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GIUGNO 2005 w w w. d e c r e s c i t a . i t
Crescita
senza benessere
o benessere
senza crescita
Mauro Bonaiuti
utti abbiamo sempre più l’impressione di es-
Segue Bonaiuti Crediamo sia giunto il mo- produzione, anzi questa crescita è possibilità di un’alternativa rea- no domandarsi se debbano cam-
mento di uscire dall’ambiguità di ritenuta il primo, ed essenziale, le, e la parola decrescita, non- biare prima le strutture o prima
Un solo dato per tutti: il red- queste formule, affermando final- obiettivo di ogni politica econo- ostante la doccia fredda che pro- l’immaginario collettivo serve
dito annuale delle 225 persone mente con chiarezza che l’attuale mica. Dobbiamo, poi, acquisire duce, incontra un grande succes- solo a ritardare il cambiamento:
più ricche del pianeta supera la processo di sviluppo non è soste- consapevolezza della natura en- so. Tuttavia riconosco che il ter- è evidente che entrambi sono ne-
somma dei redditi annuali del nibile, né socialmente né ecologi- tropica del processo economico: mine decrescita si può prestare cessari e che le une accompagna-
47% della popolazione mondiale camente. ogni attività produttiva comporta ad alcuni fraintendimenti. Ed è no, e sostengono, la trasforma-
(due miliardi e 500 milioni di Abbiamo parlato di alcune l’irreversibile degradazione di quindi bene chiarire subito cosa zione dell’altro.
persone). Nello scenario globale delle contraddizioni che crescita una certa quantità di materia ed la decrescita certamente non è:
ricchezza e benessere coesistono e sviluppo creano sul piano so- energia. Poiché la biosfera è un non è un programma masochisti- Perché piccolo è bello
sempre più con un vasto panora- ciale, fermiamoci ora sulla que- sistema chiuso, che scambia co-ascetico di riduzione dei con- A livello economico decresci-
ma di esclusi dal banchetto della stione ecologica. energia ma non materia con l’am- sumi e della produzione, attuato ta significa innanzitutto la ridu-
società di consumo. Quali che biente, si arriva all’importante nell’ambito di un sistema econo- zione delle dimensioni delle
siano le cifre di cui ci si serve per La questione ecologica conclusione che la crescita illimi- mico e sociale immutato rispetto grandi organizzazioni, tecnocra-
drammatizzare questa realtà, 2 L’evidenza empirica che si è tata della produzione e dei reddi- all’attuale. La decrescita non è zie, sistemi di trasporto, cura,
miliardi e 737 milioni di persone accumulata negli ultimi trent’an- ti, proprio perché basata sull’im- semplicemente crescita negativa. svago, ecc. Poiché queste dimen-
che vivono con meno di due dol- ni è, a questo proposito, robusta e piego di risorse energetiche e ma- È evidente, infatti, che una poli- sioni sono inscindibilmente con-
lari al giorno, o un bambino mor- concorde: basta ricordare l’im- teriali non rinnovabili, è in con- tica economica incentrata su una nesse alle dimensioni dei merca-
to ogni 3 secondi, queste testimo- pronta ecologica, ossia la superfi- traddizione con le leggi fonda- drastica riduzione dei consumi ti, occorre spostare il baricentro
niano come il grande programma cie di ecosistemi terrestri ed ac- mentali della termodinamica. Va creerebbe, data l’attuale struttura dell’economia dai mercati globa-
di sviluppo universale abbia falli- quatici necessaria a produrre le quindi abbandonata o, comunque, del sistema produttivo e delle li a quelli regionali e locali, rilo-
to. risorse consumate dalla popola- radicalmente rivista. preferenze, una drammatica ridu- calizzando l’economia, ed è
E, ancora, alla pattuglia dei zione umana e ad assimilarne i zione della domanda globale e chiaro che solamente ripensando
radicalmente esclusi si affacciano rifiuti. Negli USA è circa 5 volte Una decrescita sostenibile un aumento significativo della radicalmente l’economia potre-
all’interno dei paesi ricchi una superiore alla disponibilità media Se l’analisi che abbiamo svol- disoccupazione e del disagio so- mo risolvere la crisi ecologica.
