gi i limiti nelle conseguenze di tali
principi, con distinto livello morale, giuridico e civile, possedendo quellinnato sentimento di
giustizia delle genti che confluisce a quello infinitamente pi grande, perch universale nel nome
della virt, in ogni cosa pur anche nellinfinitamente piccolo, di ogni gesto, pensiero o atto che
in essere alluomo moralmente civile e virtuoso.
Chi era che insieme alla volont del cugino Vincenzo, comune forse a quella di altri e pi alti,
acquistava, con le forme di un mutuo soccorso verso notabili indebitati, possedimenti nelle terre
al di l del faro, lungo i territori di accesso da oriente alla citt di Messina, realizzando attracchi
navali lungo la costa e sentieri lungo lentroterra?

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Chi era questo procuratore di Re che con amore paterno allontana il proprio figlio Lorenzo dai
pericolosi fervori rivoluzionari di una citt come Messina o chiss quale altra, e che lo intima di
non sposare la donna amata o chiss quale causa dicendo:
Se sposerai Verremo in Sicilia e la spaccheremo in quattro quarti.
Sono parole che celano un conflitto generazionale tra padre e figlio?
O in esse possiamo riscontrare il conflitto che investe i classici ed i romantici del tempo?
Oppure quello tra i rivoluzionari e borbonici?
Chi era la sua famiglia il cui nome a oggi e stato conosciuto e conservato dai pochi discendenti,
nel velo sottile tra la verit e loblio di storie, di fatti, vicende e luoghi tramandati alla conoscenza
delle generazione successive degli abitanti dei villaggi di Pistunina, Tremesieri, fino anche a
giungere alla conoscenza dei cultori e custodi della nostra storia, come il Tomeucci o la Iaria, e a
oggi finalmente divenire reale storia accaduta tra la Sicilia e quello Stretto di Messina, che la
legenda e la scienza lo vogliono dimora della Fata Morgana, e la costa di Gallico, prezioso paese
della Calabria punta di quello stivale che unitosi alla nostra Isola si chiam Italia?

Dalla ricerca verso un analisi trasversale ed introspettiva


Giunti alla fine delle ricerche sulle possibili documentazioni dellesistenza della famiglia Aronne,
oltre alla soddisfazione per le informazioni raggiunte, nasce spontaneo, come penso naturale che
sia, un forte senso di gratitudine per i quanti le hanno rese possibili con la loro disponibilit ed il
loro contributo. Tra i quali, forte questo senso di gratitudine come laffetto che a lui mi lega, per
mio Padre che mi ha accompagnato e sostenuto nella ricerca rendendola con il suo contributo
anche la sua ricerca. Mi sembrerebbe di essere in errore, come se mancassi di rispetto a qualcuno
o qualcosa, se nonostante il rigido determinismo empirico che ci guida, non dessi nota di quel
caso che fin dallinizio ci ha accompagnati in questa ricerca, non solo attraverso i presagi di
possibili percorsi da seguire, che come i riflessi di un miraggio della Fata Morgana si sono
verificati in pi occasioni, come il fortuito sapere di un Angelo Aronne direttore de Il
Maurolico sfogliando le pagine di Messina Risorgimentale del Tomeucci, ma fin anche
allindividuazione di documenti importanti per il nostro fine, come il poemetto Marcello
trovato da mio Padre sfogliando il fondo di miscellanea risorgimentale dellarchivio di Messina, il
quale poemetto ci ha offerto, a sua volta, lindicazione verso quale percorso indirizzare la ricerca
ed individuare gli ulteriori documenti e informazioni.
Da questo bagaglio di informazioni e delle ulteriori acquisite, di natura bibliografica per mezzo
dei diversi testi del tempo che ho avuto modo di consultare presso le biblioteche ed archivi che
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ho visitato, unite alle analisi di una moderna storiografia, prende forma questa tesi sul fenomeno
della nascente borghesia siciliana e questi scritti in memoria della famiglia Aronne, quale esempio
di quel ceto che appare protagonista nel risorgimento e della formazione di quel nuovo ordine di
cose, come scrive il Tomeucci.
La tesi, come vedremo nei prossimi capitoli, vuol essere il tentativo di ricostruire le modalit di
quel processo che port alla nascita della borghesia siciliana, osservando i modi con i quali si
manifestato.
Un processo di formazione e manifestazione del fenomeno della borghesia ben diverso da quello
avvenuto in altri luoghi ed in altri tempi, con diverse ispirazioni, motivazioni, diverso nelle cause
come negli effetti e le conseguenze, con diverse modalit di manifestarsi e di essere.
L intento quello che chiamo, con il permesso delle comunit degli storici, unanalisi trasversale
ed introspettiva delle genti e dei fatti latenti ed evidenti, perch si vuole guardare alle
motivazioni e le modalit del verificarsi dei fatti della storia, cogliendo le loro possibili
congiunture nei loro contesti ed in altri, le loro possibili sfaccettature e riflessi.
Il terreno di indagine visto come un orizzonte temporale dove si assumono quali punti da
osservare, dunque: gli eventi, i fatti, le gesta, il verificarsi dei fenomeni; ma come linea esplicativa
si vuol tentare di usare la possibile visione offerta nello spazio dallintero orizzonte, nella speranza
di ottenere dei risultati esplicativi ottimali ed eccellenti di quei tempi.
A tal fine il presente studio di Storia Moderna si sviluppa in ulteriori lavori in altre discipline con
degli scritti di Storia Moderna in Diritto Amministrativo, Privato, Economia, Statistica e Scienza
dellAmministrazione, in quella volont di osservare il fenomeno da pi prospettive possibili.
Tra gli strumenti di questanalisi non viene abbandonato quel rigido determinismo causale dei
fenomeni nel loro verificarsi, tentiamo anzi di perfezionarlo ulteriormente mediante un approccio
non soltanto storiografico ma anche quasi giuridico, economico e sociale, attraverso quegli
ulteriori strumenti che un tale approccio offre come il funzionalismo, analisi dellorganizzazione,
dei modelli decisionali, dei sistemi e quella dei contesti, riportando le metodologie e le categorie di
queste diverse discipline entro quelle storiche, entro la rigida e rigorosa empiria e verificazione
storiografica dei fatti, dei concetti, e di ogni elemento sia esso strutturale, funzionale o
concettuale che interessa questo studio.
Anche nei capitoli seguenti di questa tesi, come nei lavori che laccompagnano, dunque, il monito
della professoressa Iaria, del professore Ligresti e del professore Astuto, sar da guida in questo
percorso, inoltre i loro scritti e le loro lezioni di Storia, insieme a quelli di altri autorevoli storici,
divengono dei punti strutturali di questo orizzonte, che qui si vuole osservare indagando sul
fenomeno della nascente borghesia siciliana.

