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Veleno

G.RaffaelePerelli

Italia degli anni settanta.


Un capitano dei carabinieri nato nel cuore dell'Oltrep pavese, svolge il
suo servizio in Calabria. Le 'ndrine si stanno organizzando in una mafia
che guarda ai nuovi confini degli affari di un'Europa post-industriale.
Lui cerca di contrastarle ma si ritrova solo senza uno stato che lo supporti
adeguatamente, anzi! Non tutti gli uomini delle istituzioni dimostrano
un'altezza morale degna del ruolo che rivestono.
Quindi dovr trovare dentro s tutte le risorse per non cedere ad una
possibile deriva della propria etica.
Tra mille dubbi prover a far s che il buon nome della benemerita continui
a brillare.
Una donna gli entrer dentro prepotentemente e lui, anche per amor di lei
cercher di risolvere un caso piuttosto ingarbugliato.
Questa storia parla di veleno, il veleno che inquina, il veleno che uccide.
Quello ancor peggiore che infetta gli animi. Il capitano alle prese con i
veleni in un Sud corrotto e violento, dovr far ricorso a tutte le sue qualit
per districare un enigma difficile da interpretare. E dovr farlo senza farsi
avvelenare!

PROLOGO
(zozzume)
L'Italia del '75, godeva ancora di un abbrivio che
contribuiva a continuare a dare il sentore che il paese stesse
galoppando verso un futuro radioso.
Purtroppo questa era solo una sensazione e molti fattori
stavano di contro determinando una perdita di competitivit
dell'industria italiana che a sua volta avrebbe portato col
tempo il paese in una valle di lacrime.
Molti elementi stavano definendo un cambiamento epocale
del sistema produttivo nazionale, e in particolar modo: la
Guerra del Kippur con il prezzo del petrolio alle stelle, i
sindacati, costretti da un'inevitabile protezione della classe
operaia, con l'abolizione delle gabbie salariali, e le stragi,
pi o meno di stato, che certo non favorivano un clima
disteso e produttivo. Nonostante tutto ci manufatti di ogni
tipo uscivano dalle fabbriche del nord e sulla scia di una
secolare tradizione qualche bene di lusso, e purtroppo molta
paccottiglia, favoriti da una scellerata svalutazione delle lira
prendevano il largo verso ogni dove.
In giro per il mondo, vecchi e nuovi ricchi, molti che
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fingevano di esserlo e moltissimi che gi allora si


coprivano di debiti pur di sembrarlo, compravano di tutto,
quindi si produceva senza alcun controllo, si produceva
insozzando con veleni dappertutto e senza ritegno.
Gli imprenditori illuminati erano davvero pochi e la
coscienza ecologista ancora non era diventata di moda.
Alcuni industrialotti perlopi del centro-nord, privi di
qualsiasi etica, sebbene non gradissero proprio la cosa,
finivano nell'occhio dei controlli ed erano loro malgrado
costretti a smaltire in qualche modo i residui infestanti.
A ci si aggiungeva che i fiumi e i campi del nord non
potevano pi nascondere tutto quello schifo.
Una soluzione non propriamente ortodossa fu quella di fare
partire tir carichi di rifiuti venefici verso un sud ancora
immacolato. Soldi riempivano tasche che avevano visto
solo miseria e fame.
Uomini senza storia felici si sfregavano le mani.
Uno stato inadeguato faceva quel che poteva.
Un altro stato molto pi organizzato si cominciava,
anch'esso, a sfregare le mani.

I
(putrefazione)
Gruppetti di turisti perlopi oriundi si aggiravano al mattino
per le vie del paese, passeggiavano per le bancarelle alla
ricerca di qualche piccolo affare. Qualche piccolo inutile
oggetto, che inutilmente avrebbe riempito case gi
stracolme di cose superflue. Non c' alcun ordine nel loro
andare, sparsi dappertutto li trovi, vecchi, giovani, uomini,
donne. Rallentano quando il flusso trova imbuti, accelerano
quando la strada si apre in piazze o in slarghi. Svogliati ma
tutto sommato allegri, giravano per quei banchetti di
cianfrusaglie, di quella paccottiglia da pochi spicci; dove
venditori di piatti sbattevano istericamente la merce per
decantare una inutile eternit della stessa e dove, i primi
vagiti di una prossima ventura invasione di oggetti
dall'estremo Est, irreparabilmente si manifestava. Appunto
giravano, gi al mattino sudati, inconsapevoli di un dramma
che poche ore prima si era consumato.
Bambini correvano tra le gonne delle mamme, non c'era
ansia nelle loro mattine; scuola non c'era, compiti no se ne
facevano, tutto il giorno in giro, tra mare, gelati e pizzette,
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forse gli unici pianamente felici di quel far nulla. Lontani


anni luce dagli occhi pieni di terrore di una ragazza, appena
pi grande di loro, davanti alla morte.
L'aria era tetra per via del fatto che la notte una bella e
giovane donna, ma veramente bella e veramente giovane,
era stata trucidata e probabilmente prima anche violentata.
In quell'aria per un imperscrutabile mistero, nauseabondo
l'acre odore del crimine stava lentamente riempiendo ogni
angolo della ridente cittadina.
Un giovane capitano dei carabinieri, probabilmente non
completamente convinto del ruolo che rivestiva, stava
chinato su quel corpo martoriato che nonostante tutto
conservava una cupa e sensuale bellezza, che rapidamente
in quel caldo mattino, umido e saturo di nulla, lentamente
ma inesorabilmente lasciava spazio alla pi triste
putrefazione.
Uno squarcio sull'addome all'altezza dell'ipogastrio,
provocato, probabilmente da un colpo di lupara caricata a
palle legate, certamente sparato da non pi di due o tre
metri, era come una inequivocabile firma.
Stesa supina sul selciato, la testa appoggiata su di un
muretto scalcinato, il vestitino estivo alzato fino all'inguine
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e senza mutandine; quel corpo immobile stava esanime,


come una dolorosa statua dormiente in un vicolo cieco con
le gambe divaricate, dando l'impressione della pi bieca
profanazione di un essere del creato.
Il bianco vestito della festa era stato sempre lavato e stirato
con cura, si sapeva quanto potesse tenerci, e vederlo ora
lacerato dal colpo mortale e macchiato di sangue rappreso,
che a chiazze striate ricordava la corteccia di un albero,
dava una pena che anche gli occhi pi insensibili all'orrore
si sarebbero stretti in un miserevole diniego.
La vittima aveva visto negli occhi l'assassino e aveva, forse,
avuto il tempo di domandarsi: perch?
Antonio Magni guardava quel volto livido e pi che
chiedersi chi potesse essere stato, riflett sul fatto che
certamente qualcosa nelle cosche stava cambiando.
E si... non v'erano dubbi, per un presentimento che metteva
sgomento, ebbe la netta sensazione che si trattava di un
efferato delitto di stampo mafioso, quella morte era stata
ordinata da una 'ndrina, per un motivo, fu questa la prima
certezza.
E s, l'ineluttabile morte, che spezza sui fianchi ogni
speranza, che truce caccia chi resta in un imperituro incubo,
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portando, anche se incolpevole, chi aveva come unico


scopo di vita chi vita pi non ha, in un inferno in terra, fatto
di fiamme dolorose che inceneriscono anche lo spirito pi
indomito, proprio quella morte per come era stata, doveva
avere un motivo preciso, e solo questo il nostro capitano
avrebbe dovuto scoprire.
Il fatto era successo in uno di quei tipici giorni d'agosto che
si fatica a capire se domenica o luned o magari gioved,
perch in fondo, quei giorni sembrano tutti uguali.
Non si lavora e ci sono pochi riferimenti per comprendere
di quale giorno si tratti.
Si sa solo che quei giorni passano in fretta. Come in fretta
passer il tempo a disposizione per non fare nulla e passer
il caldo e le granita di caff con panna al mattino al bar,
passeranno i bagni al mare, le passeggiate per bancarelle, le
chiacchiere nelle notti calde con gli amici sempre ritrovati, i
parenti emigrati al nord che tornano mu si futtunu a spisa e
le lunghe giornate empie di splendida luce che sempre si
concludono con magnifici e decadenti tramonti infuocati di
rosso porpora e di arancio vermiglio, con al centro,
accecante, la solita bianca sfera del sole calante.
Passeranno anche i rumori, le puzze, gli ambulanti che
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dormo nelle traverse, i tamburi e le processioni di spine


insanguinate che lavano le coscienze e onorano le
reverenze.
C' chi vivr quell'estate nella gioia, nell'allegria e non
penser a nulla se non di cercare di stare bene. Si sa, agosto
un mese particolare, fa caldo ci si spoglia dai vestiti e
dalle solite abitudini, ci sentiamo liberi, facile credere che
non accadr nulla di particolare, che in quei giorni caldi
nessuna inquietudine possa impossessarsi di noi. Quindi i
pi vivono quel periodo mettendo le ore dopo le ore, tra i
lidi e i tavolini dei bar, le chiacchiere inutili e qualche
fugace scorribanda dei sensi quasi sempre non praticati;
nessuno si sente in colpa per il non far nulla di utile,
nessuno crederebbe mai di dover vivere il dramma, in quei
giorni di mare, luce, caldo, stroncatura con gli amici,
nocino 'nto frigu e mustazzoli.
Poi quasi per un'alchimia, la luce si accorcer e si inizier a
sentire il desiderio di coprirsi un po' e in men che non si
dica si arriver a settembre, al silenzio e alle strade vuote,
alle piogge e al solito tram tram quotidiano, fatto di lavoro,
noia e di piccole amarezze giornaliere difficili da buttare
gi.
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Noi potremmo anche non sapere che giorno fosse, ma il


capitano Magni lo sapeva benissimo, il suo compito era far
rispettare la legge e vigilare affinch i crimini avessero
poche possibilit di compiersi e per portare avanti questi
compiti che lo stato gli aveva assegnato doveva controllare
ogni particolare dello spazio e del tempo, dei singoli e della
comunit. Era certo che i problemi nascessero sempre e
comunque da interazioni, che si esplicano nel tempo, tra gli
individui con le loro peculiarit e il contesto sociale nel
quale si muovono.
Aveva solo qualche dubbio su come fare rispettare la legge,
se applicare sempre e comunque le norme stabilite dal
legislatore, quelle norme che avrebbe dovuto sentire come
un dogma, oppure scegliere una libera interpretazione delle
stesse. In buona sostanza gli capitava alle volte di
desiderare di adottare l'antico marziale principio,
sintetizzato nella celebre e abusata frase: Il fine giustifica i
mezzi.
Era un principio al quale spesso si rifacevano i suoi nemici
giurati: gli uomini della 'ndrangheta. Ma visto che in cuor
proprio sapeva che tra lui e loro c'era una netta differenza,
tendeva a credere che lo stesso principio applicato da
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persone diverse, alla fine potesse avere una valenza diversa,


buona o cattiva, a secondo se le persone fossero buone o
cattive, ma anche su questo nutriva qualche dubbio.
Ma si sa, un carabiniere non dovrebbe avere dubbi, un
carabiniere deve far rispettare le leggi applicandole in modo
pedissequo, pari pari a come le ha formulate il legislatore,
deve perseguire i crimini restando in un preciso binario,
non c' spazio per la fantasia o la creativit, tanto meno per
i dubbi, che sono lussi che un ufficiale della benemerita
assolutamente non si pu permettere. Magari sta proprio in
questo la forza dell'arma, che nei secoli l'ha resa in un certo
senso impermeabile a determinate indesiderabili
infiltrazioni. Quasi sempre, ma non sempre, perch qualche
ombra o qualche scheletro, in fin dei conti possono essere
fisiologici, anche nella pi specchiata forma di
organizzazione istituzionale nata per proteggere
militarmente una nazione dai propri potenziali nemici
interni.
Quindi niente dubbi, nessuna incertezza, e soprattutto, zero
spazio per le iniziative personali. Ma forse il capitano
Antonio Magni era diverso, e alle volte qualche volo
pindarico lo faceva pure.
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II
(fango)
La macchina del fango si avvale di un meccanismo
spontaneo e automatico messo a punto in secoli di becera
miseria interiore.
Ci sono individui che fondamentalmente non hanno un
cazzo da fare (forse terrorizzati di prendere coscienza della
propria nullit), che osservano ci che accade intorno a
loro, e appena hanno la sensazione di percepire un
comportamento contrario alla propria falsa e povera
moralit, iniziano a costruirci sopra con scientifica
precisione castelli di fango e inventate menzogne, che
fortunatamente alle prime pioggierelle settembrine, in
quanto tali miseramente si dissolveranno.
Ma se un castello crolla, spesso il danno resta.
Resta come colla indissolubile sulla pelle.
Resta come letame nell'animo.
Resta come un urlo inquietante nei pensieri.
Ci sono persone dal carattere cos fragile e sensibile che
non riescono proprio a darsi pace quando vengono
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sommerse dal fango delle dicerie.


Carla aveva avuto la sfortuna di conoscere un bel giovane,
dal volto angelico e dall'animo infestato di vermi putridi. Si
era innamorata dei suoi occhi e del suo odore che le
invadeva lo stomaco ogni volta che lui si avvicinava.
Su quella storia d'amore si erano costruite storie, sordide e
intrise di peccato e ambiguit, che avevano ferito
profondamente la ragazza. Gli uomini che l'avevano
desiderata invano ne avevano fatto un paradigma della
buttanaggine, le donne che l'avevano invidiata, l'avevano
usata come un archetipo negativo a monito per le loro figlie
illibate e piene di grazia.
Il giovane, oggetto e soggetto di quell'amore, era stato
chiamato Carmelo.
Era nato il giorno della Madonna del Carmine e sua madre,
nello scegliere il nome, contravvenendo a una tradizione
secolare, aveva scartato Rocco, che apparteneva al nonno
paterno, creando tra le altre cose grande scompiglio in
famiglia; certa che il figlio sarebbe cresciuto con la mano
benedetta della Madonna del Carmine sulla spalla.
Sarebbe stato per tutta la vita pieno di grazia e fortuna con
quell'aura di santit. Questo evidentemente era nelle sue
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suggestioni, ma, o la madre si sbagliava, o la Madonna


ritenne sconveniente dedicarsi a quello che pi che altro era
stato assegnato, nei piani divini, alla mano necrotica di
lucifero.
Infatti Carmelo crebbe, pi che pieno di grazia, pieno di
rancori e malignit.
Lucifero lo aveva forgiato bello, alto, scolpito e invaso di
odori caldi e sensuali, affinch ogni donna che fosse passata
nei suoi paraggi restasse catturata indissolubilmente a
quella carne maledetta.
Al contempo aveva formato un animo scuro, cupo,
polveroso e introflesso su se stesso, ma in un modo cos
ingegnoso da risultare affascinante nei primi approcci, per
far s che quelle catene carnali si cementassero ancor di pi
nei primi giorni di un eventuale relazione che si stesse per
realizzare.
Poi inevitabilmente quell'animo marcio sarebbe emerso,
distruggendo corpo e spirito di un'eventuale mal capitata.
Carmelo era anche amato da un giovane parroco, cos pieno
di libido e senso del peccato da essere disposto a scendere a
patti anche con l'anticristo pur di riuscire a farsi infilzare da
quel giovane dal volto angelico (cos, per usare una
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menzognera figura retorica).


Mise a punto trame diaboliche per far s che la giovane
entrasse in contatto con Carmelo, per poterlo attirare alla
sua parrocchia, frequentata con assiduit da Carla, in buona
sostanza us il desiderio altrui per arrivare ad alimentare il
proprio.
Ma lo sappiamo benissimo, se il desiderio arde quando
soffocato, incendia arroventando quando negato e fonde
tutti gli strati del corpo e dello spirito, quando intriso di
millenario senso del peccato.
Magari non sarebbe successo niente, forse Don Pep, come
lo chiamavano confidenzialmente i parrocchiani, non
sarebbe riuscito a portare avanti il proprio piano se tutta
questa perversa macchina di intenti non fosse stata
alimentata da tante chiacchiere e pettegolezzi, che spinsero
la giovane Carla in un turbillion compensativo di
repressione del desiderio e amplificazione dello stesso.
Tutto inizi in una mattina gelida di febbraio, Don Pep si
era beccato una brutta influenza e Carla si recava a fargli
visita almeno due volte al giorno.
Andava a casa sua e controllava se prendesse le medicine,
gli misurava la febbre, e si preoccupava di preparare il
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pranzo, alla cena ci pensavano le Sorelle del Sacro Cuore


Addolorato.
Don Pep, nonostante avesse fantasie popolate soltanto da
maschi, e in quel periodo, in particolar modo da Carmelo,
preferiva la compagnia della giovane ragazza; le Sorelle
non le digeriva in alcun modo, non le sopportava
esteticamente e non tollerava lo strano odore che
emanavano, gli faceva venire il voltastomaco.
Carla aveva un modo di fare che metteva allegria ed
emanava un profumo di giovinezza che anche alla sessualit
differente del Padre provocava belle sensazioni, che lui non
comprendeva ma che comunque lo facevano stare bene. La
ragazza si fidava ciecamente del Don, e gli confid la
propria inclinazione verso Carmelo. Poverina come era
giovane e ingenua mai avrebbe potuto immaginare che
questa sua fiducia incondizionata potesse essere usata per
un piano perverso!
Lei era biondina con gli occhi azzurri, non molto alta, la
vita stretta, il ventre piatto dolcemente introflesso verso un
delta dal chiaro e soffice pelo, racchiuso tra due morbide
cosce, un bel seno anche eccessivamente mediterraneo e
sufficientemente pieno da sobbalzare delicatamente a ogni
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passo, le gambe e il culo poi... erano uno spettacolo della


natura, l'ottava meraviglia biologica del mondo.
Il tutto pi che sembrare frutto del caso, pareva essere stato
concepito del pi perfetto progetto divino mirato alla
conservazione della specie.
Camminava voltandosi di continuo a destra e sinistra come
a controllare tutto ci che accadesse intorno a lei, come a
verificare se bastanti occhi fossero sulla sua pelle. Il passo
era morbido ma deciso, leggermente saltellante, i capelli
dorati si muovevano al rallenty, chiudendo con ritmo una
sinusoide ideale che andava dall'alluce all'ultima delle
ciocche.
Gli uomini la guardavano immaginando l'odore delle sue
cosce, il morbido del suo sedere, la stordente cedevolezza
del suo seno, l'umido che probabilmente ci sarebbe dovuto
essere nei suoi desideri e i gemiti soffocati che certamente
avrebbe emesso se una mano fosse risalita da sotto la
gonnellina che spesso portava. Ma si sa, gli uomini
costruiscono a prescindere e alle volte a prescindere dall'et
tornano lesti a casa e si chiudono in bagno.
Restavano sogni non raccontabili, ma in qualche modo, per
un oscuro e perverso meccanismo, finivano per alimentare
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quel senso di frustante invidia che potente si creava sulla


signorina, scardinando, un poco alla volta, piano piano,
giorno dopo giorno, la sua vera natura di ragazza semplice e
onesta.
Carmelo tra tutti fin per desiderarla e cos, proprio lui,
seguito dall'invisibile ombra di lucifero, fin per frequentare
la parrocchia di Don Pep.
Il parroco in pochi giorni si rimise in forze e cominci a
machiniare (a fare programmi) per raggiungere i suoi
propositi.
Nella sua allucinata fantasia iniziarono ad apparire
demoniaci caproni e membri duri come faggio stagionato e
la povera Carla nuda e bagnata a fare da schiava spettatrice
a vietatissime perforazioni, e pi immaginava e pi il senso
del peccato amplificava il desiderio e si aggiungevano
bislacchi particolari a quel sordido quadretto che nella sua
mente si delineava.
Una mattina mentre officiava la messa delle sette e trenta,
del mattino, ogni volta che pregava e diceva: Nel nome...
nella sua mente apparivano satiri cornuti con gli occhi di
ghiaccio e dai sorrisi ammiccanti. Portavano a spalla
Carmelo al suo patio, nudo e seduto su di una grande piatto
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d'argento; Carla seguiva il corteo portata al guinzaglio da


un grosso porcello dalle sembianze umane.
Officiava la messa e ogni volta che ripeteva: Nel nome un
fulmine lo attraversava dal petto alla schiena e il suo
piccolo sesso diventava duro come una scheggia di granito
e sotto la tunica sembrava che da un momento all'altro
stesse per scoppiare.
E iniziava a vedere quei pochi fedeli, avventori dell'ora
presto del mattino, unirsi in un orgia grottesca fatta di corpi
vecchi e smunti, dalle carni allapparate (rese cadenti) dal
tempo e dai desideri ormai dei ricordi, tornati prepotenti a
far fare cose vastase. Li vedeva ballare e cantare intorno al
suo trono di re del peccato e i soliti Carla e Carmelo ai suoi
piedi ad adulare.
Viveva quella condizione, che per altri potrebbe essere
considerata come uno stato di grazia, funestata da profondi
sensi di colpa.
Non aveva mai sentito una vera, profonda, vocazione per
una vita fatta di spirito e preghiera, ma per tutta una serie di
circostanze si era trovato ad intraprendere quella strada.
Era il terzo dei sei figli di un ricco possidente siciliano il
quale aveva fatto di tutto per di instradarlo verso una vita
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dedicata al Signore, pi che altro, per non vederselo in giro


per casa. Quel signorotto era convinto, magari a ragione,
che la moglie si fosse fatta fottere da un domestico,
restando gravida e partorendo il futuro Don Giuseppe.
Questo sospetto impervers nella sua mente per alcuni
lustri, rendendogli la vita un inferno. Quando poi il ragazzo,
intorno ai 15 anni divenne un uomo, la somiglianza con il
domestico, che nel frattempo era morto in seguito, guarda
caso, ad un incidente di caccia, divenne imbarazzante. Se
prima la vita del signorotto era un inferno, da quel periodo
divenne uno strazio quotidiano.
Come vivere con la carbonella del braciere dentro lo
stomaco, e ogni volta che lo incontrava era come se
qualcuno soffiasse su quella brace facendola ardere ancor di
pi. Quindi, Don Pep, forse perch nato dal sospetto,
aveva finito per vivere nell'ambiguit (ma questa una mia
personalissima opinione).
Quello che fece alla ragazza, non si pu neppure raccontare,
come la us; prima facendola aprire e poi facendola
diventare schiava di un senso di colpa, che lui aveva, con
ingegno, creato. In buona sostanza, cre un peccato, che in
realt non esisteva, per poter manovrare Carla a suo
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piacimento, finendo per portare Carmelo dentro le mura di


casa propria.
Non so cosa mi prese un giorno. Io che sempre, perlomeno
fino a qual punto della mia vita, ero stata una ragazza che,
come si suol dire: -non ha grilli per la testa-, mi ritrovai ad
avere, proprio nella testa, e soprattutto nella pancia, certi
diavoli che mi tolsero il sonno e mi riempirono le giornate,
non proprio dalla mattina alla sera, a dire il vero, di strani
desideri che poi ad un certo punto divennero irrinunciabili.
E se ho iniziato a dire: -che non so- in realt so benissimo
cosa accadde. E s, fu proprio quell'odore, quei movimenti
delle mani quando mi parlava, e quel coso che stava proprio
al centro del suo prospetto, che quando me lo ritrovavo
davanti mi portava inevitabilmente a domandarmi se
eventualmente avrei potuto farci qualcosa, e soprattutto
quei denti bianchi che facevano capolino tra una parola e
l'altra, lucidi, riflettenti il sole, con la lingua che si muoveva
come un serpente tentatore tra le pieghe di uno spirito
affamato, furono tutte queste cose insieme, che ad un certo
punto scardinarono tutte le mie certezze.
C' da dire che Carla, il buon Dio, o chi per lui, si era
impegnato al massimo per crearla in modo che suscitasse i
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pi indicibili desideri in chiunque la guardasse passare per


strada o in qualsiasi altro posto in cui lei si dovesse trovare.
Ma si sa, i grandi architetti per quanto siano bravi a creare
creature sublimi, sono, al contempo, assolutamente
incomprensibili nelle logiche per le quali lasciano che
accadano determinate cose. Quindi finiamo per non
spiegarci il perch di alcuni fatti: il dolore quando non si
sente di meritarlo, la perdita di un essere innocente, o pi
semplicemente la fine di un amore.
Non c' motivo per cui questa cosa debba accadere
ripetiamo a noi stessi quando accade, e non c' rimedio, non
possiamo farci niente, il dolore accade, il frustante senso di
privazione accade, la morte, anch'essa, accade. Come
d'altronde accade che ci ritroviamo vittime e schiavi del
desiderio; e s, perch il desiderio spesso a braccetto del
dolore, sono come in qualche modo incatenati; l'uno,
scambievolmente, correlato all'altro; non sempre cos, ma
molto spesso s.
Era piccola Carla, nei suoi diciott'anni ancora da compiere,
ma era donna, non tanto nei modi, che ancora per certi versi
erano da ragazzina, ma certamente donna nelle fattezze e
ancor di pi nell'aura di potente sensualit che emanava.
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Quello che rendeva folle chiunque la incontrasse era la


pelle: ambrata, setosa e compatta, a prescindere dalla
stagione e dall'ora del giorno, ammaliante la notte,
splendente il giorno sotto il sole, intrigante sotto la pioggia.
E s, quella pelle era straordinariamente seducente, non un
difetto, non una introflessione, che non risultassero
ammalianti.
Tutto inizi un pomeriggio caldo d'estate. Una di quelle
estati che il caldo ti stordisce, ti entra dentro, alle volte
lasciandoti privo di ogni qualsivoglia desiderio o
intenzione; ma altre: insinuandosi dentro lo stomaco,
facendo sembrare ogni sogno un peccato e ogni peccato un
imprescindibile bisogno.
Insostenibile nelle sue visioni Carla se ne stava nella sua
stanzetta, al primo piano di una umile casa dove abitava sin
da bambina con la nonna. Era buttata sul letto, la porta
chiusa a chiave per via di un cuginetto tredicenne e
pruriginoso che spesso li veniva a trovare e, visto il caldo e
i pochi vestiti indossati, faceva sortite nella stanza senza
bussare. Se ne stava l, sdraiata in mutandine e col
reggiseno pronto l per l ad esplodere, quando ad un certo
punto sent dei ragazzi che proprio sotto la sua finestra
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animatamente chiacchieravano.
Nella noia di quel pomeriggio fu un piccolo regalo del
destino, un modo come un altro per spezzare la monotonia,
magari affacciarsi, meglio di nascosto, ad osservarli e
soprattutto a sentire quale fosse l'argomento della
discussione. Questo fece, di soppiatto si avvicin alla
finestra e lentissimamente, per non far rumore, o farne il
meno possibile, abbass l'avvolgibile fino a lasciare uno
spiraglio, in basso di pochi centimetri, poi torn alla porta
della stanza e controll se la stessa fosse realmente e
certamente chiusa. Parlavano animatamente, erano in tre,
stavano proprio sotto la sua finestra, all'ombra dell'unico
albero della strada che stava proprio l davanti. Lei si chin
in avanti per portare i suoi occhi alla fessura, che se ci fosse
stato un fantasma, tra le mura di quella stanza, si sarebbe
beato di quello spettacolo a tergo, e certamente dannato di
essere ectoplasma e non materia dura da accomodarsi tra
quelle natiche in bella vista. Chinata e col seno appeso si
mise a spiare quella piccola congrega, in quella posizione
ancheggiando un po' per non riuscire a stare ferma.
Quasi immediatamente, che manco un nano secondo pass,
e uno dei tre, appena apparso alla sua vista, gli fece
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scendere qualcosa tra le cosce, qualcosa di difficilmente


interpretabile, n fisico, n intellettuale, tanto meno
spirituale. Quei riccioli neri come la notte, e quel corpo da
statua Greca in carne ed ossa (visto il caldo, il mese e la
prossimit del mare, non era cosa rara, vedere giovanotti a
dorso nudo), veniva chiamato dai suoi compagni Carmelo,
alle volte Carme, che poi diventava un allitterazione di
carne, ed era forse, proprio in quest'ultima, tutto l'inghippo
che si stava per configurare.
Nel caldo della piazzetta all'ombra di quell'ultimo albero,
senza un anima in giro perch come recita un vecchio
adagio: je caddu a genti stavi intrha (quando fa caldo le
persone non escono per strada) ,i tre, sempre sotto la
finestra semichiusa di Carla se ne stavano.
Carmelo quello ci ha rotto i coglioni, dimmi cosa gli
dobbiamo fare?
Niente, che cosa vuoi fargli? Tanto una minchia morta.
Niente dobbiamo fare. Anzi lasciamolo fare e poi quando
questa minchiata viene fuori ci parlo io con Don Rocco e
magari ci da pure l'autorizzazione.
L'autorizzazione?
E
noi
abbiamo
bisogno
dell'autorizzazione? A noi la tua parola ci basta!
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Ma che minchia dici allora non capiscisti nu cazzu (non


hai capito niente). Io venti anni aiu (ho) e non posso, anzi
magari, non devo proprio parlare. Poi s, che magari, tra
dieci anni decido io, e la mia parola diventa verbo. Ma ora
niente dobbiamo fare, se Don Rocco non ci d la
benedizione.
Il terzo stava anche lui con loro sotto l'albero e ascoltava.
Era pi grande, forse trentino, ma sembrava pi piccolo e
certamente era pi scemunito degli altri due. Guardava con
aria inebetita e non proferiva parola. Rispondeva alla
'ngiuria (soprannome) di 'U Lurduni (il tipo poco pulito), e
aveva come unica peculiarit quella di essere capace di
eseguire qualsiasi ordine, senza battere ciglio, senza alcun
senso di colpa.
Carmelo sbracciava mentre parlava, e poi, una volta finito
di parlare delle loro questioni, inizi a fare discorsi di
pilu (sesso), e allora s che l'atmosfera si fece rovente. Si
scald alquanto anche per l'ingenua Carla che stava l,
guardando, anzi pi che altro spiando, sempre in quella
postura ad angolo retto e sempre ancheggiando da ferma.
Raccontava di una turista milanese, che aveva conosciuto
una sera in un locale sulla spiaggia, dove si organizzavano
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certe feste... dove accadevano cose... che se l'avesse saputo


Don Pep, il parroco, magari li avrebbe pure scomunicati,
con tanto di pubblica dichiarazione durante la messa
domenicale. Diceva, appunto, di quella turista: Minchia,
voi nemmeno immaginate quanto zoccola. Dovete sapere
che c'era pure il marito, che deve essere pure ricchione,
senn non si spiega, e quella, che non era passata manco
un'ora da che l'avevo conosciuta, che mi ha portato in una
cabina e in bocca se lo preso... ma no che leccava la
cappella se lo prendeva fino alla gola... che magari si
affucava puru, e come sucava, che a momenti pure le palle
'nci trasivano (gli entravano) in bocca. Poi quella
buttanazza di una nordista si girata di spalle e mi disse:
-mettimelo nel culetto ti prego, dai ti prego spaccami il
culo- minchia voi non avete idea quanto mi arrapai, avevo
la minchia pi dura delle cciappe du straduni (Le pietre in
granito che lastricano il corso del paese) e la cappella
appoggiai in quel buchino, ma non trasiva (non entrava) e
lei allora che pareva una cagna in calore mi disse: -dai
Carmelo spaccami il culo fammi gridare- ma l'uccello non
trasiva proprio. Allora mi venne un'idea, visto che aveva 'u
piciuni (la vagina) che sembrava una fontana della
28

muntagna (localit in montagna celebre per le fontane


d'acqua sorgiva) 'nci calai 'u biscottu (beh...si pu capire!)
in quel lago caldo caldo, e una volta che 'u pistuni (il pene)
fu tutto bello bagnato, gli appoggiai la cappella sul
buchetto, che lei si teneva pure le chiappe aperte, con le
mani, buttanazza! Che pariva una cozza 'nta a pepata (nella
pepata) e in quel preciso momento con tutta la forza che
avevo gli ho dato una botta che gli entrato tutto di un
colpo, chi mancu nu chiovu i deci cu na martellata i mastru
Cicciu (come neanche avrebbe fatto un chiodo da dieci
dopo una martellata del maestro carpentiere Francesco, noto
per riuscire a piantarlo con un colpo solo). Come grid, che
mi sembr che magari moriva pure dal dolore, e per fortuna
che c'era la musica al massimo fuori, senn l'avrebbero
sentita fino a Stromboli. Io volevo uscire, anche se la
minchia era dura e a me assai piaceva stare l dentro, ma
non sapevo, quella gridava, e io allora esco, che fece un
rumore come quando stappi una bottiglia di sciampagna
(champagne)! Allora la buttanazza disse: -no, no, ma che
fai? Sei pazzo? Entra dentro spaccami ancora!-, e io non
che mi feci pregare e mi misi a pistuniare (andare su e gi
come farebbe un pistone) per almeno mezz'ora e lei gridava
29

sempre pi forte: -ahi, ahi, ahi che dolore, hai mi brucia, ahi
come mi piace, ahi s, pi forte, s s s, sono la tua troia, pi
forte, pi forte! Ti prego spaccami, dimmi che sono la tua
troia! Ti prego Carmelo tieni il tuo cazzo bello grosso nel
mio culo, sempre pi dentro, dai ti prego, ahh ahhh ahhh, ti
prego dimmi che sono la tua troia- diceva, e io, un poco
confuso, e comincia a prenderla a mali paroli (parolacce) e
pi gli dicevo che era una troia lorda schifosa, e pi
faceva:-s, s, s, sono la tua troia, ah, ahh, ahhh-, e era
arrapata sempre di pi. E io appresso a lei mi arrapavo
sempre pi. E come mi piaceva stare l dentro, che ci sarei
rimasto magari tutta la vita per come mi piaceva... figghjoli
(ragazzi) non avete manco l'idea di come mi piaceva
pistuniare, e come mi piaceva sentirla gridare, che a mia
non so se mi capita nathra vota (un'altra volta) una cosa
cos!
I suoi compari stavano entrambe con la mano sulla minchia,
e non dicevano parola e mai l'avrebbero interrotto, giacch
il racconto li stava ovviamente facendo eccitare anche a
loro, ed erano talmente presi dalla storia, che quasi quasi
non sentivano neanche pi il caldo di quel caldissimo
pomeriggio di mezz'estate. E non lo sentiva, neanche Carla
30

che ancora stava dietro quello spiraglietto a sentire il


racconto, e non si perse neanche una parola, neanche un
gesto del corpo, e se quelle parole non comprese tutte;
comprese che oltre alla nonna, tanto amata, alla mamma,
lontana, alla parrocchia con Don Pep, e ai cuginetti, nella
vita c'era anche altro.
L per l non cap bene cosa, un misto di confusione,
curiosit ed eccitazione, non propriamente ben definibili;
ma certamente lo sent nella pancia e in tutto il resto del
corpo, niente escluso, che tra l'altro in quella posizione
china, mezza nuda e assai ospitale, quei pensieri torbidi e
laidi si allocarono proprio bene.
La festa del paese
Sembra proprio che la piazza di Parrichello sia stata
pensata, progettata e costruita per ospitare feste religiose
estive, ma che precisiamo, di religioso hanno ben poco.
Una splendida piazza, su di un lato a picco sul mare e
costruita su un antico pianoro roccioso. La chiesa bizantina,
eredit di Ruggero II, appoggiata sulla altura retrostante e la
spiaggia sottostante, ideale location per i fuochi di
mezzanotte, sono lo scenario ideale per la festa di
31

Sant'Ubaldo, quella che si tiene ogni quattro agosto.