pluralità di percorsi di disagio ed del pianeta: in altre parole per so- to è corretta, non ci resta che ab- ciale. Non è questa, certo, la pro-
emarginazione: i “nuovi poveri” stenere a li- spettiva che Vivere più semplicemente
si contano ormai in oltre cento vello globale auspichiamo. Il terzo livello è quello della
milioni tra Europa e Stati Uniti. lo stile di vita Ma decrescita dimensione dell’equità, della
Per quale motivo dunque la gran- dell’america- non significa giustizia e della pace, in altre pa-
de macchina dello sviluppo, il no medio, oc- neppure con- role della sostenibilità sociale.
grande sogno occidentale di offri- correrebbero dannare i pae- La storia ci fornisce indicazioni
re condizioni di vita decenti ed in circa cinque si del Sud del importanti, insegnandoci che una
continuo miglioramento per l’in- pianeti. I va- mondo ad civiltà fondata sull’espansione è
tera umanità si è infranto? lori dei paesi un’ulteriore ri- incompatibile con la conserva-
Per quanto il quadro sia com- europei sono duzione del zione della pace. Comportamenti
plesso credo si possa individuare circa due-tre reddito pro-ca- particolarmente aggressivi e
una ragione di fondo. Il progresso volte superio- pite. Per competitivi possono favorire la
tecnologico, e dunque la produtti- ri alla dispo- quanto la de- specie in contesti espansivi,men-
vità, hanno raggiunto livelli tali nibilità media crescita allu- tre in quelli non espansivi, come
che una minoranza è in grado di e dobbiano da, sul piano il nostro, sono premianti i com-
produrre tutto ciò di cui hanno considerare economico, ad portamenti cooperativi. La rior-
bisogno le economie mondiali. anche la Cina una riduzione ganizzazione del processo eco-
Gli altri, i “naufraghi dello svi- che ha, per complessiva nomico secondo modalità non
luppo” (sia singoli individui che a d e s s o , delle quantità predatorie è la premessa indi-
interi stati nazione), sono incapa- un’impronta fisiche prodot- spensabile per non fare della
ci di prendere parte a questo gio- pro-capite più te e delle ri- guerra l’unico possibile esito dei
co poiché non sono sufficiente- di sei volte sorse impiega- conflitti. Inoltre la decrescita, at-
mente efficienti e competitivi. inferiore a te, essa va in- traverso il progressivo aumentare
Chi crederebbe oggi che il quella ameri- tesa piuttosto della domanda di beni relaziona-
Bangladesh possa entrare nella cana. come una li, favorisce la sostenibilità so-
corsa tecnologica, iniziando a Certo i da- complessiva ciale ed ecologica: è la via del-
produrre telefonini, computers o ti possono trasformazio- l’economia sociale e solidale.
anche, più semplicemente, auto- sempre essere ne della nostra
mobili, abbigliamento, servizi tu- messi in dis- struttura so- Convivialità e partecipazione
ristici a prezzi competitivi e con cussione ma, ciale, econo- Il quarto livello è quello degli
risorse proprie? Ormai si sa che ad uno sguar- mica e politica assetti politici. La decrescita,
questi paesi non hanno niente di do d’insieme, e dell’imma- grazie alla riduzione delle di-
interessante da fornirci E sono, mostrano con ginario collet- mensioni delle imprese, delle
per dirla con Latouche, “buoni evidenza - a tivo. Questo istituzioni e dei mercati, valoriz-
per la demolizione”. Oggi, quin- chi voglia avendo come za la dimensione locale, favoren-
di, nemmeno le tecnocrazie inter- leggerli senza pregiudizi - quanto bandonare l’illusione dello svi- prospettiva un significativo au- do l’affermarsi di forme politi-
nazionali - dalla Banca Mondiale il sistema produttivo globale sia luppo sostenibile ed iniziare a mento, non certo di una riduzio- che partecipate e conviviali. Par-
al Fondo Monetario Internaziona- già oggi insostenibile per la bio- concepire, e ad osare, la decresci- ne, del benessere sociale. Quale tecipazione, innanzitutto, alla de-
le - hanno più il coraggio di par- sfera. Un passo in più: al di la ta. Decrescita è certamente una che siano le forme che la decre- finizione delle modalità di pro-
lare di sviluppo nei termini sopra delle cifre è necessario capire le parola forte, e come tutte le paro- scita assumerà, avrà sicuramente duzione della ricchezza, e quindi
accennati. ragioni profonde dell’insostenibi- le forti suscita notevoli entusia- un carattere multidimensionale al controllo democratico della
Ed è per questo che, alla fine lità ecologica dello sviluppo. I si- smi ma anche decise reazioni cri- ed è certo che ogni cultura, ogni tecnologia.
