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Veleno
G.RaffaelePerelli
PROLOGO
(zozzume)
L'Italia del '75, godeva ancora di un abbrivio che
contribuiva a continuare a dare il sentore che il paese stesse
galoppando verso un futuro radioso.
Purtroppo questa era solo una sensazione e molti fattori
stavano di contro determinando una perdita di competitivit
dell'industria italiana che a sua volta avrebbe portato col
tempo il paese in una valle di lacrime.
Molti elementi stavano definendo un cambiamento epocale
del sistema produttivo nazionale, e in particolar modo: la
Guerra del Kippur con il prezzo del petrolio alle stelle, i
sindacati, costretti da un'inevitabile protezione della classe
operaia, con l'abolizione delle gabbie salariali, e le stragi,
pi o meno di stato, che certo non favorivano un clima
disteso e produttivo. Nonostante tutto ci manufatti di ogni
tipo uscivano dalle fabbriche del nord e sulla scia di una
secolare tradizione qualche bene di lusso, e purtroppo molta
paccottiglia, favoriti da una scellerata svalutazione delle lira
prendevano il largo verso ogni dove.
In giro per il mondo, vecchi e nuovi ricchi, molti che
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I
(putrefazione)
Gruppetti di turisti perlopi oriundi si aggiravano al mattino
per le vie del paese, passeggiavano per le bancarelle alla
ricerca di qualche piccolo affare. Qualche piccolo inutile
oggetto, che inutilmente avrebbe riempito case gi
stracolme di cose superflue. Non c' alcun ordine nel loro
andare, sparsi dappertutto li trovi, vecchi, giovani, uomini,
donne. Rallentano quando il flusso trova imbuti, accelerano
quando la strada si apre in piazze o in slarghi. Svogliati ma
tutto sommato allegri, giravano per quei banchetti di
cianfrusaglie, di quella paccottiglia da pochi spicci; dove
venditori di piatti sbattevano istericamente la merce per
decantare una inutile eternit della stessa e dove, i primi
vagiti di una prossima ventura invasione di oggetti
dall'estremo Est, irreparabilmente si manifestava. Appunto
giravano, gi al mattino sudati, inconsapevoli di un dramma
che poche ore prima si era consumato.
Bambini correvano tra le gonne delle mamme, non c'era
ansia nelle loro mattine; scuola non c'era, compiti no se ne
facevano, tutto il giorno in giro, tra mare, gelati e pizzette,
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II
(fango)
La macchina del fango si avvale di un meccanismo
spontaneo e automatico messo a punto in secoli di becera
miseria interiore.
Ci sono individui che fondamentalmente non hanno un
cazzo da fare (forse terrorizzati di prendere coscienza della
propria nullit), che osservano ci che accade intorno a
loro, e appena hanno la sensazione di percepire un
comportamento contrario alla propria falsa e povera
moralit, iniziano a costruirci sopra con scientifica
precisione castelli di fango e inventate menzogne, che
fortunatamente alle prime pioggierelle settembrine, in
quanto tali miseramente si dissolveranno.
Ma se un castello crolla, spesso il danno resta.
Resta come colla indissolubile sulla pelle.
Resta come letame nell'animo.
Resta come un urlo inquietante nei pensieri.
Ci sono persone dal carattere cos fragile e sensibile che
non riescono proprio a darsi pace quando vengono
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animatamente chiacchieravano.
Nella noia di quel pomeriggio fu un piccolo regalo del
destino, un modo come un altro per spezzare la monotonia,
magari affacciarsi, meglio di nascosto, ad osservarli e
soprattutto a sentire quale fosse l'argomento della
discussione. Questo fece, di soppiatto si avvicin alla
finestra e lentissimamente, per non far rumore, o farne il
meno possibile, abbass l'avvolgibile fino a lasciare uno
spiraglio, in basso di pochi centimetri, poi torn alla porta
della stanza e controll se la stessa fosse realmente e
certamente chiusa. Parlavano animatamente, erano in tre,
stavano proprio sotto la sua finestra, all'ombra dell'unico
albero della strada che stava proprio l davanti. Lei si chin
in avanti per portare i suoi occhi alla fessura, che se ci fosse
stato un fantasma, tra le mura di quella stanza, si sarebbe
beato di quello spettacolo a tergo, e certamente dannato di
essere ectoplasma e non materia dura da accomodarsi tra
quelle natiche in bella vista. Chinata e col seno appeso si
mise a spiare quella piccola congrega, in quella posizione
ancheggiando un po' per non riuscire a stare ferma.
Quasi immediatamente, che manco un nano secondo pass,
e uno dei tre, appena apparso alla sua vista, gli fece
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sempre pi forte: -ahi, ahi, ahi che dolore, hai mi brucia, ahi
come mi piace, ahi s, pi forte, s s s, sono la tua troia, pi
forte, pi forte! Ti prego spaccami, dimmi che sono la tua
troia! Ti prego Carmelo tieni il tuo cazzo bello grosso nel
mio culo, sempre pi dentro, dai ti prego, ahh ahhh ahhh, ti
prego dimmi che sono la tua troia- diceva, e io, un poco
confuso, e comincia a prenderla a mali paroli (parolacce) e
pi gli dicevo che era una troia lorda schifosa, e pi
faceva:-s, s, s, sono la tua troia, ah, ahh, ahhh-, e era
arrapata sempre di pi. E io appresso a lei mi arrapavo
sempre pi. E come mi piaceva stare l dentro, che ci sarei
rimasto magari tutta la vita per come mi piaceva... figghjoli
(ragazzi) non avete manco l'idea di come mi piaceva
pistuniare, e come mi piaceva sentirla gridare, che a mia
non so se mi capita nathra vota (un'altra volta) una cosa
cos!
I suoi compari stavano entrambe con la mano sulla minchia,
e non dicevano parola e mai l'avrebbero interrotto, giacch
il racconto li stava ovviamente facendo eccitare anche a
loro, ed erano talmente presi dalla storia, che quasi quasi
non sentivano neanche pi il caldo di quel caldissimo
pomeriggio di mezz'estate. E non lo sentiva, neanche Carla
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E certo, pure quello 'nci piace, e tu, pure quello ci hai bello
assai. Lo posso toccare?
Ma sei vastasa! (termine con il quale si indica una persona
di facili costumi)
E dai fammelo toccare che ti costa.
E vabb ma solo una volta.