Tutti andavano alla festa, anche gli infermi sulle sedie,
portati a braccio da nipoti e amici. Pure i vecchi che pi
vecchi non si pu, non resistevano al richiamo e traballanti
si preparavano all'evento. Solo il dottore Perrello odiava la
festa e se ne restava a casa ascoltando Brahms, che dalle
sue esoteriche Klipschorn da vattelapesca da quanti milioni
di lire, si diffondeva per le stanze di quell'antica casa,
diluendo un poco la baraonda che fuori si scatenava. Tutti
si vestivano a festa, nobili e contadini, 'ndrangetisti e
quaquaraqu, uomini e mezz'uomini, giovani, vecchi e di
mezz'et, donne da sposare e quelle gi convolate. Tutti a
festa per il padrono, tutti alla ricerca di qualcosa: una
grazia, una benedizione o anche un paio di belle tette da
ammirare.
Stasera mi metto il vestitino bianco, non quello che ho
messo al matrimonio di Concettina l'anno scorso, in quello
le minne non mi entrano pi, ma quello che comprai dal
pezzaro un paio di mesi fa. Hai capito quale, Mariuccia?
Quello con le spalline sottili e il collare rosso.disse Carla
nella sua stanzetta che sempre era chiusa a chiave, per
difendersi dal cuginetto impertinente.
32

S, come no, certo che mi ricordo Carla. S s, quel giorno


che andammo con zio Pasquale, con la 124, che quel maiale
prendeva tutte le buche per vedere come ti ballavano le
minne (il seno). Ti ricordi ca t'avivi (ti eri) assetta arretu (ti
eri seduta dietro) e lui fece tutto un discorso strano per farti
sedere avanti, non ti ricordi?
No Mariuccia, davvero non mi ricordo proprio, e che fece
lo zio?
Ma s, ca disse, che il posto davanti era pi sicuro e visto
ca lui era come un padre doveva guardarti mu ti conservi in
salute, ca era una palla che si invent per guardarti ste
minnazze (questo grande seno) che Dio ti ha dato.
Ma che dici Mariuccia, Zio Pasquale veramente come un
padre , sempre si preoccup per me. E poi che c'entra Dio
con le mie minne, non nominarlo per queste cose!
E vabb Carla le minne sempre Dio te le ha date. E poi
non mi dire ca non ti piace quando i masculi te le
guardano.
Perch tu dici ca gli piace guardarmi le minne?
E certo Carla, e che non lo sai!
Mah... a me mi sembrava che gli piaceva il sedere ai
masculi!
33

E certo, pure quello 'nci piace, e tu, pure quello ci hai bello
assai. Lo posso toccare?
Ma sei vastasa! (termine con il quale si indica una persona
di facili costumi)
E dai fammelo toccare che ti costa.
E vabb ma solo una volta.
S ma lascia ca ma settu (mi siedo) che sono sicura ca mi
gira la testa. Girati e alzati la gonna.
Ma si paccia! (sei pazza)
Fallo... tu hai detto che lo posso toccare e ora non che ti
mangi la parola.
Carla si gir e alz la gonna, Mariuccia col cuore che gli
batteva all'impazzata gli tir gi le mutandine bianche e
comincio a maneggiarlo manco fosse la pasta per le
zeppole. L'operazione dur almeno un minuto, poi Carla si
scost di scatto e disse:
Ora basta Mariuccia ca quand' che lievita.
Mariuccia se ne stava seduta con le gambe aperte tutta
sudata e col fiato impazzito, con gli occhi verso il
pavimento e lo sguardo pieno di vergogna, ma con lo
stomaco in subbuglio e lo nnicchio (la vagina) gi allagato.
Ma che Mariuccia ti piacciono le fimmane?
34

L'amica del cuore stava in silenzio, non sarebbe mai riuscita


a dire s, poi dopo qualche secondo scoppi a piangere. A
Carla il cuore gli si fece piccolo piccolo e la prese dalle
spalle, la fece alzare in piedi, la abbracci e la strinse forte,
al suo seno. Mariuccia singhiozzava e disse: S mi
piacciono assai, e tu pi di tutte. Ora magari non mi vuoi
pi vedere e lo capisco, sono nata malata, mi devo fare
curare. Perdonami Carla ma nascia (sono nata) vastasa.
Perdonami... ma ti voglio bene assai, sei la mia migliore
amica. Perdonami .
Ma che dici Mariuccia, anche io ti voglio bene, non ti
preoccupare ca non lo diciamo a nessuno. Ciangi ciangi
(piangi piangi) sfogati, ca resta un segreto. E se mi vuoi
toccare il culo, fallo. Ca resta un nostro segreto.
Le mani di Mariuccia scesero sulle natiche tonde di Carla e
ripresero a palpeggiare, e Carla diceva: Ciangi ciangi ca
non lo diciamo a nessuno, ciangi ciangi ca resta un nostro
segreto.
Arriv in men che non si dica il quattro agosto, e in quel
giorno di caldo prepotente tutti si preparavano all'evento:
Carla e Mariuccia si vestirono a festa, gli spinati
indossarono le corone di spine, 'U Lurduni pul e lubrific
35

la Luger, giacch in nottata era prevista una ammazzatina, e


Don Pep si raccomand, ovviamente inutilmente, col
santo, affinch non accadesse nulla di sconveniente.
Carmelo si fece stirare i suoi attillatissimi Roy Rogers, e
per l'occasione compr in una bancarella di napoletani una,
altrettanto attillata, Fruit Of The Loom bianca, e fece le
prove con la stessa per vedere se le Marloboro rosse stesero
bene sotto la manica sinistra. Gli stivaletti texani, che gli
aveva portato il cugino dall'America, furono spazzolati e
lucidati con abbondante cromatina, affinch tutti i
giovanotti di paese fossero invidiosi e magari le signore
bene facessero qualche strano pensiero. Tutti speravano in
qualcosa di buono e Carla non faceva eccezione, sin dal
mattino sper di incontrare quel giovane, dai riccioli neri,
che qualche giorno prima, sotto la sua finestra, aveva fatto
in modo che a lei si aprisse un mondo nuovo di cui non
conosceva nulla.
Vediamo un po' come va la storia.
Forse sarebbe il caso di iniziare a mettere i fatti in fila. E
s... per quanto riguarda questa parte della storia, fin'ora si
accennato a Carmelo, a Carla e a Mariuccia, che in realt
rester un personaggio secondario, diciamo in penombra.
36

Non si sa ancora molto di com' sta storia. Si sa che sono


giovani, e che il fatto ambientato nel profondo sud, negli
anni ottanta, in una cittadina chiamata Parrichello.
In realt non si riesce a capire dove si vuole andare a
parare. Se la storia rester una forse inutile elencazione di
situazioni pruriginose o se si svilupper in fatti che in
qualche modo possano avere una loro pregnanza e
soprattutto una loro utilit. Allora mettiamo le cose in
ordine e diciamo: c' un ragazzo molto bello e carico di
ormoni, da poterne vendere ai banchetti delle bancarelle, in
quei giorni di festa; poi c' Carla, quintessenza della
sensualit, macchina biologica, nata per rendere
inestinguibile la razza umana, ma che tutto sommato
possiamo definirla una ragazza semplice e onesta; poi
ancora c' Mariuccia, anch'ella carina, inconsciamente
lesbica, che meschina non sa proprio come gestire quella
sua condizione; sullo sfondo c' un paese dalle mille
contraddizioni, dove uomini con una loro particolarissima
etica cercano, con ogni metodo possibile, di fare soldi, e di
farli in gran quantit. E proprio questi uomini in questo
angolo remoto del sud Europa vengono manovrati come
marionette dal potente capo bastone che risponde al nome
37

di Don Rocco, detto anche, da alcuni: Castigaturi dii Morti


(che con un certo misticismo stava a significare: -colui che
fa paura anche ai morti-) e da altri: 'U Raggiuneri (il
ragioniere). Noi sappiamo, dalla cronaca e dalla letteratura,
che i mafiosi e nella fattispecie gli 'ndranghetisti, fino a
certo punto della loro storia malata, non uccisero mai (se
non in rarissimi, forse unici casi) donne e bambini, ma ad
un certo punto la posta in gioco degli affari si fece cos
enorme che si ritenne opportuno derogare, se necessario, a
questa regola. E per non sapere n leggere n scrivere, se
nel caso fosse stato necessario asstutari 'ncunu (uccidere
qualcuno), al fine di fare andare a buon fine un determinato
affare, lo si sarebbe fatto, anche se il soggetto leso del
crimine fosse stato un giovane o una donna, e in alcuni casi
anche un bambino. Proprio questo cambiamento di
atteggiamento pu essere considerato lo spartiacque tra la
vecchia etica mafiosa, fatta di alcuni pseudovalori, che
comunque prevedevano dei paletti, e la nuova che al
contrario non prevedeva alcun tipo di limiti.
Carla proveniva da una famiglia povera, tant' che la
mamma se ne stava al nord a lavorare, anche per permettere
alla figlia di poter ricevere un'istruzione adeguata. Lei,
38

Carla, aveva un unico bene intestato, un piccolo


appezzamento di terreno, avuto in eredit dal padre, morto a
causa di un brutto male (come si soleva dire un tempo), che
lei ancora era una bambina. Questo terreno faceva appetito
ad una 'ndrina locale, poich si sarebbe prestato in modo
assai efficace a farne un determinato uso. Ora non vorrei
avervi confuso ancor di pi le idee, ma vedrete che
seguendo con attenzione l'evolversi dei fatti, se terrete a
mente queste indicazioni, magari riuscirete a capirci
qualcosa. Poi ci sono, sullo sfondo, le istituzioni,
rappresentate dal nostro eroe leggermente dubbioso, il
Capitano dei carabinieri Antonio Magni. E lui che dovr
cercare di districarsi nel dedalo di circostanze, alcune,
ahim, tragiche, che sono l'oggetto di questa storia. Ah,
dimenticavo ci sono anche Don Pep, che in certo qual
senso sar determinate, e la mamma di Carla Maria
Badalati, che avr un ruolo assai importante nella storia.
Intanto torniamo al quattro agosto, giorno fatidico della
festa di Sant'Ubaldo. Sono le undici e mentre tutti
aspettano la mezzanotte per assistere ai fuochi, i Ricchi e
Poveri stanno per concludere il loro concertino in piazza.
Nell'euforia generale Carla e Mariuccia mano nella mano si
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muovono in quel mare magnum di eterogenea umanit


festante. Passeggiano ignorando gli acuti di Angela
Brambati, pi che altro attentissime di scorgere qualche
potenziale fidanzatino; oddio, diciamo che Mariuccia
guardava tutt'altro, che visto il caldo afoso di vestitini dai
quali immaginare, e potete immaginare cosa, in giro se ne
vedevano tanti. Poi il quartetto fini l'esibizione e
ovviamente, sindaco, parroco, prefetto e un certo numero di
assessori salirono sul palco per ringraziare, salutare e
benedire tutti, e a tutti invitare alla balconata per assistere ai
fuochi.
Ma quale fuochi!
Il fuoco venne dentro a Carla quando lo vide.
Jeans, maglietta, stivaletti texani, sigaretta in bocca; alto,
riccioluto e niru niru (abbronzato), era pi bello del Cristo
dell'altare dell'Immacolata. Carmelo sembrava un attore dei
film, si muoveva tra la folla che sembrava pi lui il santo da
venerare che il povero Sant'Ubaldo, relegato in un angolino
della piazza ad attendere di essere riportato in chiesa. Gli
venne da fare la pip, non capiva perch, ma gli venne! E
doveva trattenerla contraendo i muscoli del pavimento
pelvico, e pi lo guardava, pi gli veniva, pi contraeva e
40

pi gli piaceva, che poi lei non aveva neanche idea di cosa
fosse il pavimento pelvico, ma comunque lo contraeva e la
cosa gli piaceva assai. Arriv ad immaginare che Carmelo
fosse alle sue spalle e fare quelle cose lorde che aveva
raccontato quel giorno sotto la sua finestra.
Tanto figurati se il Santo si mette a guardare nei miei
pensieri vastasi pens, mentre guardava il giovane che
fumava la sigaretta con volutt, e gli sembrava di farsi la
pip addosso da un momento all'altro, se ne accorse pure
Mariuccia, sentendo che l'amica del cuore le stringeva
leggermente la mano, e magari pure lei fin per sentire tutte
quelle prepotenti molecoline chimiche che d'incanto si
scatenarono e, di riflesso, si eccit anche lei.
Non sapeva come fare, lo voleva conoscere, ma non
avrebbe fatto mai il primo passo. Poi, dopo pochi minuti,
cominciarono i fuochi. I botti nel cielo nero della notte
esplodevano e disegnavano multiformi fiori colorati,
suscitando un generale Ohhhhhh tra la folla spettatrice, e
i botti producevano anche una serie di bum bum bum che
pareva che pure le case, meschine, a momenti sarebbero
venute gi; e quelle onde sonore si sentivano anche nella
pancia e risuonavano dentro e vibravano. E la povera Carla
41

si ritrov ad alternare una contrazione a un bum, con la pip


che gli veniva, e la testa di Carmelo a dieci metri, e la mano
di Mariuccia che stringeva sempre pi forte la sua, e agni
botto fin pure lei a fare un Ohhhh, ma non era di stupore,
ma pi che altro di piacere. Finita la gran cascia (la cassa
infernale) disse a Maiuccia: Mizzica andiamo a casa tua
che sta qua vicino che mi pare che mi sono fatta un poco di
pip addosso. Maria che vergogna se se ne accorge
qualcuno!
Andiamo bella mia che ci mettiamo un minuto.
Arrivarono e come usava l'accompagn in bagno, la casa
era vuota, tutti erano fuori per accompagnare il Santo in
chiesa.
Girati che mi vergogno e Mariuccia si gir.
Ma lo sai ca no pip!
Ma che dici Matrhe Santa. E che ?
Non so, guarda tu e Mariuccia si gir, incaricata alla
diagnosi.
Mamma mia quanto bella! Te la posso pulire io?
E vabb ma moviti... e che fai non usi la carta igenica?
No ca tutta infuocata, con la lingua la devo pulire!
Ma sei sicura?
42

Certo bella mia, tu chiudi l'occhi e pensa ca la testa di


quel figghjolo ca ti piace tanto. Come si chiama? Carmelo
mi pare!
Va bene bella mia, fai, moviti ca io penso a Carmelo.
Dopo mezz'ora erano tutt'e due di nuovo fuori. Leggere, un
po' confuse, ma tutto sommato felici.
La folla stava scemando erano l'una della notte e Carla
disse: Andiamo alla piazzetta che l c' di sicuro Carmelo,
e tu ca hai la faccia tosta ti avvicini e gli dici che lo voglio
conoscere. Capito?
Certo bella mia, faccio tutto quello che vuoi.
Andarono alla piazzetta e Carmelo non c'era, poi al bar
gelateria De Curtis e neanche l lo trovarono, con i pochi
spicci che raccattarono nelle borsette comprarono due coni
alla panna, poi, leccando i gelati, si spostarono sul corso ma
c'erano solo poche persone, perlopi grandi. Girarono in
lungo e in largo, si fecero anche un giro per bancarelle, ma i
venditori di paccottiglia stavano chiudendo i banchetti. Alla
fine tornarono in piazza, Carla sconsolata e Mariuccia
ancora col sapore di lei in bocca misto a quello della
vaniglia. Si sono fatte le tre, e ci sono poche persone, i
ragazzi dei bar, sanno rimettendo a posto tavolini e sedie, e
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un gruppetto di ragazzi in un angolo suonano e ballano una


tarantella. Un topo esce di soppiatto da un tombino scassato
e attraversa la piazza tra gridolini di schifo e terrore. Poi
tutto si calma e per un attimo silenzio. In quel preciso
istante si sentono tre colpi secchi e forti, provenivano da
una delle strade che si immettevano nella piazza. Bum bum
bum e si cap che non erano fuochi d'artificio, passarono
pochi secondi e si udirono urla strazianti di dolore che
lentamente scemarono in un silenzio mortale.
Una madre aveva perso per sempre l'amato figlio, ucciso
per uno sgarro da mano assassina. 'U Lurduni aveva fatto il
suo lavoro, e ora era gi lontano soddisfatto ed eccitato.
Una cinquecento bianca lo stava portando lontano in un
posto nel quale sarebbe rimasto per qualche giorno al
sicuro.
Tutti, comprese le due ragazze si avvicinarono al punto da
cui erano provenuti i colpi.
La scena era ovviamente straziante, un giovane accasciato a
terra sull'uscio di casa, in una pozza di sangue.
Il ragazzo aveva appena inserito la chiave nella serratura,
quando dall'altro lato della strada una Luger calibro nove
esplose i colpi che lavarono col sangue lo sgarro subito. La
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madre aveva sentito i colpi di pistola e le urla, era da poco


andata a letto, come al solito sola, il marito era in Germania
a sbarcare il lunario. Aveva creduto a scherzi tra ragazzi,
ancora sapeva che c'erano parecchie persone in giro e
questo pens. Comunque pi per curiosit che per timore
che in quel giorno di festa appena passato potesse essere
accaduto qualcosa di brutto, si affaccia alla finestra che
dava sulla strada, con una certa circospezione, non si sa
mai! Non vide nessuno, il figlio trucidato era proprio sotto
di lei, non poteva scorgerlo. Allora esce sul balconcino per
vedere meglio. A destra e a sinistra, gira lo sguardo, la via
scura e deserta, vede uno scorcio di piazza, con le luminarie
della festa ancora accese, e nota un gruppetto di persone
venire verso lei, alcuni con il dito indicavano il suo portone,
allora anche lei rivolge lo sguardo verso gi. Il mondo
crolla e si accascia sul marmo del piccolo balconcino.
Le sirene chiusero quella giornata di festa e tutti pian piano
se ne tornarono a casa.
Passarono un paio di giorni e Carmelo fu convocato nel
rifugio di Don Rocco.
Una scaletta scendeva verso un ampio locale scavato sotto
una casa di campagna. Appena arrivati in fondo la prima
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cosa che balzava agli occhi era una nicchia scavata nel tufo
con all'interno una statuetta della Madonna del Carmine,
circondata da un'altra decine di nicchie, assai pi piccole,
con all'interno in ognuna una candela accesa. Proprio sotto
la nicchia principale, appunto quella della Madonna, era
appoggiata al muro una corona di spine e accanto a essa una
bellissima lupara a cani esterni, con sul manico intagliato
un teschio avvolto da una corona di fiori.
Vieni accomodati su questa sedia gli disse il capo
bastone.
Grazie Don Rocco sono onorato di stare qua davanti a
voi rispose Carmelo.
Sai beddhu meu non voglio fare troppi giri di parole. Ti ho
fatto venire perch vorrei che tu facessi un lavoro per me.
Comandate Don Rocco, qualunque cosa mi chiedete un
ordine pe mia.
Non una cosa difficile. Niente di complicato. Devi
convincere una persona a fare una cosa. E questa persona,
che poi si tratta di una ragazza, mi dissero ca ti vuole bene
assai. Quindi credo che ti ascolter.
Ma voi, Don Rocco, state parlando di Parrotta Carla?
E certo vedi ca si sveglio, subito capiscisti!
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E ditemi cosa volete che 'nci chiedo?


Sai, la signorina, proprietaria di un terreno, un pezzo di
terra che lei niente 'nci poti fari! Ma che a me
personalmente mi interessa assai. Ora tu devi convincerla a
vendermelo. E devi anche sapere che ti dar una mano
anche Don Pep, che un mio caro amico. Tu col parroco
fai pure il simpatico, mi raccomando, che lui mi sa che 'nci
piaciono i masculi. Capiscisti?
Ho capito, non vi preoccupate, ca me la vedo io.
Senti, un'altra cosa ti devo dire, e questa puri assai
importante.
Dite dite, Don Carmelo.
Tu devi anche convincere la signorina, che non ci deve
dire niente alla sua matrhi. Ca quella 'nduruta e se sapi
questa cosa, magari si mette di mezzo e ci crea solo
problemi. Tu stasera vai da Don Pep, e ti metti daccordo,
che lui 'nci parla alla ragazza e la prepara. Fai il simpatico,
illudilo che poi magari 'nci fai pure toccare a minchia, e
quello cos si impegna al massimo, diciamo che prende la
cosa a cuore. Capiscisti?
Certo. Ma se lei non vuole venderlo, cosa faccio?
Ma non ti preoccupare, vedrai che la convinciamo. Digli,
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magari che vuoi fare la fuitina e con quei soldi vi farete una
vita insieme. Ca te la mariti e fate pure tanti figli. Che poi ti
puoi pure rimangiare la parola, ti do il permesso. Hai la mia
benedizione. Tanto tra tre giorni la signorina faci diciotto
anni e basta che andiamo dal notaro e firmiamo le carte.
Ho capito. Ma ve la posso fare una domanda?
Certo beddhu meu, dimmi.
Ma don Pep in tutto questo chi 'nci trasi?
importante, perch lui prima parla con la signorina e la
convince ca tu sei nu bravo ragazzu, ca lei di te si pu
fidare, e sar convincente assai, ca 'nci pari ca poi ti poti
toccare la minchia.
Vabb Don Rocco, faccio come dite voi, state tranquillo
faccio tutto come si deve. Posso andare?
Certo vai. Ca 'u signuruzzu t'accompagna.
I miei rispetti disse mentre lasciava il rifugio e
indietreggi senza dargli le spalle. Solo appena arrivato alle
scale dopo aver baciato i piedi della madonnina nella
nicchia, si gir per poter salire le scale in legno che
portavano all'uscita. Tutto fu fatto come era stato
comandato ma qualcosa non and per il verso giusto.
48

In ogni caso Carmelo dopo la convocazione con Don Rocco


si sent un padre eterno. Mella sua testolina malata si
vedeva gi un padre eterno, o meglio, un capo bastone
capace di decidere chi vive e chi muore.
Passarono tre giorni e tutti parlavano ancora del vile
assassinio. Tutti si costernavano per quella terra maledetta,
tutti formulavano ipotesi sul fatto, molti come al solito
giustificarono con bislacche motivazioni l'accaduto. Carla e
Mariuccia invece scesero al lido per fare il bagno. Anche
sotto gli ombrelloni tutti parlavano del fattaccio, ma
l'allegria di quel giorno di mare non era affatto scalfita dal
dolore generato da quell'assassinio.
C' un sole caldissimo, l'acqua del mare un brodo
cristallino e pezzi di nicchio (belle ragazze) in giro ce ne
sono a iosa; perch essere tristi, in fin dei conti sono cazzi
loro e sicuramente se lo sar meritato, senn no 'u
mazzavanu comu nu cani (anche in questo caso si pu
intuire).
Ad un certo punto arrivarono anche in carabinieri,
addirittura era corsa una voce che quello che si poteva
ipotizzare essere il presunto killer, se ne fosse andato a
prendere il sole.
49

Il capitano Magni si mise a scrutare la spiaggia dalla


terrazza in legno del lido e le signore lo guardavano con un
certo compiacimento, visto che era un bell'uomo e la divisa,
si sa, dona.
Le due ragazze scesero in spiaggia e sopra a tuvagghja i
mari (il telo da bagno) si misero beate a farsi baciare da
quel bel sole caldo e ovviamente da tutti gli sguardi dei
presenti nelle vicinanze.
Dalla scogliera adiacente alla spiaggia i ragazzi del paese
cercavano di mettersi in mostra con arditi tuffi, tutti
sarebbero voluti essere il maschio alfa dominante, ma si sa
che quella, nel branco, peculiarit di uno soltanto.
Carmelo, che ovviamente ambiva a quel posto, si arrampic
pi in alto di chiunque altro, e tutti, ovviamente, rivolsero
dalla spiaggia e dal bagnasciuga lo sguardo a lui. Sono
momenti di trepidazione. Alcuni mormorano: Minchia ma
chi faci! altri pensano: Ma pacciu! La sua figura si
stagliava in contro luce e lo disegnava come un'entit
astratta e onirica. Era un ragazzo, che in fin dei conti valeva
poco, ignorante e presuntuoso, pieno di se e pieno anche di
un misterioso rancore per la vita, ma agli occhi delle
ragazze, in alto su quello scoglio, pronto a un epica
50

impresa, appariva come un sogno che turba lo spirito,


infuoca il cuore e riempe di desideri inconfessabili. E pi di
tutte, si infuoc la povera e ingenua Carla, che mai avrebbe
pensato di sentire un ragazzo tra le cosce come se in realt
ci fosse.
Alla fine Carmelo esegu un semplicissimo tuffo a chiodo,
tutto sommato niente di che, ma vista la notevole altezza
tutti i bagnanti lo glorificarono con un applauso.
Appena poche bracciate e fu sulla riva, tra le pacche sulla
spalla degli amici e i complimenti dei bagnanti, che manco
avesse fatto un impresa alla Colapesce.
Carmelo aveva organizzato questa messa in scena, proprio
perch aveva visto Carla ed era l'occasione buona per
incontrarla. Da l a poco, nei suoi progetti, l'avrebbe dovuta
conoscere, e nell'arco di ventiquattro ore sarebbero dovuti
diventare ziti (fidanzati), cos che lei fosse subito la sua
schiava, pronta a rispondere positivamente a ogni suo
desiderio, a ogni sua richiesta. Era cos sicuro dei fatti suoi
che era certo che non avrebbe dovuto fare neanche la prima
mossa.
Infatti come prevedibile la prima mossa la fece Mariuccia
con la sua proverbiale faccia tosta.
51

Ma che bello tuffo chi facisti! e lui non la calcol, Puru


un mio parente che stavi a Milano qualche anno addietro lo
fice, sai? disse mentendo spudoratamente, a questo punto,
punto nell'orgoglio, replic: Ma che dici, nessuno si tuff
mai i ddocu assupa! (nessuno si tuff mai da lass). E poi
che vuoi? Chi sei? Comu ti chiami?
Mariuccia sono. E l c' la mia amica Carla ca ti volarria
accanusciri (che ti vorrebbe conoscere).
Ahhh... per questo venisti! e guard verso dove
Mariuccia gli aveva indicato.
A momenti gli veniva duro solo a guardarla, e considerando
che c'erano almeno venti metri di distanza, si pu
immaginare la potenza della sua sensualit. Per precauzione
rest in acqua immerso fino alla cintola.
Digli di venire qui che ci facciamo il bagno anita
(insieme) disse Carmelo, e Mariuccia si avvio sculettando
verso l'amica.
Poi quello che successe segu il pi classico degli schemi.
Si conoscono, i primi due giorni incontri occasionali,
magari al mare, al lido, o la sera in giro per le vie del paese,
e entrambi vengono catturati dall'avvenenza l'uno dell'altra.
Inizialmente Carmelo faceva la parte del maschio, sicuro di
52

se, quasi disinteressato e alquanto scostante, lei quella della


femmina giovane, ingenua e innamorata. Poi andando
avanti i ruoli si invertirono, magari non completamente, ma
inevitabilmente ad un certo punto Carmelo inizi ad essere
preso dalla storia. Come si poteva d'altronde non essere
catturati da quei sorrisi, dal suo odore di donna giovane e
fresca, da quell'esplosivo mix di forme devastanti e
ingenuit disarmante. La voleva prendere, non poteva pi
resistere, aveva un tale carico di ormoni in corpo che
almeno due volte al giorno andava da una cuginetta
quindicenne e si faceva fare un lavoretto con le mani, poi la
sera prima di andare a letto si arrangiava da solo e una
notte s e alle volte, anche l'altra si svegliava con 'u pisciolu
cosi duro che doveva andare in bagno a metterlo sotto
l'acqua fresca perch finiva per fargli male. Insomma, un
disastro non poteva andare avanti cos.
Continuava a ripetersi che aveva un compito da compiere, e
questo fatto di essere assai preso dalla storia capiva che non
era cosa buona e giusta, quindi doveva accelerare; doveva
prenderla, e legarla a se prima che, magari,
malauguratamente se ne fosse innamorato.
E una sera finalmente la prese, in una casa abbandonata,
53

che stava vicino al centro. Un antico palazzetto nobiliare


che era stato stato abbandonato dalla famiglia che lo
abitava, e che stava l in attesa di essere abbattuto per fare
posto ad un bel palazzo condominiale di almeno cinque
piani con tanto di finestre in alluminio anodizzato.
Non vi racconter dei particolari, non lo ritengo utile e poi
non che sia stata una cosa particolarmente eccitante, erano
entrambi troppo inesperti, nonch nervosi e quasi
imbarazzati. Non c'era una esperta ragazza nordista a
guidare i giochi, n in fin dei conti si cre quella tensione
che renderebbe il racconto dell'accaduto interessante. Forse
l'unica cosa di cui vale la pena di raccontare fu la parte di
Mariuccia nella scena.
Allora cominciamo dall'inizio. Sono le otto di sera, e
Carmelo e Carla si sono incontrati nella pubblica via. La
ragazza non era andata all'appuntamento sola, allora per una
ragazza non era consentito andare in giro da sola,
perlomeno non era cosa opportuna. Quindi si present in
compagnia dell'amica del cuore, appunto Mariuccia. I tre
fecero una passeggiata nella villa comunale, poi
comprarono e mangiarono il solito cono gelato, e cos
facendo si fecero le dieci, ovverosia le ventidue (allora non
54

usava proprio dire: -le ventidue!-).