degli anni Ottanta fanno la loro stemi biologici e gli ecosistemi, a tiche. Perché, dunque, è stata territorio, la esprimerà in forme Offrire a sempre più persone
comparsa nuove formule di svi- differenza del sistema economi- scelta? Se è vero che l’economi- proprie e diverse. Per essere più una migliore qualità di vita in or-
luppo “aggettivato”: si parla di co, non tendono alla massimizza- co è il cuore dell’immaginario chiari, possiamo individuare al- ganizzazioni non disumanizzanti,
sviluppo umano, di sviluppo du- zione di alcuna variabile, sono al occidentale, e la crescita il totem meno quattro livelli sui quali ma al contrario portatrici di sen-
revole e soprattutto di sviluppo contrario soggetti a limiti invali- dell’economia, è chiaro che par- agisce il processo di decrescita: so, che consentano di aumentare
sostenibile. Questo però senza cabili. Negli organismi viventi un lare di decrescita significa innan- quello immaginario, l’economi- di tempo libero, di ridurre lo
mai mettere in discussione i pre- valore troppo grande di qualsiasi zitutto mettere in discussione la co, il sociale e il politico. Tente- stress e l’alienazione.
supposti del mito e delle pratiche grandezza, come uno troppo pic- centralità dell’economico nel no- rò ora di delineare alcuni di que- Si può ora comprendere co-
dello sviluppo: la fede incondi- colo, è sempre pericoloso: troppo stro immaginario ed iniziare a sti possibili processi di trasfor- me la decrescita rappresenti la
zionata nel progresso tecnico, la ossigeno comporta la combustio- pensare ad un’altra società. Va mazione, per ciascuno dei quat- sola risposta coerente al parados-
massimizzazione dei profitti per ne dei tessuti, troppo poco con- chiarito, tuttavia, che quello alla tro livelli. so del benessere indicato in aper-
le imprese e, soprattutto, la cre- duce all’asfissia. Nel mondo bio- decrescita è essenzialmente un tura. Solo nella piena consapevo-
scita illimitata della produzione e logico esistono quindi soglie che, appello: non siamo fronte ad un Ripensare l’immaginario lezza che la crescita, e lo svilup-
dei consumi, vera e propria spina per quanto flessibili e difficili da modello compiuto, ad una ricetta Poiché anche i valori hanno po, non sono la soluzione del no-
dorsale di ogni politica di svilup- stabilire, non possono essere su- “chiavi in mano”, ma piuttosto ad un carattere sistemico, le multi- stro malessere, come vorrebbero
po. perate. Questo principio contra- una matrice, ad una pluralità di nazionali, le tecnologie, le istitu- gli apologeti del pensiero unico,
Se, come ha sottolineato H. sta fortemente con gli assunti vie per decostruire il pensiero zioni, determinano la nostra cul- ma rappresentano piuttosto il
Daly, siamo ben consapevoli che della teoria economica dominan- unico e andare oltre la società tura ed i nostri valori, non meno problema, la causa, potremo fi-
sviluppo e crescita non coincido- te, secondo la quale per i soggetti della crescita. Come ogni appello di quanto siano da questi condi- nalmente uscire dall’ingranaggio
no, tuttavia è mai esistita una for- economici una quantità maggiore ha il merito di esprimere la ne- zionate. Non sarà possibile giun- e costruire una nuova prospetti-
ma di sviluppo senza crescita? di un bene è sempre da preferire cessità e l’urgenza di un’inver- gere ad una trasformazione am- va.
ad una quantità minore. A livello sione di rotta rispetto al paradig- pia e diffusa dei valori senza mo-
macroeconomico, quindi, nulla si ma dominante. Devo dire che dificare le condizioni sociali di
oppone ad una crescita continua molti hanno capito che dietro produzione della ricchezza. In
del reddito, dei consumi e della questo appello si nasconde la una prospettiva sistemica, l’eter-
aprile l’inserto III
GIUGNO 2005 w w w. d e c r e s c i t a . i t
Segue Latouche e perché non offre una possibilità obiettivo di una società del dopo- co perché la sinistra istituzionale è più costituire il fondamento del si-
di vita conviviale neppure ai «be- sviluppo, o di un altro mondo pos- condannata al social- liberismo, stema. Si potrebbero concepire mi-
ro che la «nuova economia» è rela- nestanti». È un’antisocietà malata sibile. Si tratta di fare di necessità finché che non osa affrontare la de- sure progressive da adottare in una
tivamente più immateriale (o meno della propria ricchezza e il miglio- virtù e di concepire la decrescita, colonizzazione dell’immaginario. serie di tappe.