31

La Questione dellOrizzonte
Allorizzonte si prende presto labitudine.
Per qualcuno si tratta solo di vapore, o di umori sfuggiti da campi lontani.
Per dirla senza ritegno: una sorta di traspirazione che non pu opporre la minima
consistenza.
Perci, non si bada al mastro incerto che taglia in due lo sfondo; ovvero, gli si fa
credito di unocchiata distratta, essendo intanto intenzionati a cose pi vicine e
concrete.
Quella tenue sfumatura, dietro innumeri oggetti,
ha secato lo spazio e ci ha consegnati al tempo.
Ma non una presenza stabile: potrebbe in via dipotesi farsi ingoiare dalla
distanza, ci vuol niente.
Tanto che lorizzonte non ha davvero complessione
robusta come la linea dei monti, n come questi sincunea di netto;
esso collegato esilmente con occhi di qui: per un batter di ciglia gli accade di venir
meno, e disfarsi.
Nulla fu detto con miglior equilibrio della dottrina cheuguaglia la fine allinizio.
Nel frammezzo, pot sfrenarsi
un rigoglio di aree dal tocco apollineo,
dove si perde ogni lume di simmetria e di ponderata disposizione.
La vita vi si rovescia come fuor di recipiente, scorre e striscia su materie ancor pi
frolle; in ultimo, quando tutte le combinazioni del disordine si siano sfogate senza
costrutto, c un momento del tempo in cui qualcosa di noto sporge dallinforme:
sembra di ritrovarsi dove gi si fu, ci si illude: ed il ciclo conchiuso. Anche un occhio
patito pu scorgere in quel punto la vera norma delle cose. Non quella che si volle
retrostante alla polpa visibile; bens, la loro propriasuccessione immotivata per la quale
fu il dubbio: ma riscattata in fine dal concludersi in tondo.
Il fato, che mancanza di di, non regala spesso di giungere a quel passo dove un ciclo
si perfeziona e la variet del cosmo mai stata; tanto pi che gli di non morirono, n
muoiono. Furono dimenticati, come una santella troppo discosta dalla strada;
furono spopolati, e i loro tratti divennero illeggibili al nostro sguardo,
pareggiandosi nel grembo amorfo da cui serano alzati(30).

32

Foto A
Laureatine Aronne

33

Foto B, 1
Possedimenti di Roccamotore

34

Foto B, 2
Possedimenti di Roccamotore

Foto C
Il Casale di Aronne

35

Foto D
Domicilio degli Aronne presso Maria e Ges al Sarciato , oggi Maria e Ges al Ringo

Foto E
Di fronte ad una particolare costa del messinese

36

Foto F
Palazzo signorile sede della Gran Loggia Regolare dItalia

Foto G
La strada San Giacomo, altro domicilio degli Aronne, a lato del Duomo di Messina.