Fu proprio Mariuccia che getto l'amo. A un certo punto
chiese a Carmelo: Ma vero che voi masculi ogni tanto
andate alla casa della marchesa Iottulini?
Certo che ci andiamo rispose il giovanotto.
Ma vero che ci stanno li fantasmi?
Ma che sacciu, io non li vitti mai.
E non ci possiamo andare? chiese risoluta Mariuccia.
Ora?
E certo disse perentoria.
Carla non che fosse molto convinta della cosa, ma poi alla
fine, presa anche lei dall'eccitazione, desistette con le
obbiezioni e i tre si avviarono verso quella dimora
abbandonata. Il portone era chiuso, ma si poteva accedere
facilmente attraverso una finestra completamente
scardinata, che stava al piano terra.
Una volta dentro, Carmelo doveva inventarsi qualcosa per
restare solo con Carla, allora disse che se si volevano
vedere i fantasmi si doveva stare soli al centro del grande
salone, e l aspettare. La stanza era in parte illuminata dai
lampioni che stavano fuori sulla via.
Le finestre erano quasi tutte prive di infissi.
55

Tutto era polveroso e gli antichi pavimenti in legno


scricchiolavano quasi ad ogni passo. Anche Carla che
minuto dopo minuto era sempre pi presa dall'eccitazione,
avendo tra l'altro intuito qual'era il gioco di Carmelo, peror
la tesi del ragazzo e disse:
Vero al centro della stanza sola devi stare, questa cosa
l'ho sentita pure io mi pare, che una volta la raccont un
amica di mia nonna. Ma non ti preoccupare che noi ci
mettiamo nella stanza accanto. Ma tu, Mariuccia non ti devi
muovere, devi stare ferma ferma, e devi aspettare. E magari
i fantasmi si fanno vedere! Capito hai?.
Mariuccia che era, come si capito, una tipa alla quale
piace sperimentare, non che si fece pregare pi di tanto e
disse: Andate andate, che io mi metto qua ad aspettare. Voi
ammucciatevi (nascondetevi) nella stanza accanto. Andate
andate, ca io no mi scantu (spavento).
Passarono almeno quindici minuti ma di fantasmi nemmeno
l'ombra (anche se in realt, parlare di ombra, con i
trapassati potrebbe essere poco adatto!).
Infatti pi che vedere, in quel silenzio, inizi a sentire un
certo rumore, strano e ritmico, e poi anche un ansimare
soffocato.
56

Tutto sembrava, tranne cosa di ectoplasmi. A quel punto,


pi che altro incuriosita, inizi a spostarsi verso la porta che
dava nella stanza adiacente. Piano piano, col fiato in gola, a
piccolissimi passi si avvicinava agli stipiti scrostati e tarlati,
di quella che un tempo dovrebbe essere stata una porta. Gli
occhi vedevano ormai benissimo, si erano abituati a quella
luce, poca e fioca. Appena arrivata al varco, si appoggi
allo stipite e con la testa si mise a sbirciare nella stanza.
Li vide.
Erano a terra, nudi, su di un vecchio materasso, lei sotto e
lui sopra. La vista del sedere del ragazzo non gli diede
alcuna emozione. Certo la scena, in generale qualcosa le
smosse dentro lo stomaco ma non pi di tanto.
Poi lui fece un gemito conclusivo e si stravacc di lato
lasciandola scoperta, in bella mostra. Gi le cose
cominciarono a cambiare, vederla in quella postura acceler
l'attivit esercente delle ghiandole preposte agli specifici
ormoni.
Poi il ragazzo disse qualcosa a Carla. Ma Mariuccia non
riusc a sentire bene cosa disse Carmelo. Si rese conto che il
ragazzo stava chiedendo qualcosa all'amica del cuore, ma le
parole esattamente non le sent.
57

Dopo un attimo Carla si port la mano allo nicchio e lui le


prese la testa per infilargli il coso in bocca. Carla non
sembrava convinta, n di ciucciare, n di toccarsi, ma poi
probabilmente la cosa le piacque, perch inizio a fare
entrambe le cose con una certa convinzione.
Fu quasi scontato e naturale che anche Mariuccia, per
quanto pervasa di una sessualit differente, a quella scena
dell'amica del cuore, amata e desiderata, fin per andare
anche lei con la mano tra le gambe, e fu cos che vennero,
all'unisono, in un orgasmo che entrambe, probabilmente,
non avrebbero mai dimenticato.
In quella casa che fu sontuosa, che vide la gloria della
nobilt meridionale, sotto gli occhi compiaciuti dei
fantasmi che l abitavano, le due amiche, a dire il vero
ognuna per fatti propri, raggiunsero un orgasmo che si fuse
in quelle mura, la cui epicit fu cancellata, relegandola alla
memoria, qualche anno dopo, solo da una scellerata
ordinanza di demolizione, per far posto a un anonimo
condominio a cinque piani, con tanto di infissi in alluminio
anodizzato, ascensore, pavimenti in graniglia e bellissime
porte interne di legno tamburato da quattro soldi.
Si amavano smisuratamente i due ragazzi, Carla stava
58

conoscendo l'amore fatto di carne e sudore, di gemiti


strozzati e di un infinito senso del peccato; Carmelo stava
invece conoscendo l'amore fatto di sorrisi e tenerezza. La
mattina andavano a mare con l'autobus delle linee
comunali, il pomeriggio si incontravano nei giardinetti, e la
sera passeggiavano mano nella mano, con Mariuccia che li
seguiva come un fido cagnolino. Poi andavano nella casa
dei fantasmi, e facevano l'amore. Si portavano anche
Mariuccia che si metteva in un angolino nascosto e anche
lei faceva l'amore con se stessa. Erano proprio una bella
coppia invidiata da tutte le ragazze del paese, per quanto
riguarda lui e viceversa da tutti i ragazzi per quanto
riguarda lei.
Questo amore dur quattro giorni, forse cinque. Un
pomeriggio Carla era davvero felice, stava organizzando
con l'amore della sua vita una fuitina, che sarebbe stata
l'inizio di una bellissima storia, che l'avrebbe vista moglie e
mamma felice. Decise di andare a confidarsi con Don Pep,
che tra l'altro sembrava incoraggiare quell'unione
clandestina. Nel caldo di un pomeriggio di mezzo agosto,
che in giro non si vedeva proprio nessuno, per i motivi che
sappiamo, si rec al vecchi orfanotrofio. La porta d'ingresso
59

sul retro, quella che portava anche, all'abitazione del


parroco, era socchiusa, alle volte capitava. In fin dei conti
era la casa del Signore, e quella si sa, sempre aperta.
Entra, e si avvia attraverso i corridoi verso la porta da cui si
accedeva alla casa di Don Giuseppe. Anche questa era
socchiusa. Questo era un po' pi strano. Comunque pens
che qualcuno distrattamente l'aveva lasciata aperta, e
probabilmente cos era stato. Stava per bussare, ma sent
che qualcuno dentro parlava.
Era la voce di Carmelo, per lei era ormai inconfondibile,
l'avrebbe riconosciuta tra mille. Che felicit immensa, forse
anche lui stava chiedendo consiglio al padre; quindi ritenne
naturale entrare e unirsi a quella discussione.
La scena che si prospett ai suoi occhi la rese come un
masso di pietra, la sua carne si paralizz per molti secondi.
Don Giuseppe stava seduto accanto a Carmelo e gli
accarezzava il pene che era stato tirato fuori, e si
accarezzava anche il proprio. Le venne da vomitare.
Sarebbe voluta scappare via, sparire per sempre. Non
riusciva a capire cosa potesse significare quella scena.
Forse era un incubo? E s, certamente stava facendo un
brutto sogno. Ma non fugg, rest a guardare voleva capire.
60

Ad un tratto Carmelo tolse le mani del parroco dal suo


pene, e gli disse: S, Don Giuseppe, io questa cosa ve la
faccio fare, ma voi dovete convincere Carla che questa cosa
della fuitina cosa buona, ca il terreno pure deve vendersi,
senza mu 'nci dici nenti a mamma sua. Capito?
Tranquillo, tranquillo ca dda storta faci chiddu chi vulimu
nui....(quella stupida fa quello che vogliamo noi).

61

III
(l'indagine)
La 127 bianca con gli interni di skai nero arriv sul piazzale
antistante alla stazione dei carabinieri di Stalattini,
emettendo un rombo che propriamente di fabbrica non
sembrava. Il carabiniere scelto Mauro Megoni da Forl, che
stava l di piantone si permise di far notare al capitano
Magni che forse la marmitta si stava per rompere, il
capitano annu e lo incaric di portarla in officina per una
eventuale riparazione del caso. Il giovane Mauro pens tra
s e s che si sarebbe potuto fare i cazzi suoi ma
ovviamente obbed evitando di esternare il pensiero
irriverente che gli era passato per la testa.
Prima di entrare, and a prendere un caff al bar della
piazzetta alberata che stava proprio davanti la caserma.
Antonino stava dietro il bancone, con la solita espressione
pensosa. Sembrava che avesse sempre un cruccio che
imperversava nel suo animo, stava per intere decine di
minuti immobile appoggiato sui gomiti, da dentro il suo bar
con gli occhi puntati verso l'esterno, ma pi che guardare
verso fuori, sulla piazzetta, dove la vita scorreva tra le solite
62

ipocrisie, sono certo che guardasse dentro se stesso.


Buon giorno capitano
Buon giorno Antonino, un caff per cortesia
Certo capitano arriva subito. Ha visto che caldo che fa! Mi
sa che sta calando lo scirocco. A voi vi d fastidio sto
caldo?
No per nulla. Hai per caso il giornale di oggi?
Si certo, li sul tavolo, ma della povera ragazza niente
dice.
E certo, non ci pu essere scritto niente, troppo presto, il
fatto successo da poco. A proposito Antonino che si dice
in paese di sta storia?
Niente capitano, e che si deve dire, sono tutti addolorati
per la povera ragazza. Ma come si pu uccidere una ragazza
cos giovane e bella?
Antonino non che se fosse stata vecchia e brutta
cambiava qualcosa.
Certo , capitano. Lo so. Sempre peccato uccidere.
Infatti peccato e soprattutto contro la legge.
Certo e che non lo so! Come era il caff, capitano?
Buono buono, grazie e arrivederci Antonino.
Arrivederla capitano. Abbia una buona giornata.
63

Dopo il caff e dopo quelle solite, inutili ma indispensabili,


chiacchiere mattutine con Antonino, Antonio si rintan nel
suo ufficio e sotto la foto di Giovanni Leone si mise a
pensare.
A parte la quasi certezza che si trattasse di un fatto di mafia,
aveva ancora pochi dati a disposizione per cercare di
mettere insieme un quadro che potesse rappresentare con
veridicit l'accaduto.
Ogni volta che si verificava un crimine la difficolt di
mettere insieme elementi gli procurava un leggero stato di
ansia. Conosceva fin troppo bene la fisiologica omert dei
meridionali e sapeva che anche per questo caso non avrebbe
fatto eccezione.
Aveva letto in un libro che la possibilit di successo in un
indagine direttamente proporzionale alla velocit in cui si
risolve, ma se tutti si giravano dall'altro lato, se tutti erano
ciechi, se nessuno, per paura o per convenienza era disposto
a parlare, come avrebbe potuto risolvere con rapidit un
caso? Con questi dubbi e queste domande che gli passavano
per la testa, era comunque intento a cercare di farsi un'idea
e proprio mentre cercava di concentrarsi su quelle poche
64

cose che aveva messo insieme, arriv una telefonata del


magistrato di turno che lo inform che si sarebbe dovuto
occupare dell'indagine, e che avrebbe dovuto farlo con una
certa discrezione. Gli disse che si trattava di una giovane e
bella (e magari avrebbe voluto anche aggiungere
chiacchierata) ragazza assassinata, e ci sarebbe stato
sufficiente per arroventare ulteriormente una comunit gi
alquanto infuocata, quindi non sarebbe stato il caso di
gettargli sopra ulteriore benzina.
Poi il magistrato aggiunse che sarebbe stato opportuno
avere un incontro la mattina seguente, nel quale avrebbe
dovuto relazionarlo su gli elementi fin quel momento
raccolti.
Antonio Magni lo salut e mise gi la cornetta.
Riflett sul fatto che avrebbe potuto dire ben poco al
magistrato, sapeva solo che si trattava di Carla Parrotta di
anni diciotto, orfana di padre, che viveva con la nonna,
visto che la madre era al nord a cercare di sbarcare il
lunario. Questo perlomeno gli aveva riferito uno dei suoi
uomini che con lui si era recato sulla scena del crimine e
aveva immediatamente riconosciuto la signorina, essendo
uno dei tanti innamorati persi della Parrotta.
65

Se ne rest seduto con le mani congiunte a riflettere sul


caso.
La buffa faccia del presidente Leone in modo poco
credibile osservava la stanza e un ventilatore Marelli bianco
e azzurrino cigolando muoveva l'aria rendendola meno
intollerabile.
Non riusciva a trovare una logica in quel delitto, per tutta
una serie di sue congetture aveva la ferma convinzione che
fosse un crimine di stampo mafioso, ma la 'ndrangheta fino
ad allora non aveva mai ucciso intenzionalmente una
ragazza, per lo squarcio sullo stomaco sembrava non
lasciare dubbi: si trattava di lupara e per una sottintesa
convenzione, che non ammetteva ignoranza, quell'arma
poteva essere usata esclusivamente da determinati
personaggi.
Di un delitto passionale non doveva trattarsi, in quanto la
Parrotta, gli era stato riferito, amava ricambiata un certo
Carmelo e nessuno dei due aveva legami al di fuori di quel
loro rapporto, quindi non c'erano le condizioni che
avrebbero potuto portare a un delitto generato dalla gelosia
o dal classico senso distorto della possessione. Carla
sembrava fosse gi di quel ragazzo, quindi perch mai lui
66

l'avrebbe dovuta uccidere?


Doveva esserci qualcos'altro ma aveva pochi elementi,
quindi poteva, per ora, fare solo congetture, e questo sapeva
che era pericoloso, proprio questo voleva evitare. Sgombr
la mente da ogni pensiero, si alz dalla sedia e and alla
finestra per fumarsi un sigaro. Guardava la gente passare
per strada e si dannava: Perch non parlate? Perch non mi
venite a raccontare quello che sapete? Qualcosa magari la
sapete, venitemela a dire. Se riusciste ad essere diversi
potremmo cambiare questa terra in pochi anni!. Poi decise
di andare al bar a prendersi un altro caff, chiss se avrebbe
carpito qualche altro particolare.
Nei giorni seguenti, il fatto si deline arricchendosi di
nuovi dettagli, che descrivevano il crimine nel suo stato
formale ma che al contempo sostanzialmente gettavano il
capitano in un oscuro paesaggio fatto di cose inspiegabili.
Con la nonna e con qualche amica di Carla aveva parlato,
non aveva cavato un ragno dal buco, allora decise di andare
a fare visita al parroco.
Nel pomeriggio si present alla parrocchia.
Sul retro della cattedrale di Stalattini edificata una
costruzione che un tempo era stato un orfanotrofio dei
67

trovatelli e che oggi stato riadattato a scuola materna. Don


Pep all'interno della struttura aveva ricavato la propria
abitazione riservando per uso strettamente personale
l'ampio patio, dove nei mesi estivi si intratteneva con i tanti
giovani che frequentavano la parrocchia.
Antonio bussa al portone dell'ex orfanotrofio e gli viene ad
aprire una delle sette suore che portavano avanti l'attuale
scuola materna. Si presenta e chiede del parroco, la suora
gli dice di seguirlo. Attraversano una decina di stanze dagli
intonaci scrostati; uno strano odore che stava tra la muffa e
la varechina, pervadeva ogni ambiente. I due arrivano
davanti una porta chiusa, munita di batacchio, la sorella
dice sottovoce al capitano: Speriamo senta, sa qualche
giorno che Don Giuseppe non sta troppo bene.
Davvero Sorella, forse si ammalato?
Non so dirle Capitano ma un po' di giorni che si vede e si
sente poco.
Dopo pochi istanti Don Giuseppe detto Don Pep venne ad
aprire.
Il parroco lo fece sedere su di una poltroncina in vimini che
stava in un angolo del patio e disse: A cosa devo questa
visita capitano?
68

Lei conosceva la signorina che stata assassinata, vero?


Si, bella e brava ragazza. Sa capitano non riesco a darmi
pace, lei non immagina quanto ho pregato per l'anima di
quella povera sfortunata ragazza.
Perch sfortunata?
Come capitano. A parte la fine che ha fatto, ma poi non so
se lo sa, ma aveva anche perso il padre, morto a causa di un
brutto male... che era ancora di pochi mesi! E Dio solo sa
cosa vuol dire crescere senza la guida di un padre. E poi la
madre che la lasci sola con la nonna e se ne and al nord a
fare, chiss che, per poterla fare mangiare.
Cosa intende, Padre, per -chiss che- ?
Non so dirle capitano, davvero non ho idea che lavoro
possa fare la signora al nord. Mi stato riferito, che come
lo era la figlia una donna molto bella, e che partita da
qui molti anni fa... ed bella ma era anche senza ne arte ne
parte, eppure sembra che non abbia mai fatto mancare nulla
alla povera ragazza. Chiss come mai avr fatto la signora
al nord! Ma d'altronde sappiamo che bella e una bella
donna magari il modo trova!
Quale modo? Cosa intende? Per caso le risulta che pratichi
la -professione-?
69

Per l'amor del cielo, questo lo sa dicendo lei. Non mi


permetterei mai...
No no Padre... ma dalle sue parole e dall'enfasi del
discorso, sembrava che! Comunque ho capito, diciamo che
alla ragazza sembra non mancasse nulla, perch la madre
avendo un lavoro al nord riusciva a provvedere ai suoi
bisogni. E per il resto cosa mi pu dire?
Mio caro ragazzo, voglio dirle una cosa... lei rappresenta
la mano dello stato e io quella di Dio, ma come lei poco mi
pu dire di ci che sta nell'alto dei cieli, io poco le posso
dire di ci che accade in terra. Io recepisco solo le istanze
dell'animo, le confessioni, alle volte i dubbi, del mio
gregge!.
Ho capito Don Giuseppe, continui a pregare per l'anima
della ragazza, che star certamente nell'alto dei cieli, per il
resto cercher di occuparmene io. Non posso dire che mi
sia stato d'aiuto ma la ringrazio lo stesso. Arrivederci abbia
una buona giornata.
Arrivederci capitano, se dovesse avere bisogno di me, ora
sa dove trovarmi, la mia porta per lei sar sempre aperta.

70

IV
(cancro)
Una mattina, di un giorno non meglio specificato,
all'ospedale di Polimori si present una donna di campagna
con due dei suoi setti figli, uno aveva 18 anni e l'altro quasi
22, entrambi avevano subito una notevole e inspiegabile
diminuzione di peso corporeo. La donna, vestita di nero e
dallo sguardo dolente, era disperata perch nonostante li
rimpinzasse di parmigiane, paste al forno e soppressate, i
due ragazzi dimagrivano a vista d'occhio, tant' che si erano
ridotti pelle e ossa. Il medico di guardia li visit e rassicur
la madre dicendole che i ragazzi gli sembravano in salute,
che non c'era da preoccuparsi, di continuare a nutrirli come
aveva sempre fatto e che presto avrebbero ripreso un po' di
peso.
Dopo un po' di tempo uno dei due, mentre potava un ulivo
ebbe un capogiro e cadde da circa tre metri d'altezza.
Portato in ospedale privo di sensi dopo poco mori'. Il
medico di turno scrisse: deceduto a causa di lesioni interne
provocate da accidentale caduta da una scala durante la
potatura degli ulivi. La madre al funerale si pilava
71

piangendo con rabbia e gridava: Upemmia, focumeu, cori


meu pecchi moristi? 'U sapiva ieu chi eri troppu sciupatu e
jancu, ca non avivi 'nchianari 'nta scala mi puti i luvari.
T'avianu a curari e ti assaru senza medicini...o focu meu, ti
aasaru moriri, o cori meu ora comu faaaazz! E ma
brucianu 'nto 'mpernu ddhi medici bastasi chi non capisciru
nenti
Il secondo continu a vivere in uno stato di salute non
propriamente eccellente.
Furono effettuate varie visite mediche negli ospedali locali
ma sempre le diagnosi sentenziavano di non preoccuparsi.
Dopo qualche anno anche lui abbandon questo banale
passaggio terreno, e il fatto non ebbe l'onore delle cronache
locali.
Per molti decenni la madre, di tanto in tanto si chiudeva
nella stalla e li ricordava felici da bambini a fare il bagno
d'estate in un laghetto che stava nei pressi della loro umile
casa di campagna; li ricordava sguazzare, giocare e ridere in
quelle acque ferme. Nella sua mente si formava vivido quel
ricordo e con lacrime ormai consumate piangeva senza farsi
vedere n udire da nessuno. Avrebbe voluto vedere morire
soffrendo tutti quei medici, che sempre sorridendo
72

l'avevano rassicurata.
Forse questo avrebbe calmato la silenziosa rabbia che
dentro s cov fino alla morte.

73

Chista na terra amara


duci quandu no pensi alla miseria
duci quandu u cori nnamuratu.
Chista na terra avara
no duna nenti
e nenti 'nci dugnu.
Chista na terra chi quandu sira
u celu si 'nfiamma i russu
e u suli chi 'ndi brucia a peddhi,
chi sicca li campi e i faci deserti,
chi sciuca li lacrimi pe tanti figghi mmazzati,
vai mu si curca e 'ndi assa ca paci.
Aiu tantu amuri pe sta terra
ma cchi forti esti lu rancori pe iddha.
Aiu mu la spaccu e mu la mungiu
pecchi su cent'anni e cchi
ca iddha mi faci u cori i petra.

74

Questa una terra amara


dolce quando non pensi alla miseria
dolce quando il cuore innamorato.
Questa una terra avara
non d niente
e niente mi sento di dargli.
Questa una terra che quando sera
il cielo si infiamma di rosso
e il sole che brucia la pelle,
che secca i campi trasformandoli in deserti,
che asciuga le lacrime per tanti figli uccisi,
va a coricarsi e ci lascia nella pace.
Ho tanto amore per questa terra
ma pi forte il rancore per essa.
Devo spaccarla e devo mungerla
perch sono cento anni e pi
che mi rende il cuore di pietra.

75

V
(moria).
passato quasi un anno l'indagine non va proprio avanti,
tante caselle sono state riempite ma il puzzle resta
tristemente incompleto.
fine giugno, Antonio andato a correre nelle campagne
circostanti.
Da ragazzo era stato un ottimo mezzofondista, campione
regionale veneto ai giochi della giovent di un anno che
non ricordava.
La madre a Casina dei Salici conservava ancora le coppe e
le medaglie su di una mensola che mensilmente veniva
spolverata. Quella stanzetta nel delta del Po era rimasta
esattamente uguale al giorno della partenza per l'accademia,
neanche fosse morto.
Ora a 36 anni il capitano non vuole proprio ingrassare, ama
sentirsi leggero sui passi come quando la corsa gli donava
una gioia incontenibile e la fatica mai si sentiva nelle magre
e lunghe gambe di quel ragazzo che pi non c'.
Andava a correre all'alba, verso le sei quando ancora l'aria
leggera e fresca della notte non ha lasciato il posto a quella
76

pesante, che si presenta sempre nelle calde giornate d'estate.


La luce a quell'ora strabiliante, non si pu descrivere.
Una strada sterrata corre lungo il fondo della valle con a
destra olivi e a sinistra aranceti, dopo un paio di chilometri
una seconda valle un po' pi stretta si interseca e una
seconda strada sulla destra si snoda in leggera salita verso
un non troppo vasto altipiano che fa da piattaforma a delle
serre pre-aspromontane. Quelle alture al loro interno hanno
una quantit infinita di anfratti e cavit riempiti dalle
piogge che alimentano piccoli ruscelli di acqua sorgiva,
vanno a finire in due laghetti che pi che altro sono due
grandi pozze leggermente torbide per via del fondo
fangoso. Da uno dei due si poteva andare a ritroso seguendo
il torrentello che nasceva nelle serre.
Antonio amava correre su quel percorso, lo conosceva
ormai a memoria.
Corse per quasi otto chilometri e quella mattina si spinse
pi avanti del solito e scopr che in alto c'era un'altra pozza
d'acqua scavata nella roccia, quindi cristallina. Iniziava a
fare caldo e quello specchio invitava ad immergersi dentro.
Era solo, lontano anni luce dal paese e dalla gente. Con le
sue scarpette Adidas i pantaloncini e una canottiera, senza
77

pensarci due volte si tolse tutto e nudo come un verme si


immerse felice in quella gelida piscina di acqua sorgiva.
Si fece anche qualche bracciata in stile libero e si sentiva
stracolmo di gioia, quello era il paradiso non c'era ombra di
dubbio.
Si ferm con l'acqua a filo del mento, aveva una sensazione
di freschezza assoluta e in uno stato di benessere totale si
mise a guardare il pelo della superficie che stando immobile
si trasform in uno specchio dove si riflettevano le rocce
grigie, mescolandosi col verde degli alberi circostanti.
Osservava incantato questa magica fusione di colori quando
un pesciolino galleggiando si mise proprio davanti ai suoi
occhi, era morto. Questa visione ruppe l'incanto. Antonio
indietreggi emergendo fino alla vita, guard con pi
attenzione e not altri quattro pesciolini morti.
Usc dall'acqua e si mise ad asciugarsi al primo sole del
mattino. Si rimise le scarpe e i pantaloncini e con la
canottiera appoggiata sulle spalle si incammin ancora pi a
monte, addentrandosi in una gola che alimentava il
laghetto. Camminava con l'acqua che gli arrivava fino al
ginocchio. Fa, si e no, cento metri e arriva dove la gola gira
a destra quasi ad angolo retto aprendosi come in uno
78

spiazzo naturale.
Appoggiati a terra in un angolo, lambiti dalle acque del
torrente c'erano una trentina di fusti metallici, verniciati di
grigio scuro e parzialmente arrugginiti.
Le scritte identificative erano state meticolosamente grattate
via ma su qualcuno ancora campeggiava un simbolo a
forma di teschio.
Sempre correndo ma con ben altre sensazioni per la testa,
Antonio fa rientro al paese, si fa una lunga doccia
sentendosi in qualche modo sporco.
Rientra in caserma e informa il magistrato.
La mattina dopo accompagnato da tre dei suoi ragazzi e da
alcune guardie forestali il capitano si reca sul posto del
sinistro ritrovamento, ma dei fusti non c'era pi traccia.

79

VI
(la madre)
Passarono si e no 15 giorni, era luglio, una di quelle calde
mattine che visto l'incombere di agosto si verifica un
istituzionale svuotamento delle procure. Proprio quella
mattina comunque un magistrato era di servizio e dispose
l'archiviazione del caso Parrotta Carla. Nessuno ci fece caso
pi di tanto.
Passarono ancora una decina di giorni e una mattina che
erano le otto e trenta, una bella signora sulla quarantina si
present alla caserma dei carabinieri di Parrichello, comune
non troppo distante da Stalattini, chiedendo di un certo
capitano Magno.
Il piantone di turno le disse: Signora qua non c' nessun
capitano Magno, sicura che si chiami Cos?
E chi sacciu a me dissero che c' un ufficialo che stavi qua
e che si occup della ammazzatina di Parrotta Carla.
Ah... signora forse ho capito, lei per caso sta cercando il
capitano Antonio Magni?
Si magari puro a mia mi pare che si chiama propriamente
in questa manera. Ma scusate signor carrabbinere me lo
80

potete chiamare, che ci ho da parlare con esso stesso, sapete


giovanotto si tratta di una cosa assai delicata, che aiu mu
parlo con lui personalmente.
No signora mi dispiace l'hanno informata male il capitano
Magni lo trovate a Stalattini, di stanza l
Ah, capiscia avi la stanza a Stalattini. E come fazzu ora,
non ho la machina. Magari giovanotto 'nci potete chiamare
col telefono. Sapete una cosa assai importante!
Va bene signora ora provo vediamo se in caserma,
intanto mi dia le sue generalit che le devo segnare sul
registro delle visite.
Come... quali generalit?
Come lei si chiama signora, nome, cognome, data di
nascita e domicilio.
Ahhh... scusate non avevo capito. Allora mi chiamo
Badalati Maria di anni 41, nascia qua a Parrichello e
peccumora sto a Rho in via Po, al nord sapete dove si
trova? Avete presente?
No signora non lo so dove si trova.
Al nord ve lo dissi!
Ah...ho capito al nord si trova. Comunque ora provo a
chiamare il capitano.
81

Grazie signor carrabinere, mi assetto e aspetto qua, fate col


vostro comodo.
Il piantone riusc subito a mettersi in contatto col capitano e
fece passare la Signora dentro il gabbiotto per permetterle
di parlare al telefono.
Buongiorno capitano sono Badalati Maria scusate se vi
disturbo ma aiu mu vi spiu na cosa.
Buongiorno signora Badalati, mi dica, e non si dispiaccia,
ma potrebbe parlare italiano. Sa alcuni termini ancora
faccio fatica a comprenderli.
Scusate capitano e che no sapiva, scusate, non sapevo che
siete del nord. Volevo dirvi che volevo mu parro con voi,
vorrei parlare con voi, scusate ancora.
Va bene signora venite a Stalattini io sar in caserma fino
all'ora di pranzo.
E come faccio signor capitano io volarria venire ma sono a
piedi e mi hanno detto che la littorina non funziona fino a
dominica perch si ruppe un binario. Sapete capitano sono
la madre di Parrotta Carla e ho una cosa nu vi spio,
perdonate, ho da chiedere a voi una cosa.
La mamma di Carla Parrotta?
Si capitano io sono.
82

Signora mi passa il carabiniere che sta l con lei.