S ma lascia ca ma settu (mi siedo) che sono sicura ca mi
gira la testa. Girati e alzati la gonna.
Ma si paccia! (sei pazza)
Fallo... tu hai detto che lo posso toccare e ora non che ti
mangi la parola.
Carla si gir e alz la gonna, Mariuccia col cuore che gli
batteva all'impazzata gli tir gi le mutandine bianche e
comincio a maneggiarlo manco fosse la pasta per le
zeppole. L'operazione dur almeno un minuto, poi Carla si
scost di scatto e disse:
Ora basta Mariuccia ca quand' che lievita.
Mariuccia se ne stava seduta con le gambe aperte tutta
sudata e col fiato impazzito, con gli occhi verso il
pavimento e lo sguardo pieno di vergogna, ma con lo
stomaco in subbuglio e lo nnicchio (la vagina) gi allagato.
Ma che Mariuccia ti piacciono le fimmane?
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pi gli piaceva, che poi lei non aveva neanche idea di cosa
fosse il pavimento pelvico, ma comunque lo contraeva e la
cosa gli piaceva assai. Arriv ad immaginare che Carmelo
fosse alle sue spalle e fare quelle cose lorde che aveva
raccontato quel giorno sotto la sua finestra.
Tanto figurati se il Santo si mette a guardare nei miei
pensieri vastasi pens, mentre guardava il giovane che
fumava la sigaretta con volutt, e gli sembrava di farsi la
pip addosso da un momento all'altro, se ne accorse pure
Mariuccia, sentendo che l'amica del cuore le stringeva
leggermente la mano, e magari pure lei fin per sentire tutte
quelle prepotenti molecoline chimiche che d'incanto si
scatenarono e, di riflesso, si eccit anche lei.
Non sapeva come fare, lo voleva conoscere, ma non
avrebbe fatto mai il primo passo. Poi, dopo pochi minuti,
cominciarono i fuochi. I botti nel cielo nero della notte
esplodevano e disegnavano multiformi fiori colorati,
suscitando un generale Ohhhhhh tra la folla spettatrice, e
i botti producevano anche una serie di bum bum bum che
pareva che pure le case, meschine, a momenti sarebbero
venute gi; e quelle onde sonore si sentivano anche nella
pancia e risuonavano dentro e vibravano. E la povera Carla
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cosa che balzava agli occhi era una nicchia scavata nel tufo
con all'interno una statuetta della Madonna del Carmine,
circondata da un'altra decine di nicchie, assai pi piccole,
con all'interno in ognuna una candela accesa. Proprio sotto
la nicchia principale, appunto quella della Madonna, era
appoggiata al muro una corona di spine e accanto a essa una
bellissima lupara a cani esterni, con sul manico intagliato
un teschio avvolto da una corona di fiori.
Vieni accomodati su questa sedia gli disse il capo
bastone.
Grazie Don Rocco sono onorato di stare qua davanti a
voi rispose Carmelo.
Sai beddhu meu non voglio fare troppi giri di parole. Ti ho
fatto venire perch vorrei che tu facessi un lavoro per me.
Comandate Don Rocco, qualunque cosa mi chiedete un
ordine pe mia.
Non una cosa difficile. Niente di complicato. Devi
convincere una persona a fare una cosa. E questa persona,
che poi si tratta di una ragazza, mi dissero ca ti vuole bene
assai. Quindi credo che ti ascolter.
Ma voi, Don Rocco, state parlando di Parrotta Carla?
E certo vedi ca si sveglio, subito capiscisti!
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magari che vuoi fare la fuitina e con quei soldi vi farete una
vita insieme. Ca te la mariti e fate pure tanti figli. Che poi ti
puoi pure rimangiare la parola, ti do il permesso. Hai la mia
benedizione. Tanto tra tre giorni la signorina faci diciotto
anni e basta che andiamo dal notaro e firmiamo le carte.
Ho capito. Ma ve la posso fare una domanda?
Certo beddhu meu, dimmi.
Ma don Pep in tutto questo chi 'nci trasi?
importante, perch lui prima parla con la signorina e la
convince ca tu sei nu bravo ragazzu, ca lei di te si pu
fidare, e sar convincente assai, ca 'nci pari ca poi ti poti
toccare la minchia.
Vabb Don Rocco, faccio come dite voi, state tranquillo
faccio tutto come si deve. Posso andare?
Certo vai. Ca 'u signuruzzu t'accompagna.
I miei rispetti disse mentre lasciava il rifugio e
indietreggi senza dargli le spalle. Solo appena arrivato alle
scale dopo aver baciato i piedi della madonnina nella
nicchia, si gir per poter salire le scale in legno che
portavano all'uscita. Tutto fu fatto come era stato
comandato ma qualcosa non and per il verso giusto.
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III
(l'indagine)
La 127 bianca con gli interni di skai nero arriv sul piazzale
antistante alla stazione dei carabinieri di Stalattini,
emettendo un rombo che propriamente di fabbrica non
sembrava. Il carabiniere scelto Mauro Megoni da Forl, che
stava l di piantone si permise di far notare al capitano
Magni che forse la marmitta si stava per rompere, il
capitano annu e lo incaric di portarla in officina per una
eventuale riparazione del caso. Il giovane Mauro pens tra
s e s che si sarebbe potuto fare i cazzi suoi ma
ovviamente obbed evitando di esternare il pensiero
irriverente che gli era passato per la testa.
Prima di entrare, and a prendere un caff al bar della
piazzetta alberata che stava proprio davanti la caserma.
Antonino stava dietro il bancone, con la solita espressione
pensosa. Sembrava che avesse sempre un cruccio che
imperversava nel suo animo, stava per intere decine di
minuti immobile appoggiato sui gomiti, da dentro il suo bar
con gli occhi puntati verso l'esterno, ma pi che guardare
verso fuori, sulla piazzetta, dove la vita scorreva tra le solite
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IV
(cancro)
Una mattina, di un giorno non meglio specificato,
all'ospedale di Polimori si present una donna di campagna
con due dei suoi setti figli, uno aveva 18 anni e l'altro quasi
22, entrambi avevano subito una notevole e inspiegabile
diminuzione di peso corporeo. La donna, vestita di nero e
dallo sguardo dolente, era disperata perch nonostante li
rimpinzasse di parmigiane, paste al forno e soppressate, i
due ragazzi dimagrivano a vista d'occhio, tant' che si erano
ridotti pelle e ossa. Il medico di guardia li visit e rassicur
la madre dicendole che i ragazzi gli sembravano in salute,
che non c'era da preoccuparsi, di continuare a nutrirli come
aveva sempre fatto e che presto avrebbero ripreso un po' di
peso.