37

Foto H
Il Gabinetto di Lettura fu durante tutto il periodo risorgimentale loriginaria sede della Reale
Accademia dei Peloritani

38

Foto I
Effige murale posta ad Agrigento per il centenario del di J. W. Goethe viaggio in Italia

39

Note Bibliografiche
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
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9.
10.
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18.
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23.
24.
25.
26.
27.
28.
29.
30.
31.
32.

Dai discorsi tra Socrate e Menone: Men: Quali cose divine e chi sono coloro che le dissero? Socr. Sacerdoti e
sacerdotesse,quelli a cui stava a cuore saper rendere ragione del proprio ministero. E quelle stesse cose dice anche
Pindaro e molti altri poeti, i poeti divini.
Da Platone, Menone, a cura di F. Adorno in opere, vol. V, pag. 265-268.
L. TOMEUCCI, Breve storia dellaccentramento amministrativo nel Regno delle due Sicilie, Bologna, pag.81.
Archivio Storico Notarile di Messina: Fondo Notarile della citt di Messina, Notaio Ungano Salvatore.
L.TOMEUCCI, Il Risorgimento messinese.
OLIVA, Inventario degli Atti dellAccademia Peloritana.
Archivio Storico di Messina: Atti dellAccademia Peloritana 1848.
Biblioteca digitale deglArchivi di Stato del Ministero dei Beni e le Attivit Culturali: Almanacco del Regno delle due
Sicilie, Napoli, Stamperia Reale, 1855.
Archivio Storico Notarile di Messina: Miscelanea risorgimentale, Angelo Aronne: Marcello.
Ministero dei Beni Culturali, Almanacco del Regno delle due Sicilie, Napoli, Stamperia Reale, 1855.
Archivio Storico Notarile di Messina: Fondo civile di Messina, Villaggio di Pistunina.
Certificato di morte di Antonino Aronne. Archivio Storico Notarile, Fondo civile di Messina, doc. n10.
Certificato di morte di Caterina Decaridi. Archivio Storico Notarile, Fondo civile di Messina, doc. n11.
L. IARIA. Dai colloqui preparatori alla tesi, sulle possibili origini della Famiglia Aronne.
B.MANCINI, le comunit ebraiche nelle terre di rifugio del Patrimonio tra il XVI e XVII secolo
Come quello della bassa Toscana, costituito dalla contee di Pitigliano (Pitigliano, Sorano e Montevitozzo), di Santa Fiora
(Santa Fiora, Castellazzara,.Scansano) di Castellottieri (Castellottieri, S. Giovanni, Montorio)e dalla Repubblica di Siena,
cos il territoriodellalto Lazio, nella sua frammentazionepolitica di staterelli allinternodello Stato Pontificio, includeva il
Ducato di Castro e Ronciglione, le signorie appartenenti alla famiglia dei Monaldeschi della Cervara (Onano fino al
1561, Torre Alfina,Trevinano) e dei Farnese del ramo di Bartolomeo (Farnese e Latera), degli Sforza di Santa Fiora
(Proceno e Onano), le citt di Montefiascone e Acquapendente.
R. G. SALVADORI, la Comunit ebraica dal XVI al XX secolo, Firenze, La Giuntina, 1991, p. 35 e 36.
A. BIONDI, Banchieri emercanti ebrei a Castro in: La dimensione europea dei Farnese, Bulletin de lInstitut Historique
Belge de Rome, LXIII, a. 1993, p. 100.
T. PAPALIA, Gli ebrei e la diffusione del prestito a Orte alla fine del 1200, 1993, p. 17-19
A. ESPOSITO, La presenza ebraica in una regione pontificia nel tardo medioevo: il patrimonio di S. Pietro in Tuscia e
Viterbo, p.187 e segg.
E. NASALLI ROCCA, I Farnese, Varese, 1969, p. 92.
A. ESPOSITO, La presenza ebraica in una regione pontificia nel tardo medioevo: il patrimonio di S. Pietro in Tuscia e
Viterbo, cit., p. 191.
A. BIONDI, Per una storia degli ebrei nel Ducato di Castro, in: I Farnese dalla Tuscia Romana alle corti dEuropa, p.
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(1601-1610), c. 12.
N. PAVONCELLO, Le comunit ebraiche laziali prima del bando di Pio V, in: Rinascimento nel Lazio, in:
Rinascimento nel Lazio.
Si tratta di un fondo di piattello di probabile produzione altolaziale, con decoro e scritta in azzurro. Il motivo
iconografico, una coppa con sul bordo un uccellino, riconducibile alla sfera rituale religiosa.
Archivio Storico Notarile di Messina, Fondo storico di Miscellanea Risorgimentale Atti della Reale Accademia
Peloritana.
L.TOMEUCCI, Messina Risorgimentale.
A. ARONNE, Cenno sul discorso inaugurale del Sig. Beniamino Caracciolo Procuratore del Re, La Farfalletta, Pag. 39
41, doc.n 38.
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M. V. BORGHESI, La questione dellorizzonte, Torino, 1991, pag. 11 - 58.

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