Certo capitano lo passo subito.
Dica capitano Magni, comandi.
Faccia accomodare la signora in un ufficio e non la faccia
andare via per alcun motivo al mondo. Vedi se ha bisogno
di qualcosa, che so... acqua, il bagno o qualsiasi altra cosa.
Io sar l da voi in un quarto d'ora. Hai capito? tutto
chiaro?
Certo capitano agli ordini, ci penso io, non si preoccupi
quando arriver la trover qui ad aspettarla.
Passarono venti minuti e Antonio arriv, si fece dare una
stanza nella quale conferire con la signora. La stanzetta era
piccola, spoglia e senza finestre, dipinta di bianco e con i
pavimenti in graniglia. Una lampadina appesa al centro del
soffitto, una vecchia scrivania in legno e due scomode sedie
in metallo, null'altro si trovava in quel piccolo ufficio che
probabilmente tante cose sconvenienti aveva visto. l si
trov, alla caserma di Parrichello con davanti la signora
Badalati. Erano entrambi seduti sulle due scomode sedie
uno in faccia all'altro, che visto e considerato che nient'altro
c'era, costretti erano a guardarsi dritto negli occhi.
Definirla bella era riduttivo: quarant'anni e sembrava una
83

trentenne che ne dimostrava meno, capelli neri come la


notte pi scura, sembrava che la luce ci cascasse dentro
restando intrappolata per sempre, occhi anch'essi neri con
qualche sottile striatura di un verde lucido e scuro, una pelle
olivastra compatta e satinata, sotto il volto si dispiegava un
corpo che, durante una partita di padruni e sutta, sarebbe
stato definito certamente come: fatto per fottere.
Fatto sta che la signora Maria si mise a parlare col capitano
raccontandogli tutta la sua vita degli ultimi quindici anni,
delle difficolt incontrate al nord per trovare un lavoro
onesto e dignitoso, della morte del marito a causa di un
brutto male, di Carla che era vissuta tutti quegli anni con la
nonna, per poi morire in quel modo orrendo.
Lui la ascoltava in quel suo buffo linguaggio che stava tra il
dialetto calabrese e un italiano un po' stentato conditi con
un accento lombardo, forse acquisito inconsciamente in
tutti gli anni passati al nord. Forse era affascinato da quel
mix di bellezza e ruspante semplicit. Si rese conto, quasi
inconsciamente, che non era affatto stupida come forse in
un primo momento, parlando con lei al telefono, gli era
sembrato e la stette ad ascoltare per almeno un'oretta, ma
poi a un certo punto la ferm e le disse:
84

Va bene signora Maria ho capito che non ha avuto una vita


facile e che ora sente una grande tristezza per la morte di
sua figlia Carla, ma adesso mi vuole dire il reale motivo
della sua visita di oggi.
Certo capitano mi scusi se mi sono persa nei miei pensieri,
ma non sapevo come fare a dirlo:
Si ma cosa, parli, di me si pu fidare.
Va bene, ora la dico questa cosa. Mi fido di voi lo capisco
dagli occhi.
Perch come sono i miei occhi?
Belli e sinceri e mi scusi capitano se mi sono permesso di
dire questa cosa.
E perch si deve scusare, anzi la ringrazio per il bel
complimento, ma ora parli. Mi dica.
Allora capitano ho saputo che il caso di mia figlia stato
archiviato. Ora deve sapere che Carla anche se era una
ragazza che il buon dio aveva deciso di farla cos bella da
essere desiderata da ogni uomo sulla terra, e certo parlo
degli uomini che 'nci piacciono le donne che magari pure
a quelli che non ci piacciono! Loro, davanti a mia figlia 'nci
facevano un pensiero e magari cambiavano pure idea, ma
appunto pure che era cos bella era una ragazza buona e
85

onesta che avrebbe solo voluto avere un bel marito per farsi
una famiglia e magari avere anche tanti bambini, niente
altro 'nci importava.
Si signora questo l'avevo capito durante le indagini.
Ecco capitano vede che pure voi vi eravate convinto di
questa bella anima di mia figlia! Quindi dovete trovare quel
bastardo che gli ha rubato la vita. Giustizia deve avere, non
si pu archiviare il caso, come dite voi.
Si signora, avete ragione ogni crimine deve essere risolto,
la giustizia la cosa pi importante, per chi se ne va e per
chi resta, ma dalle indagini, e le assicuro che le ho fatte io
personalmente col massimo scrupolo possibile, non
emerso niente per poter proseguire ad indagare, e il
magistrato ha deciso di archiviare il caso, a meno che non
escano fuori nuovi elementi.
E proprio a questo volevo arrivare, tante cose ora le posso
dire.
Si signora Maria, ora si fermi, prima di andare avanti mi
deve dire perch ha deciso di parlare solo ora.
Maria Badalati tir fuori dalla borsa un quadernetto rosa
chiuso da un nastro di raso giallo che sembrava quasi un
pacchetto regalo e lo pos sulla scrivania della piccola e
86

spoglia stanza dove stavano a parlare.


Vede capitano prima avevo solo idee che mi giravano per
la testa, ma erano solo idee mie. Che facevo venivo e vi
dicevo - sa capitano penso questo e penso quest'altro che
cosa giustamente poteva importarvi di quello che mi
passava per la testa. Ma poi una settimana fa che ero scesa
dal nord per stare un poco con mia madre mentre sistemavo
la stanzetta di Carla uscito fuori questo quadernetto dove
mia figlia scriveva tutto quello che gli capitava e mi sono
messo a leggerlo e ho capito tante cose. Ora lo consegno a
lei e deve leggere tutto. Fate caso a quando parla di un certo
Carmelo che vuole convincerla a vendere un terreno che
l'unica nostra propriet e dove lei voleva magari piano
piano e col tempo costruire una casetta dove farsi la sua
famiglia e non voleva proprio venderlo che pure che siamo
poveri io non ci ho fatto mai mancare niente a quella povera
criatura. E fate caso anche a quando parla di Don Pep di
quel coso fetuso, chi mu bruciava vivu... che secondo me
'nci piacciono gli uomini e qualcosa c'entra in questa storia.
Dopo che se lo letto, che so tra tre giorni o forse quattro
torno qui da voi e vi dico quello che penso io. Va bene
capitano?
87

Va bene signora Maria, tornate a trovarmi tra qualche


giorno e se non fossi qua in caserma lasciate detto dove
posso trovarvi io.
Va bene come volete arrivederci, passate una buona
giornata.
Arrivederci.
Maria si alz e usc dalla stanza lasciando alle sue spalle
una scia di prepotenti melocoline chimiche che
probabilmente erano parte della dotazione sua propria.

88

VII
(tre giorni)
Antonio quella stessa sera si mise a leggere il diario di
Carla e l'indomani mattina si rec al catasto per individuare
l'esatta ubicazione del terreno dei Parrotta. Torn in
caserma e si prese tre giorni di congedo. Nella ridente
cittadina era da qualche mese che non succedeva nulla di
rilevante, a parte qualche rissa di scarsa importanza e i soliti
zingari che rubavano ogni tanto un'auto, quindi non si
sarebbe sentito in colpa per quei tre giorni che avrebbe
dedicato ad andare appresso alle sue fantasie.
Prepar un Invicta con tutto quello che gli sarebbe potuto
servire pul con cura la sua Beretta calibro 9 e decise di
andarsene in giro per campagne. Erano giorni caldi e l'idea
di fare il lupo solitario alla ricerca di qualche elemento gli
piaceva proprio.
Ovviamente nessuno doveva sapere cosa avrebbe fatto, era
in concedo per tre giorni e non doveva dare conto a nessuno
di dove se ne sarebbe andato.
Con lo zaino e vestito come un escursionista svizzero usc
dalla casa alle cinque del mattino stando attentissimo a non
89

farsi vedere da nessuno.


Usc per strada che era ancora buio e ad ogni buon conto
evit le vie principali per uscire dal paese, e rapido
sgattaiolando si port fuori dal centro abitato immergendosi
nella campagna circostante.
La prima cosa che fece fu ripercorrere la strada che spesso
faceva di corsa e che conosceva molto bene. Come prima
meta si era prefissato di arrivare nel posto dove quasi un
anno prima aveva trovato i fusti arrugginiti che
misteriosamente (forse neanche tanto) il giorno dopo erano
spariti.
Dopo un paio d'ore che ancora erano le sette del mattino
arriv alla pozza d'acqua sorgiva che stava proprio d'avanti
all'imbocco dell'ingresso della gola, dove scorreva il
ruscelletto che l'alimentava.
L'inverno appena trascorso era stata particolarmente avaro
di piogge, le falde acquifere probabilmente non si erano
ricaricate quindi rispetto all'ultima volta che si era spinto fin
l, in pratica un anno addietro, quella piscina e il relativo
ruscello erano quasi completamente asciutti, scorreva solo
un rigagnolo di pochi centimetri e la pozza dove undici
mesi prima aveva potuto nuotare si era ridotta a un catino
90

dove al massimo si sarebbe potuto abbeverare qualche


uccelletto.
Risalire attraverso la gola fino al luogo del ritrovamento fu
particolarmente agevole.
Antonio arrivato in quel posto si tolse lo zaino dalle spalle,
spost alcune pietre per realizzare una comoda seduta,
raccolse alcuni rami secchi e accese un piccolo fal. Tir
fuori dallo zaino una piccola caffettiera, quelle piccolissime
da una tazzina, la riemp con un po' d'acqua e col caff
macinato e la sistem sul piccolo fuocherello.
Mentre aspettava che la sua amatissima bevanda risalisse
dal minuscolo camino, si mise a pensare a varie cose. Per
primo pens alla signora Maria e come per magia gli
divenne duro, quindi ritenne conveniente spostare i pensieri
da un'altra parte e immagin la scena, avvenuta quasi un
anno addietro, nella quale un gruppetto di picciotti di
qualche 'ndrina dei paraggi, erano stati comandati chiss da
chi di andare a spostare quei fusti venefici.
Rifletteva sul fatto che lui l'aveva detto solo al magistrato,
quindi erano solo due le opzioni possibili: o la mattina del
ritrovamento era stato spiato da qualcuno, magari messo in
quel posto a vigilare e lui non si era accorto della presenza,
91

o il magistrato era corrotto. Ora come ora, era anche inutile


arrovellarsi il cervello su quelle considerazioni, quindi
spost i pensieri ancora una volta su altro.
La caffettiera cominci a borbottare e lui la spost dal
fuoco su di una pietra dove stava agevolmente in equilibrio.
Mentre sorseggiava il caff in quel luogo, dove un senso di
pace assoluta faceva a cazzotti con una certa latente
inquietudine, gli venne un'idea: immaginare il percorso che
avrebbero potuto fare una trentina di fusti una mattina di un
anno prima.
Certamente non doveva essere troppo lontano e
probabilmente c'era la possibilit che fossero ancora
nascosti nei paraggi.
Risistem lo zaino e inizi una caccia al tesoro.
Partecipanti: uno, premio finale: la probabile riapertura di
un caso.
Nella sua mente si iniziava a strutturare la scena di un film,
ancora incompleto, ma con trama e personaggi abbastanza
definiti, solo il montaggio andava rivisto e l'obbiettivo
necessitava di una migliore messa a fuoco.
Concentrato come un predatore part da quel posto,
percorrendo per ora l'unica strada possibile.
92

Era passato un anno, ma poteva immaginare che in quei


luoghi certamente pochissime persone sarebbero passate,
quindi qualche traccia poteva ancora esserci.
Arrivato all'uscita della gola immagin di essere un
picciotto che spingeva un pesante fusto, quale percorso
avrebbe potuto percorrere?
Osservava con attenzione ogni dettaglio del paesaggio che
si prospettava davanti ai suoi occhi, e come un futuro Deep
Blue il suo cervello inizi ad elaborare ogni dettaglio della
scena, ogni sensazione, ogni impressione percepita e
soprattutto inizi a correlarle e a metterle in relazione tra
esse.
L'unica strada percorribile era una mulattiera che saliva
verso una collinetta sul lato destro del laghetto, non troppo
stretta e in leggero declivio, esclusivamente da l si sarebbe
potuto passare.
La percorse fino in cima e da quella postazione not che a
perdita d'occhio c'erano solo aranceti.
Solo sul lato destro e non troppo distante, si innalzava una
leggera collina rocciosa, forse con un po' di fortuna alla
base della stessa avrebbe potuto trovare qualcosa, decise
che avrebbe iniziato a dare un'occhiata proprio da l.
93

Prima di incamminarsi verso quel punto, prese dallo zaino


un foglio di carta e una matita e tracci come una mappa
dello scenario lo divise in quadranti in modo che, via via
che sarebbe proceduto con l'esplorazione , avrebbe potuto
annotare i posti gi visionati, aveva tanto tempo a
disposizione e quel gioco cominciava ad appassionarlo.
Dopo una ventina di minuti si trovava alla base della collina
rocciosa, anche il fondo della stessa si presentava roccioso e
sarebbe stato impossibile scavare una fossa, sulla mappa
con la matita anner quel posto, per lui significava: niente
fusti l.
Ritenne conveniente incamminarsi lungo la base della
parete della collina ma il terreno continuava ad essere
troppo compatto e duro per potere scavare delle buche dove
eventualmente interrare i fusti.
Cerc fino alle quattro del pomeriggio e tutta la mappa era
ormai annerita dalla matita quindi ci stava a significare
che dei fusti non c'era ancora traccia.
Poi ebbe un'intuizione se la appunt sul retro del foglio e
and ad organizzarsi per la notte e soprattutto per mangiare
qualcosa, decise che quell'idea che gli era balenata per la
mente l'avrebbe affrontata l'indomani mattina.
94

Raccolse dei frutti e torn in un punto da dove aveva notato


una casa probabilmente abbandonata.
Verso le sette della sera trov una casa abbandonata e dopo
aver preparato un giaciglio sicuro per la notte accese un
fuoco e quando la brace fu pronta arrost tre salsicce che
aveva portato con se, scald tre fette di pane, e con con
quelle poche cose cen. Seduto su un balcone delle casa
mangi anche la frutta che aveva raccolto nei campi.
Osservava il cielo che si colorava di rosso spennellato da
sottili nuvole striate e rosate e attraverso le colonnette in
ghisa del vecchio balcone davanti ai suoi occhi si formava
un quadro astratto, suggestivo e mutevole; incantato rest
ad ammirare lo spettacolo degli dei fin quando l'ultimo
millimetro di sole non scomparve dietro la curvatura
dell'orizzonte.
Prese la paglia che aveva raccolto per il giaciglio e la
sistem sul balcone, la sera era calda e lo zaino sarebbe
stato un ottimo cuscino.
Chiuse dall'esterno la vecchia e scassata finestra dalla quale
si accedeva al balcone e si sdrai, osserv il cielo che
lentamente diventava scuro. Era nel posto pi straordinario
nel quale si potesse dormire.
95

Immagin anche Maria, in piedi appoggiata con i gomiti


alla ringhiera col suo vestitino leggero a grandi fiori rossi,
gialli e arancioni e lui ai suoi piedi, da quella posizione ad
ammirare sue cosce e a immaginare il suo culo sodo, la vide
voltare la testa indietro verso il basso e sorridergli, e poi
chinarsi su di lui fino a montargli su a cavalcioni e mentre
gli sorrideva e gli parlava in quel suo buffo modo, la vide
mentre cominciava a muoversi come fosse su un cavallo a
Dondolo.
Tutto divent nero e miliardi di puntini bianchi apparvero,
mentre lei si muoveva e non parlava pi decine di comete
come in un Fontana al negativo squarciavano la volta del
cielo e Maria cominci ad ansimare, poi per fortuna arriv
il sonno e forse la scena prosegu nel sogno.
Alle prime luci dell'alba si vegli e il rito del caff fu messo
in scena su quell'ampio balcone, una volpe, dall'ormai
selvaggio giardino sottostante, osservava la scena ma fu f
subito distratta da un malcapitato topolino di campagna che
passava da quelle parti.
Quello doveva essere il giorno in cui avrebbe trovato i fusti
ed era certo che avrebbe trovato anche una correlazione con
un determinato terreno.
96

Nello zaino aveva riposto la copia della mappa catastale e al


momento giusto l'avrebbe tirata fuori, per ora non voleva
farsi condizionare.
Nel pomeriggio mentre ispezionava il bordo di un piccolo
altopiano si e no sopraelevato di 15 metri su di una
sottostante pi ampia pianura, osservando la stessa con
attenzione not una parte di diverso colore, infatti in una
porzione dei campi larga all'incirca trenta metri era come se
l'erba fosse stata estirpata. Se fosse stato in basso
probabilmente non l'avrebbe notato, ma da quel punto
elevato si capiva che c'era qualcosa di strano.
Guard con attenzione i campi per avere la certezza di non
essere osservato o spiato da nessuno. Aspett fino al
tramonto per muoversi ancora pi in incognito e alle venti
scese gi per scandagliare quel pezzo di terreno. La
superficie era compatta e non fu difficile con le nude mani
scavare una ventina di centimetri fino ad arrivare ad uno dei
fusti metallici, ricompose il terreno e scav in un'altra
posizione distante un paio di metri, anche in quel posto
trov un fusto. Ripetette l'operazione quattro volte e sempre
con esito positivo, poi cancell ogni traccia della sua
ispezione e ritorn al suo balcone. Pul, arrost e mangi
97

una gallina che aveva trovato nei campi e si sistem per una
seconda magica notte.
Le sensazioni erano fantastiche, i colori del tramonto, una
leggera e calda brezza della sera, la smisurata soddisfazione
per quel ritrovamento e la speranza di dare giustizia a una
ragazza che persone senza alcun valore avevano strappato
alla vita, gli regalarono una notte stupenda. Nel sogno torn
la madre della ragazza forse per ringraziarlo o forse per
altro.

98

VIII
(il summit)
Qualcuno esord: Allora che dobbiamo fare con questo
Don Pep, l'amu stutari?
Qualcuno rispose: Non so se necessario, ca poi si faci
purbari e magari non ci conviene. Tantu ricchiuni e 'nci
trovamu nu ricchiuneddu mu 'ncia zicca nto culu, cos
magari se ne sta tranquillo.
Si, u sapimu, ma se necessario, se non se ne sta buono,
vaiu e u sgozzu con le mie stese mani. Tantu stutari nu
ricchiuni no peccato e se poi pure prete magari u
signuruzzu un giorno mi ringrazia pure.
Poi un certo Don Rocco che stava ad ascoltarli disse:
Peccumora no stutamu a nuddu. E poi chi facimu, amu a
stutari puru u giovanottu e puru magari u sbirru? E quanti
'ndavimu a nettari ca je capaci ca 'ndi mandanu puru
l'esercitu! I tempi stanno cambiando e non so se conviene
pi ammazzare a muzzu a gente, ca sbirri 'ndavimu puru
assai 'ncoddu. Io vi dico che gi stato un grave errore
quello che abbiamo fatto un anno fa. Dobbiamo curare i
nostri affari e menu purbarata facimu e megghiu jesti e poi
99

per stutari a genti c' sempre tempu.


Un giovane gregario che aveva commesso vari omicidi e
che stava pazientemente scalando la gerarchia, prov a
dissentire ma Don Rocco lo fulmin con gli occhi, e il
giovane per il momento prefer non polemizzare. C' una
precisa logica nelle riunioni operative della 'ndrangheta per
la quale il peso e l'efficacia delle parole sono direttamente
proporzionali al rango di chi le pronuncia, e quello di Don
Rocco in quel casale di campagna era certamente il pi alto.
Il giovane si limit a dire che alle volte rimandare un
omicidio poteva essere pericoloso per i loro interessi e che
un morto teneva cucite cento bocche.
Alcuni fecero un cenno di assenso con un leggero
movimento della testa, Don Rocco replic:
Aviti raggiuni giovanotto. Se non mi sbaglio si u niputi du
'u Nimali? Come ti chiami?
Si Don Rocco io sono, Girolamo mi chiamo.
Bravo Girolamo 'ntisi parrari i tia e puru bonu. Per una
cosa te la voglio dire, to nonnu era n'omu i grandi rispettu e
s'annettau menzu Parricheddhu ma era vent'anni arretu e
certi cosi s'avianu affari 'nta ddu modu, non c'era
alternativa. Ma oggi i cosi cangiaru e alle volte se vuoi
100

ottenere qualcosa devi fare un passo indietro, aspettare


nell'ombra, osservare, pensare e poi decidere chiddhu chi
fari. Ricordati che il rispetto porta potere... ma il rispetto te
lo guadagni quandu si capaci mu fai a cosa giusta.
Dopo queste perentorie parole si avvicina a Girolamo che
abbass la testa guardando in basso, arrivato proprio
davanti al giovane gli prende il mento con la mano sinistra
e alza la sua testa, con la destra gli molla un ceffone e poi
guardandolo negli occhi, dice:
Chistu mu t'arricordi ca ieu su comu nu patrhi pe tia!
Girolamo non si mosse di un micron e riabbass la testa;
nessuno dei presenti fiat, ma una brezza gelida attravers
quel luogo.
Verso la fine del summit entr uno degli uomini che
stavano fuori di guardia, si avvicino al capo bastone che
aveva messo a disposizione quella atipica sala riunioni e gli
sussurro all'orecchio:
Arrivau.
Dopo pochi istanti entr un volto noto ai telegiornali e in
gesto di rispetto i presenti si alzarono in piedi e salutarono,
lui rispose al saluto con un cenno della mano e disse:
Sedetevi, state comodi e grazie per l'accoglienza.
101

Poi con una certa enfasi vagamente teatrale esclam:


Sono felice di essere qui tra tanti amici veri e sinceri. Tra
di voi mi sento come in famiglia, so di essere in una grande
famiglia di persone giuste e rispettose... grazie ancora di
cuore!
Il padrone di casa prese personalmente una sedia che stava
in un angolino, spolver col fazzoletto la seduta e la porse
all'uomo.
Prego onorevole si accomodi, grazie a voi per queste belle
parole, le faccio portare qualcosa? Disse il padrone di
casa.
No grazie Don Ciccio, sto bene.
L'onorevole si sedette al centro di quella congrega e per un
minuto non disse niente.
Si appoggi sulle gambe con i gomiti con la schiena
leggermente piagata in avanti, guardava il pavimento quasi
come se stesse pregando, poi alz la testa e guard negli
occhi uno per uno tutti i presenti, fece un sospiro e inizi a
parlare:
Una cosa ci accomuna... questa cosa , che abbiamo una
sola parola. Io so che la vostra parola sacra e voi sapete
che la mia lo anche. Negli ultimi anni con alcuni di voi
102

stiamo facendo tante belle cose, cose che ci stanno dando


tante soddisfazioni e tutto va bene perch io mi fido di voi e
voi, sono certo che vi fidate di me. Tanti affari possiamo
continuare a fare insieme ci sono infinite possibilit ma per
non perdere queste possibilit non dobbiamo perdere il
potere che a voi permette di controllare la vostra bella
terra... che si chiama Calabria e a me mi permette di
controllare il nostro bel paese... questo splendido paese che
si chiama Italia. Ognuno di noi deve fare ogni cosa
necessaria per che questo controllo resti nelle nostre mani.
Sapete che noi politici abbiamo bisogno del consenso del
popolo e io so che voi avete bisogno degli appoggi giusti
per i vostri affari. Devo dire che in alcuni casi in alcune
zone questo meccanismo ha gi dato i suoi frutti, sapete che
con Don Rocco, qui presente, negli ultimi anni abbiamo
fatto un bel lavoro che ha dato i suoi bei frutti. Ora il
momento di far s che questo lavoro si faccia in ogni posto
di questa bella terra baciata dal mare e dal sole. Spero di
essere stato chiaro e spero che dopo questo giorno... noi tra
qualche anno potremo incontrarci e brindare insieme a tutte
le magnifiche cose che avremo ottenuto.
Ci fu qualche secondo di silenzio, poi ad uno a uno tutti
103

presenti si alzarono, si avvicinarono all'uomo che stava


seduto al centro della stanza e lo baciarono, ognuno di loro
avvicinandosi al suo volto disse la medesima frase:
Onorevole ieu sugnu cu vui. Brindarono con un vino che
sapeva di bisolfito e un'ora dopo l'onorevole era su un volo
di stato diretto a Roma.

104

IX
(l'amore)
Un tardo pomeriggio il capitano stava passeggiando. solo,
una domenica trascorsa senza che fosse accaduto nulla di
particolare.
Sono passati due giorni da quando aveva scoperto i fusti nel
luogo dove erano sotterrati.
Ancora non ha deciso come comportarsi, se dirlo al giudice
o meno, certo che la prassi prevede una pronta
comunicazione al magistrato titolare delle indagini ma in
fondo nessuno sa nulla e quindi pu decidere la prossima
mossa senza temere conseguenze. Gli venne un'idea, decise
che avrebbe fatto finta che il ritrovamento fosse avvenuto
casualmente durante una perlustrazione di routine nelle
campagne. Con una scusa, che ancora in realt non aveva
deciso quale sarebbe potuta essere, sarebbe andato
facendosi accompagnare da due o tre dei suoi ragazzi, nel
luogo dove aveva fatto la scoperta, e poi casualmente i fusti
sarebbero stati individuati. Doveva solo aspettare la luna
piena per andare la notte prima del giorno stabilito per
eseguire il piano, avrebbe disotterrato uno dei fusti
105

portandolo leggermente in superficie in modo che il giorno


dopo, passando da quel posto avrebbe simulato una casuale
scoperta.
Avrebbe scattato tante foto e lasciato almeno due dei suoi
ragazzi, solo a quel punto sarebbe tornato in caserma per
comunicare, e non solo al magistrato, il ritrovamento dei
fusti.
Passeggiava lentamente nella splendida villa comunale a
picco sul mare di Stalattini e mentalmente lavorava per
mettere a punto i particolari del suo piano, quando una
signora seduta su una delle tante panchine in ferro battuto
lo salut: Buonasera capitano.
Per un attimo Antonio non cap se quel saluto fosse rivolto
proprio a lui, era cos assorto nei suoi pensieri che dovette
credere che in effetti era assai difficile che ci fossero altri
capitani in giro, quindi quel saluto era necessariamente
rivolto a lui.
Era Maria che seduta aspettava il tramonto, ricambi
dicendo: Buonasera signora Maria, non sa che piacere mi
fa incontrarla.
Anche a me se devo essere sincera, mi piace che vi ho
visto, sono sola e abbisognavo di un poco di compagnia.
106

Assettatevi cca, mannaia scusatemi mi dimentico sempre


che non gradite il dialetto, sedetevi qua, volevo dire!
Grazie signora, ma non che non gradisco il dialetto
calabrese e che alle volte non capisco le parole, anche se
devo dire che faccio progressi. Mi posso sedere?
E certo lo stavo dendo proprio ora. Mannaia sempre che
mi dimentico. Certo sedetevi che mi fa piacere, e vi giuro
che mi impegno a parlare in italiano!
Ma no signora parlate come volete, e poi devo confessarvi
che il vostro tono di voce mi piace molto.
E che avrebbe di speciale la mia voce?
Non so come spiegarlo, mi piace, diciamo che mi mette
allegria.
Ah... sono contenta, che effettivamente siete sempre serio.
Ma scusate la vogliamo fare una cosa?
Cosa dobbiamo fare?
Perch non ci diamo del tu? Che dite capitano?
Certo chi comincia?
Magari io, ma non so come vi chiamate, di nome volevo
dire.
Antonio.
E io Maria, ma questo magari lo sapete gi
107

Allora... ciao Maria, io sono Antonio.


Ciao Antonio, io mi chiamo Maria.
Che bel nome che hai, sai avevo una nonna che si
chiamava cos.
Anche il tuo un bel nome, ti sta proprio bene, Antonio,
mi piace. Un bel nome per un bell'uomo.
Grazie. Troppo gentile sei, e anche troppo bella.
Sulla panchina le loro mani si sfiorarono e il cielo rosso si
infiamm a dismisura. Sul bastione in pietra che silenzioso
e paziente da tre secoli e pi, come un colapesce,
sorreggeva la villa, piccole onde del mare lentamente si
infrangevano con una loro dolcezza disarmante e un
granchio giocava tra le rocce e il mare; i fusti cedevano con
lentezza i loro veleni al terreno e quel paradiso finiva per
essere irrimediabilmente compromesso.
Loro due per ora non se ne preoccuparono e con tutta la
naturalezza che si conviene continuarono a parlare finch
non si fece scuro. Preceduti dal classico lampeggio
intermittente si accesero i lampioni e la luce si invert:
prima da sopra, dal sole sulle chiome; ora dal basso, dal
neon, sulle panchine, e la villa si svuot.
La gente andava a cena e il paese per almeno due ore
108

svuotava.
Quando intorno alle ventitr la villa si cominci e
ripopolare si salutarono e andarono alle loro rispettive case.
La scena si ripet pari pari per altre due sere.
La quarta, ormai erano in confidenza e le parole scorrevano
facili e leggere, le mani di tanto in tanto si sfioravano e di
tanto in tanto restavano in contatto per pi di un solo
secondo.
La quinta passeggiavano per le vie del paese, ma non
casualmente, lasciarono la loro panchina preferita e
camminando per traverse poco frequentate dalla moltitudine
chiassosa dell'estate stillitanese, senza alcuna forzatura, n
richiesta, n condizionamento, anche questa volta con tutta
la naturalezza del mondo, finirono a casa di lui.
Non poteva essere diversamente, era ineluttabile, tutto
scritto su di un metaforico copione, come in una
sceneggiatura di cupido, quasi neanche il tempo di chiudere
la porta d'ingresso gi si spogliavano baciandosi scomposti.
Non fecero in tempo ad arrivare nella camera da letto che si
ritrovarono sul pavimento del piccolo corridoio a terra nudi
a fare l'amore. Lui sopra lei e poi lei sopra lui, continuando
freneticamente a scambiarsi le posizioni vennero insieme
109

dopo pochi minuti e si trascinarono a letto dove si diedero


un milione di baci, dai piedi alla testa, passando per le
cosce, il sedere, la pancia, i fianchi, la schiena, le braccia, la
nuca, le orecchie, persino i capelli oltre che ovviamente,
mille, sulle labbra e ogni bacio era preceduto o seguito da
una carezza, da un sospiro da una parola.
Un milione di azioni carnali lui e forse anche di pi lei.
Maria gli parlava:
S baciami, l, s, s, s, mi piace, dai baciami ancora... lo
voglio, mettilo dentro ancora, s, ancora dentro lo voglio
Antonio le parlava:
S, sei bella, mi piaci, s, s, s, ti voglio, ancora, s, s, s...
Lei continuava:
Sono bella? Ti piaccio? Baciami ancora, dai s... ancora,
dai s, ancora l, l, l, s, s, s, ora stai dentro non ti
fermare, dai s cos che mi piace, non ti muovere, mi piace,
dai s cos. Stai fermo... ahi ca staiu nescendu paccia... dai
s, s, s, stai fermo che ora muoio.
Poi finivano per strozzarsi per i loro stessi gemiti e non
riuscivano a continuare a dire tutte le parole che avrebbero
voluto dire. Quindi un altro orgasmo fu a causa delle parole,
dei baci e delle carezze e un terzo, perch ancora una volta
110

furono uno dentro l'altra.