Dopo un po' di tempo uno dei due, mentre potava un ulivo
ebbe un capogiro e cadde da circa tre metri d'altezza.
Portato in ospedale privo di sensi dopo poco mori'. Il
medico di turno scrisse: deceduto a causa di lesioni interne
provocate da accidentale caduta da una scala durante la
potatura degli ulivi. La madre al funerale si pilava
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l'avevano rassicurata.
Forse questo avrebbe calmato la silenziosa rabbia che
dentro s cov fino alla morte.
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V
(moria).
passato quasi un anno l'indagine non va proprio avanti,
tante caselle sono state riempite ma il puzzle resta
tristemente incompleto.
fine giugno, Antonio andato a correre nelle campagne
circostanti.
Da ragazzo era stato un ottimo mezzofondista, campione
regionale veneto ai giochi della giovent di un anno che
non ricordava.
La madre a Casina dei Salici conservava ancora le coppe e
le medaglie su di una mensola che mensilmente veniva
spolverata. Quella stanzetta nel delta del Po era rimasta
esattamente uguale al giorno della partenza per l'accademia,
neanche fosse morto.
Ora a 36 anni il capitano non vuole proprio ingrassare, ama
sentirsi leggero sui passi come quando la corsa gli donava
una gioia incontenibile e la fatica mai si sentiva nelle magre
e lunghe gambe di quel ragazzo che pi non c'.
Andava a correre all'alba, verso le sei quando ancora l'aria
leggera e fresca della notte non ha lasciato il posto a quella
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spiazzo naturale.
Appoggiati a terra in un angolo, lambiti dalle acque del
torrente c'erano una trentina di fusti metallici, verniciati di
grigio scuro e parzialmente arrugginiti.
Le scritte identificative erano state meticolosamente grattate
via ma su qualcuno ancora campeggiava un simbolo a
forma di teschio.
Sempre correndo ma con ben altre sensazioni per la testa,
Antonio fa rientro al paese, si fa una lunga doccia
sentendosi in qualche modo sporco.
Rientra in caserma e informa il magistrato.
La mattina dopo accompagnato da tre dei suoi ragazzi e da
alcune guardie forestali il capitano si reca sul posto del
sinistro ritrovamento, ma dei fusti non c'era pi traccia.
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VI
(la madre)
Passarono si e no 15 giorni, era luglio, una di quelle calde
mattine che visto l'incombere di agosto si verifica un
istituzionale svuotamento delle procure. Proprio quella
mattina comunque un magistrato era di servizio e dispose
l'archiviazione del caso Parrotta Carla. Nessuno ci fece caso
pi di tanto.
Passarono ancora una decina di giorni e una mattina che
erano le otto e trenta, una bella signora sulla quarantina si
present alla caserma dei carabinieri di Parrichello, comune
non troppo distante da Stalattini, chiedendo di un certo
capitano Magno.
Il piantone di turno le disse: Signora qua non c' nessun
capitano Magno, sicura che si chiami Cos?
E chi sacciu a me dissero che c' un ufficialo che stavi qua
e che si occup della ammazzatina di Parrotta Carla.
Ah... signora forse ho capito, lei per caso sta cercando il
capitano Antonio Magni?
Si magari puro a mia mi pare che si chiama propriamente
in questa manera. Ma scusate signor carrabbinere me lo
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onesta che avrebbe solo voluto avere un bel marito per farsi
una famiglia e magari avere anche tanti bambini, niente
altro 'nci importava.
Si signora questo l'avevo capito durante le indagini.
Ecco capitano vede che pure voi vi eravate convinto di
questa bella anima di mia figlia! Quindi dovete trovare quel
bastardo che gli ha rubato la vita. Giustizia deve avere, non
si pu archiviare il caso, come dite voi.
Si signora, avete ragione ogni crimine deve essere risolto,
la giustizia la cosa pi importante, per chi se ne va e per
chi resta, ma dalle indagini, e le assicuro che le ho fatte io
personalmente col massimo scrupolo possibile, non
emerso niente per poter proseguire ad indagare, e il
magistrato ha deciso di archiviare il caso, a meno che non
escano fuori nuovi elementi.
E proprio a questo volevo arrivare, tante cose ora le posso
dire.
Si signora Maria, ora si fermi, prima di andare avanti mi
deve dire perch ha deciso di parlare solo ora.
Maria Badalati tir fuori dalla borsa un quadernetto rosa
chiuso da un nastro di raso giallo che sembrava quasi un
pacchetto regalo e lo pos sulla scrivania della piccola e
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VII
(tre giorni)
Antonio quella stessa sera si mise a leggere il diario di
Carla e l'indomani mattina si rec al catasto per individuare
l'esatta ubicazione del terreno dei Parrotta. Torn in
caserma e si prese tre giorni di congedo. Nella ridente
cittadina era da qualche mese che non succedeva nulla di
rilevante, a parte qualche rissa di scarsa importanza e i soliti
zingari che rubavano ogni tanto un'auto, quindi non si
sarebbe sentito in colpa per quei tre giorni che avrebbe
dedicato ad andare appresso alle sue fantasie.
Prepar un Invicta con tutto quello che gli sarebbe potuto
servire pul con cura la sua Beretta calibro 9 e decise di
andarsene in giro per campagne. Erano giorni caldi e l'idea
di fare il lupo solitario alla ricerca di qualche elemento gli
piaceva proprio.
Ovviamente nessuno doveva sapere cosa avrebbe fatto, era
in concedo per tre giorni e non doveva dare conto a nessuno
di dove se ne sarebbe andato.
Con lo zaino e vestito come un escursionista svizzero usc
dalla casa alle cinque del mattino stando attentissimo a non
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una gallina che aveva trovato nei campi e si sistem per una
seconda magica notte.
Le sensazioni erano fantastiche, i colori del tramonto, una
leggera e calda brezza della sera, la smisurata soddisfazione
per quel ritrovamento e la speranza di dare giustizia a una
ragazza che persone senza alcun valore avevano strappato
alla vita, gli regalarono una notte stupenda. Nel sogno torn
la madre della ragazza forse per ringraziarlo o forse per
altro.
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VIII
(il summit)
Qualcuno esord: Allora che dobbiamo fare con questo
Don Pep, l'amu stutari?