materiale), ma essa non viene a so- ramento del tenore di vita di cui per le società del Nord, come un La decrescita è concepibile so- Ma è impossibile dire se saran-
stituire, bensì a completare l’eco- crede di beneficiare la maggioran- fine che ha i suoi vantaggi; mente lo nell’ambito di una «società della no accettate passivamente dagli at-
nomia tradizionale. E tutti gli indi- za degli abitanti dei paesi del Nord quest’obiettivo non è all’ordine del decrescita», i cui contorni devono tuali «privilegiati» che ne sarebbe-
ci dimostrano che a conti fatti il si rivela sempre più un’illusione. giorno per le società del Sud per- essere delineati e che non compor- ro colpiti, essi stessi vittime del si-
prelievo continua ad aumentare2. Indubbiamente, molti possono ché, pur essendo influenzate dall’i- ta necessariamente un regresso sul stema, dal quale sono mentalmente
Infine, ci vuole proprio la fede in- spendere di più per acquistare beni deologia della crescita, il più delle piano del benessere. Un primo pas- e fisicamente drogati. Comunque,
crollabile degli economisti orto- e servizi mercantili, ma dimentica- volte non sono «società della cre- so per una politica della decrescita, più di quanto possano fare tutti i
dossi per pensare che la scienza no di calcolare una serie di costi scita» in senso proprio. infatti, può essere quello di ridurre, nostri argomenti, l’inquietante ca-
del futuro possa essere in grado di aggiuntivi che assumono forme di- Adottare la parola d’ordine del- se non sopprimere, l’impatto am- nicola dell’estate 2003, in partico-
risolvere tutti i problemi, e per rite- verse, non sempre monetizzabili, la decrescita vuol dire innanzitutto bientale, ad esempio «rilocalizzan- lare nell’Europa sud-occidentale,
nere illimitate le possibilità di so- legate al degrado della qualità del- abbandonare l’obiettivo insensato do» l’economia e ridimensionando sta a dimostrare la necessità di una
stituire la natura con l’artificio. l’aria, dell’acqua, dell’ambiente, di una crescita fine a se stessa. Ma l’enorme mole degli spostamenti società della decrescita. Temo che,
Secondo Ivan Illich, la fine spese di «compensazione» e ripa- attenzione: il significato di decre- di uomini e merci sul pianeta. Non per l’indispensabile decolonizza-
programmata della società della razione imposte dalla vita moderna scita non è quello di crescita nega- meno importante è liberarsi della zione dell’immaginario, potremo
crescita non sarebbe necessaria- (farmaci, trasporti, intrattenimen- tiva, espressione antinomica e as- pubblicità più invadente e rumoro- largamente contare negli anni a ve-
mente un male. «C’è una buona to), o determinate all’aumento dei surda che è un po’ come dire sa, contrastando l’obsolescenza ar- nire sulla pedagogia delle catastro-
notizia: la rinuncia al nostro mo- prezzi di generi divenuti rari (l’ac- «avanzare retrocedendo», e che ri- tificiale dei prodotti, la cui sola fi.
dello di vita non è affatto il sacrifi- qua in bottiglie, l’energia, il ver- flette in pieno il dominio del con- giustificazione è quella di far gira- “Le Monde Diplomatique”,
cio di qualcosa di intrinsecamente de...). cetto di crescita nell’immaginario. re sempre più vorticosamente la novembre 2003
buono, per timore di incorrere nei Difatti, mentre si cresce da un Come è noto, basta un rallenta- megamacchina infernale.