Poi a un certo punto che la foga si era leggermente calmata
scoppiarono a ridere dicendo quasi all'unisono: Che pazzi
siamo stati!
Continuarono a scherzare e a ridere sdraiati sul letto finch
ad Antonio torn duro e ancora una volta entr dentro lei
ma stavolta si muovevano piano e lentamente si
addormentarono cos.
La notte entrambi sognarono di fare l'amore ma in realt
dormendo lo fecero ancora.
Il giorno seguente Antonio in caserma non riusciva a
concentrarsi su nulla. Sistemava alcuni fascicoli e dopo
pochi minuti si fermava assorto nei suoi pensieri, entravano
nel suo ufficio i sottoposti e non li ascoltava neanche,
chiam un magistrato e dopo dieci minuti faticava a
ricordare di quello di cui avevano parlato.
Pass tutta la giornata cos, si dimentic perfino dei fusti.
Aspettava che si facesse pomeriggio per uscire dalla
caserma e trovare il modo di incontrare ancora Maria.
Intorno alle diciassette se ne and a casa, entr si fece una
doccia e indoss i suoi jeans preferiti una maglietta bianca e
un paio di Clarks color sabbia.
111

Non vedeva l'ora di uscire per andare in giro nella speranza


di incontrarla ancora.
Solo allora, si rese conto che la casa era stata pulita da cima
a fondo, tutto era ordinato, spolverato, profumato. La
mattina l'aveva lasciata a letto che dormiva e sicuramente
lei al suo risveglio aveva pulito la casa come forse mai lo
era stata, e non che fosse un tipo particolarmente
disordinato.
Comunque cerc le chiavi di casa per uscire, non ricordava
dove le aveva poggiate e guard in giro per tutta la casa,
quando sul tavolo della cucina not un foglio bianco scritto
a penna.
Fu una coltellata, perch subito ebbe l'impressione che
potesse essere un addio, poi disse a se stesso che certamente
sarebbe stato un arrivederci.
Non avrebbe voluto vederlo n tanto meno leggerlo e se ne
andava in giro per casa cercando le chiavi facendo finta che
quel foglio non fosse l dove l'aveva notato.
Sarebbe voluto uscire, in quella calda sera di un giorno che
l'aveva visto svanito e innamorato.
Sarebbe voluto andare nella villa a guardare su ogni
panchina, ad osservare tra la gente alla ricerca di un
112

vestitino leggero dai grandi fiori rossi, gialli e arancioni.


Avrebbe voluto continuare a sentire i propri passi leggeri e
la testa senza alcun altro pensiero se non quello di rivederla.
Quel foglio bianco dal contenuto sconosciuto annullava
tutto e lo ricacciava nella sua voluta solitudine. Era
spaventato dall'idea che ci fosse scritto una cosa del tipo:
Addio, stato bello ma devo andare via, devo tornare...
ma poi chiss da chi?
Alla fine si ricord che lui era un capitano dei carabinieri e
doveva essere pragmatico e risoluto, non poteva permettersi
il lusso di essere titubante, di essere fragile e incapace di
affrontare una situazione, qualunque essa fosse, qualsiasi
conseguenza potesse generare, quindi prese il coraggio a
due mani e decise che non aveva altra alternativa che
leggere quel foglio:

Caro Antonio.
Non so se riuscirai mai a perdonarmi ma ti ho ingannato.
Ho recitato la parte della donna ingenua, un po' svampita e
ignorante. L'ho fatto per carpire la tua attenzione per
113

indurti a pensare che avresti potuto avere un certo potere


sulla mia persona. Sono consapevole del desiderio che
riesco a suscitare sugli uomini e ho deciso di usarlo.
Ti giuro che con te stata la prima volta che ho usato
questa mia arma e che nella mia vita ho sempre
conquistato ogni cosa cercando di usare le mie capacit e
nient'altro. Sono partita dalla Calabria dopo la morte di
mio marito, non avevamo niente e volevo assicurare a
Carla un certo benessere economico. Mia madre una
brava donna, affettuosa con la nipote e la avrebbe
cresciuta nel migliore dei modi.
Nei primi anni della mia permanenza al nord ho fatto i
lavori pi umili e la sera studiavo per migliorare la mia
posizione lavorativa, ora sono segretaria in un importante
azienda lombarda e godo di una certa agiatezza
economica.
Perdonami ma non riesco a darmi pace, non riesco a
sopportare l'idea che mia figlia non possa avere giustizia,
che il caso sia stato archiviato. Poi c' stato il casuale
ritrovamento di quel diario e allora ho deciso di usarti
affinch si riaprisse la possibilit di riprendere ad indagare
per cercare gli assassini di Carla.
114

Avrei continuato in questa messa in scena se non fosse


successa, ieri sera una magia, per la prima volta mi sono
sentita amata da un uomo e quell'uomo ovviamente eri tu.
Questa la verit e ti giuro che cos e per convincerti
pienamente ho deciso di interrompere le mie ferie e tornare
al lavoro.
Ho deciso di dirti la verit perch sei una persona alla
quale sarebbe troppo ingiusto mentire.
Vorrei chiederti di continuare a cercare di smascherare gli
assassini di Carla, se solo ci proverai a prescindere dal
fatto se ci riuscirai o meno te ne sar grata per l'eternit.
Tua Maria.

Aveva letto la lettera in piedi e dopo pochi secondi croll su


una sedia che stava l, davanti al tavolo della cucina. Si rese
conto che per la prima volta amava una donna
profondamente, e che forse non l'avrebbe vista mai pi.
Se ne and alla villa comunale e aspett il tramonto.
Tutto gli sembrava piatto e insensato, quei colori, quei
profumi, la brezza della sera, i bambini felici con le mamme
sorridenti, i vecchietti che chiacchieravano del pi e del
115

meno e soprattutto le coppiette che passeggiavano mano


nella mano, tutto gli dava pi che altro come un sentore di
sordido fastidio, ma davanti a quel sole sempre pi rosso
giur a se stesso che avrebbe trovato ad ogni costo gli
assassini di Carla.

116

X
(il magistrato)
Grasso, basso, pelato, con due guanciotte rosse che
sembrava perennemente avvinazzato, anche se era astemio.
Oltre a non bere alcolici non mangiava carne, n uova, n
formaggi, insomma un laido semi vegano ante litteram.
Laido nel vero senso della parola, sempre arrapato, alla non
pi giovane et di 59 anni spesso si chiudeva in bagno con
un numero delle Ore a fare quello che comprensibile che
facesse. L'unica sua vera passione era quella di rintanarsi
nel cos detto circolo nobiliare, con i membri,
rigorosamente maschi, di quella autoctona buona borghesia
ingessata e ammuffita a sentire pruriginosi pettegolezzi
sulle varie presunte corna del paese.
Era lui che un anno prima si era venduto l'informazione dei
fusti, in cambio di una signorina grassottella che gli
prendeva il suo cosino in bocca. Quella sfortunata vittima,
lo faceva in cambio di qualche dose d'eroina gentilmente
offerta dalla locale 'ndrina.
Il Capitano Magni aveva la certezza che fosse stato lui il
Giuda, ma certo non immaginava il modo con cui il
117

magistrato veniva tenuto sotto scacco, ma in fondo non


aveva troppo importanza, contava solo far s che i fusti
fossero scoperti a sua insaputa, e decise di mettere in scena
il suo piano.
Alla fine Antonio aveva capito che per riuscire ad ottenere
qualche risultato doveva scendere a molti compromessi, e
poi in fondo quell'ambiguo giudice gli stava pure simpatico,
era un bastardo traditore ma qualcosa di buono forse ce
l'aveva, doveva solo trovare il modo che non facesse danni,
magari mettendolo davanti al fatto compiuto; a quel punto
avrebbe dovuto fare il suo dovere e non ci sarebbe stato
ricatto che tenga.
Come aveva architettato, una notte di luna piena and nel
pianoro e con pazienza lavor almeno due ore per far s che
che una parte di uno dei fusti riaffiorasse quanto bastava da
essere notato una volta che fossero passati di l. La mattina
dopo con una scusa, a dire il vero non troppo credibile, si
rec sul posto facendosi accompagnare da tre dei suoi
uomini. Simulando una casuale scoperta, con l'aiuto dei
suoi ragazzi mise alla luce tre dei fusti. Ordin ai sottoposti
di restare di guardia e torn in caserma. Solo a quel punto
comunic la scoperta chiamando uno dopo l'altro e in
118

questo preciso ordine: il direttore di un giornale locale, il


comandante della guardia di finanza, la stazione dei vigili
urbani, il prefetto e in fine il magistrato laido e caino.
Scoppi un putiferio, i fusti contenevano diossina e il fatto
divent un caso nazionale.
Ovviamente a quel punto il magistrato non pot fare pi
nulla e visto che i fusti furono ritrovati in un terreno di
propriet di Carla Parrotta e che in un diario casualmente e
fortunosamente ritrovato si faceva cenno a pressioni
ricevute dalla ragazza per vendere proprio quel terreno, la
procura fu costretta, oltre ad istituire un fascicolo sui fusti
venefici, anche a riaprire il caso della giovane ragazza
assassinata.
C'erano ancora tanti interrogativi da dirimere, il perch di
quel delitto, cosa potesse c'entrarci Don Giuseppe e
soprattutto chi erano mandanti ed esecutori. Ma certo quel
giorno Antonio si sent estremamente soddisfatto.
La mattina seguente fu convocata una conferenza stampa e
il prefetto relazion alla stampa sul brillante ritrovamento,
contemporaneamente i capi bastone convocarono un
summit straordinario per discutere di quella enorme rogna
che si era verificata.
119

Don Rocco non pot presenziare in quanto suo malgrado si


trovava in Svizzera per subire un delicato intervento al
cuore.
Il summit si tenne ovviamente senza la sua presenza e il
principio che venne sancito, fu che il capitano Antonio
Magni doveva essere eliminato, per prima di optare per
una reale eliminazione fisica si pens che sarebbe stato pi
saggio provare, attraverso le amicizie romane, a farlo
trasferire altrove.
D'altronde era cosa nota che stutare un carabiniere, per
giunta un ufficiale, era la cosa pi sconveniente da fare,
forse avrebbe comportato minori ritorsioni l'uccisione di un
magistrato. C'era un vecchio adagio che recitava: Megghiu
mu 'nci spari a Santu Roccu ca no mu ta netti nu carbineri.
Un ambasciatore part immediatamente per Roma. Al pi
presto il ministero della difesa avrebbe dovuto disporre il
trasferimento del capitano Magni. Centinaia di tonnellate di
rifiuti dovevano essere smaltiti e una montagna di denaro
sarebbe dovuta essere distribuita, non si poteva perdere
tempo ne tanto meno farsi mettere il bastone tra le ruote da
un polentone.
La macchina burocratica si attiv, nell'arco di 24 ore un
120

certo Magni, che manco era capitano, fu trasferito, ma non


da Stalattini, bens da un'altra non meglio specificata
localit. Si trattava del maggiore Alderico Magni quasi
omonimo di Antonio. Si sa, alle volte questi faraonici
baracconi dei ministeri possono anche toppare e al nostro
capitano restarono almeno una decina di giorni per risolvere
il caso, prima che le alte sfere si rendessero conto della
minchiata commessa e disponessero un nuovo, questa volta
calibrato con precisione, trasferimento d'ufficio.

121

XI
(nel nome)
Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Erano
ormai mesi che nella mente di Don Pep non apparivano
pi caproni, ne satiri e ne grossi porcelli dalle sembianze
umane. Se da un lato rendeva grazia al signore per non aver
pi quei fantasmi per la testa, dall'altro ne sentiva la
mancanza, quei fulmini che lo facevano aumentare di
volume, perlomeno in un punto specifico del corpo, gli
mancavano proprio. Arriv a formulare il classico alibi
dello spirito santo che lo metteva alla prova, e se non
resisteva a quei desideri era solo perch un giorno avrebbe
potuto avere l'opportunit di vedere se un ipotetico suo
dirimente pentimento fosse realmente sincero. Quindi visto
che alla fine era giunto alla conclusione che avrebbe dovuto
peccare per poi avere l'opportunit di farsi perdonare, gli
scocciava veramente che nelle fantasie non ci fosse pi
nessuno che lo infilzava come uno spiedino.
Il capitano si sorb tutta la noiosissima messa.
Riusc a sopportarla solo perch gli risultava assai
divertente osservare, ovviamente con la discrezione dovuta,
122

la varia umanit che presenziava a quelle Celebrazioni


liturgiche dell'Eucaristia. Le signore in nero col rosario in
mano, i vecchietti tremolanti che mimavano con le labbra in
silenzio ogni parola, l'immancabile scemo del paese, che se
ne stava in un angolino, defilato e silenzioso, due o tre
giovani donne, che probabilmente si raccomandavano a
Santu Roccu per ricevere in grazia un marito che le
mantenesse e che magari spegnesse quei pruriti che le
costringevano a spuntare gli angoli dei tavoli,
l'immancabile coppia di cinquantini, marito e moglie,
ovviamente ben vestiti e apparentemente, serissimamente
concentrati sull'uffizio, le due perpetue sedute in prima fila
pronte a recitare un salmetto, il chierichetto foruncoloso e
grassottello, annoiatissimo e distratto al fianco di Don Pep
e ovviamente in terza fila, la signora bene del paese,
elegante e profumata, moglie insoddisfatta del pi quotato
avvocato della piazza, che stava l fisicamente al cospetto
del: preferisco per riverenza non nominarlo, ma che
mentalmente anche lei come il parroco, presumo (da tutta
una serie d'indizi), forse avrebbe preferito essere un
involtino alla brace. Fatto sta che la noiosissima messa si
trasform in un magico e silenzioso, grottesco show.
123

Alla fine lo raggiunse in sacrestia mentre si liberava degli


abiti talari restando in pi comodi pantaloni e camicia.
Il capitano si sorb tutta la noiosissima messa e alla fine lo
raggiunse in sacrestia mentre si liberava degli abiti talari
restando in pi comodi pantaloni e camicia.
Don Giuseppe devo parlare con lei esord perentorio.
Mi dica capitano, vuole restare qui in sacrestia o preferisce
che andiamo nel patio di casa mia?
No, qui va benissimo.
Allora venga accomodiamoci su questa panca. Si vuole per
caso confessare.
No no, padre non sono venuto da lei per questo motivo.
Ah... ho capito.
Cosa ha capito!
Che non venuto per confessarsi.
Appunto.
Allora caro ragazzo per quale motivo qua da me al mio
cospetto?
Deve dirmi tutto quello che sa di Carla.
Quale Carla?
La ragazza assassinata con un colpo di lupara all'addome
disse Antonio con enfasi.
124

Intende Carla Parrotta? disse Don Giuseppe come se


cascasse dalle nuvole.
Certo proprio di lei.
Capitano se non ricordo male lei gi venuto da me un
anno fa e vi avevo detto tutto quello che sapevo.
No... voglio sapere di pi, che ragazza era, chi
frequentava, se le aveva detto qualcosa di particolare,
qualsiasi cosa che possa esserle risultato strano.
Ma scusi capitano il caso non stato archiviato?
S certo, ma sono emersi nuovi elementi ed stato
riaperto.
Ah... ho capito. E quali sarebbero questi nuovi elementi?
Don Giuseppe, stamattina sono venuto qui da lei in chiesa
per farle delle domande, non per rispondere alle sue.
S ha ragione ma io non ho da dirle molto, cosa le posso
dire. La povera ragazza, s vero che frequentava la
parrocchia ma non che mi raccontasse la sua vita privata,
quindi cosa le posso dire.
Per esempio potrebbe dirmi se aveva avuto l'impressione
che frequentasse qualche ragazzo. Se magari aveva un
fidanzato, o una simpatia per qualcuno.
No, non credo che avesse un fidanzato, anzi le dir di pi,
125

Carla era ancora una ragazzina che non aveva certo la


malizia di una donna adulta! Non pensava proprio agli
uomini.
Eppure in base ad alcune indiscrezioni ho motivo di
credere che la ragazza avesse una simpatia particolare per
un certo Carmelo, che tra l'altro anch'esso aveva preso a
frequentare la vostra parrocchia. vero? Ho mi hanno
informato male.
Solo sentendo nominare quel nome Don Pep cambi
espressione e tono, cercava di restare impassibile. Antonio
aveva una particolare abilit, quasi da esperto pokerista, ad
interpretare le espressioni del volto e ovviamente si
comport in modo di non far capire che aveva capito e
aspett una risposta, che con una certa fatica arriv:
S mi sembra di ricordare un ragazzo che prese a
frequentare la parrocchia, ma sinceramente non saprei se la
ragazza avesse avuto una simpatia per quel giovane. Ma le
ripeto la ragazza non ci pensava per nulla a queste cose ,
quindi credo che si stia sbagliando. Comunque come ha
detto che si chiama questo giovane?
Carmelo, ve lo stavo dicendo prima.
Ah s vero Carmelo, ma sa da tanto che non lo vedo.
126

Ho capito non ricordate nulla di particolare. Quindi siete


sicuro che non avete da dirmi nulla che mi possa aiutare a
ricostruire la vita della ragazza durante quel periodo?
No capitano Magni come le ho detto non ho da darle
alcuna informazione, ne sulla ragazza ne su questo
Carmelo disse Don Giuseppe con ritrovata sicurezza.
Eppure qualcosa dovrebbe saperla. Sa Don Giuseppe io
ho validi motivi di pensare che lei fece pressioni, e lo fece
insieme a Carmelo, sulla ragazza per vendere un terreno a
una societ con sede a Catania, societ che in realt credo
faccia riferimento a delle persone domiciliate in un comune
qua vicino.
Ma cosa dice Capitano, per l'amor di Dio, come le salta in
mente una simile corbelleria, io ministro di Dio che faccio
pressione su qualcuno, e poi per quale motivo?
Ma non lo so... e poi non detto che fare pressione su
qualcuno sia in assoluto un fatto disdicevole. Alle volte
magari si potrebbe fare pressione su di una persona anche a
fin di bene. Facciamo un esempio, immagini una povera
ragazza che, sempre per fare un esempio, si potrebbe
pensare che sia in difficolt economiche e qualcuno magari
sarebbe interessato ad acquistare un bene di sua propriet e
127

attraverso quell'acquisto quella ragazza magari risolverebbe


momentaneamente i suoi problemi economici, sempre
ammesso e non concesso che questi problemi esistano
davvero! Che dice padre in questo caso sarebbe
disdicevole?
Non so capitano Magni, non so davvero cosa dirle e non
ho capito dove vuole arrivare. Lo ripeto per l'ultima volta
non ho niente da dirle. Per quanto riguarda questa ipotetica
pressione che io avrei fatto sulla ragazza, si tratter
sicuramente di una delle solite dicerie di paese arrivata alle
sue orecchie, che ovviamente non ha alcun fondamento.
Anzi mi dispiace per lei che dovrebbe fare affidamento su
prove vere, su testimonianze o su indizi certificati. Non
vorrei dirlo ma mi sa che questa volta stato un po'
superficiale ad affidarsi ai pettegolezzi.
Lei dice padre... chi ha parlato di pettegolezzi o di
chiacchiere di paese. Io le avevo detto che ho validi motivi
per pensare! E se ho validi motivi vuol dire che faccio
riferimento ad una prova.
Basta, sono stanco di ascoltarla, ma quale prova e prova
d'Egitto, la ragazza morta, pace all'anima sua, il caso era
stato archiviato, che forse era meglio se nessuno andava a
128

disturbare l'anima di chi riposa in pace. Stavamo tutti


tranquilli e poi che succede? Viene lei con queste idee
bislacche. Sa che le dico?
No padre non lo so, mi dica.
Lei non ha alcuna prova, lei vuole alimentare solo il suo
egocentrismo, le persone come lei fanno male a questa
terra, perch questa terra ha bisogno di pace e non di
persone che vanno dietro alle proprie fantasie. E ora se non
le dispiace ho da fare, ho tanto da fare per il mio gregge che
ha bisogno di me, che ha bisogno di un faro che gli indichi
la via e soprattutto ha bisogno di pace e non delle
farneticazioni di chi non sa neppure.....
Don Pep, paonazzo e nervoso, non riusc a finire la frase
perch era in uno stato di evidente alterazione, a quel punto
Antonio prese dalla tasca una fotocopia di una pagina del
diario di Carla e disse:
Va bene prima di tornare alle sue pecorelle smarrite dia un
occhiata a questa fotocopia.
Il parroco lo prese in mano e senza fretta lesse dalla prima
all'ultima parola. Se prima era paonazzo, divenne quasi
cianotico. Non profer parola rest con la fotocopia in mano
tenendola davanti agli occhi. Antonio con grande
129

delicatezza tolse dalle sue mani il foglio lo ripieg e lo


ripose nella tasca dei pantaloni, Don Pep teneva la testa
bassa, stava immobile e sembrava come se si fosse perso in
un deserto di desolante smarrimento.
Ci pensi su e ci rivediamo tra due giorni. Arrivederci Don
Giuseppe. Disse Antonio e allontanandosi senza voltargli
le spalle usci dalla sacrestia e ne ne torn in caserma.

130

XII
(Mosche nelle nani)
Il giorno dopo era domenica e Antonio si svegli con un
senso di leggera frustrazione. Elementi ne aveva tanti: i
fusti ritrovati, il diario, la mappa catastale dalla quale si
evinceva la collocazione del terreno vicino al luogo di
ritrovamento, con un palese interessamento di chi gestiva
quei traffici, l'ovvio omicidio di stampo mafioso della
ragazza, l'ambiguit del comportamento di Don Giuseppe,
quel Carmelo che sembrava essersi volatilizzato, erano tutti
elementi che gli davano modo di tracciare nella propria
mente un quadro abbastanza chiaro e definito di come
fossero andate le cose, anche sul quadernetto dove si
appuntava i particolari e le impressioni il racconto del
caso cominciava ad essere abbastanza credibile. Certo
alcuni aspetti erano ancora non perfettamente chiari ma nel
complesso tutto concorreva a delineare quella che
probabilmente sarebbe potuta essere la realt dei fatti.
Eppure lui si sentiva come se avesse un pugno di mosche in
mano, che fin quando restava chiusa stavano tutte l, buone
buone, ma nel caso in qui, avresti aperto il pugno se ne
131

sarebbero volate via e non le avresti riprese mai pi.


Non sapeva che fare, era nella pi desolante solitudine. Il
magistrato titolare dell'indagine era in vacanza chiss dove
e anche se fosse stato in procura sarebbe stato come se non
ci fosse, il prete era ambiguo, i suoi ragazzi non erano
propriamente adatti ad un confronto analitico dei fatti,
Maria era tornata al nord, gli 'ndranghetisti erano fantasmi
forse inesistenti o forse solo frutto del folclore popolare e
Carla aspettava giustizia. Sembrava che non ci fosse un
solo calabrese a cui importasse il futuro della propria terra,
tutti nutrivano per essa un amore viscerale, ma alla fine, che
fosse depredata e che i suoi figli fossero trucidati erano cose
per le quali sembrava che fosse pi conveniente voltarsi
dall'altro lato.
Perch lui, che in fondo era uno sbirro polentone, come gli
era stato riferito che veniva appellato, si sarebbe dovuto
arrovellare il cervello per un caso che forse non sarebbe mai
stato risolto? Per uno stato che l'aveva parcheggiato l?
Solo, in quella terra benedetta da dio e maledetta dagli
uomini! Per uno spirito di sacrificio e di abnegazione alle
istituzioni? Ma quali istituzioni potevano esserci? Quali
avrebbe dovuto servire? Se il sentore popolare sembrava
132

concorresse coralmente a detestarle e a negarle! Per dare


pace alla povera anima di una ragazza incolpevole? E s...
certo, come no! Con la certezza che sarebbero stati scagliati
anatemi sulla sua persona, un giorno, prima o poi, durante
una messa! Forse per amore di Maria? ma in quello
scenario di fosca incertezza anche quell'amore rischiava di
essere diluito nel mare magnum di una certa becera
ipocrisia.
Comunque visto che era domenica e non aveva nessuna
voglia di starsene a casa con quei pensieri per la testa che
pi ci pensava e pi si confondeva le idee, decise di
prendere la sua 127 bianca e di andarsi a fare un giro. Prese
un telo da mare e un costume da bagno e decise di andarsi a
fare un bagno sulla ionica.
Un giorno al mare a non fare niente di particolare magari
gli avrebbe schiarito le idee. Fu una bellissima gita con
tanto di bagno e di pranzo a base di frittura di pesci di
paranza in una piccola trattoria di legno sulla spiaggia. Era
da molto che non si sentiva cos bene se ne era stato
stravaccato al sole e visto che quel giorno, come quasi
sempre d'altronde, il mare era caldo e cristallino, si era
immerso pi volte in quell'acqua favolosa. Se ne stava
133

ammollo e sembrava che quel liquido lo isolasse da tutti i


pensieri, le ansie e le angherie che spesso assillano a chi
cerca di trovare una spiegazione alle cose apparentemente
inspiegabili. Ora in auto durante il viaggio di ritorno la
pelle gli bruciava e sullo specchietto retrovisore vedeva
riflesso il suo volto colorato che sembrava un gambero che
magari era stato anche passato alla griglia.
Le idee non se le era schiarite per nulla, anche perch non
aveva pensato proprio all'indagine, non aveva pensato a
niente, se l'era imposto e c'era riuscito. A casa sua arriv
verso le sei del pomeriggio. Non aveva neanche chiuso la
porta d'ingresso che il telefono si mise a squillare.
E che cazzo, manco sono entrato e il telefono squilla, e che
aspettava proprio me per rompere i coglioni disse,
parrandu sulu come i pacci, mentre si avviava a prendere la
cornetta.
Pronto sono il capitano Magni, desidera?
Buonasera capitano sono il carabiniere Benigni la cerco da
pi di due ore! mi disse con un tono carico d'ansia che
anche attraverso la cornetta mi manifestava papale papale.
S... davvero, dimmi, ero fuori per questioni personali, che
succede?
134

Pu venire in caserma accaduto un fatto grave, molto


grave! stranamente enfatizzava, cosa che Benigni non
faceva mai, era sempre e solo monocorde, tant' che mi
angosciai un tantino.
Certo arrivo, intanto accennami qualcosa gli chiesi per
ovviamente stare stranquillo.
Si ricorda il parroco? quello che una notte siamo stati
appostati a controllare la sua abitazione, perch lei aveva
dei sospetti.
S, s, ovviamente, me lo ricordo bene. Benigni dimmi...
Capitano si impiccato
Si impiccato!
S s davvero capitano, non scherzo, l'hanno trovato
appeso a una corda.
E ci mancherebbe che scherzassi si una cosa cos! E dove
successo il fatto?.
A casa sua, quella dietro la cattedrale.
Ho capito, ci vado subito.
Mi feci una rapidissima doccia fredda per rinfrescare la
pelle che mi bruciava e tirava come se fosse secca e
incartapecorita, indossai una camicia azzurrina e ben stirata
da Nicolina, i Roy Roger's e un paio di mocassini in corda
135

e a bordo della mia 127 bianca mi precipitai in un fiat a


vedere cosa fosse esattamente capitato a quello sventurato
uomo di Dio.

136

XIII
(Pep penzoloni)
Arrivato sul retro della chiesa, trov una folla di gente.
Alcuni piangevano i pi cercavano di scrutare attraverso la
porta cercando di vedere qualcosa.
Fortunatamente c'erano anche tre vigili urbani a piantonare
l'ingresso, senn magari sarebbero anche entrati dentro,
tanto morbosa era la curiosit di alcuni di quegli astanti.
Dentro il corridoio trov di tutto e di pi, un magistrato, il
sindaco, un giornalista e un'altra decina di persone non
meglio identificate. Sulla porta che accedeva al patio vide
uno dei suoi ragazzi.
Buona sera capitano, la stiamo cercando da un pezzo... ma
cosa ha fatto alla faccia?
Anselmi fatti i cazzi tuoi, capito?
S certo capitano mi scusi.
Perch sei qui? Questa non la porta dalla quale si accede
al patio?
Cosa capitano?
Anselmi il patio il giardino interno!
Ah... s capitano nel giardino si impiccato Don Pep.
137

Don Pep?
Certo capitano... Don Pep cos lo chiamano, anzi lo
chiamavano, a Don Giuseppe. un soprannome ma non so
se Don Giuseppe lo gradisse. Certo ora che morto non
credo che se la possa prendere pi di tanto.
Anselmi, che fai lo spiritoso? Ti sembra il momento di fare
battute? Gli dissi con faccia seria, trattenendo comunque,
un sorriso.
No capitano. Ha ragione, mi perdoni.
All'interno del patio le Sorelle del Sacro Cuore
Addolorato si erano messe tute in ginocchio ai piedi del
padre che esanime penzolava e tutte, nessuna esclusa,
piangevano e pregavano.
Il magistrato che era gi l, si avvicin e cli chiese:
Che dobbiamo fare capitano?
Ma scusi dottore perch questo dispiegamento di forze? In
fondo non si tratta di un suicidio? previsto tutto ci in
questi casi?
No capitano in effetti non sarebbe necessario. Ma deve
sapere che una delle sorelle entrando nel patio ha visto due
uomini, che poi sono scappati alla vista della stessa, dopo
ha scoperto Don Giuseppe appeso alla corda ed essendosi
138

molto spaventata e impressionata ha chiamato a voi


carabinieri e quindi come pu immaginare! Ora
sinceramente non so cosa fare, per questo le dicevo -cosa
dobbiamo fare- ha capito?
S certo dottore ora ho capito. Certamente c' qualcosa che
non quadra. Comunque mi faccia rendere conto, poi cosa
fare ve lo dico tra una ventina di minuti.
Il capitano si rivolse con molta circospezione a una delle
suore e le disse: Scusi Sorella se la disturbo in questo
momento di preghiera e di dolore, ma mi saprebbe dire chi
ha trovato Don Giuseppe?
Certo capitano... suor Carmelina ha fatto la scoperta. Era
venuta per fare un po' di pulizie e lo ha trovato... ha visto
anche due uomini che sono scappati...ma il Padre era gi
morto... e scoppi a piangere.
Non faccia cos Sorella... adesso Don Giuseppe sar in
paradiso accanto al Signore, non dobbiamo disperarci
intanto mi sa indicare suor Carmelina?
Certo certo capitano quella l proprio sotto Don non
riusc a pronunciare il nome del parroco e non riuscendosi a
trattenere, rincar la dose dei lacrimoni.
Antonio chiam la suora e se la port in un angolo del
139

patio, un po' pi tranquillo, per farle alcune domande.