Qualcuno rispose: Non so se necessario, ca poi si faci
purbari e magari non ci conviene. Tantu ricchiuni e 'nci
trovamu nu ricchiuneddu mu 'ncia zicca nto culu, cos
magari se ne sta tranquillo.
Si, u sapimu, ma se necessario, se non se ne sta buono,
vaiu e u sgozzu con le mie stese mani. Tantu stutari nu
ricchiuni no peccato e se poi pure prete magari u
signuruzzu un giorno mi ringrazia pure.
Poi un certo Don Rocco che stava ad ascoltarli disse:
Peccumora no stutamu a nuddu. E poi chi facimu, amu a
stutari puru u giovanottu e puru magari u sbirru? E quanti
'ndavimu a nettari ca je capaci ca 'ndi mandanu puru
l'esercitu! I tempi stanno cambiando e non so se conviene
pi ammazzare a muzzu a gente, ca sbirri 'ndavimu puru
assai 'ncoddu. Io vi dico che gi stato un grave errore
quello che abbiamo fatto un anno fa. Dobbiamo curare i
nostri affari e menu purbarata facimu e megghiu jesti e poi
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IX
(l'amore)
Un tardo pomeriggio il capitano stava passeggiando. solo,
una domenica trascorsa senza che fosse accaduto nulla di
particolare.
Sono passati due giorni da quando aveva scoperto i fusti nel
luogo dove erano sotterrati.
Ancora non ha deciso come comportarsi, se dirlo al giudice
o meno, certo che la prassi prevede una pronta
comunicazione al magistrato titolare delle indagini ma in
fondo nessuno sa nulla e quindi pu decidere la prossima
mossa senza temere conseguenze. Gli venne un'idea, decise
che avrebbe fatto finta che il ritrovamento fosse avvenuto
casualmente durante una perlustrazione di routine nelle
campagne. Con una scusa, che ancora in realt non aveva
deciso quale sarebbe potuta essere, sarebbe andato
facendosi accompagnare da due o tre dei suoi ragazzi, nel
luogo dove aveva fatto la scoperta, e poi casualmente i fusti
sarebbero stati individuati. Doveva solo aspettare la luna
piena per andare la notte prima del giorno stabilito per
eseguire il piano, avrebbe disotterrato uno dei fusti
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svuotava.
Quando intorno alle ventitr la villa si cominci e
ripopolare si salutarono e andarono alle loro rispettive case.
La scena si ripet pari pari per altre due sere.
La quarta, ormai erano in confidenza e le parole scorrevano
facili e leggere, le mani di tanto in tanto si sfioravano e di
tanto in tanto restavano in contatto per pi di un solo
secondo.
La quinta passeggiavano per le vie del paese, ma non
casualmente, lasciarono la loro panchina preferita e
camminando per traverse poco frequentate dalla moltitudine
chiassosa dell'estate stillitanese, senza alcuna forzatura, n
richiesta, n condizionamento, anche questa volta con tutta
la naturalezza del mondo, finirono a casa di lui.
Non poteva essere diversamente, era ineluttabile, tutto
scritto su di un metaforico copione, come in una
sceneggiatura di cupido, quasi neanche il tempo di chiudere
la porta d'ingresso gi si spogliavano baciandosi scomposti.
Non fecero in tempo ad arrivare nella camera da letto che si
ritrovarono sul pavimento del piccolo corridoio a terra nudi
a fare l'amore. Lui sopra lei e poi lei sopra lui, continuando
freneticamente a scambiarsi le posizioni vennero insieme
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Caro Antonio.
Non so se riuscirai mai a perdonarmi ma ti ho ingannato.
Ho recitato la parte della donna ingenua, un po' svampita e
ignorante. L'ho fatto per carpire la tua attenzione per
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X
(il magistrato)
Grasso, basso, pelato, con due guanciotte rosse che
sembrava perennemente avvinazzato, anche se era astemio.
Oltre a non bere alcolici non mangiava carne, n uova, n
formaggi, insomma un laido semi vegano ante litteram.
Laido nel vero senso della parola, sempre arrapato, alla non
pi giovane et di 59 anni spesso si chiudeva in bagno con
un numero delle Ore a fare quello che comprensibile che
facesse. L'unica sua vera passione era quella di rintanarsi
nel cos detto circolo nobiliare, con i membri,
rigorosamente maschi, di quella autoctona buona borghesia
ingessata e ammuffita a sentire pruriginosi pettegolezzi
sulle varie presunte corna del paese.
Era lui che un anno prima si era venduto l'informazione dei
fusti, in cambio di una signorina grassottella che gli
prendeva il suo cosino in bocca. Quella sfortunata vittima,
lo faceva in cambio di qualche dose d'eroina gentilmente
offerta dalla locale 'ndrina.
Il Capitano Magni aveva la certezza che fosse stato lui il
Giuda, ma certo non immaginava il modo con cui il
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XI
(nel nome)
Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Erano
ormai mesi che nella mente di Don Pep non apparivano
pi caproni, ne satiri e ne grossi porcelli dalle sembianze
umane. Se da un lato rendeva grazia al signore per non aver
pi quei fantasmi per la testa, dall'altro ne sentiva la
mancanza, quei fulmini che lo facevano aumentare di
volume, perlomeno in un punto specifico del corpo, gli
mancavano proprio. Arriv a formulare il classico alibi
dello spirito santo che lo metteva alla prova, e se non
resisteva a quei desideri era solo perch un giorno avrebbe
potuto avere l'opportunit di vedere se un ipotetico suo
dirimente pentimento fosse realmente sincero. Quindi visto
che alla fine era giunto alla conclusione che avrebbe dovuto
peccare per poi avere l'opportunit di farsi perdonare, gli
scocciava veramente che nelle fantasie non ci fosse pi
nessuno che lo infilzava come uno spiedino.
Il capitano si sorb tutta la noiosissima messa.
Riusc a sopportarla solo perch gli risultava assai
divertente osservare, ovviamente con la discrezione dovuta,
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XII
(Mosche nelle nani)
Il giorno dopo era domenica e Antonio si svegli con un
senso di leggera frustrazione. Elementi ne aveva tanti: i
fusti ritrovati, il diario, la mappa catastale dalla quale si
evinceva la collocazione del terreno vicino al luogo di
ritrovamento, con un palese interessamento di chi gestiva
quei traffici, l'ovvio omicidio di stampo mafioso della
ragazza, l'ambiguit del comportamento di Don Giuseppe,
quel Carmelo che sembrava essersi volatilizzato, erano tutti
elementi che gli davano modo di tracciare nella propria
mente un quadro abbastanza chiaro e definito di come
fossero andate le cose, anche sul quadernetto dove si
appuntava i particolari e le impressioni il racconto del
caso cominciava ad essere abbastanza credibile. Certo
alcuni aspetti erano ancora non perfettamente chiari ma nel
complesso tutto concorreva a delineare quella che
probabilmente sarebbe potuta essere la realt dei fatti.