suoi effetti collaterali nocivi - un lato, dall’altro si accentuano le per- mento della crescita per allarmare Un drastico ridimensionamento
po’ come quando ci si astiene da dite. In altri termini, in queste con- le nostre società con la minaccia dei processi che comportano danni Note
una pietanza squisita per evitare i dizioni la crescita è un mito, persi- della disoccupazione e dell’abban- ambientali, cioè della produzione 1 The Business Case for Sustai-
rischi che potrebbe comportare. Di no all’interno dell’immaginario dono dei programmi sociali, cultu- di valori di scambio incorporati in nable Development. Documento
fatto, quella pietanza è pessima di dell’economia del benessere, se rali e di tutela ambientale, che assi- supporti materiali fisici, non com- del World Business Council for
per sé, e avremmo tutto da guada- non della società dei consumi! Ma curano un minimo di qualità della porta necessariamente una limita- Sustainable Development per Jo-
gnare facendone a meno: vivere tutto questo purtroppo non basta a vita. Possiamo immaginare gli ef- zione della produzione di valori hannesburg.
diversamente per vivere meglio». farci scendere dal bolide che ci sta fetti catastrofici di un tasso di cre- d’uso per mezzo di prodotti imma- 2 Mauro Bonaiuti, Nicholas
La società della crescita non è portando diritti contro un muro, scita negativo! Così come una so- teriali. Per questi ultimi si potrebbe Georgescu-Roegen, Bioeconomia.
auspicabile per almeno tre motivi: per cambiare decisamente rotta. In- cietà fondata sul lavoro non può conservare, almeno in parte, una Verso un’altra economia ecologi-
perché incrementa le disuguaglian- tendiamoci bene: la decrescita è sussistere senza lavoro, non vi può forma mercantile. Tuttavia, se il camente sostenibile, Bollati Borin-
ze e le ingiustizie, perché dispensa una necessità, non un ideale in sé. essere nulla di peggio di una socie- mercato e il profitto possono sussi- ghieri, Torino, 2003. in particolare,
un benessere largamente illusorio, E non può certo essere l’unico tà della crescita senza crescita. Ec- stere come incentivi, non devono pp. 38-40.
IV aprile l’inserto
w w w. d e c r e s c i t a . i t GIUGNO 2005
La decrescita dell’immaginario
Marco Deriu più persone o soggetti. Il problema sumismo, senza rendersene conto origini, sottolinea Weber, «l’avidità lich – la dimostrazione economica
mi sembra dunque quello di ricrea- fanno un’operazione di riduzioni- smodata di guadagno non si identi- della controproduttività della cre-
er ragionare delle alternative re forme di socialità che indeboli- smo economico utilitarista. Stabili- fica minimamente col capitalismo e scita conferma la credenza che, per
La Décroissance: un giorn
S . D i v r y , V. C h e y n e t sufficienti per realizzare sia l’in-
e B. Clémentin contro che il giornale. Dopo il con-
vegno, però, l’idea del giornale è
l 27 aprile 2004, a Lione, in rimasta viva e si è evoluta.
Opinioni o coscienza ?
Luca Mercalli mondo» (p. 346). «Soddisfatta la
domanda di cibo e di abitazione,
La natura richiede poco; ma nonché dei prodotti industriali tra-
un vasto arcipelago
cieco dell’economia, Elèuthera,
tutto l’anno) sono molti di meno, Milano, 2004, cfr. alla Prefazione
ma si tratta pur sempre di reali e curata dall’autore
stimolanti progetti che hanno biso-
gno di tempo per stabilizzarsi. An- 2 Per contatti e informazioni
che qui si perseguono ideali molto www.utopiaggia.net. Alcuni mem-
bri della cooperativa La Piaggia
diversi, che vanno dalla struttura- figurano inoltre tra i promotori
Valerio Pignatta to, inquinamento, disuguaglianza consapevolmente avviando su que- zione in comunità spirituale 7 a della nota iniziativa culturale de-
che il sistema economico ha crea- sta strada. Qui possiamo solo ac- quella prettamente ecologista8, dal- nominata “La fiera delle utopie
«…il fatto è che le cose anda- to, ma anche un cammino conscio cennare ad alcune delle esperienze la comune9 alla semplice vicinanza concrete” che si tiene ogni anno
vano di male in peggio e la gente verso valori di vita che si ritengono del vario e vasto mondo dei cantie- di famiglie che affidano bambini a Città di Castello (PG). Si veda:
www.utopieconcrete.it
era veramente pronta a cambiare. importanti e che spesso esulano ri della decrescita. Nel verde del- in difficoltà e hanno una gestione
Era letteralmente nauseata dell’a- dall’ambito materiale più puro. l’Umbria, ad esempio, troviamo la comunitaria del denaro10. 3 Sugli Elfi e altri gruppi simili si