Conosceva i due uomini che ha visto qui nel giardino?
No capitano non so dirle, sono scappati ed erano di spalle
non li ho neppure visti in faccia. Mi dispiace capitano ma
proprio non sono riuscita a vederli in faccia.
No non si preoccupi se non li ha visti non pu farci
niente... ma mi dica una cosa suor Carmelina, sotto Don
Giuseppe c'era qualcosa? Che so una sedia, uno sgabello,
ho anche altro.
S s, certo (anche lei piangendo) c'era una sedia.
E che fine ha fatto?
L'ho spostata.
E dove l'ha messa?
Eccola l, in quell'angolino, la vede?
S certo che la vedo. proprio quella che stava ai piedi del
Parroco?
proprio quella capitano (e ancora lacrimoni)
E non c'era altro, intendo dire sulla sedia o a terra?
No capitano solo la sedia c'era.
Ed era in piedi o era a terra, intendo sempre la sedia.
Se non ricordo male era in piedi.
Grazie Sorella ora se non vi dispiace dovreste lasciare
140

questo posto, magari andate a pregare da un altra parte. Lo


dice lei alle sue Sorelle?
Va bene capitano capitano ora andiamo.
Antonio, con estremo garbo, richiam l'attenzione degli
altri e disse gentilmente che indistintamente tutti i presenti
avrebbero dovuto lasciare quel patio.
Poi and dal magistrato e fece la sua dichiarazione:
Molto probabilmente si tratta di un omicidio
Ma che minchia dite capitano, secondo voi l'hanno
ucciso?.
E certo (prese la sedia e la port ai piedi del parroco che
ancora dopo due ore penzolava) come si sarebbe potuto
appendere al cappio? la sedia di cui si sarebbe servito
troppo bassa per appendersi e per poi magari, dando un
calcio alla stessa riuscire a restare appeso alla corda.
Effettivamente! replic il magistrato.
Possiamo fare una prova per essere certi di questa mia
teoria.
Che dice capitano... ci dobbiamo impiccare?
Non proprio dottore possiamo simulare.
Furono fatte le foto e i rilievi della scena del presunto
crimine e finalmente Don Pep fu liberato da quella
141

imbarazzante posizione.
Mentre il medico legale faceva i primi rilevamenti sul
posto, il capitano Antonio Magni metteva in scena la
tragedia della fine del parroco.
Posiziona una sedia sotto il cappio che era ancora l
penzoloni, poi manda uno dei suoi ragazzi a chiedere alle
sorelle un metro da sarta e con quello misura la salma di
Don Giuseppe, chiede ad Anselmi quanto fosse alto e visto
che le due misure corrispondevano gli chiede di salire sulla
sedia.
Al magistrato veniva da ridere e Anselmi non era per nulla
convinto di quella messa in scena.
Che devo fare capitano?
Allora, prova a metterti il cappio al collo!
Come capitano! Il cappio al collo! Ma a me la cosa fa
impressione!
Dai su Anselmi una simulazione non fare storie.
Ma scusi capitano e se poi cado, o si rompe la sedia... non
che va a finire che muoio!
Ma no stai tranquillo! Che poi ci siamo noi e ti
prendiamo... dai forza Anselmi un ordine!
Alla fine il carabiniere Anselmi si decise e prov ad infilarsi
142

il cappio al collo, ma come Antonio prevedeva non ci


riusc.
Vede dottore praticamente impossibile, quindi
certamente stato preso di peso e appeso al cappio e poi
hanno messo sotto la sedia senza rendersi conto che ce ne
saremmo accorti.
S capitano pu essere plausibile, ma comunque non
semplice prendere di peso un uomo, che certamente si star
dimenando e appenderlo ad una corda.
L'avranno fatto svenire prima mettendogli una mano sulla
bocca e poi con l'aiuto di una scala l'avranno appeso al
cappio della corda:
S vabb... quindi dovrebbe esserci una scala nei paraggi?
rispose il magistrato con una certa sufficienza.
E sicuramente ci sar.
Perlustrarono il patio e dietro una colonna del porticato che
circondava lo splendido giardino interno, trovarono una
vecchia scala in legno che sarebbe stata molto adatta allo
scopo.
Andarono dal medico legale che stava analizzando il
cadavere che era stato momentaneamente appoggiato su un
tavolo fratino che aveva visto fin quel momento solo
143

cadaveri commestibili.
Il magistrato chiese al dottore se potesse stabilire in che
modo era porto il parroco.
Si muore sempre per arresto cardiaco, forse solo in caso di
decapitazione si potrebbe asserire che il cervello muore per
anossia mentre il cuore batte ancora e comunque
indipendentemente da esso. Per ora pi non posso dire.
Sentenzi il medico.
Il magistrato ci rest un po' male e disse al capitano che
probabilmente potevano anche andarsene a casa, che
avrebbero aspettato la relazione del medico per decidere
cosa fare.
Si erano incamminati verso l'uscita, quando il medico legale
li chiam.
Venite, venite un attimo qui.
I due tornarono al fratino dove la salma era stata sistemata
prona:
Guardate la nuca.
E la guardarono.
Notate che in questa zona pi scura.
S. Risposero all'unisono.
E cosa pu significare? chiese il giudice.
144

Potrebbe significare, e dico potrebbe, che stato colpito o


in qualche modo si fatto male, prima di impiccarsi. Anche
se mi sembra difficile farsi male da solo in quel punto.
Antonio chiese: Quindi dottore sarebbe, e dico sarebbe,
possibile che il Padre sia stato colpito con qualcosa, da
qualcuno, magari con lo scopo di farlo svenire e poi una
volta svenuto qualcuno lo ha appeso alla corda dove poi
ovviamente morto per asfissia?
Certo potrebbe, ma mi sembra improbabile.
Perch? incalz il giudice.
E perch queste cose succedo solo nei film e poi, visto che
siamo in Calabria, se mi permettete un opinione, se
qualcuno voleva uccidere Don Pep lo faceva e basta, senza
mettere in scena tuttu stu teatrinu!
Questo innegabile, ma magari qualcosa sta cambiando in
certi ambienti.
Cosa vuole dire capitano? disse il medico legale.
Niente pensavo a voce alta, niente di che, solo mie idee,
cos campate in aria, non ci fate caso.
A quel punto Antonio ordin al carabiniere Anselmi di
restare in quel posto fin quando non se ne fossero andati
tutti, salut e se ne and a casa. Si mise sotto la doccia
145

fredda per buoni venti minuti, la pelle gli bruciava per tutto
il sole che aveva preso al mare sulla ionica qualche ora
prima. Verso le nove busso il giudice e lo invit ad andare a
mangiare una pizza. Davanti ad una fantastica margherita
parlarono del caso e il magistrato estern tutta la sua
preoccupazione per un caso che iniziava a tingersi di colori
troppo cupi. Antonio fu colpito particolarmente da un
discorso del giudice, che recitava pi o meno cos: Questi
crimini: la morte della ragazza, i fusti di diossina, e il
presunto omicidio del prete, se fossero legati tra loro,
sarebbero lo specchio di una 'ndrangheta che si sta
organizzando in modo impeccabile. E se lo fa perch ci
sono interessi economici molto grandi e se ci sono soldi c'
potere e dove c' potere arriva la politica che per i propri
interessi, che poi alla fine sono interessi meramente
elettorali, mette tutta l'attenzione di far s che quel potere
sia sempre pi grande. Quindi noi stiamo perdendo tempo
perch non ci permetteranno mai di risolvere il caso, e nel
caso improbabile che stessimo per riuscire a farlo
proveranno a farci fuori. Ma poi non ci pensarono pi e
ordinarono una seconda pizza, d'altronde la prima era stata
veramente favolosa.
146

La terrazza di tavoloni di legno sul mare, la solita luna che


lo faceva luccicare, il profumo degli scogli, una bella
signorina che serviva ai tavoli sempre imbronciata, pochi
avventori comunque sorridenti; tutto concorreva affinch i
due non pensassero pi al caso e alle possibili eventuali
rischiose conseguenze. Avrebbero anche ordinato una terza
pizza, ma tombale la signorina si avvicin e sentenzi,
tassonomica e perentoria: Si sta fando tardi mi dissero che
aiu mu vi porto il conto, avite a pagare in tutto seimila lire,
ca poi sunnu tremila lire l'unu, ca vi mangiastuvu quattru
pizzi e vi mbivistuvu sei birri.
Allora sorridendo pagarono e se ne andarono a casa.

147

XIII
(l'attentato)
Luned fu un giorno di riflessione.
Antonio fu, tra le altre cose, impegnato con un duplice
omicidio, questa volta sicuramente non di stampo mafioso,
in quanto un marito geloso aveva fatto a pezzi con un'ascia
la moglie e l'amante della stessa, dopo averli trovati a
consumare, nell'auto di lui, un congresso carnale. Li aveva
seguiti con la sua Ape a tre ruote fin dentro una pineta, una
volta l aveva aspettato che iniziassero a fare l'amore, si era
avvicinato e aveva visto la peggiore scena che i suoi occhi
potessero vedere: lei che glielo prendeva in bocca. La cosa
lo fece impazzire, anche perch la moglie si era sempre
rifiutata di fare quel giochetto con lui, che se fosse stato pi
avvezzo ai bidet avrebbe evitato quel tipico sentore di
gorgonzola e magari lei ci avrebbe fatto un pensierino,
quindi in un impeto di furia omicida era tornato all'Ape
aveva preso una grossa ascia con la quale spaccava la legna
e li aveva fatti, entrambi, a pezzetti piccoli piccoli. Poi si
era costituito, mostrandosi tra l'altro assolutamente non
pentito per aver trucidato barbaramente i due amanti, anzi
148

durante l'interrogatorio aveva mostrato come un folle


sentimento di estrema soddisfazione quel che aveva fatto.
Ovviamente era stato distratto da questo crimine e non
aveva avuto il tempo e forse neanche la voglia di pensare al
caso di Carla Parrotta.
Marted mattina decise di andare a correre per campagne.
Come al solito all'alba, con le sue Adidas, i pantaloncini di
nylon rossi, una canottiera di cotone bianco e nient'altro,
usc da casa e si mise a correre verso gli aranceti.
A quell'ora del mattino c' poca gente in giro, solo qualche
contadino che si reca a fare qualche lavoretto nei campi e
pochi operai diretti ai cantieri. Si era portato alcuni
spiccioli, contati con precisione per prendere al bar della
stazione un caff e un cornetto.
Cos presto l'unico aperto, lo conoscono e, pi che altro,
non lo prenDono per pazzo per quel suo inusuale vezzo del
correre di buon mattino, e poi il caff, ne tanto meno il
cornetto, sono malvagio. Nel suo percorso tipo, la stazione
di passaggio e prima di correre una piccola colazione ci
sta proprio.
Fa quasi sempre cos tutte le volte che la mattina va a fare
un po' di moto.
149

Un killer della 'ndrina di Stalattini, pochi giorni prima


stato comandato di appostarsi nei pressi della stazione
ferroviaria.
Doveva farlo tutte le mattine fin quando non avesse visto il
comandante Antonio Magni, che prima delle solita corsetta
vestitu i ricchiuni, andava a prendere il caff.
Il killer se ne stava accovacciato dall'altro lato dei binari,
nascosto in una siepe con la sua Mauser C96 a canna lunga.
Da quella posizione, che distava non pi di cinquanta metri
dal bar della stazione avrebbe centrato anche un tappo di
birra. La C96 anche se vecchia di quasi cinquantanni una
pistola precisa e potente, complicatissima nei meccanismi
un capolavoro di ingegneria che richiede una scrupolosa
manutenzione. Pi di cento pezzi che vanno smontati,
puliti, lubrificati e poi rimontati con estrema precisione. 'U
Surdu, cos denominato in memoria del padre del nonno
che non ci sentiva, era abilissimo e quel capolavoro di fine
meccanica teutonica era mantenuto nella massima
efficienza.
Si vuole dire ci, che poi in fondo per la storia, non che
sia propriamente indispensabile raccontarlo, solo perch
forse venuto il momento di una piccola riflessione.
150

In fondo Francesco detto Cicciu 'u Surdu un ragazzo in


gamba, intelligente e capace, bravo con le mani e con tante
doti, ci capisce di meccanica e qualsiasi cosa si rompa in
grado di farla funzionare di nuovo. Ha un'ottima memoria e
una buona capacita di sintesi. Con gli amici carismatico e
riesce ad ascoltare e nel caso le persone a lui vicine
dovessero avere dei problemi riesce sempre a dare un buon
consiglio; eppure fa il killer della 'ndrangheta.
Uccide le persone per soldi.
Tutte le sue doti prima elencate vengono annullate da
questo piccolo ma assai importante dettaglio e a dire il vero
ci dispiace un po', magari in altri contesti Francesco sarebbe
diventato un ingegnere o un manager o magari
qualcos'altro. Invece viveva facendo la cosa peggiore che
un uomo possa fare: cancellare la vita dei suoi simili.
Ma per lui non una cosa deprecabile di cui vergognarsi
profondamente, uccidere cosa buona e giusta, se si deve
fare si fa, cos recitava la bibbia delle 'ndrine.
Il dolore altrui non conta nulla se uccidere produce onore,
rispetto, potere e soldi.
Quindi lo fa, ed orgoglioso di farlo, in fondo se volessimo
scavare a fondo sulla cosa potremmo arrivare a dire che in
151

un certo qual senso, e sicuramente dal suo punto di vista, il


crimine commesso non un crimine.
Strana la 'ndrangheta, per chi la frequenta un valore
assoluto, il massimo valore a cui fare riferimento in questa
vita terrena e forse anche nell'aldil, ma per arrivare ad
essere un valore cos assoluto ha dovuto cancellare tutti i
valori che in millenni erano stati costruiti.
Comunque usciamo da queste pericolose e speculative
riflessioni, che non sai mai dove vanno a parare e torniamo
ad Antonio che sta per entrare al bar per prendere caff e
cornetto.
Il capitano nella linea di tiro della Mauser e 'u Surdu sta
per premere il grilletto, ma incomprensibilmente ha un
esitazione.
Il barista oltre la vittima predestinata proprio sulla linea
di fuoco, se avesse sparato probabilmente lo avrebbe ucciso
o quantomeno ferito. Indugia un attimo, non si sa se
qualcosa dal profondo, per un secondo, risal, inducendolo
ad un momentaneo ripensamento, fatto sta che non spar
quando doveva farlo e si sa un killer ha un solo specifico
attimo per uccidere, se lo perde le cose si complicano.
In quell'istante inizia a suonare una campanella, ossessiva e
152

ripetitiva, una di quelle campanelle che annunciano l'arrivo


di un treno in transito, din din din din din, diventa un
ulteriore elemento di distrazione che si aggiunge al
leggerissimo nervosismo creato dall'esitazione di prima.
Passa un altro secondo e il grilletto viene premuto, in un
decimo di secondo, precedendo il bang sonico, il proiettile
raggiunge Antonio.
Per sua fortuna la combinazione del din din din e
dell'esitazione, impressero alla mano di Francesco un
leggerissimo tremolio, che fece deviare, di una frazione di
grado, la linea di tiro, portando l'ogiva, solamente a sfiorare
la spalla destra del capitano e a mancare il barista che tra
l'altro si era spostato di pochi decimetri a sinistra.
Un colpo di striscio fa un male cane ma in sostanza non
produce alcun danno rilevante.
Antonio si butta a terra e grida al barista di nascondersi
dietro il bancone e di restare accovacciato senza muoversi
per nessun motivo.
Il killer lo intravede mentre si nascondeva dietro a un
mobile di legno che faceva da base all'unica vetrina del
locale, spara altri tre colpi che non vanno a segno e per
grazia di dio in quel momento arriva un treno merci in
153

transito.
Resti dietro il bancone non si muova per nessun motivo.
Vogliono uccidere me, vado a cercare aiuto forse mi seguir
e forse andr via, in ogni caso tra qualche minuto chiami i
carabinieri, gli dica che stanno cercando di uccidere il
capitano Magni.
In un attimo deve decidere quale direzione prendere.
Scappare lungo la strada asfaltata era troppo rischioso lo
avrebbe esposto al tiro di un ipotetico complice, che se
c'era, sicuramente sarebbe stato sulla strada, in auto, ad
aspettare al di fuori della stazione. Nascondersi nel
caseggiato ferroviario sarebbe stato come attribuirsi il ruolo
del topo in trappola. Si mise a correre lungo i binari nella
stessa direzione del treno in transito che fortunatamente
procedeva a velocit ridotta, e la mise da damerino atletico
in questo caso aveva un suo perch.
Riusc a superare, celato dal treno in corsa, una leggera
curva che lo nascondeva dalla vista del killer. Passato il
treno 'u Surdu attraversa i binari e davanti alla porta del bar
spara altri due colpi nella direzione del bancone, sperando
in eventuale movimento di chi eventualmente fosse
nascosto l dentro.
154

Subito due braccia alzate sbucarono da dietro il bancone e


una voce concitata disse:
Sa fuiu, poi veniri mu vidi, ieu chiudhu l'occhi no mu ti
vidu, veni veni mu guardi, ieu l'occhi chiusi tegnu. No mi
sparari chi aiu mu 'nci dugnu i mangiari a dui criaturi
picciuli, dui gemelline, ca puru sparti a mathri si 'ndi moriu
n'annu arretu!
'U Surdu con la pistola puntata in avanti entr a controllare
e trov il barista straiato a terra a faccia in gi che diceva:
No mu mi spari ca cu pensa a ddi dui criaturi!
Il capitano non c'era, e chinandosi sul povero barista gli
sussurra all'orecchio:
Sa fuiu? E pe aundi iu?
Non sacciu no vitti nenti, ca era mmucciatu cca retu.
Sapeva che diceva la verit ma per non smentirsi con un
colpo di pistola lo gambizz, ma almeno avrebbe potuto
provvedere ai bisogni delle sue due piccole gemelline.

155

156

XIV
(la fuga)
Sa che non deve farsi prendere dal panico, sa che deve
correre, allontanarsi il pi possibile dalla stazione, sa che
mentre fa ci deve pensare, riflettere attentamente su cosa
fare.
Non sa se il suo killer lo sta inseguendo, se ha uno o pi
complici. Certo se si vuole eliminare un capitano dei
carabinieri normalmente si organizza la cosa in grande stile,
quindi c' la possibilit che chi voleva assassinarlo non
fosse solo. Decide di fermarsi, nascondersi e aspettare.
Serve un posto nel quale non pu essere visto e dal quale
riuscire ad avere una buona visibilit sul campo circostante.
Corre e si guarda intorno, rallenta il ritmo per poter vedere
meglio ogni dettaglio del panorama intorno a se, individua
una vecchia piccola costruzione in muratura, una sorta di
piccolissima casamatta posta al lato della ferrovia, il luogo
ideale dove nascondersi.
su di una piccola collinetta di pochi metri, quanto basta
per riuscire a vedere chi eventualmente si stesse
avvicinando al suo nascondiglio.
157

Dopo una decina di minuti camminando lungo la ferrovia


nella sua direzione vede avvicinarsi due uomini uno
giovane armato di pistola e un altro pi grande munito di
lupara. Il suo killer doveva essere certamente quello armato
di pistola, a lui avevano sparato con un'arma che aveva un
certo rumore caratteristico, e non certo con una lupara.
Sono diversi i rumori del colpo e solo con una pistola a
canna lunga si pu sperare di colpire un uomo da una certa
distanza.
Arrivati a non pi di venti metri si fermano e parlano tra di
loro, nel silenzio assoluto della campagna si sentono
benissimo le parole, ma usano un dialetto stretto: Caa mi
pari a mia ca non c' nuddu, e capaci ca sa fuiu pe natra
vanda. Chi facimu?
E chi sacciu Cicciu. Vabb facimu cus ieu mi ndi tornu
arretu. E cacciu a machina i ddhocu aundi esti. ca ie capaci
ca natru pocu arrivanu i sbirri. Tu vai avanti e vidi se u
trovi, poi natri deci munuti ta mmucci 'nta i livari e tindi
stai bonu finu a notti. Facimu cus, ca se jiu pe ddha e u
trovi u poi stutari ddhu sbirru i merda. Capiscisti Cicciu? E
non fari minchiati comu a prima. Chi minchia a voi sta
pistola ca no u cchiappasti mancu i deci metri
158

Vabb capiscia cumpari se u trovu u stutu, se no ma


mmucciu. Ma no eranu deci metri eranu i cchi!
Antonio capisce poco ma gli chiaro che il giovane sarebbe
rimasto solo e gli viene un'idea: in sintesi decide di passare
dal ruolo della preda a quello del predatore.
Con un po' di fortuna avrebbe avuto la possibilit di
arrestare e incriminare un killer per tentato omicidio e forse
avrebbe potuto aggiungere qualche pedina del mosaico che
proprio non riusciva a terminare.
Aspett che passasse sotto al suo nascondiglio, stranamente
non sembrava troppo concentrato sul compito assegnatogli,
forse non aveva gradito la scarsa considerazione che il
vecchio aveva dimostrato nei suoi confronti?
Non aveva importanza, anzi forse aveva una grandissima
importanza; un predatore poco attento e concentrato
facilmente pu diventare una preda.
Appena supera la sua posizione nel massimo silenzio
Antonio esce dal nascondiglio, raccoglie un ramo che stava
a terra e prende a seguirlo. Il ragazzo continuava a
camminare quasi svogliato aveva persino riposto la pistola
infilandola dentro la cintura dei pantaloni, dopo pochi
minuti addirittura si siede su un muretto continuando a
159

dargli le spalle.
Fu quasi troppo facile arrivare da dietro e colpirlo col ramo.
Il capitano cerc di calibrare il colpo per fargli perdere i
sensi, ovviamente sperando di non procurargli lesioni gravi
e fu bravo perch il giovane killer cade a terra
momentaneamente privo di sensi, giusto il tempo di
disarmarlo, sfilargli la cintura e con la stessa legargli le
mani dietro la schiena.
Dopo qualche minuto riprese i sensi.
Appena riapr gli occhi il capitano lo fece alzare e gli
ordin di incamminarsi verso la stazione e mentre
camminavano gli parl e disse:
Adesso non fare mosse false, che la tua Mauser la so usare
quanto te, non mi costringere a sparare, daccordo?
Ma chi voliti? Cu siti?
Sono il capitano dei carabinieri Antonio Magni e lo sai
benissimo e cammina e ripeto non fare stupidaggini che non
ho nessuna voglia di correrti dietro.
Niente sacciu.
Davvero? E perch prima mi hai sparato?
Io sparato a voi, e pecchi? Guardate che vi sbagliate, io a
nuddu sparai.
160

S davvero! Allora questa ferita sulla spalla si fatta da


sola? E questa pistola?
Abbonu s, non sacciu niente e poi la pistola voi l'avete in
mano e a mia me la state puntando.
Va bene ho capito, intanto cammina che tra un po'
arriviamo alla stazione, e ripeto non fare cazzate.
Capitano, con rispetto parlando, la cazzata, come dite voi,
ma a mia mi pari che voi la state fando.
E s s, la sto -fando- io! Mi sa che ti sei messo in un bel
casino, mi sa che un po' di anni al fresco te li farai.
Magari! Bonu era, che mangio e bevo gratis, e poi quando
nesciu tutti si cacciano 'u cappello quando mi passano
d'avanti. Lo sapete capitano ca magari mi faciti un piaciri.
Senti giovanotto fermiamoci un minuto che ho da dirti una
cosa.
E vabbonu fermamundi
Una cosa vorrei chiederti. Che se vuoi rispondermi di do la
mia parola d'onore e tu sai che la mia conta, che mai
nessuno al mondo sapr quello che mi hai detto...
Fermativi, ma chi state dendo, se io vi dico una cosa a voi
e poi pure sparte ve la tenete per voi stesso medesimo, che
ve la dico a fare, che voi sbirro siete e se una cosa volete
161

saperla, e magari ci riuscite pure a saperla poi al magistrato


per le indagini dovete dirla.
S, questo quasi sempre vero, ma in questo caso quello
che voglio sapere e una cosa, che come una curiosit,
voglio solo capire come sono andate certe cose. Poi quello
che mi serve per le indagini me le vado a cercare da un'altra
parte.
Vabb dite
allora facciamo caso che c' una bella ragazza che viene
uccisa, e ci sono uomini che volevano una cosa da questa
ragazza, e c' anche un prete, e per finire un ragazzo bello,
ma con -la testa spasciata- come dite voi. Fin qua mi
segui?
S, pi o meno, continuate.
Io una sola cosa voglio sapere... quelle persone che ti
dicevo prima, la ragazza, il prete, eccetera eccetera,
insomma tra quelle persone c' qualcosa che le lega tra
loro?
Non so se ho capito ma voi volete sapere se tutte quelle
persone si conoscevano?
No pi che altro vorrei conoscere la tua opinione, sui fatti
che gli capitarono, non so se mi sono spiegato.
162

Scusate ma dopo che lo sapete che cosa vi cangia? Io a voi


una cosa volevo chiedervi, che poi magari la mia opinione,
per quel poco che pu valere, ve la dico pure... ma voi
perch avete questa curiosit?
Cos diciamo che a me mi piace capire come vanno le
cose, diciamo che dormo bene se ho un'idea di quello che
succede.
Ho capito, ho capito. Allora diciamo che qualcosa ci stava
tra quelle persone. Ma questa una cosa, che un pensiero,
che poi magari pure possibile che un pensiero sbagliato.
E comunque se qualcuno vi sparau, ca poi megghiu che
quella ferita ve la fate medicare, vuol dire che magari siete
sulla pista giusta, perch voi pensate che: come dite voi,
qualcosa le lega, a quelle persone e ai fatti che 'nci capitaro.
Non so se mi ho spiegato?.
Ah...qualcuno mi ha sparato? Se sei stato tu!
Vi fissastuvu, io a nuddu 'nci sparai.
S s... a -nuddu-. Poi raccontalo al questore.
E vabb poi parru col signor questore, allora che facciamo
andiamo? Che quella ferita dovete curarvela.
Andiamo, cammina e stai tranquillo che noi, stamattina
non abbiamo neanche parlato, tra noi. Cammina cammina.
163

Dopo una ventina di minuti arrivarono alla stazione dove


trovarono, carabinieri, polizia, viglili urbani e il solito
giornalista del Il Mattino del Sud.
Dopo non pi di mezz'ora era all'ospedale, aveva perso una
certa quantit di sangue e la ferita, anche se superficiale,
necessitava di qualche punto di sutura.
La mattina seguente and a fargli visita il questore che gli
comunic che il ministero della difesa aveva disposto il suo
immediato trasferimento in una cittadina del nord che
assolutamente doveva restare segreta.
Gli raccomand di non parlarne con nessuno ne tra i
sottoposti ne tra eventuali conoscenti.
Gli disse che per il momento la cosa pi importante era la
sua sicurezza il ministro in persona l'aveva chiamato per
far si che lo stato non dovesse piangere un suo cos fedele
servitore, di fare tutto il possibile e anche pi affinch il
Capitano Antonio Magni fosse protetto dai mafiosi che ora
pi che mai si erano dimostrati acerrimi nemici della
nazione.

164

165

XV
(Saint-Vincent)
Sono le sette del mattino.
Con una tazzina di caff bollente in mano, Antonio, dalla
finestrella in legno del suo piccolo attico nella cittadina
valdostana di Saint-Vincent osserva le maestose montagne
della catena delle Alpi occidentali, il sole si affacciato da
poco tra la V di due vette e attraverso il vetro gli scalda il
volto.
Qualcuno forse, ma non necessariamente, per proteggerlo
l'aveva destinato in quella ridente, nel vero senso della
parola, cittadina.
Guarda quell'imponente paesaggio e ancora non riesce a
capire se lo stato si fosse comportato come un padre
premuroso che vuole, sopra ogni altra cosa, proteggere i
suoi figli, oppure se lo stesso stato per proteggere gli
immondi affari dei suoi figli peggiori l'avesse tolto dai
giochi con una semplice firma, apposta da qualche
squallido funzionario ministeriale, solo perch, magari,
stava iniziando a tirare le fila della matassa.
Questa domanda non gli dava pace. Sarebbe stato
166

importante per lui avere una risposta, gli avrebbe fatto


riguadagnare fiducia in quelle istituzioni che, oltre ogni
ragionevole dubbio, sentiva come indispensabili affinch la
societ potesse sperare in un futuro migliore.
Certo quelle montagne diluivano un po' il senso di
scoramento che ultimamente aveva spesso attraversato il
suo animo, soprattutto quando se ne andava a correre tra
caprioli, aquile, muschi, licheni, pini uncinati e le verdi
profumate artemisie.
Saint-Vincent era un posto diametralmente opposto ai
luoghi dove negli ultimi anni aveva vissuto. Pulita,
ordinata, curata in ogni dettaglio, con le sue terme, il
casin, gli alberghi, turisti da ogni dove d'estate e d'inverno,
e un ridondante verde incasellato, tra le citate montagne, la
rendevano il posto ideale nel quale vivere e lavorare. Il
luogo ideale dove un carabiniere potesse essere di stanza. In
pratica non c'era nulla da fare, a parte qualche giocatore che
a causa dei soldi persi nelle sale del casin, andava in
escandescenze, non si verificava un crimine, un omicidio,
ne un ferimento, non c'erano (o non si vedevano) mafiosi da
controllare, non si sentiva parlare di summit, era difficile
che scoppiasse anche una innocua rissa. Erano tutti intenti
167

con operosit e pragmatismo a far fiorire sempre pi il


turismo che tanto benessere portava in quelle valli.
Eppure ad Antonio mancava qualcosa.
Anzi erano tante e cose di cui sentiva la mancanza, forse
prima di tutto il doversi arrovellare il cervello per risolvere
casi in cui i confini tra crimini mafiosi e ordinari sempre
labile. La sensazione di vivere in un posto dove, dietro ogni
angolo, dentro ogni bar e persino sotto ogni pietra c' la
possibilit di trovare malaffare, e dove ti guardi intorno e
senti il profumo del male, dove ogni sguardo potrebbe
sembrare che abbia gli occhi di satana, per lui capitano
della benemerita alla fine era un affascinante stimolo
quotidiano.
Ma anche gli mancava il mare, la villa comunale con i suoi
tramonti, i ritmi lenti e il non prendersela per per nessuna
cosa della gente, i colori e gli odori, gli mancava quel caldo
e sensuale senso di ineluttabile rassegnazione.
Soprattutto sentiva ormai feroce la mancanza di quell'unico
amore che aveva sentito nella mente e nella pancia.
Addirittura aveva l'impressione, che si materializzava in
una netta certezza, che mai avrebbe trovato una donna
simile a Maria.
168

Quindi un con malinconia pass il suo tempo fino alle


prime nevi, e poi malinconicamente arriv la primavera con
i mille fiorellini colorati delle verdi valli, che sempre l se
ne stavano incorniciate da maestosi massicci dai colori che
dal bianco dell'inverno, al disgelo, lasciavano spazio al
grigio cupo come il piombo delle rocce ultra millenarie.
A ogni primavera segue un'estate, e questo si sa, ma ogni
estate sar diversa per ognuno dei singoli abitanti di questo
pianeta e anche questo si sa. Di conseguenza l'estate che
sarebbe venuta sarebbe stata per Antonio diversa da tutte
quelle di tutti gli altri esseri del creato e diversa anche da
tutte le altre vissute da lui in passato.
Aveva la netta certezza che sarebbe stata un'estate pi
tranquilla. In quel luogo sarebbe stato certamente cos,
sicuramente pi tranquilla delle ultime passate in Calabria,
ma gli venne anche come una sottile ansia generata dal
presentimento che probabilmente sarebbe stata anche molto
noiosa.
Gli venne anche un'idea.
Pens di andarsene qualche giorno gi, a respirare quell'aria
che tanto gli mancava.
Gli sarebbe piaciuto sedersi su una panchina a guardare il
169

sole che tramonta sul mare.