Eppure lui si sentiva come se avesse un pugno di mosche in
mano, che fin quando restava chiusa stavano tutte l, buone
buone, ma nel caso in qui, avresti aperto il pugno se ne
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XIII
(Pep penzoloni)
Arrivato sul retro della chiesa, trov una folla di gente.
Alcuni piangevano i pi cercavano di scrutare attraverso la
porta cercando di vedere qualcosa.
Fortunatamente c'erano anche tre vigili urbani a piantonare
l'ingresso, senn magari sarebbero anche entrati dentro,
tanto morbosa era la curiosit di alcuni di quegli astanti.
Dentro il corridoio trov di tutto e di pi, un magistrato, il
sindaco, un giornalista e un'altra decina di persone non
meglio identificate. Sulla porta che accedeva al patio vide
uno dei suoi ragazzi.
Buona sera capitano, la stiamo cercando da un pezzo... ma
cosa ha fatto alla faccia?
Anselmi fatti i cazzi tuoi, capito?
S certo capitano mi scusi.
Perch sei qui? Questa non la porta dalla quale si accede
al patio?
Cosa capitano?
Anselmi il patio il giardino interno!
Ah... s capitano nel giardino si impiccato Don Pep.
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Don Pep?
Certo capitano... Don Pep cos lo chiamano, anzi lo
chiamavano, a Don Giuseppe. un soprannome ma non so
se Don Giuseppe lo gradisse. Certo ora che morto non
credo che se la possa prendere pi di tanto.
Anselmi, che fai lo spiritoso? Ti sembra il momento di fare
battute? Gli dissi con faccia seria, trattenendo comunque,
un sorriso.
No capitano. Ha ragione, mi perdoni.
All'interno del patio le Sorelle del Sacro Cuore
Addolorato si erano messe tute in ginocchio ai piedi del
padre che esanime penzolava e tutte, nessuna esclusa,
piangevano e pregavano.
Il magistrato che era gi l, si avvicin e cli chiese:
Che dobbiamo fare capitano?
Ma scusi dottore perch questo dispiegamento di forze? In
fondo non si tratta di un suicidio? previsto tutto ci in
questi casi?
No capitano in effetti non sarebbe necessario. Ma deve
sapere che una delle sorelle entrando nel patio ha visto due
uomini, che poi sono scappati alla vista della stessa, dopo
ha scoperto Don Giuseppe appeso alla corda ed essendosi
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imbarazzante posizione.
Mentre il medico legale faceva i primi rilevamenti sul
posto, il capitano Antonio Magni metteva in scena la
tragedia della fine del parroco.
Posiziona una sedia sotto il cappio che era ancora l
penzoloni, poi manda uno dei suoi ragazzi a chiedere alle
sorelle un metro da sarta e con quello misura la salma di
Don Giuseppe, chiede ad Anselmi quanto fosse alto e visto
che le due misure corrispondevano gli chiede di salire sulla
sedia.
Al magistrato veniva da ridere e Anselmi non era per nulla
convinto di quella messa in scena.
Che devo fare capitano?
Allora, prova a metterti il cappio al collo!
Come capitano! Il cappio al collo! Ma a me la cosa fa
impressione!
Dai su Anselmi una simulazione non fare storie.
Ma scusi capitano e se poi cado, o si rompe la sedia... non
che va a finire che muoio!
Ma no stai tranquillo! Che poi ci siamo noi e ti
prendiamo... dai forza Anselmi un ordine!
Alla fine il carabiniere Anselmi si decise e prov ad infilarsi
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cadaveri commestibili.
Il magistrato chiese al dottore se potesse stabilire in che
modo era porto il parroco.
Si muore sempre per arresto cardiaco, forse solo in caso di
decapitazione si potrebbe asserire che il cervello muore per
anossia mentre il cuore batte ancora e comunque
indipendentemente da esso. Per ora pi non posso dire.
Sentenzi il medico.
Il magistrato ci rest un po' male e disse al capitano che
probabilmente potevano anche andarsene a casa, che
avrebbero aspettato la relazione del medico per decidere
cosa fare.
Si erano incamminati verso l'uscita, quando il medico legale
li chiam.
Venite, venite un attimo qui.
I due tornarono al fratino dove la salma era stata sistemata
prona:
Guardate la nuca.
E la guardarono.
Notate che in questa zona pi scura.
S. Risposero all'unisono.
E cosa pu significare? chiese il giudice.
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fredda per buoni venti minuti, la pelle gli bruciava per tutto
il sole che aveva preso al mare sulla ionica qualche ora
prima. Verso le nove busso il giudice e lo invit ad andare a
mangiare una pizza. Davanti ad una fantastica margherita
parlarono del caso e il magistrato estern tutta la sua
preoccupazione per un caso che iniziava a tingersi di colori
troppo cupi. Antonio fu colpito particolarmente da un
discorso del giudice, che recitava pi o meno cos: Questi
crimini: la morte della ragazza, i fusti di diossina, e il
presunto omicidio del prete, se fossero legati tra loro,
sarebbero lo specchio di una 'ndrangheta che si sta
organizzando in modo impeccabile. E se lo fa perch ci
sono interessi economici molto grandi e se ci sono soldi c'
potere e dove c' potere arriva la politica che per i propri
interessi, che poi alla fine sono interessi meramente
elettorali, mette tutta l'attenzione di far s che quel potere
sia sempre pi grande. Quindi noi stiamo perdendo tempo
perch non ci permetteranno mai di risolvere il caso, e nel
caso improbabile che stessimo per riuscire a farlo
proveranno a farci fuori. Ma poi non ci pensarono pi e
ordinarono una seconda pizza, d'altronde la prima era stata
veramente favolosa.
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XIII
(l'attentato)
Luned fu un giorno di riflessione.