ria malsana, dei cibi sintetici, della Quindi non solo autoproduzione, cooperativa la Piaggia2, una comu- Idem sul versante “urbano”. può leggere il libro di Manuel
follia pubblicitaria. Ricorse alla lavoro a basso regime ed economia nità essenzialmente tedesca, ecolo- Comuni11, associazioni, gruppi12 e Olivares, Comuni, comunità ed
politica perché, in definitiva, era di sussistenza, ma anche incentiva- gista, egualitaria, nata dalla sinistra movimenti stanno facendo un ecovillaggi in Italia, Malatempo-
ra, Roma, 2003
l’unica via per l’autoconservazio- zione delle relazioni, della cultura, non istituzionale e basata sull’idea egregio lavoro di valorizzazione
ne». della gioia di vivere, della solida- di lavorare insieme e di essere della sobrietà e della solidarietà, e 4 Sull’esperienza di Paride Alle-
Ernest Callenbach, Ecotopia rietà ai più deboli, della ricerca spi- “leggeri” per il pianeta. Sin dagli hanno provato che la qualità della gri – Ca’ Morosini (Reggio Emi-
rituale o dell’impegno sociale. anni Settanta qui si portano avanti vita migliora reimpossessandosi lia) - si può leggere un articolo
ono in molti ormai, Alex Za- riassuntivo di Carlo Giorgi,
La sostenibilità
Critica al sovrasviluppo
zative di partenza (non profit,
personale volontario, democrazia
LA RETE
ITALIANA
DELLA
DECRESCITA
Di fronte alla globalizzazione,
trionfo planetario del mercato,
bisogna concepire e volere
una società nella quale i valori
economici non siano più cen-
trali o unici: dobbiamo rinun-
ciare alla corsa dissennata
verso un consumo sempre
maggiore e l’economia deve
tornare ad essere un mezzo al
servizio della vita umana, non
un fine ultimo.
Questo non solo per evitare
un’ulteriore degradazione delle
condizioni ambientali e di vita
sulla Terra, ma anche e so-
prattutto per fare uscire l’uma-
nità dalla miseria psichica e
morale in cui si trova. Operare
una vera e propria decoloniz-
zazione del nostro immagina-
rio, una “dis-economicizzazio-
ne” indispensabile per cam-
biare il mondo prima che il
cambiamento del mondo ce lo
imponga dolorosamente.
Queste, in sintesi, le conside-
razioni alla base della riflessio-
ne che ha portato alla costitu-
zione della Rete Italiana per la
Decrescita, che vuole pro-
muovere un ripensamento ra-
dicale del sistema sociale,
economico e culturale in cui
viviamo.
Il primo atto della Rete è stata
la creazione di un sito intera-
mente dedicato alle tematiche
Georgescu-Roegen In effetti, nel corso della storia del pensiero economico non so-
no mancate critiche, in alcuni casi anche radicali, alla teoria
standard, ma nessuno è mai arrivato a metterne seriamente in
della decrescita. Il sito ospita
una sezione documentale che
Precursore solitario
raccoglie alcuni tra i contributi
discussione il paradigma fondamentale. Contestazione che, in- più significativi sulla decresci-
vece, è alla base della critica sviluppata da Georgescu-Roegen, ta. Nati da una ricerca ormai
fin dall’introduzione della sua prima grande opera, Analytical più che decennale sui temi
Economics: Issues and Problems (1966). Quì individuò nel della critica sociale ed ecolo-
Nicholas Georgescu-Roegen, nato in Romania nel 1906, addot- dogma meccanicistico l’errore fondamentale del pensiero eco- gica allo sviluppo, tra cui il
torato in statistica all’Università di Parigi nel 1930, emigrato ne- nomico occidentale, le cui conseguenze sono all’origine della “Manifesto del dopo sviluppo”
gli Stati Uniti nel 1948 dove svolse una brillante carriera come crisi ecologica e sociale che attanaglia l’umanità, lanciata nel vi- di Serge Latouche, e un’este-
professore di economia, è considerato il fondatore di quel cam- colo cieco della crescita illimitata. sa bibliografia. È anche attiva
po di studi transdisciplinari tra economia e ecologia, noto oggi una mailing list, nata per far
come Ecological Economics, e che egli denominò “bioecono- In The Entropy Law and the Economic Process (1971), univer- dialogare le diverse anime di
mia”. salmente considerato il testo fondamentale nell’ambito della questo movimento, favorendo
bioeconomia, egli riformulò la descrizione del processo econo- quello che ci auguriamo pos-
La straordinaria intuizione di Georgescu, che lo spinse a formu- mico e delle sue relazioni con l’ambiente in una prospettiva ter- sa diventare un fecondo con-
lare una concezione radicalmente nuova del processo econo- modinamica e biologico-evoluzionista. Per la prima volta, sve- fronto di idee e di esperienze.