Avrebbe voluto sentire ancora quel tonfo al cuore, ogni qual
volta in lontananza avesse visto una Donna avvicinarsi,
mentre la sua mente fantasticava che potesse essere Maria
vestita col solito vestitino a grandi fiori colorati.
Era e doveva restare un'idea, alle alte sfere non sarebbe
piaciuto per nulla sapere che un ordine non sia stato
rispettato e comunque nella migliore delle ipotesi avrebbe
certamente causato un certo imbarazzo.
Non pensava potesse essere pericoloso, aveva saputo che
l'indagine si era irrimediabilmente arenata, e molto
probabilmente sarebbe stata presto archiviata e questa volta
forse per sempre.
Quindi in fin dei conti le 'ndrine che facevano affari sulla
pelle dei propri figli non avevano nulla da temere, ma la sua
presenza a Stalattini certamente non sarebbe stata gradita,
avrebbe generato sospetti e mal di pancia vari, tra i buoni e
i cattivi, quindi accanton l'idea.
Dopo un paio di settimane, una mattina in caserma un
sottoposto gli racconto una storia singolare. Si trattava della
vicenda di un truffatore che aveva cercato di beffare il
casin.
170

Il carabiniere ne parlava quasi come una figura leggendaria,


che sfuggiva a tutte le polizie d'Europa, beffandoli
cambiando spesso identit.
Gli raccontarono che due anni prima erano quasi riusciti a
mettergli le mani addosso. Erano stati informati che molto
probabilmente era venuto a Saint-Vincent. Avevano alcune
fotografie del ricercato che erano state fornite dalla polizia
francese, e indagando con discrezione, erano riusciti ad
individuare l'albergo dove alloggiava.
Organizzarono la cattura mettendo a punto un piano curato
in ogni dettaglio.
Otto carabinieri, scelti tra i migliori dalle varie caserme
della provincia d'Aosta, avevano memorizzato la sua foto.
Una mattina dopo aver chiuso, con la collaborazione dei
dipendenti dell'albergo, le uscite secondarie dello stesso,
misero due uomini all'ingresso, due all'esterno, a controllare
le finestre della stanza, dove erano certi che alloggiasse il
truffatore, uno si era vestito da inserviente e stava al piano
della stanza e gli altri tre avrebbero fatto irruzione nella
camera.
Per non non farlo insospettire si erano vestiti in abiti da
turisti e non si era interferito con le normali attivit
171

dell'albergo, quindi gli ospiti, non sospetti entravano e


uscivano a loro piacimento.
Nessuno si era accorto di nulla e sembrava una mattina
come tutte le altre, tutti felici e spensierati tra quelle verdi
valli, si accingevano a vivere una rilassante giornata di
vacanze.
Alle otto e trentacinque di una mattina di primavera col
passe-partout aprirono la stanza e fecero irruzione nella
stessa, niente da fare era assolutamente vuota. Perquisirono
ogni angolo possibile e immaginabile l'albergo ma del
truffatore neanche l'ombra. Trovarono nella stanza i suoi
bagagli con una parrucca di capelli canuti e relativi baffi,
nella valigia c'erano anche alcuni trucchi, dei fondotinta,
matite colorate, un paio di occhiali da vista con le lenti
neutre e anche uno strano cerotto che imitava una ferita
rimarginata.
La conclusione fu ovvia. Era sicuramente molto abile nel
travestimento e quella mattina probabilmente si era accorto
di qualcosa, si era travestito in modo tale da non poter
essere riconosciuto, aveva lasciato le valige in camera, per
non destare sospetti e tranquillamente era uscito come un
ospite qualsiasi, passando per la reception, senza che
172

nessuno si insospettisse.
Due giorni dopo quel racconto, Antonio and a fare un giro
a Torino per fare compere. Si era informato e si era
procurato l'indirizzo di un negozio di vestiti e accessori per
le rappresentazioni teatrali. A vrete capito, il capitano stava
per fare una pazzia. La storia del truffatore gli aveva fatto
venire un'idea un po' folle e decise che sarebbe diventato
abile nel travestimento. Compr una parrucca di capelli
ricci e una barba finta, trucchi per il viso e un paio di RayBan con la montatura dorata e le lenti verde scuro,
complet quello sarebbe stato il travestimento con un paio
di jeans a zampa d'elefante e una maglietta bianca aderente.
Fece varie prove, osservava come si atteggiavano
determinati giovanotti e a casa si esercit a lungo per essere
il pi naturale possibile. Arriv agosto con i relativi giorni
di ferie e quindi era venuto il momento di provare a mettere
in atto questa strampalata idea. Restava un unico problema:
l'automobile. La sua 127 bianca era conosciuta da molti a
Stalattini, gli venne un'idea. And a Firenze dove abitava
sua sorella, era sposata con un ricco avvocato e aveva una
bellissima 128 coup rossa, con la scusa del lungo viaggio
in Sicilia, cos gli disse, se la fece prestare, lasciandole
173

ovviamente la sua 127. La sorella che lo adorava e che


sapeva quanto era affidabile accett di buon grado il
momentaneo scambio.
Viaggiare in autostrada in quegli anni era favoloso, poco
traffico, gente allegra e spensierata, buonissimi panini
farciti e piastrati che erano la novit del momento e quella
macchina rispetto alla sua era una favola, i chilometri
scorrevano veloci e, dopo un anno tra le maestose e gelide
montagne valdostane avvicinarsi al caldo e alle
contraddizioni del sud dava una sensazione indescrivibile.
Fece una sosta sulla costiera amalfitana e la sera prov il
travestimento per prendere confidenza con quella nuova
identit.
La sera per le vie di Positano la sensazione di essere un
altro Antonio (a proposito doveva scegliersi un nome nuovo
e opt per Marco) gli dava una strana euforia. Not che le
Donne lo guardavano e la cosa gli faceva piacere.
Alto, magro, barbuto e riccioluto; forse quel nuovo
Antonio/Marco doveva essere un tipo alla moda, uno di
quelli che nel nuovo mondo che si stava formando suscitava
qualche genere di desiderio nelle Donne che finalmente
dopo qualche secolo si liberavano di inutili tab.
174

Aveva voglia di fare l'amore e approfitt di una signorina


ticinese assai carina che con una certa non consueta
spavalderia si era fatta sotto presentandosi e chiedendogli se
poteva accomodarsi al tavolo dell'elegante bar dove si era
seduto a bere un Mai Tai.
Dopo una mezzoretta di amorevole conversazione nel
bagno del bar la prese a tergo, per non rischiare che si
attaccasse al mascheramento, e apprezz parecchio la vista
del suo bel culetto tondo. Tornarono al tavolo come se nulla
fosse stato, bevve un altro Mai Tai, continuarono a
raccontarsi le proprie vite, la sua ovviamente inventata di
sana pianta, mentre lei beveva una Coca Cola. Si fece tardi
e andarono a passeggiare tra i suggestivi vicoli della
cittadina amalfitana. Non c'era quasi nessuno in giro e in un
vicolo deserto e nascosto alla vista lo fecero ancora, sempre
a tergo ma purtroppo era quasi completamente buio e non
gli fu possibile apprezzare il panorama che un paio d'ore
prima aveva cos tanto gradito.
Poi lui l'accompagno all'albergo e si salutarono con un
caldo bacino sulle labbra. Non si rividero mai pi ma ad
entrambi rest reciprocamente un bel ricordo.
175

XVI
(Stalattini)
Il pomeriggio seguente al piacevole afinalistico incontro
con la signorina ticinese varc con la sua 128 coup i
confini tra Basilicata e Calabria.
Mancavano non pi di due ore alla meta del viaggio. Si
travest nei bagni di una stazione di servizio che si trovava a
non pi di cento chilometri da Stalattini, ovviamente
doveva arrivare gi calato nelle vesti di Marco e non certo
in quelle di Antonio.
Decise che sarebbe stato pi saggio trovarsi un alloggio non
proprio in centro a Stalattini e quindi and a stare in un
camping sul mare a pochi chilometri dalla cittadina.
Sapeva che era totalmente abusivo e quindi non avrebbero
fatto storie con i documenti, si sarebbe fermato non pi di
quattro giorni, doveva solo evitare di farsi fermare dalle
forze dell'ordine e tutto sarebbe andato per il meglio.
Prende un bungalow a picco sul mare. Era pi che altro un
capanno in legno costruito su alcune rocce che stavano ai
confini di un oliveto secolare. Per la prima sera decise di
restarsene l.
176

Seduto su una piccola sedia in metallo mezza arrugginita


rest a guardare il panorama mozzafiato sulle isole Eolie,
era solo e non lo vedeva nessuno, l'altro capanno che stava
di lato al suo sembrava vuoto, quindi decide di togliersi
parrucca e barba. Dopo dieci minuti sente arrivare dal
viottolo che porta al bungalow vicino al suo, una
famigliola, sente l'accento veneto e giudica che pu restare
nelle vesti di Antonio.
L'allegra famigliola formata da mamma, pap e due figli
che avranno avuto s e no cinque, sei anni, si sistema nel
capanno e il saluto tra vicini di rito: Buona sera.
Buona sera all'unisono i due sposini.
Fatto un lungo viaggio? dice il capitano.
S molto lungo, veniamo dal veneto ma siamo di
passaggio. Stiamo andando in Sicilia e ci fermiamo una
notte qui, sa per spezzare il viaggio. E sua la 128 rossa in
cima al sentiero?
S, le piace? Bella vero?
S molto, ma non adatta per chi ha una famiglia. Lei ha
famiglia?
E smettila di fare tutte ste domande, la moglie dice al
marito.
177

No signora, si figuri, cos si fa conoscenza. Comunque no


non sono sposato.
E come mai? Eppure non mi sembra che sia pi un
ragazzino, gli anni passano e bisogna mettere su famiglia.
Guardi me che bella moglie e che bei bambini che ho.
Ma sa ho viaggiato molto per il mondo per lavoro e non ho
avuto tempo.
Ah ho capito. Ha cenato?
No veramente no:
E non ha fame?
S, veramente un po' di fame ce l'ho.
Francesca prepara qualcosa per il nostro amico.
Va bene, mangia tutto lei?
S certo signora, ma diamoci del tu.
La signora Francesca una bella e solida Donna veneta
sulla trentina, bionda e di carnagione chiara tranquilla ed
educata, sopportava con cristiana pazienza quello scassa
minchia del marito, perch aveva giurato fedelt e
devozione davanti all'altare di Ges Cristo ed anche se si
era resa conto troppo tardi dell'errore di valutazione non
avrebbe mai contravvenuto alla divina promessa. Dispose
su di un piccolo tavolo da campeggio una teglia di pasta al
178

forno preparata il giorno prima a casa, un salame che sar


stato almeno mezzo chilo, tre enormi mozzarelle acquistate
durante il viaggio e una pagnotta a ciambella da due
chilogrammi.
Pensate che baster? disse con occhi dolci.
E le polpette al sugo? disse il marito con un certo
disappunto.
Ma le ho lasciate alla mamma, che poverina rimasta
sola!
Come alla mamma?
E s Ettore, era sola e mi ha fatto un po' tristezza, noi
siamo in vacanza e lei sola a casa!
Dopo questa ennesima inutile discussione che procur un
certo imbarazzo ad Antonio, cenarono, chiacchierarono
ancora un po', si salutarono e andarono nei rispettivi
bungalow a dormire.
Si era fatta mezzanotte e Antonio non riesce proprio a
dormire, non ha sonno e pensa se quell'idea di andare a
Stalattini travestito da Marco fosse una buona idea. Alla
fine stava rischiando vita e carriera solo per rivivere delle
sensazioni, avrebbe potuto stare l ancora un giorno, in quel
campeggio per poi proseguire, magari andare in Sicilia,
179

come Antonio, senza rischiare di essere scoperto. Immagin


la figura di merda che avrebbe fatto se qualcuno si fosse
accorto del travestimento, che spiegazione avrebbe dato?
Con sto dubbio usc fuori e si mise a sedere sulla solita
sedia arrugginita a guardare il mare di notte. C' la luna
piena e lo spettacolo del mare nero illuminato dal satellite
di una bellezza commovente. Le increspature dell'acqua
illuminate dal plenilunio formavano infinite brillanti lucine
intermittenti che sulla linea dell'orizzonte si fondevano con
le infinite immobili stelle del cielo.
A un tratto nella semioscurit della notte una voce disse:
Cerchi una donna vero?
Che fai Francesca anche tu non prendi sonno?
No proprio non riesco.
Comunque si, come hai fatto a capirlo?
Non so forse dai tuoi occhi.
Dagli occhi?
S... sai ho come la capacit di sentire i sentimenti delle
persone, ma solo alle volte. E stasera mi capitato con lei,
a... scusa, con te!
Antonio non rispose e le fece un sorriso.
Che bei denti che hai
180

Grazie. Ma dimmi anche tu mi sembri un po'


malinconica.
Forse un pochino s.
E perch. Siete in vacanza con la tua famiglia tutti
insieme...
Ma non so, alle volte mi capita, poi passa
Sei felice?
Che parola grossa...felice. Forse una donna che deve
pensare alla famiglia, al futuro dei figli, a far quadrare i
conti, la felicit diventa un lusso che non ci si pu
permettere.
Antonio non rispose. Tra le rocce c'era un viottolo che
scendeva verso il mare, gli occhi si erano adattati a quella
semioscurit schiarita dalla luce della luna e si riusciva a
vedere con una certa facilit.
Che dici Francesca, visto che tutti dormono, perch non
scendiamo a vedere dove porta?
No dai ma che dici Antonio. Comunque credo che porti al
mare.
Appunto un motivo in pi per andare a vedere.
Ma s dai. Andiamo che poi sar pure vicinissimo.
Scesero per quel piccolo sentiero e dopo pochi minuti si
181

trovarono in una piccolissima spiaggetta incastonata tra gli


scogli.
Ma guarda che meraviglia! esclam Francesca alla vista
di quel posto ammagatu dove ogni singolo elemento
sembrava posto da un divino architetto per strappare un
plauso d'incanto a chi vi si fosse posto al suo cospetto. La
piccola spiaggia dorata, gli scogli color piombo, il mare blu
scurissimo della notte, il chiaro della luna a pennellare il
tutto di una luce struggente e miliardi di stelle in cielo che
tempestavano una volta nera dove la profondit dell'infinito
espandeva a dismisura ogni singola umana emozione. Tutto
era in quel posto e non c'era una sola possibile sbavatura.
Effettivamente di una bellezza indescrivibile. Visto che
ne valsa la pena! disse Antonio con un tono ancor pi
pieno di meraviglia.
La temperatura dell'aria era calda e morbida sulla pelle e
toccando con le mani l'acqua del mare si accorsero che era
forse ancor pi calda.
Senza neanche chiederselo, perch era troppo naturale che
accadesse decisero di farsi un bagno e immersi in
quell'incanto senza neanche accorgersene si ritrovarono
abbracciati a fare l'amore. Lei su lui immersi fino alla vita
182

fecero quello che tutti gli dei dell'universo si aspettavano


che facessero e guardandoli dai confini del tempo si
alzarono in piedi applaudendo al loro orgasmo.
Poi sdraiati sulla spiaggia tenendosi per mano osservarono
ancora un po' il cielo e lei disse:
Mi chiedevi se sono felice. Ora lo sono.

183

XVII
(annullamento)
Quella vita da gigol stava iniziando a piacergli.
In due giorni aveva fatto complessivamente pi sesso che
negli ultimi tre anni e non aveva pensato a Maria e la cosa
forse alla fine era positiva, non tanto perch desiderava
dimenticarla, ma pi che altro temeva che potesse diventare
un ossessione e visto che aveva la ferma convinzione che
dalle ossessioni alle volte possa nascere il male, in fin dei
conti non pensarla era certamente un fatto buono.
Ma si rese anche conto che rischiava di prendere una brutta
china, fino a che punto si poteva spingere in quella farsa?
C'era il rischio che potesse perdere la propria identit? Ma
no... alla fine era un gioco. In fondo era in vacanza e del
suo tempo in villeggiatura ne poteva disporre, per
definizione, a proprio piacimento senza dover dare conto a
nessuno di quello che faceva.
La mattina dopo alla notte nella caletta magica si era
svegliato alle undici del mattino, il bungalow che stava
accanto al suo era vuoto, i veneti sicuramente erano partiti
prima del suo risveglio.
184

L'ennesimo amore fugace si era dileguato irreversibilmente


nel tempo e nello spazio, e non c'era ancora modo per
ritrovarlo. Ancora nessuna diavoleria era stata messa a
punto per rincontrare quello che nel cammino della vita si
era smarrito Sentiva lontano le voci degli ospiti del
camping, erano chiacchiere e risate allegre tipiche dei
vacanzieri. Aveva una gran fame e voleva fare colazione,
certamente non poteva andare con la sua vera identit era
entrato come Marco e quindi si travest da Marco. And al
bar del villaggio, ordina un caff e due cornetti, poi beve un
succo di frutta e compra un gelato confezionato. Aveva uno
strano nome che si vergogn a pronunciare e quindi si
limit ad indicarlo col dito sul cartello di lamiera smaltata
dove erano raffigurati tutti i tipi in vendita con i rispettivi
prezzi.
Compr al bazar una maschera col boccaglio.
Usc dal camping a piedi voleva vedere cosa c'era al di fuori
di quel microcosmo di chiassosi turisti di serie b.
Se non ricordava male a poche centinaia di metri, doveva
esserci una frazione del paese, che veniva chiamata localit
Ciambrotta. Quel giorno si teneva una piccola festa
religiosa e Marco decise di andarci, era troppo eccitante
185

l'idea di camminare tra la gente, con la sensazione di non


esistere.
In fondo Marco aveva conosciuto una sola persona nella
sua brevissima esistenza, la signorina ticinese dal bel
culetto che rispondeva al nome di Eveline, quindi era come
se fosse l'uomo invisibile.
Nessun'altra persona al mondo conosceva Marco, che tra
l'altro non aveva neanche un cognome ne un domicilio e ne
un luogo e una data di nascita.
Vide avvicinarsi due carabinieri. Erano di ronda alla festa.
Visto che ogni anno scoppiava una rissa, venivano mandati
a controllare, ma ogni anno la rissa scoppiava in un luogo
diverso da quello in cui la ronda si trovava nel momento
che se le davano di santa ragione.
Riconobbe uno dei due, ma l'altro non l'aveva mai visto,
sicuramente era stato destinato a Stalattini dopo la sua
partenza, gli passarono davanti e non si accorsero di nulla.
Il travestimento funzionava benissimo. Pens alla storia del
truffatore e cap cosa poteva provare ogni volta che
diventava un altro lui.
Una ragazzina, tra le bancarelle degli ambulanti, vendeva
libri usati che aveva trovato chiss n quale scantinato. Li
186

aveva messi a terra appoggiati su di una vecchia coperta,


erano sistemati con cura in ordine di grandezza.
Da ragazzo aveva letto molto, ma da quando era un
quadratissimo capitano dei carabinieri le pagine dei libri
non erano il suo campo preferito di esplorazione. Magari
Marco un po' pi sensibile. Trattasi certamente di uomo
colto e sensibile che sicuramente legge molto, viaggia,
conosce la gente, e ha sempre almeno un paio di libri nel
proprio zaino, pens Antonio, e decise di comprarne
qualcuno a caso.
Si chin sulla ragazzina e le chiese: Quanto costano?
Allura quelle grande centu lire, quelle piccioli cinquanta
lire e quelle mediani nu prezzu 'nto menzu disse la
ragazzina nira nira, con un certo garbo.
Ho capito quindi quelle mediani costerebbero
settantacinque lire, vero?
Pensu ca s, faciti vui.
Tu cosa mi consiglieresti?
E chi sacciu ancora maiu 'maparari mu leggiu.
Ma quanti anni hai?
Undici.
E non vai a scuola?
187

Pocu, quando no vaiu 'nte i campi mu lavuru. Ca ma


bocciaru tanti voti e ancora sugnu alla seconda limentari.
Compr: Le citt invisibili di Italo Calvino, Il giovane
Holden di un certo Salinger, di questo secondo ne aveva
sentito parlare dall'unica fidanzata intellettuale, che aveva
avuto ai tempi dell'accademia, e L'uomo invisibile di H.
G Wells.
In realt compro tre libri non a caso. Il primo perch era
nuovissimo e anche perch qualcosa di Calvino aveva letto,
anche se non ricordava se gli fosse piaciuto. Il secondo,
perch una sua fidanzata del passato gliene aveva parlato
molto. Il terzo, beh... in questo caso facile intuirne il
motivo.
Si rese conto di essere vagamente ignorantello e si
ripromise di leggere di pi. Poi compr alcune cose da
mangiare e se ne torn al suo capanno.
Era solo nella pace pi totale. Riemp il fedele Invicta con
alcune delle cose da mangiare che aveva comprato, due
bottiglie d'acqua, un pacchetto di Camel senza filtro (ogni
tanto quando stava bene se ne fumava una) e una scatoletta
di cerini. Prese la maschera e il boccaglio, un coltello, uno
dei libri che aveva comprato e un vecchio malandato
188

ombrellone che stava dentro il capanno (essendo bianco


come una mozzarella, senza quello si sarebbe ustionato).
Con questo armamentario se ne and al mare scendendo dal
viottolo. Ci and nei panni del lui originale, visto che non
l'avrebbe visto nessuno.
Osservando la costa not che era un alternarsi di scogliere e
piccole spiaggette. Si incammina sugli scogli roventi,
voleva trovare un posto ancora pi isolato e lo trov.
Una piccola spiaggia forse ancor pi bella di quella della
notte prima.
La sabbia copriva un'area di pochi metri quadri, appena
sufficienti per sdraiarsi al sole. Uno scoglio piazzato
proprio li' davanti a pochi metri, formava un piano di roccia
radente a pelo d'acqua. Una rupe scendeva verso il mare e
l'anfiteatro naturale che si creava contornava quel piccolo
paradiso. Piant l'ombrellone e si fece il primo bagno.
L'acqua cristallina e gli scogli sono costellati da centinaia
di patelle; granchietti si inseguono tra loro sul granito e in
alcuni punti le alghe formano un morbido tappeto sul quale
appoggiarsi, come se si fosse su di una comoda poltrona
naturale.
Rest tutto il giorno in quel posto riparato dall'ombrellone,
189

leggendo quasi tutto L'uomo invisibile che aveva messo


nello zaino e ogni volta iniziava a soffrire il caldo si
immergeva in quel mare trasparente.
Con la maschera osserv i fondali dalle mille forme di vita
colorate. Mangi il pane col salame che si era portato e
decine di patelle staccate dagli scogli, prese molti ricci e
scopri che quelli marroni avevano all'interno spicchi di
grappoli di uova arancioni e ne mangi una quantit
spropositata. Cattur anche tre polpi, due li rimise in mare,
ma il pi grosso lo uccise e lo pul dalle interiora, poi
raccolse della legna che si era accumulata, forse spinta dalle
mareggiate, tra la fine della spiaggetta e la base del costone.
Accese un piccolo fal e sopra vi appoggi una pietra tonda
e piatta, su quella arrost il polpo. Raramente al suo palato
erano arrivate sensazioni pi sublimi, una callosit che sotto
i denti cedeva morbida e un profumo di mare che esplodeva
a ogni morso .
Si fece sera; le ore di quel giorno erano state, calde,
rilassanti, scorrevoli e veloci, ma al tempo stesso lente ed
espanse e gli sembr di aver avuto un acconto di quel
paradiso che non sapeva neanche se un giorno avrebbe
meritato.
190

XVIII
(identit)
Antonio Magni; il capitano; Marco, insomma uno di questi
due, sta riflettendo, se vogliamo usare un tono enfatico,
sulla propria identit; sul senso stesso del proprio ruolo e
potremmo aggiungere, sull'utilit o meno del suo operato.
Forse il caso di lasciarlo in pace per un po' di tempo,
perch se deve andare avanti col lavoro che stava
svolgendo, sar bene che dipani ogni possibile dubbio su
ci che , e sul rischio che corre, di ci che potrebbe
diventare.
Certo possiamo avere la certezza che a noi star bene
qualsiasi scelta assumer, perch abbiamo capito che un
uomo riflessivo, autentico, fondamentalmente corretto e ci
sembra giusto che trovi, come si suol dire, con un
espressione leggermente banale e alquanto aspecifica, una
propria dimensione.
Riuscir a dare pace a Maria? Smascherando gli assassini di
Carla.
Lo far seguendo i protocolli che le norme imporrebbero?
Continuer, magari fino a restarne intrappolato, nella farsa
191

dell'altro lui?
Continuer a crogiolarsi al sole di Calabria?
Queste domande che noi ci poniamo, forse indirettamente
se le pone anche lui. Ma si fatto sera e nonostante
l'ombrellone, la pelle brucia leggermente, come se si
tendesse sui muscoli sottostanti e quindi per ora se ne sta l
davanti al capanno, nella pi perfetta solitudine, sulla solita
sedia arrugginita ormai totalmente preso dal suo libro;
rinfrescato dalla leggera brezza che risale su per la
scogliera. Sta sperimentando la pi straordinaria delle
condizioni umane: quella in cui non si pensa a nulla, si sta
in un posto che si sente come il migliore al mondo, e si
finisce per restare catturati da qualcosa (in questo caso il
romanzo di Wells) e non c' bisogno di null'altro per sentirsi
bene.
Passa un altro giorno tra capanno e spaggiette e il terzo,
visto che tra le altre cose l'acqua del mare si era
inspiegabilmente sporcata, decide di farsi un giro a
Parrichello. Prima di partire da quel luogo, almeno per
un'oretta, doveva sedersi sulla sua panchina preferita!
Calandosi in Marco, con la 128 coup rossa si reca in
centro. Parcheggia nelle vicinanze della villa e con una
192

certa emozione si avvia verso la stessa.


Percorre un vialone alberato e viene incrociato da molte
persone, alcune delle quali le conosceva pure, ma nessuno
lo riconosce. Ha come la strana sensazione che alcuni lo
guardassero strano, ma molto presto capisce che era solo
una sua impressione, forse dovuta al fatto che temeva lo
potessero identificare. Quindi si impone di stare tranquillo.
Pensa al truffatore trasformista e capisce che pi
disinvolto nella parte di Marco e pi difficilmente si
accorgeranno che in realt il capitano Antonio Magni.
Stava per arrivare all'ingresso laterale della villa, quando, e
a momenti ci restava secco, vede venirgli incontro Maria.
Per un attimo fu tentato di cambiare strada, ma... o la va o
la spacca, and dritto incontro a lei. I trenta metri, stimati,
che lo separavano dal punto di incontro con Maria gli
sembrarono dieci chilometri. Nei secondi che mancavano
all'incontro pens a mille cose. Quando finalmente la
incroci, not che il suo sguardo malinconico sembrava
perso nei suoi pensieri, quindi le pass davanti impassibile.
Lui fece tre-quattro passi e presumibilmente altrettanti li
fece lei, al quinto si voltarono simultaneamente all'indietro,
gli sguardi si incrociarono e mentre lui stava per rigirare il
193

viso verso avanti lei si blocc di colpo e con voce soffocata


disse: Ma sei tu?.
Lui fece un cenno col dito come a voler dire: non parlare
e poi chinando di un millimetro il viso le conferm il
sospetto.
Poi si avvicinarono e lui le disse: Poi ti spiego, ma
dobbiamo andare in un posto dove non ci pu vedere
nessuno.
Ma perch questo travestimento?
Non preoccuparti. Te lo detto poi ti spiego. Dove possiamo
andare?
Non so, a casa mia no, c' mia madre. Tu dove stai?
Al camping, quello che sta in localit Ciambrotta. Hai
presente?
Certo come no.
Hai l'automobile?
S la Cinquecento di mio fratello, lui andato in Germania
e l'ha lasciata a casa, posso prenderla
Perfetto ci vediamo davanti al camping tra quindici minuti,
e parcheggia in un punto che la tua Cinquecento non si
possa vedere dalla strada.
Va bene a presto.
194

Trascorsero non pi di venti minuti e vide arrivare la


Cinquecento bianca di Maria.
Passarono da una entrata secondaria che aveva scoperto non
essere controllata da nessuno.
Andarono al bungalow e finalmente si strinsero in un
abbraccio.
Ma dimmi Antonio, perch questo travestimento?
Intanto aspetta un attimo che mi tolgo questa parrucca e
questa barba. Entr nel capanno e dopo poco minuti torn
nelle sue proprie sembianze originarie.
Ma sai che stavi bene con i capelli lunghi e la barba disse
ridendo Maria.
Pure tu!
Pure tu? Perch?
Sembra che abbia successo con le donne con questo
travestimento.
A s... e quali sarebbero queste donne?
No no, forse solo una mia impressione
E s s... ma spiegami perch eri combinato in quel modo?
Non c' un motivo preciso. Non so... forse avevo nostalgia
di questa cittadina ed era l'unico modo per poter venire o
forse avevo nostalgia di te... ed ho pensato: magari lei pure
195

scender gi per incontrarmi!