Antonio fu, tra le altre cose, impegnato con un duplice
omicidio, questa volta sicuramente non di stampo mafioso,
in quanto un marito geloso aveva fatto a pezzi con un'ascia
la moglie e l'amante della stessa, dopo averli trovati a
consumare, nell'auto di lui, un congresso carnale. Li aveva
seguiti con la sua Ape a tre ruote fin dentro una pineta, una
volta l aveva aspettato che iniziassero a fare l'amore, si era
avvicinato e aveva visto la peggiore scena che i suoi occhi
potessero vedere: lei che glielo prendeva in bocca. La cosa
lo fece impazzire, anche perch la moglie si era sempre
rifiutata di fare quel giochetto con lui, che se fosse stato pi
avvezzo ai bidet avrebbe evitato quel tipico sentore di
gorgonzola e magari lei ci avrebbe fatto un pensierino,
quindi in un impeto di furia omicida era tornato all'Ape
aveva preso una grossa ascia con la quale spaccava la legna
e li aveva fatti, entrambi, a pezzetti piccoli piccoli. Poi si
era costituito, mostrandosi tra l'altro assolutamente non
pentito per aver trucidato barbaramente i due amanti, anzi
148
transito.
Resti dietro il bancone non si muova per nessun motivo.
Vogliono uccidere me, vado a cercare aiuto forse mi seguir
e forse andr via, in ogni caso tra qualche minuto chiami i
carabinieri, gli dica che stanno cercando di uccidere il
capitano Magni.
In un attimo deve decidere quale direzione prendere.
Scappare lungo la strada asfaltata era troppo rischioso lo
avrebbe esposto al tiro di un ipotetico complice, che se
c'era, sicuramente sarebbe stato sulla strada, in auto, ad
aspettare al di fuori della stazione. Nascondersi nel
caseggiato ferroviario sarebbe stato come attribuirsi il ruolo
del topo in trappola. Si mise a correre lungo i binari nella
stessa direzione del treno in transito che fortunatamente
procedeva a velocit ridotta, e la mise da damerino atletico
in questo caso aveva un suo perch.
Riusc a superare, celato dal treno in corsa, una leggera
curva che lo nascondeva dalla vista del killer. Passato il
treno 'u Surdu attraversa i binari e davanti alla porta del bar
spara altri due colpi nella direzione del bancone, sperando
in eventuale movimento di chi eventualmente fosse
nascosto l dentro.
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XIV
(la fuga)
Sa che non deve farsi prendere dal panico, sa che deve
correre, allontanarsi il pi possibile dalla stazione, sa che
mentre fa ci deve pensare, riflettere attentamente su cosa
fare.
Non sa se il suo killer lo sta inseguendo, se ha uno o pi
complici. Certo se si vuole eliminare un capitano dei
carabinieri normalmente si organizza la cosa in grande stile,
quindi c' la possibilit che chi voleva assassinarlo non
fosse solo. Decide di fermarsi, nascondersi e aspettare.
Serve un posto nel quale non pu essere visto e dal quale
riuscire ad avere una buona visibilit sul campo circostante.
Corre e si guarda intorno, rallenta il ritmo per poter vedere
meglio ogni dettaglio del panorama intorno a se, individua
una vecchia piccola costruzione in muratura, una sorta di
piccolissima casamatta posta al lato della ferrovia, il luogo
ideale dove nascondersi.
su di una piccola collinetta di pochi metri, quanto basta
per riuscire a vedere chi eventualmente si stesse
avvicinando al suo nascondiglio.
157
dargli le spalle.
Fu quasi troppo facile arrivare da dietro e colpirlo col ramo.
Il capitano cerc di calibrare il colpo per fargli perdere i
sensi, ovviamente sperando di non procurargli lesioni gravi
e fu bravo perch il giovane killer cade a terra
momentaneamente privo di sensi, giusto il tempo di
disarmarlo, sfilargli la cintura e con la stessa legargli le
mani dietro la schiena.
Dopo qualche minuto riprese i sensi.
Appena riapr gli occhi il capitano lo fece alzare e gli
ordin di incamminarsi verso la stazione e mentre
camminavano gli parl e disse:
Adesso non fare mosse false, che la tua Mauser la so usare
quanto te, non mi costringere a sparare, daccordo?
Ma chi voliti? Cu siti?
Sono il capitano dei carabinieri Antonio Magni e lo sai
benissimo e cammina e ripeto non fare stupidaggini che non
ho nessuna voglia di correrti dietro.
Niente sacciu.
Davvero? E perch prima mi hai sparato?
Io sparato a voi, e pecchi? Guardate che vi sbagliate, io a
nuddu sparai.
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XV
(Saint-Vincent)
Sono le sette del mattino.
Con una tazzina di caff bollente in mano, Antonio, dalla
finestrella in legno del suo piccolo attico nella cittadina
valdostana di Saint-Vincent osserva le maestose montagne
della catena delle Alpi occidentali, il sole si affacciato da
poco tra la V di due vette e attraverso il vetro gli scalda il
volto.
Qualcuno forse, ma non necessariamente, per proteggerlo
l'aveva destinato in quella ridente, nel vero senso della
parola, cittadina.
Guarda quell'imponente paesaggio e ancora non riesce a
capire se lo stato si fosse comportato come un padre
premuroso che vuole, sopra ogni altra cosa, proteggere i
suoi figli, oppure se lo stesso stato per proteggere gli
immondi affari dei suoi figli peggiori l'avesse tolto dai
giochi con una semplice firma, apposta da qualche
squallido funzionario ministeriale, solo perch, magari,
stava iniziando a tirare le fila della matassa.
Questa domanda non gli dava pace. Sarebbe stato
166
nessuno si insospettisse.
Due giorni dopo quel racconto, Antonio and a fare un giro
a Torino per fare compere. Si era informato e si era
procurato l'indirizzo di un negozio di vestiti e accessori per
le rappresentazioni teatrali. A vrete capito, il capitano stava
per fare una pazzia. La storia del truffatore gli aveva fatto
venire un'idea un po' folle e decise che sarebbe diventato
abile nel travestimento. Compr una parrucca di capelli
ricci e una barba finta, trucchi per il viso e un paio di RayBan con la montatura dorata e le lenti verde scuro,
complet quello sarebbe stato il travestimento con un paio
di jeans a zampa d'elefante e una maglietta bianca aderente.