mico, consiste nell’integrare l’economia umana nel più ampio lando la dimensione biofisica del processo economico, si pote-
contesto dell’economia della natura. Infatti, il processo econo- va inquadrarlo in maniera rigorosa all’interno del contesto eco- Per contattarci:
mico è strettamente connesso all’ambiente biofisico che lo so- logico della biosfera. www.decrescita.it
stiene, dal quale preleva costantemente materia-energia sotto info@decrescita.it
forma di risorse naturali che restituisce continuamente sotto for- Secondo questa prospettiva è chiaro che l’economia mondiale
ma di rifiuti: quindi una sua corretta rappresentazione non può deve necessariamente rispettare alcuni limiti ecologici globali,
in alcun modo prescindere dall’analisi di questa relazione. legati alla capacità di carico degli ecosistemi, alla stabilità dei Per approfondire
cicli biologici e geochimici, all’equilibrio del sistema climatico: *Bonaiuti M., Obiettivo decresci-
ta., EMI, Bologna, 2004
Il fatto, del tutto evidente, che tra processo economico e am- limiti che il nostro mondo ha ormai raggiunto. Ecco perché
*Bresso M., Per un’economia
biente esista una mutua e ininterrotta influenza è completamen- Georgescu-Roegen criticò aspramente la crescita illimitata, “la ecologica., Edizioni Carocci,
te ignorato dalla teoria economica standard che, al contrario, si grande ossessione degli economisti” e lo sviluppo sostenibile Roma, 1993.
fonda su una concezione circolare e isolata del processo eco- (perché «chi davvero potrebbe pensare che lo sviluppo non im- *Melchiorre M., Requiem per un
nomico, in cui tutto si risolve in un movimento pendolare tra plichi necessariamente, in qualche misura, una crescita quanti- albero, resoconto dal Nord Est.,
produzione e consumo. Le origini di questa concezione risalgo- tativa?»), arrivando ad auspicare l’avvento di una società della Edizioni Spartaco, Santa Maria
no agli albori del pensiero economico occidentale, quando i decrescita, che sappia rispondere agli ideali di un’economia Capua Vetere, 2005.
fondatori della scuola neoclassica iniziarono a edificare la giusta e compatibile con le leggi fondamentali della natura. *Mercalli L., Sasso C., Le muc-
scienza economica nell’ambito del paradigma meccanicistico. che non mangiano cemento.,
In quello stesso momento, però, le straordinarie scoperte del- Società Meteorologica
Subalpina, Torino, 2004.
l’evoluzione biologica (Darwin), della rivoluzione termodinamica
*Ravaioli C., Un mondo diverso
(Carnot), e della legge dell’entropia (Clausius) introducevano è necessario., Editori Riuniti,
un altro paradigma: quello del divenire della natura, del tempo Ringraziamo tutte le amiche e gli amici che che ci Roma, 2002
irreversibile, dell’evoluzione cosmica. hanno aiutato a realizzare questo primo numero: *Sertorio L., Vivere in nicchia,
In questo senso bisogna concordare con il giudizio di Jaques Aprile, Dalma Domeneghini, Silvio Garbini pensare globale., Bollati
Grinevald, filosofo e bioeconomista francese, che afferma che Boringhieri, Torino, 2005.
la scienza economica tradizionale è ancora ferma al XIX secolo,
Erik Leguy, Manuela Marchisio, Erika Martelli *Zoja L., Storia dell’arroganza.
poiché ancorata a una visione della natura pre-termodinamica e Karin Munk, Carla Ronga e Carlo Filippo Ruzzi Psicologia e limiti dello svilup-
pre-evoluzionista. po., Moretti & Vitali, Bergamo,
2003.