In effetti... ma sai come ho fatto a riconoscerti?
No, infatti volevo chiedertelo.
Perch in quel momento stavo proprio pensando a te.
Proprio pochi minuti prima avevo guardato tra la folla,
dicendo a me stessa -ti immagini se ora lo vedo!-
Incredibile! E poi ti sono sbucato davanti!
Certo che sei strano, che idea quella di travestirsi... ma
davvero avevi voglia di vedermi? Dopo quello che ti ho
fatto!
E cosa mi hai fatto? Intendi il modo in cui sei sparita?
S certo
Ma io avevo capito e ho creduto ad ogni singola parola
della tua lettera.
Grazie... e tu... ho saputo che hanno cercato di farti fuori.
Non hai idea quanto sia stata in pena....
S vero, ma alla fine non ci sono riusciti e questa la
cosa pi importante, essere vivi per poter fare quello che gli
altri si aspettano da noi. Sai Maria a tal proposito mi
dispiace davvero tanto di non essere riuscito a fare molto
per tua figlia.
S lo so. Ma so anche che ci hai provato e per me questo
196

veramente tanto. In fondo sei l'unica persona al mondo che


hai cercato di rendere giustizia a Carla e ti sei beccato
anche un colpo di pistola.
E va bene sono cose che capitano se decidi di fare questo
lavoro Antonio disse con un espressione dolce e
rassegnata, concludendo quel breve discorso tra i due.
Si baciarono a lungo e fecero l'amore, si addormentarono.
Lei verso le due di notte fu svegliata da un sogno e lo
svegli.
Madonna mia sono le due a mia madre verr un colpo se si
accorge che non sono tornata a casa!.
Ma come... sei una donna, e devi ancora dare conto a
mamma a che ora rientri? replic con voce assonnata.
S lo so ma quando vengo a Parrichello a trovare mamma
la sera non esco mai... Madonna mia sar
preoccupatissima... vado prima che chiami i tuoi colleghi.
Va bene vai, ma non sparire un'altra volta.
Un'automobile era nascosta nel buio e teneva d'occhio la
Cinquecento di Maria. Due picciotti erano stati allertati
dopo che, poche ore prima, qualcuno aveva notato lo strano
incontro della signora Badalati. Perch, per non sapere ne
leggere ne scrivere la signora durante i suoi soggiorni al sud
197

veniva con discrezione tenuta d'occhio. Alle due e


quarantacinque di quella stessa notte il consiglio ristretto
della 'ndrina, fece due pi due e deliber. Alle cinque del
mattino tre giovanotti armati di AK 47 e muniti di una
tanica da cinque litri, piena fino all'orlo di benzina, si
piazzarono davanti al capanno dove avevano la certezza che
si trovava il capitano Magni e scaricarono sulla leggera
costruzione in legno, ognuno di loro, un intero caricatore di
proiettili calibro 7,62, per un totale di circa 90 colpi.
Il capanno in pratica fu raso al suolo e dopo cosparso di
benzina e dato alle fiamme. L'operazione dur non pi di
due minuti, e quando i primi ospiti del camping, accorsero
attirati dal gran frastuono i tre giovanotti si erano,
ovviamente, gi dileguati senza lasciare traccia. Uno dei tre
giovani era Cicciu 'u Surdu. Ve lo ricordate? Quello
dell'attentato ad Antonio dell'anno prima, e s... proprio lui.
Era stato prosciolto perch il Pm aveva ritenuto che non ci
fossero elementi probatori sufficienti per la carcerazione
preventiva del giovane. L'arma non si poteva stabilire con
certezza che fosse la sua, la ferita di striscio poteva anche
non essere attribuita a quell'arma, non c'erano testimoni,
soltanto la parola di un ufficiale dei carabinieri contro
198

quella di un giovane nullafacente.


Alle sette e trenta i vigili del fuoco avevano domato le
fiamme che si erano anche propagate a un paio di olivi
secolari che stavano adiacenti al capanno, sviluppando
fiamme che sembrava lambissero il cielo e c'era voluto un
bel po' d'impegno per piegare le ginocchia a quel rogo.
Furono raccolti una settantina di bossoli, forse perch
alcuni ospiti del villaggio ne avevano raccolti alcuni come
ricordo di quella notte pirotecnica calabra. Un macabro
souvenir di una calda estate al sud.
Il giudice accorso sul luogo e un commissario di polizia
non riuscivano proprio a darsi una spiegazione, perch
qualcuno aveva voluto mettere in opera una cos bizzarra
scena, un piccolo bungalow di legno senza alcun valore,
crivellato di colpi e dato alle fiamme! Forse era un
avvertimento per i gestori di quell'attivit?
Forse non pagavano il pizzo? Ma una organizzazione cos
scenografica aveva il suo bel costo e non sarebbe stata
necessaria, solo per farli scantari. Un attentato in cos
grande stile si sarebbe messo in scena solo per assassinare
qualcuno, e anche qualcuno assai importante! Ma non
c'erano traccie di un corpo carbonizzato tra quelle ceneri
199

fumanti.
Antonio infatti, non prendendo sonno, verso le tre della
notte era sceso alla spiaggietta. Era rimasto troppo colpito e
affascinato dal luogo, la sera prima e voleva gustare ancora
quella atmosfera, era rimasto sdraiato sulla spiaggia a
guardare le stelle e alla fine si era addormentato. Ai primi
spari si svegli di soprassalto, cap subito cosa stava
succedendo e rimase nascosto tra le rocce aspettando che i
giovanotti finissero il loro lavoro.
Poi approfittando della confusione generale, visto che quasi
tutti erano andati a godersi lo spettacolo delle fiamme nella
notte, era entrato in una roulotte, che ovviamente era stata
lasciata incustodita e aveva rubato alcuni capi: infradito,
pantaloni, una maglietta e un po' di contanti. Gli pes
moltissimo essere costretto a recitare la parte del ladro, ma
non aveva altra scelta, prima indossava solo il costume da
bagno e doveva andarsene subito. Memorizz la targa delle
sue vittime e giur a se stesso che in qualche modo nel
futuro li avrebbe rintracciati e anonimamente risarciti.
Fortunatamente la 128 coup rosso corsa, non aveva destato
sospetti ed era sempre l ad aspettarlo.
Senza mai fermarsi, non poteva rischiare di essere fermato
200

dalle forze dell'ordine, dopo dieci ore d'autostrada arriv


dalla sorella a Firenze. Le racconta che era stato vittima di
un furto, e si proprio a lui, a un ufficiale della benemerita,
in un villaggio in Sicilia, avevano rubato tutto. Lei gli
prest dei soldi e lui and in un officina a sistemare le
serrature dell'auto che aveva dovuto forzare. Si riprese la
sua 127 bianca e fece rientro a Saint-Vincent. And a casa
sua stando molto attento a non farsi vedere da nessuno.
Erano passati appena quattro giorni e non poteva rientrare
in caserma, non doveva destare sospetti e quindi decise di
farsi altri cinque giorni di vacanza.
Decise di andare sulla costa azzurra e appena arrivato a
Ventimiglia si presenta dai suoi colleghi per denunciare il
furto dei bagagli si fece preparare dei documenti provvisori
e con quelli se ne and a Montecarlo per altri quattro giorni.
Forse aveva sistemato tutto.
Certo a Maria gli sar preso un altro colpo ma sicuramente
seguendo la cronaca avr capito che non era morto nessuno.
Chiss se prima o poi avrebbe avuto l'occasione di
spiegargli cosa era accaduto.

201

XIX
(ritorno nella valle)
La vita e il lavoro tra le montagne erano ripresi con la
regolarit e la tranquillit che ogni uomo o donna, in fin dei
conti, potrebbe aspettarsi.
Le sue strane vacanze erano state, tra: dubbi sull'identit,
storie fugaci, Maria ritrovata e tentati attentati, in fin dei
conti, si brevi, ma dense di emozioni.
Ora a due mesi di distanza, nel freddo di quelle valli, erano
come un lontano ricordo, piacevole da rivivere di tanto in
tanto, in ogni dettaglio, quando la notte, alla fine di una
giornata, nella quale si pensato e fatto tutt'altro, si aspetta
il sonno.
Giorno dopo giorno iniziava ad apprezzare Saint-Vincent
col suo freddo efficiente pragmatismo e a dimenticare
Parrichello e il suo caldo utopistico menefreghismo.
Una sera and con alcuni amici a Fenis, per passare una
serata diversa dal solito in un locale dove si diceva
servissero eccellenti cocktail. Parlavano del pi e del
meno, di lavoro, di sport, soprattutto calcio, e di donne. In
realt non che si stesse divertendo molto; i primi due
202

argomenti li riteneva noiosi, il terzo addirittura lo


infastidiva. Pi che altro perch tutti avevano una fidanzata
o una compagna o una moglie della quale parlare, e lui, in
fin dei conti era solo.
Di Maria avrebbe voluto parlare. Raccontare ai colleghi
quanto era bella, quanto era bello fare l'amore con lei; tanto
da non stancarsi mai. Avrebbe voluto raccontargli ogni
istante passato con lei, gli incontri davanti al tramonto, le
risate e l'intensit dei loro abbracci... ma ovviamente non
sarebbe stato il caso raccontare di quella storia, avrebbe
dovuto omettere troppi particolari, forse sarebbe stato
frainteso, quindi la conclusione, quella come le altre volte,
fu di tenersi tutto dentro.
Torn a casa con una grande nostalgia e decise che avrebbe
provato a rintracciarla. Si ricord che aveva conservato
degli appunti sul caso Carla Parrotta. Era sua abitudine,
durante le indagini, appuntarsi su dei quadernetti tutti i dati,
le impressioni, gli elementi raccolti, ma anche nomi,
indirizzi ecc ecc. Appuntava anche ipotesi investigative, che
poi rivedeva e rivalutava filtrandoli con gli eventuali nuovi
elementi acquisiti. Ne veniva fuori quasi un racconto del
caso in questione. Racconto che lui comunque teneva
203

gelosamente custodito in quanto era sempre pieno di


impressioni personali e alle volte anche di illazioni.
Illazioni di cui lui era consapevole, ma che comunque gli
erano assolutamente necessarie per provare a sbrogliare la
matassa. Poi, andando avanti nella composizione di questo
canovaccio, quando si avvicinava ad una possibile
comprensione del caso, le illazioni venivano scartate o
riviste sulla base delle prove. Procedeva cos, questo era il
suo metodo, e nasceva dal bisogno di non mortificare la sua
fantasia. Era come se in qualche modo prima di capire
dovesse fantasticare e fantasticando costruiva tutte le
possibili variabili. La difficolt era di riuscire, alla fine, a
capire quali di quelle variabili fossero quelle che
collimavano con la realt e quali invece era necessario
scartare. Quasi sempre come in una cabalistica alchimia, la
storia veniva fuori nella sua veridicit, era successo pi
volte, tanto da fargli pensare di aver trovato la formula
magica per risolvere i casi; ma anche questa sua ricetta,
nella consapevolezza della sua possibile bizzarria, rest
gelosamente custodita nei meandri pi celati della sua
mente.
Trov il quadernetto e si mise a leggerlo, era quasi certo
204

che da qualche parte avesse appuntato le generalit di Maria


e se non ricordava male anche il suo domicilio in
Lombardia.
Fu l'occasione per rivivere tutta l'indagine sull'omicidio di
Carla, e molte emozioni attraversarono Antonio. Fino
all'alba ricostru ogni singolo istante di quella storia,
aggiunse altre riflessioni appuntandole nelle pagine ancora
bianche. La consapevolezza che, con un po' di buona
volont, quel caso si sarebbe potuto risolvere, gli procur
un senso di frustrazione difficile da superare. In fin dei
conti aveva sviluppato una forma di affezione verso quella
terra e l'avrebbe voluta vedere pi giusta e pi ordinata.
Una terra dove poter avere delle opportunit, dove i suoi
figli potessero vivere sperando in un futuro migliore; ma
poi inevitabilmente scivolava verso una considerazione: e
se l'amassi proprio perch e cos? Niente, non c'era nulla da
fare era stato catturato da un modo di essere sofistico e non
c'era possibilit alcuna di guarire.
Quando altalenava tra questi pensieri contraddittori, quasi si
detestava. Perch doveva essere cos riflessivo. Fino al
punto di perdere il sonno quando c'era da risolvere un caso.
Faceva il proprio dovere col massimo impegno e ci
205

sarebbe dovuto bastare. Nessuno, tanto meno lo stato, non


gli chiedeva di essere diverso da ci che un ufficiale dei
carabinieri sarebbe dovuto essere, ovverosia un mero
applicatore della legge. Nessuno pu biasimare un
investigatore se non riesce a sciogliere il bandolo della
matassa. Eppure pi passava il tempo e pi si faceva
convinto che per raggiungere un obbiettivo, si sarebbe
dovuto ricorrere a ogni mezzo, anche qualcuno non
propriamente ortodosso. Continuava a pensare e arriv alla
conclusione che non poteva essere nel torto, desiderando
che le cose andassero meglio di come in realt andavano, e
se per arrivare a compiere questo intento sarebbe dovuto
essere alle volte un po' creativo, non ci sarebbe stato nulla
di male.
Comunque l'indirizzo del domicilio di Maria lo trov, era
appuntato in uno dei foglietti del libricino.
Sarebbe andato a farle visita, al pi presto sarebbe andata a
trovarla. Stava troppo bene con lei e che almeno un
tentativo avrebbe dovuto farlo. Doveva far fluire quel fiume
di sentimenti che sentiva scorrere dentro, era diventata
un'esigenza che non riusciva pi contenere. Mettere argini
non serviva a nulla, anzi faceva aumentare la prepotente
206

intensit del flusso. L'unica sua speranza era che anche lei
provasse le stesse cose che sentiva lui, o perlomeno sperava
che in lei ci fossero sentimenti che potessero in qualche
modo collimare con i suoi. In fin dei conti il tempo insieme
era stato poco e in condizioni particolari. Poteva anche
darsi, che il loro rapporto fosse esclusivamente relegato da
quelle circostanze che nel passato si erano verificate.
Il rischio di una delusione era possibile ma doveva tentare,
e decise che il primo luned che si sarebbe potuto assentare
dal lavoro avrebbe preso la 127 bianca per andare in
Lombardia a cercare di incontrare Maria.
Un paio di giorni dopo la formulazione di questo amorevole
proposito fu chiamato dal sottosegretario agli Interni, che
gli comunic che sarebbe dovuto andare in Calabria. Erano
stati assassinati due giovani carabinieri e lo Stato questa
cosa non la poteva tollerare.
Era stato creato un modulo investigativo speciale, dove
affluivano varie competenze, e lui era stato reputato valido
a pieno titolo di farne parte.
E fu l'ennesima valanga di sensazioni contraddittorie.
Da un lato si sentiva estremamente lusingato dall'incarico
che gli era stato conferito, era come una sorta di
207

certificazione delle sue qualit e comunque avrebbe avuto


l'opportunit di continuare a scavare in un caso che ormai
era come un'ossessione; per altri versi era deluso, in fondo
cominciava a stare bene nella pace delle valli alpine e l'idea
di una nuova vita, magari insieme a Maria l'aveva catturato;
e in questo nuovo scenario che si prospettava, questo sogno,
per il momento l'avrebbe dovuto accantonare.
Comunque prima di partire un tentativo doveva farlo e
chiese due giorni di licenza con la scusa che prima della
partenza aveva da sistemare alcune cose, e in realt cos
era.
Dopo aver dato disposizioni in caserma per la sua assenza,
che tra le altre cose, non si sapeva neanche quando sarebbe
durata, e dopo aver salutato tutti, caric la 127 per il lungo
viaggio.
La prima tappa sarebbe stata in un posto non troppo lontano
e precisamente nella cittadina lombarda di Rho in via Po.
Quella via era lunghissima e non conosceva il numero
civico.
Si ferm in bar nelle vicinanze e chiese di consultare
l'elenco telefonico.
Badalati Maria, via Po, numero 152.
208

Dopo dieci minuti si trovava al civico 152 davanti ad una


palazzina di cinque piani.
La pulsantiera del citofono riportava una serie di nomi e
cognomi ma nessuna Badalati. Erano le cinque del
pomeriggio e sper che, se fosse stata al lavoro da li a poco
sarebbe rientrata, quindi parcheggi sul lato opposto
dell'entrata del condominio e si mise ad aspettare.
Decide di affidarsi al fato: se fosse arrivata le sarebbe
andato incontro, diversamente avrebbe continuato il suo
viaggio. Quel rapporto, in qualche modo, era come se fosse
sempre stato manovrato dal caso o dal destino, e in questa
convinzione stracolma di misticismo decise che doveva
continuare ad essere in questo modo.
Trascorsa circa un'ora, la vide arrivare a piedi lungo il
marciapiede.
Gli fece una strana impressione. Maria in versione
settentrionale era diversa, sar stata la giornata uggiosa o la
mise da segretaria ma gli sembr diversa. Per un attimo fu
tentato di restare in macchina e non farsi vedere ma non
poteva mettersi contro il destino e scese dalla 127 per
andargli incontro.
Pass quasi 37 trentasette ore a casa sua.
209

Antonio andava in giro per la casa e osservava ogni


particolare, la cura, l'ordine, la pulizia, tutto maniacale. Lei
gli parla e cerca di metterlo a proprio agio come se fosse
nervosa, quasi a disagio, ma non infastidita.
Tant', che a un certo punto lui avvert questa leggera
tensione e le disse se voleva che andasse via, magari per
ripassare pi tardi, e lei rispose: Ma sei pazzo? Devi
restare qui, ogni minuto che avrai a disposizione devi
restare con me. Che ne dici, ti piace l'idea?
Antonio non disse nulla si limit a rispondere con un
sorriso ed entrambi riuscirono a rilassarsi.
Poi arriva una telefonata e Maria risponde, lui capisce che
era un collega, perch parlavano di lavoro e gli sembr
ancor pi strano sentirla discutere di bilanci e questioni
commerciali.
Ti ho ascoltato mentre parlavi al telefono, credevo fossi la
segretaria di un'azienda. Da quello che ho sentito sembra
che tu sia molto di pi di una semplice segretaria!
S in effetti mi occupo un po' di tutto, non ho un compito
preciso, dicono che sono brava a risolvere i problemi e
spesso mi chiedono di farlo. Mi sa che dovr chiedere un
aumento di stipendio disse sorridendo con un tono
210

leggermente ironico.
Cenarono, e dopo lei gli mostr un album con tutte le foto
di Carla che era riuscita a raccogliere.
Sai non hai idea quanto mi manca. Non c' giorno che non
la pensi almeno una volta. Guardo queste foto e non riesco
a farmene una ragione. Quando ero pi giovane sono
venuta in questa citt solo per poterle dare una vita migliore
e quindi non ho vissuto in pieno la sua infanzia. Carla
viveva gi in Calabria con mia madre, che l'ha cresciuta
come una figlia. Ero convinta che sarebbe stato meglio
cos, che la bambina sarebbe cresciuta in un ambiente pi
sano. Allora credevo che Milano fosse la citt del demonio.
Dove non c'erano valori. Dove la gente viveva per lavorare
e per divertirsi. Sai... appena arrivai alla stazione centrale,
vedevo le donne vestite strane e pensavo che fossero tutte
delle poco di buono. Immagina a me che avevo vent'anni e
venivo da un posto dove tutte eravamo vestite di nero con i
vestiti fino ai piedi. Non sapevo nulla della vita, dei
rapporti tra la gente, del lavoro. Ero poco pi che una
ragazzina, gi vedova e senza nessuna cultura. Figurati che
quando mi parlavano non riuscivo neanche a capire bene
cosa mi dicessero e faticavo anche a farmi capire. Ci misi
211

pi di un anno a imparare a parlare un italiano decente. Ero


ingenua e pure stupida, tutto mi sembrava malato e
degenerato. Gli uomini mi guardavano con occhi pieni di
desiderio, e quando qualcuno si avvicinavano a me era solo
perch mi voleva portare a letto, perlomeno a me cos
sembrava e mi chiudevo come il riccio quando cerchi di
prenderlo con le mani. Era il 1953 e non capivo nulla della
vita, conoscevo solo quelle cose buone che mi aveva
insegnato mia madre, ma erano cose semplici, come
comportarsi in determinate situazioni, quando entri in una
casa, quando vai a trovare i parenti e cose del genere, niente
di pi. Non sapevo nulla della complessit dei rapporti
umani, delle mille sfumature che li caratterizzano, come
interpretarli e come comportarmi di conseguenza. E come
una cretina pensai che il mondo gi in Calabria fosse mille
volte meglio per far crescere una bambina. Decisi che qua
sarei restata solo per imparare un mestiere, solo per fare i
soldi necessari da mandare a mia madre, per far crescere la
bambina in un mondo che allora credevo mille volte
migliore di questo. Ma ovviamente mi sbagliavo non c' un
mondo migliore o peggiore, e questo vale anche per le
persone. C' solo il mondo che ti costruisci intorno, e ci
212

sono le amicizie che ti scegli. Ma allora questo non lo


capivo, e passarono gli anni in questo terribile errore. Devi
sapere che avevo deciso di far trasferire Carla qui a Rho,
avrebbe potuto studiare oppure lavorare in azienda da me,
pensa che il titolare mi aveva gi dato il suo parere
favorevole. Ma purtroppo ho aspettato troppo, volevo che si
diplomasse, mancava solo un inverno. Penso che questa
cosa non riuscir a perdonarmela mai... Alle volte, la notte,
faccio un sogno, che quasi sempre uguale. Lei viva e
facciamo le cose normali come andare in giro a comprare
delle cose o guardare le vetrine, oppure cucinare insieme.
Pensa che qualche giorno fa ho sognato che andavamo a
fare un viaggio insieme. Andavamo in una strana citt dove
tutti erano, o buonissimi, o cattivissimi. Ci mettevano al
centro di una piazza, e da un lato c'era met della gente di
quella citt e dall'altro l'altra met, solo che noi non
sapevamo chi erano i buoni e chi erano i cattivi. Tutte
quelle persone ci chiamavano, ci dicevano: -venite da
questa parte, che qui sarete felici-. Questa cosa ce la
dicevano da tute due le parti e noi non riuscivamo a capire e
restavamo immobili al centro della piazza. Poi ad un certo
punto Carla decise di andare da uno dei due lati, ma io non
213

ci riuscivo, restavo ferma, come impietrita l dov'ero. Per


ero felice perch la vedevo ridere, scherzare e ballare tra
tutta quella gente, anche se non sapevo se erano buoni o
cattivi. Comunque era viva e felice e a me questo bastava.
Strano vero? In tutti questi sogni sempre dico a me stessa
che bello che non morta, che era una bugia che qualcuno
mi aveva raccontato e ho un senso di pace. Ma strano, nel
sogno come se avessi la coscienza che sto sognando ma
sono felice lo stesso perch lei viva e mentre dormo penso
che quella la realt. Poi mi sveglio, sempre dopo che ho
fatto questo sogno e per alcuni minuti sono felice e mi
riaddormento serena. Poi quando mi risveglio al mattino ho
un senso di oppressione che mi accompagna per qualche
ora. Per fortuna poi al lavoro mi distraggo e magari riesco a
non pensarci...
Maria mentre diceva queste cose aveva come
un'espressione serena e dolente al tempo stesso.
Lui continu a guardare le foto e appena chiuso l'album
fece una lunga pausa restando seduto sul divano senza
appoggiare la schiena allo stesso, quasi che quella posizione
fosse pi consona a quella situazione. Non sapeva se
parlare o meno, se dire qualcosa, per alcuni momenti pens
214

di stare zitto, come se nessuna parola potesse essere


opportuna o tanto meno utile. Ma col trascorrere dei
secondi il non parlare divent ancor pi difficile del provare
a dire qualcosa.
A quel punto qualcosa la disse:
Certo che proprio bella, perfino pi di te (e le fece un
sorriso subito ricambiato). Posso solo lontanamente
immaginare come ci si possa sentire. Certo se fossi riuscito
a incriminare gli assassini ora tu sapresti che stata fatta
giustizia e forse questa cosa ti aiuterebbe a sopportare il
dolore. Mi dispiace veramente Maria, non essere stato
all'altezza. Questo almeno te lo saresti meritato.
A quel punto fece una lunga pausa.
Lei riprese l'album in mano ma non lo apr, baci la
copertina, si alz in piedi e la and a riporre in un cassetto
della piccola scrivania che stava sul lato opposto della
stanza, lo chiuse a chiave e la stessa la pose in un piccolo
cachepot di porcellana azzurra ornato da piccole stelline
dorate che stava sopra la piccola mensola in legno chiaro,
che solitaria campeggiava sulla parete incorniciata dalle due
finestre di quel salotto. Poi torn al divano e si rimise a
sedere.
215

A quel punto Antonio si appoggi allo schienale, forse quel


rito si era concluso e ci si poteva dare la pace necessaria a
proseguire quella permanenza. Maria lo abbracci
appoggiando la testa sul suo petto e disse: Non devi
preoccuparti, hai fatto quello che potevi e questo per me, e
sono certa anche per Carla, una cosa molto importante.
Nessuno si merita di vivere nell'odio, per nessun motivo al
mondo. Certo avere giustizia sarebbe stata un'altra cosa,
ma ti assicuro che va bene cos. E ripeto so che hai fatto il
possibile e non devi essere severo con te stesso se non hai
potuto fare di pi. Ora riposati che nuove sfide ti
aspettano.
Lui sent le parole rimbombargli nello stomaco. Sarebbe
rimasto in quella posizione per sempre e non disse nulla.
Era sereno e sentiva che anche lei lo era. Poi un pensiero lo
prese, un pensiero che gli diede una strana forza interiore:
avrebbe continuato a cercare gli assassini ed ebbe
l'impressione che ormai era pronto per riuscirci.

216

EPILOGO.
Sono in viaggio verso il sud sulla mia piccola auto.
Attraverso le autostrade d'Italia e noto come, chilometro
dopo chilometro, essa cambia. Prima piatta e ricca, poi
amena e verde, e ancora lussureggiante e contraddittoria,
per finire quasi selvaggia, desolata e crudele. Sono sulla
mia 127 e osservo come la mia nazione si esprime
attraverso i paesaggi e non ce ne uno che non abbia subito
la mano pesante dell'uomo. La cosa non mi dispiace, anzi
mi rende motivato a proseguire, perch vedo la mano e
capisco che non sempre per peggiorare le cose. Forse
proprio questo che devo fare: correggere la mano quando
sbaglia nelle azioni, e devo farlo ad ogni costo, con ogni
mezzo. Anche a costo di cambiare ancora identit. Devo
dire che strana questa storia del travestimento, non ho
capito come mi sia saltato in mente di cambiare aspetto e
identit solo per provare a ritrovare delle sensazioni che mi
avevano preso cos tanto da farmi perdere il sonno, ma che
alla fine mi hanno regalato un illuminazione per cambiare
le cose, forse in fin dei conti una delle strade possibili
cambiare se stessi.
217

Dovrei essere, come si sul dire, un uomo tutto d'un pezzo e


invece me ne esco con queste idee bislacche, che se mi
scoprissero, la mia carriera di ufficiale della benemerita
sarebbe sotterrata sotto un milione di tonnellate di roccia;
eppure non resisto, delle cose diverse devo farle, nei
ragionamenti e nelle azioni.
Ne ho bisogno ogni qual volta sento che quello che mi
accade non come vorrei che fosse; ogni volta che ho la
sensazione che uomini o destini mi remino contro; allora
inevitabilmente io cerco di trovare una soluzione e in questi
casi finisce per non essere mai canonica.
Perdonatemi se qualcuno di voi fosse deluso, se legato
all'immagine del carabiniere senza dubbi e senza incertezze,
dovesse restare scontento di questo mio modo di essere, vi
posso assicurare che io sono l'eccezione che conferma la
regola. Posso certificare che nessun mio collega si
sognerebbe mai di fare qualcosa fuori dagli schemi. Quindi
dormite sogni tranquilli, anche perch, anch'io nel mio
modo di essere, diciamo, creativo, comunque difender fino
alla fine tutti quelli che vivono e operano per il bene
comune.
Antonio Magni
218

No sacciu nenti. Pecchi ancora aiu mu campu cent'anni mu


capisciu pecchi l'omini su fatti mali, e no ma bastarrianu
centu anni mu capisciu comu chiddhu chi 'ndannu 'u iettanu
mu su mangianu i cani. E pecchi sta terra beneditta du
signuri, avi a suffriri per l'ignoranza da genti.
Non sacciu i cu poti siri a curpa i cumu su fattu, capaci
chi jesti curpa i me matrhi o forsi i me patrhi, ma cchiu
possibili chi jesti i dutti i ddui, ma puru iddhi su vittimi e i
perdunai.
Non sacciu nenti e no vogghiu nenti, aspettu 'ncunu mu mi
iapri a testa, sta testa chi no voli sapiri mu pensa a domani,
mu pensa a 'u beni.
Ieu ora su vecchiu e aspettu mu mi 'ndi vaiu a 'u creaturi.
Ca certu mi manda 'nto mpernu, ma tantu mi fici i caddi. Ca
tutti i jorna ca campai, 'u mpernu nu fici 'nta sta terra chi me
stessi mani.
Non so niente. Perch ancora dovrei vivere cento anni per
capire perch gli uomini sono fatti cos male, e non mi
basterebbero nemmeno cento anni per capire per quale
motivo quello che hanno lo gettano in pasto ai cani. E
perch questa terra benedetta dal signore, deve soffrire per
l'ignoranza della gente. Non so niente e non voglio niente,
219

aspetto qualcuno che mi apra la testa, questa testa che non


vuole saperne di pensare al domani, di pensare al bene.
Non so se posso dare la colpa a qualcuno per come sono
fatto, forse a mia madre, o forse a mio padre, ma pi
facile che la colpa sia di tutti e due, ma pure loro sono stati
delle vittime quindi li perdono.
Io ora sono vecchio e aspetto di andare al cospetto del
creatore. Che certamente mi mander all'inferno, ma tanto
io ci ho fatto il callo, visto che tutti i giorni in cui sono
vissuto, l'inferno me lo sono costruito con le mie stesse
mani.
Rocco 'U .....

220

nota dell'autore
La storia raccontata in questo libricino completamente
inventata. I personaggi, i loro nomi e cognomi, le localit e
come vengono denominate, i fatti e le situazioni nelle quali
si vengono a trovare sono frutto della mia fantasia e non
hanno alcun riscontro nella realt. Qualsiasi eventuale
omonimia del tutto casuale.
Faccio riferimento all'Italia degli anni settanta, ma non
voglio esprimere alcun giudizio sulla stessa, il contesto
diventa solo un pretesto per raccontare una storia, come gi
detto, inventata.
Un ringraziamento e un plauso a tutti gli uomini, che pur
con i loro legittimi dubbi, sono al servizio delle istituzioni,
anche se ho la ferma convinzione che queste ultime
potrebbero fare qualcosa in pi per chi a votato la propria
vita a servirle.
Di contro ci tengo ad esprimere un giudizio assolutamente
negativo verso le organizzazioni di stampo 'ndrangetisico,
anche se sono assolutamente convinto che molti uomini che
militano nelle fila delle associazioni mafiose, potrebbero
avere delle potenzialit e se si ravvedessero e pagassero il
loro debito con la giustizia, potrebbero dare un valido aiuto
alla crescita e allo sviluppo del Meridione .
La bella cittadina di Saint-Vincent reale e si trova in Val
d'Aosta, andatela a visitare, ne vale la pena. Come reale
anche la regione dove ambientata la storia, la Calabria,
che la terra dovo sono nato e dove ho passato buona parte
della mia vita. Anch'essa, ovviamente vale, prima o poi
nella vita, una visita, possibilmente non fugace e
superficiale.
r.p.
221

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