Fece varie prove, osservava come si atteggiavano
determinati giovanotti e a casa si esercit a lungo per essere
il pi naturale possibile. Arriv agosto con i relativi giorni
di ferie e quindi era venuto il momento di provare a mettere
in atto questa strampalata idea. Restava un unico problema:
l'automobile. La sua 127 bianca era conosciuta da molti a
Stalattini, gli venne un'idea. And a Firenze dove abitava
sua sorella, era sposata con un ricco avvocato e aveva una
bellissima 128 coup rossa, con la scusa del lungo viaggio
in Sicilia, cos gli disse, se la fece prestare, lasciandole
173
XVI
(Stalattini)
Il pomeriggio seguente al piacevole afinalistico incontro
con la signorina ticinese varc con la sua 128 coup i
confini tra Basilicata e Calabria.
Mancavano non pi di due ore alla meta del viaggio. Si
travest nei bagni di una stazione di servizio che si trovava a
non pi di cento chilometri da Stalattini, ovviamente
doveva arrivare gi calato nelle vesti di Marco e non certo
in quelle di Antonio.
Decise che sarebbe stato pi saggio trovarsi un alloggio non
proprio in centro a Stalattini e quindi and a stare in un
camping sul mare a pochi chilometri dalla cittadina.
Sapeva che era totalmente abusivo e quindi non avrebbero
fatto storie con i documenti, si sarebbe fermato non pi di
quattro giorni, doveva solo evitare di farsi fermare dalle
forze dell'ordine e tutto sarebbe andato per il meglio.
Prende un bungalow a picco sul mare. Era pi che altro un
capanno in legno costruito su alcune rocce che stavano ai
confini di un oliveto secolare. Per la prima sera decise di
restarsene l.
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183
XVII
(annullamento)
Quella vita da gigol stava iniziando a piacergli.
In due giorni aveva fatto complessivamente pi sesso che
negli ultimi tre anni e non aveva pensato a Maria e la cosa
forse alla fine era positiva, non tanto perch desiderava
dimenticarla, ma pi che altro temeva che potesse diventare
un ossessione e visto che aveva la ferma convinzione che
dalle ossessioni alle volte possa nascere il male, in fin dei
conti non pensarla era certamente un fatto buono.
Ma si rese anche conto che rischiava di prendere una brutta
china, fino a che punto si poteva spingere in quella farsa?
C'era il rischio che potesse perdere la propria identit? Ma
no... alla fine era un gioco. In fondo era in vacanza e del
suo tempo in villeggiatura ne poteva disporre, per
definizione, a proprio piacimento senza dover dare conto a
nessuno di quello che faceva.
La mattina dopo alla notte nella caletta magica si era
svegliato alle undici del mattino, il bungalow che stava
accanto al suo era vuoto, i veneti sicuramente erano partiti
prima del suo risveglio.
184
XVIII
(identit)
Antonio Magni; il capitano; Marco, insomma uno di questi
due, sta riflettendo, se vogliamo usare un tono enfatico,
sulla propria identit; sul senso stesso del proprio ruolo e
potremmo aggiungere, sull'utilit o meno del suo operato.
Forse il caso di lasciarlo in pace per un po' di tempo,
perch se deve andare avanti col lavoro che stava
svolgendo, sar bene che dipani ogni possibile dubbio su
ci che , e sul rischio che corre, di ci che potrebbe
diventare.
Certo possiamo avere la certezza che a noi star bene
qualsiasi scelta assumer, perch abbiamo capito che un
uomo riflessivo, autentico, fondamentalmente corretto e ci
sembra giusto che trovi, come si suol dire, con un
espressione leggermente banale e alquanto aspecifica, una
propria dimensione.
Riuscir a dare pace a Maria? Smascherando gli assassini di
Carla.
Lo far seguendo i protocolli che le norme imporrebbero?
Continuer, magari fino a restarne intrappolato, nella farsa
191
dell'altro lui?
Continuer a crogiolarsi al sole di Calabria?
Queste domande che noi ci poniamo, forse indirettamente
se le pone anche lui. Ma si fatto sera e nonostante
l'ombrellone, la pelle brucia leggermente, come se si
tendesse sui muscoli sottostanti e quindi per ora se ne sta l
davanti al capanno, nella pi perfetta solitudine, sulla solita
sedia arrugginita ormai totalmente preso dal suo libro;
rinfrescato dalla leggera brezza che risale su per la
scogliera. Sta sperimentando la pi straordinaria delle
condizioni umane: quella in cui non si pensa a nulla, si sta
in un posto che si sente come il migliore al mondo, e si
finisce per restare catturati da qualcosa (in questo caso il
romanzo di Wells) e non c' bisogno di null'altro per sentirsi
bene.
Passa un altro giorno tra capanno e spaggiette e il terzo,
visto che tra le altre cose l'acqua del mare si era
inspiegabilmente sporcata, decide di farsi un giro a
Parrichello. Prima di partire da quel luogo, almeno per
un'oretta, doveva sedersi sulla sua panchina preferita!
Calandosi in Marco, con la 128 coup rossa si reca in
centro. Parcheggia nelle vicinanze della villa e con una
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fumanti.
Antonio infatti, non prendendo sonno, verso le tre della
notte era sceso alla spiaggietta. Era rimasto troppo colpito e
affascinato dal luogo, la sera prima e voleva gustare ancora
quella atmosfera, era rimasto sdraiato sulla spiaggia a
guardare le stelle e alla fine si era addormentato. Ai primi
spari si svegli di soprassalto, cap subito cosa stava
succedendo e rimase nascosto tra le rocce aspettando che i
giovanotti finissero il loro lavoro.
Poi approfittando della confusione generale, visto che quasi
tutti erano andati a godersi lo spettacolo delle fiamme nella
notte, era entrato in una roulotte, che ovviamente era stata
lasciata incustodita e aveva rubato alcuni capi: infradito,
pantaloni, una maglietta e un po' di contanti. Gli pes
moltissimo essere costretto a recitare la parte del ladro, ma
non aveva altra scelta, prima indossava solo il costume da
bagno e doveva andarsene subito. Memorizz la targa delle
sue vittime e giur a se stesso che in qualche modo nel
futuro li avrebbe rintracciati e anonimamente risarciti.
Fortunatamente la 128 coup rosso corsa, non aveva destato
sospetti ed era sempre l ad aspettarlo.
Senza mai fermarsi, non poteva rischiare di essere fermato
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201
XIX
(ritorno nella valle)
La vita e il lavoro tra le montagne erano ripresi con la
regolarit e la tranquillit che ogni uomo o donna, in fin dei
conti, potrebbe aspettarsi.
Le sue strane vacanze erano state, tra: dubbi sull'identit,
storie fugaci, Maria ritrovata e tentati attentati, in fin dei
conti, si brevi, ma dense di emozioni.
Ora a due mesi di distanza, nel freddo di quelle valli, erano
come un lontano ricordo, piacevole da rivivere di tanto in
tanto, in ogni dettaglio, quando la notte, alla fine di una
giornata, nella quale si pensato e fatto tutt'altro, si aspetta
il sonno.
Giorno dopo giorno iniziava ad apprezzare Saint-Vincent
col suo freddo efficiente pragmatismo e a dimenticare
Parrichello e il suo caldo utopistico menefreghismo.
Una sera and con alcuni amici a Fenis, per passare una
serata diversa dal solito in un locale dove si diceva
servissero eccellenti cocktail. Parlavano del pi e del
meno, di lavoro, di sport, soprattutto calcio, e di donne. In
realt non che si stesse divertendo molto; i primi due
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intensit del flusso. L'unica sua speranza era che anche lei
provasse le stesse cose che sentiva lui, o perlomeno sperava
che in lei ci fossero sentimenti che potessero in qualche
modo collimare con i suoi. In fin dei conti il tempo insieme
era stato poco e in condizioni particolari. Poteva anche
darsi, che il loro rapporto fosse esclusivamente relegato da
quelle circostanze che nel passato si erano verificate.
Il rischio di una delusione era possibile ma doveva tentare,
e decise che il primo luned che si sarebbe potuto assentare
dal lavoro avrebbe preso la 127 bianca per andare in
Lombardia a cercare di incontrare Maria.
Un paio di giorni dopo la formulazione di questo amorevole
proposito fu chiamato dal sottosegretario agli Interni, che
gli comunic che sarebbe dovuto andare in Calabria. Erano
stati assassinati due giovani carabinieri e lo Stato questa
cosa non la poteva tollerare.
Era stato creato un modulo investigativo speciale, dove
affluivano varie competenze, e lui era stato reputato valido
a pieno titolo di farne parte.
E fu l'ennesima valanga di sensazioni contraddittorie.
Da un lato si sentiva estremamente lusingato dall'incarico
che gli era stato conferito, era come una sorta di
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leggermente ironico.
Cenarono, e dopo lei gli mostr un album con tutte le foto
di Carla che era riuscita a raccogliere.
Sai non hai idea quanto mi manca. Non c' giorno che non
la pensi almeno una volta. Guardo queste foto e non riesco
a farmene una ragione. Quando ero pi giovane sono
venuta in questa citt solo per poterle dare una vita migliore
e quindi non ho vissuto in pieno la sua infanzia. Carla
viveva gi in Calabria con mia madre, che l'ha cresciuta
come una figlia. Ero convinta che sarebbe stato meglio
cos, che la bambina sarebbe cresciuta in un ambiente pi
sano. Allora credevo che Milano fosse la citt del demonio.
Dove non c'erano valori. Dove la gente viveva per lavorare
e per divertirsi. Sai... appena arrivai alla stazione centrale,
vedevo le donne vestite strane e pensavo che fossero tutte
delle poco di buono. Immagina a me che avevo vent'anni e
venivo da un posto dove tutte eravamo vestite di nero con i
vestiti fino ai piedi. Non sapevo nulla della vita, dei
rapporti tra la gente, del lavoro. Ero poco pi che una
ragazzina, gi vedova e senza nessuna cultura. Figurati che
quando mi parlavano non riuscivo neanche a capire bene
cosa mi dicessero e faticavo anche a farmi capire. Ci misi
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EPILOGO.
Sono in viaggio verso il sud sulla mia piccola auto.
Attraverso le autostrade d'Italia e noto come, chilometro
dopo chilometro, essa cambia. Prima piatta e ricca, poi
amena e verde, e ancora lussureggiante e contraddittoria,
per finire quasi selvaggia, desolata e crudele. Sono sulla
mia 127 e osservo come la mia nazione si esprime
attraverso i paesaggi e non ce ne uno che non abbia subito
la mano pesante dell'uomo. La cosa non mi dispiace, anzi
mi rende motivato a proseguire, perch vedo la mano e
capisco che non sempre per peggiorare le cose. Forse
proprio questo che devo fare: correggere la mano quando
sbaglia nelle azioni, e devo farlo ad ogni costo, con ogni
mezzo. Anche a costo di cambiare ancora identit. Devo
dire che strana questa storia del travestimento, non ho
capito come mi sia saltato in mente di cambiare aspetto e
identit solo per provare a ritrovare delle sensazioni che mi
avevano preso cos tanto da farmi perdere il sonno, ma che
alla fine mi hanno regalato un illuminazione per cambiare
le cose, forse in fin dei conti una delle strade possibili
cambiare se stessi.
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nota dell'autore
La storia raccontata in questo libricino completamente
inventata. I personaggi, i loro nomi e cognomi, le localit e
come vengono denominate, i fatti e le situazioni nelle quali
si vengono a trovare sono frutto della mia fantasia e non
hanno alcun riscontro nella realt. Qualsiasi eventuale
omonimia del tutto casuale.
Faccio riferimento all'Italia degli anni settanta, ma non
voglio esprimere alcun giudizio sulla stessa, il contesto
diventa solo un pretesto per raccontare una storia, come gi
detto, inventata.
Un ringraziamento e un plauso a tutti gli uomini, che pur
con i loro legittimi dubbi, sono al servizio delle istituzioni,
anche se ho la ferma convinzione che queste ultime
potrebbero fare qualcosa in pi per chi a votato la propria
vita a servirle.
Di contro ci tengo ad esprimere un giudizio assolutamente
negativo verso le organizzazioni di stampo 'ndrangetisico,
anche se sono assolutamente convinto che molti uomini che
militano nelle fila delle associazioni mafiose, potrebbero
avere delle potenzialit e se si ravvedessero e pagassero il
loro debito con la giustizia, potrebbero dare un valido aiuto
alla crescita e allo sviluppo del Meridione .
La bella cittadina di Saint-Vincent reale e si trova in Val
d'Aosta, andatela a visitare, ne vale la pena. Come reale
anche la regione dove ambientata la storia, la Calabria,
che la terra dovo sono nato e dove ho passato buona parte
della mia vita. Anch'essa, ovviamente vale, prima o poi
nella vita, una visita, possibilmente non fugace e
superficiale.
r.p.
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